ERATO II TRIMESTRE 2016 - eratocidainps.it · la Gran Bretagna è uscita dall'Europa! Un autentico...

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ERATO Cultura… Costume… Sindacato… Attualità II TRIMESTRE 2016 aprile - maggio - giugno A cura del Gruppo Culturale Ricreativo ERATO CIDA-INPS, costituito in seno al SINDACATO NAZIONALE DEI DIRIGENTI E DELLE ALTE PROFESSIONALITÀ DELL’INPS ADERENTE ALLA CIDA EPNE Via Ciro il Grande n.21- 00144 ROMA -Tel. 06 59057488 -89 Fax 06 86603625 sito web: - www.eratocidainps.it - [email protected]

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ERATO

Cultura… Costume… Sindacato… Attualità II TRIMESTRE 2016

aprile - maggio - giugno

A cura del Gruppo Culturale Ricreativo ERATO CIDA-INPS, costituito in seno al SINDACATO NAZIONALE DEI DIRIGENTI E DELLE ALTE

PROFESSIONALITÀ DELL’INPS ADERENTE ALLA CIDA EPNE Via Ciro il Grande n.21- 00144 ROMA -Tel. 06 59057488 -89 Fax 06 86603625

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ERATOCIDA-INPS

note di cultura, costume, sindacato, attualità destinate agli associati (diffusione online)

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In caso di riproduzione totale o parziale citare la fonte.

SOMMARIO 3 in punta di penna 5 zig-zagando tra le arti 7 universo donna 8 poeti in vetrina 9 sono passati cento anni e più 11 alimentazione e salute 13 pillole di tecnologia 16 cinema… cinema 17 l’Europa… per conoscerla… 19 un racconto breve 20 igiene alimentare e benessere 21 arti e mestieri 23 la medicina oggi 25 testimonanzie 26 affari e finanza 28 in libreria 30 block notes 33 per strappare un sorriso 33 sindacato… sindacale…sindacato 37 il nostro organigramma

La foto in copertina: Giovane Paggio dal cappello rosso-piatto 35cm dipinto da Silvana Costa Sognante lo sguardo Insegue rapito Lontane vittorie Che il fato begnino Offrirgli vorrà.

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IN PUNT A DI PENNA

di Carmelo Pelle* Un grido di dolore....uno choc mondiale....un urlo di gioia... Il 2° trimestre 2016 sarà certamente riportato negli annali come un trimestre nevrotico, elettrico, coinvolgente. Un grido di dolore per la democrazia in pericolo si è elevato al cielo da tutta Italia, in particolare a Torino, Roma e Napoli, dopo i risultati dei ballottaggi del 19 giugno, stravinti dal Movimento 5 Stelle. La TV di Stato e le consorelle - una marea - hanno commentato sino alla noia in tutte le ore del giorno e della notte i capitomboli del PD a Torino, dove pure il Sindaco uscente, Piero Fassino, aveva ben operato, a Roma, dove lo stesso PD ha pagato il prezzo per la "vicenda" Ignazio Marino, ombre e luci, comunque discutibile, e la scelta inadeguata di un successore, Roberto Giachetti, brava persona, che in passato aveva sinceramente confessato di non avere alcuna esperienza amministrativa, e a Napoli con il travolgente successo di De Magistris, che ha asfaltato letteralmente tutti gli altri partiti e potrebbe governare da solo, Il PD ha vinto a Bologna, ma il Sindaco, Virginio Merola, ha sùbito preso le distanze da Matteo Renzi e dal suo Governo. Torino e Roma presentano due novità inedite: il Sindaco donna, del Movimento 5 Stelle: Chiara Appendino industriale, e Virginia Raggi, avvocato; entrambe mamme. Sono subito piaciute a tutti, anche di altro colore politico, perchè giovani e belle, oltre che spigliate e sicure di se, con un linguaggio ricercato, mai volgare, assai lontano dallo stile 5 Stelle, corrosivo e urlato. Sono sicuro che faranno bene. Il grido di dolore -un vero tormentone- è durato parecchio. Non c'è stato conduttore, opinionista, ospite, politico o non, che non ci abbia invitato ad una pausa di riflessione sulla sorprendente variabilità del voto degli italiani, che non tanto tempo fa hanno sommerso di voti Renzi ed il PD ed ora lo hanno abbandonano e censurato come leader del PD e Capo del Governo... In effetti c'è da che riflettere... E dove se non nel mio eremo di Corsica, dal 7 luglio al 2 settembre, data del mio ritorno a Roma? mi son detto... Il 23 giugno altro grido di dolore. A seguito di un burrascoso referendum popolare, la Gran Bretagna è uscita dall'Europa! Un autentico colpo di scena che ha smentito i sondaggi e messo in crisi il premier Cameron, che si batteva per la permanenza della Gran Bretagna in Europa (52% no, 48% si) e che ha annunciato le dimissioni. Alzata di scudi degli altri Stati membri -24- e immediata messa in mora della Gran Bretagna per accelerarne l'uscita definitiva, prevista in 2 anni. Ma in Gran Bretagna i giovani sotto i 50 anni non ci stanno e hanno raccolto in pochi giorni milioni di firme per un contro referendum....

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L'evento potrebbe rivelasi un boumerang per la Gran Bretagna: già la Scozia e il Galles hanno annunciato il proposito di lasciarla. Italia e Francia uniti incalzano la Germania per la realizzazione di una Unione Europea amica del popolo e non dei poteri forti, primi tra tutti, le banche. Uno spettacolo tutto da gustare, che ha impazzato sul web, raggiungendo il culmine allorchè agli europei di calcio in corso in Francia, la Gran Bretagna è stata battuta dalla eroica piccola Irlanda del Nord, europeista convinta, tra gli Stati fondatori dell'Europa. E finalmente un urlo di gioia, che ha percorso l'Italia dalle Alpi alle isole (Sicilia e Sardegna) e raggiunto i tifosi italiani, in ogni parte del mondo. Contro ogni previsione, la nostra Nazionale si è qualificata agli ottavi di finale, battendo per 2 a 0 la Spagna. Reti di Giorgio Chiellini, difensore della Juventus, e Grziano Pellè, attaccante del Southampton. Sabato 2 luglio altro incontro difficilissimo per qualificarsi ai quarti di finale, con la temutissima Germania. Ma saremo già nel terzo trimestre... Arrivederci al prossimo numero e buone vacanze a tutti, anche a nome della redazione.

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ZIG-ZAGANDO TRA LE ARTI

di Silvana Costa*

IL GIARDINO: UN’ARTE ANTICA (2) “Giardino, parola magica che evoca nel nostro animo sensazioni fatte di colori, di profumi, di emozioni, che ci fanno sentire, noi stessi, parte viva e fondante della nostra madre natura. Già la Bibbia, nel libro della Genesi, ci narra della creazione di tutti gli esseri viventi. E dove Dio poteva realizzare tale prodigio se non in un giardino, suprema sintesi di bellezza, di vita e di tentazione? Ed ancora, è in un giardino, l'Eden appunto, collocato nel Purgatorio, luogo di purificazione per accedere al Paradiso, che Dante incontra Beatrice donna angelicata, metafora dell'amore spirituale.” Riprendiamo da queste poche righe, che sono l’incipit della prima parte pubblicata nella stessa rubrica del I trimestre 2016, per continuare la nostra passeggiata attraversando i più bei giardini che sono stati creati dalla mano dell’uomo e non dal Divino. Abbiamo parlato della nascita del primo giardino nel deserto, dei giardini di Tolomeo, degli Horti Pensiles (giardini pensili) di Babilonia in Mesopotamia, degli Hortus conclusus (giardini chiusi) del medioevo fino ad arrivare al giardino all’italiana di Boboli a Firenze e al Parco della Reggia di Caserta del Vanvitelli, dichiarato patrimonio dell’umanità. E nel mondo quanti altri giardini, ognuno unico, nel suo genere, a volte grandi, maestosi, oppure piccoli, riservati, cinti da alte mura, ma sempre luoghi creati per dare serenità e pace a chi li frequenta! Cominciamo dal giardino alla francese. Si differenzia da quello italiano principalmente per la mancanza di terrazzamenti dovuta alla morfologia del suolo francese, solitamente pianeggiante e da caratteristiche extra urbane per necessità di spazi e dimensioni adeguate ad una corte sempre più sfarzosa. Ha dunque dolci pendii, con ampissimi viali necessari alle passeggiate in carrozza del cerimoniale reale, grandi canali d'acqua e una vegetazione che prevale sull'architettura fatta di quinte scenografiche di boschi, lontane, ma sempre presenti. Altra caratteristica tipica dei giardini alla francese è l'uso dei cosiddetti parterre de broderie, ricami solitamente di bosso nano disegnati su sabbie colorate (bianche, rosse, gialle, beige) usando piccole siepi, che ebbe il suo massimo fulgore nella interpretazione che ne diede André Le Nôtre nella progettazione dei principali giardini nobiliari di Francia. La tipologia di giardino sperimentata nei pressi della capitale francese diviene rapidamente modello per le capitali e le corti di tutta Europa del XVII e XVIII secolo, come testimoniano i giardini reali di Pietroburgo, quelli di Drottningholm a Stoccolma e il parco del castello di Schonbrunn a Vienna. Tuttavia l'arte dei giardini in Francia è pesantemente influenzata dal Rinascimento italiano e dagli stessi giardini all'italiana. È Caterina de' Medici a chiedere la risistemazione dei giardini delle Tuileries secondo i gusti italiani, rivisitati e interpretati dal suddetto prolifico, insostituibile giardiniere Le Nôtre. Ma, uno su tutti, è il meraviglioso Jardin du Luxembourg, familiarmente soprannominato Luco dove si respira la “grandeur” francese, frutto di una supremazia storica e culturale eccessivamente ostentata.

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È un giardino pubblico, tra i più grandi di Parigi inaugurato nel 1612 da Maria de’ Medici e citato nel romanzo di Victor Hugo, I miserabili. Un luogo fantastico, ideale per chi vuole trascorrere qualche ora di relax all’aria aperta. È ricco di statue e monumenti, come la celebre Fontana dei Medici, composta da una lunga vasca con alberi ai lati che termina con un’edicola, la Statua della Libertà, realizzata da Frédéric Bartholdi, riproduzione, in chiave minore, dell’originale donata agli Stati Uniti, il busto di Charles Baudelaire, la statua di Beethoven, la Fontana dell’Osservatorio e tantissime altre riproduzioni di personaggi famosi e grandi opere. Inoltre, è il giardino del Senato francese, ospitato nel Palazzo del Lussemburgo. Non si può lasciare Parigi senza aver fatto due passi nel Luco, il Giardino di Lussemburgo. A differenza di quello francese assai appariscente, il giardino all’inglese pur essendo molto curato, dà l’impressione di un territorio del tutto naturale, quasi selvaggio. Nasce nel 700 e non usa più elementi geometrici per definire lo spazio, bensì accosta habitat naturali ad elementi artificiali. Ruscelli, laghetti, grotte, accanto ad una natura rigogliosa che, se anche in apparenza selvaggia, non è mai incolta, ma è propria dello stile del giardino all’inglese, in grado di esprimere emozioni così com’è, senza dover apportare nuovi elementi che creino delle figure rigide e geometriche come accade soprattutto per il giardino all'italiana. Si tratta di una tendenza ad interpretare in maniera libera il giardino senza creare vincoli da rispettare. La figura più influente nello sviluppo del giardino paesaggistico inglese fu Lancelot Brown, il cui contributo fu quello di semplificare al massimo, eliminando strutture geometriche, sentieri, e parterre, che vennero sostituite con verdeggianti prati e vedute ampie verso gruppi isolati di alberi, rendendo il paesaggio ancora più grande. Inserì inoltre, come detto, laghi artificiali, dighe e canali, finalizzati a creare l’illusione che un fiume scorresse davvero attraverso il giardino. L'introduzione di questi elementi come le cascate o i laghetti contribuiscono a creare un paesaggio così naturale che ci si dimentica addirittura di essere all'interno di un giardino. Ed è proprio questa la magia del giardino all'inglese, il visitatore si sente completamente immerso nella natura e vi è perfettamente a suo agio trovando piacevole il rumore dell'acqua che scorre proprio come se si fosse all’interno di un bosco. E gli inglesi mostrano di apprezzare questo tipo di giardino e si sdraiano sull’erba verde dei prati, basta loro un tiepido raggio di sole. Devo confessare che anch’io, stanca da una lunga passeggiata per Londra mi sono sdraiata sull’erba fresca di Hyde Park, al centro della capitale, uno dei parchi più amati, con più di 4000 alberi, il Serpentine Lake, un prato meraviglioso e un giardino pieno di rose. Alcuni esempi del giardino all'inglese in Italia sono senz'altro il giardino di Ninfa, a Cisterna di Latina, dove gli elementi naturali sono superiori a quelli architettonici e il Parco Giardino di Sicurtà, parco naturalistico di 60 ettari situato a Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona. Vincitore del secondo premio di Parco Più Bello d'Europa 2015 e di Parco Più Bello d'Italia 2013. Li ho visitati ambedue e posso assicurarvi che meritano d’essere visti. [email protected]

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UNIVERSO DONNA

di Gabriella Natta*L’AMICIZIA TRA DONNE Mentre vedevo il film “la pazza gioia” ho capito che le vicende dolorose che avevano patito le due protagoniste non costituivano la trama principale del film ma degli sprazzi di vita necessari al bravissimo Virzì per dare contenuti alla storia che intendeva rappresentare: quella dell’amicizia fra due donne così diverse per origine, cultura, esperienze. L’amicizia può nascere all’improvviso dopo anni di conoscenza oppure al primo sguardo: in ogni caso si capisce subito quando nasce quel “di più” che fa la differenza tra una semplice frequentazione e l’amicizia. In genere le amicizie femminili tendono maggiormente all’interiorità, alla confidenza, a manifestare le proprie emozioni, quasi ci fosse una maggiore consapevolezza dell’importanza che l’amicizia ha nella vita. La vera amicizia ci consente di comportarci francamente ma capita a volte, specialmente tra donne, che essa sia attraversata da conflitti, non sempre esplicitati. Spesso si preferisce ignorarli e tirare avanti, oppure abbandonare l’amica al suo destino. A mio parere non si dovrebbe nascondere il conflitto sotto il tappeto: occorre tirarlo fuori con coraggio cercando di non distruggere l’amicizia, che è fragile. Non è facile. Quali mondi e quali ricchezze custodisce un’amicizia fra donne? Ne cito alcuni. Saper rispettare i tempi dell’altra, stare a volte nel silenzio e nel vuoto, ascoltare, vivere l’attesa, così come faceva Maria, la madre di Gesù (il paragone è un po’ azzardato) quando l’evangelista Luca (2,19) dice che “Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”. Nel suo libro “L’indicibile tenerezza” (ed. Feltrinelli, 2016), lo psichiatra Eugenio Borgna – nel raccontare la sua esperienza presso la sezione femminile dell’ospedale psichiatrico di Novara – ci dà suggerimenti che valgono anche in ambienti cosiddetti “normali”. “Ascoltare, così facile e così difficile, significa accogliere, e comprendere, il senso nascosto e segreto del dolore dell’anima…”. E ancora: “Per ascoltare occorre tacere. Non soltanto attenersi a un silenzio fisico che non interrompa il discorso altrui (o se lo interrompe, lo faccia per rimettersi a un successivo ascolto), ma un silenzio interiore, ossia un atteggiamento tutto rivolto ad accogliere la parola altrui”. “L’amicizia è dialogo: l’amicizia è corrente carsica che scorre nascosta e luminosa fra persone vicine e lontane, presenti e assenti, consapevoli che nei momenti della gioia e del dolore, della nostalgia e della prova, non si sarà mai soli.” Forse la cosa più stupefacente e misteriosa è che l’amicizia, a differenza di altri sentimenti, sopporta la lontananza. Quando ci si rivede, anche dopo lungo tempo, il dialogo riprende dal punto in cui si era fermato, come se non ci fossero state interruzioni. A me è capitato più volte di constatarlo ed è una cosa che mi procura grande gioia. *[email protected]

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POETI IN VETRINA a cura della Redazione *

IL CLANDESTINO Lo sguardo rivolto al lontano orizzonte speranza, tanta, e rabbia nel cuore. L’incerto avvenire poggia su un’onda forse benigna, forse assassina. Paura, silenzio, pianto frenato, appena accennato da radi singulti. L’approdo ormai prossimo, tanto agognato rimane talvolta perenne miraggio

Domenico Intini IL MARE Ogni notte tutto il mare entra per la mia finestra. (L’ombra invadeva le stanze, il petto si riempiva di luce e pesciolini.) Al crepuscolo delle viole si addormenta la città e rami di un bosco centenario si affacciano ai miei vetri. (Il fiume di tutte le passioni dilagava nelle mute alcove.) Ogni notte tutto il mare entra per la mia finestra. E il cielo è una rete di stelle dove a milioni s’imbrigliano pesci di luce. Tutti i cuori si riempirono d’acqua, vecchi amori si richiusero in fondo alla gola. Alessandro Beato

UN LIEVE AFRORE Un lieve afrore di gelsomino in fiore mi avvolge in sensuale abbraccio ricordo di un sogno vicino ma già rapito lontano e sperduto nella nebbia dei ricordi. Giuseppe Tozzi NOTTE DI AGOSTO In un sortilegio di buio e di luce mentre scrutavo il cielo come ho imparato da te ho visto di notte cadere una stella e subito l’ho catturata per fartene dono. Lina Gonnella SARVAMO ER MONNO Oggi er monno s’è svejato co’ la luna de traverzo, li carcoli ha sbajato, nun s’è accorto che s’è perzo. Penzatece Eminenze, che pe’ voi è giunta l’ora co’ i Ministri e l’Eccellenze de sorti’ tutti de fora. Se se volemo bene tu ricco o poveraccio finarmente tutt’inzieme sarveremo ‘sto monnaccio! Fernando Capitelli APERTURA Scuote la terra un alito di fuoco è l’estate dal variegato manto dai cieli fermi dagli occhi di sole libertà che sconfina e intensa vive la pienezza dell’ora.

Rossana Mezzabarba L'AVARIZZIA Quanno che er mejo c'avevo dell'anni, buttavo ar vento pene, acciacchi e affanni, mo' che so grande, e chi lo sa er perché, me gusta assai tenemme tutto pe' me!... Adriano Longhi FÉRMATI Férmati, non andare così senza alcun senso. Guardati attorno, guarda il mare, il cielo, i prati la gente e tutto il resto. Férmati non pensare, per vedere e sentire: non serve proprio a niente scrollarsi via di dosso le vecchie tue memorie. Forse per andare avanti veramente, devi fermarti ogni tanto. Rosy Rotoli SEI LA MIA ALBA E IL MIO TRAMONTO Sei la mia alba e il mio tramonto il mio giorno e la mia sera il sogno delle mie notti... Sei l’Amore mio Grande, temprato negli anni dalle gioie e dagli affanni. Accanto a te, il tempo è volato, altro ne volerà nella nostra nuvola rosa, franta al crepuscolo… Sei come la linfa che scorre nelle radici degli annosi ulivi della mia terra, chiomati d’argento, da quando fu incanto. Carmelo Pelle

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SONO PASSATI CENT’ANNI E PIÙ

di Silvana Costa* CENTENARIO di ARNOLDO FOÀ - attore di teatro, cinema, tv, regista, ma anche scultore, pittore e poeta, che ha attraversato e segnato la storia del Novecento con la sua arte, la sua umanità, la sua voce. Nasce a Ferrara il 24 gennaio 1916 in una famiglia di origine ebraica, (anche se dal punto di vista religioso si è sempre dichiarato ateo). Figlio di Valentino e Dirce Levi, segue la famiglia a Firenze, dove studia economia e commercio. Durante il periodo universitario si interessa al teatro, seguendo i corsi di recitazione della scuola "Luigi Rasi" sotto la guida di Raffaello Melani. Dopo un litigio con il padre, a vent'anni, abbandona gli studi e si trasferisce a Roma per frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia, che è costretto a lasciare nel 1938 in seguito alla promulgazione delle leggi razziali fasciste. Riesce a sopravvivere in questi terribili anni trovando lavoro come “pompiere”, cioè sostituendo attori malati nelle più famose compagnie dell’epoca, “Cervi-Pagnani-Morelli-Stoppa”, “Ninchi-Barnabò”, “Adani-Cimara”, “Maltagliati-Cimara”, utilizzando nomi falsi. Verso la fine della guerra si rifugia a Napoli dove viene assunto come capo-annunciatore alla Radio Alleata PWB, ed ha il compito, la mattina dell'8 settembre 1943, con il suo inconfondibile timbro di voce profondo e vibrante, di comunicare a milioni di ascoltatori, la firma dell'armistizio tra le forze armate alleate e l'esercito tedesco. In radio recita nei panni del simpatico Capitan Matamoro, poi con Arcobaleno (trasmissione di attualità), ed infine come protagonista del Faust. Contribuisce alla nascita della Radio RAI (ex EIAR) partecipando a numerose trasmissioni con gli attori più importanti di quegli anni (Benassi, Morelli, Stoppa, Cervi, Ferrari, Ninchi, Pilotto, ecc.) Fimita la guerra, torna al teatro e si unisce a molte e importanti compagnie: Ferrati-Cortese-Cimara, Stoppa-Morelli-Cervi (dove collabora con Visconti) e la Compagnia del Teatro Nazionale (Teatro dell'Opera di Roma). Nel 1945, entra nella Compagnia di Prosa della RAI dove svolgerà un'intensa attività sino agli anni ottanta. La sua laboriosità teatrale è intensa e importante: porta sulle scene spettacoli di autori sia classici che contemporanei, diretto da registi come Visconti o Strelher, con interpretazioni sempre incisive e memorabili, frutto di uno studio attento e di una grande passione. Esordisce nel 1957 come autore teatrale con Signori buonasera, La corda a tre capi e Il testimone, testi da lui stesso messi in scena con grande successo. La dizione, il naturale temperamento e una voce inconfondibile ne fanno un protagonista non solo alla radio, ma diventa uno dei più esperti doppiatori italiani. Sua è la voce di Anthony Quinn in "La strada" di Fellini. Sono celebri inoltre le sue registrazioni di dizioni poetiche su vinile e recentemente anche su cd: Lucrezio, Carducci, Leopardi, Neruda, Garcia Lorca, indimenticabile la sua poesia Lamento per la morte di Ignacio Sánchez Mejías (circa 1.000.000 di copie negli anni ‘50/’60), contribuendo enormemente alla divulgazione delle opere di questi due importanti Autori spagnoli, all’epoca poco conosciuti in Italia. Memorabili alcuni suoi recital, dedicati alla poesia, a cominciare dalla Divina Commedia sino a quello con Milva, del '65, su Canti e poesie della libertà. Per la RAI conduce anche il programma musicale Chitarra, amore mio e, per due stagioni, il varietà Ieri e oggi, nonché numerosi altri programmi come Rosso e nero del 1956 nella macchietta della jena ridens.

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Anche nella giovane Televisione italiana Foà si prodiga in alcune delle più famose ed importanti produzioni diventando uno dei primi divi della tv: Capitan Fracassa, Le cinque giornate di Milano, La freccia nera, L’isola del tesoro, Il giornalino di Giamburrasca, David Copperfield, I racconti del Maresciallo, Il cugino americano, Nostromo (trasmesso con successo in tutto il mondo), ed ancora Piccole donne, Le mie prigioni, I racconti di padre Brown. Nel 1985 prende parte alla parodia dei Promessi Sposi realizzata dal Quartetto Cetra interpretando L'innominato e subito dopo è la volta di Fine secolo e Il Papa buono. Come regista mette in scena spettacoli di prosa di grande successo, tra cui La Pace di Aristofane, Diana e la Tuda di Pirandello, e dirige anche opere liriche, come l’Otello di Verdi a Cagliari e il Friedermahus di Strauss a Catania. La sua recitazione asciutta e moderna, la sobrietà di gesti e spiccate intonazioni lo portano ad interpretare più di 100 film, e a lavorare con famosi registi italiani e internazionali, quali Germi, Blasetti, Montaldo, Welles, Losey, Edward Dmytryk, Nunnally Johnson, Tony Richardson. Tra i titoli più prestigiosi, “Altri tempi” di Blasetti, “Il processo” di O. Welles, “Il sorriso del grande tentatore”, “Il giocattolo” di Montaldo. Arnoldo Foà è inoltre pittore, scultore, giornalista e scrittore. Pubblica due romanzi, La costituzione di Prinz e Le pompe di Satana, una raccolta di poesie, La formica. Tra le sue interpretazioni più recenti: Amphitryon Toutjours" (Festival di Spoleto 2000), e "Oggi",. il monologo di Alessandro Baricco "Novecento" con la regia di Gabriele Vacis, (2003/2005) successo straordinario di pubblico e critica, e "Sul lago dorato di E. Thompson, con la regia di Maurizio Panici (2006-2008). Nel 2009 scrive ancora Autobiografia di un artista burbero. La sua lunga carriera artistica è brillante e costellata di numerosi successi e riconoscimenti in campo teatrale, cinematografico e televisivo. Impossibile citare tutte le trasmissioni, tutti i film, più di cento, le rappresentazioni teatrali, i suoi scritti, le sue interviste. Ognuno di noi ha di lui i ricordi più belli stampati nella propria memoria e per coloro che hanno vissuto più o meno al suo fianco fanno parte della loro vita. Nella vita privata è padre di 5 figlie: Annalisa scomparsa prematuramente (1951-1995, anche lei attrice) Valentina, Rossellina, Giulia e Orsetta. Negli anni ’60 si è interessato anche di politica ed è stato Consigliere comunale di Roma per il Partito Radicale, e insignito del titolo onorifico di Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, come ha ricordato l’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli, festeggiandolo per i suoi 85 anni in Campidoglio nel gennaio 2001. Nel 1994, a 78 anni, in polemica col fisco e con l'Italia, dopo aver venduto tutto, Foà si ritira alle Seychelles a fare la vita del pensionato.. Nel 1998 quando l’attore, che nel frattempo aveva pubblicato Recitare, I miei primi sessant’anni di teatro (Roma 1998), un manualetto in cui racconta aneddoti, esperienze, ricordi e riflessioni sul proprio mestiere e dispensa consigli con passione e divertita ironia, ritorna, giusto in tempo per sposarsi (per la quarta volta) nel novembre del 2005 a quasi 90 anni con la sua ultima compagna Annamaria Procaccini, poco più che quarantenne. Arnoldo Foà è morto a Roma l'11 gennaio del 2014, tredici giorni prima del suo 98º compleanno. È sepolto nel Cimitero acattolico di Roma.

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ALIMENTAZIONE E SALUTE

di Antonella Bailetti*

LA DIETA DEL CARDIOPATICO Per cardiopatia si intende qualsiasi malattia che interessi il cuore, sia che essa sia di tipo organico che funzionale. Le malattie cardiovascolari sono in continuo aumento e, sempre più spesso nelle nostre famiglie, capita di dover gestire la dieta di un paziente cardiopatico. È doveroso fare alcune premesse prima di iniziare con la rassegna degli alimenti. Innanzitutto vanno distinte due tipologie di pazienti: quelli affetti da patologia ischemica, con funzione contrattile conservata, e quelli con scompenso cardiaco cronico. Alla prima categoria appartengono i pazienti con storia di infarto miocardico, che spesso presentano molteplici fattori di rischio tra cui dislipidemia (elevati valori di colesterolo e trigliceridi), per cui va attuata una dieta ipolipidica (cioè povera di grassi), e ipertensione arteriosa, per cui si rende necessario ridurre l’apporto salino. Per i pazienti con scompenso cardiaco cronico, è fondamentale regolare l’apporto idro-salino, per evitare di sovraccaricare ulteriormente di liquidi, un sistema emodinamico già in equilibrio precario, pertanto si deve correggere l’opinione diffusa secondo la quale è necessario bere molto per urinare molto. L’intento di questo articolo è fornire consigli utili e pratici, per un’alimentazione corretta, che tenga conto delle esigenze nutrizionali senza dimenticare il piacere della tavola. I CEREALI Sono alimenti di origine vegetale, che sono contenuti in pasta, riso, pane, orzo, polenta, ect. Devono essere presenti nella dieta di tutti i giorni, senza esagerare con le quantità ed evitando condimenti troppo elaborati e ricchi di grassi. LA CARNE È un alimento importante per il suo contenuto in proteine e ferro, è da selezionare con attenzione, prediligendo i tagli più magri con minor contenuto di colesterolo e grassi. Tra le carni bianche si consigliano coniglio, pollo e tacchino; tra le carni rosse si può scegliere tra vitello, manzo magro, lonza di maiale, cavallo. La selvaggina è preferibilmente da evitare per l’elevato contenuto in grassi e sale. La carne potrà quindi comparire sulla tavola 4-5 volte alla settimana, bisogna però fare molta attenzione a non abbondare con i grassi di condimento durante la preparazione. IL PESCE Il pesce è una miniera di sostanze nutritive, tra cui proteine e fosforo. La sua caratteristica nutrizionale, è data dalla carne povera di colesterolo e ricca di grassi buoni, come gli omega 3 che proteggono l’apparato cardiovascolare. Tra i pesci magri si annoverano branzino, orata, platessa, sogliola, nasello, merluzzo, palombo, trota, pesce spada, dentice, polpo e frutti di mare. Il pesce dovrebbe essere consumato almeno 3-4 volte alla settimana. Ottime sono le preparazioni al forno, al vapore e alla griglia, che permettono di mantenere le proprietà organolettiche senza aggiungere condimenti grassi.

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IL FORMAGGIO È un alimento gustoso, ma pericolosamente ricco di grassi e colesterolo. Forse non tutti sanno che più il formaggio è stagionato, maggiore è il contenuto di grassi e sale. E’ consigliabile quindi scegliere sempre i prodotti freschi come ricotta, mozzarella, crescenza e robiola. Il formaggio non andrebbe consumato più di 2-3 volte alla settimana e non va dimenticato che è una pietanza completa. Bisognerebbe dunque mettere da parte, la diffusa abitudine di mangiare il formaggio, a fine pasto e imparare a considerarlo un secondo piatto a tutti gli effetti. LE UOVA Sono estremamente ricche di grassi, si calcola che un solo uovo contenga il fabbisogno giornaliero di colesterolo di un uomo adulto (circa 300 mg.), per questo motivo se ne consiglia un cunsumo moderato (massimo 1-2 volte alla settimana). Molto importante è il metodo di cottura per non aggiungere ulteriori grassi oltre a quelli già presenti: bisogna evitare burro o margarina e prediligere uova alla coque, in camicia e sode. I SALUMI Contengono molto sale e spesso anche parecchi grassi. Quelli consigliati sono bresaola, speck, prosciutto cotto e crudo sgrassati. Possono fungere da secondo piatto massimo 2-3 volte alla settimana, ricordandosi sempre di eliminare il grasso visibile. FRUTTA E VERDURA Sono ricchi di fibre, vitamine e sali minerali, per questo motivo devono essere sempre presenti, nella alimentazione del cardiopatico. Frutta e verdura, meglio se di stagione, possono essere consumate senza limiti e sfruttate anche come possibilità di uno spuntino fuori pasto. I DOLCI Sono ricchi di zuccheri e grassi e vanno consumati solo saltuariamente. E’ consigliabile scegliere quelli semplici e fatti in casa come crostate di frutta e torta margherita.

La scelta del tipo di cottura degli alimenti, ricopre un ruolo fondamentale per un corretto regime alimentare. È necessario utilizzare metodi che mantengano inalterate le proprietà organolettiche, senza aggiungere ulteriori grassi a quelli già presenti nei cibi. I tipi di cottura da preferire, sono quindi alla griglia, arrosto, al forno e la bollitura. Per quanto riguarda le bevande, un bicchiere di vino rosso ai pasti è consentito, dal momento che esso contiene i polifenoli, sostanze dalle proprietà antiossidanti e quindi protettive per l’apparato cardiovascolare. Bevande quali tè o caffè, sarebbero invece da evitare in quanto stimolanti in generale e del sistema cardiovascolare, in particolare(aumentano frequenza e lavoro cardiaco. Questi sono consigli generali per una dieta sana ed equilibrata, è chiaro che ciascun paziente, a seconda delle comorbilità e dei diversi fattori di rischio (ad esempio diabete mellito), dovrà adottare ulteriori accorgimenti, che lo specialista saprà consigliare di volta in volta, anche in considerazione del peso corporeo.

*[email protected] I Infermiera Professionale

Ospedale Fatebenefratelli-Roma

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PILLOLE DI TECNOLOGIA

di Emilio Tripodi*

Temporary Manager Business ConsultantN. 4 – giugno 2016 Bentornati e benvenuti ancora nell’era della rivoluzione, ebbene sì parliamo di rivoluzione industriale ove la robotizzazione e la forte spinta innovativa di software e internet danno origine all’Industria 4.0. Ricordo ancora che nel 1991 mi davano del visionario quando parlavo di Internet sostenendo che avrebbe modificato ogni attività, nessuno mi voleva credere seppur molti seguivano la mia intuizione, abbiamo invece tutti assistito già a tre rivisitazioni del modello di business e possiamo dire anche di vita quotidiana, oggi siamo difronte alla disumanizzazione dei processi industriali ove uomini creano robot per lavorare al loro posto. Parleremo di IoT “Internet of Things”, in italiano -INTERNET DELLE COSE-

Buona Lettura Emilio

INTERNET DELLE COSE è un neologismo utilizzato nel settore delle telecomunicazioni, un nuovo termine (utilizzato per la prima volta da Kevin Ashton, ricercatore presso il MIT, Massachussets Institute of Technology), per dare un nome a tutta la stragrande varietà di oggetti che oggi è possibile collegare realmente alla rete internet.

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L'internet delle cose (o in lingua originale "Internet of Things") trova sempre più consenso e rappresenta sempre più una occasione di sviluppo. Aumentano i dispositivi connessi (palmari, interruttori elettrici, orologi, sensori wireless, strumenti di misura elettrica, idrica, pressione, calore, rumore ecc…), e c'è una forte fiducia in Italia verso le tecnologie IoT (abbreviazione per Internet of Things) più consolidate e resistenza a provare l' Internet delle cose più innovativo. L’evoluzione di internet ha esteso internet stesso ad oggetti e luoghi reali (“cose” appunto), che ora possono interagire e comunicare con la rete e trasferire dati ed informazioni (da qui la forte relazione tra Big Data, Analytics e Internet of Things ossia interscambio di informazioni da macro a micro dettaglio per poi svolgere azioni conseguenti). L’oggetto interagisce con il mondo circostante, in quanto è dotato di “intelligenza digitale”, ovvero reperisce e trasferisce informazioni tra rete internet e mondo reale. In questo modo può essere data una “identità elettronica” a tutto ciò che forma il mondo che ci circonda (es: la Lavatrice della Sig. Giulia di Roma avrà una sua identità assoluta nella rete mondiale), attraverso, ad esempio, Rfid (Identificazione a radio frequenza) ed altre tecnologie (come il più noto il QR code). Che cos'è e a cosa serve l'Internet delle cose? Gli oggetti connessi nel mondo attraverso questa nuova tecnologia sono ormai svariati miliardi, e nuovi ambiti lavorativi e l'economia ne vengono influenzati. Ma molti si chiedono: "Cos’è realmente l’Internet of things?" "A cosa serve questo Internet delle cose?" Occorre considerare che questo fenomeno è presente da molto più tempo rispetto al momento in cui è stata coniata questa definizione. Gli utenti che hanno oggetti riconducibili all'Internet delle cose, come braccialetti o orologi intelligenti, spesso non sanno di poter dire di utilizzare un oggetto dell'IoT (ovvero connesso). Da alcuni studi sull’internet delle cose emerge come molti italiani non sappiano cosa sia realmente l’Internet of Things, pur avendo con sé dispositivi che si basano su questa nuova tecnologia. Ad esempio l’osservatorio IoT del Politecnico di Milano, riassume in questo modo la situazione italiana che emerge dal rapporto "Internet of Things: Smart Present o Smart Future?". L'internet delle cose associa il tema di Intenet con gli oggetti reali della vita di tutti i giorni, oggetti (e dispositivi) che saranno sempre più connessi e che stanno dando vita a una rete ancora più fitta di presenza sul territorio e in tutti gli ambienti che necessitano di controllo, automazione e rilevamento. Alcuni esempi sono:

• termostati;

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• videocamere; • rilevatori di luminosità; • rivelatori di umidità; • orologi; • sensori di movimento; • wearable (oggetti da indossare, come braccialetti connessi e orologi); • sensori ambientali e territoriali.

Tutti oggetti "intelligenti" che sono chiamati a comunicare in una forma sempre più interconnessa. In ambito cittadino ad esempio un rilevatore collocato in una strada può controllare i lampioni e segnalare se la lampada funziona, ma lo stesso rilevato potrebbe, se adeguatamente attrezzato, segnalare anche informazioni sulla qualità dell’aria o sulla presenza di persone. IoT vuol dire integrazione e apre importantissime prospettive in termini di rivisitazione dei sistemi informativi aziendali. Anche da questo punto di vista l'IoT rappresenterà una importante occasione di sviluppo. Esempi dell' Internet delle Cose Dal frigorifero di casa, all'orologio, al semaforo, tutti possono essere considerati esempi di IoT. L'importante è che questi oggetti siano connessi alla rete, e che abbiano la possibilità di trasmettere e ricevere dati. In questo modo, questi oggetti diventano "intelligenti", e possono attivarsi e disattivarsi "da soli" e secondo le necessità. Ad esempio, in Svizzera esistono semafori intelligenti, che diventano verdi quando "vedono" che una macchina è vicina al semaforo, e che dall'altro lato non sta passando nessuna macchina. In USA ci sono sveglie interconnesse con le reti di Smart City e ambienti di lavoro, pertanto svegliandosi per esempio tardi rispetto all’ora desiderata, l’utente viene informato immediatamente delle possibili soluzioni per raggiungere il proprio posto di lavoro, contemporaneamente comunicare sempre in automatico al sistema di rileva presenze del luogo di lavoro il proprio ritardo, e lo stesso rileva presenze si occuperà di informare tutti i colleghi che eventualmente avrebbero dovuto partecipare ad una riunione ad un’ora ormai improbabile ed il tutto finire nelle agende personali, automaticamente l’ufficio del personale ricevere la nota di ritardo e di conseguenza annotare permessi o altro… ecc… Questo, come altri, sono esempi di come gli oggetti prendono "vita", e di come questi oggetti possono essere collegati tra loro e con la vita reale di tutti i giorni. L’IoT sarà sicuramente l’ennesima evoluzione delle applicazioni e crescita di Internet e l’argomento è così vasto che mi riservo di rimandare al prossimo numero di ERATO il prosieguo di questo articolo per conoscere meglio cosa sarà IoT nella nostra vita nell’immediato futuro, concludo pertanto con una definizione sintetica ma molto esplicativa: Internet delle cose si può indicare un insieme di tecnologie che permettono di collegare a Internet qualunque tipo di apparato.

.(IoT fine della parte prima)

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CINEMA: IMPEGNO E DISIMPEGNO

di Giuliana Costantini*

In questo periodo, immediatamente successivo ad uno dei festival più prestigiosi del mondo,ovvero quello di Cannes, molti sono i film nelle sale, tuttavia, non sempre di qualità, ma è proprio dal Festival che provengono quasi tutti i migliori.

Per l’impegno vi consigliamo

©DANIEL BLAKE. Regia di Ken Loach con Hayley Squires. Il protagonista è un uomo di sessantanni che dopo una vita di lavoro, ha un grave attacco cardiaco ed è costretto a ricorrere all’assistenza pubblica perché non è più in grado di riprendere a lavorare. Siamo a Newcastle nella civilissima Inghilterra, ma la sua richiesta di invalidità non viene accettata e così gli viene a mancare anche il relativo sussidio. Daniel rischia una crisi depressiva, ma intanto ha conosciuto Daisy, madre di due bambini, che, senza lavoro, ha dovuto accettare di lasciare Londra e vivere in un piccolo appartamento in un luogo che non conosce. Scatta fra loro un profondo senso di solidarietà e di amicizia. Film tutto giocato sui sentimenti e sulla realtà degli ultimi che oggi non sono soltanto gli immigrati, come noi immaginiamo, ma anche i nuovi poveri, creati, secondo Ken Loach da un liberismo sfrenato. Particolarmente toccante la scena al banco alimentare e molto indovinata la lotta alla burocrazia miope intrapresa da Daniel. Il film ha conquistato la Palma d’oro a Cannes. ©FIORE. Regia di Claudio Giovannesi con Valerio Mastrandrea e Daphne Scoccia. L’amore nasce anche nei luoghi più tristi, come nel caso di questo film dove i due protagonisti non possono incontrarsi perché detenuti in riformatorio dove ragazzi e ragazze sono rigorosamente separati. Dafne si trova in riformatorio per aver rubato un telefonino e si innamora di Josh, sperando in una vita che sia finalmente diversa. Il regista ha girato questo film con attori non professionisti all’interno di un carcere minorile: la mancanza di vero amore era per molti adolescenti quasi più forte di quella della libertà. Trama molto esile, ma toccante. I fiori nascono anche sul letame e Dafne è un fiore con il suo sentimento poetico e pulito. Molto bravo Valerio Mastrandrea nella parte del padre inadeguato e quindi in gran parte, quale unico genitore rimasto, colpevole del disperato bisogno di affetto di Dafne e della sua sorte. Per il disimpegno vi proponiamo ©THE NICE GUYS. Regia di Shane Black con Russell Crowe e Ryan Gosling. In una Los Angeles anni settanta dove nemmeno gli uccelli cantano più e dove tutto è orrore, due investigatori molto diversi fra loro vengono assunti da una giustiziera che intende scoprire i cattivi di turno. Il primo investigatore interpretato da Crowe è tutto muscoli, mentre il secondo, cui dà vita sullo schermo il bravissimo Gosling, è furbo ed estremamente elegante. Si scontrano fra loro, ma una volta che comprenderanno bene di avere lo stesso scopo, riusciranno a vincere. Si sorride, si apprezza molto la musica, le signorine sospirano per Gosling bello ed intelligente, ma di tanto in tanto, anche se Crowe ha dato ottima prova di sè in altri film, ”Il Gladiatore” compare e credo che ci vorrà molto tempo o un personaggio di quel calibro affinchè si possa vedere veramente in altri panni: un po’ come 007 per Connery.

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L'EUROPA: PER CONOSCERLA, AMARLA E RISPETTARLA.

DALL’EUROPA ALL’INTEGRAZIONE EUROPEA

(Breve storia di un continente e di un’idea) (quarta parte) Alla fine del primo conflitto mondiale l’assetto politico e geografico dell’Europa era completamente mutato. Quattro imperi si erano dissolti: austro-ungarico, tedesco, ottomano e russo e sulle loro rovine nuovi Stati erano sorti, quasi tutti costretti ad affrontare, tra gli altri, il problema delle minoranze etniche. In Jugoslavia, dove le tensioni apparivano più critiche, accanto ai Croati ed ai Serbi, mai appartenuti ad una comune unità politica, vivevano Bosniaci, Sloveni e Montenegrini. Cechi e Slovacchi, d’altro canto, mal sopportavano la presenza di circa tre milioni di tedeschi nel loro territorio. Eric Hobsbaum, attento studioso della storia europea, osserva che queste problematiche non solo compromettevano l’equilibrio internazionale, ma creavano le premesse ad un nuovo e più terribile conflitto. Previsione purtroppo facile e largamente condivisa. Tuttavia, a parte queste situazioni anomale imposte dai Trattati di Parigi, i popoli europei, per una volta uniti nella comune aspirazione ad una pacifica convivenza, salutarono con entusiasmo la Società delle Nazioni fondata a Ginevra nel 1920 e fortemente voluta da Woodrow Wilson, presidente degli Stati Uniti, che ne aveva definito gli obiettivi nei famosi quattordici punti. Finalità primarie di questa Istituzione furono: la regolamentazione dei rapporti internazionali e l’incentivazione di una maggiore intesa e collaborazione tra gli Stati europei. Queste aspirazioni trovarono riscontro in alcune delle ventuno tesi messe a punto, in quello stesso periodo, da Vladimir Il'ič Lenin, capo del partito bolscevico sovietico. Entrambi i leader, infatti, condannavano la guerra ed il sistema di aggressioni che la provocavano. Per questi punti di convergenza i due vennero definiti “sognatori rivali”. Ma è chiaro che obiettivi e strategie del loro programma politico percorrevano opposti sentieri. Laddove Wilson sosteneva l’autodeterminazione dei popoli ed il rafforzamento delle istituzioni democratiche, Lenin rifiutava fermamente i sistemi parlamentari ponendosi come obiettivo l’affermazione del partito comunista in Europa e nel mondo intero, subordinato naturalmente a quello sovietico. Vero è che la rapida diffusione di un tale programma convinse il Congresso a votare contro l’adesione degli Stati Uniti all’Organizzazione tenacemente voluta dallo stesso Wilson. Essa presentava in realtà diversi punti deboli come il vincolo del voto unanime e la mancata partecipazione di altri grandi Paesi come la Germania e la Russia. Qui Lenin che aveva assunto il potere credeva fermamente che l’Europa fosse pronta ad accogliere l’ideologia marxista ed a organizzare rivoluzioni che avrebbero consentito alle masse dei lavoratori, di sopprimere gli antichi privilegi, di eliminare la proprietà privata, di impadronirsi dei mezzi di produzione, delle terre ed in definitiva del potere politico. I soviet, delegati degli operai, dei contadini e dei militari avrebbero formato il governo monopartitico mentre il Politburo avrebbe controllato, pianificato ed imposto le proprie decisioni.

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Molti intellettuali aderirono con entusiasmo al programma rivoluzionario di Lenin ma, nel corso della guerra civile tra i bolscevichi e le guardie bianche controrivoluzionarie, abbandonarono il loro Paese. Tra questi Chagall, Kandinsky e Majakóvskij. Quest’ultimo, poeta, pittore e scrittore che aveva tratto ispirazione per le sue opere dalla rivoluzione si suicidò, deluso da un regime che aveva completamente disatteso le aspettative delle masse lavoratrici. A questo proposito, il filosofo Norberto Bobbio in un articolo scritto per “La Stampa” si chiedeva se le Democrazie avrebbero saputo affrontare i problemi che l’ideologia marxista non aveva risolto, capovolgendo anzi un’utopia che aveva affascinato intellettuali e masse di diseredati spinte alla ribellione più violenta. E si chiede il filosofo: “Ora che di barbari non ce ne sono più, cosa sarà di noi senza i barbari?”. Dunque, venuto a mancare Lenin, nel 1922 Stalin divenne segretario del partito comunista sovietico. Egli diede subito inizio ai piani quinquennali che avrebbero dato un forte impulso all’economia e all’immagine stessa dell’Unione Sovietica. La sua linea politica, in contrasto con quella di Trockij, era favorevole alla costruzione del socialismo in un solo Paese, la Russia. Solo successivamente la rivoluzione si sarebbe estesa al resto dell’Europa e del mondo. Per raggiungere questo obiettivo, Stalin istituì una spietata e violenta dittatura, creò campi di lavoro forzato dove venivano rinchiusi i suoi oppositori, fece eliminare milioni di contadini che rifiutavano la requisizione dei raccolti e istituì infine una rigida censura dando enormi poteri alla polizia segreta. Egli volle identificarsi con lo Stato divenendo oggetto di un vero e proprio culto. Anche l’arte fu asservita al potere politico. Intanto il mito della rivoluzione russa, che si era diffuso nel resto dell’Europa, aveva contagiato gli operai delle industrie, i contadini delle campagne, i ceti medi delle città dove si susseguivano scioperi e manifestazioni che mettevano in discussione i governi parlamentari ed i principi stessi della democrazia. Solo nei Paesi di antica tradizione liberale come la Francia e la Gran Bretagna il sistema politico resse. Negli altri Stati dell’Europa, la lunga serie di violenze, di scontri e di tensioni sembrarono preannunciare una rivoluzione politica e sociale che tuttavia non si verificò. Infatti la reazione cauta e poi sempre più decisa della borghesia e dei ceti più abbienti del settore agrario e industriale, aprì la strada a governi di tipo autoritario ed alle dittature. Accadde anche in Italia dove l’iniziativa rivoluzionaria defluì per lasciare progressivamente spazio all’affermazione del fascismo. Ma questa è un’altra storia.

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UN RACCONTO BREVE

di Daniela Ferraro*

UN CLOCHAR DI NOME BENITO

Dall’alto dei suoi tre colli chiusi dai torrenti Alessi e Ghettarello, tra l’austera solennità degli antichi portoni che cingono le viuzze lastricate che salgono al castello normanno e la silenziosa preghiera delle immobili vestigia del monastero di Santa Chiara più a valle, Squillace Superiore mi appare, in questo afoso primo pomeriggio di settembre, come un piccolo mondo al di fuori dal mondo sospeso in un limbo di pacata attesa. Seguendo a piccoli passi la stradicciola che porta verso la parte più alta dell’abitato, tra il rosso dei fichi d’india e lo sbiadito verdeggiare dei pini accecati dal sole, la figura silenziosa del clochard rannicchiata su un basso muretto mi appare all’improvviso quale visione fiabesca, forse partorita, per assurdo gioco, dai miei occhi abbacinati dalla pressante calura. Ma lui alza lo sguardo verso di me poggiando a lato il bicchiere di vino appena colmato. – Buongiorno – gli dico - Buongiorno!- risponde con largo sorriso. Faccio per andare oltre, ma lui si alza, inseguendomi a larghi passi. – Non può andare oltre, qui la strada finisce – mi dice. Rivolge quindi assorto lo sguardo verso la valle che si inabissa ai lati della viuzza, tende la mano verso il basso. – Laggiù c’è Squillace Marina, il primo insediamento da cui poi la gente si è stabilita quassù… ma adesso, di nuovo, tanti stanno ritornando a valle…- scuote pensosamente il capo – Eh, si, la vita va proprio a spirale! – Dimentico la mia escursione e rimango, incuriosita, ad ascoltarlo. Ed è così che la magia del viaggio di Ulisse, fondatore della città e il pio entusiasmo di Cassiodoro, fondatore dell’antico monastero, rivivono su quelle labbra frenetiche del raccontare a chi, come una bimba incantata da una nuova fiaba, rimane ora in rapito silenzio. - Qual è il suo nome? - gli chiedo. – Benito - risponde immediato e ammiccante. Aggiunge: - Ai tempi del fascismo si conseguiva un piccolo vantaggio economico nell’imporre ai figli questo nome.- Le posso scattare una foto, signor Benito? - Ma certo! - Ed eccolo ritornare d’un salto al suo muretto, afferrare la pipa e stringerla tra i denti come un prezioso trofeo. Ne scattiamo anche altre assieme, sempre con pipa e bicchiere di vino. Sorride come un fanciullo entusiasta per poi stamparmi un bacio rispettoso sulla guancia al momento del saluto. Riprendo la via del ritorno tra il frusciare delle lucertole fra i sassi arroventati dal sole mentre una leggera brezza comincia a giocare tra le fronde dapprima immobili dei pini. Uno sguardo all’indietro… Benito è di nuovo arrotolato sul suo muretto, il bicchiere di vino alle labbra, gli occhi vaganti sulle ali di un sogno sfuggente appena ritrovato.

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IGIENE ALIMENTARE E BENESSERE FISICO di Daniela Pagnotta*

OLI LENITIVI, OLI RINFRESCANTI, OLI BALSAMICI....

UN TESORO DELLA NATURA Olio di mandorle dolci ottimo per adulti e bambini, in gravidanza, nell’ infanzia e non solo. Le mandorle sono dei gustosissimi semi provenienti dall’albero del mandorlo, tipico di molte zone del Sud Italia. Sono costituite per il 50% da grassi monoinsaturi e polinsaturi, e sono una preziosissima fonte di energia. Costituiscono un’ottima riserva di vitamina E, sali minerali, magnesio, ferro, calcio e fibre, contenuti soprattutto nella buccia da non togliere quando si mangiano. L'olio di mandorle dolci è un ottimo olio per il corpo contro le smagliature della pelle e non tutti sanno che, per la sua particolare azione, è molto utile in gravidanza. Personalmente non ho usato le costose creme che in genere si comprano, bensì questo olio massaggiato sulla pancia tutti i giorni prima del parto e anche dopo su tutto il corpo. La mia pelle è rimasta molto elastica e non ha subito alcuna alterazione. Inoltre, l'olio di mandorle dolci è anche valido per il seno, da passare ogni giorno, prima e dopo il parto, senza alcun bisogno di dover essere risciacquato prima dell'allattamento, come succede con le altre creme, perché è assolutamente commestibile e può quindi essere assunto anche dal neonato. Questo olio sarà inoltre ottimo per i massaggi da fare al neonato dopo il bagnetto, anziché utilizzare prodotti commerciali con profumo, alcool o altri agenti chimici non utili soprattutto ad un neonato. Occorre solo fare molta attenzione a cosa si compra, e diffidare di prodotti non puri al 100%. Nelle erboristerie di buon livello e soprattutto in quelle che preparano i prodotti nel proprio laboratorio, assolutamente naturali e senza aggiunte, si possono trovare oltre a questo vari oli naturali molto efficaci per diverse esigenze particolari e spesso più economici di altri prodotti in commercio. (bottigliette di 100 ml con il contagocce). In caso di arrossamenti della pelle l'olio di calendula sarà sicuramente più facilmente tollerato anche da bambini che potrebbero già presentare dei piccoli problemi della pelle dovuti ad allergie o dermatite atopica. Infine questi oli potranno essere utili ai bambini di tutte le età per tenere lontano i

pidocchi. Basterà infatti spalmare un po' di olio sulla nuca, per chi ha capelli lisci, e sulla testa direttamente per chi ha capelli ricci con meno problemi a ungersi, nei periodi critici, sarà un ottimo repellente per l'odore che terrà lontano i parassiti. Oli lenitivi, oli rinfrescanti, oli balsamici....un tesoro da tenere in grossa considerazione.

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ARTI E MESTIERI

di Antonio Pillucci * ILSARTO Il sarto è un artigiano specializzato che confeziona abiti. Chi fa il sarto deve avere abilità manuale, disponibilità alle innovazioni, essere dotato di sensibilità e gusto. Sì, perché confezionare un abito vuol dire vestire un uomo o una donna in maniera comoda e impeccabile, sotto il profilo del materiale usato, del colore, disegno e forma del vestito, consonanza con la circostanza nella quale lo si indossa... L'abito cambia il look di una persona. È l'abito che fa il monaco o il manager o il playboy. Ecco perché il sarto deve essere un po' artista, estroso, genialoide... Ovviamente, andare da un sarto per pretendere tale servizio e conseguire simile obiettivo era appannaggio dei soliti ricchi, ricoperti di porpora e lino, come dice il Vangelo. I poveri si accontentavano dell'usato, di stoffe rammendate, e non potendo permettersi un “sarto” si facevano fare maglie, gonne, sciarpe, scialli ed altri capi dalle “sartine”. Diffuso era, infatti, l’uso di insegnare alle fanciulle il cucito, il ricamo, l'uncinetto, e lavorare la maglia... Praticamente o dal sarto, o da qualche sartina esperta, o in famiglia il grosso dei vestiti veniva fatto a mano. Si usava spesso il “cartamodello”, cioè prendere le misure e svilupparne la sagoma su un foglio di carta. Una volta appurato che il cartamodello si adattava perfettamente o almeno bene alla persona interessata, veniva riprodotto sulla stoffa prescelta. Il sarto dava maggiori garanzie di un risultato eccellente sotto tutti i profili. I più avevano un proprio negozio, costituito almeno da un paio di ambienti: la “reception” dove accogliere i clienti e fare con loro il programma di lavoro e un'area nascosta da parete o tenda dove fare le prove. Immancabili erano i manichini, alcuni dei quali già “vestiti” con abbigliamento dallo stesso sarto prodotto, altri per poggiare man mano i pezzi di vestiti via via confezionati. Se non aveva una bottega fissa, il sarto si recava al domicilio del suo committente. Da un memoriale (ricordi d'infanzia di un mio amico Vittorio Ciarmela di Fossalto CB) vengo a conoscenza di curiosi particolari al riguardo. Era uso locale, per le famiglie interessate, stipulare un contratto annuale con i sarti che venivano pagati con il grano in base alla quantità di persone per le quali si impegnava a fare tutti i vestiti richiesti per l'intero l'anno. Se il sarto si recava a lavorare al domicilio del suo datore di lavoro, portava con sé tutti i suoi apprendisti. Il datore li ospitava per tutta la durata del lavoro e offriva loro il pranzo. Normalmente si trattava di zuppe di fagioli. Gli apprendisti, stanchi di mangiare legumi, ogni volta che c'erano i fagioli rallentavano il lavoro, cantilenando “fa-sciul...” Quando invece la padrona annunciava “Oggi spaghetti” i ragazzi lanciavano un urlo d'entusiasmo, infilavano svelti l'ago nella stoffa, cantilenando “spaghett e pullastrill” (spaghetti e pollo). Ma torniamo al mestiere. Il primo approccio riguardava la scelta della stoffa fornita con campionari “a mazzetti,”; praticamente dei libretti le cui pagine, facilmente sfogliabili, erano pezzi di differente stoffa: che poteva essere leggera o pesante, mono

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o pluricolorata, a righe, quadretti, fiori o macchie colorate... A chi, come me, non ha la spiccata capacità di intravedere il tutto in un piccolo esemplare dello stesso, era assai difficile scegliere, non potendo immaginare come si sarebbe sviluppato, come avrebbe reso nel grande quel piccolo lembo di stoffa. La delusione della scelta non era infrequente. L'abito serio è quello “su misura”, il solo “perfetto”: hai voglia a dire taglia unica, unisex, pret a porter... siamo tutti differenti di altezza, curva della schiena, ampiezza dello stomaco, forma del bacino e delle cosce... Il sarto è colui che prende personalmente le misure di tutti i punti del vestito. E, come il medico gira con lo stetoscopio al collo, così il sarto ha il metro sulla spalla. Metro che, nel parlare comune, veniva chiamato “centimetro” perché la gran parte delle misure prese erano di piccole e talora piccolissime dimensioni. Un po' di imbarazzo si manifestava nel cliente e nel sarto quando questi misurava il “cavallo” o il seno alle donne e, ancor più, quando doveva fissare una dimensione in quelle zone puntandola con uno spillo. Una volta concordato stoffa, tipo di vestito (doppio petto, sportivo, “spezzato”, smoking, da cerimonia...) e misure, il sarto passava al delicato taglio della stoffa. Iniziava così ad imbastire (cioè realizzare la parte principale esterna) i vari capi. Alla data a suo tempo prefissata, il cliente tornava per la prima prova. Talora poteva verificarsi l'esigenza di una seconda prova, fino ad arrivare, completato con la fodera, le asole, i bottoni, le varie tasche, i passanti per la cinta e quant'altro occorra, alla consegna. E al pagamento. Ovviamente tutte le operazioni di cucito, consistenti nella congiunzione con una serie di punti fatti con l'ago di due tessuti, per secoli, furono fatte a mano. Solo nel 1830 nacque la macchina da cucire; una macchina che, prima, mossa a mano su un piccolo volante, poi a pedale, ancora dopo elettricamente facilitò il lavoro del sarto. Ricordo che la mia famiglia si serviva da Tullio Casacchia, il sarto di zona, personaggio discreto, impettito ed estroso. Ricordo anche, molto bene le “sartine”: donne con le mani d'oro, capaci di fare piccole riparazioni e anche abiti, e che insegnavano a ragazzine l’arte del cucire. Dato che una mia nipote vi andava per imparare, frequentai una certa Letizia Cioffo, il cui fratello era un apprezzato sarto di Lanciano, che aveva inventato un metodo per creare un vestito le cui dimensioni fondamentali (braccia, gambe) erano - e sono - basate sul rapporto 1 a 8 che affermava di riscontrare in varie parti del corpo. Inviò tale metodo ad un concorso di sartoria e fu premiato. Proprio il fenomeno delle “sartine” del dopoguerra anticipa la storia del capo “pronto” che esploderà negli anni del boom con i vestiti confezionati. Oggi sartorie rapide e per piccole riparazioni hanno ripreso piede, anche in dipendenza del fatto che le donne moderne non hanno appreso o non hanno tempo per l'arte del cucito. Ci si reca per allargare o restringere un calzone o una gonna, sostituire una chiusura lampo o fare l’orlo ai pantaloni. Altro aspetto del vestire contemporaneo è la moda che ha contribuito significativamente a mettere in risalto la bellezza femminile e maschile con abiti ed accesori pratici ed eleganti. E i sarti, a parte quelli dell’“alta moda” famosi e costosi, non esistono più.

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LA MEDICINA OGGI (prevenzione...cura... riabilitazione)

Giulia Anastasi*

SALUTE ORALE: L'IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE A TUTTE LE ETA'

Le malattie principali dei denti sono: la carie e la malattia parodontale, che vedono la placca batterica come principale fattore responsabile. LA PREVENZIONE INIZIA A CASA: IGIENE ORALE QUOTIDIANA La Prevenzione in Odontoiatria e il mantenimento della Salute Orale si fondano prima di tutto sul rispetto di corrette abitudini di igiene orale quotidiana, a tutte le età, utilizzando: spazzolino, filo interdentale, e scovolino. Ma non tutti sanno che "lavare i denti" non è sufficiente: occorre conoscere il metodo corretto di spazzolamento. Un dentista esperto, già dalla prima visita, deve istruire il paziente su come lavare i denti a casa, e con che frequenza. Ciò è ancora più importante per i bambini, che, già in prima visita, attraverso il gioco e con un approccio comportamentale dedicato a loro, possono essere educati e responsabilizzati fin da piccoli, acquisendo abitudini importanti per tutto il resto della vita. IL SECONDO PASSO: CONTROLLI REGOLARI DAL DENTISTA Regolari controlli (almeno ogni 6 mesi) dal dentista di fiducia, sono indispensabili ad ogni età, per controllare la salute di denti, gengive e mucose, e per intervenire tempestivamente in caso di patologie in atto, prima del loro aggravamento. Ciò consente di evitare terapie più lunghe, complesse e costose. Ogni età ha le sue esigenze, per questo il dentista sceglierà la metodica di prevenzione più indicata al caso specifico. IGIENE ORALE PROFESSIONALE (PULIZIA DEI DENTI) E' fondamentale per completare il lavoro svolto durante l’igiene orale quotidiana, che non sempre si rivela sufficiente. Garantisce, infatti, una pulizia più profonda e completa della bocca, in maniera indolore e non invasiva. Consiste nella rimozione meccanica dei depositi di tartaro e placca, accumulatisi nel tempo sulle superfici dei denti, sia sopra che sotto la gengiva. E' indicata una seduta ogni 6 mesi, o più frequentemente, se necessario. Il trattamento prevede l'utilizzo di strumenti ad ultrasuoni e manuali, e successiva lucidatura delle superfici con apposita pasta contenente Fluoro. PREVENZIONE NEI BAMBINI: ODONTOIATRIA PEDIATRICA E' la branca dell’Odontoiatria rivolta esclusivamente ai bambini. Essi, infatti, hanno necessità e problematiche diverse rispetto a quelle degli adulti, e devono quindi essere curati in un ambiente specifico e da personale specializzato. I genitori dovrebbero portare il bambino dal dentista per una prima visita all’età di circa 3 anni. E’ consigliabile che la prima esperienza del bambino dal dentista non coincida con la necessità di eseguire un trattamento: un giro sulla sedia del dentista,

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cartoni animati e musiche per bambini possono rendere la prima visita un momento piacevole e vissuto senza paura. Successivamente i bambini dovranno essere periodicamente controllati dal dentista pediatrico ogni 6 o 12 mesi, in modo tale da monitorare l’igiene orale, la dieta e lo sviluppo dell’intera bocca. Non tutti i genitori sanno, che una carie su un dente da latte deve essere prevenuta e curata, anche perché potrebbe causare l'insorgenza futura di una malocclusione. SIGILLATURE: COSA SONO E PERCHE' SONO IMPORTANTI La sigillatura dei solchi è l’applicazione di una speciale resina sui solchi dei molari permanenti (definitivi), finalizzata a proteggere gli stessi dalla carie. Questi denti, infatti, sono, fra tutti, i denti più soggetti a carie, poiché presentano sulla loro superficie solchi e fessure, difficilmente raggiungibili dallo spazzolino. E' stato dimostrato che questa procedura riduce il rischio di carie del 62%. Le Linee Guida Nazionali sostengono che sono indicate per tutti i bambini, e la loro efficacia è massima se vengono applicate nei due anni successivi all’eruzione del dente, cioè a circa 6-8 anni. E' importante non trascurare questo momento e recarsi ad un controllo odontoiatrico. La procedura non prevede l’utilizzo del trapano, pertanto generalmente ben accettata dai bambini, e importantissima ai fini della prevenzione della carie, che richiederebbe cure più invasive. FLUOROPROFILASSI: IN COSA CONSISTE? Consiste nell'applicazione locale di Fluoro, finalizzata a prevenire l’insorgenza della carie dentale. E' indicata sia nei bambini che negli adulti. Come ampiamente dimostrato, il Fluoro è in grado di legarsi chimicamente allo smalto dentale, rendendolo più forte all’attacco batterico e più resistente nei confronti della carie. E' possibile, quindi, eseguire dal dentista una seduta di fluoroprofilassi, sia per prevenire la carie, sia per trattare carie iniziali. L'APPARECCHIO PER I DENTI: A CHE ETA' E PERCHE' Una posizione scorretta dei denti non si ripercuote solo sul nostro aspetto, ma anche sulla nostra salute orale, sull'accumulo di placca, sulla masticazione e, talvolta, sulle articolazioni mandibolari. L'Ortodonzia si occupa della diagnosi e trattamento delle malocclusioni (letteralmente: "errata occlusione"), che vengono trattate con apparecchi ortodontici, per adulti e bambini. L'"Ortodonzia Intercettiva" è rivolta ai bambini più piccoli (a partire dai 3 anni circa), e interviene prima ancora che esse si manifestino, o quando hanno dato i primi segni. Individua le abitudini viziate del bambino, le alterazioni della respirazione e della deglutizione, intervenendo precocemente, per impedirne un eventuale aggravamento. Il tutto con apparecchi fissi e mobili, che accompagnino il bambino nella sua crescita e favoriscano un fisiologico e armonico sviluppo della bocca.

*[email protected] Studio Dentistico

Via Adolfo Ravà n.106, Roma Tel: 373.722636

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TESTIMONIANZE

di Giampaolo Cianchetta*

Con un gradito invito pervenuto direttamente dal Vicariato di Roma anch’io ho potuto partecipare alla Celebrazione Giubilare per le donne e gli uomini impegnati nelle Istituzioni pubbliche, leggi il Giubileo dei Politici, celebrato il 22.06 u.s.

Dai cortili e dai Palazzi Lateranensi di Roma

Una invasione di alte cariche istituzionali del Paese, per una cerimonia del tutto ed esclusivamente di profonda religiosità scandita dal cerimoniale inflessibile del Vaticano che è iniziata con i canti, ai quali sono seguite le orazioni, le pause meditative presso l’Aula Magna della Pontificia Università Lateranense, tempio del diritto canonico, proseguita poi con la Processione fino alla Basilica di S. Giovanni in Laterano per attraversare prima la Porta Santa dopo averne baciati gli stipiti ed assistere poi alla Messa celebrata dal Card. Agostino Vallini, Cardinale Vicario di Roma. Un’esperienza da raccontare per me, estraneo a quel mondo, perché colpito da alcuni aspetti che mi hanno significativamente sorpreso. Non certo per la presenza massiccia nello stesso tempo e nello stesso luogo di tutti gli uomini e donne del potere tra ministri, senatori, deputati, ammiragli, generali, cardinali e così via. Non certo per la presenza inaspettata con la sua grossa fascia tricolore della Virginia Raggi nuovo Sindaco di Roma, un personaggio fuori dai canoni abituali, presa d’assalto da gruppi di fotografi e cameramen. Ma perché mi è sembrato che in quel contesto si fosse rivoluzionata la politica, stessi assistendo quasi ad uno stravolgimento del suo abituale modo di essere. Ho visto il cuore politico del Paese nel tardo pomeriggio di una struggente serata romana trasformarsi in qualcosa di diverso dal solito cliché, quando tutti i presenti , e che presenti, si sono fatti conquistare senza battere ciglio dalla sacralità degli ambienti benedetti, tutti concentrati su quello che stava accadendo. Ci sono segni, a cui non si può sfuggire. Ho visto una comunità, sono i nostri eletti - parlamentari grand commis, mostri sacri - assumere un’aria di intensa pensosità, tutti partecipi nel salmodiare preghiere, canti, salmi, invocazioni, tutti attenti alla voce calma del Cardinale che rivendica la sua neutralità politica e che invitava tutti ad interrogare l’intimo della propria coscienza: solo infatti chi riesce a scoprire quella legge che non è lui a darsi e che lo chiama a fare il bene e a fuggire il male può perseguire il bene pubblico. Il tutto trasmetteva un senso di ordine, di silenzio, di rispetto, direi soprattutto di devozione, tanti, numerosi e sentiti i gesti di sincera partecipazione al rito diffusi tra i presenti. E nell’insieme era percepibile quella sensazione di tranquillità, quasi di protezione da parte di chiunque era presente in quel contesto, sentendosi come a casa e riconoscendosi membri di un’unica famiglia. Sensazione che a tutti piaceva e che si cercava di far condividere a tutti. Il finale, il segno di Croce e tanti sorrisi. [email protected]

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AFFARI E FINANZA

diRoccoEsposito*BANCA2020

La banca del futuro è senza dubbio digitale. Oggi deve rispondere all’esigenze dei clienti di avere servizi finanziari sempre disponibili, in ogni parte del mondo a qualsiasi ora e da qualsiasi dispositivo. Queste non sono le uniche richieste da soddisfare. I suoi clienti si aspettano anche un adeguato livello di interattività e che i gruppi bancari e assicurativi siano presenti e attivi per offrire un sevizio rapido ed efficiente. Sempre più utenti passano gran parte del loro tempo su internet ed è proprio in questo luogo che si aspettano di trovare le risposte alle proprie domande e un’assistenza a loro dedicata. Sono numerose le ricerche e gli studi effettuati per verificare quali siano le strategie più opportune affinché i servizi bancari e assicurativi possano meglio raggiungere il cliente finale e tutte confermano la necessità di una strategia che preveda la multi-canalità e un’offerta che sia sempre più accessibile su internet. Un’indagine condotta dall’Ufficio Analisi Gestionali dell’ABI in collaborazione con GfK-Eurisko ha analizzato il fenomeno della intercanalità della clientela: nel 2008 erano il 72% i clienti che utilizzavano in maniera combinata sportelli e canali a distanza, percentuale salita quasi all’80%. Altro dato è legato al dialogo con la clientela, che si sta spostando sul web e due contatti su tre avvengono tramite canali digitali. Anche lo studio “Banking customer 2020” effettuato da Accenture sulle banche italiane ha rilevato che il 53% degli utenti vuole più contatti online con le filiali e il 7% cambia sportello se non trova professionalità e tecnologie adeguate. Che questa sia la strada da seguire ne è riprova il continuo consolidarsi della diffusione dell’Internet banking, utilizzato da oltre 15 milioni di clienti (la metà dei clienti totale e il 4% in più rispetto al 2013). Sta crescendo soprattutto la quota di clienti che utilizzano i servizi da dispositivi mobile. I clienti che dichiarano di usare questo canale sono oggi circa 5 milioni, il doppio rispetto allo scorso anno. Alla luce di queste e altre ricerche è fondamentale che le Banche rimodulino la propria offerta con un approccio multi-canale, dotandosi di strumenti sempre più mobili, servizi di assistenza integrati con le nuove piattaforme digitali e con una struttura capace di cogliere rapidamente le indicazioni del mercato e del territorio. Non è più il prodotto l’elemento centrale della strategia, ma piuttosto la capacità di riuscire a mettere al centro il cliente, cogliendo velocemente i suoi bisogni e adeguando la propria offerta a quello che realmente chiede. Ora c’è da chiedersi come reagirà il settore bancario a questa nuova sfida. Oggi sono ancora pochi gli istituti finanziari che stanno cercando di rispondere a questi bisogni investendo in innovazione e in un nuovo modo di relazionarsi con il cliente, in cui la banca si alleggerisce di tutti gli elementi di complessità che normalmente la contraddistinguono e cerca di prevenire le richieste del cliente, che - a questo punto - non dovrà più imparare a usarla. Secondo un sondaggio di GFT, società specializzata nell’offrire servizi di consulenza e soluzioni per l'internet technology per le banche, il 48% delle banche dichiara di

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prevedere una implementazione completa della propria strategia digitale solo nei prossimi 3-5 anni; il 36% vuole essere pronta in 1-2 anni. Secondo gli esperti il settore Finance è impegnato per trovare soluzione ai temi chiave della digitalizzazione: l’83% sta definendo una propria strategia o ha avviato uno o più progetti; poco più del 7% ha un’offerta completa già disponibile sul mercato e meno del 10% non sta ancora affrontando questi temi. Gli esperti affermano che il principale ostacolo è l’inadeguatezza delle strutture organizzative, che si unisce alle difficoltà legate all’integrazione dei nuovi servizi in una infrastruttura pre-esistente e alla carenza di risorse qualificate dotate di competenze digitali . Possiamo concludere che solo chi si distinguerà per innovazione e per tempismo potrà approfittare dell’opportunità che questo nuovo sistema di relazione sta offrendo.

* www.roccoesposito.widiba.it Personal Advisor Rete Promotori Finanziari Widiba

Tel 06/657956

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IN LIBRERIA

di Carmelo Pelle* MI MANCA IL MARE di Corrado Calabrò - pagine 237, Genesi Editrice, Torino, 2013, € 16,00 La presentazione-redazione è di Carlo di Lieto, docente di Letteratura Italiana all'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, collaboratore di numerose riviste, con articoli e saggi inerenti al rapporto tra Letteratura e Psicanalisi, molto puntuale e introspettiva, dal titolo: "Capogiri biologici e pensiero emozionale nella poesia di Corrado Calabrò" In questa silloge -scrive di Lieto- le parole tematiche sono la donna e il mare- alla base della sua ispirazione. Il libro è bellissimo, si legge di un fiato, e fa riflettere. Come tutti i buoni libri appassiona ed arricchisce. E' permeato di cultura classica, rievocata con un lessico ricercato, che sgorga naturale, dai più remoti meandri della sua anima delicata. Osservava Platone. "Senza una passione che lo sorregga, il pensiero umano è debole" Il pensiero di Corrado Calabrò, in questo libro, come nei suoi numerosi altri, è fortissimo, perché si fonda su passioni grandissime, che "dilatano" il reale, "accendono" i desideri, "accentuano" le emozioni. Leggiamo insieme alcuni suoi versi: Sei apparsa sul mio sentiero/come una nuvola fredda/che in un istante è grande quanto il cielo/ Ed ancora: La penuria di te mi affolla l'anima" Ed infine: Se un po’ alla volta mi stai dimenticando/amore mio/a poco a poco ti scorderò anch'io/Ma se un mattino riavviandoti i capelli/non ti ricorderai di aver sognato/vuol dire che quel sogno/amore mio/non l'ho sognato mai nemmeno io/. La parte rappresentativa del libro si conclude con una nota personale del Poeta, intitolata: "L'oltre da se", una sincera confessione di grande intensità. Vivo da oltre cinquant'anni a Roma, ch'è una città stupenda e che mi ha dato tanto. Ma la mattina, quando appena sveglio vado alla finestra e apro le imposte, avverto come un senso di privazione. Ancora insonnolito, sul momento non mi rendo conto del perché, come passa la lingua sul dente e non capisce la causa del dolore. Ogni mattina la stessa sensazione. Solo un attimo dopo realizzo, ogni volta, cosa mi manca: mi manca il mare! Sono nato sulla sua riva; certi autunni le mareggiate giungevano sino alle soglie della nostra casa, ai bordi della spiaggia. Per me è difficile come qualcuno possa non nuotare, così come non ci passa per la mente che uno non sappia camminare... E prosegue: Cosa ci spinge alla scommessa così spesso perdente, al tentativo assoluto e fallimentare della poesia? Cosa ci spinge ad innamorarci? Il bisogno della parte mancante (forse solo implicitamente) al senso -non senso- della nostra vita. Siamo trasportati su una scala mobile della quale ci illudiamo di salire i gradini, mentre i giorni e gli avvenimenti ci scorrono accanto, senza che ci possiamo fermare, senza che possiamo arrestarli.

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La poesia asporta la cateratta dell'abitudinarietà, aggiunge, l'Amore è la forza misteriosa che ci spinge ad oltrepassare la soglia del nostro egoismo, per rompere il guscio prigione del nostro ego e cercare il baricentro della nostra vicenda esistenziale fuori da noi stessi, nell'incontro con il partner. E conclude: Se non sognassi non avrei un passato/ Non appartiene al navigante il mare/ che ha solcato/ Non trattiene chi nuota/ altro che il sogno/ del mare che ha abbracciato. Nota Corrado Calabro è nato a Reggio Calabria il 13 Gennaio 1935. Presidente Onorario del Consiglio di Stato è autore di molte pubblicazioni di carattere scientifico e letterario, pubblicate dalle più conosciute case editrici, reperibili in ogni libreria. Le sue poesie sono state tradotte in tutte le lingue del mondo e persino in cinese. Ha vinto numerosissimi Concorsi letterari ed ha fatto parte -e ne fa ancora- della Giuria di prestigiosi Premi. Per la sua produzione letteraria l'Università Mechnikov di Odessa, nel 1997, e l'Università Vest Din di Timisoara, nel 2000, gli hanno conferito la laurea honoris causa. L’università Lusófona di Lisbona gli ha attribuito, proprio in questi giorni, il prestigioso Premio Damião de Góis per la sua opera poetica e la sua azione umanistica.

*pelleilcalabro.blogspot.com

“la caletta” oio su tela di Silvana Costa

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BLOCK NOTES

a cura della redazione t28 maggio Teatro Cabaret - presso l'Auditorium della Scuola della Musica, via Andrea del Castagno 197 Roma. 3° tempi di 40 minuti, nel corso dei quali si sono esibiti, tra gli applausi dei 73 presenti, declamando poesie proprie, Rosy Rotoli, Rossana Mezzabarba, Domenico Intini, Adriano Longhi, Alessandro Beato, Giorgio Lofermo, o di altri (Carmelo Pelle, con la recita di alcune poesie di Corrado Calabrò, e Giorgio Lofermo, con una poesia in dialetto siciliano di Liborio Curia, dedicata a santa Lucia), la corale della SIAE, diretta dal maestro Fabrizio Vestri, con i brani Tourdion, I cant help, Guantamanera, No Potho reposare, New York; le canzoni Calabresella, Vecchia Roma, Vitti nà crozza, La società de magmaccioni, intonate di volta in volta da Carmelo Pelle, Rossana Mezzabarba, Sandro Longhi, Anita Pititto, e accompagnate in coro dal pubblico.Anita Pititto si è fatta ammirare con un pezzo di alta scuola: il monologo di Ersilia Dei, tratto da "Vestire gli ignudi" di Luigi Pirandello; così come Sandro Longhi, instancabile con la sua chitarra e le sue "storielle" argute ed accattivanti. L'evento si è concluso alle 13, con l'oramai tradizionale degustazione di prodotti tipici calabresi, a cura della Ditta "La Calabresella" di Vincenzo Varì e figli. Ineccepibile il servizio degli addetti alla sala e alle luci, del personale della Scuola della Musica e quello fotografico e DVD dei nostri Giulio Cassani e Lorenzo Pedalino. Ha condotto con la nota verve e gioia di vivere, il nostro Coordinatore. t23 Giugno – Convivio per il benvenuto all'estate presso il ristorante Cecilia Metella,via Appia Antica, 125, 127, 129 –Roma- con il MENÙ CALABRESE. Antipasto: affettati di salumi, soppressate, provola silana, ricotta salata, scamorza affumicata. - Primo: a' pasta chjna (pasta piena) piatto unico di maccheroni, con ripieno di polpettine fritte di carne, pezzetti di uova sode, pezzetti di pecorino, di soppressata, di salumi. - Contorni:Insalata cotta o cruda a richiesta. - Vino rosé delle colline crotonesi. Altre bibite a scelta. - Dessert prodotti tipici calabresi. - Caffè - Vino della casa e Acqua minerale (a richiesta, eccezionalmente, bibite varie).

ER MENÙ CALABRESE So’ passati ggià sei mesi da ‘r convivio de Natale che cià visto tutti presi da un pranzo assai giovale. Er menù era romano e mo, senza bad’à spese, ve dirò che lo cambiamo e lo famo… calabrese! Co’ la pasta “chjna chjna” ch’è ripiena de: porpette, soppressata fina fina e de cacio fatto a fette, ova sode a spezzatino e salami a nun finì… po’ c’è er vino frizzantino pe’ potella diggerì. Don Carmelo, a quanto pare, dice che permetterà de parlà come ce pare de vestisse in libertà. Solo lui e pochi sgheri drento al lor circolo chiuso hanno incarichi più seri e lupare pronte all'uso. Ma tranquilli, amo scherzato ortretutto, è cosa rara, nun c’è manco ’n affijato co’ la coppola e lupara, mentre ‘nvece c’è er dono che t’aspetta su la porta e l’augurio sempre bono de vedette… ‘st’artra vorta. da Silco

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Dopo il pasto è stata attribuita una pergamena per meriti personali e professionali al dr. Bruno Benelli, già dirigente Superiore dell'Inps, giornalista pubblicista, autore di molte pubblicazioni in materia previdenziale, conosciuto come il volto dell'Inps alla TV. In molte trasmissioni della RAI TV, ha illustrato per oltre 40 anni e continua ad illustrare al grosso pubblico con parole semplici e schede di riferimento le "novità" nel mondo della previdenza. Il dr Benelli è iscritto al Sindacato CIDA EPNE INPS e al Gruppo Culturale Ricreativo ERATO CIDA INPS, le cui attività segue con continua e generosa partecipazione. Prima del dessert ha avuto luogo l'estrazione di 10 premi,che sono stati appannaggio di: TOSTI Santina 1° premio (n° estratto 1) Piatto “Nobile Paggio dal cappello rosso” cm 35 di Silvana Costa + una creazione di Eva + set di libri + kit odontoiatrico PICCOLO Edda 2° premio (n° estratto 41) Prove di volo - Incisione su cartoncino di Pietro Mocci + una creazione di Gina + kit odontoiatrico + set di libri. GIUSTINI Gianfranco 3° premio (n° estratto !4) Una creazione di Claudia + kit odontoiatrico + DVD (Teatro cabaret – 1° dicembre 2015) + set di libri. ESPOSITO Valerio (bimbo di 6 anni, 4° premio (n° estratto 39) una creazione di Eva + kit odontoiatrico + DVD (Teatro cabaret – 1°dicembre 2015) + set di libri. ARMENI Dessy 5° premio (n° estratto 73) una creazione di Gina + kit odontoiatrico + set di libri. AVERSA Salvatore 6° premio (n° estratto 54) una creazione di Claudia + kit odontoiatrico + set libri. MEZZABARBA Rossana 7° premio (n° estratto 21) una creazione di Eva + kit odontoiatrico + set di libri. CALCAGNI Antonio 8° premio (n° estratto 26) una creazione di Gina + kit odontoiatrico + set libri. ESPOSITO Flavia, bimba di 11 anni 9° premio (n° estratto 37) una creazione di Claudia + kit odontoiatrico + set libri. GIUSTI Gabriella 10° premio ( n° estratto 16) una creazione di Eva + kit odontoiatrico + set di libri. Nota di colore sul piatto unico: I due cuochi calabresi,Vincenzo e Bruno Varì, al momento del servizio dell'antipasto, hanno dimenticato di dire al cuoco del Ristorante, che al piatto unico andavano aggiunte le piccole polpette di carne, mescolandole, aggiungendo un pizzico di peperoncino piccante. Indicazione rimasta inosservata, con garbate critiche da parte dei pochissimi calabresi presenti, compreso il nostro Coordinatore. Il cuoco, ai saluti, si è così giustificato, rasentando la gaffe:" Pensavo fossero clienti di palato più delicato!" Il sorriso sorge spontaneo... L'evento è stato un successo: 78 i presenti su 83 prenotati "sulla parola" I "sola" sono una stirpe che non morirà mai! Arrivederci al prossimo Convivio per lo scambio degli auguri di Natale, programmato per il 10 Dicembre 2016, stesso Ristorante, stessa quota di partecipazione, diversa cucina, questa volta, emiliana -romagnola. Il Teatro Cabaret è programmato invece per il 3 Dicembre 2016, sempre 3 tempi di 40 minuti ciascuno ma con palinsesto vario articolato e diverse innovazioni: più spazio alle recite teatrali, ai cori, e alle performance, meno ai fini dicitori di poesie proprie o di altri, pur se indiscutibilmente belle. Felice estate!

*[email protected]

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PER STRAPPARE UN SORRISO di Gianluigi Argento*

in arte GIGI, Vignettista tra i più apprezzati d’Italia, ha cominciato a disegnare in giovanissima età, come autodidatta, disegnando di tutto, usando la penna per trasformare in immagini, fatti, costumi, storia italiana, in un'ottica spesso esilarante, talvolta ironica e beffarda, ma sempre fortemente intrisa di realtà. Ha collaborato per diversi anni con Jacovitti e con numerosi quotidiani nazionali. *[email protected]

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SINDACATO… SINDACALE… SINDACATO

LABUROCRAZIA:seneparlasempredipiùemale.Macosaèdavvero?Senepuòfareameno?

diArturoGiambelli La parola Burocrazia rimbalza ormai pressoché quotidianamente nelle nostre orecchie, affolla servizi televisivi e articoli di giornale, discorsi di politici o di cittadini “comuni”, e sempre, costantemente, si accompagna all’esternazione di una lamentela, alla denuncia di una situazione di stallo, fastidiosa, indesiderata, avendo così assunto dei connotati estremamente negativi. Ma la sua storia è assai articolata, e la sorte che essa ha trovato nel linguaggio comune è stata quella di un progressivo, consistente slittamento semantico, cui è corrisposta anche una moltiplicazione dei significati e quindi degli usi del termine fra gli stessi studiosi che se ne sono occupati, per esser lo stesso più volte rimbalzato tra linguaggio scientifico e linguaggio comune, con tutte le ovvie, negative conseguenze in termini di chiarezza e precisione. Risulta allora quanto mai problematico dare una definizione univoca e compiuta di Burocrazia, data la proliferazione di formule definitorie, spesso anche assai distanti tra loro, che le sono state riferite: e così è stata a volte identificata con il complesso degli uffici e funzionari della pubblica amministrazione, a volte con un più generale modello organizzativo dalla rigidità elevata, a volte intesa come potere personale dei funzionari, o anche solo come corpo di funzionari, altre volte ancora sinonimo di inefficienza organizzativa. Tuttavia, è possibile forse individuare un minimo comun denominatore tra la maggior parte dei significati richiamati, un nucleo concettuale di fondo, che risiede nella considerazione della burocrazia come potere. Con questa precisa valenza nacque il concetto. Lo testimonia l’etimologia della parola: dal francese bureau (ufficio) e dal greco kratos (per l’appunto, potere). Si tratta di un neologismo, coniato alla metà del XVIII secolo dall’economista francese Vincent De Gournay, e destinato ad avere in seguito, come ognuno può riconoscere, una grande “fortuna”. Una parola dunque, tutto sommato, di recente introduzione, la cui prima formulazione è anche la preziosa spia di un grande, epocale mutamento. Questo dunque il significato originario, quello più tradizionale del termine, sorto all’interno di un discorso di tipo essenzialmente politico, e con un preciso intento polemico. Vi è invero un altro fondamentale concetto che ha spianato la strada all’affermarsi della burocrazia, e, sebbene sulle prime non evidente, ad essa rimasto sempre intimamente connesso: quello di razionalità. Nella concezione della burocrazia che domina il sentimento popolare, invece, l’aspetto sicuramente prevalente, percepito come sua caratteristica principale e distintiva, è quello dell’eccessivo formalismo, della pedantesca osservazione di norme di procedura, spesso di non immediata comprensione, rigide ed impersonali, del tutto indipendenti ed “insensibili” alle esigenze sostanziali. Fino ad arrivare a sostenere, anche da qualche studioso, che la burocrazia minaccia la libertà dei cittadini. Ma allora la burocrazia è davvero necessaria? Se ne può fare a meno? O, per lo meno, la si può ridurre? In definitiva che cosa è la burocrazia e che cosa fa? Esiste solo nell’amministrazione pubblica o anche in quella privata? Ognuno di noi ha esperienza della burocrazia. Il contatto che l’individuo, ogni individuo, ha con essa è infatti quotidiano ed inevitabile, e non solo nel momento in cui questo ha bisogno di rivolgersi per qualsiasi motivo alla pubblica amministrazione, perché di burocrazia si può a ragione parlare ormai in riferimento a quasi ogni struttura organizzativa e contesto in senso lato.

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Per limitarci solo ad un esempio banalissimo di un primissimo incontro con la burocrazia pensiamo alla registrazione all’anagrafe di un neonato. È un’esigenza naturale: da questo semplice atto possono infatti discendere tutta una serie di conseguenze giuridiche che si sarebbero altrimenti avute in una forma solamente potenziale. Ma allora non sarebbe esistito quel neonato senza e prima di un atto apparentemente insignificante, quale è una registrazione? Che ci piaccia o no, non sarebbe esistito per la burocrazia. Certo, questo è un esempio banale, di un atto che si ottiene normalmente senza neanche grandi difficoltà. Ma richiama l’attenzione sull’impossibilità di prescindere, nella realizzazione di determinate aspettative, e più in generale nel disbrigo di una grande varietà di affari, dalla intermediazione di un qualche ufficio, il quale è normalmente presieduto da personale qualificato e solamente a quello addetto, con una competenza, quindi, specifica, ed un potere sottoposto a precisi limiti. L’organizzazione burocratica infatti, si fonda su di un sistema chiuso di regole e procedure prestabilite e rigidamente applicate. La strutturazione gerarchica ne garantisce l’ordine e la tenuta. Il formalismo, il che equivale a dire il procedere secondo formule, costituisce la sua principale “strategia comunicativa”, il suo modo d’essere caratteristico, lo strumento fondamentale della sua stessa azione. La metafora cui si ricorre più spesso nella descrizione degli apparati burocratici è non a caso quella della macchina, che evoca immediatamente l’idea di un organismo perfetto, disciplinato secondo necessità da regole immutabili quali sono le leggi della fisica, e rispetto alla quale il lavoro umano risulta necessariamente inferiore in termini di efficienza, precisione, regolarità; e la macchina è davvero il modello ideale cui tende e aspira l’amministrazione razionale burocratica. Ma proprio le inefficienze di cui si rende invece così spesso responsabile questa macchina composta comunque di uomini, sono la preziosa spia della profonda contraddizione di un sistema così concepito, della impossibilità di conformare cioè con precisione assoluta, matematicamente, un’attività umana, e più in generale della ritorsione contro sé stessa della medesima logica calcolatrice, di una società costruita esclusivamente attorno all’esigenza di calcolare, di rendere preciso e scontato ogni suo movimento, in ogni ambito. L’impersonalità che sappiamo bene contraddistinguere il lavoro del funzionario collide infatti con l’aspirazione del fruitore del servizio a ricevere un trattamento quanto più possibile adeguato al suo caso particolare, e quindi personalizzato, mal sopportando di vedere la propria richiesta ridotta a mera pratica; a ciò si oppone però l’ethos della burocrazia che impone viceversa al suo impiegato di categorizzare i problemi degli utenti, cioè di catalogarli secondo criteri generali e astratti, affinché a casi dello stesso tipo possano corrispondere risposte uguali. Proprio questa situazione genera non di rado antipatie e frustrazioni nell’utenza, costretta ad arrendersi davanti a una simile insensibilità. Va da sé la presenza inestirpabile di tensioni e ragioni personali configgenti con gli scopi dell’organizzazione, insieme a quella diffusa sensazione di fastidio, a quel sentimento di insofferenza che non di rado suscita tra gli utenti, e a tutto il dibattito che ne segue. La burocrazia sembra insomma essere ridotta, alla fine, ad un problema organizzativo, di gestione delle risorse, come tale oggetto di studio di continue riforme mirate all’ammodernamento, all’alleggerimento, alla riduzione, alla riqualificazione. Si sta provvedendo già da tempo d’altronde a ripensare e conformare il sistema amministrativo sullo stampo del modello aziendale, persuasi della conquista di un maggior grado di efficienza, nell’ottica del risultato. A me sembra, però, che nella più piena assuefazione della nostra cultura e mentalità a questa logica dell’efficienza si sia persa completamente di vista la dimensione veramente problematica e in assoluto maggiormente minacciata dal fenomeno burocratico: quella umana, la cui sempre più evidente compressione è un fenomeno della più grave intensità, che ha radici assai profonde e necessita per questo di una meditazione seria e di più vasta portata.* [email protected]

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LA VOCE DEI SINDACATI è la volta del Sindacato Nazionale CIDA EPNE INPS Si riporta integralmente il comunicato che il Sindacato Nazionale CIDA EPNE INPS (coordinamento Area Pensionati e Attività Sociali e Culturali) ha inoltrato a firma rispettivamente dei Coordinatori Rosario Procopio e Carmelo Pelle ai colleghi in pensione e in servizio, relativo alle pensioni.

FEDERAZIONE NAZIONALE DEI DIRIGENTI E DELLE ALTE PROFESSIONALITA’ DELLA FUNZIONE PUBBLICA CIDA EPNE - SEZIONE INPS CIDA ASSOCIAZIONE SINDACALE NAZIONALE DEI DIRIGENTI E DELLE ALTE PROFESSIONALITA’ DEGLI ENTI PUBBLICI NON ECONOMICI – SEZIONE INPS VIA CIRO IL GRANDE 21 - 00144 ROMA TEL. 06.5905.7488 – FAX 06.866.036.25 e-mail: [email protected]

Coordinamento Area Pensionati - CoordinamentoAttivitàSocialieCulturali

PENSIONI:CONTRIBUTIDISOLIDARIETÀEVARIE

Ci risiamo!!! Il3aprileu.s., inoccasionedelFestivalCittà Impresa, tenutosiaVicenza, ilPresidente dell’Inps, prof. Tito Boeri, non ha perduto l’occasione per sollecitare unprovvedimentotendenteacolpirelepensionidaluidefinitealte,conl’imposizionediuncontributodisolidarietàdadestinaresiaallaflessibilitàinuscita,perchivuoleandareinpensione inanticiporispettoallescadenze fissatedalla leggeFornero,siaper facilitare igiovani.Sfugge al prof. Boeri che attualmente, e con scadenza al 31 dicembre 2016, vige uncontributodisolidarietàchastafalcidiandolepensioniinesseregiàdal1°gennaio2014conaliquotedel6%pergliimportiannuilordieccedenti€91.300efinoad€150.000;del12%perlapartecompresafra€150.000e€200.000edel18%perlaparteeccedente€200.000.

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Il precedente prelievo operato a tale titolo, con aliquote dal 5,10% al 20%, è stato bocciato dalla Corte Costituzionale perché colpiva solo i redditi derivanti da pensione e non anche quelli della generalità dei contribuenti. Le ritenute effettuate indebitamente furono restituite in due soluzioni. Le varie pronunce della Corte Costituzionale in materia di contributi di solidarietà hanno sancito che questi ultimi sono ammissibili solo come misure di carattere contingente e soprattutto devono essere limitate nel tempo, altrimenti si trasformerebbero in vere e proprie imposte e come tali da valere per tutti i contribuenti e non solo per i pensionati o altre categorie. Il 31 dicembre 2016 i contributi di solidarietà sulle pensioni scadono: occorre vedere cosa succederà. Per la cronaca dobbiamo rilevare che i Ministri del Lavoro, Poletti, e del Tesoro, Padoan, si sono opposti alla proposta del prof. Boeri. Sul tema delle pensioni è da evidenziare che le stesse non risultano di fatto rivalutate dall’allora Governo Prodi che ha bloccato, a suo tempo, un’indicizzazione che prevedeva un aumento per l’anno 1997 di circa € 80 mensili. Gli altri blocchi delle indicizzazioni, decisi dal Governo Monti, sono stati dichiarati incostituzionali con sentenza n.70/2015 della Corte Costituzionale. A seguito di detta sentenza è stato emesso il decreto legge n. 65/2015, convertito nella legge n. 109/2015, con il quale il Governo ha dato parziale esecuzione al disposto della predetta sentenza, non rimborsando a tutti gli aventi diritto quanto indebitamente non corrisposto a titolo di indicizzazione delle pensioni. Il suddetto decreto legge è stato impugnato per incostituzionalità dalla nostra Confederazione presso il Tribunale di Palermo, che ha deciso trasmettendo con apposita ordinanza gli atti alla Corte Costituzionale che dovrà pronunciarsi al riguardo (v. Comunicato n.1/2016). Alla mancata concessione delle indicizzazioni annuali si aggiungono, a carico delle pensioni, le pesanti trattenute denominate addizionali Irpef regionali e comunali. A titolo di esempio i colleghi residenti a Roma subiscono sulle loro pensioni una trattenuta del 3,33% per le addizionali regionali e dello 0,80% per quelle comunali: tutto ciò ha comportato per il corrente anno, rispetto all’anno 2015, una trattenuta aggiuntiva netta fra € 40 ed € 100 mensili. Non si ritiene giusto che a coprire i guasti alle finanza degli Enti locali provocati dalla cattiva amministrazione, dagli sprechi di denaro pubblico nonché dalle ruberie e dalle varie forme di corruzione compiute da delinquenti prestati alla politica, siano chiamati i contribuenti e non gli autori delle varie malefatte. Un altro tema che ci ha ossessionato e turbato per tanto tempo è quello della proposta del ricalcolo delle pensioni in godimento, liquidate con il metodo retributivo, mediante l’applicazione del metodo contributivo. Anche il principale fautore della proposta, il prof. Boeri, ha preso atto, a meno di un ripensamento, di quanto precisato dalla Direzione Generale dell’Inps e cioè che esistono notevoli difficoltà tecniche, e che in moltissimi casi è impossibile una esercitazione del genere; in questi ultimi trenta anni la legislazione pensionistica ha trattato le varie categorie di pensione e le varie gestioni in modo eterogeneo ed inoltre, come nel caso degli Statali, non esistono per il passato posizioni assicurative con i relativi contributi attribuiti ai dipendenti. Vengono smentite, infine, le voci di interventi sulle “pensioni di reversibilità”. Si tratta di pensioni coperte dal contributo IVS, pagato dai lavoratori e dai datori di lavoro, dove la sigla “S” significa, appunto, “Superstiti”.

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IL NOSTRO ORGANIGRAMMA COMITATO ESECUTIVO Coordinatore: Carmelo PELLE Vice: Giuseppe SPINELLI Scipione GIOFFRÈ Amministrazione: Rosario PROCOPIO Organizzazione: Silvana COSTA Relazioni Pubbliche: Rocco ESPOSITO Segretario: Emilio TRIPODI

COMITATO DI REDAZIONE

Coordinatore: Carmelo PELLE Redattore Capo: Silvana COSTA Redattori: Antonio PILLUCCI Giuliana COSTANTINI Aurelio GUERRA RESPONSABILI DI SETTORE: Giuseppe BEATO problematiche Cida Giuliana COSTANTINI cinema Antonio DE CHIARO musica classica Adriano LONGHI teatro Claudia PELLE spiritualità Emilio TRIPODI resp. comunicazione & social media Rosario ZIINO turismo escursioni e visite guidate

RAPPRESENTANTI PERIFERICI:

Attilio AGHEMO (Torino) - Gaetano BARTOLI (Palermo) - Lillo BRUCCOLERI (Genova) - Bruno DE BIASI (Oristano) - Marino FABBRI (Reggio Emilia) - Mario LOMONACO (Campobasso) - Armando LO PUMO (Genova) - Mario MIRABELLO (Catanzaro) - Salvatore PINTUS (Genova) - Gesuino SCANO (Sassari) - Mario SCOCCHIERI (Locri) - Enrico VIGNES (Latina) - Vincenzo VITRANO (Trapani) – Carmelo GALASSO (Reggio Calabria). L’adesione è libera. L’auspicio è di garantire la presenza di rappresentanti del Gruppo in ogni provincia d’Italia. INFO: Gli associati al Sindacato Nazionale CIDA-EPNE-INPS possono iscriversi al Gruppo Culturale Ricreativo ERATO-CIDA-INPS, essendo consentita la doppia iscrizione, trattandosi del Cral di riferimento dello stesso Sindacato; possono altresì iscriversi, su presentazione di un associato, il personale dell’INPS, in servizio o in pensione e le persone appartenenti ad altri ambienti di lavoro. ([email protected]) La tessera è gratuita per minori di 18 anni.