ERATO II SECONDO TRIMESTRE 2014 -2014 - RIVISTA ERATO - II TRI.pdf · Il progetto grafico e la foto...

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ERATO Cultura… Costume… Sindacato… Attualità II TRIMESTRE 2014 aprile - maggio - giugno A cura del Gruppo Culturale Ricreativo ERATO CIDA-INPS, costituito in seno al SINDACATO NAZIONALE DEI DIRIGENTI E DELLE ALTE PROFESSIONALITÀ DELL’INPS ADERENTE ALLA CIDA EPNE Via Ciro il Grande n.21- 00144 ROMA -Tel. 06 59057488 -89 Fax 06 5915686 email: [email protected] - sito web: www.cidainps.it

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ERATO

Cultura… Costume… Sindacato… Attualità

II TRIMESTRE 2014 aprile - maggio - giugno

A cura del Gruppo Culturale Ricreativo ERATO CIDA-INPS, costituito in seno al SINDACATO NAZIONALE DEI DIRIGENTI E DELLE ALTE

PROFESSIONALITÀ DELL’INPS ADERENTE ALLA CIDA EPNE Via Ciro il Grande n.21- 00144 ROMA -Tel. 06 59057488 -89 Fax 06 5915686

email: [email protected] - sito web: www.cidainps.it

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ERATO CIDA-INPS

note di cultura, costume, sindacato, attualità

destinate agli associati (diffusione online) Tutti i diritti sono riservati

In caso di riproduzione totale o parziale citare la fonte

SOMMARIO 3 in punta di penna 4 zig-zagando tra le arti 6 poeti in vetrina 7 sono passati cent’anni e più 9 cinema… cinema: impegno e disimpegno 10 assistenza e previdenza 12 alimentazione e salute 14 spiritualità 16 universo donna 17 fuorisacco 18 un racconto breve 19 a tavola con lo chef 21 sognatori… rivoluzionari… riformatori 24 romavagando 25 arti e mestieri 27 grafologia specchio dell’io 29 mostre e concerti 30 in libreria 31 per strappare un sorriso 32 block notes 34 sindacato… sindacale…sindacato

37 il nostro organigramma Il progetto grafico e la foto in copertina sono di Silvana Costa in arte Silco. “Antico paesaggio ligure” su lastra fatta a mano in argilla rossa rottasi in prima cottura e dipinta con tecniche medievali www.silvanacosta.it - [email protected] - ceramicando blog spot silco

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IN PUNT A DI PENNA

di Carmelo Pelle*

SÌ... OUI... JA...YES... Altro trimestre pazzesco, con un finale che si preannuncia pirotecnico. Il ciclone Renzi, il ragazzo di Firenze, si è fatto sentire in Europa, ottenendo unanimi sì, in ogni lingua, con un’investitura popolare senza precedenti per il suo partito –il PD- 40,81%, sbaragliando il campo, non solo nelle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, ma anche per quello delle amministrazioni comunali e regionali. Perdita grave per i PD: la roccaforte rossa, Livorno, sarà governata dai grillini. Sul piano politico nazionale, da registrare l'inversione ad U del Movimento 5 stelle, deciso a collaborare con il Governo per le riforme; l'accordo PD, FI, Nuovo Centro Destra e Lega per l'istituzione del Senato delle Autonomie, con nuovi, interessanti compiti. Ma torniamo all'Europa: considerati i risultati elettorali sarà governata da una coalizione (Partito Popolare Europeo e Partito Socialista Europeo) con l'appoggio di liste minori e l'opposizione degli euroscettici, sulla base di un programma che tenga finalmente conto delle tesi della social democrazia europea: un' Europa vicina alle aspettative dei popoli e non delle banche e dei banchieri. L'asse franco-tedesco è saltato, se ne è creato un altro tra l'Italia e la Francia, ritenuto interessante dalla Gran Bretagna; la Germania, guidata da Angela Merkel, vecchia volpe della politica, ha preso atto del trionfo di Renzi, il cui partito avrà ben 31 europarlamentari, e se lo coccola. La Merkel è capitolata finalmente: patto di stabilità più flessibile, massicci investimenti pubblici per creare occupazione, incrementare i consumi e propiziare la ripresa. La musica non sarà più la stessa. A fine trimestre sapremo quali saranno gli uomini che avranno il duro compito di avviare il cambiamento. Certa la presenza italiana in Commissioni chiave (Ministeri). Si parla della Commissione Politica Estera. Altro evento importante il Campionato del mondo di calcio. L'Italia del pallone è impazzita: strepitosi gli "azzurri" all'esordio (il 15 giugno 2 a 1, sull'Inghilterra); deludenti lo 0 a 1 col Costarica, una squadra che in Italia potrebbe militare al massimo in serie B; di nuovo deludenti il 24 giugno, battuti dall'Uruguay 1 a 0, tornano a casa. Mondiale finito. Il trimestre, avuto riguardo alla cronaca, è stato caratterizzato da eventi inquietanti: omicidi efferati, la scoperta dell'assassino di Yara Gambirasio, gli eterni processi di Berlusconi e le sue amenità ai sevizi sociali, su questi ed altro i giornali, la radio e le varie tv ci hanno tormentato, io non lo farò. Concludo con una nota di costume sul dilagare dell'uso del selfie. Sapete cosa è il "selfie"? Il termine deriva dalla lingua inglese e configura una forma di autoritratto fotografico, realizzato principalmente attraverso uno smartphone, un tablet, una fotocamera digitale, “puntando verso se stessi o verso uno specchio e scattando, similmente a quanto avviene con la tecnica dell'autoscatto, che utilizza un dispositivo che permette uno scatto ritardato e una fotografia”. I lettori più curiosi potranno attingere altre notizie, attivando il motore di ricerca Google, che è stata la mia fonte. Ma dov'è la nota di costume? Eccola: il selfie è utilizzato da molti capi di Stato, politici, personaggi celebri (attori, registi, giornalisti), senza ritegno, dilagando sui social network - Istagrams, Facebook ed altri - belli e brutti, simpatici e antipatici, cambiando frequentemente posa. Io sono un fruitore di Facebook e poiché non mi ritengo celebre, né bello, né antipatico, e sono affezionato alla mia attuale posa, non penso diverrò mai un selfie... Direte voi "E chi se ne frega?"

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ZIG-ZAGANDO TRA LE ARTI

IL GRAFFITISMO di Silvana Costa* Si può considerare “arte”? Sì, se partiamo dal termine “pittura” poiché esso indica la creazione di una qualunque immagine, con l’aiuto e la stesura di pigmenti, su una apposita superficie. Ben lontano dai suoi antenati “i graffiti”, già presenti nel paleolitico superiore, come nelle incisioni rupestri della Val Camonica che svolgevano forse un ruolo di comunicazione concettuale prima dell'avvento della scrittura, le origini del graffitismo si possono far risalire agli anni quaranta quando, durante la Seconda Guerra Mondiale, i soldati alleati avevano l’abitudine di disegnare il “kilroy”, ossia uno “scarabocchio” identificativo sui treni e in tutti i luoghi in cui erano passati, accompagnato dalla frase “it was here” (è stato qui). Diversa anche la tecnica. Nei primitivi graffiti che ci sono giunti dall’antichità, dai fenici (il graffito della tomba d'Ahiram) all'impero romano (il Graffito di Alessameno) era eseguita attraverso incisione su pietra, metallo, intonaco e superfici simili con strumenti rudimentali. In realtà la parola “graffito” deriva del latino graphium, scalfittura, che trae la sua etimologia dal greco graphèin che significa indifferentemente scrivere, disegnare o dipingere. Invece i primi graffiti moderni, in gergo “tag” (pseudonimo di ogni graffitista, che viene scelto dal writer stesso, partendo da giochi di parole sulla propria identità, o semplicemente scegliendo il termine che più lo aggrada, in base al suono o più frequentemente in base alle lettere che lo compongono) iniziano alla fine degli anni sessanta, e sono dipinti su muri con gessetti o vernici spray. Consistono in una semplice scritta, solo il contorno di lettere e la propria firma e tutta la loro creatività e fantasia si concentra nella rappresentazione delle lettere dell’alfabeto. In America, un ragazzo di New York con il nome d'arte di Taki 183, in meno di un anno gira tutto lo Stato apponendo circa 300 mila firme. Quindi è lui il writer che, negli anni '70, insieme a Rammellzee e all’italiano Carlo Torrighelli, meglio noto come C.T. (che opera a Milano sempre, nella zona di Parco Sempione), apre la strada al graffitismo ed allo sviluppo dell'Aerosol-art, una delle prime espressioni artistiche accostate al graffitismo, che utilizza la bomboletta spray per pitture aerografiche che arricchiscono le scritte dei graffiti rendendole più appetibili al grande pubblico. I graffiti si espandono soprattutto nelle metropolitane poiché le pareti dei convogli della metropolitana sono il supporto ideale per i pigmenti industriali utilizzati che riproducono i colori della vita, accesi e brillanti, e a volte si sovrappongono gli uni agli altri come manifesti incollati su pannelli. Nel 1972-75 appaiono i primi “pezzi”, delineati da una evoluzione delle firme, che diventano più grandi, più spesse e con i primi esempi di riempimento e di contorno (outline), fino a quando si raggiungerà, a metà degli anni ottanta, una nuova pienezza stilistica ed un più maturato equilibrio. Dopo qualche anno, siamo già alla fine degli anni settanta, si passa ai muri. È chiaro che il graffito è strettamente legato alle grandi città e al disagio metropolitano, infatti molti artisti scelgono i grandi spazi lasciati vuoti dal degrado urbano per esprimere una loro idea di plasticità e decoro. E il disegno diventa più complesso e articolato e risponde ad un’autentica esigenza espressiva, alla rivendicazione di un proprio diritto di espressione. I muri sono decorati con un linguaggio grafico fatto di immagini e parole - slogan politici, frasi erotiche, richiami ermetici - tracciate con bombolette spray, che danno vita ad un intreccio tra le forme d’arte più disparate. Nessuno meglio di Keith Haring, il Re dei graffiti, è il simbolo, l’evoluzione artistica e sociale del graffitismo anni ottanta. Antidivo e imprendibile pittore americano della new wave (nuova onda), movimento musicale che si sviluppa tra la seconda metà degli anni settanta e i primi anni ottanta molto vicino alla musica pop, sintetizzava il suo modo di essere così: un muro è fatto per essere disegnato, un sabato sera per far baldoria e la vita è fatta per essere celebrata. Protagonista di un modo di vita "esagerato", stroncato a 32 anni dall'Aids, questo giovane e gracile artista viveva in un universo visionario, naif e violento, fatto di ominidi in frenetico movimento, popolato di piramidi e dischi volanti. Il suo “radiant baby”, un infante aureolato di raggi, abitava

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scene fantastiche con astronavi, strani strumenti offensivi e simboli arcaici, dalla piramide alla croce. "L'arte deve essere qualcosa che libera l'anima, che provoca l'immaginazione e incoraggia le persone ad andare lontano con la fantasia", diceva. Nel 1986 realizza un disegno lungo 107 metri sul Muro di Berlino, abbattuto nel 1989. Ora le sue opere sono in musei e collezioni particolari e sono molto quotate. I turisti europei colpiti da questo fenomeno lo importano in Europa. In molte capitali europee, la prima è Parigi, i graffiti arrivano grazie ai concerti rap e diventano sinonimo di libertà espressiva e trasgressione. Presto però iniziano le prime repressioni e le campagne contro il graffitismo, i disegni murali vengono coperti con la tinta bianca, le carrozze della metro sono ripulite e lavate, si mettono taglie sui writers, si recintano i depositi della metro e si piazzano pattuglie cinofile lungo le recinzioni. Si definisce “vandalo” da punire per Legge con una pena commisurata al danno, chi deturpa o distrugge il patrimonio comune con “interventi artistici” non richiesti, anche se non si può negare che in alcuni di questi “vandali” ci sia del vero talento. La percezione dell'arte è soggettiva e quello che suscita emozioni in una persona può lasciare una totale indifferenza un’altra. Nonostante la repressione tra i graffitisti c'è una continua sfida, che porta all'evoluzione ed al miglioramento qualitativo del fenomeno che tende ad ampliarsi. Alcuni writers inventano nuovi stili (come loop o nuvole) o perfezionano quelli già esistenti, aggiungendo sfondi, personaggi di cartoni animati (puppets) e forme prese dalla segnaletica stradale o dalla logotipia. I pezzi si ingrandiscono diventano più elaborati e colorati (wild style). Il grande veicolo di quest'arte è l'hip-hop e le migliaia di giovani che seguono questo movimento. Film, videocassette e libri descrivono e diffondono la cultura della musica rap, della break dance e dei graffiti, e rendono famosi personaggi come Africa Bambata, che fonda a New York nei primi anni ottanta, la “Zulù nation”, una comunità internazionale per la pace, l'amore, l'unità e il divertimento che ha per simbolo una mano con l'indice e il medio alzato, disegnato magistralmente in grande formato, infinite volte. Anche in Italia la diffusione massiccia della cultura hip-hop avviene negli anni ottanta. Il rapporto con i graffitisti italiani è spesso contrastato, però si levano anche voci contro corrente. Ai giorni nostri nelle città i graffiti sono più accettati sia dai cittadini che dai collettivi, assomigliano molto ai murales e a volte sono delle vere opere d’arte. Non mancano i comuni che hanno aperto le porte ai graffitari, organizzando manifestazioni e cedendo loro spazi per realizzare i propri disegni. Alcuni come (Arezzo, Rozzano, Ancona e Padova) hanno messo a disposizione spazi permanenti. Fra i nomi famosi ci sono “Rendo” di Milano, “Damage” e “Zero T” di Firenze. A Roma, “Clown”, “Soho”, “Maelo”, e “Manjar”. Nella lista dei 10 migliori artisti di strada al mondo, stilata dal quotidiano inglese The Guardian, assieme a nomi come Banksy e a Keith Haring c’è il writer italiano BLU che agisce a Bologna, ma non solo. A Lisbona un grande vecchio palazzo in decadenza ha ripreso vita ed è diventato famoso per i graffiti di Blu che si possono vedere su Internet andando su Google e cliccando: Blu: graffiti a Lisbona [video], - e poi continuate a vederli, credetemi, sono spettacolari. Il video: Il muro del suono, il nuovo singolo di Ligabue tratto dal suo album Mondovisione è girato in un imponente polo industriale abbandonato dove ci sono alcuni graffiti. Notizia dell’ultim’ora e precisamente del 18 giugno: Pisa capitale della “street Art”. Arte di strada, dunque, che inquadra tutte le manifestazioni artistiche compiute in spazi pubblici. A differenza del graffitismo l'artista non vuole imporre il suo nome, ma intende creare un'opera d'arte che si contestualizzi nello spazio che la circonda, che sia duratura, e non ufficiale né richiesta. Il sindaco ha messo a disposizione di vari Writers, anche stranieri, un intero palazzo proprio in Piazza de Miracoli e dieci muri sparsi nella città.

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Il “radiant baby” di Keith Haring - Wallpaper

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POETI IN VETRINA LA MIA STELLA Le mani di un angelo,

lievi come ali di farfalla hanno schiuso le mie palpebre su un giorno radioso. Una fantasmagoria di colori accende il creato: lampi di luce, musica d’arpa, si fondono in un turbinio di sensazioni che rapiscono e inebriano i miei sensi. E’ nata una stella, la mia stella…

Giuseppe Tozzi AGONIA DEL SOLE.

Volevamo vedere il tramonto era splendente il sole ieri sera... noi là, sulla spiaggia quasi vuota. C'erano, però, delle nuvole. Il sole non discese nel mare come aspettavamo, infreddoliti, ancora fermi, zitti, a guardare: ormai si era giunti al tramonto. E il sole calò tra le nubi piano piano: sembrò allora, non l'audace suo tuffo nel mare... ma uno sforzo, una lenta agonia. Rosy Rotoli A MARINA Per una notte intera, ho sperato che lei si risvegliasse, che tutto fosse un incubo tremendo. Per la vita, mi chiederò perché Tu me l'hai tolta, lei così bella, giovane e solare, in un attimo orrendo. Ormai spesso, lontano, ma continuo, sento un motivo come ninna nanna: me lo ripeto e lo ripeto ancora, perché lei era la figlia ed io la mamma. Giuliana Costantini

SOMMERGIBILE Poesia, sommergibile dell'anima, sprofondi nei suoi abissi brulicanti di vita ad esplorarli a coglierne i moti più segreti Poi, riemergi, carico di tesori, muti in aquilone e voli in alto libero perduto nell'immenso.... Rossana Mezzabarba

PASSO DI GRANITO E' l'alba. Misterioso e profondo il silenzio avvolge uomini e cose. Un brivido percorre la terra memore di antichi misfatti. Tu, fragile creatura scomparsa nel nulla, dove sarai? Forse lontano, dove si staglia oscuro il profilo dei monti e massi pietrosi, come isole lunari, affiorano dai fianchi scoscesi di alture inesplorate. O forse, nella luce incerta dell'alba, vaghi smarrita tra sentieri impervi e calanchi profondi come dolenti ferite. Eppure, quando lento e solenne il Sole apparirà all'orizzonte, sento che tornerai. E allora riprenderanno vita i colori e rapide dilegueranno le tenebre e le ombre inquiete della notte. E sarà un nuovo giorno. Angela Gonnella

SERA AL BELVEDERE Immobili sentinelle struggenti di un estenuato tramonto mentre alle spalle immemori s’accampano le stelle, per un nuovo giorno Rodolfo Carelli

MASCHERA Ti vorrei gettare nel fiume, dove scorrono le mie lacrime amare. Sono stanca di portarti sul mio volto, essere gentile, serena, forte con gli altri. Quando vorrei piangere, urlare, mostrare le mie paure, debolezze, dolori. Maschera, ti vorrei gettare ma, resta, sei parte di me Rosa di Fiore

LA PIANOLA Saliva dalla strada il tuo suono inconfondibile spargendo nell’aria melodie popolari che toccavano il cuore. Accanto a te un cantastorie con l ‘aria mite offriva biglietti colorati estratti a caso da un variopinto pappagallo addestrato ad arte: I biglietti della Fortuna: Amore, Successo, Salute i motori della vita e cinque numeri in fila da giocare al lotto. Tutto per pochi centesimi. Valeva la pena di tentare per l’avverarsi di un sogno … E tu incalzavi immota con le tue note in crescendo. Poi tornavi, traballante, al tuo lento peregrinare, lasciando l’eco delle tue musiche aleggiare nei vicoli. A tramonto inoltrato sostavi inerte in un angolo della contrada. E alle prime luci del giorno, riprendevi il cammino cigolando, con i tuoi allegri refrain per alimentare altri sogni. Solo, sempre sogni. Carmelo Pelle

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SONO PASSATI CENT’ANNI E PIÙ

di Silvana Costa* CENTENARIO DI RENATO DULBÉCCO - biologo italiano, naturalizzato statunitense, premio Nobel per la medicina e fisiologia. Nasce a Catanzaro il 22 febbraio 1914 da madre calabrese e padre ligure. All'età di cinque anni, dopo la fine della prima guerra mondiale, si trasferisce con la sua famiglia in una frazione di Imperia dove trascorre un'infanzia serena. Qui frequenta il liceo De Amicis, la spiaggia e un piccolo osservatorio che favorisce la sua curiosità e la sua vocazione per la ricerca scientifica. La morte dell'amico Peppino è decisiva per la scelta della sua carriera futura di medico, perché si rende conto dell'impotenza della medicina dinanzi a malattie molto gravi. Ateo e fortemente antireligioso, trascorre il suo tempo libero presso l'Osservatorio Meteorologico e Sismico e si dedica alla costruzione di strumenti all'avanguardia grazie alla lettura di alcune riviste scientifiche del tempo. Nel 1930 si iscrive alla facoltà di medicina dell'Università di Torino anche se ama la fisica, e già dal secondo anno, per i brillanti risultati ottenuti, viene ammesso come interno all'Istituto di Anatomia di Giuseppe Levi, grande personalità nell'ambito medico e biologico. Si occupa prevalentemente di biologia, ha modo di conoscere Salvador Luria e Rita Levi-Montalcini, ottima compagna di lavoro con la quale si instaura una profonda amicizia. Dopo qualche anno, lascia il laboratorio di Levi per quello di Anatomia Patologica di Ferruccio Vanzetti, diventando interno all'ospedale Mauriziano. Si laurea a soli 22 anni, nel 1936, con una tesi sulle alterazioni del fegato dovute al blocco nell'efflusso della bile e riceve diversi premi, come il migliore laureato dell'Università con la migliore tesi. Nello stesso anno viene chiamato a prestare il servizio militare da ufficiale medico, fino al 1938 e nel frattempo si sposa con Giuseppina, figlia di un membro del governo fascista. Scelta la via della ricerca, non ha neanche il tempo di trovare un lavoro che nel 1939 viene richiamato alle armi per lo scoppio della seconda guerra mondiale, sempre come ufficiale medico e inviato prima sul fronte francese e quindi in Russia dove rischia di morire nel 1942 e rimane per mesi in ospedale. Ritornato in Italia, quando il paese passa sotto il controllo dell'esercito tedesco raggiunge le unità partigiane della Resistenza, ancora come medico. Successivamente avvia l'attività di ricerca ed entra a far parte del gruppo di ricercatori di Levi, inizia ad interessarsi all'effetto delle radiazioni sulle cellule embrionali di pollo, osservando delle alterazioni nello sviluppo delle cellule germinali. Il neo-scienziato, tuttavia, consapevole del fatto che per approfondire questo genere di ricerca, avrebbe dovuto acquisire molte più conoscenze in ambito fisico, si iscrive alla facoltà di Fisica dell'Università di Torino che frequenta dal 1945 al 1947, completando gli studi nell'arco di due anni. La curiosità di conoscere l'effetto delle radiazioni sulla struttura e sul meccanismo d'azione dei geni, che costituivano ancora un mistero, lo spinge ad intraprendere esperimenti utilizzando cellule in coltura, in particolare embrioni di pollo. Salvador Luria che utilizza anch’esso le radiazioni sui virus che infettano i batteri (batteriofagi), data la comunanza di interessi, gli offre la possibilità di lavorare nel suo laboratorio a Bloomington, nell'Indiana (USA). Racconterà, mezzo secolo più tardi, ancora divertito ripensando all'incontro inatteso con Rita Levi Montalcini: “Un viaggio che cominciò con una sorpresa, senza saperlo, ci ritrovammo sulla stessa nave'', Sono due le strade che entrambi seguono negli Usa e che portano Dulbecco nel California Institute of Technology (CalTech), uno dei più importanti laboratori scientifici del mondo, dove ha una cattedra e comincia ad occuparsi di tumori. Nel 1955 riesce ad isolare il primo mutante del virus della poliomielite, che servirà a Sabin per la preparazione del vaccino. Ormai la sua posizione al Caltech è emergente e a conferma di ciò viene nominato professore associato di microbiologia. Nel 1960 fa la scoperta che nel 1975 lo porterà al Nobel: osserva che i tumori sono indotti da una famiglia di virus che in seguito chiamerà “oncogeni”.

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La scoperta è clamorosa perché a questo punto è semplice dedurre che i geni virali definiti “oncogeni” attivano quelli delle cellule necessari alla moltiplicazione cellulare facendola proseguire incessantemente. Nel 1962 diventa membro del primo nucleo di ricercatori del nuovo istituto ideato da Jonas Salk, realizzato a La Jolla, nei pressi di San Diego, a sud della California. Nel 1972 lascia gli Usa per l’Inghilterra a seguito dalla sua elezione come membro straniero della “Royal Society” di Londra, un grandissimo onore per uno scienziato straniero e come vicedirettore dello Imperial Cancer Research Fund. Dopo il Nobel, condiviso con David Baltimore e Howard Temin, ritorna all'Istituto Salk per studiare i meccanismi genetici responsabili di alcuni tumori, in primo luogo, quello del seno. Il suo rientro in Italia, nel 1987, coincide con l'avvio del Progetto internazionale Genoma Umano, del quale Dulbecco diventa coordinatore del ramo italiano. Un'esperienza che si ferma nel 1995 per mancanza di fondi e che lo riporta negli Stati Uniti. Da questo momento in poi, la sua carriera è sempre in ascesa. Tra i numerosi riconoscimenti assegnatigli, riceve la laurea honoris causa dall'Università di Yale, il premio Lasker per le scienze biologiche e mediche, diventa membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Accademia Nazionale delle Scienze americana e associato straniero della Royal Society inglese e nel 1975, come anticipato, il premio Nobel per la medicina e la fisiologia “Per le sue scoperte in materia di interazione tra virus tumorali e materiale genetico della cellula”. Alla cerimonia del Nobel, Renato Dulbecco, che è stato da sempre un alfiere della lotta contro il fumo, non ha perso l'occasione per lanciare una dichiarazione contro il tabagismo. Nonostante avesse la cittadinanza americana dal 1953, ha sempre mantenuto un forte legame con l'Italia, tanto da essere considerato il padre delle ricerche italiane sulla mappa del Dna, condotte presso l'Istituto di Tecnologie Biomediche del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) a Milano. Nel 1999 non ha esitato ad accettare l'invito a condurre il Festival di Sanremo insieme a Fabio Fazio, e Laetitia Casta, devolvendo il compenso a favore del rientro in Italia di cervelli fuggiti all'estero. Nel dicembre 2000 viene associato nel Consiglio di Beneficenza della Fondazione Cariplo insieme al collega premio Nobel Carlo Rubbia. Muore il 20 febbraio 2012 a La Jolla, (California) dove risiedeva da anni, colpito da un infarto due giorni prima del suo 98º compleanno. Se oggi sappiamo che i tumori sono malattie dai mille volti e che il primo bersaglio per aggredirli è il loro Dna il merito è suo. Conosciamo le mappe della certezza, ma non i punti di riferimento, le distanze tra i punti, la linea di trasmissione di una verità. Il Progetto Genoma è stato una grande avventura. È cominciato come il sogno di pochi visionari, è poi stato abbracciato dall'intera comunità scientifica, e ha raggiunto i suoi obbiettivi con la cooperazione di istituzioni pubbliche e private. Questo è il vero tragitto di una grande conquista scientifica nel tempo attuale. Numerose onorificenze e premi gli sono stati attribuiti tra i quali: -1967:Premio Louisa Gross Horwitz, Columbia University.-: Paul Ehrlich-Ludwige Darmstaedter -1968: Doctor of Science, Yale University. -1974: Selman A. Waksman Award in Microbiology, National Academy of Science. -1981 Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri e nello stesso anno Honorary Founder of the Hebrew University. -1985 Medaglia d’oro al merito della sanità pubblica e Public Health Medal, Italian. -1989: Cittadino Onorario, Forlì, Italia. -1990: Premio via Condotti, Italia. -1991- Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana -1994: Premio del Presidente della Repubblica Italiana. -1995: Cittadino Onorario, Torino, Italia. Tra le sue pubblicazioni: Microbiology (1967; trad.it. 1986); Virology (1980; trad. it. 1985); Il progetto della vita (1989); I geni e il nostro futuro (1995); Poesie (2001); La mappa della vita (2001); Scienza e società oggi. La tentazione della paura (2004). *[email protected]

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CINEMA: IMPEGNO E DISIMPEGNO di Giuliana Costantini*

Per l'impegno vi proponiamo: ●LE MERAVIGLIE DI ALICE ROHRWACHER , con Alba Rohrwacher, Monica Bellucci e Sam Louwyck Film di produzione italiana, drammatico, ma delicato, racconta le vicende di quattro sorelle isolate dal padre in una campagna umbra vagamente fantastica dove vivono le api. Il padre pensa di proteggere le ragazze da un mondo assurdo e malato, ma Gelsomina, la maggiore, adolescente anche se trattata ancora da bambina, verrà inevitabilmente a contatto con la realtà quando la routine campestre è interrotta dall'arrivo di una troupe televisiva e da un ragazzino che deve seguire un programma di reinserimento. La vita farà il suo corso, e con toni veramente di grande sensibilità, la giovane regista rappresenta turbamenti e scelte di adolescenti che non possono non crescere. Con pieno merito quindi a questo film, fuori dagli schemi consueti sesso, soldi, violenza, è stato attribuito il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes 2014 ●THREE DAYS TO KILL con Kevin Costner e Amber Head, sceneggiatura di Luc Besson, Usa 2014. Non a caso vi abbiamo sottolineato la sceneggiatura, perché in realtà, ci aspettavamo qualcosa di più da questo film che segna il ritorno di Kostner ad un ruolo impegnato e drammatico. Infatti è un agente della CIA ormai condannato da un male incurabile che si accorge di aver sbagliato tutto e tenta di recuperare il rapporto con la famiglia e soprattutto con la figlia che ha sempre trascurato. Non è un vero poliziesco , ma un apprezzabile tentativo di contestualizzare la crisi dei valori in atto anche negli Usa. Kostner è convincente, il ruolo del resto gli si addice, ma anche se la trama è senza dubbio di quelle non troppo scontate e per il cinema odierno nemmeno eccessivamente violente, questi 007 invecchiati e stanchi non riescono ad intenerirci: l’impegno c’è, ma suggeriamo a Kevin di lasciare in pace il tonno… meglio decisamente i suoi lupi. Per il disimpegno vi proponiamo. ●MALEFICENT. di Robert Stromberg con Angelina Jolie e, Juno Temple. USA, 2014 Disimpegno, che fa però riflettere questa rivisitazione della Bella addormentata nel bosco che già la Disney ci aveva proposto nel 1959, in forma più classica. Questo film, invece, è una rilettura moderna, con una cattiva che diventa tale dopo un tradimento e che grazie alla superba interpretazione della Jolie è quasi simpatica. Sicuramente questa fata dark, bellissima e vendicativa, ruba la scena a tutti gli altri personaggi, principe compreso, e più che la favola del risveglio della bella principessa, è il racconto di come il male possa mutare l’animo delle persone e come il nero non sia poi così nero. Naturalmente il bene trionfa e noi sorridiamo chiedendoci come sarebbe bello anche per noi svegliarci una mattina e scoprire che il mondo è diverso, che tutte le persone malefiche che conosciamo sono diventate buone, niente guerre, niente povertà, niente malattie… e, se cominciassimo dalle piccole cose, come sorridere al vicino e dire buongiorno a quell’antipatica, isterica del terzo piano che di Malefica è la brutta copia e che nessuno saluta mai per paura che risponda con quella voce in falsetto più fastidiosa dell’antico rumore del gessetto sulla lavagna?

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ASSISTENZA E PREVIDENZA di Angelo Redaelli*

L’INVALIDITA’ CIVILE ALL’INPS: È VERA GLORIA?

Dal 1° aprile 2007 l’INPS ha assunto le competenze, fino ad allora affidate allo Stato, in materia di Invalidità civile, cecità civile, sordomutismo, handicap e disabilità. Da tale data l’Istituto si è prodigato, con encomiabile fervore, ad organizzarsi per rispondere al meglio alle esigenze di correttezza valutativa nonché di controllo della regolarità delle prestazioni economiche già in essere. La prova di tanto impegno si può vedere nelle numerose circolari e messaggi di continuo sfornati per far fronte alle esigenze che via via si presentavano nell’affrontare la complessità del compito che per l’Istituto era del tutto nuovo. Così la normativa interna, emanata dall’INPS, ha riguardato non solo la complicata pianificazione del lavoro (acquisizione di nuove e numerose procedure informatiche, impiego del personale amministrativo, logistica, assunzione di medici a rapporto libero professionale per sopperire alle esigenze di organico, costituzione delle Commissioni mediche provinciali e della Commissione Medica Superiore ecc.), ma anche una affrettata informativa ai propri medici delle norme medico- legali che regolano l’Invalidità civile. Come detto sopra, il sistema di controllo operato dall’INPS in materia di Invalidità Civile si svolge in due direzioni principali:

1) Supervisione immediata di tutte le decisioni delle Commissioni ASL (cioè prima che tali decisioni abbiano dato luogo a prestazioni economiche) qualora dai verbali di dette Commissioni appaiano, secondo i medici dell’INPS, elementi di dubbio circa le valutazioni medico-legali espresse.

2) Programmi annuali di revisione di centinaia di migliaia di prestazioni di Invalidità Civile già in essere.

Ma tanta encomiabile mole di lavoro non ha trovato pieno apprezzamento da parte dei soggetti che gravitano intorno al pianeta Invalidità civile. Si riportano, a tal proposito, le critiche più rilevanti sollevate da varie parti:

- L’ANMI (L’Associazione Nazionale Medici INPS) con lettera aperta del 2 febbraio 2011, formula, in tre pagine, spietate critiche riassumibili in una sola frase: “Ormai si naviga a vista in un mare sempre più tempestoso, imbrigliati in disposizioni contraddittorie, inapplicabili e discutibili, se non addirittura illegittime”.

- La SIMLA (il Sindacato Italiano Specialisti in Medicina Legale), con lettera del 23 febbraio 2011, attaccando l’INPS difende, sostanzialmente, la correttezza dell’operato delle Commissioni ASL respingendo la “strategia di terrorismo psicologico nei confronti dei medici di famiglia e dei componenti delle Commissioni ASL” e affermando che le revoche delle pensioni operate dall’INPS saranno seguite da una “pioggia di centinaia di migliaia di ricorsi legali che i Patronati Inca, Inas, Ital e Acli hanno già annunciato”.

- Il TAR del Lazio con sentenza depositata il 9 aprile 2014, accogliendo il ricorso dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con disabilità Intellettiva e/o relazionale), ha riconosciuto illegittima la mancata inclusione, tra i componenti delle Commissioni straordinarie dell’INPS, di un sanitario dell’Associazione stessa.

- Una risoluzione a firma di deputati del Movimento 5 stelle che, “Alla luce degli scarsi risultati finora conseguiti” chiede “l’immediata sospensione del piano straordinario dell’INPS per l’accertamento dei falsi invalidi... e di avviare una profonda riforma del sistema di accertamento dell’invalidità....”.

- In una nota del giugno 2014, l’ANFFAS contestando i risultati comunicati dall’INPS in Commissione Affari Sociali, in occasione di una interrogazione parlamentare,

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dichiara che “i risultati del contrasto – quello vero - ai falsi invalidi non possono essere certo ascritti ad INPS, ma alle forze dell’ordine e della Magistratura ........”

- Una nota congiunta ANFFAS e FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) contesta che “I dati finali,come pure la millantata incidenza dei cosiddetti falsi invalidi effettivamente individuati dall’INPS, sono risultati gonfiati e forieri solo di costi per l’Amministrazione, che sembrano addirittura aggirarsi intorno ai 30 milioni di euro”. Le due Associazioni concludono chiedendo “con forza che Governo e Parlamento chiariscano e riformino non solo il piano di verifica sugli accertamenti, ma anche l’intero sistema di accertamento di Invalidità civile, stato di handicap e disabilità che risulta ormai obsoleto, farraginoso e inefficiente.”

Tali critiche, sia pure in parte motivate, non tengono nella dovuta considerazione l’immane lavoro organizzativo del quale si è fatto carico l’INPS e nel quale si è gettato a capofitto con grande entusiasmo senza risparmio di energie, rimanendovi purtroppo avvinghiato in un intrigo di difficoltà.

Occorre tuttavia ammettere che, solo per parlare del controllo ordinario, il meccanismo adottato dall’INPS è molto farraginoso e costoso. Infatti, dopo che una Commissione ASL ( composta da tre o quattro o cinque medici, a seconda dei casi) ha formulato una valutazione medico-legale, la sua decisione può essere sospesa e sottoposta verifica da parte dell’INPS che potrà nuovamente invitare a visita il soggetto ad opera di una propria Commissione medica (composta da un medico dell’Istituto e da uno o più medici rappresentanti delle Associazioni di categoria).

La valutazione di questa Commissione potrà, a sua volta, essere sottoposta al controllo della Commissione Superiore dell’INPS stesso che può concordare o disattendere, in tutto o in parte, il giudizio dei propri sanitari.

Il tutto effettuato con procedure informatiche complicate che rallentano i tempi di esecuzione. Il giudizio conclusivo sarà finalmente comunicato all’interessato il quale, se veramente bisognoso della prestazione assistenziale, si vedrà ingiustamente procrastinata di alcuni mesi l’erogazione di quanto gli spetta.

Ma dopo tanta farraginosità di procedura, dopo tanti controlli, va a finire (si direbbe: “qui casca l’asino”) che il successivo eventuale Ricorso giudiziario dell’interessato non è quasi mai seguito dai medici dell’INPS, non certo per loro negligenza ma per decisione dell’Istituto che non ha più le risorse umane disponibili per tale adempimento, con conseguente vanificazione della grande mole di lavoro svolto e grande soddisfazione delle controparti.

Infatti il Contenzioso giudiziario viene lasciato spesso al giudizio del Consulente tecnico d’Ufficio, nominato dal Tribunale, che viene a trovarsi quindi a giudicare, definitivamente, al di sopra di tutti gli “esperti” medici legali delle ASL e dell’INPS che hanno trattato il caso in questione, affiancato solo dal Consulente di parte dell’interessato il quale, fortemente motivato, come è facilmente comprensibile, gli darà del filo da torcere per tirare l’acqua al suo mulino.

Come si può vedere l’INPS, dopo aver inventato una farraginosa e costosa procedura di controllo, non si pone per nulla in grado di controllare che il proprio lavoro vada a buon fine. Da ciò ne deriva la tanto sbandierata sua soccombenza in Giudizio.

Che si può dire a conclusione di questa nota? Si può dire che non sempre l’efficienza si accompagna all’efficacia.

Purtroppo l’INPS profonde una enorme mole di lavoro, si incarta e si tira addosso le critiche dei suoi detrattori che hanno tutto l’interesse che le cose vadano come erano andate fino a che l’Istituto non è stato messo in mezzo a rompere le uova nel paniere.

*[email protected]

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ALIMENTAZIONE E SALUTE di Antonella Bailetti*

PER COMBATTERE IL CANCRO Il cancro è una malattia terribile che al solo nominarla mette i brividi. Oggiperò, per

merito della ricerca sempre più sofisticata, della scoperta di nuove tecniche di cura e di una informazione quasi capillare, il cancro è più aggredibile e le punte percentuali di guarigione sono molto alte. Un ruolo fondamentale gioca la prevenzione, attuata sempre con l'ausilio del medico di fiducia, in aggiunta alla conduzione di una vita sana, con pochi stress e rare deviazioni alimentari.

Non bisognerebbe mai dimenticare la regola delle 4 M della Scuola Salernitana: Mangiare Minimo - Muovere Massimo.

Il fumo è la prima causa di morte per cancro secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che specifica le 12 regole principali da seguire per combatterlo:

1 non fumare 2 moderare il consumo di alcol (1o 2 bicchieri di vino al giorno) 3 non ingrassare 4 fare ogni giorno attività fisica 5 mangiare ogni giorno frutta e verdura (5 razioni ) 6 non esporsi eccessivamente ai raggi solari 7 osservare le raccomandazioni per prevenire l’esposizione ad agenti

cancerogeni noti (fumo passivo, inquinamento ecc.) 8 cogliere i segnali del proprio corpo: rivolgersi subito al medico se si nota

presenza di tumefazione, ferite che non guariscono, neo che cambia forma, sanguinamenti anomali, persistenza di sintomi come tosse, raucedine, acidità di stomaco, difficoltà nel deglutire, perdita di peso, modifiche delle abitudini intestinali e urinarie.

9 per le donne dai 25 anni screening per il carcinoma della cervice uterina (visita ginecologica con pap-test) sopra i 45 anni screening per il carcinoma mammario (mammografia)

10 per gli uomini dopo i 45 anni screening per il carcinoma della prostata 11 per tutti gli individui sopra i 50 anni screening per il cancro colon rettale 12 partecipare ai programmi di vaccinazione contro l’epatite b L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito il fumo “la prima causa di morte

evitabile”. In Italia, 90.000 persone ogni anno vengono uccise dal tabacco. 30.000 solo per il tumore del polmone. Medici e ricercatori, concordano nel definire il fumatore, come una persona affetta da una malattia da dipendenza: il Tabagismo.

Non vi sono più dubbi, il tabacco provoca tumori al polmone, alla bocca, all’esofago, alla vescica, all’utero, alla mammella ed in altri organi; causa e peggiora la maggior parte delle malattie respiratorie, soprattutto bronchite cronica, asma ed enfisema; è responsabile di circa il 30% delle malattie cardiovascolari (infarto, ipertensione, ictus); aumenta l’incidenza dei disturbi gastrici, soprattutto l’ulcera; causa impotenza, alito cattivo, malattie della bocca, caduta dei denti, fa puzzare i vestiti; avvizzisce la pelle; favorisce l’insorgenza della cataratta e del diabete; nuoce alla gravidanza causando aborti, parti prematuri, ritardo di crescita fetale, basso peso alla nascita e persino morte improvvisa in culla del neonato. Tanti sono i motivi per dire di no al fumo, compreso il risparmio economico.

A qualunque età si può smettere di fumare per vivere meglio. Il fumo passivo danneggia anche la salute di chi non fuma, aumentando il rischio di

tumori, di malattie respiratorie e cardiovascolari.

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Nel bambino esposto al fumo degli adulti, è più elevato il rischio di asma, di otite, di

infezioni al naso, alla gola e ai bronchi. Negli ultimi anni, in Italia, oltre 2 milioni di persone si sono liberate dalla schiavitù della

dipendenza da fumo per questi motivi: migliorare il proprio stato di salute; evitare di danneggiare chi vive loro accanto (soprattutto i propri cari); essere d’esempio ai propri figli, allievi, amici; migliorare le prestazioni fisiche e sessuali, il proprio rendimento sportivo; migliorare il look, l’aspetto della pelle e dei denti, rendere l’alito più gradevole; riacquistare il sapore dei cibi; liberare abiti, capelli, casa e auto dalla puzza di fumo.

Per coloro che non ce la fanno a smettere da soli, ci sono vari centri specializzati ed accreditati, qui di seguito riportati.

●Lega Italiana Per La Lotta Contro I Tumori - N.ro verde SOS fumo: 800.998877

Tel.064425971 fax 0644259732 e-mail: [email protected] www.legatumori.it Coordinamento: Dr. Silvio Arcidiacono

●Istituto Regina Elena - Fisiopatologia Respiratoria Tel.0652666904 fax.0652666142 Coordinamento: Dr. Vincenzo Clienti ([email protected])

●Centro “Policlinico senza fumo” - Policlinico Umberto I, Dipartimento di Scienze Ginecologiche, Perinatologia e PuericulturaTel. 0649972519 Assistenza gestanti fumatrici Responsabile clinico: prof. Domenico Enca ([email protected])

●Ospedale Cto Cardiologico -Via San Nemesio, 21- Roma tel.0651003890-0651003657 Coordinamento: Dr. David Mocini ([email protected])

●Medicina Preventiva Eta’ Evolutiva-azienda USL RM C Via San Nemesio,28-Roma tel. 0651003788-0651003785 dr.ssa Anna Maria Di Mauro ●Ospedale S.Filippo Neri – broncopneumologia Tel.0633062301 direzione: dr. Claudio Maria Sanguinetti - coordinamento: dr.Stefano

Cademartori ([email protected]) ●Ospedale Forlanini – Fisiopatologia Respiratoria Tel. 0655180597 – 0655180598 coordinamento: dr.ssa Rosastella Principe ●Ospedale S. Pietro Fatebenefratelli Tel. 0633582690 coordinamento: dr. Vittorio Bisogni ([email protected]) ●Policlinico Gemelli – Fisiopatologia Respiratoria Tel.063055862 (dalle 14 alle 16) direzione: prof. Giuliano Ciappi – coordinamento: dr. Flaminio Mormile ([email protected]) ● Iniziative Sociali e politiche a tutela dei non fumatori, forum internet “Aria Pulita” – Associazione Non Fumatori www.nonfumatori.it/ariapulita e-mail:[email protected] ●Assessorato politiche sociali e promozione della salute - viale Manzoni, 16 Roma 00185 fax 0670453993 e mail: [email protected]/dipsociale

[email protected]

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SPIRITUALITÀ nei sentieri del vissuto quotidiano

di Claudia Pelle* LA PREGHIERA CONTEMPLATIVA CON ELIA

In un primo scritto in questa rubrica ho già affrontato il tema della preghiera contemplativa. Sarà che è tempo di vacanze e di riposo, sarà che per me l’estate è un tempo di preghiera più intensa, qualche giorno fa ho pensato ad Elia ed alla sua storia, raccontata nel primo libro dei Re: la riporto qui di seguito per poi invitarvi a qualche riflessione da fare sotto l’ombrellone (perché no?) o nei vostri luoghi di vacanza... "... si inoltrò nel deserto e andò a sedersi sotto un ginepro. Desideroso di morire, disse: "Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri". Si coricò e si addormentò sotto il ginepro. Allora, ecco un angelo lo toccò e gli disse: "Alzati e mangia!". Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d'acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi. Venne di nuovo l'angelo del Signore, lo toccò e gli disse: "Su mangia, perché è troppo lungo per te il cammino". Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l'Oreb. Ivi entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco il Signore gli disse: "Che fai qui, Elia?". Egli rispose: "Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita". Gli fu detto: "Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore". Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di una brezza leggera. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: "Che fai qui, Elia?". La storia di Elia è la storia di ognuno di noi. Ognuno di noi, stanco e sfiduciato, "si addormenta sotto al ginepro" dopo avere invocato Dio. Ognuno di noi può decidere, dopo aver attraversato il deserto, di "salire sul monte".Il ginepro è il simbolo dell'inutilità dei nostri sforzi, della nostra inettitudine Il deserto (midbar) è la nostra solitudine, la sensazione che Dio sia lontano e non parli. Il monte è il luogo dell'incontro con Dio, il luogo, ovviamente simbolico, in cui Dio può parlare (il luogo del dabar, la Parola). Prima che Elia ascolti la Sua voce, deve passare attraverso una triplice esperienza. Ciò che vive Elia si traduce in un tempo di preparazione all'incontro con Dio. Elia parte e viene nutrito dal Pane dell'Angelo (la Parola Sacra di Dio) e così viene preparato all'attraversamento del deserto. Quaranta giorni e quaranta notti di cammino lo aspettano. Infine giunge sul monte Oreb. "Ed ecco il Signore passò." Arriva il vento, poi il terremoto, poi il fuoco... Ancora tre elementi simbolici, tre esperienze che ogni uomo fa nel momento della preghiera, prima di entrare in contatto con Dio. Per vivere queste esperienze è necessario del TEMPO. Per questo si suggerisce di dedicare alla preghiera contemplativa ALMENO UN'ORA. Questo tempo sembra molto lungo, ma ricordiamo

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che è tempo trascorso nella profonda attesa, nel profondo desiderio di entrare in contatto con Dio. (Quando siamo in buona compagnia, si dice, il tempo vola... vedrete che un'ora vi sembrerà poco se vi "allenerete"...) Ma ora analizziamo i tre elementi, le tre esperienze: IL VENTO è il simbolo di tutte quelle forze, quelle immagini, quei pensieri che ci distraggono e che ci porterebbero via dal luogo in cui stiamo pregando. Io la chiamo "la lista della spesa", perché è inevitabile che, non appena ci fermiamo per pregare, siamo assaliti da mille pensieri concreti, cose rimaste in sospeso da fare, ecc... Ricordiamo però che Dio NON E' NEL VENTO... IL TERREMOTO prende tutte le membra, ci viene sete, fame, sentiamo pruriti... è come se il corpo ci dicesse "no, qui fermo non ci riesco a stare, devo muovermi, devo andare via di qua"... Dio no, NON E' NEL TERREMOTO... Infine il FUOCO, le passioni, i pensieri viziosi, anche la nostra rabbia, tutto ciò che noi chiamiamo energia, a volte tutte queste cose sono il nostro motore... può essere un elemento di propulsione verso l'incontro con Dio, non è sempre necessariamente negativo... ma Dio NON E' NEL FUOCO. Elia incontra Dio sotto forma di una BREZZA LEGGERA, «qol demamah daqqah». Egli la avverte come un mormorio dolce, ma può sperimentarla solo dopo aver atteso un tempo, grazie al quale "ha superato la barriera" per riuscire a sentire Dio e ad ascoltare la Sua voce. La brezza è sopraffatta dal vento. Il terremoto ci dà instabilità. Le passioni smorzano la sensibilità. Dio si manifesta ed è una INTUIZIONE, una Luce chiarissima nelle nostre menti. Dio ci fa sperimentare una EMOZIONE, sentiamo che c'è qualcosa che "ci supera" che va oltre il nostro essere umani. Siamo entrati nel cuore di Dio. Il significato di questa intuizione e la sensazione di questa emozione restano in noi, anche se durassero una sola frazione di secondo, per il resto della vita, tanto che ci viene voglia di ripetere l'esperienza altre volte... Dio ha parlato con noi. Allora, come Elia, ci copriamo il volto con il mantello, in adorazione e in umiltà, per ascoltarLo...

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*Ordine Francescano Secolare [email protected]

http://eccola.blogspot.com

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UNIVERSO DONNA

LA STORIA LE STORIE di Gabriella Natta* Racconta la scrittrice sarda Michela Murgia (Ave Mary, ed. Einaudi, 2011) che qualche anno fa, in un paese della Barbagia, si tenne un incontro su Donne e Chiesa: un risarcimento possibile? cui ella partecipò, invitata dal sindaco donna, insieme a due teologhe e al giovane parroco locale. Quando, alla fine dell’incontro, il parroco prese la parola, si prodigò nell’affermare con orgoglio che nella sua parrocchia le donne erano tenute in grandissimo conto e che poteva vantare il supporto di molte collaboratrici. Fu allora che una voce anonima si levò dalla platea e scandì: “Per pulire, don Marco!”. Da quel momento, mentre il povero parroco cercava di identificare di chi fosse quella voce, cambiò tutto. Fu come se le donne si fossero svegliate da un millenario letargo: cominciarono a prendere la parola per raccontare di sé, per fare domande. Si sentivano finalmente coinvolte. Questo piccolo esempio credo sia sufficiente per fare il quadro della storia delle donne dentro la storia della Chiesa. Infatti, all’inizio, era stata sufficiente una manciata di anni perché esse, pur essendo state interlocutrici di Gesù, sue attente seguaci durante gli anni in cui svolse la sua missione e poi anche a capo di piccole comunità di fede nei primi tempi del cristianesimo, venissero zittite e ricacciate nell’ombra. Ma la storia secolare non è da meno; non sono necessari esempi, è sufficiente riandare con la memoria agli anni della scuola e allo studio della storia. A parte le notizie sui roghi alle “streghe” iniziati nel medioevo e duranti fino al ‘600 o - in senso positivo - sul relativamente recente movimento delle suffragette inglesi e americane per ottenere il diritto di voto, risultano citate solo alcune eroine. La prima che viene in mente è Anita Ribeira, conosciuta ai più solo attraverso il nome del marito: Garibaldi. E le altre? Bisogna anche riconoscere che la storia era intesa, fino a pochi anni fa, come narrazione di singoli fatti e di imprese eroiche soprattutto maschili, e che solo di recente la metodologia è cambiata dando spazio alle vicende dei popoli e alle connessioni dei fatti tra di loro. Ma mentre nella Chiesa non è cambiato nulla salvo sporadici elogi, riconoscimenti verbali e promesse per ora restate tali, possiamo dire che nella vita sociale molte cose sono cambiate. Non mi soffermo qui su ciò che tutti possiamo vedere, ma mi sembra utile fermare l’attenzione su qualcosa che sta avvenendo a livello locale. A iniziare dagli anni ’90 sempre più donne si sono interessate alla vita delle loro città presentandosi spesso per le elezioni a sindaco. In Calabria fino al 2010 non c’erano mai state “collaboratrici di giustizia”; poi alcune mogli, sorelle, figlie hanno trovato la forza di ribellarsi, convinte che un’altra vita fosse possibile anche se nate in famiglie mafiose. Molte donne si sono candidate e sono state elette sindache o assessore o consigliere, dando il via a una vera e propria primavera delle amministratrici. Lo stesso accade in Sicilia (da dove è partita la “Rete delle città vicine”, fondata da Anna Di Salvo). A Lampedusa Giusi Nicolini si è trovata ad affrontare con perizia, sostenuta da empatia, il problema degli sbarchi. Al nord ci sono donne che dopo aver svolto per anni la funzione di sindache si sono poi dedicate ad aiutare le altre a farsi avanti E’ il caso di Graziella Borsatti che dopo essere stata sindaca di Ostiglia (MN) per tredici anni, è ora presidente dell’associazione “Autorità femminile nella politica” che intende dimostrare come questo mondo non possa continuare senza tener conto delle donne e di un modello di autorità legato alla responsabilità anziché al potere. È questo un nuovo modo di stare nella politica, mostrando come ordine e pace possano esistere creando un microcosmo di relazioni, facilitate dal territorio limitato che permette di fare rete. In questo modo il passo più lungo per accedere al governo delle istituzioni nazionali non avrà necessità delle “quote rosa”, ma sarà il frutto maturo di esperienze qualificanti vissute sul campo.

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FUORISACCO

"TEOGONIA" di Esiodo tradotta da Pierpaolo Quattrone

di Angela Gonnella* Tradurre una delle opere più significative dell'età classica qual è la Teogonia di Esiodo in lingua italiana e, per di più, in endecasillabi, non è da poco. A Pierpaolo Quattrone, fine conoscitore del greco antico nonché della madre lingua, l'impresa è perfettamente riuscita, giacché ad una prima lettura si evidenzia una perfetta armonia tra il testo greco integralmente riportato a fronte e la traduzione italiana. Man mano che si familiarizza con l'opera, ben si comprende che il giovane autore scava nelle parole, ne percepisce il ritmo, la musicalità e le adotta in sintonia con il testo originale e con il suo "sentire". Ed è significativo ricordare che le competenze linguistiche e la stessa capacità di esprimere un testo poetico sono state affinate dallo studio della musica presso il Conservatorio di Santa Cecilia in Roma. Sentite la traduzione dei primi versi dell'Inno alle Muse (pag.13):

"Diamo inizio al cantare, incominciamo dalle Muse eliconie, dee dei sacri maestosi gioghi d'Elicona: a passo d'agile danza volteggiano intorno al cupo fonte di viola lucente, là dove del Cronide onnipotente s'erge un altare".

E' proprio per incentivare il piacere della lettura che il Quattrone ha costruito un verso fluido e scorrevole, riuscendo a coniugare il tono lirico con un andamento narrativo ed un linguaggio fortemente antiretorico che si allontana dalle tante traduzioni piuttosto "imbalsamate", del passato. La Teogonia di Esiodo, scritta in esametri dattilici, quasi fortunosamente salvata dall'incuria degli uomini e del tempo, ci è pervenuta completa del Proemio, nel quale l'autore greco, contrariamente all'usanza del tempo, si manifesta palesando il suo nome. La scelta dell’endecasillabo, motiva Pierpaolo Quattrone, è un atto di fedeltà allo spirito dell’originale giacché si può ritenere che l’esametro stia all’epica greca come l’endecasillabo sta a quella italiana a partire dalla Commedia. Leggiamo, infatti, questi versi (pag. 55):

Poi s’abbracciava con la Terra il Mare e nacquero il mirabile Taumante e Forci pieno di coraggio, Ceto dalle guance soavi e poi Eurìbia che un animo d’acciaio in petto serra

Composta da poco più di mille versi l'opera è stata divisa dall'esimio traduttore, che in questa scelta si discosta dalla partizione originaria, in sette sezioni che si snodano intorno a nuclei tematici organici e ben definiti. Alla fine dei quali seguono pagine che, oltre a sintetizzare gli argomenti trattati, approfondiscono ed analizzano alcuni passi del testo o esplicitano i criteri che hanno determinato una scelta lessicale o addirittura, l'adozione di un tempo verbale invece che un altro (bella la disquisizione sull'uso dell'aoristo o dell'imperfetto). Le tematiche, ovviamente, sono legate al mito, uno dei fenomeni più singolari della storia e della cultura umana. Trattasi dell'interpretazione poetica ed immaginifica degli eventi naturali o umani ai quali l'uomo non sapeva dare risposte scientifiche. Si va dunque dall'origine del Cosmo, che si genera dal nulla, alla forza generatrice Terra-Cielo (e qui il mito pare abbia inserito un archetipo femminile, espressione di una cultura matriarcale che non dura nel tempo ma farà da sfondo costante agli sviluppi genealogici successivi), e poi dalla nascita di Afrodite all'inganno di Promèteo, dalla Creazione della donna alla battaglia di Zeus contro i Titani e così via. E mentre le vicende mitiche si snodano fascinose e seducenti - come felicemente osserva il giovane traduttore - "il mondo si riempie di Dèi, il mare di Ninfe, gli Inferi di grandi peccatori e la Terra di eroi ed esseri mostruosi. E su tutto, nel mondo divino come in quello umano, aleggia il grande tema della Giustizia, così antico e così fortemente attuale". Ed è ancora l'autore che definisce l'opera con felice intuizione: "Un viaggio straordinario ed affascinante nel mondo mitologico da compiere a ritroso, quando si siano spente le ultime evanescenze delle parole del poeta". (Il libro “TEOGONIA” di Esiodo tradotto da Paolo Quattrone è pubblicato dalla Società Editrice Dante Alighieri). *[email protected]

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UN RACCONTO BREVE di Carmelo Pelle*

CIAO PAPÀ

L’Ispettore Remo Pelcalle viaggia per lavoro su e giù per l’Italia e lo fa con piacere il suo lavoro, che gli permette di conoscere gente e luoghi diversi dalla solita routine. In più è molto stimato dalla Direzione Generale che gli assegna gli incarichi più difficili e rischiosi con la certezza che saranno svolti con serietà ed abnegazione costante. Ora gli hanno affidato un caso molto difficile, una gatta da pelare, come si dice, ma lui non si scompone, anzi visto che la sede è La Spezia è ben contento di trascorrere una settimana in un posto di mare. E poi il golfo di La Spezia detto anche “Golfo dei poeti”, battezzato così da Sem Benelli, durante l'orazione funebre di Paolo Mantegazza: “Beato te, o Poeta della scienza che riposi in pace nel Golfo dei Poeti” che proprio in una villa affacciata sul mare di San Terenzio lavorò al suo capolavoro La cena delle beffe, è il posto ideale per lui che, sì fa l’Ispettore, ma ha un animo poetico e scrive poesie. Nei pressi sia della sede di lavoro che dell’albergo dove alloggia c’è un ristorantino dal nome accattivante “Il Giardinetto” che ha eletto a luogo preferito per i suoi pasti. Alle sette di sera il ristorante è quasi deserto e l’Ispettore Pelcalle che sta consumando tranquillamente la cena si sente quasi sperduto dietro al tavolo d’angolo che gli è stato riservato. È tranquillo. Il lavoro è in dirittura di arrivo, e soprattutto è filato e fila ancora, liscio come l’olio. Considera i suoi imminenti impegni professionali che tuttora lo trattengono nella splendida città ligure e passa in rassegna, per grandi linee, le prossime tappe che l’attendono. È così assorto nei propri pensieri che non si accorge di ciò che avviene intorno a lui. Lo scuote una voce piana e carezzevole: “ciao papà...” Per un attimo pensa a uno dei suoi figli, certo sarebbe una magnifica sorpresa, ma come è possibile che sia arrivato fin lì e scovato proprio in quel ristorante nel cuore di La Spezia? Con la posata a mezz’aria alza la testa di scatto… e lo vede. Un giovane di colore, tra i venti e i venticinque anni, dai modi distinti, carico di cianfrusaglie. “Ciao papà” ripete con un sorriso dolcissimo. “Compra…” e i suoi occhi diventano supplichevoli. Un istante di esitazione è sufficiente al giovane per piazzare in un angolo del tavolo, estratta da un borsone di tela azzurra, la sua mercanzia. “No, no” si schermisce l’Ispettore. Non ho bisogno di nulla, grazie” “Compra papà, per favore” insiste con garbo. “No, mi dispiace non ho bisogno di nulla” replica “Non sono di qui, ho la famiglia lontana” soggiunge, forse alla ricerca di un alibi che immediatamente giudica inconsistente ed idiota. “Come me” sussurra il giovane e si incupisce. Raccoglie le sue cose, lo saluta educatamente. “Buona sera, signore” e si dirige verso un altro tavolo. “Aspetta, aspetta, vieni qui, fammi vedere, fammi vedere…” Si riavvicina docile, riapre come fosse una conchiglia, il borsone di tela azzurra, dopo averlo posato su una sedia vuota accanto all’Ispettore, ed in silenzio lo osserva mentre sceglie. Pelcalle non fuma, ma compra una decina di accendini colorati, li regalerà agli amici quando tornerà in Sede, prende alcune penne a biro che serviranno sicuramente ai suoi figli, dei fazzoletti di carta. “Va bene così?” chiede. “Sì grazie” annuisce il giovane, chinandosi sul borsone, che richiude con cura e si accolla in spalla non senza sforzo. Poi, accomiatandosi: “ciao” bisbiglia “ciao papà…” e riprende il suo peregrinare da un tavolo all’altro del ristorante, che nel frattempo si è popolato. Remo Pelcalle è commosso, “buona fortuna” gli augura dal profondo dell’anima. “Buona fortuna, ragazzo”.

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A TAVOLA CON LO CHEF

di Gina Baldazzi*

UNA DIETA PER L’ESTATE

Appena arrivata l’estate, anche se quest’anno è stata un po’ ballerina ed ogni tanto ci ha regalato qualche temporale, qualche acquazzone e frescura inaspettata, su l’amato e bistrattato Facebook è comparso un cartello che diceva: “Ho fatto la prova costume… mi vanno bene solo le ciabatte”. L’ho trovato simpatico e divertente, e ho pensato a quelle donne, me compresa, che guardandosi allo specchio hanno constatato di avere quei chiletti di troppo che le mettono a disagio e che perciò ricorrono a diete “last minute” rischiose e poco salutari, per perdere peso velocemente.

Non è necessario sottoporsi a tale stress, si può dimagrire seguendo una dieta equilibrata, e ricca, senza rinunciare al gusto della cucina mediterranea.

Ecco alcuni consigli da seguire. Partendo dal presupposto che durante l'estate il nostro corpo ha necessità di un minor apporto calorico rispetto all'inverno, una sana alimentazione deve essere leggera, magari consumando porzioni più ridotte, ma senza rinunciare a nessun alimento, né saltando i pasti.

Per la cottura dei cibi, ad esempio, si possono prediligere, nella nostra, chiamiamola così, dieta per l’estate, le modalità del bollito, del vapore e dell’umido di carni magre, legumi, uova e pesce, poiché non possono mancare, le proteine che permettono di attivare il metabolismo bruciando più velocemente i grassi, contribuiscono alla formazione della massa muscolare e danno energia, né si può fare a meno dei carboidrati e cereali, da consumare limitatamente, preferendo la forma integrale che contiene più fibre agevolando così la salute dell'intestino e il senso di sazietà.

È bene utilizzare poco condimento, privilegiando l'olio extravergine di oliva a crudo, e l'aceto di vino, o quello aromatico, o di mele che danno alle pietanze un aroma e una freschezza particolare soprattutto su verdura e, perché no, anche sulla frutta di stagione.

Si deve cercare di inserire la prima ad ogni pasto (insalata, zucchine, pomodori, piselli, carote) e consumare la seconda negli spuntini (pesche, albicocche, prugne angurie e meloni). Questi due ultimi frutti sono indicatissimi poiché hanno poche calorie e sono ricchi di acqua.

Il cocomero, o anguria, è costituito per il 95% di acqua, è privo di grassi, ha poche calorie (15 circa, per 100 gr di frutto) e pochi zuccheri: nonostante ciò che normalmente si crede a causa del suo gusto molto dolce, contiene meno di 4 gr di zucchero in 100 gr.

Il sapore è dato dagli aromi naturali che danno anche il senso di sazietà: dunque, il cocomero è un ottimo alleato per chi è a dieta! Mangiarne una fetta prima di pranzo, riduce la fame e diminuisce e soddisfa anche la naturale voglia di dolce. Inoltre la compresenza del potassio e della vitamina C fa del cocomero una vera “potenza” diuretica e dissetante, quindi un vero alleato per chi è soggetto a ritenzione idrica, cellulite, gonfiore alle gambe e ipertensione. Inoltre, è depurativo, diuretico, protettivo per il fegato e decongestionante delle vie respiratorie; e non è difficilmente digeribile, come si dice, in realtà ciò deriva dalla cattiva abitudine di mangiare l’anguria a fine pasto.

Da recenti studi pare che, se mangiato a temperatura ambiente, rispetto a se ingerito freddo, il cocomero possieda il 40% in più di licopene e dal 50 al 139% in più di betacarotene che sono sinonimo di stimolazione maggiore di melanina e quindi di abbronzatura uniforme ed intensa.

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E il melone! È il frutto ideale per chi accusa gli effetti del caldo perché è ricchissimo di

sali minerali e di potassio (è quello che ne contiene di più in assoluto). Fornisce 30 Kcal per 100 gr, ha molta vitamina A, B e C (60 mg in 200 gr!!!), zuccheri

in quantità non eccessiva (lo possono mangiare tranquillamente anche i diabetici) e ferro (ideale per gli anemici in quanto è una fonte vegetale di ferro). La vitamina A consente di combattere i radicali liberi dell’organismo e quindi ostacolare l’insorgenza di tumori; la vitamina B invece, lotta in prima linea contro la depressione. È leggermente lassativo e amico dell’intestino, disseta, rinfresca e favorisce la diuresi, stimola la produzione della melanina (contiene betacarotene), è un antiossidante, contribuisce a mantenere pelle e capelli sani, regola il sistema nervoso e la pressione arteriosa e fortifica le ossa ed il cervello con il calcio e ferro.

E poi è così buono!!! Quindi, ricapitolando, entrambi sono ipocalorici, dissetanti e freschi. Andrebbero consumati da soli, per merenda o spuntino, a digiuno, poiché in tal maniera non

si “fermano” nello stomaco insieme all’altro cibo ingerito e passano direttamente all’intestino. A fine pasto invece, non fanno altro che prolungare la digestione totale che appare così

pesante, e talvolta interminabile. E poi non ci si deve dimenticare di bere. È bene introdurre nel corpo circa 1 litro e mezzo/ 2 litri di liquidi al giorno, prevalentemente

sotto forma di acqua e altri liquidi acalorici come il tè verde. E' necessario sottolineare che gli alcolici e i soft drink analcolici non aiutano a dimagrire, anzi apportano un'elevata quantità di calorie.

Nelle uscite con gli amici che accompagneranno l'estate 2014 i famosi aperitivi o gli happy hour si potranno sostituire con frullati, macedonie e perché no, 2 o 3 volte alla settimana, con gelati alla frutta come questo da fare in casa che io faccio spesso con le fragole, ma che si può fare con tutta la frutta.

Si congelano in un sacchetto le fragole pulite e tagliate a piccoli pezzi e una banana anch’essa a fettine. Quando si vuole fare il gelato si tolgono dal freezer un quarto d’ora prima poi si mettono nel frullatore con un poco di zucchero e un bicchierino di latte a piacere, si frulla il tutto e il gelato è pronto.

Se poi con un pò di buona volontà si riuscisse a fare 30\40 minuti al giorno di attività fisica… voilà il gioco è fatto.

*[email protected]

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SOGNATORI … RIVOLUZIONARI … RIFORMATORI

MARTIN LUTHER KING (Dissertando sul suo ed il nostro tempo) di Angela Gonnella*

Ho vissuto per circa tre anni, sebbene discontinuamente, negli Stati Uniti d’America. Non

molto, ma abbastanza da percepire le trasformazioni che, nel giro di qualche decennio, si andavano verificando nella mentalità e nella cultura di gran parte della società di questo grande Paese. La storia, evidentemente, non cammina più a piccoli passi, come un tempo accadeva. La diffusione dei mezzi informatici, impone oggi rapidità nell’approccio ai problemi ed altrettanta tempestività di risposte e soluzioni. Ma veniamo al dunque.

Intorno alla metà del XX secolo l’economia americana, dopo la terribile crisi degli anni ’30, subì un notevole sviluppo tanto che le masse, essendo aumentati nel contempo salari e stipendi, furono indotte ad acquistare non solo generi di prima necessità ma, più largamente, i cosiddetti beni di consumo. In questo ebbe buon gioco la nascente pubblicità sempre più agguerrita e accattivante. Il benessere però non era alla portata di tutti, neppure nella ricca America. Ne erano esclusi le minoranze e in particolare i neri degli Stati del Sud dove ancora vigeva la segregazione razziale. La gente di colore viveva, infatti, in quartieri sovraffollati dove la sicurezza individuale, il diritto ad una vita libera e normale erano obiettivi impossibili; dove crescere era una scommessa quotidiana e progettare il futuro quasi un’utopia o un vero e proprio atto di fede. E ciò, in palese contrasto con la Costituzione americana, in vigore dal 1789, una delle prime nella storia moderna ad affermare il principio di uguaglianza tra tutti gli Esseri umani. Per questo ideale, Martin Luther King, apostolo instancabile della lotta per l’emancipazione della gente di colore e delle minoranze etniche, pagò tragicamente con la vita il suo impegno civile. Non tanto tempo fa: correva l’anno 1968.

Nato ad Atlanta, in Georgia, nel 1929 da una famiglia borghese (il padre era un pastore della Chiesa battista) Martin mostrò presto di possedere una vivace intelligenza e una personalità molto spiccata tanto che, giovanissimo, gli fu offerto l’incarico di vice-direttore dell’ Atlanta Journal. Il clima tuttavia, come si sa, non era dei migliori. Nella sua autobiografia “Stride toward freedom” racconta che, durante un viaggio in treno, fu costretto insieme ad altri studenti di colore a cedere il posto a passeggeri bianchi. In un’altra occasione, si dimise dall’Atlanta Railway com. dopo che il suo capo lo ebbe apostrofato con lo sprezzante epiteto di “nigger”. Questi episodi, rimasti indelebili nella sua mente, concorsero a determinare una scelta di vita verso cui già da tempo si stava orientando.

Nel 1947, divenne membro attivo della “National Association for the Advancement of Colored People” inducendo gli iscritti, con appassionate argomentazioni, ad adottare e perseguire il metodo della non violenza (già proposto in India da Mohandas Gandhi) in alternativa alla resistenza passiva e a posizioni sovversive fomentate, invece, da altri gruppi di colore come i seguaci di Malcom X.

Nel 1948, seguendo i suggerimenti paterni, prima con una certa riserva, poi sempre più convinto della loro validità, iniziò un percorso di studi presso il seminario di Chester in Pennsylvania, laureandosi brillantemente in teologia e, successivamente, in filosofia. A 25 anni, dopo aver vagliato diverse offerte, accettò l’incarico di pastore in una chiesa battista di Montgomery (Alabama) nel profondo Sud degli Stati Uniti, dove le tensioni sociali tra bianchi e neri erano caratterizzate da scontri violenti e a volte sanguinosi. Ma egli, con i suoi celebri sermoni e una tenace opera di mediazione, riuscì a fare di questa città uno dei centri più attivi per la promozione di una reale integrazione razziale. Trasferitosi successivamente ad Atlanta, in Georgia, fu arrestato per futili motivi e poi rilasciato dietro cauzione. Intanto si faceva sempre più pressante il suo impegno civile. Organizzò, infatti, numerose marce e sit-in fedelmente seguito da quello che lui chiamava il suo ”esercito della non violenza”. In seguito a queste pacifiche forme di protesta, nel 1964, con l’appoggio del Presidente Lindon Johnson, fu approvata la legge sui diritti civili.

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Nello stesso anno, gli veniva conferito il premio Nobel per la pace. Il suo pensiero ed il suo operato emergono con chiarezza nella “Letter from Birmingham Jail” (Lettera dalla prigione di Birmingham) scritta nel 1963 e in “Strength to love” (La forza di amare) che evidenzia la sua coraggiosa ed appassionata crociata per la Giustizia.

Più volte King si espresse criticamente sia nei confronti della società capitalista che di quella socialista, laddove le due concezioni si realizzavano in modo esasperato. Ritenne, infatti, di poter individuare il bene e il male di entrambi i sistemi che, durante il periodo della guerra fredda, si osteggiavano pericolosamente. Pur riconoscendo che il capitalismo fosse fonte di libertà e di benessere, considerava tuttavia che esso determinava in ambito sociale un sostanziale impoverimento di valori, esasperato da un consumismo sfrenato e fine a se stesso. Così come il comunismo, nato da una profonda esigenza di giustizia sociale, limitava fortemente o addirittura annientava la libertà individuale ricorrendo anche a mezzi crudeli e aberranti. Animato da una Fede solida e determinata, M. L. King auspicava, invece, la convivenza pacifica, la fratellanza e la cooperazione tra tutti i popoli della terra. Nonostante questo messaggio di apertura e di pace, l’Uomo che aveva dedicato la vita ad un alto e nobile scopo umanitario, fu ucciso a Memphis il 4 aprile 1968 da uno sconsiderato.

L’impressione destata dalla sua morte scatenò violente dimostrazioni da parte dei neri, tanto che il Congresso si decise ad approvare le più urgenti leggi integrazioniste. Di certo, il suo sacrificio non è stato vano. Chi mai, infatti, avrebbe immaginato, qualche decennio fa, che Barack Obama, uno di colore, avrebbe ricoperto la più alta carica istituzionale degli Stati Uniti d’America? Lui lo ha creduto fermamente: “Yes, we can”.

Ed è, infatti, l’attuale Presidente, due volte eletto, della Nazione più influente del mondo. Ma altri spazi, un tempo preclusi, sono stati conquistati dalla gente di colore. Nel jazz, un genere musicale ad essa congeniale, si era da tempo affermato Louis Armstrong ed inoltre, tra gli altri, Aretha Franklin e Billie Holiday. Nel cinema si distinguevano particolarmente: Spike Lee, uno dei più famosi e controversi registi afroamericani oltre ad attori come Sidney Poitier interprete del famoso “Indovina chi viene a cena?” ed Eddie Murphy. Nell’ambito politico emergevano Condoleezza Rice, National Security Advisor, stretta collaboratrice del Presidente Bush J. e, nello stesso periodo Colin Powell capo delle forze armate durante l’intervento in Iraq. Fra gli scrittori si sono distinti Toni Morrison e Richard Wright. Negli Stati Uniti, dunque, grazie all’opera altamente meritoria di King e ai movimenti di contestazione sviluppatisi nel corso degli anni ’70, il razzismo, anche se non può dirsi sconfitto, si è di certo ridotto o viene comunque percepito come un limite culturale. Pertanto, in molte Università americane, non per legge scritta, ma per tacita convenzione, una quota delle iscrizioni è riservata a studenti di colore. ”Così può accadere - asseriva in un’intervista il Preside della “Seton Hall University” (South Orange - New Jersey) - che studenti bianchi con credenziali di tutto rispetto, vengano respinti”. E aggiungeva scherzosamente: “Anche questa è una forma di razzismo che va… in direzione opposta…”

L’attuale situazione storica, con i problemi che la caratterizzano, quale futuro dunque ci prepara? Secondo alcuni sociologi sembra prevalere, specie da parte dei giovani, un atteggiamento rinunciatario che evita l’impegno concreto nell’ambito della società civile. Eppure non mancano secondo altri osservatori, ed io concordo con loro, i segni di un rinnovamento che lasciano ben sperare per il futuro. Per esempio, la cultura dell’accoglienza e l’attenzione alle problematiche di chi va alla disperata ricerca di una vita accettabile, evidenti in Europa, ma in modo più accentuato in Italia, sono segni di civiltà e non di mero pietismo come affermano alcuni. Del resto, il quadro complessivo che si va profilando a livello mondiale ed europeo è quello di una società multirazziale in cui si dovranno necessariamente realizzare nuovi equilibri socio-politici, economici e culturali. Senza ignorare che, a causa del nostro passato di colonizzatori, non poco abbiamo da farci perdonare dalla gente di colore.

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E, prima di concludere, mi è d’obbligo citare alcuni tra i passi più toccanti e significativi del

celebre discorso che il 28 agosto 1963 M. L. King pronunciò presso il Lincoln Memorial di Washington. “I have a dream that my four little children will one day live in a nation where they will not be judget by the color of their skin but by the content of their character.” (Io coltivo un sogno che i miei quattro bambini un giorno possano vivere in una Nazione dove vengano giudicati non dal colore della pelle ma dal loro modo di essere e di agire). E ancora: “I have a dream that one day this nation will rise up and live out the true meaning of its creed: "We hold these truths to be self-evident: that all men are created equal.” (Io ho un sogno: che un giorno questa Nazione si sollevi e viva pienamente il vero significato del suo Credo. Noi riteniamo scontata questa verità: che tutti gli uomini sono stati creati uguali).

Principio che anche l’articolo terzo della nostra Costituzione sancisce e io condivido con appassionata determinazione.

“Si dice che le idee camminano con le gambe degli uomini. Il sogno di Martin Luther King è invece volato spinto dagli angeli....”

*[email protected] Il sogno di Luther King si è realizzato, certamente al di là delle sue previsioni, il 4 novembre 2008 con la elezione a Presidente, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, di Barach Obama un negro afro-americano. L’emozione nel mondo è stata unanime, grandissima, senza riserve e si è ripetuta il 7 novembre 2012 con meno intensità, ma sempre comunque elevatissima con la riconferma di Obama alla Presidenza. Una svolta epocale per gli Stati Uniti e di conseguenza per il mondo intero. Questa poesia in onore di Barach Obama, esprime con versi toccanti, la mia intensa commozione e grande partecipazione all’evento.

BARACH OBAMA

Sono dolcissimi gli occhi dei negri, umili, umidi, velati di tristezza, anche quando sorridono ... Sono sempre così gli occhi dei negri, di tutti i negri sparsi nel mondo. Più struggenti, però, più impauriti nel profondo, gli occhi dei negri d’America. Raccontano di grandi piantagioni di cotone, di sfruttamento in miniera, di pesanti catene. Narrano di colpi di scudiscio, di fame, di sforzi sovrumani per sopravvivere, di morte. Rivelano ribellioni represse nel sangue, ghetti fatiscenti, discriminazioni razziali inaccettabili.

Secoli di schiavitù per generazioni e generazioni sempre sconfitte, umiliate, dileggiate. Poi l’ascesa lenta, difficile, faticosa: per pochi fortunati, per tanti altri, per una moltitudine... ed ecco Barach Obama: il sogno che diventa realtà, l’alba che saluta un nuovo giorno, la Storia che volta pagina ... Gli occhi dei negri d’America sorridono ora liberati dagli incubi. ma sono sempre tristi.

di Carmelo Pelle

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ROMAVAGANDO di Giuliano Cibati*

LA SCALINATA DELL’ARA COELI

On a bàti la, plus reel Han costruito la, più reale que l’échelle du patriarche della scala del patriarca un escalier dont chaque marche una scalinata di cui ogni gradino est vraiment un pas vers le ciel. segna veramente un passo verso il cielo. Perseguitato da questi versi di Sully Prudhomme, (1839-1907) Accademico di Francia e Nobel per la Letteratura, alla ricerca di sensazioni che mi avvicinassero ai sentimenti provati da questo poeta, in visita a Roma nell’800, ho sostato più volte di fronte alla scalinata dell’Ara Coeli. Il frastuono della circolazione automobilistica non mi ha mai consentito di abbandonarmi a quella concentrazione che così mirabile monumento richiede per provare emozioni già riservate ai visitatori dell’800. Di certo il visitatore dell’800 si muoveva in una dimensione diversa da quella baraonda di autobus, macchine varie e concentrazione di mezzi rumorosi che è la piazza dell’Ara Coeli di oggi. Allora non c’era il monumento a Vittorio Emanuele, detto dai romani “la macchina da scrivere”, bensì la Torre Giulia ai cui piedi di stendeva un piccolo quartiere popolare, fatto di viuzze e vicoli contorti che rendevano più affascinante al visitatore l’improvvisa scoperta della scalinata. Può essere opportuno, a questo punto, riportare un episodio che più di un cronista ci ha tramandato. Così come lo stesso Prudhomme ci ha descritto, nel passato la scalinata era frequentata da ogni più vario genere di umanità. In particolare i braccianti che venivano dalla provincia e si radunavano a Piazza Montanara (oggi scomparsa ma ben individuata tra Piazza Campitelli e Via del Teatro Marcello) per offrire le loro braccia ai proprietari agricoli. Non certo in condizioni di pagarsi un alloggio stravaccavano la sera sulla scalinata dell’Ara Coeli dove dormivano fino all’alba (Giove pluvio permettendo). Lo spettacolo di questa povera gente che ha di certo impietosito i fraticelli che operavano nella Basilica distribuendo, come potevano, alimenti e vecchi indumenti, ha provocato l’iniziativa di alcuni giovinastri, sembra di nobile famiglia, alla ricerca di facili divertimenti. Questa piccola banda di sfaccendati, procuratosi una piccola botte, il cosiddetto “caratello” e portatala in cima alla scala, la fecero rotolare, in piena notte, con grande scompiglio e danni fisici per chi albergava all’addiaccio. Di sicuro le risate e le sghignazzate furono molte e molte le ferite. Un modo diverso di approcciare un monumento e un modo diverso di approcciarsi alla povertà. Comunque anche oggi il colpo d’occhio resta sempre di grande efficacia, ma vai a ripescare moti dell’anima quando sei frastornato dall’urlo di una autoambulanza o di una macchina della polizia. A meno che tu non abbia la capacità di questo poeta di estraniarti dalla fastidiosa incongruenza di certi spettacoli e recuperare, come lui ha fatto, la strada del sentimento. “et malgré les odres très sales “e malgrado le orde sudice de medians et de fiévreux degli accattoni e dei febbricitanti se cherchant leur vermine entre eux che si cercano parassiti scambievolmente sur ces assises colossales su questi ripiani colossali ………………………….. ………………………………… on y voit, comme au capitole si vedono, come al Campidoglio monter les ombres des héros!” salire le ombre degli eroi” Certo la capacità di astrazione che ha un poeta non è patrimonio di un comune mortale. C’è ovviamente un diverso modo di approcciarsi agli spettacoli che la natura o l’uomo ha prodotto.

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ARTI E MESTIERI di Antonio Pillucci*

LA TREBBIATURA “Siate fecondi e moltiplicatevi” (Gen 1, 27). “Ecco, io vi do ogni sorta di graminacee produttrici di semenza, che sono sulla superficie della terra, ed anche ogni sorta di alberi in cui vi sono frutti portatori di seme: essi costituiranno il vostro nutrimento” (Gen 1, 29). Questo l'input naturale dell'esistenza! Dal primo giorno di vita del primo uomo, ognuno si industriò a cacciare e pescare, coltivare semi e pascolare animali: per vivere, tutti. Tra le modalità di espletamento di tali attività, una delle più diffuse e vissuta coralmente da quasi tutte le comunità domestiche è stata la trebbiatura, che sta all'approvvigionamento di carboidrati come l'allevamento di animali a quello delle proteine. Dopo aver approntato la terra e seminato, vigilato, pazientato e curato il germoglio e la crescita, le spighe di grano, ondeggianti al vento, si riempivano di abbondanti chicchi, il 60, 80, 100 per cento del seme! Con l'avvento del bel tempo, sotto il sole ormai alto nel cielo e caldo in terra, era tempo di mietere. L'operazione iniziava con la falciatura, cioè il taglio dell'erba e del cereale, effettuato con la falce, uno dei primi attrezzi agricoli costruiti dall'uomo, in pietra provvista di dentatura, prima, in bronzo, appresso, in ferro dopo ancora. La falce è formata da una lama d'acciaio affilato, leggermente piegata ad arco e fissata ad un lungo manico mediante il quale il falciatore, facendo descrivere con un armonico e sinuoso movimento del corpo un arco di cerchio all'attrezzo, taglia erba e cereali. Più tardi comparve la falciatrice, una macchina formata di un telaio per il movimento ed un altro annesso per il taglio, a trazione animale prima, a trazione meccanica dopo. Ogni contadino falciava il proprio campo, facendo, con le spighe recise, dei mazzetti legati tra loro con filamenti di paglia, che venivano ammassati, aiutandosi con la forca, in covoni, che potevamo essere “a piramide” o “a cono tronco” o a forma di casa (per agevolare lo scorrimento di eventuale pioggia non infrequente in montagna). Man mano che gli agricoltori dei campi limitrofi era prossimi a terminare dette operazioni preparatorie, si passavano la voce per prenotarsi l'utilizzo della trebbiatrice per servire un certo numero di lotti. La trebbiatrice serve per staccare le cariossidi dei cereali (grano, avena, orzo) dalla spiga, separandole dalla paglia e dalla pula che li avvolge. Un tempo tale distacco veniva eseguito a mano, con il correggiato o battendo manciate di spighe all'interno di una botte senza fondo o su un tavolo di legno forte; oppure facendo calpestare i cereali dagli animali. Nel 1786 comparve la prima trebbiatrice meccanica. La trebbiatrice funziona con l'introduzione del cereale su un nastro trasportatore che lo fa passare in meccanismi che lo sottopongono a battitura e compressione, facendo uscire i grani dalle spighe convogliandoli ai crivelli e la paglia all'esterno riunita in fastelli a addirittura in balle. Ciò genera un denso pulviscolo tutto attorno. I ragazzini si divertivano correndo tra la “nebbia” da esso provocata. Le cariossidi passano poi alla bocca d'insacco. Questo lavoro richiedeva la collaborazione di tutti; essa veniva sostenuta, quasi “diretta”, con appositi “canti della mietitura”, aventi lo scopo di distrarre dalla fatica ed armonizzare le azioni. Nonostante la fuliggine e il frastuono del motore, il ristoro era assicurato dalle donne che passavano con uova, panini, o meglio panoni, con prosciutto, salsiccia, mortadella, formaggi, accompagnato da acqua e vino, mantenuto fresco mediante immersione delle bottiglie, legate a qualche arbusto, nelle acque di qualche ruscello o, in mancanza, in tinozze. Era una fatica ma insieme una grande festa, con la soddisfazione di disporre, così come avveniva per l'uccisione del maiale o nel fare i pomodori o nella pulitura del granturco..., di un bene primario per la vita e la famiglia per tutto l'anno. Il grano ottenuto si spandeva su foglie o coperte per farlo asciugare. Il grano asciutto e pulito delle impurità si rinsaccava e si portava al mulino per la macina.

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Dalla macinazione si otteneva la farina. Essa serviva (e serve) per farne, con gesti che avevano una dignità quasi sacerdotale e tecniche accurate che meriterebbero di entrare a pieno titolo nella memoria scritta, pasta, pane, pizze, biscotti. Così, per generazioni, veniva assicurato il pane quotidiano, nutrimento per antonomasia, benedizione del cielo, da spezzare con cura, da utilizzare senza spreco alcuno (se duro, per polpette, imbevuto nell'uovo e fritto, bagnato in acqua e cosparso di pomodoro, per gli animali...). Oggi il pane arriva sulle mense, tra cui le nostre, ma non su tutte, preparato con moderni strumenti che hanno affrancato l'uomo dalla fatica. Il progresso ha cambiato la forma, non la sostanza del reale, ancorché desueta e meritevole di essere ricordata: il pane è ancora e sempre preghiera (dacci oggi il nostro pane), castigo (ti guadagnerai il pane col sudore), richiesta di giustizia (pane e lavoro), segno di contraddizione sociale e accusa di mancata sequela della “natura rerum” indicata dal Creatore.

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IL PANE DI ROBERTO � 1 kg di farina 00 � 1 panetto di lievito di birra � 1 bicchiere e mezzo di acqua tiepida � mezzo cucchiaino di zucchero, sale q.b.. Sciogliete il lievito in acqua con mezzo cucchiaino di zucchero, intiepidite nel forno a microonde, non scaldate troppo altrimenti si ferma la lievitazione. Impastate la farina con il lievito sciolto in una insalatiera capiente o meglio nella impastatrice. Ora aggiungete il sale (non mettetelo nell’acqua con il lievito altrimenti lo rovina) e un filo di olio di oliva. Coprite la ciotola con un panno umido e lasciate lievitare lontano da correnti d’aria per almeno ¾ d’ora. L’impasto deve raddoppiare. Dopo la lievitazione lavorate l’impasto sul tavolo, (più si lavora più il lievito si riattiva) senza aggiungere troppa farina e date al pane la forma che volete; quindi fate riposare nuovamente per circa ½ ora. Con questo impasto potete fare più sfilatini o due pagnottelle. Praticate sempre dei tagli trasversali e profondi. Cuocete in forno caldo a 220°. Se il forno è ventilato utilizzare la ventilazione per i primi 10 minuti poi toglietela, abbassate la temperatura a 200° e cuocete per un totale di 50 minuti; questo ovviamente dipende dalle dimensioni del pane. Per i primi 10 minuti non aprite il forno. Per capire quando il pane è cotto sollevate la forma e battetela con le nocche se suona a vuoto è pronto per essere sfornato. Per fare una crosta più scura aggiungete più zucchero all’impasto. Per fare il pane farcito potete aggiungere olive, noci, uvetta ecc. Bisogna avere l’accortezza di asciugare bene tutti gli ingredienti prima di unirli alla pasta. Bisogna anche aggiungere all’impasto un po’ più lievito per evitare che la farcitura rimanga tutta sul fondo. Per fare il pane farcito stendete la pasta con il matterello fino a renderla alta circa 1 cm. quindi la ricoprite con noci, olive, ecc. così il ripieno è ben distribuito, poi formate un rotolo che si può tagliare a piacimento per ricavare panini grandi o piccoli. [email protected]

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GRAFOLOGIA, SPECCHIO DELL'IO

LA GRAFOLOGIA: SCIENZA SENZA OMBRA DI DUBBIO di Gabriella Bonanno*

Così come abbiamo già detto nei cenni storici trattati nel precedente articolo, la grafologia è passata, nel corso degli ultimi decenni, attraverso un incedere lento e faticoso, da una fase iniziale di valutazioni intuitive, soggettive ed empiriche, all'elaborazione di un metodo di studio e di indagine della grafia; guadagnando il suo posto come scienza sperimentale. Tale processo si può senz’altro attribuire all’opera di J.H. Michon, il quale per primo ha tentato di elaborare un metodo di analisi e di indagine oggettiva di questa disciplina, sia pure in forma ancora embrionale. Tutte le successive sperimentazioni sono state improntate all’individuazione delle costanti del rapporto tra segni grafici e caratteristiche psicologiche e non solo. Inoltre il premio nobel Laurija con il suo “Come lavora il cervello”, ha consentito di collegare la grafologia non solo alla psicologia ma anche alla neuropsicologia e alla neurofisiologia del gesto grafico e, con ciò, portando ad annoverarla tra le scienze sperimentali. L’interpretazione della scrittura non ha, quindi, niente di divinatorio; essa è scienza perché ha un suo specifico oggetto di studio: l’attività grafica dell’uomo; un suo peculiare oggettivo e rigoroso metodo di analisi con carattere epistemologico, applicabile, cioè, da metodi diversi ma con i medesimi risultati; alcuni presupposti di base: la scrittura come prodotto di una attività neuro-fisio-psicologica complessa; precisi protocolli e procedure. Il gesto grafico come afferma A.Vel “è un elettroencefalogramma naturale”; infatti in esso vi possiamo riconoscere le nostre forze psichiche, le nostre attitudini, il nostro temperamento, carattere e personalità”. E’ dunque un linguaggio simbolico i cui segni vengono letti attraverso tale linguaggio. I segni, o meglio, lo stimolo cerebrale che attraverso il Sistema Nervoso Centrale (la corteccia motoria, le vie piramidali ed extrapiramidali, i motoneuroni del midollo spinale) consente alla mano di formare il tracciato grafico; esso può essere classificato come armonico o non, ordinato o disordinato , veloce o lento, curvilineo o angoloso, dritto o pendente, grande o piccolo a seconda di come lo stimolo o l’attività celebrale di una persona lo rappresenta e lo realizza attraverso il passaggio dal sistema nervoso centrale. Ogni segno ha quindi il suo preciso significato e ogni scrittura appartiene a un solo individuo. Poiché non esiste un individuo uguale ad un altro parimenti non esiste una scrittura uguale ad un’altra. Cominciamo ora a conoscere meglio la grafologia: La teoria del simbolismo grafico, secondo lo psicologo e grafologo Max Pulver, individua nel foglio bianco su cui si scrive lo spazio vitale cui ciascuno di noi si esprime; il modo individuale cui ciascuno di noi lo occupa nello scrivere rappresenta, inconsciamente, le caratteristiche, lo stato mentale ed emozionale proprie del soggetto scrivente nonché il modo in cui la persona stessa si muove nella suo spazio vitale. Come si può notate nella figura 1 vi sono quattro vettori fondamentali: alto, basso, sinistra, destra, che rappresentano l'alto il bene, spiritualità, aspirazioni e sentimento; il basso istinti, terra, sessualità e male; la sinistra madre, origine, regressione e introversione; la destra padre, futuro, evoluzione ed estroversione. Si tratta di forze che agiscono dentro di noi e sono in grado di orientare il nostro movimento scrittorio a seconda di come noi reagiamo emotivamente al significato di tali realtà. Fig.1

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Analogamente il simbolismo relazionale (Fig.2) del nostro caposcuola italiano G. Moretti individua nelle larghezze delle lettere, nei collegamenti tra una lettera e l’altra, nello spazio tra una parola e l’altra la capacità di apertura nei confronti del prossimo, delle idee nuove e, infine, verso l’ambiente che lo circonda. Questi tre movimenti esprimono il grado di equilibrio psicologico e mentale della persona. Fig. 2 Interessante, no? Ecco i primissimi e fondamentali elementi che aprono l'analisi della scrittura e consentono al grafologo di tracciare i contorni dell'ambito d' indagine. Molti altri segni quali quelli della volontà, dell'affettività, dell'energia vitale, e altri ancora, consentiranno di completare il profilo psicologico dello scrivente. Provate ora a guardare alla vostra grafia e vedete se vi svela qualche lato insospettato della vostra personalità o vi conferma quanto conoscete di voi stessi.

*[email protected]

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MOSTRE E CONCERTI di Rocco Ferri*

● GLI ETRUSCHI E IL MEDITERRANEO. LA CITTÀ DI CERVETE RI ROMA – Palazzo delle Esposizioni - Via Nazionale – dal 15 aprile al 20 luglio 2014 – Orario martedì, mercoledì, giovedì: 10.00 – 20.00 venerdì, sabato: 10.00 – 22.30 - domenica: 10.00 – 20.00 - lunedì: chiuso -Intero € 12,00 + spese d’agenzia - Ridotto € 9,50 + spese d’agenzia Per la prima volta in una mostra viene presentata non in maniera generale, ma concentrando l’attenzione su una singola città, Cerveteri, che spicca per grandezza e importanza nel contesto delle relazioni tra i popoli del Mediterraneo antico. Questa città, infatti, che gli Etruschi chiamavano Kaisraie, i Greci Agylla, e i Romani Caere, è emblematica della grandezza della civiltà etrusca: occupa un posto centrale in Italia e nel Mediterraneo durante tutto il I millennio a.C. Nell’antichità, non a caso, Caere era considerata “la più prospera e popolata delle città dell’Etruria”, come scrive lo storico greco Dionigi di Alicarnasso. Di questa metropoli dell’Italia antica distante solo 50 km da Roma, la mostra intende ripercorrere quasi dieci secoli di storia: come questa città proiettata sul mare divenne una delle principali potenze del Mediterraneo; come questa città che rivaleggiava per importanza con Roma fu infine dominata da quest’ultima ed assorbita nel corso del I secolo a. C. dall’impero romano nascente. La storia di Cerveteri e dei suoi abitanti, i Ceriti, non ci è nota soltanto dai testi antichi: da due secoli emerge poco a poco dal sottosuolo.

●FRIDA KAHLO – SCUDERIE DEL QUIRINALE ROMA – fino al 31 agosto 2014 - Orario dalla domenica al giovedì dalle ore 10.00 alle 20.00 - venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30 - biglietti Intero € 12,00 + € 2.00 spese d'agenzia Ridotto € 9,50 + € 2.00 spese d'agenzia - Gli studenti, ricercatori, dottorandi degli atenei romani (sia pubblici che privati), il venerdì e il sabato, dalle ore 19,00 fino alla chiusura della biglietteria, hanno diritto ad acquistare il biglietto di ingresso alla mostra al prezzo di € 4,00 Il biglietto ridotto è valido per giovani fino a 26 anni, adulti oltre i 65 anni, insegnanti in attività (esclusi professori universitari), gruppi convenzionati, forze dell'ordine e militari con tessera di riconoscimento, giornalisti con regolare tessera dell'Ordine Nazionale (professionisti, praticanti, pubblicisti) ridotto speciale € 7,00 Frida Kahlo si offre alla cultura contemporanea attraverso un inestricabile legame arte-vita tra i più affascinanti del XX secolo. I suoi dipinti rispecchiano la vicenda biografica e si fondono con i fermenti e le trasformazioni sociali e culturali che furono preludio alla Rivoluzione messicana.

●ANDY WARHOL - FONDAZIONE ROMA MUSEO PALAZZO CIPOLLA ROMA - Via Del Corso, 320, - dal 18 aprile / 28 settembre 2014 – Orario - lunedì dalle 14.00 alle 20.00

da martedì a domenica dalle 10.00 alle 20.00 la biglietteria chiude un'ora prima della chiusura della mostra Aperture straordinarie 20, 21, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno, 15 agosto 10.00 – 20.00; 29 giugno 12.00 -20-00 Intero: € 13,00 + € 2.00 spese d'agenzia (audioguida inclusa) Ridotto: € 11,00 + € 2.00 spese d'agenzia (audioguida inclusa) 65 anni compiuti (con documento); ragazzi da 11 a 18 anni non compiuti; studenti fino a 26 anni non compiuti (con documento); militari di leva e appartenenti alle forze dell’ordine; portatori di handicap; possessori Roma Pass Ridotto bambini: € 5,00 + € 2.00 spese d'agenzia (audioguida inclusa) bambini da 4 a 11 anni non compiuti L'esposizione presenta oltre 150 opere, tele, fotografie, sculture che fanno parte della Brant Foundation e raccontano una storia intensa ed uno scambio culturale unico fra il giovane collezionista e l'artista. Un incontro dal quale nascerà un sodalizio unico dal quale sfocerà la mitica e rivoluzionaria rivista Interview fondata da Warhol stesso nel 1969 e che Brant acquisterà con la sua casa editrice subito dopo la morte dell’artista nel 1987.

●YANN ARTHUS-BERTRAND: LA TERRA VISTA DAL CIELO MILANO - MUSEO DI STORIA NATURALE - Corso Venezia, 55, 20121 - dal 24 giugno al 19 ottobre 2014

Orari: lunedì chiuso - da martedì a domenica: 9.30 - 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima) La mostra è un racconto in immagini del nostro pianeta attraverso 103 fotografie a colori, di grandi dimensioni, un inventario dei più bei paesaggi del mondo fotografati dall’alto, con lo scopo di testimoniarne la bellezza e di preservarla attraverso un costante lavoro di monitoraggio dei luoghi. Dagli oceani alle vette delle montagne, dalla savana africana ai ghiacciai antartici, dai crateri vulcanici ai deserti africani, questi scatti attestano un profondo rispetto e amore per la Terra, tanto da essere diventate delle immagini simbolo. Dalle immagini del mondo visto dal cielo un rapido volo verso la Terra: in mostra sono presenti anche uccelli tassidermizzati, crani, splendidi minerali, fossili da toccare, conchiglie mai esposte, insetti rari, semi e frutti curiosi, provenienti dalle collezioni del Museo di Storia Naturale che dialogano con le immagini di Yann Arthus-Bertrand.

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IN LIBRERIA di Carmelo Pelle*

I RACCONTI DEL GIOVEDÌ di Silvana Costa (Ed. E.S.S., pag. 160 € 10,00)

Esistono molti modi di raccontare: fantasioso, realistico, surreale, sentimentale fino allo

sdolcinato, romantico, sprezzante ecc. con stile di volta in volta mutevole (scarno, essenziale, aulico, ridondante, suadente, ironico, contorto …)

Lo scrittore si riconosce e si inquadra a seconda di “come” e di “cosa” scrive. I racconti di Silvana Costa hanno contenuti variegati: nascono da episodi casuali trasfigurati ed

arricchiti dalla fantasia, quasi tutti con finale a sorpresa, senza mai essere contaminati dalla volgarità.

Non c’è libro di scrittori moderni anche se oramai affermati, nel quale non si trovi una parolaccia, o la descrizione minuziosa di atti sessuali compiuti al limite del parossismo: elementi che disturbano e che non giovano affatto alla qualità del libro.

Silvana Costa scrive con ironia e disincanto: le sue peculiarità migliori, e chi la conosce personalmente lo sa; è poliedrica nello scegliere gli argomenti da trattare: l'oroscopo del giorno, il giornale radio delle prime ore del mattino, il mistero “dell'altrove”... Di qui i racconti: Diario di una settimana sotto il segno dei Pesci, Il giornale radio delle 7, Il Castello, il Concerto... e lo fa con il tocco inconfondibile dell’artista.

Del resto è un’artista affermata nell’ambito della ceramica dipinta con tecniche medievali e rinascimentali e nella pittura su tela.

Il suo libro conferma queste doti. L’arte non è monocorde, si è artisti in tutto anche nel modo di essere nella vita.

Una chicca sul titolo del libro dedicato alla sorella Paola. Il giovedì stanno insieme da sempre: per il parrucchiere, lo shopping, l’aperitivo, il gelato, il

teatro ed è proprio di giovedì che Silvana offre a Paola un suo racconto da leggere in anteprima. Il suo commento, nei giorni seguenti, è sempre stato positivo ed incoraggiante da qui la

decisione di raccoglierli in un libro che ne contiene 15, alcuni dei quali già pubblicati sulla rivista on line Erato, da me diretta, di cui Silvana Costa è direttore artistico (sue le opere pubblicate sulla copertina e suo l’allestimento dei testi) e nel contempo redattore capo.

Decisione che ho condiviso e condivido in pieno. Ne è scaturito un libro molto bello che si legge con crescente interesse, alla scoperta di un finale

immancabilmente inatteso. . La foto in copertina: piatto in maiolica (cm 30) dipinto a mano, ispirato al racconto “Diario di una settimana

sotto il segno dei pesci” è dell’Autrice.

[email protected] pelleilcalabro.blogspot.com

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PER STRAPPARE UN SORRISO

a cura di Giuseppe Spinelli*

PAROLE PAZZE… ANCORA??? SÌ ABBRACCIO: modo di poetare dei poeti improvvisatori romaneschi. ACCORDARE: gesto del boia che mette il cappio al collo dell’impiccando. ARREDAMENTO: effetto decorativo di pizzo, mosca o barbetta. ASSOLATO: individuo che ha acquistato un oggetto rivelatosi difettoso. ASTEROIDE: atleta risultato negativo al controllo antidoping. AUTOCRITICA: automobile vicina al collasso. AZIONE: esclamazione del nipote che si getta tra le braccia dello zio ricco. CONCESSO - CONCESSI: appartamento con servizi semplici o doppi. CONTESTARE: risposta del fidanzato alla ragazza che gli chiede cosa vuole per la sua festa. CORPETTO: piccolo ictus. DISSENTERIA: non sarei d’accordo (dialetto veneto). ESSENZA: eunuco. ESTESO: pugile K.O. ESTINTO: capo molto caro ma irrimediabilmente sbiadito. ESTINTORE: serial killer. (GRAN) CIAMBELLANO: vincitore della lotteria di capodanno. INDOTTO: individuo di scarsa cultura incline a cadere in tentazione. INONDATI: baci sognati. LAMA: animale tagliente. I cuccioli femmina sono molto ricercati per fare la barba. ORNITORINCO: animale rimbambito che non si ricorda più se è un uccello o un mammifero. PARIGINO/PARIGINA: mi sembri proprio Luigi/Luigina (in dialetto romanesco). PIUTTOSTO: v. “Viagra”. QUADRIPORTICO: portico dove si svolge una mostra d’arte. RIMORSO: risultato ottenuto concedendo nuova fiducia al cane. SCORDARE: Gesto del boia che toglie la corda dal collo dell’impiccando se arriva la grazia. SEMENTE: ipotesi da verificare con la macchina della verità. SERIAL KILLER: assassino del tutto privo del senso dell’humor. VERMUT: grosso lombrico del pleistocene. VIAGRA: traghetto per Durazzo.

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BLOCK NOTES

a cura della Redazione* ● Sabato 17 maggio ha avuto luogo presso il Teatro “Piccolo Re di Roma” in via Trebula n. 5 Roma, il consueto INCONTRO CON IL TEATRO nel seguente ordine. �SIPARIETTO CALABRO-SICULO: Ha condotto il Siparietto Maria Meli, coadiuvata dalla figlia, Anita Pititto che ha dato inizio allo spettacolo cantando, accompagnandosi con la chitarra, la famosa canzone Calabrisella, coinvolgendo il pubblico. Subito dopo Maria Meli, che per circa 50 anni si è dedicata alla ricerca antropologica ed ha pubblicato ben 4 volumi di tradizioni, canti religiosi, canti d'amore e di sdegno, raccolti dalla voce della gente a Vibo Valentia, ha recitato le canzoni d'amore: Vinni ma ti la cantu a vucca china, Non disiari u nimicu malatu, Ivi a lu 'impernu risolutamenti, O Dio che piscitiedda mi facissi, e di sdegno Brutta, bruttazza, facci di goliu e Cornu 'nta li corna fusti nata. Le due artiste hanno poi recitato e cantato insieme Mamma cà moru e Vota navi e gira navi, bellissime canzoni popolari d'amore, che hanno commosso l'auditorio e suscitato ripetuti applausi. Ha concluso Anita Pititto, con la canzone Vitti nà crozza, con il pubblico in piedi a rendere omaggio all'artista. �LA PATENTE: Giorgio Lofermo, che ne ha curato anche la regia, nei panni di Chiarchiaro, lo iettatore; Anita Pititto che rappresentava il giudice D'Andrea; Michele Magri, Antonio Ricciotti, e Gianluca Colloridi i tre giudici del collegio giudicante; Lucilla Colloridi, bravissima, era Rosinella, la figlia minore di Chiarchiaro; Antonio Pillucci, il simpatico Marranca, l'usciere. Tutti ripetutamente applauditi. �SIPARIETTO ROMANO: Poesie recitate da Rossana Mezzabarba di cui è autrice: La risata, L'artalena e La carozzella (edite) e La saggezza (inedita). Adriano Longhi, dopo aver recitato una poesia un po' burlesque di Natale Polci, attribuita in passato erroneamente a Trilussa, dal titolo Er passero ferito, ha declamato due sue poesie L'eutanasia e La vendetta del porco e infine La strada mia di Trilussa. �SIPARIETTO NAPOLETANO : E' stato condotto da Rosy Rotoli Magri, professoressa di lettere, autrice di varie raccolte di poesie, che ha declamato il testo in dialetto di quattro composizioni di Claudio Mattone, tratte dal musical "Scugnizzi" a suo tempo rappresentato al Sistina di Roma. L'opera è dedicata al problema dei ragazzini di strada napoletani (per l'appunto i famosi scugnizzi), attirati nelle maglie della malavita, da cui vogliono riscattarsi. Di seguito, il marito Michele Magri, ha declamato e cantato Uocchie c'arraggiunate, delicata descrizione della potenza di uno sguardo femminile dei poeti Falcone e Fieni e del musicista Falvo. Ha concluso Gioacchino Ruocco che ha declamato “Il passero solitario” di Leopardi in dialetto napoletano O passero sulitario e tre poesie sue O vico, E vvote e Mariù dedicata alla moglie Anna Iozzino.

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● Giovedì 19 giugno CONVIVIO per il SALUTO ALL’ESTATE Il 19 Giugno, presso il Ristorante Cecilia Metella in Roma, ha avuto luogo, in una atmosfera gioiosa, il tradizionale Convivio per il Benvenuto all'Estate, con la partecipazione di 73 commensali. Il menù, a base di pesce, è stato, come al solito, sontuoso. Prima del dessert il nostro Coordinatore ha consegnato un attestato (su fac-simile pergamena) al dr. Francesco Mirante, al dr. Mario Montesi, al dr. Francesco Ruggiero, al dr. Michele Magri e all'ing. Ennio Cataldi, per la costante ed attiva militanza, sempre con giovanile entusiasmo, sia in seno al Sindacato Nazionale CIDA EPNE Sezione Aziendale Inps, sia nell'ambito del Gruppo Culturale Ricreativo Erato Cida Inps. E' seguita l'estrazione di 15 premi. Il 1° - un pannello 80X80 composto da 4 mattonelle raffigurante un pavone con il becco proteso su un cesto di frutta, opera di Silvana Costa, è stato appannaggio del dr. Scipione Gioffrè; il 2° - un buono per il cambio d’olio e filtri, offerto dalla Ditta Ricambi d'auto Colombiano di Roma, vinto dalla dr.ssa Rossana Mezzabarba.

Gli altri premi, a seguire, consistenti in kit di libri di: Maria Meli, Gianluca Biondi, Pierpaolo Quattrone, Anna Iozzino, Rosy Rotoli, Rossana Mezzabarba, Daniela Troina, Silvana Costa e Carmelo Pelle, così assegnati:

3° 4° 5° 7° 8° 10° 11° 12° 13° 14° 15° - Kit libri a: Francesco Mirante, Luisa Ciani, Ennio Maria Brizi, Nicola Maria Vercelli, Alberto Ceci, Alberto Fontana, Rocco Ferri, Donato Pomponio, Anna Iozzino, Ermanno Cataldi.

6° e 9° - 2 mattonelle cactus, opere fatte e dipinte a mano di Silvana Costa più libro della dr.ssa Meli, sono state vinte da: Rosario Procopio e Teresa Maria Modica.

Ai saluti è stata offerta dal Gruppo, per famiglia, una elegante busta azzurra con annesso un biglietto augurante un’estate a vele spiegate, contenente una bottiglia di vino doc, una confezione di dolciumi tipici calabresi (le “susumelle”) fatti arrivare dal Bar Pasticceria Mario Scocchieri sito in Locri e una confezione di tisana drenante e dimagrante acquistata presso l'Erboristeria "Naturalmente" di viale Cesare Pavese n°425 - Roma.

La tisana, contenente foglie di gramigna, ciliegio peduncoli, uva ursina, betulla, karkadè, sambuco, finocchio, malva, melissa, biancospino, e tarassaco, si utilizza in questo modo: fare un decotto, mettendo a bollire per quattro minuti la droga, lasciarla riposare per altri sette minuti, filtrare e bere. Questo per 15 giorni di trattamento.

Un arrivederci al Convivio di Natale, per lo scambio degli auguri, già fissato per il 4 dicembre, ore

13, con l'ormai collaudato menù a base di pesce, in un noto Ristorante della Capitale, da scegliere tra quelli convenzionati, con i numerosi premi a sorteggio, (una quindicina) ed i doni, per famiglia, con i tradizionali prodotti della Calabria.

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SINDACATO… SINDACALE… SINDACATO

di Francesco Mazzotta* I NUOVI SCHIAVI

In questo periodo di perdurante crisi economica continuiamo a sentir parlare prevalentemente di “tenuta del sistema finanziario”, di “spread” e di “3%”, di debito della sanità e, contemporaneamente, di parametri “anacronistici” (Matteo Renzi), nonché di famiglie in difficoltà e di giovani senza lavoro. Ora, senza entrare nel merito delle singole “ricette” ritenute risolutive, ci permettiamo di ricordare che l’economia esiste perché l’uomo ha dei bisogni. Connessi all’economia ci sono problemi come il lavoro, uno dei cardini della dignità umana. Connessa all’economia, alla capacità produttiva, alla possibilità di accedere al mercato c’è la libertà dal bisogno e quella di intraprendere e, sempre connesse all’economia, ci sono questioni legate all’equità e alla giustizia sociale. L’economia non può, quindi, essere una scienza esatta e astratta. Scopo dell’economia è la sopravvivenza e il benessere di una comunità e la finanza è strumentale a ciò. Si può aggiungere una considerazione che vale sempre e, in tempi di emergenza, vale ancora di più: ai cittadini, nel loro rapporto con lo Stato, sono connessi dei diritti che devono ottenere dallo Stato, ma ci sono dei doveri e degli obblighi che lo Stato è tenuto a pretendere dai cittadini. Si dice in genere che i diritti senza doveri sono odiosi privilegi, ma è anche giusto ricordare che i doveri senza diritti sono un’inaccettabile forma di schiavitù. Riteniamo, pertanto, doveroso che la Giunta Zingaretti razionalizzi veramente la macchina amministrativa regionale di Giunta e Consiglio tentando di efficientarla e mantenendo, anche, un livello di risorse accettabile per i dipendenti. Riteniamo ingiusto mantenere Comitati, Autorità e Cabine varie i cui Presidenti e segretari hanno onorari spropositati, oppure togliere ai dipendenti per dare “posti” (pagati profumatamente e sganciati da qualsiasi parametro) agli amici di partito o di parrocchia. Riteniamo ingiusto drenare risorse pubbliche per continuare a dare consulenze (camuffate sotto mentite spoglie) o per ingrassare le società partecipate. Riteniamo ingiusto rimanere inerti nei confronti delle lobby affaristiche (non solo dei rifiuti) radicate saldamente in Regione Lazio, vero cancro del bene comune e fare del Lazio la regione e di Roma la città con l’IRPEF più alte d’Italia. Questo è ciò che genera i nuovi schiavi in nome dell’ “anacronistico 3%”, ma anche in nome dei propri “amici” e parenti, in nome degli affari a qualsiasi costo, in nome del dio denaro. Esiste una alternativa possibile e percorribile di fronte a questa “nuova schiavitù”: rimettere al centro delle scelte politiche e strategiche l’uomo lavoratore, la sua dignità. Per questo è necessario che questa Amministrazione guardi realisticamente, senza ingenuità o illusioni, le “strettoie” dell’attuale crisi (che non è certamente solo economica!), dimostrandosi innanzitutto attenta a considerare e valorizzare il proprio patrimonio umano e professionale, quale capitale privilegiato su cui scommettere per il futuro di tutti. Siamo fermamente convinti, infatti, che senza recuperare il primato della “soggettività umana” non sarà mai scongiurato il rischio che i “mostri” del capitalismo e dello statalismo si riproducano, sia pure in forme diverse.

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(Segretario Generale CIDA/Enti Locali)

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INTERVISTA AL PRESIDENTE SILVESTRE BERTOLINI SULLA RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

di Giuseppe Beato

Silvestre BERTOLINI è il Presidente della Confederazione CIDA - Manager e Alte Professionalità per l’Italia , che rappresenta circa 146.000 dirigenti e alte professionalità, pubbliche e private. Oltre alla nostra Federazione CIDA-Funzione Pubblica, sono presenti altre rappresentanze del calibro di Federmanager Manageritalia e CIMO, per citare le più conosciute. Visto il suo angolo di visuale a 360° sulla dirigenza e sulle problematiche aziendali del nostro Paese, abbiamo rivolto al Presidente Bertolini alcune domande a proposito dell’avvio imminente, da parte del Governo Renzi, dell’ennesimo ciclo di riforme dalla Pubblica Amministrazione italiana. D. Presidente, qual è l’interesse della CIDA nella riforma delle pubbliche amministrazioni? R. La volontà del Ministro Madia e del Premier di procedere ad una riforma delle Pubbliche Amministrazioni ci trova pienamente d’accordo, tanto che abbiamo già inviato le nostre proposte, consultabili per intero sul sito www.cida.it. Per poter avviare un confronto approfondito e per un chiarimento su una serie di diverse valutazioni che noi avanziamo, abbiamo già avuto alcuni incontri con il Ministro. L’Esecutivo ha compreso che il confronto è fondamentale per l’apporto qualificato che le categorie interessate dalla riforma possono dare e per il contributo che solo le organizzazioni di rappresentanza dei manager sono qualificate a fornire. La CIDA è convinta che il funzionamento delle Pubbliche Amministrazioni non è interesse esclusivo di funzionari e personale delle PP.AA. ma è in primo luogo una convenienza specifica del comune cittadino e del Paese. Per cui la lotta alla “mala” burocrazia è una battaglia solidale per liberare gli apparati pubblici da inutili e ingarbugliate prassi e norme che pesano innanzitutto proprio sui pubblici funzionari. D. Quali sono, secondo lei, fattori indispensabili per un vero cambiamento dell’amministrazione pubblica italiana? R. Occorre che passino anzitutto dei principi fondamentali. Primo fra tutti quello secondo cui il funzionamento delle Pubbliche Amministrazioni non è interesse esclusivo dei loro funzionari e del loro personale ma – anzi – è in primo luogo una convenienza specifica del comune cittadino. Bisogna pertanto comprendere che è necessario dare attuazione alle riforme, che giungono dopo travagliati percorsi, estirpare l’inettitudine ad offrire servizi pubblici competitivi e a costi contenuti. Il secondo fattore indispensabile per un vero cambiamento delle PPAA è poi la trasparenza, che deve assicurare la massima circolazione possibile delle informazioni tra il sistema amministrativo ed il mondo esterno favorendo il migliore rapporto tra le pubbliche amministrazioni e i diritti dei cittadini. D. Nel pacchetto riformatore previsto hanno forte rilievo gli interventi rivolti al regime della dirigenza pubblica. Cosa va cambiato e migliorato nel modo di esercitare la funzione da parte dei manager pubblici? R. Un cambiamento reale dovrà obbligatoriamente basarsi sulla netta separazione, in tutte le fasi della carriera dei dirigenti, tra l’azione politica e le scelte di carattere gestionale. Il rafforzamento del profilo dirigenziale, con le debite garanzie e se adeguatamente valutato, può diventare il punto d’appoggio indispensabile per far leva al fine di far decollare le pubbliche amministrazioni e, con esse, il sistema “paese”.

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D. Nel recente documento della Confederazione sulla riforma della PA è stato trattato con grande enfasi l’argomento della “valutazione delle performance” delle pubbliche amministrazioni e della sua dirigenza. Perché è così importante questo aspetto della riforma? In fondo, nel privato, tutto è rimesso alla volontà della “proprietà di un’azienda”. Potrebbe essere così nel pubblico? R. La CIDA è convinta che sia fondamentale la costituzione di un modello basato su una dirigenza di carriera e non sullo “spoil system”. Il principio di distinzione tra politica e gestione, affermato da oltre vent’anni nell’ordinamento, deve essere reso esigibile ed attuato fino in fondo, rendendo le carriere dei dirigenti impermeabili all’influenza dei vertici politici delle Amministrazioni. La salvaguardia dell’autonomia dirigenziale richiede il definitivo passo indietro della politica nella gestione e l’introduzione di una valutazione indipendente delle prestazioni professionali e dei risultati raggiunti nell’assolvimento degli incarichi attribuiti. E lo strumento è l’introduzione di un nuovo sistema di valutazione dei risultati e dell’operato delle amministrazioni e dei dirigenti. Il dirigente pubblico è al servizio del Paese e del cittadino, è il garante della legge e del buon funzionamento dell’amministrazione. Non può e non deve sottostare alle volontà politiche di turno

D. Quali forme di collaborazione, di sinergia e di azione comune immagina fra manager privati e manager pubblici? R. Occorre favorire un processo di continuo confronto ed arricchimento reciproco nell’organizzazione del lavoro privato e pubblico. Ciò comporterà una cultura disponibile all’integrazione tra sistemi e a una loro maggiore capacità di dialogo. La responsabilità sociale dell’impresa e la managerialità nella guida delle amministrazioni, per esempio, potrebbero diventare un comune terreno di intesa e un campo in cui misurarsi e migliorare nell’interesse generale.

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IL NOSTRO ORGANIGRAMMA

COMITATO ESECUTIVO Coordinatore: Carmelo PELLE Vice: Rocco FERRI Giuseppe SPINELLI Amministrazione: Rosario PROCOPIO Organizzazione: Silvana COSTA Relazioni Pubbliche: Scipione GIOFFRE’ Segretario: Alberto CECI

COMITATO DI REDAZIONE

Coordinatore: Carmelo PELLE Redattore Capo: Silvana COSTA Redattori: Antonio PILLUCCI Giuliana COSTANTINI Aurelio GUERRA RESPONSABILI DI SETTORE: Giuseppe BEATO problematiche Cida Giuliana COSTANTINI cinema Antonio DE CARLO questioni sociali Antonio DE CHIARO musica classica Adriano LONGHI poesia in vernacolo Ezio NURZIA turismo e visite guidate Claudia PELLE spiritualità Giulio SORDINI teatro in romanesco e pittura Rosario ZIINO escursioni e sport

RAPPRESENTANTI PERIFERICI:

Attilio AGHEMO (Torino) - Gaetano BARTOLI (Palermo) - Rosario BONTEMPI (Regione Piemonte) - Lillo BRUCCOLERI (Genova) - Bruno DE BIASI (Oristano) - Marino FABBRI (Reggio Emilia) -Giuseppe GIGLIOTTI (Cosenza) - Mario LOMONACO (Campobasso) - Armando LO PUMO (Genova) - Mario MIRABELLO (Catanzaro) – Elio PELAGGI (Catanzaro) - Salvatore PINTUS (Genova) - Gesuino SCANO (Sassari) - Mario SCOCCHIERI (Locri) - Enrico VIGNES (Latina) - Vincenzo VITRANO (Trapani) - Pietro ZAPPIA (Reggio Calabria). L’adesione è libera. L’auspicio è di garantire la presenza di rappresentanti del Gruppo in ogni provincia d’Italia.

INFO: sono Associati al Gruppo Erato automaticamente gli iscritti al Sindacato CIDA EPNE INPS e per libera scelta il personale dell’INPS, in servizio o in pensione e le persone appartenenti ad altri ambienti di lavoro su presentazione di un associato.

La tessera è gratuita per minori di 18 anni.