Era Superba n 38

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IL MENSILE GENOVESE A DISTRIBUZIONE GRATUITA ANNO V n 38 a.c. PIRRI

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Smart City, la città intelligente; Creative Cities; Cinema Eden di Pegli; Intervista ad Alberto Terrile;

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IL MENSILE GENOVESE A DISTRIBUZIONE GRATUITAANNO V

n 38a.c. PIRRI

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varie ed eventuali

EDITORIALEL’Europa ha due volti. Quello politico, assente e pre-sunto, di cui oggi l’antiestetico sorriso della Merkel fa da diapositiva, e quello progettuale che noi genovesi associamo principalmente alle iniziative “Smart City” e “Creative Cities”. Se l’assenza cronica a Bruxelles di una linea politica condivisa sta portando al crollo e alla deriva del “sogno” tutto stelline gialle e sfondo blu, grazie ai due progetti europei , invece, qui a Genova stiamo imparando a immaginare la nostra città intelli-gente e creativa. Giusto?No. Perché in realtà nove genovesi su dieci non sanno di che cosa si stia parlando, nel caso di “Creative Cities” forse nemmeno uno su 50 è a conoscenza del proget-to. Eppure entrambi contano ormai due anni e mezzo di lavoro alle spalle, il primo con l’obiettivo di progettare uno sviluppo urbano sostenibile per la città, il secondo per promuovere l’industria creativa, ovvero la capacità dei giovani imprenditori genovesi di inventarsi il proprio lavoro.Mi concentro su quest’ultimo, perché è bene sottoline-are, ad esempio, che a Genova la maggior parte delle industrie creative (per utilizzare la definizione europea) non ha mai sentito parlare di “Creative Cities”. E se da una parte il Comune, considerando che avrebbe dovu-to preoccuparsi tra le altre cose di fare un censimento per “capire il ruolo e l’importanza dell’industria creativa a Genova”, in due anni e mezzo ha raccolto un trafiletto sul Secolo XIX, organizzato una trentina di incontri che hanno portato alla realizzazione di un portale internet (genovacreativa.it) e di una pagina facebook con meno di 400 persone iscritte, dall’altra i distratti e individualisti creativi genovesi, a parte quei pochi che ad oggi hanno partecipato attivamente, hanno contribuito in manie-ra decisiva a rendere ancor più fumosa l’iniziativa. La stampa e i media genovesi, che il Comune definisce poco attenti a queste tematiche, si difendono bollando tali tematiche come inutili parole al vento. Insomma, una città che si morde la coda.Magari scopriremo sulla nostra pelle che assente e presunto è anche il secondo dei due volti europei, come logica conseguenza del primo. C’è da augurarsi che non sia così, nel frattempo, c’è da svegliarsi un po’ tutti, il che non guasta mai.

con affetto,Gabriele Serpe

SOTTO LA LENTE

A VOXE DE ZENA

di tutto un po'

il caffè degli artisti

EDITORE Associazione Culturale PirriDIRETTORE Gabriele Serpe

AMMINISTRAZIONE Manuela Stella, Marco Brancato GRAFICA E IMPAGINAZIONE Constanza Rojas

COPERTINA Elisa BoccediFOTO Daniele Orlandi, Diego Arbore

REDAZIONE Manuela Stella, Matteo Quadrone, ClaudiaBaghino, Marta Traverso, Adriana Morando

HANNO COLLABORATO Michela Alibrandi, Gianni Martini, Gigi Picetti, Sergio Alemanno, Gianluca Nicosia, Daniele Canepa, Michele Artinà, Giorgio Avanzino, Daniele AureliCOLLABORAZIONE ARTISTICA Emiliano Bruzzone,

Alessandro ParodiCOMMERCIALE Annalisa Serpe

([email protected])STAMPA Tipografia Meca

CONTATTI www.erasuperba.it 0103010352 [email protected]

Autorizzazione tribunale di Genova registro stampa n 22/08

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A due anni dalla candidatura di Genova Smart City–Città intelligente, fortemente voluto dall’ex sindaco Marta Vincen-zi, abbiamo provato a tracciare un bilancio con la coordinatrice Gloria Piaggio di quello che è ancora un percorso lungo, un work in progress, di cui i geno-vesi sanno poco o niente. Una sfida che l’Unione Europea ha lanciato con l’obiettivo di creare una città che attiri gli investitori stranieri e contribuisca allo svi-luppo sostenibile dell’impren-ditoria locale, grazie all’incre-mento di tecnologie pulite ed efficienti e soprattutto a bassa emissione di CO2. . «Non parlerei di “progetto”, bensì di un processo che si pone l’obiettivo di trasformare la

SMART CITY, LA CITTà INTELLIGENTE

città… e per raggiungere que-sto obiettivo esistono i progetti europei, ma non solo. Occor-re anche stimolare i cittadini a modificare i propri compor-tamenti attraverso attività di formazione, sensibilizzazione e comunicazione». Ma per av-viare il processo è necessaria una pianificazione strategica integrata, con la cabina di regia saldamente affidata al Comu-ne di Genova. Nel novembre 2010, proprio a questo scopo, è stata creata l’associazione Genova Smart City, alla qua-le hanno aderito istituzioni, associazioni, centri di ricerca, università, imprese ed altre organizzazioni pubbliche o pri-vate. Il primo risultato – che ha consentito a Genova di entrare

“ufficialmente” nel circuito Smart City – è stato raggiun-to nel febbraio di quest’anno, quando le tre proposte pre-sentate dalla città di Genova sono risultate vincitrici in tutti e tre gli ambiti. Riceveremo 6 milioni di euro per la realizza-zione dell’intero programma, un’importante scommessa e un’opportunità da sfruttare nel migliore dei modi. Scenden-do nel dettaglio, per l’ambito “pianificazione strategica so-stenibile delle città”, Genova ha partecipato con il progetto “Transform”, il cui obiettivo è quello di creare una linea guida comune contenente indicazioni strategiche flessibili per essere applicate nelle diverse realtà urbane. «Questo è il progetto più

Fotografia di Daniele Orlandi

Quali sono le reali prospettive per Genova

e quali i progetti concreti? Ne abbiamo

parlato con la coordinatrice Gloria Piaggio di matteo quadrone

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importante, da portare a termi-ne nel giro di tre anni, dal 2013 al 2015», spiega Gloria Piaggio. Sono 6 le realtà coinvolte: Am-sterdam, Copenhagen, Ambur-go, Vienna, Lione e Genova, che si impegnano a studiare «lo stato dell’arte della pianificazione delle città smart, approfondendo anche casi specifici, nel caso genovese parliamo del progetto pilota “Mela Verde” che si svilup-perà a Voltri, in un’area liberata dalle Ferrovie dello Stato, dove si studierà la realizzazione di un quartiere sostenibile. Partendo dall’elaborazione dei dati quali-tativi e quantitativi, cercheremo di stilare un’agenda della tra-sformazione, un manuale della città smart, utile per le altre realtà europee che vorranno seguire la nostra strada». Per quanto ri-guarda l’ambito “riscaldamento e raffreddamento” Genova ha partecipato e vinto con il proget-to “Celsius”. Il capoluogo ligure realizzerà una rete energetica locale alle Gavette, a Staglieno e una nuova rete di tele-riscal-damento e tele-raffreddamento che dovrebbe servire le utenze industriali, commerciali e resi-denziali della zona. Il progetto si svolgerà nell’arco di 4 anni, dal 2013 al 2016. «Ci siamo ispirati alle tecnologie all’avanguardia

utilizzate in diverse città del Nord Europa – racconta Piaggio – un sistema di riscaldamento degli edifici che consiste nella distri-buzione, attraverso una rete di tubazioni, di energia termica sot-to forma di acqua calda, acqua surriscaldata o vapore, prodotta da un’unica centrale termica. Vista la configurazione morfolo-gica di Genova, è impensabile realizzare una rete particolar-mente estesa. Però, sfruttando questa tecnologia innovativa, è possibile immaginare di convo-gliare l’energia in una zona di circa un kilometro (Gavette ma anche piazzale Adriatico)». Il terzo e ultimo progetto, nell’am-bito “efficientamento energetico degli edifici”, si chiama “R2Ci-ties”. Genova ha proposto la ri-qualificazione energetica di una porzione della famosa “Diga” di Begato, l’enorme palazzone di via Maritano, grazie al rifaci-mento dell’impianto energetico dell’edificio, la riqualificazione dei percorsi e il cambiamento dei sistemi di consumo. Anche questo progetto vedrà la luce tra 2013 e 2016. «Riguarderà solo una porzione della “Diga” – spiega Piaggio – circa 20 mila metri quadrati. La prima parte comprende un’attività di dia-gnosi della situazione attuale,

individuazione delle tecnologie adeguate per conservare l’ener-gia, pianificazione dell’uso ener-gia. A metà 2014 partiranno i pro-getti dimostrativi. Disseminazione e replicazione dovranno essere elaborate lungo tutti i 4 anni». In-somma, «gli stanziamenti sono stati confermati, ora siamo nella fase di negoziazione, dopo l’esta-te firmeremo l’accordo definitivo per dare il via ai progetti. Dob-biamo sfruttare l’occasione della disponibilità di un budget finan-ziario per sperimentare soluzioni alternative ed innovative che poi dovremo essere bravi a portare avanti con le nostre forze». E an-che per questo Genova è in pri-ma fila con altri progetti europei, già approvati, quali ad esempio «“Illuminate”, un progetto di spe-rimentazione dell’illuminazione al led, ad alta efficienza energetica e basso impatto ambientale, nella zona del Porto antico e dell’Ac-quario – racconta Piaggio – “Very school”, applicazione di strumenti di rilevazione del consumo ener-getico in un complesso scolastico di via Calamandrei a Voltri; “I-city”, piattaforma aperta di dati per con-sentire agli utenti di creare auto-nomamente le applicazioni che ritengono utili, favorendo la con-divisione di contenuti tra ammi-nistrazione pubblica e cittadini».

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Perdiamo posti di lavoro, che facciamo? Ce lo inventiamo. Questa è, in parole povere, l’industria creativa. Realtà imprenditoriale fondata sulla creatività individuale, sull’a-bilità e sul talento della per-sona, in grado di produrre ricchezza e posti di lavoro attraverso lo sviluppo e lo sfruttamento della proprietà intellettuale. Una realtà che oggi riguarda molti genove-si, piccoli gruppi o singole persone. La maggior parte di loro, però, ancora non sa che due anni e mezzo fa Genova ha ufficializzato la parteci-pazione a “Creative Cities”, un progetto europeo che ha come primo obiettivo proprio la promozione e la forma-zione dell’industria creativa. Genova partecipa insieme a Lipsia (Germania), Danzica (Polonia), Lubiana (Slovenia) e Pécs (Ungheria), ogni cit-tà ha il compito di riunire le imprese creative sul proprio territorio in un gruppo isti-tuzionalizzato (ad esempio associazione) capace di inte-ragire con i gruppi delle altre città per progetti di scambio, formazione e collaborazione. A meno di un anno dalla chiu-sura di Creative Cities (mar-zo 2013), l’obiettivo a Ge-nova non è stato raggiunto:

«A metà dicembre 2010 c’è stata la convocazione degli stati generali dell’industria creativa – commenta Luigi Canepa, coordinatore del progetto - con la creazione di una pagina facebook e un comunicato stampa inviato ai giornali per invitare i creativi genovesi, però ci siamo fer-mati lì, non abbiamo avuto modo di proseguire con la ri-cerca sul territorio.» L’incon-tro avvenne al Teatro Hops, 150 persone presenti e due giornalisti. Perché non siete riusciti a proseguire con la ricerca? «I progetti europei consumano tante energie per rispettare le prassi e le me-todiche che, almeno per me, non state così immediate – confessa Canepa - soprattut-to in una realtà come quella italiana, le normative europee risultano molto più restrittive rispetto a quanto siamo abi-tuati e queste sono difficoltà che è giusto considerare.»

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Convocati gli stati generali, nonostante la magra pubbli-cità e la magra risposta del-la città, il progetto è andato avanti: «A quel punto era importante creare un gruppo, un cluster, che istituzionaliz-zasse l’industria creativa a Genova. Sono nati tre grup-pi di lavoro, di cui uno solo è arrivato in fondo, ovvero la creazione di un Contact Point sul web con la collaborazione del GAI (Giovani Artisti Italia-ni), si chiama genovacreati-va.it. Un sito dove i creativi della città possono iscriversi, descrivere la propria attività. Una vetrina genovese anche per le altre città partner che a loro volta pubblicano su genovacreativa bandi, pos-sibilità di incontro e offerte di lavoro. Ma non siamo riu-sciti a fare il passo decisivo per formare il cluster, l’as-sociazione non è mai nata.» Tuttavia Genova è ancora in tempo per dare forma

CREATIVE CITIES

L'INDUSTRIA CREATIVA

A GENOVA di gabriele serpe

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«Ora noi vogliamo creare reti e contatti fra i creativi genovesi – conclude Cane-pa - e fra quelli delle altre città partner. Un esempio è quello dell’associazione Ge-nova Film Festival che con tutta probabilità organizzerà a Lipsia una rassegna di ci-nema tedesco”. L’auspicio di Era Superba è quello di fare il possibile, sfruttando l’occasione Creative Cities, per dare la giusta visibilità alla realtà genovese in que-sto campo così importante per il mondo del futuro. Sa-rebbe bello creare un ap-puntamento aperto a tutta la città in cui queste realtà imprenditoriali possano pre-sentarsi innanzitutto ai pro-pri concittadini e poi, grazie alla rete, ai cittadini europei.

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concreta al cluster dell’indu-stria creativa. «Può essere anche che abbiamo sbaglia-to noi l’approccio – continua Canepa - o può essere che il progetto non sia stato di suffi-ciente interesse per i creativi genovesi, forse non è il lavo-ro in gruppo e il contatto con l’estero quello di cui queste attività hanno bisogno…».Cari creativi e imprese creati-ve genovesi, c’è la possibilità di proporre progetti di scam-bio e azioni transnazionali, ma soprattutto la concreta opportunità di fare gruppo, di entrare in contatto con altri genovesi che operano in città nel campo della cre-atività, una rete utile per la crescita. La direzione cul-tura del Comune è a vostra disposizione per chiarimenti

e informazioni e per valuta-re le proposte nella persona di Fabio Tenore ([email protected]). Inoltre, “il sito genovacreativa è ad oggi ancora sottoutilizza-to –afferma lo stesso Teno-re - iscrivetevi, inserite la scheda della vostra attività. Inoltre sul sito i partner eu-ropei pubblicano proposte di scambio e di lavoro. In que-sto momento, ad esempio, c’è un’opportunità importan-te per i designer genovesi in quel di Lipsia… si chiama Designer Open, è una mo-stra mercato.” E’ importante ribadire che Creative Cities non prevede finanziamenti in denaro. Bensì, come detto, scambi di know how e di per-sonale, esperienze condivise e collaborazioni sui progetti.

Fotografia di Daniele Orlandi

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il peso dell'impercepibileSTA MORENDO LA CULTURA PUGNALATA DAL PROFITTO!Ormai l’han capito tutti: siamo ridotti in questo Stato. La ge-stione bancaria dell’economia nazionale continua ad arricchi-re i ricchi a spese di poveri ul-teriormente impoveriti. Fino a quando? Forse finché l’aggra-varsi della precarietà economi-ca, che moltiplica i disagi esi-stenziali, ci farà comprendere che quella depressione multi-polare indotta che crea ansie alla gente non deve più gene-rare personali sensi di colpa.La colpa di tutto ciò viene dall’alto, dal vertice di una pi-ramide del potere che pesa sempre più sugli strati inferiori fino a schiacciare la base su cui si regge. Le amministra-zioni locali lamentano in coro i tagli imposti dal governo, il governo incolpa la gestione franco-tedesca dell’Europa che a sua volta si dichiara vittima della crisi economica mondiale. E il palleggio delle responsabilità si ferma qui, non potendo poi accusare il sistema solare, visto che gli altri pianeti sono disabitati.Ma la costrizione di una ca-tena è data dalla complicità di ogni suo anello, perché se anche uno solo si aprisse cesserebbe allora la limita-zione della libertà. E invece la violenza della catena ben

salda non fa che aumentare la voglia di scatenarsi in una naturale opposizione, istintiva anche nei sani animali. Non dimentichiamo che in quella Grecia che viene usata come spauracchio per consolarsi del fatto che per ora c’è chi sta ancora peggio, nell’ultima rivolta popolare non c’erano solo black-bloc e supposte avanguardie rivoluzionarie ma, in prima fila con i ba-stoni, casalinghe e artigiani decisi appunto a scatenarsi.E da noi, a Genova, nella neo amministrazione eletta con l’assenso di poco più del 20% degli aventi diritto, come va? La notizia-civetta, sbandierata dallo strombazzare mediatico, riguarda il dibattito sull’IMU, tra chi è IMUsonito e chi è IMUniz-zato. E la cultura, questa edifi-cazione ancor più importante della seconda o terza casa? I titoloni parlano dell’abolizione della Notte Bianca come no-tizia più importante: costava troppo, anche se la dottoressa Rubino, a cui sono stati chiusi i rubinetti, ha sempre conferma-to che un tale evento garanti-va la copertura degli sponsor. Ma la decisione più grave è stata quella di sottrarre alla cultura ben TRE MILIONI DI EURO così, senza discutere

molto. Menomale che sia-mo nella Professorcrazia…Questo conferma che la crisi della vocazione, così lampan-te in vaticano, colpisce anche l’insegnamento. Eppure la mente dei giovani può esse-re vista come un salvadana-io dove accumulare capitali di preziose conoscenze ed esperienze, anziché farne pattumiera di marci valori.La neo-assessora a turismo e cultura, Carla Sibilla, pare che abbia mantenuto un con-tegno… sibillino, ma in giro si dice che Carlo Repetti, inizial-mente suggerito come più qua-lificato per tale incombenza, sia stato bocciato proprio per-ché si sarebbe strenuamente opposto a simili nefandezze.E non è vero che si potrà fare a meno di quel rispar-mio suicida: lo spazio tiranno mi impedisce il chilometrico elenco degli sprechi da elimi-nare, ma gli interessati lo co-noscono bene, visto che se ne giovano da lungo tempo.Per non parlare delle ricche consulenze richieste da chi dovrebbe saper fare il proprio mestiere senza aiuti, visto che per questo è ben retribuito.Finisce la pagina, ma la storia non finisce qui, ci potete giu-rare.

DI G

IGI PIC

ETTI

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Il 28 giugno 2011 il Comune di Genova ha approvato il progetto per la costruzione di un autosilo a Pegli, tre piani interrati per un totale di 68 box auto. I parcheggi dovranno prendere il posto di quella che da trent’anni è la sede del cinema Eden, una delle poche sale cine-matografiche attive nel Po-nente e tra le pochissime arene estive dell’intero ter-ritorio comunale, che ospi-ta anche spettacoli teatrali (come quelli della Compa-gnia Italiana di Prosa) ed eventi culturali di notevole importanza per il territorio.A quasi un anno di distan-za, il 28 maggio scorso, l’avvio ufficiale dei la-vori, durata prevista tre anni. Secondo la ditta ap-paltatrice il cinema sarà poi riaperto, anche se di

dimensioni minori rispet-to alla sede precedente. Tuttavia Rocco Frontera, gestore dell’Eden, non è dello stesso avviso: «Una volta chiuso il cinema, ria-prire dopo tre anni, con la conseguente disaffezione della gente, sarebbe molto difficile. Intanto ci sono due persone con un contrat-to a tempo indeterminato che perderanno il lavoro». Nel luglio 2008 un grup-po di cittadini ha costituito il Comitato per la difesa del sottosuolo del cine-ma Eden, con il sostegno della Curia (l’Eden è di proprietà dei padri Bene-dettini di Finale Ligure) e del Municipio Ponente. In questi anni si sono mobili-tati attraverso assemblee, volantinaggi e raccolte firme, e hanno ottenuto

alcune modifiche rispetto al progetto iniziale (i box dovevano essere 120, su 4 piani). Venerdì 1 giugno c’è stato un corteo per le vie di Pegli con una forte presen-za da parte dei cittadini.La protesta è stata raccolta anche da numerosi espo-nenti politici: nella prima seduta del nuovo consiglio comunale 15 consiglieri (primo firmatario Antonio Bruno, Federazione della Sinistra – vedi video con ”qrcode” ndr) hanno depo-sitato una mozione firmata anche dall’ex candidato Sindaco del Movimento 5 Stelle Paolo Putti, chie-dendo di sospendere i la-vori in atto e di avviare la procedura per la revoca del permesso a costruire.Le problematiche legate al progetto non investono

pegli

LE RUSPE E I BOX CANCELLANO

IL CINEMA EDEN di matteo quadronee marta traverso

Fotografia di Daniele Orlandi

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solo la cultura. La costru-zione dei box prevede il taglio di dodici platani sani piantati oltre 50 anni fa, ma soprattutto non tiene conto del rischio di una nuova frana dopo quella in via Dagnino del 2009, avvenuta proprio poco dopo la costruzione (tan-to per cambiare un po’…) di un parcheggio sotter-raneo. «In via Dagnino, a seguito di un intervento su una proprietà privata, c’è stato uno smottamento di terreno e alcuni palaz-zi contigui all’area hanno vissuto situazioni critiche e sono stati evacuati: è la dimostrazione di come il sottosuolo di Pegli sia ter-ribilmente fragile», inter-viene Mauro Avvenente, Presidente del Municipio

Ponente. L’opera si collo-ca in un tessuto urbano ca-ratterizzato dalla presenza di palazzi dei primi del ‘900 che poggiano le antiche fondamenta a ridosso di una falda acquifera, parti-colarmente vicina alla su-perficie. I lavori porteranno inoltre gravi conseguenze sulla viabilità: «Il ponte di via Martiri della Liber-tà, sopra la ferrovia, è un ponte molto datato (intorno al 1870) e ha un limite di portata stringente – spiega ancora Avvenente – è pro-babile che i mezzi pesan-ti superino il tonnellaggio consentito per il passaggio e siano costretti a transi-tare per altre vie crean-do problemi alla viabilità di tutta la delegazione». Durante questo periodo

verrebbero inoltre ridot-ti, se non addirittura eli-minati, i parcheggi lun-go le vie interessate.Il condizionale è d’obbligo, perché nonostante l’avvio ufficiale dei lavori la nuova Amministrazione Comunale si è impegnata a verificare il progetto: lunedì 12 giugno si è svolto un sopralluogo nell’area del cinema Eden alla presenza dell’asses-sore con delega all’Edilizia privata, Francesco Oddo-ne, di alcuni consiglieri co-munali e di rappresentanti dei cittadini. «Credo che su questa vicenda sia neces-sario fare i dovuti approfon-dimenti – afferma l’asses-sore Oddone – Nei prossimi giorni studierò le carte e valuterò nello specifico per vedere cosa si potrà fare».

Q R C O D E guarda il contributo vi-deo sul tuo smartphone

Fotografia di Daniele Orlandi

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MACCHINA DEL TEMP

GIUGNO 2011 - La Regione Liguria pubblica la domanda di borsa di studio regionale erogata dall’ARSSU (azienda regionale per i servizi scolastici e universitari) per gli studenti iscritti all’Università di Genova e alle istituzioni di alta formazione artistica e musicale. Nel 2012 l’amara sorpresa: niente borse di studio per le matricole a causa dei troppi tagli. Nell’anno accademico in corso su 1908 richieste giunte da altrettante ma-tricole ne sono state accolte appena 5, pari allo 0,27% e solo perché studenti disabili; fino a 2 anni fa l’Arssu riusciva a coprire il 100% delle domande di borse di studio. «Il diritto allo studio è fortemente a rischio», è l‘SOS lanciato dall’Arssu (Azienda Regionale per i Servizi Scolastici ed Universitari) in una lettera di alcuni giorni fa indirizzata alla Regione Liguria. Il presidente dell’Arssu, Francesco De Nicola, chiede l’apertura di un tavolo con Regione, Università e fondazioni bancarie per cercare di in-vertire un trend che impoverisce l’intera città. «Tale andamento negativo ha già determinato una fuga di studenti dalla nostra Università con un calo delle iscrizioni che in due anni ha portato a una perdita di oltre 500 studenti, dai 40.964 del 2009 ai 40.507 del 2011». GIUGNO 2011 – Viene presentato il nuovo Piano Energetico Ambientale Portuale (Peap) realizzato da Autorità Portuale di Genova, Provincia di Genova e fondazione Muvita. L’obiettivo è quello di abbattere di 20.000 tonnellate l’anno la CO2 emessa dal porto di Genova con 60 milioni di euro d’investimenti in nuo-ve energie. Il Peap, che vuole trasformare lo scalo di Genova in un green port, è stato riconosciuto dalla Commissione Europea come partner ufficiale della campagna continentale per l’Ener-gia Sostenibile. Il programma prevede l’utilizzo di nuovi impianti solari, fotovoltaici, eolici e per l’elettrificazione delle banchine istallati nelle aree portuali, con un beneficio potenziale di circa 200.000 tonnellate di emissioni di CO2 in meno entro il 2020 - GIUGNO 2012 - Si attende la presentazione ufficiale del pro-getto di Enel Green Power che prevede l’installazione nel Porto di Genova di 39 pale eoliche sulla diga foranea alte circa 30 metri per una potenza massima di 199kW. Se il progetto doves-se andare a buon fine, Genova sarà il primo porto italiano e uno dei primi al mondo a sviluppare un simile impianto in un’area portuale. I lavori di progettazione da parte di Enel sono nella fase conclusiva ed entro l’estate verrà ufficialmente presentato alle istituzioni un piano di investimento da 20 milioni di euro.

Lo scorso mese sono riuscito nella piacevole impresa di contraddire una mia opinione. Ci ho preso gusto, quindi non posso fare altro che pro-seguire su questa stra-da, evidenziando quan-to spesso, purtoppo, le leggi sono appunto in contraddizione con i sentimenti ed altre emo-zioni che la vita giornal-mente ci propone. Belin, una signora ottantenne è stata multata perchè ad Albenga dava cibo alle papere, perché il suo gesto mette in pe-ricolo la “selvaticità” dell’animale che rischia se viene alimentato di non essere più in grado di farlo da solo! Aribe-lin, ma sono papere di città non siamo mica in un fiume dell’Amazzo-nia! E sono state prese a paragone le armate di cinghiali che invadono le abitazioni per nutrir-si... nocomment! E’ poi il caso dei cani beagle liberati per evitare loro torture terribili... certo le leggi vanno rispettate, ma belin le leggi dovreb-bero far si che anche gli animali vengano rispet-tati. Bau...bau...miao...bek..,bek...!!!

c'e' VentoA GENOVA

DI s e r g io a l e m a n n o

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di adriana morando

La piazza che si apre da-vanti alla Cattedrale di San Lorenzo era nel Medioevo uno spazio pubblico dove si svolgeva la maggior parte della vita civile, economica e politica della città. A partire dal 1300, qui, aveva luogo la designazione del doge: era-no riunioni popolari spesso tumultuose come quella in occasione dell’elezione di Simon Boccanegra (1339), primo doge di Genova (a cui si ispirò Giuseppe Verdi per la composizione dell’omoni-ma opera), durante la quale, scalmanati avversari politici, appartenenti al vecchio regi-me, bruciarono, nel piazzale, i libri dei crediti della Repub-blica, naturalmente, tra le gri-da esultanti degli spettatori.Nel quotidiano, mentre lungo i muri della chiesa stazionavano i besagnini, esponendo i loro prodot-ti ortofrutticoli, Piazza San Lorenzo era occupata dalle “caleghe” (dal latino callega-rii, ovvero aste pubbliche), un variopinto mercato dell’u-sato non dissimile da quello che si tiene a Palazzo Du-cale, la prima domenica del mese. Nel 1615, però, in seguito alla morte di un ga-belliere per mano di un “re-pessin”, le autorità furono in-dotte ad abolire tale pratica.Incontro rituale era, poi, quello che si svolgeva du-rante la festa del santo patro-no della città, San Giovanni

Ricordiamo, poi, che le chiese e le loro pertinen-ze godevano dell’immunità giudiziaria, diritto di asilo emanato da una bolla papa-le ed in essere fino al XVIII secolo. Non è difficile imma-ginare che qualche “furbet-to” strumentalizzasse tale prerogativa per trarne un illecito vantaggio. E’ il caso di “o Serronetto”, lestofan-te settecentesco che aveva eletto a domicilio proprio la Cattedrale. In agguato e pronto a colpire, quando in-dividuava l’oggetto delle sue malefatte, scendeva nella piazza, metteva in opera la sua bricconata e, con altret-tanta rapidità, riguadagna-va i “sacri” scalini dove era al sicuro dalle pene della

Battista: per questa occasio-ne, ci si recava a comprare le “benedizioni”, cioè foglie di noci, rami di sambuco e altre piante perché, secon-do le antiche credenze, le erbe bagnate dalla rugia-da di quella notte “magi-ca” avevano straordinarie proprietà curative. Ma alla piazza sono legati anche episodi della storia di Geno-va non proprio bucolici: ne rimangono tracce sulla por-ta laterale della Cattedrale, Porta di San Gottargo, dove sono visibili i buchi impres-si dai micidiali dardi delle balestre o le fenditure alla base delle colonne, conse-guenze di un incendio di-vampato durante le lotte tra Guelfi e Ghibellini, nel 1296.

A SPASSO PER ZENA

SAN LORENZO

Fotografia di Daniele Orlandi

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piazza molto diversa da quella attuale perché, nel 1830, fu necessario un pro-fondo restyling, demolendo alcuni edifici che erano stati costruiti a ridosso della cat-tedrale, al fine di restituirle un po’ di spazio. Il Palazzo dei Fieschi, che trovate, sul-la sinistra, ponendovi con le spalle alla Cattedrale, è un esempio evidente di questo “recente” ridimensionamen-to: se guardate attentamen-te, potrete constatare, infat-ti, che ne è stata asportata una “fetta”, come si evince dalla facciata che risulta ar-retrata rispetto all’originale.

di un anonimo (1745) che segnalava “il disordine scan-daloso di vedere, alla notte, uomini e donne frammischia-ti sopra la scalinata di San Lorenzo” o la riprovazione che veniva manifestata nei confronti di giovani nobili per un comportamento giudicato disdicevole: questi bricconi impenitenti solevano, infat-ti, bivaccare sulla piazza, nell’imminenza delle funzio-ni religiose, per “sbirciare” le caviglie delle giovanette che scendevano dalle carrozze.Tante storie, dunque, curiose, tristi o tragi-che raccontate da una

legge. Si racconta, ad esem-pio, che il mattino del 2 set-tembre 1729, con un suo provvido intervento, avesse liberato un camallo accusa-to per una questione di ta-bacco e nello stesso giorno avesse fatto oggetto di una fitta sassaiola i gendarmi di passaggio. Quel satanasso “che stando sopra la sca-la… fa tutto il giorno molte insolenze” fu infine preso e condannato a dieci anni da trascorrere nelle patrie gale-re ma, il giorno stesso, eva-se per rifugiarsi nella Chie-sa degli Incrociati. Infine fa sorridere, oggi, la denuncia

Fotografia di Daniele Orlandi

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LETTERE DALLA LUNAMi sono fermato al bar, una sosta prima di ripartire senza sapere dove andare. Puntato il gomito sul bancone attendo il mio turno, i baristi sono solo due e alle otto del mattino le richieste giungono da ogni angolo del minuto locale. “Un latte macchiato, caldo, grazie”.Devo avere la faccia di chi non ha un soldo in tasca o forse le croste negli occhi tipiche di un risveglio indesiderato, tanto mi ha guardato strano la ragazza dall’estetica lodevole che, ora di spalle, si appresta a preparare il mio latte. “Cosa ho detto di strano? E’da sfigati bere un latte caldo?” Mi sono intesito, l’occhiata perforante della giovane ha dato uno scossone alla mia frustrazione e ha prodotto un fastidiosissimo tiro ai nervi. Lei si volta come se nulla fosse e con un sorriso provocatorio: “Ci siamo svegliati male oggi?”Primo pensiero: tieniti il tuo latte di merda, non metterò mai più piede in questo schifo di posto. E, senza poterlo controllare, il primo pensiero si è tramutato in parola. Dal soffitto piomba con violenza fra i tavolini una stalattite di ghiaccio accompagnata dall’improvvi-so silenzio. Subisco gli occhi puntati addosso. Lei: “Che educazione… ormai l’ho fatto, tenga”. Senza pensarci un attimo, impugno la tazza e verso il latte aldilà del bancone, fra le stoviglie da lavare. “Vaffanculo”, mi dice la fanciulla graziosa. Alzo i tacchi e me ne vado, fra lo stupore generale.E’ vero, mi sono svegliato male stamattina. E dopo un’ora di camminata si fa spazio nella mia testa l’ipotesi che quell’occhiata perforante nascondesse in realtà un atteggia-mento positivo da parte della barista nei miei confronti. Curiosità, attrazione a pelle… Che stupido. Stupido e impacciato. Ridicolo al cospetto di chi, estraneo, mi passa ac-canto. Mi sento in difetto.Sono passati solo due mesi da quando ho fatto ritorno sulla Terra e, se non ve ne fo-ste accorti, sono frustrato. Mi sembra che tutti intorno a me, a qualunque ora, abbia-no qualcosa da fare, qualcosa che li impegna a morte. Ho la sensazione che la gente all’imbrunire sia stanca e felice di rientrare a casa, per un buon piatto caldo e due ore di televisione. Ho la sensazione di non potermi adattare.Sono un alieno legale, cantava Sting... Potrei tornare sulla Luna o andare a fare do-manda nell’esercito o magari nella legione straniera francese, parcheggi ideali per il mio disadattamento cronico, ma sono troppo vecchio, ormai. Vediamo cosa ne pensa questo robusto passante… “Scusi, signore… ha voglia di par-lare un po’?!”, quello mi guarda esterrefatto e accelera il passo, proprio come se fossi un alieno, per giunta fuori legge.

PS: sono tornato

sulla Terra!

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giardino del Planty. E di nuovo il verde: non rimaneteci troppo male solo perché qui non re-gna l’edilizia urbana pacchiana di cui noi italiani andiamo fieri. A ciascuno le proprie tradizioni. A sud dello Stare Miasto incon-trerete il Castello di Wawel che si erge sull’omonima collina, dove è conservata La dama con l’ermellino di Leonardo Da Vinci. Non fateci troppo af-fidamento perché per buona parte dell’anno è in prestito ai musei di tutto il mondo; in-formatevi prima qualora fos-se una delle condizioni sine qua non del vostro viaggio.Vi suggeriamo, come sempre occorrerebbe fare in questi casi, di lasciarvi guidare dall’i-stinto senza farvi prendere dal panico tipico dei professori di

dritti verso la Città Vecchia (in polacco Stare Miasto) dove potrete deliziare il vostro palato artistico di architettura gotica, rinascimentale e barocca. Il cuore è la Piazza del Mercato, la più grande piazza medie-vale d’Europa, che ospita bel-lissimi palazzi del XVII e XVIII secolo, la Torre civica del Mu-nicipio, il Grande Mercato dei Tessuti e la Basilica di Santa Maria. Quest’ultima presenta due torri, una campanaria e una di guardia: non vi occorre troppa attenzione per udire allo scoccare di ogni ora la celebre chiamata a raccolta mai inter-rotta dall’invasione della città da parte dei Tartari. Attorno alla Città Vecchia dove un tempo si estendeva la cinta mura-ria, oggi sorge lo splendido

Se siete interessati a cono-scere per il gusto stesso che il sapere infonde in chi lo detiene e se la vostra faccia si accar-toccia in una smorfia di soffe-renza sentendo pronunciare la parola crociera, allora Cracovia è la meta che fa per voi. La cultura a tutto tondo implica anche il gusto per l’equilibrio e la sobrietà. Infatti, se partite da Orio al Serio con un volo Ryanair degno di definirsi low cost (salvo poi venirvi il dubbio di avere bisogno di un’antiteta-nica una volta scesi!) e aprite gli occhi poco prima dell’at-terraggio (che sarà delicato come la mano di un portuale sul fondoschiena di una me-retrice) il viso vi si illuminerà di colpo: intorno a voi alberi, anzi boschi. E in questa stagione di un verde intenso. Insomma, un vero toccasana dopo la nausea provocata dal cemen-to made in italy che avete sa-lutato al momento del decollo.Il clima che incontrerete nel mese di giugno è perfetto: Cra-covia, infatti, gode di tempera-ture miti quasi per tutto l’anno e anche i rigori dell’inverno non hanno niente a che vede-re con quelli in cui incappere-ste andando, per esempio, a Varsavia (ugualmente affasci-nante seppur diversissima).Quando entrate in città, che è a misura d’uomo e perfet-tamente visitabile in un fine settimana “lungo”, andate

di Michele Archinà

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cracoviail centro culturale della polonia

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solo un rimorso: quello di non conoscere la lingua. Ovvia-mente parlano tutti inglese e molto meglio di noi italiani ma questa lingua è affascinante e ne sarete stregati (purché non commettiate mai l’errore di confonderla con il russo: non la prendono bene da queste parti!). Certo, vi consolere-te dicendo a voi stessi che il polacco è una lingua inutile ma anche su questo abbia-mo un’idea ben precisa: l’inu-tilità è un concetto inventato dagli uomini d’affare di tutto il mondo per non ammettere a se stessi che, per lavora-re, hanno smesso di vivere.

i giorni della settimana (quasi significa eccetto la sera in cui noi siamo a Cracovia). Non sorprendetevi se vedrete molte ragazze polacche bere una bir-ra con la cannuccia: pare che sia normale da queste parti.Sul cibo e sul divertimento non siate parchi: il cambio è a nostro vantaggio e si mangia bene più o meno ovunque a prezzi ac-cettabili. La Chlodnik ogòrkowy, tanto per fare un esempio, è un’eccellente zuppa di cetrioli e yogurt che viene servita fredda con una pallina di sorbetto alla menta: semplice ed estasiante.Al termine del vostro breve ma intenso soggiorno vi resterà

Storia dell’arte del Liceo: l’a-vidità associata alla cultura è quanto di peggio si possa immaginare di questi tempi. Prendetevi il vostro tempo. Se siete amanti della musica o semplicemente curiosi fate un salto al Piwnica Pod Baranami, il locale jazz da cui sono pas-sati i più importanti musicisti polacchi dl Novecento. Lette-ralmente significa seminterra-to sotto i bufali ma, al di là del nome prosaico, vale la pena passarci qualche ora. E’ un lo-cale curato nei dettagli, ricco di passato eppure perfettamente a suo agio anche nel presente con musica dal vivo quasi tutti

di daniele canepa

Nice 2 meet uENGLISH“Where does English come from?” La storia di una lingua è la storia delle persone che la parlano. Nel caso dell’inglese si individuano tre momenti: Old, Middle e Modern English, che segnano anche i passag-gi della società inglese da tribale, a feudale, a capitalista.La prima fase inizia nel 449. Il vuoto di potere lasciato in Britannia dalle legioni imperiali richiamate a Roma è colmato da popoli provenienti dal nord della Germania, ovvero Angli (da cui England, “terra degli Angli”) e Sassoni. Essi parlano dialetti derivati dal protogermanico, l’antenato delle lingue germaniche odierne, tra le quali il tedesco. L’inglese oggi è ben diverso dall’Old English (OE), la cui eredità è comunque presente nel core vocabulary, il vocabolario della vita quotidiana, con parole come field (“campo”) o wife (“moglie”).Anche i Vichinghi, altra popolazione germanica il cui primo raid in Inghilterra risale al 787, contribuiscono al vocabolario dell’OE: sky (“cielo”) è una parola introdotta dai Vikings.Il Middle English inizia nel 1066 con l’invasione da parte di William the Conqueror di Normandia, che di-venta sovrano inglese. Una nuova ruling class va al potere dando vita a una situazione in cui la corte parla francese normanno, il clero usa il latino, mentre l’inglese sopravvive nei ceti bassi.Oggi circa 10.000 parole inglesi sono di origine francese, specialmente in campo politico e giuridico. Due esempi su tutti sono quelli di government (“governo”) e court (“tribunale”), a testimoniare il ruolo giocato per secoli dal francese come lingua del potere in Inghilterra.La situazione muta con la Guerra dei Cent’Anni (1337-1453) tra Francia e Inghilterra. Nel 1362 per la pri-ma volta il discorso di apertura del Parlamento è pronunciato in inglese: il suo status è ristabilito. Tuttavia, esso ha ormai acquisito una componente francese, combinata a quelle germanica e greco-romana. Nel XVI secolo il Modern English è pronto a diffondersi nel mondo: to go global, per usare un’espressione attuale.

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penna sagace

banniV INOVER I TASdi gianluca nicosia

Eccoci a parlare più accura-tamente della prima fra le tre denominazioni di Barbera ci-tate nel numero precedente. Il BARBERA D’ALBA DOC. Questa DOC è prodotta in 54 comuni facenti parte del territo-rio collinare intono ad Alba nella provincia di Cuneo, all’interno delle Langhe. Il disciplinare di produzione, recentemente mo-dificato ad aprile del 2010, pre-vede l’utilizzo di uve Barbera dall’85% al 100%, con l’even-tuale aggiunta di uve Nebbiolo fino a un massimo del 15%. È un vino dal colore rosso rubino acceso con tonalità piene e ri-flessi purpurei; il profumo è am-pio e complesso, caratterizzato da sentori di fruttato se giova-ne, di austerità giunto a ma-turazione, con fragranze che ricordano i frutti rossi. Il gusto è pieno, corposo e avvolgente, misto ad una leggera acidità tipica del vitigno che ne carat-terizza la piacevole bevibilità. La gradazione alcolica minima è 12°. Per ottenere la deno-minazione BARBERA D’ALBA DOC SUPERIORE il vino deve essere ottenuto da uve aventi una gradazione alcolica com-plessiva minima naturale di 12,5° e sottoposto a un periodo di invecchiamento non inferiore a un anno in botti di legno di rovere o di castagno. Si serve a una temperatura tra i 16° e i 20° in calici ballon.

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L’India è sicuramente uno dei pochi paesi al mon-do che non può lasciare indifferenti. Gli slum di “The millionaire”, gli ashram dove molti hippy sono andati a ritrovare loro stessi, i lussuosi alberghi di Delhi e le migliaia di nuove aziende hi-tech di Bangalore sono immagini che tutti noi abbiamo in mente e che, pur in netto contrasto tra loro, sono aspetti diversi della stessa realtà. Qui, più che in ogni altro luogo della terra, gli opposti si mescola-no e danno origine a una società di cui è difficile comprendere l’essenza anche vivendola in pri-ma persona. Recentemente ho trascorso alcune settimane in India per motivi di lavoro e questo mi ha dato la possibilità di vedere questo paese da un punto di vista diverso da quello dell’hippy o del vacanziere in cerca di svago. Prima di par-tire pensavo che in un paese che cresce a ritmi vertiginosi come l’India ci fossero dei ritmi di la-voro forsennati e un certo grado di organizza-zione. Quello che ho trovato è invece un paese dove tutto scorre al rallentatore e dove anche la burocrazia italiana al confronto è un esempio di efficienza. Un’altra cosa che mi ha colpito è sta-ta l’apparente disponibilità di chiunque lavorasse con me. Qualunque cosa chiedessi la risposta era “Yes sir” accompagnata da un sorriso e dal buf-fo (per noi occidentali) cenno della testa che in India viene usato per annuire. Dopo alcuni giorni ho scoperto mio malgrado che “Yes sir” è una ri-sposta che viene data di default e che niente ha a che fare con la realtà. Questo implica che per sapere se qualcosa è stato fatto non ci si può li-mitare a chiedere ma bisogna sempre verificare di persona per evitare brutte sorprese. Leggendo il libro “In Asia” di Tiziano Terzani ho trovato una frase che può sintetizzare bene quale sia il mio pensiero sull’India. Queste parole gli furono rivol-te dal suo vicino di casa alcune settimane dopo il suo arrivo a Delhi: “Se lei fosse andato a vivere negli Stati Uniti avrebbe avuto bisogno di dollari, ma lei è venuto in India. Qui ha bisogno di tempo”.

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le altre risposte fisiche nel-la direzione di una maggior tranquillità. Certamente oc-correrà poi un percorso di conoscenza di sé per capire i motivi della propensione all’ansia e perché il distur-bo si è sviluppato proprio in questo momento della vita, ma se riusciamo a non far-ci spaventare dai sintomi dell’ansia e ad aspettare, respirando lentamente, che passi, gran parte del lavoro è già fatto! La respirazione lenta è un tranquillante na-turale senza controindicazio-ni, sempre a disposizione.

Per informazioni e contattiwww.psicologo-genova.it

LiberamenteQUEL BATTICUORE IMPROVVISO CHE (PURTROPPO) NON É AMORE!

e non mettendosi più nelle situazioni che valuta come pericolose, non può rice-vere una smentita. In real-tà il vero pericolo proviene dalla “testa”, cioè dall’inter-pretazione sbagliata che la persona dà ai suoi males-seri, considerandoli come segni di un disastro immi-nente e non come norma-li conseguenze dell’ansia.L’ansia è accompagnata da una respirazione rapida e su-perficiale (iperventilazione) che causa tutti gli altri sinto-mi: se si impara a contrasta-re l’iperventilazione con una respirazione lenta e control-lata, il resto del corpo reagirà di conseguenza, modificando

Molte persone si sottopongo-no ad innumerevoli visite me-diche per capire l’origine di quella tachicardia o senso di soffocamento che li colpisce all’improvviso senza appa-rente motivo, talvolta si spa-ventano a tal punto da chia-mare il 118 e farsi ricoverare, con l’idea che ci sia un peri-colo incombente di svenire, di perdere il controllo, di ave-re un infarto o di morire. In realtà si tratta di un sintomo di ansia che viene male inter-pretato ed enfatizzato fino ad arrivare all’attacco di panico.É difficile credere che “la te-sta da sola riesca a fare tutto questo casino!”, cioè che se-gnali del corpo così concreti e spaventosi possano deriva-re solo dall’ansia, ma é così! A questo punto la persona spesso inizia ad evitare si-tuazioni che reputa pericolo-se, se guida la macchina non prende la sopraelevata o evi-ta le gallerie perché non han-no vie di fuga, scansa i luoghi affollati o chiusi da dove, se si sentisse male, non potreb-be scappare, niente treni, aerei, metropolitane, cine-ma, ascensori, vicoli, talvolta non esce più di casa se non è accompagnato da un fami-liare. Commette così un altro grave errore di valutazione: ritiene che il pericolo derivi dall’esterno, dall’ ambiente,

a cura della psicologamichela alibrandi

Illustrazione di Alessandro Parodi

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alcune foto da portare a Parigi e far vedere a una gallerista. Nello stesso periodo alla Bien-nale di Venezia conosco, senza sapere chi fosse, l’assistente di Wim Wenders. Stessa situazio-ne: le piacciono alcune foto che portavo con me e se ne fa delle copie da portare con sé. Queste cose accadono solo ogni tanto, poi magari passano dieci anni prima che ti capiti qualcos’altro di paragonabile. Bisogna avere pazienza e non scoraggiarsi. Negli anni ’90 ho lavorato molto bene a Genova, tanti ritratti su commissione. Ho dovuto lottare con la famiglia per dimostrare che sarei riuscito a mantenermi anche così, e comunque l’auto-sufficienza è arrivata dopo molti anni. Ho fatto copertine di libri e dischi, fotografia di teatro, tanta danza contemporanea. Oggi in-segno, e per il resto faccio lavoro

Agli inizi della tua carriera hai detto no alla fotografia di moda, quindi al versante più redditizio di questo mestiere. Nonostante ciò hai scelto di viverci con questo mestie-re… Come ti arrangiavi all’i-nizio? Era difficile allora come oggi, per di più a Genova: una città infinitamente snob, che era ed è fatta a cerchi chiusi, caste. Ho dovuto fare i sacrifici che qualunque giovane deve fare anche oggi: passare attraverso l’iter della fotografia da cerimo-nia per comprarmi l’attrezzatu-ra; partire coi ritratti dei bam-bini. Il centro culturale francese organizzava iniziative e mi era stato proposto di fare un lavoro coi bambini delle scuole medie, che è piaciuto molto al direttore che ha voluto sapere di più su cosa facessi. Si è fatto lasciare

Alberto Terrile, fotografo geno-vese, classe ’61, ci ha accolto nel suo studio per un’intervi-sta, ma più che un’intervista quest’incontro è diventato una meravigliosa finestra su vita, esperienze e aneddoti. Questa è la storia che ci ha raccontato.

Tu hai vissuto il contesto arti-stico degli anni ’80. Com’era Genova in quel periodo?Una realtà vivace, ma massa-crata dall’eroina che qui a Geno-va ha distrutto una generazione. Era una città in cui accadevano moltissime cose a livello mu-sicale e creativo-artistico. Le gallerie presentavano nomi ec-cezionali, adesso tutto questo non c’è più. Ci sono tante ini-ziative appariscenti che fanno sembrare la città culturalmente vivace, ma sono cose già viste, niente di davvero innovativo.

di claudia baghino

Alberto terrileIntervista alfotografo genovese

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il caffè degli artisti 2 3

momento come que-sto in cui non ci sono soldi.

Se dovessi dare un consiglio a un ragazzo che vuole intrapren-dere il percorso di fotografo cosa gli diresti? Secondo me l’arte dovrebbe scendere in profondità, scanda-gliare. In quest’ottica, quando insegno cerco sempre di trasmet-tere questo modo di vedere: fatelo per amore, perché è un’esigenza interiore. Troppo spesso si crede che la fotografia sia solo un insie-me di nozioni e che una volta che le si possiede si è fotografi. Poi ci si ritrova sul campo e non si sa cosa fare perché si conosce la tecnica ma non si sanno approc-ciare situazioni e soggetti. Ora tutti vogliono fare fotografia glamour, ragazze dagli sguardi vuoti, in bili-co su muretti e davanzali o in po-sizioni improbabili dentro fabbriche abbandonate, rigorosamente in due pezzi con dei tatuaggi in pun-ti strategici. Tutti stanno facendo questa fotografia perché hanno visto che rende, nonostante la cri-si. Ma è tutta roba leggera, super-ficiale. Le persone che fotografo io hanno un mondo nello sguardo.

mettere questi personaggi in un contesto di quotidianità. Claudia Cardinale è in macchina che guarda fuori dal finestrino. Asia Argento aveva quindici anni, mi ha chiesto “cosa devo fare?”.

Hai vissuto tutto il passaggio al digitale. Certo la progressi-va democratizzazione dei co-sti per l’attrezzatura unita alla possibilità di pubblicare su internet i propri scatti ha ge-nerato un’ondata di fotografi improvvisati. Cosa pensi di questo fenomeno?Il digitale ha permesso a tutti di farsi le proprie fotografie a bas-so costo, e questo è un bene. Peccato che le masse siano spesso inconsapevoli e l’uso che viene fatto di queste cose è inconsapevole. Ci sono troppe cose fatte senza riflettere: qua-lunque forma d’arte deve avere una consapevolezza del fare, capire perché si sceglie un certo linguaggio, un certo mezzo arti-stico: deve rispondere alla tua interiorità. È inutile lavorare per successo e soldi, se vuoi fama e denaro non scegliere istanze ar-tistiche, a maggior ragione in un

di ricerca. Questo è ciò che oggi mi interessa: le mie visite alla re-altà sono centenari sofferenti di Alzheimer, la comunità transes-suale genovese che abita i bas-si, le giornate di insegnamento.

Hai fotografato molti perso-naggi del cinema. Com’è im-mortalare questi soggetti? A un metro di distanza da Kie-slowski respiravi una persona colta, interessante, ma norma-lissima, non griffata dalla testa ai piedi. David Lynch è una persona squisita, gentilissima, e anche in lui non ho mai visto quel lusso che si sposa col suc-cesso raggiunto. Ma, general-mente, nel ritrarre personaggi famosi e del cinema ti trovi a la-vorare con persone che hanno mediamente un discreto ego. È capitato le prime volte che mi inginocchiassi sotto di loro per inquadrarli; ho visto che la cosa funzionava, perché tu sei ai loro piedi e ti guardano dall’alto. Un meccanismo che ho messo in pratica con molti di loro. Altman l’ho ritratto attraverso il braccio di una persona, io ero al tavolino di fronte. Ho sempre cercato di

Fotografia di Ilaria Caprifoglio

Q R C O D E guarda l’intervista inte-grale sul tuo smartphone

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Valigia sopra, Io sotto. Seduto in at-tesa della partenza.

Questa volta vado via. Biglietto fatto, saluti no: perfetto così. Portafoglio semipieno, stomaco semivuoto, cuore in accelerazione costate, treno in accenno di partenza. Dlin dlon: il treno numero 1512011… Oscuro il rumore con della musica. La voce metallica degli annunci mi ha sempre fatto ridere. Secondo me lo speaker parla sempre così, anche quando è a casa. Annuncio ritardo: le patate al forno saranno pronte tra 5 minuti, ci scusiamo per il disagio. Sorrido e poi smetto, sono pronto a fuggire: occhiali Ray Ban anni 80, sciarpa insolita e t-shirt di King Kong. Il disegno ritrae lo scimmione men-tre si arrampica sul palazzo e lotta contro gli aerei: scena epica, tutti la ricordano. Nessuno si ricorda, però, di quanti piani è quel grattacielo. Io sì, perché penso a cose idiote. Sono io che sono strano o è l’essere uma-no a essere stupido in alcuni casi? King Kong non si fa queste doman-de; lui vuole donne e banane! Io invece vorrei un caffè, oggi non l’ho

Non so neanche se sto facendo la cosa giusta, non ho avuto il tempo di riflettere. Il treno stava partendo ed io sono salito, tutto qui. Già, perché non siamo partiti? Tolgo le cuffie, la-scio riposare Thom Yorke. Il mio va-gone è quasi vuoto. Improvvisamen-te un annuncio: il treno partirà con 30 minuti di ritardo. Abracadabra. Ho chiesto un extra time e questa potrebbe essere la provvidenza… O un semplice guasto al motore. Scendo dal treno, niente è definiti-vo, tutto cambia, mi rimetto in gio-co, sono solo e ho un po’ di tempo per pensare. Vado dritto al bar. Tiro fuori i soldi e opto per un caffè. Len-tamente prenderò le mie decisioni.…Prendo il caffè e mi siedo al tavolo... da lontano una voce mi chiama. Prendo una bustina di zucchero, strappo l’angolo e lo butto via… la voce continua a cercarmi ed è sem-pre più vicina. Giro il cucchiaino più volte e si confondono le mie certezze. Sono a 10 minuti da salire o restare.

Riconosco quella voce che ormai mi è accanto… è lei.

preso. Il caffè è il mio paradosso: è una pausa veloce, contraddittoria. Penso al dopo e non la vivo. Cerco di impiegare meno tempo possibile, perché il tempo è denaro e nessuno me lo regala. Non riesco a prende-re un caffè in santa pace e ignoro il processo invisibile di ogni cosa. Un caffè, ecco a te, grazie, addio. In-vece no… C’è una vita dietro. Una lunghissima e infinita vita: l’idea, la semina, la raccolta, la selezione, la spedizione, la vendita, la macinazio-ne, la degustazione. Io bevo in 30 secondi anni di lavoro. Devo ripren-dermi il tempo! Almeno per un caffè. Il tempo dona valore alle cose, una qualità. Il tempo è la chiave di tutto; se lo vendessero tutti lo compre-rebbero. Salve, vorrei 10 minuti ab-bondanti. Sono 12, lascio? Esistono momenti che dovrebbero allungarsi, come se fosse possibile avere un extra time. Un’ora in regalo da usare per dormire, per vedere un tramon-to, per rifare l’amore… Un attimo prima di morire. Avere un’ora in più per decidere se partire o restare. La fretta è cattiva consigliera diceva mia nonna. Io sto scappando... perché?

Fermata a richiesta: una storia, una fotoL’Espresso a cura di daniele aureli

e daniele orlandi

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* MUSAE – Museo Urbano Sperimentale d’Arte Emergente, programma per valorizzare artisti emer-genti che operano nelle arti figurative, plastiche, installazioni, videoarte, illustrazione, grafica d’arte, land art, body art, arti applicate, arti elettroniche e performative, musica, teatro e danza.. Aperto in ogni momento dell’anno. Requisiti: età compresa tra 18 e 35 anni. Per iscriversi caricare fino a tre opere sul sito www.eventomusae.com. * Un infuso un racconto. Concorso per racconti inediti in lingua italiana e a tema libero, lunghezza massima 2.000 battute. Info e invio materiale [email protected]. Tutti i racconti saranno pubblicati sul sito www.infusidisardegna.it. Nove racconti saranno pubblicati anche nella collana I Racconti della tisana. Scadenza 30 luglio.* Concorso fotografico Le fontane di Genova. Foto inedita a colori o b/n che ritrae una fontana pubblica (no ambienti privati) nel Comune di Genova. Invio foto e modulo di iscrizione a [email protected] . Premio: fotocamere ai primi tre classificati, pubblicazione di un volume sulle fontane di Genova edito da Liberodiscrivere e mostra fotografica. Scadenza 22 luglio.* Concorso fotografico Genova sospesa tra ieri e oggi. Fino a dieci immagini sulla trasformazione della città nei secoli. Premio: mostra presso la libreria Ultima Spiaggia a Camogli, al primo classificato spazio sul sito FotoGalleria.eu, stampa su tela, corso di fotografia e libri foto-grafici. Invio materiale e 12 € quota di iscrizione a [email protected]. Scadenza 15 luglio.

il caffè degli artisti 2 5

IL BANDITOREPer avere maggiori informazioni sui bandi e scoprire altreopportunità per gli artisti visita www.erasuperba.it

18.725,00 - Teatro Cargo “Cargo estate” 16.575,00 - “Festival & Workshop di Jazz” 14.025,00 - “Festival dell’eccellenza al femmi-nile“: 12.750,00 - “Festival Internazionale di Danza/Pa-esaggi Urbani” 11.475,00 - Filarmonica Sestrese ”In-ternational Music Festival – Meeting Giovani Musici-sti” 11.250,00. (Per gli im-porti inferiori ai 10mila euro consultare l’elenco comple-to su www.erasuperba.it)

di Poesia” 39.600,00 euro - “Suq Genova” 34.335,00 - EchoArt “Festival del Me-diterraneo“ 32.700,00 - “Cir-cumnavigando Festival“ 22.737,50 - Teatro della Tos-se ”La Tosse ai Parchi di Ner-vi” 22.500,00 - “Genova Film Festival” 22.000,00 - Teatro Garage “Ridere d’agosto ma anche prima” 18.750,00 - Te-atri Possibili Liguria “Dialo-ghi sulla rappresentazione” 18.750,00 - Lunaria Teatro ”Festival di una notte d’estate”

I bandi del Comune di Genova per i finanziamenti alla cultura, pubblicati in primavera, erano cinque: tre dedicati al teatro (prosa, dialettale e ragazzi), uno ai progetti culturali in ge-nere e il quinto a favore di festival e rassegne. Vi propo-niamo i risultati di quest’ultimo bando (nel prossimo numero pubblicheremo anche i risultati degli altri bandi), per il quale il Comune ha destinato un totale di 395.992,5 euro, così suddi-visi: “Festival Internazionale

CULTURA E FINANZIAMENTI COMUNALI

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l' angolo diGianni Martini

La raggiunta consapevo-lezza dell’impossibilità di arrivare all’apertura di una fase rivoluzionaria, get-tò nello sconforto – come si è già scritto – più di una generazione, sia in sen-so politico che anagrafico. Si iniziò quindi a parlare di “riflusso”, già verso la fine degli anni ’70. Questo fe-nomeno sociale fu caratte-rizzato da specifici compor-tamenti collettivi – almeno a livello giovanile – primo fra tutti il rifiuto di tutto ciò che potesse costituire una qualche forma di “impegno”. Ovviamente, fu innanzitutto l’impegno politico a crol-lare vertiginosamente, ma anche, più genericamente, l’impegno e la riflessione culturale, fattori entrambi indispensabili per qualsia-si azione autenticamente creativa e innovativa. Nel dilagare del riflusso vorrei ricordare qualche dato, per costituire un minimo di am-bientazione storica, solle-citando la nostra memoria. Nel 1978 verrà eletto presi-dente della Repubblica San-dro Pertini, anziano leader e figura carismatica di quella parte del partito socialista che mal tollerava la svolta rampante e “imprenditoria-le” di Bettino Craxi. Que-sta elezione è certo figlia di

quel nuovo clima politico che portò il PC al sorpasso della DC. Sempre nel ’78 verrà invece eletto Papa Wojtyla, grande comunica-tore, pontefice “moderno” nelle apparenze, ma schie-rato in realtà su posizioni conservatrici, quasi a esor-cizzare le aperture, più vici-ne a Papa Giovanni XXIII, che Papa Luciani aveva espresso nei suoi 33 gior-ni di brevissimo pontificato (tra l’altro la sua uscita di scena così repentina ha la-sciato non pochi dubbi…). Tra il ’78 e il ’79 inizieranno a dilagare, in una Tv ormai a colori, telefilm e telenove-le americani, portatori sani del “virus terribilis” dell’i-diozia indotta. Due film, “Il cacciatore” e “Apocalipse now” saranno i primi dedi-cati alla guerra in Vietnam, mostrando atrocità e cru-deltà commesse da ambo le parti. Nel 1979 arriverà il “walkman”, oggetto con cui inizierà a modificarsi la maniera di ascoltare mu-sica, in senso sempre più “comodo” e superficiale. E penso che a chiusura di questo arco di 20 anni così denso di cambiamenti e fatti importanti, vada collo-cata per il significato che ebbe in relazione alla storia di quel periodo, la strage

fascista della stazione di Bologna (85 morti e 200 feriti). La strategia della tensione siglò nel sangue di quest’ultimo assurdo e folle episodio, l’uscita da un arco di tempo in cui i cosiddetti “poteri occulti” cercarono costantemente di stroncare con le bombe i progetti di emancipazio-ne sociale e le spinte al cambiamento delle classi lavoratrici, di cui un primo segno di una diversa pre-senza nella società fu dato dai fatti di Genova del 30 giugno del 1960. Ecco, in questa rapida ricostruzio-ne spesso ho nominato la musica – centro delle no-stre considerazioni – solo marginalmente. Ma è pro-prio così che occorre pro-cedere, secondo il mio tipo di approccio, ovviamente. Come scrissi all’inizio, per comprendere al meglio le produzioni artistiche, per coglierne la carica espres-siva autentica occorre parallelamente indagare (descrivere, comprende-re) i contesti storico-so-ciali in cui quelle nuove idee sono germogliate e maturate. Solo successi-vamente si potrà così ar-rivare ad una valutazione più obbiettiva delle speci-fiche produzioni artistiche.

La strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980 imprimerà il sigillo del-la strategia della tensione di marca fascista sull’uscita dagli anni ’70. Le piaz-ze per un po’ non si riempiranno più perché le giovani generazioni, cresciute con i telefilm americani saranno occupate più a ballare che a pensare. I nuovi comportamenti sociali indicano un ritorno al privato in luogo di una dimensio-ne di confronto/impegno collettive. In pochi anni etichette, case editrici, punti di aggregazione legate al “movimento” chiuderanno o diventeranno altro.

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ESPOSITORI FISSI Piazza Dante (attraversamento pedonale di fronte casa Colombo) Via XII Ottobre (attraver-samento pedonale di fronte bar Moody) Via Assarotti 11R (Rapid Service Mosca) Matitone (ingresso lato levan-te) Ospedale Galliera (atrio principale) Monoblocco Ospedale San Martino (atrio monoblocco), Berio Cafè (c/o Biblioteca Berio via del Seminario) Sestri Ponente (Biblioteca Bruschi-Sartori, Via Biancheri zona stazione FS)

CENTROPiazza Dante (espositore attraversamento pedonale) Via Fieschi/Seminario (Berio Cafè) Via Ceccardi (Librerie Fel-trinelli) Piazza della Vittoria (XO, Bar Vittoria) Piazza Co-lombo (Ma.Ma.Cla, Manhattan) Via Cesarea (Teatro della Gioventù) Via XII Ottobre (espositore attraversamento pe-donale) Via Assarotti (Rapid Service Mosca) Fontane Ma-rose/ Via Garibaldi (Edicola Fontane Marose, BookShop Pa-lazzo Tursi, Baribaldi, Guitar Land) Zona Maddalena (edicola via Maddalena, La Lepre, Teatro HOP Altrove, Pub i 4 Canti, GloGlo Bistrot) Via Cairoli/Piazza Meridiana (Les Aperitif, Cafè Monticelli, O Caffè, Libreria Bozzi, Ghetto Blaster) Zona San Lorenzo/ Giustiniani (Bar Pasticceria Da Giuse, Little Italy) XXV aprile/ Casana (Bar Baruffa, Bar 25, Bar Antica Casana, Cafè de Paris) Matteotti/ Porta Soprana (Informa Giovani, Mentelocale, Bar Boomerang) Zona piazza Erbe/Via di San Bernardo (Le Corbusier, Passextout, Moretti, Taverna degli Alabardieri) Soziglia (Klainguti, Almanacco) Via San Luca/ Fossatello (Edicola Fossatello, New Boarder Fossatello, Pasticceria Cavo, Caffetteria Lomellini) Piazza del Carmine (Bar Marika) Largo Zecca (La Fermata) Via Balbi/ Santa Brigida (Università di Lettere Balbi 4, Scienze Politi-che/Giurisprudenza Balbi 5 (accoglienza), Università Lingue, Polo Universitario, Antica trattoria Lupo) Porto Antico (Uni-versità di Economia, libreria Porto Antico, Bigo Cafè, Museo Luzzati, Antica Vetreria del Molo, Biblioteca De Amicis, Bicu)CARIGNANOOspedale Galliera (atrio principale)CASTELLETTOPiazza Manin (Alle Volte)NERVIPasseggiata Anita Garibaldi (Blue Marlin, Bagni Medusa) Via Oberdan (gelateria Gaggero, gelateria Chicco, Bar Piaz-zetta, Al Castello Pub), Via Capolungo (ristorante Da Lina)QUINTOVia Gianelli (Bar Colombo, A due Passi dal Mare) Via Quinto al Mare (Peter Pan White Bar)QUARTO DEI MILLELungomare Via Quarto (Caffè Balilla) Priaruggia (Sede Grup-po Editoriale Era Superba, Bar Tino) Piazza Nievo (Circolo Ri-creativo Dario Fazio) ALBARO Boccadasse (Creperia La tartana) Via F. Cavallotti (Hobby sport junior, Posh, Bar Sereno, Pecora Nera) Via De Gaspari (Tonitto, piscine di Albaro) Via Gobetti (Bar Brio) Via Nizza (Belli che aneti) Via Piave (bar Piave) SAN MARTINOOspedale San Martino (atrio Monoblocco) Corso Europa (Università Scienze motorie, Università di Medicina e Scienze Naturali)FOCEPiazza Rossetti (Bisquit Cafè) Corso Torino (Il Salotto) Corso Buenos

Aires (Il baretto) Via Finocchiaro Aprile (La Rosa dei Venti), Via Pi-sacane (Il Bar) Piazza Palermo (bar Foce) Via Rivale (bar Movie, bar Boom) Via di S.Zita (bar Mediterraneo) Viale Brigate Par-tigiane (Bar Night&Day) Via Trebisonda (Checkmate Club) Via Casaregis (Happy Hour) Via Rimassa (Molinaro)SAN FRUTTUOSOPiazza Giusti - Manzoni (Bar Don Chisciotte, Sportello del citta-dino)MARASSI Via del Chiappazzo (scuola di musica ‘Music Line’) Corso De Stefanis (Social Photo) Corso Sardegna (Hot Pizza) VOLTRIVia Camozzini (Farmacia Serra, Voltri Cafè, Bar Luigi, Bar Roma) Passeggiata mare (Fuori Rotta) Piazza Odicini (Circolo Anpi Odicini, La Bottega del Goloso 2), Via S.Ambrogio 18r (Kapi-tombolo), Piazza Lerda (New Gibò, bar Gli Archi) Stazione FS (Bar Stazione) PRaVia Prà (Bar Nuovo Cafè Rolando, Tony e Giò,104 Rosso, Bar Gri-sù) Via Fusinato (Caffetteria degli archi) Via Murtola (Bar Flò) Fascia di Rispetto (bar pizzeria Il Gufo 2)PEGLIVia Pegli (La Tana dei Golosi), Largo Calasetta (circolo Rari - Nan-tes), Lungomare di Pegli (Bar Pasticceria Amleto, Alma Cafè), Pontile Milani (Bar chiosco), Piazza Rapisardi (Bar Franca), Via Parma (Bar Angelo), Via della Maona/Odisso (Bar Christian’s), Stazione FS (edicola), Via Martiri della Libertà (Bar le Palme)MULTEDOVia Ronchi (Cafè Restaurant La Porcigna) Via Dei Reggio (Molli Malone’ s Guinnes Pub)SESTRI PONENTEVia Biancheri (espositore fisso lato stazione), Via Merano (Aqua-rius), Via Soliman (Bar New Sensation, Biblioteca Civica Bruschi Sartori), Via Ginocchio (Tumbler), Vico al Gazzo (Les Barriques), Via Sestri (Le Petit Cafè, Maestrale, La caffetteria, Librerie Coop, Bar il Fragolino, L’Arte dell’Espresso, Bar Tentazioni, Caffè degli archi, Pit Stop), Via Menotti (Merendò), Piazza Baracca ( La sosta del buon-gustaio)CORNIGLIANOVia Cornigliano (Pintori dolce e salato, Music Bar Ikebana, Zerodieci)SAMPIERDARENAWTC/ Via di Francia (Le Cafè, Snack Bar, La Torre, Le Delizie della Lanterna) Via Sampierdarena (Bar Il piacere del caffè) Piazza deò Monastero (Bar Perditempo)RIVAROLOPiazzale Guerra (Biblioteca Cervetto), Via Rossini (Bar Ciacci, Mastrolibraio)CERTOSAVia Jori (Bar Pinin)BOLZANETOVia Orietta Doria (Bar Pippo) Piazza Rissotto (Bar Goccia di Caffè)PONTEDECIMOPiazza Pontedecimo (Bar Margherita)

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28 parla come mangi

MANGI

A CURA DI BRUNO GATTORNO - canto IÀ meitæ do camín da nòstra vitta, me sòn despèrso in t’ûnn-a boscaggia scûa,perchè a stradda meistra a l’ea smarrïa.E in quanto a dî comme a l’ea brûtta e crûa quella foresta sarvæga, coscìaspia e fòrte che solo a pensâghe, a fronte zà a me sûa!No saviæ comme ghe segge intròu, tant’eo piggiòu da-o sêunnoche a stradda bonn-a eivo abbandonòu.Ma arrivòu ai pê de’ûn bricco, con gran fadi-ga, la dovve a valle a finiva ho chêu o m’aveiva streito da o spavento,arço i êuggi in sciù, e veddo zà ae sò spalle vestíe da i rággi do pianeta a lûxe… che a mostra a stradda pe no perde a meta,comme chi cu’ûn anscia sciuppâ, o sciorte fêua d’in te onde,o l’ammia i mòuxei, e serio o i stâ a ammiâ.

Dòppo esime ûn pö pösòu, repiggio o viaggio pe n-a spiaggia desertafinchè i pê no me se sòn fermæ in quell’ænn-a avèrta,ma ecco te –o –li, ûnn-a fëa liggia e regaggiad’ûn bèllo manto covèrta,davanti a me bottezza a lòccia, a gia, e tanto a m’impedisce o mæ camin, che ciù vòtte hò tentòu de vegnî via.O tempo o l’ea ao prinçipio do matin eo sô o montava sciù con e stelle ch’ean zà con lê, quando l’amô divin creòu o l’avéiva quelle cöse belle.Scicchè de sperâ ben con a lûxe eìvo öccaxion, quella fëa in te l’ôa do mattindovve ciù döçe a lè a stagión… a vista all’ asso-meggiâva a ûn leon.Páiva che questa fëa a vegnisse incontra a mí con a testa èrta,a lea ûnn-a lüa brûtta, tûtta pelle e ossamme,cárega de ogni fæto de gente gramme.

Mettete poi la farina sulla spianatoia, uni-te il sale, le uova e il passato di borag-gine. Impastare il tutto sino ad ottenere un composto omogeneo, poi stendete la pasta con il mattarello sulla spianatoia e lasciatela riposare per 20 minuti rico-perta da un telo; formate poi un rotolo, ripiegando in tre parti la sfoglia, e taglia-telo a listarelle di 1 cm di larghezza. La-sciate asciugare le tagliatelle per 1 ora. Questa pasta si può condire con la salsa di noci, con il ragù di carne e pancetta, o con il burro fuso o con un sughetto di verdure.

Tagliatelle di BoraggineINGREDIENTI 350 gr di farina, 150 gr. di foglie di borragine, 3 uova, sale

PREPARAZIONE Pulite e lava-te la borragine, lessatela per 10 mi-nuti con poca acqua salata. Dopo-dichè strizzatela bene eliminando tutta l’acqua e passatela nel passaverdure.

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30 agenda

SEGNALA I TUOI EVENTI [email protected]

I FEStiVAL-LILITH FESTIVAL- 21/22/23 giugno Palazzo Ducale. Tre serate di musica e di incontri per esplorare la nuova scena cantautorale al femminile

-CREVARI INVADE - 22/23/24 giugno, Crevari. Tre giorni di musica, cibo, bevande, beneficenza e al-legria. Dalle ore 20.30 musica live, focaccette di Crevari, hot dog, salsiccia, braciole, spiedini, porchetta, wurstel, hamburger, birra e sangria. Il ricavato va in beneficenza.

-FESTIVAL DELLE PERIFERIE - 21/24 giugno, Villa Bombrini (Ge Cornigliano). I concerti live di alcu-ne delle migliori band emergenti genovesi: 21/6 Bianco Plumbeo, Missiva, AUDIOgraffiti, Zirkus der Zeit, Still Leven. 22/06 Antonio Sgorbissa, Monelli Antonelliani, iBosio, Statuto. 23/06 Seele Brennt, PEK, Gabriele Finotti & Misfatto, Temple of Deimos, Edda. 24/06 Hydra, Efem System, Dogzilla, Demetra Sine Die, Tarick1.

-MOJOTIC FESTIVAL - 22 giugno/19 luglio/4 agosto, Sestri Levante. Patrick Wolfe (22/6, Teatro Arena Conchiglia) pop sofisticato con un esclusivo concerto acustico con diversi e originali strumenti musicali. Bonnie ‘Prince’ Billy (19/7, Teatro Arena Conchiglia) repertorio a cavallo tra folk, country e blues. Silent Disco (4/8, Baia del Silenzio)

-QUESTI POSTI DAVANTI AL MARE Marina Genova AeroportoRassegna di musica cantautorale: sabato 23 giugno Piji, sabato 7 luglio Carlot-ta, sabato 21 luglio Giua & Armando Corsi

-FESTIVAL DEL MEDITERRANEO – Dal 28 giugno al 7 luglio Castello D’Albertis, Porto Antico piazza delle Feste. I temi di questa edizione sono l’acqua e il fuoco, come simbolo della condizione delle culture mediterranee.

-GREEN NIGHT FESTIVAL - ARTE MARE SCIENZA – 29 giugno/1 luglio, Santa Margherita-PortofinoEscursioni, attività terrestri e marine, laboratori per adulti e bambini, aperitivi con la scienza, spettacoli ed eventi.

-SESTRI JAZZ – Marina Genova Aeroporto ore 21.30Concerti jazz con: sabato 30 giugno HB Quintet, sabato 14 luglio Felice Reggio Quartet, sabato 28 luglio Open Frontiers International Project

-ALEMANTE FESTIVAL – 30 giugno Fascia di rispetto di Prà. Un evento a scopo benefico di caba-ret, musica e solidarietà. Il ricavato è destinato a un reparto dell’ospedale Gaslini. Partecipano i migliori cabarettisti e musicisti del panorama genovese e nazionale, super ospiti Ale e Franz. Inoltre, concerti, degustazione delle focaccette di Crevari e di altre specialità.

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agenda 3 1

LE SAGRE

-GENOVA FILM FESTIVAL – 2/8 luglio Cinema The Space Porto AnticoIl più importante evento cinematografico ligure e fra i più apprezzati in Italia con oltre 120 film. Lezione di cinema, un omaggio a Gassman, un focus sul cinema tedesco contemporaneo con il Festival di Lipsia.Concorso nazionale per cortometraggi e documentari con 30 film in gara e poi anteprime, incontri con gli autori, workshop, proposte editoriali.

-FESTIVAL IN UNA NOTTE D’ESTATE – 5 luglio/15 agosto Piazza San Matteo - Palazzo del Princi-pe. Festival di prosa e non solo, dedicato al tema dell’identità

-GOA BOA FESTIVAL - 6/27 luglioQuest’anno il festival organizzato dall’associazione Psyco si svolge al Porto Antico e a Villa Serra. Questo il programma: Porto Antico, Arena del Mare: 6 luglio Ben L’Oncle Soul e Brunori Sas; 7 luglio Balkan Beat Box e Almamegretta & Raiz; 8 luglio – Morrisey e Kristeen Young; Villa Serra: 13 luglio Negrita, 22 luglio Mr Vegas, Mellow Mood e Raphael (reggae), 27 luglio Banco Del Mutuo Soccorso e Le Orme

-LUCI SUI FORTI ALLA LANTERNA – 3/15 luglio, Parco della Lanterna di GenovaSpettacoli suggestivi itineranti nel parco e nel Museo della Lanterna.3-8/7 Gente di Mare, 9/7 Le due facce della Lanterna -Momenti di Danza, 10-15/7 Peter Pan ti porto con me Il Faro della follia

-FESTIVAL TEATRALE DELL’ANTICO ACQUEDOTTO – 8/21 luglio, Valbisagno, lungo l’itinera-rio dell’Antico Acquedotto8/7 Mauro Pirovano e i Liguriani, 15/7 Luigi Marangoni e Bobby Soul, 18/7 Beppe Casales, 20/7 Teatro dell’Ortica porta in scena “Il Grande Tempio”

-FESTA DEL SOLE - 13/14 luglio, Lido di Vesima. La festa reggae più famosa di Genova si trasferisce in riva al mare.

EVENTI CONSIGLIATISAGRA DELLE TROFIE - 22/23 giugno, SoriTrofie con 4 sughi diversi+dolce+bevanda tutto a 10 euro

SAGRA DEL PESTO ROSSIGLIONE 24/25 giugno, Rossiglione. Apertura stands ore 19.30

SAGRA DEL RAVIOLO CASALINGO - 29 giu-gno/1 luglio, Borgo Fornari. Gli stand gastronomici aprono alle 19. E’ previsto un intrattenimento musi-cale oltre che un vasto menù ricco di specialità liguri e non solo

IL RE RAVIOLO – 29 giugno/1 luglio, CogornoApertura stands ore 19.30

GAMBERONATA - 29 giugno/ 1 luglio, Pieve Li-gure. Apertura stand ore 19, sabato alle 21 con-certo dei Buio Pesto

SAGRA DELL’ASADO – 5/6/7 luglio, Chiavari campo sportivo Caperana

SAGRA DELLA CAPPONADDA - 7/9 luglio San Rocco di Camogli

SAGRA DELLO STOCCAFISSO - 13/15 luglio via Molinetto di Voltri

Le conquiste di Norman - Sino al 5 agosto, Te-atro della Gioventù. Una trilogia comica di Sir Alan Ayckbourn. Il teatro rimane aperto 7 giorni su 7 an-che durante l’estate per l’iniziativa “RESTATE A TE-ATRO”. Solid Rock Fest – 30 giugno, Giardini Luzzati (centro storico Genova). Musica e solidarietà in fa-vore delle popolazioni emiliane. Previsti i concerti di L.A.Roxx,Cocks, None, Russ Ultra Vixen, Monkey Li-ver, Chiara Labina, Marta Moretti, I Gruppi della Scuo-la Musicale MusichiamoVintage in Porto – 30 giugno/1 luglio Porto Antico di Genova. Orari: sab h 11/23,30, dom 10/20Samuele Bersani in concerto – 11 luglio ore 21 Arena del Mare Porto Antico di Genova. Prezzi da 28 a 40 euro

J-Ax in concerto – 13 luglio Arena del Mare Porto Antico di Genova. Prezzi da 25 a 28 euro

Scossi dal sisma - 20/21/22 luglio, Torrazza (Sant’Olcese) Torneo con 8 squadre miste con stand gastronomici musica dal vivo giochi e lotteria. Il ricavato è destinato alle popolazioni dell’Emilia colpite dal terre-moto

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