Enrico Remmert Luca Ragagnin Elogio consapevole...1 24/07/12 08.36. Degli stessi autori ... mantenne...

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Enrico Remmert Luca Ragagnin

Piccolo viaggio dal bicchiere alla luna

prefazione di Bruno Gambarotta

Elogio della sbronza consapevole

tascabili Marsilio

Narrativa

enrico remmert è nato nel 1966 a Torino. Ha pubblicato tre romanzi, Rossenotti (Marsilio 1997), La ballata delle canaglie (Marsilio 2002) e Strade bianche (Marsilio 2010). È tradotto in una decina di lingue.

luca ragagnin è nato a Torino nel 1965. Tra i suoi libri ricordiamo il romanzo Marmo rosso, le raccolte di racconti Pulci e Un amore supremo e le raccolte di poesie Biopsie e La balbuzie degli oracoli.

Due scrittori divoratori di libri alle prese con un tema che inzuppa la letteratura di tutti i tempi e di tutte le geografie: l’alcol. Elogio della sbronza consapevole è una stravagante antologia al cui inter-no si trovano racconti originali, estratti, aforismi, parodie, false citazioni, divertissement, deliri non attribuibili, il tutto legato al tema senza tempo del bere.

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TASCABILI MAXI

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Degli stessi autorinegli «Specchi»

Elogio dell’amore viziosoSmokiana

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Enrico Remmert Luca Ragagnin

Elogio della sbronza consapevole

Marsilio

prefazione di Bruno Gambarotta

Piccolo viaggio dal bicchiere alla luna

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© 2004, 2012 by Marsilio Editori® s.p.a. in VeneziaPrima edizione ISBN 978-88-317-

www.marsilioeditori.it

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INDICE

9 Prefazionedi Bruno Gambarotta

15 Introduzione mitologica

parte prima

19 I precursori31 I moderati39 Gli sperimentatori49 I classici65 Gli esagerati

parte seconda

83 La bière du pecheur93 Gradisce un cordiale? O preferisce un cocktail?

parte terza

101 Mondo shakerato i: Italia115 Mondo shakerato ii: Gran Bretagna e Irlanda125 Mondo shakerato iii: Francofoni135 Mondo shakerato iv: Spagna, Portogallo

e Trasudamerica145 Mondo shakerato v: Ciucche in lingua tedesca

e più a Nord155 Mondo shakerato vi: Vino boemo e altre magie dell’Est169 Mondo shakerato vii: La Grande Madre Russia

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L’acqua santa non ha mai salvato nessuno.Gli Autori, forse

Questo libro è dedicato a BettoQuesto libro è dedicato a Valentina

179 Mondo shakerato viii: Nord America193 Mondo shakerato ix: Un po’ d’Oriente e altri esotismi

203 STRAWHISKY: OVVERO APPENDICE MUSICALEINCOMPLETA

225 P.R.O.S.I.T

231 Postfazione

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L’acqua santa non ha mai salvato nessuno.Gli Autori, forse

Questo libro è dedicato a BettoQuesto libro è dedicato a Valentina

179 Mondo shakerato viii: Nord America193 Mondo shakerato ix: Un po’ d’Oriente e altri esotismi

203 STRAWHISKY: OVVERO APPENDICE MUSICALEINCOMPLETA

225 P.R.O.S.I.T

231 Postfazione

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PREFAZIONEdi Bruno Gambarotta

Questo è solo in apparenza un libro di citazioni, in realtà le ci-tazioni sono uno schermo per un «Ritratto degli artisti da giova-ni» (beoni). Per introdurlo mi nasconderò anch’io dietro una ci-tazione, da un autore culto, uno che sapeva cosa vuol dire bere,Raymond Carver.

Alcolizzato per i primi quarant’anni della sua vita, il 2 giugno1977 Carver giurò che non avrebbe bevuto mai più e, per gli un-dici anni che gli restarono da vivere con la seconda moglie, lapoetessa Tess Gallagher, mantenne fede all’impegno preso. Pri-ma e dopo quella data spartiacque scrisse poesie e memorabiliracconti brevi. Nella raccolta Il nuovo sentiero per la cascata hotrovato la poesia che fa per noi; s’intitola Domenica sera e dice:

Metti a frutto le cose che ti circondano.Questa pioggerellinafuori della finestra, per esempio.La sigaretta che tengo tra le dita,questi piedi sul divano.Il suono del rock and roll sullo sfondo,la Ferrari rossa che ho in testa.La donna che si sbatte qua e làgirando ubriaca per la cucina...Mettici dentro tutto,mettilo a frutto.

«Mettici dentro tutto». Quello di R&R è un tutto ricchissimo,superlativo, frutto di letture (e di bevute) sterminate, composto

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Leggete il brano di Isaac Bashevis Singer, con il racconto dell’im-presa di Shlemiel e di sua moglie che si mettono a vendere almercato di Chelm brandy dolce a tre groschen al bicchiere. Dopoun primo avventore, con quella moneta Shlemiel compra dallamoglie un bicchiere e subito dopo lei fa altrettanto. Avanti cosìfino a prosciugare il barilotto. Ed ecco che ad ogni passaggio dimano di quell’unica moneta il P.I.L. di Chelm aumenta di tregroschen.

«Mettici dentro tutto». Comprese le associazioni suscitate dal-la lettura del libro. Mettici il presidente della Repubblica Giu-seppe Saragat che ogni mattina, nel cortile del Quirinale, fa l’Al-zabarbera. Mettici i nostri ricordi d’infanzia. Il giro dei bambiniattorno al tavolo da pranzo a scolarsi il vino rimasto nel fondodei bicchieri quando gli ospiti si alzavano per andare nel salottobuono (vedi la scena in Amarcord di Federico Fellini). Mettici ilvino di mio nonno che abitava in campagna ma non era un con-tadino, lui e suo figlio fabbricavano tubi di cemento in vari dia-metri per le condotte d’acqua. Purtroppo per noi il nonno s’osti-nava a fare il vino (cosa ci vuole?) comprando le uve. Ogni botti-glia una scommessa. L’assaggio e l’immancabile sentenza, prece-duta da una smorfia di disgusto: «Questo sarà un ottimo aceto.»Cinquant’anni dopo la sua morte, nella lista della spesa dellamia famiglia non compare mai la parola aceto e se m’invitate acena ve ne porto un paio di bottiglie. Mettici dentro il nocinodella zia Anita, non quello comprato che non sai mai quello checi mettono dentro; quello vero, fatto in casa, con le noci ancoracol mallo verde messe a macerare nell’alcol che diventa nero co-me l’inchiostro. «Quest’anno è venuto un po’ denso ma è genui-no, un bicchiere a fine pasto ti sistema.» Per riempire un bicchie-rino la bottiglia deve rimanere capovolta per un quarto d’ora.Dopo averlo provato il nostro stomaco divide gli anni in «primadel nocino» e «dopo il nocino». Mettici dentro tutto, mettici Fa-brizio De André che racconta il congedo dal padre morente chegli chiede: «Promettimi che non berrai più!» e lui risponde:«Proprio quello dovevi chiedermi? Non potevi farmi prometterequalcosa d’altro?» Mettici dentro Carmelo Bene che una sera a

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agendo su coordinate spazio temporali amplissime e compiendoscelte che ogni volta sorprendono.

Libro d’autori non solo per le scelte; si vedano i racconti cheintroducono ogni sezione, in particolare quelli ispirati dal demo-ne della parodia, che sarebbero piaciuti a Paolo Vita-Finzi e Gui-do Almansi, parodisti sommi. La mia personale predilezione vaal racconto celtico che precede la sezione «Mondo shakerato II,Gran Bretagna e Irlanda» e alla fiaba russa che avrebbe suscitatol’invidia di Vladimir Jakovlevic Propp.

La zampata di R&R la si coglie ovunque. Nel delirio filologi-co, da far impallidire Gianfranco Contini, là dove aggiungonoun prudente «forse» quando non sono certi dell’attribuzione, co-me in questa «Liberté, Egalité, Beaujolais», firmata «Robespier-re, forse», anche se un docente dell’Università della Terza Età siricorda di avergliela sentita pronunciare quando lui era ancoraun bimbo. Nel gioco degli accostamenti: nella stessa pagina met-tono tre citazioni, le prime due da autori pressoché sconosciuti,un certo William Shakespeare e un tale Vittorio Alfieri e l’ulti-ma dal notissimo Piero Solvetti, un poeta che abbiamo imparatoad amare fin dalle elementari, quando cantavamo in coro «Empiquel ciotolon...». Chi non conosce la sua Ode al Pelaverga e ilpoemetto Di Ruché in Ruché? Tutto questo in una visione dellavita e della letteratura, mi verrebbe da dire, patafisica e situazio-nista, se solo sapessi il significato di questi due begli aggettiviche mi sforzo di inserire in ogni cosa che scrivo. È indubbio chel’ombra di Derrida, minacciosa e paterna insieme, si proietta suqueste pagine. (Ci sarebbe anche l’ombra di Guattari ma l’omet-tiamo perché a forza di fare ombra va a finire che non vediamopiù niente). La zampata di R&R la troviamo nella scelta di cita-zioni che servono per demonizzare l’uso dell’acqua per dissetarsi;vedere lo stupendo pezzo di Carlo Porta; l’elenco che GeorgesPerec fa di tutto quello che ha bevuto nel corso dell’anno 1974 eche si conclude con una tristissima tisana e tre bottiglie di vichy;l’invettiva di Alfred Jarry contro il «tremendo veleno». Non di-mentichiamo la vis pedagogica di R&R che ad ogni pagina ci tra-smettono insegnamenti preziosi; volete capire cos’è il P.I.L.?

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Leggete il brano di Isaac Bashevis Singer, con il racconto dell’im-presa di Shlemiel e di sua moglie che si mettono a vendere almercato di Chelm brandy dolce a tre groschen al bicchiere. Dopoun primo avventore, con quella moneta Shlemiel compra dallamoglie un bicchiere e subito dopo lei fa altrettanto. Avanti cosìfino a prosciugare il barilotto. Ed ecco che ad ogni passaggio dimano di quell’unica moneta il P.I.L. di Chelm aumenta di tregroschen.

«Mettici dentro tutto». Comprese le associazioni suscitate dal-la lettura del libro. Mettici il presidente della Repubblica Giu-seppe Saragat che ogni mattina, nel cortile del Quirinale, fa l’Al-zabarbera. Mettici i nostri ricordi d’infanzia. Il giro dei bambiniattorno al tavolo da pranzo a scolarsi il vino rimasto nel fondodei bicchieri quando gli ospiti si alzavano per andare nel salottobuono (vedi la scena in Amarcord di Federico Fellini). Mettici ilvino di mio nonno che abitava in campagna ma non era un con-tadino, lui e suo figlio fabbricavano tubi di cemento in vari dia-metri per le condotte d’acqua. Purtroppo per noi il nonno s’osti-nava a fare il vino (cosa ci vuole?) comprando le uve. Ogni botti-glia una scommessa. L’assaggio e l’immancabile sentenza, prece-duta da una smorfia di disgusto: «Questo sarà un ottimo aceto.»Cinquant’anni dopo la sua morte, nella lista della spesa dellamia famiglia non compare mai la parola aceto e se m’invitate acena ve ne porto un paio di bottiglie. Mettici dentro il nocinodella zia Anita, non quello comprato che non sai mai quello checi mettono dentro; quello vero, fatto in casa, con le noci ancoracol mallo verde messe a macerare nell’alcol che diventa nero co-me l’inchiostro. «Quest’anno è venuto un po’ denso ma è genui-no, un bicchiere a fine pasto ti sistema.» Per riempire un bicchie-rino la bottiglia deve rimanere capovolta per un quarto d’ora.Dopo averlo provato il nostro stomaco divide gli anni in «primadel nocino» e «dopo il nocino». Mettici dentro tutto, mettici Fa-brizio De André che racconta il congedo dal padre morente chegli chiede: «Promettimi che non berrai più!» e lui risponde:«Proprio quello dovevi chiedermi? Non potevi farmi prometterequalcosa d’altro?» Mettici dentro Carmelo Bene che una sera a

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agendo su coordinate spazio temporali amplissime e compiendoscelte che ogni volta sorprendono.

Libro d’autori non solo per le scelte; si vedano i racconti cheintroducono ogni sezione, in particolare quelli ispirati dal demo-ne della parodia, che sarebbero piaciuti a Paolo Vita-Finzi e Gui-do Almansi, parodisti sommi. La mia personale predilezione vaal racconto celtico che precede la sezione «Mondo shakerato II,Gran Bretagna e Irlanda» e alla fiaba russa che avrebbe suscitatol’invidia di Vladimir Jakovlevic Propp.

La zampata di R&R la si coglie ovunque. Nel delirio filologi-co, da far impallidire Gianfranco Contini, là dove aggiungonoun prudente «forse» quando non sono certi dell’attribuzione, co-me in questa «Liberté, Egalité, Beaujolais», firmata «Robespier-re, forse», anche se un docente dell’Università della Terza Età siricorda di avergliela sentita pronunciare quando lui era ancoraun bimbo. Nel gioco degli accostamenti: nella stessa pagina met-tono tre citazioni, le prime due da autori pressoché sconosciuti,un certo William Shakespeare e un tale Vittorio Alfieri e l’ulti-ma dal notissimo Piero Solvetti, un poeta che abbiamo imparatoad amare fin dalle elementari, quando cantavamo in coro «Empiquel ciotolon...». Chi non conosce la sua Ode al Pelaverga e ilpoemetto Di Ruché in Ruché? Tutto questo in una visione dellavita e della letteratura, mi verrebbe da dire, patafisica e situazio-nista, se solo sapessi il significato di questi due begli aggettiviche mi sforzo di inserire in ogni cosa che scrivo. È indubbio chel’ombra di Derrida, minacciosa e paterna insieme, si proietta suqueste pagine. (Ci sarebbe anche l’ombra di Guattari ma l’omet-tiamo perché a forza di fare ombra va a finire che non vediamopiù niente). La zampata di R&R la troviamo nella scelta di cita-zioni che servono per demonizzare l’uso dell’acqua per dissetarsi;vedere lo stupendo pezzo di Carlo Porta; l’elenco che GeorgesPerec fa di tutto quello che ha bevuto nel corso dell’anno 1974 eche si conclude con una tristissima tisana e tre bottiglie di vichy;l’invettiva di Alfred Jarry contro il «tremendo veleno». Non di-mentichiamo la vis pedagogica di R&R che ad ogni pagina ci tra-smettono insegnamenti preziosi; volete capire cos’è il P.I.L.?

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lanciata in un bacio più appassionato. Ecco il responso: “Sapido,penetrante, pieno, persino esuberante, ricco di piacevoli sfuma-ture di vaniglia e liquirizia.” Io non mangio liquirizia da anni,dove può averla sentita? Continuo a tacere per paura di perderloma, credimi, non è piacevole sentirsi dire, dopo uno scambio diaffettuosità, che “si sente il catrame” o che “per far emergere letue qualità bisognerebbe scaraffarti.” Ho chiesto lumi alle mieamiche ma nessuna di loro è mai stata neanche lontanamente“scaraffata”. Tu cosa dici, sarà una cosa sconveniente? Rispondi-mi, ti prego, tua Ornella».

«Cara Ornella, se il tuo fidanzato vuole “scaraffarti” lascialofare, significa che ha un alto concetto di te. Piuttosto, se vuoiemendarlo, regalagli un bellissimo libro che gli sarà senz’altroutile per arricchire il suo lessico e la sua fantasia. S’intitola Elo-gio della sbronza consapevole, gli autori sono Enrico Remmerte Luca Ragagnin e non costa neanche tanto per quello che vale.Raccomanda al tuo fidanzato di leggere la prefazione, a detta dichi se ne intende è un piccolo gioiello.

P.S. Remmert e Ragagnin sognano di passare alla posteritàdando il loro nome a due cocktail; chiedi a Fiorenzo se gli vienein mente qualcosa, che non sia troppo caro però. Per Ragagninvedrei un cocktail fatto di una bottiglia di Dolcetto di Dogliani eun quarto di Amaretto di Saronno, più acqua gasata e ghiaccio.Per Remmert, sidro, Millefiori Cucchi, Latte di suocera, in partiuguali.

Tuo Bruno».

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cena a casa mia, dopo due bottiglie di barolo, ha scoperto in cuci-na l’aceto di mio nonno e l’ha trovato ottimo. Mettici dentro Lu-ciano Bianciardi che riceveva la grappa che aveva ordinato conl’indirizzo «Alla ditta Bianciardi» perché chi gliela spediva nonpoteva credere che quella quantità fosse per una sola persona.Mettici dentro Umberto Simonetta, il quale, come dicevano isuoi amici «ha aperto un bar e poi se l’è bevuto.» Mettici dentrola litania di «quelli che...» in ricordo del grande Beppe Viola chel’ha inventata. Quelli che «dite quello che volete ma lo champa-gne è sempre lo champagne». Quelli che, mentre gli versi unacoppa di champagne millesimato di un’annata mitica, dicono:«Io regalo tutto lo champagne di questo mondo in cambio di unbuon bicchiere di moscato.» Quelli che si sono portati da casal’asticciola per togliere le bollicine allo champagne che ti è costa-to un occhio della testa. Quelli che hanno frequentato il corsoper diventare sommelier e, nonostante il fatto che siano statibocciati all’esame finale, ti martellano implacabili per tutta ladurata del pranzo per spiegarti come va bevuto il vino. Si arrab-biano come bestie se prima di portare l’orlo del bicchiere allabocca non hai fatto roteare il vino in senso antiorario per ventivolte, non l’hai annusato dieci volte, mugolando e alzando al cie-lo le palle degli occhi per simulare un orgasmo etilico. Quelli che«un libro è il regalo più bello» ma loro non ne prendono in ma-no uno da più di vent’anni. Mettici dentro i ristoratori che «l’hagià visitata la nostra cantina? No? Deve assolutamente vederla,venga con me.» Risali in superficie in tempo per scoprire che glialtri hanno già fatto le ordinazioni e «per non perdere tempo ab-biamo ordinato anche per te.» «Mettici dentro tutto». Mettici lalettera inviata alla mia rubrica «La Posta del cuore», da una let-trice disperata. Ne cito qualche brano.

«Caro Bruno, devi sapere che Fiorenzo, il mio fidanzato, fa diprofessione l’esperto di vini e in particolare scrive i testi per leetichette e i dépliant delle varie case vinicole. Dopo che ci siamoscambiati il primo timido bacio, ha fatto schioccare la lingua eha sentenziato: “Fresco, fruttato, vellutato, si sente la marasca,ottimo come aperitivo.” Superata l’iniziale timidezza, mi sono

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lanciata in un bacio più appassionato. Ecco il responso: “Sapido,penetrante, pieno, persino esuberante, ricco di piacevoli sfuma-ture di vaniglia e liquirizia.” Io non mangio liquirizia da anni,dove può averla sentita? Continuo a tacere per paura di perderloma, credimi, non è piacevole sentirsi dire, dopo uno scambio diaffettuosità, che “si sente il catrame” o che “per far emergere letue qualità bisognerebbe scaraffarti.” Ho chiesto lumi alle mieamiche ma nessuna di loro è mai stata neanche lontanamente“scaraffata”. Tu cosa dici, sarà una cosa sconveniente? Rispondi-mi, ti prego, tua Ornella».

«Cara Ornella, se il tuo fidanzato vuole “scaraffarti” lascialofare, significa che ha un alto concetto di te. Piuttosto, se vuoiemendarlo, regalagli un bellissimo libro che gli sarà senz’altroutile per arricchire il suo lessico e la sua fantasia. S’intitola Elo-gio della sbronza consapevole, gli autori sono Enrico Remmerte Luca Ragagnin e non costa neanche tanto per quello che vale.Raccomanda al tuo fidanzato di leggere la prefazione, a detta dichi se ne intende è un piccolo gioiello.

P.S. Remmert e Ragagnin sognano di passare alla posteritàdando il loro nome a due cocktail; chiedi a Fiorenzo se gli vienein mente qualcosa, che non sia troppo caro però. Per Ragagninvedrei un cocktail fatto di una bottiglia di Dolcetto di Dogliani eun quarto di Amaretto di Saronno, più acqua gasata e ghiaccio.Per Remmert, sidro, Millefiori Cucchi, Latte di suocera, in partiuguali.

Tuo Bruno».

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cena a casa mia, dopo due bottiglie di barolo, ha scoperto in cuci-na l’aceto di mio nonno e l’ha trovato ottimo. Mettici dentro Lu-ciano Bianciardi che riceveva la grappa che aveva ordinato conl’indirizzo «Alla ditta Bianciardi» perché chi gliela spediva nonpoteva credere che quella quantità fosse per una sola persona.Mettici dentro Umberto Simonetta, il quale, come dicevano isuoi amici «ha aperto un bar e poi se l’è bevuto.» Mettici dentrola litania di «quelli che...» in ricordo del grande Beppe Viola chel’ha inventata. Quelli che «dite quello che volete ma lo champa-gne è sempre lo champagne». Quelli che, mentre gli versi unacoppa di champagne millesimato di un’annata mitica, dicono:«Io regalo tutto lo champagne di questo mondo in cambio di unbuon bicchiere di moscato.» Quelli che si sono portati da casal’asticciola per togliere le bollicine allo champagne che ti è costa-to un occhio della testa. Quelli che hanno frequentato il corsoper diventare sommelier e, nonostante il fatto che siano statibocciati all’esame finale, ti martellano implacabili per tutta ladurata del pranzo per spiegarti come va bevuto il vino. Si arrab-biano come bestie se prima di portare l’orlo del bicchiere allabocca non hai fatto roteare il vino in senso antiorario per ventivolte, non l’hai annusato dieci volte, mugolando e alzando al cie-lo le palle degli occhi per simulare un orgasmo etilico. Quelli che«un libro è il regalo più bello» ma loro non ne prendono in ma-no uno da più di vent’anni. Mettici dentro i ristoratori che «l’hagià visitata la nostra cantina? No? Deve assolutamente vederla,venga con me.» Risali in superficie in tempo per scoprire che glialtri hanno già fatto le ordinazioni e «per non perdere tempo ab-biamo ordinato anche per te.» «Mettici dentro tutto». Mettici lalettera inviata alla mia rubrica «La Posta del cuore», da una let-trice disperata. Ne cito qualche brano.

«Caro Bruno, devi sapere che Fiorenzo, il mio fidanzato, fa diprofessione l’esperto di vini e in particolare scrive i testi per leetichette e i dépliant delle varie case vinicole. Dopo che ci siamoscambiati il primo timido bacio, ha fatto schioccare la lingua eha sentenziato: “Fresco, fruttato, vellutato, si sente la marasca,ottimo come aperitivo.” Superata l’iniziale timidezza, mi sono

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INTRODUZIONE MITOLOGICA

Hic! Bevitori Illustrissimi,e Voi, Impestati Astemi(perché a Voi, non ad altri, è dedicato il nostro scritto),è l’ora di sederVi tranquilli sulla vostra chaise-longue(e se, come noi, non ne possedete una, sedeteVi comodi ovunqueVi piaccia: vecchie sedie a dondolo, divani senza molle, trespolisvedesi o poltrone cadenti, letti sfatti in compagnia oppure tazzeigieniche),sedete con calma,con un cioccolatino e un bicchiere di porto(e se, come noi, non avete porto né cioccolato, con due dita diwhisky, un goccio di grappa, un ditale di rum o una tazzina dibrandy, un flûte di champagne o un frisinin di barolo chinato,uno shot di vodka o un bicchierino di tequila, una caraffa dimargarita oppure una vasca da bagno di caipirinha, a seconda deigusti, delle tasche, del fegato, del tempo e dell’umore).Abbiamo cercato tra gli scaffali delle librerie il distillato dell’eb-brezza, il cristallino della poesia, il retrogusto dell’inchiostro spo-sato all’alcol, insomma: la compagnia dei grandi al nostro tavolo.Abbiamo cercato nella Storia e nella Geografia, tra i Classici e iModerni, nei Vicini e nei Lontani,ricettari, alchimie, sapori e formule segrete.Ci siamo permessi di aggiungere del nostro, a mo’ di aperitivo, sen-za esagerare, con la speranza che Vi venga voglia di approfondire,soprattutto il lavoro altrui (e riempire ancora il Vostro Bicchiere).

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Parte Prima

Vogliamo immaginarVi nella varietà di cocktail e tassi alcoliciche vi proponiamo e inebriarVi di brani inebrianti.In generale, Bevitori Illustrissimi, vi accorgerete che siete in buo-na compagnia.

Torino, Vendemmia 2001-2002-2003 (ottime annate).

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Parte Prima

Vogliamo immaginarVi nella varietà di cocktail e tassi alcoliciche vi proponiamo e inebriarVi di brani inebrianti.In generale, Bevitori Illustrissimi, vi accorgerete che siete in buo-na compagnia.

Torino, Vendemmia 2001-2002-2003 (ottime annate).

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I precursori

Abbiamo visto un sogno evaporare come una salma verso unazona di segreti irrespirabili e fermentati; e quella zona era la pla-centa, era l’incominciamento, il nostro primordiale sogno, la no-stra unica speranza – prima ancora che il caleidoscopio di doverivenisse proiettato, che il cordone fosse reciso, che l’aroma fossedissolto –, un piccolo urlo d’aria e in quel momento noi nascem-mo alla sobrietà del mondo.Ma, per fortuna, bevendo, ce lo siamo dimenticati.

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Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa,e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo;mangio il mio favo e bevo il mio miele,bevo il mio vino e il mio latte.Mangiate, amici, bevete;inebriatevi, o cari.

Con la benedizione di Dio

Il vino mi spinge,il vino folle, che fa cantare anche l’uomo più saggio,e lo fa ridere mollemente e lo costringe a danzare,e tira fuori parola, che sta meglio non detta.

Omero

Beviamo. Perché aspettare le lucerne? Breve il tempo,o amato fanciullo, prendi le grandi tazze variopinte,perché il figlio di Zeus e di Sémelediede agli uomini il vinoper dimenticare i dolori.Versa due parti di acqua e una di vino;e colma le tazze fino all’orlo:e l’una segua subito l’altra.

Alceo

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Ciò che sta nel cuore del sobrio è sulla lingua dell’ubriaco.Plutarco

Si versi il vino – subito! – a chi vuol bere:le nostri notti non sono sempre così belle!Ma io il vino dolce come il miele so berlo con misura,e all’oblio del sonno penserò quando ritorno a casa.Vi insegnerò che cosa bella è il vino:io lo so bere senza ubriacarmi.Chi beve oltre misura, non è più padronedella sua lingua né della sua mente;dice cose indegne – vergogna per chi è sobrio –,così ubriaco non ha più pudore,lui saggio, prima, e adesso rimbambito.Tu lo sai: e dunque attento a bere troppo.Alzati prima di essere ubriaco, che il ventrenon ti costringa a essere suo schiavo;o resta, ma non bere. E tu – stupido! – «Versa!»continui a dire: per questo sei ubriaco.Ecco un brindisi, e poi un altro,e una coppa agli dèi, e un’altra l’hai già in mano:non sai rifiutare! Ma il vincitoreè chi sa bere molto senza poi straparlare.

Teognide

Il cratere era colmod’ambrosia.Ermete prese un’anfora,versò. Tutti gli dèireggevano le coppe,libavano. Allo sposofecero auguri di felicità.

Saffo

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Porta l’acqua, porta il vino, ragazzo,e portami corone di fioriche voglio fare a pugnicon Eros.

Anacreonte

Quando gli uomini bevono, allora sono ricchi e fortunati e vin-cono le cause in tribunale e sono felici e aiutano gli amici.

Aristofane

Sicuro, ci risiamo! Già il chiaro mattino entra dalle finestree le strette fessure allarga con la sua luce.Ronfiamo, quanto basti a far sbollire il robusto Falernomentre la quinta linea è toccata dall’ombra.

Aulo Persio Flacco

Servo che mesci il tuo Falerno vecchioVersami coppe di sapore amaro,Come vuole la legge di PostumiaSignora della festa e più ubriacaD’un acino affogato dentro il vino:O chiare e fresche acque, voi fuggiteDove vi pare, o rovina dei vini,Emigrate tra gente rispettabile:Qui regna il vino schietto, regna Dioniso.

Catullo

Dove non è vino non è amoree null’altro diletto havvi ai mortali.

Euripide

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