Elezioni Capo dello Stato 2013

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Elezioni del Presidente della Repubblica italiana Regole, prassi e analisi della partita (squisitamente politica) dell’elezione del Capo dello Stato nel 2013 Aprile 2013

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Regole, prassi e analisi della partita (squisitamente politica) dell'elezione del Capo dello Stato nel 2013

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Elezioni del Presidente della Repubblica italiana

Regole, prassi e analisi della partita (squisitamente politica) dell’elezione del Capo dello Stato nel 2013

Aprile 2013

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Elezioni presidenziali 2013

Sabato 20 aprile. Giorgio Napolitano viene rieletto Presidente della Repubblica italiana al sesto scrutinio.

In media, dalla nascita della Repubblica a oggi, sono stati necessari dieci scrutini per eleggere il nuovo Capo dello Stato.

Giorgio Napolitano è il primo Presidente nella storia repubblicana a ricevere l’incarico due volte.

Può essere eletto Presidente della Repubblica qualunque cittadino italiano che abbia compiuto i cinquant’anni e goda dei diritti civili e politici.

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1.007 grandi elettori

Il Presidente è eletto dal Parlamento in seduta comune, composto da: •  630 deputati; •  319 senatori (315 eletti + 4 senatori a vita); •  58 delegati nominati dai Consigli regionali (tre per Regione,

eccetto la Valle d’Aosta che ne ha uno). La prassi vuole che dei tre delegati regionali uno sia il Presidente di Regione mentre gli altri due vengano spartiti tra maggioranza e opposizione. La discrezionalità spetta comunque alle indicazioni dei gruppi politici in seno ai Consigli regionali.

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I passaggi

Nelle prime tre votazioni è richiesta la maggioranza dei due terzi dei componenti dell’assemblea (672/1007).

Dalla quarta votazione è sufficiente la maggioranza assoluta (504/1007).

La prima votazione del 2013 si è tenuta il 18 aprile alle ore 10 ed è finita con una fumata nera.

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Il metodo

Le votazioni si tengono a scrutinio segreto: un elemento chiave per comprendere il venir meno della disciplina all’interno dei gruppi parlamentari.

Non esistono candidature ufficiali, né è prevista una sede formale di dibattito sui candidati possibili: l’elezione del Presidente è un “Conclave”, dove i grandi elettori procedono per votazioni successive. I negoziati si svolgono in via ufficiosa, tra una votazione e l’altra.

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Gli equilibri in Parlamento

Ripartizione dei seggi

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Scenario 1. “Le larghe intese”

>Formula. I due partiti maggiori (PD e PdL) convergono su un candidato autorevole che rappresenti l’unità nazionale. In questo caso, il Presidente viene eletto in una delle prime tre votazioni.

>Precedente storico. Carlo Azeglio Ciampi, eletto al primo scrutinio il 13 maggio 1999. È al Governo la coalizione dell’Ulivo, ma la candidatura di Ciampi trova d’accordo anche l’opposizione.

>Favorito alle presidenziali 2013. Franco Marini, nome scaturito dall’intesa tra Bersani e Berlusconi. Ma la scelta divide il gruppo del PD che non segue in maniera unanime le indicazioni del Segretario: alla prima votazione Marini ottiene solo 521 voti sui 672 richiesti. I partiti decidono di non insistere sulla sua candidatura.

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Scenario 2. “Il punto di rottura”

>Formula. Le forze maggiori non raggiungono un accordo. La coalizione maggioritaria elegge unilateralmente un suo candidato a partire dalla quarta votazione.

>Precedente storico. Giorgio Napolitano, eletto il 10 maggio 2006, al quarto scrutinio con i soli voti della coalizione di centrosinistra. L’iniziale candidatura di Massimo D’Alema non aveva trovato il sostegno dell’opposizione di centrodestra.

>Favorito alle presidenziali 2013. Romano Prodi. Nel tentativo di ricompattare il centrosinistra, Bersani propone alla vigilia della quarta votazione l’ex Presidente della Commissione UE. Il gruppo del PD approva all’unanimità, ma nel segreto dell’urna i sostenitori di Marini (e dell’accordo con il PdL) si prendono la loro rivincita: Prodi si ferma a 395 voti (sui 504 necessari). Prodi ritira la candidatura e Bersani annuncia le dimissioni.

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Scenario 3. “L’outsider”

>Formula. Fallito l’accordo bi-partisan, nemmeno la coalizione di maggioranza riesce a esprimere una candidatura politica forte. Emergono allora le “soluzioni di riserva”, che possono aggregare consensi trasversali. L’elezione avviene dopo molte votazioni.

>Precedente storico. Oscar Luigi Scalfaro, eletto il 25 maggio 1992, al sedicesimo scrutinio. L’elezione avviene in un difficile momento politico-istituzionale (Tangentopoli, strage di Capaci) che rende non percorribili le candidature della vigilia: come risorsa di ultima istanza il Parlamento elegge il Presidente della Camera in carica.

>Favoriti alle presidenziali 2013. Emma Bonino, politico di lungo corso, ma senza un partito alle spalle; Massimo D’Alema, politico di parte, capace di attrarre voti anche dall’opposizione; Pietro Grasso, il candidato istituzionale; Stefano Rodotà, giurista con un passato politico nel centrosinistra, candidato dal Movimento di Beppe Grillo.

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Colpo di scena e la rottura di una consuetudine

All’indomani del terremoto PD, i partiti si arrendono allo stallo politico-istituzionale e, a gran voce, invocano il nome di Napolitano che accetta e chiede in cambio ai partiti "un’analoga collettiva assunzione di responsabilità" (cioè un Governo di unità nazionale PD-PdL-Monti).

Sabato 20 aprile: Napolitano ottiene, al sesto scrutinio, 738 voti e diventa così il primo Presidente della Repubblica al secondo mandato. Rodotà, invocato da Grillo, ottiene 217 preferenze, prendendo appena una decina di schede in più della somma dei grandi elettori di SEL e del Movimento 5 Stelle.

Lunedì 22 aprile: Giorgio Napolitano giura davanti al Parlamento in seduta comune e si insedia.

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