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ELEMENTI PER IL DIMENSIONAMENTO ED IL PROPORZIONAMENTO Nei paragrafi che seguono è illustrata la procedura tecnica per ‘elaborazione produzione degli elaborati di PRG che saranno prodotti durante gli incontri di Laboratorio riservati alla Tecnica Urbanistica. Per una maggiore comprensione di alcuni passaggi la spiegazione è accompagnata da esempi di calcolo riferiti ad un territorio campano, per cui dove è richiesto si applica l’articolato della LR della Campania riportata in forma di estratto in appendice, unitamente ad altri allegati che contribuiscono a chiarire altri momenti ed elementi del PRG.

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ELEMENTI PER IL DIMENSIONAMENTO ED IL PROPORZIONAMENTO

Nei paragrafi che seguono è illustrata la procedura tecnica per ‘elaborazione produzione degli elaborati di PRG che saranno prodotti durante gli incontri di Laboratorio riservati alla Tecnica Urbanistica. Per una maggiore comprensione di alcuni passaggi la spiegazione è accompagnata da esempi di calcolo riferiti ad un territorio campano, per cui dove è richiesto si applica l’articolato della LR della Campania riportata in forma di estratto in appendice, unitamente ad altri allegati che contribuiscono a chiarire altri momenti ed elementi del PRG.

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IL PIANO REGOLATORE GENERALE Il P.R.G. è posto dalla L.U.N.1 al secondo livello di pianificazione (tra gli strumenti di coordinamento territoriale e gli strumenti propri dell’attuazione) ed è, pertanto, subordinato alle disposizioni degli strumenti di pianificazione del primo livello. Con la delega alle Regioni delle competenze urbanistiche (prevista dalla Costituzione all’art. 117 ma attuata solo nel 1971)2 ogni Regione emana la propria legislazione in merito. Nelle leggi urbanistiche regionali varate negli ultimi anni, lo strumento urbanistico che la LUN denomina Piano Regolatore Generale, viene indicato con svariate denominazioni; per comodità di comprensione e anche perché la vigente LUR della Campania lo denomina PRG sarà questo il modo in cui ci riferiremo allo strumento comunale in questo testo3. La funzione di un PRG è di definire, nel tempo (limite temporale per il quale è dimensionato4) e nello spazio, le linee e le fasi dell’organizzazione di un territorio comunale (derivanti dal programma di sviluppo di natura politico-economica), fissando i modi, gli strumenti ed i parametri mediante i quali gli interventi previsti potranno essere realizzati. Trascurando tutte le complesse implicazioni congiunte al Piano quale sistema di regole per le trasformazioni di un territorio e limitandosi all’interpretazione squisitamente letterale del dettato normativo, il piano urbanistico potrebbe tradursi nella produzione di una serie di elaborati tecnici, finalizzati: a rappresentare la situazione del territorio, a distinguere le diverse zone (delimitate per categoria di attività e -per quelle residenziali- per caratteristiche), ad indicare l’organizzazione e gli interventi inerenti a tutte le opere a rete, gli impianti, i servizi superiori, ecc. e ad associare ad ogni area le regole (norme) degli interventi permessi per volumi e opere esistenti e per le aree libere da edificazione. Nella prassi, per la natura dell’oggetto su cui si interviene –sistema urbano complesso-, il progetto di piano si rivela un’attività molto più articolata della mera organizzazione delle aree e dell’applicazione di strumenti e procedure tecniche. L’elaborazione del Piano urbanistico è solo un segmento di un processo, iniziato molto prima, al quale partecipa una pluralità di soggetti diversi e che richiede la disponibilità delle risorse (non solamente finanziarie) per realizzare e per gestire quanto programmato. Pianificare le trasformazioni di un territorio non è solamente un problema di organizzazione degli spazi in termini di “intensità” e di “forma d’uso”, anche se questi sono gli elementi su cui si incardina la procedura tecnica del piano urbanistico. Elaborare il piano urbanistico di un territorio significa progettare la struttura spaziale che deve sorreggere e consentire il necessario sviluppo sociale, economico, ambientale; significa conoscere gli indirizzi programmatici dell’Amministrazione, significa avere consapevolezza delle risorse (spaziali, tecniche, economiche, imprenditoriali, ecc.) disponibili e, quindi, certezza della fattibilità di quanto predisposto, significa valutare tutti i possibili scenari e operare la scelta migliore, significa sapere dialogare con la pluralità dei soggetti coinvolti, significa tenere conto di tutti gli altri Piani e dei vincoli di varia natura che insistono sul territorio di competenza. Alla luce di quanto finora espresso, il ruolo del progettista di Piano dovrebbe cominciare a chiarirsi: utilizzare le proprie competenze tecniche e culturali per rendere possibile l’attuazione di decisioni (politiche, economiche, sociali) assunte dai soggetti istituzionali a ciò preposti. La precisazione del ruolo dell’urbanista si rende necessaria in quanto, nei decenni trascorsi, è spesso accaduto che il professionista incaricato del Piano confondesse il proprio ruolo, estendendolo e sconfinando in ambiti politico-economici, non ascrivibili alla sfera di competenza del tecnico-urbanista. Le fasi attraverso cui elaborare un P.R.G. si possono sinteticamente suddividere in: Analisi, Interpretazione, Valutazione, Decisione, Previsione, Dimensionamento, Progetto.

1 L. n. 1150 del 17 agosto 1942, integrata e modificata da: C.M. LL. PP n.2495 del 7//'54; L. n.765 del 31/8/'67; D.I 1444 del 2/4/'68; L. n.1187 del 19/11/'68; L. n. 291 del 1/6/'71; L. n.865 del 22/10/'71; L. n. 10 del 28/01/’77; d.l. n.. 9 del 23/01/’82, convertito in L. n.. 94 del 25/03/’82,; L. n. 47 del 28/2/85, d.l. n. 146 del 23/04/’85 convertito in L. n. 298 del 21/06/’85; L. n. 122del 24/03/’89; L. n.179 del 17/02/’92. 2 Le competenze degli Enti locali sono state recentemene riorganizzate con il D.Lgs 18/08/ 2000, n. 267, Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti Locali. 3 La legge urbanistica della Regione Campania è la L. n.14 del 1982; si precisa che è in discussione presso gli organi regionali la proposta di un nuovo testo di legge urbanistica (entrambi i testi sono forniti in appendice). 4 Il piano regolatore generale del Comune ha vigore a tempo indeterminato (art. 11 L.n.1150/1942); la LUR della Campania prescrive il dimensionamento a dieci anni..

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Le procedure sono: Formazione, Adozione, Pubblicazione, Osservazioni; Modifiche; Invio alla Provincia o alla Regione; Modifiche, Approvazione; Modifiche; Deposito; Ricorsi. (L.1150, art. 7) Il piano regolatore generale deve considerare la totalità del territorio comunale. Esso deve indicare essenzialmente: 1) la rete delle principali vie di comunicazione stradali, ferroviarie e navigabili e dei relativi impianti; 2) la divisione in zone del territorio comunale con la precisazione delle zone destinate all'espansione dell'aggregato urbano e la determinazione dei vincoli e dei caratteri da osservare in ciascuna zona; 3) le aree destinate a formare spazi di uso pubblico o sottoposte a speciali servitù; 4) le aree da riservare ad edifici pubblici o di uso pubblico nonché ad opere ed impianti di interesse collettivo o sociale; 5) i vincoli da osservare nelle zone a carattere storico, ambientale, paesistico; 6) le norme per l'attuazione del piano. Per quanto dettato dal riferimento legislativo, gli elaborati essenziali di un PRG possono tradursi in (NB. le leggi regionali possono prevedere l’obbligatorietà di elaborati particolari, così come previsti dalla L.n.14/82 della Regione Campania):

• a) Schema di inquadramento territoriale, nel quale sono messi in evidenza le principali reti di comunicazione, poli funzionali, piani di area vasta, ambiti e dipendenze amministrative, (rapp. 1/25.000 - 1/100.000);

• b) Planimetria/e comunale/i con indicazione dello stato di fatto relativamente alle diverse destinazioni d’uso, spazi ed edifici di uso pubblico, caratteristiche e condizioni del patrimonio edilizio residenziale, viabilità, rete distributiva commerciale, vincoli, demani, ecc. (rapp. 1/2000 - 1/10.000);

• c) Planimetria/e comunale/i di progetto con indicati la delimitazione delle zone territoriali omogenee (ZTO) e l’eventuale suddivisione in subzone, le aree vincolate e/o sottoposte a servitù di legge, fasce di rispetto, gli spazi di uso pubblico, gli impianti e le opere di interesse collettivo, la rete delle comunicazioni stradali, ferroviarie e navigabili con i relativi impianti -la viabilità può essere limitata alle strade principali o a tutte- (1/2000 - 1/10.000);

• d) Dettagli di b) e c) per zone nelle quali è necessaria una scala di rappresentazione più ampia e adeguata a individuare precisamente aree che richiedono indicazioni puntuali (1/1.000 - 1/2000);

• e) Norme di attuazione in cui sono indicati i caratteri e la delimitazione delle singole zone, le relative destinazioni d’uso, gli interventi consentiti e quelli vietati, gli strumenti per l'attuazione degli interventi, i vincoli, le servitù, le integrazioni al regolamento edilizio, gli indici e i parametri che regolano l’edificazione, e quant’altro occorre a rendere lineare la possibilità di realizzare gli interventi possibili;

• f) Relazione generale nella quale vengono definiti gli obiettivi, è descritto il territorio in maniera analitica, si indicano i problemi e le esigenze, si segnalano gli altri piani di settore e i programmi di attuazione vigenti e in itinere, si individuano fabbisogni (documentati dai relativi dati organizzati in tabelle analitiche e grafici sintetici), si delineano le possibili soluzioni si riconoscono le risorse, si descrive il progetto ed i criteri che lo hanno guidato, si definisce il programma di attuazione.

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Le attività ed i relativi elaborati qui di seguito elencati simulano l’elaborazione di un PRGC con l’obiettivo di utilizzare e verificare, mediante una esercitazione pratica, gli strumenti tecnici e teorici acquisiti. (Consultare il testo della LU n.14/82 della Regione Campania –in allegato- prima di iniziare l’elaborazione).

Azioni 1) Interpretazione delle Analisi relative all’inquadramento territoriale 2) Interpretazione delle Analisi relative allo “stato di fatto” del territorio comunale 3) Suddivisione del territorio in zone omogenee, coerentemente alle definizione di legge (regionale) derivanti

dallo stato di fatto 4) Previsioni dell’andamento demografico 5) Calcolo dei fabbisogni e degli eventuali deficit (residenza, servizi alle ZTO, servizi superiori, viabilità, altro) 6) Verifica delle risorse (spaziali, sociali, economiche, …) disponibili o acquisibili 7) Dimensionamento e proporzionamento del piano 8) Stesura e collazione della Relazione Generale5 9) Norme Tecniche di Attuazione Indice di massima della relazione: Capitolo Paragrafo Contenuti Elaborati allegati aal relazione

Inquadramento territoriale

Tabella/e dei dati e delle informazioni; grafi della rete cinematica; commento interpretativo dal quale emerge il ruolo del Comune oggetto di studio e vengono esplicitate le - indicazioni per il progetto che ne derivano - schema ideogrammatico in A4

Carta tematica [1:100.000, 1:25.000] -facoltativa

Trasformazioni storiche

breve descrizione (max 2 cartelle) delle maggiori trasformazioni urbanistiche avvenute nel passato; indicazioni per il progetto -Ideogramma di sintesi in A4

Eventuali elaborato cartografico, in scala adeguata alle trasformazioni maggiormente significative -facoltativo

Stato di fatto Tabella/e dei dati e delle informazioni; grafi della rete cinematica; commento interpretativo nel quale devono essere evidenziati i maggiori problemi e le principali risorse disponibili - indicazioni per il progetto

Carta/e tematica [1:10.000, 1:2.000] - la scala è in relazione all’estensione del territorio comunale

Analisi

Struttura della popolazione

Tabelle dei dati e relativi grafici (ognuno commentato sinteticamente);

(facoltativo) cartografia con la suddivisione in zone censuarie per ognuna delle quali rappresentare le variazioni demografiche nella serie storica considerata.

Proiezioni e Previsioni della popolazione

Proiezioni della popolazione motivando il metodo utilizzato tra quelli indicati Commento interpretativo del risultato ottenuto Eventuali aggiustamenti dovute a considerazioni strutturali (previsione)

Progetto di Piano

Obiettivi del Piano

Sintesi integrativa dei risultati di tutte le indagini Riferimento (eventuale) alla Del. di C.C. Abaco così come successivamente indicato

5 Esclusi gli elaborati cartografici, tutti gli altri elaborati prodotti (scritti, tabelle, grafici, schemi, ecc.) rappresentano altrettanti elementi della Relazione generale nella quale, di volta in volta, saranno raccolti (della relazione fanno parte anche gli elaborati, relativi alle indagini svolte, prodotti durante il precedente corso di Analisi della Città e del Territorio).

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Disposizioni sovraordinate

Indicare tutti i vincoli vigenti compresi le aree e le fasce di rispetto; e le prescrizioni dei Piani territoriali di I livello e dei Piani di Settore che interessano il nostro territorio comunale

Riportare su una cartografia le delimitazioni delle aree interessate

Criteri Anche se per ognuno dei punti trattati è necessario definire i criteri ed i metodi utilizzati, è importante che in apertura della fase di progetto se ne definiscano i punti essenziali

Residenza Calcolo del fabbisogno e dell’eventuale deficit Dimensionamento Indicazioni strutturali per il progetto

1 (o più, se necessario) cartografie su cui delimitare le zone omogenee di progetto e le sub-zone a cui sono associate NTdA differenti.

Servizi alla residenza

Calcolo del fabbisogno e dell’eventuale deficit Dimensionamento Indicazioni strutturali per il progetto

Servizi Superiori

Motivazioni della previsione Dimensionamento Indicazioni strutturali per il progetto

Patrimonio monumentale

Motivazioni e descrizione dell’intervento previsto Indicazioni strutturali per il progetto

Industria Motivazioni e descrizione dell’intervento previsto Indicazioni strutturali per il progetto

Impianti Motivazioni della previsione Dimensionamento Indicazioni strutturali per il progetto

Viabilità Motivazioni e descrizione dell’intervento previsto

Altro NTdA …. NTdA Vedi indicazioni al relativo paragrafo

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Interpretazione delle Analisi relative all’Inquadramento Territoriale I dati e le informazioni ricavate dalle indagini svolte nel corso propedeutico vanno sistematizzati nel modo di seguito illustrato, diventando parte integrante della Relazione illustrativa. L’ordinare le informazioni recuperate fornisce un ausilio per la loro comprensione e finalizzazione. Dopo avere “letto” criticamente i singoli elementi va operata una sintesi, nella quale far confluire tutte le informazioni e le relative interconnessioni, finalizzata a esplicitare il ruolo che il comune in studio assume nel contesto territoriale di riferimento e in che modo ciò orienta le scelte di piano.

Tab. 1 - Dati generali Comune di

XXXXX tot. Territorio %

C/T Comuni (**)

Pop. (*) 7524 (2000) 6 206122 (2000) 4 Sup. 122 Ha 2082 Ha 6 DAT 62 ab./Ha 99 ab./Ha -- Attivi 3926 112729 4 Addetti 3621 86947 4

n. 27: Apreto, Avico, Beti, Casti, …: ……

pianura -- 90571 0 collina 1697 Ha 78570 2 montagna 385 Ha 36891 1 (*) La pop. è quella residente, indicare l’ultimo anno per il quale si dispone dei dati; (**) Elencare i comuni compresi nel territorio

Commento alla tab. 17 ……………………………………………………….. Tab. 2 - Pianificazione territoriale (I livello): Tipo di Piano(*) Anno (**) es. Piano del Parco…… 2000 in elaborazione

Ente Parco es. PTC 1998 approvazione

Regione

(*)Se esistenti, indicare i tipi di Piano vigenti (**)di approvazione, adozione, in formazione Commento alla tab. 2. ……………………………………………………….. Tab. 3 – Ambiti amministrativi di competenza: Comunità montana

Ente Parco Autorità di Bacino,

Distretto scolastico

ASL Distretto giudiziario

Distretto religioso

NO Parco regionale del Florino

Bacino Fluri-Rivolta

n. 14 – Casti Capoerta 2 con sede in Avico

Corte di appello di Tapeoli

Diocesi di Capoerta

Comuni compresi: n.7 (intero territorio), Avico, Casti, …; n. 3 (parzialmente), Apreto, Beti, …

Comuni compresi: n.12 (intero territorio), Avico, Apreto, …; n. 8 (parzialmente), , Casti Beti, …

Comuni compresi: n.19 Avico, Apreto, Beti, ……

Comuni compresi: n. 26 Avico Bellona, Beti, ……..,

Comuni compresi: n. 19, Avico Apreto, Beti,

compresi: n. 159, Bellona, Beti, Casti

Commento alla tab. 3. ………………………………………………………..

6 I dati inseriti nelle tabelle forniscono un esempio numerico che che funge da guida ed aiuta a dissipare eventuali dubbi sul tipo d’informazione da inserire 7 Il commento prevede una breve lettura interpretativa dei dati riportati in tabella.

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Tab. 4 -Poli funzionali di livello superiore:

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Apreto 1 2 1 1 0 0 1 0 0 2 1 1 1 2Avico 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0Beti 0 0 0 0 1 1 0 0 1 0 0 1 0 1Casti 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0… … … … … … … … … … … … … … …tot 2 5 3 4 3 2 2 1 5 4 2 3 2 5

Commento alla tab. 4. ……………………………………………………….. Grafo rete cinematica

Commento al grafo……………. Tab. 5 - Rete cinematica: Andamento(*) D (km/kmq) N°. nodi

principali Distribuzione (**) n. comuni

attraversati Settore geograf.

Complessiva Reticolare 58 diffusa 21 ----- Ferro naz. lineare 0.27 10 concentrata 12 sud Ferro locale. Lineare 0.19 12 concentrata 6 Sud Su gomma Reticolare 0.24 36 diffusa 21 Autostrada lineare 0.15 10 concentrata 6 Est Extraur. princip. Reticolare 0.35 25 diffusa 15 ----- Extraur. Second. Lineare 0.19 11 concentrata 8 Ovest-

Centro (*) indicare se.: Radiale; Anulare; Reticolare; Lineare; ...; (**);Concentrata, diffusa, ….;

Commento alla tab. 5 ed al grafo. ………………………………………………………..

Autostrada

S. extraurbana principale

S. extraurbana secondaria

Nodo viabilità superiore

Nodo viabilità sup/inf. Staz. Secondaria

Ferrovia locale

Ferrovia nazionaleSovito

Roto

Roto

Roto

Roto

Sovito

Corsito

Sovito Sovito

BivariRoto

Sovito

Neromi

Staz. Principale

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Tab. 6 - Aree e manufatti vincolati da Autorità preposte Tipo Legge Istituito da il Sup. vinc. . es. vincolo idrogeologico in località Montile - comune di Zevoria

DM 14/01/1997 Autorità Forestale

07.06.00 10 Ha

Commento alla tab. 6 ………………………………………………………..

Tab. 7 - Emergenze individuate (ambientali, storiche, … sulle quali non grava un vincolo) Tipo Sup. Settore geograf. Es. Castello isolato es. 1,5 Ha Sud

Commento alla tab. 7 ………………………………………………………..

Tab. 8 - Attrezzature e impianti rilevanti Tipo Sup. Settore geograf. Es. centrale idroelettrica 6,2 Ha NO

Commento alla tab. 8 ………………………………………………………..

Breve relazione di Sintesi finale: interrelando in modo critico tutte le informazioni, fare emergere il ruolo del proprio comune e il sistema di relazioni che lo lega al resto del territorio.

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Interpretazione delle Analisi relative allo “stato di fatto”

Sintetizzare in 1 tav. (max 2) i risultati delle analisi svolte durante il corso propedeutico (ACT, Fondamenti, ecc.). Si ricorda che la L.R. della Campania n.14/1982 (Tit. II) prevede elaborati cartografici in scala variabile da 1:2000 a 1:5000, comprendenti la fascia marginale dei territori comunali contermini; qui di seguito si fornisce la procedura di elaborazione dell’elaborato cartografico: - Delimitare: a) l’area (le aree) residenziale b) le aree industriali, c) le aree occupate da impianti, d) le aree

impegnate da servizi collettivi di ordine superiore, e) le aree agricole, f) altre aree –denominandole (per ognuna delle aree si devono considerare anche eventuali lotti già impegnati da progetti approvati e finanziati ma non ancora realizzati).

- Segnalare gli ambiti amministrativi nei quali ricade il territorio comunale (p.e. DS n.17, sede centrale Luvetre, …) e, nel caso il territorio comunale ricada solo parzialmente in alcuni ambiti amministrativi, evidenziarne i relativi perimetri.

- Evidenziare la viabilità principale (Autostrade, Strade extraurbane principali, Strade extraurbane secondarie, Svincoli, Strade Ferrate a carattere nazionale, Strade Ferrate a carattere regionale, Aree di scambio intermodale)

- Evidenziare tutte le aree e gli elementi vincolati Aree archeologiche, Aree ricadenti in Piano Territoriale Paesistico e sottoposte a vincolo paesaggistico, Fasce e distanze di rispetto, Zone demaniali, Edifici sottoposti a vincolo monumentale, Ecc.

- Suddividere l’area residenziale (eventualmente su una cartografia in scala più grande) in:

a) aree con impianto urbano e/o edilizia storica (distinguendo tra edilizia civile, militare, religiosa); b) le aree residenziali prive di valori storico-ambientali vanno suddivise in:

b1) aree con DET > 1,5mc/mq e RC> 1/8, b2) aree con DET ≤ 1,5mc/mq e RC ≤ 1/8 (qualora si riscontrino aree di una certa ampiezza con valori tra loro molto differenti -p.e. DET 8,5 e DET 2-, è opportuno operare un’ulteriore suddivisione determinando gli intervalli adeguati).

- All’interno dell’area residenziale evidenziare: a) Aree a verde pubblico, b) Lotti scolastici (dell’obbligo) con relativi raggi d’influenza, c) Lotti di attrezzature collettive a carattere residenziale, d) Parcheggi e sosta su suolo pubblico e) Aree libere non utilizzate, specificandone lo stato.

- Sempre all’interno dell’area residenziale evidenziare: a) isolati con concentrazione di attività non residenziali, b) Aree e fronti commerciali a carattere locale

- Sempre all’interno dell’area residenziale evidenziare: a) Strade di penetrazione al c.u. (segnalando l’origine esterna al c.u.), b) Strade di attraversamento del c.u. (segnalando l’origine esterna al c.u.), c) Punti singolari, (p.e. sopraelevate, incroci articolati, passaggi a livello, ...), d) Rete di trasporto urbano collettivo (su gomma e su ferro, capolinea, fermate, scambiatori)

- All’interno dell’area industriale distinguere: Grandi industrie, medie industrie, piccole industrie; Industrie

inquinanti, Cave e aree estrattive, Aree dimesse. …. - Per le aree occupate da grandi impianti distinguere il tipo (Centrale elettrica, Centrale idrica, Depuratore, ecc.) e

delimitare le eventuali aree di rispetto. - Per le aree impegnate da servizi collettivi di ordine superiore distinguere tra: Sanità (Ospedale, casa di cura,

sanatorio, ecc.), Istruzione (Scuole superiori, Università, Centro di Ricerca, ecc.), Servizi Generali (Regione, Provincia, Municipio-sede centrale, ASL, Provveditorati, PP.TT., Cimitero, Macello, Mercato generale, Discarica, ecc.), Amministrazione della giustizia (Tribunale, Pretura, Istituto di pena, ecc.), Commercio (Ipermercati, Centri commerciali, ecc.), Credito e finanza (Sedi centrali ), Culto (Cattedrale, Santuario, Sinagoga, ecc.), Difesa-Protez. Civile-Sicurezza (Comando militare, VV.FF., Caserma, ecc.), Cultura- Sport-Tempo libero (Teatro, Museo, Galleria, d’arte, Biblioteca, Archivio, Stadio, Centro sportivo, Parco urbano, territoriale, Grandi alberghi, Centro turistico-ricreativo, Attrezzature termali, ecc.

- Suddividere l’area agricola in: a) Aree ad alta redditività, b) Aree a bassa redditività, c) Colture

caratteristiche della zona con rilevanza culturale e paesaggistica.

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Dopo aver elaborato la tavola e, quindi, aver sintetizzato lo stato di fatto, deve essere prodotta una breve relazione (max 2 cartelle) descrittiva della situazione attuale, facendo emergere le principali problematiche e i problemi più significativi” e, quindi, un abaco organizzato secondo lo schema che segue (tale elaborato verrà integrato e modificato durante il corso del processo progettuale mano a mano che ragionamente più articolati condurranno a nuove ipotesi): Obiettivi di Piano (*) Risorse disponibili Proposte di intervento Elementi di ostacolo 1 …. …. …. … …. …. …. … …. …. …. … …. …. …. …

2 …. …. …. … …. …. …. … …. …. …. … …. …. …. …

…. …. …. … …. …. …. … …. …. …. … …. …. …. …

Soluzioni possibili Soluzione scelta

Strumenti d’intervento

Risultato previsto

Ob.1 …. …. …. … …. …. …. … …. …. …. … …. …. …. …

Ob. 2 …. …. …. … …. …. …. … …. …. …. … …. …. …. …

…. …. …. … …. …. …. … …. …. …. … …. …. …. …

(*) se si è a conoscenza degli indirizzi programmatici dell’A.C., riferirsi a quelli, eventualmente integrandoli con ulteriori obiettivi emersi dall’analisi.

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Dimensionamento e Proporzionamento Dimensionamento di un Piano significa definire e quantificare la domanda (o Fabbisogno)e, quindi, le relative superfici ed i volumi da destinare alle diverse funzioni urbane affinché i soggetti interessati (utenza) possano svolgere le rispettive attività in modo congruo alle proprie esigenze. Il dimensionamento di un piano è fondato sull’equilibrato rapporto tra la domanda dell'utenza (abitanti, studenti, addetti, ecc.) e la presenza degli elementi necessari allo svolgimento dell'attività (offerta), misurata con l'opportuna unità di misura (mq, mc, unità di servizio, ecc.); pertanto, quando ci si trova nelle condizioni di una domanda superiore all’offerta si determina un deficit che dovrà essere risolto con la previsione di un adeguato incremento dell’offerta. Tale concetto che afferma che l’Offerta deve coincidere con il Fabbisogno che è funzione del numero di Utenti (o Consumatori) e della quantità media di consumo (o, anche, standard di servizio o di consumo, ecc.) può essere espresso da:

Domanda(Fabbisogno) = Utenti x unità di servizio o di consumo = Offerta

D = n. Ut x Uc = O Le principali attività che si svolgono in un territorio comunale e, quindi, gli “spazi adattati” che la città e il territorio urbanizzato devono fornire, sono: - residenziale (abitare e svolgere quelle attività minime connesse alla vita di una famiglia all’interno di un

quartiere: approvvigionarsi di cibo e altro, andare a scuola, parcheggiare l’auto, praticare la propria religione, curare la propria salute per i bisogni di base, sbrigare pratiche burocratiche, finanziarie, ecc. di tipo routinario).

- di produzione di beni (agricola, industriale), - di produzione di servizi connessi alla persona e all’organizzazione sociale ed economica (servizi sanitari,

amministrativi, giudiziari, di tipo ricreativo, ecc.), Inoltre, deve essere presente un’adeguata rete di canali che supporta i collegamenti e quindi rende accessibili gli spazi e gli elementi in cui si svolgono le diverse attività. A seconda del carattere e delle vocazioni di un insediamento urbano si verifica la prevalenza (quantitativa e qualitativa) di alcune attività sulle altre che si manifesta con maggiori o minori risorse (umane, spaziali, finanziare, ecc.) dedicate all’una od all’altra delle attività. Alla luce di quanto finora esposto, il ragionamento per il dimensionamento procede secondo le seguenti fasi: Quantificazione della domanda: se D = Utenti x Unità di servizio (che equivale a Consumatori x Unità di consumo), la prima operazione da compiere è identificare l’unità di consumo idonea al tipo di consumo che si sta considerando. Qualunque sia l’unità di misura di partenza (vano, posto letto, ecc.) l’eventuale deficit risultante dovrà essere espresso (quindi, convertito) in quantità di superficie (mq, Ha, ecc.) in quanto l’offerta urbanistica si identifica con la quantità di territorio destinato ad uno specifico uso. Una volta stabilita l’unità di misura bisogna conoscere il consumo medio dell’utente che può essere di tipo statistico o di tipo ideale; nel primo caso esso proviene da un’indagine sulle abitudini locali, nel secondo caso proviene da una stima teorica del consumo considerato ottimale (p.e. gli standard urbanistici dettati dal DM 1444/’68 sono di tipo ideale). Si fa notare che l’unità di consumo media di un determinato consumo o servizio può variare nel tempo in conseguenza di interventi tesi a modificare le condizioni di sviluppo di partenza, pertanto: Uc T0 ≠ UcT1 Anche per la Quantificazione della offerta vanno fatte alcune considerazioni che possono condurre ad una quantità di offerta reale diversa dal dato apparente. Il dato acquisito, infatti, proviene o dai rilievi del censimento Istat o da rilievi degli uffici comunali preposti o da rilievi diretti che ci forniscono la quantità totale che attualmente viene utilizzata per quella determinata attività; il fatto che un’area od un volume edilizio siano utilizzati per uno scopo non significa che essi siano idonei per quell’uso, pertanto, a tali quantità vanno sottratte le quote di quei volumi o di quelle aree risultanti improprie.

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Schema per il calcolo del fabbisogno e dell’eventuale deficit F= Fabbisogno; U = Utenti; S = unità di consumo; O = Offerta Proporzionamento di un Piano significa “… distribuire armonicamente, porre in giusto rapporto, le varie parti tra loro e queste rispetto al tutto.” (G. Rigotti, 1952), significa, quindi, localizzare le aree destinate alle diverse attività in modo da garantire l’efficacia dei rapporti (spazio-temporali) tra le stesse anche mediante gli opportuni collegamenti (fisici e non); in definitiva, significa disporre le principali attività in funzione della percentuale di superficie ad esse destinate. In conclusione, l’obiettivo del proporzionamento e del dimensionamento del Piano urbanistico è di ricercare l’equilibrio tra la domanda (bisogni degli abitanti) e l’offerta (presenza di elementi necessari al soddisfacimento dei bisogni) che deve rispondere in modo efficiente dal punto di vista sia della quantità, sia della distribuzione, sia della qualità. Proiezione e previsione della popolazione Il dimensionamento di un P.R.G va riferito alla quantità di popolazione residente nel territorio comunale, intesa sia quale popolazione effettivamente residente8 all’anno di formazione del Piano (fabbisogno attuale) sia quale popolazione prevista all’anno per il quale è programmata l’attuazione del Piano (fabbisogno futuro o aggiuntivo) 9, pertanto, è necessario giungere ad ipotesi della popolazione al tempo previsto al fine di conoscere la possibile consistenza della domanda. Noti la struttura10, la quantità di popolazione (note cioè le caratteristiche dei soggetti che determinano la domanda di infrastrutture, attrezzature, servizi, residenze, ecc.) e l’andamento storico della stessa (di almeno un trentennio), per elaborare un’ipotesi attendibile della popolazione futura è possibile avvalersi di diversi metodi di proiezione, da utilizzare a seconda delle caratteristiche demografiche di quel determinato territorio nonché di quelle ipotesi di Piano che possono avere un rilevante impatto sulle dinamiche demografiche.11 Qualunque sia il metodo di proiezione o di previsione ritenuto il più adatto per quella determinata situazione demografica, va

8 La fonte ufficiale è l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) che pubblica i dati relativi. 9 Si ricorda che le principali fasi di una indagine statistico-demografica sono: - Impostazione del metodo; Definizione degli obiettivi; individuazione delle fonti e reperimento dei dati grezzi; Organizzazione ed elaborazione dei dati, in dipendenza dall'obiettivo; interpretazione e rappresentazione dei risultati. Maggiore è la disaggregazione dei dati disponibili (p.e. sez. censuarie, quartieri, …) migliore è la conoscenza strutturale che se ne ricava e la sua distribuzione spaziale (estremamente utile nella fase delle scelte di progetto). 10 Per struttura della popolazione si intende l’insieme delle caratteristiche degli abitanti (sesso, età, lavoro, istruzione, ecc.), il modo in cui si aggregano in gruppi (famiglie, imprenditori, bambini, ecc.), la distribuzione dei gruppi (% di anziani, di attivi nel primario, ecc.), le relazioni tra i gruppi (n. di malati/n. di addetti nel settore sanitario; n. di giovani/n. di anziani, ecc.). 11 Le variazioni del numero di abitanti di un territorio di pendono dal saldo naturale (n. di nati – n. di morti) e dal saldo sociale (n. di iscritti – n. di cancellati) la cui somma algebrica fornisce il saldo totale. Mentre le variazioni sociali sono strettamente legate alla vitalità del territorio locale, le variazioni naturali dipendono da fattori socio-culturali di molto più ampio raggio.

Ot0

Ft0

Ft1 Deficit Ot1

Ut0 x St0

Dinamiche demografica +

interventi di Piano

Ut1 x St1

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ricordato che il risultato è solo un’ipotesi “statistica” caratterizzata da un ampio margine di incertezza in quanto l’andamento di una popolazione, cioè la sua variazione nel tempo, dipende da un sistema complesso di fattori difficilmente simulabile mediante modelli matematici. (Nell’allegato relativo sono riportati alcuni metodi di proiezione con altrettanti esempi numerici). Quando si “prevede” che l’andamento della popolazione nel futuro continuerà ad avere lo stesso andamento del passato allora si utilizza un metodo di proiezione in quanto la proiezione coincide con la previsione. Quando invece si prevede che gli interventi programmati dal piano, o altri interventi, modificheranno i comportamenti del passato allora si dovrà ricorrere ad ipotesi che non possono più avversi dei suddetti metodi.

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RIFERIMENTI PER ESEMPI NUMERICI Nelle pagine che seguono, mano a mano che si introdurranno indici, parametri e procedimenti, si utilizzeranno esempi numerici finalizzati a chiarire i relativi passaggi. Qui di seguito (facendo riferimento ad un ipotetico territorio comunale della regione Campania con una popolazione compresa tra 10.000 e 20.000 ab. e un incremento negli ultimi dieci anni minore del 5% - cioè ad un territorio per il quale la Regione Campania detta specifiche normative), si elencano i parametri che in seguito andranno utilizzati con i relativi valori caratterizzanti il territorio in esame. Elementi rilevati da fonti ufficiali Abitanti Residenti NAB = 12.813 Sup. del Territorio Comunale STC = 233,848 Ha Sup. territoriale delle Aree Residenziali AR = 126, 159 Ha Sup. Fondiaria SF = 54, 668 Ha Volume edificato residenziale VTOT = 1.640.000 mc Vani occupati N vani = 14.240 Alloggi ocupati All. occ.. = 3.517 Famiglie residenti Fam. res. = 3.358 Elementi calcolati Incremento a 10 anni della pop. IAB = 580 Densità Edilizia Territoriale media DET = 13.000 mc/Ha = 1,3 mc/mq Densità Edilizia Fondiaria media DEF = 3 mc/mq Densità Abitativa Territoriale media DAT = 102 ab./Ha Densità Abitativa Fondiaria media DAF = 234 ab/Ha Indice d’affollamento medio IAF = 0,9 ab/vano Indice Volumetrico Capitario IVC = 128 mc/ab Indice di utilizzazione IUT = 43%

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Dimensionamento della RESIDENZA12

- La DT media per le aree residenziali in una città medio-grande è valutata ottimale in 200-250 ab./ha13 - L'IAF è considerato mediamente ottimale in 0,8˜1 ab/vano14. - Il Fabbisogno totale di vani (FTV) è il numero di Vani necessari (VN ) al tempo (t2) per il quale si sta

dimensionando il Piano, per cui: FTVt1 = VN1 = Fabb. Pregresso15 + Fabb. di proiezione16 = FT0 + F[T0, ∆] = VN0 + V[T0, ∆]

(T0 = tempo attuale; T0 = intervallo [T0, ∆]; T1 = tempo di “arrivo” del Piano)

- Il n. di Vani necessari è dato da: n. ab.

IAF

- Il Fabbisogno di nuovi vani o Deficit (∆) = Vani necessari - Vani esistenti occupati = VN - VE

Il deficit di vani (che dipende dal n. di vani necessari -domanda- e dal n. di vani esistenti -offerta-) va conteggiato sulla base di alcuni correttivi dipendenti dalla situazione locale (non tutti i vani sono in condizioni di abitabilità) e dagli interventi previsti dal Piano (demolizioni, adeguamenti, recupero, ecc.).

Quindi, le condizioni del patrimonio edilizio esistente vanno conosciute in modo approfondito17 perché ai Vani

esistenti (per i quali va adeguato l’IAF) vanno sottratti i: Vani Impropri (VI1 -da abbandonare per usi residenziali in quanto privi dei requisiti di abitabilità18- o VI2 –

alloggi da adeguare per motivi igienico-sanitari in quanto sprovvisti di servizio igienico-) Vani da demolire (VD -per scelte o interventi di piano) e vanno sommati i: Vani che si recuperano (VRE) per interventi che modificano la destinazione d’uso o altro; inoltre, se nel territorio si rileva una richiesta di vani per non residenti (VNR -lavoratori, turisti, studenti, ecc.) questa va considerata; per cui: 12 Per procedere al calcolo del dimensionamento della residenza è necessario avere accesso ai seguenti dati (Fonti: Censimenti Istat, Anagrafe comunale): n. di vani occupati, n. di alloggi occupati, n. di vani per alloggio, n. di ab. residenti, n. famiglie residenti, n. componenti per famiglia. 13 Tale riferimento numerico è teorico e, quindi, va sempre verificata la condizione reale e le relative norme di legge regionali. 14 Per l’Iaff si vedano le leggi n. 833/1969 (L. 745/1970, art.56), L.n.628/1967 e la Circolare del MLLPP n.425 del 20/01/1967.; anche in questo caso è necessario il riferimento alla situazione locale. 15 Il fabbisogno pregresso è il n. di vani necessario a T0 (momento dell’indagine), cioè necessario alla polazione già residente. 16 Il fabbisogno in proiezione è il n. di vani necessario a alla popolazione che si formerà nell’intervallo da T0 (momento dell’indagine) a T1 (momento di “arrivo” del Piano); tale valore, in teoria, può anche essere negativo (nel caso sia previsto un calo della popolazione). 17 In esercitazione didattica ci si può limitare all'approfondimento di uno o più ambiti urbani per ricavare degli orientamenti o, anche, a medie stimate nella regione territoriale in cui è collocato il comune in studio. 18 L’Abitabilità(se si tratta di edifici residenziali) e l’Agibilità (se ad altra destinazione) sono le caratteristiche di un edificio determinate dalle leggi sanitarie e dai regolamenti comunali (Regolamento d'igiene). Tali caratteristiche sono certificate mediante apposita certificazione (art. 4 del D.P.R. 22 aprile 1994, n. 425). ll provvedimento può essere successivamente revocato quando vengano a mancare le condizioni igienico-sanitarie dapprima sussistenti. Le caratteristiche di abitabilità sono normate dal DM 5 luglio 1975.

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Fabb. di nuovi vani = ∆V = (VN + VNR) - [VE – (VI + VD) + VRE]

Tale specificazione va espressa anche in una tabella riepilogativa che si produrrà e che può essere impostata nella seguente maniera:

Deficit pregresso Vani necessari per

Fabbisogno in proiezione

Vani necessari per Adeguamento

IAF

Eliminazione coabitazione

Sostituzione abitaz improprie o

malsane

Sostituzione abitaz. per condiz. e interventi di

Piano

Vani per non residenti

Vani recuperati per interventi di

Piano

Incremento abitanti

Riepilogando, con l’ausilio di un esempio numerico chiarificatore, il Fabbisogno e il conseguente Deficit vanno computati utilizzando le suddette aliquote nel seguente modo: - Vani dipendenti dall’adeguamento di Iaf. (L’Iaf va fissato in funzione di quello considerato ottimale in riferimento alle abitudini abitative locali)

Vn = Pop. res./Iaf

(p. e., se si assume Iaf =0,8 e si opera in un comune la cui popolazione residente a to è 12813 e si prevede un incremento di 580 abitanti, a t1, si avrà: Vn = 12813 / 0,8 + 580 / 0,8 = 16016 + 725 = 16741) Operando in questa maniera si ottiene una stima di vani necessari alquanto “teorica”, in quanto ci si basa su un’offerta “singola” di vano rivolta al “singolo” utente. Nella realtà, invece, la domanda è costituita da gruppi (famiglie) diversificate (per numero di componenti) e l’offerta è costituita da alloggi con pezzature (numero di vani) diverse. E’ quindi preferibile ragionare sul rapporto famiglia/alloggio (considerando comunque la famiglia in termini di componenti e l’alloggio in termini di vani) e calcolando la aliquota necessaria di vani sulla base del riequilibrio dei rapporti rilevati (si ricorda che la normativa vigente richiede di valutare il fabbisogno mediante l’Iaf).

Es. del ∆Vn calcolato in questa seconda maniera: Pezzatura alloggi

occup. n.

famiglie n. componenti n. stanze

occupatecompon/

fam. Iaf (to). (attuale)

Iaf ( t1). (progetto)

Adeguam. Vn

∆Vn

Pop. res. Ve (Pop.res./Ve) (pop/ Iaf (t1) (Pop/Iaf - Ve)1 45 45 76 45 1,7 1,68 0,8 95 50 2 320 320 915 640 2,9 1,43 “ 1144 504 3 941 946 3095 2823 3,3 1,09 “ 3868 1045 4 1230 1236 4730 4920 3,8 0,96 “ 5912 992 5 660 669 2688 3300 4,0 0,81 -- (3300) --

>5 321 323 1309 2512 4,0 0,52 -- (2512) -- TOT. 3517 3538 12813 14240 3,6 0,9 0,8 16831 2591

- Vani dipendenti dall’eventuale incremento di popolazione Si calcola dividendo l’incremento previsto di popolazione per l’Iaf di progetto (es. 580/0.8 = 725) - Vani dipendenti dalla sostituzione di quelli malsani-non adatti per un uso abitativo (Vi1) Come si è detto questo valore si ricava da una indagine in loco; in ogni caso, dal punto di vista dell’applicazione didattica, per l’agro aversano è lecito supporre che mediamente l’1≈2% dei vani occupati sia inabitabile.

Es. VI1 = 14240 * 0.015 = 214

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- Vani dipendenti dall’adeguamento igienico-sanitario degli alloggi (Vi2) Per questo aspetto si considerano le abitazioni prive di bagno; considerando che la realizzazione di una stanza da bagno impegna un volume pari a circa ½ vano, la perdita di vani (e, quindi, la necessità di integrarli) si computa nel seguente modo:

V i2 = ∆bagni/2 = N abitaz. senza bagno/2 (es. V i2 = 229/2 = 114) - Vani dipendenti da interventi di demolizione, diradamenti, ecc. previsti dal Piano (Vd) Ovviamente è un dato totalmente dipendente dalle scelte di Piano (Es. Vd = 30) - Vani “recuperati” con interventi di Piano Se nel Piano è previsto il “recupero” con destinazione residenziale di edifici originariamente destinati ad altro uso (p.e. fabbrica, casa di cura, ecc.) questi vanno computati quale aliquota in positivo.

(Es. Vre = 40) - Vani per non residenti Se il comune in oggetto necessita di vani per non residenti (se p.e. è meta di turismo stanziale o soggiorno di lavoro o di studio di non residenti, o altro ancora) va computata l’aliquota in ragione delle caratteristiche e delle necessità della particolare utenza.

(Es. Vnr = 80) Con gli esempi numerici dati il

∆V(t2) = (VN + VNR) – [VE – (VI + VD) - + VRE] =

= (16831 + 725 + 80) - [14240 - (214 + 114 + 30) + 40] = 17636 - 13900 = 3736 o in modo più sintetico

∆V(t2) = ∆VN + VI + VD + VNR - VRE =

= 2591 + 725 +214 + 114 + 30 + 80 - 40= 3736

***************

Calcolato il ∆V(t2) si pone il problema di trasformare il numero di nuovi vani da realizzare in mq di superficie necessari all’edificazione degli stessi (ricordando che insieme agli edifici vanno computate le superfici per le strade e per i servizi necessari alla residenza, cioè il totale delle superfici necessarie alla realizzazione di un nuovo complesso insediativo) e, quindi, si pone il problema della localizzazione dell’espansione residenziale e del proporzionamento del sistema. Per ciò, le domande cui dare risposta sono: • quanta superficie territoriale (e di questa, quanta fondiaria) è necessaria per insediare i nuovi abitanti? • come organizzare i nuovi insediamenti residenziali? • dove localizzarli? Al “quanto” è possibile fornire una risposta attraverso un procedimento di tipo tecnico, mentre le risposte al “come” e al “dove” richiedono riflessioni strettamente correlate ai fattori locali del territorio oggetto dell’intervento. Per trasformare un numero di vani (cui corrisponde un numero di abitanti dipendente dall’IAF di progetto) in una quantità di superficie è necessario fissare alcuni parametri urbanistici atti a definire l’intensità d’uso di quella

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determinata porzione di territorio; mentre per regolarne la forma d’uso bisognerà fissare quei parametri edilizi che, unitamente ai precedenti, consentono di controllare il risultato finale del complesso insediativo cui s’intende dare vita. Va ricordato che l’approccio che si sta usando è di tipo sistemico. Assimilando il nostro territorio comunale ad un sistema complesso, dinamico e aperto noi affermiamo che: esso è costituito da un insieme di elementi il cui numero è molto elevato (bisogna conoscere la natura e le caratteristiche degli elementi –acquisizione avvenuta con il lavoro di indagine); gli elementi sono collegati tra di loro da un numero elevato di relazioni (bisogna conoscere la natura e le caratteristiche delle relazioni–acquisizione avvenuta con il lavoro di indagine); le relazioni si modificano nel tempo (Rt1 ≠ Rt2); elementi esterni (non appartenenti al sistema) possono intervenire a modificare la condizione di stato del sistema. E’ evidente che all’interno del sistema territoriale è possibile riconoscere una serie di sub-sistemi funzionali, fisici, ecc. Prima di illustrare un esempio numerico atto a comprendere il procedimento per calcolare l’area necessaria ad insediare i nuovi vani, va ricordato il significato di zona omogenea, cioè quelle parti del territorio comunale aventi caratteristiche simili in relazione a destinazione d’uso prevalente, a caratteristiche storiche o densità dell’edificato. Le ZTO sono finalizzate principalmente al dimensionamento degli standard urbanistici e all’associazione di regole e norme per l’attuazione degli interventi in esse previsti. Qui di seguito si riportano le definizioni di Zone Omogenee dettate dal D.M.1444/1968 e previste dalla L.765/1977. - Zone A: parti del territorio comunale interessate da agglomerati urbani che rivestono carattere storico, artistico e di

pregio ambientale o da porzioni di esse, comprese le aree circostanti che, per tali caratteristiche, possono considerarsi parte integrante degli agglomerati stessi.

- Zone B: parti del territorio totalmente o parzialmente edificate prive delle caratteristiche delle zone A. Si considerano parzialmente edificate le aree in cui la sup. cop. dagli edifici esistenti non sia inferiore ad 1/8 (12,5%) della superficie fondiaria e nelle quali la densità territoriale sia >1,5mc/mq (la delimitazione dipende essenzialmente dallo stato di fatto).

- Zone C: parti del territorio inedificate o parzialmente edificate da destinare a nuovi complessi insediativi. In tali aree i rapporti di copertura e l'edificazione esistente presentano limiti inferiori a quelli che caratterizzano le zone B.

- Zone D: parti del territorio in cui sono presenti insediamenti industriali o, comunque, da destinare ad essi. - Zone E: parti del territorio utilizzate o da destinare ad usi agricoli. - Zone F: parti dal territorio in cui preesistono attrezzature o impianti di interesse generale o da destinare ad essi

(mercati all'ingrosso, macelli, centrali del latte, fiere, ist. di prevenzione e pena, centrali postali, aeroporti, porti, cimiteri, depositi per il trasporto pubblico, … depuratori, discariche, centrali elettriche, di telecomunicazione, serbatoi di compenso e potabilizzazione,...).

- NB – non è vietata la possibilità di contemplare altre zone omogenee o di suddividere una zona omogenea in più subzone.

E’ già stato accennato alla necessità di dover far corrispondere una superficie territoriale (o, anche, area residenziale) al numero di nuovi vani necessari calcolati; per far ciò bisogna prima calcolare il volume totale da realizzare e da questo ricavare la superficie necessaria a realizzarlo. Ricordando che il numero di vani e il numero di abitanti sono messi in relazione biunivoca dall’IAF di progetto (NAB=NVANI * IAF; NVANI = NAB/IAF), la traduzione di vani, o di abitanti, in volume corrispondente è immediata. Se si ragiona sugli abitanti il volume totale è funzione dell’IVC assegnato (VTOT = IVC * NAB), se, invece, ragioniamo sui vani il volume totale è funzione del volume del vano medio (VTOT= NVANI * VVANO_MEDIO). Per conoscere la superficie totale necessaria è sufficiente assegnare la DAT (= ab./Ha) o anche la DET (=mc/Ha) pertanto la STER = AB / DAT o, anche, STER = VTOT / DET). Va ricordato che la STER (o AR) è comprensiva della sup. fondiaria e delle superfici di uso pubblico, per cui, noti la STER e il numero di abitanti risulta direttamente determinata anche la SF in quanto basta sottrarre alla superficie dell’area residenziale la superficie da destinare a standard urbanistici e la superficie per la viabilità [SF=STER-(SSERV.+SSTR.)]. A questo punto è ricavabile immediatamente anche la DEF (= VTOT / SF ) unitamente all’IUT (= SF / ST * 100). Per potere precedere al calcolo della superficie residenziale in un caso reale è necessario conoscere la disponibilità delle aree compatibili con la realizzazione di nuove residenze, in quanto la scelta dei valori dei parametri su indicati è dipendente dalla capacità teorica insediativa di ciascuna area, cioè dalle caratteristiche del contesto in cui sono inserite le aree da edificare e, quindi, da eventuali valori normati dalle legislazioni statali e/o regionali. Detto in altri termini, la quantità di nuova superficie territoriale residenziale (o, anche, la sommatoria delle nuove superfici residenziali) varia al variare della localizzazione delle diverse aree.

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N.B. Ai fini dell'osservanza dei rapporti suindicati nella formazione degli strumenti urbanistici, si assume che, salvo diversa dimostrazione, ad ogni abitante insediato o da insediare corrispondano mediamente 25 mq di superficie lorda abitabile (pari a circa 80 mc vuoto per pieno), eventualmente maggiorati di una quota non superiore a 5 mq (pari a circa 20 mc vuoto per pieno) per le destinazioni non specificamente residenziali ma strettamente connesse con le residenze (negozi di prima necessità, servizi collettivi per le abitazioni, studi professionali, ecc.).

***** Esempio numerico per il calcolo della superficie necessaria per l’insediamento di nuovi aggregati residenziali (si ricorda che anche in questo esempio i valori utilizzati sono congruenti al dettato normativo della Regione Campania) Proseguendo con i valori numerici già utilizzati, s’ipotizza che dei 3.736 nuovi vani necessari, circa un terzo (1.300) si decide di realizzarlo quale completamento di ZTO “B” e i rimanenti due terzi (2.436 vani) vengono realizzati in ZTO “C” per le quali si prevedono tipologie residenziali, intensità e forma d’uso di diverso tipo. Nell’esempio che segue s’ipotizza il dimensionamento di una zona “C” di nuovo insediamento per 800 abitanti, cui corrispondono (in conseguenza di IAF = 0,8 -già assegnato per calcolare il ∆VANI) 1.000 vani. IAF = 0,8ab/vano, da cui

N VANI = N. AB / IAF = 800 / 0,8 = 1.000 vani Bisogna ora assegnare un IVC di progetto: IVC = 110 mc, da cui

VTOT = IVC * NAB = 110 * 800 = 88.000 mc e

Vano medio = V tot /N vani = 88.000/1.000 = 88 mc Si deve ora fissare la DAT di progetto (è stata scelta la minima prevista da L.R. per comuni con queste caratteristiche demografiche):

DAT = 150 ab./Ha da cui:

AR = STER = AB / DAT = 800 / 150 = 5,33 Ha da cui:

DET = VTOT / AR = 88.000 /5,33 = 16.510mc/Ha = 1,65 mc/mq

Dato che la superficie fondiaria rappresenta l’area edificabile, quando è nota la superficie territoriale (o, area residenziale totale) essa è ricavabile sottraendo da quest’ultima tutte le aree d’uso pubblico; per cui alla Sup. terr. bisogna sottrarre le superfici destinate a servizi e quelle per la viabilità. Per gli standards urbanistici si utilizzano i relativi disposti normativi (in questo caso 18mq/ab. -la dotazione minima prevista dalla L.R. per comuni con queste dimensioni e andamenti demografici) e per le strade, empiricamente, si può procedere o con una dotazione per abitante (p.e. 7mq/ab.) o con una quota percentuale dell’area residenziale che varia inversamente al variare della dimensione degli isolati -maggiore è l’isolato, minore è la superficie stradale necessaria (p.e. 10 ≅ 12% per grandi isolati).

SF = STER - (SSERV. + SSTR.) = = 5,33Ha - [(18mq * 800 ab.) + (7mq * 800 ab.)] = 53.300 - (14.400 + 5.600) = 33.300mq = 3,33 Ha

da cui: DEF = VTOT / AF = 88.000mc / 33.300mq = 2,64 mc/mq

e DAF = AB. / SF = 800 / 3,33 = 240,2 ab/ha

A questo punto è nota la quantità di superficie territoriale (5,33 Ha) e fondiaria (3,33 Ha) necessaria ad insediare gli 800 ab. ed è anche immediatamente ricavabile IUT

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IUT = SF / ST * 100 = 3,33 / 5,33 *100 = 62,5%

Nota la superficie necessaria, in relazione alle superfici non edificate disponibili, alle risorse infrastrutturali esistenti, ai vincoli presenti, alle caratteristiche ambientali, paesaggistiche ecc., bisognerà operare la scelta localizzativa e la tipologia d’uso che determinerà il risultato finale. In base alla tipologia edilizia scelta (a torre, in linea, unifamiliari, ecc.) si fisseranno in modo congruente i relativi parametri che regolano l’edificazione: Lotto min. edificabile – mq Distacco min. in rapp. all’h dell’edificio - m Rapporto di copertura max - % Distacco min. assoluto dai confini - m19 Numero piani fuori terra max - n Distacco min. assoluto dagli altri edifici20 – m Altezza massima = Hmax – m

21 Distacco min. assoluto dal filo strada - m Distacco min. in rapp. alla sede viaria - m22 …. ….

19 Non vi sono norme specifiche in merito, tuttavia, dopo l'entrata in vigore dell'art. 17 della L. 765/1967 e del D.M. 1444/1968, la giurisprudenza è orientata nell'affermare che, pur in mancanza di previsione espressa, le nuove norme impongono comunque il rispetto della distanza dal confine, pari alla metà dell'altezza dell'edificio più alto o della distanza imposta tra fabbricati. In ogni caso va fatto riferimento al Codice Civile (art.873) che, se non in aderenza prevede una distanza minima di 3m dal confine. 20 I distacchi sono regolamentati dall’art. 9 del DM 1444/1968 a cui si rinvia. Qui di seguito, sinteticamente, si definiscono i princìpi di massima. Nelle zone A bisogna rispettare il carattere preesistente; nelle altre zone, tra pareti finestrate la distanza minima assoluta è di m 10 o, quando gli edifici superano l’h di 10m, pari almeno all’edificio più alto tra i due antistanti. Altre distanze tra i fabbricati sono regolati in funzione della larghezza della strada su cui i due edfici prospettano. I minimi previsti dal Decreto possono essere ridotti nel progetto di un piano attuativo (anche di lottizzazione). 21 L’H max per le zone A, B e, in particolari zone C sono dettate dal DM all’art. 8.1444/1968. In linea di massima, nelle zone A non si posssono superare le altezze dell’edificato storico, e in quelle ad esse contigue le altezze devono essere compatibili con il carattere storico; il medesimo principio di adeguamento alla presistenza, in caso di concessione ad edificare singola, si applica anche nelle zone B. 22 Si rinvia alle norme dettate dall’attuale normativa (D.Lgs. 285/1992, D.P.R. 147/1993, DM 1404/1968) riportate nella relativa dispensa, qui si ricorda che la distanza min. dalle strade urbane di scorrimento è di 20m. mentre per quelle di quartiere e locali è fissta dal PRG.

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Standard urbanistici Con standard si definisce un modello o una norma atta a garantire le medesime caratteristiche alla tipologia di oggetti o di fenomeni cui è riferita. Uno standard può essere ideale o statistico; con il primo si intende la dimensione ottimale, ricavata con un procedimento teorico, atta a soddisfare una determinata esigenza (p. e. la quantità media di calorie considerata necessaria per un essere umano in età adulta); con il secondo, si intende una dimensione media ricavata dalla misurazione di quel determinato fenomeno riferita all’analisi di un campione significativo (p.e. la quantità media di calorie assunte dalla popolazione adulta). Gli standard urbanistici implicano diverse competenze (dipendono da legislazioni di settore e da norme per le opere pubbliche e la finanza locale) che intervengono sulla realizzazione e sulla gestione degli stessi.La disciplina urbanistica interviene esclusivamente in merito a dimensionamento e localizzazione degli standard associati alle ZtO. Tra servizi sociali fondamentali (p.e. istruzione, sanità) e relative strutture urbanistico-edilizie vi è (quasi sempre) corrispondenza viceversa (spesso) non si verifica corrispondenza tra la definizione istituzionale di servizio sociale (p.e. il verde pubblico non è definito istituzionalmente) e la relativa struttura urbanistico-edilizia in cui tale servizio dovrebbe essere erogato La dislocazione dei servizi e delle attrezzature per la vita collettiva è regolata dai piani urbanistici o (in assenza di piano) da disposizioni di legge (leggi speciali) che facilitano i procedimenti di attuazione e localizzazione. Per Istruzione (scuola superiore ed università), Edilizia sanitaria (ospedali), Istituti di prevenzione e pena, PP.TT. la scelta delle aree (se non conforme a quanto previsto dallo strumento urbanistico vigente) può essere adottata con Delibera Comunale e costituisce variante al piano In definitiva, in urbanistica, con standard si fa riferimento a quei disposti (limiti inderogabili) del DM 1444/1968 (e delle LL.RR.) con i quali si fissano le dotazioni minime (di attrezzature (istruzione, attività collettive, verde pubblico e parcheggi) necessarie a potere esperire quelle relazioni sociali previste dalla finalità di una zona territoriale omogenea o delle attrezzature di livello superiore necessarie all’intera comunità urbana23. Le dotazioni minime sono espresse in mq per abitante -per le zone residenziali, agricole e per quelle relative a servizi e impianti di ordine superiore- in percentuale di superficie territoriale per la produzione industriale e in percentuale delle superfici di pavimento per le aree commerciali e direzionali). A differenza degli standards edilizi (anch’essi normati dal DM 1444/1196824) che sono riferiti alle quantità e alle modalità dell'edificazione, gli standards urbanistici si configurano, negli strumenti urbanistici generali, come l’individuazione di aree sottratte all'edificazione privata e riservate all'utilizzazione per scopi pubblici e sociali25. Qui di seguito si riportano le quantità per abitante degli standard (norma nazionale e norma regionale) previsti nelle zone residenziali (A,B,C) e nelle alle altre ZTO.

23 I cd. standard territoriali definiscono il rapporto tra popolazione ed attrezzature sanitarie, ospedaliere, istruzione superiore, parchi urbani e territoriali (vedi zone F). 24 Si ricorda che i distacchi degli edifici dalle strade fuori dal c.a. e le fasce di rispetto sono normate dal DM 1404/1968 e dal DLgs 285/1992 con relativo DPR 495/1992. 25 Una volta localizzate le aree si presuppone la successiva espropriazione da parte della pubblica amministrazione e la realizzazione pubblica degli interventi, pertanto, decorso un quinquennio dall'approvazione del PRG senza che sia stato approvato il piano particolareggiato di esecuzione, la destinazione delle aree decade. Si ricorda che l’entrata in scena della concertazione e della programmazione complessa, consente di non ricorrere all’esproprio ma di “concertare” i modi in cui il privato può intervenire facendo convergere le proprie convenienze con quelle dell’Amministrazione Locale e, quindi della collettività.

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Standard nazionale (D.M. 1444 l 2 aprile 1968)

Zone A,B,C

tot = 18mq/ab

Standard Regione Campania

(L.R. 14 del 20 marzo 1982)

tot = 20mq/ab (nei comuni: capoluoghi di provincia, con pop. ≥ 50.000ab., con incremento demogr., negli ultimi 10 anni, mediamente > 5%) (per tutti gli altri vale il D.M.1444)

1) Asili nido, materne, scuola dell'obbligo

4,50 5,00

2) Attrezzature collettive (religiose, culturali, sociali, assistenziali, amministrative, pubblici servizi, ecc.)

2,00 2,50 (L.R. n.9, 5/3/’90: nei comuni con pop.>10000 ab. le attrezz. religiose devono essere =1mq per

ab. e, in ogni caso, =5000mq) 3) Spazi attrezzati a parco e per gioco e sport 9,00 10,00

18,00 (nei comuni costieri, insulari, di cura-soggiorno e turismo con pop. < 50.000 ab.)

4) Parcheggio pubblico 2,5026 (più 1mq per ogni 10 mc di nuova costruzione)27

2,50

Inoltre, per le zone C, nei comuni per i quali la popolazione prevista dagli strumenti urbanistici non superi i 10mila abitanti, la quantità minima è fissata in mq 12 dei quali mq 4 riservati alle attrezzature scolastiche (di cui alla lettera a) dell'art. 3 DM. 1444/1968). La stessa disposizione si applica agli insediamenti residenziali in comuni con popolazione prevista superiore a 10 mila abitanti, quando trattasi di nuovi complessi insediativi per i quali la densità fondiaria non superi 1mc/mq. Quando però la zona C è contigua a emergenze naturali, storiche, ecc. la quantità minima è fissata in 15mq Inoltre, il decreto, all’art.4, specifica i comportamenti da assumere qualora difficoltà oggettive non consentano di reperire le quantità previste all’interno della singola Zona. In particolare, per le zone A e B, data la carenza di aree libere che caratterizza i nostri centri abitati, è possibile rintracciare in altre zone le quantità che non si è riusciti a reperire all’interno (va comunque dimostrata l’impossibilità di aree interne, tale impossibilità nella zona A può ricercarsi anche nella necessità di rispettarne e salvaguardarne le caratteristiche storico-artististiche). Qualora ci si trovi nelle condizioni suddette, bisogna documentare come vanno soddisfatti i fabbisogni e, per la zona B in particolare, bisogna privilegiare le aree più prossime, nel rispetto dei raggi d’influenza. Le aree a standard reperite all’esterno della zona omogenea vanno computate in misura doppia di quella effettiva .

Standard nazionale

(D.M. 1444 l 2 aprile 1968) Standard

Regione Campania (L.R. 14 del 20 marzo 1982)

Zone E 6 mq/ab. (per istruzione e attrezzature collettive)

- -

Zone F (quando previste) 1,5 mq/ab (attrezzature per l’istruzione superiore all'obbligo - università

esclusi); 1 mq/ab.

(attrezzature sanitarie e ospedaliere); 15 mq/ab.

(parchi pubblici urbani e territoriali)

- -

Zone D (nuove) 10% della sup. (attività collettive, verde pubblico o parcheggi -escluse le sedi

viarie)

- -

Zone commerciali e direzionali (nuove)

80% della sup lorda di pavimento (di cui almeno la metà a parcheggio)28

- -

26 Tali aree -in casi speciali- potranno essere distribuite su diversi livelli 27 Superfici a parcheggio previste dall'art. 18 della L. n. 765/1967, art. 41 sexies della L.1150/1942 modificato da L. 122/1989; per le zone A e B la quantità è riducibile alla metà.

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28 In aggiunta a quelli di cui all'art. 18 della legge n. 765 (1mq/10mc).

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Dimensionamento dei SERVIZI alla residenza

Da quanto finora esposto deriva che il dimensionamento dei servizi alla residenza (standard urbanistici di quartiere), deve seguire i relativi disposti legislativi (D.I. 1444/1968; L.R. della Campania n. 14/1982) che interessano le zone territoriali omogenee (ZTO). Per le scelte localizzative e per il proporzionamento dei servizi alla residenza si ricorda di verificare la congruenza con i raggi d’influenza delle specifiche attrezzature (fare rif. alla relativa tabella di questa dispensa) e con i bacini d’utenza (fare rif. al pgf. “Altri Ambiti Amministrativi” di questa dispensa). Si ricorda che le ZTO individuano parti del territorio comunale aventi caratteristiche simili in relazione a destinazione d'uso prevalente e, per quelle residenziali, a interesse storico-ambientale e a densità di edificato. Le ZTO sono finalizzate principalmente al dimensionamento e alla localizzazione degli standards urbanistici nonché ad associare ad ogni specifica area del territorio le relative norme di attuazione che regolano l'intervento in quella parte del territorio. Il fabbisogno totale di superficie per servizi (FTOT) è funzione del numero di abitanti (NAB), per cui è necessario conoscere il NAB delle singole ZTO. Noto NAB si moltiplica questo valore per le dotazioni (D) previste dalle leggi e si ottiene la superficie minima (SSERV) da dover destinare a standard per ogni singola zona; dal FTOT di superficie si sottraggono le superfici

esistenti (SES), ottenendo il deficit (∆S), cioè le nuove aree necessarie a soddisfare il fabbisogno di legge.

FTOT = NAB * D = SSERV.;

∆SERV = SSERV - SES (p.e. (con una dotazione di 18 mq/ab.)., FTOT = 12.813ab * 18 mq = 230.634 mq; ∆S = 230.634 mq – 180.750 mq = 49.884 mq (con una dotazione di 20 mq/ab.). FT OT = 12.813ab * 20 mq = 256.260 mq; ∆S = 256.260 mq – 180.750 mq = 75.510 mq,

In esercitazione didattica può capitare che non si sia a conoscenza del NAB di una specifica zona; in questo caso NAB può essere ricavato in modo indiretto quando sono noti il volume residenziale totale (VTot) e IVC di quella specifica area:

NAB = VTot / IVC

(p.e., NAB = 1.640.000mc / 128mc/ab = 12.813 ab

o anche, se sono noti IAF e il Numero di vani (NV):

NAB = NV * IAF (p.e., NAB = 14.240 vani * 0.9 vani/ab = 12.813 ab)

Va ancora ricordato che per il dimensionamento dei servizi, il numero degli abitanti da prendere in considerazione in ognuna delle singole zone è quello stimato anche in relazione a particolari interventi previsti dal Piano. Essendo il numero di abitanti di una zona funzione del numero di vani abitabili disponibili e del relativo indice di affollamento, nelle zone già edificate il numero di abitanti muta dalla condizione di partenza (attuale) se cambia il numero di vani (p.e. nuova edificazione, demolizioni, recupero, … previsti dal Piano) e se cambia l’indice d’affollamento (cioè se l’Iaf di progetto è diverso dall’Iaf attuale)29.

29 P.e., se in una zona A1 gli XXX abitanti attuali si trovano in condizioni di sovraffollamento che si prevede di risolvere con la realizzazione di nuovi vani in un’altra area, è lecito presumere che gli abitanti attuali diminuiranno proporzianalmente ai

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In riferimento al D.I. n.1444/’68, si ricorda che per le ZTO “A”, qualora per ragioni oggettive sia impossibile reperire le aree a standard all'interno, è necessario indicare come andranno soddisfatti i fabbisogni minimi ed inoltre le “aree a verde” e “servizi” vanno computate in misura doppia. Per le ZTO “B”, qualora per ragioni oggettive sia impossibile reperire le aree a standard all'interno, esse vanno ricercate nelle immediate adiacenze ed inoltre le “aree a verde” e “servizi” vanno computate in misura doppia. Nelle ZTO “C” contigue ad emergenze naturalistiche, storico-artistiche, archeologiche, ecc. lo standard minimo per il verde attrezzato viene elevato a 15 mq/ab. (Si ricorda anche che nei comuni con pop < 10.000 ab. gli standard si riducono ad un minimo di 12 m/ab -di cui 4mq/ab riservati ad attrezzature scolastiche).30

Esempio numerico relativo alla zona “C” precedentemente ipotizzata:

Istruzione ≥ 4.5 mq/ab = 4.5 * 800 = 3.600 mq Attr. int comune ≥ 2.0 mq/ab = 2.0 * 800 = 1.600 mq Verde attrezzato ≥ 9.0 mq/ab = 9.0 * 800 = 7.200 mq Parcheggi ≥ 2.5 mq/ab = 2,5 * 800 = 2.000 mq ---------------------------------------------------------------------------- Tot. ≥ 18 mq/ab = 18 * 800 = 14.400 mq = 1,4 Ha

Quindi, dei 5,33 Ha complessivi: 3,33Ha (62.5%) sono destinati all’edificazione, 1,4 Ha a servizi e attrezzature (26.2%) e 0,6 alla viabilità (11.3%). Esempio numerico relativo al dimensionamento per 800 ab. in una zona “C” di nuovo insediamento in un comune con popolazione di 62.723 ab e con un incremento dal 1986 al 1996 di 4.536 ab.:

Istruzione ≥ 5.0 mq/ab = 5.0 * 800 = 4.000 mq Attr. int comune ≥ 2.5 mq/ab = 2.5 * 800 = 2.000 mq Verde attrezzato ≥ 10.0 mq/ab = 10.0 * 800 = 8.000 mq Parcheggi ≥ 2.5 mq/ab = 2,5 * 800 = 2.000 mq ---------------------------------------------------------------------------- Tot. ≥ 20 mq/ab = 20 * 800 = 16.000 mq = 1,6 Ha

Applicando lo stesso procedimento esposto nelle pagine precedenti per il dimensionamento della residenza, dei 5,33 Ha complessivi; 3,13 Ha sono destinati all’edificazione (58,7%), 1.6 a servizi (30%) e 0.6 alla viabilità.(11.3%). DIMENSIONAMENTO DEGLI STANDARD URBANISTICI NELLE ALTRE ZTO Zona “E”

Nota la popolazione residente nelle zone “E” la si moltiplica per 6mq e la superficie risultante va proporzionata, a seconda delle esigenze, tra istruzione e attrezzature collettive

Zona “D”

Nelle nuove zone “D”, non essendo previsti abitanti, il dimensionamento va operato in funzione della superficie di zona; il 10% della sup. totale deve essere suddiviso tra attività collettive, verde pubblico o parcheggi.

Zona “Commerciale e direzionale” Per le nuove zone il 40% della sup. lorda di pavimento deve essere adibita a parcheggio ed un altro 40% della sup. lorda deve essere adibita alle altre categorie di standard. (si ricorda che alla superficie di parcheggio a standard va aggiunta l’ulteriore superficie di 1mq per ogni 10mc di volume edificato).

nuovi vani realizzati; viceversa se in una zona B1 si prevede di realizzare nuovi vani in con il completamento di alcuni dei lotti liberi è evidente che gli abitanti di quell’area aumenteranno di numero 30 Inoltre, nelle ZTO non residenziali, per le ZTO “D”, bisogna destinare a servizi, verde e parcheggi almeno il 10% dell'intera superficie investita dalla zona; per le ZTO “E”, bisogna destinare a 1) (Asili nido, materne, scuola dell'obbligo) ed a 2) (Attrezzature collettive), complessivamente, almeno 6mq/ab. Nelle zone speciali di carattere commerciale e/o direzionale è necessario prevedere: 80mq di Servizi collettivi, parcheggi e verde: per ogni100mq di sup. lorda di pavimento ed almeno il 50% verrà destinato a parcheggi; tale quantità si somma a 1mq/10mc di costruito già previsti dall’art. 41 sexies L. n. 1150/1942.

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RETE CINEMATICA Il Prg ha tra le altre competenze quella di intervenire sui canali per la mobilità

31 al fine di strutturare una rete efficace alle comunicazioni. Il dimensionamento ed il proporzionamento dei canali di comunicazione richiedono alcune nozioni necessarie per la comprensione della problematica; le reti per il trasporto, a seconda della modalità, presentano aspetti di carattere tecnico, organizzativo, funzionale, economico, gestionale, ecc. che interessano sia i canali destinati alla circolazione sia gli spazi destinati alla sosta. Si ricorda che i soggetti che hanno competenze (dirette o indirette) sull’organizzazione della mobilità e gli strumenti con i quali si regolano gli interventi sono molteplici e operano a diversi livelli: piani urbanistici, piani dei trasporti, piani del traffico, zonizzazione acustica, ecc. (vedi allegato nel quale sono riportati gli elementi di base delle reti di trasporto). La percentuale di superficie urbana da destinare alle comunicazioni fisiche varia al variare dei caratteri tipologici delle diverse zone: p. e., la tipologia ottocentesca strutturata su isolati di piccola dimensione destinava alle strade il 35-40% dell’area residenziale mentre una maglia a grandi isolati -tipica degli anni settanta e ottanta-, che prevede un’organizzazione gerarchica tra strade principali e strade interne, riduce tale quota al 10-12%; la tipologia residenziale media attuale destina alle strade il 7-10%. Nell’allegato relativo alla mobilità sono illustrati concetti di base, definizioni e metodi, riferit principalmente alla rete del trasporto su gomma e tralasciando quelli relativi alle altre modalità di trasporto che, pur potendo essere parte del complessivo progetto di piano, richiedono competenze tecniche specialistiche. Il progettista del PRG, infatti, si limita a definire le indicazioni di massima per l’organizzazione del sistema della mobilità e, quindi, pur non entrando nel merito del progetto di dettaglio dei singoli elementi infrastrutturali, deve però essere in grado di garantire la compatibilità delle scelte effettuate con la funzione alla quale devono assolvere, con la localizzazione degli elementi previsti e con la disponibilità degli spazi necessari. Va ricordato che strade e binari ferroviari prevedono una fascia di rispetto che è rappresentata da striscia di terreno, di larghezza varia, esterna al confine stradale, sulla quale esistono vincoli alla realizzazione, da parte dei proprietari del terreno, di costruzioni, recinzioni, piantagioni, depositi e simili. Le Fascie di pertinenza, invece, sono strisce di terreno comprese tra la carreggiata ed il confine stradale che sono parte della proprietà stradale e possono essere utilizzate solo per la realizzazione di altre parti della strada. Oltre al CdS ed al DM 1404, gli altri principali riff. normativi della rete cinematica sono: D.P.R. n. 495 del 16/12/1992 (modificato dal D.P.R. n. 610 del 16/9/1996) regolamento del CdS; le Direttive per la redazione, adozione e attuazione dei Piani urbani del traffico (GU n. 146 del 24/06/1995, ai sensi art. 36 del CdS) emanate dal MLLPP; inoltre, per i parametri tecnici di progetto si fa riferimento alle Norme del CNR.

AREE INDUSTRIALI Il dimensionamento delle aree da destinare alla produzione industriale è strettamente dipendente da fattori economici, politici, imprenditoriali e così via. Il Piano regolatore, sia per motivi organizzativi delle aree per la produzione di beni, sia perché l’attività industriale può produrre inquinamento, incompatibile con la salute dell’uomo e la salubrità dell’ambiente, deve individuare le zone del territorio da destinare alla presenza di attività secondarie. Se al tempo della grande industrializzazione e in piena cultura razionalista era ipotizzabile pensare di utilizzare modelli o approcci teorici sia per il calcolo delle superfici necessarie agli insediamenti produttivi sia per

31 L. 1150/1942, art.7 . IL PRG deve indicare: 1) La rete delle principali vie di comunicazione stradali, ferroviarie e navigabili e dei relativi impianti.

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determinarne la localizzazione, oggi tale atteggiamento appare anacronistico. La presenza di attività industriali (piccole, medie o grandi) ancor più di altre attività economiche è legata a regole di mercato e a strategie economiche di carattere globale; i fattori e le caratteristiche territoriali locali assumono un ruolo pressoché irrilevante essendo prevalenti gli elementi economico-finanziari che regolano l’imprenditoria, il mercato del lavoro, la distribuzione dei prodotti e così via. La quota da riservare a destinazioni del settore secondario è quindi strettamente legata alla domanda di nuove aree presente in quel determinato territorio; a tale conoscenza si giunge solamente attingendo le informazioni dai soggetti-attori direttamente interessati all’investimento nel settore. Oltre agli obiettivi del settore industriale ricavati dalla Del. degli indirizzi programmatici, un’informativa in tal senso la si può costruire rivolgendosi alle associazioni di settore presenti sul territorio e con la lettura della stampa locale dalla quale può emergere l’eventuale domanda insoddisfatta di aree produttive .

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Tabella di proporzionamento con Ivc = 100mc/ab e con standard residenziale di 12mq/ab (le tabelle sono un elaborazione di quelle pubblicate da Colombo, Pagano, Rossetti op. cit.) capacità

insediativa per ha

Aree di uso pubblico Partizione per ha

DT istruzione

interesse generale, verde attrezz, parcheggi

tot. Strade

residuo di area edificabile

DF DF/DT attrezza ture

viabilità

area edificabile

mc/mq mc abitanti

4 mq/ab

8 mq/ab

12 mq/ab

7 mq/ab

mq mc/mq % % %

0,1 1.000 10 40 80 120 70 9810 0,102 1.02 1.2 0,7 98.1 0,5 5.000 50 200 400 600 350 9050 0,552 1.104 6.0 3,5 90.5 0,8 8.000 80 320 640 960 560 8480 0.94 1.18 9.6 5,6 84.8 1 10.00

0 100 400 800 1200 700 8100 1,23 1.23 12.0 7,0 81

1,09 10.900

109 436 872 1308 763 7629 1,43 1.31 13.1 7,63 79.3

1,34 13.400

134 536 1072 1608 938 7454 1,8 1.34 16.1 9,38 74.6

1,5 15.000

150 600 1200 1800 1.050 7150 2,1 1.4 18.0 10,5 71.5

2 20.000

200 800 1600 2400 1.400 6400 3,13 1.57 24.0 14,0 62.0

2,5 25.000

250 1000 2000 3000 1.750 5250 4,8 1.92 30.0 17,5 52.5

3 30.000

300 1200 2400 3600 2.100 4300 7,0 2.33 36.0 21,0 43

3,5 35.000

350 1400 2800 4200 2.450 3350 15,0 4.29 42.0 24,5 33.5

4 40.000

400 1600 3200 4800 2.800 2400 -- -- 48.0 28,0 50

Tabella di proporzionamento con Ivc = 100mc/ab e con standard residenziale di 18mq/ab capacità

insediativa per ha

Aree di uso pubblico Partizione per ha

DT Istru zione

Interes. Gener.

verde attrez.

parcheggio

tot. Strade

residuo di area edific.

DF DF/DT attrezza ture

Viabili tà

area edificabile

mc/mq mc abitanti 4,5 mq/ab

2 mq/ab

9 mq/ab

2,5 mq/ab

18 mq/ab

7 mq/ab

mq mc/mq % % %

0,1 1.000 10 45 20 90 25 180 70 9.750 0,103 1,03 1,8 0,7 97,5

0,5 5.000 50 225 100 450 125 900 350 8.750 0,571 1,14 9,0 3,5 87,5

0,8 8.000 80 360 160 720 200 1.440 560 8.000 1,0 1,25 14,4 5,6 80,0

1 10.000

100 450 200 900 250 1800 700 7.500 1,333 1,33 18,0 7,0 75,0

1,09 10.900

109 490,5 218 981 272,5 1962 763 7.275 1,5 1,37 19,62 7,63 72,75

1,34 13.400

134 603 268 1.206 335 2.412 938 6,650 2,0 1,49 24,12 9,38 66,5

1,5 15.000

150 675 300 1350 375 2.700 1.050 6.250 2,4 1,6 27,0 10,5 62,5

2 20.000

200 900 400 1.800 500 3.600 1.400 5.000 4,0 2,0 36,0 14,0 50,0

2,5 25.000

250 1.125 500 2250 625 4.500 1.750 3.750 6,667 2,67 45,0 17,5 37,5

3 30.000

300 1.350 600 2.700 750 5.400 2.100 2.500 12,0 4,0 54,0 21,0 25,0

3,5 35.000

350 1.575 700 3.150 875 6.300 2.450 1250 28,0 8,0 63,0 24,5 12,5

4 40.000

400 1.800 800 3.600 1.000 7.200 2.800 -- -- -- 72,0 28,0 --

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Tabella di proporzionamento con Ivc = 100mc/ab e con standard residenziale di 20mq/ab capacità

insediativa per ha Aree di uso pubblico Partizione per ha

DT Istru zione

Interes. Gener.,

verde attrez.

parcheggio

tot. Strade

residuo di area edific.

DF DF/DT attrezza ture

Viabilità

area edificabile

mc/mq mc abitanti 5,0 mq/ab

2,5 mq/ab

10,0 mq/ab

2,5 mq/ab

20 mq/ab

7 mq/ab

mq mc/mq % % %

0,1 1.000 10 50 25 100 25 200 70 9.730 0,103 1,03 2,0 0,7 97,3

0,5 5.000 50 250 125 500 125 1.000 350 8.650 0,578 1,156 10,0 3,5 86,5

1 10.000 100 500 250 1.000 250 2.000 700 7.300 1,369 1,36 20,0 7,0 73,0

1,07 10.690 107 535 267,5 1.070 267,5 2.140 749 7.111 1,5 1,40 21,4 7,5 71,1

1,3 13.000 130 650 325 1.300 325 2.600 910 6.490 2,0 1,53 26 9,1 64,9

1,5 15.000 150 750 375 1.500 375 3.000 1.050 5.950 2,521 1,68 30,0 10,5 50,95

1,68 16.800 168 840 420 1.680 420 3.360 1.176 5.464 3,0 1,78 33,6 11,7 54,7

2 20.000 200 1.000 500 2.000 500 4.000 1.400 4.600 4,347 2,17 40,0 14,0 46,0

2,14 21400 214 1.052 526 2.140 526 4.280 1.498 4.222 5,0 2,33 42,8 15,9 42,2

2,5 25.000 250 1.250 625 2.500 625 5.000 1.750 3.250 7,692 3,07 50 17,5 32,5

3 30.000 300 1.500 750 3.000 750 6.000 2.100 1.900 15,789 5,26 60 21,0 19,0

3,5 35.000 350 1.750 875 3.500 875 7.000 2.450 550 63,636 18,18 70 24,5 5,5

3,7 37.000 370 1.850 925 3.700 925 7.400 2.590 -- -- -- 74,0 25,9 --

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NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE

Le norme tecniche di attuazione (NtdA) costituiscono l’elaborato centrale del PRG, si può perfino dire che esse “sono” il PRG in quanto tutti gli altri elaborati (Relazione, Cartografie tematiche, Allegati tecnici, ecc.) non avrebbero alcun significato operativo in assenza delle norme che regolano i tipi e i modi di intervento del piano. Le norme tecniche di attuazione, infatti, definiscono i modi e le caratteristiche con cui si può intervenire nelle aree e sub-aree individuate graficamente nelle tavole di progetto. Come è noto, il PRG si può attuare in due modi: diretto e indiretto, quindi, per ogni zona omogenea ed eventuali subzone, la relativa norma dovrà specificare innanzitutto quale è la modalità di attuazione prevista. Il modo diretto si utilizza quando per realizzare quanto previsto dal piano non c’è necessità di un progetto di dettaglio (particolareggiato), quando cioè non c’è necessità di approfondimenti di indagine per coordinare l’insieme degli interventi previsti e per urbanizzare ed organizzare l’area affinché i singoli interventi possano essere realizzati. In altre parole, l’intervento diretto implica che il soggetto interessato ad attuare quanto previsto in quella determinata area possa richiedere “direttamente” la concessione edilizia32 (o l’autorizzazione33), al fine di procedere alla realizzazione dell’opera (o ad intervenire su un manufatto esistente). Appare evidente che, nel caso dell’attuazione diretta, le norme riferite a quell’intervento devono indicare tutti gli elementi ed i parametri utili all’elaborazione del progetto. All’attuazione di quanto previsto dal PRG non è possibile procedere mediante la concessione ad edificare singola ma bisogna ricorrere ad un progetto di dettaglio quando la porzione di territorio su cui è previsto l’intervento è priva o carente della necessaria urbanizzazione o, anche, quando l’insieme degli interventi è previsto su un’area già urbanizzata ma necessita di un coordinamento atto a garantire l’efficienza del sistema di relazioni; in definitiva, quando si ritiene che la trasformazione dell’area non possa avvenire tramite la sommatoria di singoli interventi separati l’uno dall’altro. Il piano esecutivo, dopo avere svolto le dovute indagini, dovrà specificare (coerentemente a quanto già previsto dallo strumento urbanistico generale) l’organizzazione dell’area, definendo puntualmente tutti gli interventi con i relativi parametri. Il PRG si attua in modo indiretto quando la possibilità di concessione edilizia è subordinata alla redazione ed approvazione di uno strumento esecutivo (P. Particolareggiato, P. di Lottizzazione, P. di Zona o P. per l’Edilizia Economica e Popolare, P. di Recupero, P. per gli Insediamenti Produttivi, Prg. Integrato di Interventi). Si ricorda che, essendo le NTdA parte sostanziale del PRG, esse possono essere oggetto di “osservazioni” e si avvalgono delle “misure di salvaguardia”, inoltre qualora dovessero essere modificate dopo l’approvazione del Piano è necessario procedere con una variante. La redazione delle NtdA non è definita da una specifica normativa ma, in conseguenza di quanto in parte già esposto, appare evidente che la loro stesura deve essere essenziale, comprensibile, completa e semplice allo stesso tempo. L’essenzialità è un requisito necessario in quanto le NtdA non devono essere scambiate con un’occasione nella quale fare sfoggio della propria erudizione tecnica e giuridica; tale elaborato, infatti, non è patrimonio solamente del lettore specialista in materia ma è destinato anche al comune cittadino che deve essere messo nelle condizioni di capire se e come può intervenire sulle aree e sugli edifici che gli interessano. Le NtdA devono essere complete, perché per ogni più piccola porzione del territorio deve essere chiaro cosa è possibile fare, cosa è vietato e a quali modalità, parametri e indici è necessario attenersi per rispettare le regole stabilite; la completezza della norma significa anche trasparenza in quanto, avendo definito tutto ciò che è

32 La concessione edilizia (precedentemente, Licenza edilizia), introdotta dalla L.10/1977, è prevista per tutte quelle opere che comportino modifiche sostanziali (variazione dei pesi urbanistici) di aree o di opere edilizie esistenti; al rilascio della concessione corrisponde il pagamento degli oneri relativi, cioè si chiede al soggetto interessato di partecipare ai costi delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria delle quali fruiranno anche gli utenti de l’opera che si va a realizzare. Un’altra quota di oneri è relativa al costo di costruzione dell’opera. (Le opere che necessitano di concessione edilizia o sono attualmente regolate da: L.443/2001; D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia) aggiornato dal d.lgs. n. 301 del 2002; 135/97). 33 L’autorizzazione edilizia, che non è onerosa, è prevista per quegli interventi che non hanno incidenza rilevante sugli edifici e sull’area nei quali si interviene. Con l’autorizzazione si può intervenire su volumi preesistenti, con l’obiettivo di garantirne la manutenzione senza operare modifiche sostanziali; è possibile, mediante l’autorizzazione, anche l’intervento su supefici scoperte di lotti già edificati qualorale opere previste siano ascrivibili alla categoria delle pertineneze, dei volumi tecnici, degli impianti tecnologici. (Le principali Lgg. di riferimento sono: DL 9 del 23/01/1982; L.47/1985; L.662/1996. La L.662/1996 (art. 2, c. 60) sostituisce per una serie di opere l’autorizzazione con la Dichiarazione di Inizio di Attività).

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necessario, non si rischia di lasciare all’arbitrio di terzi eventuali interpretazioni e decisioni su elementi che sono presenti in modo approssimato o che, addirittura, siano stati tralasciati. Il perseguimento della completezza non deve però andare a discapito della sinteticità e della comprensione; tendere alla semplicità significa agevolare il cittadino e il tecnico in una corretta applicazione delle regole sancite e, allo stesso tempo, aiuta l’amministrazione a valutare l’idoneità e la conformità a quanto previsto. E’ sempre bene che per ogni porzione di territorio siano sempre riportati tutti gli elementi necessari, evitando il rimando ad articoli e commi precedenti, questo al fine di evitare di strutturare le NtdA alla stregua di una sorta di “gioco dell’oca” che impone di saltellare da una pagina all’altra rischiando di non riuscire a concludere il percorso con la risposta cercata. Ancora in funzione della semplicità e della comprensione, è buona norma utilizzare per tutte le diverse zone il medesimo schema espositivo; l’iterazione della struttura logica, infatti, facilita la comprensione e permette facilmente la comparazione tra casi, rendendo immediate le analogie e le differenze.

Contenuti essenziali delle Norme Tecniche di Attuazione - All’inizio dell’articolato si ribadiscono gli obiettivi (già indicati nella Relazione) che il Piano intende

perseguire e si descrivono gli interventi che sono stati predisposti a tal fine, indicando per ognuno degli obiettivi quale è l’intervento o il sistema di interventi che permettono di raggiungere il risultato previsto.

- Devono essere indicati tutti i riferimenti Legislativi (statali e regionali) che saranno richiamati nel seguito; per quelli meno noti non è sbagliato prevedere un’appendice nella quale si riportano gli articoli di Legge significativi e, quando necessario, gli eventuali riferimenti della giurisprudenza atti a dirimere sul nascere eventuali questioni interpretative.

- Va indicata tutta la pianificazione di livello superiore vigente e come essa è stata recepita dal Piano. - Va indicata la pianificazione di settore alla quale si fa riferimento nel Piano. - Vanno indicati tutti i vincoli che, apposti da Enti e Istituzioni, ricadono nel territorio comunale (questi saranno

comunque ribaditi nelle specifiche zone interessate). - Vanno indicati gli strumenti attuativi del Piano. - Possono essere indicati eventuali strumenti di programmazione da utilizzare per supportare l’attuazione. - Vanno elencati tutti gli elaborati costitutivi il PRG e gli allegati. - E’ buona abitudine riportare le definizioni relative agli elementi tecnici (possibilmente, le definizioni

dovranno essere le stesse utilizzate dal Regolamento Edilizio). - Schema degli elementi che devono essere definiti per ogni zona omogenea e subzona: Tipologia di zona (p.e. A-satura, B-di completamento, ecc.)

Destinazione prevalente (p.e. residenz., agricola, ecc.)

Attività consentite e vietate

Vincoli

Opere di urbanizzazione secondaria

Interventi previsti e vietati

Opere di urbanizzazione primaria

Modalità, Strumento di attuazione (p.e.Concessione ad edificare singola, PdiRe, Lottizzazione convenzionata, PIP, ecc.) e relativa procedura

Se l’attuazione è indiretta, specificare cosa è consentito è cosa è vietato nelle more dell’approvazione del piano esecutivo

A seconda del tipo di intervento previsto indicare i parametri e gli indici necessari tra quelli seguenti:

Sup. Terr. Sup. Fond: DAT min o max DAF min. o max DET max DEF max Volume max Rapp. Cop. max I utilizzaz. Isfr Terr. max (ove necessario) Isfr Fond. max Capacità insediativa teorica Iaff Sup. minima del lotto H max n. piani f.t. max Distacco min. in rapp. alla sede viaria Distacco min. in rapp. all’h dell’edificio Distacco min. assoluto dai confini Distacco min. assoluto dagli altri edifici Distacco min. assoluto dal filo strada Distanze dai confini di zona a differente destinazione d'uso

Prescrizioni particolari

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Schema riepilogativo del proporzionamento e del dimensionamento (tratto da Colombo, Pagano op. cit.)

Zona

Superfici fondiarie delle aree impegnate Volume abitabile Abit.

Densità media

Standards urbanistici

Residenziali34

Produttive non

rurali35

Attrezz. collett. Sup.

Altre36 TOT in zone residenz

in altre zone

TOT teorici Edilizia Residenz.

Istruzione Attrezz. collett. Verde attrezz. Parcheggi TOT

Ha % Ha % Ha % Ha % Ha mc mc mc n.37 Terr.38 Fond mq %39 mq/ab

mq % mq/ab

mq % mq/ab

mq40 % mq/ab

mq

% mq/ab

TOT

34 Va computato l’intero lotto fondiario, comprensivo delle aree di pertinenza. 35 Comprende i lotti per l’edificazione non residenziale: commerciale, artigianale, ecc. 36 Comprende gli spazi pubblici: strade, piazze, fasce di rispetto, ecc. interne al perimetro urbano (non i parcheggi). 37 Calcolato in relazione all’Ivc e all’Iaff 38 Le sedi viarie al contorno vanno suddivise tra le zone che vi prospettano. 39 Riferita alla superificie totale della zona. 40 Escluse le fasce di sosta lungo le strade.