Elementi di psicologia applicata allo sport -...
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Appunti per:
CORSO CONI-FIGC DI LA SPEZIA
Elementi di psicologia applicata allo sport
A cura di Roberta Bellano psicologa e psicoterapeuta
La Spezia, 13 dicembre 2013
http://www.liguria.coni.it/scuola-regionale.html
PSICOLOGIA
Riguarda il fatto che l'insegnamento prevede una relazione tra persone e tutto ciò che ne consegue.
Lo sport è anche comportamenti, emozioni, pensieri.
RELAZIONE
Rapporto che si instaura tra le persone e che sottende uno scopo.
Prevede
con- divisione
consapevolezza della presenza di bisogni, motivi
scopi, aspettative, emozioni da parte degli attori
della relazione
INFANZIA (<11)
• Stadio preoperatorio (2-6 anni)
• Stadio operatorio concreto (7-12 anni)
• Stadio operatorio formale (da 12 anni)
Stadio preoperatorio (2-6 anni)
• Imitazione differita
• Gioco simbolico
• Linguaggio
• Egocentrismo intellettuale
• Azioni mentali irreversibili
Stadio operatorio concreto (7-12 anni)
• Operazioni concrete
• Reversibilità
• Compiti di conservazione
Stadio operatorio formale (da 12 anni)
• Ragionamento ipotetico deduttivo
• Dal reale al possibile
• La soluzione del compito
Per evitare confusioni educative tra gioco e sport, sarebbe meglio parlare:
• di gioco libero fino agli 8 anni;
• di gioco di regole dagli 8 agli 11-12 anni;
• di sport inteso in senso lato dopo i 12 anni.
Le fasi dello sviluppo morale (Kohlberg,1969)
• Morale eteronoma (ciò che è giusto o sbagliato è determinato
dall’esterno): – Livello preconvenzionale, dai 4 ai 7-8 anni: il bambino compie azioni in
funzione delle ricompense che può ricevere, ed evita le azioni che vengono punite (criterio esterno).
– Livello convenzionale: (dai 7-8 anni fino all’adolescenza) si compiono quelle azioni che sono accettate positivamente dai genitori, dai coetanei o dagli insegnanti. Il "giusto" e l’ "ingiusto" non vengono discriminati in base alle punizioni fisiche o alle ricompense, ma in relazione alle valutazioni che gli altri danno del proprio comportamento e all’esigenza di offrire una buona immagine di se stessi.
• Morale autonoma (la legge morale è dentro di noi, ciò che è giusto o sbagliato è determinato all’interno);
- Postconvenzionale (dall’adolescenza in poi): l’individuo ha interiorizzato regole astratte di comportamento, che rispecchiano le proprie esigenze e sono talvolta in contrasto con le norme del contesto sociale in cui si vive principi morali autonomi.
Lo sviluppo sociale
• Stadio anteriore alla socializzazione (fino ai 7-9 anni): i gruppi durano poco nel tempo, i bambini non hanno scopo comune
• Stadio della prima socializzazione (7-9 ai 13-14): Il gruppo ha degli obiettivi comuni si organizza in senso orizzontale (definizione compiti) e verticale (gerarchia ruoli). C’è un leader.
• Stadio della seconda socializzazione (dai 13-14 anni): gli altri sono specchi che lo definiscono. Essere amato e popolare nel gruppo diviene importante
Adolescenza dal punto di vista sportivo
L’adolescenza è l’età con il maggior numero di abbandoni e di cali motivazionali. Importante è il ruolo autorevole dell’allenatore che sia flessibile al punto di offrire al ragazzo la possibilità di essere ascoltato e accolto anche nel suo bisogno di differenziarsi e autonomizzarsi, ma che sia anche fermo, in grado di contenere il tumulto dei suoi cambiamenti e conflitti interiori.
Il ruolo educativo dell’allenatore
• Avere la consapevolezza del livello evolutivo dell’educando e della qualità del rapporto tra educatore ed educando;
• essere autorevole (non autoritario); • rivestire un ruolo di “base sicura” (Bowlby, 1969); • rispetto per la “personalità nascente”; • fissare degli obiettivi ben formati (goal setting); • conoscere le dinamiche di gruppo; • essere un modello di comportamento coerente dal punto
di vista etico; • avere la consapevolezza di non essere l’unico adulto
educante del bambino.
Leadership
L’arte di prendere il potere
(to lead= condurre)
Processo di influenza, caratterizzata dalla capacità di determinare un consenso volontario, un’accettazione soggettiva e motivata nelle persone rispetto agli obiettivi del gruppo.
Le caratteristiche per una leadership positiva ed efficace
• Sapere che il proprio ruolo è "servire" e non "essere serviti”;
• creare una cultura in cui tutti si sentano parti importanti dell'organizzazione;
• dare direttive chiare;
• abituarsi ad essere efficaci, con poche parole;
• conoscere la differenza tra intensità ed emotività;
• criticare in privato e lodare in pubblico;
• separare l'errore dalla persona che sbaglia;
• enfatizzare il lavoro di squadra, piuttosto che l'individualità;
• focalizzare il futuro senza trascurare l'immediato;
• accettare critiche e rimproveri.
Feedback
Sono le risposte dell’allenatore alla prestazione dell’atleta.
Sono di due tipi:
- f. positivi: elogi, complimenti, rinforzi.
- f. negativi: critiche, critiche costruttive.
Dare feedback positivi
Condizionato/specifico (fatto)
• “Ho visto che con quell’avversario hai mantenuto la calma in campo. Complimenti!”
• “Hai anticipato bene il palo”
• “Che movimenti hai fatto per avere quei risultati?”
Incondizionato/generico (persona)
• “Ciao come stai?”
• “Sei sempre in gamba”
• “Questo mese hai fatto grandi cose”
• “Hai giocato bene”
Dare feedback negativi Condizionato/specifico (fatto)
• “In quella buca sei rimasto troppo fermo”
• Su quella porta arrivi un po’ arretrato, quindi sei in ritardo”
Incondizionato/generico (persona)
• “Sei negato”
• “Sei incapace”
• “Non ne combini una giusta”
LINGUANGGIO NEGATIVO LINGUAGGIO POSITIVO
• Non sai nulla / Puoi imparare. • Sei un incapace / Sviluppa le tue capacità. • Devi tacere / E’ importante ascoltare. • Con uno come te tutto finisce male / Quali sono
le tue intenzioni. • Te ne freghi di tutto / Facciamo crescere la fiducia
insieme. • Sarà un fallimento / La riuscita esige impegno. • Non essere così egoista / Puoi essere più
generoso.
Saper ascoltare
“Comprendere cosa gli altri stanno dicendo, dimostrando ai propri interlocutori interesse
verso il loro messaggio”.
Come tecnico ho sviluppato questa competenza? In che misura?
Saper ascoltare
Gli allenatori che ascoltano, comunicano in questo modo:
- Si servono delle parole degli altri per far loro comprendere che li hanno ascoltati;
- Ripetono, parafrasando, ciò che hanno ascoltato;
- Utilizzano espressioni del tipo: “Se ho ben capito vuoi dire che …” oppure “Mi stai dicendo che per te le cose stanno in questo modo …”
- Utilizzano il linguaggio non-verbale in modo coerente con il contenuto del loro messaggio;
- Riconoscono gli stati d’animo altrui;
- Sanno riassumere le opinioni altrui, enfatizzandone il valore dei singoli contributi e/o di quello collettivo nel conseguimento degli obiettivi.
Comunicazione verbale
La credibilità dell’allenatore, come di qualsiasi figura che svolga un ruolo di leadership in un gruppo, si basa sull’abilità ad inviare messaggi
che stimolino autonomia e collaborazione.
Linee guida che caratterizzano le forme di comunicazione efficace dell’allenatore:
• Essere diretti; • Essere completi e specifici; • Esprimersi in maniera personale; • Essere chiari e coerenti; • Mantenere i fatti separati dalle opinioni; • Essere focalizzati; • Essere immediati nelle risposte; • I messaggi non devono avere significati nascosti; • Essere incoraggianti; • Essere coerente dal punto di vista verbale e non-verbale; • Essere ridondanti; • Esprimersi in modo appropriato al livello di conoscenze e di esperienza
dell’atleta/squadra; • Verificare che il messaggio sia stato compreso in maniera corretta.
Comunicazione non-verbale
• PARALINGUAGGIO
- Volume
- Tempo
- Ritmo
- Risonanza
- Articolazione
- Timbro
• LINGUAGGIO DEL CORPO
-Comportamenti
- Espressioni del viso
Comunicazione non-verbale
Fondamentale è l’individuazione dello stato d’animo dell’atleta.
“Mi sembra che … Se ho ben capito ti senti … Ho
l’impressione che …” Sono frasi interrogative che permettono agli atleti di dire
come si sentono e al tecnico di prendere le decisioni che riterrà opportuno, però non basandosi sulle sue impressioni, ma su come veramente si sentono i suoi atleti.
Osservazione
Atto attraverso cui l’allenatore diventa consapevole dell’agire dei suoi atleti nonché
delle abilità che dimostrano di mettere in campo durante lo svolgimento delle
prestazioni sportive, e più in generale di tutti quegli aspetti che si ritengono pertinenti e
degni di essere notati.
Atteggiamento dell’osservatore costruttivo
Dati di ricerca (Seligman, 1996) dimostrano quanto una spiegazione pessimistica dei
risultati aumenti la probabilità di continuare a fornire prestazioni negative, mentre un
atteggiamento ottimista stimoli in maniera altrettanto significativa prestazioni migliori.
Osservazione sistematica: avvertenze per l’uso
Coscienza della non neutralità dell’osservazione:
• per condizionamenti culturali
• per condizionamenti formativi
• per condizionamenti personali
• per condizionamenti emotivi
• per condizionamenti cognitivi
Condizionamenti cognitivi
L’analisi visiva di un movimento è condizionata da un modello percettivo di
riferimento dell’allenatore (le percezioni del tecnico sono pre-strutturate in base ad una
sua idea del movimento).
Dissonanza cognitiva
La selezione delle informazioni è condizionata
dalle conoscenze e dalle convinzioni tecniche
dell’allenatore che tende a privilegiare le
informazioni che sono coerenti con il proprio
quadro teorico di riferimento.
L’osservatore tende a cogliere maggiormente
quegli aspetti che sono più collegati ai propri
interessi e competenze.
Effetto alone
Nella valutazione di un comportamento l’allenatore si
lascia condizionare da un’impressione generale o da
un tratto emergente del soggetto osservato.