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    Capitolo 2

    Elementi di Acustica e Psicoacustica

    Carlo Drioli Nicola Orio

    Copyright c 1999 by Carlo Drioli and Nicola Orio. All rights reserved.

    versione 2004

    2.1 Acustica: introduzione

    La percezione sonora ` e normalmente legata alle vibrazioni del timpano nellorecchio. Queste vi-brazioni sono provocate da piccole variazioni di pressione nellaria. La variazione di pressione del-laria e quindi lequivalente sico del suono. Questo fenomeno pu` o essere visualizzato appoggiandoun foglio di carta sopra il cono di un altoparlante: quando viene emesso un suono, il foglio inizia avibrare. Infatti il movimento verso lesterno della membrana dellaltoparlante determina un aumentodi pressione e quindi spinge in fuori il foglio di carta. Inversamente il movimento verso linternodella membrana determina una diminuzione di pressione ed attrae il foglio verso laltoparlante. Lamembrana del timpano ha un comportamento analogo a quello del foglio di carta: un incremento dipressione spinge la membrana del timpano verso linterno, mentre una diminuzione di pressione laattrae verso lesterno. I movimenti del timpano sono quindi trasmessi alla coclea che li trasforma inimpulsi elettrici che vengono inviati al cervello attraverso le terminazioni nervose.

    2.2 Oscillazioni e onde

    Dato che il suono corrisponde a variazioni di pressione nellaria, ` e naturale che le propriet` a di questevariazioni determinino le propriet` a del suono percepito. Molti suoni musicali presentano variazioniregolari di pressione. In particolare la regolarit` a implica che un determinato andamento della pressionesi ripeta nel tempo. Viene denita forma donda la ripetizione di tale andamento. In questo caso ilsuono e detto periodico e la durata della singola forma donda ` e detta periodo , indicato con il simboloT e misurato in secondi. Se la funzione p(t ) indica landamento della pressione nel tempo in un puntodello spazio, per un suono periodico si ha la relazione:

    p(t ) = p(t + T )

    Nel caso opposto, in cui landamento della pressione ` e privo di qualsiasi regolarit` a, il segnale associatoviene percepito come rumore . Il rumore pu`o essere diviso di due classi principali:

    2.1

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    2.2 CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA E PSICOACUSTICA

    rumore impulsivo : e determinato da rapide variazioni di pressione circoscritte nellarco di pochimillisecondi. Un tipico esempio di rumore impulsivo si ha quando un corpo rigido viene per-cosso. Va notato che il rumore impulsivo viene regolarmente generato durante la produzione disuoni musicali, si pensi ad esempio al suono di chitarra nel quale ` e chiaramente percepibile ilrumore prodotto dal plettro sulla corda; oppure al suono di pianoforte dove ` e fondamentale peril riconoscimento del timbro il rumore prodotto dal martelletto sulla corda.

    rumore stazionario : ha generalmente una elevata estensione temporale ma ` e comunque pri-vo di regolarit`a. Tipici esempi di rumore stazionario sono il rumore prodotto dal vento oquello proveniente da uno schermo televisivo in assenza di segnale ( effetto neve ). Per questogenere di segnali audio si ricorre generalmente ad una descrizione statistica dellandamentodella pressione.

    I suoni periodic i1 sono alla base della musica occidentale e di molti altri repertori, per cui a questiverr a posta particolare attenzione.

    2.2.1 Suoni periodici

    E noto, dal teorema di scomposizione in serie di Fourier, che ogni funzione periodica pu` o esseresuddivisa nella somma di funzioni elementari. Per segnali reali, come nel caso dellandamento dellapressione in un mezzo trasmissivo, vale la relazione:

    p(t ) = a 0 +

    n= 1

    a n sin (2nt

    T + n)

    Dalla formula risulta quindi che un suono periodico, di periodo T , e scomponibile nella somma, pesatadai termini a n , di sinusoidi di periodo T , T / 2, T / 3, T / 4, . . . Nella formula `e inoltre presente il terminen che tiene conto della fase iniziale di ognuna delle sinusoidi, che in generale pu` o essere diversa perogni funzione elementare. Considerando che il suono solitamente si propaga in aria, ove ` e gia presenteun termine costante dato dalla pressione atmosferica e tenendo conto che lorecchio ` e sensibile allevariazioni di pressione, il termine a 0 viene usualmente trascurato. In Figura 2.1 vengono riportatigli andamenti delle forme donda rispettivamente associate a una sinusoide, ad un segnale periodicocostituito da una somma di 16 sinusoidi in rapporto armonico tra loro e ad un segnale rumorosostazionario.

    In campo musicale si ` e soliti descrivere un suono periodico in termini di frequenza , usualmenteindicata con il simbolo f e misurata in Hertz (Hz). Il legame tra periodo T e frequenza f e descrittodalla formula

    f =1T

    La scomposizione di un suono periodico di frequenza f in forme donda elementari, indica che questeavranno rispettivamente frequenze f , 2 f , 3 f , 4 f , . . . La sinusoide di frequenza f , pari alla frequenzadel suono periodico di partenza, ` e detta fondamentale mentre le sinusoidi di frequenza multipla intera

    di f vengono dette parziali . Si fa riferimento alle forme donda elementari che costituiscono un suonocon il termine armoniche .

    La frequenza `e associata alla sensazione di altezza ( pitch ) di un suono: maggiore ` e la frequenza,maggiore risulta laltezza del suono, in altre parole il suono risulta pi` u acuto. Gli esseri umani sono

    1 Spesso viene compiuta dagli autori la distinzione tra suono e rumore in base alla presenza o meno di periodicit`a. Inquesto contesto si `e preferito usare la terminologia alternativa suono periodico e suono aperiodico .

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    2.2. OSCILLAZIONI E ONDE 2.3

    0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

    tempo (ms)

    [a]

    0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

    tempo (ms)

    [b]

    0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

    tempo (ms)

    [c]

    Figura 2.1: Andamento nel tempo di tre segnali rispettivamente con andamento: [a] sinusoidale, [b]periodico (somma di 15 sinusoidi), [c] aperiodico

    in grado di percepire suoni nellintervallo di frequenze da circa 20 Hz a circa 16 kHz, anche se alcunisoggetti sono in grado di percepire suoni in intervalli pi` u ampi, ma comunque contenuti tra i 16 Hze i 20 kHz. Lestensione di un pianoforte, cos come lestensione di unorchestra sinfonica, va da27.5 Hz a 3729.3 Hz. Al di sotto di 15 Hz, le variazioni di pressione non vengono pi ` u percepitecome un singolo suono ma come una rapida successione di impulsi. Frequenze al di sopra dellasoglia di udibilit`a (ultrasuoni ) non vengono percepite, quindi il ltraggio del segnale audio al disopra dei 20 kHz non ne altera la qualit` a percepita. E per questa ragione che, ricordando il teoremadel campionamento di Shannon, la frequenza di campionamento dei Compact Disc (44.1 kHz) e

    sufciente per una perfetta ricostruzione del segnale analogico originario dal punto di vista percettivo.

    2.2.2 I suoni reali

    Come si e visto, la sinusoide ` e la piu semplice forma donda perch e non e ulteriormente scomponibile.I suoni prodotti dagli strumenti musicali acustici non hanno per` o mai un andamento cos semplice. Isuoni naturali infatti sono sempre costituiti da serie di armoniche, che contribuiscono a dare ricchezzaai suoni musicali. Si prendano come esempio i modi di vibrazione di una corda, ssata ai due estremi,a sezione costante e lunghezza L. Si puo dimostrare, ricordando nozioni di sica sul moto oscillatorio,che la corda vibra alle frequenze:

    f i =i

    S/ L

    Ldove S e la tensione della corda e L e la massa per unit` a di lunghezza. Quindi la forma donda diun suono prodotto da una corda ` e la risultante di un insieme di sinusoidi a frequenza multipla di unafrequenza fondamentale. Analogamente, considerando i modi di vibrazione di un tubo acustico, sipuo dimostrare che un tubo aperto da entrambe le estremit` a puo vibrare alle frequenze:

    f i =ic L

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    2.4 CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA E PSICOACUSTICA

    dove c e la velocit a del suono in aria e L e la lunghezza del tubo. Da entrambi gli esempi propostirisulta chiaro inoltre che una delle tecniche pi` u efcaci per lanalisi dei suoni ` e lanalisi di Fourier,ovvero la scomposizione dei suoni prodotti dagli strumenti musicali acustici in elementi fondamentali(le sinusoidi).

    In realt a, i suoni prodotti dagli strumenti musicali non hanno mai un comportamento cosi rego-lare. Innanzitutto le armoniche hanno un rapporto che solo approssimativamente pu` o essere espressocome rapporto tra interi. Ad esempio la corda reale si differenzia dalla corda ideale principalmente acausa di questa inarmonicit` a: le parziali risultano avere dei rapporti leggermente maggiori dei numeriinteri previsti dalla teoria (si dice in questo caso, usando il lessico musicale, che le parziali sono cres-centi rispetto alla fondamentale). Per esempuio nel pianoforte le frequenze delle parziali sono date da f k = k f 0 1 + B k 2 dove B e il coefciente di inarmonicit` a, che dipende dai parametri della corda.

    Alcuni suoni reali inoltre sono caratterizzati proprio dellassenza di armonicit` a; e il caso dellecampane, nelle quali non ` e nemmeno presente il termine relativo alla fondamentale e le armonichehanno rapporti solo approssimativamente armonici. Una seconda caratteristica dei suoni reali ` e chequesti non sono mai esattamente periodici: le forme donda si ripetono nel tempo assumendo degliandamenti simili, ma non del tutto uguali. Lorecchio percepisce quindi un andamento approssimati-vamente periodico, ma percepisce anche le variazioni nella forma donda, che contribuiscono a daredinamicit`a al suono prodotto. Infatti una delle caratteristiche dei suoni di sintesi ` e appunto leccessiva

    regolarit`a del loro sviluppo temporale. Questo spesso si traduce nella percezione di un suono cherapidamente diventa poco interessante per lascoltatore.

    2.3 Inviluppo dei suoni

    Considerando la musica come una forma di comunicazione ottenuta attraverso lorganizzazione deisuoni, risulta evidente che un suono perfettamente periodico in senso matematico (ovvero un suonoche si ripete indenitamente) non consente alcuna forma di comunicazione. I suoni musicali vengonoquindi organizzati nella scala dei tempi; in particolare ogni suono ha un inizio e una ne che vengonopercepiti dallascoltatore. Grossa importanza nella comunicazione musicale ha levoluzione nel tempodella forma donda. Come si ` e visto un suono `e caratterizzato principalmente da una frequenza, legataalla percezione del pitch, e da una ampiezza delle oscillazioni della pressione, legata alla percezionedi intensit a. Una forma donda elementare che evolve nel tempo pu ` o quindi essere espressa dallaformula:

    s(t ) = A(t ) sin (2 f t )dove f e la frequenza del suono e A(t ) e linviluppo di ampiezza del segnale. Per meglio chiarireil concetto di inviluppo di ampiezza, prendiamo come esempio la generazione di un suono da unacorda di violino eccitata con larchetto. In condizioni di riposo la corda ha ovviamente vibrazionenulla, e quindi non produce alcun suono. Quando il violinista inizia a sfregare larchetto sulla corda,questa inizia a vibrare abbandonando la situazione di riposo. Esiste un periodo di tempo nel quale leoscillazioni della corda, da nulle, si fanno sempre pi` u ampie. Questa viene denita fase di attacco esolitamente indicata con il corrispondente termine inglese attack . Questa fase dura solitamente pochicentesimi di secondo, in relazione al tipo di strumento musicale. La fase successiva a quella di at-tack e denita con il termine inglese decay : corrisponde ad un rapido assestarsi della ampiezza ad unvalore stabile dopo una sovraelongazione a cui ` e stata portata dalla fase di attack. Anche il decay ` emolto rapido. A questo punto, esaurito il transitorio di attacco, si ` e realizzato un accoppiamento tralo sfregamento dellarchetto e le oscillazioni della corda. Questo corrisponde alla fase di sustain , chepuo durare anche parecchi secondi, nella quale il suono viene appunto sostenuto dal musicista, che

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    2.4. PROPAGAZIONE DEL SUONO 2.5

    0 50 100 150 200 250 300 350 400

    tempo (sec)

    attack

    decaysustain

    release

    Figura 2.2: Evoluzione del segnale musicale nel tempo: sono evidenziate le parti di attack , decay ,sustain e release

    continua a fornire lenergia necessaria per mantenere le vibrazioni. Lultima fase, che ha inizio nelmomento in cui il musicista smette di mantenere eccitato il sistema di vibrazione, viene denominatarelease (ovvero rilascio) e corrisponde al tempo in cui il corpo vibrante (nel nostro esempio la cordadi violino) smorza lentit` a delle vibrazioni, no a portarsi nuovamente nello stato di quite. In Figu-ra 2.2 sono illustrate le quattro diverse fasi descritte. In questo caso la funzione inviluppo A(t ) e stataapprossimata con la successione di quattro segmenti, ma in generale pu` o assumere degli andamentimolto pi u complessi, solitamente seguendo una curva esponenziale. Va peraltro sottolineato che spes-so, in sede di sintesi, si preferisce approssimare linviluppo con delle spezzate, poich e si e visto chela qualit a sonora dei risultati non viene compromessa da questa approssimazione.

    2.4 Propagazione del suonoCome detto, il suono ha natura oscillatoria: lo studio dellacustica musicale fa quindi riferimento allateoria delle onde. Il periodo e la frequenza sono quindi le caratteristiche principali a cui si far` a riferi-mento per lanalisi del comportamento di unonda acustica. Torniamo a fare riferimento al movimentodella membrana di un altoparlante, tenendo conto che considerazioni analoghe possono essere com-piute, ad esempio, sul movimento oscillatorio di una colonna daria allinterno di un tubo acustico osulla membrana di uno strumento a percussione. Il movimento della membrana dellaltoparlante causacompressione e rarefazione dellaria, che appunto corrispondono a variazioni di pressione acustica.Quando la membrana si sta muovendo verso lesterno, le molecole presenti nellaria vengono com-presse, determinando quindi un incremento della pressione locale. Questa incremento di pressione sipropaga agli strati daria adiacenti. Inversamente quando la membrana si muove verso linterno, sicrea una diminuzione di pressione che si propaga agli strati adiacenti. Ne risulta che le particelle dariasono spinte leggermente in avanti e indietro nella direzione di propagazione del suono. Oscillazionidi questo tipo vengono denite longitudinali , e sono tipiche della trasmissione del suono nellaria. Leoscillazioni possono anche essere perpendicolari alla direzione di propagazione del suono. Ad esem-pio in una corda percossa la deformazione, che e perpendicolare alla corda, si propaga lungo la cordastessa.

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    2.6 CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA E PSICOACUSTICA

    Se andiamo a misurare la pressione dellaria lungo la direzione di propagazione di un suono pe-riodico, notiamo quindi una successione di aumenti e diminuzioni di pressione. Questa distribuzioneviene denita onda sonora. La distanza pi` u piccola tra due punti corrispondenti dellonda sonora (adesempio tra due massimi consecutivi) ` e detta lunghezza donda . Essa e comunemente indicata con ilsimbolo . La lunghezza donda dipende dal periodo e dalla velocit` a di propagazione del suono. Lavelocit a del suono in aria viene solitamente indicata con la lettera c e, a temperatura ambiente (20 o C),e di circa 344 m/sec, ovvero 1238 km/h. La relazione tra periodo T , velocit a del suono c e lunghezzadonda e

    = c T Utilizzando la denizione di frequenza data in precedenza, si ottiene la seguente relazione:

    f =c

    che pone in evidenza come la frequenza sia inversamente proporzionale alla lunghezza donda. Siriconosce questa relazione in molti strumenti musicali. Ad esempio le corde corrispondenti alle notegravi del piano sono lunghe, mentre quelle corrispondenti alle note acute sono corte. Negli organi lenote basse sono generate dalle canne pi` u lunghe. Ricordando che le frequenze udibili sono contenutenellintervallo da 20 Hz a 16 kHz, sostituendo i valori numerici nella formula che lega frequenza e

    lunghezza donda, otteniamo che le lunghezze donda dei suoni udibili vanno da circa 17 m (suonograve) a 21 cm (suono acuto). La velocit` a del suono nellaria dipende dalla temperatura, aumentadi circa 0 .6 m/sec per grado centigrado, mentre ` e indipendente dalla pressione atmosferica e dallafrequenza del suono.

    La velocit`a dipende inoltre anche dal mezzo in cui si propaga. In Tabella 2.1 vengono riportatele velocit a di propagazione, a 0 o C, per alcuni mezzi trasmissivi. Queste differenze implicano che lalunghezza donda di un suono ad una data frequenza vari a seconda del mezzo in cui si propaga. Adesempio, poich e la velocit`a di propagazione in acqua ` e circa 4 .35 volte maggiore di quella in aria, ledue lunghezze donda in acqua e in aria manterranno la stessa proporzionalit` a.

    Mezzo trasmissivo Velocit a (m/sec)Gomma 70Ossigeno 317Aria 331Azoto 337Idrogeno 1270Acqua marina 1440Acciaio 5050Vetro 12000 - 15000

    Tabella 2.1: Velocit` a di propagazione del suono a 0 o C in alcuni mezzi trasmissivi

    2.4.1 Onde sferiche e onde piane

    La sorgente sonora pi` u semplice da analizzare ` e la sfera pulsante. Si tratta evidentemente di unasituazione ideale in cui una sfera si contrae e si espande radialmente attorno ad una posizione media.La variazione di pressione causata dalle pulsazioni della sfera si espande con la stessa efcienza intutte le direzioni, dando luogo ad una onda sferica . Unaltra semplice sorgente sonora pu` o essere

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    2.4. PROPAGAZIONE DEL SUONO 2.7

    considerato un pistone che si muove allinterno di un tubo. Se vengono trascurati gli effetti ai bordidel tubo, il movimento del pistone causer` a una variazione di pressione solamente lungo la direzionedel movimento. Avremo in questo caso una onda piana , che si proponga in ununica direzione. Adistanze sufcientemente elevate, il raggio di curvatura di unonda sferica pu` o essere consideratotrascurabile, e anche in questo caso londa si considera piana.

    In situazioni non ideali, la propagazione del suono non ha un andamento cos semplice. In par-ticolare, la propagazione in un mezzo non omogeneo d` a adito ad alcuni fenomeni analoghi a quelliriscontrati nella propagazione della luce. Tra questi i principali sono la diffrazione e la riessione.

    2.4.2 Diffrazione

    Nel caso di una sorgente reale, come ad esempio il cono di un altoparlante o la campana di una tromba,lefcienza di irradiamento dipende dalla lunghezza donda. Questo effetto viene denito diffrazione .Se la dimensione della sorgente (ad esempio il raggio dellaltoparlante) ` e piccola rispetto alla lunghez-za donda, la sorgente pu` o essere considerata puntiforme e irradiante in tutte le direzioni con la stessaefcienza, generando quindi onde sferiche. Nel caso la lunghezza donda sia confrontabile con ledimensioni della sorgente, il suono viene irradiato con efcienza diversa a seconda della direzione. Inparticolare se la lunghezza donda ` e minore della dimensione della sorgente vi ` e un angolo al di sopradel quale non vi `e praticamente irradiamento. In Figura 2.3 viene illustrata la diversa diffrazione nelcaso la dimensione dellapertura D sia, rispettivamente, minore o maggiore della lunghezza donda .

    Figura 2.3: Effetto della diffrazione nei casi > D in [a] e < D in [b]

    Un primo effetto della diffrazione ` e la direzionalit` a dei suoni acuti rispetto ai suoni bassi: ` e perquesto motivo che ` e molto pi u semplice identicare la posizione di una sorgente se questa emette fre-quenze acute. Di questo fenomeno tengono conto gli apparecchi HiFi, nei quali le basse frequenze nonnecessitano di diffusione stereofonica. Inoltre ` e a causa della diffrazione che le frequenze basse pos-sono essere pi`u facilmente percepite anche in presenza di ostacoli che non consentono la propagazionediretta del suono, come ad esempio nel caso di stanze comunicanti. Leffetto della diffrazione ` e in-oltre responsabile del tipo di propagazione della voce: essendo lapertura della bocca sufcientementepiccola rispetto alle frequenze di emissione sonora, le onde sonore hanno propagazione sferica.

    Inoltre la direzionalit` a della voce e rinforzata dalleffetto di un secondo fenomeno, legato al com-portamento delle onde in presenza di ostacoli (nel caso della voce lostacolo ` e la testa dello stessoparlante). Infatti quando unonda incontra un ostacolo di dimensioni piccole rispetto alla lunghezzadonda (suono grave, ostacolo piccolo), il suono viene diffratto e riesce a superare lostacolo. Nelcaso contrario (suono acuto, ostacolo grande) il suono non riesce a superare lostacolo e si crea unazona dombra. Questo avviene perch e le onde sonore sono maggiormente riesse che diffratte. Tor-nando al caso della voce, questo fenomeno spiega perch e e difcile capire il parlato ponendosi dietroad una persona, nonostante si percepisca comunque il suono: sono le basse frequenze quelle che mag-

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    2.8 CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA E PSICOACUSTICA

    giormente riescono ad aggirare lostacolo, ma queste non sono sufcienti per rendere intelligibile ilparlato (in particolare, come si vedr` a, non vengono riconosciuti i formanti).

    2.4.3 Riessione

    In generale avviene una riessione ogni volta che cambiano le caratteristiche del mezzo trasmissivo.La causa pi u comune della riessione ` e la presenza di una discontinuit` a, ad esempio quando unonda

    che si propaga in aria incontra un ostacolo. Ponendosi nel caso pi` u semplice, si pu` o supporre lostacolocome una parete liscia di dimensioni sufcientemente grandi rispetto alla lunghezza donda. In questocaso si ha che londa viene parzialmente riessa e parzialmente assorbita, e che langolo di riessionee uguale allangolo di incidenza. La percentuale di onda assorbita dipende dal tipo di materiale.

    Nel caso londa si rietta su di una supercie irregolare, ove le irregolarit` a abbiano dimensioniparagonabili alla lunghezza donda, si ha un tipo di riessione detta eco diffuso , dove la direzionedi propagazione varia a seconda della lunghezza donda e della forma dellostacolo. Leffetto dellariessione `e estremamente importante nella progettazione di sale da concerto e di teatri, e l acusticaarchitettonica e divenuto un ramo molto importante dellacustica. A causa della riessione alle pareti,allascoltatore infatti non giunge solamente il suono proveniente dagli strumenti musicali (o dalla vocedegli attori), ma anche una successione di onde riesse che, a causa della maggiore distanza percorsa,

    giungono allascoltatore con un dato ritardo. Questo fenomeno ` e noto con il nome di riverberazione ,il cui controllo `e uno dei principali obiettivi dellacustica architettonica.Sono state progettate inoltre particolari camere nelle quali la riessione delle pareti ` e resa massima

    (camere ecoiche) o minima (camere anecoiche). In una camera ecoica, lelevata riessione dellepareti, fa si che il suono in un punto giunga con lo stessa intensit` a da tutte le direzioni: le camereecoiche sono quindi utilizzate per effettuare misure della potenza acustica di un sistema. Al contrario,in una camera anecoica, la riessione alle pareti ` e pressoche nulla e quindi il suono che giunge inun determinato punto proviene esclusivamente dalla sorgente: le camere anecoiche sono appuntoutilizzate per studiare le caratteristiche delle sorgenti sonore.

    2.5 Intensit a del suono

    Si e detto che lequivalente sico del suono ` e la variazione di pressione nellaria (la pressione si misurain pascal, simbolo Pa). Lentit` a delle variazioni di pressione ` e legata alla percezione di volume sonoro(loudness ): maggiore `e la variazione di pressione, maggiore ` e il volume sonoro percepito. Spesso, pi` uche non ai picchi nella variazione di pressione, si fa riferimento alla pressione efcace , simbolo p e f f ,che e la media quadratica delle variazioni di pressione. In inglese viene chiamata p rms Essa e denitacome

    pe f f =1

    t 2 t 1 Z t 2

    t 1 p(t )2 dt

    dove lintegrazione avviene su un periodo per suoni periodici e su un intervallo idealmente innitoper suoni non periodici. Nel caso di un andamento sinusoidale della pressione del tipo

    p = P0 sin (2t T

    )

    si ha pe f f = P0 / 2. La minima pressione efcace che pu` o essere percepita ` e di 0 .00002 Pa, mentre lasoglia del dolore varia intorno ai 20 Pa, in relazione alla frequenza del suono come vedremo in seguitoparlando di psicoacustica.

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    2.5. INTENSIT A DEL SUONO 2.9

    Si consideri di dover determinare il volume sonoro prodotto da una sorgente. Lesperienza co-mune ci dice che la pressione efcace di un suono varia in relazione alla distanza della sorgente;inoltre, come si `e visto parlando della diffrazione, una sorgente sonora pu` o irradiare in maniera di-versa in differenti direzioni. Inne il fenomeno della riessione pu ` o ulteriormente complicare lamisurazione, rendendola sensibile, non solo alla distanza e alla posizione rispetto alla sorgente, maanche alla presenza di ostacoli o elementi riettenti. E per questa ragione che una sorgente sonoraviene caratterizzata in base alla propria potenza acustica , ovvero in base al lavoro prodotto nellunit` adi tempo. Come ogni potenza, anche la potenza acustica si misura in watt (W). In Tabella 2.2 vieneriportata la potenza acustica del parlato e di alcuni strumenti musicali. Gli strumenti musicali sonocomunque caratterizzati da una bassissima efcienza, ovvero il rapporto tra i watt acustici e i wattspesi si aggira intorno all1%.

    Sorgente sonora Potenza (W)Parlato (normale) 10 5

    Parlato (litigio) 10 3

    Cantante lirico 0 .03Clarinetto 0 .05Tromba 0 .3Pianoforte 0 .4Trombone 6Orchestra 60

    Tabella 2.2: Potenza massima prodotta da alcune sorgenti sonore

    Si denisce intensit a acustica (simbolo I ) la potenza media trasmessa per unit` a di supercie nelladirezione di propagazione dellonda. Si pu` o dimostrare che, per onde piane e onde sferiche, vale larelazione:

    I = p2e f f

    cdove e la densit a del mezzo trasmissivo (in aria, a temperatura ambiente e a pressione atmosfericastandard = 1.21 kg/m 3 ) e, al solito, pe f f e la pressione efcace e c e la velocit`a del suono nel mezzo.Considerando lintervallo di valori assunti dalla pressione efcace, si nota che lintensit` a acusticaassume valori in un range molto elevato, andando da circa 10 12 W/m 2 per la soglia di udibilit` a acirca 1 W/m 2 per la soglia del dolore.

    2.5.1 Decibel e misure del suono

    I valori di pressione, potenza e intensit` a acustica dei suoni si distribuiscono in un intervallo di valori

    molto esteso. Per questa ragione queste grandezze sono comunemente espresse in scala logaritmica.Va inoltre osservato che la scala logaritmica ha un andamento pi` u vicino a quello delle scale percettiveche verranno illustrate nel capitolo 2.11. Viene denito come livello di pressione acustica (in inglesepressure level, con simbolo PL) il logaritmo del rapporto tra la pressione misurata e una pressione diriferimento. In formule:

    PL = 20 log 10 p

    pre f

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    2.10 CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA E PSICOACUSTICA

    dove si fa implicitamente riferimento alla pressione efcace. Il valore di PL e adimensionale eviene espresso in decibel (dB). In tabella 2.3 sono riportati alcuni valori in decibel di rapporti usatifrequentemente in acustica e in ingegneria.

    decibel 0 6.02 10 20 -20 40 60rapporto 1/1 2/1 10 10/1 1/10 100/1 1000/1

    Tabella 2.3: Valori in decibel di rapporti usati frequentemente in acustica e in ingegneria.

    In generale non `e necessario utilizzare una pressione di riferimento standard. Pu` o risultare co-munque conveniente utilizzare come riferimento la minima pressione efcace udibile p 0 = 0.00002Pa; in questo caso si parla di Sound Pressure Level (SPL) che viene quindi denito come:

    SPL = 20 log 10 p p0

    = 20 log 10 p

    0.00002SPL = 20 log 10 p + 94

    Valori di SPL possono essere convertiti in valori di pressione acustica mediante la formula inversa

    p = p0

    10 L p / 20

    Analogamente, anche la potenza e lintensit` a acustica vengono espresse in decibel utilizzando unvalore di riferimento. Il livello di potenza acustica (in inglese soundpower level, simbolo LW ) edenito dalla formula:

    LW = 10 log 10P

    Pre f

    dove P e la potenza acustica misurata in watt, e Pre f e una potenza di riferimento, normalmenteassunta Pre f = P0 = 1 10

    12 [W]. Si noti il fattore 10 invece che 20 dovuto al fatto ceh le potenzesono proporzionali al quadrato delle pressioni. Il livello di intensit a acustica (in inglese intensitylevel, simbolo IL) ` e denito dalla formula:

    IL = 10 log 10 I I re f Anche in questo caso non ` e necessario scegliere un riferimento standard. Spesso si sceglie I re f = I 0 =1 10

    12 [W / m2 ]. Dalla formula si ricava agevolmente il raddoppiamento dellintensit` a corrispondead un aumento di 10 log2 = 3 dB.

    La scelta di moltiplicare il logaritmo per un coefciente 10 ` e dovuta alla semplicit` a di notazioneche ne consegue: utilizzando come riferimento la minima intensit` a udibile, la scala in decibel assumevalori da 0 (soglia di udibilit` a) a 120 (soglia del dolore) e risulta quindi pi` u pratica della scala in Bel.Si pone in evidenza che il fattore moltiplicativo ` e diverso per la misura di pressione e di intensit` a erispecchia la relazione di proporzionalit` a tra lintensit`a e il quadrato della pressione precedentementeespressa (si ricorda che lelevamento al quadrato nei logaritmi corrisponde alla moltiplicazione per 2).In Tabella 2.4 vengono riportati i valori in dB prodotti da un orchestra a seconda delle indicazioni divolume nella partitura e da diverse sorgenti sonore.

    Anche se la soglia del dolore ` e intorno a 120 dB, una prolungata esposizione a sorgenti sonoredi elevata intensit` a puo causare danni permanenti allorecchio. In particolare ` e considerata a rischiolesposizione a 100 dB, mentre le leggi sulla sicurezza obbligano luso di apposite cufe negli ambientidi lavoro nel caso di prolungata esposizione ad un livello di intensit` a superiore a 85 dB.

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    2.5. INTENSIT A DEL SUONO 2.11

    Indicazione Sorgente sonora Intensit a (dB)Silenzio 0Spillo che cade 10Sussurro a 1m 20Sala vuota 30

    ppp Libreria 40 pp Interno auto silenziosa 50 p Conversazione pacata 60mp Trafco 70mf Fabbrica 80 f Metropolitana 90 ff Discoteca 100 fff Concerto rock 110

    Jet in partenza a 500m 120

    Tabella 2.4: Livello di intensit` a associato alle indicazioni di partitura (prima colonna) e prodotto daalcune sorgenti sonore (seconda colonna)

    I valori riportati in Tabella 2.4 vanno presi come puramente indicativi. In particolare le indicazionidi partitura hanno solo una corrispondenza approssimativa con i valori in dB, poich e dipendono dallarumorosit`a della sala, dalla dinamica degli strumenti e dalle diverse scelte esecutive. Inoltre si ` e giaaccennato al fatto che il valore dellintensit` a e della pressione variano con la distanza. Si prendaad esempio una sorgente approssimativamente puntiforme, a cui corrisponde la propagazione di unonda sferica. Dalla denizione di intensit` a sappiamo che, a parit` a di potenza della sorgente, questarisulta proporzionale allinverso della supercie attraversata dallonda. La dimensione della superciesferica S dipende dal raggio r e quindi dalla distanza dalla sorgente, secondo la relazione S = 4r 2 .Nel caso si raddoppi la distanza la supercie risulta quadruplicata. Applicando la formula per ilcalcolo del livello di intensit` a si ottiene una variazione di 6 dB. Nel caso la sorgente sia, invece,una colonna di trafco la propagazione non ` e sferica, ma cilindrica: il raddoppiamento della distanzaporta al raddoppiamento della supercie, a cui corrisponde una attenuazione di soli 3 dB. E perquesto motivo che il rumore causato dal trafco viene percepito a distanza maggiori che non il rumoredi sorgenti singole (ad esempio macchinari industriali).

    Il livello di intensit` a acustica dipende evidentemente anche dal numero di sorgenti presenti. Epossibile dimostrare che, nel caso di sorgenti tra loro scorrelate, lincremento massimo del livello diintensit a dato dalla somma di due sorgenti ` e di 3 dB e che questo si verica quando le due sorgentihanno pari intensit` a. In Figura 2.4 viene illustrato landamento dellincremento del livello di intensit` asonora, rispetto la sorgente di intensit` a maggiore, nel caso di due sorgenti scorrelate, in funzionedellintensit` a di una delle due sorgenti (laltra ` e ssa a 60 dB). Risulta evidente che nel caso di sorgenticon intensit`a molto diverse, leffetto della sorgente con maggiore intensit` a risulta preponderante; adesempio nel caso di due sorgenti a 60 dB e 70 dB la risultante ` e a 70 .4 dB.

    In generale due suoni non coerenti, con livello di intensit` a IL 1 e IL 2 rispettivamente, il livellorisultante deriva dalla somma delle potenze

    ILtot = 10log 10P1 + P2

    P0= 10log 10 (10 IL1 /

    10 + 10 IL2 / 10 )

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    2.12 CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA E PSICOACUSTICA

    0 20 40 60 80 100 1200

    0.5

    1

    1.5

    2

    2.5

    3

    3.5

    IL di una delle sorgenti (dB)

    I n c r e m e n

    t o d i I L ( d B )

    Figura 2.4: Incremento del livello di intensit` a, rispetto la sorgente di intensit` a maggiore, nel caso didue sorgenti, la prima ssa a 60 dB e la seconda variabile da 0 dB a 120 dB

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    2.6. PSICOACUSTICA: INTRODUZIONE 2.13

    2.6 Psicoacustica: introduzione

    Con il termine musica si fa generalmente riferimento a un complesso di processi che vanno dallagenerazione di pattern sonori no alla percezione e alla elaborazione del messaggio musicale da partedi un ascoltatore. Il processo di produzione e percezione del suono si pu` o schematizzare come unacatena di tre sistemi connessi detti sorgente , mezzo e ricevitore , le cui funzioni sono riportate inFigura 2.5.

    Figura 2.5: Le funzioni dei sistemi sorgente, mezzo e ricevitore

    In queste note si analizza il sistema ricevitore, cio` e come i suoni vengono elaborati ed interpretatidal sistema uditivo e dal cervello.

    2.7 Caratteristiche siche del suono e sensazioni uditive

    Sentiamo un suono quando il timpano dellorecchio viene eccitato da unonda di pressione aventecaratteristiche siche ben denite (come intensit` a o periodicit`a). La conseguenza per noi ` e unapercezione del fenomeno costituita da diverse sensazioni che ci permettono di distinguere quel suonorispetto ad altri. Le tre sensazioni primarie che accompagnano lascolto di un suono sono: altezza ,intensit a e timbro (in inglese, rispettivamente pitch , loudness e timbre ). Queste sensazioni sono ilrisultato della elaborazione dellorecchio e del cervello e non sono grandezze misurabili direttamente(sono, invece, misurabili le quantit` a siche del suono che sono principali cause di altezza, intensit` a etimbro). Per suoni periodici (o quasi periodici), il pitch ` e determinato principalmente dalla frequenzafondamentale (si ricorda che la frequenza fondamentale di un suono ` e il numero di ripetizioni in unsecondo del pattern di vibrazione). Tra i suoni periodici si distinguono i suoni puri, formati cio` e dauna sola componente sinusoidale. Visto nel dominio della frequenza, un suono puro ` e rappresentatocon una riga in corrispondenza della frequenza della sinusoide. Per un suono composto da pi` u ar-moniche (sinusoidi), la frequenza fondamentale ` e il massimo comun divisore della serie di frequenzeche costituiscono lo spettro.

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    2.14 CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA E PSICOACUSTICA

    Lintensit`a percepita dipende dal usso di energia che accompagna la vibrazione. Essa ` e tuttaviadipendente anche da altri fattori quali pitch, durata e presenza di altri suoni.

    Il principale elemento che caratterizza il timbro ` e lo spettro di energia. Come si avr` a modo divedere, levoluzione temporale dello spettro ` e un elemento fondamentale per il riconoscimento e lacaratterizzazione dei suoni strumentali. Se un suono viene privato del proprio attacco, viene persa,nella gran parte dei casi, la capacit` a dellascoltatore di riconoscere chiaramente lo strumento acustico.

    Oltre alle sensazioni primarie appena viste, ne esistono altre che rivestono notevole importanzanel processo percettivo. La direzionalit a e una sensazione legata alla percezione dei suoni, ed ` e legataalla differenza di fase con cui il suono giunge alle orecchie (differenza che ` e dovuta alla direzionedi incidenza del suono). Consonanza e dissonanza sono inne due sensazioni (indotte, legate cio` e alcondizionamento culturale) provocate dalla sovrapposizione di due o pi` u suoni e dai battimenti dovutialla sovrapposizione (si parler` a nel seguito del fenomeno dei battimenti). Il rapporto fra le frequenzee la frequenza di battimento determinano il grado di consonanza e dissonanza percepito.

    I messaggi musicali sono composti da suoni che si avvicendano nel tempo e da pattern ritmici chesi ripetono nel tempo. Il tempo ha dunque un ruolo determinante nella costruzione di elementi essen-ziali del messaggio musicale come la melodia ed il ritmo. Nella Tabella 2.7 si mettono a confronto lesensazioni delludito con le scale dei tempi relative alla loro elaborazione e con lo stadio del processouditivo in cui tali sensazioni sono elaborate.

    SCALA DEITEMPI (s)

    LUOGO DI ELABO-RAZIONE

    SENSAZIONE INFLUENZA(Cultura,Ambiente, Stato)

    6 10 5 610 2

    orecchio interno altezza, intensit` a, tim-bro

    debole

    0.1 collegamento nervosotra orecchio e cortec-cia

    transitori, tim-bro, direzionalit` a,identicazione,discriminazione

    > 0.1 corteccia cerebrale ritmo, messaggio mu-sicale

    emisfero sinistro breve termine (sequen-zializzazione, parlato)

    emisfero destro lungo termine (inte-grazione spaziale (vi-siva) e temporale (udi-tiva))

    forte

    Tabella 2.5: Scala dei tempi e luogo di elaborazione per le sensazioni

    Lindagine quantitativa sulle sensazioni appena viste ` e condotta attraverso misure psicosichesu soggetti umani. Oggetto delle misure (i cui dati sono trattati solitamente con metodi statistici)

    sono soglie, soglie differenziali, eguaglianza e scale di valori. Misure di soglia e soglia differenzialemirano a stabilire ad esempio a quale intensit` a un suono inizia ad essere percepito o qual` e la minimavariazione di frequenza per cui la sensazione di pitch cambia; misure di uguaglianza servono a stabiliread esempio quando due suoni a frequenza diversa hanno uguale intensit` a; misure su scale di valorimirano a stabilire ad esempio quando due suoni sono percepiti con altezza o intensit` a doppia o tripla.

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    2.8. LORGANO DELLUDITO 2.15

    2.8 Lorgano delludito

    Il sistema uditivo umano ha una struttura complessa e svolge funzioni notevolmente avanzate. Nonsolo e in grado di elaborare un ampio insieme di stimoli, ma pu` o identicare precisamente laltezzao il timbro di un suono, o la direzione da cui esso proviene. Molte funzioni del sistema uditivovengono svolte dallorgano che chiamiamo orecchio , ma grande enfasi di recente viene attribuita allaelaborazione che ha luogo nel sistema nervoso centrale. Per semplicarne la descrizione, lorecchio ` espesso diviso in tre parti principali: orecchio esterno , orecchio medio ed orecchio interno (Figura 2.6 ).Lorecchio esterno ` e formato dalla pinna esterna e dal canale uditivo (meato ). Lorecchio medioinizia con la membrana del timpano , alla quale e attaccato il primo dei tre ossicini (chiamati martello,incudine e staffa ) che compongono questo stadio. Il compito di questi ultimi ` e quello di amplicare ilmoto del timpano (essi formano un sistema di leve) e di trasferirlo ad unaltra membrana, la nestraovale . Con la nestra ovale inizia lorecchio interno, formato principalmente dalla coclea . La cocleacontiene i meccanismi per trasformare le variazioni di pressione in corrispondenza del timpano inimpulsi nervosi che vengono interpretati dal cervello come suono.

    Figura 2.6: Le funzioni dei sistemi sorgente, mezzo e ricevitore

    Nel dettaglio, vediamo come la coclea ci aiuta a percepire laltezza (pitch) di un suono puro.Questo organo `e costituito da una cavit` a divisa in due da una membrana ( membrana basilare ) e conte-nente un liquido incomprimibile ( perilinfo ) che passa da una parte allaltra della membrana attraversounapertura ( elicotrema ). Le vibrazioni trasmesse dallorecchio medio alla nestra ovale si trasmet-tono al uido del dotto cocleare, che a sua volta provoca un moto della membrana basilare simile aquello di una bandiera. Lungo la membrana basilare, circa 30000 recettori nervosi ( cellule ciliate )convertono il moto della membrana in segnali che sono a loro volta trasmessi ai neuroni del nervoacustico. E importante sottolineare che, a fronte di un suono puro di una data frequenza, il massimo

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    2.16 CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA E PSICOACUSTICA

    della ampiezza di oscillazione della membrana basilare ` e localizzato in una regione ben delimitata del-la membrana. La posizione di questa regione dipende dalla frequenza del suono. Per ogni frequenzace dunque una regione di massima sensibilit` a della membrana (regione di risonanza). Pi` u bassa e lafrequenza e pi`u la regione di risonanza ` e prossima all Apex (elicotrema). Lestensione delle frequenzaudibili va da 16 Hz a 20 kHz.

    Figura 2.7: Posizione della zona di risonanza sulla membrana basilare

    In Figura 2.7 si puo osservare come la posizione x (misurata dalla base, Figura 2.6 ) della regionedi massima risonanza varia al variare della frequenza f di un suono puro. Dalla gura ` e possibiletrarre alcune considerazioni fondamentali:

    Lestensione di frequenze che va approssimativamente da 20 Hz no a 4000 Hz copre circa idue terzi dellestensione della membrana basilare (dai 12 ai 35 mm dalla base). La rimanenteporzione della scala di frequenze (4000 - 16000 Hz) ` e compressa nel rimanente terzo. Il rangedi frequenze visto corrisponde alle prime 7 ottave musicali, riconosciute come le pi` u importantiin musica.

    A fronte di un raddoppio della frequenza (salto di ottava) dello stimolo sinusoidale la regionedi risonanza subisce uno spostamento costante di 3.5-4 mm, indipendentemente dalla frequenzadi partenza. In altre parole, quando la frequenza f e moltiplicata per un dato valore, la po-sizione del massimo di risonanza viene traslata di una certa quantit` a seguendo una legge di tipologaritmico.

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    2.8. LORGANO DELLUDITO 2.17

    2.8.1 Percezione di altezza dei suoni puri e discriminazione del pitch (JND di frequen-za)

    Il pitch e una sensazione soggettiva. In molte scale musicali si tende a considerare l ottava come unit`afondamentale: note giudicate essere luna lottava dellaltra hanno frequenze luna il doppio dellaltra,anche se il rapporto di 2:1 non sempre ` e esatto. Tuttavia esiste una discordanza, particolarmente evi-dente al di sopra dei 1000 Hz, fra la frequenza reale del suono puro e laltezza mediamente percepita

    dallascoltatore (Figura 2.8) .

    Figura 2.8: Altezza in frequenza (linea tratteggiata) e giudizio medio (linea continua)

    Allo scopo di avere per il pitch una scala coerente con la curva di percezione dellaltezza, ` e stataintrodotta la scala mel (Figura 2.9 ). Per denizione, infatti, a 1000 Hz corrispondono 1000 mel (conpressione sonora 60 db sopra la soglia di udibilit` a a 1000 Hz) e ad ogni ottava i mel si raddoppiano (osi dimezzano). La scala mel ` e una scala psicosica del pitch.

    Figura 2.9: Scala mel

    La capacit`a di distinguere tra due stimoli pressoch e uguali e spesso caratterizzata, negli studi

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    2.18 CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA E PSICOACUSTICA

    psicosici, da una misura di minima differenza apprezzabile ( just noticeable difference, JND ). Duestimoli sono giudicati uguali se differiscono per meno del JND. In psicoacustica si incontrano misuredi JND per molte delle sensazioni uditive. Gli studi sulla percezione del pitch hanno mostrato che ilJND di frequenza dipende, oltre che dal valore di frequenza iniziale dello stimolo, anche dallintensit` asonora, dalla durata e dalla velocit` a di variazione della frequenza (per cambiamenti improvvisi lesoglie si abbassano anche di 30 volte). La Figura 2.10 mostra il JND medio per suoni puri al variaredella frequenza. Si pu` o notare che la risoluzione di frequenza (denita come JND f c , con f c frequenzacentrale) `e massima intorno ai 2000 Hz e raggiunge il suo minimo alle basse frequenze.

    Figura 2.10: Soglia differenziale (JND) per la frequenza

    La descrizione del meccanismo di discriminazione delle frequenze (noto come teoria della local-izzazione ) cerca di spiegare il fenomeno della percezione del pitch attraverso la conversione di unavibrazione temporale in una vibrazione nello spazio ad opera della coclea. Questa teoria spiega alcunifenomeni, ma non fornisce una spiegazione completa del funzionamento della percezione dellaltez-za. Non spiega, ad esempio, perch` e percepiamo suoni complessi come una sola entit` a avente unaaltezza ben denita, pur risuonando la membrana basilare in corrispondenza di ogni componente delsuono. N e spiega perch`e percepiamo laltezza corretta anche in suoni complessi nei quali la compo-nente fondamentale sia stata eliminata (fenomeno noto come ricostruzione della fondamentale ). Si

    vedr a in seguito come alla teoria spaziale ne venga afancata unaltra, detta teoria temporale o dellaperiodicit`a, per cercare di spiegare questi fenomeni.

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    2.9. SOVRAPPOSIZIONE DI SUONI PURI 2.19

    2.8.2 Pitch e intensit a dei suoni puri

    La frequenza dello stimolo sinusoidale risulta essere il parametro fondamentale nella determinazionedella sensazione di altezza. Tuttavia, esso non ` e il solo. Gli esperimenti di Stevens (1937) hannomostrato che al crescere dellintensit` a dello stimolo da 40 a 90 db, per frequenze al di sopra dei 1000Hz il pitch percepito subisce un incremento, mentre per frequenza al di sotto dei 1000 Hz esso subisceun decremento rispetto allintensit` a iniziale. Per frequenze intorno ai 1000 Hz, la variazione ` e quasinulla. Questi dati sono riassunti nel diagramma di Stevens e Wolkmann (Figura 2.11) .

    Figura 2.11: Diagramma di Stevens e Wolkmann (1937). Variazione del pitch di una sinusoide in fun-zione dellintensit Es. una sinusoide di 150 Hz passando da 45 a 90 dB scende in pitch del 12%, circadi due semitoni. Una curva discendente implica che la frequenza del suono deve essere aumentata peravere la stessa sensazione di pitch.

    2.9 Sovrapposizione di suoni puri

    In tutti gli esperimenti di cui si ` e trattato n ora, si `e fatto implicitamente riferimento a stimoli uditivicomposti da una sola componente sinusoidale. Si vuole vedere adesso quali sono gli effetti prodottidalla sovrapposizione di due suoni puri. Classicheremo gli effetti risultanti in due famiglie: glieffetti del primo ordine e quelli del secondo ordine. Gli effetti del primo ordine sono caratterizzatidallessere elaborati nellorecchio interno (elaborazione meccanica), mentre quelli del secondo ordinesono caratterizzati dallessere elaborati in uno stadio successivo (elaborazione neurale).

    2.9.1 Gli effetti del I ordine

    Effetti del primo ordine emergono quando lo stimolo uditivo ` e costituito da due suoni puri con stessafrequenza e fase, e la frequenza di uno dei due stimoli viene fatta crescere (o decrescere) gradualmente.

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    2.20 CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA E PSICOACUSTICA

    2.9.1.1 Battimenti del I ordine

    Sia f 1 la frequenza del primo suono e f 2 quella del secondo e sia inizialmente f 1 = f 2 . Finch e i duesuoni presentano stessa frequenza e stessa fase iniziale, la membrana basilare presenta una eccitazionein corrispondenza della posizione relativa alla frequenza comune, di ampiezza pari alla somma delleampiezze dei due stimoli. Quando la frequenza di uno dei due stimoli comincia a crescere ( f 2 = f 1 + f ) e no a quando f non supera un certo valore f d , lascoltatore percepisce un unico suono

    a frequenza f = ( f 1 + f 2 )/ 2 e modulato in ampiezza. Questa modulazione di ampiezza ` e chiamatabattimento del I ordine . La frequenza di battimento del primo ordine ` e pari a f b = ( f 2 f 1 ). Laspiegazione `e nella formula della somma di due suoni puri:

    sin 1 t + sin 2 t = 2sin(1 + 2 )t

    2cos

    (1 2 )t 2

    (2.1)

    con t = 2 f t . Si vede che largomento del seno determina laltezza del suono ( f = f 1 + f 22 = f 1 + f 2 ),

    mentre largomento del coseno determina la frequenza di battimento f b = 2( f 2 f 12 ) = f 2 f 1 = f

    (gg. 2.12 e 2.13 ).

    Figura 2.12: Battimenti del I ordine: frequenza di battimento

    2.9.1.2 Bande critiche

    Allaumentare del modulo di f oltre i 15 Hz, la sensazione di battimento scompare, lasciando il postoa una sensazione sgradevole di ruvidit` a (roughness ). Quando f supera in modulo la grandezza f D(soglia di discriminazione ) i due suoni risultano distinguibili, pur esistendo ancora la sensazione diruvidit a del suono. Solo quando il modulo di f supera una seconda soglia f CB , la sensazione deidue suoni distinti risulta netta e piacevole. La grandezza 2 f CB e chiamata banda critica (Figura 2.14 ).

    La Figura 2.15 mostra come la discriminazione del pitch f D e la banda critica f CB dipendonodalla frequenza centrale. Dalla gura si pu` o vedere anche come alcuni intervalli musicali siano conso-nanti o dissonanti a seconda della frequenza centrale (semitono, tono e terza minore hanno rapporti difrequenza rispettivamente pari a 16/15, 9/8 e 6/5). Si noti come lintervallo di mezzo tono ` e dissonante

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    2.9. SOVRAPPOSIZIONE DI SUONI PURI 2.21

    Figura 2.13: Battimenti del I ordine: pitch risultante ( 1 = 1 f 1 , 2 =1

    f 2 , =1

    f )

    su tutta lestensione delle frequenze, mentre lintervallo di terza minore risulta dissonante solo al disotto dei 600 Hz circa.

    Si puo notare, inne, che fra JND e bande critiche vale la relazione approssimata:

    f CB = 30 JND (2.2)

    Una banda critica corrisponde a circa 1.3 mm di membrana basilare e a circa 1300 ricettori.

    2.9.1.3 Consonanza sensoriale

    Per evitare il disturbo dei battimenti e della ruvidit` a, i due toni devono essere separati da almeno una

    banda critica. Questo ci conduce alla conclusione che quando vari toni suonano simultaneamente, ilrisultato pu`o essere considerato gradevole o sgradevole. Un altro modo di descrivere questa sensazionee consonante o dissonante. Nel contesto dello studio della percezione umana, il termine consonantefa riferimento alla consonanza tonale o consonanza sensoriale. Questo va distinto dal corrispondentetermine usato dai musicisti, che fa invece riferimento al rapporto intervallare e alla teoria musicale.Naturalmente ci sono relazioni tra le due denizioni. In ogni caso si noti che la udibilit` e di questaruvidit a non dipende dalla preparazione musicale. Consideriamo ora leffetto di questi battimenti tradue toni in funzione della loro separazione in frazioni di banda critica. In g. 2.16 e riportata la con-sonanza tra due toni al variare della loro separazione in frazione di larghezza di banda critica. Quandoi due toni hanno la stessa frequenza presentano la massima consonanza e quindi minima dissonan-za. Quando sono distanti allincirca un quarto di banda acritica presentano la minima consonanza equindi massima dissonanza. Con separazione di met` a banda critica abbiamo allincirca il 60% dellaconsonanza massima; a tre quarti si raggiunge il 80% della consonanza; e si raggiunge completa con-sonanza quando sono separati da una banda critica. In pratica, toni che differiscono in frequenza nelintervallo dal 5

    Un suono musicale ha varie armoniche. Si tende perci` o a considerare dissonante un intervallo tradue suoni musicali, quando ci sia una predominanza di armoniche vicine in frequenza la cui differenzain frequenza sia entro mezza banda critica.

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    2.22 CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA E PSICOACUSTICA

    Figura 2.14: Sensazioni uditive al variare della differenza di frequenza

    2.9.1.4 Suoni di combinazione

    Tra gli effetti del primo ordine vi ` e poi quello dei suoni di combinazione . Questi sono suoni chevengono percepiti anche se non sono originariamente presenti nello stimolo, e sono il risultato didistorsioni non lineari presenti al passaggio del segnale da orecchio esterno a orecchio interno. Les-perimento descritto in precedenza viene condotto in questo caso aumentando lintensit` a dei due suonie facendo variare la frequenza f 2 da f 1 a 2 f 1 . Sia x lo stimolo costituito da due suoni puri e sia y il seg-nale distorto a causa delle nonlinearit` a del passaggio fra orecchio esterno ed interno. Se esplicitiamola funzione nonlineare fermandoci al termine del secondo ordine otteniamo le formule:

    x = k (sin 1 t + sin 2 t ) (2.3) y = a 0 + a 1 x+ a 2 x2 (2.4)

    x2 = k 2 (sin 2 1 t + sin 2 2 t + 2sin 1 t sin 2 t )

    = k 212

    [(1 cos2 1 t ) + ( 1 cos2 2 t ) + cos (2 1 )t cos (2 + 1 )t ] (2.5)I suoni di combinazione percepiti avranno frequenza f 1 , f 2 , f 2

    f 1 , f 1 + f 2 , 2 f 1 , 2 f 2 . Se nello

    sviluppo in serie di potenze della nonlinearit` a consideriamo termini superiori a quello del secondoordine, ulteriori suoni di combinazione sono calcolabili. In Figura 2.17 e mostrato landamento deisuoni a frequenza f c1 = f 2 f 1 , f c2 = 2 f 1 f 2 , f c3 = 3 f 1 2 f 2 , al variare di f 2 da f 1 a 2 f 1 .

    Gli effetti dovuti alla nonlinearit` a vengono percepiti anche a fronte dellascolto di un solo suonodi intensit a estremamente elevata. In questo caso saranno percepiti suoni a frequenze 2 f 1 , 3 f 1 , 4 f 1 , ...(armoniche auricolari ).

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    2.9. SOVRAPPOSIZIONE DI SUONI PURI 2.23

    Figura 2.15: Banda critica e discrimazione del pitch al variare della frequenza centrale

    2.9.2 Gli effetti del II ordine

    Gli effetti del II ordine sono il risultato dellelaborazione degli stimoli da parte del sistema nervoso. Segli effetti del primo ordine avevano origine gi` a sulla membrana basilare a causa della sovrapposizionedi due regioni di risonanza, quelli del secondo ordine hanno la caratteristica di non derivare da simili

    cause siche. Analisi sperimentali hanno dimostrato che non vi sono tracce di essi nei pattern divibrazione del liquido cocleare e che quindi essi devono avere origine in uno stadio di elaborazionesuccessivo.

    2.9.2.1 Battimenti del secondo ordine

    Il fenomeno dei battimenti del secondo ordine consiste nella sensazione di modulazione di ampiezzache si avverte quando lo stimolo ` e composto da due suoni puri che eccitano la membrana basilare inregioni che non si sovrappongono. La frequenza f 2 sia posta inizialmente ad un valore f 2 = 2 f 1 . Sipuo notare che per diverse differenze di fase iniziale fra le due componenti la forma donda cambianotevolmente (Figura 2.19) . Se la differenza di fase si mantiene perfettamente costante, tuttavia,lascoltatore non percepir` a alcuna differenza. Quando la frequenza f 2 viene leggermente stonatarispetto allottava ( f 2 = 2 f 1 + ), la differenza di fase non rimane pi` u costante. Il sistema uditivopercepisce in queste condizioni battimenti a frequenza f b = (Figura 2.18 ). Battimenti del secondoordine si ottengono anche stonando leggermente intervalli di quarta ( f 2 = 4/ 3 f 1 ) e di quinta (3 / 2 f 1 ),con frequenze di battimento rispettivamente di f b = 3 e f b = 2 Hz. Questo fenomeno mette benein risalto come il senso delludito sia insensibile a differenze di fase costanti nel tempo, ma sensibilealla variazione nel tempo dello sfasamento.

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    2.24 CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA E PSICOACUSTICA

    Figura 2.16: Consonanza (e dissonanza) tra due toni al variare della loro separazione in frazione dilarghezza di banda critica.

    Una importante differenza tra battimenti del primo ordine e battimenti del secondo ordine ` e la

    seguente: i primi presentano una modulazione di ampiezza senza mutazione della forma donda neltempo; i secondi, al contrario, presentano un cambiamento ciclico del pattern di vibrazione senza chevi sia mutazione nella ampiezza totale.

    2.9.2.2 Rintracciamento della fondamentale

    Tra gli effetti del II ordine vi ` e ancora quello del rintracciamento della fondamentale (o virtual pitch ).Consideriamo in questo caso un suono composto da numerose componenti, esattamente armoniche,con frequenze f 1 , 2 f 1 , 3 f 1 , ..., n f 1 . Il pitch percepito ` e naturalmente il massimo comun divisore dellaserie di armoniche, cio` e f 1 . Se ora viene generato uno stimolo simile al primo, ma da cui sia statatolta la prima armonica con frequenza f 1 (o le prime l armoniche), la sensazione di pitch risultantedallascolto risulta uguale a quella del suono originario. Il sistema uditivo ha dunque ricostruito lacomponente mancante. Questa sensazione ` e piu netta se sono presenti le armoniche pi` u prossime allafondamentale (2 f 1 , 3 f 1 , 4 f 1 , ...), meno netta se sono presenti quelle a partire da un numero darmonicasuperiore al quarto.

    Il rintracciamento della fondamentale ` e un fenomeno che si pu` o osservare anche con stimoli for-mati da due suoni puri. Ad esempio, se la coppia di suoni puri presenta rapporti di frequenze quali f 2 = ( 3/ 2) f 1 o f 2 = ( 4/ 3) f 1 , il pattern di vibrazione risultante ` e caratterizzato da periodo maggiore.In particolare, a livello neurale viene generata la sensazione di un suono a frequenza f 0 = ( 1/ 2) f 1 e f 0 = ( 1/ 3) f 1 rispettivamente. In Figura 2.20 e mostrato il pattern di vibrazione risultante nel caso f 2 = 32 f 1 .

    Gli effetti del II ordine sono il risultato di una elaborazione da parte del sistema nervoso centrale.Cio vuol dire che, al contrario degli effetti del I ordine, essi vengono percepiti anche con ascolto

    binaurale (quando, cio` e, ciascuno dei due stimoli (contemporanei) ` e presentato ad un solo orecchio).

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    2.10. ELABORAZIONE DELLO STIMOLO UDITIVO NEL SISTEMA NERVOSO 2.25

    Figura 2.17: Frequenza dei suoni di combinazione f c1 , f c2 e f c3 evocati dalla sovrapposizione di duesuoni a frequenza f 1 e f 2

    2.10 Elaborazione dello stimolo uditivo nel sistema nervoso

    Gli effetti del secondo ordine mettono in evidenza lincompletezza della teoria della localizzazioneper spiegare molti fenomeni uditivi. La percezione dei battimenti pu` o essere spiegata se si ipotizzaun sistema di analisi dei pattern temporali della vibrazione. Il meccanismo di ricostruzione dellafondamentale, daltra parte, pu` o essere spiegato anche con un sistema di analisi dellinformazioneneurale generata dalla particolare congurazione spaziale che leccitazione della membrana basilareassume a fronte di un suono complesso. Al ne di capire meglio le teorie proposte negli ultimi annisul funzionamento del processo uditivo, ` e necessario introdurre alcune nozioni sul funzionamento delsistema nervoso uditivo.

    La prima funzione per il trasferimento dellinformazione localizzata sulla membrana basilare ver-so il sistema nervoso centrale ` e espletata dalle cellule ciliate . Questi ricettori coprono la membranabasilare per tutta la sua estensione e fanno da ponte verso le terminazioni nervose. Essi sono soggettia una sollecitazione meccanica ogni volta che la membrana ` e eccitata nella zona corrispondente eprovocano un impulso elettrico nelle terminazioni nervose ogni volta che tale sollecitazione superauna certa soglia. Le cellule che formano le terminazioni nervose, e che sono lelemento fondamentaledi elaborazione e trasmissione nel sistema nervoso, sono chiamate neuroni (g 2.21) . Nel neuronesi distinguono il corpo , i dentriti e gli assoni . I dentriti ed il corpo della cellula sono i ricettori deisegnali neurali provenienti da altre cellule, mentre attraverso lassone il neurone passa limpulso elet-trico ad altri neuroni nei punti di contatto con essi ( sinapsi ). I segnali neurali consistono in impulsielettrici ( potenziali di azione ) dellordine delle decine di millivolt e della durata di pochi millisecondi.

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    2.26 CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA E PSICOACUSTICA

    Figura 2.18: Esempio di battimenti del II ordine tra 100 e 201 Hz (frequenza di battimento 1 Hz).

    Figura 2.19: Sovrapposizione di due suoni puri con diverso sfasamento costante

    Vi sono sinapsi di tipo eccitatorio e di tipo inibitorio. Quando, in un certo intervallo di tempo, unneurone riceve un numero di stimolazioni eccitatorie che supera di un certo valore di soglia il nu-mero di stimolazioni inibitorie, esso sar indotto a produrre uno stimolo a sua volta. Questo potenziale(eccitatorio o inibitorio a seconda della natura del neurone) verr` a trasmesso ad altre cellule nervosemediante le sinapsi presenti sullassone del neurone. E importante notare che un neurone emette unimpulso elettrico in funzione della distribuzione temporale e spaziale dei segnali presinaptici.

    Possiamo ora descrivere come il sistema nervoso riceve le informazioni dallorgano della coclea.Quando un suono puro provoca il moto in corrispondenza di una zona di risonanza della membranabasilare le cellule ciliate vengono sollecitate e provocano un treno di impulsi elettrici nelle bre ner-vose ad esse collegate. Avviene che la densit` a temporale degli impulsi nervosi dipende dalla velocit` acon cui la posizione della membrana passa dalla Scala Vestibuli alla Scala Timpani (Figura 2.6 ).Linibizione della trasmissione si manifesta nel passaggio inverso e attivit` a minore si osserva in situ-azione di velocit` a minima. La Figura 2.22 mostra landamento temporale del treno di impulsi provo-

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    2.10. ELABORAZIONE DELLO STIMOLO UDITIVO NEL SISTEMA NERVOSO 2.27

    Figura 2.20: Ricostruzione della fondamentale ( 1 =1

    f 1 , 2 =1

    f 2 , 0 =1

    f 0 )

    cati da unonda periodica a bassa frequenza. Da questa analisi si evince che una bra nervosa delnervo uditivo `e capace di trasmettere i seguenti tipi di informazioni: a) posizione della risonanza sul-la membrana (ogni bra nervosa ` e associata a una zona); b) distribuzione temporale degli impulsi edunque periodicit` a e congurazione della forma donda.

    Possiamo ora chiederci come le informazioni sulla distribuzione temporale degli impulsi nervosipossa venire usata dal sistema nervoso per elaborare un effetto come i battimenti del secondo tipo. Sedue stimoli con frequenze a distanza di un ottava eccitano la coclea, due bre nervose in corrispon-denza delle due zone di massima risonanza saranno attivate (informazione spaziale, che non spiega lasensazione del battimento). Tuttavia, alla particolare forma donda corrisponde un particolare patternperiodico di impulsi nervosi. La periodicit` a di tale pattern d`a informazioni sulla frequenza di ripe-tizione, mentre la particolare conformazione d` a informazioni sul pattern di vibrazione. La gura 2.23(un esempio di istogramma delle occorrenze di intervalli temporali tra spike un una bra nervosa)da uninformazione statistica legata al pattern di vibrazione. Questo tipo di analisi si ha verosimil-mente per suoni a bassa frequenza, mentre alle alte frequenze linformazione dovuta al pattern diventaconfusa. Lanalisi dettagliata della distribuzione temporale degli impulsi richiede dunque un ulterioremeccanismo, detto comunemente di autocorrelazione temporale , che mette in rilievo le caratteristicheperiodiche del pattern impulsivo e che sopprime le altre, sulla base della comparazione del treno diimpulsi attuale con treni di impulsi precedenti.

    Un simile meccanismo di correlazione temporale ` e responsabile della sensazione di spazializ-zazione del suono. Allo scopo di stabilire dei ritardi temporali e quindi per elaborare informazionidi localizzazione della sorgente sonora, il sistema nervoso si serve della crosscorrelazione fra segnalineurali provenienti dalle due orecchie. Un modello di crosscorrelazione neurale, in cui un neuronee attivato solo quando sia eccitato simultaneamente dalle due bre nervose provenienti dalle dueorecchie, `e illustrato in gura 2.24 .

    I sistemi di analisi temporale e spaziale ora descritti sono modelli a cui si ` e fatto ricorso per spie-gare molti fenomeni percettivi, spesso legati a suoni puri o composti da componenti armoniche. Un

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    2.28 CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA E PSICOACUSTICA

    Figura 2.21: Neurone

    ulteriore fenomeno uditivo fondamentale ` e quello per cui lascolto di un suono spettralmente riccocon componenti in relazione armonica fra loro produce un percetto unico avente pitch determinatodalla componente fondamentale, anzich e dare luogo alla percezione di tanti suoni separati, ognunocon pitch legato alla frequenza della singola componente. Nessuna delle due teorie viste (temporalee spaziale) `e in realt a in grado di fornire una spiegazione esauriente. Per spiegare come sia possibileassegnare ad un complesso spettrale un pitch unico, si fa allora lipotesi di esistenza di un sistemacentrale di elaborazione dellaltezza . Questo sistema agisce ad alto livello riconoscendo che strutturesonore di natura armonica riproducono sulla membrana basilare pattern simili per propriet` a (ad es-empio, al crescere dellordine della parziale le distanze fra zone di risonanza mantengono una certa

    relazione denita, si veda gura 2.25) . La funzione dellelaboratore di altezza ` e quella di assegnareun pitch unico a eventi di questo tipo. Attraverso criteri di matching con templates di base (sorta didatabase di pattern spaziali), lelaboratore ` e anche in grado di assegnare un pitch a un suono senzafondamentale, elaborando il matching parziale.

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    2.10. ELABORAZIONE DELLO STIMOLO UDITIVO NEL SISTEMA NERVOSO 2.29

    Figura 2.22: Treno di impulsi generato da unonda periodica

    Figura 2.23: Istogramma del numero di occorrenze di dato tempo di intercorrenza fra spike successivinel nervo uditivo a fronte di un eccitazione composta da due suoni puri

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    2.30 CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA E PSICOACUSTICA

    Figura 2.24: Modello di individuatore di differenze temporali interaurali

    Figura 2.25: Pattern spaziale sulla membrana basilare dovuto a un suono armonici

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    2.11. MISURE DI INTENSIT A ACUSTICA 2.31

    2.11 Misure di intensit a acustica

    Si e visto, quando si sono descritti orecchio medio e orecchio interno, che lampiezza delloscillazionedel timpano dovuta a un suono puro determina lampiezza dello scostamento della membrana basilare.Questa, a sua volta, determina la sensazione di intensit` a del suono. Lampiezza delloscillazione deltimpano e in stretta relazione con i parametri sici di variazione di pressione p e di usso di potenzaacustica, o intensit` a, I. Lorecchio ` e sensibile a un range dinamico estremamente ampio (10 12

    1 W m2 )

    e limpraticit`a di una scala lineare ha portato alluso della misura di livello di intensit` a (o IL), espressoin dB. Vi sono degli evidenti vantaggi legati alluso questa scala: una scala logaritmica offre innanz-itutto una notevole compressione dei valori; ` e una scala relativa, i valori sono riferiti a un valore diriferimento (soglia delludibile); lunit` a della scala ha un valore che rappresenta approssimativamentela minima variazione percepibile di intensit` a, denita JND di intensit a . Questo valore `e funzione dellafrequenza del suono puro, e dellintensit` a di partenza. Si pu`o comunque dire che il JND di intensit` aassume valori massimi dellordine di 1 .5 dB e valori minimi intorno ai 0 .3 dB (gura 2.26 ).

    Figura 2.26: Valori di JND di intensit` a per valori diversi di IL e frequenza del suono puro

    Nel paragrafo 2.5.1 e stata introdotta una seconda scala logaritmica che denisce il livello di in-

    tensit a acustica in funzione della pressione sonora (SPL). Sperimentalmente si osserva che suoni puricontinui, caratterizzati da stesso SPL ma a frequenze diverse, producono sensazioni diverse di inten-sita. Questo indica che lSPL non ` e una buona misura dellintensit` a percepita se confrontiamo suonipuri a frequenza diversa. E stato dunque necessario trovare sperimentalmente i valori di eguale in-tensit a percepita ( curve isofoniche o curves of equal loudness ) al variare della frequenza considerandocome riferimento lSPL a 1000 Hz. Il risultato ` e riassunto nel diagramma di gura 2.27 , dovuto aFletcher e Munson. Si noti, ad esempio, come un suono puro con SPL di 50 dB a 1000 Hz ` e con-siderato piano mentre e appena udibile a 60 Hz. In altre parole, per produrre la stessa sensazione diintensit a alle basse frequenze ` e necessaria molta pi ` u energia di quella necessaria per produrre la stessasensazione alla frequenza di riferimento di 1000 Hz. Si pu` o notare ancora, osservando la curva cherappresenta la soglia delludibile, che la sensibilit` a dellorecchio diminuisce notevolmente alle bassefrequenze e alle frequenza alte al di sopra dei 6000 Hz.

    Per avere una misura del livello percepito del suono che sia semplice, ma che tenga anche contodella percezione, ` e stato denito il concetto di livello del suono (sound level) Esso ` e una misura pesatain frequenza, con curve che tengono conto approssimativamente della differente sensibilit` a delluditoalle varie frequenze. Sono state denite quattro differenti curve di peso, chiamate curva A, B, C, Dillustrate in gura 2.28. La curva A enfatizza leggermente le frequenze centrali e attenua le bassee alte frequenze. Si pu` o vedere che essa ` e una stima molto approssimata dellandamento (invertito)

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    2.32 CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA E PSICOACUSTICA

    Figura 2.27: Curve di eguale intensit` a percepita (Fletcher and Munson, 1933)

    delle curve di egual loudness (g. 2.27 ). Le altre curve sono usate raramente. Lunit` a di misura ditutti i sound level `e il decibel come per SPL, ma ` e uso chiamare le misure pesate dalla curva a condB(A).

    In stretta relazione con le curve isofoniche ` e la denizione di Phon (o Loudness Level, LL ): il LLdi un suono a frequenza f ` e dato dal SPL di un suono a 1000 Hz che determina la stessa percezionedi intensit a. Dire dunque che un suono ` e a 80 Phon vuol dire fornire i valori della curva di isofoniarelativa a 80 SPL per tutte le frequenze. Si noti che la scala dei Phon non ` e ancora una scala sogget-tiva (un raddoppio dei phon non determina un raddoppio dellintensit` a percepita). Gli studi per ladeterminazione di una scala soggettiva hanno portato alla denizione della scala dei Son (o subjective

    loudness, L ). In questa nuova scala la sonorit` a soggettiva raddoppia ogni 10 Phon. La relazione frascala dei Phon e scala dei Son ` e illustrata in gura 2.29.

    La legge che lega i Son e lintensit` a del suono ( o la variazione di pressione p) si esprime conla formula approssimata L = C 1 3 I = C 2 3 p

    2 , dove C 1 e C 2 sono parametri che dipendono dallafrequenza. E possibile valutare questa relazione anche per suoni composti dalla sovrapposizione dipiu componenti sinusoidali. In questo caso ` e importante distinguere i seguenti casi: per suoni le cuifrequenze cascano nella stessa banda critica, lintensit` a percepita risultante ` e in relazione alla sommadelle intensit`a individuali: L = C 1 3 I 1 + I 2 + I 3 + ... . Quando le frequenze del suono complesso super-ano i limiti della stessa banda critica, la relazione diventa L = C 1 3 I 1 + C 2 3 I 2 + C 3 3 I 3 + ... . Quando,inne, le componenti sono molto diverse per frequenza e intensit` a lascoltatore tende a focalizzarelattenzione su una sola componente (quella a frequenza pi` u elevata o quella a intensit` a maggiore),attribuendo al suono complesso altezza e intensit` a di quella singola componente.

    I valori di sonorit`a soggettiva visti fanno riferimento a suoni puri di durata superiore al mezzosecondo. Questa assunzione ` e necessaria perch` e, per tempi inferiori, la durata del suono inuenza lasonorit a soggettiva: pi`u breve e il suono, pi u basso risulta il livello percepito se lintensit` a del suonoe mantenuta costante. La gura 2.30 illustra la relazione al variare della durata fra leffettiva sonorit` asoggettiva (r) e la sonorit` a soggettiva (L) di un suono stazionario di eguale frequenza e ampiezza.

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    2.11. MISURE DI INTENSIT A ACUSTICA 2.33

    Figura 2.28: Curve di eguale intensit` a percepita (Fletcher and Munson, 1933)

    Figura 2.29: Confronto fra le scale dei Phon e quella dei Son

    Figura 2.30: Inuenza della durata sulla sonorit` a soggettiva

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    2.34 CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA E PSICOACUSTICA

    2.12 Mascheramento dei suoni

    Ascoltando un suono composto da due suoni puri, non sempre lascoltatore percepisce le componentidistintamente. Quando, ad esempio, uno dei due suoni ` e caratterizzato da unintensit` a molto maggioredellaltro, questultimo risulta inudibile o mascherato . Si denisce livello di mascheramento, MLlintensit`a del suono mascherato alla soglia del mascheramento. In gura 2.31 sono illustrate le curvedi mascheramento per diverse coppie di suoni puri. Si noti come in corrispondenza del punto in cui i

    due suoni assumono stessa frequenza (o luno frequenza doppia dellaltro), linsorgere di battimentidel primo e del secondo ordine abbassa notevolmente la soglia. In alcuni graci questo effetto ` erimosso estrapolando i dati in corrispondenza dei punti critici (curve tratteggiate).

    Figura 2.31: Curve del Livello di Mascheramento per coppie di suoni puri

    Se I 1 e lintensit`a del suono mascherante e I 2 m e lintensit`a del suono mascherato alla soglia delmascheramento, le relazioni seguenti deniscono il valore di JN D per il mascheramento:

    I t = I 1 + I 2 m = I 1 (1 +I 2 m I 1

    )

    = I 1 (1 +I 2 m I 0

    I 0 I 1

    ) = I 1 (1 + 10 ML IL 1

    10 )

    JND = 10logI t

    I 1= 10log (1 + 10

    ML IL110

    )

    dove I t e lintensit`a totale del suono risultante, I 0 e la soglia di udibilit` a e ML = 10log I 2 m I 0 e il livellodi mascheramento.

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    2.13. LA PERCEZIONE DEL TIMBRO 2.35

    2.13 La percezione del timbro

    La parola timbro e usata per denotare la qualit` a o il colore del suono. La denizione standard ditimbro e quellattributo che ci permette di giudicare diversi due suoni che abbiano stessa intensit` a,stessa altezza (e stessa durata). Questa ` e una denizione in negativo; infatti dice cosa non ` e timbro equindi lascia spazio allimmaginazione. In genere si pu` o considerare che il concetto di timbro facciariferimento a due differenti propriet` a del suono:

    identit a del suono ad esempio di uno strumento musicale, che differenzia un suono prodot-to da uno strumento da quello prodotto da unaltro strumento. Questo concetto ` e legato allaidenticazione della sorgente.

    qualit a del suono; anche se un suono mantiene la sua identit` a in differenti condizioni, la suaqualit a puo cambiare in molti modi. Ad esempio il suono di un violino in una sala di concertoo sentito al telefono, ha qualit` a molto diversa, ma ` e sempre riconosciuto come suono di violino:mantiene cio`e la sua identit`a.

    Il primo fattore `e legato ad aspetti temporali del suono, mentre il secondo ` e piu legato ad aspettispettrali.

    Nella visione pi`u tradizionale, il timbro ` e considerato essere determinato in primo luogo dallospettro di potenza dello stimolo, in secondo luogo dalla forma donda (fase), dall intensit` a e dallecaratteristiche temporali. I principali parametri associati allo spettro di un suono sono laltezza (fre-quenza fondamentale), lintensit` a (integrale delle ampiezze delle parziali) e timbro (congurazionespettrale). Studi sperimentali hanno mostrato che il timbro ` e determinato dalla distribuzione dellapotenza acustica nelle bande critiche, non dai rapporti di intensit` a delle varie armoniche con la fon-damentale. A questo scopo il range di frequenze udibili ` e stato diviso in 24 bande di circa un terzo diottava (corrispondenti alle bande critiche)(tabella 2.13 ) ed e stato poi misurato il grado di variazionetimbrica percepita in funzione del cambiamento di potenza distribuita nelle bande.

    Banda critica 1 2 3 4 5 6 7 8Frequenza centrale [Hz] 50 150 250 350 450 570 700 840Larghezza banda [Hz] 100 100 100 100 100 120 140 150Banda critica 9 10 11 12 13 14 15 16Frequenza centrale [Hz] 1000 1170 1370 1600 1850 2150 2500 2900Larghezza banda [Hz] 160 190 210 240 280 320 380 450Banda critica 17 18 19 20 21 22 23 24Frequenza centrale [Hz] 3400 4000 4800 5800 7000 8500 10500 13500Larghezza banda [Hz] 160 190 210 240 280 320 380 450

    Tabella 2.6: Bande critiche

    Il timbro di un suono non ` e tuttavia determinato esclusivamente dalla congurazione statica dellospettro. Qualsiasi suono reale ` e caratterizzato da una continua evoluzione temporale dello spettro.La dinamicit`a dello spettro `e particolarmente accentuata nelle fasi di transitorio del suono ( attack ,decay e release ), particolarmente importanti per il riconoscimento timbrico e per lidenticazionedello strumento. La fase sostenuta dei suoni strumentali ` e comunque caratterizzata da variazionispettrali minori che conferiscono naturalezza al suono. La necessit` a di rappresentare levoluzionetemporale dello spettro di un suono, giustica luso delle rappresentazione tempo-frequenza-ampiezza ,di cui un esempio `e dato in gura 2.32.

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    2.36 CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA E PSICOACUSTICA

    Figura 2.32: Rappresentazione tempo-frequenza-ampiezza di un suono

    Si puo osservare che il timbro non ` e una attributo mono-dimensionale, come laltezza o linten-sita. Infatti per laltezza, dati due suoni posso stabilire quale dei due ` e piu alto e analogamente perlintensit`a. Ne risulta che li posso ordinare secondo lattributo altezza o intensit` a. Per il timbro nonvale una analoga propriet` a. Non posso infatti determinare quale dei due ` e piu timbrico. Nei classicistudi di Grey e Krumhansl si ` e adottato lapproccio dimensionale per denire il timbro (si veda alproposito la denizione dimensionale di emozione nel capitolo su musica ed emozioni). Mediantemultidimensional scaling dei giudizi di similarit` a degli ascoltatori, si ` e arrivati a denire che gli as-coltatori tendono a basare i loro giudizi di similarit` a secondo tre dimensioni percettive. In g. 2.33 eriportato lo spazio timbrico percettivo determinato da Grey. Si ` e poi tentato di determinare i parametriacustici correlati a queste dimensioni.

    Una dimensione ` e legata alla qualit` a dellattaco del suono, distinguendo suoni pizzicati e per-cossi dai suoni dei ati e archi. Risulta correlata con il logaritmo della durata dellattacco.

    La seconda dimensione ` e legata alla brillantezza del suono e distingue suoni che presentanomolta energia alle alte parziali, da quelli in cui lenergia ` e concentrata nelle prime parziali.Risulta correlata al baricentro dello spettro.

    la terza e di pi u incerta interpretazione. Secondo alcuni sembra dipendere dalla variazionespettrale tra parziali adiacenti, cio` e se lo spettro `e piu o meno frastagliato. Secondo altri dalusso spettrale, cio` e dalla variabilit` a temporale dellandamento delle parziali.

    Questa denizione dimensionale costituisce il cosiddetto spazio timbrico e viene usato da vari com-positori come mezzo per organizzare la scelta dei timbri nelle loro composizioni.

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    2.14. CONCETTI PRINCIPALI 2.37

    Figura 2.33: Rappresentazione dimensionale del timbro [Grey 1975]. Strumenti rappresentati: BN -Bassoon C1 - E at Clarinet C2 - B at Bass Clarinet EH - English Horn FH - French Horn FL - FluteO1 - Oboe O2 - Oboe (different instrument and player) S1 - Cello, muted sul ponticello S2 - Cello S3- Cello, muted sul tasto TM - Muted Trombone TP - B at Trumpet X1 - Saxophone, played mf X2 -Saxophone, played p X3 - Soprano Saxophone. Dimension I: spectral energy distribution, from broadto narrow. Dimension II: timing of the attack and decay, synchronous to asynchronous. DimensionIII: amount of inharmonic sound in the attack, from high to none.

    2.14 Concetti principali

    Oscillazioni e ondeSuoni periodici e non periodici. Rumore. Rumore impulsivi e rumore stazionario. Frequenzadei suoni periodici. Frequenza ed altezza. Armoniche e parziali.

    Inviluppo dei suoniFasi dellinviluppo: attack, decay, sustain, release

    Propagazione del suonoOscillazioni longitudinali e trasversali. Lunghezza donda, frequenza e velocit a del suono.Onde sferiche eonde piane. Diffrazione, riessione, eco.

    Intensit a del suonoPressione acustica e varie misure di livello. Intensit a della somma di due o pi` u suoni.

    PsicoacusticaCaratteristiche siche e sensazioni uditive. Sensazioni uditive e scale temporali.

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    2.38 CAPITOLO 2. ELEMENTI DI ACUSTICA E PSICOACUSTICA

    Organo delluditoOrecchio esterno, medio e interno. Coclea e membrana basilare. Funzionamento della cocleae sua inuenza sulla percezione.

    Sensazione di altezzaPercezione di altezza. JND. Pitch e intensit a.

    Sovrapposizione di suoniSovrapposizione di suoni sinusoidali: battimenti del primo e secondo ordine. Bande critiche.Suoni di combinazione. Consonanza percettiva.

    Elaborazione dello stimolo acustico nel sistema nervosoVari tipi di cellule, neuroni e sinapsi. Modelli temporali e spaziali per spiegare i fenomenipercettivi.

    Percezione dellintensit aJND di intensit a. Curve isofoniche e Phon. Intensit a di suoni composti o pi` u suoni.

    MascheramentoMascheramento in frequenza e temporale. Livello di mascheramento. Suono mascherante esuono mascherato.

    TimbroDenizione di timbro. Identit a del suono e qualit a del suono. Fattori temporali e fattori spettrali.

    Le tre dimensioni del timbro e lo spazio timbrico.

    2.15 Bibliograa commentata

    Due classici libri che trattano questi argomenti sono [ 2] e [1].

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    Bibliogra a

    [1] J. R. Pierce. La Scienza del Suono . Zanichelli, 1988.

    [2] J. G. Roederer. The Physics and Psychophysics of Music . Springer Verlag, 1980.

    2.39

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    2.40 BIBLIOGRAFIA

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    Indice

    2 Elementi di Acustica e Psicoacustica 2.12.1 Acustica: introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.12.2 Oscillazioni e onde . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.1

    2.2.1 Suoni periodici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.22.2.2 I suoni reali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.3

    2.3 Inviluppo dei suoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.42.4 Propagazione del suono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.5

    2.4.1 Onde sferiche e onde piane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.62.4.2 Diffrazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.72.4.3 Riessione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.8

    2.5 Intensit`a del suono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.82.5.1 Decibel e misure del suono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.9

    2.6 Psicoacustica: introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.132.7 Caratteristiche siche del suono e sensazioni uditive . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.132.8 Lorgano delludito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.15

    2.8.1 Percezione di altezza dei suoni puri e discriminazione del pitch (JND di frequenza) 2.172.8.2 Pitch e intensit` a dei suoni puri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.19

    2.9 Sovrapposizione di suoni puri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.192.9.1 Gli effetti del I ordine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.19

    2.9.1.1 Battimenti del I ordine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.202.9.1.2 Bande critiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.202.9.1.3 Consonanza sensoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.212.9.1.4 Suoni di combinazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.22

    2.9.2 Gli effetti del II ordine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.232.9.2.1 Battimenti del secondo ordine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.232.9.2.2 Rintracciamento della fondamentale . . . . . . . . . . . . . . . . 2.24

    2.10 Elaborazione dello stimolo uditivo nel sistema nervoso . . . . . . . . . . . . . . . . 2.252.11 Misure di intensit` a acustica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.312.12 Mascheramento dei suoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.342.13 La percezione del timbro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.35

    2.14 Concetti principali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.372.15 Bibliograa commentata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.38