Elegance

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ANNO IV - NUMERO 12 DICEMBRE 2010 COPIA OMAGGIO WWW.ELEGANCEILMAGAZINE.COM SILVIA ACTIS PERINO l’eleganza e le ambizioni di una giovane promessa della moda torinese

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moda, cultura, approfondimenti

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ANNO IV - NUMERO 12 DICEMBRE 2010 COPIA OMAGGIO

WWW.ELEGANCEILMAGAZINE.COM

S I LV I A ACTIS PERINO

l’eleganza e le ambizioni di una giovane promessa della moda torinese

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Elegance” entrerà nel 2011 nel suo quinto anno di attività. Un bel traguardo! Questo viaggio, iniziato nel 2006, senza padrone diverso dalla nostra coscienza, senza parole diverse da quelle che sentiamo di pronunciare, senza

condizionamenti da parte di nessuno, è il frutto di tanto lavoro, della dedizione di tanti collaboratori che di volta in volta ci offrono il loro contributo professionale ed appassionato e dell’editore che vorrei ringraziare insieme ai lettori, i quali ci confermano affetto e simpatia. In prossimità delle festività , un augurio a tutti voi che ci leggete” Che siano giorni di pace, serenità e rigenerazione, etica ed estetica. Che siano giorni di latino otium: letture e scritture nuove. Che siano giorni di speranza, conforto e amore nella quiete delle vostre famiglie e dei vostri affetti. È questa la magia del Natale, perché la magia esiste, anche se non è proprio quella di Harry Potter. Esiste e si può dimostrarlo con l'entusiasmo di chi ha scoperto il trucco del numero del grande illusionista. Eppure in questo caso il trucco non c’è, e neppure l’inganno. Perché è una magia vera, reale, visibile. Questa magia ha un nome: famiglia. Ecco le prove. È magia la semplice idea di tornare a casa dai tuoi cari, che riesce a consolarti anche dopo la peggiore delle giornate. È magia il sorriso dei figli che accolgono i genitori e li gratificano al punto di fornirgli gli stimoli per continuare a migliorarsi. È magia lo sguardo di tuo padre e di tua madre, quando ti osservano con orgoglio con la convinzione di aver dato un senso alla loro vita vedendo l’uomo o la donna che sei diventato. La famiglia è la magia della nostra vita, tutto sta a riconoscerla, in un momento come quello attuale dove questa istituzione educativa è fortemente in crisi, minacciata da pericoli e violenze inaudite. È la famiglia che trasforma un giorno apparentemente identico a quello precedente in un’avventura originale in cui l’obiettivo è aggiungere un mattone dopo l’altro per realizzare, poco alla volta, l’uomo o la donna che vorremmo essere. Non vi ho ancora convinti? La famiglia è magia - la magia più grande - perché oltre 2000 anni fa, Chi ci ha creati ha deciso di manifestarsi attraverso di essa, facendo nascere Suo Figlio da una donna, facendoLo crescere con un padre e una madre, facendoGli vivere le difficoltà che ogni uomo si trova a vivere quotidianamente. Una magia che in piccolo si ripete con ognuno di noi. Io, alla magia, ci credo. Buon Natale! Vi confesso, cari lettori, che non avevo le idee chiare su cosa scrivere in questo editoriale, salvo che avrei dovuto esprimervi in maniera convincente gli auguri natalizi. Buona lettura.

Auguri dal Direttore

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OTTICA

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Il numero di dicembre, quello che è da sempre il più elegante non a caso

incontra Silvia Actis Perino, una giovane stilista della città di Torino.

Le abbiamo dedicato uno spazio dove gli scatti del fotografo Sergio

Spanu ci mostrano tutta la sua arte ed eleganza. Ho avuto anche il piacere

di ospitare due Maestri restauratori di altissimo livello, Ida Pitrelli e Piero

Agnello ai quali si deve il restauro della cappella neo-gotica del seminario

della città di Caltagirone. Con questo numero di alto valore artistico

auguro buon Natale a tutti i nostri lettori, auguro tanta felicità a chi

apprezza il nostro lavoro e anche a coloro che ci punzecchiano, perchè

anche grazie a loro prendiamo consapevolezza di poter e di voler fare

sempre del nostro meglio. Ringrazio anche tutti gli ospiti di copertina,

Alessia Buetto Miss Sicilia 2007, Giulia Ottonello, Leon Cino, Sara Di

Vaira, Claudia Russo Miss Mondo Italia 2008 e via via tutti gli altri che

hanno reso speciale ogni numero di Elegance con la loro presenza. Un

particolare ringraziamento va anche a tutti gli imprenditori che hanno

scelto e continuano a scegliere la nostra rivista come veicolo per la

promozione pubblicitaria delle loro aziende, e ultimi ma non meno

importanti i grazie al fotografo Deph che si è presa cura dell'immagine di

Claudia Terrasi Miss Sicilia e di Alice Taticchi Miss Mondo Italia e a

Roberta Mantelli di Officine Kappa, ideatrice del sito internet che presto

vi sarà presentato con un restyling tutto nuovo. A tutti voi auguro un Buon

Natale e felice 2011.

Gli auguri dell ’ Editore

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Auguri

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Tu sei nata con la matita in mano.» Credo che queste parole possano rappresentare a 360 gradi la mia vita. Mia madre mi dice spesso quella frase, e ogni tanto mi ricorda che, quando frequentavo l'asilo, indossavo un delizioso grembiule rosa pastello con dei

bottoncini a forma di matita, per farmi capire che il mio destino era già stato scritto. Questa è Silvia. Una ragazza che oggi ha vent'un anni, ma che ha maturato un amore e una passione per il disegno fin da piccola quando, all'età di otto anni circa, copiava dai quaderni le illustrazioni dei cartoni animati della Disney per regalarli a mamma e papà come fossero dei trofei.” Si presenta così Silvia Actis Perino, e da queste prime battute si evince già il suo straordinario temperamento e la sua voglia di raccontarsi ad Elegance. Studia per diventare fashion designer e, malgrado la moda sia in genere associata ad un'idea di vanità e mera apparenza, Silvia ce ne svela il significato più intrinseco, rivalutandola come vera e propria forma d'arte. Un'artista allora definiremo in senso lato la nostra ospite di questo numero, che ci confessa: “Non mi considero una stilista. Ho ancora troppo da imparare, ma di una cosa ho la certezza: la mia passione per la moda non morirà mai, sia che un giorno il mio nome sarà sulla bocca di tutti e nelle boutique di Via Condotti, sia che questo amore rimanga circoscritto al mio cuore.” Di giovinezza, di ispirazione e di aspirazioni sono piene queste pagine nell'intervista che a Sivia Actis Perino abbiamo voluto rivolgere.

Com'è nata la tua passione per la moda?Sono sempre stata una bambina timida e introversa: facevo fatica a socializzare con gli altri, vivevo in un mondo tutto mio. Disegnare rappresentava il modo di esprimere me stessa. Al termine delle Scuole Medie scelsi la strada del Liceo Artistico, sostenuta dalla mia famiglia.

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l’eleganza e le ambizioni di una giovane promessa della moda torinese

foto: Sergio Spanu

di Margherita Gugliuzza

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Nel corso di quei cinque anni, conobbi insegnanti che videro in me qualcosa di speciale. Durante un colloquio tra genitori e docenti, la professoressa di Tecniche Pittoriche disse a mia madre che in dieci anni di insegnamento non aveva mai incontrato un'allieva con le mie capacità. Quell'episodio fu un'ulteriore conferma: in me cresceva ancor più la convinzione che la mia vita sarebbe stata un tutt'uno col mondo del disegno. Al quinto anno, la decisione più importante: scegliere un indirizzo universitario. Alla domanda: «Cosa farai dopo il Liceo?», risposi senza esitazione: «Disegnerò abiti». Non c'è un preciso momento che mi ha spinto a mettere la moda al centro dei miei desideri. Molti mi ripetevano che sarebbe stata una carriera impossibile, che avrei dovuto riflettere bene prima di decidere, che solo le raccomandazioni permettevano di sfondare in quel campo. Ma, nonostante raramente mi sfiorasse il pensiero di trovare un'eventuale alternativa, sentivo subito che il mio cuore mi portava ogni volta nella stessa direzione. E' stata come una sorta di vocazione la mia. Giorno dopo giorno sono sempre più convinta che la moda rappresenti il mio Oggi e il mio Domani.”

Qual è il percorso di studi che occorre intraprendere per diventare fashion designer?Per chi come me ama la moda, e ancor prima l'arte in tutte le sue espressioni, il percorso di studi passa inequivocabilmente attraverso il Liceo Artistico in primis, e in seguito l'Accademia di Belle Arti. Il fashion designer non è solo un bravo illustratore dotato di una buona mano e di un pizzico di fantasia, ma colui che sa unire il talento, la fantasia, la cultura, la passione e l'amore nel coltivare tutti questi fattori insieme. Disegnare un abito significa andare oltre il figurino, guardare avanti al futuro, prendendo spunto dai grandi del passato. Lo studio è il cibo della mente, è un tassello fondamentale che non deve mancare durante qualsiasi cammino verso il mondo del lavoro e in nessun settore, tanto meno quello della moda, dove il verbo creare è inscindibile dalla parola cultura.

Model: Emanuela FulgoriMake-up Artist: Chiara Gasparri

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Quali sono i tratti distintivi del tuo stile nel disegnare abiti?Nel mio modo di essere e di fare, sono sempre stata una perfezionista. La perfezione è un'utopia, ma è lo stimolo giusto per migliorarsi e per crescere. Un abito è il riflesso di chi lo crea. Sono un'eterna sognatrice, romantica, capace di osare nelle giuste misure, determinata e intraprendente. Per questo, la mia donna è in bilico tra la sensualità e la timidezza: i miei tratti sono decisi, ogni particolare ha il suo perché, gli spacchi e le scollature non sono mai volgari, ogni taglio è la conseguenza di un altro. Tutti gli elementi si incastrano in un'armonia di segni e geometrie. Prediligo le tinte unite perché il messaggio che intendo trasmettere è dato dalla struttura e dall'anima del capo. Colore e struttura, avendo pari peso, non possono convivere: uno dei due inevitabilmente vince l'altro. Nei miei abiti, dunque, il colore passa in secondo piano, divenendo quasi un accessorio. Ogni mia creazione, una volta ultimata, deve contenere tutte le parole chiave del mio vocabolario di stile: devo potermi specchiare in essa, deve rendere l'idea di una donna che, se da un lato ostenta la sua bellezza mostrando una profonda scollatura, dall'altro si nasconde dietro uno strascico come fosse una principessa.

Nel campo della moda, creatività è...La creatività è una delle componenti più importanti e, al tempo stesso, quella più difficile da sviluppare. Il disegno di un capo parte dal figurino, nudo, vuoto e senza vita: spetta allo stilista il compito di dare senso a quel vuoto. Creare significa riuscire ad essere innovativi senza stravolgere la tendenza del momento e senza cadere nel banale; significa lasciare il segno, dando un messaggio di impatto istantaneo. L'abito deve poter parlare di sé. Creatività è anche sinonimo di gusto, di arte e di cultura, ma è anche coraggio di osare, senza aver paura delle conseguenze e dei giudizi della gente, perché qualsiasi opera d'arte, sia essa un quadro, una scultura o un abito, nasce dal profondo dell'artista e, pertanto, ha sempre una sua ragione d'essere.

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Model: Ilary CrespoAssistant: Marina Milia

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“L'abito non fa il monaco”, così recita un antico adagio. Ma può un vestito effettivamente dire qualcosa della persona che lo indossa?Siamo quello che indossiamo. Gli abiti parlano di noi, sono dei silenziosi messaggeri del nostro modo di essere e persino del nostro umore. Quando una persona è triste sarebbe difficile vederla uscire di casa con indosso un capo dai toni accesi e vivaci: inconsciamente i nostri stati d'animo condizionano il nostro modo di vestire. Tra una donna che per andare a lavorare sceglie di indossare un paio di jeans, una camicia e delle ballerine, e un'altra che invece preferisce un mini abito, collant e un paio di decolleté, la prima vuole passare inosservata, non le importa che qualcuno la guardi; la seconda vuole invece essere notata, si sente sicura del suo corpo e non si camuffa dietro un paio di pantaloni. L'abito è quindi la personificazione dell'animo di chi lo indossa, è la sua anima in superficie.

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A proposito di donne, come spieghi il bisogno che tutte noi abbiamo di indossare sempre qualcosa di diverso per sentirci bene? In altre parole, può la moda avere un impatto psicologico sui nostri stati d'animo?Ogni donna ama sentirsi bella. L'abito è l'alleato per eccellenza durante la lotta per stare bene con noi stesse. Molte donne si affidano alla moda, indossando un capo appena uscito sul mercato, per vivere il cambiamento di stile come un tentativo di migliorarsi, di sentirsi diverse e migliori. Un fenomeno capillare a cui tutte le donne fanno ricorso è il cosiddetto shopping terapeutico: acquistare un nuovo abito, un paio di calzature o una borsa, significa aggiungere al nostro armadio il pezzo mancante per costruire il puzzle della nostra felicità, un particolare che durante una serata tra amiche potrebbe fare la differenza. Prima di uscire di casa, una donna si preoccupa che l'abito faccia pendant con la borsa e con la scarpa, raggiungendo così un equilibrio esteriore che si riflette in equilibrio interiore.

C'è un personaggio famoso per il quale ti piacerebbe disegnare un abito? Se sì, come lo immagineresti?Se penso al prototipo di donna al quale faccio riferimento durante l'ideazione di un abito, senza sconfinare dal territorio della nostra amata Italia, mi vengono in mente personalità come Anna Falchi, Monica Bellucci, Vittoria Puccini, Anna Valle, ognuna con un diverso modo di interpretare l'eleganza, ma tutte estremamente sensuali nel mostrarsi con indosso un abito. Tuttavia, il personaggio che credo possa meglio incarnare la mia ideologia di donna sia Ilary Blasi, una delle showgirl che ammiro proprio perché riesce ad unire semplicità ed eleganza, non si atteggia a diva ed evoca dolcezza. E' difficile immaginare e descrivere dettagliatamente un abito a parole senza prima avere un'idea precisa in testa e sulla carta. A grandi linee, penso che realizzerei per lei un abito da sera che metta in risalto sia il suo corpo esile che il suo stupendo viso principesco, magari una seta o un taffettà azzurro cielo come i suoi

occhi. Sicuramente avrebbe una lunga coda: un abito romantico, particolare al punto giusto, sensuale ma non volgare. I capelli raccolti in uno chignon... Un'armonia di stile, novità e seduzione.

Quali sono i tuoi interessi al di fuori della moda?Le mie attenzioni si concentrano sull'arte e sul disegno in generale. All'università impariamo a conoscere la struttura del corpo umano operando il disegno dal vero del nudo maschile e femminile, essenziale per apprendere la fisionomia e le proporzioni utili a costruire il figurino base per la realizzazione dei capi. Mi diletto anche nella rappresentazione dei volti. Tutto ciò che ruota intorno al disegno, potrei dire, costituisce la mia principale fonte di interesse.

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Un'altra forma d'arte che mi incuriosisce è la fotografia: un singolare modo di vedere il mondo, un'insieme si luce, scatti e ricordi. Non avendo nozioni professionali in materia, ho iniziato la frequentazione di un corso proprio all'interno del percorso accademico per colmare le mie lacune. Se non fossi stata colpita dal dardo della moda, avrei sicuramente approfittato delle mie discrete doti canore per imparare l'arte del canto. Purtroppo, però, non ho mai avuto il tempo di approfondire con lo studio, facendo così scemare in partenza questo piccolo progetto. Ad ogni modo, rimane uno degli hobby dei quali faccio tesoro. Quanto è difficile per un giovane stilista come te farsi strada in un campo dove forte è la competizione?Ho intrapreso il cammino per diventare fashion designer con la piena con-sapevolezza di poter fallire. Ma sono anche amante delle sfide e non mi arrendo davanti al primo ostacolo: nella vita nulla è facile e sposo l'idea che volere è potere. Mentre

disegno il tempo vola: la matita traccia sul foglio le mie emozioni. Quando termino l'ideazione di un abito, mi capita spesso di fermarmi a guardarlo e di provare un brivido, come fosse una scarica di adrenalina, e in quei momenti capisco che il mio destino è legato indissolubilmente all'universo della moda. So che il percorso è in salita, che è pieno di ostacoli, di invidie, di favoritismi, di ingiustizie, di critici crudeli e severi, ma il brivido di cui parlavo prima rappresenta la mia forza, il mio stimolo ad andare avanti, a non arrendermi mai. La vita è un susseguirsi di prove da superare, di scogli da evitare. Bisogna avere il coraggio di mettersi in gioco, di rimboccarsi le maniche e di lottare per i propri sogni.

Progetti per il futuro?Il più imminente dei miei obiettivi è quello di ottenere la laurea breve il prossimo anno. Al termine della triennale, vorrei continuare con la specialistica, in modo da poter arricchire sempre più il mio bagaglio culturale e artistico.Tutto ciò che mi attende dopo l'università è un immenso punto interrogativo. Per raggiungere la cima, è necessario partire dai piedi della montagna: non mi aspetto di essere una stilista famosa e affermata in tutto il mondo a soli venticinque anni. La mia speranza è quella di diventarlo a piccoli passi, dando il meglio di me, facendo dei sacrifici, accettando le eventuali sconfitte con umiltà, senza abbattermi, anzi considerandole come un ulteriore motivazione per inseguire il mio sogno. In fondo al cuore, sento che un giorno riuscirò a trasmettere agli altri tutta la passione che provo per questo lavoro. Sento che tutte le emozioni che mi attraversano saranno anche quelle di chi indosserà una delle mie opere. Perché non c'è differenza tra guardare un quadro e guardare un abito: in entrambi i casi, l'artista pone una parte di sé, un pezzo di cuore nella tela o nella stoffa, e nel momento in cui riesce arriva al cuore di chi osserva, può dire di aver raggiunto il traguardo più grande. Questo è ciò che auguro a me stessa di poter realizzare.

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sopra: gli affreschi prima dell’intervento di restauro.

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riuscissero a concepire ed inventare pur non avendo una vera e propria base culturale, per noi, uomini del nostro tempo, chiamata, "tradizionale"; ma con gli anni, forse, con l'esperienza, si poteva dare solo una spiegazione, una prova, che esiste un seme di Dio attivo in tutti gli uomini, che da una forza alla psiche umana, una forza che spinge gli individui all'abbandono del-l'esperimento di Dio. "Io" artista, dunque, non trattengo nulla, di me stesso, ma creo secondo la mia sensibilità. Ma all'uomo tutto questo non bastava ed inventò l'alchimia per farsi una coscienza metafisica, che già aveva a portata di mano; il Parmigianino morì a causa delle esalazioni del pentolone che ormai bolliva da parecchi giorni, (non parliamo di Giordano Bruno e Cagliostro). La materia al nero degli alchimisti è chiamata anche "primo segno" dell'opus, poiché senza annerimento non ci sarà bianchezza. Nel catino dell'abside c'è la figura di Cristo leggermente stilizzata, giovane, con una espressione dolce. Non c'è nulla di terribile, colui che ci viene incontro, luminoso come l'oro dentro la Signoria della mandorla, con il cuore e la fiamma ardente, simbolo di carità, coronato di spine, che lo avvolgono per la redenzione dei peccati commessi dall'umanità, ai lati quattro angeli, ma ho sempre voluto immaginare gli evangelisti.

sopra: Ida Pitrelli.

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sopra: foto R. Strano, l’opera di restauro ultimato.

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Lo Spirito Santo su di loro al centro della vela. Quando entri nella cappella vedi subito un cielo, blu “todesco” con delle stelle in oro zecchino, ed ai lati ci sono dei tondi con angeli e cartigli che indicano le virtù necessarie che accompagnano i giovani seminaristi, futuri sacerdoti, verso Cristo. Dentro l'altare di marmo pario ci sono le spoglie mortali di San Pio martire morto ancora adolescente sotto Valeriano a causa di una persecuzione anticristiana; egli è simbolo di preghiera, sacrificio e di straordinaria volontà di diffondere l'insegnamento di Cristo, è colui che contribuisce all'affermazione della Chiesa, il cammino di San Pio martire è il tema da presentare all'attenzione, in termini di consiglio, ai ragazzi seminaristi.Parallelamente vengono proposte le vite dei Santi, intercessori degli uomini presso Dio, nelle vetrate istoriate, sempre nel catino ci sono tre finestre ogivali, una con Maria Santissima, appena sotto il Sacro Cuore ed

ai lati San Giuseppe e San Carlo Bor-romeo, sono degli spazi architettonici perfetti, come perfetto trovo la misura, lunghezza, larghezza ed altezza della cappella, il mezzo esatto del Tempio di Gerusalemme. L'altare rispetto alla porta d'ingresso e leggermente spostato a destra (non molto visibile ad occhio nudo), come figurativo del capo reclinato di Cristo dopo la morte in croce. Nello spazio laterale ci sono due angeli a simbolo della Croce/Martirio e della Purezza/Sacrificio.Sulla reinterpretazione dei costoloni (collegamento al Guarini), troviamo dei decori di richiamo arabo-normanno ed in alcuni casi lombardo. Salvare un'opera d'arte col restauro, insegna di come la redenzione dell'uomo è sempre stata espressa con l'arte figurativa, istruendo i popoli nella fede, la fiducia dei cristiani ovviamente non è riposta negli oggetti, ma l'onore attribuito è in riferimento al prototipo che rappresentano.

sotto: foto R. Strano, l’opera di restauro ultimato.

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La Ricetta di NatalePandoro al cioccolato

e mascarpone

DIFFICOLTÀ:

TEMPO DI PREPARAZIONE: 30 MINUTI

TEMPO DI COTTURA: 10 MINUTI

INGREDIENTI:

1 pandoro5 tuorli d’uovo

250 gr di mascarpone200 ml di latte

150 gr di zucchero2 cucchiai di farina

120 gr di cioccolato fondenteq.b. di zucchero a velo

Preparazione

1) Per la crema al cioccolato, sbattete 2 tuorli e 60 gr di zucchero, poi aggiungete 2 cucchiai di farina e il latte poco per volta facendo attenzione a non formare dei grumi.2) Mettete sul fuoco e fate bollire affinche la crema si addensi. 3) Intanto fate sciogliere il cioccolato fondente a bagnomaria per poi aggiungerlo alla crema. 4) A parte preparate la crema al mascarpone sbattendo i restanti tuorli con lo zucchero, lavorateli finchè non si montano e poi aggiungete il mascarpone continuando a mescolare ancora qualche minuto. 5) Prendete il pandoro tagliatelo in orizzontale ottenendo 6 dischi dello spessore di 2 cm. 6) Cominciate a farcire ogni strato alternando le 2 creme e disponendo i dischi sfalsati in modo che rimangano tante punte.7) Per decorare il pandoro prendete una siringa da pasticcere e fate tanti ciuffetti su ogni punta alternando mascarpone e cioccolato poi spolverate con zucchero a velo.

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Claudia Terrasi Miss Sicilia 2009Foto: www.deph.itMake-up: FormedStilista: Cetty Pepi

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Incontridi Vittoria Di Grande

Pedagogista - counselor

Uno studio americano rivela che le rendono i loro figli più felici. La recente ricerca della Columbia

University School of Social Work sottolinea che, le mamme che lavorano non arrecano alcun danno alla dei loro bambini…anzi! Vengono così smentiti i tanti dossier che sottolineavano come le mamme che non stavano vicine ai loro bambini nei primi anni di vita ne compromettevano la crescita e li condannavano ad un apprendimento lento e difficoltoso. Secondo lo studio, non ci sarebbero differenze tra chi lavora e chi decide di rimanere a casa con i figli: i vantaggi e gli svantaggi restano in equilibrio. La differenza è data dall’attenzione dei genitori alle esigenze e ai bisogni dei bambini, dall’amorevole cura, dalla qualità e non dalla quantità del tempo. Sospiro di sollievo, quindi, per le mamme preoccupate dal loro rientro al lavoro, che esprimono la loro felicità e riacquistano la loro serenità. Quale cosa più bella al mondo se non quella di diventare mamma? La capacità di generare vita, di entrare nel mistero incommensurabile di sentire dentro di sé un

essere umano che prende forma, che scalpita, che si muove…il periodo più bello per una donna fatto di lunghi e incantevoli nove mesi. Le preoccupazioni ci sono e anche un pò d’ansia, per carità, ma pur sempre superabili. E quanto da fare dopo! Per fortuna le donne (è scritto proprio nel loro DNA) hanno mille risorse, trovano sempre il tempo, la forza, l’energia, ma ci sono anche i sensi di colpa per le mamme che lavorano. Uscire di casa la mattina presto, magari in punta di piedi per non svegliare il bambino, perdersi i momenti fondamentali della sua crescita e sperare di godersi qualche sorriso prima di cena. Allora ecco qualche suggerimento utile per rendere meno faticoso il distacco: se uscite presto al mattino preparate comunque il tavolo per la colazione del vostro piccolo e in punta di piedi passate a dargli un bacino. Sono gesti semplici, ma servono a mantenere il legame. Poi, non abbiate mai paura di dirgli che lo amate. Spesso la fretta inaridisce il linguaggio. Infine, la sera cercate uno spazio tutto vostro: per esempio prima della cena o la nanna: potreste fargli personalmente il bagnetto e giocare con

Mamme lavoratrici figli più felici

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lui/lei oppure avere un appuntamento fisso con la lettura di una fiaba, affinché almeno prima di dormire veda il vostro viso per ultimo. Il poco tempo di una mamma che lavora deve essere trasformato in tempo di qualità. Meglio stirare un paio di ore in meno ma godersi una serata in famiglia o a prendersi cura di sé. Con elasticità e comprensione reciproca, fate in modo di ricavare nella vostra tabella di marcia almeno questi tre momenti speciali: tempo per la famiglia, per la coppia e per se stesse. I miracoli a volte accadono anche senza che la super tata di Sky arrivi a casa vostra. Perché il gioco di squadra è qualcosa che si può imparare sin dai piccoli. E che perfino un marito in posizione fissa sul divano può mettere in pratica. La collaborazione in famiglia è il primo fondamentale principio che dovete infondere nel vostro nido. Uno stile di vita altruista, in cui ogni com-ponente della famiglia si prenda un pò cura di sé senza delegare sempre agli altri é la strada da percorrere per essere donne serene, che possono lavorare e occuparsi della propria vita domestica. Anche se avete a che fare con figli piccoli o adolescenti e un marito all'antica o non molto collaborativo niente deve allontanarvi dal vostro scopo: dividersi i compiti e aiutarsi a vicenda. Le cose da fare in casa sono un milione, ma se ognuno nel suo piccolo pensa a rifare il suo letto ogni mattina, a riporre i vestiti sporchi nel cesto quando rientra, a sparecchiare il suo angolo di tavola dopo la cena, il carico di lavoro si riduce notevolmente. E voi a fine giornata non avete la faccia - e l'umore - di una che ha infilato due dita nella presa elettrica. A rassicurare le mamme lavoratrici italiane e per favorire ed aiutare il reinserimento lavorativo delle donne, giungono le iniziative portate avanti da pubblico e privato proprio dopo la carta per le pari opportunità, presentata lo scorso ottobre 2009 promossa da Fondazione Sodalitas, AIAF, AIDDA, Impronta Etica, UCID, l’Ufficio Nazionale Consigliera di Parità e con l’adesione del Ministero del Lavoro, della Salute, e delle Politiche Sociali e il Ministero per le Pari Opportunità; lo scorso 29 aprile è stato approvato pacchetto di misure contenute

nel “Piano di conciliazione” per il sostegno alle madri che lavorano e all'occupazione femminile predisposto dal Ministero delle pari opportunità. Il Piano di interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro investe 40 milioni di euro del Fondo Pari Opportunità nelle baby sitter di condominio, dette tagesmutter, nell'imple-mentazione dei servizi per la prima infanzia, nel telelavoro, nel reinserimento delle donne dopo il congedo per maternità.Il ministero del lavoro ha dato il via lo scorso 3 maggio alla campagna di comunicazione “sicuramente noi” finaliz-zata ad informare i cittadini, e in particolare le donne che lavorano, sul ruolo delle Consigliere di Parità, che in ogni Regione e Provincia svolgono azioni concrete per promuovere l'occupazione femminile e la conciliazione tra lavoro e famiglia, inter-venendo direttamente a sostegno delle pari opportunità, dell'uguaglianza e della sicurezza nei luoghi di lavoro. L'idea creativa si sviluppa a partire dalle più comuni situazioni a rischio che le donne lavoratrici si trovano a dover gestire: inserimento nel mondo del lavoro, avanzamento di carriera, stress correlato alla conciliazione lavoro-famiglia, garanzia di adeguate condizioni di sicurezza. Molto deve essere ancora fatto, ma questo probabilmente è un buon inizio. Le mam-me, per loro fortuna, hanno una stra-ordinaria capacità di reagire alle difficoltà e di vivere comunque positivamente l'av-ventura della maternità e questo deriva, fondamentalmente, dal rapporto con il proprio bambino, per quante fatiche una mamma possa fare, sente che tutto le è ripagato con la presenza del neonato. Malgrado le ansie, le paure, le preoc-cupazioni che ci accompagnano quotidiana-mente in questa avventura, i figli ci regalano gioie, soddisfazioni, ci ripagano di tutti i dolori e ci infondono una forza inaspettata che scopri possedere dalle prime doglie. Le mamme dovrebbero ricordare che dalla loro felicità dipende quella dei loro piccoli, che dalla loro serenità deriva la serenità dei loro figli. La felicità è contagiosa: una persona serena, influisce sulla felicità di molte altre persone…

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