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Ci sono momenti che penso? Forse è il caso di ricordare che pensare non sta, in questo caso, per dormire, anche perché “un mae- stro non dorme, pensa”. Forse però è meglio usare quella frase che di- ce: “Anche un sa- murai deve trovare il tempo per riflet- tere”. E così ho cercato di riflettere sulle sensazioni prodotte dal viag- gio-visita nel no- stro Paese di shihan Kenneth 54 Sportivo E’ fatale che tutto cominci in Giappone, dove le arti marziali hanno trovato più nutrimento che altrove.Ma il Kenneth Funakoshi,nipote di quel celebre Gichin considerato padre del moderno karate, ha messo radici negli States. Ed è venuto in Italia dove tante cose sono state spiegate. di Gsb Funakoshi. Settantaduenne, ni-sei vale a dire seconda generazione ameri- cano-giapponese — shihan vive in California ed è il quarto nipote del fa- moso Gichin Funakoshi. Della storia, non romanzata, di Kenneth Funakoshi abbiamo già parlato. Ora proveremo ad approfondire il “suo” shotokan, la cara- tura e il carisma. Shihan Kenneth Funakoshi Fondatore e capo istruttore della “Funakoshi shotokan karate association”, inizia la prati- ca del judo nel 1948 sotto la guida di Arakaki sensei presso l’istituto linguistico giapponese di Fort Gakune a Honolulu, Hawaii. Frequenta la scuola superiore di Farrington nel distretto di Kalihi, dove entra a far parte della squadra di football e divie- ne capitano della squadra di nuoto campio- ne del territorio delle Hawaii (le Hawaii non erano ancora uno Stato). Funakoshi sensei si addentra nel kempo, sotto la guida di Adriano Emperado, dal 1956 al 1959 men- tre frequenta l’università delle Hawaii grazie a una borsa di studio ottenuta grazie al nuoto. Nel 1960 inizia la pratica dello shotokan quando la “Japan karate association”, Jka, destinò il suo primo grande campione, Hirokazu Kanazawa, all’insegnamento pres- so l’Associazione di karate delle Hawaii per tre anni. Nei successivi tre anni, Funakoshi si allena sotto Masataka Mori, un altro istrutto- re della Jka. Dal 1966 al 1969 si esercita con il terzo e ultimo istruttore inviato dalla Jka, il leggendario Tesuhiko Asai, un altro grande campione del Giappone. Nel 1969, dopo 10 anni di pratica con i più famosi maestri del Giappone e dopo aver vinto il campionato dell’Associazione di karate delle Hawaii per cinque anni di seguito (1964- 1968), Kenneth Funakoshi viene nominato capo istruttore dell’Associazione di karate delle Hawaii. Si trasferisce poi a San Jose, California, per insegnare karate nel dicembre 1986. Nel 1987 fonda l’associazione non politica de- nominata “Funakoshi shotokan karate asso- ciation”, con sede centrale internazionale a Milpitas, California, e con affiliati negli Stati Uniti, in Messico, in Europa e in Sud America. Tetsuhiko Asai Fu un importante maestro giapponese di ka- rate shotokan, prima direttore tecnico della “Japan karate association”, Jka, poi fonda- Gichin Funakoshi durante un esibizione di kata Tetsuhiko Asai 54.61.sp.qxd 4-06-2010 8:20 Pagina 2

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Ci sono momenti che penso? Forse è ilcaso di ricordareche pensare nonsta, in questo caso,per dormire, ancheperché “un mae-stro non dorme,pensa”. Forse peròè meglio usarequella frase che di-ce: “Anche un sa-murai deve trovareil tempo per riflet-tere”. E così hocercato di rifletteresulle sensazioniprodotte dal viag-gio-visita nel no-stro Paese dishihan Kenneth

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E’ fatale che tutto cominci in Giappone, dove le arti marzialihanno trovato più nutrimento che altrove. Ma il KennethFunakoshi, nipote di quel celebre Gichin considerato padredel moderno karate, ha messo radici negli States. Ed è venutoin Italia dove tante cose sono state spiegate.

di Gsb Funakoshi. Settantaduenne, ni-sei —vale a dire seconda generazione ameri-cano-giapponese — shihan vive in

California ed è il quarto nipote del fa-moso Gichin Funakoshi. Della storia,non romanzata, di Kenneth Funakoshiabbiamo già parlato. Ora proveremo adapprofondire il “suo” shotokan, la cara-tura e il carisma.

Shihan KennethFunakoshiFondatore e capo istruttore della “Funakoshishotokan karate association”, inizia la prati-ca del judo nel 1948 sotto la guida diArakaki sensei presso l’istituto linguisticogiapponese di Fort Gakune a Honolulu,Hawaii. Frequenta la scuola superiore diFarrington nel distretto di Kalihi, dove entraa far parte della squadra di football e divie-ne capitano della squadra di nuoto campio-ne del territorio delle Hawaii (le Hawaii nonerano ancora uno Stato). Funakoshi senseisi addentra nel kempo, sotto la guida diAdriano Emperado, dal 1956 al 1959 men-tre frequenta l’università delle Hawaii grazie

a una borsa di studio ottenuta grazie alnuoto.Nel 1960 inizia la pratica dello shotokanquando la “Japan karate association”, Jka,destinò il suo primo grande campione,Hirokazu Kanazawa, all’insegnamento pres-so l’Associazione di karate delle Hawaii pertre anni. Nei successivi tre anni, Funakoshi siallena sotto Masataka Mori, un altro istrutto-re della Jka. Dal 1966 al 1969 si esercitacon il terzo e ultimo istruttore inviato dallaJka, il leggendario Tesuhiko Asai, un altrogrande campione del Giappone. Nel 1969,dopo 10 anni di pratica con i più famosimaestri del Giappone e dopo aver vinto ilcampionato dell’Associazione di karate delleHawaii per cinque anni di seguito (1964-

1968), Kenneth Funakoshi viene nominatocapo istruttore dell’Associazione di karatedelle Hawaii.Si trasferisce poi a San Jose, California, perinsegnare karate nel dicembre 1986. Nel1987 fonda l’associazione non politica de-nominata “Funakoshi shotokan karate asso-ciation”, con sede centrale internazionale aMilpitas, California, e con affiliati negli StatiUniti, in Messico, in Europa e in SudAmerica.

Tetsuhiko AsaiFu un importante maestro giapponese di ka-rate shotokan, prima direttore tecnico della“Japan karate association”, Jka, poi fonda-

Gichin Funakoshi durante unesibizione di kata

Tetsuhiko Asai

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Ma prima bisogna fare un balzo indie-tro nel tempo.Gichin Funakoshi Mentre Jigoro Kano (1860-1938) eMorihei Ueshiba (1883-1969) sono ri-conosciuti come i fondatori rispettiva-

nuovo l’istruttore nella sua vecchia uni-versità Keio, nei dojo delle società ecreando nuovi circoli.Ma ormai le cose non erano più le stes-se. Dopo la guerra Gichin Funakoshiammise che “era diventato dolorosa-

Arrivò quasi a novant’anni e soleva at-tribuire la sua longevità e la sua buonasalute al karate — “la miglior medicinaesistente” — e alla vita sana.Non aveva mai fumato, beveva rara-mente, dormiva su una sottile stuoia con

tote

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tore e capo istruttore della “International ja-pan martial arts karate” Asai-ryu (Ijka) efondatore della “Japan karate shoto-renmei”(Jks, conosciuta anche come “Japan karateshoto federation”).Nacque nel 1935 nella prefettura di Ehime,sull’isola di Shikoku. E’ il maggiore di settefigli e come quasi tutti i maschi del tempopraticò il sumo, e il padre, un poliziotto, gliinsegnò anche judo, kendo e sojutsu. A do-dici anni fu presente a un combattimento traun pugile e un karateka: il combattente dikarate riuscì a sconfiggere l’avversario conun calcio e questo episodio lo impressionòfortemente. Nel 1958 Tetsuhiko Asai si laureò all’univer-sità Takushoku, dove praticò karate con

Gichin Funakoshi, Masatoshi Nakayama eTeruyuki Okazaki. Si allenava così dura-mente che gli venne concesso di dormire neidormitori riservati ai praticanti di karate. Suraccomandazione di Nakayama, si iscrisseal programma per istruttori della “Japan ka-rate association”, Jka, e dopo tre anni ter-minò il corso. Nel 1961 vinse il CampionatoJka nel kumite e nel 1963 nel kata. Nel1961 fu campione Jka, con un primo postonel kumite e un secondo nel kata. Fu il primo istruttore a portare il karate aTaiwan. Nella seconda metà degli Anni 60insegnò karate nelle Hawaii per ben cinqueanni e tra i suoi studenti c’era ancheKenneth Funakoshi (quarto cugino di GichinFunakoshi). Nel corso degli anni Asai venne

promosso all’interno della Jka fino a esserenominato direttore tecnico. Dopo la scom-parsa di Nakayama la Jka attraversò unacrisi e si divise: Asai e i colleghi (inclusoKeigo Abe e Mikio Yahara) formarono ungruppo, mentre Nakahara Nobuyuki e varicolleghi ne crearono un altro che nel 1999fu riconosciuto ufficialmente come Jka. Nel 2000 Asai fondò la “International ja-pan martial arts Asai-ryu” e la “Japan kara-te shoto renmei”. Oltre a possedere il gradodi 9° dan nel karate shotokan, fu anche 3°dan in jodo, 2° dan in judo, 2° dan injukendo e 2° dan in kendo.Riflettendo sulle relazioni tra gli istruttori del-la Jka che si sono laureati all’universitàTakushoku Tetsuhiko Asai così si espresse:

mente del kodokan judo e dell’aikido,Gichin Funakoshi (1868-1957) è consi-derato il padre del moderno karate, unrappresentante e un modello di quellostile di budo, piuttosto che il suo effet-tivo inventore.Gichin Funakoshi dopo la guerra fu ingrado di raccogliere i pezzi sparsi e ri-costituire il karate shotokan. Nel 1949venne fondata l’“Associazione giappo-nese di karate”, con il nostro personag-gio nelle vesti di capo consigliere (ilkarate fu la sola arte marziale a non es-sere bandita dalle autorità di occupa-zione, per la ragione che era solo unaspecie di pugilato e non un’arte marzia-le nazionalista). Funakoshi riprese lasua attività di insegnante, facendo di

mente conscio del fatto che l’aspettospirituale nel karate moderno era quasiirriconoscibile”. Ormai ottantenne,Funakoshi continuava a enfatizzare l’e-tica del karate e lo studio dei kata, male sue classi erano poco frequentate e losarebbero state ancora di meno senza lapartecipazione delle cinture bianche. Igiovani praticanti erano interessati allacompetizione, al punteggio ottenuto, al-le mosse appariscenti.A loro non interessavano l’insegnamen-to delle tecniche fondamentali e gli am-monimenti di un anziano, anche se co-stui aveva una insuperata comprensionedel vero significato del karate. E cosìFunakoshi riassunse i suoi punti di vistasull’arte in “venti principi del karate”.

una sola coperta, estate e inverno, e fa-ceva il bagno ogni giorno. Dalla sua au-tobiografia, scritta un paio di anni primadi morire, Gichin Funakoshi risulta es-sere piuttosto serio e puritano, ma i suoigiovani allievi riferiscono, nei loro ri-cordi, che il vecchio maestro di karateera molto amichevole e ciarliero al difuori dell’allenamento e, spesso, pren-deva in giro la loro vita amorosa.Morì il 26 aprile 1957. La sua lungafruttuosa vita incarnò le virtù del karateshotokan: coraggio, cortesia, integrità,umiltà e autocontrollo, che fanno partedel suo dojo kun.Sul concetto della “salute prima di tut-

Alcuni attimi dello stage a SanGiuliano Milanese con ilmaestro Funakoshi Il gruppo di stagisti

partecipanti all’appuntamentoa San Giuliano Milanese

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“Quasi tutti noi siamo arrivati fin qui, con-trariamente alle nostre posizioni ufficiali ealle federazioni di appartenenza. Qualcunoci ha già lasciato, ma questa non è forse lavita? Personalmente sono lieto di dire chequasi tutta la rivalità — che si era profonda-mente radicata — è sparita, insieme allascomparsa dei miei pari. Credo che la per-dita di Enoeda, Kase, Tabata, Shoji e tantialtri abbia riportato molti di noi alla realtà.Ovviamente questo ragionamento non è di-retto solo all’università Takushoku, ma ri-guarda tutti noi pionieri del karate, che in-vecchiamo”.La salute di Tetsuhiko Asai deteriorò conl’età e il 10 febbraio 2005 si sottopose a unintervento chirurgico al fegato. Morì la notte

del 15 agosto 2006 — erano le 2,50 — la-sciando la moglie Keiko e la figlia Hoshimi. Più di duemila persone partecipano al suofunerale che si tenne il 1° settembre tempiodi Gokukuji a Tokio. Asai ricevette il gradodi 10° dan postumo dalla Jks e sua mogliegli succedette in veste di presidente dellaIjka.

Un uomo tranquillo 19 marzo 2010, “Kodokan Karate Do” diSan Giuliano MilaneseKenneth Funakoshi è un uomo che trasmet-te serenità, pacatezza, tranquillità. Uno“shihan” che non si mette su un piedistallo— non ne ha bisogno — e con umiltà si

presenta per farsi conoscere e per trasmet-tere quello che sa, la sua tecnica, il suopensiero, il suo “budo” e subito capisci chepossiede capacità eccellenti. I gesti di sem-pre, le tecniche perpetuate, assumono permolti un significato e un diverso modo diessere, sembra più semplice metterle in attoe più facile mantenerle. Proviene dalla schiera di praticanti giappo-nesi della quale facevano parte il maestroShirai, il maestro Enoeda e altri grandimaestri di “quei tempi”.Durante l’insegnamento, la carica e il cari-sma vengono trasmessi a profusione. Aibambini, insegna (come è giusto), che “pri-ma viene lo spirito e poi la tecnica” e quin-di la sua lezione è intrisa di significati edu-

to”, si parla di tai chi, arte in cuiHirokatsu Kanazawa, uno dei maestripiù seguiti al Mondo, allievo di GichinFunakoshi e maestro di KennethFunakoshi, si è sempre distinto.Tai chiIl tai chi, un’arte marziale che derivada antichissime tecniche di combatti-mento cinesi, può essere utilizzato co-me vera e propria terapia per chi soffredi giramenti di testa e altri disturbi del-l’equilibrio. L’annuncio arriva dal con-gresso nazionale dell’American aca-demy of otolaryngology, a San Diego,dove sono stati diffusi i risultati di unostudio condotto su 21 anziani con pro-blemi di questo tipo.Dopo due mesi di lezioni, tutti hannoaffermato di aver ottenuto un migliora-mento significativo. I benefici, spieganoi ricercatori, derivano da una più raffi-nata coordinazione dei movimenti, maanche dal senso di rilassamento che iltai chi porta con sé.

Gli intervenuti alla lezionetenuta dal maestro Funakoshi aCormano (Milano)

I numerosi partecipanti accorsiper lo stage con il maestroFunakoshi a Borgomanero

Lo stageHo approfittato del-l’unico giorno “tut-to Wasi”, a Broni,presso il nuovocentro “ExperienceClub” per parlarecon shihan KennethFunakoshi in meri-to al livello che hatrovato in questocircuito. Ecco ciòche mi ha detto. “Ho insistito lungamente sui fonda-mentali perché quasi certamente moltimaestri delle varie cinture nere, kuroobi, non seguono da tempo un maestroche intensamente segua la via. Pensaredi ‘essere arrivati’ fornisce un’immagi-ne errata nella pratica non solo del ka-rate-do ma di tutto il budo. L’umiltà èuna delle componenti del dojo kun diGichin Funakoshi che non dobbiamomai dimenticare. “Io stesso risento della mancanza del

maestro Tetsuhiko Asai (1935-2006) cheha lasciato un vuoto intorno a noi. Asaisensei ripeteva sempre che ogni allena-mento deve essere come la prima volta.Dare tutto! E sempre curare la formache quando si acquisisce diventa ‘nonforma’. Una sorta di guardia, kamae,libera ma efficace. Molti hanno pensato

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et-uohem-erditto

o-rodi

ri-Airi-n-u-

cativi, formativi, dove il sahò assurge a tut-ta la sua dignità. E poi viene la tecnica enon perché sia meno importante ma per-ché è quella cosa che si acquisisce “dopo”,quasi in modo automatico. Per gli adulti,una lezione intensa, basata sui kihon, tra-sformati poi in tecniche di kumite.Durante e a fine lezione, complimenti par-ticolari ad alcuni “allievi-maestri” della“Kodokan Karate Do” e ad altri, con gran-de soddisfazione dello scrivente. Tra i par-tecipanti anche un allievo “diversamenteabile” in carrozzina.Da Rozzano abbiamo accolto, con sinceragioia, gli allievi del Csks assieme ai mae-s tr i Rut igl iano e Lacedonia. AugustoLafronte, sensei, amico e anziano budoka

(anche lui 72 anni), si è allenato con lospirito che solo quelli della vecchia guardiasembrano possedere.Altri due allievi, “giovani” budoka —Lentini e Vitali —, con più di sessanta pri-mavere sulle spalle, hanno lavorato dandoprova di grande passione e abnegazione.Parlare con shihan Kenneth Funakoshi ècome rivivere momenti che sembrano ma-linconicamente passati, le storie e gli aned-doti, nelle quali e nei quali i vari sensei,oggi conosciuti in tutto il Mondo, sono iprotagonisti e i ricordi di momenti malinco-nicamente passati e di un ambiente che ècambiato ma che nel nostro cuore e nellanostra immaginazione, rimane “l’obbietti-vo”, tanto idealizzato e agognato.

Forse anche noi siamo cambiati e invec-chiati, ma quel mondo, quella cultura, que-gli allenamenti, quello spirito, fanno partedi noi e quando vengono rivissuti in unracconto o in uno sporadico allenamento, imiei occhi si inumidiscono.Salutare shihan Funakoshi, è come tuffarsinei primordi del karate “do”, durante iquali, il più famoso Gichin Funakoshi, as-sieme ad altri sensei del periodo, incomin-ciavano a espor tare i l karate do dalGiappone, nel Mondo. Sempre con la fantasia, mentre saluti, tisenti uno degli allievi che hanno aiutatoa rendere il karate do la storia che tuttinoi conosciamo, con i suoi pro e i suoicontro.

Il maestro Funakoshi durantele spiegazioni tecniche aCormano

nalizzato i kata, co-sì come deve essere.Che correzioni devoapprontare? Dareuna mia personaleinterpretazione ecreare confusione?“Potrei invece ad-dentrarmi neibunkai, ‘smontare’,ma prima bisogne-rebbe essere certiche si conoscanobene i kata, almeno

gli heian, ‘via della pace’ e i sentei(bassai, kankudai, jon, empi), e cioè asinistra, che è normale; a destra, ura e‘indietro girato’, kono urano. “Siamo certi che tutte le scuole sianopronte ad affrontare tale impegno?Meglio conoscere meno kata — nel nu-mero — ma comprenderne il vero signi-ficato, l’applicazione, le varianti equant’altro il kata insegni. Non si puòpensare di imparare un kata in un po-meriggio e di perfezionarlo in tre mesi

perché sarebbe un grave errore. Il kataè come una chiave, un passepartout,che può aprire ogni serratura. Ma devetrattarsi di un vero passepartout!“E’ mia intenzione — e ne abbiamo di-scusso in modo approfondito — di pre-parare, già dal prossimo anno, una ses-sione di esami shotokan (kyudan, il ‘si-stema dei gradi’) per riconoscimento,convalida, passaggio di dan, a conclu-sione del circuito. Così sono certo checoloro che desiderino ottenere il miocertificate di dan, Fska, si applicheran-no di più e si impegneranno a seguirmianche durante i miei spostamenti.“Vorrei, prima di entrare in un discor-so più complesso, ricordare lo spiritodi umiltà del maestro Gichin Funakoshicon un aneddoto. Quando ogni giornoveniva accompagnato nel suo dojo, daisuoi uchi deshi, allievi, faceva fermareil taxi davanti al Budokan di Tokio do-ve si trova la statua del professorJigoro Kano del ‘Kodokan judo’, e di-ceva: ‘Tutti devono ringraziarlo peraver recuperato il bagaglio tecnico e

che sarei venuto per correggere o pre-sentare nuovi kata. Ma questo non eraassolutamente il mio pensiero. Ognimaestro del passato, proveniente dal fa-moso gruppo della Jka — MasatoshiNakayama (1913-1987); HidetakaNishiyama (1928-2008) Stati Uniti;Satoshi Miyazaki (1938-1993) Belgio;Keinosuke Enoeda (1935-2003) GranBretagna; Taiji Kase (1929-2004)Francia; Hiroshi Shirai (1937) Italiatanto per citarne qualcuno — ha perso-

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L’allenamento di shihan Funakoshi è basatosui principi filosofici del budo, ma con dellevarianti e con tecniche evolutive o sportive.Come ho scritto in alcuni miei articoli, que-sto è un metodo che tutti dovrebbero adotta-re, senza più definire e dividere il karate inmille diverse branchie.Dobbiamo trovare gli spunti che ci possonounire e non quelli che ci dividono. Ma questa, è un’altra storia.

Francesco [email protected]

Una splendida mattina aBorgomaneroDomenica 21 marzo, presso la palestra divia Vecchia in Borgomanero, Novara, lostage con il maestro di karate KennethFunakoshi 9° dan.E’ Walter Corrà, noto tecnico di fama nazio-nale, e allenatore del RenbukanBorgomanero, associazione sportiva che siprodiga nel promuovere arti marziali da oltrequarant’anni, che ha fortemente voluto ospi-tare il famoso maestro Kenneth Funakoshi,pronipote di Gichin, il grande vecchio scom-parso nel ‘57 e conosciuto nel Mondo come“l’ideatore del karate moderno”.Nonostante il pessimo clima e il periodo de-

cisamente improbo, manifestazioni a mac-chia d’olio in tutto il nord Italia, buona lapartecipazione, oltre 50 cinture nere pre-senti e una trentina di giovani promesse. Kenneth Funakoshi, classe 1938, in Italiaper un tour organizzato con la collabora-zione del maestro Michele Juli t ta diOleggio, ha entusiasmato i presenti con ilsuo spirito giovanile e l’attaccamento alletradizioni giapponesi, nonostante viva daoltre cinqunt’anni negli Stati Uniti. Unasplendida mattinata che, a detta del maestroWalter Corrà, si ripeterà certamente.Il feeling con il tecnico nippo-americano,nato già da alcuni anni, è talmente forte chesi pensa a una visita a Saint Jose, inCalifornia, per rendere onore al carismatico

salvato il budo giapponese dalla rovi-na’. Quanti oggi riconoscono i valoriche hanno distinto uomini come JigoroKano e Gichin Funakoshi?”.I kata attraverso il tempo“Quando non molto tempo faTakayoshi Nagamine, maestro di shorinryu, ritornò a Okinawa, sua città nata-le, i suoi assistenti raccontarono unaneddoto che lo riguardava.“Prima del suo ritorno a Okinawa, du-rante una visita a uno degli ultimi dojodella costa occidentale degli StatiUniti, Takayoshi Nagamine venne pre-gato di eseguire alcuni movimenti dikata davanti agli assistenti del corsominore. Il maestro indossava un kara-tegi di cotone leggero che sembravanuovo. Durante l’esecuzione della suefigure favorite, ogni movimento del suocorpo sferzava l’aria.“Mentre eseguiva gli ultimi movimentidi kata, molti notarono che parte delsuo karategi era strappata.Sicuramente la forza e la potenza deicolpi ne erano state la causa. Uno de-gli allievi presenti gli si avvicinò e glichiese quale fosse la strada per conse-guire tale abilità e destrezza nel karate.“Il maestro, che aveva spesso incontra-to grosse difficoltà al momento di co-municare con la maggior parte dellepersone di quel Paese, in quell’occa-sione rispose in modo semplice ed elo-quente: ‘Pratico i kata’.“Per il principiante il kata è esatta-mente ciò che il suo insegnante gli haspiegato: una serie di movimenti conti-nui e in successione, di difesa e di at-

tacco (sho-bu), ese-guiti contro avver-sari immaginari.“Per molti si trattadi una fase abba-stanza noiosa, sinoa che non si giungeal momento più ec-citante: il combatti-mento libero. Ma sequesto è vero, per-ché il kata è presoin così grande con-

siderazione dai karateka più tradizio-nali e molti, come TakayoshiNagamine, lo consideravano un’ottimaforma di allenamento?“Bene, per capire qualcosa dei kata,occorre comprendere un po’ la filosofiagiapponese. Secondo la mentalità nip-ponica sia per servire una tazza di tè,come per tagliare i fiori di un giardinoo la testa di qualcuno, vi sono sempre

due modi: uno corretto e uno scorretto.Il karate non fa eccezione.“In Oriente i karateka erano convintiche un calcio, un pugno o un’azioneche ne blocca un’altra fossero superio-ri a qualsiasi altra cosa, perciò non ve-devano motivo di lasciare che unosciocco o un inesperto non condivides-se o mettesse in dubbio questa convin-zione, provata dai loro predecessori.

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Fasi tecnichedell’appuntamento aBorgomanero con il maestroKenneth Funakoshi

Il maestro Funakoshi durantealcune fasi dello stage a Broni

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c-lae-

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danaro

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personaggio.

Lo stage di Broni Il 23 marzo shihan Kenneth Funakoshi è sta-to il protagonista di uno stage all’honbuchoItalia Wasi sport della Fska, Funakoshi sho-tokan karate association. “Il karate è via, do, per migliorare”, questafrase, sottolinea l’importanza della ricercadell’equilibrio negli individui. Shihan Kenneth Funakoshi, inizia così il suostage. L’esercizio della mente, non coinvolge solo ilcorpo ma, soprattutto la forma mentis; ilpraticante deve osservare con spirito criticole situazioni quotidiane, nella famiglia, nella

scuola e nel lavoro, che ostacolano il perfe-zionamento di se stessi e deve affrontare leasperità con lo stesso vigore con cui intra-prende l’esercizio fisico.Lo spirito deve essere la guida di tutte le si-tuazioni della vita: pregiudizio, presunzio-ne, egoismo, ingiustizia e sentimenti incon-trollati che ostacolano il progresso dell’indi-viduo.Imparare a conoscere e controllare l’interio-rità, aiuta a raggiungere l’equilibrio e a vi-vere un’esperienza enormemente appagan-te. E se l’allenamento fisico, con l’avanzaredegli anni, conosce necessariamente delle li-mitazioni, lo spirito — al contrario — puòessere perfezionato per tutta la vita. L’erede, pronipote del grande Gichin

Funakoshi, il famoso maestro di karate del-l’isola di Okinawa, padre del karate sho-tokan, Kenneth Funakoshi, è nato alleHawai il 4 settembre 1938 da Yoshio eHaruko Funakoshi, la cui stirpe si colloca inun passato di oltre 400 anni secondo unagenealogia documentata.Nonostante l’illustre antenato, intraprendel’attività marziale con il judo all’eta di diecianni per poi passare al kendo e solo nel1960 inizia la pratica del karate sotto laguida di Hirokazu Kanazawa, il primogrande campione della mitica Jka, Japankarate association, con cui shihan Funakoshisi è allenato per diversi anni.Cinque volte campione delle Hawai e moltevolte secondo classificato nel famosa “All

“Essi sapevano perfettamente che con-traendo il più possibile i muscoli ante-riori rilassati acquistavano maggiorforza e che potevano rendere un bloccopiù efficacie raccogliendo con forza ilbraccio opposto al petto. Sapevanoinoltre che certe posizioni avrebberopermesso al karateka di spostarsi piùfacilmente da una posizione a un’altrapiù stabile e sicura. A ciò di aggiunga

una situazione in cui le tecniche segre-te di quel tempo avevano molti opposi-tori, non occorrevano né testi né fotoesplicative; tutto era concentrato nelkata.“I principianti, seguendo il loro mae-stro, studiano per anni i kata, mante-nendo segreti molti significati di talitecniche o fornendo spiegazioni al-quanto incomplete su ciò che sono

realmente.“Ciò potrebbe sciupare quelle creden-ze, in base alle quali moltissimi anni fai kata sarebbero stati trasmessi per il-luminazione divina ad alcuni monaci.In verità le origini dei kata ci possonosorprendere, poiché raramente questefigure risalgono a più di tre quarti di

secolo.“Tempo fa alcuniesperti di Okinawaportarono con lorodalla Cina una se-rie di figure chepoi modificarono.Più avanti vi ag-giungensero nuovimovimenti (tuite)più rettilinei e di-retti di quelli pre-cedenti: si svilup-parono così le ori-gini del karate diOkinawa. “Poiché a

Okinawa il karate era proibito, molti dicoloro che praticavano quest’arte in-trodussero dei movimenti di danza nel-le figure in modo tale da passare inos-servati tra la gente. Solo un esperto in-tenditore di quest’arte può può scoprir-vi il vero karate.“Normalmente i diversi sistemi e i kataportavano il nome del loro fondatore odel luogo dove lo stile si sviluppava;

Il gruppo adulti partecipanteall’appuntamento di Broniorganizzato dalla Wasi sportcon la presenza del maestroKenneth Funakoshi

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American Karate FederationChampionship”, scelto come capitano dellasquadra delle Hawai, sconfisse la squadradella All Japan Collegiate arrivando alle fi-nali dei Campionati Jka a Tokio nel 1967sia nel kumite che nel kata.Nominato istruttore capo della Japan KarateAssociation Hawai, continua la pratica e lostudio del karate con Tetsuhiko Asai, altrogrande campione della Jka e viene eletto,nel 1978, istruttore dell’anno dalla famosarivista americana Black Belt. Investito nel 1984 dell’incarico di istruttorecapo della Jka per la regione del Pacificodirettamente da Masatoshi Nakayama, suc-cessore di Gichin Funakoshi alla guida delkarate shotokan, nel 1987 fonda la Fska,

“Funakoshi Shotokan Karate Association”.Durante lo stage, tenutosi martedì 23 marzonel nuovo centro di proprietà di Marco Gatti“Experience Club” di Broni, Pavia, shihanKenneth Funakoshi, con una mimica chenon rendeva necessaria alcuna traduzionedall’inglese all’italiano e un carisma innato,ha conquistato l’attenzione di tutti. Il seminario, ha avuto come tema principalealcuni aspetti delle tecniche di base — i fon-damentali — trasformate, senza nulla cam-biare dal punto di vista tradizionale, per ilkumite, combattimento, e adattate anche perla difesa da strada.Shihan Funakoshi, ha stupito tutti i presentinell’esecuzione delle tecniche per la notevo-le rapidità dei suoi movimenti a dispetto del-

l’età, 72 anni, e della resistenza fisica: treore di lezione a un ritmo elevato che hamesso in seria difficoltà diverse cinture nere.Al seminario hanno partecipato una trentinadi persone tra bambini, ragazzi ed adulti.C’era anche la delegazione israeliana com-posta dai maestri Yuval Abergil e LeonKaminker, inviata dal creatore del metodohashita — “Israeli special close quartercombat system” — maestro Eli Leffler, persostenere con shihan Funakoshi, l’esame poisuperato brillantemente. Tutti con la speran-za di poter ripetere un’esperienza sicura-mente positiva nel rispetto della tradizionedel karate shotokan ormai troppo spessoconfusa.

per esempio il kata dei sai ‘tsukenshi-tahun-ku’ deriva dal nome di una villadel Giappone e il kata chinto da quellodi un marinaio cinese che grazie allasua abilità di lottatore riuscì a sfuggirealla cattura.“Sino a poco tempo fa questi kata era-no sconosciuti in moltissimi Paesi.Sembra che uno dei kata più antichi siakushanku (kosookun, guardando il cie-lo) dal nome del suo fondatoreKusanku, anche conosciuto comeKwang Shang Fu (? – 1761), emissariocinese a Okinawa.

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“La sensazione che si prova guardandoil cielo attraverso le mani in un movi-mento di base dà significato a questafigura.“Il grande Sokou Matsumura (1809-1899) introdusse il kata passai o bassai,che oggi viene spesso eseguito durante inumerosi campionati internazionali.“Altri kata attualmente abbastanza po-polari furono creati più o meno nel pe-

riodo in cui iniziò a prender piede quel-lo che oggi chiamiamo il karate-do. Ilmaestro Anko Itosu (1831-1915) adottòle tecniche dei kata più avanzati, tra cuiil kushanku, e ideò cinque figure distintee più brevi, così che gli allievi appren-dessero meglio. Oggi queste figure sonochiamate pinan o heyan.“D’altra parte, dopo che la Corea siera ripresa dalle distruzioni causate

dalla Seconda guerra mondiale, si aprìun nuovo capitolo nella storia del kara-te coreano. Alla fine degli Anni 40 i fa-mosi hyongs vennero codificati e stan-dardizzati .“Il tan gun e il to san vennero lasciati aiprincipianti e gli allievi delle scuoledella moo duk kan studiarono i palgue.Seguendo talvolta l’usanza giapponese,i coreani decisero di dare alle loro figu-

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Appuntamento a Mortara conil maestro Funakoshi e ilmaestro Michele Scutaro: ipartecipanti

Gli israelianiintervenutiappositamente perpartecipare allostage: LeonKaminker e YuvalAbegil con loro ilmaestro Funakoshie GianfrancoCamerini

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rehae.nati.

m-ondoereroin-a-neso

Kenneth Funakoshi aCormanoL’Us Acli, settore discipline orientali, provin-cia di Milano, in col laborazione conl’“Associazione Scuola Ar ti MarzialiMilano”, www.artimarzialimilano.it, ha avu-to l’onore di ospitare il 20 marzo scorso ilmaestro Kenneth Funakoshi nell’ambito diuna serie di stage promossi da: Wasi sporte Samurai Bushido.All’incontro hanno partecitato un discretonumero di atleti di grado elevato, manifesta-mente interessati a incontrare un diretto di-scendente del grande maestro GichinFunakoshi, fondatore dello stile shotokan dikarate.

Il maestro Kenneth Funakoshi ha fatto bencapire sin dalle prime battute che quello chestava cominciando sarebbe stato uno stagedi “lavoro”, un vero e proprio allenamento.Tutte le tre ore dello stage si sono articolateattorno all’approfondimento delle “tecnichefondamentali” eseguite con una dinamicapiù avanzata. Le applicazioni pratiche veni-vano intervallate con momenti di teoria e dianalisi (esposte dal maestro KennethFunakoshi in inglese e tradotte dal maestroGuido Rosani) che vertevano fondamental-mente sulle peculiarità nascoste nella tecnicafondamentale che il karateka esperto devesaper scoprire, allenare, metabolizzare edesprimere.Il maestro ha spesso richiamato l’attenzione

al dojo kun in special modo alla prima re-gola, che in questo contesto ci porta a riflet-tere sulla rigorosità con la quale lo spiritodeve coadiuvare il corpo nell’allenamento,che non deve ridursi al pari di un duro eser-cizio fisico ma a un momento nel quale ilcarattere si perfeziona, magari ripartendocon umiltà proprio dalle informazioni di ba-se.Lo stage si è concluso con le rituali e nume-rosissime foto insieme al maestro, ed è su-perfluo segnalare la generale soddisfazionemanifestata dai partecipanti all’incontro.

menti di mani e piedi molto veloci, ra-pidi, così come indica il soprannomedato a Kanei Uechi (1911-1991) che nefu il fondatore.“Nel kata gankaku ci si pone su una so-la gamba effettuando un movimentolento e rilassato, per poi poter ‘esplode-re’ con forza nel movimento successivo.“I maestri di kata non volevano direche le tecniche dei kata dovessero esse-re applicate esattamente in situazionidi difesa personale. Come si sono evo-lute le armi, i sistemi di lotta dei mala-vitosi, e così via, ugualmente si è evo-

dentali non arriverà mai a percepire’.“Attraverso il kata un istruttore benpreparato può illustrare ai suoi allievi ipunti fondamentali del karate, premet-tendo che la filosofia del primo è la ba-se del secondo.“Tutto questo insieme di cose fa del ka-rate un sistema che è molto di più di unmetodo per rompere mattoni, picchiarela gente o essere superman. Lo innalzaalla categoria di un cammino di vitaper quelle persone che lo capiscono elo amano”.Conclusione

Anche questa iniziativavoluta dalla Wasi, Worldassociation sport interna-tional, coordinata dashihan GianfrancoCamerini, presieduta dashihan Angelo Balconi,buke (uomo di spada cheporta le katane infilatenell’obi) e dal sottoscritto,presidente internazionale,si è conclusa.Molti si sono arrogati ilprivilegio di avere invitatoshihan KennethFunakoshi, ma in realtà le

cose non stanno così. I maestri, shihan,Michele Julitta e Francesco Palandrihanno dato “una mano”, ma è la Wasiche ha fatto tutto. Incluso lo spazio pri-ma e dopo sulle riviste Samurai eSportivo. Cosa aggiungere? Ci si vedrànel 2011 con nuove idee, nuove avven-ture alla scoperta del vero budo.Diceva Confucio che “due tigri nonpossono stare sulla stessa montagna”...

re il nome di grandi personaggi dellaloro storia o di grandi città del passato.“Chonji, per esempio, significa ‘cielo eterra’, richiamandosi alla forza e allostesso tempo alla soavità della figura.Hwanrang e chung mu hyong presero ilnome da un guerriero della dinastiaSilla della Corea e da un famoso ammi-raglio dello stesso Paese.“Sokon Matsumura (1796-1893), peresempio, fu un maestro di qualità ecce-zionali per il suo tempo, tanto che ar-rivò a definire il suo karate come qual-cosa di ‘magico’ grazie alla forza che

esprimeva. “Il kata che Matsumura lasciò in ere-dità, il passai, con i suoi colpi e i bloc-chi potenti, ci dà una fedele riproduzio-ne delle sue qualità. Il tempo d’esecu-zione dei movimenti permette di passa-re ritmicamente da una posizione difen-siva a una offensiva con grazie e forza.“Allo stesso modo il kata di ‘Uechiryu’, Kanshiva, contempla dei movi-

luto il karate, in diversi sistemi. Alcunirimangono più tradizionali, con unmaggior spirito di arte marziale di altripiù volti a un combattimento di strada.“Possiamo esprimerlo con le parole diun grande storico del budo: ‘Il katanon è una manifestazione del ragiona-mento logico, così come lo credono gliamericani. In esso vi è qualcosa che piùdella maggioranza dei karateka occi-

Stage Mortara con il maestroFunakoshi

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