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Ufficio Catechistico Diocesi Molfetta Ruvo Giovinazzo Terlizzi E E U U C C A A R R E E S S T T I I A A Supplemento Carrucole, secchi e brocche

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Ufficio Catechistico Diocesi Molfetta – Ruvo – Giovinazzo – Terlizzi

EEUUCCAARREESSTTIIAA

Supplemento “Carrucole, secchi e brocche”

Ufficio Catechistico Diocesi Molfetta – Ruvo – Giovinazzo- Terlizzi

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Nota

Carissimi catechisti, il presente sussidio, realizzato in seguito al primo laboratorio diocesano sui sacramenti dell’eucaristia e della riconciliazione (Molfetta, 25 febbraio 2012), si propone di offrirvi alcuni spunti per tradurre la teologia del sacramento eucaristico (memoriale, sacrificio e banchetto) in un linguaggio accessibile ai fanciulli. Questo opuscolo – beninteso – non sostituisce né i catechismi né le linee guida diocesane proposte dall’UDC, ma vuole essere un ulteriore piccolo aiuto nella fatica di tradurre i contenuti di fede in un linguaggio accessibile ai più piccoli. Buon lavoro!

Don Gianluca De Candia Direttore UCD

INTRODUZIONE

Il primo incontro con Gesù eucaristia rappresenta una tappa fondamentale

del percorso dell’ Iniziazione Cristiana. I fanciulli vivono l’attesa di questo

momento con trepidazione ed impazienza nello stesso tempo. Il traguardo

da raggiungere coincide con una fase importante della crescita, che segna il

passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza. Il bambino è ormai un ragazzo

che acquisisce giorno dopo giorno maggiore autonomia ed entra a far parte

della cerchia dei grandi, condividendo finalmente il cibo speciale che

riunisce tutti i cristiani intorno alla stessa mensa.

Questo piccolo sussidio intende fornire delle linee guida sul sacramento

dell’Eucaristia, soffermandosi sui momenti più salienti della festa

domenicale, in cui i cristiani vivono la gioia di essere accolti, di essere

perdonati e di stare insieme. La preparazione alla Prima Comunione

richiede molta cura e dedizione, e la comprensione di alcuni concetti risulta

piuttosto complicata, pertanto ci serviamo dell’ausilio di brevi racconti

finalizzati a fare chiarezza e ad offrire validi spunti di riflessione.

Ciascun catechista dovrebbe offrire tutto sé stesso per preparare i ragazzi a

vivere con gioia ed entusiasmo la festa del primo incontro con Gesù, una

festa che non dovrà finire mai.

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1. UNA FESTA CHE SI RINNOVA

Quando si vuole ricordare un evento bello e importante si organizza una

grande festa.

Pensiamo alla festa che si svolge in ogni paese in onore del Santo Patrono,

pensiamo alla ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia, in tutta la nazione

ci sono stati grandi festeggiamenti per ricordare quel momento particolare.

Per fare un esempio di carattere personale, pensiamo alla festa che si

organizza per il nostro compleanno o per l’anniversario di matrimonio dei

nostri genitori. Quanti momenti di gioia ci vengono donati!

C’è una festa però, che ha una cadenza settimanale, la Domenica, il giorno

dedicato al Signore, in cui la maggior parte delle attività lavorative non

vengono svolte (Scuola, Uffici pubblici, etc.). La Domenica noi celebriamo

una festa molto speciale, la Resurrezione di Gesù, pertanto si può anche

definire questo giorno la nostra Pasqua settimanale.

Ogni Domenica Gesù invita tutti i suoi amici, per mangiare, gioire insieme e

rivivere momenti importanti della sua esistenza terrena. Gli invitati sono

molto felici di incontrarsi e di ascoltare ciò che Dio ha da dirci attraverso la

Bibbia e ciò che Gesù ci riferisce attraverso il Vangelo, che viene letto e

spiegato dal sacerdote con l’omelia.

Successivamente gli amici offrono alcuni doni e si comincia a preparare la

tavola. Vengono portati all’altare il pane e il vino, che poi diventeranno

corpo e sangue di Gesù, i fiori, il cui profumo è molto gradito al festeggiato

e gli rende onore, e tanti altri doni che servono per aiutare le persone che

non ne hanno e sono meno fortunate di noi.

Nel momento culminante della festa si fa un bel viaggio con la memoria e ci

si sofferma sulle parole e sui gesti speciali compiuti dal festeggiato. La

macchina del tempo ci riporta indietro di oltre 2000 anni e ci permette di

assistere realmente all’ultima Cena di Gesù, in tutti i suoi dettagli. È

un’occasione straordinaria! I presenti alla festa possono vivere nuovamente

e realmente quell’evento, come se fosse contemporaneo. Si tratta di un

viaggio di andata e ritorno, che si svolge nello stesso istante e ci rende tutti

partecipi.

L’autista alla guida del viaggio è il sacerdote, il quale, nella Messa, attualizza

e rende evidente quello che Gesù nell’Ultima Cena ha fatto con gli apostoli

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e, ripetendo le sue parole e i suoi gesti, trasforma realmente il pane e il vino

in corpo e sangue di Gesù.

In ogni Messa si ricrea l’atmosfera speciale di quell’ultimo banchetto festoso

condiviso tra Gesù e i suoi amici, ed ogni volta Egli è presente. È cambiato

qualcosa da quel lontanissimo giorno? No, è solo aumentato il numero dei

partecipanti alla cena, i suoi amici si sono moltiplicati e diffusi in tutto il

mondo e promettono di mantenere sempre viva questa amicizia,

stringendosi la mano in segno di pace e fratellanza.

Verso la fine della festa tutti gli invitati ricevono un alimento molto

nutriente, tenero ed efficace, un alimento che ci rigenera e sprigiona una

potente energia, che divampa in ognuno di noi ed esplode all’esterno con

scintille di bontà e di generosità. È un vero incendio di opere buone, che

viene spento solo dall’idrante dell’egoismo. La tenerezza dell’ostia

rappresenta il corpo di Gesù, un corpo forte e coraggioso, che si è sacrificato

per tutti noi e ci vuole stretti e uniti a sé, come se avesse miliardi di braccia

e di gambe. Noi senza il sostegno di quel corpo saremmo deboli e vacillanti,

come cuccioli che non hanno ancora imparato a camminare e hanno

bisogno di un’abbondante dose di vitamine, per crescere sani e robusti.

Accogliendo Gesù dentro di noi fortifichiamo la nostra amicizia con Lui, la

rendiamo duratura perché, anche se la festa finisce, gli effetti del suo cibo

inebriante continuano.

Gesù è una fonte inesauribile di energia, sempre pronta ad emettere

radiazioni di entusiasmo e a sostenerci con infusioni d’amore. Si tratta di

un’energia pura e trasparente diffusa dall’alto, la cui centralina è stata

impiantata in cielo da Dio e viene attivata sulla terra nel corso di ogni

celebrazione euaristica grazie al prezioso intervento dello Spirito Santo, che

agisce attraverso il sacerdote.

Per questo, prima che la festa finisca, lo ringraziamo per il cibo speciale che

ci ha offerto e lo custodiamo gelosamente dentro di noi, perché il suo

nutrimento non si disperda nella superficialità delle nostre azioni

quotidiane.

Al termine del banchetto domenicale ci salutiamo e ci congediamo con un

canto, per esprimere tutta la nostra gioia. Gesù continua ad essere con noi,

se le nostre parole e le nostre azioni esprimono la fratellanza, la pace e la

condivisione che abbiamo celebrato durante la Messa.

Questa si che è una festa straordinaria! Il padrone di casa continua a farci

compagnia e la Domenica successiva ci invita ancora. Che bello! E’ una festa

senza fine.

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2. STORIA DI UN SACRIFICIO

Gesù ha fatto della propria vita un dono d’amore, ha sacrificato sé stesso per

salvare l’umanità e continua a donarsi a noi, nei segni del pane e del vino,

nel corso della celebrazione eucaristica. Ci siamo mai chiesti che cos’è un

sacrificio? Chi sono le persone che compiono sacrifici? Siamo tutti in grado

di poterlo fare? Pensiamo ai nostri genitori, ai nostri insegnanti, ai nostri

catechisti ed educatori, sicuramente ognuna di queste persone, per poter

svolgere al meglio il proprio compito, è costretta a rinunciare a una piccola

parte del suo tempo, per metterlo a disposizione di chi gli è stato affidato.

Sacrificarsi vuol dire rinunciare a qualcosa e affrontare notevoli disagi.

Riusciamo facilmente a fare a meno del nostro dolce preferito o del nostro

gioco preferito? Riusciamo a stare a lungo lontani dai nostri amici più cari?

Sicuramente no, eppure si tratta di piccoli sacrifici. I sacrifici possono essere

tanti e di vario tipo, ma, grandi o piccoli che siano, sono il prodotto di

un’abbondante dose di generosità. Riusciamo allora ad immaginare quanto

grande possa essere il sacrificio di una vita umana? E’ il frutto di un amore

infinito, che non può essere quantificato con nessuna unità di misura

esistente sulla terra. Accettare di rivivere il sacrificio di Gesù sulla croce è

l’atto d’amore più grande che ciascuno di noi possa compiere, siamo ospiti

graditissimi nella festa della resurrezione e, se accogliamo con estrema

fiducia Gesù nel nostro cuore, diventiamo testimoni esemplari della sua

parola e delle sue azioni.

Per comprendere meglio che cosa sia un sacrificio ci serviamo del racconto:

“L’ape e la farfalla”

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L’ape e la farfalla

In primavera, quando le api succhiano il nettare dai fiori e le

farfalle volteggiano allegre nei prati, una giovane ape e una

farfalla divennero amiche.

Un giorno un ragazzo avido e goloso fu attratto dal bell’alveare.

L’ape, per evitare che l’intruso si avvicinasse troppo e causasse

danni all’intero alveare, senza esitare gli si avvicinò e lo punse sul

naso. Il ragazzo, a causa del dolore, ritornò sui suoi passi,

abbandonando l’idea d’impossessarsi del dolce miele.

Tuttavia l’ape, a causa dell’enorme sforzo, poco dopo morì,

accanto all’alveare che aveva difeso con tanta forza.

La farfalla, afflitta dalla disperazione e dalla rabbia, si lamentò:

«Mia povera amica, tu sapevi che agendo così saresti morta!

Perché l’hai fatto? La primavera è così bella e il miele così dolce.

Perché?».

Un’altra ape, sentendo quelle parole, s’indignò e intervenne: «Tu

non puoi capire! Noi api non ragioniamo come te. Non pensiamo

mai a noi stesse, ci preoccupiamo anzitutto della sopravvivenza

dell’alveare».

Sentendo ciò, la farfalla abbassò il capo e, piena di vergogna,

riprese a volare.

(E. del Favero, Come per incanto, Milano 2004)

L’ape non esita un attimo ad adoperare tutte le proprie forze per proteggere

l’alveare, pur sapendo che tale sacrificio mette a rischio la propria esistenza.

Il piccolo insetto rinuncia alla propria vita per proteggere i suoi amici,

proprio come ha fatto Gesù. Non dobbiamo dimenticare, però, che il nostro

Salvatore ci ha riservato un ulteriore dono: la vita eterna. Con la sua

resurrezione ha acceso in ognuno di noi la speranza di una vita nuova.

Ricordiamo sempre le parole di Gesù: «Il mio comandamento è questo:

amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più

grande di questo: morire per i propri amici» (Gv 15,12), e soprattutto non

dimentichiamo che ognuno di noi può rendere NUOVA la propria vita.

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3. LA FESTA DEL PRIMO INCONTRO

La festa del primo incontro con Gesù eucaristia regala ai fanciulli

un’emozione forte e indimenticabile, un solco profondo viene inciso nel

percorso formativo dell’Iniziazione Cristiana, ed è possibile finalmente

condividere il cibo che nutre e rafforza tutti i cristiani.

Diventando “ragazzi nella fede” non si può fare altro che ricevere con

entusiasmo questo dono meraviglioso. Il principale impegno consisterà nel

diffonderlo il più possibile nella vita quotidiana, mettendo un po’ da parte

sè stessi e rendendosi disponibili nei confronti dei fratelli meno fortunati.

La festa domenicale si rinnova proprio perché ogni settimana della nostra

vita sia un tripudio di buone azioni. Non dimentichiamoci mai del padrone

di casa e del festeggiato per eccellenza, noi rimarremo sempre i suoi invitati

più cari.

Per riflettere su come realmente viene vissuta nella società attuale la festa

della Prima Comunione proponiamo il seguente racconto:

«La festa del piccolo cuore»

C’era una volta un piccolo cuore. Era caldo e vivace, batteva e

palpitava gioiosamente. Quando la mamma gli dava il bacino

della Buonanotte faceva le capriole per la felicità. Era un po’

meno allegro la mattina, quando partiva per andare a scuola, ma

tornava di buon umore, quando con gli amici si scatenava nel

cortile dell’Oratorio.

Un giorno il piccolo cuore cominciò a frequentare il catechismo.

La sua catechista era una dolce signora che raccontava le storie

della Bibbia, insegnava canti e preghiere molto belle.

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Al piccolo cuore piaceva ascoltare, soprattutto la storia di Gesù, e

pian piano comprese che presto sarebbe successo un

avvenimento straordinario: si sarebbe incontrato con Gesù.

Per una via misteriosa, ma reale, Gesù sarebbe venuto nella sua

piccola casa.

Il grande giorno si avvicinava. Non solo la mamma e il papà del

piccolo cuore partecipavano alla sua gioia, ma anche i quattro

nonni e gli zii e tanti altri parenti. Si annunciava una gran festa.

Il piccolo cuore era nervoso: c’era fermento in casa. Il piccolo

cuore voleva essere pronto per accogliere la visita dall’alto: Gesù

era il migliore degli amici.

Un pomeriggio il piccolo cuore, con mamma e papà, entrò nei

più bei negozi del centro commerciale per comprare un vestito

come quelli visti in tv, un paio di scarpe con «l’aria condizionata»

e una cravatta con le figure dei Pokemon. Arrivarono anche un

gilè di raso e un giubbotto azzurro. Quando uscì con il grande

sacco colmo di pacchetti colorati, il piccolo cuore era soddisfatto

e orgoglioso: alla grande festa sarebbe stato il più elegante.

Sistemò i pacchetti nella sua cameretta, che gli sembrò un po’ più

piccola.

Il giorno dopo, uno dei nonni gli venne incontro sorridendo e gli

porse una scatola avvolta con carta dorata. Il piccolo cuore la aprì

impaziente, battendo forte, e scoprì il più bell’orologio che

avesse mai visto. Aveva il cronometro a cinque quadranti diversi!

Poco dopo arrivarono un radioregistratore, un computer, una

playstation con cinque giochi nuovi, un monopattino argentato,

un piccolo televisore con il videoregistratore incorporato.

Nella stanzetta del piccolo cuore non c’era più molto posto.

Quella sera il piccolo cuore batteva al ritmo delle lancette

dell’orologio, guardava la televisione, giocava con il computer,

ascoltava la musica.

E c’erano ancora libri illustrati, scatole di dolci e pacchetti da

aprire.

Il vestito nuovo era stirato, appoggiato sulla sedia.

«Sorridi, bambino mio, oggi verranno tanti invitati. Vedrai, sarà

una bella festa!». Così lo svegliò la mamma.

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Il piccolo cuore riuscì a trovare un posto anche per il banchetto e

per tutti gli invitati. Solo una piccola ombra lo rattristò un

attimo. Una terribile macchia di gelato sul magnifico vestito

nuovo. La festa comunque continuava. Arrivarono altri regali e

buste con banconote e due penne stilografiche. Nella stanza

ormai c’era soltanto un piccolissimo spazietto: «100, 150, 200,

400, 600, 800», il piccolo cuore faceva frusciare le banconote.

Adesso non ci stavano più neanche gli invitati e i dolci, furono

tutti spinti da parte dai soldi, poiché, come sanno tutti, il denaro

ha un potere molto forte sui cuori.

«Toc, toc!». Si udì un lieve bussare. C’era ancora qualcuno che

voleva entrare? Il piccolo cuore chiese: «Chi è ? Non ho più

posto!».

«Io sono la visita che aspettavi. Mi chiamo Gesù».

«Oh, mi ero completamente dimenticato di te!».

Ma il piccolo cuore era molto occupato con i cd e video e i giochi

elettronici, doveva regolare l’orologio e provare il monopattino

per cui disse solo, in modo distaccato: «Entra e mettiti seduto in

quell’angolo, ma non disturbare!».

«Non importa. Sono abituato a non trovare posto». Gesù si infilò

nel più recondito cantuccio della stanza del piccolo cuore e,

come la prima volta a Betlemme, si mise ad aspettare.

Il messaggio trasmesso dal racconto è talmente eloquente ed immediato che

si commenta da sé.

Predisponiamo il nostro cuore all’accoglienza di un grande amico,

riservandogli il posto d’onore, questo è il prezioso metodo da seguire, che ci

permetterà di rendere indimenticabile e infinita la festa del primo incontro

con Gesù.

(B. FERRERO, Tante storie per parlare di Dio, Torino 2005).

( Per la preparazione al sacramento si consigliano: C. PELLEGRINO, La Prima Comunione.

Cammino di preparazione alla Prima Comunione, Torino 2006; La vita nuova. Verso la

Messa di Prima Comunione, a cura dell’UFFICIO CATECHISTICO DIOCESANO

CONCORDIA-PORDENONE, Torino 2003).

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INDICAZIONI UTILI

La Messa è la ripresentazione e riattualizzazione dell’Ultima Cena e del

sacrificio di Gesù sulla croce. Nella Messa il sacerdote ripete i gesti e le

parole di Gesù durante l’Ultima Cena.

La Messa viene anche chiamata Eucaristia.

Questa parola deriva dal greco e significa RENDERE GRAZIE.

Nell’Eucaristia riconosciamo e accogliamo con fede il segno più grande della

presenza di Gesù risorto: il pane vivo disceso dal cielo.

I SENSI NELL’EUCARESTIA

Occhi: se i miei occhi sono attenti, possono cogliere i gesti che compie il sacerdote, vedere il

colore delle vesti, le immagini sacre, gli oggetti che arredano l'altare e servono per la

consacrazione del pane e del vino, e possono inoltre ammirare la bellezza dei fiori, che

diffondono in ogni celebrazione un soffio di primavera.

Naso: il mio naso può sentire il profumo dei fiori e dell'incenso.

Bocca: con la bocca posso pregare, cantare, e ricevere il sacramento dell'Eucaristia.

Orecchie: quando sono a Messa posso ascoltare la Parola di Dio, i canti, le preghiere e

soprattutto la preziosità del silenzio.

Mani: le mie mani possono toccare l'acqua appena entrato in chiesa e fare il segno della

croce, scambiare il segno di pace e ricevere la Comunione.

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MOLFETTA, 25 FEBBRAIO 2012

SINTESI DEI LAVORI:

LABORATORIO SULL’EUCARESTIA

Aiutare i fanciulli tra i 6-10 anni a crescere nella conoscenza di Gesù e nella vita buona del

Vangelo è una grande missione. Il catechista non può che essere lieto di assolvere ad un

compito così importante.

Nel laboratorio sull’Eucarestia, a cui ha partecipato circa il 42% del totale dei convenuti, è

emerso che la fascia dei 6-10 anni è una soglia di età davvero felice: il ragazzo trova tutto

entusiasmante ed affascinante e si sente anche un ‘provetto’ fedele; conosce molte cose della

vita ecclesiale; attende con premura le principali festività e vede la Prima Comunione come

un bellissimo traguardo da perseguire che lo renderà “più grande”. Così anche la coscienza

morale, nel vissuto dei comportamenti quotidiani, si fa più chiara e forte.

A motivo di questo bel salto di qualità che il ragazzo vive, rispetto agli anni precedenti, la

preparazione ai sacramenti della Riconciliazione e della Eucarestia diventano un’occasione

in più di crescita morale e di fede. Dal laboratorio è emerso che i ragazzi:

- hanno una grande spontaneità nel fidarsi della presenza reale, vera e sostanziale di

Gesù nell’ostia consacrata. Eppure sembra che dopo la ricezione dei sacramenti, molti

diventano più scettici, vedono vacillare le loro certezze soprattutto confrontandosi

col mondo degli adulti (famiglia, maestri, scuola, televisione, internet);

- desiderano nuovi linguaggi nella catechesi, più freschi (e in tal senso la “grammatica

dei linguaggi” presente nel sussidio: Carrucole, secchi e brocche è stata ritenuta molto

utile). I catechisti possono crescere ancora di più nell’adottare il “metodo

esperienziale”: ogni incontro dovrebbe essere una esperienza in cui il racconto della

vita di Gesù Cristo e il racconto della propria vita si illuminano a vicenda.

- i ragazzi ancora mostrano un grande desiderio di compagnia, di amicizia, di

comunione e sono interessati a conoscere la vita della propria parrocchia.

Un ultimo punto: i catechisti sono chiamati a studiare seriamente e comprendere la

proposta– suggerita dalla guida diocesana – dei sacramenti come “riti di passaggio” fra

biografia e vita di fede. Sul tema l’Ufficio proporrà ulteriori laboratori.

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SUGGERIMENTI E SEGNALAZIONI DA PARTE DEI CATECHISTI

- educare i bambini (anche quelli che non hanno ancora fatto la Prima Comunione)

alla “comunione di desiderio o spirituale”. È un modo semplice per invitarli a crescere

nel desiderio di ricevere Gesù anche se, per il momento, sono impediti da

determinate circostanze;

- rendere la celebrazione eucaristica domenicale una vera festa (sia rendendoli

partecipi nel preparare le preghiere dei fedeli e la processione offertoriale, sia

adattando alla comprensione dei ragazzi: linguaggi dell’omelia, canti, simboli);

- rivalutare i vari momenti della celebrazione eucaristica (con attenzione ai gesti e al

loro significato);

- avere il coraggio di proporre ai ragazzi un momento breve e ben preparato di

adorazione eucaristica e silenzio;

- alcuni sussidi di preparazione alla Prima Comunione

o Carlo Pellegrino – LA PRIMA COMUNIONE – Ed. Elledici

o M. Giovanna Scavone – INSIEME PARLIAMO DI GESÙ – Ed. Elledici

o Anne Dominique e Henri Derroitte – PANE PER TUTTI – Ed. Elledici

- Per la preparazione di Adorazioni Eucaristiche

o Alda Maria Lusuardi – IL CAPPOTTO DI DIO – Ed. Paoline

- Per imparare a pregare

o Gimmi Rizzi – 6 GRADINI PER PREGARE – Ed. Elledici

Sussidio a cura dell’UDC

Testo: Rosanna Carlucci

Sintesi dei lavori: Anna Mattia