editoriale mandati ad essere testimoni...si è chinato, ricordando le ferite del pas-sato e quelle...

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2 editoriale

mandati ad essere testimoni

l’intenzione del mesePerché le Chiese particolari operanti nelle regioni segnate dalla violenza siano sostenutedall’amore e dalla vicinanza concreta di tutti i cattolici del mondo.

Anno XXXXIV

n. 6/2009giugno

Redazione: Piazza Duomo 2 • 36100 VicenzaTel. 0444 226546/7 • Fax 0444 226545Portale Internet: www.missioni.vicenza.chiesacattolica.itE-mail: [email protected]. 13548367

Direttore responsabile: Lucio MozzoIn Redazione: Fabio Ogliani, Massimiliano Bernardi, Direttore: Arrigo GrendeleAut. Trib. di Vicenza n. 181 del 4/12/1964Iscriz. registro naz. della stampa n. 2146 del 9/10/1987

Editing/grafico: MCS.ComVia Roare, 16 • Villaverla • 0445 580583

Stampa: IGVI - Motta di Costabissara

ChiesaVivaper voi...La rivista, strumento di informazione e ani-mazione missionaria e diocesana, è desti-nata sopratutto alle famiglie, che possonodare una offerta (si propongono circa 10,00euro) per le Opere Missionarie ed ilSeminario.

“La Chiesa di Vicenza è in festae loda e ringrazia Dio per ladecisione del Santo PadreBenedetto XVI di scegliere mons.Adriano Tessarollo a far partedel collegio episcopale dei succes-sori degli apostoli, chiamandoload assumere la sede vescovile diChioggia. Tale nomina esprime la stima el’apprezzamento del Santo Padreper la sua persona, ma anche labenevolenza verso la nostraDiocesi e il suo presbiterio, che, dopotanti anni, riceve un dono così grande.”Queste le parole con cui mons.Nosiglia il 28 marzo scorso ha datoalla diocesi l’annuncio della nominadi mons. Adriano Tessarollo, una

nomina che arriva dopoben 32 anni da quella dimons. Giovanni Sartori,che, nel 1977, divenneprima Vescovo diAdria–Rovigo e poiArcivescovo di Trento. Don Adriano sarà con-sacrato domenica 7 giu-gno alle ore 16.00 nellaCattedrale di Vicenza.

Anche a nome di tutti ilettori di Chiesa Viva, esprimiamoa don Adriano cordialissime felicita-zioni e auguri, insieme con la promes-sa di accompagnare con la preghiera ilsuo nuovo e impegnativo serviziopastorale.

Mons. Adriano Tessarollo, nuovo Vescovo di ChioggiaDomenica 7 giugno l’ordinazione episcopale

“Riceverete su di voi la forza dello SpiritoSanto, e diventerete miei testimoni aGerusalemme, in tutta la regione dellaGiudea, della Samaria e in tutto il mondo”(At 1,8). Parole di Ascensione e di Pentecoste,che riascoltiamo a conclusione del gran-de tempo pasquale. Testimoni, dunque.Non di qualcosa, ma di Qualcuno. Non semplicemente di “valori cristia-ni”, come spesso si dice, ma di Lui: dellaverità della sua parola, della bellezzaesigente della sua amicizia, del liberan-te volto di Dio che si riflette sul suovolto, della forza mite del suo Vangelo.Lo ricordava il Papa nell’omelia d’apertura dell’Anno Paolino che siconclude in questo mese di giugno:“Cristo non si è ritirato nel cielo lascian-do sulla terra una schiera di seguaci chemandano avanti “la sua causa”. La Chiesa non è un’associazione chevuole promuovere una certa causa. Inessa non si tratta di una causa. In essa si tratta della persona di GesùCristo, che anche da Risorto è rimasto‘carne’ …”.Testimonianza è parola centrale edessenziale della vita della Chiesa e diogni battezzato. Testimonianza è ciò che rimane dellamissione anche quando le bocche sonoimbavagliate ed è impossibile parlare o

quando alle mani è tolta ogni possibilitàdi agire, come spesso succede a tanti cri-stiani nel mondo. Il Concilio l’ha definita “il principalecompito dei laici”: “testimonianza darendere a Cristo con la vita in famiglia,nella società, nella professione… Nei laici cristiani deve apparire l’uomonuovo secondo Dio (Ad Gentes 21). Edaggiungeva il Concilio: “Non può infat-ti il Vangelo penetrare profondamentenella mentalità, nel costume, nell’attivi-tà di un popolo, se manca la testimo-nianza dinamica dei laici”; e ancora:“Moltissimi uomini non potranno néascoltare il Vangelo, né conoscere Cristose non per mezzo di laici che siano lorovicini”. La testimonianza è pacifica, mite, noncostringe nessuno, eppure è una parolapiena di potenza: arriva dappertutto emostra in maniera plausibile, più ditanti discorsi, che una vita secondoGesù è anche oggi possibile e bella. La testimonianza è gratuita, non hasecondi fini, è libera dall’ossessione diconvertire, ma è sostenuta dalla certez-za che anche su molti tra gli uominid’oggi Cristo può esercitare una scon-volgente attrazione.

Don Arrigo

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3spiritualità missionaria

“E diceva loro: la messe è molta, magli operai sono pochi” (Luca 10, 2)

La messe è grano maturo. E’ necessarioe urgente mieterlo perché diventi pane.Non si può coglierlo né prima né dopo.Prima è acerbo e non serve; dopo mar-cisce ed è da buttare. Come la messe,ogni uomo è sempre pronto per vivereda figlio e da fratello. Diversamente èmorto e diffonde morte. Ma l’uomovive secondo quello che pensa di esse-re. Se non sa di essere figlio di Dio e fra-tello degli altri, difficilmente vive dafiglio e da fratello. Fatica a viverloanche chi lo sa! Per questo è urgenteche ogni uomo sappia chi è, per viveresubito, fin d’ora, la propria verità. Perquesto è necessario annunciare a tutti ilVangelo.

“La messe è molta”: ogni uomo di ogniepoca e cultura – passata, presente efutura – è figlio di Dio, chiamato avivere da fratello. E’ grano maturo,pronto per ricevere il dono delVangelo. Non è mai troppo presto perl’annuncio; ma è subito troppo tardi.Ogni istante che l’uomo passa fuoridall’amore del Padre e dei fratelli è vitabuttata via. Oggi, non ieri o domani.Proprio perché consapevole dell’urgen-za del presente Paolo diceva: “Guai a mese non evangelizzo” (1 Cor 9,16).L’annuncio, di per sé, non suppone l’in-culturazione del Vangelo. La Parola èseme. Una volta gettato, attecchisce ecresce “automaticamente” (Mc 4,28): sa

cosa fare, adattandosi a terreno, ambien-te e tempo. Ma è l’evangelizzatore chedeve inculturarsi al vangelo, per poterloproporre a tutti, “sia giudei che greci”,senza imporre la propria cultura.

“Gli operai”. Dio è “operaio”, sem-pre all’opera nel creare e salvare ilmondo. La creazione è un fatto con-

tinuo: come acqua dallasorgente, scaturisce ogniistante dal suo amore che sipone a nostro servizio.L’apostolo e il discepolo, sesono come Gesù, sono col-laboratori di Dio: lavorano-con lui, mossi dallo stessoamore. Guai se lavoranocontro di lui. Se Dio vuolepovertà, servizio e umiltà,e io voglio ricchezza, pote-re e prestigio, il mio lavorodistrugge il suo. Il ritardodel Regno non dipende daDio, ma da noi: non volen-do che nessuno perisca, luiusa pazienza e aspetta checi convertiamo. Poveri noise lui agisse come noi!

“Sono pochi”. La messe èmolta e matura; ma gli ope-rai sono pochi. Pochi lavo-rano-con Gesù, con il suostile. Ostacolo al Regnonon sono nemici e persecu-tori. Questi lo accelerano ediffondono. Unico impedi-

mento è “il mondo” che abita in noi erende non credibile la nostra testimo-nianza.

Silvano Fausti, sj

la messe è molta, ma gli operai sono pochi

29 maggio - 2 giugnoFestival Biblico 2009

Il Festival Biblico di Vicenza si avvia al suo pros-simo appuntamento confortato dalla risposta dipubblico e di stampa e deciso ancor più a rinno-vare la scommessa sulle Scritture quale libro di

fede e di vita, codice culturale, proposta ricca di umanitàper ciascuno e per tutti. Dal 29 maggio al 2 giugno 2009 aVicenza città e dintorni avrà luogo la quinta edizione, daltitolo I volti delle Scritture, con la fortunata formula di coin-volgimento globale nell’esperienza di accostamento allaBibbia: percorsi di riflessione e contemplazione, godimento

estetico eascoltomusicale,spiritualitàprofonda edivertimentofestoso. Si riconferma la tipicità di una proposta che nonintende affatto essere leggera; capace piuttosto di far uscireil grande Libro - così diffuso e così poco letto - dagli angustispazi in cui troppe volte lo si confina.

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4 chiesa nel mondo

Un visita attesa, quella cheBenedetto XVI ha compiuto loscorso maggio in Giordania, inIsraele e nei TerritoriPalestinesi. Cinque giorni densidi incontri religiosi e civili percondividere “aspirazioni e spe-ranze, sofferenze e lotte” e perincoraggiare tutti - cristiani,ebrei musulmani - a guardarepiù in alto, a cercare insieme lavia della pace.Un obiettivo impegnativo peruna regione segnata da granditensioni e da interminabili con-flitti. Non si contano le sofferen-ze degli uni e degli altri; e su tutte il Papasi è chinato, ricordando le ferite del pas-sato e quelle del presente.Ad accoglierlo con particolare calore eaffetto c’erano soprattutto i cristiani diTerra Santa che da questo incontro siaspettavano parole chiare e forti pervivere la propria fede in un contesto dif-ficile. Ed il Papa non si è lasciato manca-re parole di incoraggiamento e di affetto:

nel ricordare come “i Cristiani nel MedioOriente, insieme alle altre persone dibuona volontà”, stiano “contribuendo,come cittadini leali e responsabili, nono-stante le difficoltà e le restrizioni, allapromozione ed al consolidamento di unclima di pace nella diversità”, ha espres-so la sua vicinanza “in una situazione diinsicurezza umana, di sofferenza quoti-diana, di paura e di speranza” che quelle

comunità stanno vivendo.Infine le ha incoraggiate, ripe-tendo loro le parole delRisorto (“Non temere, piccologregge, perché al Padre vostroè piaciuto dare a voi il Regno”,Lc 12,32).Un appello sentito, accoratoche va dritto al cuore di unsentimento diffuso di stan-chezza, di fronte al quale puòessere forte la tentazione dellasfiducia (“oggi domina ladelusione. La gente è moltostanca, non ce la fa più. Havisto passare sulla propria

testa iniziative di pace, road maps,Annapolis, ma nella realtà nulla è cam-biato”, ha dichiarato mons. Fouad Twal,patriarca della Chiesa Latina diGerusalemme in occasione della visitadel Papa). All’indomani di una visita cosìattesa e importante per i suoi molteplicisignificati, sicuramente ha ripreso vigoreil desiderio di guardare avanti, dicostruire insieme la pace. Un obiettivoche può essere raggiunto, a patto di per-correre con coraggio e determinazione ilsentiero del perdono.

Benedetto XVIpellegrino della pace in Terra Santa

I missionari vicentini nella terra di Gesù

La visita del Papa in TerraSanta dà occasione allanostra Chiesa vicentina diricordare i suoi 24 missio-nari presenti tra Israele(21) Giordania (2) e Siria(1): 18 suore (1 Carmelita-na Scalza, 13 Dorotee, 2Elisabettine, 1 Figlia diSant’Anna, 1 Comboniana) e 6 Salesiani.Una presenza significativa per il piccolonumero di cattolici che costituisconouna realtà decisamente minoritaria:130.000 su una popolazione di 7.180.000abitanti - pari all’1,81%).Eppure, anche se numericamente esi-gua, la presenza di questi missionari èquanto mai preziosa per il loro umile,nascosto impegno “a stare dentro laterra con amore, con rispetto, disposti amorire, a fiorire quando Dio vuole…”(come amava ripetere don AndreaSantoro). In particolare i religiosi e lereligiose della Diocesi di Vicenza pre-senti in Terra Santa sono impegnati nel-l’accoglienza ai pellegrini (un servizio

per il quale il Papa haavuto parole specifi-che di ringraziamen-to), nel settore educa-tivo, infermieristico ecaritativo, nella pasto-rale parrocchiale edella donna, nelcampo della forma-

zione e in tanti altri preziosi servizi afavore dei più bisognosi. Nel pensarecon riconoscenza al servizio che questinostri missionari svolgono per il benedei fratelli e della Chiesa, la Diocesi diVicenza si unisce alla preghiera e all’ap-pello che Benedetto XVI ha rivoltoall’intera cristianità “a ricordare lecomunità cristiane della Terra Santa edel Medio Oriente“, che, “nella lorofede e devozione, sono come delle can-dele accese che illuminano i luoghi santicristiani”.

Nell’immagine la Casa Effetà delle SuoreDorotee, per l’educazione e riabilitazione deiragazzi sordomuti.

A 6 anni di distanzadalla morte di mons.Doppio e di mons.Bravo (6 febbraio2003), si rinsalda lasolidarietà che già daanni lega la terra

d’origine e la terra adottiva di srGiuseppina Bakhita: grazie alla collabo-razione tra la diocesi di Vicenza, l‘ASL eil Cuamm di Padova (la prima Ong incampo sanitario riconosciuta in Italia ela più grande organizzazione italianaper la promozione e la tutela della salu-te delle popolazioni africane), infatti, èstato infatti avviato un progetto di treanni per il potenziamento dell’ospedaledi Yirol (una delle aree più povere delSudan, dove si stima che il 21% della

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5chiesa vicentina

Si svolge nei giorni 5, 6 e 12 giugno l’annualeAssemblea diocesana, a conclusione di un annopastorale in cui tutta la nostra Chiesa è statachiamata dal Vescovo a mettere a fuoco il tema:Chiesa, casa e scuola di comunione.

E’ stato un anno ricco di iniziative chehanno fatto perno attorno al rinnovodegli organismi di corresponsabilità epartecipazione. Un aspetto solo apparen-temente organizzativo, ma che voleva farrisaltare la responsabilità di tutti in ordinealla missione della Chiesa, per ridisegna-re il «volto missionario della parrocchia»,come ci chiedono con insistenza i Vescovi.E’ ancora presto per fare una valutazionecomplessiva del cammino fatto, anche sepossiamo dire che sono state numerose lecomunità che hanno cercato percorsi dicoinvolgimento del maggior numero pos-sibile di fedeli.Ma «organismi nuovi» non sono necessa-riamente sinonimo di «azione pastoralenuova». E’ grande infatti il rischio di far ruotarequesti nuovi organismi attorno a logichevecchie, di semplice gestione dell’esisten-te, incapaci di guardare alle sfide chestanno davanti a noi e chiedono urgenti

risposte. Per questo moti-vo da più parti è stataavanzata la richiesta diuna pausa di riflessione,che permetta di dare soli-dità e radicare in profon-dità quanto iniziato. Un anno, quindi, cheintende mettere a fuocol’urgenza della «forma-zione pastorale» delleministerialità presenti inparrocchia, con particola-re attenzione ai nuoviConsigli.La parola «formazionepastorale» non deve trar-re in inganno. Non è uninvito a rinserrare le fila,a perfezionare l’organiz-zazione, a guardare dentro le mura maall’impegno di tutti per un agire concor-de, in un ascolto reciproco, in vista di unapiù grande fedeltà al Signore.Alla «cura dell’insieme» tutti sono convo-cati per arricchire il tutto con la propriaparticolarità. Ogni dono è dato, infatti, per l’edificazio-ne comune e tutti sono più poveri quando

non avviene questoscambio di doni. Oquando questi ven-gono sotterrati;immersi nella terradell’individualismo,o anche nel piccoloorto di qualchegruppo chiuso eautosufficiente. «Formazione pasto-rale», perciò, percamminare insiemeed essere così nelmondo segno diq u e l l ’ u m a n i t ànuova che il Signoreè venuto ad inaugu-rare. Una formazio-ne che avrà certa-

mente bisogno di approfondimenti, mache sarà tanto più efficace quanto più saràil frutto di un’esperienza concreta, di uncamminare insieme, di una comunioneferiale, semplice, contagiosa. Volto di unaChiesa che nasce dalla Pasqua delSignore.

chiesa: casa e scuola di comunioneassemblea della Chiesa vicentina

popolazione abbia meno di 5 annie il 53% meno di 18 e dove 250bambini su 1.000 non riescono araggiungere i 5 anni di vita). Ilprogetto prevede la riabilitazionedel Pronto Soccorso dell’ospedalee la costruzione delle abitazioniper i medici sudanesi (che saran-no entrambi intitolati ai duesacerdoti vicentini e a sr Bakhita),il supporto alle attività di forma-zione del personale locale, non-ché la fornitura di attrezzatureper il centro di formazione e un contri-buto alle attività cliniche e chirurgichecon acquisto di farmaci e materiale sani-tario. “L’Ospedale che si vuole attrezza-re e sostenere diventa un segno concretodi vicinanza e di speranza verso quelle

popolazioni rispondendo ai bisogni enecessità primarie di tante persone sog-gette a malattie ed epidemie che mieto-no vittime soprattutto tra bambini eanziani“, ha dichiarato mons. Nosiglia,nel corso di una conferenza stampa

tenutasi presso il Palazzo delleOpere sociali lo scorso 5 maggio.Un’iniziativa quanto mai preziosache “vede fare sistema la realtàecclesiale e quella sanitaria inun’ottica di sviluppo“, come hasottolineato don Dante Carraro,direttore di Medici con l’AfricaCuamm.

Facciamo appello alla generositàdi tutti per raccogliere i fondinecessari alla realizzazione del

Progetto. Parrocchie e GruppiMissionari che intendono collaboraresono invitati a prendere contatto conl’Ufficio Missionario diocesano.

L’impegno della nostra diocesi a Yirol (sud Sudan)

Un ospedale, in memoria di mons. Doppio e mons. Bravo

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Sette Cardinali chiuderanno l’Anno Paolinocome inviati del Papa in altrettante Nazionilegate all’Apostolo delle Genti

Si chiuderà alle ore 17.00 del prossimo 29giugno nella basilica Papale di S. Paolo aRoma lo speciale Anno Giubilare Paolinovoluto dal Papa per celebrare il bimille-nario della nascita dell’Apostolo.Dopo un anno denso di iniziative chehanno dato a molti la possibilità di risco-prire la figura e il messaggio di Paolo,verrà chiusa la porta a lui dedicata nellaBasilica romana e verrà spenta la fiammapaolina accesa il 28 giugno 2008 daimonaci dell’Abbazia benedettina sotto ilquadriportico, vicino all’entrata princi-pale della Basilica. Papa Benedetto XVI ha voluto imprime-re una particolare connotazione alla gior-nata di chiusura dell’Anno Paolino, nellaprossima solennità dei santi Pietro ePaolo, non solo presiedendo personal-mente i primi Vespri nella basilica di SanPaolo fuori le Mura, ma anche nominan-do sette cardinali come suoi inviati spe-ciali alle celebrazioni di chiusura del-l’evento in altrettante nazioni legate allamemoria dell’Apostolo delle Genti: inTerra Santa, a Malta, a Cipro, in

Turchia, in Grecia ein Siria.Aprendo l’AnnoPaolino il Papaaveva detto: “Siamoqui non per riflette-re su una storia pas-sata, irrevocabil-mente superata.Paolo vuole parlarecon noi oggi. Perquesto ho volutoindire questo annospeciale: per ascol-tarlo e per appren-dere da lui, qualenostro maestro, lafede e la verità… Cichiediamo non sol-tanto: Chi eraPaolo? Ci chiediamo soprattutto: Chi èPaolo? Che cosa dice a me oggi? … Ciòche lo motivava nel più profondo era ilsapersi amato da Gesù Cristo e il deside-rio di trasmettere ad altri la consapevo-lezza di questo amore… Quando, sullavia verso Damasco alla domanda: Chisei, o Signore? il Signore risponde: Iosono Gesù che tu perseguiti, significache Cristo non si è ritirato nel cielo,

lasciando sulla terrauna schiera di seguaciche mandano avanti“la sua causa”. LaChiesa non è un’asso-ciazione che vuolepromuovere una certacausa. In essa non sitratta di una causa. Inessa si tratta della per-sona di Gesù Cristo,che anche da Risorto èrimasto “carne”. … Arrivati ora al terminedi questo Anno spe-ciale, sentiamo e fac-ciamo ancora piùnostra l’invocazionecon la quale il Papaaveva terminato la sua

omelia di apertura: “Ringraziamo ilSignore perché ha chiamato Paolo, ren-dendolo luce delle genti e maestro ditutti noi, e lo preghiamo: Donaci ancheoggi testimoni della risurrezione, colpitidal tuo amore e capaci di portare la lucedel Vangelo nel nostro tempo. San Paolo,prega per noi!. Amen.”

anno paolino

si chiude l’anno paolinoun tempo ricco per la fede

“Venite!”, ci aveva scritto mons. Padovese, vescovo dell’Anatolia,in occasione della Veglia Missionaria dell’ottobre scorso, tutta dedi-cata a raccogliere l’invito dell’Anno Paolino. E una quarantina dipersone – su proposta dell’Ufficio Missionario – si sono fatte pelle-grine in Turchia, terra di Paolo e Terra Santa della Chiesa. Ecco labreve testimonianza di una dei partecipanti.

Sono del parere che nulla accade per caso e che a noi è chie-sto, sempre, di osservare quanto ci circonda, di carpire leoccasioni che ci vengono offerte, di aprirci ad esperienze chediventano motivo di riflessione e di ringraziamento, di vive-re il “qui ed ora” con intensità. Mi coglie spesso il pensierotormentoso che il pellegrinaggio sia un viaggio turistico tra-vestito di religiosità; che molte pratiche siano frutto di tradi-zioni che rischiano di zavorrare la nostra già pesante umani-tà invece di innalzarla. Ma l’invito a questo viaggio nellaterra che è stata la cornice della predicazione di Paolo diTarso, non ha trovato in me alcuna resistenza. E’ stato comese aspettassi da troppo tempo di tornare a casa di un amico,come ritrovare luoghi ed avvenimenti conosciuti perché letti,tentando di allacciare fili che costituiscono la nostra identitàstorica, culturale e religiosa.

Abbiamo viaggiato con la mente e con il cuore, abbiamoguardato con gli occhi del nostro tempo dentro luoghi che ciparlano di un’umanità tanto diversa eppure così simile allanostra. Se chiudo gli occhi non scorro le tappe cronologichedel viaggio di oggi, non scandisco nemmeno il succedersidegli avvenimenti di allora, ma sento viva la presenza e la

In Turchia, sulle tracce di Paolo

I partecipanti al pellegrinaggio nelle terre di Paolo, in Turchia, a Tarso.

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l’impegno di tutti contro la desertificazione e la siccità

7giornate mondiali

cristiani e ambiente

Se è vero che le sfide ambientali concui il nostro pianeta si sta confron-tando interpellano indistintamentetutti gli abitanti del pianeta, è purvero che il cristiano deve sentirsichiamato in causa in modo partico-lare. Non ne va, infatti, solo dellatutela del pianeta, ma anche dellasalvaguardia del benessere altrui: “inostri stili di vita (che sono giàingiusti nelle relazioni economiche epolitiche a livello mondiale)”, sotto-linea J. Haers s.j. (prof. di TeologiaDogmatica all’Università Cattolicadi Lovanio), possono essere mante-nuti solo a spese di una natura iper-sfruttata e con un cinismo che con-danna a morte milioni di nostri fra-telli”. Insomma le scelte che operiamo neiconfronti dell’ambiente e lo stile divita che facciamo nostro, attraverso ipiccoli-grandi gesti di ogni giorno,hanno dei risvolti sul piano etico.Non si tratta di demonizzare indi-stintamente ogni intervento umanonei confronti del creato, ma di pren-dere coscienza dell’interdipendenzadel Creato e del compito che è affi-dato a ciascun cristiano: quello cioèdi essere il custode ed il responsabi-le del creato. Le sfide ambientali di cui continua-mente sentiamo parlare in televisio-ne e sui giornali non sono il grattaca-po di un piccolo gruppetto di scien-ziati e di esperti chiamati a indicarele vie d’uscita: sono piuttosto la car-

tina di torna-sole dell’im-pegno con cuicerchiamo diessere fedeli alVangelo rice-vuto.

Ricorre anche quest’anno, il 17giugno, la Giornata Mondialeper la Lotta allaDesertificazione, indetta dalleNazioni Unite alla fine del 1994per sensibilizzare l’opinionepubblica su un problema chenon può più essere trascurato. Il problema della desertificazio-ne, infatti, negli ultimi anni haraggiunto in molte realtà delpianeta livelli di massimo allar-me e richiama l’attenzione ditutti i Paesi del mondo sullanecessità di strategie comuni edi impegno diffuso.Il problema colpisce gravemen-te centinaia di milioni di perso-ne in 110 Paesi del mondo (spesso lasopravvivenza di intere popolazionilocali è fortemente a rischio) ed è partico-larmente sentito nei Paesi a sud delSahara: si calcola, infatti, che in Africa il73% delle terre aride coltivate sia a graverischio desertificazione. Il fenomeno, comunque, interessa anchel’Italia: circa il 30% del nostro territoriopresenta caratteristiche tali da essere pre-disposto al rischio di desertificazione.

Cosa fare concretamente di fronte a que-sta emergenza ambientale?Innanzitutto va sradicata l’idea che ladesertificazione rappresenti una tragicafatalità: anche in questo campo, come inaltre tematiche riguardanti i problemiambientali, si tratta di prendere coscien-za delle responsabilità umane sugli equi-libri ecologici del pianeta. I rapporti del CNLSD (ComitatoNazionale per la Lotta alla Siccità e allaDesertificazione) sono molto chiari alriguardo: le risorse naturali ed il poten-ziale vitale dei terreni vengono progres-sivamente degradati a causa di pratiche- anche agricole - insostenibili, che agi-scono negativamente sui delicati equili-bri ambientali.Invertire questa tendenza è possibile (edoveroso), a patto e condizione di pren-dere seriamente in considerazione l’invi-to ad amare e a rispettare la Terra, cosìcome leggiamo nelle parole - oggi piùche mai attuali - con cui il capo indianodi Seattle, nel 1854, si rivolgeva al presi-dente degli StatiUniti: “Tutto ciòche accade allaterra, accade an-che ai figli. Tuttociò che di buonoarriva alla terra,arriva anche aifigli della terra. Segli uomini sputa-no sul suolo spu-tano su se stessi”.

parola di Paolo così incisiva e decisa,forte ma comprensiva.Avevo bisogno di emozioni? Dovevoaggiungere qualche tassello al già visto?Volevo soltanto nascondere il mio albe-ro in mezzo alla foresta? Forse un po’ ditutto questo, ma sono grata a chi mi haofferto l’opportunità di incontrare, sulleorme di Paolo e assieme agli anacoreti,l’ultimo martire, quel don AndreaSantoro che proprio in Turchia ha cerca-to una risposta agli inquietanti interro-gativi che lo hanno spinto ad allontanar-si dalle certezze che ci siamo costruitiattorno ed a trovare la morte.Però la semente buona non muore, madà frutto anche lontana dalla pianta chel’ha generata.

Liliana Boni

E’ un problema che investe anche l’Italia: spesso l’impatto delle coltivazioni intensive sugli equilibri ambientali impoverisce e desertifica i terreni

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Ci scrive don Attilio De Battisti, fideidonum della diocesi di Padova perl’impegno del Triveneto nel nord dellaThailandia

Sono a Bangkok ormai da alcunimesi, e mi sembra un anno. In que-sti mesi sono avvenute molte coseche non solo mi aiutano ad entrarenella cultura e nelle abitudini locali,ma anche mi provocano riflessioni ecuriosità. Tento di condividere qual-cosa con voi, cosciente che il miodovere in missione include il coin-volgervi nell’esperienza della fede.Qualche notizia è sicuramente rim-balzata nella cronaca italiana, nor-malmente interessata piuttosto allevicende interne (chi parla più diDarfur, Congo, Birmania…?). Avetecertamente saputo della battagliaper un più preciso distacco dellapolitica dagli interessi economici efinanziari (i tre primi ministri depo-sti negli ultimi due anni sono staticondannati per corruzione e frode).Il mezzo scelto per la rivendicazioneha causato un certo disagio e le parti incausa non sono così pulite nelle intenzio-ni, ma ha comunque avvicinato i 64milioni di thailandesi al dibattito sul“bene comune”, rompendo la consuetaapatia. Non so se le soluzioni saranno aportata di mano e pacifiche.Fin dal mio arrivo e sistemazione nellaparrocchia “Holy Rosary Church”, quar-tiere cinese del centro di Bangkok, i duesacerdoti thailandesi e la gente mi hannoaccolto con grande affetto e tuttora miaiutano a fare esercizio di quelle pocheespressioni che finora riesco a pronun-ciare con senso. Mi invitano ovunque sifaccia qualche attività (non sonopoi molte), mi portano frut-ta ogni sera e, secondol’usanza locale, mi tratta-no con un rispetto chequasi mi confonde. Conloro ho partecipato a duepellegrinaggi. Ho visitato ilsantuario del beato NicolasBunkerd Kitbamrung, appenafuori Bangkok, e il santuario deisette martiri thailandesi al confi-ne con il Laos, a circa dieci ore dibus. In pochi giorni ho così prega-to e celebrato sui pilastri di questapiccolissima comunità cattolica della

Thailandia (i cattolici sono circa lo 0,5%della popolazione, prevalentementebuddista). Nel fare queste esperienze hovoluto leggere le loro storie e le lorovicende, svoltesi entrambe all’iniziodella seconda guerra mondiale. DonNicolas è morto in carcere dopo priva-zioni e maltrattamenti mai dichiarati; lesette vittime del nord-est erano un grup-petto di cristiani (due suore, un catechi-sta e quattro parrocchiani) che sono statifucilati per aver rifiutato di abiurare lafede cristiana. Due di loro avevano 15anni appena. Se a quindici anni uno è

disposto a farsi fucilare perpotersi dire cristiano, vuol direche la forza del Signore è dav-vero grande.Questa esperienza che inizioin Thailandia mi rafforzanella convinzione che ènella debolezza che si ègrandi, come diceva SanPaolo. Se siamo fedeli aDio e al suo vangelosiamo “eternamentegiovani”.

don Attilio De Battisti

testimonianze | thailandia

dai martiri un esempio che ci indica la via

nuovi pretiper la missionedi Chaeom

Anche due preti delle diocesi diBelluno e di Venezia (don BrunoSoppelsa e don Raffele Sandonà) sipreparano a raggiungere l’equipedel Triveneto nella diocesi di ChiangMai, nel nord della Thailandia, che il1° maggio scorso ha accolto il suonuovo Vescovo nella persona dimons. Francis Xavier.Dopo 12 anni di servizio come par-roco di Chae Hom don PieroMelotto lascia quella Comunità erientra in diocesi per un periodo diriposo e di studio. Si prepara adaccompagnare l’inserimento pasto-rale dei nuovi fidei donum delTriveneto in altre realtà della diocesidi Chiang Mai, del tutto sprovvistedi personale missionario. Esprimendogli tutta la nostra rico-noscenza per il prezioso e apprezza-to lavoro fin qui svolto, diciamo adon Piero il nostro affettuoso augu-rio per i nuovi sentieri missionariche si appresta ad affrontare.

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“sono tornata in Africa”testimonianze | cameroun

Quand’era bambina, Julia ha vissuto alcuni anni nel NordCamerun, dove i suoi genitorilavoravano come laici fidei donumin un progetto di cooperazionecon la diocesi di Maroua. L’estatescorsa vi è tornata dopo 9 anni diassenza…

Sono una ragazza di 15 anni escrivo a “Chiesa Viva” per rac-contare un’esperienza che hovissuto l’estate scorsa assiemealla mamma Teresa nel nordCamerun, un bellissimo paeseafricano che ha segnato circa treanni della mia infanzia.Nella diocesi di Maroua ci sono due mis-sioni nelle quali lavorano come missio-nari quattro preti della Diocesi diVicenza. Per circa un mese io ho vissutoin una di queste, che si chiama Loulou edè abitata da gente dell’etnia Guiziga,molto simpatica e accogliente. Ci ha fattocompagnia nella partenza anche il gran-de entusiasmo di tre seminaristi delnostro Seminario di Vicenza: Luigi,Gianluca e Nicola. D’accordo con i loroanimatori, avevano deciso di dedicaredue settimane di tempo per conoscere davicino la vita di un prete-missionario, ecosì hanno trascorso una settimana inte-ra in ognuna delle due missioni. Il Camerun è un paese che ormai da ven-t’anni non affronta guerre, e perciò alcu-ni settori dell’economia, come l’agricol-tura, sono abbastanza sviluppati, maquesto purtroppo non nasconde la gran-de povertà che continua ad affliggeretutto il continente africano. Mi hannocolpito i paesaggi stupendi, che ancoraricordavo, ma ancor di più mi ha colpitol’entusiasmo con cui i missionari accom-pagnano la vita quotidiana della gente.Grazie all’aiuto degli amici missionari edella mamma, ho potuto vivere alcuneesperienze che mi hanno profondamenteemozionata: penso per esempio alla bel-lezza e alla semplicità della messa africa-na, arricchita da danze e canti e preghie-re cantate, assolutamente stupende. Lamessa dura circa due ore, ma non è perniente pesante; lì ti pare quasi di sentirela ricerca continua e l’amore della genteverso Gesù, cioè verso quell’amore cheaccoglie tutti gli uomini. E dopo lamessa, la condivisione: la gente non hamolto, ma quello che ha te lo mette a

disposizione. Che bello!!!!Un’altra cosa che voglio sottolineare èl’accogliersi l’un l’altro anche tra religio-ni diverse. Sappiamo purtroppo chemolte delle guerre che hanno insangui-nato il continente africano sono statecausate dalla diversità di religione, dietnia…, ma nel villaggio dei Guiziga non

ho avvertito questi problemi; anchese la maggior parte della gente è direligione musulmana, non c’è statonessun problema a “impiantare“ unamissione cattolica in mezzo a villaggimusulmani dove peraltro è abbastan-za grande il numero dei cattolici. Mi èvenuto spontaneo pensare a ciò cheaccadrebbe a Vicenza se una comuni-tà di musulmani decidesse di costrui-re una moschea per accogliere imusulmani presenti sul territorio...Oltre ai preti vicentini, ho incontratoanche le comunità religiose comequella delle Suore della DivinaVolontà di Bassano del Grappa chehanno dato vita a vari progetti in

favore di orfani e vedove; il progettoSiloe, per esempio, che a Maroua si occu-pa di mamme e di bambini segnati dalproblema dell’AIDS, aiuta molto lasocietà e sta dando ottimi frutti.Insomma, quest’esperienza in Camerunmi ha fatto rivivere alcuni momenti dellamia fanciullezza: ho risentito gli odori, iprofumi, i sapori, i rumori che hannofatto parte della mia bellissima infanzia eho scoperto che – anche se ora vivo inItalia – una parte del mio cuore è sempreaperta e rivolte verso l’Africa. Ho capito,adesso che sono più grande, che ci è statodato in abbondanza e in abbondanzadobbiamo dare.

Julia Gonella, di Alte Ceccato

Il Vescovo Cesare visita i “fidei donum” vicentini in Brasile

Il prossimo 22 giugno il Vescovo Cesare sirecherà in Brasile per una visita missionaria aipreti diocesani “fidei donum” e per rafforzarei legami di comunione di condivisione con leChiese locali in cui sono inseriti.In particolare farà visita per la prima volta alla Chiesa diocesana di Roraima,nell’estremo nord dell’Amazzonia brasiliana, e al suo Vescovo dom RoquePaloschi, con i quali da poco tempo è iniziato un importante impegno di col-laborazione. Sarà anche l’occasione di toccare con mano e di incoraggiare iprimi passi della nuova Area Pastorale “Santa Rosa da Lima” nella qualesono impegnati il nostro don Egidio Bisol e le Suore Orsoline.

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10 migrantes | il mondo a casa nostra

In Chiesa Viva di aprile abbiamoiniziato un cammino che ha lo scopodi far conoscere la realtà dellecomunità immigrate cattoliche cheabitualmente si ritrovano nei Centripastorali presenti in alcune parroc-chie della Diocesi. Presentiamo, qui, il Centro pastora-le per gli immigrati di Bassano delGrappa dedicato al Beato GiovanniBattista Scalabrini: “Padre deimigranti”. Quello che era ilSeminario Scalabrini, fin dagli anninovanta, è diventato un centro diriferimento per gli emigrati dellazona di Bassano e di tutta la Diocesi.Il luogo dove per decenni si sono for-mati i missionari scalabriniani, cheseguivano e seguono i nostri emigra-ti italiani in giro per il mondo, pro-gressivamente è diventato un centrodi accoglienza e di accompagnamen-to degli immigrati che incominciava-no ad essere presenti nel nostro terri-torio. Fratelli che vengono da lonta-no: Africa, Asia, Europa dell’Est e chehanno incontrato in questo luogo unprimo concreto aiuto ed un accompa-gnamento per affrontare le difficoltàche la nuova realtà presentava loro.E’ veramente molto bello vederecome questo luogo si siatrasformato da luogo diformazione dei missio-nari per gli emigrati adun ambiente di acco-glienza per gli immigra-ti, che sempre piùnumerosi sono presentinel nostro territorio.Il Centro pastorale pergli immigrati è frequen-tato dalla comunità gha-nese, filippina e nigeria-na. Ciò che unisce que-sti tre gruppi è la fede cristiana e la lin-gua inglese. Ogni domenica viene cele-brata la Santa Messa in inglese alle ore10,30. E’ bello vedere come la stessa fedepuò unire gruppi di persone così diversi,provenienti da luoghi distanti tra loro econ tradizioni differenti. La diversità, chein molti casi è causa di conflitto, nellacomunità del Centro, invece, è diventataoccasione di arricchimento. Questo loviviamo ogni domenica durante la cele-

brazione dellaSanta Messa. Idiversi gruppianimano con iloro canti la santaliturgia. Si passada un canto afri-cano, ritmato edaccompagnatosolo dalle percus-sioni, ad un cantofilippino melodi-co, che invita allariflessione. Si

viene a creare così un clima del tutto par-ticolare che aiuta la comunità a viverepiù intensamente l’Eucarestia. Un altro momento importante della vitaspirituale della comunità è caratterizzatodalla celebrazione delle feste principalidell’Anno liturgico secondo le modalitàproprie dei differenti gruppi. A Pasqua,per esempio, il gruppo filippino si èradunato verso le 5 del mattino, seguen-do le indicazioni del Vangelo “Il primo

giorno dopo il sabato, di buon matti-no, le donne si recarono alla tomba,portando con sé gli aromi che aveva-no preparato” (Lc. 24,1). Gli uominie le donne hanno formato due file esi sono incamminati verso il sepol-cro. I bambini vestiti da angiolettihanno annunciato la Risurrezione diGesù. E’ seguito il canto del “ReginaCoeli” ed il corteo si è incamminatoverso la chiesa per la celebrazionedella Messa di Pasqua. La comunità ghanese di Bassano,invece, nello stesso giorno ha accoltotutte le altre comunità ghanesi dellaDiocesi. Seguendo la tradizione delloro Paese si sono ritrovati per stareinsieme tutta la giornata ed averedelle catechesi, dei giochi e final-mente celebrare con solennità egioia la Risurrezione. Queste tradi-zioni, e modi diversi di celebrare ilmomento più importante dellanostra fede, di sicuro ci incuriosisco-no, ma molto di più ci arricchisconoe ci interpellano a recuperare noistessi il vero significato delle festeliturgiche che celebriamo. Il CentroPastorale cura la crescita religiosadegli emigrati, ma di certo non tra-scura altri aspetti importanti dellaloro vita. L’Associazione Casa a

Colori organizza corsi di alfabetizzazio-ne, il dopo scuola per i ragazzi ed altriincontri formativi utili per il loro pro-gressivo inserimento nella nostra realtà. Poichè il centro pastorale non è una real-tà a parte ma è inserito nella pastoraledella Parrocchia di SS. Trinità diAngarano, scouts, gruppi parrocchiali,ragazzi del catechismo vengono alladomenica per partecipare alla liturgiarendendosi disponibili per proclamareuna lettura in inglese o per fare qualchepreghiera. E’ un invito che estendiamo atutti. E’ un modo molto semplice, ma effi-cace, per conoscere dei fratelli che pro-vengono da altri Paesi, che hanno unalingua e tradizioni diverse, ma condivi-dono la nostra stessa fede. Speriamo cheBassano, famosa per il suo Ponte, diventisempre di più una città capace di costrui-re “ponti” fra le diverse persone e comu-nità che la abitano.

Padre Mauro Lazzarato

il Centro Pastorale per i migrantiGiovanni Battista Scalabrini a Bassano

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11vita nostra

P. Tullio Maruzzo e Luis Obdulio, come tutti i martiri, cheogni anno allungano la lista di coloro che danno la vita per ilVangelo e per i poveri, ci ricordano la coerenza radicale che èchiesta ai discepoli del Signore Gesù Cristo, coerenza radica-le che giunge fino all’estremo: “Nessuno ha un amore piùgrande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). Facendo, come ogni anno memoria del Martirio di P. TullioMaruzzo e di Luis Obdulio, noi vogliamo accogliere l’invitodella Chiesa Latino-americana: “È necessario proclamare atutti che il male e la morte non hanno l’ultima parola, chel’amore è più forte, che siamo stati liberati e salvati dalla vit-toria pasquale del Signore della storia” (Aparecida,Documento conclusivo, n. 548).

Invitiamo a partecipare alle manifestazioni in memoria del-l’anniversario del martirio di P. Tullio e Obdulio, che si terran-no il 20 e 21 giugno 2009 a Lapio di Arcugnano, secondo ilprogramma riportato di seguito.

Sabato 20 giugnoFiaccolataOre 20.30: inizio dal Lago diFimon. Cammino con pen-sieri di P. Tullio e dei martiri. Al piazzale di Lapio: d. PieroMelotto, prete “fidei donum” in Thailandia: la fede cristiananel “Grande Oriente”

Domenica 21 giugnoOre 9.30 in chiesa a Lapio , celebrazione Eucaristica presiedu-ta da Mons. Ludovico Furian, Vicario Generale della Diocesidi Vicenza. Saranno presenti i familiari e anche i rappresen-tanti della Provincia Veneta dei Frati Minori.NB. E’ previsto uno stand per presentare tutta la documenta-zione disponibile (libri vari.. e anche i prodotti del mercatoequo..)

MISSIONARI VICENTINIALTAVILLA: ALBERA FRANCESCO 1.220,00 –ARZIGNANO: ROVIARO GIOVANNI 250,00;NN 50.000,00 - BARBARANO 165,00 – BRESSAN-VIDO: ANTONELLO CHIARA 10,00 – CAVAZ-ZALE: GRUPPO MISSIONARIO 300,00 – LERI-NO: NN 150,00 - NOALE (VE): BOLZONELLAGIANCARLO 2.000,00 – ROVEREDO: NN 40,00;GM 40,00 - S. CROCE in BASSANO 20.000,00 - S.STEFANO di ZIMELLA 1000,00 – SANTORSO:SIBELLA UGO 30,00 – TORREBELVICINO:GRUPPO MISSIONARIO 150,00 – VICENZA: NN30,00; EDOARDO 10,00; FEDERICO 10,00; FILIP-PO 10,00; ISABELLA 10,00; MARTA 10,00; MAT-TEO 10,00; NICOLO’ 10,00; PL 100,00; VALENTI-NA 10,00; VICENTINI ANGELO 800,00.

LEBBROSIPONTE dei NORI 320,00 - S. TOMIO di MALO:BARBIERI GIANNI 50,00.

BORSE DI STUDIO AL CLERO INDIGENOARZIGNANO: NN 10.535,60 – BARBARANO:NN 150,00 – CAVAZZALE: GRUPPO MISSIONA-RIO 135,00 – MAROSTICA: NN in mem. di GIU-SEPPE e CLARA 100,00 – PIEVEBELVICINO: BO30,00; DAL DOSSO MIRCA 20,00; FN 20,00; GE10,00; GIRONDI M. 20,00; MR 20,00; ME 10,00;MS 10,00; PMR 30,00 ; PM 50,00 ; SA 30,00; SN25,00; TE 60,00 – SCHIO: VAIENTE DINA 150,00 -TRISSINO 300,00 – VICENZA: NN 100,00.

Offerte a tutto aprile 09

06 giugno ordinazione presbiterale dei nuovi sacerdoti, in Cattedrale a Vicenza, ore 16,00

07 giugno ordinazione episcopale di Mons. Adriano Tessarollo, vescovo eletto di Chioggia, in Cattedrale a Vicenza, ore 16,00

20 giugno adorazione eucaristica per le Missioni a Villa S. Carlo

agenda & appuntigi

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P. TULLIO MARUZZO E LUIS OBDULIO martiri di Quiriguà (Guatemala)

“Piccoli semi nella terra di Dio e degli uomini”Fiaccolata nel 28° anniversario del martirio a LAPIO di ARCUGNANO

Fiori di Bontà