EDITORIALE IL PIU’ GRANDE EVENTO DELL'ANNO PARTE IL ... · modifiche, ai contatti. La macchina si...

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S i potrebbero trovare mille titoli al caso “Provocopuscolo”. Il fatto è noto e lo riepiloghiamo.Come tutte le cose giovanili una intelligenza non ac- compagnata dall’esperienza o un ec- cesso di sicurezza o non aver valutato “l’eccessiva licenza” ha creato un vuoto di controllo che non sappiamo come e perché ha portato ad esprimere un giudizio su un fatto non accertato. Da qui querela e minacce. Quindi au- tosospenzione del blog. L’errore, se errore è, è stato ampiamente pagato con un gesto forte che altri non avreb- bero mai compiuto. E’ come aver ri- spettato il segreto istruttorio al mas- simo livello. Questa autosospensione si presta a molti risvolti. Già è un bel gesto autosospendersi, roba da altri tempi, ma questo gruppo spontaneo e capace di catalizzare mol- tissimi interessi, accettabile da un gruppo non solo di giovani e giova- nissimi, era l’unico mezzo di infor- mazione che garantiva un certo con- trollo indiretto sulla vita politica e sociale del paese. Avevamo detto che questa “castrazione” a prima vista sembra casuale, ma se poi andiamo a vedere ci sembra più opportuna che casuale. L’altro giornale online entrato nell’area “potere” ha perso ogni fun- zione informativa. Provocopuscolo autooscuratosi e in attesa di “giudizio” in pratica sarà dif- ficile che possa riprendere l’attività. Ci auguriamo che chi è preposto ad emettere un giudizio (Polizia Postale, Autorità giudiziaria, arbitrato) oltre ad accertare la verità ci dia la speranza che tutti gli anonimi vengano resi noti e che quindi si possano conoscere i dati di coloro che per mesi si sono sbizzarriti a fare del “botta e risposta” un uso improprio. Sarebbe un bel re- galo di Natale togliere questo velo sull’anonimato perché chi onesta- mente esprime il proprio punto di vi- sta e ne riceve in cambio insulti ano- nimi possa porsi in un confronto corretto e civile. Si dice che tutti al- meno una volta sono stati “anonimi” e per questo sapere chi sono non ci spinge a “regolamenti di conti” ma forse sarebbe un gesto educativo non da poco. PERIODICO DI INFORMAZIONE, CULTURA E TURISMO Anno I n. 0 - Novembre 2011 Copia gratuita M entre un gruppo usando i mezzi più adatti ha iniziato a “sbancare” sotto la Rocca, un altro lavora alla programmazione, alle modifiche, ai contatti. La macchina si è messa in moto con energia. Dunque si sono dissipate le nebbie: il presepe vivente si rifarà. “Ab- biamo messo in bilancia tutti i con- tro e i pro e alla fine abbiamo de- ciso dopo un dibattito aperto”. Assicura Antonino Spinella, il su- periore di Gmg. “Scusi - ribatto - ma al dibattito c’erano solo lei e la sua fidanzata?” La mia battuta viene respinta assieme ad Antonino Rigoglioso, che con voce ferma ini- zia a declamare come facesse un appello: Enzo Scrò, Ciro Realmente, Franco Daidone, Danilo Rigoglioso, Mar- cello Giuffrè , Claudia Pulizzotto, Tommaso Trentacosti , Sandra Bar- cia, Piero Lo Pinto, Giuseppe Vir- tola, Giuseppe Daidone, Piergior- gio Petta, Totò Sclafani, Pietro Spinella, Paolo Sceusa, Salvatore Calandra, Maurizio Sceusa, Giu- seppe Badami, Claudio Calderone, Alessandro Daidone, Gianluigi Lo Piccolo, Alessio Tantillo. “Scusi perché si agita?” intervengo. “Non vorrei dimenticare nessuno perché la nostra è una squadra af- fiatata che appena uno solo di que- sti signori manca persino la Rocca traballa”. Spero di averli trascritti tutti e già mi scuso se ne ho saltato qualcuno. Ci lasciamo perché “loro”, i giemmegini, sono già “ar- mati” e già aspettano sotto la Rocca. Ne vedo un bel gruppetto con scope, pale, picconi e un’infi- nità di attrezzi. Manca un canto so- ciale da declamare mentre vanno, incolonnati alla Disney, al lavoro. Altro che sette nani, mi sembrano giganti. “Faremo meglio que- st’anno?” azzardo. “Se andiamo a vedere il primo presepe abbiamo fatto grossi passi avanti. E’ in noi il senso del miglioramento, ma nei nostri limiti. Intanto abbiamo un buon collaboratore che è il Comune che ci fornisce servizi indispensa- bili (luce, assistenza preziosa con il servizio dei vigili) e tante altre cose. Ci servirebbe un maggiore sostegno dai negozianti. Capiamo che è anche il giorno di Natale e lavorare è “peccato” ma un evento che coinvolge 10-15000 persone merita attenzione e sacrificio. Forse sposteremo quello che avveniva in piazza Inglima in Sant’Antonino. Ne stiamo parlando con il Comune e gli altri. Che i negozi inizino ad esporre locandine, addobbi in tema. Vorremmo dare i biglietti in vendita ai negozianti per diminuire la fila, fare più ingressi e cosi via. Secondo noi i ristoratori dovrebbero avere due menu, uno il solito loro ‘a la carte’ ed uno ‘speciale presepe’. Non sarebbe male mettere delle gri- gliate lungo il percorso - prosegue propositivo - basta una griglietta, pane, salsiccia, affettati ad un prezzo corretto e vendere panini o dolci. Lo si dovrebbe affidare ai giovani o a chi ha un minimo di igienicità e cordialità. Sarebbe un buon ‘incasso’ per chi lo volesse fare. Basta una semplice autoriz- zazione”. Il discorso si fa lungo sulla sicurezza. “Non stiamo tra- scurando nulla e per i costumi, le presenze etc. etc. Guardi, non di- mentichi che noi siamo lavoratori e abbiamo famiglia, accettiamo tutte le collaborazioni, ma i mira- coli… non è il nostro lavoro”. Sto per ribattere che loro lavorano per Gesù, Maria e Giuseppe ma Anto- nino Spinella mi fa segno di tacere come per dirmi: ecco prenda quella pala ed incominci a spostare quel letame... Ci lasciamo con l’invito rivolto a chiunque di collaborare. Buona idea quella dello scorso anno (le guide, gli accompagnatori in costume) ma fatte in tempo non improvvisare altrimenti succede il finimondo come lo scorso anno. La navetta è stata un’idea vincente come il posteggio. Anche l’idea del volantino con il percorso era ot- tima. Aggiungiamoci e diamo mag- gior risalto al presepe del “Croci- fisso “ che è di rilevanza e qualità. Segnaliamo ai negozianti che que- sta è un opportunità economica ir- ripetibile. Ravvivino le loro vetrine con luci e addobbi. Chi ha attività usi i gazebo, tutti i locali pubblici abbiano servizi continuamente igie- nizzati. Sono tempi di crisi e questi eventi sono “oro colato”. Qualche mostra al castello, la musica di strada e soprattutto gente acco- gliente per le strade. Non dimentichiamo che Marineo è stato definito paese “turistico” e città d’arte. Incominciamo a gua- dagnarci questo titolo. Siamo il paese più pulito dimostriamolo n on sporcando, collaboriamo con l’amministrazione. Ciascuno ri- cordi che è bello sentirsi dire “Ah! Sei di Marineo!” EDITORIALE di Onofrio Sanicola I l giornale che proponiamo ai nostri lettori e lettrici si rial- laccia ad esperienze prece- denti. ll richiamo più evidente è al blog Il Guglielmo, un esperimento sul Web che pro- prio in questi giorni ha com- piuto un anno di attività e di cui questo giornale vuole es- sere la continuazione in forma cartacea per raggiungere quanti, non avvezzi ad usare Internet, hanno tuttavia fame di informazione soprattutto se riguarda la piccola realtà lo- cale, il proprio quotidiano. Al- tro riferimento - da qui il nome della testata - è il periodico che fondammo a Monreale anni fa, accolto entusiasticamente ma esauritosi poi per le difficoltà comuni a tutti i giornali, pic- coli o grandi che siano. Non è stato un anno facile. Tra polemiche, consensi, incom- prensioni che hanno cadenzato il nostro lavoro, abbiamo di- mostrato capacità di resistenza in un ambiente difficile, a volte ostile. Avevamo sperato di in- serirci in un contesto già esi- stente - le vicende sono note a tutti - per non costringere chi è aduso alla lettura a consultare un nuovo blog o giornale. Cia- scuno - e ne è geloso - coltiva il proprio orticello e abbiamo dovuto creare un nostro pic- colo pezzo di terra che zap- piamo faticosamente. Non ap- penderemo la tastiera al chiodo, ma ci lanciamo adesso, caparbi come siamo, in una nuova avventura. Analizze- remo i fatti ma senza il piglio da moralisti. Vogliamo gettare uno sguardo un po’ scanzonato, con lo stile che ci è proprio, sulle cose, le storie, la politica in cui non siamo molto esperti, pur rico- noscendone la necessità. Rac- conteremo eventi, riporteremo le parole degli intervistati, esprimeremo punti di vista speriamo non banali. Ci tro- viamo a nostro agio nel giar- dino delle arti là dove vor- remmo montare la nostra piccola tenda per assaporare la compagnia dei grandi maestri Un proclama così solenne va subito smorzato con una con- tro dose di modestia e reali- smo. Siamo consapevoli delle difficoltà che incontreremo, non possiamo essere nient’al- tro che una fioca voce di dis- senso, fuori dal coro. Ma se il re è nudo lo diremo a chiare lettere. E se non piacciamo a qualcuno ci sono decine di giornali e blog dove ciascuno può nutrirsi della verità che più gli fa comodo. Accettiamo tutte le collabora- zioni, le lettere e i commenti che rispettino gli altri e noi. Tenteremo di non deludere i nostri lettori e lettrici perché l’entusiasmo, l’energia, la cu- riosità sono in noi ancora in- contaminati. Abbiamo il kerosene per pren- dere il volo ed iniziare il viag- gio non sapendo per quanto tempo, ma se i lettori e gli sponsor ci sosterranno conti- nueremo e questo numero di esordio non resterà isolato, al- trimenti è stato bello lo stesso. IL PIU’ GRANDE EVENTO DELL'ANNO PARTE IL PRESEPE VIVENTE Buona intesa organizzativa fra Comune e Gmg non gettare per terra Ceramica di Giovanna La Licata IL LIBRO DEL MESE Dario Flaccovio Editore - 12 euro P I T S T O P di Pino Mancino La ristorazione personalizzata. Il menu viene definito direttamente con lo Chef o concordato telefonicamente. SaLa rIServata ristorante, pizzeria ,carni, pesce, funghi, tartufo bianco e nero, primizie di stagione. annIverSarI Prenotate il menù della vostra cena. Ampia scelta di vini. Via Vitt. Emanuele n. 7 Marineo (PA) tf. 0918727 tf. 3664944484 (cell. dello Chef) PROVOCOPUSCOLO: un bel gesto l’autosospensione

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Si potrebbero trovare mille titoli alcaso “Provocopuscolo”. Il fatto è

noto e lo riepiloghiamo.Come tutte lecose giovanili una intelligenza non ac-compagnata dall’esperienza o un ec-cesso di sicurezza o non aver valutato“l’eccessiva licenza” ha creato unvuoto di controllo che non sappiamocome e perché ha portato ad esprimereun giudizio su un fatto non accertato.Da qui querela e minacce. Quindi au-tosospenzione del blog. L’errore, seerrore è, è stato ampiamente pagatocon un gesto forte che altri non avreb-bero mai compiuto. E’ come aver ri-spettato il segreto istruttorio al mas-simo livello. Questa autosospensionesi presta a molti risvolti.Già è un bel gesto autosospendersi,roba da altri tempi, ma questo gruppospontaneo e capace di catalizzare mol-tissimi interessi, accettabile da ungruppo non solo di giovani e giova-nissimi, era l’unico mezzo di infor-mazione che garantiva un certo con-trollo indiretto sulla vita politica esociale del paese. Avevamo detto chequesta “castrazione” a prima vistasembra casuale, ma se poi andiamo avedere ci sembra più opportuna checasuale. L’altro giornale online entratonell’area “potere” ha perso ogni fun-zione informativa.

Provocopuscolo autooscuratosi e inattesa di “giudizio” in pratica sarà dif-ficile che possa riprendere l’attività.Ci auguriamo che chi è preposto ademettere un giudizio (Polizia Postale,Autorità giudiziaria, arbitrato) oltread accertare la verità ci dia la speranzache tutti gli anonimi vengano resi notie che quindi si possano conoscere idati di coloro che per mesi si sonosbizzarriti a fare del “botta e risposta”un uso improprio. Sarebbe un bel re-galo di Natale togliere questo velosull’anonimato perché chi onesta-mente esprime il proprio punto di vi-sta e ne riceve in cambio insulti ano-nimi possa porsi in un confronto

corretto e civile. Si dice che tutti al-meno una volta sono stati “anonimi”e per questo sapere chi sono non cispinge a “regolamenti di conti” maforse sarebbe un gesto educativo nonda poco.

PERIODICO DI INFORMAZIONE, CULTURA E TURISMOAnno I n. 0 - Novembre 2011 Copia gratuita

Mentre un gruppo usando imezzi più adatti ha iniziato a

“sbancare” sotto la Rocca, un altrolavora alla programmazione, allemodifiche, ai contatti. La macchinasi è messa in moto con energia.Dunque si sono dissipate le nebbie:il presepe vivente si rifarà. “Ab-biamo messo in bilancia tutti i con-tro e i pro e alla fine abbiamo de-ciso dopo un dibattito aperto”.Assicura Antonino Spinella, il su-periore di Gmg. “Scusi - ribatto -ma al dibattito c’erano solo lei e lasua fidanzata?” La mia battutaviene respinta assieme ad AntoninoRigoglioso, che con voce ferma ini-zia a declamare come facesse unappello:Enzo Scrò, Ciro Realmente, FrancoDaidone, Danilo Rigoglioso, Mar-cello Giuffrè , Claudia Pulizzotto,Tommaso Trentacosti , Sandra Bar-cia, Piero Lo Pinto, Giuseppe Vir-tola, Giuseppe Daidone, Piergior-gio Petta, Totò Sclafani, PietroSpinella, Paolo Sceusa, SalvatoreCalandra, Maurizio Sceusa, Giu-seppe Badami, Claudio Calderone,Alessandro Daidone, Gianluigi LoPiccolo, Alessio Tantillo.“Scusi perché si agita?” intervengo.“Non vorrei dimenticare nessunoperché la nostra è una squadra af-fiatata che appena uno solo di que-sti signori manca persino la Roccatraballa”. Spero di averli trascrittitutti e già mi scuso se ne ho saltatoqualcuno. Ci lasciamo perché“loro”, i giemmegini, sono già “ar-mati” e già aspettano sotto laRocca. Ne vedo un bel gruppettocon scope, pale, picconi e un’infi-nità di attrezzi. Manca un canto so-

ciale da declamare mentre vanno,incolonnati alla Disney, al lavoro.Altro che sette nani, mi sembranogiganti. “Faremo meglio que-st’anno?” azzardo. “Se andiamo avedere il primo presepe abbiamofatto grossi passi avanti. E’ in noiil senso del miglioramento, ma nei

nostri limiti. Intanto abbiamo unbuon collaboratore che è il Comuneche ci fornisce servizi indispensa-bili (luce, assistenza preziosa conil servizio dei vigili) e tante altrecose. Ci servirebbe un maggioresostegno dai negozianti. Capiamoche è anche il giorno di Natale elavorare è “peccato” ma un eventoche coinvolge 10-15000 personemerita attenzione e sacrificio. Forsesposteremo quello che avveniva inpiazza Inglima in Sant’Antonino.

Ne stiamo parlando con il Comunee gli altri. Che i negozi inizino adesporre locandine, addobbi in tema.Vorremmo dare i biglietti in venditaai negozianti per diminuire la fila,fare più ingressi e cosi via. Secondonoi i ristoratori dovrebbero averedue menu, uno il solito loro ‘a la

carte’ ed uno ‘speciale presepe’.Non sarebbe male mettere delle gri-gliate lungo il percorso - proseguepropositivo - basta una griglietta,pane, salsiccia, affettati ad unprezzo corretto e vendere panini odolci. Lo si dovrebbe affidare aigiovani o a chi ha un minimo diigienicità e cordialità. Sarebbe unbuon ‘incasso’ per chi lo volessefare. Basta una semplice autoriz-zazione”. Il discorso si fa lungosulla sicurezza. “Non stiamo tra-

scurando nulla e per i costumi, lepresenze etc. etc. Guardi, non di-mentichi che noi siamo lavoratorie abbiamo famiglia, accettiamotutte le collaborazioni, ma i mira-coli… non è il nostro lavoro”. Stoper ribattere che loro lavorano perGesù, Maria e Giuseppe ma Anto-nino Spinella mi fa segno di tacerecome per dirmi: ecco prenda quellapala ed incominci a spostare quelletame... Ci lasciamo con l’invitorivolto a chiunque di collaborare. Buona idea quella dello scorsoanno (le guide, gli accompagnatoriin costume) ma fatte in tempo nonimprovvisare altrimenti succede ilfinimondo come lo scorso anno.La navetta è stata un’idea vincentecome il posteggio. Anche l’idea delvolantino con il percorso era ot-tima. Aggiungiamoci e diamo mag-gior risalto al presepe del “Croci-fisso “ che è di rilevanza e qualità.Segnaliamo ai negozianti che que-sta è un opportunità economica ir-ripetibile. Ravvivino le loro vetrinecon luci e addobbi. Chi ha attivitàusi i gazebo, tutti i locali pubbliciabbiano servizi continuamente igie-nizzati. Sono tempi di crisi e questieventi sono “oro colato”. Qualchemostra al castello, la musica distrada e soprattutto gente acco-gliente per le strade.Non dimentichiamo che Marineoè stato definito paese “turistico” ecittà d’arte. Incominciamo a gua-dagnarci questo titolo. Siamo ilpaese più pulito dimostriamolo non sporcando, collaboriamo conl’amministrazione. Ciascuno ri-cordi che è bello sentirsi dire “Ah!Sei di Marineo!”

EDITORIALEdi Onofrio Sanicola

Il giornale che proponiamo ainostri lettori e lettrici si rial-

laccia ad esperienze prece-denti. ll richiamo più evidenteè al blog Il Guglielmo, unesperimento sul Web che pro-prio in questi giorni ha com-piuto un anno di attività e dicui questo giornale vuole es-sere la continuazione in formacartacea per raggiungerequanti, non avvezzi ad usareInternet, hanno tuttavia famedi informazione soprattutto seriguarda la piccola realtà lo-cale, il proprio quotidiano. Al-tro riferimento - da qui il nomedella testata - è il periodico chefondammo a Monreale anni fa,accolto entusiasticamente maesauritosi poi per le difficoltàcomuni a tutti i giornali, pic-coli o grandi che siano. Non è stato un anno facile. Trapolemiche, consensi, incom-prensioni che hanno cadenzatoil nostro lavoro, abbiamo di-mostrato capacità di resistenzain un ambiente difficile, a volteostile. Avevamo sperato di in-serirci in un contesto già esi-stente - le vicende sono note atutti - per non costringere chiè aduso alla lettura a consultareun nuovo blog o giornale. Cia-scuno - e ne è geloso - coltivail proprio orticello e abbiamodovuto creare un nostro pic-colo pezzo di terra che zap-piamo faticosamente. Non ap-penderemo la tastiera alchiodo, ma ci lanciamo adesso,caparbi come siamo, in unanuova avventura. Analizze-remo i fatti ma senza il piglioda moralisti. Vogliamo gettare uno sguardoun po’ scanzonato, con lo stileche ci è proprio, sulle cose, lestorie, la politica in cui nonsiamo molto esperti, pur rico-noscendone la necessità. Rac-conteremo eventi, riporteremole parole degli intervistati,esprimeremo punti di vistasperiamo non banali. Ci tro-viamo a nostro agio nel giar-dino delle arti là dove vor-remmo montare la nostrapiccola tenda per assaporare lacompagnia dei grandi maestriUn proclama così solenne vasubito smorzato con una con-tro dose di modestia e reali-smo. Siamo consapevoli delledifficoltà che incontreremo,non possiamo essere nient’al-tro che una fioca voce di dis-senso, fuori dal coro. Ma se ilre è nudo lo diremo a chiarelettere. E se non piacciamo aqualcuno ci sono decine digiornali e blog dove ciascunopuò nutrirsi della verità che piùgli fa comodo.Accettiamo tutte le collabora-zioni, le lettere e i commentiche rispettino gli altri e noi.Tenteremo di non deludere inostri lettori e lettrici perchél’entusiasmo, l’energia, la cu-riosità sono in noi ancora in-contaminati. Abbiamo il kerosene per pren-dere il volo ed iniziare il viag-gio non sapendo per quantotempo, ma se i lettori e glisponsor ci sosterranno conti-nueremo e questo numero diesordio non resterà isolato, al-trimenti è stato bello lo stesso.

IL PIU’ GRANDE EVENTO DELL'ANNO

PARTE IL PRESEPE VIVENTEBuona intesa organizzativa fra Comune e Gmg

non gettare per terra

Ceramica di Giovanna La Licata

IL LIBRO DEL MESE

Dario Flaccovio Editore - 12 euro

PIT STOPdi Pino Mancino

La ristorazione personalizzata. Il menu viene definito

direttamente con lo Chef o concordato telefonicamente.

SaLa rIServataristorante, pizzeria ,carni,

pesce, funghi, tartufo bianco e nero, primizie di stagione.

annIverSarI

Prenotate il menù

della vostra cena.

Ampia scelta di vini.

Via Vitt. Emanuele n. 7Marineo (PA)tf. 0918727

tf. 3664944484 (cell. dello Chef)

PROVOCOPUSCOLO: un bel gesto l’autosospensione

Anno I n. 0 - Novembre 2011 - pag. 2

Vi sono già state in passato occa-sioni in cui è emerso in modo

assai chiaro che tra lo scrivente e ilsindaco Franco Ribaudo, vi sonopunti di vista assai diversi sulla si-tuazione politica locale. La recentetrasmissione televisiva in cui un as-sessore della Giunta, probabilmentesu indicazione dello stesso sindaco,pur di delegittimare me e il consiglioche rappresento, non ha esitato adattribuirmi valutazioni assolutamentenon vere a proposito dell’assegna-zione della cittadinanza al prof.Charles De Lisi, costituisce solo l’ul-timo episodio in cui si è palesataquesta diversità di posizioni e di va-lutazioni. Tutto ciò mi dispiace manon posso fare a meno di continuarea difendere con orgoglio le mie ideee ritengo un punto di forza e non unadebolezza la mia propensione a direla verità anche se essa può risultaresgradita ad alcuni. Semmai constatocon un pizzico di amarezza che qual-cuno, che con me ha condiviso peroltre due anni un percorso politico,possa pensare ed asserire che mi de-terminano motivi personali nei con-fronti del Sindaco e non valutazionipolitiche. Proprio per fugare questodubbio, ho accolto con piacere l’in-vito rivoltomi da “Il Guglielmo“ apredisporre una breve lettera, in cuiillustro le mie valutazioni sull’atti-vità politica svolta sino ad oggi daquesta Amministrazione.Vorrei partire proprio dal pro-gramma elettorale della Lista Alter-nativa Democratica, che ritengo an-cora oggi, a distanza di circa treanni e mezzo, risponda in modoquanto mai adeguato alle necessitàdel nostro Comune. E’ stato redattosolo da alcuni, ma è stato ampia-mente dibattuto e condiviso da tutticoloro che hanno sostenuto la pro-

posta politica di Alternativa Demo-cratica, nella illusione, alla luce deifatti, che si sarebbe proseguito anchedopo con il metodo del confronto de-mocratico e della condivisione dellescelte. Dopo le elezioni, già nelleprime battute, per esempio nellascelta degli assessori o nella quoti-diana strategia di comunicazionecon la cittadinanza, i più attentihanno compreso che il nostro sin-daco manifestava atteggiamenti chequalcuno di recente su un blog lo-cale ha definito berlusconiani.Proprio sull’attuazione di quel pro-gramma, credo, vi siano ritardi dif-ficili da colmare.Esaminiamo per esempio le operepubbliche, il 2 agosto del 2008, nellaprima Conferenza Cittadina orga-nizzata dal sindaco, ha suscitatotanto interesse tra i cittadini l’ideadi collegare con una cosiddetta“bretella” via Makella con via Agri-gento, assicurando così anche a Ma-rineo una circonvallazione che de-congestionasse il traffico cittadino,ormai al collasso. Essa è caduta neldimenticatoio e appare assai impro-babile che possa essere realizzata inquesto scorcio di mandato elettorale.Allo stesso modo, dopo tanti pro-clami, non risulta vi siano presup-posti concreti per la realizzazionedella rotatoria in contrada Luisa.Stessa sorte per la piscina comunaleche, probabilmente, rimarrà nei so-gni dei giovani e dei meno giovani,che già davano per certa la sua rea-lizzazione.Per correttezza si devono citare al-cune strutture sportive che sono infase di realizzazione, il campo di cal-cetto e il ripristino del pallone geo-detico, per le quali il voto favorevoledel Consiglio Comunale ha consen-tito la stipula di un mutuo con la

Cassa Depositi e Prestiti. Dobbiamoauspicare che, dopo la loro definitivarealizzazione, l’Amministrazionesappia garantire un corretto utilizzo,così da preservare anche le genera-zioni future.Altro impegno riguardava la promo-zione e alla valorizzazione del terri-torio attraverso uno strumento im-portante che in altri territori ha datorisultati lusinghieri, incentivando losviluppo, ottimizzando l’impiego dellerisorse umane, riducendo le spese.Mi riferisco all’Unione dei Comuniche all’inizio del mandato elettoraledell’attuale sindaco era costituita dacinque comuni, oggi ne sono rimastitre, ma anche Villafrati da tempo la-scia intendere di volersi tirar fuori.Le cause di ciò probabilmente sonomolteplici, ma di certo la linea an-cora una volta egemonica ed accen-tratrice che ha imposto il Comunedi Marineo, nella persona di chi loha rappresentato, ha avuto i suoi ef-fetti nel determinare questo esodo.Altra pagina poco felice di questaAmministrazione è il rapporto cheessa ha con i dipendenti comunali.A dimostrazione di ciò basta pensareche Marineo, costituisce forsel’unico comune della Provincia diPalermo, in cui le OrganizzazioniSindacali, rappresentative dei dipen-denti comunali, non riescono a defi-nire un accordo a tutela dei lavora-tori, e nei rari casi in cui ciò èavvenuto, l’Amministrazione lo hametodicamente disatteso. All’internodel Municipio ormai, la tensione haraggiunto livelli di forte sofferenzatra gli impiegati, che malgrado ciòriescono con il loro impegno e laloro abnegazione a garantire l'ero-gazione dei servizi ai cittadini. Ciòè ancor più grave poiché è determi-nativo da un Amministrazione che,

sulla carta dovrebbe essere vicinaalla cultura sindacale e alla tuteladei lavoratori.Altro impegno del programma elet-torale è la realizzazione di un nuovoPiano Regolatore.Nel 2009 il Consiglio Comunale haprevisto l’accantonamento di circa100.000 euro per la stesura di talestrumento, ma ad oggi si sono fattipochi passi avanti e sarà difficile, inpoco più di un anno e mezzo, poterlorealizzare. Questo costituisce un fattoassai grave; basti pensare che in as-senza del nuovo piano regolatore nonsi potrà individuare e realizzare ilnuovo cimitero, di cui Marineo ha ur-gente bisogno, e non si potranno darerisposte ai tanti artigiani che da anniaspettano un’area artigianale.Un altro argomento che voglio men-zionare è quello delle politiche gio-vanili, alle quali si era dato partico-lare risalto nel citato programmaelettorale. L’Amministrazione, sinoad ora, ha proposto poche e inade-guate iniziative, delegando tale atti-vità all’abnegazione e all’impegnodel nostro parroco, don Leo Pasqua,al quale va un ringraziamento daparte di tutti i marinesi, e alla gene-rosità e alla dedizione di alcune As-sociazioni di volontari, tra queste“Extreme team racing” con il suopresidente Antonio Cutrona. In questomomento non mi soffermo oltre sullepolitiche giovanili, ma ritengo che lanotevole diffusione tra i giovani diMarineo di droga e alcool imporràpresto una seria riflessione alla no-stra collettività ed ai politici locali inparticolare, e confido nella sensibilitàdi Onofrio Sanicola per avere su que-sto giornale altro spazio in futuro perpotere approfondire meglio questoproblema che ritengo prioritario ri-spetto a qualunque altro.

Correttezza mi impone di citare, in-fine, il risultato importante rag-giunto dall’amministrazione in ma-teria di raccolta differenziata, chepone Marineo sicuramente ai primiposti, su questo aspetto, nel pano-rama dei Comuni siciliani. Un fioreall’occhiello per la nostra comunità,ma dovremmo valutare meglio la so-stenibilità dei costi di questa attività.Inoltre andrebbe visto il sistema diraccolta che tante difficoltà crea allefamiglie.Concludo precisando che, con lastessa chiarezza con cui ho espostealcune critiche, sarà mio dovere, sein futuro i fatti me ne daranno l’oc-casione, evidenziare i segnali di unasvolta politica ed amministrativa cheio, insieme ad altri amici che conme hanno sostenuto questa compa-gine politica, ancora auspico e ri-tengo possibile.Un cordiale saluto a tutti i concitta-dini di Marineo,

Vincenzo Quartuccio.

Abbiamo chiesto al sindaco Franco Ribaudo (PD) quali sono i 5eventi realizzati dall’amministrazione comunale di cui e’ piu’ soddisfatto. In attesa di una sua risposta pubblichiamo la lettera che il presidente delconsiglio, Vincenzo Quartuccio, ha inviato al Guglielmo

Nell’aprile scorso pub-blicammo questo ap-

pello a cui mai rice-vemmo risposta dai nostriamministratori. Probabil-mente non hanno capitoche nel nostro paese oltrealle feste, alle varie sfi-late, esistono argomentipiù seri. Occuparsene si-gnifica capire il signifi-cato della richiesta e cosa

si vuole far rientrare. Poi ci fu l’incontro con le persone accantoindicate e scoppiò il finimondo perché qualcuno aveva osatotanto. Ci fu spiegato in parole povere che se si sottraggono i beniai musei di Palermo si rischia la chiusura degli stessi e la disoc-cupazione per tanti funzionari. Si doveva assegnare l’appalto alladitta incaricata per il restauro del lato sud del castello e la cosa sidovette rimandare ad un incontro non pubblico. I lavori hannosubito un ritardo iniziale a causa di una infestazione che il Comuneha dovuto debellare. Abbiamo sentito farneticazioni su risultatiottenuti e vittorie da festeggiare da chi oggi gode di risultati ot-tenuti da un continuo lavoro iniziato decenni or sono. E’ di ieri ilnostro articolo sulla REVOCA DEL FINANZIAMENTO. Questavolta l’amministrazione marinese non ha colpa se non quella diaver detto “gatto” senza averlo nel sacco e di aver nascosto questodramma ai marinesi nel corso di una Conferenza Cittadina.L’impresa esecutrice è nella disperazione e dal 16 agosto ha fer-mato i lavori, l’arch. Bellanca autrice dei vari progetti non riescea spiegarselo. In pratica tutti tacciono e nessuno ha il coraggio didire dove e chi è il “pater”dell’errore che ha fatto revocare daBruxelles il finanziamento. Nessuno ha motivazioni e risposte,noi siamo stati i primi a saperlo perché alla ricerca del progettoper mostrarlo alla popolazione ci siamo trovati il primo muro alComune dove nessuno sapeva e nessuno aveva piante e progettia meno che non fossero nel cassetto personale del sindaco. Il si-lenzio ai beni culturali è stato totale a tal punto che indagandoabbiamo scoperto la revoca.Ora l’unica speranza è che San Ciro ci dia una mano perché nonci risulta ad oggi nessun documento emesso dall’amministrazionea favore del nuovo “status” del castello. Probabilmente perchésaputo che il castello non è di proprietà del Comune, che la terzaasta è andata deserta, perché interessarsi… La nostra fatica di avere una pianta del progetto della ala in re-staurazione (ormai in demolizione ?) non ha avuto successo enessuno a qualsiasi titolo è disponibile a darti la pianta.Alla facciadi documenti pubblici. Se conoscete qualcuno altolocato o unpezzo grosso speriamo che possiate ottenere questa pianta così aMarineo almeno due sapranno come sarebbe stato restaurato ilcastello :voi e noi.

CASTELLO VENDESI NOSTOS!CHE TORNINO A CASA I BENI ARTISTICI DI MARINEO

APPELLO PERSebastiano Messineo Ass. Regionale BB. CC. e dell’Identità SicilianaGesualdo Campo Direttore Generale Ass. BB. CC.Gaetano Gullo Sovrint. ai BB. CC. di PalermoSindaco di Marineo Franco RibaudoAssessore alla Cultura del Comune di Marineo

Quando scrissi a Sua Eccellenza l’Ambasciatore Sergio Romano lamentandomi che il vaso di Eufronio fosse ancora al Me-tropolitan Musem di New York non mi capacitavo che un capolavoro simile avrebbe fatto la fine che ha fatto. Gli americanilo sapevano e questo era uno dei motivi per cui tentennavano. Non volevano restituircelo perché da noi sarebbe stato dimen-ticato. Mi rispose con mezza pagina dal Corriere della Sera fornendomi la cronistoria del vaso. Lui che era il vero arteficedel ritorno a casa del cratere a figure rosse su fondo nero dove Eufronio era maestro. Ora combattere per il ritorno a casadei nostri capolavori è sempre valido salvo che poi non vengano seppelliti nei magazzini dei musei. Ecco quindi il nostro ap-pello al nostro assessore alla Cultura, al sindaco e a quanti sono coinvolti affinché si intervenga concretamente prima conuna richiesta ufficiale poi seguendo l’iter. Che i beni appartenenti al territorio di Marineo ritornino a casa e precisamente alCastello Beccadelli dove già parte di questi materiali ha trovato posto. Stiamo parlando degli affreschi di Tommaso de Vigilia,degli affreschi del Parco Vecchio, del Pendente di vetro policromo fenicio già esposto a Venezia alla mostra sui fenici e a tuttigli altri materiali giacenti nei vari magazzini e pinacoteche. Si tratta di un trasferimento indolore in quanto esiste già il luogoattrezzato, la custodia è garantita ma soprattutto oltre al materiale già esistente, al museo di cultura contadino o della memoria.Gli affreschi del De Vigilia da Risalaimi e tutto il restante materiale arricchirebbero non solo il Museo ma anche l’offertaculturale della intera valle eleuterina. Chiediamo che le nostre autorità si facciano subito carico di una richiesta così impor-tante. Inutile elencare i materiali in quanto al nostro dipartimento culturale, allla biblioteca con il suo responsabile, ancheper questo preposto, conoscono bene i materiali. Usiamo questi reparti che lo Stato ha mantenuto anche per tale obiettivo.Che non ci si astenga per questioni di principio o regolamenti. Basta guardare ai casi più importanti e recenti dai Bronzi diRiace alla Venere di Morgantina ad Aidone, di Himera su cui non è passata nemmeno una settimana. Ci auguriamo che l’As-sessore faccia immediatamente sua questa richiesta, che il personale superi ostacoli burocratici e di principio per iniziare uniter veloce verso questi risultati, che i politici aderiscano per avere più forza. Ci auguriamo, infine che i cittadini venganotenuti al corrente.

Appello pubblicato lunedì 11 aprile 2011

Vincenzo QuartuccioPres. del Consiglio

MARINEO

Hanno collaborato a questo numero:Dario Cangialosi, Mauro Di Vita,Grazia Guttilla, Juliette, Santo Lombino,Vincenzo Parisi, Enzo Quartuccio,Maria Cinzia Ragusa, Ru°žena Ru°žičková,Mariolina Sardo, Angelo Spataro,Rosalia Stadarelli

EditoreLa Rocca Bianca Soc.Coop.Via Triolo 51 – 90036 Marineo (Pa)Tel. 0918883158 – 3396754237www.ilguglielmo.blogspot.com

Il GUGLIELMOPERIODICO DI INFORMAZIONE, CULTURA, TURISMO

anno I numero 0 in attesa di registrazione

Direttore editorialeOnofrio Sanicola

Direttore responsabileHenry Johannes Neuteboom

Grafica EOS

TipografiaAGEM Arti Grafiche Editoriali

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Il giornale non persegue scopi politici , intende eviden-ziare le realtà esistenti e le nuove.Sproporzioni di spazio sono casuali.

di Onofrio Sanicola

Nel 1935 l’Italia iniziò la grandeavventura coloniale in Etiopia.

Noi del Guglielmo abbiamo fatto intempo a raccogliere la commossa te-stimonianza di uno dei suoi protago-nisti, Giovanni Provenzale, che ci halasciato da poco, che ha rievocatol’entusiasmo, le speranze e le delu-sioni di tanti giovani che cercavano“un posto al sole”.

Da giorni Giovanni Provenzale,classe 1916, mi aspettava ansioso dirievocare la “sua Africa”, disposto afarsi rubare i ricordi, le emozioni deisuoi vent’anni.“Lei è partito come fascista ed è tor-nato antifascista?’ chiedo provocato-riamente.“Assolutamente no! Intanto non mipiace oggi questo termine. Ho con-servato malgrado tutto le mie idee.Avevamo vent’anni, pieni di energieed entusiasmo. Oggi potremmo direeravamo un gruppo di ‘giovani im-prenditori’ sorretti dallo Stato, vo-lontari in cerca di ‘un posto al sole’in un nuovo paese bisognoso ditutto”.Ma là c’erano già i nativi da qualchemillennio, insinuo. “Noi non ci siamomangiati vivi i nativi - reagisce - o liabbiamo eliminati, abbiamo portatouna civiltà più nuova o contempora-nea. Dai trattori a tutta una serie ditecnologie tipiche della capacità ita-liana. Pensi uno di Marineo propriolì inventò la pentola a pressione, altriinstallarono fabbriche di radio e cosivia”.E non è sfruttamento questo? “GuardiSanicola che questo linguaggio esisteancora oggi in Italia - spiega - Alloraera fascismo, oggi cosa è?”Mi ha sciorinato la carta d’identitàcon scritto di “razza ariana”, il per-messo di imbarco sulla Saturnia, poigli album fotografici. Mi aspettavosquadracce fasciste, baionette, ga-gliardetti, carri armati sullo sfondo,mortai.

Più di metà album erano foto di leoni,zebre, cammelli ed una infinità dianimali locali. Poi altra sorpresa: unaquantità di foto di marinesi abbigliaticome nei figurini dei sarti stile anni‘20, ‘30, ‘40. Era la generazione delbughi-bughi, dei seni che ballavanocon lo stesso ritmo delle gambe, dellepagliette e dei lustrini, delle gonneal ginocchio, delle scollature a V,delle gambe a fil di ferro, dei capellitagliati alla maschietto. Tre uominielegantissimi hanno attirato la miaattenzione. “Sono i miei fratelli Giuseppe e Vin-cenzo”. Possibile che tutti e tre i fra-telli fossero ad Harar chiedo incre-dulo. “Si tutti volontari ed unoaddirittura sposato...” Scene di feste,picnic ed eventi locali già visti in mi-gliaia di film. Sino a quando la guerranon li aggredì...“Nel momento che la nostra faticainiziava a darci buoni frutti, che in-viavamo a casa mezzo stipendio almese ecco che ci trovammo in divisa.Noi credevamo in tutto questo. Ab-biamo capito che la guerra porta di-sastri umani ingiustificabili, ma di-fendevamo il nostro ‘posto al sole’,le nostre fabbrichette, la nostra gio-vinezza. I nostri vent’anni si allonta-navano precipitosamente. Oggi fac-cio fatica a capire se esiste un mododiverso di fare la guerra. Forse lei,Sanicola, trova una differenza fra la‘mia guerra’ e quella di oggi in Libia?A noi non piaceva farla ma il mioPaese era in guerra!” Erano in un posto dove la natura erameravigliosa il clima ottimo, la di-slocazione perfetta. Case con tutti iconfort. Si costruivano strade, pa-lazzi, città, ferrovie, acquedotti. Il ge-nio italiano era sfruttato al massimolivello. “Ai locali non abbiamo toltonulla anzi - ha ribadito Giovanni Pro-venzale - sterminate estensioni diterra abbandonate e bonificate. Im-magini questi ventenni marinesi chescoprono altipiani infiniti e vedereche la terra ti dà il grano due voltel’anno. Un miracolo: restavamo a

bocca aperta. Altro che Cannavata,Rossella e Bifarera!” Tutti i rapporticon i locali erano secondo le consue-tudini del tempo. Rare le esagera-zioni. Per i ventenni era una meravi-glia. Ragazze bellissime. Quantihanno portato moglie e figli in Italia?“La mia Africa... - ha continuato arichiamare alla memoria - certo c’erauna differenza fra gli indigeni e noi.Queste differenze erano universali.Poi sarebbe arrivato il socialismo, laparità e cosi via. Non scordi che Mus-solini arrivato in Africa abolì la schia-vitù. Lei vorrebbe processarmi per leleggi che sarebbero arrivate dopo?”“No, ma oltre le leggi ci sono situa-zioni umanitarie già dettate all’iniziodel mondo...”“Cioè lei vuol farmi credere che Gra-ziani e i tedeschi di via Rasella do-vevano porgere l’altra guancia?” “Si...” ho risposto temendo il peg-gio.“Mi citi un solo popolo al mondo dache tempo è tempo che abbia messofiori nei suoi cannoni...” Ma gli uo-mini non amano più la guerra... “Eneanche io”. Nel bel mezzo della guerra gli inglesifanno questo ragionamento: tenere20.000 prigionieri costa ogni giorno,rimpatriarli costa solo una volta. Cosìil fratello Giuseppe finì in Rodesiamentre Vincenzo e Giovanni furonoimbarcati nei piroscafi Saturnia eVulcania per una “crociera” di oltre40 giorni facendo il periplo del-l’Africa.“Tornammo a casa a mani e taschevuote. Qualcuno tentò di attivareun’imprenditorietà locale, chi cercòed ottenne posti statali e para statali.I tedeschi si ritirarono dall’Italia la-sciando entrare gli americani. Da noinon c’è stato il fenomeno dei parti-giani. L’unico che ricordo mori a Mi-lano anche se marinese. Si chiamavaCarmelo Clemente, amico di Nenni,grande sindacalista che sposò unaparrucchiera parigina. Tentammo didedicargli una via a Marineo ma al-cuni si opposero. Di costui a Marineo

non ne ho mai sentito parlare. So chea Milano era importante”.Di ebrei a Marineo non ne esistevano,tranne uno che si chiamava Ascoli.Mussolini passò una sola volta da Ma-rineo promettendo acqua a gente chesi lavava poco e che non poteva berea sufficienza. “Poi tutti diventaronoantifascisti, smisero la camicia nera esputarono sul loro passato. Dei nostri40 milioni di fascisti si persero letracce! Anche noi scordammo il fa-scismo perché superato ma non pos-siamo rinnegare i nostri vent’anni daleoni, vissuti nella mia Africa”. Fra qualche giorno il fratello Vincenzoavrebbe compiuto 100 anni. L’altro,Giuseppe, era del 1908: portavano for-tuna perché erano nati tutti e tre inanni bisestili. Hanno amato l’Abissi-nia, l’Etiopia di oggi, là sono cresciuti,là hanno scoperto l’amore e il sesso,là hanno lavorato duro cambiando ilvolto di un paese antichissimo mafermo da millenni.“Noi eravamo fieri di tutto questo. Eravenuto il tempo di godere tutto questo.Era la belle époque marinese. Le no-stre amicizie infantili là si sono con-

solidate. Pensi al sodalizio di Ciro Fra-gale, genio irripetibile e Salvatore Re-almuto, falegname maestri d’ascia difamiglia: hanno passeggiato tutte lesere a Palermo in via Libertà per oltrecinquant’anni parlando della ‘loroAfrica’. Non hanno saltato una sera”.Il vapore Vulcania li precedeva e sisentivano sicuri perché in caso di minesarebbe stato colpito per primo e loropotevano scamparla.“Il Saturnia ci riportava a casa. Era-vamo arrivati secondi dove contavasolo arrivare primi. I soli felici eranoi nostri genitori che si vedevano tor-nare a casa i figli vivi, noi dentro pian-gevamo leggendoci negli occhi nonla sconfitta ma l’orgoglio dei ventennidi un gruppo di marinesi che torna-vano da una ‘missione impossibile’”.

Giovanni Provenzale ai suoi fratelli,a tutti questi ventenni dedica i suoiricordi, i ricordi con cui va a dormiretutte le sere ascoltando i canti deglianimali, il vento delle foreste e legrida e i canti dei compagni che co-struivano strade, palazzi, stazioni,ospedali.

Giovanni Provenzale. Quando ballavamo il bughi bughi.

Capelli lunghissimi scuri anzi neri come i suoi occhi.Se ti guardava dovevi abbassare gli occhi . Si muo-

veva anzi non muoveva solo testa e braccia ma era un’ar-monia unica perché ogni parola era accompagnata datutto il corpo come la musica segue il canto. Stava inmezzo agli uomini sicura e agli uomini faceva l’effettodi un filmino che tutti guardano a bocca aperta senzacommentare. Arricchiva le feste, faceva girare la testanei ristoranti, si litigava per sederle accanto. Non era ladonna fatale ma sicuramente “una Bellucci” per un filmdi Tornatore o per la pubblicità della Vespa negli anni‘50. Tutti abbiamo sognato di fare un picnic nel boscocon lei… Al suo quarantesimo compleanno ci fu unafesta straordinaria. Recuperammo amici di infanzia,compagni di scuola, parenti non più visti da decenni.Eravamo convinti che al centro della sala ci fosse unapedana con lei che svolazzava sopra di noi. Conservaiquel ricordo per circa due anni. La dimenticammo pervia di continui traslochi e anche perché ciascuno di noiapprezzava sempre di più la propria compagna che aconti fatti non aveva granché da invidiarle. Ma una volta andando nella chiesa di San Luca a Padova,dove vivevo in quel periodo, accadde un fatto strano.Andavo spesso in quella chiesa a riflettere sulle sue re-liquie. Al santo, artista egregio e medico anargiiro ecompetente, in quegli anni usava rivolgersi più che almedico condotto. Non servivano analisi, radiografie, tac,trapianti e cose del genere. Appena promesso il votoavevi subito la risposta. Quel giorno avevo una richiestapersonale e mi sono preparato attentamente cercando unvoto proporzionale per valore e peso. Pensai che ancheSan Luca “fosse impegnato in cose più importanti”.Stavo per rinunziare quando retrocedendo quasi travolsiuna donna che curva sul pavimento lo sgrassava, lavava,lucidava. Persi l’equilibrio e mi trovai faccia a facciaper terra con lei. Si intravedeva appena il volto. Preoc-cupato per il mio vestito, su cui era finito il secchio,uscii brontolando e sbraitando. La donna quasi scappòvia senza voltarsi. A casa presi un'altra sgridata e dovettispiegare i dettagli a mia moglie e mentre raccontavol’episodio utilizzando i dettagli, gli stessi mi ritornavanocome un boomerang. Quegli occhi, quei capelli anchese scomposti, quello sguardo… ma no, non può essere... Iniziai una serie di appostamenti, pedinamenti, sorve-

glianze. La cosa durò qualche settimana e quasi avevodeciso di abbandonare la pista quando una sera mi sentotirare violentemente per un braccio e spingere in un an-drone. “Tu devi smetterla, devi lasciarmi in pace, devidimenticarmi..” Non ebbi tempo di replicare e lei spin-gendomi con forza alzò una mano per colpirmi e fuallora che notai che il braccio era rigido... A lei nonsfuggi il mio stupore. “Vuoi vedere il resto del miocorpo?” mentre io abbassavo lo sguardo. Anche lei si ri-lassò un po’ mostrando un volto tirato ed occhi pieni dilacrime. L’abbracciai e lei lasciò uscire lacrime e dispia-cere. Andammo a casa mia. Mia moglie non la riconobbee già preparava ostilità e scortesie. Si sedette tra noi mo-strò il suo volto e mia moglie emise un urlo. Si abbrac-ciarono ed io uscii dalla camera perché le donne o si ag-grediscono o sono le più solidali del mondo. Andai acercare vecchie foto e oggetti riposti in remoti cassetti.Le portai per mostrarli quando mi dissero di entrare. Malei non volle guardarli. “Avevamo ormai due bambiniquando una domenica mattina giocando a letto con ibambini a cuscinate mi accorsi che un braccio non ri-spondeva ai comandi. Subito non dissi niente ma miomarito aveva già notato che oltre al braccio zoppicavoleggermente”. “Ero disperata per i miei bambini e permio marito che si trovavano improvvisamente a convi-vere con un mondo di guai - continuò tra le lacrime - Ungiorno sotto la doccia mi vidi un'altra e allora crollai. Inpochi mesi ero finita in un tunnel da dove nessuno è maitornato indietro”. Le nostre scarne parole di consolazionenon servirono a nulla anche perché in lei non c’era di-sperazione. “Ho fatto un patto con San Luca che entrambiabbiamo rispettato, che almeno non peggiorassi. Io homantenuto il silenzio. All’inizio è stato atroce. Ho sop-portato insulti, malignità, morbosità, discriminazione.Erano i miei bambini che mi tenevano su mentre pianopiano perdevo l’amore di mio marito“ “Lasciami cosìancora accettabile per i miei figli e per mio marito edammi il prezzo che debbo pagare supplicavo.” Mio ma-rito mi amava ancora perché nella sua mente ero quellaragazza conosciuta tanti anni prima e quindi era gelosis-simo . Secondo lui me la facevo con il farmacista con ilmedico che mi assisteva, con il prete, con il suo miglioreamico. Non sa che io vado ogni sera ad orari strani inchiesa a pulire altari e pavimenti.”.

IL PATTOIL TEATRO DEI PUPI è PATRIMONIO DELL’UNESCO

STAGIONE 2011-2012Volevamo ricordarVi il Teatro Drammatico dei Pupi. E’ uno spazio che moltici invidiano perché fa parte di una memoria collettiva che lentamente si vainesorabilmente perdendo. Non ci sono molti luoghi dove portare i nostri ra-gazzi e soprattutto bisogna scegliere luoghi e temi giusti. La nostra fatica dipreparare temi adatti ad ogni ciclo scolastico deve essere apprezzata dai do-centi perché ci riteniamo giustamente di sostegno al loro lavoro didattico ededucativo. Quindi un cartellone fittissimo che parte dalla favola e dal rac-conto al ciclo caloringio con le storie di Orlando (oltre 30 titoli) al ciclo ar-turiano (con le Storie di Re Artu, Lancillotto, Excalibur,ecc.), al medievalecon le storie del nostro Federico II, con Colapesce, al rinascimentale con Et-tore Fieramosca e Ginevra di Monreale,al Greco con La Guerra di Troia e iritorni, al religioso con la Passione di Cristo.

LA NOSTRA PROPOSTA PER LE SCUOLE:IL CICLO CAROLINGIO - RONCISVALLE - LA PASSIONE

CANTAMI O DIVA.. - FEDERICO BARBAROSSA FEDERICO II - COLAPESCE - MAZZAROL

CHIEDETECI LE SCHEDE DEI SINGOLI SPETTACOLIAlcuni spettacoli sono disponibili in lingua inglese, tedesco e francese

TEATRO DRAMMATICO DEI PUPI

Marineo-Palermo 90096 Via Triolo 49 - Tf-0918883158-3396754237Monreale-Pa • Teatrino Guglielmo • Via B. D’Acquisto, 33 • 90046 Milano • Via N.Battaglia 21 • 20129 • tel. 02.36577111- 0289690319

e-mail: - [email protected]

www.ilguglielmo.blogspot.com

Teatro drammatico dei pupi

Anno I n. 0 - Novembre 2011 - pag. 3

“E se l’Africa si piglia, si fa tutta una famiglia…”

MARINEO

Anno I n. 0 - Novembre 2011 - pag. 4

Da un decennio lo condividiamo con NewYork City, precisamente con Manhattan,

l’isola dove ha un appartamento che mettespesso a disposizione degli amici. Passa lun-ghe vacanze a Marineo coccolato da un nutritogruppi di amici che lo prendono e lasciano inaeroporto formando sempre una colonna diuna decina di macchine. Per la sua nota gene-rosità è anche circondato da ungruppo di questuanti. “Mi ac-corgo subito se uno imbroglia ese li vedo che vengono con fa-miglia mi faccio imbrogliare lostesso perché una parte di quellafamiglia è innocente - ama sot-tolineare - Ai miei detrattoridico: anche voi siete stati aiutatie non ho mai offeso nessuno”.E’ anche l’unico che riesce a es-sere amico degli ultimi tre sin-daci (Ribaudo, Spataro, Corrado)senza compromettersi. Per nonsbagliare non è ambiguo equando si trova separatamentecon i predetti li tratta e si com-porta in modo irreprensibile.Cosimo Sanicola si vanta di que-sti rapporti e ci riesce a convi-vere.Sponsorizza quasi tutte le mani-festazioni estive marinesi e non“commerciando” con nessunonon ha interessi economici connessuno. Non investe a Marineo.“Non voglio problemi nel miopaese”.I suoi affari li fa lontano dallepersone amiche. Ha sponsoriz-zato l’ultima dimostranza attra-versando il campo minato localeuscendo indenne dalla battagliadi Abukir dove Congregazione eComune si sono combattuti

senza esclusione di colpi... Ha contribuito allasfilata di moda di questa estate dove abbiamoavuto la possibilità, grazie ad un videoperatoree assemblatore dilettante e un presentatoreguardone, di ammirare “le tipiche cosce“ ma-rinesi. Sponsorizzando anche tanti altri eventireclama il suo diritto di sponsor creando po-lemiche infinite che non lo sfiorano perché

lui, per dirla con le parole di altri, “paga” ilposto in prima fila. Questa estate una inutilepolemica ha posto fine a una serie di insultichiarendo che lo sponsor ha i suoi diritti e cheda che mondo e mondo i mecenati vengonogratificati. Queste polemiche lo stanno, pro-babilmente, allontanando da Marineo perchéultimamente la sua presenza nella nostra cit-

tadina si fa più rada e lo dimostra il suo rap-porto privilegiato con il presidente della Pro-vincia Avati, il grande riconoscimento ottenutodal Capo dello Stato Napolitano con la pre-stigiosa nomina a Cavaliere emerito del la-voro.Ora i suoi detrattori si sono praticamente au-tofustigati facendo gesti plateali tipici di alcuni

personaggi shakespeariani chelasciano il tempo che trovano.Si vanta di essere stato l’unicoad accogliere , sin dall’aereporto,il sindaco Ribaudo e signora aNew York mentre i cosiddetti“amici americani” del sindaco sisono persi nella nebbia newyor-kese defilandosi. Ora che Mari-neo ha relazioni alla grande conmolti prestigiosi americani Co-simo pensa di ospitare ancoral’amico Franco perché a Marineomolte volte molti caffè sono av-velenati. Ci racconta (con granderiservatezza) le decine e decinedi azioni umanitarie e ne chiamaa testimonianza i vari parrocisenza mai nominare i beneficiari.Si sente un moderno san Mar-tino? viene da chiedergli.“Assolutamente no, io ho unamacchina e non il cavallo, nonho mantelli da dividere ma cercodi condividere la fortuna con chiè stato meno fortunato di me”.Sono tentato di chiedergli... e luicapisce al volo e mi risponde:“Gli uffici sono chiusi, il cassiereè andato via e so come lei li use-rebbe...” fissando la grossa bot-tiglia poggiata sul tavolo che ap-pena iniziata la conversazioneera piena ed ora non più.

COSIMO SANICOLA, IL SELF-MADE MANche aiuta la sua gente e il suo paese

“Scusi dottore lo sa che oggi sono quarant’anni che leiesercita a Marineo?” Ridacchia e mi fa segno di con-

cludere perché fuori inizia la fila dei pazienti. Insistoper continuare il colloquio ribadendo che oggi non ègiorno di ricevimento e quindi lui “deve” ascoltarmicome promesso. Esce e avvisa che o pazientano un’orao debbono tornare fra un’ora se non ci sono emergenze.Rientra dicendo che le ricette lepuò compilare Madonia e poi lefirmerà. Erano i tempi della medicinaeroica della provincia: il dottorSanasarda che sembrava essersilaureato in America, il dottor Na-tino Maneri che operava addirit-tura a casa sua o a casa del pa-ziente estirpando mastiti e non socos’altro, il dottor Arnone che ad-dirittura aveva fatto la specializ-zazione in igiene con quella suaveste da camera in seta con cuiandava persino al bar per il caffèperché tutti la notassero. Allorasi pagava una volta l’anno: un ca-pretto, coniglio e pollo, frutta,olio ed altro ancora garantivanouna assistenza medica gratuitaper tutto l’anno. Poi il dottor Gio-vanni Provenzale e il mitico dot-tor Calderone solare e prepa-rato.“Fu proprio per sostituire ildottor Arnone, che venni a Mari-neo, dove avevamo casa e dove venivamo tutte le estati”racconta Antonetto Provenzale. “Avevo gli amici d’in-fanzia... Anche se ero vissuto fra Roma e Palermo, anchese avevo ricevuto una educazione di città che mi diffe-renziava e un po’ mi imbarazzava nei giochi con gliamici nasce un legame indissolubile. Tutti dicevano cheero predestinato a luoghi famosi e prestigiosi oltre laManica, oltre l’oceano. Ma quella esperienza, quellostage (sic) segnò una svolta. Non ero pagato ma appenauscito dallo studio e percorrevo quel breve tratto di stradadallo studio a casa la gente mi fermava per stringermi lamano, mi additavano, bisbigliavano ‘... si è lui che hatelefonato a Roma a Milano per un consulto, e lui chemi ha suggerito...’ mi sono sentito utile alla mia comu-nità”. Avevo trovato casa!”“L’altra volta ho notato che in una emergenza fuori orariolei si è subito prestato...anche se non sono suoi assistitilei fa le visite a domicilio, dà punti, interviene, ma nonè un ingerenza?” insinuo. “Se lei conoscesse il giuramento di Ippocrate non mi fa-

rebbe questa domanda! - risponde piccato - Scusi tutti imedici fanno questo giuramento... e con questo? Io ricevola telefonata e secondo lei io dovrei rispondere: chiamiil dottor Tizio o vada dal dottor Caio? Io conosco moltobene i miei colleghi, persone super qualificate, ma c’èchi ha bambini, chi non abita a Marineo e cosi via, forsela gente fa questi ragionamenti e chiama me”

L’altra sera, ospite inaspettato acasa sua, non siamo riusciti nonsolo a cenare ma addirittura miha abbandonato a casa sua perun’emergenza... Il telefono nonsmetteva un minuto, dava terapie,segnalava medicine, correggevaquantità e sempre concludevacome se si trattasse di una ricettadi cucina sdrammatizzando sinoal punto che il paziente, secondome, si convince che non ha nulla.E non mi sono offeso quando di-scretamente mi faceva usciredalla stanza perché la “riserva-tezza è la prima medicina che doa chi consulta”. “Ma lei è un me-dico generico - insisto non unopsicologo, né un assistente socialené uno psichiatra”. Il dottor Pro-venzale ribatte: “Intanto se le fapiacere credo che non puoi curarenessuno, oggi, se non abbini allamedicina un supporto psicolo-gico. Io ho il mio stile, ciascuno

ha il suo”. Mi è sembrato di capire che sia come i medici inglesiche una volta constatato il male allargano le braccia fa-cendo capire che non c’e niente da fare, lasciamo fare ilsuo percorso alla malattia. “Senta io non le ho fatto mai queste confidenze. Nonesistono medicine che possono sostituirsi ai miracoli.La medicina prende sempre più coscienza che oltre alcorpo esiste ‘la persona’ e quindi io mi occupo nei mieilimiti di entrambi”.Allora questi primi 40 anni? “Impagabili soprattuttoquando lavori in un ambiente positivo dove sei in perfettaarmonia con la gente ”. Non c’è verso di farsi dire rac-contare qual è stato il dramma più grande, l’incidentepiù drammatico, il caso più disperato. Avrà anche luiqualche medaglietta di cui andare orgoglioso! “Si tan-tissime sono circa un milione le ricette che ho firmatoper aiutare i miei compaesani”. Beh ! lo vedo andar viae noto che per la strada la gente non è affatto cambiatain questi 40 anni.

I MIEI PRIMI QUARANT’ANNI DA MEDICO A MARINEO

Antonetto Provenzale: lavoro da quarant’anni in un ambientepositivo dove sono in perfetta armonia con la gente e con i colleghi

Il Presidente della Repubblica Napolitano incontra il Suo Cavaliere del Lavoro Cosimo Sanicola, il Presidente della Provincia diPalermo Giovanni Avati, ed il marinesissimo Salvatore Salerno

Mi hanno chiesto di scrivere per questo giornale delle ricette dicucina, allora ho pensato di ritagliarmi un angolino, nel quale

poter parlare non solo di ricette ma anche del gusto, della buona cu-cina e non solo... Mi viene in mente la sensualità della Binoche nelfilm Chocolat, ricordate? Cucinare è sensuale, è un atto d'amore inquanto coinvolge le emozioni e il desiderio di regalare felicità a chisi delizia con i piatti. Cibo e sesso, infatti, vanno a stimolare lestesse aree del cervello e cosa dire poi dei cibi afrodisiaci? Come icrostacei che si gustano con le mani e si addentano, risvegliando laparte di noi più primitiva e selvaggia; come le ostriche, ricche diiodio che vanno a stimolare gli ormoni della sessualità, o come ilpeperoncino, grande vasodilatatore naturale...

PECCATI DI GOLA di JULIETTE

Antonetto Provenzale

MARINEO

Anno I n. 0 - Novembre 2011 - pag. 5

di Santo Lombino

Bolognetta 1920

Non c’era nessunoin Piazza Matrice,

quella sera. Nessuno,perché non c’era chela luce di qualche fa-nale a gasolio, nellestrade e nelle piazze diBolognetta. Nessuno,perché tutti o quasi

quelli che avevano lavorato in campagna quelgiorno, alle undici di sera erano molto stanchi.Nessuno, perché l’indomani dovevano partireda casa per arrivare in campagna prima del sor-gere del sole... Il reverendo arciprete Castrenze Ferreri, per tuttipadre Castenzio, andava a letto più tardi, datoche in genere si alzava verso le otto, per andarea dire messa. Era seduto a prendere il fresco,quella sera di maggio dell’anno 1920, davantialla canonica, a pochi passi dalla chiesa madre.Gli avevano fatto compagnia Mastro Titta, ilcalzolaio che ogni tanto giocava con lui a bri-scola e Mariano V. che di giorno preferiva farsiil giro del paese parlando con chi incontrava ela sera si diceva il rosario con padre arciprete.Verso le dieci e mezza se ne andarono via chie-dendo la benedizione.Il parroco stava già pensando di ritirarsi, quandosuonò la campana dell’orologio del campanile.Undici colpi uno dietro l’altro, col solito ritmo.I fratelli Scibetta di Bisacquino l’avevano co-struito nel 1896 e venduto al comune per tre-centoventi lire, al tempo del sindaco Lo Brutto,che all’orario ci teneva tanto perché non volevache i suoi iurnateri arrivassero tardi all’antu.Furono pochi attimi: un lampo dal vicolo, unrumore assordante, un urlo di Padre Castenzio.Dopo una pausa di silenzio, assicuratisi che nonci fossero pallottole vaganti, uscirono dalle lorocase i vicini. Arrivò il sagrestano, Filippo D.P.,e la moglie Assunta, che cominciò ad urlare “Uparrinu, u parrinu ammazzaru!”. Il marciapiedifu presto pieno di gente accorsa mezza vestita.Filippo e mastro Matté, il falegname, videroche il parroco, caduto a terra vicino alla porta,respirava ancora. Solo alcuni minuti dopo co-minciò a lamentarsi e a chiedere aiuto. Dal-l’abito talare all’altezza dei polmoni usciva san-gue, prima lentamente, poi in abbondanza. Lamoglie del sacrestano corse dentro a prenderedue lenzuola, con cui quattro uomini sollevaronoil religioso e lo portarono dentro casa, depo-nendolo nel suo letto. Arrivò pure il dottore Ma-chì, giovanissimo, che impallidì a vedere tuttoquel sangue.

Il ferito si rivolse subito con gesti accorati alsindaco Michelangelo D. P., subito accorso,chiedendogli di avvicinarsi al giaciglio. Entròpoi il comandante della regia stazione dei ca-rabinieri, il maresciallo Vittorio D., che il par-roco conosceva bene per averlo ogni tanto con-fessato. Infine arrivarono quasicontemporaneamente il giovane Carmelino L.B., caporalmaggiore in licenza dalla casermadi Torino, e “don” Serafino, pregiudicato, capodella cosca mafiosa locale. Davanti a loro, ilparroco gridò. “L’ho visto, chi mi ha sparato!Mi ha sparato Luminato, figlio di Giovanni T.”Poi si corresse: ”No, suo cugino Luminato, fi-glio di Peppino T. Sì, l’ho visto con i miei oc-chi.” “Ma come può essere? Un picciotto così tran-quillo!” esclamò il sindaco, che conosceva benequel giovane, poco più che ventenne, braccianteagricolo, figlio di contadini. “E’ stato lui, l’hovisto in faccia, è scappato dietro il campanile...”Si fermò, perché sentì una fitta al petto moltoforte. Cominciò a rancorarsi senza smetterepiù. Il dottorino si dava da fare, ma capiva chei proiettili avevano colpito il cuore, oltre che ipolmoni. Fuori la gente aumentava di numeroe di parole: la guardia municipale Mariano Z.e il carabiniere Proietti fermarono quelli chepoterono, sostenendo che all’arciprete sarebbemancata l’aria, con tutti quei curiosi attorno. Il maresciallo decise allora di andare a cercareLuminato T.: prese con sé due carabinieri,arri-vati nel frattempo, e raggiunsein breve tempol’abitazione del giovane, distante non più dicentro metri, sulla via Notar Monachelli. Unodei due bussò alla porta di legno, gridando:“Aprite!”. Pochi attimi dopo, il padre di Lumi-nato aprì a metà e chiese cosa volessero, poichiamò il figlio. Il maresciallo entrò veloce-mente, andò a cercare negli angoli più ripostidella casa, salì sul solaio, sollevò qualche ma-terasso, vi trovò un fucile ancora caldo e conforte odore di polvere. Lo portò con sé, strin-gendolo a mo’ di trofeo. Il ragazzo fu portatoin caserma senza spiegazioni. Al ritorno, il ma-resciallo si presentò al parroco ormai mori-bondo, si chinò verso di lui per chiedergli aquattr’occhi se davvero Luminato fosse il suoassassino. Quello ripeté spazientito: “Lui fu,ancora ve lo devo dire? Lui fu!”. “Ma che mo-tivo aveva?” chiese il militare. “E’ stato... èstato per l’affare dei marmi”, rispose con qual-che difficoltà. “Per l’altare di sant’Antonino...”. Poi padre Castenzio, che aveva ricevutol’estrema unzione dal sacrestano e aveva ba-ciato il crocifisso, non parlò più. Il medico al-largò le braccia rassegnato.L’indomani arrivarono col carretto da Vicari,paese di origine dell’arciprete, due sorelle, un

fratello più grande e uno zio. Tutti gli abitantidel paese vollero salutare la loro guida spiri-tuale, tra fiori e lumini. “Aveva cinquantaquat-tro anni, era un buon parroco”, dissero tanti,“Non ha mai fatto male a nessuno”, aggiun-sero. “Forse”, dissero altri ...Alla fine del funerale, che durò a lungo perchéla messa fu concelebrata da tre arcipreti, molticittadini andarono a fare le condoglianze ai fa-miliari del defunto. Tra gli altri, “don” Serafinoche, dopo essersi detto amareggiato per il de-litto, spiegò a Stefano Ferreri, fratello maggioredel parroco, che lui e altri in paese non cre-dessero che padre Castenzio avesse veramentericonosciuto l’assassino. Anzi, lo informò cheaveva intenzione di fare un esperimento l’in-domani sera, alla stessa ora del delitto: rifare amo’ di recita tutta la scena per vedere se dallaporta della canonica si potesse vedere in facciacon chiarezza qualcuno che emergesse dalletenebre con un’arma in mano ...L’indomani mattina due militi dell’Arma con-dussero in catene Luminato T. alla stazioneferroviaria della linea Palermo-Corleone-S.Carlo, distante un chilometro dall’abitato.Lo portarono al carcere mandamentale di Mi-silmeri, dove il giovane nominò un avvocatodifensore, l’avvocato Mirabelli del foro di Pa-lermo, che spesso aveva difeso “don” Serafinoin occasione dei suoi precedenti guai con lagiustizia. Il processo cominciò un anno dopo i fatti, nelluglio 1921. La corte lesse le carte delle inda-gini, ascoltò l’atto di accusa, esaminò i testi-moni. Tra essi il maresciallo dei carabinieri,che si confuse non poco, perché in passatoaveva sostenuto di essere accorso dopo aversentito nell’aria due o tre colpi d’arma dafuoco. Sostenne in tribunale che qualcunoaveva bussato alla caserma per avvertirlo del-l’accaduto. Stefano Ferreri parlò del coinvol-gimento del reverendo fratello nella politicalocale, e dei suoi inascoltati consigli, tendentia far sì che padre Castenzio non si facessetroppo coinvolgere dalle polemiche tra seguacie avversare dell’onorevole Finocchiaro Aprile. L’avvocato Mirabelli interrogò il metereologoing. Francesco Starrabba, uno dei pochi incittà: a lui fu chiesto che tipo di luce potevadare dal cielo la luna attorno alle ventitré del16 maggio dell’anno prima. Egli sentenziò eaffermò che si era in fase di luna calante, perciòin cielo c’era solo un sottile spicchio del satel-lite naturale, con ridotta possibilità di sconfig-gere le ombre della notte. Venne al banco dei testimoni il medico CamilloRomano, che aveva in cura il sacerdote.Quest’ultimo, egli disse, era fortemente miopee da lontano non vedeva molto bene. L’avvo-

cato Mirabelli gli chiese se il religioso soffrissedi altri malanni. La risposta fu affermativa:due-tre volte l’anno, l’arciprete era colpito daattacchi epilettici abbastanza gravi. In queimomenti, il medico sostenne con scienza e co-scienza, padre Ferreri pronunciava frasi privedi senso logico. Il sottotenente Carmelino L.B.,venuto appositamente dal Piemonte, affermòsotto giuramento che il parroco aveva mostrato,almeno inizialmente, grande incertezza nel-l’indicare il presunto autore dell’attentato: que-sto spiega perché il sindaco, dal maresciallo,“don” Serafino e lui stesso avevano gli ave-vano rivolto con insistenza la domanda sul-l’identità del colpevole. Per quanto riguardava l’arma del delitto, i peritidel tribunale, esaminato il fucile nelle ore suc-cessive all’efferato delitto, avevano certificatoche quell’arma era stata usata tra proprio tra il16 ed il 17 di maggio. A questo proposito,nelle ultime sedute del processo, erano staticonvocati molti contadini e braccianti di Bo-lognetta. Arrivarono in gruppo con il treno“suburbano” che arrivava a Sant’Erasmo alleotto meno un quarto: qualcuno gli aveva pagatoil biglietto di andata e ritorno e il salario dellagiornata. L’avvocato Mirabelli fece chiamareil primo di quei testimoni, un certo SalvatorePantelleria. Dopo aver giurato di dire la verità,tutta la verità, nient’alto che la verità, riferì:“La mattina del sedici maggio dell’annoscorso, ho visto Giovanni e Luminato T. andarea caccia in contrada Dagariato, nei pressi delfiume Milicia. Sentii tre o quattro spari a metàmattinata, poi altre due attorno a mezzogiorno...”. Tale Mariano Bannò, anch’egli coltivatorediretto, fu molto chiaro: “Ricordo come fosseora che mercoledì 16 maggio verso le cinquedel pomeriggio, mentre travagliavo in campa-gna sentii dei colpi di fucile in contrada Stal-lone, in territorio di Villafrati, vicino alla col-lina di Chiarastella. Dopo un po’ passaronovicino al mio terreno i fratelli Luminato e Gio-vanni T. che mi salutarono. Il primo portavadue conigli sulle spalle, il secondo l’arma atracolla. Salutarono e io risposi al saluto. Miraccontarono della caccia che avevano fatto.Con me c’era Pietro Pisello, con cui stavamoripassando la vigna di mia proprietà ...”. Dopoquella circostanziata dichiarazione, in paesetutti lo chiamarono “memoria di ferro”.Nei giorni successivi, si sentirono nell’aula al-tre venti o ventuno testimonianze dello stessotenore.Il giorno 3 di agosto, la corte del Tribunalepenale di Palermo emise la sentenza. LuminatoT. venne prosciolto dall’accusa di omicidiopremeditato. Per non aver commesso il fatto,dissero i giudici.

Un racconto inedito di Santo Lombino

HANNO UCCISO PADRE CASTENZIO

di Maria Cinzia Ragusa - Pedagogista

Le separazioni coniugali sono in continua crescita e di conse-guenza sempre più minori vivino l’esperienza traumatica delladisgregazione del nucleo familiare. Un evento critico che richiedeall’intera famiglia una riorganizzazione delle relazioni ed unaattivazione di risorse sia interne che esterne. Gli studi effettuatihanno evidenziato che gli effetti della separazione sui minorihanno una genesi multifattoriale e si dispiegano attraverso unavasta gamma di variabili sia a livello di relazione, sia a livellodi struttura della personalità. Con la separazione, il legame tra iconiugi non si interrompe perché non si interrompe la funzionegenitoriale, la quale resta intatta per la presenza dei figli. Ciònonostante quando si modificano le relazioni tra i genitori, ilbambino è portato a ritenere che si siano modificate anche la suarelazione con loro. Non possiede strumenti cognitivi sufficientiper elaborare la “perdita” di uno dei genitori e per comprenderei motivi di questo cambiamento. A livello intrapsichico, il bambino si trova di fronte ad un mo-mento di grande insicurezza.. Il futuro diventa indefinito, lamamma ed il papà non sempre hanno la forza di rassicurarlo. Lapaura e l’ansia d’ abbandono possono mescolarsi a sentimenti dicolpa per la separazione dei genitori. Quando questi sentimenti superano una soglia critica, è bene ri-volgersi ad un terapista familiare che, attraverso una terapia aiutatutto il nucleo per fare emergere le insicurezze dei membri piùfragili della famiglia, aiutandoli a gestire questa grande quota diincertezza e di sofferenza a cui vanno incontro.In una separazione bisogna sempre tener presente le fasi evolutiveche il bambino attraversa durante l’evento critico. Per un neonato,ad esempio, la presenza o l’assenza del genitore è vissuta cometotale: tutto o niente. Un bambino in età prescolare e scolare, nelpieno dell’infanzia, invece, è ancora proiettato nel presente efatica a comprendere il concetto di “passato” e di “futuro”. Unaseparazione, in questa fase di vita del figlio, ad esempio, dovrebbe

essere presentata in una maniera più ovattata per permettergli dinon viverla come turbamento insanabile e definitivo. Nella primaadolescenza, una separazione potrebbe far crollare la trama deisignificati trasmessi dai genitori e far riemergere, acutizzandola,l’angoscia e l’ansia fisiologici di questa tappa della crescita. Dalmomento che è proprio in questa fase che si fanno i primi tentatividi volo “senza rete”, possono svilupparsi vissuti depressivi qualila separazione va ad innestarsi complicandone ulteriormentel’evoluzione.Durante la tarda adolescenza, infine, il ragazzo può sentirsi isolato,diverso dal resto della famiglia, e qui il gruppo dei pari acquisisceuna grandissima importanza, e a volte può sostituire la famiglia eprobabilmente la comprensione dei genitori.Elizabeth Kübler Ross, medico, psichiatra e docente di medicinacomportamentale, sostiene che la separazione dei genitori è vissutadal bambino con una miscela di emozioni che toccano il senso diabbandono, rabbia, frustrazione, sentimenti simili al dolore provatodi fronte alla morte di una persona cara. Nel modello presentatodall’Autrice, si osservano cinque stadi di elaborazione del lutto..Nel primo stadio, la negazione, i bambini rifiutano di accettare laseparazione dei genitori e la conseguente perdita di uno di essi,arrivando a negare la realtà della separazione.. Nel secondo stadio,la rabbia, è frequente che i bambini provino rabbia o ostilità neiconfronti di uno o di entrambi i genitori, dei fratelli, delle sorelle,degli amici e persino di loro stessi, ritenendoli/ritenendosi la causadel conflitto e/o della separazione. La negoziazione caratterizzail terzo stadio: alcuni figli, attraverso un cambiamento comporta-mentale negativo (es. ricatto emotivo) oppure positivo (es. alleanzaper manipolare il fanciullo), cercano di frenare il processo di se-parazione genitoriale o di posticiparne il distacco. Al quarto stadiosi sviluppa la depressione, con possibili sentimenti di abbandono,di paura e di apatia. Con il passare del tempo, diversi bambini sembrano riacquistareun loro equilibrio e sentirsi a loro agio nella nuova situazione fa-miliare, potendo rivivere sentimenti di conferma d’amore e di

accoglimento affettivo. E’ il quinto stadio: l’accettazione.I figli non arrivano ad una accettazione del divorzio dei proprigenitori se prima non affrontano ed elaborano le varie fasi deldolore. L’elemento fondamentale per i bambini e per i genitori èpermettergli di soffrire, poiché solo in questo modo è possibilesuperare il dolore della separazione. Anche la separazione è caratterizzata da nuovi stadi del ciclo divita, che devono essere percorsi e superati per ristabilire l’equi-librio, consentire una nuova evoluzione della famiglia. Può essereparagonata come una sorta di salto ad ostacoli, rappresentata dadiversi stadi emotivi o situazionali del distacco affettivo:E chiaro che delineare gli effetti psicologici della separazionesui figli, è fortemente connesso alla capacità dei genitori di ela-borare tale evento: non è tanto l’evento critico in sé ad esserefonte di stress, ma sono le modalità e le strategie con cui gli in-dividui affrontano a determinare gli esiti.Pertanto in un processo cosi delicato come la separazione è im-portante evitate di discutere o litigare in loro presenza; comunicatela decisione di separarsi quando si è convinti di procedere intempi brevi (una comunicazione effettuata troppo presto creafalsi allarmismi e incoraggia i minori a sperare in una riconcilia-zione, mentre una comunicazione in ritardo crea, nei figli, l’ideache non siano importanti per genitori). La comunicazione del-l’intenzione di separarsi va fatta possibilmente insieme, in unmomento in cui la famiglia è riunita e durante il quale tutti sonoliberi da impegni. Bisogna adottate parole semplici, adeguate al-l’età del bambino, aiutandolo ad esprimere le emozioni e pensierirelativi alla separazione. I minori, infatti, durante e dopo la se-parazione possono manifestare ansia, irritabilità, moti aggressivio disturbi psicosomatici. In fase adolescenziale possono palesaremoti di opposizione e comportamenti asociali, tutte problematichelegate al disorientamento emotivo connesso alla non accettazionedella separazione.Bisogna facilitare i contatti con l’altro genitore per non fare in-sorgere in lui un senso di abbandono. Ed infine mantenere la co-mune responsabilità genitoriale, coinvolgendo, il genitore assentenelle decisioni importanti sui figli (salute, scuola, tempo libero)e cercando di mantenere il comportamento assunto prima dellaseparazione, rispettando le regole che il minore ha appreso pre-cedentemente, mantenendo, se è possibile, le stesse abitudini divita nella casa coniugale.

Gli effetti della separazione coniugale sui figliUn lutto che i bambini devono avere il tempo di elaborare

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di Angelo Spataro e i consiglieri delgruppo di minoranza Bolognetta

Questa amministrazione sta per volgere al termine, conun rendiconto assai negativo sia sul piano finanziario

che politico.Dei tanti punti messi in programma, tralasciando quelli uto-pici ed elettoralistici, non sono stati realizzati gli interventipiù urgenti, necessari e senza grossi impegni economici. Diseguito si riportano i principali.Il primo, che riguarda un bene primario come l’acqua, èstato completamente tralasciato. Non è stata fatta alcuna in-dagine per trovare nuove sorgenti. Questa amministrazione,rifugiandosi dietro il paravento della APS, (la famosa societàin chiusura che ha sostituito l’EAS e che doveva occuparsidella gestione idrica), non si è curata totalmente del problemacontinuando a sperare che qualcun'altro ci mandi l'acqua.Intanto opere quali la famosa “cattedrale nel deserto” qualeè l'enorme cisterna nei pressi dei pozzi Casachella continuaa degradarsi senza alcun intervento. Dietro l’inerzia dell’APS,l’amministrazione aveva ed ha il dovere di intervenire, vistoche si sono verificate inutili perdite di tempo e mancanza diiniziative concrete. Invece ci ritroviamo a dover pagare in-terventi di competenza della APS, quale la riparazione dellavoragine apertasi in prossimità del bivio, costata al Comunecirca 80 mila euro, somme che potevano essere destinate al-trove. Non sono state nemmeno realizzate delle cisterne se-mimobili di acqua potabile (punto inserito e ben articolatonel programma elettorale), da posizionarsi all’inizio delleprincipali contrade per poter fornire ai numerosissimi abitantiextraurbani, almeno l’acqua per cucinare.Tra le tante opere costruite negli anni novanta in cui a Bolo-gnetta sono arrivati una marea di soldi, vi è il Depuratore,opera mai collaudata e mai messa in funzione da quattroamministrazioni che si sono susseguite nel tempo. Per i co-muni sprovvisti di impianti di depurazione, tutti i termini ele deroghe sono ormai scadute da tempo, e le conseguenzedi uno scarico di fognature a cielo aperto nei fiumi, sonogravi e comportano illeciti penali sia per i funzionari cheper l’amministrazione. Intanto nelle bollette d'acqua continuaad essere presente la voce del canone di depurazione e delcanone fognario pari a circa 80 centesimi, raccolti illegitti-mamente visto che i soldi raccolti non sono mai stati destinatine alla gestione ne alla manutenzione dell'impianto fantasma. Dopo tanti anni di attesa finalmente si è provveduto a meglioregolamentare quello strumento di vita ecomonica qual è ilPiano Regolatore di una comunità, che pianifica la crescitae lo sviluppo determinando la nascita di potenziali nuove at-tività sia imprenditoriali, economiche che edilizie. Ma ahimèci si accorge che il Piano Regolatore adottato, contiene nu-merosi "vizi tecnici e non" e che da uno studio approfonditoche esula dalla normale conoscenza di un consigliere comu-nale, manca del requisito essenziale quale la pianificazionee valutazione ambientale, che la gran parte del territorio èstato vincolato a bosco con vincolo di inedificabilità assoluto,che non sono state previste aree per la costruzione di alloggiad economia popolare, e che contiene prescrizioni e proce-dure urbanistiche obsolete con norme già nate in contrastocon quelle regionali e nazionali.La tanta decantata politica di prevenzione sulla sicurezzadelle strutture scolastiche, ha portato alla chiusura perma-nente della scuola materna, ed il trasferimento dei bimbipresso l’asilo storico delle Suore nato 50 anni or sono. Nelcorso degli anni quest’ultima struttura ha visto numerosi in-terventi di tinteggiatura, mentre le strutture, gli infissi, lestanze sono rimaste le stesse, rievocando ai tanti genitori e

nonni che quotidianamente accompa-gnano i bimbi all’asilo dalle Suore, deipiacevoli ricordi di quando frequenta-vano loro stessi l’asilo. Le nuove tec-niche di ristrutturazione hanno per-messo di ripristinare interi palazzi ad otto piani, irrobustendole strutture portanti e le fondazioni, è mai possibile che aBolognetta una struttura quale è la scuola materna di via L.Sturzo, ad appena un piano e mezzo non sia recuperabile?Di fatto oggi risulta improvvisamente irrecuperabile e peri-colante con chiusura permanente, privando i cittadini di unservizio primario.Tra le tante opere ben fatte, abbiamo il parco giochi Robinsonubicato in una delle zone più infelici del paese, che puntual-mente ogni anno in occasione della festa del Patrono si rin-nova con uno spettacolare incendio che attira numerosi spet-tatori da tutti i comuni vicinori. È mai possibile che questaamministrazione non trovi all’interno dei propri dipendentiil personale da mandare due volte l’anno a tagliare l’erba,data che oramai solo quella è rimasta?Il comune di Bolognetta oggi conta circa un migliaio di re-sidenti nelle contrade prive di segnalazioni stradali e vie.Con un altro piccolo sforzo si potevano finalmente dotare ditoponomastica anch’esse, ma evidentemente nonostante lenumerose istanze dei cittadini che nelle contrade voglionofarsi trovare, si è preferito rimandare il problema ad altraamministrazione.Lo stato strutturale della Chiesa Madre, a dire ufficiale dellostesso sindaco (articolo comparso sul Giornale di Sicilia unpaio di anni fa) è in pericolo imminente di crollo. Nonostantele gravi affermazioni, nulla da parte degli uffici competentiè stato fatto in tal senso. Intanto il bravo Padre Pino, racco-gliendo fondi privati, è riuscito nel corso degli anni ad effet-tuare delle piccole riparazioni ed a rendere agibile gran partedella struttura.La raccolta differenziata dei rifiuti, unica soluzione obbli-gatoria per lo smaltimento, non è mai partita, ne progettatain termini di formazione ed educazione dei cittadini. Il com-pito ovviamente è del fallito Coinres, ma le azioni dell’am-ministrazione a sollecito di tale situazione non si riscontranoin nessun documento. Molte invece sono le azioni ricorrentiper assumere il personale in liquidazione del Coinres, in pa-lese contrasto con almeno due articoli della Costituzione:art. 3 ed art. 97. A tal proposito si cita testualmente unostralcio del comunicato stampa della relazione annuale deldott. Guido Carlino, procuratore capo della Corte dei Contidel 26 febbraio 2011, ove “si evidenziano gli illeciti connessialla gestione dei rifiuti, con riferimento ad ipotesi di dissestogestionale degli ATO e alla frequente violazione delle regoledi evidenza pubblica nella attività contrattuale e nella as-sunzione di personale. Con riferimento a tale problematicaha segnalato la citazione in giudizio di amministratori delCOINRES, per avere proceduto ad assunzioni illegittime, ineccedenza rispetto al piano industriale, con un danno di circa4 milioni di euro, nonché le attività istruttorie, ancora incorso...” ed ancora “ - Illeciti nella gestione di società parte-cipate da enti pubblici, con particolare riferimento al reclu-tamento di personale in assenza di selezioni comparativetrasparenti, necessarie per assicurare il rispetto dei principidi democrazia, efficienza ed imparzialità.”. Riguardo i Consigli Comunali, si sono verificate violazionicostanti e ripetute sulle procedure di convocazione deglistessi e di approvazione del bilancio, con una conduzione“in house” della vita amministrativa. Ciò è stato evidenziatoda alcuni consiglieri, ma nulla in proposito è stato fatto. Eciò in palese contrasto del punto 1 del programma elettoraleun comune amico: LEGALITÀ E TRASPARENZA.

Anno I n. 0 - Novembre 2011 - pag. 6 BOLOGNETTASANT’ANTONIO, SANT’ANTONIOPROTETTORE DI BOLOGNETTA…

Quel magico chiar di luna...Lo splender delle stelle, le onde infrante sugli scogli, il mormorio del mare...Tutto urla nel suo silenzio!Un fascio di luce acceca i miei occhi, riaccende dentro di me la tua presenza.Si accendono i miei sensi, ma ormai...Oramai son soltanto ricordi di ieri.Il vento scompiglia i capelli, spettinando i miei pensieri.No, non occorrevano parole!Lo stridolio di un gabbiano, mi porta le tue parole, si, lo so che ci sei sempre mio amore.Tra te e me, c’è l’infinità del mare, anche se nemmeno questo ci impedirà di amare.Il caldo sole, non riuscirà a prosciugare le gocce di questo nostro eterno amore...La consapevolezza di un esserci amati, colmerà il dolore dell’esserci lasciati.La tristezza nell’esserci separati, varrà sempre la felicità dell’esserci incontrati.Giorno dopo giorno. Grazia Guttilla

Giorno dopo giorno

(…) Man mano che usciva dal cuore dell’en-troterra, lasciava dietro di se la fitta vegeta-zione. Gli alberi che lo circondavano, si tingevanosempre più di verde, e ogni tanto incappava inuna scimmietta capricciosa che gli sbarrava lastrada e che rallentava il suo cammino. Gli toccava scendere dalla macchina e con-vincerla a lasciarlo passare. I Masai avevanouna grandissima considerazione per quella spe-cie, quasi rasentava l’idolatria, ed erano punitidalla legge coloro che facevano anche solo ungraffio a quelle bestioline capricciose, dalmanto rossastro e gli occhietti furbi. A volte sembrava quasi che da un momentoall’altro si potessero sentir parlare, per quantoerano intelligenti.Niente, l’ennesima scimmietta non sentiva néi colpi di clacson, né gli “sciò, sciò” con iquali Julian imprecava.Scese dall’auto e fu tentato di prenderla a calci,si guardò intorno e poi la guardò. Si trovò gli occhietti fissi nei suoi. Scoppiò a ridere e le fece cenno con la mano:su, sali scimpanzé.La scimmietta non se lo lasciò ripetere unaseconda volta e con un salto raggiunse la jeep.

“Bene, oggi si viaggia in compagnia!”,esclamò Julian continuando a guardarla dibieco, mentre l’animale batteva le zampe, ap-provando la decisione di quell’uomo che leaveva appena permesso di salire in macchina.“Allora, mi dici come ti chiami?”, così le sirivolse mentre rimetteva in moto l’auto.La scimmietta, inarcò il sopracciglio e sghi-gnazzò.“Ok, non mi vuoi dire come ti chiami, vorràdire che dovrai accollarti il nome che io sce-glierò per te, che ti piaccia o no!”La scimmietta sembrò divertita e iniziò a gru-gnire e a battere le zampe ancora più forte.Mentre Julian era assorto alla guida e nel pen-sare il nome da darle, si sentì arrivare un cef-fone sulla testa.“Ahò, scimpanzé, ma come ti permetti?”. S’era fatto male sul serio e cominciava a pen-tirsi di averla portata con se!“Ok, ti chiamerò rompiballe, credo proprioche ti si addica! Ti piace? Anche se non è dituo gradimento, sei lo stesso Rompiballe.Ecco!”La scimmietta, spalancò gli occhi e gli sorrisemettendo in mostra i denti. Julian si sentì presoin giro: oltre il danno pure la beffa!

Grazia Guttilla dopo la pubblicazione della sua opera prima Nulla accade percaso (edizioni Ila Palma) sta lavorando ad un nuovo romanzo ambientato in Tan-zania. Per concessione dell’autrice ne pubblichiamo in anteprima un brano.

DALLA FINESTRA SUL MARE DELL’INFINITO

Abbiamo posto al sindaco di Bolognetta, prof. Rino Greco 5 domande, così comeagli altri sindaci. Abbiamo chiesto in pratica di segnalarci 5 cose di cui l’ammi-

nistrazione potesse andare fiera. La stessa cosa abbiamo fatto con l’opposizione.Sino ad oggi non ci è giunta risposta. Ciò non toglie che la risposta può essereinserita in un prossimo numero. Avremmo preferito inserirle entrambe per non su-scitare malcontenti.Il giornale rimane a disposizione per ogni altro eventuale intervento.

Nel prossimo numero

SPECIALE MONREALE

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Anno I n. 0 - Novembre 2011 - pag. 7MISILMERI

CORLEONE

di Ru°žena Ru°žičková

Abbiamo saputo che a Misilmeriè stata aperta una nuova comu-

nità del Cammino Neocatecume-nale. Qualcuno si può domandare diche cosa si tratta. Il dizionario ci haspiegato la parola “catecumeno”come colui che viene istruito... e pre-parato al battesimo. Abbiamo tro-vato anche lo Statuto di questomovimento ecclesiale che ha rice-vuto “un formale riconoscimentogiuridico” ed è stato reso “patrimo-nio universale della Chiesa catto-lica”. Lì abbiamo trovato anche lerisposte alle nostre domande: ilCammino Neocatecumenale è lostrumento per l’iniziazione cristianadegli adulti (che si esauriva spessocon “il catechismo” dei bambini)come è stato voluto e riscoperto dalConcilio Vaticano II. E’ vissuto inpiccole comunità di giovani e menogiovani – non c’è una divisione peretà – e con l’aiuto dei catechisti si ri-scopre il valore del proprio batte-simo, si approfondisce, medita eprega sulla Parola di Dio e sulleesperienze personali dei membri delgruppo. Il Cammino Neocatecume-nale è caratterizzato dalle figure dicatechisti itineranti, dalle famiglie inmissione e dalla formazione di sa-cerdoti per la nuova evangelizza-zione nei circa settanta seminari“Redemptoris Mater” nel mondo. “IlCammino Neocatecumenale ebbeinizio nel 1964 fra i baraccati di Pa-lomeras Albas a Madrid, per operadi Francisco José (detto Kiko)Gomez-Arguella e di Carmen Her-

nandez che, su domanda di queglistessi poveri con i quali vivevano,cominciarono ad annunciare loro ilVangelo di Gesù Cristo. Con il pas-sare del tempo questo kérygma (an-nuncio fondamentale delcristianesimo: Gesù Cristo è morto erisorto) si concretizzò in una sintesicatechetica fondata sul tripode “Pa-rola di Dio-Liturgia-Comunità” e fi-nalizzata a condurre le persone allacomunione fraterna e a una fede ma-tura.” Nel 1968 gli iniziatori di questo mo-vimento si trasferirono a Roma e daallora il Cammino si è diffuso intutto il mondo. Benedetto XVI si èrivolto ai membri del Cammino neo-catecumenale nel 2006 con questeparole: “La vostra azione apostolicaintende collocarsi nel cuore dellaChiesa, in totale sintonia con le di-rettive e in comunione con le Chieseparticolari in cui andrete ad operare,valorizzando appieno la ricchezzadei carismi che il Signore ha susci-tato attraverso gli iniziatori del Cam-mino”. La Chiesa Cattolica, spessoattaccata per le sue mancanze, ha nelsuo seno però anche delle energie edelle potenzialità che la rendono piùviva, formando dei sacerdoti e deilaici capaci di “dare ragione dellapropria fede” e di vivere la fede ma-tura nella vita di tutti i giorni, in ognisituazione. Questo è il nostro augu-rio alle comunità Neocatecumenalidi Misilmeri.

Info: Parrocchia san Francesco -Via Savonarola. San Gaetano - viaPietro Micca 3, Misilmeri

Il Cammino Neocatecumenale

L’associazione socio-culturale LaboratorioDemocratico è operante sul territorio dal

2002 ed annovera, tra i suoi ambiti di inte-resse, attività volte alla promozione culturaledel territorio, la valorizzazione delle miglioriintelligenze locali, la promozione di un “ri-sveglio” sociale e civico che porti il cittadinoad una “riscoperta” dei suoi diritti e dei suoidoveri. Il Laboratorio è dunque: luogo di in-contro di diverse esperienze; movimento ci-vico concentrato su aspetti problematici dellavita cittadina; movimento a difesa dei consu-matori; associazione a tutela dell’ambiente;punto di incontro delle esperienze associativeuniversitarie... e tanto altro ancora! L’attività“sociale” di LD si è concentrata negli anni inuna serie di esposti-denunce su vari settoridella vita cittadina; in una serie di propostealle istituzioni per l’adozione di delibere e/odi altri provvedimenti aventi forza di legge;in un punto di raccolta firme per diverse ini-ziative di referendum popolari. L’attività“culturale” di LD ha visto la realizzazione didue mostre (arte-cultura-artigianato e icono-grafia sacra) e diversi convegni e conferenze.Il Laboratorio Democratico aderisce alla“Rete Civica” delle associazioni della provin-cia di Palermo; al catalogo nazionale deglienti no-profit; al movimento contro la penadi morte. Dal 2 Febbraio 2010 l’associazioneè presente nella Consulta giovanile del Co-mune di Misilmeri con un suo delegato. Conquesto spirito dunque nasce un LaboratorioDemocratico ricco di idee e di principi, casadi chi intende lavorare per la promozione cul-turale nel proprio territorio, luogo dove leidee trovano ascolto e, per quello che è in no-stro potere, attuazione.

Laboratorio Democratico

Farfalle ai funghi di bosco concrema di zucca di JULIETTEProcuratevi dei funghi (500 gr.circa), magari passeggiandoromanticamente per il bosco (attenzione però ai funghi vele-nosi!), privateli della terra e affettateli sottili (adoro affettare ifunghi, io non permetto a nessuno di toccarli), poneteli in unacasseruola con olio e aglio e fateli trifolare dolcemente, ag-giungete un po’di vino bianco, sale, pepe ed a cottura ultimata,del prezzemolo tritato finemente. In un'altra casseruola, fatecuocere la zucca tagliata a pezzettini (500 gr.circa) con cipolla,olio e un po’di acqua di cottura dei funghi precedentementepreparati. Ora con il mixer frullate la zucca fino ad ottenereuna morbida crema. Naturalmente, a questo punto avete giàbuttato giù le farfalle in acqua salata, scolatele al dentissimoe unite i funghi, la crema, un pugno di noci tritate grossolana-mente e un ciuffetto di rucola tritato. Buon appetito!

di Mauro Di Vita Consigliere provinciale Pdl

Quando numeri e cifre fotografano la realtà di un territorio,senza lasciare spazio a dubbi e interpretazioni di sorta, oc-

corre fermarsi per riflettere e analizzare. Palermo e la sua provincia vivono una situazione di affannoeconomico che, secondo gli osservatori, appare ben lungi daltrovare una risoluzione immediata. Se nel 2010 l’economia italiana è complessivamente cresciuta,malgrado la crisi internazionale, quella locale ha invece regi-strato una flessione, come testimoniano i fatturati delle piccoleimprese in difficoltà; secondo i dati della Camera di Commerciodel capoluogo siciliano, la provincia in particolare ha speri-mentato, nel corso dell’anno passato, una contrazione del Pilche è andata decisamente in controtendenza rispetto al trendregionale e nazionale. I disagi che affliggono il nostro territorio sono noti a tutti, apartire da quell’incertezza ciclica che impedisce a giovani emeno giovani di creare o strutturare un nucleo familiare, diprogettare iniziative a breve o talvolta a lunga scadenza. Diplomati e laureati alla ricerca del primo impiego, donne, di-soccupati di lunga durata: categorie che sembrano essere acco-munate dal triste filo rosso della precarietà, con l’aggravanteche il mercato del lavoro si rivela sempre più inefficace e inef-ficiente nella capacità di erogare concrete opportunità occupa-zionali a determinate figure professionali. A “dopare” l’economia rendendola asfittica, poi, contribuisconoanche il lavoro nero e il lavoro irregolare, che, se da un lato si

traducono per qualcuno in piccole boccate d’ossigeno,dall’altroscolpiscono in maniera definitiva nell’immaginario collettivoquella diffusa percezione di insicurezza che è strettamentelegata al crollo dei consumi; senza dimenticare le incognite le-gate agli effetti, non del tutto prevedibili, derivanti dall’ormaiimminente attuazione del federalismo fiscale, in particolaremunicipale, che potrebbero rivelarsi problematici per i bilancidegli enti locali regionali e, più in generale, del Mezzogiorno. Soltanto Palermo potrebbe perdere 170 milioni di euro di entrateda parte dello Stato, a fronte di un rischio, per gli enti locali si-ciliani, di complessivi 700 milioni: ecco perché risulta partico-larmente importante che le modalità di attuazione della riforma- di per sé apprezzabile - siano il più possibile eque e solidali erispettose delle specificità locali. Il momento storico che il nostro territorio sta attraversando èdrammatico anche per via dell’uscita di grandi imprese indu-striali dall’economia palermitana, Fiat in testa; ciò indeboliràquel tessuto di piccole imprese terziarie già fragili che ruotanoattorno al polo industriale. C’è da chiedersi se continueremo ad assistere all’ormai stancoturnover di aziende che nascono e chiudono i battenti senzaprodurre alcun incremento occupazionale. I venti di ribellione e il clima di rigetto verso le scelte dellaclasse dirigente che soffiano sia nel Vecchio continente che al-trove, devono indurre a riflessioni legate al ruolo che la politicadovrebbe assumere rispetto alla gestione della crisi, della re-cessione e della programmazione finanziaria nei territori di ap-partenenza. Se ciò non sarà fatto, quell’idea di casta che, comprensibilmente,

si è radicata nelle famiglie, tra gli studenti, nella classe im-prenditoriale e tra i lavoratori tutti, non sarà più estirpabile. La mia esperienza al consiglio provinciale di Palermo mi sug-gerisce che, ancora prima di progettare, occorre sintonizzarsisui bisogni del territorio: ecco perché insisto sulla necessità didare sempre maggiore attenzione alle istanze espresse, oltreche dai cittadini, dai sindacati, dagli ordini e dai collegi pro-fessionali, dalle associazioni di categoria, dal mondo del vo-lontariato e della cooperazione. Ci sono interi settori dell’economia che, oggi più che mai,avrebbero bisogno di una mossa decisiva per uscire dall’im-mobilismo che li caratterizza: l’edilizia, solo per citare unadelle voci più importanti, ha perso negli ultimi tre anni in Sicilia35 mila addetti, e la situazione pare destinata a peggiorare. Per non parlare del turismo che, pur potendo vantare beni distraordinario pregio, è penalizzato da servizi del tutto insuffi-cienti rispetto alle aspettative dei visitatori. È a dir poco anomalo che la nostra provincia si collochi tra leultime otto, in Italia, per peso del settore turistico nell’economialocale. Quest’ultima potrà crescere solo se adotterà modelli di specia-lizzazione produttiva più dinamici per meglio fronteggiare laconcorrenza internazionale e livelli di competitività in gradodi incentivare le imprese locali. Il mio auspicio è che dalla crisi nascano nuovi fermenti e op-portunità di rinascita, a patto che ognuno di noi sia disposto,compatibilmente ai ruoli che lo impegnano, a mettersi signifi-cativamente in discussione.

La crisi come opportunità di rinascita per il territorio

non gettare per terra

Una fulgida testimonianza di inventiva,perseveranza e visione commerciale ar-

riva da Francesco Paolo Pipitone che ab-biamo avuto il piacere di incontrare,incuriositi dall’attività e dai riconoscimentiche è riuscito, meritatamente, a conquistare.Forse è l’unico o uno dei pochi inventori chea Misilmeri può fregiarsi di questo titolo. Nel2010 ha brevettato, insieme al Dott. PietroBruno, un sistema di allevamento intensivodi lumache in ambienti protetti, denominatoC.M.I. (cella modulare impalabile).

“Ben sette anni fa ho iniziato l’attività di al-levamento sotto serra, senza ottimi risultati– ammette Pipitone – pian piano abbiamosviluppato questo sistema che nel 2010 èstato brevettato, dopo un iter lungo e alta-mente selettivo, riuscendo però a renderci al-l’avanguardia in campo europeo, oltre chenazionale”.

L’attività è davvero molto interessante: la lu-maca è un animale unico nel commercio,visto il molteplice utilizzo. Come si suol diredella lumaca non si butta niente. Si può ven-dere: con tutto il guscio (come siamo abituatia vederla); sgusciata, pratica diffusa al nord;

soltanto il guscio che è molto ricco di calcio;la cosiddetta bava utilizzata per i cosmeticie per fini medicinali e perfino il caviale dilumaca destinato a tavoli di élite.

Ma come e quante lumache si possono pro-durre con questo sistema?

“Si riescono a tirar fuori nel giro di 8 mesida 60 a 90 Kg di lumache, questo sistema diallevamento si presenta su due elevazioniognuna con una superfice di 2 metri per1,50, sia i cicli d’acqua che di luce sono au-tomatizzati, le lumache si nutrono grazie aduna miscela di mangimi, mentre gli escre-menti vengono espulsi mediante una rete inun piano di raccolta, a livello igienico sani-tario siamo al top”

Pipitone si è da poco aggiudicato lamedaglia d’oro alla Fiera degli inventori,organizzata dall’ANDI a Catania.

Le più sentite congratulazione per aver dimo-strato che, anche in una terra difficile comela nostra, con l’abnegazione e l’inventiva sipossono riscontrare risultati gratificanti chepossono dare una svolta economica.

CRASTUNA D’ ORO

Arrosto in salsadi mele di JULIETTE

Il solo mezzo per liberarsi dalla tentazione ècederle (Oscar Wilde) Si amici, abbandonia-moci alle tentazioni culinarie! Mi viene inmente un delizioso e piccante libro di Giusep-pina Torregrossa,"L'Assaggiatrice". Se non loavete letto fatelo! Oggi vi.passo una buonis-sima ricetta per un secondo gustoso: l’arrostoin salsa di mele (per 8 persone).Comprate un lacerto (1kg. circa), mettetelonella rete, infarinatelo e fatelo rosolare nell'olioda tutti i lati in un tegame, aggiungete gliaromi, sale e pepe e vino bianco, fino quasi acoprire la carne. Fatelo cuocere a fuocolento,aggiungendo un po’ di brodo vegetale albisogno. A metà cottura ,preparate a parte tre-quattro mele gialle, tagliate a dadini. Mettetelein una padellina con olio, una noce di burro,sale, pepe, aromi vari e fatele rosolare. Quandosono ben cotte, con il mixer fate una crema eincorporatela dolcemente all'arrosto. Comple-tate la cottura. Affettate finemente la carne eservitela calda in un piatto di portata con lasalsa alle mele incorporata. Se volete creareun contrasto potete affettare del radicchio espargerlo sulla carne. Non dimenticate di sor-seggiare un buon bicchiere di vino rosso!

Francesco Paolo Pipitone e Pietro Bruno

Per i lettori e le lettrici diMisilmeri e Bolognetta

Abbiamo spiegato nell’editoriale di primapagina le ragioni che ci hanno spinto a

pubblicare questo giornale aggiungendo cheil nostro obiettivo é quello di avere uno spa-zio per i paesi della nostra Provincia. Siinizia con Marineo, Misilmeri e Bolognettae seguiranno presto Monreale e Corleonecercando di formare in ogni località unapiccola redazione. Questo progetto può sem-brare ambizioso ma con l’aiuto di tutti puòdiventare un obiettivo centrabile. Anche lagrafica ci darà una mano a distinguere levarie località della nostra Provincia e coltempo ogni pagina avrà una sua identitàben definita.

Abbiamo chiesto al sindaco di Centro - Destra PietroD’Aì quali sono i 5 eventi realizzati dalla Amministra-zione comunale più soddisfacenti.. Ecco la sua risposta:

1) Realizzazione della nuova condotta idrica Risalaimi- Misilmeri per un valore di 2.000.000 di euro.L’opera permetterà di avere la disponibilità conti-nuativa di acqua evitando i disagi attuali dei citta-dini.

2) Abbiamo iniziato ad avviare la differenziata congrandi difficoltà. Un primo risultato è che abbiamoun paese più pulito.

3) Malgrado le scarse risorse stiamo occupandoci at-tivamente dei disabili.

4) Portella di mare - 5.000 cittadini avranno uno Spor-tello Comunale con un funzionario con capacità difirma, per soddisfare le esigenze dei cittadini chenon dovranno più recarsi a Misilmeri per svolgerepratiche anagrafiche, burocratiche e amministra-tive.

5) Una vasta serie di opere ed interventi di arredo ur-bano Chiasso Verdi, ingresso al paese dal lato Bolo-gnetta, e collegio San Giuseppe.

Ai componenti dell’opposizione è stato chiesto quali sonoi 5 eventi che ritengono non attuati dalla attuale Ammi-nistrazione comunale. Pubblichiamo il loro intervento

Bisogna riconoscere che in 17 mesi di mandato il sindaco PieroD’Aì è stato molto attivo nel rendere noto ai cittadini il suo ope-rato grazie alla pubblicazione di innumerevoli comunicati stampadal contenuto inesatto, spesso ridicoli e privi di fondatezza. Tuttiricordano ancora la “modesta” inesattezza del comunicato chedescriveva il Bilancio di previsione 2011 come una manovra da40 milioni di euro o quando attraverso un altro comunicato siparlava di copertura del costo del trasporto studenti pari a 690mila euro, mentre agli studenti veniva negato l’erogazione del-l’abbonamento. In un anno e mezzo di amministrazione D’Aì,più volte il gruppo di minoranza ha cercato di evidenziare alcuneproblematicità e criticità sulle linee di indirizzo programmaticodell’Amministrazione in cui traspare un interesse illegittimodella stessa a non accendere un contraddittorio e a non mettere aconoscenza i cittadini sull’attività svolta. In campagna elettoralesi è tanto propagandato sulla raccolta differenziata partendo dalfallimento del COINRES ed affidando la soluzioni a scelte co-raggiose che avrebbero comportato una pulizia costante di tuttoil territorio, e la raccolta differenziata con la conseguente ridu-zione dei costi. Peccato che il primo provvedimento firmato dalsindaco Piero D’Aì è stato quello dell’aumento della Tarsu del

115%. Tale aumento potrebbe subire una flessione se taluniistituti previsti nel contratto di servizio stipulato con il COINRES.trovassero compiuta attuazione. Si cita, tra questi, la raccoltadifferenziata. Per i cittadini di Misilmeri tale raccolta è rimastasolo un sogno, sì un sogno che avrebbe permesso nel tempo unadiminuzione dell’imposta a seguito di una seria progettualità.Continuando i ricordi della propaganda elettorale occorre evi-denziare come per l’attuale sindaco era necessario un maggioreapporto di risorse e un maggior impegno per disabili, anziani,famiglie bisognose, ragazze madri, giovani. Nulla di tutto ciò.Piuttosto che aiutare le famiglie in un momento economico par-ticolarmente difficile è stato aumentato nel 2010 il ticket mensadella scuola materna che con forza abbiamo contrastato riportatoal costo iniziale l’anno successivo. Per il 2011 è stato più che di-mezzato il contributo alle famiglie per il buono libri, è statotolto il servizio trasporto per gli studenti in sede, cancellato ilservizio domiciliare agli anziani, depennato nell’approvazionedel bilancio avvenuto il 27 settembre 2011 il trasporto deglialunni pendolari delle scuole superiori, riconfermato nei giorniscorsi grazie alla protesta in piazza degli studenti. L’opposizioneguarda alla politica fatta dalle persone per bene animati dallacoscienza del servizio pubblico e della gestione consapevoledella cosa pubblica, condizione indispensabile se si vuole operareper il bene di tutti e con ciò rivolgiamo un accorato appello adun sano e costruttivo confronto sperando nella presa di coscienzadei cittadini, oggi scoraggiati dalla manifestata incapacità dellapolitica nelle istituzioni che purtroppo riscontriamo tra gli entilocali e soprattutto nel nostro Comune.

Santino Carlino, Carlo Cerniglia, Antonino Falletta, GiuseppeLo Gerfo, Vincenzo Romano, Rosalia Stadarelli .

5 DOMANDE PER MISILMERI

MISILMERI

Gli “intoccabili” di Pietro D’Aì

PERIODICO DI INFORMAZIONE, CULTURA E TURISMOAnno I n. 0 - Novembre 2011 - pag. 8 Copia gratuita