Eddiittoorriiaallee IL CIELO STELLATO · immaginerà di avere “il cielo in una stanza”. a la...

8
DIALOGO Mensile di comunicazione della parrocchia e dell’oratorio San Pio X Molinello - Cesano Maderno www.parrocchiaspiox.blogspot.it www.oratoriospiox.blogspot.it www.comunitapentecoste.it Anno 1 numero 7 novembre 2017 Editoriale IL CIELO STELLATO Quand’ero studente di teologia in seminario non riuscivo a sopportare la ripetitività di alcuni argomenti oppure quando si trattava di dover riprendere un autore già studiato alle su- periori. La teologia non può fare a meno di confrontarsi con la filosofia e uno dei filosofi più approfonditi in questo senso era Immanuel Kant. Per cercare di rendere meno soporifero l’ascolto qualche volta si sussurrava tra i banchi: «Kant che ti pass», ma in realtà non passava alcunché. A parte gli scherzi, una massima del famoso filosofo tedesco mi è rimasta sempre impressa. La scrisse al termine di una delle sue opere più celebri, intitolata “La critica della ragion pratica” e recita così: “Due cose riem- piono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me. Le Perseidi sono uno spettacolo straordinario. Contemplare il cielo stellato nelle sere di luglio e agosto, lontano dalle luci artificiali degli uomini, provoca uno stupore sterminato, un’emozione che non ha eguali. È davvero enorme l’universo che ci circonda e, mentre ci illuminiamo d’immen- so, ci sentiamo piccoli, creature quasi insignificanti al cospetto dell’onnipotenza del creatore. Ep- pure tutta questa enormità non annulla l’essere umano. Ognuno di noi ha la capacità di pensare e questo ci distingue dagli animali. Non possiamo fermarci alle emozioni, dobbiamo andare in pro- fondità, sforzarci sempre di capire il senso delle cose e dare un orientamento alla nostra vita e alle nostre azioni quotidiane. Inizia oggi il tempo di Avvento. Consegneremo ai bambini e ai ragazzi il calendario che riprende il logo di questo anno oratoriano: “Vedrai che bello”. Nell’immagine si vede una bambina che pro- tende le braccia e si mette in punta di piedi per cercare di vedere oltre, la bellezza delle stelle nel cielo. E che cosa è il bello a cui tentiamo di educare i nostri ragazzi? È la bellezza dell’amore, di una vita che si realizza non stando solo a guardare ma provando a pensare che cosa sia giusto o sbagliato. Il pensiero si forma nella pratica della vita quotidiana. Sarà una cosa molto semplice e divertente per i più piccoli aprire o- gni giorno le finestrelle del calendario dell’Avvento e prendere la stella fluorescente. Con essa illuminerà il buio della propria camera e immaginerà di avere “il cielo in una stanza”. Ma la stella offrirà anche l’occasione di un impegno, un piccolo gesto quotidiano che li mette- rà in relazione con le altre persone e farà loro prendere coscienza che il “bello” è mettere in pratica il comandamento dell’amore. Don Daniele

Transcript of Eddiittoorriiaallee IL CIELO STELLATO · immaginerà di avere “il cielo in una stanza”. a la...

DIALOGO Mensile di comunicazione della parrocchia e dell’oratorio

San Pio X Molinello - Cesano Maderno www.parrocchiaspiox.blogspot.it – www.oratoriospiox.blogspot.it

www.comunitapentecoste.it

Anno 1 – numero 7 – novembre 2017

EEddiittoorriiaallee IL CIELO STELLATO

Quand’ero studente di teologia in seminario non riuscivo a sopportare la ripetitività di alcuni argomenti oppure quando si trattava di dover riprendere un autore già studiato alle su-periori. La teologia non può fare a meno di confrontarsi con la filosofia e uno dei filosofi più approfonditi in questo senso era Immanuel Kant. Per cercare di rendere meno soporifero l’ascolto qualche volta si sussurrava tra i banchi: «Kant che ti pass», ma in realtà non passava alcunché. A parte gli scherzi, una massima del famoso filosofo tedesco mi è rimasta sempre impressa. La scrisse al termine di una delle sue opere più celebri, intitolata “La critica della ragion pratica” e recita così: “Due cose riem-piono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me”. Le Perseidi sono uno spettacolo straordinario. Contemplare il cielo stellato nelle sere di luglio e agosto, lontano dalle luci artificiali degli uomini, provoca uno stupore sterminato, un’emozione che non ha eguali. È davvero enorme l’universo che ci circonda e, mentre ci illuminiamo d’immen-so, ci sentiamo piccoli, creature quasi insignificanti al cospetto dell’onnipotenza del creatore. Ep-pure tutta questa enormità non annulla l’essere umano. Ognuno di noi ha la capacità di pensare e questo ci distingue dagli animali. Non possiamo fermarci alle emozioni, dobbiamo andare in pro-fondità, sforzarci sempre di capire il senso delle cose e dare un orientamento alla nostra vita e alle nostre azioni quotidiane.

Inizia oggi il tempo di Avvento. Consegneremo ai bambini e ai ragazzi il calendario che riprende il logo di questo anno oratoriano: “Vedrai che bello”. Nell’immagine si vede una bambina che pro-tende le braccia e si mette in punta di piedi per cercare di vedere oltre, la bellezza delle stelle nel

cielo. E che cosa è il bello a cui tentiamo di educare i nostri ragazzi? È la bellezza dell’amore, di una vita che si realizza non stando solo a guardare ma provando a pensare che cosa sia giusto o sbagliato. Il pensiero si forma nella pratica della vita quotidiana. Sarà una cosa molto semplice e divertente per i più piccoli aprire o-gni giorno le finestrelle del calendario dell’Avvento e prendere la stella fluorescente. Con essa illuminerà il buio della propria camera e immaginerà di avere “il cielo in una stanza”. Ma la stella offrirà anche l’occasione di un impegno, un piccolo gesto quotidiano che li mette-rà in relazione con le altre persone e farà loro prendere coscienza che il “bello” è mettere in pratica il comandamento dell’amore.

Don Daniele

NEW DIALOGO – N. 7 – NOVEMBRE 2017

2

Appuntamenti del mese: tempo di Avvento.

Gli appuntamenti di questo mese ci proiettano verso l’inizio del tempo di Avvento e delle benedi-zioni natalizie delle famiglie. L’Avvento deve pro-vocarci a vivere tutti con maggiore impegno la no-stra vita cristiana nella preghiera e nella carità. Non mancheranno in tal senso le proposte che ve-dranno coinvolte tutte le fasce di età. La Caritas propone come sempre la raccolta viveri (ogni do-menica generi alimentari diversi come nello sche-ma qui a fianco) per la distribuzione mensile dei pacchi alle famiglie che ne fanno richiesta. Il momento più importante sarà la PRIMA CON-FESSIONE dei ragazzi di 4ª elementare. Daremo avvio anche agli incontri del gruppo fami-glie e al percorso di lettura e approfondimento del Vangelo. Ecco dunque gli appuntamenti più importanti del mese da questa domenica 12 novembre fino al 18 dicembre.

* Domenica 12 novembre: inizio dell’Avvento ambrosiano. Ore 16.00 conclusione delle Giornate eucaristiche. * Lunedì 13 novembre: inizio delle benedizio-ni natalizie delle famiglie (zona sud). Nella zo-na nord passeranno i visitatori laici. Quest’an-no alcuni adolescenti affiancheranno i loro educatori in questa particolare esperienza. * Domenica 19 novembre: - presso la parrocchia Sacra Famiglia esercizi spirituali per coppie di sposi tenuti da Robert Cheaib, lai-co sposato e padre di tre figli, docente di teologia; - ore 9.00 “Domenica insieme” genitori e ragazzi di 3ª elementare; - ore 15.30 primo incontro genitori e bambini di seconda elementare all’inizio del catechismo; - ore 16.00 Battesimi. * Mercoledì 22 novembre ore 21.00 Consiglio pastorale di Comunità. * Sabato 25 novembre primo incontro del GRUPPO FAMIGLIE (dalla cena fino alle 22.00 circa). * Domenica 26 novembre: - ore 9.00 “Domenica insieme” genitori e ragazzi di 5ª elementare; - ore 15.30 secondo incontro genitori e bambini di seconda elementare all’inizio del catechismo. * Martedì 28 novembre ore 21.00 primo incontro sulla PAROLA per il gruppo dei lettori e tutti colo-ro che desiderano fare un percorso di approfondimento e preghiera sui Vangeli. * Domenica 3 dicembre ore 15.00 PRIMA CONFESSIONE dei ragazzi di 4ª elementare. * Martedì 12 dicembre ore 21.00 secondo incontro sulla PAROLA. * Sabato 16 dicembre secondo incontro del GRUPPO FAMIGLIE. * Domenica 17 dicembre ore 16.00 Battesimi. È in programma anche la realizzazione del PRESEPIO VIVENTE. * Lunedì 18 dicembre ore 16.45 inizia la NOVENA DI NATALE (tutti i po-meriggi fino a venerdì 22 dicembre).

NEW DIALOGO – N. 7 – NOVEMBRE 2017

3

La Veglia missionaria del 21 ottobre scorso

“La messe è molta, ma gli operai sono pochi”. Su questo MA si è focalizzata l'attenzione di tutti i presenti che sabato 21 ottobre si sono recati in Duomo per pregare sotto la guida del vescovo per tutti i missionari. La sua preziosa meditazione ha espresso come si debba contestare l'esistenza che cerca garanzie, che si ferma al numero delle risorse e che non si lascia stupire dallo slancio della sproporzione. Già in una mentali-tà in cui tutto deve sempre essere proporzionato, il risultato all'impegno, la forma alla sostanza e il valore al successo, il nostro vescovo ci chiede di abitare la sproporzione perché è lì che abiteremo il frammento dell’autentico Gesù di Nazareth. Essere missionario vuol dire allargare il proprio sguardo dilatando il pro-prio cuore, vuol dire leggere la storia, le persone e i fatti come li vede Gesù e l'unico strumento per render-lo possibile è la preghiera. Chi prega apre il proprio cuore a Gesù. La preghiera non è meditazione solitaria, deve persuadere alla parola che dice "andate", deve rendere strumento. Se non semina gioia nella comuni-tà, se non insegna uno sguardo misericordioso e se non genera zelo verso il Vangelo, c'è da dubita-re che la nostra pre-ghiera sia autentica! La preghiera è docilità, è arte di lasciarsi pla-smare dallo Spirito: “Guardate come siete pochi, dunque, prega-te!” Vivete, inoltre, "la prati-ca del gesto minimo": siate il bicchiere d'ac-qua per l'assettato, pa-ne per l'affamato e co-minciate subito, da questa sera, senza pensare ai numeri, senza pensare a quanto poco farete nonostante il grande bisogno che esiste. Il Vangelo non chiede le nostre cose, ma la nostra risposta sincera, il nostro "ec-comi", sentito e semplice. Non dobbiamo vivere l'incarico come qualcosa di assurdo o condizionato, ma come una docilità, un plasmarsi al Signore. "Chi manderebbe delle pecore in mezzo ai lupi?", "Io" rispose Gesù sulla croce. L’invito è quello di imparare l’arte dell’essenzialità: lo sguardo di Gesù incontra il mio per riconoscere insieme il bello e il bisognoso. Nessuno è così ricco da non avere nulla da ricevere e nessuno è così povero da non avere nulla da donare! Sono strumento di Dio quando mi metto in prima persona in gioco passando dal fare all’essere, parlando poco e ascoltando tanto. È necessario entrare nella vita degli altri in punta di piedi e, anche se questo ri-chiede continui aggiustamenti e fatiche per non perdere l’equilibrio, è l'unico modo per non far sentire il peso del nostro ingombro. Il nostro vescovo ci invita a essere missionari, soprattutto nella nostra vita quo-tidiana, nel nostro essere figli, madri, padri, fidanzati, sposi, consacrati, educatori o professionisti, ogni giorno con tenerezza e delicatezza troviamo il coraggio di rispondere ECCOMI e di guardare l’altro come Gesù lo ha creato, figlio dell’amore misericordioso che è balsamo per i nostri cuori.

Mariapina

La notte dei santi

“Siate testimoni di luce vera”: sulla scia di questo motto don Simone e alcuni educatori hanno ac-compagnato gli adolescenti della nostra città a Milano, nelle vie della movida, dove, indossando degli occhiali fluorescenti, hanno vissuto diverse esperienze e ascoltato suggestive testimonianze. A partire dai volontari del CSI, tramite cui abbiamo riflettuto insieme sul senso del dono che Dio ha fatto proprio a noi e a noi soltanto: una palla è speciale perché rotola in modo speciale, perché lo fa su terreni speciali, perché accompagna i sogni di un bambino speciale; come una palla è speciale solo per essere una palla, quanto speciale sei tu, in quanto figlio di Dio?

NEW DIALOGO – N. 7 – NOVEMBRE 2017

4

L’alta musica dei locali poco dopo è stata azzerata dalle forti e taglienti parole di un giovane ospite della comunità Kayros di Vimodrone: «Facile è credere senza farsi domande, facile è credere quando dietro ad ogni difficoltà si ha un genitore che ci aiuta a sistemare le cose: quanto costoso diventa credere dopo aver conosciuto il dolore, il brutto, la sofferenza e la crudeltà umana?» Facile è conoscere il Gesù dei Vangeli, ma quando incontri il Dio della croce, passando dalle sue ferite, dalle lacrime, lì hai conosciuto la fede autenti-ca, quella che, nonostante i dubbi e le fatiche, si fonda sulla roccia. Con il cuore un po' più dilatato siamo poi stati accolti dai Fratelli Maristi che ci hanno concesso di meditare in maniera gioiosa sul senso di comu-nità: insieme, coordinando i nostri movimenti con il gruppo, stando attenti ai tempi del singolo e del grup-po, abbiamo spostato con dei fili alcuni mattoncini per costruire una torre. Fare comunità significa proprio rispettare i tempi di tutti e di ognuno creando un tempo nuovo, non più lento o più veloce, ma scandito dal desiderio di diventare qualcosa di diverso dalla somma di tutti, dall'attenta cura del rispetto di ognuno co-me fratello perché figlio dello stesso Padre. Ancor più ispirati, abbiamo raggiunto la basilica di Sant’Agostino dove, dopo la riflessione di un vescovo su come la nostra vita debba fondarsi su due punti fermi, ragione e fede - rispettivamente la prima per trovare e conoscere il nostro talento e la seconda per esprimerlo con amore e rispetto verso gli altri - un volontario ci ha svelato il "trucco" della santità. Alla vigilia del giorno della festa di tutti i Santi ab-biamo capito che per assomigliare a loro bisogna scoprire e vivere in maniera umile e autentica la propria vocazione, qualunque essa sia. L’augurio volto a ognuno di noi, giovani e giovanissimi, è sta-to quello che tra cento anni i nostri nomi saranno incisi, non sul marmo - quello sarebbe banale - ma nei cuori di tutte le persone che abbiamo incontra-to e a cui abbiamo avuto la grazia di testimoniare il Vangelo. La fede vera si traduce nell'esempio, nella testimonianza di gioia, nel portare Gesù al centro delle nostre relazioni e nel rendere straordinario l’ordinario: lasciare ispirare le proprie scelte e le proprie esistenze dai Santi, questo l'impegno che abbiamo preso durante la sera del 31 ottobre. Maestro dove dimori? Nella musica rumorosa, a pochi passi dai luoghi della perdizione, dove tutto diventa effimero ed edonistico, dove il tempo è scandito dal ritmo del piacere, dove l’uomo si annulla per dimenti-care il quotidiano, con passo silenzioso e delicato, con occhiali luminosi per essere luce nel buio della notte. La fede, quella che fa scegliere di non festeggiare il tenebroso e l'orrido per esaltare e lodare il bello e il ce-lestiale, ha camminato tra le vie per testimoniare che il Padre dimora nei cuori di tutti e dona a tutti, proprio a tutti, la grazia della conversione tramite il suo infinito amore misericordioso!

Mariapina

L’ingresso di don Stefano – pomeriggio del 22 ottobre

Grande festa per la tutta Comunità Pastorale Pentecoste è stato l’ingresso ufficiale del nuovo parroco e responsabile di Comunità don Stefano Gaslini. Per la grande occasione si sono presentati anche alcuni suoi ex parrocchiani e amici preti. Il vicario pastorale padre Patrizio non aveva potuto presenziare e perciò, in sua vece, il prevosto di Seregno e decano pro tempore monsignor Bruno Molinari ha rivolto a don Stefano le domande di rinnovo delle promesse sacerdotali. Anche il resto della Diaconia è stato interpellato a un rinnovato slancio missionario. Il consiglio pastorale di Comunità rivolto un augurio molto intenso e sentito al nuovo parroco, segno di un cammino insieme ormai più maturo e capace di portare frutti significativi. La celebrazione unitaria di

NEW DIALOGO – N. 7 – NOVEMBRE 2017

5

accoglienza ha creato le condizioni per mostrare a don Stefano il volto di una realtà gioiosa e ricca di risorse spirituali e umane. Bello vedere tanti chierichetti di tutte e quattro le parrocchie, la quattro corali insieme a quella di Limito tutte insieme per lodare il Signore che manda ancora operai nella sua messe. Riempie il cuore di serenità quando la chiesa di Santo Stefano raccoglie così numerosi i fedeli delle quattro parrocchie. Certo – come dice don Stefano – sono venuti non solo per “vedere Gesù”, ma “anche Lazzaro” e tuttavia l’incontro con il Risorto

ha generato il suo effetto di fede non solo una grande emozione. Tutti i convenuti ora alimentano grandi attese e speranze, anche a nome di coloro che faticano ancora a entrare nel cammino in corsa della Comunità Pentecoste. Lo Spirito santo porterà avanti la sua opera, se continueremo ad affidarci a Lui e a pregare per don Stefano, come ci ha chiesto al termine della solenne celebrazione.

Il saluto a don Flavio – 1 novembre nell’80° della chiesa di S. Stefano

Riportiamo il testo quasi completo dell’omelia di don Flavio.

L’arcivescovo Mario e il tempo dopo la dedicazione del duomo di Milano ci hanno più volte indicato il libro dell’Apocalisse come il libro necessario per “avere visioni” di chiesa e di vita cristiana. Vorrei confidarvi sei “visioni di Chiesa” e di santità che mi sono state regalate in questi dieci anni. La prima “visione” non può che essere quella del 1 novembre 1937… Da allora “la chiesa nuova di Cesano” s’è fatta ricca di cura, di volontariato, di celebrazioni, di silenzi, di canto, di preghiere, di pianti, di gioie e di lutti celebrati con dignità e generosa partecipazione. Per la seconda, la terza, la quarta e la quinta visione mi lascio ispirare dai primi capitoli dell’Apocalisse, quando il “veggente”, “nel giorno del Signore” ha una parola per ciascuno degli “angeli delle chiese”. E’ singolare che 80 anni dopo la consacrazione della “chiesa nuova” della parrocchia S. Stefano si trovino qui riunite quattro comunità parrocchiali legate da stima, affetto, faticoso e appassionato slancio missionario. La seconda visione è quella dell’angelo della Parrocchia dei Santi Ambrogio e Carlo in Villaggio SNIA. È un angelo dal passo timido. Veste di colori antichi ma sgargianti. Sono belle soprattutto le sue cuciture, l’accostamento sapiente di co-lori diversi e quella visione di insieme che dà gioia agli occhi e pace al cuore. L’angelo della SNIA ha molti doni da offrire a tutti. Deve solo essere meno timido. Non deve avere paura o patire senso di inferiorità. Il suo stile, la capacità di accogliere, accompagnare, includere farà del gran bene a tutti. La terza visione è quella dell’angelo della Parrocchia di Santo Stefano a Cesano. È un angelo dal passo prudente e guardingo. Veste i colori nobili di una grande tradizione. Ha un ingombro e un impaccio a volte eccessivi. L’angelo di S. Stefano deve sciogliersi di più in discorsi franchi e veri andando in profondità, anche nel dia-logo coi preti, sulle pagine del vangelo. Più desideroso di anticipare il futuro che di rimpiangere o conserva-re il passato il nostro angelo deve superare il limite di bastare a sé e continuare a gioire per i doni e le espe-rienze che altri hanno in abbondanza. La quarta visione è quella dell’angelo della Parrocchia di San Pio X a Molinello. È un angelo dal passo veloce, ma corto. Veste i colori della giovinezza e dell’entusiasmo, della musica e dello spettacolo. L’angelo di San Pio X deve imparare la profondità del silenzio e dell’ascolto; una più diffusa e rigorosa pas-sione educativa, uno sguardo più ampio e generoso verso tutti. La quinta visione è dell’angelo della Parrocchia di San Bernardo in Cassina Savina È un angelo dal passo incerto e trattenuto.

NEW DIALOGO – N. 7 – NOVEMBRE 2017

6

Veste i colori di una sobria dignità, di una giovane e promettente sposa. L’angelo di San Bernardo deve fare pace con un passato recente troppo vorticoso e deve accogliere con fiducia e vastità di cuore il buon seme che continuamente viene regalato e condiviso. La promessa di una serenità più grande è già scritta nella bontà di tanti uomini e donne, di tante iniziative che contagiano e coinvolgono le parrocchie della comunità. La sesta e ultima visione è dell’Angelo della Comunità Pentecoste. È un piccolo e giovane angioletto saltellante e svolazzante da un capo all’altro di un vasto territorio. È un piccolo tornado di Spirito santo. È come un vino fresco e frizzante che stenta a stare nelle botti antiche. A volte il nostro giovane angioletto è stato avventato e precipitoso, ma non si può non guardarlo con simpa-tia. Ha il profumo del vangelo. Ha il sapore dell’amicizia e della stima reciproca. Ha il vestito dell’umiltà e della pazienza. L’angelo della Comunità Pentecoste diventa amico di tutti perché spinge ciascuno a un di più di gioia e di coraggio apostolico. Il nostro angio-letto della CP Pentecoste vuole semplicemente ob-bedire a quanto l’Arcivescovo ci ha lasciato come compito nella visita pastorale. È come Gesù che ha la “visione delle folle” e chiama vicino dei discepoli. Quelli che sono radunati sanno che solo rimanendo discepoli saranno missionari. L’angelo della Pente-coste continua a ricordarcelo. Permettetemi di dire un’ultima parola: la “visione” di questi 10 anni diventa un grazie. Dico grazie a Dio per avere ‘visto’ ogni ben di Dio in questa comunità. Per aver visto don Luciano, don Lino, don Angelo Pozzoli, don Ambrogio, don Fabio, don Matteo, don Daniele, padre Flavio, don Simone, don Angelo Valera, don Stefano e anche don Roberto, don Giovanni e don Luigi, Roberta, Paola e Liliana Ausilia-rie diocesane, le suore sacramentine, i fratelli maristi, le suore salesiane, le preziosine e suor Gabriella, i missionari e le vocazioni nate nelle nostre parrocchie. Dico grazie per ogni singolo battezzato, per i sacramenti celebrati, i ragazzi accompagnati al matrimonio, alla cresima, alla comunione. Grazie per i tanti morti di cui ho celebrato il funerale: spero vorranno dire una buona parola per me quando Gesù verrà a prendermi. Grazie all’Azione cattolica, la Caritas, la San Vincenzo. Soprattutto grazie al Consiglio pastorale e alle sue commissioni, agli animatori, ai giovani e agli oratori. Grazie a chi nel consiglio per i beni economici, nelle se-greterie, nelle sale della comunità, nelle società sportive e nei singoli ambienti serve nel silenzio e nella gra-tuità. Grazie anche alle amministrazioni comunali, alle associazioni e ai gruppi di volontariato che ho cono-sciuto in questi anni. Ovviamente grazie ai chierichetti e alle corali. E anche ai miei fratelli, cognate e nipoti sempre generosamente ospitali con lo ‘zio don’. Auguro a tutti i battezzati, al consiglio pastorale, alle commissioni, alla diaconia, ai preti, ai religiosi, soprat-tutto a don Stefano di ricevere, custodire e trasmettere la gioia del vangelo. Grazie. Sono sereno, onorato e orgoglioso di essere stato il “primo e felice responsabile di questa – bella - Comunità Pentecoste”.

Don Flavio

La Santa Cresima

Dio oggi si farà presenza qui, proprio in mezzo a noi: così padre Patrizio Garascia ha accolto i 64 cresimandi che domenica 5 novembre hanno deciso di rinnovare davanti alla comunità tutta il loro Credo in Cristo. L'emozione e la gioia hanno dilatato i cuori di tutti i presenti quando, durante l'omelia, il celebrante ha con-fidato che, nonostante abbia già conferito il sacramento a tantissimi ragazzi, è ancora per lui un dono vivo "prestare la mano a Gesù" per incidere la fede! "Guarderò negli occhi ognuno di voi, perché ognuno di voi è unico e irripetibile e, dopo aver detto il vostro nome, come un sigillo indelebile, inciderò una croce sulla vo-stra fronte che mai niente e nessuno potrà cancellare". I ragazzi sono stati ancora provocati quando è stato chiesto loro, riportando le parole del santo padre: "vo-lete essere figli dell'autunno o della primavera?" I primi sono coloro che, provati dalle difficoltà, diventano

NEW DIALOGO – N. 7 – NOVEMBRE 2017

7

gialli, secchi e finiscono con il cadere perché sempre annoiati, disperati e tristi. I secondi, invece, nonostan-te le tribolazioni, sanno portare frutto, sanno donare il loro profumo di gioia alla vita e sanno essere testi-moni del Vangelo. Su questa scia anche la pioggia che ha bagnato il pomeriggio, rovinando i piani di molti, è stata vista come un segno dello Spirito santo: l'acqua che bagna la terra arsa è l'unico strumento tramite cui il terreno può divenire fertile e portare tanto frutto. Così, tra la commozione e la felicità di tutti, i ragazzi accompagnati dai loro padrini, dalle loro madrine e dalle preghiere di tutta la comunità, hanno ricevuto il Paraclito diventando così "soldati di Cristo", capaci di testimoniare la gioia della fede nel mondo.

Con l'augurio sincero che un momento tanto autentico ed emozionante sia per ognuno di loro un trampolino di lancio verso il loro cammino di fede, che il "fuoco d'amore" acceso durante questo pomeriggio arda sempre vivo nei loro cuori e che, anche quando la vita lo renderà solo debole brace, il dono dello Spirito sappia ravvivarlo con forza e ar-dore custodendo il loro cammino nel bene e nel bello. Ispirati da una tale grazia ci im-pegniamo a continuare a pregare per questi ragazzi perché possa-no sempre avere la certezza di

dire "vedrai che bello!" e perché, come padre Patrizio ha augurato loro, siano capaci di far vedere nel loro volto quello di Cristo, compiendo sempre scelte degne e alte e restando prossimi all'altro e al piccolo.

Mariapina

Il libro del mese

Fratelli, sorelle! Vorrei raggiungere ogni casa per portare la benedizione di Nata-le. Vorrei visitare ogni famiglia per ascoltare una confidenza, per raccontare una storia, per stringere le mani.

Pensavo che l’impresa fosse impossibile e me ne intristivo. C’era persino una vo-ce che mi rimproverava: «Dunque vuoi lasciare i tuoi fratelli e le tue sorelle senza un augurio di Natale? Ma che fratello sei?».

Per fortuna ho incontrato il signor Angelo, gli ho confidato la mia inadeguatezza e il mio rammarico. E il signor Angelo ha trovato subito una soluzione: «Ma non preoccuparti: ci vado io!». E così io vi raggiungo tramite l’Angelo: lui visita tutte le città, lui entra in tutte le case. Per tutti avrà una parola, per ogni casa avrà una benedizione, ha persino tempo per ascoltare le confidenze e consolare qualche lacrima.

Ecco, viene a nome mio il signor Angelo: accoglietelo bene! Ha il volto del vostro prete, ha il volto del dia-cono, della suora, degli altri amici della parrocchia che bussano alle vostre porte mentre dappertutto si prepara il Natale: sono belli e buoni come l’esercito del cielo che la notte di quel Natale rallegrarono la terra con il loro inno festoso e avvolsero di luce la vita della gente.

Non so come esprimere la mia gratitudine al signor Angelo e non so come dirvi il mio affetto e il mio augu-rio, fratelli e sorelle. Forse vi sembrerà poco conveniente che io mi metta a raccontare storie mentre dovrei fare discorsi più seri. Però la colpa, se è una colpa, è del signor Angelo che aveva tanta premura di venire a casa vostra che non mi ha lasciato il tempo per scrivere messaggi più elevati e parole più convenienti. Prendetelo com’è! È un angelo… E che sia un buon Natale, per voi e per tutti: pace in terra agli uomini ama-ti dal Signore! Questa lettera dell’Arcivescovo verrà consegnata a tutte le famiglie in occasione delle benedizioni.

NEW DIALOGO – N. 7 – NOVEMBRE 2017

8

Prossimo numero del New Dialogo: domenica 17 dicembre

Il santo del mese

Nome : San Martino di Tours Ricorrenza: 11 novembre Patrono dei mendicanti Etimologia: dedicato a Marte Emblema: Bastone pastorale, Globo di fuoco, Mantello

Nasce in Pannonia (oggi in Ungheria) a Sabaria da pagani. Viene istruito sulla dottrina cristiana ma non vie-ne battezzato. Figlio di un ufficiale dell'esercito romano, si arruola a sua volta, giovanissimo, nella cavalleria imperiale, prestando poi servizio in Gallia. È in quest'epoca che si colloca l'episodio famosissimo di Martino a cavallo, che con la spada taglia in due il suo mantello militare, per difendere un mendicante dal freddo. Lasciato l'esercito nel 356, già battezzato forse ad Amiens, raggiunge a Poitiers il vescovo Ilario che lo ordi-na esorcista (un passo verso il sacerdozio). Dopo alcuni viaggi Martino torna in Gallia, dove viene ordinato prete da Ilario. Nel 361 fonda a Ligugé una comunità di asceti, che è considerata il primo monastero databi-le in Europa. Nel 371 viene eletto vescovo di Tours. Per qualche tempo, tuttavia, risiede nell'altro monaste-ro da lui fondato a quattro chilometri dalla città, e chiamato Marmoutier. Si impegna a fondo per la cristia-nizzazione delle campagne. Muore a Candes nel 397.

LE TRADIZIONI IN ITALIA: DAL VINO NOVELLO ALLA FINE DEI CONTRATTI AGRICOLI STAGIONALI In molte regioni d'Italia l'11 novembre è simbolicamente associato alla maturazione del vino nuovo (da qui il proverbio "A San Martino ogni mosto diventa vino") ed è un'occasione di ritrovo e festeggiamenti nei qua-li si brinda, appunto, stappando il vino appena maturato e accompagnato da castagne o caldarroste. Seb-bene non sia praticata una celebrazione religiosa a tutti gli effetti (salvo nei paesi dove san Martino è pro-tettore), la festa di san Martino risulta comunque particolarmente sentita dalla popolazione locale. Nel nord Italia, specialmente nelle aree agricole, fino a non molti anni fa tutti i contratti (di lavoro ma anche di affitto, mezzadria, ecc.) avevano inizio (e fine) l'11 novembre, data scelta in quanto i lavori nei campi erano già terminati senza però che fosse già arrivato l'inverno. Per questo, scaduti i contratti, chi aveva una casa in uso la doveva lasciare libera proprio l'11 novembre e non era inusuale, in quei giorni, imbattersi in carri strapieni di ogni masserizia che si spostavano da un podere all'altro, facendo "San Martino", nome popola-re, proprio per questo motivo, del trasloco. Ancora oggi in molti dialetti e modi di dire del nord "fare San Martino" mantiene il significato di traslocare.

Anagrafe parrocchiale (dal 15 ottobre a oggi 12 novembre).

Battesimi

1) ROMANÒ GIOELE di Romanò Nazareno e Sanità Elena 2) BAZZI RICCARDO di Bazzi Matteo e Bertoglio Barbara 3) LANCELLOTTI NICOLÒ di Lancellotti Michele e Arzedi Roberta

Defunti 1) FOTI ANTONINA di anni 89 2) DISOGRA NICOLA di anni 54 3) CARDINALE VERUSCA di anni 41 4) CROTTA BERNARDO di anni 79

5) MAJO SANTE di anni 84

Certamente il santo più importante di que-sto mese è san Carlo, compatrono della no-stra diocesi. Ma abbiamo scelto san Marti-no perché rappresenta una sorta di passag-gio in questa stagione incerta…

DDaall 2288 aall 3300 aapprriillee 22001188 llaa CCoommuunniittàà PPaassttoorraallee oorrggaanniizzzzaa uunn ppeelllleeggrriinnaaggggiioo

aa CCAASSCCIIAA,, ccoonn LLoorreettoo,, NNoorrcciiaa ee SSppoolleettoo.. IIssccrriizziioonnii eennttrroo iill 3300 nnoovveemmbbrree

((aaffffrreettttaarrssii ppeerrcchhéé nnoonn ccii ssoonnoo mmoollttii ppoossttii ddiissppoonniibbiillii))..