Eco 17

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Giovedì 19 maggio 2011 - Anno 2 - No. 17 ecoamaldi.altervista.org Rivista scolastica del Liceo Scientifico Statale “Edoardo Amaldi” di Roma PAGINA 1 I “FATTIALL’AMALDI LICEO Di Chen Laura Sarno (3°E) Martedì 10 maggio: c’è più movimento del solito nell’atrio della nostra scuola; aria di preparativi e attesa trepidante. Infatti non appena è venuta a conoscenza dell’iniziativa “I Fatti nelle scuole”, lanciata dal quotidi- ano che nel giro di poco più di un anno è diventato una delle maggiori testate nazionali, la Redazione di Eco di è messa subito all’opera per invitare i giornalisti de “Il Fatto Quotidiano”. Arrivato il giorno stabilito, il Direttore Antonio Padel- laro e i Redattori Luca Telese e Marco Lillo sono stati accolti con grande entusiasmo. Man mano l’Aula Magna si riempie e –mentre noi di Eco ricominciamo pian piano a respirare normal- mente- l’incontro ha inizio, parlando dell’Italia peg- giore ma anche di quella migliore. Si è sottolineato come in questo momento di pro- fondissima crisi, economica ma soprattutto sociale, riescono ancora a sopravvivere dei valori reali, in cui noi tutti possiamo sperare di rispecchiarci. Tra questi l’idea di un giornalismo libero, in cui ven- gono dette le cose come stanno, senza interessi altrui da difendere. Non ci devono essere notizie ‘non pub- blicabili’ perché scomode a qualcuno, come quelle che Maurizio Rampino si impegnava a rendere note nel suo giornale indipendente. Il "Fatto" si inserisce pro- prio in quest’ottica, dimostrando possibile che un gior- nale si finanzi solamente tramite i propri lettori, che così vedono ricompensata la propria fiducia con della vera informazione. Aggiungendo un dato in più, la prospettiva può cam- biare radicalmente. I profughi a Lampedusa scappano dalle bombe lanciate da noi; chi ha riprodotto un can- cello con la scritta “Il lavoro rende liberi” non è neces- sariamente un esaltato nazista, se si sa che il suo voleva essere un gesto di protesta contro il precariato. La nostra percezione della realtà varia in base a questi “dettagli” e in questa società, dove il verosimile prevale sul reale, è estremamente importante sapere, conos- cere qualcosa in più. Ne sono una prova i ‘relitti’ del “Grande Fratello”: la brevissima notorietà acquisita è stata un effettivo ‘trampolino di lancio’ solo per chi in seguito ha deciso di dedicarsi a qualche studio. Si è poi parlato del tema scelto, i rapporti tra Mafia e Stato. Quello mafioso è un sistema che si distingue dalla semplice criminalità organizzata perché punta a controllare lo Stato dall’interno; a differenza della sem- plice corruzione c’è anche l’intimidazione e la violen- za. Anche in questo caso il problema sta nel modo di raccontare i fatti: la Mafia è una realtà molto più vicina di quanto non si creda, basti pensare ai numerosissimi casi di mancata meritocrazia per favorire questo o quel mafioso. Il maxiprocesso messo in atto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ai danni, per la prima volta, dei prin- cipali boss di allora (fine anni ‘80) , la serie di attentati conseguenti (spesso sconosciuti) e gli accordi politici tra Stato e Mafia sono raccontati attraverso le testimo- nianze raccolte in uno dei due DVD che “i fatti” ci hanno lasciato. L’altro racconta la vicenda di due ragazzi civili che in parti diverse del mondo hanno subito sulla propria pelle le conseguenze della guerra -entrambi sono stati distribuiti per le classi-. Un modo per rendere ancora più interessante e ricco un incontro che ha soddisfatto appieno le nostre aspet- tative.

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Il numero 17 di Eco

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Giovedì 19 maggio 2011 - Anno 2 - No. 17 ecoamaldi.altervista.org

Rivista scolastica del Liceo Scientifico Statale “Edoardo Amaldi” di Roma

PAGINA 1

I “fattI” all’amaldI LICEODi Chen Laura Sarno (3°E)

Martedì 10 maggio: c’è più movimento del solito nell’atrio della nostra scuola; aria di preparativi e attesa trepidante. Infatti non appena è venuta a conoscenza dell’iniziativa “I Fatti nelle scuole”, lanciata dal quotidi-ano che nel giro di poco più di un anno è diventato una delle maggiori testate nazionali, la Redazione di Eco di è messa subito all’opera per invitare i giornalisti de “Il Fatto Quotidiano”.Arrivato il giorno stabilito, il Direttore Antonio Padel-laro e i Redattori Luca Telese e Marco Lillo sono stati accolti con grande entusiasmo.Man mano l’Aula Magna si riempie e –mentre noi di Eco ricominciamo pian piano a respirare normal-mente- l’incontro ha inizio, parlando dell’Italia peg-giore ma anche di quella migliore. Si è sottolineato come in questo momento di pro-fondissima crisi, economica ma soprattutto sociale, riescono ancora a sopravvivere dei valori reali, in cui noi tutti possiamo sperare di rispecchiarci.Tra questi l’idea di un giornalismo libero, in cui ven-gono dette le cose come stanno, senza interessi altrui da difendere. Non ci devono essere notizie ‘non pub-blicabili’ perché scomode a qualcuno, come quelle che Maurizio Rampino si impegnava a rendere note nel suo giornale indipendente. Il "Fatto" si inserisce pro-prio in quest’ottica, dimostrando possibile che un gior-nale si finanzi solamente tramite i propri lettori, che così vedono ricompensata la propria fiducia con della vera informazione.Aggiungendo un dato in più, la prospettiva può cam-biare radicalmente. I profughi a Lampedusa scappano dalle bombe lanciate da noi; chi ha riprodotto un can-cello con la scritta “Il lavoro rende liberi” non è neces-

sariamente un esaltato nazista, se si sa che il suo voleva essere un gesto di protesta contro il precariato.La nostra percezione della realtà varia in base a questi “dettagli” e in questa società, dove il verosimile prevale sul reale, è estremamente importante sapere, conos-cere qualcosa in più. Ne sono una prova i ‘relitti’ del “Grande Fratello”: la brevissima notorietà acquisita è stata un effettivo ‘trampolino di lancio’ solo per chi in seguito ha deciso di dedicarsi a qualche studio.Si è poi parlato del tema scelto, i rapporti tra Mafia e Stato. Quello mafioso è un sistema che si distingue dalla semplice criminalità organizzata perché punta a controllare lo Stato dall’interno; a differenza della sem-plice corruzione c’è anche l’intimidazione e la violen-za. Anche in questo caso il problema sta nel modo di raccontare i fatti: la Mafia è una realtà molto più vicina di quanto non si creda, basti pensare ai numerosissimi casi di mancata meritocrazia per favorire questo o quel mafioso.Il maxiprocesso messo in atto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ai danni, per la prima volta, dei prin-cipali boss di allora (fine anni ‘80) , la serie di attentati conseguenti (spesso sconosciuti) e gli accordi politici tra Stato e Mafia sono raccontati attraverso le testimo-nianze raccolte in uno dei due DVD che “i fatti” ci hanno lasciato.L’altro racconta la vicenda di due ragazzi civili che in parti diverse del mondo hanno subito sulla propria pelle le conseguenze della guerra -entrambi sono stati distribuiti per le classi-.Un modo per rendere ancora più interessante e ricco un incontro che ha soddisfatto appieno le nostre aspet-tative.

PAGINA 2

SOMMARIO

TERRITORIO “Er mondEzzaIo”Di Melissa Randò (3°E)

3 La festa dei fedeli

2 Er mondezzaio

6 The house of the rising sun

4 Referendum: liberi di scegliere!

5 Omosessualità VS. omofobia Musica VS omofobia: battaglia tra titani

7 Il ritorno di Capitan Jack Sparrow Scopiazzare o non sco- piazzare?

8 Play Station Network: mode OFFLINE

"Ammazza che mondezzaio che c'è, che puzza!"Chi di noi non ha esclamato ciò all'alba del 2 maggio? Alla vista di numerosi cassonetti dei rifiuti stracolmi di buste, bustine, cartoni, gli abitanti periferici della Capitale s'improvvisavano ottimi ostacolisti: c'era chi saltava e cadeva so-pra la massiccia massa informe e puzzolente o chi, più allenato ed arzillo, con uno scatto decisivo, atterrava su un angolino libero.Colpita non solo Tor Bella Monaca, per una volta: l'esercito della mondezza ha invaso il territorio del sud-est romano, provocando disagio e malcontento tra la popolazione.I rifiuti non sono stati prelevati con la "solita" rapidità, poiché in concomitanza con la chiusura dell'impianto di Via di Rocca Cencia 273 (1 maggio 2011) e l'evento mondiale della beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, si è verificato un sovraccarico di lavoro per gli altri pochissimi impianti romani.La sospensione dell'attività della vicinissima "discarica" è avvenuta in seguito a dei sopralluoghi e interventi del NOE dei Carabinieri (Tutela dell'Ambiente) che hanno individuato delle inadeguatezze nel sistema di smaltimento. La chi-usura non è stata un fulmine a ciel sereno, anzi, un incontro tra Provincia e alcuni rappresentanti della Prefettura di Roma Capitale aveva elaborato un programma alternativo ed utile per evitare problemi e disagi. E ci sono riusciti!1000 tonnellate d' immondizia hanno invaso i nostri quartieri, riducendoli sporchi e maleodoranti, come se non lo fossero già abbastanza."È tutto sotto controllo!" affermano il Sindaco e i dirigenti dell'AMA, dichiara-zioni che, qualche tempo fa, avevano tappezzato le prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali riguardo la situazione napoletana.Alcuni urlano al complotto: si avrebbe il sospetto che "qualcuno stia favorendo la disorganizzazione dell'azienda per perpetrare il clima di emergenza e predis-porre a nuove infornate di precari". Addirittura!L'emergenza "mondezza" è durata solo tre giorni: la situazione è stata ristabilita con grande capacità, ma i problemi permangono. Innanitutto esistono pochi e malfunzionanti impianti di pre- trattamento dei rifiuti, ma l'allarmante verità è che solo la discarica di Malagrotta lavora quotidianamente e smaltisce la mag-gior parte dei rifiuti, pur non essendo a norma europea, satura da tempo e destinata a chiudere nel lontano 31 dicembre 2007.Vergogna e apprensione aleggiano palpitanti e soffocanti negli animi. Nessuno vuole assistere silenzioso ed inerme a scene terrificanti e insostenibili, come quelle di Napoli. Dovrebbero fungere da esempio le immagini in cui l' im-mondizia arriva ai primi piani delle abitazioni. Eppure non sono così distanti da noi.

PAGINA 3

CINEMA tra sogno E rEaltàDi Annibale Damiano (4°H)

1 maggio 2011. Il sole splende alto sopra Roma, forse anche un po’ troppo caldo. Le strade sono in-vase dalle masse: è proprio quel primo maggio atteso da tanti. C’è il grande concertone a San Giovanni, in onore questa volta dei 150 anni del nostro Paese. E c’è (come dimenticarlo, vista la grande informazione che abbiamo avuto negli ultimi tempi) la Beatificazi-one di Giovanni Paolo II. Il Santo Padre, defunto il lontano 2 aprile del 2005, è diventato in questa Do-menica di grandi eventi, Beato, dopo che il suo suc-cessore, Benedetto XVI, ha fatto il possibile per accel-erare le procedure verso la Santificazione, acclamata e richiesta da milioni di fedeli subito dopo la morte di Wojtyla.Significativo l’intreccio simbolico tra il Concertone e la Beatificazione: in entrambi i casi le genti, accese da un vero sentimento d’amore, talora verso la propria patria, talora verso quel Papa che nell’immaginario di tutti è il migliore, non hanno avuto timore del clima, della possibilità di attentati, del trovarsi in balia del caos e si sono riversati tutti a San Pietro, a San Giovan-ni, al Circo Massimo, a Santa Maria Maggiore ed in altri punti strategici della nostra città. Grande uomo, colui che ha mosso le genti dai Paesi più lontani, ec-cezionale carisma, straordinaria capacità comunicativa che gli ha permesso di avvicinare a Dio soprattutto i giovani, ma anche Papa vissuto in un’epoca difficile, con la guerra Fredda, le guerre del Golfo, il muro di Berlino, i regimi dittatoriali ed i suoi importantissimi

viaggi evangelizzatori che, per i luoghi in cui è stato e le persone con cui ha avuto contatti, è stato anche al centro di forti critiche, che ancora riecheggiano ora dopo la sua morte e che sono state ritirate fuori dal

cassetto dei ricordi, nei giorni prima della Beatifica-zione, per “aprire gli occhi” alla gente, come dicono coloro che avanzano queste critiche.

Il 1° maggio, al di là delle considerazioni sull’operato di Giovanni Paolo II, ed oltre alla probabile specu-lazione economica di quelli che hanno organizzato l’evento pratico con cibarie, acqua, giornali distribuiti alle persone, stand delle poste attrezzati in grande stile con francobolli in onore della giornata e l’ottimo dis-locamento dei volontari, ci mostra la vera Chiesa, non la realtà “nobile” di vescovi,arcivescovi,cardinali ed eccellenze varie: in Piazza San Pietro c’era il popolo che vive il Cristianesimo ogni giorno ed in maniera invisibile, perché non è messo in risalto, come i grandi personaggi ecclesiali, dall’informazione. Sempre più ricorrente l’identificazione della Chiesa Cattolica con gli alti prelati del Vaticano, rimproverati per indossare un anello d’oro od ogni altro segno di sfarzo,che è tut-tavia fronzolo, simbolo della vigorosa fede interiore, poiché molto facile è trovare un vescovo vestito da normale sacerdote; mentre mai si pensa alla Chiesa come all’insieme di tutte le persone che si adoperano nella loro realtà parrocchiale per il bene degli altri che nel giorno della Beatificazione si è resa evidente.Un grande evento, sì, anche con interessi economici, ma non dimentichiamoci di aver visto un esempio di ciò a cui il Cristianesimo, proprio quello sfarzoso e dei Papi che amano il lusso, ma allo stesso tempo de-gli umili e dei poveri, porta veramente se ben inteso: la vera gioia che pervadeva tutti i fedeli che si sono radunati a Roma nel giorno della Beatificazione del papa.

la fEsta dEI fEdElI ROMADi Manuel Secci (3°C)

Foto di Chen Laura Sarno (3°E)

PAGINA 4

VOTO rEfErEndum: lIbErI dI scEglIErE!Di Riccardo Mottarelli (3°M)

12 e 13 giugno. Per molti sono date casuali, per al-cuni coincidono con la tanto agognata chiusura delle scuole, ma per gli Italiani sono date da tenere bene a mente. Infatti in quei giorni si svolgeranno le votazio-ni per il referendum contro il nucleare, la privatizza-zione dell’acqua e il legittimo impedimento. Ebbene, nonostante i numerosi tentativi del nostro Governo di far saltare la consultazione referendaria (com-preso quello di non svolgere le votazioni insieme a quelle delle elezioni amministrative del 15/16 maggio 2011), il referendum si effettuerà senza problemi nei giorni stabiliti, il 12 e il 13 giugno. Ma le polemiche su questo argomento sono tante.Partiamo dall’inizio. La questione si pone di nuovo all’attenzione dell’opinione pubblica “grazie” al disas-tro nucleare di Fukushima. Le prime dichiarazioni del Governo confermano e ribadiscono la scelta di pun-tare sull’atomo per il futuro energetico dell’Italia. Ma, a dimostrazione della grande coerenza che da sempre contraddistingue il nostro Paese, l’esecutivo con la moratoria del 23 aprile 2011 rimanda di 12 mesi tutte le decisioni relative all’energia nucleare. L’intento, nemmeno troppo velato per la verità, è quello di delegittimare un referendum che, a quanto pare, avrebbe potuto veramente chiudere la questione nucleare in Italia per parecchio tempo (cosa che per altro aveva già sancito il referendum del novembre 1987!).Ora la palla passa alla Corte di Cassazione, che dovrà esaminare la vicenda, e, solo dopo il suo giudizio, si saprà se i cittadini avranno la possibilità di esprim-ersi sulla questione nucleare. Come se non bastasse, a tutto ciò va aggiunto anche l’assordante silenzio mediatico in cui il Referendum sta vivendo; inoltre la Commissione di Vigilanza Rai ha approvato, con oltre un mese di ritardo sui tempi stabiliti dalla legge, il regolamento sugli spazi di propaganda referendari

sulle TV pubbliche e solo dopo le innumerevoli sol-lecitazioni dei comitati promotori. Giusto per rima-nere in tema.Tutti questi motivi non devono però nutrire la schiera di chi non andrà a votare (circa il 13% secondo dati raccolti dalla Luiss), ma dare un incentivo a tutti quei cittadini “attivi” e consapevoli che la privatizzazione dell’acqua e il legittimo impedimento sono questioni altrettanto rilevanti, anche se in realtà il maggior im-patto mediatico e a tutte le polemiche innescate dal nucleare hanno messo in secondo piano due argo-menti che non si possono ignorare, principalmente

perché riguardano da vicino la popolazione. La questio-ne dell’acqua, per esempio, riguarda due punti: il passag-gio da pubblico a privato (o a società miste) dei servizi di rilevanza economica e l’imposizione sulla bolletta di un 7% come rimborso dei soldi spesi dalle soci-età, senza però la sicurezza che questi soldi vengano reinvestiti per migliorare la qualità del servizio. Il legit-timo impedimento invece è quell’istituzione grazie allla quale, in particolari situazio-ni, l’imputato giustifica legit-timamente la sua assenza in

un’aula di tribunale.A parte le varie posizioni che si possono prendere su questi temi, quello che dovrebbe emergere con forza dal Referendum è una grande voglia di partecipare, di decidere per il proprio Paese e di non dover as-secondare, senza un’ analisi oggettiva e critica, le leggi che i politici, così distanti dalla gente, fanno passare per scelte dei cittadini.Perciò l’auspicio è che il Referendum del 12/13 giug-no possa rappresentare una vittoria della democrazia, che i cittadini non perdano l’occasione per usufruire di uno degli ultimi strumenti di democrazia diretta che sopravvivono nel nostro Paese e che l’Italia di-mostri di essere un paese “di carattere”, contrastando l’mmagine con cui tanti la dipingono.

CINEMA tra sogno E rEaltàDi Annibale Damiano (4°H)

OMOFOBIA

omosEssualItà vs. omofobIa Di Jessica Duro (1°C)

"Signore e signori: vi presento alla vostra sinistra l’emarginato, il disgustoso, colui che non cerca nem-meno di vivere “nel modo più giusto e consono” la pro-pria sessualità, ma anzi ne fa motivo di vanto e disprezzo: l’omosessuale. Alla vostra destra, invece, l'"uomo vero", l'incarnazione stessa dell'eterosessualità, violento e rude e, in gran parte dei casi, colui che si maschera e nasconde dietro il velo omertoso dei dogmi della Chiesa, che con-danna da sempre l'atteggiamento del diverso: l’omofobo".È naturale che spesso atteggiamenti e principi di vita op-posti entrino in collisione, ma mai come oggi questo tema è così acceso e discusso. Il 17 maggio è stata festeggiata la Giornata mondiale contro l’omofobia, ma cosa si vuole intendere con questo concetto? L'omofobia può essere definita come una paura e un'avversione irrazionale nei confronti dell'omosessualità in generale e, in particolare, lesbiche, gay, bisessuali e transgender. Essa è riconduci-bile al pregiudizio di molti ed è analoga al razzismo, alla xenofobia, all'antisemitismo e al sessismo. Con il ter-mine "omofobia" quindi si indica fondamentalmente un

insieme di sentimenti, pensieri e comportamenti avversi all'omosessualità o alle persone omosessuali. Tale avver-sità spesso è accompagnata da atti violenti. I provvedimenti contro questi comportamenti poco consoni sono stati an-cora pochi, ma un piccola pedina è stata avanzata in cam-po penale; è stato proposto, infatti, un decreto “anti-omo-fobia”, non approvata però dalla Camera nel 2008. “Mi vergogno di far parte di questo Parlamento”: così Anna Paola Concia uscì furibonda dall’aula dei Deputati, che aveva appena bocciato per incostituzionalità la proposta di legge, di cui la deputata Pd era relatrice. È palese e anche deludente che in un Paese come l'italia, tecnologicamente all'avanguardia, la popolazione condanni ancora e così violentemente chi viene reputato diverso, che si definisca l’omosessualità “contro natura” e perversa, una malattia. Triste, che si rifiuti di aiutare chi è solo, amareggiato e timoroso di rendere pubblica la sua "malattia". Negli ultimi 15 anni sono state riconosciute più di 1.500 specie con comportamenti omosessuali; l’omofobia è presente solo in una di questi. Ora ditemi: chi è contro natura?

Sono lontani ormai gli anni in cui essere gay nel mondo dello spettacolo equivaleva ad essere un artista di serie B.Oggi è tutto cambiato.Essere omosessuale è diventato quasi un punto di forza per vari artisti e cantanti; ci troviamo ad assistere ad un'era in cui la musica è un'acerrima nemica di quella discriminazione, che or-mai da tempo è radicata nella società: l'omofobia.Concerti, interviste e esibizioni sono simbolo di propaganda e ribellione per quei cantanti e quelle band che vogliono far valere le loro idee e loro po-sizioni riguardo l'omosessualità.Gli ormai celebri 'atti di immoralità' da parte di Lady Gaga nei suoi video, i baci poco casti tra membri di una band dello stesso sesso, le varie canzoni a favore della comunità gay, Elthon John che non si crea problemi a farsi fotogra-fare con suo marito, queste sono le armi più sfruttate e che più colpiscono il pubblico.Non mancano certo artisti che però agiscono così in modo strumentale, solo per accrescere la propria notorietà, e che non credono in nessuno dei valori che tanto esaltano.

Nonostante le rare eccezioni, la musica si sta rivelando davvero l'unico mezzo di ribellione in grado di poter scon-

figgere il ben noto razzismo nei confronti degli omosessuali.Tutto ciò porta questa particolare espressione artistica a superare di livello le altre; non è più vista come un semplice diletto, ma come una vera e propria formula rivoluzionaria che, a quanto pare, assoggetta il pubblico più di qua-lunque guerra armata.Non solo, ma è anche un modo per sconfiggere l'ignoranza e la chiusura mentale delle generazio-ni presenti; se la storia antica ci ha insegnato che l'omosessualità non

è mai stata considerata un reato, perché dovremmo inizi-are noi a farlo?Quando ascoltiamo una canzone, non soffermiaci a cantic-chiarla senza capirne il senso, ma analizziamo veramente cosa il cantante voleva esprimere con essa.Perché essere gay non è un reato, contrariamente a quanto si pensa, ma essere omofobici sì, non secondo un diritto penale, ma secondo una sensibilità umana.

musIca vs. omofobIa: una battaglIa tra tItanI Di Vanessa Trimani (4°H)

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MAFIA thE housE of thE rIsIng sunDi Melissa Randò (3°E) 9 maggio 1978. Nel cielo di Cinisi sorge una splendida alba. Un'alba tinteggiata di sangue innocente. L'odore non pervade le coscienze degli uomini sporchi di quel sangue, puzzolente e rosso, che hanno provveduto subito a rimuo-vere dalle loro vesti e dalle loro infide mani. Mani che ac-carezzano pistole, figli, denaro e morte. Giuseppe Impasta-to quella maledetta notte dell'8 maggio 1978 è stato sfiorato da mani, non più amorevoli, ma desiderose di rubargli il fiato, le parole, i sogni, la vita. Una vita, quella di Peppino, fatta di denuncia, giornalismo, musica, attività culturali e antimafiose, che lo portano fin dalla più giovane età a dis-tinguersi nella sua piccola città, Cinisi, o, meglio, ad essere temuto. Prima dal padre mafioso che decide di cacciarlo di casa e successivamente dalle più alte autorità di Cosa Nos-tra del paese, tra i quali Gaetano "Tano" Badalamenti, la cui casa distava da quella del ragazzo soltanto cento passi. La giovinez-za e i sogni di Peppino però sono più intensi e forti di qualsiasi minaccia: si schiera con il partito socialista e conduce molte lotte contro la costruzione della terza pista dell'aereoporto di Palermo nelle campagne dei contadini di Cinisi e, guidato dal suo ardore incredibile, crea nel 1977 Radio Aut, una radio libera autofinan-ziata. Attraverso questo nuovo e grandioso mezzo di comunicazi-one Peppino e i suoi amici hanno la possibilità di esprimere le loro idee, le loro denunce, le loro il-lusioni non semplicemente in una camera buia, ma addirittura in tutta Cinisi e le città limitrofe. Una conquista! Come un maremoto "Onda pazza a Ma-fiopoli", la trasmissione più seguita, sbeffeggia fino alle risa politici e mafiosi con la sua folle e pericolosa ironia e satira, con un italiano infarcito di un dialetto siciliano colorito e con un'incisività perfetta. Mafiopoli doveva stare all'erta: quando l'onda pazza arrivava in città era meglio rinchiuder-si in casa, accendere la radio ed ascoltarla. Nessuno aveva paura: tutti erano consapevoli di correre dei rischi seri, ma la voglia di ribellione era incontenibile. Impastato aveva capito, forse prima di tutti, che la Mafiapoteva essere distrutta non solo tramite l'azione dei magis-trati, ma anche attraverso un mezzo più nobile, la cultura (come del resto aveva più volte ribadito anche Paolo Bor-sellino alla morte di Giovanni Falcone).La frase fatta "La Mafia non esiste" viene sradicata, grazie anche ai documenti freschi e riservati che erano sempre nelle mani di Peppino Impastato. "Negli occhi si leggeva la voglia di cambiare, la voglia di giustizia che lo portò a lottare". Nel 1978 la sua voglia di cambiare si concretizza

con la candidatura nella lista "Democrazia Proletaria" alle elezioni comunali, a cui però non arriverà mai. Una carica di tritolo posta sotto di lui, adagiato sui binari della ferrovia Trapani-Palermo, disintegrerà il suo esile corpo, disperderà le sue membra nei pressi del luogo dell'esplosione. Questa misera morte passerà sotto il più assoluto silenzio, poiché la stessa notte il corpo senza vita del leader democristiano, Aldo Moro, verrà ritrovato a Roma. Nemmeno una pa-rola su Peppino. La stampa, la magistratura saranno dep-istate dalle prove manomesse, da dettegli non riportati con dovizia dai tanti piccoli Poirot di periferia che si adoper-arono a lasciare quel campo minato privo di appigli per la Polizia, la quale, inevitabilmente, decreterà la chiusura del caso, in assenza di prove. Nessun grido lanciato a squarci-agola nella prima manifestazione nazionale contro la Mafia

del 9 maggio 1979 (con una par-tecipazione di 2000 persone) è stato udito o ascoltato. Nel corso degli anni è stata riconosciuta la matrice mafiosa del delitto "Im-pastato" e solo nel 2002 Gaeta-no Badalamenti, riconosciuto mandante dell'omicidio, è stato condannato all'ergastolo, seppur troppo vecchio, ormai, per scon-tare la sua pena.La figura di Peppino Impastato è stata rivalutata soltanto nell'ultimo decennio, attraverso riconosci-menti, canzoni e soprattutto il famosissimo film "I cento passi". Un giornalista coraggioso, sim-bolo di un'altra Sicilia, quella che s'indigna di fronte alla Mafia, che lotta duramente per estirparla,

che si fa portavoce di un messaggio di legalità.Questa Sicilia è sempre esistita, ma allo stesso tempo essa è vissuta a stretto contatto con la Siciliache tenta di mettere tutti a tacere con un dito sulle lab-bra, che fa appiglio ad una società intrisa di omertà per dilagare e per degradare i cuori di coloro che posseggono istinti di ribellione. Non si ribellano quasi più i siciliani e le altre genti che vivono e respirano nelle terre di Mafia, schiavi della loro indiscutibile omertà e del loro silenzio. Rosarno 2010 insegna. Quello su cui meditare è il grido lanciato a gran voce da tutti i clandestini neri per riportare l'attenzione su vicende così essenziali. Il colore del tramonto più bello sarà di un viola acceso, di un arancione spento e sì, anche di un rosso, quasi sbiadito. Ma un'alba, no: quella che sorgerà domani non avrà più la tinta del sangue fresco e il fetore di un uomo morto, ma il più intenso giallo, e non ci sarà che odore di limoni di Sicilia a riempire i nostri polmoni, fino a farli scoppiare.

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Il rItorno dI capItan Jack sparrow CINEMADi Annibale Damiano (4°H)

“Vi è mai capitato di stare in un posto molto alto e voler saltare?...a me mai”Dal 18 maggio tornano le avventure dei Pirati dei Carabi e dello scanzonato pirata rock Jack Sparrow. Lasciati a terra Orlando Bloom e Keira Knightley, la nuova puntata di Pi-rati dei Carabi oltre i confini del mare, imbarca una nuova figura femminile, Penelope Cruz, un nuovo temibile cat-tivo, Barbanera (Ian McShane), un altro regista, Rob Mar-shall.Ispirato all’omonimo romanzo del 1987di Tim Powers, Mari Stregati, Pirati dei Carabi oltre i confini del mare , riunisce il divertimento, l’avventura e l’umorismo che han-no reso celebre la saga di “Pirati dei Caraibi”, questa volta in Dis-ney Digital 3D™ in un’incredibile avventura verso nuovi orizzonti, un viaggio irto di pericoli che parla di verità, tradimento, gioventù e morte con sirene e zombie.Alla fine di “Pirati dei Carabi ai confini del mondo” avevamo lasciato Barbossa (Geoffrey Roy Rush) salpato con la Perla Nera e il resto della ciurma per mettersi in viaggio alla ricerca della Fonte della Giovinezza segnalata nella mappa di Sao Feng, lasciando Jack Sparrow (Johnny Depp) solo sull’isola di Tortuga. Ma Jack, antici-pando le mosse e le intenzioni di Barbossa si è impossessa-to della mappa e si mette in mare a bordo di una bagnarola verso la nuova avventura.All’inizio del nuovo film troviamo il nostro protagonista in fuga dalla grinfie di re Giorgio II, nella Londra del 1750, dove vediamo Hector Barbossa in uniforme blu e oro della Marina di Sua Maestà e con una gamba di legno. Barbossa ha perso la Perla Nera ed è ora al comando della Provi-

dence, su cui sventola la bandiera britannica al posto di quella pirata, e ha dichiarato obbedienza al Re e al Paese.Nel tentativo di arrivare alla Fonte della Giovinezza prima del diabolico pirata Barbanera alla ricerca anche lui della fonte, Jack si imbatte in Angelica (Penelope Cruz), sua ex amante e figlia di Barbanera. Jack sarà costretto a imbar-carsi sulla Queen Anne’s Revenge, la nave del terribile pirata Barbanera, comandata da zombie, decorata con le ossa delle sue vittime e che sputa fuoco dalla prua per in-

cenerire le navi nemiche o i mem-bri della ciurma che non sono più nelle sue grazie.Barbanera è esperto delle Arti nere, nella sua spada è incastonato uno dei tre zaffiri di Tritone e col-leziona le navi dei sui nemici den-tro bottiglie di vetro. Ma convive con lo spettro di una morte an-nunciata e la sua unica speranza è l’acqua taumaturgica della Fonte della Giovinezza. Per arrivarvi userà qualsiasi mezzo tra cui rapire una sirena (Astrid Berges-Frisbey) le cui lacrime attiveranno la Fonte.

Ma Sparrow e Barbanera non sono gli unici a cercare la Fonte, anche Barbossa è diretto verso la Fonte per pareg-giare i conti con uno dei due pirati.Jack si ritrova coinvolto in un’avventura imprevista dove dovrà fare affidamento su tutte le sue capacità.In occasione del quarto episodio, la Disney e il produttore Jerry Bruckheimer hanno promesso un distacco abbastan-za netto rispetto al passato creando una storia a se stante da cui lanciare una nuova trilogia.Preparatevi a salpare per una fantastica avventura verso l’immortalità con il più grande pirata di tutti i tempi della storia del cinema, Jack Sp.. Scusate, Capitan Jack Sparrow .

Copiare o non copiare? Questo è il dilemma. Tranquil-li, non è una tragedia di Shakespeare, ma una semplice domanda che i giovani di oggi, e sicuramente tutti gli stu-denti di qualsiasi epoca, si sono posti. Il fenomeno dello “scopiazzamento” si verifica quando i carissimi e amatis-simi professori fissano il fatidico compito in classe. Arriva il giorno stabilito e in classe c’è chi tenta di corrompere il/la secchione/a di turno affinché diventi il/la suo/a compagno/a di banco e chi, convinto che l’unione fa la forza, stipula delle “sacre alleanze”. Qualcun altro invece, dotato di par-ticolari capacità riassuntive, avrà sintetizzato dieci pagine in un praticissimo micro-bigliettino. Infine restano coloro che hanno studiato tutto il programma assegnato. I restanti si dividono tra coloro che non hanno letteralmente aperto libro e coloro che hanno studiato da matti, ma che sono

colpiti dalla famosa “ansia da compito in classe”,le cui vit-time vanno dagli 11a 19 anni. Ma la domanda iniziale era: è giusto copiare oppure no? Non si può dare una risposta esaustiva, ma professionisti del copiare e secchioni sono le due parti di uno stesso insieme, i primi non potrebbero esistere senza i secondi e viceversa. Se chiedessimo ai pro-fessori di dare il loro parere fornirebbero dei giustissimi motivi per non copiare.. Invece gli studenti sosterrebbero che, quando non si tratti di uno “scopiazzamento” vero e proprio, aiutarsi vicendevolmente può essere costruttivo. Molto spesso capita che gli studenti più bravi abbiano una inspiegata "avversione" per una materia in particolare, quin-di un piccolo aiuto potrebbe forse essere giustificato in una situazione come questa. Ai posteri l’ ardua sentenza.

scopIazzarE o non scopIazzarE? SCUOLADi Marco Liberati (3°O)

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rEdazIonE

Se vuoi esprimere un parere, dare consigli, proporre argo-menti, contatta la redazione all’indirizzo e-mail: [email protected]

Hanno partecipato a questo numero i seguenti “giornalisti in erba”:Annibale Damiano (4°H)Claudio De Blasio (3°A)Andrea Di Romano (4°F)Jessica Duro (1°C)Riccardo Mottarelli (3°M)Marco Liberati (3°O)Melissa Randò (3°E)Chen Laura Sarno (3°E)Manuel Secci (3°C)Vanessa Trimani (4°H)

Un rigraziamento speciale alle prof. Mattarocci e Cunto

Professore referente del progetto: Alvaro VelleiRedattrice: Melissa Randò; Grafica: Chen Laura SarnoCerchiamo giornalisti! Se ti piace scrivere e vuoi parte-cipare a questo progetto, non esitare a contattarci.La redazione di Eco è aperta a tutti.Il giornalino d’Istituto è un progetto scolastico aperto a tutti, coordinato dal gruppo Eco-Amaldi.Gli articoli e le foto in questo numero non possono essere utilizzati o rielaborati senza il permesso degli autori.

Visitate il sito del gruppo Eco-Amaldi, nel quale scaricare le copie digitali a colori anche dei numeri precedenti:ecoamaldi.altervista.org

play statIon nEtwork: modE offlInE VIDEOGIOCHIDi Claudio De Blasio (3°A)

Mercoledì 20 aprile 2011: lutto per milioni di ragazzi in tutto il mondo che, tornando a casa, già si pregustavano una settimana di pausa didattica farcita di sani scontri con giochi come Call Of Duty o, per i palati più raffinati, Gran Turismo 5 sul ring virtuale del Play Station Network (PSN). La scottante delusione però arriva nel primo pomeriggio quando nell’angolo in alto a destra dello schermo del tele-visore compare l’infelice scritta: “Si è verificato un errore. La sessione di playstation network è stata interrotta.(8002A203)”.Mai annuncio fu causa di così tante imprecazioni.Le sfide programmate fino alla ricreazione dello stesso giorno saltano e così si scopre su internet che il prob-lema non è di una sola persona ma di molte. Le prime notizie che si hanno sono dei soliti aggiornamenti della protezione che metto-no offline il servizio PSN per non meno di un giorno. Ma il tempo passa e il network sembra non avere intenzione di tornare online. Intanto su internet le notizie si fanno sempre di più e si comincia a parlare di un attacco infor-matico. Subito però il gruppo di hacker Anonymus si tira fuori. Questo gruppo, che vanta numerose intrusioni in tutti i server mondiali, afferma in un video pubblicato sulla rete che nei loro piani non rientrava un attacco al Net-work Sony. Nel frattempo l’azienda nipponica rassicura gli utenti. In un post nel blog ufficiale si legge che nessun dato personale è stato toccato ed entro la fine della settimana tutto tornerà alla normalità. L’unica raccomandazione è

quella di cambiare la password al primo accesso sul PSN.Il tempo scorre e del servizio online non c’è traccia men-tre le notizie che giungono dal quartier generale di Sony sono sempre meno rassicuranti: ora si parla di migliaia di identità rubate, numeri di carte di credito inclusi. Intanto

il 29 aprile, nove giorni dopo l’attacco, Sony Europe manda una @mail ufficia-le ringraziando gli utenti della pazienza rassicurandoli poi dicendo che tutti i suoi dipendenti sono impegnati in-sieme ad agenzie di sicurezza dati es-terne nel ricostruire daccapo il PSN.I primi giorni di maggio si riescono a sapere altre notizie: alcuni affiliati di Anonymus, agendo in modo indipen-dente, hanno rivendicato il primo attac-co ai server Sony, mentre nello stesso periodo viene annunciato un secondo attacco e poi ancora un terzo nel week-end fra il sette e l’otto. Nessuna confer-

ma né smentita da parte dell’azienda giapponese, ma molti giocatori sono dell’idea che dietro questi attacchi ci sia un complotto organizzato da professionisti e, tra le teorie più disparate ce n’è una dove si pensa che questi professionisti siano guidati dalla Microsoft al fine di favorire la propria consolle che ultimamente sta perdendo terreno nel campo dei videogiochi.Tralasciando queste supposizioni, Sony Computer Enter-tainment ha dichiarato che quando il PSN tornerà online ogni utente sarà invitato, tramite una procedura guidata, a cambiare password e per scusarsi dell’inconveniente re-galerà a tutti gli utenti un mese di PSN premium plus e due giochi da scaricare gratuitamente.