Eclettica 8

31

description

 

Transcript of Eclettica 8

IndiceINTRODUZIONE i

1. AVVENTURE DA PALCOSCENICO 1

2. ARTEGGIAMENTI 4

3. DALLA CARTA ALLA PELLICOLA 7

4. LIBRI VINTAGE 9

5. MILLE SFUMATURE DI ROSA CONTEMPORANEO 12

6. SCORCI DAL MONDO INCANTATO 16

7. THE HORROR! THE HORROR! 18

8. CHIACCHIERANDO CON… 20

9. L’ANGOLO DEGLI ESORDIENTI-EMERGENTI 22

10. LA BACHECA DELLO SCHIBACCHINO 24

11. IL GABINETTO DEL DOTTOR LAMBERTI 26

CONTATTI 28

i

INTRODUZIONE

Ed eccoci con un nuovo numero!Ospite della rubrica Chiacchierando con sarà Mauro Saracino,direttore editoriale della Dunwich Edizioni, casa editrice natanel 2013. Ci parlerà della sua esperienza, della linea editorialeche segue e anche della sua carriera da autore.Protagonista della rubrica curata da Lidia sarà GiuliaBorgato, autrice di “Accanto a un Angelo”.Mary, nella sua rubrica, ci parlerà delle parole prendendospunto da uno scatto visto su un social network dell'autriceBianca Cataldi.Francesca Ghiribelli recensirà per voi Per tutto il tempo che ciresta, un romanzo molto romantico.Per quanto riguarda film tratti da libri, Daniela in Dalla cartaalla pellicola parlerà di Perdersi/Still Alice, che tratta un temadelicato come l'Alzheimer. Dal cinema al teatro: Valeria ciracconterà la storia delle marionette.L'argomento trattato da Cristina in Arteggiamenti saranno lemuse in stile liberty, un movimento artistico nato in risposta alsenso di soffocamento provocato dalla società industriale.Cercate un romanzo da brividi? Loredana vi accontentaparlandovi di La casa delle anime morte, ambientato in Scozia.Giuliano ha optato per Pessime scuse per un massacro, un noirdal finale amaro.In Libri vintage Laura parlerà di un romanzo cineseantichissimo, I briganti.Non mi piaci ma ti amo di Cecile Bertod: Fabiana ha sceltoquesto romanzo, pubblicato prima in self e poi dalla casaeditrice Newton Compton Editori.

Buona lettura a tutti voi!

Giovanna Samanda Ricchiuti

1

A V V E N T U R E D A P A L C O S C E N I C OC ' e r a n o u n a v o l t a l e m a r i o n e t t e

A cura di Valeria Vite

Gli spettacoli di marionette e burattini vengono spesso considerati opere rivolte ai bambini, invecepochi sanno che il teatro d’animazione è un’arte nobile e antichissima, che recentemente è approdataanche nei teatri più prestigiosi d’Italia (non dimentichiamo che al Piccolo Teatro di Milano dal 27dicembre al 8 gennaio è andato in scena il Pifferaio magico della compagnia Carlo Colla & Figli).

La lingua italiana è una delle poche almondo ad adottare più termini per indicare i pupazzi del teatrod’animazione: marionetta, burattino e pupo sono termini propri dell’italiano standard relativi ai tretipi di teatro d’animazione nati in Italia, ma esistono anche numerosi sostantivi regionali. Talericchezza lessicale ha tuttavia generato una certa confusione tra i termini, come nel caso di Leavventure di Pinocchio. In Toscana il termine utilizzato per gli attori del teatro di figura è burattinoed è con tale termine che Collodi definisce Pinocchio anche se quest’ultimo, dotato di gambe e di uncorpo interamente di legno, è in realtà una marionetta. Lo stesso vale per le marionette diMangiafuoco, realizzate in legno e animate mediante dei fili. Il romanzo fu un vero e proprio best-seller dell’epoca e ciò contribuì a far sì che marionetta e burattino diventassero sinonimi mamarionette, burattini e pupi sono invece tre fantocci completamente differenti.

Le marionette sono pupazzi di legno di cirmoloa figura intera con braccia di stoffa imbottite disegatura e mani di legno; sono mossi dall’altotramite fili collegati a una croce di legno chiamatabilancino. La scultura della testa è moltoimportante per attribuire “carattere” allamarionetta. Gli occhi sono di cristallo o vetroaffinché siano più “vivi”, il volto è dipinto concolori ad olio senza fissatori, affinché lecarnagioni siano caratterizzate dall’”unto” dellapelle vera. Sotto ai piedi viene aggiunto uncontrappeso per rendere facilmente manovrabilela marionetta. Una marionetta è alta circa 80 cme pesa 8 kg, 25 kg con l’armatura.

I burattini (dal panno buratto o burattino col quale erano vestiti) sono invece fantocci dal corpocostituito da un guanto di stoffa, in cui il burattinaio infila una mano per manovrarlo, oppure dabacchette, come spesso avviene nel caso dei burattini femminili; le mani e la testa sono di legnoscolpito. La testa non è proporzionata con il resto del corpo nel Nord Italia ed è invece quasiproporzionata al sud; essa racchiude in sé il “carattere” del burattino e deve essere molto robustaper prendere le consuete legnate, immancabili in una rappresentazione che si rispetti.

I pupi possono essere siciliani (suddivisi in palermitani e catanesi) o napoletani. La testa è scolpita,mentre il resto del corpo è solamente abbozzato poiché viene ricoperto dall’armatura. Vengonomanovrati dall’alto o di lato mediante bacchette di ferro e corde.

Essendo un’arteminore abbiamo poche informazioni sull’arte del teatro di figura, così èmolto difficilescrivere la storia dell’arte delle marionette.

Le origini dellemarionette risalgono alla Preistoria e alle statue idolo che l’uomo ha animato per scopireligiosi. Il primo fantoccio a fili nacque circa venti secoli fa come trasformazione delle mascherearticolate usate dagli sciamani durante i rituali. Secondo una leggenda, la prima rudimentalemarionetta fu un teschio di mucca dalla bocca articolata utilizzato dagli stregoni durante le cerimonieprimitive. Successivamente le marionette furono animate da un bastone, poi dai fili.

Le prime marionette a filo furono utilizzate dagli indiani del Nord America durante lerappresentazioni nella “casa grande”, la residenza dei clan: i fili attraversavano il tetto su cui sitrovavano i marionettisti, che animavano i fantocci a ritmo di canti.

2

Nella Grecia classica Ateneo di Naucrati cita nei Deipnosophistai l’esistenza di un marionettistachiamato Potino, mentre Diodoro Siculo descrive il principe Antioco di Cizico come un collezionistadi marionette riccamente decorate. Nel teatro latino venivano invece impiegate lignolae figurae,marionette danzanti utilizzate a scopi comici realizzate in legno, terracotta, osso e avorio. Nonsempre erano dotati di arti mobili, ma avevano alla sommità del capo una fune che consentiva ilmovimento dellamarionetta. Quinto FlaccoOrazio nelle Satire chiama lemarionette “mobile lignum”,le quali inoltre vengono citate nella Cena di Trimalchione di Petronio.

Con l’ascesa del Cristianesimo, sebbene i padri della Chiesa non la disapprovassero come ilteatro di attori in carne e ossa, l’arte delle marionette subì un triste declino dovuto alla lotta control’iconoclastia pagana, ma certamente sopravvisse all’interno delle mura domestiche per ildivertimento di adulti e bambini. Ci sono stati pervenuti delle miniature di marionette con intentomoralistico e impiegate in presepi meccanici o in drammi sacri. Nel Medioevo la Chiesa mise in scenaspettacoli sacri di marionette durante i Misteri, in seguito invece l’arte di animazione venneconsiderata profana e oscena e sopravvisse nelle piazze, nelle taverne e nelle fiere.

Nel 944 alcune giovani spose veneziane rapite dai Saraceni vennero portate in salvo e, per festeggiarel’avvenimento, ogni anno da quel giorno vennero portate in processione alcune fanciulle, cui venivadonata una dote. Presto le giovani in carne ed ossa vennero sostituite con delle statue in legno perquestioni economiche chiamate “Marie di legno”. Si diffuse l’usanza di vendere delle piccoleriproduzioni delle Marie, i primi fantocci della storia ad essere chiamati col nome di marionette. Piùprobabilmente il sostantivomarionetta deriva dal franceseMariotte, il nome del fantocciomedioevaleche rappresentava la Vergine in processione.

Alla fine del Medioevo in tutta Europa era presente l’arte marionettistica, i cui repertori attingevanoalle storie bibliche e ai cicli cavallereschi di re Artù; la letteratura tedesca e franceseinfluenzarono maggiormente la produzione marionettistica.

Intorno al XVI secolo nacque il vero e proprio teatro dellemarionette conun repertorio stabile, affidatoai marionettisti ambulanti. In questo periodo il teatro d’animazione, apprezzato maggiormente daiceti più umili, porta in scena il repertorio dellaCommedia dell’Arte, approda nel repertoriomusicaledel teatro d’opera ed ha uno sviluppo parallelo al teatro d’ombre. Nel XVII secolo sappiamo chevenivano allestiti spettacoli in case di nobili a scopo di intrattenimento. A Parigi la famiglia Nicoletpossedeva un teatro in boulevard du Temple, dove gli spettacoli erano ingegnosamente arricchitigrazie ai prodigi della tecnica coeva.

Nel XVIII Goldoni si appassionò al teatro scrivendo piccole commedie per marionette e burattini,mentre Haydn e Gluck scrissero operine appositamente per i fantocci. Probabilmente il FlautoMagico di Mozart venne inizialmente pensato per le marionette.

Nel 1870 il marionettista inglese Holden preferì le marionette a fili a quelle governate da bacchette,affermando di ottenere i suoi stupefacenti risultati con l’aiuto della meccanica e dell’elettricità. Inquesto periodo molti marionettisti attraversarono l’oceano e conquistarono il pubblico americano.

Nel XIX secolo raggiunse il suo massimo sviluppo grazie a personalità illustri come il marionettistainglese Thomas Golden, la famiglia Colla a Milano e i Lupi a Torino; il Romanticismo consentì diarricchire i repertori. In questo periodo le marionette riuscirono a conquistare il pubblico borghesee nacquero dei teatri stabili di marionette, anche se le occasioni privilegiate in cui inscenare glispettacoli erano e saranno sempre le fiere e le festività.

Nel Novecento il teatro d’animazione influenzò le Avanguardie Artistiche, come nel caso dellemarionette futuriste di Trampolini e Depero e gli artisti del Bauhaus. Verso la metà del Novecentola televisione sostituì il teatro, così il pubblico cessò di affluire agli spettacoli di marionette e moltecompagnie furono costrette a chiudere o a mettere in scena solamente copioni per bambini. Il teatrodi figura tuttavia non scomparve: il Teatro dei piccoli di Vittorio Podrecca per esempio divennecelebre in tutto il mondo e arrivò a contare fino a mille marionette.

Oggi il teatro delle marionette sta vivendo in Italia un periodo di declino e viene considerato una sortadi arte minore, forse proprio a causa del fatto che viene rivolto solamente ad un pubblico di bambini.All’estero invece è considerato al pari di un qualsiasi spettacolo di prosa. Speriamo che lamarionettistica fiorisca di nuovo e le antiche storie siano apprezzate nuovamente.

3

4

ARTEGGIAMENTIMuse i n s t i l e L i b e r t y

A cura di Cristina Malvezzi

Ai periodi di più intensa industrializzazione emodernizzazione si è sempre accompagnatoil bisogno di rifugiarsi nella natura e nelle costruzioni fantasiose: è accaduto durantel'Ottocento con il rifiuto delle città affollate e fumose e l'apertura a paesaggi incontaminatie di nuovo all'inizio del Novecento. In questo secondo caso, in forme molto diverse epienamente armonizzate con le esigenze della nuova società di massa.L'Art Nouveau, Stile Liberty o Florealeo Jugendstil è stato, infatti, unmovimento artistico che ha posto alcentro il bisogno di recuperare unaraffinatezza espressiva che lasocietà industriale, con la suaserialità, aveva finito per soffocare.La sua larghissima diffusione, di cuisono sintomo anche le numerosedefinizioni del fenomeno, si deveperò al fatto che esso non harespinto le innovazioni tecniche e ilinguaggi contemporanei in unatteggiamento di orgogliosa rivendicazione di purezza, ma, al contrario, li ha fatte propri,

incontrando proprio i bisogni dellasocietà industrializzata. Lo ha fattonel modo più genuino possibile, conuna scelta che dovrebbe farciriflettere ancora oggi: puntandosulla qualità e l'eleganza.Ecco, dunque, che vediamo imateriali tipici delle nuoveproduzioni adattati a prodottiesteticamente più curati, con unpercorso tecnico che ha recuperatoil messaggio delle Arts and Crafts eche ha dato una nuova direzione

5

alle architetture di esterni e interni, rimarcando l'importanza del design: i prodotti Libertysi sono imposti nelle case, nell'oggettistica, nell'architettura e nell'urbanistica,conquistando tutti i campi in cui si è spinta l'innovazione negli ultimi decenni e portandouna ventata di originalità e un estro espressivo da tempo mancanti.Come molti movimenti artistici, anche il Liberty ha avuto le sue muse e le sue poetiche,magistralmente riassunte nell'opera di Alfons Mucha, artista ceco vissuto fra il 1860 e il1936. Nella sua produzione troviamo infatti un concentrato delle forme care a pittori,scultori, designer e artigiani d'inizio XX secolo: l'amore per le linee essenziali e sinuoseche si ampliano e ristringono rapidamente (il cosiddetto «tratto a colpo di frusta»), l'usosfumato e tenue dei colori, l'abbondanza di elementi floreali, il recupero di figure chesembrano elaborazioni delle fanciulle preraffaellite, pallide, bionde ed esili eppureaffascinanti. Queste donne hanno acconciature e vesti che rimandano al passato e chetalvolta assumono pose tipiche della statuaria classica (come l'allegoria della danza, chericorda le menadi in torsione), eppure sono modernissime e si adattano perfettamenteall'uso pubblicitario: lo stesso Mucha realizza cartelloni di spettacoli teatrali e le sue figurecompaiono sulle etichette di bevande, sui manifesti promozionali e sui libri, cosicchéparlare di una fuga dalla modernità è del tutto improprio: semmai potremmo definirla una«fuga con la modernità».

Alfons Mucha, Pietre preziose - Rubino, Ametista, Smeraldo, Topazio

Particolarmente affascinanti sono le serie di figure allegoriche, sempre raggruppate inquartetto, fra cui spiccano i cicli dedicati alle arti, alle stagioni, ai momenti della giornata

e alle pietre preziose. In ognuna di esse i soggetti sono ripresi in pose sensuali ma per nullavolgari grazie all'astrazione realizzata attraverso il tratto pulito e la colorazione delicata,con soluzioni eteree che ricordano il disegno terso dell'arte giapponese Edo, cui imodernisti guardavano con grande ammirazione. Le immagini sono quasi sempreinquadrate in cornici essenziali e colorate che sembrano quasi necessarie a contenere leesplosioni di fiori e panneggi e, al contempo, suggeriscono la magia dei tarocchi e deisignificati nascosti negli sfondi.Osservando le opere di Mucha, di cui queste serie sono solo una piccolissima parte,sembra di essere in bilico fra la modernità e il passato, fra un linguaggio fatto per l'uomodel Novecento, una freschezza che stimola l'occhio dell'osservatore degli anni Duemilae un fascino che riporta alle radici stesse delle arti, ai panneggi delle dee e delle muse.

Alfons Mucha, Le stagioni

6

7

D A L L A C A R T A A L L A P E L L I C O L APerdersi

A cura di Daniela Mionetto

Se non fosse stato per Karen che, mentre chiacchieravamo su Twitter, mi ha

consigliato di leggere “Perdersi” di Lisa Genova, mi sarei persa questo

splendido e commovente romanzo. Quindi la ringrazio pubblicamente, perché

non avrebbe potuto darmi consiglio migliore. In più, il 22 febbraio si è svolta l’87�

edizione della cerimonia degli Oscar, in cui Julianne Moore ha vinto come miglior

attrice protagonista, proprio grazie al ruolo di Alice nel film, tratto da questo

libro, “Still Alice”.

LIBRO: PerdersiAUTORE: Lisa GenovaEDITORE: PiemmePAGINE: 293

C’è una cosa su cui Alice Howland ha sempre contato: la propria mente.E infatti oggi, a quasi cinquant’anni, è una scienziata di successo, invitataa convegni in tutto il mondo, che ha studiato per anni il cervello umanoin tutto il suo mistero. Per questo, quando a una importantissimaconferenza, mentre parla davanti a un pubblico internazionale di studiosicome lei, Alice perde una parola (una parola semplice, di cui conosce

benissimo il significato) e non riesce più a ritrovarla nel magazzino apparentemente infinito dellasua memoria, sa che qualcosa non va e che nella sua testa sta succedendo qualcosa che nemmenolei può capire, o fermare. La diagnosi, inimmaginabile, è di Alzheimer precoce. Da allora, Alice,perderà molte altre parole. Perderà pian piano i nomi delle persone che ama, i ricordi, ciò che hastudiato, ciò che ha fatto di lei la persona che è. In questo viaggio terribile la accompagnerà lasua famiglia: il cui compito straziante sarà di starle vicino, di gioire con lei dei rari momenti,luminosi e fugaci, in cui Alice torna ad essere Alice.Lisa Genova, neuropsichiatra, ha dedicato la sua vita allo studio del cervello e delle sue malattiepiù misteriose, come l’Alzheimer. Per questo è molto brava a spiegare questa patologia. In modosemplice e chiaro elenca i sintomi e le sensazioni che l’Alzheimer provoca in Alice, senza caderemai in discorsi complicati, o termini medici che sarebbero incomprensibili ai più. La bravura dellaGenova sta anche nel riuscire a far capire al lettore il momento esatto in cui la protagonista dimenticauna cosa, senza scriverlo direttamente, ma facendolo intuire attraverso i suoi pensieri ecomportamenti. Ogni volta è sconvolgente.Alice Howland è una donna estremamente intelligente, forte, di successo, sicura di se e amata damolti, ma rimane del tutto spiazzata e senza difese davanti alla diagnosi di Alzheimer precoce, nonriesce ad accettare questa terribile malattia che le porta via ogni giorno un pezzo di vita, un pezzodella sua mente, un pezzo di lei, ma che alla fine non la uccide. Perché anche questo è il bruttodi questa patologia: fa cadere la tua mente nell’oblio, tenendo però il tuo corpo in vita per anni.Oltre alla storia di Alice, c’è anche quella di suo marito e dei suoi figli. Si percepisce chiaramentela preoccupazione di Anna, la figlia maggiore, e la tenerezza e l’amore di Lydia, la terzogenita.Quest’ultima è la figlia con cui Alice si scontra più di frequente, la ribelle se così vogliamo definirla,ma la malattia le renderà entrambe più pazienti, le avvicinerà di più e le aiuterà a recuperare,

8

almeno in parte, un rapporto che sembrava perduto.Per suo marito John è più difficile. Uomo intelligente e molto concentrato sul lavoro, non vuolerinunciare alla sua carriera ora che finalmente comincia a dargli i frutti tanto attesi. All’iniziopotrebbe apparire egoista e superficiale, ma, proseguendo nella lettura, si capisce che è solospaventato, vorrebbe scappare, e non riesce ad accettare fino in fondo la situazione, perché nonsopporta l’idea di perdere, giorno dopo giorno, la donna che ama. Pagina dopo pagina, la malattiadi Alice peggiora e diventa una spirale che trascina in basso non solo i personaggi di questa storia,ma anche il lettore stesso che, partecipe delle sofferenze della protagonista, capirà quanto siaterribile vivere una vita senza ricordi.

FILM: Still AliceREGISTA: Richard Glatzer e Wash WestmorelandATTORI: Julianne Moore, Alec Baldwin, Kristen

Stewart, Kate Bosworth, Hunter ParrishDURATA: 99 minuti

Per quanto adori Julianne Moore in tutto ciò che fa, e sono convintache si sia meritata sia il Golden Globe che l’Oscar come miglior attriceprotagonista per questa interpretazione, io i personaggi del libro meli immaginavo diversi. Ad esempio Alec Boldwin non riuscivo proprioa vederlo nel ruolo di John, per non parlare di Kristen Stewart nei

panni di Lydia. È opinione di molti che la Stewart non sia proprio brava a recitare, la critica chele viene mossa più spesso, sin dai tempi di Twilight, è la mancanza di espressività facciale. In questofilm si impegna, ma non porta a casa grandi risultati, purtroppo la maggior parte delle volte sembrapoco partecipe e non riesce ad esprimere appieno la vastità di emozioni che Lydia prova e trasmettea sua madre.Il grande merito di questo film va, senza ombra di dubbio, a Julianne Moore. Sempre impeccabilee calata interamente nel personaggio, riesce a trasmettere grandi emozioni anche senza parlare,perché il morbo di Alzheimer viene vissuto e compreso dallo spettatore attraverso gli occhi dellaMoore, più che dalle sue parole.Ci sono dei piccoli cambiamenti rispetto al libro, e sono stati cancellati alcuni personaggi (comead esempio gli amici di Alice del gruppo di sostegno), questo non toglie nulla alla storia, che rimanechiara e scorrevole, ma forse si sono concentrati solo su alcuni aspetti della vita di Alice, tralasciandoil quadro completo e più ampio che invece è spiegato magistralmente nel romanzo.Negli ultimi anni sembra che nessuno riesca a fare un film che duri meno di due ore, i due registidi “Still Alice” ce la fanno: condensando in poco più di un’ora e mezza due anni di vita dellaprotagonista. Apparentemente un film tranquillo, senza scene spettacolari o momenti di patos, maintriso di emozioni e sentimenti: felicità, rabbia, paura e amore, solo per citarne alcuni, che sonotalmente forti da oltrepassare lo schermo e colpire allo stomaco lo spettatore.È un film ma soprattutto un libro, per quanto mi riguarda, che rimane nel cuore per lungo tempo.Secondo me, però, è meglio aver letto il romanzo prima per poter comprendere appieno la pellicola.Entrambi richiamano l’attenzione sul morbo di Alzheimer, ma soprattutto sulle persone affette daquesta malattia degenerativa. Il messaggio è semplice, ma efficace: non bisogna lasciare sole questepersone, ignorarle o (come accade nel libro) parlare di loro come se non ci fossero, perché loroinvece sono proprio lì, accanto a noi e ci sentono, lottano e provano sentimenti. Per il breve tempoche ci viene concesso bisogna aiutarli, confortarli, ascoltarli e imparare ad amarli in un modo unpo’ diverso da prima.

9

LIBRI VINTAGE«I Briganti», Antico Romanzo Cinese

A cura di Laura C. Benedetti

Bentornati nella rubrica dedicata ai libri vintage... e quello che vi propongo stavoltaè più che vintage, è antichissimo, come recita il titolo stesso!

Ecco i dati fondamentali: l'autore è Shih Nai-An e l'epoca di composizione è

tra il XIII e il XIV secolo. Nella sua prefazione, Shih ci spiega come lui e diversi

amici si riuniscano spesso nel suo podere: mangiano, bevono, parlano di politica

e conversano in armonia, e gli studiosi di oggi ritengono che sia stato proprio

l'incontro tra molte menti a dar vita a questo monumentale romanzo, che a sua

volta si ricollega ad eventi avvenuti nel XII secolo.

INFOEditore: Einaudi collana "I millenni"Anno 1� ed: 1956 (fuori commercio)

"I Briganti" è uno dei quattro grandi romanzi classici dell’antica Cina. Quella che ci viene narrata è l’avventurosa epopeadi cui è protagonista una specialissima, festosa banda. Invincibili in campo aperto, diabolicamente astuti nella guerriglia,temerari nel pericolo, spietati nella vendetta questi 108 masnadieri non sono soltanto uomini d’arme e di rapina. Cavalierid’un semplice e generoso ideale essi accorrono fulminei là dove l’ingiustizia opprime i deboli e gli inermi, o ovunque cisia da far roteare la spada contro la corruzione che avvelena la vita pubblica; sempre disposti, d’altra parte, tra una battagliae l’altra (e alcune, come quelle nella palude, sono capolavori di furberia militare) a concedersi solennissime sbronze incompagnia di spiritosi bricconi. Ai funzionari del Celeste Impero sorpresi a leggere questo libro le autorità del temposospendevano lo stipendio per molti mesi; e questo accanimento della censura indica meglio di ogni lungo discorso criticola straordinaria vitalità polemica dell’opera. Fiumana tumultuosa e colorita di forze elementari: le armi, l’amicizia, la libertà,la sfida baldanzosa ai colpi del destino. "I Briganti" sono l’esempio più famoso di un genere di romanzo cinese che, tral’eroico e il picaresco, si può avvicinare alla poesia di gesta fiorita nell’occidente feudale.Il volume è illustrato con stampe popolari cinesi che ben rispecchiano, nella loro pirotecnica allegria, l’anima eroica egradassa dei briganti della palude di Liang-shan.

Io affronterò il libro semplicemente come un romanzo, nei panni di un semplice lettore, ma riporterò comunque qualchenotizia tratta dalla prefazione per introdurlo a chi, invece, voglia poi affrontarlo dal punto di vista dello studioso.Nei primi anni del 1100 si trovano, nelle cronache e nelle storie cinesi, cenni a un ribelle chiamato Sung, che insiemead altri capi aveva sottomesso alcuni territori e usciva sempre vittorioso dagli scontri con l'esercito del Trono; allafine egli ottenne la grazia e mise le sue doti al servizio dell'Imperatore. Le imprese di quest'uomo vennero tramandatee rielaborate, furono materia di canto per bardi e novellieri ambulanti, e la Storia e la leggenda confluirono infinenel romanzo.Franz Kuhn, traduttore dal cinese al tedesco e autore della prefazione che cito, afferma di aver scelto un tipo ditraduzione non "completa e rigorosamente filologica" bensì "libera", per ottenere ciò che è l'originale per la Cina: "undivertente romanzo popolare". Come lettrice del testo italiano mi sono spesso trovata a dire "ancora un capitoloe poi basta" ed a continuare, segno che l'intento di Kuhn è stato abbracciato e stupendamente ottenuto anche dallatraduttrice italiana Clara Bovero.

A prima vista questo libro mi ha subito riportato alla mente un romanzo di cappa e spada: già nei primi capitoli

10

ci si trova davanti a un capitano delle guardie un po' spaccone e forte bevitore, ma dall'indole onesta e che non esitaad aiutare una donzella in pericolo a costo di mettersi contro le autorità. Fin dalle prime righe, poi, emerge il concettodella corruzione serpeggiante tra i funzionari civili e militari: questo è il nocciolo della storia, proprio perché i brigantidel titolo sono tutti, chi più chi meno, vittime di ingiustizie, intrighi e torti orditi contro di loro da superiori avidi,lussuriosi o violenti. Il romanzo, diviso in libri a loro volta suddivisi in brevi capitoli dai titoli italiani moltoaccattivanti, segue mano a mano le vicende individuali dei vari "campioni" e futuri ribelli: alcuni sono vagabondi,ladruncoli, contrabbandieri od osti disonesti che derubano i ricchi mercanti con la scusa che queste ricchezze sonostate accumulate a spese dei poveri, altri sono invece scrivani, capitani delle guarnigioni o funzionari governativiche si trovano, loro malgrado, invischiati ed incastrati dalle invidie dei superiori.Nonostante questa apparenza da Robin Hood dell'antica Cina, però, ci sono aspetti del romanzo che mi hanno lasciatointerdetta: probabilmente bisogna "entrare" completamente nell'atmosfera di un altro paese e di un'altra epoca, maè piuttosto difficile considerare questi banditi come amici del popolo quando, per punire uno dei cattivi, massacranoanche tutta la sua famiglia, i servitori e le persone del suo seguito, donne e bambini compresi. Vi sono poi alcunicapitoli in cui i capi dei banditi, per attirare al loro fianco uomini forti e valorosi che ci starebbero proprio benecome alleati, commettono azioni crudeli e barbare come se nulla fosse, chiamandole "astuzie". Compaiono anche attidi cannibalismo puro e crudo, intesi non solo come vendetta, e questi aspetti potrebbero forse disturbare alcuni lettori.In generale, però, il romanzo mantiene le sue promesse di "opera popolare": ci sono fughe, inseguimenti, battagliecampali, duelli, tradimenti, colpi di scena, avventure e disavventure di vario genere, tragiche o divertenti, e personaggidi ogni sorta, anche se spesso ricorrono alcuni stereotipi. I briganti sono più o meno tutti uomini forti, coraggiosi,espertissimi nell'uso di un certo tipo di arma o dotati di un talento particolare (il fabbro, il sarto, il falsificatoredi sigilli), vittime di perfidie e soverchierie altrui, e non mancano gli elementi sovrannaturali. Alcuni capi dispongonodi incantesimi offensivi o difensivi, oppure a scopo pratico come la possibilità di percorrere lunghissime distanzein un solo giorno, e anche queste magie hanno la loro importanza nello svolgersi degli eventi.Potrebbe essere difficile raccapezzarsi coi nomi, tra Lu, Li, Shu, Tai, Tsung, Wu e così via, singoli o combinati insieme,ma la maggior parte delle volte i personaggi sono introdotti uno per volta e dotati di un soprannome ben riconoscibilecome Cranio di Pantera o Monaco di Ferro: io ho perso per strada qualche personaggio solo nel finale, quando nevenivano citati trenta in poche righe, ma nel complesso ho sempre avuto chiaro chi era l'attore della scena che leggevo.La storia, che all'inizio può parere composta da episodi slegati l'uno dall'altro, ha un filo logico che si riannodaverso la fine: naturalmente bisogna aver la pazienza di leggere 700 pagine per saperlo!Protagonista secondario è anche il paesaggio: la vasta palude del Liang-shan è lo scenario in cui i banditi hannoil loro covo inespugnabile, ma la scena si sposta spesso tra città, villaggi, poderi, creste montuose, boschi e templi,e le descrizioni mi hanno fatto immergere con facilità in un'atmosfera resa con maestria e tinte vivaci.Ultima curiosità, che cito perché sono appassionata di videogiochi: vi è una serie chiamata "Suikoden" in cui in tuttii titoli, che rientrano nel genere del gioco di ruolo, il protagonista riunisce intorno a sé 108 personaggi denominati"stelle del destino", spesso per contrastare forze politiche o magiche malvagie; non solo, ma nel corso del giocosi ottiene un quartier generale che man mano diventa sempre più grande per accogliere tutti, e questi personagginon sono solo guerrieri con cui combattere ma diventano anche gestori dei vari negozi di armi, oggetti, cibi e cosìvia. Appunto da questo libro trae ispirazione l'idea di fondo di "Suikoden", poiché anche nel romanzo ci sono, al comandodei briganti, 108 capi, 108 campioni radunatisi da ogni angolo della Cina sotto una causa comune, ognuno con unapropria attitudine e particolarità.

INCIPIT (prime righe del cap. I)

In una sala da tè sulla via principale della città di Wei-chou nella provincia dello Shansientrò un viandante e ordinò una tazza di tè con spuma di mandorle.- Dov'è il comando del vostro presidio? - domandò al padrone.- Pochi passi più su, nella via principale.- Sapete se per caso un certo Wang Tsin, già maestro d'armi nella Guardia del corpodell'imperatore a K'ai-feng fu, presti ora servizio qui da voi?- È meglio che lo domandiate a quello là.E il padrone indicò un uomo grande e grosso, che stava appunto varcando la soglia: indossava

11

una cotta d'arme verde pappagallo e in testa portava un berretto ricamato a croci uncinate;sul dorso gli ciondolava una nappa intrecciata con due anelli d'oro, a forma del nome delcapoluogo di provincia, T'ai-yuan; gli cingeva i fianchi una sciarpa azzurra e nera con duecocche ricadenti sulle cosce; ai piedi aveva un paio di stivali giallognoli, di zampa d'aquila,con quadruplice cucitura. Viso pieno, orecchie grandi, naso diritto, barba intera, rossa evellosa, come la portano i barbari del Nord. Di statura poteva misurare otto piedi, di vitacirca dieci spanne.- È il capitano Lu Ta, della nostra guarnigione, - mormorò il padrone all'orecchio delforestiero.

12

MILLE SFUMATURE DI ROSA CONTEMPORANEO«Non mi piaci ma ti amo» di Cecile Bertod, dal self alla casa editrice Newton Compton

A cura di Fabiana Andreozzi

Carissime lettrici romantiche e sognatrici oggi voglio spendere qualche parola per unanuova autrice che con i suoi libri fa ridere, disperare e sognare: Cecile Bertod.

Qualcuno di voi forse sa di chi sto parlando perché ha avuto già modo di leggere qualche suoromanzo pubblicato in Self publishing su Amazon nel 2014. I titoli sono tanti e sono uno più spassosodell’altro: Wife with Benefit, L’assistente ideale, Il gangster dei miei sogni, Tutto ma non il mio tailleur!,Solo con te (questo non fa ridere perché è un erotico). Purtroppo al momento non sono disponibili

Titolo: Non mi piaci ma ti amoAutore: Cecile BertodEditore: Newton ComptonGenere: Chick lit, New Adult, RosaData: 19 febbraio 2015 (ebook) / 26 febbraio 2015(cartaceo)Pagine: 288Prezzo: 9,90€ (formato cartaceo) / 4,90€ (formatoebook)Cosa faresti se per ottenere un'eredità ti chiedessero disposarti?Thomas e Sandy: lui nobile, ricchissimo, lei di unacomune famiglia londinese. I genitori di Sandy sonomolto amici del nonno di Thomas, per questotrascorrono sempre le vacanze estive a Canterbury, in

una favolosa residenza, ma Sandy odia andarci, perché detesta Thomas. I due siperdono di vista finché… un giorno il nonno di Thomas muore, il suo testamentoviene aperto, così il ragazzo si trova di fronte a un annuncio sconvolgente: ilnonno gli lascia tutto, ma a patto che lui metta la testa a posto e si sposi. E conchi? Con la ragazza che secondo il nonno fa per lui, proprio quella Sandy Priceche non vede da almeno dieci anni. Nel testamento il ricco signore ha previsto tuttonei minimi dettagli. Chi dei due rifiuterà, perderà l’eredità. E se nessuno dei dueaccetterà, l’intero patrimonio andrà in beneficenza. Sandy si trova in una stranasituazione: è disoccupata e sta per comprare un bistrot da ristrutturare con le sueamiche. Ma la banca all’ultimo momento non le concede il finanziamento. Perciò,di fronte all’ipotesi di avere i soldi necessari al suo progetto, accetta la propostadi Thomas. Viene celebrato un finto fidanzamento per aggirare le rigide regolefissate dal nonno, finché qualcosa di inatteso sembra accadere tra i due. Ma l’happyending è lontano, perché quando il sogno del nonno sta per essere coronato, eccoche sul più bello, proprio in una chiesa, scoppia il putiferio. E non sarà facile, perThomas, riacciuffare il perduto amore…

13

in quanto l’autrice ha compiuto un salto di qualità passando dallapubblicazione self a quella con una casa editrice, la NewtonCompton.

Ora potrete gustarvi in edizione ebook e cartacea il suo primosuccesso sulla rete, Wife with Benefit, in una nuova versione cherisalta per alcuni cambiamenti soprattutto a livello stilistico, chehanno reso la lettura ancora più scorrevole e fluida. Mi sonoletteralmente innamorata di questo libro in versione Self che apartire dal titolo e dalla copertina catturavano l’attenzione con unforte impatto visivo. Non nascondo che all’inizio, guardandola disfuggita, pensavo fosse un libro della mia amata Kinsella e inveceera di una perfetta sconosciuta. Mi ci sono fiondata senzaripensamenti sperando di aver scoperto un nuovo fenomeno delgenere chick-lit, che apprezzo scritto solo dalle mani sapientidella Kinsella� ebbene dopo averlo letto su un cellulare, litigandocon l’applicazione per l’acquisto dell’ebook, con tutto il mio trentottodi febbre, posso dire che mi sento proprio di aver scopertoun’autrice italiana veramente talentuosa. Non ho avuto una conferma ma addirittura cinque. I suoi librisi divorano in poco tempo perché ti prendono in un modo che non riesci a resistere dall’andareavanti. Inoltre la bravura che le riconosco è proprio quella di saper passare da generi diversi senzaaver tentennamenti e scivoloni di stile.

Questo piccolo fenomeno Italiano, sì care lettrici è proprio italianissima nonostante il suo nome ecognome possano trarci in inganno, alla fine è stata notata dalla Newton Compton che oggi ciripropone Wife with benefit con un nuovo titolo e una nuova veste grafica. Non mi piaci ma ti amoche seppur somiglia a tanti altri titoli che la casa editrice ci propina, nel suo controsenso racchiudeperfe ttamente il tema del libro: l’odio/amore dei due protagonisti Sandy e Thomas. La copertina citengo a dirlo è una delle più riuscite della casa editrice che di solito mette lucciole per lanterne. Stavoltala villa sullo sfondo e la donna di cui si vede solo il vestito e le gambe lunghe mi fanno pensare proprioa quello che c’è scritto nel romanzo. Ci rivedo la tenuta di famiglia in cui scorrono tutte le vicissitudinie le acredini tra i personaggi; ci rivedo Sandy in questa posa un po’ impacciata e buffa. Insommanonostante l’accanimento e l’affezione che avevo per la vecchia grafica e per il vecchio titolo ormaimi sono innamorata anche di questa.

Il romanzo racconta le vicissitudini di Sandy e Thomas che si odiano dalla notte dei tempi ma sonocostretti a fingere un matrimonio a causa di un testamento che li lega per dieci anni.

Estratti«Potresti almeno smetterla di chiamarmi inquel modo? Lo trovo inutilmente irritante».Come è lecito supporre, decido di ignorarlo.«Come vuoi, tesoro. Ecco, come stavocercando di dirti…». «Non voglio che michiami neanche tesoro. Sandy, cosa accidentiti prende?» «Lo so che sei arrabbiato,pasticcino, ma non ti sembra di esagerare?»«Pasticcino? Dimmi che non è vero. Mi haichiamato pasticcino? Sandy, il mio nome è

Thomas!».

Vignetta disegnata dall'autriceCecile Bertod

14

Scegliere qualche estratto da condividervi è un’impresa titanica perché non c’è un passo del libroche non mi sia piaciuto o in cui non mi sia ritrovata a ridere da sola di gusto. Adoro Sandy e Thomase i loro continui diverbi. Sono in lotta tra loro da una vita e quasi non si ricordano più i m otivi.Ebbene di questo libro ho amato tutto, la storia avvincente, i dialoghi sempre serrati e spassosi chetenevano il ritmo giusto con la narrazione...Cos’è cambiato in Non mi piaci ma ti amo oltre al titolo e alla cover?Ho avuto il piacere di rileggere il libro in anteprima rispetto alla sua uscita e anche se ricordobenissimo la storia, i suoi personaggi principali, le disavventure in cui rimangono invischiati, devodire che sono rimasta sorpresa, piacevolmente. Lo stile è più fluido, più pulito, tanto che alcunipassaggi scorrono molto più di impatto e con una freschezza maggiore. Vi sembrerà assurdo maa tratti ho avuto come l'impressione che, nonostante conoscessi il libro, lo stessi leggendo ora perla prima volta perché ogni tanto qualche dettaglio mi appariva diverso. Ammetto che non ho resistitoa confrontare di tanto in tanto le due versioni del romanzo tanto per rendermi conto di non soffriredi vuoti di memoria.Avendo stalkerizzato in ogni modo possibile l'autrice leggendo praticamente tutti i suoi testi, possodire che in questa nuova versione del romanzo, il suo stile è cresciuto ed è più maturo, come si potevagià evincere dal suo ultimo lavoro self "Tutto, ma non il mio Tailleur".Vediamo se riesco a trovare le parole giuste per riuscire a spiegare come mai amo questo libro(oltre che tutti gli altri della stessa autrici) ma ogni frase mi sembra troppo vuota e non esaustiva. Mipiace perché a conti fatti è un romanzo rosa che però semplicemente rosa non lo è... quindi puòessere apprezzato anche da chi non ama in toto questo genere troppo sentimentale.Il romanzo è incentrato sulla guerra all'ultimo sangue che si faranno Thomas e Sandy, guerra diparole, di intenzioni ampiamente dimostrate. Un duello verbale che non perde colpi, non perde ritmo,va avanti per molte pagine del libro e ci si domanda quando e come i due protagonisti cederannoal sentimento... nonostante ciò non stanca assolutamente, anzi è proprio questa guerra all'ultimocolpo a rendere la storia viva, palpitante, mai monotona e scontata come accade in tanti rosa cheho letto, dove tutto finisce troppo precipitosamente negli sbaciucchiamenti e nelle dichiarazioni dabacio Perugina. Insomma si è capito che sono per le storie in cui i due non cadono come allocchinell’amore eterno fin dalle prime pagine.E poi dopo tanti scontri compare la parte più romantica, quella che ci fa sognare, ben sperare peri nostri cari protagonisti. Sì perché nel frattempo, abbiamo imparato ad amare Thomas e a non poterfare a meno di lui, non ci appare più come il viziato nipote del conte ma viene investito di nuova luce(Non vi aggiungo altro perché non voglio spoilerare il testo che va assolutamente letto). Comunqueormai sono totalmente e svisceratamente innamorata di lui.Anche Sandy che all’inizio appare un po’ pazza, svampita e combina guai prende contorni piùromantici e teneri e ci appare molto ma molto umana e reale.I personaggi sono caratterizzati a tutto tondo e hanno una loro graduale crescita. È talmentepiacevole trascorrere del tempo con loro che ti viene voglia di leggerli all’infinito.

«Fermi un attimo!», esplodo con espressione spiritata.«Non so cosa abbiate in mente, ma posso garantirvi di nonvolerne prendere parte. Thomas, so che ti risulteràdifficile crederlo, ma non ho alcuna intenzione di sposarti.Perdona la franchezza, ma sappi che ti odiavo da bambino,ti detestavo da adolescente e devo ammettere che,adesso che sei adulto, arrivi addirittura a inquietarmi».«Sposarmi?», e scoppia a ridere. «Ma no, che haicapito?».

15

A sorpresa la nostra autrice ha aggiunto un epilogo per tutte le lettrici dal cuore tenero e romantico.A me non dispiaceva neppure la versione senza che era comunque perfetta! Ma se devo esseresincera fino in fondo qualche pagina in più di un libro che si è amato non dispiace affatto, anziobbligherei Cecile Bertod a raccontarci ancora qualcos'altro di loro, non perché non l'abbia saputofare già in maniera egregia ma solo perché di Sandy e Thomas e dei loro battibecchi non si può piùfare a meno.Ebbene ve lo dico, lo rileggerò una terza volta in cartaceo perché questo romanzo meritaveramente e non annoia mai... Al contrario crea grave dipendenza e assuefazione! E ve lo dice unalettrice compulsiva, che non legge mai un libro più volte e le uniche eccezioni finora sono stati"Orgoglio e Pregiudizio" e "La casa degli spiriti".Chiudo con un altro piccolo estratto dal libro e un’altra immagine realizzata dalla nostra poliedricaautrice che si diletta anche a realizzare vignette dei suoi libri.

Viva il Made in Italy che ci sta regalando una sorpresa dietro l’altro, sempre più azzeccata edemozionante.

Un grande in bocca al lupo alla nostra Cecile Bertod e al suo Non mi piaci ma ti

amo che ci stanno regalando calde risate.

«Non sarai geloso?», lo stuzzico.«Ovviamente no! Ma vorrei evitare di diventare lo zimbello del paese solo perchéla mia presunta futura moglie se la intende con il personale di servizio», bofonchia,aprendo una porticina accanto alla credenza. «Da qui si scende in cantina. Sta’attenta ai gradini», ordina brusco.«Agli ordini!», sbotto, stizzita da quel tono autoritario. «E poi ti stupisce che latua fidanzata abbia una tresca con il giardiniere?»«Non ho mai detto che mi stupisce, tutt’altro. Lotrovo perfettamente in linea con il tuo profilopsicologico».«Una cosa è certa: Joe ne ha parecchie di cose dainsegnarti su come si tratta una donna».«Splendido! Adesso dovrei farmi spiegare dalgiardiniere come portare avanti un rapporto dicoppia», scuote il capo incredulo.«Rapporto di coppia? Fossi in te inizierei con qualcosadi più semplice, come assimilare le comuni norme dibuon vicinato. Sai, cose tipo “non investire levecchiette quando attraversano la strada”. Si imparaprima a camminare, poi acorrere…».Non mi risponde. Affretta il passo e raggiunge l’angololavanderia.«Dovrebbe essere quella».Mi indica con la torcia uno scaffale di legno in cima allaparete, poi si al lontana e prende a gironzolare nellastanza.

«Dove hai messo la scaletta?» Vignetta disegnata dall'autriceCecile Bertod

16

SCORCI DAL MONDO INCANTATO«Per tutto il tempo che ci resta» di Valentina Bazzani

A cura di Francesca Ghiribelli

Titolo: Per tutto il tempo che ci restaAutore: Valentina BazzaniPagine: 151Prezzo: 2,97€ (formato ebook)Hamelin, capelli biondo ramati e occhi azzurri, vive con il padre e idue fratelli in un mondo dove la brulla terra e le svettanti rovine diantichi grattacieli sono oppresse da un onnipresente cieloinfuocato. È un mondo parallelo al nostro, un pianeta morente lecui risorse sono ormai da tempo esaurite. Un giorno, dinanzi allatomba della madre morta molti anni prima, il ragazzo viene avvoltoall'improvviso da un'intensa luce.Sam è una ragazza di Los Angeles, che condivide l'appartamentocon la sua migliore amica, Ellen, e lavora in una biblioteca. Unasera d'autunno, mentre attende l'autobus, ode un forte tuono e

viene abbagliata da un lampo. Come per magia un ragazzo è comparso in mezzo alla strada, confusoe spaesato. Chi sarà mai questo ragazzo, e come ha fatto ad arrivare li? Una storia d'amore che vifarà riflettere sul vero significato dell'espressione colpo di fulmine. Per tutto il tempo che ci resta è lastoria di due persone che non si sarebbero mai dovute incontrare ma le cui vite si intrecciano per unostrano scherzo del destino, e se quest'ultimo decidesse di rimediare al proprio errore?

ESTRATTOPrendo i vestiti che Sam mi ha lasciato sul divano e vado in bagno a farmi una docciae cambiarmi. Ho ancora la maglia sudata, incrostata di sangue e fango addosso epuzzo.

Appena entro in bagno, apro l’acqua e mentre si riscalda mi guardo allo specchio.Ho un aspetto orribile. I capelli sporchi, le occhiaie profonde come se non dormissida giorni, qualche livido che sta affiorando. Ma non è quello a impressionarmi. Alcentro del mio petto un simbolo, tre semicerchi che si intersecano a tre punte, spiccasulla pelle chiara come se fosse impresso a fuoco.

Non posso crederci, non so come quel tatuaggio, che sfioro con i polpastrellinotandone la regolarità dei contorni, sia lì dove lo vedo. Non ne conosco il significato,sembra un simbolo antico e di certo ha una storia che mi riguarda in qualche modo,ma quale? Decido di non pensarci per ora e di buttarmi sotto il getto bollente. Sentireil calore dell’acqua sulla mia pelle è un sollievo e mi fa tornare in mente un altrocalore, accompagnato da una luce abbagliante, ma sono confuso… non ricordo. Nonso cosa sia successo, come mi sia ritrovato in quella strada e non so da dove venissi

17

prima, di sicuro non da questa città. Nulla mi è famigliare. I volti delle persone,così indifferenti e schive, mi sembrano estranei, quasi alieni... tutto, tranne il suo voltoquando mi ha guardato preoccupata mentre mi chiedeva come mi sentivo, e il suo sorrisosollevato e gentile quando ha capito che stavo bene. Quando l’ho vista, non so sefossero stati i suoi lunghi capelli castani mossi dal vento, che bagnati mi sfioravanola faccia, i lineamenti puliti e freschi, gli occhi vivaci di un intenso nocciola incorniciatida folte ciglia o il sorriso che cercava di essere rassicurante, ma un fremito mi hascosso il cuore.So che dovrei essere spaventato, forse arrabbiato, ma una parte di me è felice di averlaincontrata e di esserle vicino.

Era molto che non leggevo un romanzo così dolce e romantico. La trama può assomigliareall’apparenza al solito new adult ma, se ci si sofferma ad analizzarlo per intero, possosoltanto affermare che l’autrice ha molto talento nel personalizzare con la sua venaartistica la trama del suo libro accendendo di potenziale fascino i suoi personaggi.Tutto nasce da un evento soprannaturale: da una parte un ragazzo dal fisico accattivanteproveniente da un mondo parallelo che viene colpito da un fulmine davanti alla tombadi sua madre, dall’altra Sam, una ragazza dolce e riservata, restia ad aprire i suoi sentimentiagli altri.Due universi davvero diversi di due protagonisti che danno una spiccata sfumatura difantasy e di paranormal a questo romanzo.Ho trovato anche delle venature un po’ hot che stuzzicano la storia d’amore principaledonandole quel fascino seducente, con cui noi appassionate di romance e d’amore ciaffezioniamo veramente.Una trama scorrevole e un’alchimia fra i due personaggi davvero tangibile fin dalle primepagine.Una storia che nella sua semplicità ci accompagna in punta di piedi a conoscere le tantesfaccettature di un amore da favola e altrettanto impossibile da vivere.Io ho amato questa storia perché, anche se adoro il lieto fine, mi ha fatto molto piùemozionare di altre più scontate.Per questo regalo quattro stelle al lavoro dell’autrice, non ne do cinque per il semplicefatto che avrei voluto che la storia legata al tatuaggio e al passato di Hamelin, ilprotagonista, fosse sviluppata meglio e magari allargata attraverso tutta la trama.Un piccolo input per far crescere sempre di più una scrittrice esordiente, che sicuramenteha ancora molto da regalarci.Un libro da consigliare per gli amanti di new adult, paranormal e fantasy o anche soltantosemplicemente di romance!

18

THE HORROR! THE HORROR!«La casa delle anime morte» di Stuart McBride

A cura di Loredana Gasparri

Titolo: La casa delle anime morteAutore: Stuart McBrideEditore: Newton ComptonPagine: 466

Sono passati molti anni dalla cattura di un efferatocriminale che torturava sadicamente le sue vittime, male tracce dei suoi metodi riappaiono in una serie dinuovi aberranti crimini. Nella città scozzese di Aberdeenil sergente Logan McRae viene chiamato in piena notteper recarsi in un magazzino di alimentari. La scoperta èraccapricciante: in un freezer sono state ritrovatemembra umane avvolte in carta da alimenti ed è

probabile che alcuni pezzi siano già finiti sulle tavole di ignari consumatori.Tra giornalisti e fotografi accorsi sul posto, l'ispettore Insch, solitamenteflemmatico, stavolta ha perso davvero le staffe. Tutti gli indizi sembrano farpensare a Ken Wiseman, tornato da poco in libertà dopo vent'anni di carcere.Ma non c'è traccia di lui e nonostante gli sforzi la polizia non riesce ascovarlo. La narrazione incalza seguendo le prospettive dei diversipersonaggi: i giornalisti a caccia di notizie, gli agenti di polizia e una donna,Heather, rapita assieme al marito Duncan e torturata da un mostro che lei neisuoi deliri chiama "il macellaio". Ma all'improvviso Wiseman si fa vivo con unnuovo colpo di scena: ha catturato l'ispettore Insch.

Questo romanzo è arrivato in un momento in cui avevo particolarmente

bisogno di horror. E devo dire che ne ho avuto in abbondanza...Siamo in

Scozia, nel freddo e nello squallore di alcune zone più depresse di

Aberdeen. La scoperta di resti umani in un Cash and Carry, fornitore

abituale di mense e ditte di catering, è la scintilla che provoca una tensione

molto forte in città, e per tutto il romanzo. La struttura è quella classica

del thriller: resti umani rinvenuti per caso, prime indagini quasi sotto

shock dovute alla natura particolarmente orrenda della scoperta, che si

ripete varie volte fino all ' indicazione della presenza di un serial killer,

polizia sotto tensione estrema nel tentativo di evitare altre morti e

l 'aumento di una tensione fuori controllo, lieto fine sofferto. Gli elementi

che lo caratterizzano a suo modo sono di diversa natura. Per esempio,

l 'ambientazione. Niente metropoli americane, con il loro contorno di

violenza sbrigliata, ma la fredda e granitica Scozia. Una città storica e

19

asciutta come Aberdeen, meta turistico-culturale molto famosa, che qui

rivela un suo lato bianco-squallido, quasi al l imite del patologico. Gli edifici

in cui i personaggi si trovano a muoversi, soprattutto agenti di polizia più

o meno sotto shock, ed un giornalista eccitato dal sangue e dalla

prospettiva di costruirsene una gloria attraverso, sono quasi tutti invasi

dalla rovina, dal degrado, dall 'abbandono, se non addirittura dalla

putrefazione di cadaveri di animali lasciati marcire all 'aperto. I rapporti

stessi tra i poliziotti, tra Logan McRae, un investigatore brillante suo

malgrado, che nasconde il proprio cervello sotto cicatrici e paure, e i suoi

colleghi e superiori, sono piuttosto squallidi, all ' insegna di un cameratismo

un po' pesante, che maschera un'indifferenza di fondo verso i sentimenti

altrui. Ciascuno di loro sembra chiuso in un suo personale guscio di

egoismo che gli mostra solo i propri bisogni e obiettivi, spingendolo a

pretendere che gli altri l i aiutino a perseguirli, piegandosi senza discutere

alle loro esigenze. Il superiore diretto, l ' ispettore Insch, è una versione

degradata dell ' ispettore Callaghan vestito da Clint Eastwood; i modi spicci

e violenti verso i criminali sono gli stessi, ma privi di una certa patina da

eroe vendicatore che Hollywood stende molto generosa su questi

personaggi. L'ispettore nasconde un animo piccolo, che lo spinge a usare

la violenza verso i malfattori, convinto di agire per il bene, ma

essenzialmente desideroso di dare uno sfogo legittimato al proprio lato

oscuro. Il serial killer, ribattezzato il Macellaio per la sua morbosa attività

di uccidere esseri umani e trattarli come bestie di allevamento per darne

da mangiare le carni, è mortale, silenzioso, brutalmente efficiente. Una

delle sue vittime viene risparmiata, per un bizzarro sussulto del suo cuore

assassino, e rapita e nutrita quasi amorevolmente con carni cucinate alla

perfezione, di cui non si è mai sicuri se sono davvero umane, nonostante

le apparenze. Il Macellaio andrà incontro al suo confronto finale con le

forze di polizia, e la vittima, una donna inaspettatamente forte e

coraggiosa di nome Heather, tornerà alla sua vita quasi normale, dopo il

periodo di prigionia passato con il suo strano aguzzino, caratterizzato da

angosce e allucinazioni. Tuttavia...qualcosa stona nella normalità di

Heather. Non tutti i suoi modi di fare sono da sopravvissuta ad un trauma.

Al contrario. Qualcosa del suo carnefice sembra essere entrato in lei,

attraverso quelle bistecche e quegli spezzatini preparati con tanta

maestria. Naturalmente, l 'autore non si sbilancia troppo, e con il suo stile

asciutto e umoristico da scozzese lucido, vira lontano dalla vita della

traumatizzata inquietante e si stempera in un articolo di giornale che

riepiloga l ' intera vicenda del Macellaio fino al suo (presunto) lieto fine.

20

CHIACCHIERANDO CON...Mauro Saracino

A cura di Giovanna Samanda Ricchiuti

1. Sono lieta di ospitare su Eclettica Mauro Saracino, direttore editoriale della DunwichEdizioni! Come e quando nasce la tua casa editrice? E come mai proprio il nome Dunwich?

Le origini della Dunwich risalgono a gennaio del 2013. Sonosolo due anni ma a me sembrano venti. Ne sono cambiate di cosedall’inizio! Per quanto riguarda il nome, volevamo qualcosache richiamasse un concetto preciso e un omaggio a Lovecraftci sembrava perfetto. Credo che pochi autori abbianoinfluenzato la narrativa fantastica quanto il Solitario diProvidence.

2. Hai incontrato delle difficoltà entrando nel mondo editoriale?

Il mondo editoriale è pieno di difficoltà ma è normale. Ce ne sono quando scrivi, quando fail’editore e a volte anche quando sei un semplice lettore (hai mai provato a entrare in libreriacon la voglia di leggere un vero horror che non sia scritto da Stephen King?). Ma se non cifossero difficoltà dove sarebbe la sfida?

3. La più grande soddisfazione che hai avuto da quando ti sei lanciato in questa avventura.

Ce ne sono moltissime ed è difficile sceglierne solo una. La prima che mi viene in mente è inrealtà un fenomeno in fieri, vale a dire vedere la casa editrice continuare a crescere, giornodopo giorno, con nuovi autori che entrano a far parte della scuderia, nuove librerie cheespongono i nostri titoli e librai entusiasti di far presentare i nostri scrittori. Davvero non c’èsoddisfazione più grande.

4. Come mai hai deciso di puntare maggiormente sui generi horror, thriller e mistery?

Perché sono sempre stato a favore degli outsider. A parte gli scherzi, come lettore sono i generiche prediligo ed è stata naturale voler cominciare a lavorare con qualcosa con cui avessifamiliarità.

5. Tre caratteristiche che non possono mancare in un horror e treche non possono mancare in un thriller.

Vediamo, questa è difficile. Anche perché sarebbero caratteristichesoggettive e non mi sono mai soffermato sulla differenza di generi(potrei risponderti con una controdomanda cattiva: Saw è unthriller o un horror?). In ogni caso direi che un horror debba esseresanguigno, disturbante e senza censura. Un thriller deve avere unagrossa carica di suspense, un cattivo ben strutturato e una storia ilp iù possibile povera di cliché.

21

6. Da poco, è nata anche una collana dedicata a romanzi paranormalromance,“Rosa Gotica”. A cosa è dovuta questa scelta?

Volevamo dare spazio sin dall’inizio anche al lato meno violento e piùsognante del sovrannaturale. Quando un nostro collaboratore è entrato incontatto con Jennifer Sage abbiamo dato il via alla nuova collana.

7. Come avviene la scelta e la pubblicazione di un testo? Cosa deve avereun testo per essere scelto pubblicato da voi?

Adesso come adesso è molto difficile anche perché abbiamo un piano editoriale molto fittoe per forza di cose i pochi spazi liberi vengono assegnati con parsimonia. In genere comunqueci affidiamo al fiuto. Quella che cerchiamo è l’idea vincente, poco conta il lavoro che bisognafare in fase di editing per rendere l’opera fruibile.

8. Parliamo della promozione. Come promuovete un libro del vostrocatalogo? E quanto sono importanti i social network per farsi conoscere?

La promozione è fondamentale, nel web e fuori. Innanzitutto abbiamostretto collaborazioni con molti blog e portali. Con alcuni si è sviluppatoun rapporto di fiducia reciproco e posso dire senza remore che è anchegrazie al loro impegno che siamo cresciuti tanto. I social network sonoimportanti per diversi motivi, prima di tutto per mantenere i contatti coni lettori, ricevere feedback e poterli aggiornare sulle varie novità in tempo

reale o quasi, soprattutto per il settore degli ebook. D’altro canto è bene non dimenticare ilibri di carta che godono ancora di ottima salute. Per questo cerchiamo di essere presenti ilpiù possibile sul territorio e di organizzare un buon numero di eventi, oltre che parteciparealle manifestazioni più importanti come il Salone del Libro di Torino.

9. Sei anche uno scrittore, con alle spalle molte pubblicazioni. È più difficile essere scrittoreo editore? E a quale tua pubblicazione sei più legato?

Ti dirò, mi trovo meglio nel ruolo di editore e infatti sto trascurandosenza pietà la mia attività di scribacchino. Ma è giusto così, nel corsodegli anni si cambia e quello che mi sembrava fondamentale anni fa oraha perso in qualche modo la sua attrattiva. Vediamo, la pubblicazionea cui sono più legato è di sicuro La Casa del Demone. Anche se non hopiù riletto quel romanzo – e credo che mai lo farò – è stato comunqueil mio battesimo nel mondo editoriale ed è stata un’esperienza che miha insegnato moltissimo.

10. L'intervista è finita. Un caro saluto a te e alla Dunwich Edizioni, e un grande in bocca allupo per le vostre future pubblicazioni!

Grazie per l’intervista Giovanna e per lo spazio che ci dedichi sempre!

22

L’ANGOLO DEGLI ESORDIENTI-EMERGENTIGiul ia Borgato e i l suo Angelo

A cura di Lidia Ottelli

Ciao Lettori! Per questa nuova uscita parlerò non solo di un’autrice bravissima,ma anche di un’amica. Giulia Borgato.

Giulia ha pubblicato nel 2014, con molti consensi, il romanzo “Accanto a un Angelo” dicui parlerò oggi. Una storia d’amore tra un Angelo e una ragazza comune.

Giulia Borgato è nata a Padova 1980. Felicemente sposata e amante dei gatti, esordiscenel 2013 partecipando all'antologia urban fantasy-paranormal romance Elements Talescon il racconto “Promesse mantenute”. Nel novembre dello stesso anno pubblica unaltro racconto, il poema di “Antenore”, ispirato al mitico fondatore della sua città.“Accanto a un angelo” è il suo primo romanzo.

Titolo: Accanto a un angeloAutrice: Giulia BorgatoPrezzo: 0,99€: (formato ebook)Ci sono angeli che vivono nascosti tra noi. Perché sono sullaTerra? E cosa cercano tra le terzine della DivinaCommedia?Giulia è una ragazza appena diplomata, innamorata diDaniel da anni. Lui ricambia i suoi sentimenti, ma perproteggerla non glielo ha mai rivelato, perché Daniel, inrealtà, è proprio uno di questi angeli.Quando si trovano a vivere l’uno accanto all’altra, Danielnon può più trattenere l’amore che prova per lei e le confessa

di contraccambiarla. Il pericolo però è in agguato; gli angeli caduti lo vogliono dallaloro parte e devono impedirgli di imporre il marchio alla ragazza.L’amore di Daniel e Giulia è abbastanza forte da essere la chiave della salvezzadell’angelo, e forse, anche dell'umanità?

23

E gli angeli arrivano a Padova.Un urban fantasy che ha come protagonista un affascinante angelo di nomeDaniel e una studentessa di nome Giulia. Daniel è un angelo caduto e costrettoa vagare nel nostro mondo per cercare di redimersi. Giulia è una giovanesemplice, carina e tranquilla.Un amore che nasce tra sguardi, sorrisi, pensieri dolci e affinità al primosguardo. Angeli caduti, angeli che vagano sulla terra cacciati dal paradiso incerca di un’arma, un pugnale che uccida l’angelo dannato.Una storia d’amore travolgente, sofferente che sfocia in un turbinio di emozioni.La lotta tra il bene e il male, la lotta tra apparire ed essere, tra la magia e larealtà.Finalmente, e dico finalmente, il mio genere. Un romanzo bellissimo, intenso,scorrevole e piacevole alla lettura. Come ho detto poc'anzi questo è il mio genere.Adoro gli angeli e le storie che girano attorno a loro. Ho letto “Accanto a unAngelo” tutto in un fiato, mi ha completamente avvolto. I personaggi e leambientazioni sono degne di nota.Una città come Padova descritta alla perfezione. Ottima scrittura e come semprebellissimo lo stile inconfondibile della Borgato. I temi che sono stati trattati sonoaffascinanti. Devo dire che mi ha conquistato, mi è piaciuto il misto tra storia,amore e paranormale, un racconto magico e affascinante.Ammetto che forse è un racconto più per giovani, però gli angeli affascinanosempre e tutti. Consiglio questo libro a tutti e soprattutto a giovani cui piaceil fantasy romantico e alle sognatrici che aspettano il loro ANGELO NERO.

Per i numerosi FANS di quest’autrice, annuncio che Giulia sta scrivendo il suoprimo romance di prossima uscita.

Concludo con il nostro motto “Aiutiamo gli emergenti no all’editoria a pagamento”.Al prossimo articolo! Un affettuoso Bye-Bye dalla vostra Blogger

Lidia Ottelli del Rumore dei Libri.

24

Le paroleA cura di Mary Chioatto

Sbirciavo, stamattina, tra i vari social network dell’autrice Bianca Rita Cataldi – e quandomai non lo faccio, mi domando, la stimo, come amica e scrittrice, al punto di non poternepiù fare a meno. Uno di quelli con tanti spaccati fotografici, uno dopo l’altro senza troppeparole… forse tumblr? Perché oggi mi sento esattamente allo stesso modo: mi mancanole parole, pensavo stamane mentre la vettura mi portava a lavoro mischiandosi al via vaifuribondo di veicoli sbadati ma febbricitati che invadono l’asfalto. - Che poi dove corronosempre tutti? Mah! - Mi mancano le parole, non le sento premermi nella testa. Mi rimaneil vuoto. Il silenzio. “The silence after the storm”, come il brano di Silvio Pfiffner. Oggi misento solo spaccati fotografici, senza troppe parole.Lo sguardo mi scivola dabbasso, su di uno scatto tricromatico: l’avorio consunto dellepagine, l’onice liquido dell’inchiostro evidenziato da un abbagliante rosa shocking. SoloBianca poteva giocare così con in colori, penso, mentre gli occhi iniziano a leggere.

“le parolenon chiedono di meglioche l’imbroglio dei tastinell’Olivetti portatile”

Suggestione pura, penso immediatamente. Perfette per riempire il silenzio che ho dentro.Scorro in basso la didascalia: “Parole”, di Eugenio Montale. La cerco, la poesia. Vogliosentirmela addosso. Perché le parole hanno bisogno di ritrovarsi, di fuggire, non possonorimaner incellophanate nella mente, nei dizionari destinati ai ripiani più polverosi edimenticati della libreria di casa. Le parole vogliono essere usate, consumate. E lo dicepure più avanti, il nostro Montale.

“le parolepreferiscono il sonnonella bottiglia al ludibriodi essere lette, vendute,imbalsamate, ibernate;”

Le parole vogliono vivere, essere eterni viandanti che raggiungono ogni cuore.Tutte le parole: quelle di ogni giorno, così come quelle dei tempi andati perduti. Quelleche nessuno usa più, quelle che il thesaurus nemmeno conosce e che i dizionari faticano

25

a proporre. Quelle che merlettano le poesie di musicalità e che sono note placide neipentagrammi della scrittura. Quelle che non conosco, ma che mi ritrovo a sottolinearetra le pagine dei romanzi per conquistarle e farle mie.Non voglio lasciarle morire.Perché le parole

“dopo un’eterna attesarinunziano alla speranzadi essere pronunziateuna volta per tuttee poi morirecon chi le ha possedute”

Carissimi, non potevo inaugurare questo articolo in modo diverso, se non con questopensiero di qualche settimana addietro ma che torna sovente a formicolare tra i garbuglicelebrali che mi ritrovo in testa. La verità è che mi mancano parole. La penna non saalzarsi dal torpore sonnolento in cui è scivolata, nemmeno un passo, solo qualche graffioda cancellar via. Scarabocchi nella testa. Poi penso a questo treno di parole, a Bianca,a Montale. A tutti gli autori che mi hanno lasciato una parte di sè. Mi lascio scivolaretra le pagine consunte dei libri, che ho già imbrattato con mille sottolineature, scarabocchistorti sotto le emozioni. Ma chi se ne importa se sono tratti di grafite altalenanti: pensoalle parole che voglio sentire dentro, quelle che non so usare e che non voglio lasciarandare.Non voglio lasciarle morire.E loro rivivono in me, in questa penna che nelfrattempo ha preso a danzare e in questo blocconegli occhi che ormai non esiste nemmeno più.Abbiate sempre bisogno di parole, nei vostriscritti. Abbiatene fame, sgraffignatele dai libri,appuntatele nel vostro piccolo dizionariopersonale – non perdo mai di vista il mioblocchetto inaugurato qualche anno addietro,con le sole parole che non conosco, i relativisinonimi o vocaboli che, seppur conosciuti, sonolontana dall’usarli. - Sentitele sulla pelle, leparole. Fatele rivivere, e sono certa che non vene pentirete.

Notese siete curiosi di leggere per intero la poesia di Eugenio Montale, potete trovarla alseguente link:http://www.poesieracconti.it/poesie/a/eugenio-montale/le-parole

Immagine trovata nel web, proprietario sconosciuto.

26

Il gabinetto del Dottor LambertiPessime scuse per un massacro

A cura di Giuliano Latini

«Italiani, popolo di santi poeti e navigatori». Non conosco personalmente Enrico Pandianima dai suoi romanzi me lo immagino un po’ poeta e un po’ navigatore. Nato cinquant’annifa nella Torino in cui Emilio Salgari concluse la sua vita, sin da giovanissimo è navigatoredi fantasia e nella realtà (nel 2013 veleggia per alcuni mesi a bordo dell’Amerigo Vespucci,la nave scuola della Marina Militare Italiana). Sin da quando è in grado di usare una matitao un pennarello con destrezza, disegna; arrivando a pubblicare fumetti su Mago dellaMondadori e l’Orient Express. Collabora con La Stampa e dopo tante prove e incipit, nel2009, pubblica la prima avventura de Les Italiens e del commissario Jean-Pierre Mordenti.Come il Commissario Maigret di Georges Simenon, anche il commissario Jean-PierreMordenti e la squadra Les Italiens appartengono alla Crim la Brigata Criminale. Con leavventure di Mordenti scopro il Pandiani poeta, in special modo durante la narrazionein Pessime scuse per un massacro, una storia che segnerà profondamente Mordenti e lasua squadra. In una mattina assolata lungo una strada delle campagne francesi, al cancellodi una magione principesca una Citroën, con tre persone a bordo, viene crivellata di colpicon una mitragliatrice Browning calibro 50, residuato della II Guerra Mondiale. Unaguardia del corpo, una vittima eccellente e la figlia, maciullati in una carcassa d’auto; il“martello pneumatico” responsabile del massacro, rimasto a raffreddare con una statuinadi Babar, lasciata come testimone del macello. L’eco dei colpi calibro 50 non s’è ancoraesaurito che: Mordenti, con Alain Servandoni al seguito e il tenente Rousseldell’antiterrorismo sono già in volo; il cadavere è troppo eccellente! Il Governo vuolerisposte! Quello che il commissario Jean-Pierre Mordenti non immagina è che il caso loporterà indietro nel tempo, ai mesi precedenti la caduta della Repubblica di Vichy e ilriconoscimento del governo repubblicano nel ottobre del ’44. Un momento oscuro enebbioso in cui ingenti fortune ebraiche passarono di mano e barbari omicidi vengonocommessi nel nome di egoistici interessi. Un momento in cui cuori coraggiosi venivanospezzati dai colpi delle Maschinenpistole craute e Babar era il più inafferrabile tra i capitanidella resistenza francese della regione. Mordenti e la sua squadra procedono con leindagini, seguendo una scia di morti legati dall’uso di armi anagraficamente pensionabilima pur sempre efficaci, fino a scoprire le radici della furia nel desiderio di vendetta d’uncuore spezzato, malato, giunto al termine della sua strada. Un cuore che otterrà

27

soddisfazione e pace postume, con la morte degli ultimi responsabili della sua frattura.Morte che costerà al commissario Mordenti un nuovo collega e la corvée di spiegare ilperché di una morte sporca a chi è rimasto a casa. Trovando un focolare freddo e undivano dove dormire per dimenticare le pessime scuse per un massacro. Pandiani inquesto libro, più che nei precedenti, disegna con il personaggio di Mordenti un uomo che,per lavoro, è costretto a confrontarsi col buio che alberga nell’animo umano. Un’uomosegnato ma non domo, che continua ad andare avanti conscio delle sue debolezze, deisuoi errori, delle lacrime amare versate su vittime e compagni che non si risveglierannopiù. La serie Les Italiens, si conclude (solo per il momento, spero) con questo noir dalfinale amaro in cui non esistono vincitori o vinti, solo speranze uccise ed una vendettada compiere prima dell’arrivo della morte.

Il libro: Pessime scuse per un massacroAutore: Enrico PandianiAnno di Pubblicazione: 2012Editore: RizzoliPrezzo: 16,00€

Un’auto arriva lungo una strada della campagna francese e siferma, aspettando che il cancello elettrico si apra per proseguireil tragitto e raggiungere la sua destinazione. In un istante vieneinvestita da una pioggia di fuoco. A bordo dell'auto, l'anzianosenatore Vigoureaux, eroe della Resistenza, con sua figlia e una

guardia del corpo non hanno scampo. Il Governo è preoccupato, da quello che sembraun’attentato ad una figura storica della IV Repubblica di Francia e vuole risposte. Mordenti,Servandoni e il nuovo acquisto Roussel dovranno indagare e trovare queste risposte,partendo dalla sorgente della pioggia di fuoco. Nel boschetto che sovrasta l’ingresso dellatenuta appartenuta a Vigoureaux, trovano una Browning 50 e un pupazzetto di Babar,lasciato sull’impugnatura della mitragliatrice. Partendo da queste incongruenze, Mordentidipanerà una matassa aggrovigliata durante la II Guerra Mondiale. Scoprirà i non moltoonorevoli inizi della fortuna del Senatore e di alcuni notabili della regione. Troverà il cuoreinfranto di Babar e il suo amore, seppellito sotto un cumulo d’oro ebreo, col piombo delleMaschinenpistole d’un esercito in fuga per la disfatta. Babar ha conservato fino ad oggii ricordi dei suoi giorni di gloria per vendicarsi. Alla fine Babar avrà la sua vendetta, maun’innocente pagherà per colpe non sue e Mordenti dovrà informare un’altra famiglia chequalcuno non tornerà più a casa.

28

Se volete contattare uno di noi ecco dove potete trovarci.Di seguito una lista con tutti i link di nostri siti\blog\pagine facebook.

PAGINA FACEBOOK ECLETTICA:https://www.facebook.com/Ecletticalavocedeiblogger

CHIACCHIERANDO CON…, Giovanna Samanda Ricchiutihttps://www.facebook.com/unlettoreungransognatorehttp://www.lettoreungransognatore.it/

MILLE SFUMATURE DI ROSA CONTEMPORANEO, Fabiana Andreozzihttps://www.facebook.com/FabianaAndreozzieVanessaVescerahttp://labottegadeilibriincantati.blogspot.it/

SCORCI DAL MONDO INCANTATO, Francesca Ghiribellihttps://www.facebook.com/pages/Unaltalena-di-emozioni-Poesie-e-Scritti-di-Francesca-Ghiribelli/347912155230501www.francescaghiribelli.blogspot.it

DALLA CARTA ALLA PELLICOLA, Daniela Mionettohttps://www.facebook.com/Appuntidiunalettricebloghttp://appuntidiunalettrice.blogspot.it/

LIBRI VINTAGE, Laura C. Benedettihttps://www.facebook.com/pages/Laura--‐Caterina--‐Benedetti/397863926952672

L’ANGOLO DEGLI EMERGENTI\ESORDIENTI, Lidia Ottellihttp://ilrumoredeilibri.blogspot.it/https://www.facebook.com/ilrumoredeilibri1

AVVENTURE DA PALCOSCENICO, Valeria Vitehttp://centauraumanista.wordpress.com/https://www.facebook.com/acquaelimoneblog

THE HORROR, THE HORROR! Loredana Gasparrihttps://www.facebook.com/IlBlogDelFuroreDAverLibrihttp://delfurorediaverlibri.blogspot.it

ARTEGGIAMENTI, Cristina Malvezzihttps://www.facebook.com/AthenaeNoctuahttp://athenaenoctua2013.blogspot.it/

LA BACHECA DELLO SCRIBACCHINO, APPUNTI E SPUNTI, Mary Chioattohttps://www.facebook.com/pages/La--‐pagina--‐dello--‐Scrittore/123328021057635?fref=ts

Eclettica-La voce dei blogger non rappresenta una testata giornalistica, in quanto viene aggiornata senza nessunaperiodicità. Pertanto, non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della Legge n. 62 del 7.03.2001. Tutti gli articoliriportati sono di proprietà di Eclettica e dei rispettivi autori. È vietato copiare parti o articoli interi senza citare Eclettica e chiha scritto l’articolo. È vietato, inoltre, l’utilizzo per fini commerciali. Alcune immagini sono prese da internet; pertanto, sequalcuno reclama il loro copyright, saranno eliminate da Eclettica.