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giugno 2009

Seminario Arcivescovile di Siracusa

...eccomi

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SOMMARIODal Pane eucaristico il Dono Di nuove vocazionilettera di Mons. salvatore Pappalardo, arcivescovo ............................................. p. 3

ritrovare l’essenzialep. luca saraceno ..................................................................................................................... p. 4

siano una cosa solasalvatore savaglia .................................................................................................................. p. 6

il PriMo incontro non si scorDa Maicamillo Messina ...................................................................................................................... p. 7

riDere fa benelorenzo russo - Marco ramondetta ............................................................................. p. 8

l’aforisMa econoMicop. nuccio amenta .................................................................................................................. p. 9

Da verso la vetta... a eccoMi!flavio cappuccio .................................................................................................................... p. 10

il Mio calice traboccaintervista a Mons. Giuseppe Greco a cura di andrea Gallitto ........................... p. 12

in aiuto Dei fratelliMaurizio Pizzo ......................................................................................................................... p. 15

Quanto è buono che i fratelli vivano insieMe!andrea zappulla .................................................................................................................... p. 16

Parola a un testiMone Di vita fraternap. angelo caligiore ............................................................................................................... p. 17

l’accoMPaGnaMento sPiritualeGuido scollo ............................................................................................................................. p. 18

Porte aPerte in seMinarioMelania birritta ....................................................................................................................... p. 20

Da un contratto al Patto D’aMoresebastien harerimana ......................................................................................................... p. 21

un anno Di caMMino fatto insieMeMarco serra - stefano cappello ...................................................................................... p. 22

SOMMARIOw

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SeminariSti:marco ramondetta (i anno)andrea Gallitto (ii anno)Camillo messina (ii anno)Lorenzo russo (ii anno)Stefano Cappello (iv anno)maurizio Pizzo (iv anno)Flavio Cappuccio (v anno)Salvatore Savaglia (v anno)Guido Scollo (v anno)andrea Zappulla (v anno)marco Serra (vi anno)

DiaConi:alfredo andronicomaurizio CasellaLuca Gallinaalessandro GenoveseSebastien Harerimanamichele mangiaficoSylvere nkunzimanaFrancesco antonio trapani

ProPeDeutiCo:Daniele BaggieriHelenio Schettinirosolino vicino

eDuCatori:P. nuccio amentaP. roberto CampisiP. Salvatore GarroP. Luca Saraceno

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Pane Eucaristiconuove vocazioni

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Fratelli,l’annuale Giornata per il Seminario

mi offre l’occasione per richiamare alla vo-stra attenzione l’importanza di questa isti-tuzione nella vita della diocesi: il Seminario, infatti, manifesta la vitalità e la ricchezza di una comunità ecclesiale che vive in maniera autentica la propria vocazione e missione. Desidero sollecitare la corresponsabilità di tutti per un costante impegno di preghiera al signore per il dono di numerose e sante vocazioni. benemerita nella nostra diocesi in tal senso è l’associa-zione “Con Gesù nella notte”, voluta dal mio predecessore mons. Giuseppe costanzo.

la preghiera per le vocazioni deve essere sempre una componente delle no-stre orazioni personali e comunitarie.

la Giornata per il seminario offre pure l’occasione per sen-sibilizzare i fedeli al sostegno economico a favore dei giovani che si preparano al mini-stero sacro. Quest’anno la celebreremo nel giorno della solennità del corpus Domini, il 14 giugno: la necessità di dover spostare la data dalla solennità di Pentecoste a quella del corpus Domini è motivata dalla raccolta per il Fondo di garanzia per le famiglie che la

conferenza episcopale italiana sta promuo-vendo presso tutte le diocesi di italia proprio nella domenica di Pentecoste, il 31 maggio.

carissimi, ciò che vi chiedo è di apri-re ancor di più il vostro cuore alla comunità del seminario con i segni dell’attenzione,

della preghiera e di un aiuto economico con-creto secondo le possi-bilità di ciascuno.

la coincidenza della Giornata con la ce-lebrazione liturgica del-la solennità del corpo e sangue di cristo diven-ta assai significativa: è dal Pane eucaristico che prende vita il nostro mi-nistero presbiterale, è dal Pane eucaristico che nasce il dono di nuove vocazioni, è dal Pane Eucaristico che sgorga la nostra preghiera di lode, è nel Pane eucaristico che il nostro amore di discepoli del signore trova il suo naturale ali-mento.

certo della vo-stra generosità che ho imparato a conoscere in

questi primi mesi del mio servizio episcopa-le in mezzo a voi, vi affido questa intenzione che mi sta particolarmente a cuore.

vi benedico tutti di cuore.

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dal Pane Eucaristicoil dono di nuove vocazioni

b Salvatore PappalardoArcivescovo

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Seminario Arcivescovile di Siracusa

La storia che ho narrato benché finta, può ben raffigurare il maleficio di noi che esercitiamo il mestiere di trasformare in parole la nostra vita.Si perde sempre l’essenziale. È una legge di ogni parola sopra al nume.(Jeorge Louis Borges, La luna).

Qualche tempo fa mi ritrovai a leg-gere questi versi del grande scrittore e poeta argentino J. l. borges: furono per me illuminanti! Per il loro lucido e disarmante significato. Trasformare in parole la nostra vita: rischio reale a cui è sottoposto chi esercita il “mestiere” di giocare d’azzardo con le parole di carta sul campo tremendo e fascinoso del Di-vino, con l’amaro epilogo di perdere – e non solo di vista – l’essenziale.

Già, l’essenziale. Parlo di ciò di cui non possiamo privarci senza per que-sto non dover smarrire anche la nostra identità. Parlo di ciò che non può esse-re trascurato senza conseguentemente dimenticare chi realmente siamo. Parlo di ciò che non possiamo abbandonare senza non essere per questo depaupe-rati della nostra linfa vitale.

allora per la vita di un giovane che si prepara ad essere un prete nella chiesa di Gesù, cosa può essere essenziale?

senza incertezza alcuna credo sia vivere la propria vocazione come esperienza autentica di discepolato di Gesù! non riesco ad immaginare al-tra vocazione per un prete che quella d’essere discepolo di Gesù.

Ritrovarel’essenzialep. luca saraceno

e il discepolo è di Gesù quando vive in un cam-mino di comunione ecclesiale: quando cioè vive il suo essere di Gesù nella cura della fede dell’altro e nel lasciarsi prendere cura dalla fede altrui, nella cor-responsabilità di progetti condivisi, nella missione dell’amore che chiede urgentemente d’essere rivela-to da piedi buoni in grado di fare strada insieme. lun-gi da noi il pensare all’essenziale come all’armamen-tario più povero, sentiamolo piuttosto come il nucleo più ricco senza il quale tutto il resto perde di senso, dimenticato il quale tutto il resto si disfa. Per tal mo-tivo occorre ridire, ritrovare l’essenziale, ritrovarsi e ricentrarsi in esso. in seminario, così come in ogni altra comunità di discepoli, l’essenziale è ascoltato nella preghiera della Parola, l’essenziale è mangia-to e contemplato nel Pane eucaristico, l’essenziale è vissuto nella compagnia dell’Altro e nel servizio accogliente della sua diversità. è allora, e solo allora, che l’essenziale potrà anche essere raccontato con coraggio e franchezza, nell’umile consapevolezza che mai si potrà esaurirne la ricchezza. l’uomo di fede che pertanto non considera tutto il resto relativo ai tratti di questo fondamento corre il serio pericolo di intendere importante ciò che importante non è.

così, ripercorrendo i versi di borges alla luce dell’esperienza di fede delineata, penso che ogni discepolo di Gesù perda l’essenziale ogni qual volta vive in parole e non parla in sillabe di vita; perda l’es-

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senziale il discepolo che esercita un me-stiere, riveste un ruolo, recita una parte da copione. l’essenziale viene invece da lui ritrovato quando vive con autentici-tà, passione e coraggio il vangelo come notizia bella, buona e vera; quando non fa il prete, il marito, la mamma, la suora, il missionario, il catechista, ma quando è dentro la sua storia di chiamato con il peso del limite di un povero uomo e il respiro degli ampi orizzonti di un figlio amato e amante.

ogni discepolo di Gesù diventa me-stierante del Mistero quando pretende di illuminare, appesantendo con le sue fragili parole, la ricchezza della Parola la cui sola forza liberante rischiara. ritrova invece l’essenziale il discepolo che di-venta responsabilmente il dono che ha ricevuto per gratuita libertà di Dio, che si relaziona al Mistero, non nonostante la sua opera di servizio ma proprio in questa, esercitata con gratuità, costanza e passione. il Mistero ama nascondersi nelle pieghe del ministero!

ogni discepolo di Gesù, e in partico-lare coloro che vivono tale perseveranza nel servizio del pastore, perde la propria

identità quando si ritrova ad essere funzionario del sacro, quando cioè non si apre alla riconoscenza della Parola chiudendosi nella più gratificante e indolore riflessione di proprie parole; un funzionario quando non si abbandona al suono di carne della Parola non consentendole di dischiudere i suoi frutti gustosi; un funzionario quando parla senza vivere la Parola entro un processo di coinvolgimento e imitazione. si ritrova, invece, quando si lascia raggiungere dal peso leggero di una “sottile voce di silenzio” (1re 19,12) che lo chia-ma per nome ad uscir fuori dai recinti di solitudine in cui volentieri ama rifugiarsi per paura di non sapere dove e verso cosa il cammino condurrà.

abbiamo bisogno di parole vere, di parole piene, di parole buone come il pane… di parole che parlino il linguaggio della Parola! e abbiamo bisogno di di-scepoli veri, pieni e buoni come il pane: discepoli che siano parole che hanno in sé Qualcuno da comunica-re. abbiamo bisogno di discepoli che facciano sentire il suono di una pagina di Parola sfogliata, il suono di un pezzo di Pane frammentato per la condivisione, il suono di gesti di una carità silente.

l’evangelista luca disegna l’atteggiamento di es-senzialità di Maria con le parole: «Maria da parte sua serbava tutte le parole mettendole insieme nel suo cuore» (lc 2,19). credo sia questa l’autentica immagi-ne reale e non solo ideale di ogni discepolo nel suo rapporto sincero con Gesù: ogni credente custodisce unificando, conserva confrontando, raccoglie eventi di gesti e di parole tessendole a partire da un punto fisso senza il quale la trama rischia di sfilacciarsi in fili senza ordito. Maria custodisce e unifica nel suo cuore di discepola ogni parola a partire da Gesù suo figlio, il filo rosso di ogni evento suo e della comunità dei credenti.

la comunità del seminario cerca ogni giorno di vivere l’essenziale diventando essa stessa essenzialità: Parola parlata, Pane consegnato, amore accolto e do-nato. il tutto con i limiti che la caratterizzano perché composta da discepoli “della via” (at 9,2) sempre in un cammino incerto e fascinoso verso la meta di un discepolato veritiero… ed essenziale!

Post scriptum: chiedo scusa per la contraddittoria lungaggine di parole che avevano la pretesa di ridire solamente l’essenziale.

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Seminario Arcivescovile di Siracusa

tra i “desideri” che Gesù esprime nella preghiera rivolta al Padre prima di lasciare questo mondo, ve n’è uno di fondante va-lore per i discepoli: «siano una cosa sola» (Gv 17,21). l’essere uno è la diretta conse-guenza del «comandamento nuovo» di amarsi gli uni gli altri (cfr. Gv 13,34); icona e sorgente di questo amore “uni-ficante” è il rapporto di unione di Gesù col Pa-dre. l’e s e rc i z i o d e l l ’ a m o -re fraterno, peculiarità imprescin -dibile dei credenti nel cristo, deli-nea anche i contorni della loro stessa iden-tità, la possibilità del loro riconoscimento (cfr. Gv 13,35). i discepoli di Gesù sono chiamati a ri-manere nel suo amore (cfr. Gv 15,9) dal quale, «pur essendo molti», sono riuniti in «un cuore solo e un’anima sola» (1cor 10,17; at 4,32). essere uno non coincide semplicemente nell’appiattimento di ogni diversità, ma può diventare esaltazione dell’alterità

nell’adesione all’unico progetto del Pa-dre, portato a pienezza in cristo. l’agire della comunità cristiana riesce a ri-manere fedele a questo mandato nutren-dosi dell’ampio respiro della sinodalità, che è lo stile di vita a lei più proprio.se insieme si crede e insieme si prega,

allora non si può che sperare in-sieme e la-vorare insie-me, senten-dosi unico popolo che, guidato dal Pastore buo-no, percor-rere la stessa strada.nel cammi-no sinodale, la mia o la tua volontà non sono chiamate ad a n n u l l a r s i

o a trovare un compromesso, ma a su-perarsi a tal punto che la nostra volontà, pur trovando origine nelle opinioni dei singoli, è superiore a ciascuna di esse. e ciò che insieme desideriamo e sogniamo può diventare un’occasione opportuna per fare la volontà del nostro Padre che è nei cieli e il canto che, ad un’unica voce e ad un solo animo, rende a lui gloria (cfr. rm 15,6).

Siano una coSa Solasalvatore savaglia

Amatevi gli uni e gli altri come io vi ho amato“ ”

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Quale sia l’attenzione che il nuovo arcivescovo mons. sal-vatore Pappalardo ha inteso riservare al nostro seminario

diocesano si comprende bene dai tempi brevi in cui ha ritenuto di incontrarsi con i seminaristi. infatti, al termine della “prima” solenne concelebrazione domenicale tenutasi in cattedrale l’indomani del suo “insediamento ufficiale”, avvenuto – come è noto - nel pomeriggio dell’8 novembre scorso, egli ha subito manifestato al rettore, don luca saraceno, l’intendimento di avere, il giorno dopo, un “incontro” con tutti noi.

a dire il vero, mons. Pappalardo ci aveva già fatto una “prima” inaspettata e gradita visita ancora da arcivescovo “eletto”, mentre eravamo a fine settembre 2008 in ritiro nella villa del seminario “san Metodio” a canicattini bagni. una tempestività che non scatu-risce – lo abbiamo potuto apprezzare nei mesi se-guenti – da un dinamismo efficientistico, ma da un autentico amore, modellato ed ispirato da quello di cristo buon Pastore.

se quella iniziale “presa di contatto” settem-brina era informale, mentre il predetto desiderato incontro aveva il crisma della ufficialità, identica ri-sultava però la sollecitudine pastorale che entram-bi ispirava.

come ha poi sottolineato l’arcivescovo incon-trandoci, il numero significativo di seminaristi che ha trovato a siracusa - 19 in sede (di cui due, ordinati diaconi, provenienti dal burundi) e tre, anch’essi dia-coni, fuori sede in quanto inviati tra roma e Messina a completare gli studi - costituisce ovviamente per lui da un lato motivo di gio-ia e dall’altro ragione di maggiore responsabilità.

Da “Padre vescovo”, come ama essere chiamato, perché que-sto incontro “ufficiale” risultasse nello stesso tempo “familiare”, sapientemente ha voluto inserirlo nel contesto di una speci-fica santa Messa presieduta, nella cappellina del seminario.

Più che su notazioni di cronaca in merito a tale incontro, vor-rei soffermarmi sull’impatto che esso ha avuto su noi seminaristi.

ogni novità - e quella di un vescovo che si insedia ed inizia la sua “storia” con i seminaristi non è novità da poco - porta con sé un certo disagio, che è stato nell’occasione age-volmente superato grazie proprio al clima di naturale affabi-lità creato da mons. Pappalardo: tutto, dal tono della voce al modo pacato, e non di meno fermo, di atteggiarsi, suscitava rispettosa confidenza.

Per chi come me ha qualche decennio in più di esperienza e di vita ecclesiale è stato agevole e spontaneo associare, per la bonomia che ne connota i tratti, la figura dell’arcivescovo mons. Pappalardo all’amato Papa Giovanni XXiii o a quella più recente del

incontrocamilloMessina

pontefice Giovanni Paolo i a motivo della pacatezza e del sorriso.

l’interesse mostrato nel visita-re i diversi ambienti del seminario, nell’informarsi sugli studi di ciascu-no nonché lo stesso invito ad aver pazienza con lui se avesse confuso i nostri nomi nei primi tempi, fa-vorivano la cordialità, agevolata, peraltro, dalla circostanza che tanto alla celebrazione eucaristi-

ca quanto alla cena che l’ha immediata-mente seguita, erano presenti la sorella ed il cognato.

era come se il nostro arcivescovo avesse voluto creare con noi da subito una “famiglia”, ampliando quella sua naturale, e l’avesse voluta riunire primariamente da cri-stiani attorno all’Euca-ristia e umanamente attorno alla mensa,

alla cui gioia risulta più facile aprir-si a ricordi e confidenze - che infat-ti non sono mancati - mediante i quali, tra l’altro, si costruisce, espri-me e consolida una comunità.

e l’essere, anzi il dover e voler essere sempre più una comunità, viva e leale, di seminaristi attorno al “proprio” Padre vescovo e ai “su-periori” suoi collaboratori, mi pare possa dirsi la consegna del nostro primo incontro “ufficiale” con l’87° successore di san Marciano, primo vescovo, secondo la tradizione, del-la chiesa di cristo che è in siracusa.

tutto ciò in sintonia, che non mi sembra casuale, con il tema della “sinodalità” che costituisce il tema di fondo del programma for-mativo di quest’anno di seminario.

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Seminario Arcivescovile di Siracusa

seminario... luogo di preghiera, di discernimento, di studio e di …DivertiMento!!!

sì… avete letto proprio bene!il seminario è anche luogo di

divertimento!!! tra le tante e svariate occasioni

in cui la nostra comunità ha vissuto momenti di spensierata serenità, vo-gliamo raccontarvi sommariamente la giornata trascorsa a nicolosi assie-me al nostro Padre vescovo.

una giornata voluta e organizza-ta dal nostro Pastore e ben accolta da tutta la comunità. così il giorno 27 dicembre 2008, seminaristi, dia-coni ed educatori, ci siamo ritrovati insieme con il vescovo per partire alla volta di nicolosi, suo paese natale. all’arrivo siamo stati accolti dal sindaco e dopo una breve visita al Municipio, con annessa colazione, ci siamo spostati al museo vulcanologico, dove ci sono state illustrate le più importanti eru-zioni dell’etna, che hanno coinvolto lo stesso paese di nicolosi.

successivamente ci siamo recati al rifugio sapienza, dal quale abbiamo potuto am-mirare un incantevole spettacolo naturale: il luogo era, infatti, completamente ricoperto di neve. la tentazione è stata forte e non abbiamo saputo resistere: immediatamente ci siamo ritrovati tutti, vescovo compreso, bersagli a tiro di palle di neve, come fossimo tor-

“Nessuno ricorderebbe il Buon Samaritanose avesse avuto solo buone intenzioni.Aveva anche soldi.”(Margaret Thatcher)

Ridere fa bene

è una di quelle frasi che talvolta passano dalla cronaca spicciola alla storia. un po’ come il celeberrimo Non olet! che vespasiano esclamò allo scandalizzato figlio tito, al quale pareva in-verecondo che nelle casse dello stato andasse il ricavato della tassa imposta sull’uso di quegli arnesi eponimi del padre (o viceversa, visto che oggi non si capisce più se la fama storica del pri-mo è data dai secondi o no).

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lorenzo russoMarco ramondetta

p. nuccio amenta

è stata detta dalla Lady di ferro che ha governato la Gran bretagna negli anni ‘80. in fondo, non le si può dare torto: la locanda sulla strada per Gerico accolse il malcapitato soccorso dal samaritano die-tro congruo anticipo e, si suppone, lauto saldo… ma visto il cuore del buon sama-ritano, possiamo anche supporre che se non avesse avuto denaro avrebbe ospitato

a casa propria e curato quell’uomo con le sue mani.

l’episodio del buon samaritano resta emblematico: ciascuno di voi, nella pro-fondità del vostro cuore colmo di buone intenzioni, può essere ricordato costan-temente, oltre che nella preghiera, nella profonda gratitudine dei seminaristi ospiti nella nostra locanda di Piazza Duomo…

nati bambini. Dopo aver lautamente pranzato lì, ci siamo diretti verso una piccola chiesetta dedicata alla Madonna della neve, custodita dai francescani minori di catania. Qui abbiamo incontrato i due parroci, due fratelli, che hanno concelebrato con il vescovo ed i nostri superiori. termina-ta la celebrazione eucaristica abbiamo intrapreso la via del ritorno a siracusa.

altro momento di convivialità è stato quello che abbia-mo vissuto il 7 aprile scorso, Martedì santo, quando come abili esploratori, attrezzati di zaini, panini, bastone e scar-pe comode, ci siamo immersi a pieno nella natura con una tranquilla passeggiata lungo il percorso della ex-ferrovia che attraversa uno dei paesaggi più belli della nostra Dio-cesi: la riserva naturale di Pantalica.

il canto delicato della natura, l’esplosione suggestiva dei colori, «un vero e proprio tempio di Dio non fatto da mani d’uomo, con le sue navate naturali, i suoi finestroni di rami intrecciati da cui si vedono i cieli», ci hanno permesso di entrare in contatto con l’onnipotente (baden Powell).

nel pomeriggio siamo saliti a ferla per far visita al parroco padre roberto Garro, il quale ci ha accolto con grande gioia. e tra una chiacchierata ed un’altra abbiamo potuto visitare la chiesa Madre, la cappella dell’adorazione perpetua per poi concludere con un buon gelato. i momenti di goliardia vissuti dalla nostra comunità, però, non finiscono qua.

tante le serate in cui i seminaristi passano dei bei momenti insieme ed in fraternità perché ridere fa bene al corpo ed allo spirito.

L’aforisma economico

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Seminario Arcivescovile di Siracusa

Nell’ambito dei servizi interni del Semi-nario per la terza volta in cinque anni mi è stata assegnata la cura del relativo Archivio e questo mi ha dato l’occasione di ritrova-re i “giornalini” che il nostro Seminario ha pubblicato fin dagli anni ‘40.

Leggendoli ho notato l’evoluzione subi-ta nel tempo da questo piccolo strumento di informazione, il più antico numero del quale era ricompresso nella «Vita nostra», organo mensile delle attività cattoliche della nostra Arcidiocesi, in stampa dal 1936 al 1942.

Nell’immediato secondo dopo guerra alla rivista «Vita nostra» subentrò la pubbli-cazione «Verso la vetta» come mensile della Pontificia Opera Vocazioni Ecclesiastiche (POVE) del Seminario Arcivescovile di Si-racusa edito fino al 1954.

Ci si trovava allora in un’Italia diversa, che tentava di ricostruire sé stessa, di rialza-re la testa dopo la catastrofe della Guerra, e, fra mille difficoltà, cercava di superare una profonda crisi economica.

Il nostro giornalino non rimase indifferente a tale contesto sociale e mostrò chiaramente la vita quotidia-na, aspra e senza troppi lussi, che il Seminario viveva in quegli anni; pre-sentò articoli colmi dei sogni e delle ansie pastorali dei “chierici” del tem-po e rappresentò, forse romanzandola un po’, la figura dell’allora presbitero italiano come totalmente povero per seguire in maniera ancora più perfetta il Signore Gesù e al completo servizio del prossimo fino all’estremo sacrificio della vita. «Insomma – si legge in un articolo di «Verso la vetta », datato febbraio 1948 - chi vuol essere prete oggi deve essere un po’ poeta, un po’ eroe, un po’ mistico, un po’ umana-mente folle, cioè un po’ santo e un

grande amante».«Verso la vetta» cedette il posto a «La

voce del Seminario» nel 1955, il quale ven-ne stampato fino agli anni ’70.

Si trattò di un periodo di profondo e radicale cambiamento per la Chiesa, che vi-veva la provvidenziale stagione del Concilio Vaticano II, che, pur ponendosi in continu-ità e non in rottura con quanto c’era prima, avrebbe profondamente rinnovato la Chiesa medesima.

«Gaudium et Spes», «Sacrosanctum Concilium», «Lumen Gentium», «Aposto-licam Actuositatem», «Optatam Totius» sono tutti documenti conciliari non solo letti avidamente dai nostri “confratelli” dell’epoca, ma anche commentati e soprat-tutto vissuti!

Così un vento di rinnovamento, di fre-schezza e di nuova giovinezza entrò nelle vetuste mura del nostro Venerabile Semina-rio! Non in maniera indolore e non senza portare con sé anche una certa crisi.

Molti furono, infatti, in quegli anni, i

Il giornalino del Seminario in sessant’anni di storia

da Verso la vetta...

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Il giornalino del Seminario in sessant’anni di storia

seminaristi che lasciarono il Seminario. Un certo senso di ricerca della propria identità,

che sembrava perduta, avvolse clero e Se-minario.

Un articolo che rappresenta in maniera ideale questo periodo della nostra storia è “Il seminarista, questo sconosciuto” appar-so ne «La voce del Seminario» di agosto-settembre 1967 a firma di “i.s.”, del quale per ragioni di spazio mi limito ad estrarre solo alcuni periodi che reputo interessanti, rimanendo a completo servizio di coloro che desidereranno leggerlo per intero:

«Eravamo troppo abituati a vederli pas-sare silenziosi per le vie della città, in fila nel-le loro vesti nere, i nostri Seminaristi, ogni pomeriggio alla stessa ora […] Li si credeva diversi dagli altri giovani, diversi dal resto della umanità! Di colpo non li hanno più visti: anzi, sì; li hanno riconosciuti ancora perché andavano a passeggio in gruppo …, ma non erano quelli di prima: sembravano dei giovani comuni, nei loro abiti borghesi … “Ma come!”, si sono chiesti i soliti ben-pensanti, “Dove andremo a finire?” Quan-do si scambia l’abito per il monaco, questa domanda è più che logica. Ma a chi vede meglio la cosa che balza subito agli occhi è che l’ansia di rinnovamento che pervade

tutta la Chiesa è particolarmente sentita nel Seminario. […] Nei seminaristi è viva l’esi-

genza di una migliore preparazione al ministero. Molte cose sono cambiate nel Seminario e non certo in peggio! Solo si sappia meglio chi sono i semi-naristi! Venivano essi concepiti come destinati a vivere nella serra (Oh, la teologia e la mistica dell’Hortus con-clusus!!!) ed essere come la cera in-forme e duttile del plasmatore, come dei ragazzi-adulti, impassibili come monaci, dopo lunghi anni di deserto nella Tebaide […]. Se vogliamo che i nostri seminaristi siano Sacerdoti adatti alle esigenze del mondo d’oggi,

soprattutto dei giovani d’oggi, così stanchi, così ribelli, così ansiosi di autenticità e non di vuota retorica, questi Seminaristi è bene che vivano un Seminario “aperto”. Cresca pure il lavoro degli educatori, cresca pure il peso della loro missione, ma che questi Seminaristi siano ben formati! […]».

Questo articolo suscitò allora una certa reazione dei lettori fra i quali ci fu chi non tardò ad affermare che tutto era perduto: pietà, devozione, religiosità, quindi “dove andremo a finire?”.

La storia ha smentito queste così cata-strofiche e lapidarie affermazioni!

De «La voce del Seminario» si è per-sa traccia nel 1977. Torniamo ad avere in Archivio un giornalino del Seminario nel 1995. Da questo anno in poi, troviamo numeri pubblicati in proprio o allegati a «Cammino», organo diocesano di infor-mazione.

Nel 2007 passiamo all’attuale «Ecco-mi», pubblicazione che, con molta sempli-cità, non ha altro desiderio che raccontare e far conoscere i seminaristi e le loro atti-vità al Popolo Santo di Dio presente nella nostra Arcidiocesi.

Flavio Cappuccio

...a eccomi

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Seminario Arcivescovile di Siracusa

Ho amato Gesù CristoD.

Carissimo Mons. Greco, è l’incontro col Cristo, quando era ancora preadole-scente, che le ha fatto pronunciare quel “Sì” che lei dice essere inizialmente un “Sì” di slancio. Com’era il Seminario al suo tempo, e quali emozioni suscitava ad un ragazzo che doveva confermare la sua adesione al Signore?

R. il mio “sì” lo definisco di slancio perché

all’inizio della i° media risposi un “no” sec-co ad un seminarista che mi invitava ad entrare in seminario. Ma dopo un anno, alla stessa domanda da parte di un altro seminarista, in una stradetta secondaria di Palazzolo, mio paese d’origine, rispo-si inspiegabilmente un “sì”, spontaneo, di slancio. la vocazione è un mistero. Mi sono sentito scelto in maniera tangibile, non sono stato io a sceglierlo. Poi questo “sì” è maturato nel corso del seminario, che allora era molto diverso dall’attua-le perché i tempi erano diversi. c’era un rigore forse un po’ eccessivo, ma io lo accettavo perché capivo serviva alla crescita spirituale e morale in ordine al sacerdozio. c’era rara possibilità di con-tatto con l’esterno, ma non per questo eravamo fuori dal mondo; la formazio-ne culturale ed intellettuale era molto solida e si svolgeva per intero in semi-nario con professori esclusivamente sacerdoti. ricordo con gioia tutti i miei professori, e con nostalgia tutti questi anni, perché c’era un’armonia bella, fatta di entusiasmo nel rapporto con docenti e con i compagni, con cui ho condiviso ideali, aspirazioni, sogni, dif-ficoltà, stanchezze poi superate; insom-ma, un po’ tutta la vita.

Ho amato il mio SacerdozioD. Poi, il 25 Ottobre 1958, quel suo so-

gno sconfinato è divenuto realtà. In quale modo la voce di Dio ha conti-nuato a parlare anche dopo l’Ordi-nazione, quando, giovane sacerdote, svolgeva il suo ministero pastorale in Cattedrale, a Canicattini, a Melilli, o come docente in Seminario, e quando poi, in età adulta, era Parroco alla Sa-cra Famiglia?

R. sono stato bene in ogni luogo in cui sono

stato mandato da giovane sacerdote. Quando ho ricevuto un nuovo incarico, che mi sollevava dall’antico, ho un po’ sofferto, ma ho sempre individuato la vo-lontà del signore in questi cambiamenti, talvolta rapidi come all’inizio ho sempre

Idi grazia e di Amore … è l’amore che ha suscitato il mio amore. ho amato Gesù cristo. ho amato la chiesa. ho amato il mio sacerdozio. ho amato tutti coloro che ho incontrato lun-go la mia strada” (dal discorso del 50° anniversario di Ordinazione Presbiterale di Mons. Giuseppe Greco)

nell’anno in cui ricorre il 50° anniversario dell’ordinazione Presbiterale di Mons. Giuseppe Greco, già vicario della nostra chiesa siracusana, che al seminario ha sempre guardato con partico-lare attenzione di padre e per il quale ha istituito una cospicua borsa di studio, mi sono fermato a riflettere con lui sulla sua vita da “chiamato”.

a cura di andrea Gallitto

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abbracciato con gioia e con piena convin-zione la nuova destinazione.

alla Sacra Famiglia, poi, sono stato per 14 anni. ho capito che il signore mi dava appuntamento proprio lì a santa Pana-gìa e non altrove. e’ così che mi sono dedicato all’attività pastorale che mi as-sorbiva totalmente ed ho abbandonato di fatto i miei studi. ho avuto tante diffi-coltà, ma molte più gioie. ho capito che il signore mi parlava attraverso la gente di quella Parrocchia, così diversa perché di ogni estrazione. Dovevo fare una gin-nastica mentale straordinaria per poter

dialogare con tutti: è stata un’esperien-za completa e posso dire che sono stato ben voluto da tutti senza distinzioni. il rapporto con i bisognosi poi mi ha raffor-zato nell’apertura a chi vive nel disagio e mi ha dato sensibilità per chi è sofferente, per chi è sconfitto e deluso dalla vita. era difficile ovviare al degrado morale, cultu-rale e spirituale, che non è solo il risultato di una carenza economica, ma anche for-mativa, educativa, tuttavia insieme con i parrocchiani abbiamo tentato ad allevia-re qualcuna di quelle carenze.

Ho amato la ChiesaD. È al servizio di tutta la Chiesa Siracusana, come Vicario Generale, che lei ha dedicato la

maggior parte del suo ministero sacerdotale. Dio ha voluto che l’ultima celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Costanzo quale Arcivescovo residenziale in Cattedrale fosse quella in cui ricordavamo i suoi 50 anni di Sacerdozio. Quale Amore alla Chiesa nasce da un mandato così delicato, e quali gli aspetti che ha messo a disposizione del Vescovo per collaborarle in un incarico così gravoso?

R. l’amore alla chiesa è la sorgente e la foce di questo lungo impegno nella nostra diocesi.

non mi aspettavo minimamente la nomina a vicario Generale, ma l’ho accettata con senso di responsabilità, consapevole che mi aspettava un impegno totale a favore della chiesa. è l’amore alla chiesa che mi ha sostenuto nelle difficoltà, mi ha corroborato, perché le diffi-coltà sono commisurate all’importanza dell’impegno. anche qui ho capito che il signore mi aspettava proprio lì e non altrove. l’amore alla chiesa è maturato in questi anni. Posso dire che oggi che ho lasciato l’incarico di vicario la amo ancora più profondamente, e penso di servire adesso la chiesa con uno slancio sempre più forte. l’amore al mio sacerdozio è inse-rito in maniera vitale nell’amore alla chiesa; è l’amore alla chiesa di cristo che si concretizza nell’amore alla chiesa siracusana.

il vicario Generale, poi, mette a servizio del vescovo tutte le risorse spirituali, intellettuali, volitive e culturali che possiede. io credo di aver sostenuto Mons. costanzo in una triplice dimensione : la Collaborazione di Pensiero, cioè avere un pensiero sintonizzato con quello del vescovo, anche nelle diversità dei due, seguendo però sempre le linee che il vescovo consegnava per l’impostazione pastorale; la Collaborazione di Cuore, perché una diocesi va governata anche con il cuore, ed il vicario deve svolgere il suo lavoro con la stessa passione del vescovo; la Collaborazione di Azione, cioè l’insieme degli spazi in cui l’arcivescovo non può arrivare vengono resi vivi attraverso la presenza del vicario, che lo rappresenta, che ce-lebra in sua vece, per lui si relaziona con quelle persone che non ha il tempo di seguire in maniera continuativa, e tutto ciò si verifica quotidianamente.

infine, tutte queste tre dimensioni si possono riassumere in quella che chiamerei una Col-laborazione “in sacris”, la dimensione sacra, l’aspetto più alto e più nobile che si possa im-maginare. inoltre, in questi anni, uno degli impegni che mi hanno visto orgogliosamente a fianco dell’arcivescovo è stato il tempo impiegato per la concessione del corpo di santa lucia, prima temporanea e dopo anche definitiva, anche se poi quest’ultimo obiettivo non è stato possibile realizzarlo.

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Seminario Arcivescovile di Siracusa

Ho amato tutti coloro che ho incontrato lungo la mia strada

D. Mi permetto adesso di citare, tra tutti quelli che il Signore ha messo lunga la sua strada, il suo carissimo confratello presbitero, Pa-dre Salvatore Mineo. Cosa le è rimasto della sua figura sacerdotale?

E poi, nella sua strada ha trovato anche noi, l’attuale Seminario. Come vede oggi l’impostazione dei seminari, non il no-stro, ma in generale? E di conseguenza le chiederei di darci qualche consiglio per la vita di un seminarista che si prepara ad essere sacerdote.

R. Padre Mineo, morto a 29 anni, dopo soli sette anni di sacerdozio, è stato un punto di riferimento essenziale nel mio cammi-no spirituale e culturale. egli nel suo diario scrisse: «cosa sarò io domani? voglio esse-re un poeta, però voglio essere anche un

mistico… allora sarò un poeta-mistico». Poesia e mistica sono inseparabili, l’una si compenetra con l’altra.

io per esempio svolgo la mia vita sacerdo-tale pregando, celebrando, evangelizzando ed incarnando il vangelo, che va inculturato con le categorie e il linguaggio dell’uomo di oggi. si pensi all’incontro su salvatore Qua-simodo che, promosso recentemente dalla biblioteca alagoniana, mostra la fede tor-mentata e travagliata dello scrittore: è così che abbiamo parlato con coloro che sono alla ricerca, ma “a tentoni”, come dice s. Pao-lo nel suo discorso all’areopago. cultura e

pastorale non sono congiunte né contigue, ma una dentro l’altra.

nell’impostazione dei seminari di oggi noto una lacuna che non dipende dai seminari stessi né dai seminaristi: oggi viviamo con una impostazione di vita molto dispersiva, che non ci consente la riflessione e l’unità in-teriore io ho l’impressione che la formazione culturale negli anni di seminario dia un sa-pere troppo frazionato in cui l’insieme della teologia dogmatica e morale sfuggono.

Posso provare a dare dei consigli, ma difficili da attuare. Due per la formazione culturale: 1) impara a Pensare, perché per pensare c’è bisogno di imparare. abbi il gusto e la gioia della ricerca, il gusto di imparare sempre nuove cose. 2) impara a Pensare con la tua testa, non seguendo in maniera acritica quello che dice la maggioranza. la verità non è necessariamente nella maggioranza. “con la propria testa” significa “confrontati con tutti”, anche con chi pensavi non potesse darti nulla. Matura la tua capacità critica, perché tu possa vagliare tutte le idee intorno a te. criticare vuol dire “secernere l’assoluto dal relativo”. l’ultimo consiglio riguarda la formazione spirituale: impara ad amare, perché non è facile amare. non puoi fare a meno di amare cristo se tu scopri che lui ti ama. anche la tua vocazione è segno di questo amore. e poi l’amore che necessariamente tu porti a cristo è amore anche talvolta difficile. se vuoi seguire il figlio dell’uomo tu non avrai dove posare il capo, non avrai una vita comoda, tranquilla. abbi l’ideale di non adagiarti in una vita borghesemente comoda. impara ad affrontare anche le difficoltà, il sacrificio, perché la società di oggi ha la grave lacuna della scarsa educazione al sacrificio. se il seminario educasse al sacrificio già questo sarebbe tanto per recuperare il tempo perduto. l’amore è ciò che affronta i sacrifici. basta dire soltanto che l’amore di cristo non si è fermato neanche dinanzi al sacrificio supremo della croce.

Mons. Giuseppe Greco, in occasione del suo 50° anniversario di sacerdozio ha voluto destinare la somma dei regali in denaro, pari a 11.500 euro, come borsa di studio per un seminarista meritevole. La Comunità del Seminario ringrazia di vero cuore Monsignore per questo gesto di assoluto affetto che rivela la sua profondità e nobiltà d’animo.

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In aiuto dei fratelliIl terremoto in Abruzzo, le cui dram-

matiche immagini hanno occupato i nostri schermi televisivi in questi ultimi giorni, è stato per me motivo di riflessione su come una grande disgrazia possa sollecitare una straordinaria partecipazione nel tentativo di soccorrere chi è stato duramente colpito ne-gli affetti e nei beni materiali.

E’ grazie alla solidarietà che spesso si trovano forze ed energie nuove per una rinnovata coesione sociale ed insieme con essa si mettono in moto le ragioni della umana convivenza che possono costituire al contempo la speranza per il fu-turo, attraverso la riscoperta di gran parte di quei valori che sono alla base di uno stile e genere di vita alternativo: tolleranza, giustizia sociale, corresponsabilità. Ma al di là della ec-cezionalità della situazione creatasi in abruz-zo, le esperienze che io ed altri due semina-risti abbiamo avuto modo di maturare alla mensa caritas della Parrocchia del Pantheon, con gli emigranti assistiti presso la Parrocchia di bosco Minniti e i diversabili ospiti del locale istituto “s. angela Merici” ci hanno consenti-to di scoprire un altro volto della solidarietà, quella offerta quotidianamente nel silenzio.

si tratta di una solidarietà praticata - verso persone anch’esse toccate nel loro intimo da disagi o problematiche di diversa natura - da parte di tanti operatori, che agiscono in un anonimato discreto, spendendo ogni giorno gran parte del loro tempo.

le storie dei volontari da un lato e delle tante famiglie disagiate o di altri bisognosi, dall’altro, espressione spesso di ingiustizie sociali e sofferenze subite con grande dignità – nel momento in cui noi stessi ci siamo la-sciati coinvolgere portando il nostro modesto contributo – ci sono risultate alla fine ricche di piccoli e grandi miracoli da scoprire, di lezio-ni pratiche da imparare, di amore da ricevere oltre che da donare, di pregiudizi da “disimpa-rare”. Partendo da questa grande cattedra e da questo magistero, ovvero ripartendo dalla semplicità e dalla lezione dei poveri, dei sof-ferenti, dei disagiati, considerati nell’odierna

Maurizio Pizzo

società gli “ultimi”, ho impa-rato che è possibile recu-perare da parte nostra il senso più evangelico di una Chiesa che sia veramente universale, dove si vivono rapporti di reci-proca appartenenza più ampi di quelli a cui siamo abituati, di una chiesa cioè capace di allar-gare le sue strutture mettendo a nudo le contraddizioni di una società in cui vige spesso la leg-ge del più forte. nel condividere con essi, non solo le nostre cose, di tanto in tanto “superflue”, ma anche il nostro tempo, talvolta “necessario”, io e i miei compa-gni di seminario coinvolti in tali esperienze abbiamo parados-salmente trovato l’occasione per «ri-educare» e «ri-evangeliz-zare» la nostra fede, che rischia di essere teorica per eccesso di disquisizioni teologiche.

è stata una lezione e una provocazione scaturite da volti, vissuti e situazioni dram-matiche e sovente dimentica-te che, seppur apprese nella ordinarietà del quotidiano, hanno lasciato comunque, nel cuore e nella memoria di ognuno di noi, una traccia permanente di una trasforma-zione straordinaria.

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Seminario Arcivescovile di Siracusa

Dal 1° al 7 marzo scorso, la nostra comunità del seminario ha vissuto un’esperienza di vita fraterna con i sacerdoti del vicariato di Palazzolo presso l’oa-si Don bosco; un’esperienza che è stata anche una settimana vocazionale nelle Parrocchie del territorio. abbiamo iniziato la settimana incontrando i ragazzi e i giovani delle scuole elementari, medie inferiori e superiori, condividendo con loro un momento di riflessione e di confronto sul tema della 46a Giorna-ta Mondiale di Preghiera per le vocazioni dal tema «so a chi ho dato la mia fiducia».

le giornate iniziavano con la preghiera delle lodi Mattutine insieme ai sacerdoti presenti, segui-va un’abbondante colazione e poi noi seminaristi partivamo per andare a frequentare le lezioni allo studio teologico “san Paolo” di catania.

nei pomeriggi ci spostavamo nelle singole co-munità parrocchiali, pregando con i fedeli, incon-trando tutte le realtà della parrocchia (i ragazzi del catechismo, i giovani, gli adulti) e i diversi movi-menti (azione cattolica, scout, rinnovamento nello spirito, cammino neo-catecumenale).

la sera, non appena terminate le rispettive at-tività in parrocchia, tornavamo all’oasi Don bosco per la cena, dopo la quale abbiamo sperimentato intensi momenti di fraternità.

Molto interessante è stato, per noi seminaristi, il momento in cui i sacerdoti ci hanno presentato i pro e i contro delle loro parrocchie e della realtà del vicariato, aiutandoci con le loro testimonianze ed esperienze a maturare più profondamente alcuni aspetti concreti delle parrocchie.

la lectio divina, guidata e preparata dai nostri lettori istituiti, ci ha aiutato a mette-re insieme le nostre riflessioni sul vangelo della trasfigurazione, proposto per la ii Do-menica di Quaresima, da cui è scaturita la preghiera comune.

un altro momento di grande spessore è stato quello che abbiamo vissuto dalle suore del cenacolo Domenicano a solari-no; questo incontro ci ha permesso di co-

andrea zappulla

Quanto è buonoche i fratelli vivano insieme!

noscere più da vicino le attività di carità, di accoglienza e di solidarietà nei confronti degli immigrati che si rivolgono a quella struttura.

Giorno 5 marzo, primo giovedì del mese, alcuni hanno celebrato l’adorazio-ne vocazionale nelle parrocchie, altri in-vece si sono ritrovati nella parrocchia san Michele arcangelo di Palazzolo per l’ado-razione comunitaria preparata ed animata dal parroco di quella chiesa, padre salva-tore randazzo.

il venerdì, giorno in cui si ricorda la passione e la morte di Gesù, abbiamo par-tecipato alla Via crucis cittadina nei vari paesi insieme con i giovani delle diverse realtà parrocchiali.

esperienze diretta del grande valore della fraternità

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Dal primo al sette marzo scorso si è tenuta, presso l’oasi “Don bosco” di Palazzolo acreide, una “convivenza” tra i sacerdoti del vicariato di Palazzolo – floridia e i seminaristi (in tutto 14), accompagnati dal rettore, don luca saraceno, e dal padre spirituale, don salvatore Garro.

Purtroppo non tutti i presbiteri “in forza” al vicariato hanno potuto essere presenti, alcuni per gravi motivi di salute, mentre altri lo sono stati in modo assai limitato per le difficoltà lega-te al loro ministero.

a distanza di due mesi, ripensando a quel-la esperienza, che mirava ad una reciproca (per taluni, “prima”) conoscenza, mi sorge spontanea una domanda: che cosa dei sacerdoti frequenta-ti i seminaristi hanno potuto conoscere?

certamente i brevi momenti dei pasti in co-mune hanno dato loro la possibilità di vedere i

p. angelo caligiore

un elemento essenziale di questa set-timana è stata certamente la “fraternità”, tra seminaristi e sacerdoti, che si è potu-ta “gustare” in particolar modo durante i pranzi e le cene vissute nell’ascolto di “storielle realmente accadute”, raccontate da un prete particolarmente spiritoso.

inoltre non dimentichiamo la gioia vissuta nell’aver condiviso il pranzo con il nostro arcivescovo, attorniato da tutti i sacerdoti del vicariato, nel giorno del suo anniversario di ordinazione episcopale.

al termine di questa esperienza, inten-samente vissuta, voglio esporre tre delle tante cose che essa ha suscitato in me. la prima è la gioia che nasce dall’aver avuto

l’opportunità di incontrare e conoscere maggiormente i sacerdoti del vicariato di Palazzolo, vivendo con loro la quotidianità della vita di un parroco. la seconda è l’aver fatto esperienza diretta del gran-de valore della fraternità costituita ed intessuta da legami e relazioni semplici e profonde. la terza è l’accoglienza che ci hanno riservato le Parrocchie, l’attenzione che hanno avuto nei nostri riguardi, la stima e l’affetto che ci hanno mostrato.

Questa settimana vissuta insieme è stato per noi seminaristi un’opportunità per crescere e ma-turare nella fede, ringraziando il signore per avercene fatto dono, per averci mostrato il suo volto ed averci fatto sentire la sua presenza attraverso la fraternità concreta che abbiamo vissuto.

a commento di questa settimana di vita fraterna anche noi insieme al salmista osiamo esclamare «ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!» (sal 13,1).

Parola a un testimone di vita fraterna presbiteri nell’insieme, seppur parziale per le ragioni anzidette, avendo avuto modo di approfondire i rapporti solo con i parroci con cui hanno condiviso nel po-meriggio di ciascun giorno della convi-venza le fatiche pastorali.

Pur con tutti i limiti legati alla bre-vità dell’esperienza, a me sembra che i seminaristi abbiano potuto sperimen-tare – dopo averlo studiato sui libri –, al di là delle varietà caratteriali, che cosa significhi e, soprattutto come sia difficile, essendo sempre latente il rischio di far parte a sé anche per una maggiore gra-tificazione, essere uniti nell’esercizio del ministero sacerdotale attorno al vescovo, formando un unico Presbiterio.

essere consapevoli di ciò, è il primo passo perché possano rendere al meglio il servizio presbiterale a cui un giorno, a Dio piacendo, saranno chiamati.

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Seminario Arcivescovile di Siracusa

L’accompagnamentospiritualeGuido scollo

a chi da piccoli non sono passate nella mente domande del tipo: «compro la caramella alla frutta oppure quella al latte?» o «prendo il cono al cioccolato o alla fragola? e se mettessi tutti e due i gusti?…no, non ci stanno!».

crescendo le domande divengono sempre più impegnative e di certo sono “infinite” come le possibilità offerte dalla vita: ma una scelta, anzi-chè un’altra è la stessa cosa? That’s the problem.

infatti, se la decisione di comprare una tazza da latte con topolino o con il colore della mia squadra di calcio preferita non cambia l’esistenza, il determinarsi per studiare medicina o aprire un ristorante o ancora entrare in seminario o sposar-si è un’opzione dagli effetti non indifferenti.

su questo vorrei allora riflettere e soprat-tutto sul faticoso discermento che compie un giovane seminarista nel cammino verso la vita presbiterale.

se intervistassimo ogni singolo seminarista, sapremmo che la sua decisione di entrare in se-minario non è maturata dall’oggi al domani, ma a seguito di un (più o meno) lungo periodo di riflessione.

elementi essenziali per la sua scelta sono sta-ti: preghiera, lettura della bibbia ed il confronto con un padre spirituale.

l’aiuto di quest’ultimo è fondamentale perché da solo l’uomo non riesce a guardarsi in toto, ma ha bisogno di un punto di vista esterno che lo aiuti a comprendere sempre più e meglio se stesso.

ed è importante che tale punto di vista non provenga tanto da un amico quanto da una “persona di spirito”, ossia da qualcuno che, radi-cato in Dio, possa aiutare la persona a far luce su se stessa nell’inserimento alla vita di cristo.

la scelta di entrare in seminario però è solo

l’inizio di un ulteriore prolunga-to discernimento compiuto alla luce della direzione spirituale e sulla base delle esperienze ma-turate nei sette anni che portano al sacerdozio.

ecco allora che la figura del padre spirituale, presente in ogni seminario, è assai importante, costituendo una guida per com-prendere meglio il percorso di vita che si è intrapreso (se la scel-ta è stata quella giusta, o come ridefinirla, avuto riguardo ai cambiamenti inevitabili in ogni persona che matura).

nel contempo il supporto del padre spirituale torna di grande utilità pure per le scelte quoti-diane, le quali non sono meno difficili perché, come osserva un gesuita, a. barruffo, «non è facile distinguere tra l’azione dello Spirito di Dio, quella dello spirito umano e quella dello spirito cattivo […] la difficoltà deriva dal fatto che es-sendo lo Spirito di Dio presente nel nostro spirito umano, lo spirito cat-tivo cerca di imitare lo spirito di Dio per ingannare l’uomo e distoglierlo così dal piano di salvezza».

sotto quest’ultimo aspetto il padre spirituale aiuta i seminari-sti a discernere i diversi spiriti che agiscono in noi e che ci mettono spesso in confusione sulle deci-sioni da assumere.

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naturalmente, ed è bene precisarlo, l’ultima pa-rola spetta sempre all’inte-ressato e non è mai dettata dal padre spirituale, che si limita ad illuminare e a rileg-gere le nostre esperienze.

Detto così, questo di-rettore dello spirito sembra quasi un superuomo, ma state tranquilli non stiamo parlando né di superman e neanche di batman, bensì semplicemente di un uomo dallo spirito ben formato, e nel nostro seminario è padre salvatore (per noi p. salvo) Garro, che da dieci anni si prende cura dell’ac-compagnamento spirituale dei seminaristi della nostra diocesi.

in realtà, però, noi con-sideriamo padre salvo più di un “superuomo” per la sua allegria e il suo humor, ma anche per la serietà e competenza con cui sa dire le cose importanti al mo-mento giusto nonché per la disponibilità con cui è sem-pre pronto ad accogliere ciò che gli viene comunicato.

insomma, il nostro padre spirituale è per noi una co-lonna portante e una busso-la indispensabile.

Ma non voglio star qui a parlar troppo di padre salvo – che, peraltro, sono certo non gradirebbe – sia perché farei solo un lungo elogio e sia poi perché fi-nirei (forse) su un piano personale, e questo non mi sembra opportuno.

ad ogni modo però voglio sintetizzare l’operato di don salvo nei nostri confronti con un’immagine, precisamente quella riprodotta in un poster appeso nella sua camera: è il “ ritorno del figlio prodigo” di rembrandt, un tenerissimo abbraccio tra un padre ed un figlio.

«non è facile distinguere

tra l’azione dello Spirito di Dio,

quella dello spirito umano e

quella dello spirito cattivo

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Seminario Arcivescovile di Siracusa

Porte aperte in Seminario

le comunità parrocchiali della chiesa Madre e di santa sofia di sortino, dallo scorso mese di ottobre, hanno accolto due seminaristi, luca Gallina e Maurizio casella, e con loro hanno condiviso gli ultimi mesi di preparazione al sacramento dell’ordine nel primo grado del diaconato.

sono stati diversi i momenti di pre-ghiera, e non solo, che hanno reso i giorni immediatamente precedenti l’ordinazione del 18 marzo, particolarmente intensi. uno di questi è stato l’incontro che, venerdì 13 marzo, si è tenuto in seminario.

abbiamo accolto prontamente l’invito che ci veniva dal rettore, padre luca sa-raceno, a trascorrere una serata laddove “vivono” coloro che, avendo scelto di dire il loro “sì” a Dio, si preparano a divenire sa-cerdoti.

insieme con noi, giovani di sortino, c’era un numeroso gruppo della parroc-chia san Giuseppe innografo di augusta, dove alessandro, già dall’anno scorso, è inserito e svolge il suo ministero in vista anch’egli dell’ordinazione diaconale.

nel pomeriggio, dopo aver visitato il seminario, guidati dal rettore, abbiamo riflettuto sul dono della vocazione e con-

diviso le nostre esperienze, (caratterizzate dalla paura ma anche dalla certezza che Dio ci ama). Padre luca ci ha presen-tato il brano evangelico di Mat-teo 19,16-22, che narra di quel giovane che da Gesù voleva sa-pere cosa fosse necessario fare per essere sicuri di avere la vita eterna.

Davanti alla risposta di Gesù che lo invitava a lasciare tutto e a seguirlo, se ne andò triste perché troppo legato alle sue cose.

Per rispondere alla libe-ra iniziativa di Dio ci vuole un

cuore disponibile all’ascolto e capace di affezionarsi totalmente al signore. la li-bera iniziativa di Dio richiede la libera ri-sposta dell’uomo; una risposta positiva che presuppone sempre l’accettazione e la condivisione del progetto che Dio ha su ciascuno di noi; una risposta che accolga l’iniziativa d’amore del signore!

Questa è stata la testimonianza che i tre ordinandi ci hanno lasciato: nel dire il proprio “sì” al signore non si possono fare troppi calcoli. al contrario, si parte per una terra che non si conosce, si è animati da una “bella” incoscienza che permette di abbandonarsi, di fidarsi completamen-te di Dio che chiama.

è stata forte la provocazione che, alla fine dell’incontro, padre luca ha voluto consegnare a tutti, giovani e guide: “chi di voi non ha mai pensato, almeno una volta, nella vita, di potersi consegnare a Dio nella forma di prete, frate o suora!” .

Dopo aver pregato i vespri, il nostro stare insieme è continuato in refettorio dove abbiamo cenato in un clima di festa per la presenza del nostro padre vescovo salvatore Pappalardo e, terminata la cena,

Porte apertein Seminario Melania birritta

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ci siamo spostati nella chieset-ta di santa Maria in ortigia per un’ora di adorazione eucaristica vocazionale.

tutta la comunità diocesana si è stretta attorno a luca, Maurizio e alessandro e per loro e insieme con loro ha pregato il signore. Questo momento di adorazione, al quale i giovani hanno partecipa-to con entusiasmo e raccoglimen-to, è stato presieduto dall’arcive-scovo emerito, Mons. costanzo, il quale, commentando un brano di san Paolo, ha augurato ai tre ordi-nandi diaconi di avere il coraggio

di annunciare la Parola, di insistere in ogni momento opportuno e non opportuno. Questo significa non lasciarsi mai zittire da chi non vuole dare ascolto alla Parola di Dio, ma preferisce circondarsi di maestri se-condo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole.

è stato bello vivere questo momento in semi-nario dopo le varie attività vocazionali che, a livello parrocchiale, sono state realizzate.

una esperienza forte per noi giovani, che abbia-mo scoperto la bellezza e l’accoglienza di un luogo poco conosciuto. Momenti che rimarranno impressi nei nostri cuori, e chissà che da questa esperienza non nasca in qualcuno il desiderio di offrirsi total-mente al signore nella via che lui vorrà indicare…

Per rispondere alla libera iniziativa di Dioci vuole un cuore disponibile all,ascoltoe capace di affezionarsi totalmente al Signore

era il1989 quando, in ginocchio sull’ultimo banco della mia par-rocchia (vedi foto), ho pregato dicendo: “Mukama, mfasha nto-re concours nzoca ndakwihebera” che significa: “signore aiutami a superare l’esame di stato ed io ti consacrerò la mia vita”. Detto fatto. con questo contratto ho iniziato la mia avventura con co-lui che mi ha amato e chiamato. lui l’ha preso sul serio subito, ma io no. Me lo sono scordato subito ma me lo farà ricordare al mo-mento opportuno. intanto lui mi seguiva da lontano come il Padre del figlio prodigo. Mentre stavo pensando all’orientamento della mia vita, lui ha suscitato den-tro me quella santa inquie-tudine, che mi ha portato a riflettere prima di decidere. in questa rifles-

Da un contratto al patto d’amore sebastien harerimana

sione lui mi è venuto incontro. anche qua aspettava soltanto la mia richiesta: “Mukama mfasha guhitamwo hagati y’ukwubaka rukristu n’ubwihevyi”, cioè: “signore aiutami a scegliere tra il matrimonio cristiana e la vita consacrata”. subito mi ha illuminato e, come un flash, mi sono ricordato di quelle parole della mia preghiera di 7 anni prima, in parrocchia. Da quel momento ho preso consapevolezza di ciò che poteva essere la mia scelta di vita. ho iniziato così un lungo discernimento per adottare uno stile di vita che risponda alla mia vo-cazione; ed ecco dopo 9 anni di cammino formativo, il contratto sta per trasformarsi in patto d’amore grazie a colui che, dall’alto della croce mi ha guardato e mi ha detto: «tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo» (is 43,4). l’ordinazione sacerdotale avverrà il 1 agosto 2009 nella stessa chiesa – che celebra il giubileo di 50 anni dalla sua esistenza – dove ha preso inizio que-sto amore sponsale. è un caso oppure un “segno dei

tempi”? ringrazio tutti quanti che, da vicino o da lontano, avete sostenuto in questo cammino me e Sylvere, il quale con me verrà ordinato presbitero nella medesima data. Dio benedica l’opera delle vostre mani e vi colmi di ogni bene.

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Seminario Arcivescovile di Siracusa

le attività del nuovo anno di seminario hanno avuto inizio con la gita-pellegrinaggio ad assisi e din-torni, svoltasi dal 17 al 23 agosto scorsi, durante la quale la nostra comunità ha visitato i principali luoghi legati alla vita di san francesco, come la chiesa di san Damiano e la verna, dove egli ricevette le stimmate. e poi l’eremo delle carceri, la basilica di santa Maria degli angeli nonché le chiese di santa chiara e di san rufino. nella cattedrale di assisi abbiamo avuto la gioia di incontrare s. e. Mons. Domenico sorrentino, vescovo di quella diocesi.

Dal 22 al 26 settembre, don corrado lorefice, do-cente di teologia morale presso lo studio teologico “s. Paolo” in catania, ha tenuto presso la villa san Me-todio di canicattini bagni gli esercizi spirituali, aventi come tema la Prima lettera di Pietro.

volendo passare in rassegna gli avvenimenti più rilevanti che la nostra comunità ha vissuto, comince-remo con il richiamare l’inaugurazione dell’anno ac-cademico 2008-9 presso il già citato studio teologico “s. Paolo”, avvenuta il decorso 17 ottobre.

il 30 ottobre, nell’ambito di una solenne conce-lebrazione eucaristica, stringendoci a tutta la nostra Diocesi, abbiamo salutato con gratitudine s.e. Mons. Giuseppe costanzo, che per diciannove anni l’ha guidato con zelo di autentico pastore.

l’8 novembre, dopo una lungo periodo di preparazione e di intensa preghiera in comunione con tutte le comunità Parrocchiali diocesane, abbiamo accolto con gioia il nuovo arcivescovo, s.e. Mons. salvatore Pappalardo, che faceva il suo ingresso ufficiale.

Da rammentare pure ulteriori momenti di rilievo: la settimana di fraternità vissuta con i sacerdoti del vicariato di Palazzolo-floridia dal 1° al 7 marzo; le ordinazioni a diaconi da parte del neo-arcivescovo degli accoliti Maurizio casella, luca Gallina e ales-sandro Genovese, avvenute il 18 marzo, primi vespri della solennità di san Giuseppe, nella chiesa cattedrale di siracusa.

Pochi giorni dopo, precisamente il 24 marzo, nei primi vespri della solennità dell’an-nunciazione del signore, sono stati, sempre dal nostro arcivescovo Mons. Pappalardo, istituiti lettori i seminaristi stefano cappello e camillo Messina nonché accoliti i semina-risti salvatore savaglia, Guido scollo e andrea zappulla.

Ogni primo martedì del mese si sono tenuti gli incontri di formazione, quelli per i seminaristi del biennio - sull’educazione all’Ascolto - sono stati guidati dal nostro padre spirituale don salvatore Garro, mentre quelli per il triennio, condotti dal nostro rettore don luca saraceno, hanno consentito di approfondire sul tema “la dimensione profetica del servizio presbiterale: il ministero della Parola”.

Per sviluppare il tema conduttore dell’anno, la sinodalità ed i relativi organismi, sono

Marco serra - stefano cappello

Un anno di cammino fatto insieme

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stati invitati diversi docenti ed operatori che avevano maturato in merito una speci-fica esperienza.

il 28 ottobre, il prof. don Pino ruggeri, che insegna teologia fondamentale e dog-

matica presso lo studio teolo-gico “s. Paolo” di catania, ha relazionato su «lo sfondo teo-logico della sinodalità»; il 25 novembre il prof. don adol-fo longhitano, professore di Diritto canonico, ha parlato su «il presbiterio e il consiglio presbiterale»; il 16 dicembre la prof. anna abita fiaccaven-to ha raccontato la sua espe-rienza di segretaria del consi-glio Pastorale Diocesano.

il 13 gennaio 2009 il nostro economo, don nuc-cio amenta, ci ha eruditi sul «consiglio per gli affari eco-nomici», mentre il successi-vo 21 aprile alcuni membri dell’équipe dell’ufficio cate-chistico diocesano hanno il-lustrato le attività e i proble-mi che tale ufficio si trova ad affrontare in Diocesi.

sul loro vissuto nell’ambito dei suddetti organismi colle-giali diocesani ci hanno intrat-

tenuto i monsignori Giuseppe Greco, sal-vatore Marino, Giuseppe sudano, Giovanni accolla e Maurizio aliotta.

Il secondo martedì di ciascun mese è stato dedicato alla visione di alcuni film (Quando sei nato non puoi più nasconderti di Marco tullio Giordana, Le fate ignoranti

di ferzan ozpetek, Cool runnings – Quat-tro sotto zero di Jon turteltaub, East is east di Damien o’Donnel, Viaggio a Kandahar di Mohsen Makhmalbaf, L’ottavo giorno di Jaco van Dormael e infine Indovina chi viene a cena? di stanley Kramer) accomunati dalla tematica sull’apertura alla diversità.

Per esprimere l’interesse verso tutte le realtà ecclesiali presenti nella diocesi, quest’anno abbiamo incontrato (il 16 di-cembre 2008 e 13 marzo 2009) - e questo ha costituito una novità - in seminario, per condividere un momento di preghiera, di fraternità e di confronto sulla “vocazione”, i gruppi giovanili operanti nelle Parrocchie santa lucia e san Giuseppe innografo di augusta nonché nella chiesa Madre e nella Parrocchia santa sofia di sortino.

un’altra importante esperienza, che ha impreziosito le riflessioni sul tema dell’an-no, è stata quella del «Sinodo del Semi-nario di Siracusa», che è stato celebrato le sere del 14, del 19 e del 21 maggio, su cui relazioneremo nel prossimo numero.

una bell’appuntamento, atteso con trepidazione e simpatia, sarà l’ordinazio-ne presbiterale dei diaconi don sebastién e don sylvère, che avverrà il prossimo 1° agosto in burundi, Paese di cui sono origi-nari, per le mani del loro vescovo. anche in merito a questo evento sarà data ampia in-formazione nel successivo numero da parte dei compagni seminaristi che si recheranno sul posto insieme con il rettore per signifi-care la vicinanza e l’affetto di tutta intera la comunità del seminario, di cui hanno fatto parte per oltre cinque anni, durante i quali hanno compiuto gli studi teologici presso l’istituto san Paolo di catania.

Soltanto chi cammina insiemesa che si tratta di un sentiero

(Gadamer)

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Vieni Spirito di Dio,scendi su di noi,scendi come fuoco che arde,scendi come vento che soffia,scendi come acqua che lava,scendi come luce che splende.Donaci il Santo Discernimento,perché possiamo trovarti nel nostro cammino.Donaci il Santo Timore di Dio,perché non si sostituisca maila nostra alla tua volontà.Donaci la Sapienza del nostro Dio,perché possiamo comprendereche ci formi al servizio tuo e dei fratelli.Donaci la Perseveranza di Gesù,perché giungiamo al nostro obiettivo d’Amore.Vieni, o Spirito di Comunione,insegnaci a pregare,insegnaci a sperare,insegnaci a scegliere,perché possiamo pensare per noiun Cammino di Libertànella piena consacrazione al Signoree un Vincolo di Fraternitànella vita del domani. Amen.