NEA POLIS ROMA_NATALE_DICEMBRE 2010

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TUTELA DEL CONSUMATORE TUTELA DEL CONSUMATORE Truffa e furto d’identità Truffa e furto d’identità SHOPPING MANIA SHOPPING MANIA Un impulso irrefrenabile Un impulso irrefrenabile PROFESSIONISTI PROFESSIONISTI Il danno da vacanza Il danno da vacanza Chi è lo stalker? Chi è lo stalker? intervista a fabio picciolini presidente di adiconsum intervista a tommaso falconieri principe carpegna

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NEA POLIS E' IL PRIMO FREE PRESS DI QUALITA' D'ITALIA. PER UNA NUOVA INFORMAZIONE LONTANO DALLE POLEMICHE FUTILI. A DICEMBRE IL FOCUS E' NATALE E CONSUMO

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TUTELA DEL CONSUMATORETUTELA DEL CONSUMATORE

Truffa e furto d’identitàTruffa e furto d’identità

SHOPPING MANIASHOPPING MANIA

Un impulso irrefrenabileUn impulso irrefrenabile

PROFESSIONISTIPROFESSIONISTI

Il danno da vacanzaIl danno da vacanza

Chi è lo stalker?Chi è lo stalker?

intervista afabio picciolini

presidente di adiconsum

intervista atommaso falconieri

principe carpegna

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S A L U T E & B E L L E Z Z AS A L U T E & B E L L E Z Z A

RRoommaaRRoommaa -- -- VViiaa ddeellllaa PPiissaannaa,,117733 VViiaa ddeellllaa PPiissaannaa,,117733 TTeellTTeell.. .. 0066 ..66661144002244550066 ..6666114400224455

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MENÙMENÙ PIZZA SOLO APIZZA SOLO APRANZOPRANZO

1 BRUSCHETTA AL POMODORO+

PIZZA A SCELTA TRA:MARGHERITABOSCAIOLAVEGETARIANA

+BIBITA IN LATTINA

7,50 EURO7,50 EURO

MENÙMENÙ DELLʼOSTERIADELLʼOSTERIA1 BRUSCHETTA AL POMODORO

+1 PRIMO DEL GIORNO

+1 SECONDO DEL GIORNO

+1 CONTORNO DI PATATE

oppure INSALATA

1 CAFFÈ15,00 EURO15,00 EURO

Osteria della Vite Osteria della Vite - - via della vite, 96-97 (c/o p.za di Spagna) t e l : 0 6 6 9 7 9 7 6 8 0t e l : 0 6 6 9 7 9 7 6 8 0

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Riconquistare lo spirito del Natale. Come? Portando la provincia in città 5

Tradizioni natalizie romane: oggi come allora? 6

Il vero regalo di Natale 6

La tutela del consumatore. Intervista a Fabio Picciolini, Presidente ADICONSUM 7

il Baratto: una novità del passato 8Shopping mania 9

Quando il gioco si fa dipendenza 10

Superenalotto: realtà o sogno? 11

A Roma è più facile donare 12

Il quesito del Nido 12

Per l’arte ci vuole, sesto senso! 13

Un amico ci accompagna tutti igiornio a lavoro: il Mobbing 14

In scena al teatro dell’Orologio,una commedia vincente 14

Natale in casa famiglia. Casa Betania 15

Al via la fiera dei piccoli e medi editori 15

Shopping a Boccea 16

Intervista al Principe Carpegna 17

Migliorare noi stessi significa migliorare il mondo in cui viviamo 18

Dove lo trovo 19

Buoni solo a Natale: perché? 20

Un esempio di storia di vinti:Mexico-immagini di una rivoluzione 22

Nuove idee e mezzi per fare cinema: E-cinema 23

Le onde gravitazionali 24

Cinema: Oltre le immagini 25

Quando low costo significa qualità 26

Il danno da Vacanza rovinata 27

Chi è lo stalker? 28

L’amministratore risponde 28

SOMMARION.° 3 DICEMBRE 2010

E D I T O R I A L E

FOCUS: NATALECULTURA

VIVERE & VIAGGIARE

PROFESSIONISTI

NEL PROSSIMO NUMERO

NOTIZIE DALLA CAPITALE SOCIETÀ & RELAZIONI

REDAZ IONEEditore: Claudio NapoliDirettore ResponsabileFederico BoccadoroDirettore CommercialeCarlo FamigliettiComitato scientifico:Prof. B.Amoroso, Prof. G. Chinnici,Edy Viola, A. Tancredi, F. Napoli, P. Torti

La copertina è di Xenograffik [email protected]: Daniele PaloneCollaboratori: Enrico Gandolfi, Luca Iacolina, MarcoSenzacqua, Massimo Minnetti, LauraNapoli, Valeria Pucci, Sabrina Numini,Jessica Giaconi, Viviana Vannucci,Federico Monti, Lorenzo SigillòSalvo accordi scritti, la collaborazione conil mensile Nea Polis Roma è da conside-rarsi a titolo gratuito

Tipografia: Spedalgrafstampa s.r.l. v.Cupra, 23 00157 RomaRegistrazione Tribunale di Roma: n. 360/2010 del 17 settembre 2010

PER INFORMAZIONI E PUBBLICITÀ

06.39.36.64.49320.22.84.368Ema i l :n e a - p o l i s@ l i b e r o . i t

ROMA

Municipio XVII

Municipio I

Municipio XVIII

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Cari lettori,il presente numero della rivista lo abbiamo voluto dedicare al Natale, una festa importante che ogni anno siripete ma che sostanzialmente si allontana sempre di piùdal suo spirito iniziale. Ma qual è allora lo spirito originale del Natale? Certola matrice culturale e religiosa sono fondanti ma dopotutto il natale è spirito famigliare. Il quartiere in cui abi-tiamo, gli amici che frequentiamo, non sono ancheloro parte di una famiglia più ampia soprattutto oggiche le famiglie sono sempre meno numerose? Allora, possiamo dire che il Natale è anche spirito di co-munità. Non a caso, la notte di Natale si incontrano allamessa di mezzanotte amici e conoscenti dove innegabil-mente si percepisce un certo spirito di comunità e quindidi Natale. Dopo la messa ci si trattiene per salutare escambiare due parole per poi avviarsi verso casa anchese il giorno dopo lo spirito di comunità sparisce quandopasseggiando facciamo finta di non vedere il vicino o quelconoscente. Mancanza di tempo? Non sempre. Alloracosa succede? Perché tanta aridità?Non abbiamo forse più bisogno degli altri a tal puntoda non dover sentire il piacere di invitare un amicoincontrato per strada per un caffè in un bar o a casa?Isolarsi non sembra essere la scelta più saggia soprat-tutto in tempo di crisi, dove le relazioni sono anche unarete sociale.Le domande sono tante quante le cause. Sicuramente chisaprà trovare le risposte si candiderebbe a ricevere il pre-mio Nobel anche perché nei tempi che corrono se nesente il bisogno in quanto molta è la confusione e moltesono le qualità ed i valori che singolarmente e collettivamente stiamo perdendo. Spesso si tende a dare la colpa alla politica ed ai politiciper tutto ciò che avviene anche se, in questo caso, pro-

prio non centrano in quantosiamo noi ad essere responsa-bili di ciò che siamo quandoignoriamo l’altro. Tuttavia, pensiamo che esserepropositivi sia importante equindi avanziamo un’idea chepossa ispirare l’agire di tuttiper riscoprire noi e gli altri at-tingendo alle infinite potenzia-lità della cultura italiana tanto sottoutilizzata: “Portare la provincia in città!”Pensate alla vita nei paesini dove avete le vostre radiciculturali ed affettive ed il gioco è fatto. Singolarmentepossiamo fare molto. Fermatevi a riflettere su dove vo-gliamo andare e cosa ci manca. A questo punto sarà piùfacile arrivare preparati al Natale ricordandoci che nes-suno potrà fare questo cammino per noi.

NNAATTAALLEENNAATTAALLEE:: UUNN BBEENNEE CCHHEE NNOONN SSII PPUUÒÒ CCOOMMPPRRAARREE OO RREEGGAALLAARREE MMAA VVAA CCOONNQQUUIISSTTAATTOO.. CCOOMMEECCOOMMEE??““PPOORRTTAANNDDOO LLAA PPRROOVVIINNCCIIAA IINN CCIITTTTÀÀ!!””““PPOORRTTAANNDDOO LLAA PPRROOVVIINNCCIIAA IINN CCIITTTTÀÀ!!””

.5EDITORIALEDicembre 2010

Parlando del contenuto del presente numero, ab-biamo voluto ricordare alcune tradizioni natalizie romanema anche suggerire forme alternative di scambio dei re-gali come il baratto. La redazione di Nea Polis ritiene cheil vero regalo di Natale è creare valore tra persone checonvergono insieme verso obiettivi personali e comuni.Quando si sta insieme si è più forti e anche la crisi eco-nomica fa meno paura. Seguono articoli sulle dipen-denze da shopping e da gioco d’azzardo; il riferimento vaallo consumo compulsivo e al gioco della tombola. Utilisono i contributi dei professionisti soprattutto per chi,viaggiando a Natale, subisse un “danno da Vacanza” ochi si trovasse nelle condizioni di far valere le tutele di cuigode il consumatore. Buona lettura e Buon Natale a tutti Claudio Napoli

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Allora come oggi, nei giorni che precedevano il Natalevenivano a Roma dagli Abruzzi quei montanari chiamati“biferari” (“zampognari”). Per la città si creava un climadi gioia e di festa. Invece una tradizione che oggi è indi-suso, è quella di assistere, nella notte tra il 23 e il 24 di-cembre, al così detto cottio ovvero l’asta del pesce chesi teneva dal XII secolo fino agli inizi dell’ottocento, alPortico D’Ottavia, nei pressi della chiesa di Sant’Angeloin Pescheria, dove venivano acquistate le materie primeper il cenone a base di pesce. A rendere interessante ilcottio non era solo l’esposizione della grande quantità dipesce ma erano anche le molteplici grida della gente cheveniva ad osservare questo spettacolo.Dopo il suonodella campana si cominciava l’asta e venivano usate pa-role (derivate in gran parte dall’ebraico) che erano com-prensibili solo ai cottiatori (venditori) e agli acquirenti: adesempio invece di “tre” dicevano “ghimene” e invece“quattro e mezzo” dicevano “albano maghiz” e la parola“maghiz” significava sempre mezzo.

Una delle più grandi trazioni di Roma è sicuramente ilcenone della vigilia di Natale. In questo giorno si do-veva osservare l’astinenza fino alla cena. Il cenone diNatale era quindi legato al cottio: era ricercato il capi-tone, ma se il prezzo era troppo caro si ricorreva all’an-guilla carpionata e non poteva mancare il cefalo per “ilbrodo di pesce” con cui sempre si iniziava la cena. I tradizionali dolci di Natale erano il pangiallo e il torrone.Dopo il cenone seguiva immancabilmente la tombolatache serviva per ingannare il tempo prima di andare allamessa di mezzanotte. Sulla tavola si sparpagliavano lecartelle per la scelta e si disponevano i mucchietti di fa-gioli avanti a ciascun giocatore per segnare. Dopo chequalcuno aveva preso il cartellone si iniziava l’estra-zione. Era bello sentire le associazioni mentali che l’in-caricato al sorteggio pronunciava in sostituzione delnumero stesso: “Prete”, ”Morto che parla”, ”Carrozzette”,”Tenche fritte”, “Le ciance delle donne”, “Papa”, “Tom-mola”, “Evviva lo sculato”.

Finita la tombolata, si scopriva il presepe. Nonostante sidica che il presepe risale a S. Francesco, è giusto rico-noscere che Roma vanta il primo presepio popolare adopera di S. Gaetano da Thiene a cui apparse il mistero

Sta arrivando il Natale e come sempre cominciano lesolite ansie: quali regali fare, dove trascorrerlo e come.Sono pensieri costanti, che occupano la nostra mente eche ci portano a non vivere serenamente questo momento che dovrebbe essere spensierato proprio perché è una festa. E allora basta con queste angosce,ma pensiamo ad arrivare al giorno di Natale con il cuoresorridente, concentrandoci su noi stessi, cercando diguardarci dentro e capire cosa vogliamo veramente peressere felici. Sicuramente la vera gioia arriverà nontanto dai regali, ma dall’amore che daremo e che riceveremo da chi ci circonda. I vuoti interiori, la tristezza e la solitudine che spesso sentiamo potrannoessere superati con il calore di coloro che veramente civogliono bene e questo sarà il vero regalo di Natale alquale dobbiamo aspirare. Un bene che non si può comprare o regalare ma conquistare. Sabrina Numini

TTRRAADDIIZZIIOONNII NNAATTAALLIIZZIIEETTRRAADDIIZZIIOONNII NNAATTAALLIIZZIIEERROOMMAANNEE:: RROOMMAANNEE::

ooggggii ccoommee aalllloorraa??ooggggii ccoommee aalllloorraa??

IL VERO REGALO

DI NATALE

di Betlemme e,devoto come eradi Gesù Bambino,cominciò a co-struire ogni announ presepe da-vanti al quale eglistesso predicava.

Da allora il pre-sepe si diffuse a Roma e in tutto il mondo. La festività delNatale era salutata a Roma di buon mattino con lo sparodi 14 colpi di cannone da Castel S. Angelo. Molto sentitala passeggiata alla Basilica di Santa Maria in Ara Coeli,famosa anche per il “Santo Bambino”, una scultura inlegno d’olivo del bambino Gesù del XV secolo. Secondola credenza popolare, era dotata di poteri miracolosi ed ifedeli vi si recavano per chiedere la grazia. La statua èstata rubata nel febbraio del 1994 e mai più ritrovata.(Fonte: Pietro Romano “Natale a Roma”) M. Minnetti

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del primo fondo che è diretto per il 70% alle aziende eper il 30% alle famiglie. Essendo fondi pubblici vannorendicontati. Il nostro ruolo è ricevere le richieste di aiutofinanziario, valutarle in base alla capacità di rimborso ederogare un prestito che garantiamo fino ad un massimodi 25.800 euro rimborsabile in 5 anni. Naturalmente itassi di interesse sono molto al di sotto del tasso di mer-cato”.

Avete assistito molte persone? “In 10 anni abbiamo assistito oltre 1500 famiglie indebi-tate a causa dell’usura. Purtroppo, queste sono solo 1/3rispetto alle richieste ricevute che abbiamo dovuto esclu-dere a causa di richieste di finanziamento superiori alle25.800 euro o per limiti derivanti dalla capacità di rim-borso”.

L’usura è in crescita?“Purtroppo sì, anche se ha mutato caratteristiche an-dando spesso a colpire chi si indebita come per esem-pio gli immigrati che tentano illegalmente lo sbarco inItalia. Comunque, non è più un fenomeno del CentroSud ma è presente anche nel nord Italia”.

A distanza di tempo lei crede di aver rispettato inpieno la mission dell’associazione?“Assolutamente No! E’ talmente ampia che è impossi-bile rispondere completamente a tutte le richieste deicittadini. Infatti, L’ADICONSUM si occupa di numero-sissime questioni dalla tutela del consumatore che ritiraun capo rovinato in lavanderia ai bond argentini. Tutta-via, i settori dove siamo più esperti sono le assicura-zioni, le banche, l’energia, i trasporti, il turismo e lenuove tecnologie”.

Quali sono stati gli strumenti che l‘associazione hausato per combattere ad esempio l’usura?“Lo strumento più importante è stato quello di assisteredirettamente il cittadino attraverso tre passaggi: infor-mare, formare e assistere. Sono tre passaggi collegatima autonomi. Informiamo il cittadino dei rischi dell’in-debitamento e dell’usura dando consigli utili. Formiamoil nostro personale offrendo al cittadino ampio sostegnodi figure professionali diverse. Infine, siamo riconosciutidalle Prefetture d’Italia e siamo gli unici a livello nazio-nale a gestire i fondi pubblici preposti alla lotta all’usura”.

Quali sono i fondi e come funzionano? “Esistono due fondi nazionali ex art 108 L. 1996, il primoanti usura ed il secondo per assistere le vittime. En-trambi i fondi dipendono dal Ministero dell’Economia e

delle Finanze. Alivello regio-nale, esiste unterzo fondo antiusura ex L.23/2001. L’ADI-CONSUM agi-sce nell’ambito

PRESIDENTE DI ADICUNSUM(Associazione italiana difesa consumatori e ambiente)

.4Dicembre 2010 .7FOCUS DEL MESEDicembre 2010

INTERVISTA AFABIO

PICCIOLINI

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In un mondo mediatico come il nostro, i con-sumatori come riescono a difendersi dalcontinuo imput all’acquisto (spesso super-fluo) dei media?“E’ sicuramente molto difficile difendersi. Attra-verso il materiale che pubblichiamo che si trovaanche sul sito cerchiamo di formare e informarei cittadini dei loro diritti per favorire lo sviluppodi un consumo critico. Anche a tale scopo ab-biamo creato un canale tv ADICONSU sul web”.

Quali sono i rischi per i consumatori che uti-lizzano internet? “Con lo sviluppo di internet sono aumentate lefrodi, la pubblicità ingannevoli, il fishing ma so-prattutto il furto d’identità che avviene spesso achi frequenta i social network”.

Potrebbe spiegarsi meglio? “I social network sono in crescita e quindi sonosistemi caotici. Il problema è che una volta in-serite le proprie informazioni (nome, cognome,interessi, orientamenti politici, ecc) queste ri-mangono registrate alla fonte e non sparisconoanche se l’utente decide di chiudere il proprioprofilo. Alcune organizzazioni criminali potreb-bero clonare documenti utilizzando nomi e datidi persone perfettamente esistenti e corretti”. Quindi che cosa consiglia ai lettori?“Semplicemente di inserire il minimo indispen-sabile delle informazioni e di non fornire dati per-sonali riservati come conto corrente ed altro”.

AntonellaTancredi

Nella nostra società basata sull’acquisto compulsivo, sulla brevevita di vestiario e scarpe e sul ricambio velocissimo di tecnologieche in poco tempo diventano obsolete, pian pianino si sta insi-nuando un’idea che era in voga, per necessità, nelle grandi fa-miglie contadine: riciclare gli oggetti.Ecco che un vestito usato dalla mamma, passava alla figlia piùgrande e poi anche alla cuginetta e una pentola poteva esser ri-parata o usata come contenitore per altre cose.Adesso torniamo al presente, anno 2010, davanti ad una fermatadella metropolitana assistiamo ad un incontro veloce tra due per-sone, saluti, presentazioni e sorrisi e scambio di buste più o menovoluminose, convenevoli e via, ognuno per la propria strada: sonoi barter del ventunesimo secolo.La parola barter è di origini inglesi ed è la definizione che si usaper le persone che fanno uso del baratto. Chi sono i barter?Sono persone normali, di cultura medio-alta che hanno fatto del-l’arte del riutilizzo un modus vivendi, perché un capo di abbiglia-mento confezionato bene e ancora perfetto che non sopportiamopiù di vedere nell’armadio, può continuare ‘a vivere’ a casa diqualcun altro che in cambio è ben felice di liberarsi, magari es-sendo astemio, di una bottiglia di vino regalatagli in qualche oc-casione o ancora, un elettricista può mettere a disposizione lesue conoscenze e il suo tempo per piccoli lavori di riparazione incambio di un dolce fatto in casa o di aiuto nelle pulizie domesti-che, le possibilità sono infinite. Ci sono varie occasioni di speri-mentare il baratto: a livello locale partecipando ai mercatinimensili o ai mini raduni nelle case private o, allargando l’eventoa livello nazionale, rimanendo in contatto tramite internet sui sitispecializzati, uno dei quali si chiama ‘zerorelativo.it’.La spiegazione di tale nome è data direttamente dal respon-sabile del sito Paolo Severi:“ciò che per noi vale zero, per altri può essere prezioso: il valoreè sempre relativo!”Navigando sul sito scopriamo moltissime opportunità di scambioe, cosa sorprendente, oltre 14000 iscritti che giornalmente si ten-gono in contatto tra loro ed effettuano baratti a non finire.E adesso guardatevi intorno: siete proprio sicuri che quella vec-chia poltrona, invece di esser gettata via, non possa esservi piùutile barattarla con 5 kg di castagne…?Meditate gente, meditate. Valeria Pucci Scrittrice e Barter

““IIll pprroobblleemmaa ddeeii ssoocciiaall nneettwwoorrkk èècchhee llee iinnffoorrmmaazziioonnii iinnsseerriittee rriimmaannggoonnoo rreeggiissttrraattee aanncchhee

qquuaannddoo ssii ddeecciiddee ddii cchhiiuuddeerree iillpprroopprriioo pprrooffiilloo””

I S T R U Z I O N I P E R L ʼ U S O

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È Ron Gallen, l’ideatore di questa nuova clinica, un pro-fessionista che si prodiga a metà tra uno psicoterapeutae un esperto di consulenza finanziaria, coniato per lui adhoc, un neologismo quale: “Money doctor”.L’ipotesi più accreditata, come causa di tali patologie, insintesi l’avarizia ed il suo opposto, un’eccessiva prodiga-lità all’acquisto spesso delle cose più futili e superflue,sembra nascere da un disagio della sfera psichica, che senon curato in modo adeguato, porta ad un deterioramentodella qualità della vita per se stessi e per coloro che visono accanto, compromettendone appunto l’armonia neirapporti sociali.

Rimanendo oggi sul versante degli spendaccioni, chenell’immaginario sociale sono sempre visti come dei sim-paticoni, al contrario dei loro opposti, gli avari, occorre di-stinguere tra due diverse tipologie di individui: quelli chespendono e spandono a piene mani solo quando se lopossono permettere e quelli che invece hanno le manibucate nonostante le loro precarie condizioni economi-che.La prima tipologia non rientra nell’elenco clinico delle pa-tologie da dipendenza, potendola considerare una nor-male ricerca di soddisfazione che ci si prende neimomenti in cui uno se lo può permettere. Nella seconda tipologia invece qualche quesito ce lo sideve porre.Due parametri ci permettono di riconoscere dove possaessere presente una vera e propria malattia. Una è ov-viamente la possibilità economica, se la persona spende“abitualmente” oltre la proprie possibilità, l’altra riguardapiù da vicino, come già accennato prima, la sfera psichicain particolare il tono dell’umore: chi trae piacere e soddi-

sfazione solo acquistando prodotti e al contrario si senteangosciato e depresso quando è nell’impossibilità eco-nomica di comprare, allora la probabilità di essere in pre-senza di una vera e propria malattia è pressoché certa.La causa psicologia di tale comportamento compulsivopotrebbe essere un vuoto esistenziale nella propria vita,una mancanza d’amore, di affetti, di amicizie e/o di in-soddisfazione nella sfera professionale e sessuale, e l’ac-quisto dunque vissuto come una sorta dicompensazione consolatoria ed illusoria, molla di cui ipubblicitari sanno farne un “buon uso”.

L’origine del disturbo potrebbe avere inoltre radici pro-fonde, come nei casi in cui si abbia avuto un’infanzia eun’adolescenza caratterizzate da privazioni ed abusi, equindi si crede inconsapevolmente di poter riparare la fe-rita narcisistica subita nel passato.I consigli pratici per guarire sono:- prendere coscienza che il denaro è un mezzo di soddi-sfazione e non un fine, quindi acquisirne consapevolezzaè già una bella tappa in avanti.- spendere oltre le proprie possibilità è realmente perico-loso, ed è opportuno che ci si convinca di questo o checi aiutino a convincercene.

L’analisi dei propri sentimenti nei confronti del denaro,prendere consapevolezza del suo significato simbolicoper noi.Imporsi di non fare assolutamente shopping per un pe-riodo di qualche giorno ogni mese e verificare quali statid’animo ciò ci procura.Detto ciò, se questo non dovesse bastare, ci si può rivol-gere ad uno psicologo per analizzare appunto gli statid’animo correlati all’astinenza, per poterne dedurre lecause più profonde e riuscire così ad avere un rapportopiù sano con i soldi e con gli altri, giungendo alla parsi-monia, cosa che ci permetterà di spendere in modo equi-librato in base alle proprie necessità e personalipossibilità. Federico Monti scrittore

.9FOCUS DEL MESEDicembre 2010

UUnn iimmppuullssoo iirrrreeffrreennaabbiillee cchhee ssppiinnggee aadd aaccqquuiissttaarree sseennzzaauunn rreeaallee bbiissooggnnoo oollttrree llee pprroopprriiee ppoossssiibbiilliittàà

Esiste un clinica a New York dove vengono curati coloro che denunciano una qualche patologiacorrelata al denaro, persone che per un verso o per l’altro, non hanno con il denaro un rapporto sereno.

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Difficilmente ascolterete una testimonianza del genere, èdel tutto inventata. A tombola regna, solitamente, la mo-neta spicciola: quella che dimentichi nelle tasche, o lamattina spendi al bar senza pensarci. Se la perdi ti cam-bia ben poco - al massimo l’umore - e a vincerla poi, nelcaso, sarebbe tuo fratello o un amico o nella peggioredelle ipotesi il cognato o la cognata che proprio non puoivedere. Non lo Stato o chi sa chi, come avviene per altrigiochi: quelli per definizione non sociali.

C’e sicuramente qualcosa che accomuna la tombola, ilmercante in fiera o il sette e mezzo ai videopoker, lescommesse e le lotterie: tutti nascono da una propen-sione naturale dell’uomo al gioco -è a questo propositoche Huizinga parla di Homo Ludens- dove per gioco si in-tende la temporanea fuoriuscita dalle regole di tutti igiorni. In altre parole, la possibilità di fare quello che nor-malmente non si può, come ad esempio giocare con isoldi. Per questo di regola si gioca una sola volta l’anno,proprio nel periodo natalizio come è in uso fin dal me-dioevo. Ma se tombola e affini sono giochi temporaneiche rientrano nella normale attività sociale, e sono anzipositivi momenti di scambio, di tutt’altra natura è il giocod’azzardo come dipendenza, dalle tanto discusse slot ma-chines agli apparentemente innocui monopoli statali: lotto,enalotto, gratta e vinci.

E’ infatti dal 1980 che il gioco d’azzardo patologico(GAP) è riconosciuto dall’Associazione Psichiatrica Ame-ricana come malattia, cosa ben diversa dal vizio in quantoquest’ultimo può essere controllato dal soggetto, la di-pendenza dal gioco no. Il giocatore patologico è colui cheinizia con poche monete e gradualmente aumenta laposta. È colui che spende nel gioco più di quanto ha pre-ventivato, e più di quanto può, e quando perde torna agiocare nei giorni seguenti per rivincere quanto ha perso;ma questo non accade mai, perché quand’anche vin-

cesse reinvestirebbe tutto nel gioco. Per cercare soldi di-venta bugiardo, mette in difficoltà familiari e amici, chiedeprestiti alle banche o peggio agli usurai, si indebita, con-vinto che presto arriverà la vincita che sistemerà tutto,non solo se stesso ma anche quelli che ha vicino, ricon-quistando così da loro nuova fiducia e stima. Rinuncia airapporti importanti, perde di vista ogni altro obbiettivo,vive ogni momento in funzione di quello in cui tornerà agiocare. Ed anche se i sensi di colpa lo assalgono, vor-rebbe uscirne ma non sa come farlo.

Qualcuno potrà essersi riconosciuto in questo quadro, madirà lo stesso “non è il caso mio”, e la dipendenza dalgioco gli sembrerà sempre la storia di altri e mai la pro-pria. Finché questo avviene, però, non c’è possibilità diuscita. Lo sanno bene quelli dell’Associazione Gioca-tori Anonimi: quelle storie di altri sono le loro, prima ditutto. A chi li cerca non chiedono nulla, né soldi né firmené tesseramenti. Soltanto il desiderio di smettere.E se chiedete a un giocatore che oggi riesce a non gio-care più, vi dirà che tra i suoi sogni c’è quello di tornare aessere un giocatore sociale, quello da tombola e sette emezzo una volta all’anno. È un traguardo lontano e forsenemmeno certo; di sicuro però, c’è che si inizia pren-dendo coscienza che il proprio è un problema serio.

Fatto questo, si ègià a metàstrada.

Per giocatori of a m i l i a r i :www.giocatoria-nonimi.org, oppure tel.3381271215.Giorgio Zussini

QQUUAANNDDOO IILL GGIIOOCCOO SSII FFAA DDIIPPEENNDDEENNZZAA

““IInniizziiaaii aa ggiiooccaarree 1122 aannnnii ffaa.. CCii rriiuunniimmmmoo ttuuttttii ppeerr llaa vviiggiilliiaa,, ee qquuaallccuunnoo ppoorrttòò llaa ttoommbboollaa.. QQuueellllaa sseerraa ccii aaccccoorrddaammmmoo ppeerr uunn eeuurroo aa ccaarrtteellllaa,, mmaall’’aannnnoo ddooppoo ddiivveennnneerroo dduuee,, ppooii ddiieeccii,,cceennttoo,, mmiillllee eeuurroo,, ooggnnii NNaattaallee aauummeennttaavvaaffiinncchhéé nnoonn ccee llaa ffeeccii ppiiùù,, iill ggiiooccoo eerraa ddii--vveennttaattoo ppiiùù ffoorrttee ddii mmee”.

F O C U S D E L M E S E10. Dicembre 2010

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Il Superenalotto, è stato realizzato nel 1997 ed è il giocopiù diffuso in Italia dopo il Lotto. È gestito dalla Sisal Spa.,un’azienda privata italiana che ha in concessione dal Mo-nopolio di Stato la gestione di giochi d’azzardo e scom-messe. Più di 19.000 terminali installati in locali pubblicidi ogni tipo, dai bar e tabaccherie alle edicole e ai centriscommesse, costituiscono la rete di terminali ai quali,giorno dopo giorno, milioni di cittadini si rivolgono per ten-tare la fortuna. Il superenalotto, un gioco d’azzardo, è di-ventato, senza alcuna ombra di dubbio, una delle piùredditizie fonti di guadagno dello Stato. Le estrazioni sitengono tre volte a settimana, il martedì, il giovedì e il sa-bato alle otto di sera. Il premio vinto più alto di sempre inItalia è stato assegnato con una schedina di soli 2 euro aBagnone vicino a Massa Carrara. La sestina vincente era attesa da quasi sette mesi. Il for-tunato con una giocata ha vinto quasi 148 milioni di euro.Il secondo jackpot più alto nella storia del gioco ideato daRodolfo Molo (ex presidente di Sisal) èquello di 139.100.000,00 euro, seguito daquello vinto a Catania di 100.756.197,30euro.Giocare e vincere un montepremi così altoè il sogno di tutti gli italiani per risolvere ecambiare completamente la propria vita. Ma vincere è difficilissimo. Una possibilitàdi indovinare i 6 numeri di 1 su622.614.630. E’ più facile essere colpiti daun asteroide (fonte focus). E allora perchétanti italiani continuano a giocare al Supe-renalotto sperando nella dea bendata?

Probabilmente perché siamo tutti seguacidel fato e ci affidiamo al destino allettatidall’idea che si possano vincere così tantisoldi con soli pochi euro. Una spiegazionee una giustificazione plausibile.E tuttavia ci piace continuare a sognare. Fantasticare sucifre che cambierebbero le nostre vite radicalmente, im-maginare gli acquisti e gli investimenti, figurarci milionari. In ogni famiglia italiana che si rispetti poi c’è la credenzache nei sogni un parente morto, ci possa comunicare i

numeri nel sonno. Dun-que sogno come irra-zionalità, ma anchecome desiderio di mi-gliorare la propria vita,suggerimento dall’oltre-tomba. Quante cosesono legate a quest’atteggiamento.Ma se ci fermiamo un istante a fare una riflessione e cichiediamo dove vanno realmente i soldi che gli italianigiocano al superenalotto, non siamo in grado di darci unarisposta. Come spende lo Stato i soldi delle giocate?E gli italiani sanno dove vanno a finire i soldi giocati al su-perenalotto? La risposta è ovviamente no. Ecco alcuninumeri: l’8% è trattenuto dal punto vendita, il 3,73% va alconcessionario (attualmente la Sisal), il 34,648% costi-

tuisce il montepremi e, come dicevamo, il53,6% (e in Sicilia il 41,1%) va allo Statoitaliano. E poi i soldi in concreto dovevanno? Nulla si sa su questo e su moltealtre domande non riusciamo a trovareuna soluzione. Ma chi è che controlla leestrazioni? Chi è che controlla la regola-rità del gioco? I soldi sono utilizzati perrealizzare qualcosa in concreto? Nulla di nulla. Del Superenalotto cono-sciamo solo il montepremi, al solo scopodi attirare le persone a giocare, alla ri-cerca di un sogno che non avverrà mai.Non siamo mai in grado di sapere se re-almente c’è un vincitore o se con i soldidel Superenalotto lo Stato ha provvedutoa realizzare qualcosa. Non sarebbe forse meglio se ci fossero

delle regole più trasparenti sulle giocate e sulle modalitàdi spesa dei soldi da parte dello Stato? Così magari tuttinoi potremmo inseguire da una parte un sogno più vicinoalla realtà, e dall’altra, se sapessimo che questi soldiservissero nella realizzazione di qualcosa, anche per-dendo, saremmo tutti più felici. Laura Napoli

SSUUPPEERREENNAALLOOTTTTOO:: RREEAALLTTÀÀ OO SSOOGGNNOO??TTeennttaarree ddii ggiiooccaarree aall ssuuppeerreennaalloottttoossuuppeerreennaalloottttoo èè uunnaa ffeebbbbrree cchhee ccoonnttaaggiiaa ttuuttttii,, ssoopprraattuuttttoo

qquuaannddoo iill mmoonntteepprreemmii ssaallee eedd èè uunnaa ccaacccciiaa iirrrraazziioonnaallee vveerrssoo llaa ffoorrttuunnaa..

MMaa ggllii iittaalliiaannii ssaannnnoo ccoossaa ffiinnaannzziiaa?? MMaa ggllii iittaalliiaannii ssaannnnoo ccoossaa ffiinnaannzziiaa??

.11FOCUS DEL MESEDicembre 2010

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L’8 novembre è stata approvata dal Consiglio comunalela proposta di iniziativa consiliare che prevede l’inserimento della dicitura “donatore di organi e tes-suti” tra i dati anagrafici riportati sulla carta d’identità.Roma è il primo comune italiano a valersi di un decretoministeriale del 2008 che prevede la possibilità, da partedei comuni, di registrare la volontà dei cittadini sul con-senso o dissensoalla donazione diorgani, trasmet-tendo l’eventuale“sì” alle Asl compe-tenti.

L’iniziativa porta la firma di Paolo Masini e di altri consiglieri Pd ed è stata approvata alla quasi unani-mità (un solo voto contrario); suo obiettivo è renderemeno complesso l’iter burocratico e perciò più agevoleil riconoscimento dei donatori volontari in casi di ur-genza. Gli “aspiranti donatori” dovrebbero inoltre es-sere facilitati nell’espressione della propria intenzione.Attualmente, infatti, il principio del “silenzio assenso”previsto dalla legge n.91 del 1 aprile 1999 non è appli-cato, dal momento che ancora manca una schedaturainformatizzata di tutti gli aventi diritto al Servizio Sanita-rio Nazionale. E’ il cittadino che con un atto esplicitodeve comunicare preventivamente alle Aziende Sanita-rie, o chi per loro, la propria volontà.La nuova procedura prevede invece che, al momentodel rilascio della carta d’identità ai maggiori di 18 anni oal rinnovo di questa, l’Anagrafe richieda di specificarese si vuole essere o meno donatori. In caso affermativo,l’apposita dicitura apparirà sul documento.Chiunque, tuttavia, può in qualsiasi momento comuni-care il proprio consenso, sempre presso l’Anagrafecomunale. E ovviamente, in caso di ripensamento,itirarlo. Giorgio Zussini

Ci sono 901 donne e 8000 bambini. Di queste donne,92 sono le vincitrici di un concorso pubblico per educa-trici del 2005, 809 quelle che hanno superato un corso-concorso nel gennaio scorso. Tutte oggi aspettanovenga loro assegnato il meritato posto di lavoro e tutte,quest’anno, restano a casa, a ingrossare le fila del pre-cariato (in tutto 5000 educatrici ed educatori). 8000 èinvece il numero dei bambini rimasti esclusi dalle gra-duatorie per quegli stessi asili nido in cui le suddettedonne avrebbero desiderato lavorare. Costituisconocirca il 40% del totale dei bambini, ovvero delle famiglie,richiedenti questo servizio. A questo punto qualcunopotrebbe giustamente pensare di aver risolto il que-sito: “assumiamo più educatrici, avremo posti in più perquei bambini rimasti esclusi”. “E se le strutture funzionanti non fossero sufficienti adaccoglierli tutti?”, potrebbe però obiettare un altro; in re-altà esistono già ben undici strutture pronte per essereaperte, che invece restano chiuse.C’è un ingente numero di famiglie che richiede un ser-vizio divenuto ormai basilare ma di fatto insufficiente,c’è il personale per far fronte a tale richiesta e pure lestrutture. Non manca nulla, se non una risposta politicaefficace in merito alla questione.In tutto ciò il sindaco Alemanno annuncia lo stop allacreazione di nuovi asili nido comunali a vantaggio diquelli privati convenzionati, che al Comune costanomeno. Che fine faranno quei 5000 precari che ad oggigli asili comunali non riescono ad assorbire è in so-stanza la domanda del consigliere Pd Giulio Pelonzi.Di certo, per ora, c’è che i tagli dell’attuale manovra fi-nanziaria peseranno negativamente su servizi sociali eassunzioni – la riduzione prevista è del 30%. E che, sela strategia di Lisbona chiedeva all’Europa strutturenido che entro il 2010 coprissero il 33% dei bambinisotto i 3 anni, l’obbiettivo fissato per noi è ancora lon-tano: siamo al 12% circa. Giorgio Zussini

A ROMA È PIÙ FACILE DONARE GLI ORGANI

IILL QQUUEESSIITTOO DDEELL NNIIDDOO

.12 Dicembre 2010NOTIZIE DALLA CAPITALE

Municipio IMunicipio I

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Non capitatutti i giorni dientrare in unagalleria d’artee di trovarenomi noti

della pittura contemporanea accanto ad artisti emergenti.L’intento della Sesto Senso Art Gallery, situata nel cuoredi Roma, è soprattutto quello di promuovere pittori di talento delle nuove generazioni. La giovane gallerista, Barbara Tamburro, ha scelto di proporre una varietà diartisti del panorama nazionale ed internazionale. Il suoobiettivo è quello di dare loro visibilità attraverso lacreazione di uno spazio espositivo, dove critici e fruitoripossono incontrarsi per contemplare opere dai lin-guaggi molto diversi. La Sesto Senso nasce come unluogo di incontro dove gli allestimenti rappresentanouna possibilità per i giovani di presentare al pubblico iloro lavori, di entrare nel mercato dell’arte e di confrontarsi con i grandi maestri del calibro di AntonioTamburro e Giorgio Celiberti.Nei tuoi allestimenti hai l’abitudine di affiancare maestri affermati ad artisti delle nuove generazioni. Come mai?“Ritengo che nel mio settore sia indispensabile avere unacultura artistica ampia e in linea con i tempi. Per questaragione mi interesso a promuovere i giovani e a farli cre-scere nel loro lavoro. Inoltre, credo che sia importantedare spazio ai grandi maestri, perché le loro opere do-vrebbero rappresentare un esempio importante per lenuove generazioni”. Nella prossima collettiva esporranno giovani di talento, come Marco Tamburro, Manovella e LucaCiaccia. È così?“Sì, sono tutti artisti bravi e motivati in quello che fanno”. Parliamo delle new entry della tua galleria. Cosa ti hacolpito dei lavori di Luca Ciaccia?“Sono rimasta affascinata dal mistero che avvolge i suoiquadri, dove appaiono immagini ferme collocate in untempo sospeso. Ho avuto il piacere di vedere le sue opereper la prima volta alla Fiera di Reggio Emilia (2009), dovepartecipava insieme ad una prestigiosa galleria di Roma”. Ciaccia è stato definito un moderno interprete della

pittura rinascimentale, credi sia vero? “Senz’altro il suo stile ricorda la pittura di Piero della Fran-cesca, riletta in chiave lirico – psicologica”.Credi sia importante dare spazio ai giovani?“Credo che oggi ai giovani non viene data la giusta cre-dibilità e sono troppo poco considerati. Naturalmente nonmi riferisco a quella categoria di ‘bamboccioni’ che nonha alcuna prospettiva nella vita, ma a quella che vuolecostruirsi un futuro con le proprie forze e capacità”. È necessario il “sesto senso”per la scoperta dei talenti?“È necessario avere la giusta sensibilità per capirequando un artista è autentico e ha del vero talento. Tut-tavia, non nascondo che per molte scelte importanti con-fido nel mio sesto senso”. Viviana Vannucci Critica d’Arte

PPEERR LL’’AARRTTEE CCII VVUUOOLLEE......SSEESSTTOO SSEENNSSOO!!PPEERR LL’’AARRTTEE CCII VVUUOOLLEE......SSEESSTTOO SSEENNSSOO!!Antonio Tamburro, Giorgio Celiberti, Manovella, Marco Tamburro, Luca Ciaccia:due generazioni di artisti per una collettivadi pittura contemporanea

. Dicembre 2010F O C U S D E L M E S E .13Dicembre 2010 NOTIZIE DALLA CAPITALE

Municipio IMunicipio I

"Salve a tutti, siamo un gruppo di disabili del centrodiurno "la tartaruga". Il nostro obiettivo è quello di stareinsieme divertendoci, provando nuove esperienze chefino ad ora non avevamo mai fatto da soli come quelladi muoverci in città con i mezzi pubblici (metro ed auto-bus). Purtroppo, siamo costretti a segnalare tante diffi-coltà. Ad esempio, non possiamo prendere la metro,perché un ragazzo del nostro gruppo sta in carrozzellae poche sono le stazioni con l'ascensore. Anche gli au-tobus non ci aiutano. Pochissimi hanno le pedane perfar entrare la carrozina e quei pochi non funzionano. Cisiamo sempre dovuti rivolgere agli autisti o ad alcunipassegeri per essere aiutati. Noi ci mettiamo tutta la no-stra buona volontà per essere più autonomi possibili mail più delle volte sono proprio i cattivi servizi che ci osta-colano nelle iniziative. Una città come Roma dovrebbe aver superato già datanti anni problemi come questi soprattutto se si consi-dera che la legislazione italiana è molto evoluta in ma-teria. Siamo stanchi delle belle parole e speriamo che inun futuro concreto di cui, anche noi, come tutti abbiamobisogno. Fabio Anedda

“Noi ci mettiamo tutta la nostra buonavolontà ma i cattivi servizi ci ostacolano”. Riceviamo e pubblichiamo

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Il Mobbing è la paura psicologica che vieneesercitata sul posto di lavoro attraverso “assalti”ripetuti da parte di colleghi di lavoro e di datoridi lavoro. E’ una condotta offensiva, intimidato-ria che si sintetizza in un abuso di potere e checausa nel “MOBBIZZATO” sentimenti di dispe-razione, mortificazione e debolezza. Questocomportamento indebolisce la fiducia in sestessi tanto da diventare causa di stress….Anni fa, una sera, sentii mio padre raccontare diun suo amico e collega che si era tolto la vitadopo un periodo di mobbing. La cosa mi rimaseimpressa per molto tempo, ero piccola, e, noncapivo cosa significasse Mobbing. Pensai chefosse un virus. Oggi sono una un’impiegata,sono una psicologa, e conosco bene il significato di quel termine..Oggi il mobbing, ha attraversato le aule dei tri-bunali civili e sta raggiungendo le aule penali.Il Mobbing è più diffuso di quanto possa appa-rire. I disturbi psichici che il mobbing crea sonoconsiderati di origine professionale solo se cau-sati da particolari condizioni lavorative, quali:•marginalizzazione dalla attività lavorativa;•svuotamento delle mansioni;•mancata assegnazione di compiti lavorativi; •ripetuti trasferimenti ingiustificati; •prolungata attribuzione di compiti dequalificanti;•impedimento sistematico all’accesso a notizie•esclusione reiterata del lavoratore rispetto adiniziative formative e aggiornamento professionale. •esercizio eccessivo di forme di controllo.

La maggior parte delle vittime di mobbinghanno un’età compresa tra i 31 e 50 anni e ben2 su 5 hanno tra i 41 ed i 50 anni (Fonte Asso-ciazione Italiana contro Mobbing e Stress Psicosociale Credo che oggi nessuno debba restare solo.Per il Mobbing abbiamo preparato un’auto-strada senza casello. Voglio credere che suquell’autostrada si incontri sempre più spessoalle aree di servizio la consapevolezza che il si-stema giuridico ci difende e per tanto occorredenunciare tali fatti. Solo dando visibilità aduna questione si può pensare di risolverla. E nevale sempre la pena.

Antonella Tancredi Psicologa

La giovane autrice - attrice Soledad Agresti, co-fon-datrice della Compagnia Teatrale Imprevisti e Pro-babilità insieme a Raffaele Furno, Janos Agresti, eBenedetta Verrengia, ha vinto un prestigioso con-corso di drammaturgia contemporanea femminilecon il suo testo comico "La Gamba di Sarah Ber-nhardt" e rappresenterà l'Italia al concorso interna-zionale che si svolgerà a Cuba nel marzo 2011. Ilriconoscimento le è stato dato all'unanimità per unascrittura scenica intelligente e divertente, che me-scola sapientemente dialetto ed italiano, ed alternatoni di arguzia e di riflessione su temi di attualità. Nonperdete la Agresti e la sua rappresentazione “inscena al Teatro dell'Orologio dal 7 al 12 dicembre.

UN “AMICO”CI ACCOMPAGNAA LAVORO TUTTI I GIORNI:

IL MOBBINGIL MOBBINGIn scena al teatro dell’Orologio una commedia

vincitrice del concorso nazionale di drammaturgia

.14 Dicembre 2010NOTIZIE DALLA CAPITALE

Municipio XVIIMunicipio XVII

(zona corso Vittorio Emanuele II)

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Dal 1993 Casa Betania, fondata a Roma dalla Coopera-tiva L’Accoglienza, insieme a numerosi volontari, apre leporte del proprio istituto all’ospitalità di madri e minorennibisognosi di soccorso e di sostegno. La maggior partedegli ospiti proviene da situazioni di grave disagio, perquesto uno degli obbiettivi principali è quello di offrire lorol’accoglienza e il calore dell’ambiente familiare. Durante l’Avvento avete qualche progetto in particolare?”Per l’occasione il Laboratorio realizza una serie di pro-dotti artigianali, come cesti natalizi, biglietti di auguri edoggetti decorativi di vario genere. Poi tutte queste cosevengono vendute in un mercatino allestito all’interno dellanostra struttura.”Chi si occupa della confezione dei prodotti?”Come ogni anno il tradizionale mercatino di Natale vieneorganizzato dal Laboratorio delle “mamme da tutti i paesi”.Questa iniziativa nasce per mettere in luce la ricchezzaculturale del nostro istituto insieme alla volontà di con-servare l’identità culturale di ciascun individuo”.Come siete abituati a trascorrere la sera della Vigilia?”Ci siamo sempre organizzati come farebbe qualunquealtra famiglia che si prepara a vivere la festività natalizia.I giovani del volontariato aiutano gli ospiti di Casa Beta-nia a decorare l’albero, ad incartare i regali e ad appa-recchiare la tavola per la cena.” Avete pensato a qualcosa di speciale per i bambini?”Di solito organizziamo un evento, durante il quale ven-gono distribuiti regali tra musiche e panettoni. L’iniziativanasce per dare ai più piccoli la possibilità di festeggiarequesto momento dell’anno come farebbe qualunque altrobambino. La nostra struttura deve porsi come obiettivoprimario quello di offrire protezione e serenità agli ospiti,permettendo loro di sentire il calore dell’ambiente fami-liare che non hanno avuto.”Crede che il Natale sia il momento giusto per dare at-tenzione al vostro impegno umanitario?“Senz’altro, però credo che le istituzioni e i mezzi media-tici dovrebbero interessarsi più spesso alle iniziative e aiprogetti delles t r u t t u r ed ’ a c c o -glienza comela nostra”. Viviana Vannucci

Tra i numerosi eventi che si svolgeranno a Roma nelmese di dicembre, sarebbe interessante fare visita allafiera del libro delle piccole e medie editorie, che siterra al Palazzo dei Congressi (Eur), dal 4 all’8 dicem-bre. Ne parliamo perché oltre ad un nostro naturale inte-resse per la letteratura, la redazione di Nea Polis e lieta diavere tra i suoi collaboratori uno degli autori che parteci-perà all’evento, presentando il suo primo libro proprio intale occasione (Box B19).“Il principe Orpak e la primavera dei colori”, è l’opera dinarrativa per bambini che Federico Monti porterà allafiera. Una trama avvincente che entusiasma i piccoli e affascina, coinvolgendo emotivamente gli adulti, in un veroproprio percorso introspettivo di crescita, alla ricerca delbambino interiore perduto.Suggestivo e commovente, il racconto scorre bene e conpiacevolezza, accompagnando i lettori in dimensioni psi-cologiche dai toni avventurosi e dai risvolti catartici. Unlibro che aiuta a crescere e a conoscere di più se stessi,rivelandoci alcuni dei misteri dell’animo umano, con lasemplicità di comprensione propria dei bambini.Edito dalla Sysform Editore, il libro è promosso anchecome programma didattico nelle scuole. L.Napoli

NNAATTAALLEE IINN CCAASSAA FFAAMMIIGGLLIIAA..NNAATTAALLEE IINN CCAASSAA FFAAMMIIGGLLIIAA..Intervista al responsabile di CasaCasaBetaniaBetania

Al via la Fiera dei piccoli e medieditori (4-8 dicembre,

Palazzo dei Concressi, Eur)

.FOCUS DEL MESEDicembre 2010 .15Dicembre 2010 NOTIZIE DALLA CAPITALE

Municipio XVIIIMunicipio XVIII

“Il “Il principeprincipe OrpakOrpak e la e la primaveraprimaveradei dei coloricolori ..

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A via di Boccea, dove un appartamento di 80mq costa oltre400mila euro, nulla di quello cheavete immaginato esiste. Eh sì, avetecapito bene, neanche il semaforo!Proviamo a fare un esperimento: supponiamo di arrivaredal GRA con la nostra automobile, uscita 1. Via Aureliaverso il centro, proviamo a tagliare lungo via Gregorio XIper raggiungere la nostra meta. Nulla da fare: questo col-legamento non esiste. Il cantiere è aperto ma tempo fa ilavori sono stati bloccati quando ormai mancava solo l’ul-tima rampa per l’accesso alla consolare, a causa di unpasso carrabile privato che insiste in quel punto.Niente paura, andiamo dritto verso piazza Irnerio. Dopoun tempo incalcolabile in coda, avvertiamo i primi segni dinervosismo, ma ormai è quasi fatta: la piazza è davanti anoi. Stranamente, la strada ci porta verso il centro e cistiamo chiedendo se abbiamo sbagliato. Improvvisamente,siamo costretti a fare un’inversione di marcia su Circon-vallazione Aurelia per “tornare” verso Boccea, non capiamoil perché di questo giro, ma non importa, ormai si intravedela “P” di un parcheggio grande quanto una casa. Sotto laP c’è scritto Parking Cornelia. Ma la rampa del parcheg-gio è inaccessibile. Proviamo a chiedere ad un passanteche ci racconta che il parcheggio, da 650 posti ed auto-matizzato, è stato chiuso da tempo per gli elevati costi digestione. E mentre ci sta ricordando che l’Italia è il paesedegli sprechi e sta provando a dirci che forse varrebbe lapena di riconvertirlo in un parcheggio non automatizzato,più facilmente gestibile, dietro di noi si è formata una coda

strombazzante e siamo costretti a ripartire puntando apiazza dei Giureconsulti.Giunti al nuovo semaforo, ecco via di Boccea, final-mente! Vediamo tutta una serie di bancarelle sui marcia-piedi intorno a noi e gente a piedi che per scansarlecammina per strada. Dopo 40 minuti troviamo un postolungo una via laterale. Scendiamo di macchina e comin-ciamo il nostro shopping, ormai prossimo all’orario di chiu-sura. Dopo i primi passi lungo via Boccea, cominciamo acapire che non ci è dato di camminare guardando i ne-gozi, ma dobbiamo fare un esercizio complesso guar-dando una vetrina, a terra per schivare una buca o unavallamento riempito dalla pioggia del giorno prima o pas-sare “di taglio” tra la gente perché il marciapiede su cuiabbiamo scelto di passeggiare è troppo stretto. No, nonva. Meglio attraversare e cambiare marciapiede. Siamo incorrispondenza dell’incrocio con via Gregorio XI, ci met-tiamo sulle strisce ma non troviamo il semaforo! Panico.Zig-zag tra le auto con il muso sulle righe bianco sbiaditomentre sentiamo un tale che ne manda a quel paese unaltro perché gli ha tagliato la strada. Ma ormai siamo sulnuovo marciapiede ed abbiamo anche un po’ di fame. Unbel pezzo di pizza mangiato per strada ma non sappiamodove gettare la carta. Finalmente troviamo un cestino diimmondizia, peccato che sia traboccante allora pensiamo:peccato non essere nati in Germania. Ma poi ci fac-ciamo un sorriso su ricordandoci che a Berlino la pizzanon è buona come quella che abbiamo appena mangiato.Magra consolazione. Auguri.

Raffaello Melchionda, cittadino

SSHHOOPPPPIINNGG AA BBOOCCCCEEAASSHHOOPPPPIINNGG AA BBOOCCCCEEAA. Dicembre 2010F O C U S D E L M E S E.16 Dicembre 2010NOTIZIE DALLA CAPITALE

Immaginate un sabato pomeriggio di dicembre, dopoessere usciti dalla metro o aver parcheggiato in pochiminuti la vostra auto, fare una passeggiata lungo unastrada curata, piena di negozi, in mezzo alla gente, sudi un marciapiede comodo, largo, che abbia un po’ diverde, potendo gettare in un cestino a portata di manola carta della pizza al taglio appena consumata e attraversare la strada per raggiungere quell’altro negozio, dove con la coda dell’occhio avete nel frat-tempo intravisto una sciarpa di un colore introvabile,attendendo con altri che scatti il verde per i pedoni.

RRiicceevviiaammoo ee ppuubbbblliicchhiiaammoo llaa lleetttteerraa ddii uunn cciittttaaddiinnoo

Municipio XVIIIMunicipio XVIII

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Quando la sua famiglia prese possesso della Villa?“Alla fine del Seicento i miei antenati scelsero quel com-plesso suburbano come dimora estiva. All’epoca il Cardi-nale Gaspare di Carpegna vi portò le sue collezioniarcheologiche, cedute in seguito ai Musei Vaticani”.L’utilizzo della Villa era destinato alla villeggiatura?“Non solo. All’epoca gran parte del territorio era occupatoda vigneti che si estendevano fino a Torre Rossa e permisero l’avviamento di un’attività produttiva”. Parliamo dei sui avi. Non furono loro a far costruire la Villa?“No. Vi erano delle preesistenze. Il Cardinal Gaspare feceampliare la parte abitativa e affidò il progetto a GiovanniAntonio De Rossi, lo stesso che aveva già realizzato ilPalazzo di famiglia a Carpegna”.Carpegna? Quel borgo marchigiano non lontano da Urbino?“Sì. La mia famiglia proviene da quel paese del Monte-feltro, dove tuttora sorge un grande palazzo secentesco.Questo edificio svolse una funzione importante durantela Seconda Guerra Mondiale”. Di quale funzione si tratta?“Nel ’43-‘44 il Palazzo fu impegnato come ricovero perpreservare dai bombardamenti numerosissime opered’arte provenienti dai principali musei e chiese italiane,come la Galleria Borghese di Roma, la Pinacoteca diBrera a Milano, il Tesoro di San Marco a Venezia. Opere,per intenderci, di Raffaello, Tiziano, Tintoretto. Il salva-taggio delle opere d’arte italiane a Carpegna è stato tal-mente importante che è stato istituito un premio nazionale”.Ci furono interventi artistici nella Villa di Roma?“Alla fine del Seicento il pittore Pier Francesco Garoli ese-guì degli affreschi nel salone principale. Tuttora, sulle pa-reti si scorgono delle vedute del Montefeltro. Tra queste,si può riconoscere anche il palazzo che sta a Carpegna(Urbino). Il dipinto è interessante perché l’edificio è mostrato ancora in fase di costruzione”.Come si è conclusa la vicenda di Villa Carpegna?“Nel 1898 mio bisnonno Guido fu costretto a vendere laVilla, a causa di un dissesto finanziario. Il complesso ri-mase di proprietà privata fino al 1937, quando alcuni entipubblici lo acquistarono per poi smembrarlo”. Sta dicendo che il parco ha rischiato la lottizzazione?“Sì, ma nel 1981 divenne di proprietà del Comune, che lolasciò in parte integro e aprì le porte al pubblico”.

Che cosa ne è stato delCasino Carpegna?“ La SovrintendenzaComunale si è occu-pata del suo restauro.Da qualche anno hapermesso che il Ca-sino ospitasse la Fon-dazione Quadriennaledi Roma”.Oggi, in che stato ri-trova la Villa Carpe-gna? “Ritengo che la manopubblica abbia il do-vere di conservare al meglio i beni comuni. Il Casino dellaVilla appare oggi in ottimo stato; non altrettanto mi sentireidi dire delle condizioni del parco”. Viviana Vannucci, critica d’arte

CCCC’’’’EEEERRRRAAAA UUUUNNNNAAAA VVVVOOOOLLLLTTTTAAAA UUUUNNNN PPPPAAAALLLLAAAAZZZZZZZZOOOO EEEE UUUUNNNN PPPPRRRRIIIINNNNCCCCIIIIPPPPEEEE....

Intervista a Tommaso di Carpegna Falconieri, Intervista a Tommaso di Carpegna Falconieri,

Principe Carpegna.

.FOCUS DEL MESEDicembre 2010 .17Dicembre 2010 NOTIZIE DALLA CAPITALE

Municipio XVIIIMunicipio XVIII

In un bel pomeriggio d’autunno incontriamo Tommasodi Carpegna Falconieri oggi Professore di Storia Medievale ad Urbino e scrittore di favole per bambini.

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“Guarisci con l’Energia” èun libro per l’anima,un’esperienza spiritualeappassionata e coinvol-gente. Cosa ti ha spinto ascriverlo? “A volte le parolepossono comunicare inmodo profondo e direttodelle verità molto com-

plesse. Ho sentito il desiderio, quasi l’impulso, di condivi-dere la mia esperienza spirituale”. I riferimenti alla Commedia dantesca sono presenti intutto il testo. Perché? “La poesia dantesca è sempre stataper me una fonte di ispirazione. Dante non è solo il padredella letteratura italiana, ma ha ricordato agli uomini del suotempo, e a quelli futuri, il valore della ricerca interiore, dimo-strando che la politica non può prescindere dalla spiritualità”.Qual è il senso della spiritualità oggi? “Noi esseri umanipotremmo realmente far evolvere il nostro mondo se solociascuno di noi avesse completa responsabilità della pro-pria evoluzione”. Questo è un libro per tutti? “Ogni espe-rienza insegna qualcosa di diverso ad ogni persona che la vive”.Quindi la spiritualità è qualcosa di molto concreto?“Non conosco, in realtà, qualcosa che lo sia maggiormente”.Cosa pensi degli scontri di religione cui assistiamo an-cora oggi? La spiritualità fa molte vittime.“Preferisco fare una distinzione fra religione e spiritualità,dove quest’ultima rappresenta un percorso di ricerca deldivino assolutamente individuale e personale. Il sentiero dello spirito non prevede dogmi da accettare, maè in continua evoluzione e trasformazione, all’insegna dellalibertà di ognuno. Le guerre di religione sono il frutto del fa-natismo, che a sua volta è figlio dell’ego. La vera ricercainteriore ha come meta ultima la serena e libera consape-volezza del tutto e l’armonia fra tutti gli esseri”.Perché le persone oggi rifuggono la ricerca interiore?“Penso che si tratti soprattutto di paura”. Di cosa, in particolare?“Di affrontare le proprie ombre, quelle parti di noi che nonci piacciono e rispecchiano sentimenti negativi. Tutti ab-biamo delle ombre e negarle è inutile. Ma questo richiedeimpegno ed una notevole forza di volontà. Poi c’è il cam-biamento, che di sicuro fa molta paura. Ma siamo immersiin un continuo fluire ed opporsi non fermerà di certo il natu-rale corso degli eventi”. Qual è il messaggio del tuo libro?“Noi uomini possiamo costruire un mondo migliore dove ri-

siedere in armonia, rispettando le nostre diversità e ricer-cando quell'intima verità che ci costituisce nella nostra es-senza. La ricerca spirituale è intimamente legata allapolitica perché è una forma di istruzione ed educazione cheproduce consapevolezza. E il frutto della consapevolezzasi riflette positivamente nella società, costituendo una so-lida base su cui edificare il mondo di libertà che tutti desi-deriamo. Dunque la spiritualità e la politica costruttiva sonointimamente connesse, perché una è il presupposto del-l’altra”. Un’ultima battuta sul Natale. “Il Natale è vissutoormai come una tradizione di costume. Io celebro la na-scita di un uomo che ha cambiato le sorti dell’umanità. Tut-tavia non credo che serva compiere azioni eclatanti peressere dei riformatori. Migliorare noi stessi significa già ren-dere migliore il mondo in cui viviamo”. Laura Napoli

““MMIIGGLLIIOORRAARREE NNOOII SSTTEESSSSII SSIIGGNNIIFFIICCAA MMIIGGLLIIOORRAARREE IILL MMOONNDDOO IINN CCUUII VVIIVVIIAAMMOO””

Intervista a Beatrice C, scrittrice giovane e brillante

. Dicembre 2010F O C U S D E L M E S E. Dicembre 2010F O C U S D E L M E S E.18 Dicembre 2010NOTIZIE DALLA CAPITALE

Municipio XVIII

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Per renderci un’idea di come siamo legati all’aridità delNatale, basti pensare a come il nostro Babbo Natale mo-derno, corpulento e di colore biancorosso, non sia altroche un’immagine entrata nella nostra collettività grazie adun illustratore statunitense che, negli anni trenta, realizzòalcune pubblicità natalizie per una nota bevanda ameri-cana. È stato quindi il mondo della comunicazione adaver fatto esplodere il Babbo Natale rosso ed eccoci aigiorni nostri con una realtà molto banale: uno dei simbolidel Natale non proviene da un bel racconto che si tra-manda da nonno a nipote (alcuni leggendari ma comun-que in maggioranza sempre a sfondo religioso, vedi la‘vicinanza’ con San Nicola e altro…) ma in realtà dallacommercializzazione di un prodotto! Che poi questo nontoglie la bontà dell’ottima bevanda, ma ci priva di un’altrafetta di poesia natalizia.

Senza tralasciare nulla sul fiume del periodo natalizio, facciamo un altro esempio più locale: fino agli anni settanta una tradizione molto sentita era la Befana dei Vigili Urbani che, i più giovani, avranno forse vistoin qualche filmato ‘storico’. Il giorno dell’Epifaniaera un’autentica corsa a porgere dei regali aipiedi delle pedane dei vigili adibiti al traffico onelle caserme. Perché? Un po’ per piaggeria(tanti erano i commercianti ed i cittadini che si in-graziavano i vigili), ma anche per rispetto di unafigura tanto importante quanto simbolica. Oggi ècambiato senz’altro il modo di vivere la città equalcosa sicuramente si è guastato nel rapportotra i fruitori dei servizi (cittadini) e nelle istituzioni,conseguenza di un esasperante corsa quoti-diana: questo è sotto gli occhi di chiunque, inutilecontinuare a scrivere righe sul perché il proprie-tario di una potente auto strombazzante non por-terà il prossimo 6 gennaio un dono al vigile sottocasa che lo ha multato.Quanti poi i regali di cuore? Spesso manca la

ricerca del vero ‘pensiero’, ma invece la seccatura del ‘sideve fare’ è purtroppo sempre in cima alla lista. Sempreche non si riesca a puntare un bel dono ‘riciclato’ o un‘saldo anticipato’!Nessuno è obbligato a “sentire” lo spirito natalizio, so-prattutto in un momento in cui Roma si è ricordata dellasua storica multiculturalità, ma è innegabile che gli amantidelle tradizioni storcano il naso di fronte ad alcuni atteg-giamenti. Al commerciante di turno farà sicuramente pia-cere vendere di più a Natale, ma questa corretta attitudineprofessionale stride con l’arida mancanza dei classici ad-dobbi natalizi in alcuni quartieri. Nessuna costrizione, naturalmente, a spendere denaroper abbellire la propria strada, ma forse un piccolo auto-gol se chi sceglie di passeggiare e fare shopping in unambiente più natalizio andrà in un altro viale.

Non è questa una presunzione di parlare male del Na-tale, anzi, ma di mettere a nudo un meccanismo che fascintille con le nostre coscienze e che rappresenta un’ela-borazione ed una proiezione della società che nutre lenostre menti. Come dicono gli esperti di sociologia, saràpur banale, ma se nessuno lo dice, rimane una legge nonscritta e anche se non vogliamo rendere meno bello il Na-tale dobbiamo avere il coraggio di parlare dei suoi limiti,cercando, invece, di rendere più ‘natalizi’ anche tutti glialtri 364 giorni dell’anno.

Lorenzo Sigillò, sociologo professionista ANS

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.20 Dicembre 2010S O C I E T À E R E L A Z I O N I

Come si fa a litigare ed essere cattivi a Natale?Quante volte vi siete sentiti dire “dai, lascia perdere, èNatale!”? La verità che non si vuole sentire raccontareè che il Natale conviene a tutti ed è ormai sociologica-mente perverso. La sua unica e reale componente,quella religiosa, è stata sconfitta ed il motore del pe-riodo di dicembre sono i regali ed uno strano perbenismo.

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Un Messico arretrato e rurale, quello d'inizio XX secologovernato da Porfirio Diaz, quello che Francisco I Ma-dero si proponeva di trasformare in un Messico modernoe industrializzato, ma ciò ai campesinos, alle donne ope-raie e ai bambini minatori non poteva bastare, così nonfacendosi la tanto attesa riforma agraria, la rivoluzioneproseguiva divenendone gli attori non più i borghesi, mai proletari.Portavoce delle speranze tradite dalla rivoluzione bor-ghese erano Emiliano Zapata e Pancho Villa, ma gli StatiUniti non potendo permettere tutto ciò favorirono il golpeVictoriano Huerta, artefice di un regime sanguinario erestauratore, volto a mantenere il Messico nella sua ar-retratezza. Questa fu la prima rivoluzione documentata integral-mente con mezzi moderni, in assenza di censura, da fo-tografi indipendenti liberi di spostarsi oltre il fronte deicombattimenti e penetrare il quotidiano della lotta rivo-luzionaria. D.P

UUNN RRAARROO EESSEEMMPPIIOO DDII SSTTOORRIIAA DDEEII VVIINNTTII.. UUNN RRAARROO EESSEEMMPPIIOO DDII SSTTOORRIIAA DDEEII VVIINNTTII.. MMEEXXIICCOOMMEEXXIICCOO----IIMMMMAAGGIINNIIIIMMMMAAGGIINNII DDII UUNNAA DDII UUNNAA RRIIVVOOLLUUZZIIOONNEERRIIVVOOLLUUZZIIOONNEE

Questo mese vi proponiamo una dupliceduplice mostra che abbiamo visitato in anteprima per voi.

. Dicembre 2010F O C U S D E L M E S E. Dicembre 2010F O C U S D E L M E S E. Dicembre 2010F O C U S D E L M E S E.22 Dicembre 2010CULTURACULTURA

Teotihuacan-la città degli dèi: mostra aperta fino il 27 febbraio 2011

Nel V secolo d.C. una misteriosa civiltà raggiunse l'apicee in breve tempo scomparve, ma lasciò di sé tracce cosìmaestose che 1000 anni più tardi (XV secolo) gli Azte-chi chiamarono le rovine della capitale di quella civiltàTeotihuacan-la città degli Dèi- il luogo da cui ogni cosaebbe inizio.

Anche la cultura Maya e quella Zapoteca furono molto

influenzate dall'architettura, dall'artigianato, dalle arti edalle scienze di Teotihuacan, i cui commercianti traffica-vano dal Pacifico all'Atlantico. In esposizione troviamoalcuni manufatti rinvenuti negli scavi del Tempio del Ser-pente Piumato, nella Piramide del Sole ed in quella dellaLuna. Nella sala centrale viene proiettato il documenta-rio realizzato dalla troupe di Voyager.Indirizzo:Palazzo delle esposizioni-PalaExpo via Nazionale,194 Daniele Palone

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Esistono infatti spazi e possibilità inedite per l’indu-stria culturale italiana, solo che tanti ancora non losanno.Perché, semplicemente, hanno i loro riferimenti nel pas-sato e non si aggiornano. Le prospettive e le speranzeper il futuro tornano così ad appartenere ai loro le-gittimi proprietari, i giovani.I giovani italiani che lavorano dietro le quinte e che ognigiorno sgomitano per diventare o restare assistenti ora etsemper, nei secoli dei secoli sfruttati senza un contrattodignitoso, almeno sono abituati a guardarsi intorno, con-sapevoli che l’unico vero loro punto di forza - diritto ine-spugnabile di ogni giovane cittadino del mondo - è lapredisposizione naturale verso le nuove tecnologie.Proprio queste ultime sono il tallone d’Achille della popo-lazione italica che, specie a Natale, mostra la sua “ansiasociale” cedendo alla tentazione del cellulare innovativoe sborsando senza batter ciglio anche 500 euro pur di do-tarsi di un attrezzo sofisticato da esibire. Tra il 2010 ed il 2012, è previsto da Confindustria ServiziInnovativi e Tecnologici che il 28% degli italiani disporrà diuna piattaforma mobile per visualizzare contenuti audio-video. Incrociamo questo dato statistico con i risultati delbox office 2010: nonostante i blockbuster in 3D sianotutti americani, il 30% degli italiani ha scelto di vedere filmnazionali. Questa percentuale colloca la nostra cinema-tografia al secondo posto in Europa, dopo la Francia (al37%, grazie ai finanziamenti statali consistenti e puntuali)

ma prima di Spagna, Germania e Regno Unito che si as-sestano intorno al 10%. Se ne deduce che la richiesta di contenuti audiovisivimade in Italy è destinata a crescere. Tecnologicamente,infatti, siamo ancora in una fase immatura e siamo piùinteressati al contenitore che al contenuto. Quest’ul-timo, secondo Confindustria Cultura Italia, avrà la prioritàche gli spetta tra circa due anni. Il tempo di adeguarsi allenuove modalità di fruizione, che necessitano innanzituttodi reti a banda larga forti e veloci per scaricare i film senzadifetti audiovisivi, sale cinematografiche digitalizzateanche per le proiezioni 3D, l’immissione sul mercato ditelevisori collegati alla rete, con un’offerta di contenuti di-versificata e di qualità, e nuovi canali di video e linguaggisperimentali come Youtube. Questi sono i parametri perun e-cinema nazionale. Si parla di e-commerce, e-mail,e-book… si scaricano milioni di canzoni ogni giorno intutto il mondo mentre il cinema resta in balia della crisieconomica e della pirateria, invece di produrre ricchezzae lavoro legali. Gli sponsor privati sono già al varco, in at-tesa di talenti cinematografici che possano accompa-gnare le loro pubblicità dentro le menti deglispettatori-utenti-consumatori. Le tecniche di marketingcome la temporanea sospensione dell’incredulità e l’em-patia emozionale, le tecniche di amatorismo professio-nale, la scelta delle parole chiave e del titolo del film percomparire tra i risultati di ricerca...uniti alla cinematogra-fia classica nel modo di riprendere e nello stile, sono lechiavi del futuro del cinema. Laura Andina Responsabile Produttore Cinematografica

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E-CINEMAE-CINEMA

.23NEA CINEMADicembre 2010

Mentre gli addetti ai lavori e i maitre à penser del cinemaitaliano protestano sul Red Carpet del Festival di Romae in diretta da Santoro per i tagli dei finanziamenti statalial cinema, c’è anche chi resta in disparte e alza losguardo oltre il confine nazionale e, metaforicamente,oltre lo schermo. E’ infatti giunto il tempo di rassegnarsialla concezione di cultura “che non si mangia” del MinistroTremonti e smettere di giocare al '68, tanto la gerontocrazia corrotta e ignorante di questo paese è im-battibile.Almeno agli occhi di chi ha circa trent’anni e, invece di ar-rabbiarsi e deprimersi, preferisce mettere la propria crea-tività non solo al servizio di nuovi contenuti, ma anche dinuovi mezzi per fare cinema senza lo Stato di mezzo.

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Nelle alte valli del Tigri e dell'Eufrate, ma anche dell'Indo edel Nilo, circa quattromila anni prima di Cristo sorsero grandiciviltà. La prima, in ordine di tempo, fu quella dei Sumeri.Comparve improvvisamente, con tecnologie avanzate, unsistema di scrittura, la ruota, la capacità di lavori edili di altaingegneria, l'irrigazione. Questa civiltà viene ricordata so-prattutto per gli studi astronomici. Gli astrofisici non sono tuttora in grado di spiegare le mo-dalità esatte attraverso cui i Sumeri abbiano potuto indivi-duare tutti i pianeti, e numerosi satelliti, del sistema solaresenza l'ausilio di cannocchiali e telescopi. Ma non è questal'unica perplessità. Da più parti sembra ormai accertato chei sumeri, ma forse anche gli egiziani, gli olmechi e i maya,non solo conoscessero l'esistenza delle perturbazioni cau-sate dal campo gravitazionale dei pianeti ma fossero ingrado, in qualche modo, di gestire anche la forza di gravità. Queste perturbazioni sono oscillazioni che si propaganonello spazio-tempo alla velocità della luce. Sono causatedal moto accelerato delle masse e possono trasportareenergia su grandi distanze come avviene per i campi elet-tromagnetici. Hanno la particolarità di viaggiare nello spaziosenza essere assorbite dalle stelle o da altra materia inter-stellare. La loro unità di misura é il gravitone, che è un'ipo-tetica particella elementare responsabile della trasmissionedella forza di gravità; di essa si stanno cercando disperata-mente le prove.Misurando le oscillazioni dei campi di gravitazione si può ri-salire alle masse, ai pianeti, anche a quelli non visibili adocchio nudo. I sumeri erano in grado di effettuare questemisurazioni? Le sorgenti delle onde gravitazionali possono essere buchineri e galassie in formazione, sistemi binari di stelle, pulsar:probabilmente ciascuna formazione possiede un proprio“timbro”, quasi un marchio identificativo. Dopo interi millenni di silenzio, il primo a parlare di onde gra-vitazionali è stato Albert Einstein nella sua Teoria della re-latività generale. Oggi, scienziati di tutto il mondo sonoimpegnati in questa ricerca. La rivelazione diretta delle ondegravitazionali consentirà, infatti, di disegnare un quadro piùdefinito delle interazioni gravitazionali che dettero origini al-l'Universo, specialmente quello “primordiale”, legato al fa-moso Big Bang.Attualmente, grazie alle sofisticate strumentazioni in uso e

all'osservazione di particelle elementari come neutrini eraggi cosmici è stato possibile effettuare un viaggio a ri-troso nel tempo sino a 380.000 anni dopo la nascita del-l'universo. Con la conoscenza e la misura diretta delleonde gravitazionali si potrà invece ascoltarne il primissimo“vagito”, addirittura nell'ordine di un miliardesimo di se-condo dopo la grande esplosione. Numerosi istituti, anche italiani, sono impegnati in questaricerca per la fisica delle astroparticelle, con un impegna-tivo stanziamento di fondi della Commissione Europea. Recentemente presso l'acceleratore LHC (Large HadronCollider) nel laboratorio del CERN di Ginevra sono statericreate – con l'esperimento Alice, attraverso la collisionedi ioni di piombo - temperature di migliaia di miliardi digradi, paragonabili a quelle esistite nei primi milionesimi disecondo dopo il Big Bang. A queste temperature, inesi-stenti perfino al centro delle stelle, diventa possibile os-servare la materia primitiva, nella sua forma originaria,prima che diventasse quella attuale.Lo sforzo in questa direzione continua in tutti i Centri di ri-cerca del mondo: detenere la forza di gravità significainfatti impossessarsi di un'energia infinita, capace diconsentire una svolta senza confini a tutta l'umanità, versouna nuova civiltà. O forse “antica,” come quella dei sumerie degli egiziani ma anche dei maya, dei costruttori di Sto-nehenge, che probabilmente si servivano di questa forzaper sollevare massi pesanti diverse tonnellate per co-struire i loro portentosi edifici. E' una delle tante ipotesi,ma alla fine neanche troppo strampalata.Forse presto po-tremo accertare che è proprio vero: non vi è nulla di nuovosotto il sole! Carlo Famiglietti

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.24 Dicembre 2010N E A C U L T U R A

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A volte purtroppo non ci sof-fermiamo a pensare aquanto la nostra vita possaessere meravigliosa. Presidalla frenesia del lavoro, daiproblemi economici che ciaffliggono, dai mille pensierireali e concreti, non pen-

siamo al fatto che la nostra vita sia costellata anche dicose belle, sembriamo dare più importanza alla scadenzadi una rata da pagare piuttosto che agli affetti che ci cir-condano o a quello che veramente ci rende felici. “La vita è meravigliosa” è il capolavoro di Frank Capradel 1946 che tratta proprio di questo. E’ un classico del ci-nema americano assolutamente imperdibile che fa riflet-tere su quali debbano essere le nostre priorità. E’ allegro,triste, commovente, politico, struggente, emozionante,come la vita stessa. E’ una parodia della società vista inchiave fiabesca, in cui il protagonista(il bravissimo e bel-lissimo James Stewart) idealista, onesto ed ottimista, ecome tale perseguitato dal suo antagonista negativo,spietato e capitalista, si ritrova, per una serie di eventi, adover combattere contro una crisi di sconforto tale da de-cidere di togliersi la vita proprio la sera della vigilia di Na-tale. Ma, e qui l’idea geniale del film, viene salvato da unangelo inviato dal cielo che deve ancora compiere unabuona azione per meritarsi le ali! Trasportandolo in unarealtà parallela egli mostra al protagonista come sarebbe

stato il mondo se luinon fosse mai nato,facendogli capirequanto valore e signi-ficato abbia avuto lasua esistenza. Ge-orge, come risve-gliato da un bruttoincubo, ritrova così lagioia di vivere grazieai buoni sentimentiche da sempre lohanno contraddi-stinto. I valori della famiglia, la solidarietà e la comprensioneverso il prossimo, l’amore e l’amicizia sono le tematicheaffrontate in questa opera della settima arte che merita diessere assolutamente vista e rivista (come nel caso dellasottoscritta, tradizionalmente ogni Natale), traendonespunto per riflessioni personali. Ognuno di noi ha del belloin sé, si tratta solo di farlo uscire allo scoperto e farlo pre-valere su tutto il resto, non sono luoghi comuni e non èsemplice buonismo. Lottare per quello in cui si crede, aiu-tare e rispettare gli altri e l’ambiente in cui si vive, coltivaregli affetti, avere un atteggiamento positivo e capire che lecose realmente importanti sono quelle che ti fanno viverepiù serenamente, per riscoprire che la vita può esseredavvero meravigliosa. Jessica Giaconi - Regista -

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.25NEA CINEMADicembre 2010

RUBRICA DI CINEMA

“La vita è meravigliosa”

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Page 26: NEA POLIS ROMA_NATALE_DICEMBRE 2010

Il low cost è ormai una filosofia di pensiero: rinuncio aquel che in un viaggio c’è di superfluo, ma non a viag-giare. Spesso infatti a non essere previsti o inclusi nelprezzo sono servizi aggiuntivi dei quali il viaggiatore, sevuole, può fare benissimo a meno. Per quanto riguarda itrasporti aerei, ad esempio, la più nota compagnia aerealow cost, la Ryanair, riesce a vendere biglietti a meno di10 euro a tratta riducendo al minimo i servizi inclusi inquesto “prezzo base”; da pagare a parte andranno con-siderati infatti eventuali bagagli oltre a quello da tenere incabina, bevande e pasti durante il volo, e così via. Ma po-tete star certi che se prenoterete il vostro viaggio conlargo anticipo, se sarete disposti ad atterrare in aeroportisecondari (più vicini alle città di quanto credete), e se ri-nuncerete a comfort dei quali si può tranquillamente farea meno, pagherete realmente meno di 20 euro per unvolo andata e ritorno in una qualsiasi capitale europea.Che questi voli siano poco sicuri, poi, è un altro grandepregiudizio: in diciannove anni di servizio Ryanair non haregistrato neanche un incidente aereo rilevante.Acquistato il volo, rimane da scegliere dove alloggiare.

Sono sempre più diffusi e sempre più competitivi (nonsolo nei prezzi ma anche nellaqualità) gli ostelli, strutture peril pernottamento che solita-mente offrono sia le classi-che sistemazioni in singolao doppia, sia posti letto in camere condivise – soluzione, quest’ultima, davvero low cost. I prezzi sono infatti solita-mente bassi, variabili a secondo del tipo di struttura, delbagno (privato o al piano), e via dicendo. Uno dei van-taggi di internet, canale privilegiato in questi casi, è lapossibilità di accesso a un vasto numero di informazioni:ogni ostello dispone quasi sempre di un proprio spazioon-line contenente descrizioni dettagliate, foto, opinionidegli utenti su pulizia delle stanze, cordialità del perso-nale, qualità della colazione etc (www.hostelineu-rope.com). Gli ostelli, nati come strutture adatte ai giovani, sono oggicandidate ad allargare notevolmente la propria utenza:oltre ai prezzi contenuti, hanno il vantaggio di offrire l’oc-casione per una vacanza diversa, nella quale l’alloggionon è più solo una base per dormire, ma anche un luogoper conoscersi e incontrarsi, condividere il proprio viaggioa partire dagli spazi. Anche quella degli ostelli è una filo-sofia di pensiero.Organizzare da sé una vacanza è un’impresa semplice.Esistono siti di grande aiuto per chi volesse mettersi allaprova in una vacanza “fai da te”, dei quali forse uno tra imigliori è infohostel.com e worldhostels.com, semprecon un occhio di riguardo al risparmio. Eppure, quelloeconomico non è l’unico vantaggio di una vacanza orga-nizzata da sé: essa permette di calibrarne ogni aspetto inbase ai propri interessi ed esigenze, di verificare le solu-zioni scelte confrontando prezzi, opinioni e proposte al-ternative. Ed è infine più stimolante: viaggiare low costsignifica essere veramente autori del proprio viaggio;rischiare l’errore, doversi adattare qualora ve ne fosse bi-sogno; ed essere pronti anche all’imprevisto, che magaridopo anni sarà proprio ciò di cui, sorridendo, ci ricorderemo. Giorgio Zussini

.26 Dicembre 2010VIVERE & VIAGGIARE

Abbiamo un po’ tutti ormai familiarizzato con il termine“low cost”, alla lettera “basso costo”. Eppure potrebbeancora essere radicato in molti il pregiudizio secondo ilquale alla riduzione dei costi corrisponderebbe unariduzione della qualità: non è così.

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Tale articolo, rubricato “Diritti del consumatore in caso direcesso o annullamento del servizio”, in aderenza al di-ritto comunitario, testualmente recita: “Quando il consumatore recede dal contratto nei casi pre-visti dagli articoli 90 e 91, o il pacchetto turistico vienecancellato prima della partenza per qualsiasi motivo,tranne che per colpa del consumatore, questi ha diritto diusufruire di un altro pacchetto turistico di qualità equiva-lente o superiore senza supplemento di prezzo, o di unpacchetto turistico qualitativamente inferiore previa resti-tuzione della differenza del prezzo, oppure gli è rimbor-sato, entro sette giorni lavorativi dal momento del recessoo della cancellazione, la somma di danaro già corrisposta.

Nei casi previsti dal comma 1 il consumatore ha diritto diessere risarcito di ogni ulteriore danno dipendente dallamancata esecuzione del contratto.

Il comma 2 non si applica quando la cancellazione delpacchetto turistico dipende dal mancato raggiungimentodel numero minimo di partecipanti eventualmente richie-

sto ed il consumatore sia stato informato in forma scrittaalmeno venti giorni prima della data prevista per la par-tenza, oppure da causa di forza maggiore, escluso in ognicaso l’eccesso di prenotazioni”.

Ebbene, appare ictu oculi come la succitata norma provveda ad individuare le giuste tutele.Infatti, il consumatore, a fronte della mancata incolpevolefruizione della vacanza, “ha diritto di usufruire di unaltro pacchetto turistico di qualità equivalente o su-periore senza supplemento di prezzo, o di un pac-chetto turistico qualitativamente inferiore previarestituzione della differenza del prezzo, oppure gli è rim-borsato, entro sette giorni lavorativi dal momento del re-cesso o della cancellazione, la somma di danaro giàcorrisposta”.

Precisa, inoltre, la norma che resta salvo il risarcimentodel danno da inadempimento.La tutela risarcitoria non opera, tranne nel caso di man-cata partenza per overbooking (numero di prenotazionisuperiore a quello dei posti disponibili), quando la can-cellazione del viaggio dipende da causa di forza maggioreo dal mancato raggiungimento del numero minimo deipartecipanti richiesto (sempre che, in tale ipotesi, sia statafornita, entro venti giorni prima della data di partenza, ap-posita informativa scritta). Avv. Marco Senzacqua cell. 3287146202

IL DANNO IL DANNO DA INADEMPIMENTO

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.27PROFESSIONISTIDicembre 2010

Spesso ci si chiede se il nostro ordinamento prevedadelle tutele per il consumatore che si trovi costretto arecedere da contratto stipulato con il tour operetor, ov-vero nel caso in cui il pacchetto turistico venga can-cellato. Al riguardo si segnala l’art. 92 del Codice alConsumo.

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Page 28: NEA POLIS ROMA_NATALE_DICEMBRE 2010

In Italia, di media, ogni 4 giorni si verifica un caso di omi-cidio nei confronti della partner o ex partner. Lo stalking(art. 612-bis c.p.) è caratterizzato da una reiterazione dicondotte di minaccia o molestia che devono determinarenella persona offesa uno dei tre eventi descritti dallanorma quali: un perdurante e grave stato di ansia o dipaura, un fondato timore per la propria incolumità o perquella di persone a lei vicine, o infine, un’alterazione nonvoluta delle proprie abitudini di vita. Quando si è molestati da uno stalker, la prima cosa ècapire che tipo di stalker sia. Il primo tipo è il partnerrespinto. Questa è una tipologia insistente e intrusiva. At-traverso lo stalking cercano di mantenere vivo il rapportoe danno sfogo alla loro rabbia. Il secondo è un soggettosolitario in cerca di intimità, spesso afflitto da disturbi re-lazionali. Questo tipo di stalker è pure insistente, inquanto è convinto che la vittima cederà se ci mette ab-bastanza impegno. Il terzo tipo è il corteggiatore inade-guato. Anche qui si tratta molto spesso di personeincapaci di instaurare una relazione e che, proprio perquesto, sono altrettanto incapaci di accettare un rifiuto. Ilquarto tipo è lo stalker rancoroso. Questo soggetto nutreun forte desiderio di vendetta e cerca di creare paura etensione nella vittima. Percepiscono se stessi come vit-time che devono difendersi contro presunti persecutori equindi si sentono giustificati nel proprio comportamento.Il quinto tipo è lo stalker predatore. E’ il più pericoloso,perché si prepara ad un’aggressione sessuale nei con-fronti della vittima e mette in atto un’ampia gamma dicomportamenti. Pensa continuamente alla vittima in ter-mini sessuali e per questo, può essere avvicinato alla fi-

gura del serial killer, nella quale è dominante il rapportoperverso tra sesso, violenza e morte.

Si tratta, quindi, di un reato che va ad alterare l’equilibriodella vittima, che vive in un continuo e grave stato di ansiae paura. Con la legge 23 aprile 2009 n. 38 il legislatore havoluto finalmente tutelare coloro che subiscono questoreato, prevedendo la misura personale del divieto di avvi-cinamento ai luoghi frequentati abitualmente dalla personaoffesa. In estrema sintesi, il giudice prescrive all’imputatodi non avvicinarsi a determinati luoghi frequentati abitual-mente dalla vittima e, inoltre, la nuova legge prevedeanche la possibilità di imporre il divieto di comunicare conla persona suddetta. La misura si pone l’obiettivo di pro-teggere chi subisce tale reato dalla condizione psicologicadi turbamento derivante dall’incontro o dalla percezionedella vicinanza dello stalker prima della presentazionedella querela, richiedendo al questore dopo aver espostoi fatti all’autorità di pubblica sicurezza, una misura ammi-nistrativa che si concretizzi nell’ammonimento del perse-cutore. In caso di stalking è prevista la reclusione da 6mesi a 4 anni, fino all'ergastolo se le minacce si concretizzano e la vittima muore.

Sabrina Numini Avvocato Patrocinante

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.28 Dicembre 2010P R O F E S I S O N I S T I

Un mio vicino ha installato una telecamera di video-sorveglianza sopra la sua porta senza chiedere ilpermesso all’assemblea, siccome potrebbe lederela mia privacy l’amministratore può obbligarlo arimuoverla?

“L’amministratore può intervenire solo nel caso ci siastato un danneggiamento delle parti comuni durante l’in-stallazione della telecamera. Il condomino che ha in-stallato la telecamera al solo scopo di tutelare lasicurezza personale e della propria abitazione, è tenutosolamente a “informare” i condomini della presenza dellatelecamera, ma non è obbligato a chiederne il permesso

d’installazione all’assemblea,in quanto l’utilizzo che egli fadelle parti comuni, è conformeall’art. 1102 del codice civile. Icondomini, tuttavia, hanno ildiritto di verificare se le imma-gini registrate inquadrano sola-mente la sua porta o seinquadrano anche porzioni di pianerottolo (in quel casosi potrebbe ravvisare la violazione della privacy)”. Per info e domande: Paolo Migotto cell. 331077542 email: [email protected]

L’AMMINISTRATORE RISPONDE

RubricaOCCHIO ALLAGIURISPRUDENZA

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Futuro cercasi.

Il futuro dell’acqua

Dopo il petrolio?

Quando la ricerca cambia la vita: utili applicazioni in campo sanitario

Viaggio nelle nuove tecnologie: a che servono?

- CULTURA -- CULTURA -Il futuro della Cultura

Il Futurismo nell’arte

- SOCIETA’ & RELAZIONI - - SOCIETA’ & RELAZIONI - la crisi ed il bisogno di comunità

Dicembre 2010

- NOTIZIE DALLA CAPITALE -- NOTIZIE DALLA CAPITALE -Campidoglio: quale bilancio dopo 2,5 anni di governo?

- PROFESSIONISTI -- PROFESSIONISTI -

La mediazione - novità nel Diritto?

Ordini professionali: mantenerli o eliminarli?

- OPPORTUNITÀ -- OPPORTUNITÀ -Contributi regionali per giovani e

donne

...E MOLTO ALTRO......E MOLTO ALTRO...

.29Dicembre 2010

nel Focus del mese di Gennaio 2011 si parlerà di...

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