Ecclesia de Eucharistia Le encicliche di Giovanni Paolo II a cura della Prof.ssa Katiuscia Scarpone.

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Ecclesia de Eucharistia

Le encicliche di Giovanni Paolo II

a cura della Prof.ssa Katiuscia Scarpone

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Lettera enciclica del 17 aprile 2003

Intende proporre una riflessione approfondita sul Mistero eucaristico nel suo rapporto con la Chiesa

Si tratta di un documento relativamente breve, ma denso nei suoi aspetti teologici, disciplinari e pastorali

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L’enciclica viene firmata il Giovedì Santo, durante la Messa In Cena Domini, nella cornice liturgica dell’inizio del

Triduo Pasquale

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Dedicata ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate e a tutti i fedeli laici

In precedenza abbiamo la lettera apostolica Dominicae cena del febbraio 1980 sul “mistero e

culto dell’eucarestia”

L’Eucaristia nella Redemptor hominis era stata definita il “centro e vertice della vita sacramentale”

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Tratta dell’eucaristia e del fatto che dall'eucarestia si forma la Chiesa

Il Papa riprende e sviluppa, nel corso di tutta l'enciclica, l'espressione di Henri de Lubac:

"L'Eucaristia fa la Chiesa e la Chiesa fa l'Eucaristia"

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L’enciclica considera la Chiesa dal di dentro e dall’alto, e coglie così la sua capacità di creare comunione

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L’ enciclica è una lettera circolare che il Papa invia a tutte le persone

Il Pontefice se ne serve per tracciare indicazioni pressanti, chiarire punti della

dottrina cattolica

Soprattutto là dove è accentuato l'aspetto dottrinale, il suo messaggio è riconosciuto come dotato di

intrinseca autorevolezza, frutto del rispetto dovuto al magistero ordinario del Sommo Pontefice e della

garanzia di autenticità che rivendicano gli atti solenni del suo ruolo di governo

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Questa è la divisione dell’enciclica:

INTRODUZIONE

1) MISTERO DELLA FEDE

2) L'EUCARISTIA EDIFICA LA CHIESA

3) L'APOSTOLICITÀ DELL'EUCARISTIA E DELLA CHIESA

4) L'EUCARISTIA E LA COMUNIONE ECCLESIALE

5) IL DECORO DELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

6) ALLA SCUOLA DI MARIA, DONNA 'EUCARISTICA'

CONCLUSIONE

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Nell’Introduzione si sottolinea che la Chiesa vive dell’eucarestia e questo è

il suo nucleo principale

Sottolinea le tante luci nate dopo la riforma liturgica del Vaticano II ma anche le tante ombre sulla celebrazione e

sull’abbandono della adorazione eucaristica

Il Papa ricorda il suo emozionante viaggio a Gerusalemme durante il giubileo quando ha potuto celebrare nel

cenacolo, il luogo della nascita della eucarestia

La presenza reale di Cristo è pegno delle parole del Risorto ai suoi apostoli : “ Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”

(Mt 28,20)

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L’Eucarestia è un dono troppo grande per sopportare ambiguità e diminuzioni e questa

lettera enciclica spera servi a dissipare ombre e dubbi su questo mirabile dono che il Signore ha

fatto alla sua Chiesa

Il Pontefice esprime dolore nel notare che molti si allontanano dalla retta dottrina e accentuando il carattere

conviviale della celebrazione si dimenticano del carattere del sacrificio

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Da allora ogni Eucaristia raduna la Chiesa e la mette in comunicazione, attraverso la Cena di

Cristo, con gli eventi salvifici del triduo pasquale

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Il primo capitolo, "Mistero della fede", spiega il valore sacrificale dell’Eucaristia che, attraverso il ministero del sacerdote, rende sacramentalmente presente in ogni Messa il corpo "dato" e il sangue "versato" da Cristo

per la salvezza del mondo

La Celebrazione eucaristica non è una ripetizione della Pasqua di Cristo, una sua moltiplicazione nel

tempo e nei diversi luoghi, ma è l’unico sacrificio della Croce che viene ri-presentato sino alla fine dei tempi

È il capitolo dogmaticamente più impegnativo

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Si inizia richiamando il rapporto dell’Eucaristia con la morte e la risurrezione del Signore,

evento di cui l’Eucaristia è memoriale e che da essa «è reso realmente presente» in vista di

consentire a tutti la partecipazione al sacrificio della croce «come se vi fossimo stati presenti»

Però l‘Eucaristia «sacrificio in senso proprio» non si aggiunge al sacrificio della Croce né lo moltiplica

Poiché la Pasqua di Cristo comprende la risurrezione, anch’essa è resa presente nel sacrificio eucaristico per la

nostra salvezza e alla presenza del Risorto viene ricondotta la presenza "reale" come fatto oggettivo

indipendentemente dal nostro spirito

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Viene riportato il contesto della sera in cui Cristo ha istituito questo immenso dono, circostanza drammatica di tradimenti e

arresto

Quindi il memoriale eucaristico ripresenta l’unico sacrificio della croce e della risurrezione

L’Eucarestia è il dono per eccellenza che il Signore ha voluto fare alla sua Chiesa

Questo sacrificio ha valore salvifico per tutta la Chiesa

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Si richiama fortemente il valore sacrificale dell'Eucaristia

Nell'atto del sacrificio come dono totale di sé, Cristo esprime al massimo la sua libertà

L'eucaristia è il sacrificio con il quale si rinnova quel sacrificio unico e originario compiuto da Gesù sul Calvario

Ogni volta che si celebra l'Eucaristia, quindi, Cristo si offre al Padre e chiede alla sua Chiesa di diventare lei

pure un'offerta gradita a Dio

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La Messa non è quindi solo l'evocazione del mistero della morte e risurrezione del Signore, ma ne è la ri-presentazione

sacramentale; essa è a tutti gli effetti e in maniera piena il sacrificio di Cristo

Ciò che cambia è solo il modo di offrirsi, non la realtà del sacrificio

L'enciclica, comunque, non si ferma a considerazioni teologiche, ma sottolinea e prospetta forme che ispirano e sostengono comportamenti pratici, esistenziali. Uno di essi è certamente il richiamo al valore e alla cultura del

sacrificio: nessuno può pensare di compiere gesti di autentica libertà se non è capace di rinuncia

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Il “..nell’attesa della tua venuta” indica la tensione escatologica di tutta la Chiesa

Infatti il sacrificio è nato in ambito di un banchetto e l’Eucarestia è un vero banchetto in cui siamo chiamati

e invitati a cibarci del pane di vita

Il Santo Padre in questo capitolo spiega il senso dell’acclamazione del mistero della

fede

Questo grande mistero della nostra fede viene proclamato subito dopo la

consacrazione

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L’Eucaristia è "farmaco di immortalità", come afferma sant’Ignazio di Antiochia

Pegno del Regno futuro, l’Eucaristia stimola il senso di responsabilità del credente verso la terra

presente, dove i più deboli, i più piccoli e i più poveri attendono l’intervento di chi, con la sua solidarietà,

li aiuti a sperare

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Dall’Eucaristia così intesa derivano alcuni frutti e maturano precisi impegni: «l’unione intima di noi fedeli con Cristo attraverso la

comunione»; l’accrescimento del dono dello Spirito; «il fervore della tensione

escatologica e la garanzia della risurrezione corporea alla fine del mondo»;

la comunione con la Chiesa celeste; l’impulso al cammino storico

Poiché annunciare la morte del Signore fino a che egli venga (1Cor 11,26) «comporta per quanti partecipano

all‘Eucaristia, l’impegno di trasformare la vita»

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"L’Eucaristia edifica la Chiesa" è il tema del secondo capitolo

La edifica nel senso che la Chiesa "cresce" e viene costituita in unità a partire da

«un’esperienza che fu anzitutto degli apostoli, un particolare di notevole rilevanza»

Precisato che «non soltanto ciascuno di noi riceve Cristo, ma anche Cristo riceve ciascuno di noi», l’unione a Cristo non chiude in credenti in se stessi, ma li invia nel mondo costituendoli come un sacramento per il mondo stesso e

dà un senso più elevato alle varie forme di fraternità

Anzi, «ai germi di disgregazione tra gli uomini, si contrappone la forza generatrice di unità del corpo di Cristo»

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Ogni volta che il fedele si accosta al Sacro Banchetto non solo riceve

Cristo ma è a sua volta ricevuto da Cristo stesso

Quel Pane e quel Vino sono la forza generatrice di unità della Chiesa. Essa si stringe al suo Signore che, sotto i

veli delle specie eucaristiche, la abita e la edifica

La Chiesa mediante la comunione al corpo di Cristo raggiunge quel suo essere in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e

con tutti gli uomini come recita la Lumen Gentium

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La Chiesa adora Cristo non soltanto nel momento della Santa Messa, ma in ogni altro momento,

custodendolo come il suo "tesoro" più prezioso

A questa tematica si lega il discorso devoto sul culto eucaristico fuori della Messa,

precisando che la presenta di Cristo nelle specie conservate «deriva dalla

celebrazione del sacrificio e tende alla comunione» sacramentale e spirituale, ma anche spezzando una lancia a favore di un

«rinnovato bisogno di trattenersi a lungo in spirituale conversazione»

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Viene citata una frase di S. Alfonso che sosteneva che tra tutte le

devozioni quella della adorazione a Gesù sacramentato è la prima e la più cara a Dio, e la più utile a noi

L’Eucarestia è un tesoro inestimabile: non solo il celebrarla, ma anche il sostare davanti

ad essa fuori della messa consente di attingere alla sorgente stessa della grazia

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Il capitolo terzo riflette sulla "apostolicità dell’Eucaristia e della Chiesa"

Come non c’è integra Chiesa senza successione apostolica, così non c’è vera

Eucaristia senza il vescovo

La comunità cristiana non "possiede" l’Eucaristia, ma la

riceve in dono

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Essere in persona Christi per il celebrante, indica la specifica, sacramentale identificazione col sommo ed

eterno Sacerdote che è Cristo stesso; non a caso è prescritto nel Messale Romano che sia unicamente il

Celebrante a recitare la preghiera eucaristica, mentre il popolo vi si associa con fede e in silenzio

Chi "fa" l’Eucaristia agisce in persona di Cristo Capo; perciò, non possiede

l’Eucaristia e non ne può disporre, ma ne è servo per il bene della comunità dei salvati

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La Chiesa è apostolica perché fondata sugli apostoli come testimoni, perché ne

custodisce il deposito

Fino al ritorno di Cristo la Chiesa è istruita, santificata e governata da quanti hanno il

carattere della successione apostolica, attraverso una ininterrotta serie di

ordinazioni episcopali valide

L’assemblea «necessita assolutamente di un sacerdote ordinato che la presieda» e ciò non diminuisce la dignità del popolo di Dio poiché è «nella comunione dell’unico corpo di Cristo, che questo dono ridonda a vantaggio di tutti»

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Ne seguono due conseguenze

Per la Chiesa cattolica non può essere ritenuta ‘normale’ e dunque è

"provvisoria" una comunità cristiana senza un presbitero ordinato

Nella prassi ecumenica i cattolici devono astenersi dal partecipare alla comunione di comunità cristiane prive di un autentico sacerdozio ministeriale ordinato; né le celebrazioni della Parola di queste ultime sostituiscono

l’Eucaristia domenicale

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Si fa quindi riferimento alle celebrazioni comunitarie coi fratelli separati e il Papa

ricorda a noi Cattolici di astenerci a partecipare alla comunione distribuita nelle loro celebrazioni per evitare di avallare una ambiguità dovendo testimoniare la verità

Né si può sostituire la celebrazione domenicale con celebrazioni ecumeniche della Parola: queste preparano

all’unità ecclesiale, ma non possono sostituire la Celebrazione eucaristica domenicale

Infine si sottolinea che dalla centralità della Eucaristia deriva anche per il Sacerdote la centralità della pastorale a

favore delle vocazioni sacerdotali

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Nel quarto capitolo "L’ Eucaristia e la comunione ecclesiale" si afferma che la

Chiesa, nell’amministrare il Corpo e il Sangue per la salvezza del mondo, si attiene

a quanto ha stabilito Cristo stesso

Fedele alla dottrina degli Apostoli, unita nella disciplina sacramentale, essa deve manifestare anche in modo

visibile l’invisibile unità che la caratterizza

L’Eucaristia non può essere "usata" come strumento della comunione: piuttosto la presuppone come

esistente e la convalida

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Premesso che c’è una comunione invisibile con le Persone divine e una visibile nella dottrina degli apostoli, nei sacramenti e nell’ordine gerarchico, l’Eucaristia «non può essere il

punto di avvio della comunione»

Se la comunione invisibile (stato di grazia) è compromessa dal peccato grave, va ristabilita con il sacramento della

Penitenza. Quanto alla sfera visibile, la Chiesa può interdire l’accesso all’Eucaristia a chi manifesta un

comportamento esterno gravemente e stabilmente contrario alla normativa morale, ma soprattutto

l’Eucaristia «esige di essere celebrata in un contesto di integrità dei legami anche esterni di comunione» con il

vescovo e il romano pontefice

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Quindi, il Santo Padre ricorda che non ci si può accostare alla Eucaristia senza aver

premesso la confessione dei peccati, se si ritiene di aver commesso colpe gravi

Ricorda anche che la comunione ecclesiale è comunione col Vescovo e col Pontefice

Positivamente l’Eucaristia crea la comunione ed educa ad essa soprattutto nella celebrazione domenicale; negativamente «non è possibile dare la comunione

alla persona che non sia battezzata o che rifiuti l’integra verità di fede sul mistero eucaristico»

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Attraverso la partecipazione eucaristica, il giorno del Signore diventa Giorno della Chiesa

L’Eucarestia è sempre la celebrazione della Chiesa universale anche se celebrata

da una piccola comunità che riceve l’intero dono della salvezza

L’Eucarestia è anche sacramento di unità con i cristiani di altre confessioni religiose, ma questo deve essere sempre nella verità; per questo, solo con una completa comunione

nei vincoli della professione di fede è possibile concelebrare l’Eucarestia con i fratelli, altrimenti non sarebbe un mezzo valido e potrebbe rivelarsi un ostacolo verso la comunione,

avallando ambiguità sulle verità della fede

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In questa prospettiva va considerato il cammino ecumenico che attende tutti i discepoli del Signore: l’Eucaristia crea comunione ed educa alla comunione,

quando è celebrata nella verità. Essa non può essere soggetta all’arbitrio di singoli

o di comunità specifiche

Il Papa ricorda che non è possibile celebrare un’unica Eucaristia sino a che non siano

ristabiliti integralmente i vincoli della comunione visibile

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Gli accordi sull’ammissione alla mensa eucaristica intercorsi con gli Orientali non sono una intercomunione, ma solo hanno

«l’obiettivo di provvedere a un grave bisogno spirituale per l’eterna salvezza di

singoli fedeli»

A tale tematica si lega il discorso devoto della comunione spirituale come «costante desiderio del

sacramento eucaristico», sostenuto da una citazione di santa Teresa d’Avila

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Al "decoro della celebrazione eucaristica" è dedicato il quinto capitolo

La celebrazione della "Messa" ha delle caratteristiche esteriori destinate a sottolineare la gioia che tutti raccoglie

attorno al dono incommensurabile dell’Eucaristia

L’architettura, la scultura, la pittura, la musica, la letteratura e, più in generale, l’arte in tutte le sue

espressioni testimoniano come la Chiesa, lungo i secoli, non abbia temuto di "sprecare" per testimoniare l’amore

che la lega al suo Sposo divino

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Cristo nel volere celebrare l’ultima cena volle che la “sala fosse degnamente preparata” proprio per far

emergere la bellezza anche dell’esteriorità e del luogo dove l’Eucarestia viene celebrata

Occorre ricuperare il gusto della bellezza anche nelle odierne celebrazioni

Si ricorda il patrimonio artistico fiorito attorno alla celebrazione e alla custodia dell’Eucaristia e l’analogo patrimonio che sta fiorendo nelle

giovani chiese/culture

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Il Papa si appella affinché vengono estirpati gli abusi della celebrazione che dopo il Concilio

spesso ci sono e ci sono stati

“Il tesoro è troppo grande e prezioso per rischiare di impoverirlo o di pregiudicarlo mediante sperimentazioni o pratiche introdotte senza una attenta verifica da parte

dell’autorità ecclesiastica”

Riguardo al decoro non sono mancati abusi, ma su questi si rinvia a un documento in

preparazione

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Chiede che le norme liturgiche siano rispettate da tutti con grande fedeltà

perché la Liturgia non è mai una proprietà privata né del celebrante né

della comunità

A nessuno è concesso di sottovalutare il mistero affidato alle nostre mani

Ed il Papa annuncia: "per rafforzare questo senso profondo delle norme liturgiche, ho chiesto ai dicasteri

competenti della Curia Romana di preparare un documento più specifico, con richiami anche di carattere

giuridico, su questo tema di grande importanza"

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Il sesto capitolo, "Alla scuola di Maria, donna ‘eucaristica’", si sofferma con originale attualità sulla sorprendente

analogia fra la Madre di Dio, che tesse il corpo di Gesù e ne diventa il primo

tabernacolo, e la Chiesa, che nel suo grembo custodisce e dona al mondo la

carne e il sangue di Cristo

C’è un rapporto tra la risposta di fede di Maria nell’incarnazione e «l’amen che ogni fedele

pronuncia quando riceve il corpo del Signore»

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Colui che ha trasformato l’acqua in vino allo stesso modo fa del pane e del vino il

suo vero corpo e il suo vero sangue

L’abbandono all’azione di Dio che supera il nostro intelletto è favorita dal collegamento del "Fate questo in memoria di me" al "Fate

quello che vi dirà" interpretato come parola di Maria che assicurerebbe: fidatevi della parola

del mio Figlio, che, come a Cana cambiò l’acqua in vino, così opererà la mutazione

eucaristica

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Nel «Fate questo in memoria di me» (Le 22,19) c’è anche una consegna di Maria alla Chiesa da parte di Cristo

Infatti, il ripetere il gesto di Gesù sulle parole “Fate questo in memoria di me” diventa al tempo

stesso accoglimento della Vergine che come a Cana ripete a tutti noi “Fate quello che vi dirà”

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Nella presentazione al tempio e sul Calvario Maria vive la dimensione

sacrificale dell’Eucaristia

I Vangeli tacciono sulla presenza di Maria nel Cenacolo, ma si può supporre una sua

presenza tra i fedeli che dopo la Pentecoste erano assidui nella frazione del pane

Ella ha partecipato alle prime Eucaristie celebrate dagli Apostoli e il libro degli Atti ce lo conferma quando parla della primitiva comunità in cui è presente la Madre del

Signore che celebra la “ frazione del pane”

Resta inteso che «Maria è donna eucaristica con l’intera sua vita»

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Il Magnificat infine è eucaristico per la capacità di memoria, la lode, l’esaltazione dei

poveri e degli umili alla mensa del Signore

L’Eucaristia viene data ai credenti affinché la loro vita sia un perenne Magnificat alla Santissima Trinità

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Impegnativa la conclusione: chi vuole percorrere la via della santità, non ha

bisogno di nuovi "programmi"

Il programma c’è già: è il Cristo stesso da conoscere, da amare, da imitare e da annunciare

L’attuazione di questo itinerario passa attraverso l’Eucaristia

Ne sono testimoni i Santi, che alla fonte inesauribile di questo Mistero si sono dissetati in ogni istante della loro vita, traendone la forza spirituale per realizzare appieno

la loro vocazione battesimale

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Sono ripresi vari motivi: lo stupore di fronte all’Eucaristia e la centralità pastorale della sua

celebrazione; l’esigenza di vivere integralmente tutte le dimensioni del mistero;

l’ansia ecumenica di arrivare a una sola Eucaristia; la raccomandazione di metterci alla

scuola dei santi e in ascolto di Maria

Il Papa conclude la sua Enciclica con le parole della Sequenza che viene letta alla festa del Corpus Domini scritta da S. Tommaso d’Aquino: “Buon pastore, vero

pane, o Gesù, pietà di noi…”

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L'enciclica vuole suscitare lo «stupore eucaristico», provocare cioè alla

meraviglia come una sempre nuova forma di conoscenza dinanzi al mistero

Il papa ci invita a fare un giro intorno al mistero dell’eucaristia, a contemplarla in ogni suo aspetto, senza la pretesa di far valere un angolo visuale come la prospettiva

decisiva, e tuttavia con l’intento preciso di sottolineare angolature e dimensioni che rischiano di essere lasciate

nell’ombraDue sembrano essere i punti di vista decisivi per comprendere

l’eucaristia: il Vaticano II e il concilio di Trento. Sono due visuali che a loro volta sono rilette attraverso una duplice

lente: quella della propria esperienza personale; quella del tempo in cui viviamo, a 40 anni dall’inizio della riforma

liturgica

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Nel tono personale con cui il Papa parla del mistero eucaristico, nel calore della testimonianza, nel

fervore comunicativo, non dobbiamo solo vedere un cedimento all’età anziana che si abbandona volentieri ai ricordi, ma pare vi sia l’intuizione di una immediatezza da cui partire e a cui riferirsi:

l’eucaristia non è un oggetto, né una idea, è un’esperienza che dischiude ad un evento

Il tipo di linguaggio corrisponde dunque al tipo di esperienza nella quale siamo coinvolti: una

esperienza dove il fare precede il dire e dove il dire si dice attraverso un fare, e un fare particolare (come se

certe cose si possono dire soltanto attraverso il ricorso ad un linguaggio adeguato)

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Si tratta di prender atto della necessità di passare dalla cattedra “scolastica”, che

spiega l’eucaristia a partire dai concetti, alla cattedra “mistagogica”, che spiega

l’eucaristia a partire dalle parole e dai gesti celebrativi (che cosa avete visto, che cosa avete fatto? chiedevano i Padri ai neofiti)

Quanto alla lente del tempo in cui viviamo, l’enciclica papale va compresa sullo sfondo di un rinnovamento

liturgico ormai quarantennale, ma nient’affatto concluso: da qui la sottolineatura di taluni elementi piuttosto che

altri, non perché siano i più importanti, ma semplicemente perché sono stati disattesi o tralasciati

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L’eucaristia sembra essere il dono nuziale, nel quale il Signore Gesù si fa presente alla sua

Chiesa come lo Sposo, che con il sangue della sua passione le ha fatto la dote e con i chiodi

della croce gliene ha lavorato l’anello

Di fronte a un dono così grande, si accende lo stupore, esperienza di luminosità e di

immediatezza, di sorpresa e incanto, di fronte al mistero che si manifesta nella sua pienezza

Dono che non smette di circolare, e che passa attraverso le dita delle mani della Chiesa che si innalzano, si intrecciano,

si aprono nel gesto della lode, dell’offrire, del ricevere

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Nell’eucaristia gli occhi contemplano il Signore presente nel suo molteplice farsi presente (SC 7); gli orecchi si aprono all’ascolto della Parola, alla pace del silenzio, all’in-canto canoro e musicale

(quanto c’è ancora da lavorare per affinare la qualità simbolico-rituale del musicale); le voci si uniscono nel far risuonare la lode e la Parola; le mani si stringono nel segno di pace, si levano, si

tendono a ricevere il dono; la bocca gusta e pregusta nella sobrietà del vino consacrato

l’ebbrezza dello Spirito, che scende dentro il corpo e scalda il cuore; nel mangiare e bere insieme è il

simbolo della sua permanenza nella offerta (la nuova ed eterna alleanza, offerta in sacrificio per

voi e per tutti), e dell’offerta della sua permanenza (Io sarò con voi, fino alla fine del mondo)