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IL NOVECENTO – Paolo Viola la Grande Guerra Dall’estate del 1914 all’autunno del 1918 i paesi europei, gli Stati Uniti e il Giappone si facero al guerra più devastante che l’umanità avesse conosciuto fino ad allora. La causa occasionale del conflito fu una crisi fra l’Austria-Ungheria e la Serbia. Fu la fine del ruolo dirigente dell’Europa nel mondo e del modello politico delle monarchie per diritto divino, l’avvento di due nuovi modelli politici, nati dal fallimento del liberismo: il comunismo e il fascismo. Lo scoppio del conflitto Il 28 giugno 1914 a Sarajevo, capoluogo della Bosnia-Erzegovina, lo studente serbo Gravilo Princip sparò e uccise Francesco Ferdinando, nipote dell’imperatore e principe ereditario. L’Austria avviò un’inchiesta per scoprire eventuali rapporti internazionali che avevano reso possibile l’assassinio. L’Austria pose un ultimatum. La Serbia, forte della protezione russa, a sua volta alleata con la Francia, che a sua volta era alleata con l’Inghilterra (a guerra scoppiata fra questi tre paesi fu formalizzata la “triplice intesa” per fronteggiare gli imperi centrali) non permise la partecipazione della polizia austriaca all’inchiesta sul proprio territorio nazionale. Il 28 luglio 1914 l’Austria dichiarò guerra alla Serbia; il 1 agosto la Germania dichiarò guerra alla Russia e il 3 alla Francia. Il 4 agosto per aggirare le difese francesi le truppe tedesche entrarono in Belgio provocando l’intervento inglese. Nei mesi seguenti sarebbero entrati in guerra anche il Giappone contro la Germania, che aveva colonie nel pacifico, e la Tuchia a fianco degli imperi centrali contro l’antico nemico russo. Nel 1915 sarebbe stata la volta dell’Italia e due anni dopo quella degli Stati Uniti a fianco della Francia e dell’Inghilterra. La Guerra diventa mondiale anche perché le difese erano più potenti degli attacchi e i contendenti dovevano cercare altri alleati o oltri luoghi in cui schiacciare il nemico. Da questo punto di vista la Germania era svantaggiata: il campo avverso contava su riserve maggiori, aveva grandi imperi coloniali e disponeva della supremazia britannica dei mari. L’Italia, scelse l’”intesa” (Russia, Francia, Inghilterra) benché fosse legata alla Triplice Alleanza, e la guerra scoppiò nel maggio 1915 contro l’impero asburgico. Germania e Austria riuscirono a coinvolgere la Turchia e un anno dopo la Bulgaria. La Serbia si arrese nell’autunno del 1915 e fu interamente occupata. Con l’”intesa” si schierarono anche la Romania e la Grecia. La Romania fu subito sconfitta, mentre inglesi e francesi sbarcati a Salonicco aprirono un fronte balcanico in direzione della Serbia. Ma il fronte occidentale, quello francese, rimaneva immobile. Milioni di uomini si sterminarono a vicenda per anni, senza riuscire a modificare la situazione. La Germania si inimicò il mondo intero con la guerra sottomarina condotta contro navi mercantili indifese e alla fine provocò l’entrata in guerra degli Stati Uniti. L’apporto industriale e bellico degli USA costituì uno dei fattori decisivi del tracollo degli imperi centrali. L’opinione pubblica, la guerra e i governi Nessuna guerra può essere combattuta a lungo con prospettive di vittoria, senza un ampio sostegno popolare. Nella prima Guerra mondiale il sostegno ci fu e fu massiccio, almeno ella prima fase. Persino i socialisti, per vocazione internazionalisti e antimperialisti, finirono con lo schiarirsi con i rispettivi governi. La socialdemocrazia tedesca abilmente presentava la guerra come rivolta contro il regime dispotico zarista. In Russia fu proclamata quasi una guerra santa in difesa delle radici slave e ortodosse che accomunavano russi e serbi. In Francia la mobilitazione fu ancora più forte, nel ricordo delle guerre rivoluzionarie, della libertà, uguaglianza e fraternità minacciate dai tedeschi. La guerra pose in tutti i paesi enormi problemi di gestione; milioni di uomini di tutte le classi sociali dovevano partire per i fronti e sguarnire l’apparato produttivo. Dovunque si fece ricorso alla manodopera femminile. Il mercato fu rigidamente controllato ovunque; la Germania istituì un “ufficio di guerra” competente per tutto quanto riguardava la fabbricazione di armi e munizioni, l’intero commercio estero, il controllo di tutti i prezzi. In tutti i paesi belligeranti il debito pubblicò

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IL NOVECENTO – Paolo Viola

la Grande GuerraDall’estate del 1914 all’autunno del 1918 i paesi europei, gli Stati Uniti e il Giappone si facero alguerra più devastante che l’umanità avesse conosciuto fino ad allora. La causa occasionale delconflito fu una crisi fra l’Austria-Ungheria e la Serbia. Fu la fine del ruolo dirigente dell’Europa nelmondo e del modello politico delle monarchie per diritto divino, l’avvento di due nuovi modellipolitici, nati dal fallimento del liberismo: il comunismo e il fascismo.

Lo scoppio del conflitto Il 28 giugno 1914 a Sarajevo, capoluogo della Bosnia-Erzegovina, lo studente serbo GraviloPrincip sparò e uccise Francesco Ferdinando, nipote dell’imperatore e principe ereditario.L’Austria avviò un’inchiesta per scoprire eventuali rapporti internazionali che avevano resopossibile l’assassinio. L’Austria pose un ultimatum. La Serbia, forte della protezione russa, a suavolta alleata con la Francia, che a sua volta era alleata con l’Inghilterra (a guerra scoppiata fra questitre paesi fu formalizzata la “triplice intesa” per fronteggiare gli imperi centrali) non permise lapartecipazione della polizia austriaca all’inchiesta sul proprio territorio nazionale. Il 28 luglio 1914 l’Austria dichiarò guerra alla Serbia; il 1 agosto la Germania dichiarò guerra allaRussia e il 3 alla Francia. Il 4 agosto per aggirare le difese francesi le truppe tedesche entrarono inBelgio provocando l’intervento inglese. Nei mesi seguenti sarebbero entrati in guerra anche ilGiappone contro la Germania, che aveva colonie nel pacifico, e la Tuchia a fianco degli impericentrali contro l’antico nemico russo. Nel 1915 sarebbe stata la volta dell’Italia e due anni dopoquella degli Stati Uniti a fianco della Francia e dell’Inghilterra. La Guerra diventa mondiale ancheperché le difese erano più potenti degli attacchi e i contendenti dovevano cercare altri alleati o oltriluoghi in cui schiacciare il nemico. Da questo punto di vista la Germania era svantaggiata: il campoavverso contava su riserve maggiori, aveva grandi imperi coloniali e disponeva della supremaziabritannica dei mari. L’Italia, scelse l’”intesa” (Russia, Francia, Inghilterra) benché fosse legata allaTriplice Alleanza, e la guerra scoppiò nel maggio 1915 contro l’impero asburgico. Germania eAustria riuscirono a coinvolgere la Turchia e un anno dopo la Bulgaria. La Serbia si arresenell’autunno del 1915 e fu interamente occupata. Con l’”intesa” si schierarono anche la Romania ela Grecia. La Romania fu subito sconfitta, mentre inglesi e francesi sbarcati a Salonicco aprirono unfronte balcanico in direzione della Serbia. Ma il fronte occidentale, quello francese, rimanevaimmobile. Milioni di uomini si sterminarono a vicenda per anni, senza riuscire a modificare lasituazione. La Germania si inimicò il mondo intero con la guerra sottomarina condotta contro navimercantili indifese e alla fine provocò l’entrata in guerra degli Stati Uniti. L’apporto industriale ebellico degli USA costituì uno dei fattori decisivi del tracollo degli imperi centrali.

L’opinione pubblica, la guerra e i governiNessuna guerra può essere combattuta a lungo con prospettive di vittoria, senza un ampio sostegnopopolare. Nella prima Guerra mondiale il sostegno ci fu e fu massiccio, almeno ella prima fase.Persino i socialisti, per vocazione internazionalisti e antimperialisti, finirono con lo schiarirsi con irispettivi governi. La socialdemocrazia tedesca abilmente presentava la guerra come rivolta contro ilregime dispotico zarista. In Russia fu proclamata quasi una guerra santa in difesa delle radici slave eortodosse che accomunavano russi e serbi. In Francia la mobilitazione fu ancora più forte, nelricordo delle guerre rivoluzionarie, della libertà, uguaglianza e fraternità minacciate dai tedeschi. Laguerra pose in tutti i paesi enormi problemi di gestione; milioni di uomini di tutte le classi socialidovevano partire per i fronti e sguarnire l’apparato produttivo. Dovunque si fece ricorso allamanodopera femminile. Il mercato fu rigidamente controllato ovunque; la Germania istituì un“ufficio di guerra” competente per tutto quanto riguardava la fabbricazione di armi e munizioni,l’intero commercio estero, il controllo di tutti i prezzi. In tutti i paesi belligeranti il debito pubblicò

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aumentò enormemente. In questo il vantaggio dell’”intesa” era enorme perché disponeva dei creditidegli USA.

L’interventismo italianoIn Italia lo scoppio della I^ Guerra mondiale riportò a galla la distanza fra pacifisti e interventisti giàmanifestatasi dopo l’infausta avventura coloniale in Etiopia, conclusasi col disastro di Adua e lacaduta di Crispi. Per gli interventisti l’entrata in Guerra dell’Italia offriva l’opportunità di riunirealla madrepatria terre italiane “irredente”. Capo del governo era ora Antonio Calandra, ministrodegli esteri Sonnino. Giolitti, per una guerra da lui non condivisa, si era fatto da parte.L’interventismo, appoggiato dai circoli militari e dalla grande industria, spinse l’Italia ad entrarenella I^ Guerra mondiale.

L’Italia in GuerraCalandra e Sonnino avviarono contatti diplomatici per negoziare l’entrata in guerra. Gli impericentrali (Austria e Germania), in cambio della neutralità italiana, erano disposti a concedere tutti iterritori di lingua italiana del Trentino e del Friuli, esclusa Gorizia, allora in maggioranza slovena, eTrieste che però avrebbe goduto di larga autonomia e una università di lingua italiana. Le avrebberoanche dato il protettorato sull’Albania. Inghilterra, Francia e Russia (la Triplice Intesa) offrivano dipiù se l’Italia fosse scesa in guerra al loro fianco: anche il Tirolo meridionale di lingua tedesca, finoal Brennero, tutta la Venezia Giulia e la Dalmazia, in maggioranza sloveno-croata. Sarebbe rimastaesclusa Fiume, perché non immaginando il disfacimento totale dell’impero Austro-Ungarico, vigevaallora il principio che ogni paese avesse diritto ad un accesso al mare che gli garantisse la libertà dicommercio internazionale. L’ingresso in guerra dell’Italia doveva significare la promozionedefinitiva fra le potenze che contano nel dominio del mondo. Il 24 maggio 1915 l’Italia dichiaravaguerra all’Austria (alla Germania un anno dopo) e il suo esercito attraversava il Piave e attaccava gliaustriaci in direzione del Carso e di Trieste. Anche in Friuli, come in Francia, il fronte si stabilizzò erimase fermo per un paio di anni, che costarono la vita a centinaia di migliaia di soldati. La guerraebbe conseguenze di grande rilievo sulla struttura industriale italiana. L’industria bellica passò dacentomila a quasi un milione di addetti, in quinto dei quali donne. Si sviluppò l’industriaidroelettrica, quella chimica, la siderurgia, la meccanica

La guerra di trincea. I costi umani. Data la grande prevalenza della difesa su u attacco che al momento decisivo non aveva altri meziche l’assalto alla baionetta, la guerra fece molte più ittime di quanto era mai avvenuto nel passato.In tutto gli “imperi centrali” schierarono nel corso della guerra 23 milioni di soldati e l”intesa” 36:di questi 60 milioni, 10 morirono, 20 furono feriti e altri 8 fatti prigionieri o dispersi. Di questi soloun terzo ebbero la fortuna di tornare a casa illesi nel corpo ma segnati nello spirito.

Il 1917. La grande stanchezzaLa lunga guerra di trincea cominciava a logorare i soldati. Ci furono unità decimate dai loro ufficialiperché si erano rifiutate di esporsi al fuoco. Ci furono fraternizzazioni con il nemico,automutilazioni per sfuggire alla vita di trincea. Oltre ai soldati, anche la società civile cominciava adare segni di stanchezza e di sfiducia. In Italia le conseguenza militari furono molto gravi. Le difesefurono sfondate a Caporetto alla fine di ottobre 1917. La stanchezza pesò gravemente sulla ritirata:intere unità si rifiutarono di combattere, in una sorta di protesta contro la cieca disciplina impostadal Generale Luigi Cadorna. Il fronte arretrò dall’Isonzo al Tagliamento e al Piave. Sembrò per unmomento che l’intero veneto fosse perso. Si formò un governo di unità nazionale e il comandomilitare passò al generale Armando Diaz che dopo la battaglia di Vittorio Veneto avanzò l’esercitofino a superare le linee precedenti la rotta di Caporetto. In realtà tutti gli eserciti in guerra eranoesausti. La rivoluzione russa scoppiata nel frattempo era un esempio per tutti i popoli. In Germanianel 1918 si arrivò ad una vera e propria insurrezione. In alcuni casi soldati tedeschi e russi sirifiutarono di combattere scegliendo la fraternizzazione. L’esercito francese e più ancora queelo

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austro-ungarico vennero minati dal rifiuto di combattere e dalla diserzione. La guerra si avviava alsuo termine.

L’intervento degli Stati Uniti e la sconfitta degli imperi centrali. Le conferenze di paceIl continuo affondamento delle navi mercantili americane da parte dei tedeschi con i sottomarini,determinò l’entrata in guerra degli USA nell’aprile del 1917, anche se i realtà l’esercito americanoci mise un anno a mobilitarsi e schierarsi oltre l’atlantico e solo nella primavera del 1918 – inpratica, negli ultimi quattro-cinque mesi di battaglie -. Ai primi si settembre 1918, con il crollo dellesue linee arretrate, la Germania avviava le trattative per l’armistizio, che fu firmato nel novembre1918. Il 4 novembre era stato siglato quello tra Italia e Austria. La Russia precedentemente, nelmarzo 1918, sotto la spinta propagandistica rivoluzionaria bolscevica, firmò con i tedeschi la pacedi Brest-Litovsk, che ratificava la sua sconfitta. Sotto molti aspetti gli Stati Uniti erano il verovincitore del conflitto.

I 14 punti di WilsonGià nel gennaio del 1918 il presidente degli USA aveva dichiarato i 14 punti che gli Stati Unitiintendevano difendere ad ogni costo. I 14 punti elencavano il principio di trasparenza dellediplomazie, la soppressione delle barriere alla navigazione e al commercio, il disarmo, il rispetto delprincipio di nazionalità e la creazione di una struttura internazionale di garanzia allo scopo diprocurare a tutti gli stati, grandi e piccoli, mutue garanzie di indipendenza e integrità territoriale.

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I Trattati di paceI trattati di pace furono firmati in diverse sedi della periferia di Parigi nel 1919 e 1920. a quello diVersailles la Germania restituiva l’Alsazia-Lorena alla Francia mentre la zona mineraria del Saarveniva temporaneamente occupata dalla Francia (trascorsi 15 anni un plebiscito avrebbedeterminato l’appartenenza della regione alla Germania). Gli imperi Austro-Ungarico, ottomano erusso avevano cessato di esistere. Nascevano nuovi Stati nazionali: la Finlandia, la Polonia, laIugoslavia, oltre all’Austria e all’Ungheria. La Turchia perdeva tutta la penisola balcanica, tranneInstabul, l’Armenia, e tutto il mondo arabo, che veniva spartito tra Inghilterra e francia, sottoformadi protettorati: Siria, Palestina, Iraq, Arabia, Yemen, Transgiordania. L’Italia, rispetto ai patti diLondra, guadagnava meno del previsto. In Dalmazia otteneva solo Zara mentre Fiume, comeDanzica, veniva dichiarata “città libera”.

La Società delle Nazioni Fra i 14 punti di Wilson era inclusa la costituzione di un organismo internazionale incaricato digarantire la pace. Il nuovo organismo di chiamò “Società delle Nazioni” con sede a Ginevra. GliStai Uniti non vi aderirono. Negli anni seguenti anche Germania e Russia vi aderirono. Nel 1931 ilGiappone aggredì la Cina occupando la Manciuria e abbandonò la Società. Anche l’Italia, conl’aggressione all’Etiopa nel 1935, abbandonò la Società. I Nazionalismi e gli imperialismi eranoancora irrisolti.

Rivoluzione in MessicoDal 1876 il potere era nelle mani del presidente-dittatore Porfirio Diaz, molto vicino agli inglesi mainviso dagli Stati Uniti che appoggiavano Francisco Madero. Il paese era in preda a gravi disordinicausati dalle rivolte contadine. Le rivolte al nord erano capeggiate da Pancho Villa, al Sud daEmiliano Zapata. Nel 1911 l’insurrezione spinse alla fuga Diaz (ultraottantenne) e portò Maderoalla presidenza. Madero fu abbattuto nel 1913 da un generale “porfirista” che a sua volta cadde nel1914 sotto i colpi di Villa e Zapata. Individualista il primo (piccola proprietà), collettivista ilsecondo (comunità contadina) non riuscirono a coordinare gli sforzi comuni. Il potere passò quindia politici e militari rivoluzionari che seppero garantire gli Stati Uniti sui capitali investiti. Villa eZapata furono entrambi assassinati. Nel 1917 il Messico ebbe una costituzione che introduceva duenovità che avrebbero caratterizzato i nazionalismi antimperialisti e socialisti: nazionalizzazionedelle terre e delle ricchezze del sottosuolo, diritto di sciopero e organizzazione sindacale eun’avanzata legislazione del lavoro.

La CinaFin dai primi anni del secolo nel Sud della Cina cominciò ad operare un partito nazionalista: ilKuomintang che riassumeva il suo programma in tre principi: l’identità del popolo, i diritti delpopolo, la sopravvivenza del popolo. Voleva uno Stato “appartenente a tutti, controllato da tutti, avantaggio di tutti”. La forza del programma del Kuomintang era nella sua chiarezza e semplicità. Ilpotere imperiale era in crisi. Nel 1911 scoppiò l’insurrezione e nel 1912 fu proclamata larepubblica sotto la presidenza di Sun Yat Sen (fondatore del Kuomintang). La Cina pur essendoschierata fra i vincitori della guerra fu maltrattata dai trattati di Versailles. “Salvare la Patria”divenne lo slogan che mobilitò la generazione che aveva fatto la rivoluzione repubblicana. Il“movimento del 4 maggio” segnò la rinascita del nazionalismo rivoluzionario. Il Nord rimanevanelle mani dei giapponesi e dei governi imperialisti. Nel 1921 Sun Yat Sen fu rieletto presidente ericevette l’appoggio della Russia Bolscevica che rinunciò alle pretese sulla Manciuria. Nel 1925Sun Yat Sen morì e del Kuomintang si impadronì Chiang kai Shek. Nel 1927 col suo esercitoprendeva Shanghai e proseguiva la marcia verso nord. Rompeva l’alleanza con i comunistiordinando il massacro dei quadri operai di Shanghai. La prima fase della rivoluzione era terminata,ma il governo di fatto si era messo sotto la protezione dei giapponesi.

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L’IrlandaAnche la Gran Bretagna dovette fronteggiare una rivoluzione nazionalista in Irlanda. L’Irlanda erauna vera e propria colonia inglese sin dalla fine del 400, ma aveva saputo mantenere una propriaidentità culturale col suo attaccamento al cattolicesimo. In tutta la Gran Bretagna i cattolici avevanoperso i diritti politici e in Irlanda la grande proprietà terriera veniva espropriata e distribuita ad unaclasse dirigente protestante, inglese o scozzese. Qualunque ascesa sociale per gli irlandesi dovevapassare attraverso l’assimilazione alla religione, alla cultura, alla lingua degli inglesi. Circa a metàdell’ottocento milioni di irlandesi presero la via dell’immigrazione negli Stati Uniti. Il movimentonazionalista agli inizi del novecento diede vita ad un partito che prese il nome di “Noi soli” (SinnFein in lingua irlandese gaelica) che non escludeva la lotta armata. Il partito lottava perl’indipendenza totale. Il Sinn Fein divenne l’IRA (Irish Republican Army) e una “Dieta d’Irlanda”proclamò la repubblica presieduta da De Valera. La Gran Bretagna doveva difendere la propriaimmagine e attenersi al principio di autogoverno sancito nei 14 punti di Wilson. Né uscì con grandesapienza istituendo una comunità di stati indipendenti sotto la propria sovranità. Questa comunitàcomprendeva Canada, Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa e appunto l’Irlanda (cosiddettidominions). Si chiamava “Commonwealth britannico delle nazioni”: Commonwealth, cioèpatrimonio comune. L’Irlanda diventava uno “Stato libero”, non una repubblica autonoma. Perdevainoltre l’Ulster a maggioranza protestante. In maggioranza gli irlandesi accettarono il compromessoma non De Valera che riprese la guerra civile per altri cinque anni. Alla fine accettò anche luil’accordo e fondò un nuovo partito, detto dei “soldati del destino” che divenne centro del sistemapolitico della repubblica d’Irlanda, dopo la seconda guerra mondiale, staccatasi dal Commonwealth.Ma l’IRA 50 anni dopo riprese la lotta armata per la liberazione dell’Ulster: un problema ancoranon risolto.

TurchiaNell’impero ottomano esistevano i millet, apparteneze religiose organizzate, che rappresentavano lecomunità e garantivano forme di autogoverno. Sul finire dell’800 nacque un movimentonazionalistico, detto dei “Giovani turchi”. Il sultano si era avvalso del suo potere califfale(califfo=successore, o vicario del profeta) per contrastare il nazionalismo dei “Giovani turchi”. InTurchia il potere politico mobilitava le masse contadine in difesa dell’ortodossia religiosa. Neglianni ottanta dell’800 mentre in Russia si scatenavano i pogrom contro gli ebrei, nell’imperoottomano cominciarono i massacri degli armeni, che da poco avevano ottenuto il loro milletseparato da quello ortodosso. Gli armeni erano un perfetto capro espiatorio cui addossare le colpedella crisi del regime e più di chiunque altro potevano passare per agenti del nemico russo: eranocristiani, la loro terra di origine – l’Armenia, a sud del Caucaso – era a cavallo del confine tra i dueimperi, russo e turco. Durante la Grande guerra il governo dei militari nazionalisti turchi, che avevapreso il potere nel 1908, si macchiò di un vero e proprio genocidio nei confronti del popolo armeno,decretandone la deportazione (almeno 600 e forse 800 mila armeni furono massacrati). Emerse unafigura di militare, Mustafa kemal, che nel 1908-909 marciò alla testa delle truppe dei GiovaniTurchi da Salonicco ad Instambul. La Turchia di Kemal riuscì a sconfiggere i Greci e a ripristinarel’unità del paese in una forma repubblicana con capitale ad Ankara. Bemchè la repubblica turcafosse dotata di una costituzione democratica fin dal 1924, Mustafa kemal assunse i poteri didittatore, prese il nome di Ataturk (padre dei turchi) e introdusse d’autorità una serie di riforme cheriuscirono a modernizzare il paese, ma che non bastarono per assicurarne lo sviluppo.

La rivoluzione di febbraioLa rivoluzione scoppiò a Pietroburgo (ribattezzata Pietrogrado per abbandonare il toponimotedesco) alla fine di febbraio 1917 (marzo per il calendario riformato occidentale). Scioperi emanifestazioni contro la guerra si susseguirono mentre, come nel 1905, rinasceva il Soviet, ossia ilconsiglio degli insorti. Il governo zarista crollò. Nacque un governo provvisorio di colazione fra“cadetti” (i costituzionali-democratici) e altri partiti borghesi e si instaurò un dualismo di potere tra

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la Duma e il suo governo da un lato, e il Soviet dall’altro. I Soviet volevano la pace e la riformaagraria; chiedevano condizioni di lavoro più umane, la fine immediata della guerra e ladistribuzione delle terre ai contadini. Si dotarono anche di una milizia armata “la guardia rossa”. IlSoviet era costituito da tre forze politiche rivoluzionarie: i socialisti rivoluzionari, i menscevichi e ibolscevichi. I primi due partiti si caratterizzavano per un certo moderatismo auspicando unaevoluzione naturale verso la democrazia. I Bolscevichi ritenevano che se non si fosse forzata lamano in direzione di una presa di potere da parte del potere operaio, si sarebbe perso tutto. Ai primidi aprile del 1917 Lenin tornò in Russia, grazie anche all’apporto dei tedeschi, i quali pensavanoche far tornare in patria un sovversivo pericoloso avrebbe indebolito i russi e affrettato la lorocapitolazione. Lenin appena arrivato divulgò le sue “tesi di aprile” per chiedere che tutto il poterepassasse immediatamente ai soviet e che la guerra fosse subito trasformata in rivoluzione mondiale.Secondo lui non solo il proletariato russo, ma anche quello degli altri paesi europei, era ormaipronto per l’insurrezione. Lenin, Trockji e Stalin (inizialmente più moderato) decisero che eragiunto il momento di prendere il potere con l’insurrezione. Fra il 6 e 7 novembre 1917 (fine ottobreper il calendario russo) il comitato militare del Soviet di Pietrogrado occupò la posta, le stazioniferroviarie, le centrali elettriche; l’incrociatore Aurora sparò alcune cannonate contro il “Palazzod’inverno”, sede del governo. La presa del Palazzo d’inverno diventò un simbolo, come la presadella Bastiglia nel 1789 per i francesi. Si costituì un nuovo governo presieduto da Lenin, conTrockji agli esteri e Stalin commissario “delle nazionalità”, cioè incaricato di tenere insiemel’immenso impero. Il governo bolscevico, che aveva promesso la pace subito, prendeva atto dellasconfitta militare e nel marzo 1918 firmava la pace di Brest-Litovsk. La Russia perdeva la Polonia, ipaesi baltici, la Finlandia, una parte dell’Ucraina. La capitale fu spostata da Pietrogrado a Mosca, lerisorse del paese furono nazionalizzate e l’esercito divenne l’armata rossa. Il congresso del partitobolscevico, convocato nella primavera del 1918 decise di assumere il nome di “comunista”.

I bianchi e i rossiDel regime zarista non rimaneva più niente. Tuttavia una parte dello stato maggiore, sotto la guidadel generale Danikin, prese l’offensiva contro il potere sovietico. Mise in piedi un esercito“bianco” di circa 150mila uomini e con l’appoggio dei tedeschi occupò tra il 1918 e 1919 l’Ucrainae la Russia meridionale fino al Caucaso. Intanto i Giapponesi erano entrati a Vladivostok e si eranoimpadroniti di una parte della Siberia. L’armata rossa fu organizzata da Trockji che riuscì a metterein piedi un esercito di 5 milioni di soldati, soprattutto contadini, facendo leva sulla paura dellarestaurazione della grande proprietà terriera. In due anni l’Armata rossa sconfisse lacontrorivoluzione. Per reagire al pauroso tracollo agricolo e industriale, l’economia fu sottoposta adun controllo centralizzato e totale, chiamato “comunismo di guerra”. Nel 1921 il “comunismo diguerra” fu abbandonato e sostituito dalla “nuova politica economica” (NEP), che ristabiliva inparte l’economia di mercato. La tassazione fu notevolmente ridotta; i contadini poterono vendere leeccedenze sul mercato libero, ed erano perciò incentivati ad aumentare la produzione. Il nuovo Statosi chiamava ora URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) e la sua difesa diventava loscopo fondamentale del movimento comunista internazionale.

La Germania – la Repubblica di WeimarCon l’abdicazione del Kaiser nel 1918 si era costituita una repubblica governata dai socialisti. Nelfebbraio del 1919 si riunì a Weimar un’assemblea costituente che produsse una costituzionedemocratica. Nell’agosto del 1919 fu promulgata la nuova costituzione. La Germania diventava unaRepubblica federale. L’uomo forte del Governo socialista era Gustav Noske. L’estrema destraintanto organizzava corpi paramilitari , i “corpi franchi” per azioni di violenza contro gli operai insciopero. E Noske lasciava fare. La minoranza di sinistra socialista era uscita dal partito e avevafondato la lega di Spartaco, diretta da Rosa Luxemburg, il cui programma era la rivoluzionesocialista più vicina ai menscevichi di sinistra (rivoluzione democratica). La Lega di Spartaco si

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trasformò in Partito comunista tedesco e capeggiò un tentativo di rivoluzione a Berlino nel gennaio1919, durante il quale la Luxemburg e Liebknecht furono assassinati dai corpi franchi.

L’UngheriaL’Ungheria era stata anch’essa colpita duramente dalla guerra. Aveva perso gran parte del proprioterritorio, invaso dai serbi, dai rumeni e dai cecoslovacchi. Nel febbraio 1919 Il paese passò senzaviolenza rivoluzionaria ad un esperimento di repubblica “consiliare” su modello sovietico, direttodal socialista Bela Kun passato nelle file comuniste. Tuttavia l’esperimento fallì e con l’appoggiodei paesi mobilitati contro la Russia bolscevica il governo di Bela Kun fu rovesciato.

La PoloniaRicostituita dopo i trattati di pace, il potere sia civile che militare fu preso da un vecchionazionalista di origine socialista: Jozef Pilsudski, il quale giudicando la Polonia in pericolo presel’iniziativa bellica contro i Bolscevichi. I polacchi furono battuti dall’Armata rossa, ma a Varsavianel 1920 riuscirono a fermare le truppe di Trockji. La vittoria dei polacchi sulla Vistola, dopo lesconfitte subite dalla rivoluzione di Berlino e Budapest, fermò per 25 anni l’espansione delcomunismo russo.

L’ItaliaIl governo italiano era profondamente deluso dai trattati di pace. Presidente del consiglio eraVittorio Emanuele Orlando. Le pretese avanzate dall’Italia ledevano il diritto, sancito nei 14 puntidi Wilson, di autodeterminazione delle nazionalità. Nell’autunno del 1919 si tennero le elezioni, asuffragio universale maschile e col sistema proporzionale. Presidente del Consiglio era FrancescoSaverio Nitti, succeduto nel giugno ad Orlando. Le elezioni diedero un grande successo aisocialisti (più del 30% dei voti), privi di una linea politica e in attesa della rivoluzione come inRussia. Segretario del partito era Costantino Lazzari. La vera novità delle elezioni era il PartitoPopolare (il 20% dei voti). Si trattava di un partito cattolico con a capo un prete siciliano donLuigi Sturzo, sostenitore della politica sociale, della piccola proprietà contadina, dell’insegnamentoprivato, ma soprattutto contrario alle spinte rivoluzionarie. Proprio questo motivo rese impossibileun’alleanza tra socialisti e popolari, né tanto meno ci riuscì Nitti a coinvolgerli per un rinnovamentodemocratico del paese. Ciò avvenne solo dopo la tragedia del fascismo e della II Guerra Mondiale.

Gabriele d’Annunzio - Fiume Nel settembre del 1919, un gruppo di volontari al comando del poeta e militante nazionalistaGabriele d’Annunzio occupò la “città libera” di Fiume, a maggioranza italiana, che aveva optatoinutilmente con plebiscito per l’annessione all’Italia. Alla fine del 1920 il governo riuscì a chiuderela crisi di Fiume sottoscrivendo il trattato di Rapallo con la Iugoslavia, non riconosciuto dad’Annunzio che sotto la minaccia di un bombardamento sistematico lasciò con i propri legionariFiume, riconosciuta Stato libero e indipendente. Dopo alterne vicende la questione fudefinitivamente sistemata con il patto di Roma del 27 gennaio 1924, con il quale la Iugoslaviariconosceva il passaggio di Fiume all’Italia, ricevendo però il Delta del fiume Eneo e Porto Baross(bacino portuale vicino Fiume).

Il comunismo cinese e la “lunga marcia”-La repubblica Popolare CineseNel 1927 l’esercito di Chiang kai Shek aveva massacrato gli operai comunisti e distruttol’organizzazione del partito. Tuttavia lontano dalle grandi città operaie l’esercito si riorganizzò sottola direzione di un leader proveniente dal mondo contadino, si chiamava Mao Zedong. La primaidea di Mao era che in un paese povero e rurale, il comunismo dovesse essere fatto dai contadini enon dal proletariato urbano; la seconda idea era che la vittoria non si sarebbe mai raggiunta se non sifossero subito attuate la giustizia sociale, la ripartizione delle risorse, l’autogoverno popolare; laterza idea era che si doveva unire il popolo e non dividerlo. Ebbe inizio la “lunga marcia” didiecimila chilometri verso il Nord che l’esercito rosso intraprese per sottrarsi a Chiang e riprendere

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la guerriglia. Segue una tregua armata tra i nazionalisti del Kuomintang e i comunisti di Mao per farfronte comune all’avanzata giapponese. Dopo le bombe di Hiroshima e Nagasaki la rivoluzionecinese guidata da Mao in quattro anni travolse il governo nazionalista di Chiang che dovetterifugiarsi sotto protezione america nell’isola di Taiwan. Nell’ottobre del 1949 a Pechino fuproclamata la Repubblica Popolare Cinese. Eppure l’occidente continuava a riconoscere ilgoverno di Taiwan. I comunisti di Mao si trovarono a governare il paese più popoloso del mondo eanche uno dei più poveri. Le campagne furono collettivizzate con cautela e vi fu una timida aperturaal mercato. Nel 1957 però la Cina non usciva ancora dalla miseria. Le divergenze con L’URSS siacuirono. Dopo un fallito tentativo di ristrutturazione economica (il Grande balzo in avanti), Maopassa alla rivoluzione culturale. Sburocratizza l’apparato di partito con l’aiuto dei giovani. Unodelle prime frasi del famoso libretto rosso del Mao Zedog pensiero era: “se si vuole fare larivoluzione ci deve essere un partito rivoluzionario. Non un partito di burocrati”. Per un paiod’anni la Cina fu attraversata da gravi disordini. Furono costituite le Comuni agricole: grandiinsiemi di cooperative. Nel complesso il comunismo maoista rimaneva meno statalista di quellorusso, anche più capace di dialogare con gli USA che riallacciarono con Pechino normali relazionidiplomatiche e commerciali con gli USA. Nel 1972 addirittura il presidente americano Nixon visitòla Cina e da allora l’economia di mercato lentamente tornò a riaffacciarsi nella società cinese.