(eBook - ITA - ARCHEOLOGIA) Brogiolo, GianPietro - Le Chiese Tra VII e VIII Sec in Italia Sett (PDF)

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Gian Pietro Brogiolo

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PRESENTAZIONEGian Pietro Brogiolo

I primi sette seminari su tardo antico e alto medioevo in Italia settentrionale hanno trattato temi variegati: dalle fortificazioni, alle campagne, alledilizia, ai territori di frontiera, alle ceramiche, alle sepolture. Su argomenti complementari sono stati incentrati i due convegni archeologici gardesani, dedicati rispettivamente alla ne delle ville e alle forticazioni dellarco alpino. Temi senza dubbio eterogenei, ma che hanno consentito di iniziare la composizione del puzzle delle nostre conoscenze sullaltomedioevo in Italia settentrionale. La possibilit di scambiare dati inediti da scavi recenti e il coinvolgimento di quanti operano nelle Soprintendenze hanno costituito un elemento di forza di questi appuntamenti. Lottavo seminario, che ha come titolo luoghi di culto rurali tra VII e VIII secolo, inaugura una serie di incontri dedicata alle chiese, riprendendo alcuni aspetti marginalmente affrontati nellincontro sulle sepolture. Numerosi sono i motivi che mi hanno indotto a scegliere questo tema. Innanzi tutto la volont di ribadire limportanza dellindagine archeologica nel corso del restauro delle chiese. Non in tutte le regioni questa sensibilit pu dirsi acquisita; vi sono ancora casi nei quali i parroci fanno entrare le ruspe distruggendo ogni traccia delle preesistenze archeologiche. Al di l di questa considerazione che potremmo denire di opportunit, ve ne sono altre di esclusivo ordine scientico. Le chiese costituiscono il parametro archeologico meglio identicabile e pi diffuso a partire dal V secolo. Chi studia il Medioevo non pu dunque prescindere dal considerarle come una delle fonti principali, non soltanto sullevoluzione delle tipologie edilizie e delle tecniche costruttive, ma soprattutto sulle trasformazioni dellinsediamento, della cultura e dellideologia dei gruppi sociali che hanno trovato in esse un modo di rappresentare il proprio rango sociale. Occorre dunque riprenderne lo studio con nuovi obiettivi, superando da un lato il taglio cronologico paleocristiano limitato alle fasi pi antiche della cristianizzazione, dallaltro lapproccio prevalentemente storico artistico, circoscritto agli aspetti formali, dalle tipologie edilizie allapparato liturgico. Acquisite informazioni sulle strutture insediative (citt, castelli, villaggi) dunque tempo di inserire in questi contesti anche le chiese, espressione di una societ altomedievale in transizione, inizialmente assai composita sul piano sociale, etnico e religioso, ma che ritrov, nella prima met dellVIII secolo, unidentit culturale ed ideologica destinata a caratterizzare lintero medioevo. I seminari, nei quali rientra anche questo appuntamento di Garda, hanno abitualmente come arco cronologico il tardo antico e lalto Medioevo, mentre in questa occasione limitato al VII e VIII secolo, un segmento che possiamo considerare centrale rispetto al periodo solitamente considerato. La scelta nasce dal fatto che largomento Luoghi di culto tra tardo antico e alto Medioevo troppo vasto per poter essere adeguatamente discusso in un solo incontro. Ne sono perci stati progettati tre: oltre a questo, ne sono previsti un secondo sui luoghi di culto delle origini (V-VI sec.) e un terzo incentrato sul periodo che va dai Carolingi agli Ottoni (IX-X secolo). Per analoghi motivi, si ritenuto opportuno limitare il campo dindagine alle campagne. Per le citt vi sono problemi specici che derivano dalla presenza delle sedi episcopali e delle grandi basiliche funerarie suburbane. Problemi che meritano una trattazione a parte, senza peraltro dimenticare i legami tra citt e territorio, sia come rapporti gerarchici tra vescovo e presbiteri operanti nelle campagne, sia come trasmissione di idee e di cultura architettonica e storico artistica. Abbiamo deciso di iniziare con il VII-VIII secolo, poich ci parso assai attuale, in questa fase della ricerca archeologica e storica, dopo i due convegni, in cui si trattato diffusamente di sepolture spesso legate alle chiese, di Gardone Riviera e di Ascoli Piceno e in contemporanea con il lavoro storico che alla base della grande mostra, aperta a Brescia dal 18 giugno al dicembre 2000, che ha avuto come tema il contributo longobardo (nellVIII sec.) alla costruzione dellEuropa carolingia.

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LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITALIASETTENTRIONALE

Nel programma erano previste relazioni per sei regioni dellItalia settentrionale: Piemonte, Lombardia, Trentino, Alto Adige, Veneto, Friuli. Nel volume che ora vede la luce mancato allappello il Veneto. La lacuna peraltro compensata da un intervento di Hans Rudolf Sennhauser che con la sua splendida relazione sulla Svizzera ha fatto emergere la grande potenzialit dello studio delle chiese ai ni di una ricostruzione storica generale. La scelta di Garda, come sede del primo seminario, non dipende solo dallospitalit offerta dallamministrazione comunale, per la quale dobbiamo ringraziare lassessore alla cultura prof. Fabio Gaggia, ma soprattutto perch al centro di un progetto di ricerca avviato nel 1998 sul territorio dei comuni di Garda, Bardolino e Costermano, territorio adiacente alla Rocca di Garda, forticazione di V secolo che ebbe notevole importanza nello scacchiere politico e militare a nord di Verona per tutto laltomedioevo. A differenza di progetti, quali quelli su Monte Barro e Monselice, che avevano avuto come tema centrale lo studio di una forticazione, al centro di questa ricerca vi sono le trasformazioni del territorio e la principale testimonianza archeologica costituita proprio dalle chiese. In seguito alle cospicue donazioni di beni scali, da parte dei re longobardi e degli imperatori, si insediarono in questa zona monasteri del calibro di S. Salvatore di Brescia, S. Colombano di Bobbio, S. Zeno di Verona, il capitolo della cattedrale di Verona. Tutti questi enti ecclesiastici edificarono, sulle loro propriet; luoghi di culto, che si aggiunsero alle preesistenti chiese paleocristiane con cura danime e agli oratori privati fondati da proprietari terrieri. Di molti di questi edici esistono cospicue testimonianze, con una concentrazione che ha pochi confronti in altre regioni italiane. Sulla sommit della Rocca in corso di scavo una chiesa con sepolture da cui proviene una bula gota a disco con teste daquila. Attorno alla Rocca sopravvivono in alzato la chiesa di S. Zeno e parte di quella di S. Vito di Bardolino. Vecchi scavi hanno messo in luce fasi altomedievali anche nelle chiese di S. Severo e di S. Maria di Cisano, sempre in comune di Bardolino. Frammenti di arredo liturgico di VIII-IX secolo provengono, oltre che da queste chiese, anche dalla Pieve di Garda. Di altre piccoli edici che sorgono, in aperta campagna, al di sopra di ville romane, solo lo scavo ci potr confermare lipotesi che rientrino nel modello degli oratori funerari privati eretti dai proprietari del fondo. Per il 2001 previsto lo scavo della chiesa di S. Croce, su insediamento romano al conne tra Bardolino e Cavaion veronese. Il territorio di Garda si propone dunque come banco di prova archeologica per molti dei temi affrontati in questa sede. Il punto di riferimento, teorico e metodologico di questa ricerca, sono i risultati ottenuti in area merovingia, che offrono uno stimolo per un rinnovamento delle ricerche, che mi auguro trovi taluni spunti di riessione anche negli atti che ora vedono la luce.(Gian Pietro Brogiolo)

Claudio Azzara

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CHIESE E ISTITUZIONI RURALI NELLE FONTI SCRITTE DI VII E VIII SECOLO: PROBLEMI STORICI E PROSPETTIVE DI RICERCAClaudio Azzara

La riessione storiograca sulle chiese rurali e, soprattutto, sulle pievi e sulle parrocchie si soffermata nellultima ventina danni, con dovizia di ricerche e di risultati, in misura preponderante -se non esclusiva- sullet bassomedievale, evidentemente favorita da una ben pi ricca base documentaria, dalla quale poter ricavare informazioni. Non questo il luogo per ricostruire bibliograe, anche solo sommarie, in merito, ma vale la pena sottolineare come -accanto alle molte monograe di singoli studiosi e al proliferare di studi locali- si collochino anche importanti lavori collettivi e occasioni di bilancio storiografico, dagli Atti del VI Convegno di Storia della Chiesa in Italia tenutosi a Firenze nel 1981 (Pievi e parrocchie in Italia nel basso medioevo. Secoli XIII-XV, Roma 1984), alla pi recente miscellanea curata da Agostino Paravicini Bagliani e Vronique Pasche, La parrocchia nel medio evo. Economia, scambi, solidariet (Roma 1995)1. In simili ricerche gli squarci sulla situazione altomedievale restano, tuttavia, inevitabilmente limitati a quei pochi cenni che risultano di volta in volta funzionali quale premessa degli sviluppi posteriori. Il termine di riferimento per gli studi sullorganizzazione ecclesiastica delle campagne italiane nellaltomedioevo -e sui rapporti tra chiese e popolazioni rurali alla luce delle fonti scritte- a tuttoggi da rintracciare negli Atti della XXVIII settimana di studio del Centro italiano di studi sullalto medioevo di Spoleto, risalenti al 1982 (il convegno si era svolto nel 1980), quindi, ormai, a una ventina di anni fa. In quella sede trovano spazio, in particolare, due contributi che ci pare rappresentino ancora le proposte dinterpretazione e di bilancio storiograco pi ampie e valide e dalle1 Rispettivamente, Pievi e parrocchie 1984 e Parrocchia nel medio evo 1995. Tra gli atti di convegni di pochissimo tempo anteriori si ricordi anche Istituzioni ecclesiastiche 1977. Quali studi regionali, per lItalia settentrionale, si rammentino, a titolo puramente indicativo, la miscellanea Pievi nel Veneto 1987 e i recenti studi di Apeciti 1994 e soprattutto Curzel 1999. Un bilancio storiograco cui fare sicuro riferimento resta Vasina 1984; si veda pure la bibliografia offerta da Mascanzoni 1988-89.

quali appare necessario prendere le mosse per ogni ulteriore riflessione sul tema. Si tratta dei ben noti saggi di Aldo Settia (Pievi e cappelle nella dinamica del popolamento rurale) e di Cinzio Violante (Le strutture organizzative della cura dani me nelle campagne dellItalia centro-settentriona le. Secoli V-X)2. Va ricordato come in anni immediatamente precedenti si fossero prodotti anche gli studi di Andrea Castagnetti (La pieve rurale nellI talia padana, del 1976, e Lorganizzazione del ter ritorio rurale nel Medioevo, del 1979) 3; mentre dopo il 1980/1982, unindagine specica sul tema Plebs e populus in ambito rurale nellItalia altomedievale si ritrova nel saggio, che porta questo titolo, di Luigi Pellegrini, apparso nella miscellanea Societ, istituzioni, spiritualit. Studi in onore di Cinzio Vi o l a n t e, pubblicata nel 1994 4 . Inne, un utile termine di confronto e di verica per la situazione dellItalia settentrionale longobarda -oggetto specifico di questo intervento- si pu rintracciare nellanalisi sul meridione longobardo condotta da Giovanni Vitolo e presentata in un contributo recente (Lorganizzazione della cura danime nellItalia meridionale longobarda, relazione a un convegno beneventano del 1992, pubblicata negli Atti dello stesso, nel 1996)5. Questi sembrano essere gli interlocutori principali con i quali dialogare circa largomento qui proposto. Il vastissimo saggio di Violante del 1982, in particolare, nelle quarantacinque pagine dedicate (su un totale di centonovantacinque) allorganizzazione pievana nei secoli VII-VIII, esaurisce in buona sostanza lanalisi della scarsa documentazione scritta di tale periodo sul tema in oggetto; una documentazione nel complesso ridotta nella quantit e mal distribuita nei diversi periodi e2 Settia 1982 (ripubblicato in Settia 1991, pp. 1-45); Violante

1982 (ripubblicato in Violante 1986, pp. 105-265). Di questultimo autore si vedano anche Violante 1977 (ripubblicato in Violante 1986, pp. 267-447); Violante 1989 e Violante 1990. 3 Castagnetti 1976 e Castagnetti 1979. 4 Pellegrini 1994. 5 Vitolo 1996.

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nelle differenti regioni, che pone quindi limiti difcilmente superabili a ogni possibilit di una pi approfondita conoscenza. La base documentaria su cui Violante esercita la propria critica si riduce in sostanza a un numero contenuto di carte del Codice diplomatico longobardo edito dallo Schiaparelli, relative soprattutto allarea toscana, che rappresenta oltretutto una realt politico-geografica fortemente differenziata rispetto ai territori del regno posti a nord del Po; gran parte delle valutazioni avanzate devono fondarsi, ad esempio, su un solo, pur importante, documento, quello prodotto in seno alla nota contesa giurisdizionale per il controllo di alcune pievi occorsa tra il vescovo di Siena e il suo omologo di Arezzo nel 715 (un documento utilizzato, in via pressoch esclusiva, anche dal ricordato saggio di Pellegrini)6. Insomma, per lItalia longobarda dei secoli VII e VIII ci si deve accontentare di poche informazioni ricavabili dalle fonti documentarie, che gettano un po di luce su ambiti geografici circoscritti e specifici, lasciandone al buio molti altri. Le carenze documentarie appaiono evidenti anche da un confronto con i secoli immediatamente precedente e successivo. Per la fine del VI secolo e i primissimi anni del VII, ad esempio, notizie utili provengono sicuramente dal ricchissimo epistolario di papa Gregorio Magno, largamente utilizzato da Violante e da cui trae qualche argomento sul tema anche lo studio di Vincenzo Recchia su Gregorio Magno e la societ agricola, del 1978 7. Un supplemento di informazione pu forse derivare anche dal meno ampio, ma tuttaltro che trascurabile, e sicuramente meno studiato, epistolario di un precedente pontefice, Pelagio I (556-561). Per il IX secolo, invece, oltre alle carte, si possono utilizzare (e sono stati in effetti utilizzati) i cenni -peraltro non molto estesi- presenti nei Capitolari carolingi, laddove la normativa di Rotari e dei suoi successori longobardi invece silenziosa sulla materia. Beninteso, qualche ulteriore spunto pu sempre giungere da una considerazione pi estesa delle fonti scritte di altro genere (narrative, agiografiche) o anche da nuove letture dei documenti del Codice diploma tico longobardo , ma crediamo che da ci ci si possa eventualmente attendere solo precisazioni tutto sommato complementari o aggiustamenti di prospettiva. Veri progressi nellanalisi degli ordinamenti ecclesiastici delle campagne dellI6 Il documento edito in CDL, n. 19, pp. 61-77. Per un commento dello stesso, si vedano almeno Castagnetti 1979, pp. 2943, e, con riferimento alla peculiare valenza della lite in rapporto alla denizione del conne diocesano, Gasparri 1995, pp. 14-15. Da notare che talecontroversia si trascin addirittura fino al 1220. Circa la specificit della Tuscia nel contesto del regno longobardo, si veda quanto delineato da Gasparri 1990. 7 Recchia 1978 (di cui si vedano soprattutto, sul tema che qui interessa, le pp. 21-24).

talia longobarda -almeno per quanto riguarda il tema del loro nesso con il popolamento rurale- ci sembra possano venire, piuttosto, -come indicava a suo tempo lo stesso Settia- solo grazie allelaborazione del dato archeologico, per quanto esso in grado di documentare. La testimonianza delle fonti scritte Quali, dunque, gli aspetti del problema al cui riguardo la testimonianza delle fonti scritte ha permesso di ssare qualche specico elemento di conoscenza ? Innanzitutto, sulla scorta dei documenti stata riscontrata una significativa accelerazione del ritmo della crescita numerica delle chiese rurali nel VII e, soprattutto, nellVIII secolo, in concomitanza con i mutati orientamenti devozionali e patrimoniali dellaristocrazia longobarda del tempo8; no a giungere a una sorta di saturazione nel corso del secolo IX, durante il quale le nuove fondazioni si fecero assai pi rare. A questo proposito, e a titolo di esempio, Settia fa notare come nel territorio diocesano lucchese si contino quarantatre nuove chiese nel secolo VIII e solo ventuno nel IX. Anche nel Mezzogiorno longobardo si riscontra, secondo Vitolo, una crescita particolarmente accentuata delle fondazioni di cappelle e di oratori da parte di potenti laici proprio nella seconda met dellVIII secolo9. La testimonianza di alcuni capitoli di legge dei capitolari italici dei sovrani carolingi -e segnatamente quelle di due capitolari di Lotario I databili luno all825 e laltro all832- conferma il quadro di un progressivo stato di abbandono di numerosi edici ecclesiastici in et carolingia, tanto che in quei testi normativi ci si preoccupava di far obbligo alle popolazioni che gravitavano sulla chiesa in oggetto di provvedere alla sua manutenzione e restauro, anche con lintervento coercitivo dei funzionari pubblici del luogo, se ne era il caso10. Molte cappelle private appaiono a questa data in abbandono perch la frammentazione derivante dalleccessiva moltiplicazione delle fondazioni faceva precipitare i redditi di queste, rendendole non pi vantaggiose per le famiglie che ne detenevano il controllo. Il motivo della proliferazione degli edici religiosi fra VII e VIII secolo stato individuato dallo stesso Settia non tanto nelle esigenze cultuali8 Sulle trasformazioni, culturali e sociali, delle lites longobarde, e sulla testimonianza che al riguardo possono offrire le fonti materiali, si veda quanto detto nel contributo di Gian Pietro Brogiolo in questo stesso volume. 9 Settia 1982, p. 446, e Vitolo 1996, pp. 110-111 e 134. 10 Rispettivamente, Cap. reg. Franc ., 163, 8 (praecipimus ut singulae plebes secundum antiquam consuetudinem fiant restauratae; quod si filii eiusdem ecclesiae eas restaurare noluerint, a ministris rei publicae distringantur...); 202, 10.

Claudio Azzara

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immediate della popolazione residente in un determinato luogo, quanto piuttosto nella libera combinazione di una molteplicit di fattori, tra i quali appare ai suoi occhi prevalente la volont degli individui di maggior ricchezza e prestigio sociale di erigere edifici sacri sulle terre di propriet, indipendentemente dalla presenza sul posto di una comunit abbastanza ampia di potenziali fedeli; e questo sia per esigenze di devozione individuale sia per motivi di ostentazione di status e di attrazione di patrimoni. Se le cose stanno davvero cos -come appare del tutto condivisibile- evidente che la distribuzione delle chiese innalzate da privati non pu configurare da sola alcuna sorta di mappa dellinsediamento delle collettivit rurali11. La determinazione della consistenza demica, e della struttura sociale, della popolazione che gravitava su una specica chiesa rurale non agevolata nemmeno da un indicatore di natura archeologica quale la presenza presso un dato edificio religioso di un cimitero. In Italia, solo dal secolo IX il diritto di sepoltura venne riservato alle chiese battesimali; in precedenza, si seppelliva anche in aperta campagna o presso chiese private. Pure dopo il IX secolo i membri delle famiglie agiate continuarono a essere sepolti in cappelle private o presso monasteri e abbazie, per lasciare i cimiteri delle pievi ai ceti inferiori, confermando cos in qualche misura la tradizionale immagine della pieve quale chiesa dei poveri, di fronte alla cappella privata chiesa dei ricchi12. Il moltiplicarsi delle nuove fondazioni ecclesiastiche rurali nellItalia longobarda, che si svolse in parallelo con la progressiva cattolicizzazione della gens Langobardorum, avrebbe -con riferimento specico alle chiese battesimali- favorito il graduale precisarsi del territorio pertinente a ciascuna pieve, disegnando una nuova geograa circoscrizionale, dopo i dissesti prodotti in gran parte della penisola dalla lunghissima guerra goto-bizantina e della prima invasione longobarda. proprio tra la ne del VII secolo e il principio dellVIII che comincia a comparire nei b r e v i a inquisitionis e negli atti privati il termine plebs nella duplice accezione di chiesa battesimale e di territorio di cura danime. Il vocabolo, dorigine popolare nella sua valenza territoriale (nei documenti ecclesiastici ufciali esso compare con tale significato solo dal IX secolo, sostituendo i11Una lettura almeno in parte differente sembra venire da Pel-

precedenti parochia o diocesis), si sarebbe diffuso -soprattutto nellItalia centro-settentrionale- a partire dalla Toscana, secondo quanto ricostruito da Violante13. Plebs avrebbe dunque, proprio in questo periodo, preso a indicare uno specico territorio, in via di progressiva denizione, partendo dallindividuazione, pi che di uno spazio geograco, dellinsieme costituito dal popolo di fedeli che faceva capo a una data chiesa battesimale per le esigenze del culto (cos come avvenne anche per la circoscrizione del vescovo, la diocesi). Il disegno di una geografia ecclesiastica, con il suo evidente contributo allinquadramento delle popolazioni nel territorio, sembrerebbe procedere di pari passo con il faticoso precisarsi di circoscrizioni pubbliche (civitates, iudicariae) nel regno longobardo dellVIII secolo 14. I documenti mostrano, tuttavia, come il territorio pievano fosse, durante tale periodo, tuttaltro che stabile. soprattutto lo stesso Violante ad approfondire questo aspetto, ancora una volta sulla base della solita documentazione toscana e specialmente del gi citato documento del 715 15. La frequente vacanza di molte sedi episcopali era uno dei fattori che comportava linstabilit della dipendenza diocesana delle varie chiese battesimali, nel mentre il proliferare di queste ultime contribuiva a sua volta ad alterare la rete delle circoscrizioni pievane. Del resto, Violante avverte che questa impressione potrebbe anche dipendere dalla concentrazione geograca delle testimonianze, relative a una regione dalla forte specificit, quale la Toscana, sollevando quindi dubbi sulla validit generale del modello (o, meglio, lasciando intendere limpossibilit di proporre alcun genere di modello). Resta, insomma, una pluralit di indicazioni talora con aspetti contraddittori- che risponde probabilmente a una pluralit di situazioni concrete. Per un verso, la documentazione, considerata nel suo complesso, permette di vedere come nel secolo VIII il territorio della chiesa battesimale tendesse a consolidarsi e le chiese minori in esso presenti oratoria, oraculi, tituli, monasteria- fossero propensi a disciplinarsi nella comune dipendenza dalla chiesa battesimale stessa. Le carte sono abbastanza ricche di informazioni sui modi in cui erano rette le pievi e gli orator e sulle funzioni dei vari preti, diaconi, chierici che in queste istituzioni operavano. Gli orator nellVIII secolo dimostradella fortuna del vocabolo plebs nella sua nuova accezione suggerisce una diffusione che dalla Tuscia coinvolge progressivamente la Romagna (seconda met dellVIII secolo), quindi lAbruzzo, lUmbria, le Marche, lEmilia e il Veneto occidentale (prima met del secolo successivo), inne la Lombardia (X secolo) e, da ultime, il Piemonte e la Liguria. Per la fortuna di plebs nellItalia meridionale, si veda Vitolo 1996, pp. 125-126. 14 Per questultimo fenomeno, si veda almeno Gasparri 1990, pp. 274-277. 15 Violante 1982, pp. 1019-1029.

legrini 1994, il quale, nel fenomeno della costruzione di chiese rurali, tende a rivalutare invece la spinta dal basso, vale a dire il contributo fornito dalle vive esigenze religiose della comunit stabilita su uno specico territorio. 12 Settia 1982, pp. 453-460. Sul rapporto fra usi funerari, forme del popolamento e assetti sociali nellItalia longobarda, si veda anche La Rocca 1998a, pp. 277-290; La Rocca 1997; La Rocca 1998b. 13 Violante 1982, pp. 1015-1018. La cronologia qui proposta

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vano di avere in genere officianti stabili, che dipendevano concretamente dal rettore della chiesa battesimale nel cui territorio si trovavano. Le fonti scritte illustrano le procedure attraverso le quali venivano compiute la scelta dei sacerdoti (da parte del p o p u l u s per le chiese battesimali, da parte del fondatore per quelle private), la loro consacrazione ad opera del vescovo e listituzione nel reggimento delle chiese loro afdate e nel possesso dei relativi beni; illustrano altres il vincolo di oboedientia, o salutatio, che li legava al vescovo e che era concretamente espresso dal versamento di un censo16. Tuttavia, accanto a questi segni di tendenziali riordino e disciplina, che mostrano lo sforzo di un graduale affermarsi, lungo il secolo VIII come detto, del sistema di cura danime per pieve, ve ne sono altri che denunciano, allopposto, il contemporaneo proliferare in forme disordinate di molteplici legami di dipendenza giurisdizionale e di derivazione sacramentale e liturgica delle singole chiese, fonti battesimali, orator, altari, perno sacerdoti; e ci a causa del sempre pi complesso intreccio di rapporti e competenze. Un sacerdote poteva infatti aver ricevuto la consacrazione da un vescovo diverso da quello nella cui diocesi si trovava la chiesa che egli reggeva, oppure un singolo altare della sua chiesa poteva essere stato consacrato da un presule diverso dal suo ordinario diocesano, e via dicendo. Nel secolo VIII inoltrato, nella Lucchesia studiata da Violante, laici eminenti fondatori di orator tendevano a riservare a s e ai propri eredi la scelta dei rettori degli stessi, mentre la documentazione di inizio secolo sembrava indicare invece un legame meno diretto e solido fra i rettori delle chiese private e i fondatori delle medesime; addirittura, a questa data diverse chiese battesimali correvano il rischio concreto di essere privatizzate. Il crescente disordine manifestato dalle ripetute distorsioni nella riscossione delle decime, dalle prevaricazioni da parte di molti vescovi a danno del clero pievano, dallindisciplina dei rettori dei tituli minori, dai criteri impropri sovente seguiti nella scelta di questi ultimi, emerge con maggior chiarezza nel secolo IX, in reiterate disposizioni di legge di Lotario I e di Ludovico II, che presentano un quadro evidentemente frutto di processi di pi lungo periodo17. da notare che il carattere contraddittorio dei fenomeni in argomento pare verificabile -fatte salve le locali specificit- anche nel meridione, dove a un generale tentativo di disciplinare per norma sotto la pieve le chiese minori corrisponde invece in molti documenti un quadro disordinato,16 Su tutti questi argomenti, Violante 1982, pp. 1029-1057. 17 Si vedano, ad esempio, Cap. reg. Franc. 168, 8; 201, 3 (Lota-

con frequenti casi di sottrazione delle chiese private al controllo episcopale e pievano18. Chiese e popolamento rurale Se le grandi linee dello sviluppo istituzionale delle chiese rurali altomedievali e del loro rapporto con i diversi soggetti religiosi e laici del territorio restano fenomeni noti -come s visto- solo attraverso informazioni parziali quando non ambigue; ancor meno indagabile risulta il nesso (cui in parte si gi accennato) tra le chiese e le forme del popolamento, a causa dellestrema povert delle notizie che le fonti scritte offrono in merito. La documentazione, vagliata a tale fine soprattutto da Settia, mostra un quadro di grande eterogeneit di situazioni concrete. Nuclei di insediamento potevano formarsi nel corso del tempo attorno a chiese nate in una posizione isolata, specie se esse esercitavano un forte potere di attrazione, ad esempio per la presenza al loro interno di importanti reliquie; cos come, al contrario, chiese di nuova erezione potevano deliberatamente scegliere di collocarsi nellambito di nuclei demici gi formati, assecondandone i bisogni. I documenti di VIII-IX secolo rendono del resto difcile la stessa ricostruzione delle forme del popolamento rurale, anche in ragione delluso di una terminologia che poco chiarisce, per linsopprimibile polivalenza semantica dei vari nomi impiegati (locus, casale, curtis, castrum). Su questi delicati aspetti si soffermata da ultima Cristina La Rocca, in una recentissima Settimana spoletina (1997) 19, dimostrando come la gerarchia degli insediamenti ssata dal vocabolario tardoantico (civitas, vicus, pagus, villa) abbia in realt perduto la propria uniformit semantica e la propria capacit di sicura individuazione a partire dal secolo VI. Anche il vocabolo fundus, ad esempio, rimane nei documenti come semplice calco formale nelle conferme pubbliche, senza denotare alcuna continuit insediativa; pure in zone come la Sabina che conservano la terminologia catastale romana per fundi, linsediamento appare sparso, articolato piuttosto in curtes e in casali. Le villae e i vici si contrassero (solo un terzo di essi pare sopravvivere no al VI secolo) e anche quando continuarono a essere frequentati mutarono sovente destinazione funzionale. Il VII secolo, in particolare, si presenta come un momento di cesura sul piano della strutturazione degli insediamenti e tra lo stesso e quello successivo si ebbe una diffusa riorganizzazione territoriale in forme nuove. Per Settia 20, la popolazione non urbana dellI18 Vitolo 1996, pp. 122-128. 19 La Rocca 1998a. 20 Settia 1982, pp. 460-470.

rio I); 209, 1; 210, 2, 4, 5; 228, 6, 13 (Ludovico II).

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talia longobarda era distribuita per lo pi in case massariciae erette su fondi, quindi isolate dai villaggi (che saranno denominati vici o villae dal IX secolo). Il carattere sparso proprio di questo tipo di insediamento sarebbe andato aumentando nellVIII secolo, sulla base della testimonianza dei contratti di livello (anche se pare lecito pensare alla possibilit di dinamiche almeno in parte diversicate nelle varie regioni del regno). In tale contesto complessivo, i documenti indicano ledicio religioso rurale come alternativamente presente dentro il villaggio, oppure posto nelle sue immediate adiacenze (prope, non longe), ma anche lontano da esso (nel qual caso, lo si individuava topogracamente con la menzione di terre, gruppi di case o altri indicatori generici di localit). Una grande variet di soluzioni, quindi. Sempre secondo Settia, i documenti dellItalia longobarda, presi nel loro complesso, mostrerebbero una tendenziale prevalenza di edifici ecclesiastici rurali collocati in luoghi isolati, con forse una qualche differenziazione riscontrabile fra lItalia padana (in cui sarebbero in proporzione un po pi numerose le chiese in villaggi) e la Tuscia (in cui prevarrebbero decisamente le chiese situate presso coltivi o case sparse). Naturalmente, come s detto, la capacit di attrazione di una specica chiesa potrebbe aver pur sempre favorito lo svilupparsi nel tempo di un nuovo nucleo demico attorno ad essa, e ci, a sua volta, avrebbe potuto farle ottenere il rango di pieve, se gi non lo possedeva. Molto complessa, e altrettanto insoddisfacente nel fornire dati di qualche sicurezza, anche la valutazione del rapporto esistente tra la pieve e le localit di antico insediamento romano. La letteratura sulla continuit fra il pagus romano e la pieve medievale abbondante e lascia emergere posizioni contrastanti. La continuit stata per lo pi accettata come valida sul piano giuridico (anche se sulla scia di Bognetti, o di Cavanna, si parla, pi che di continuit vera e propria, di continua imitazione). Settia 21 considera le primitive pievi quali centri viari sorti su una strada di epoca romana, anche indipendentemente dalla giurisdizione territoriale del pagus: la continuit allora essenzialmente insediativa. Spesso capitava che attraverso una pieve si rianimasse un vecchio centro romano; questo il caso, peraltro molto pi tardo, di Brescello, rilanciata da Adalberto di Canossa alla ne del X secolo attraverso linventio del corpo di San Genesio. Solo larcheologia pu dimostrare per se in una determinata localit vi siano state uneffettiva continuit dinsediamento o, piuttosto, delle forme di pi tarda ripresa, dopo vicende varie. Settia cita a questo riguardo come

casi da vericare per lVIII secolo, a titolo di puro esempio, Borgo San Dalmazzo (in provincia di Cuneo), posta vicino alla romana Pedona, o Casale di SantEvasio (oggi Casale Monferrato), sito presso lantica Vardacate. Limiti della ricerca Nel sopra ricordato contributo spoletino, Cinzio Violante auspicava che lo studio delle istituzioni ecclesiastiche delle campagne medievali sapesse in futuro spostarsi vieppi dagli originari, e sino ad allora prevalenti, interessi di natura giuridico-istituzionale ai temi riguardanti la vita del clero e del popolo e le molteplici espressioni della spiritualit. Si tratta di motivi sui quali la testimonianza delle fonti scritte si presenta come predominante e specifica. Per il periodo storico qui considerato, e nellambito dellItalia longobarda peraltro- le notizie restano comunque troppo scarse per consentire indagini soddisfacenti. La verica compiuta da Luigi Pellegrini 22, a una dozzina danni di distanza, circa leffettivo orientarsi della ricerca lungo le linee metodologiche allora indicate da Violante sembra confermare tale constatazione. Numerosi risultano i campi danalisi che, se vengono esplorati con protto per i secoli del pieno e del tardo medioevo (in alcuni casi, gi per il IX-X secolo), rimangono allo stato di poco pi che semplici nodi problematici in rapporto allet anteriore: tra questi, giusto per addurre qualche esempio sulla scorta dello stesso Pellegrini, i temi della provenienza sociale del clero pievano, dellacculturazione, dei modi della predicazione, della capacit delle comunit rurali di coagularsi attorno alla pieve e di identicarsi con essa, disegnando nuovi spazi territoriali e mentali e una nuova coscienza collettiva. Inoltre, e infine, la complessiva scarsit delle fonti scritte, la loro disuguale distribuzione cronologica e geografica (e talora anche la tentazione di anticipare per semplice congettura fenomeni che sono testimoniati con sicurezza solo per epoche posteriori), non mettono certo al riparo dal rischio di incorrere in distorsioni di prospettiva. Cos, lestrema laconicit dei dati relativi alla cura danime nelle campagne meridionali dei secoli V-VII pu spingere a limitare al solo ambito cittadino/episcopale una concreta presenza del cristianesimo nel Mezzogiorno, ipotizzando il netto prevalere di culti precristiani nel mondo rurale ancora a questepoca e uno scarso impegno pastorale verso di esso; unimpressione, questa, che pu essere agevolmente fugata non appena si considerino le diverse emergenze archeologiche di edifici ecclesiastici rurali databili a quel perio-

21 Settia 1970 (ripubblicato, con una nota aggiuntiva, in Set-

22 Pellegrini 1994.

tia 1991, pp. 167-284).

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LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITALIASETTENTRIONALE

do occorse anche in anni recenti. Ancora, il riscontro di casi specifici (ad esempio, negli studi di Chris Wickham sullarea dellAppennino toscano) in cui singoli individui faticavano a definire con precisione la propria appartenenza ple-

bana, per una sempre incerta percezione dei confini ecclesiastici, ridimensiona troppo precoci riconoscimenti della capacit da parte della pieve di disegnare spazi definiti di identit comunitaria.

Claudio Azzara

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Gabriella Pant, Luisella Pejrani Baricco

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CHIESE NELLE CAMPAGNE DEL PIEMONTE IN ET TARDOLONGOBARDAGabriella Pant, Luisella Pejrani Baricco

A differenza di altre regioni dellItalia settentrionale, per il Piemonte si registra no al periodo carolingio la quasi totale assenza di fonti scritte giuridiche e amministrative, mentre appena pi numerose risultano essere le fonti agiografiche e narrative, per non ancora adeguatamente analizzate nei contenuti e nel valore documentario. Il vuoto di informazioni storiche per i secoli VII e VIII coinvolge tutte le diocesi del Piemonte antico, per le quali mancano dati certi anche sulle liste episcopali, ricostruite per lo pi in et carolingia e ottoniana1. La ricerca archeologica per il periodo altomedievale nella regione piemontese ha potuto contare dagli anni Ottanta in poi su un elevato numero di indagini condotte in ambito rurale, che hanno prodotto una abbondante documentazione su contesti tipologicamente e cronologicamente diversificati, portando in alcuni casi a integrare la carente documentazione scritta. Per i secoli che qui interessano, la relativa indeterminatezza nella periodizzazione dei depositi stratigrafici indagati, ineludibile in assenza di precisi indicatori materiali, porta ad appoggiare le cronologie relative di scavo a datazioni assolute ottenute attraverso analisi radiometriche C14 su campionature sistematiche sia paleobotaniche, sia osteologiche. Infatti, se gli studi sulla cultura materiale di ambito longobardo sono stati notevolmente affinati, consentendo datazioni piuttosto precise, non cos per altri manufatti quali le decorazioni scultorere, legate a problemi complessi e con inquadramenti cronologici ancora incerti2, e la ceramica, la cui sopravvivenza oltre la fine del VI secolo era stata motivo di discussione ancora negli ultimi anni. Solo recentemente anche per il Piemonte si sta evidenziano da un lato la carenza, quando non la totale assenza, di ceramica nei secoli qui trattati, evidentemente sostituita dalluso prevalente di recipienti lignei, dallaltro un quadro di intensa circolazione e1 BOLGIANI 1982, p. 61. 2 CROSETTO 1998a e A. C ROSETTO, Decorazioni scultoree dalle

Fig. 1) Localizzazione dei siti presentati: 1 Mombello. 2 Centallo. 3 Testona. 4 Desana. 5 Dorzano. 6 Sizzano. 7 Gozzano. 8 Orta.

scambio dei manufatti in pietra ollare, che porta a rivedere la posizione di isolamento e immobilismo che si riteneva caratterizzare gli insediamenti rurali prima del Mille3. Mombello Nella Val Cerrina, lungo la sponda sinistra del Torrente Stura, stato individuato nel 1994 un sito archeologico di grande interesse, tuttora inchiese rurali nel Piemonte altomedievale (VII-VIII secolo), in questo volume. 3 PANT 1998, pp. 275-276.

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Fig. 2) Carta della iudiciaria Torrensis (tratta da A.A. SETTIA 1983).

corso di scavo, ubicato sul tracciato della strada collinare a sud del Po, che anticamente collegava Industria a Vardacate4. Dopo labbandono delle due citt romane, nellalto medioevo si form un distretto amministrativo rurale, frutto di una ristrutturazione territoriale che super i limiti municipali precedenti: la iudiciaria Torrensis (g. 2). Inclusa nel ducato longobardo di Ivrea, rientrava invece ecclesiasticamente nella diocesi di Vercelli ultra Padum e fu presto assorbita nella marca di Ivrea gi dagli inizi del X secolo. Questo territorio risulta connotato dalla ricchezza di beni scali, distribuiti in benecio nei secoli X-XII, e dalla frequenza dei toponimi di origine germanica 5, che trova signicativo riscontro nella distribuzione dei ritrovamenti longobardi6, ai quali si aggiunge ora la testimonianza diretta dellinsediamento di Mombello. La traccia dellantico conne tra Indu s t r i a e Va r d a c a t e sarebbe tuttavia rimasta nel toponimo legato alla pieve di San Michele di Meda7 (cio metacippo confinario), che compare4 Le indagini sono dirette da Emanuela Zanda: SARDO, Z ANDA 1995; Z ANDA, S ARDO 1996; Z ANDA 1996a; Z ANDA 1999; M ICHELETTO, Z ANDA, B ARELLO in corso di stampa. Oltre alle notizie edite mi stato generosamente concesso dalla collega di consultare la documentazione di scavo e di esaminare i materiali. I dati sintetizzati in questa scheda hanno tuttavia carattere preliminare, in attesa della conclusione delle indagini e della

gi nel primo elenco delle pievi della diocesi di Vercelli alla met del X secolo. La chiesa plebana descritta nelle visite pastorali fino alla fine del Settecento, quando dedica e titolo di pievania passano definitivamente alla chiesa di Morsingo. Scomparso ledicio, ne rimase il ricordo nel nome dellattuale cascina del Piovano, assai prossima al sito archeologico. Questo insediamento si compone di un settore di abitato, vicino allalveo del torrente, e della relativa chiesa con cimitero, situata circa 200 metri pi a monte. Le indagini in corso sullarea residenziale non hanno ancora esaurito la stratificazione archeologica, ma pare ormai accertato che la prima fase di occupazione sia costituita da un edificio rustico di et romana con strutture in laterizi di recupero, a cui fece seguito un periodo di abbandono e di conseguente crollo dei fabbricati. Allineamenti di buche per palo, paralleli alle vecchie strutture, segnano la rioccupazione dellarea, probabilmente avvenuta nel VI secolo e caratterizzata dalluso distesura dei rapporti denitivi di scavo. In occasione del Seminario Emanuela Zanda ha presentato un poster dedicato al sito. 5 S ETTIA 1983, pp. 11-53; SETTIA 1991 p. 194. 6 MICHELETTO, PEJRANI BARICCO 1997, pp. 300, 307. 7 Per le vicende della pieve di Meda: SETTIA 1983, pp. 173-175; BANFO 1995, pp. 398-405.

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tecniche costruttive miste, che in parte recuperarono i ruderi delledicio romano. Nel VII secolo inne fu costruita ex novo una casa a vano unico quadrato, realizzata con blocchi di arenaria legati da argilla e dotata di un focolare allinterno, con almeno due successive pavimentazioni. Appartengono alle fasi insediative di VI-VII secolo abbondanti materiali in parte raccolti nella straticazione ancora intatta e per il resto recuperati dal vaglio del terreno agricolo di copertura, che comprendono: ceramica longobarda decorata a stampiglia e a stralucido, invetriata, pietra ollare, calici di vetro, pettini e strumenti ricavati dal corno di cervo, complementi di abbigliamento. Tra questi spicca una placchetta di cintura reggiarmi in ferro con estesa pseudoplaccatura in argento decorata a motivi geometrici ageminati e con linserto di almandini, databile alla ne del VII secolo8 (g. 3), che attesta le possibilit economiche e il rango sociale elevato di almeno alcuni membri della comunit. Ulteriore conferma ne data dal ritrovamento di un tremisse a nome di Maurizio Tiberio del I tipo (ne VI-inizi del VII secolo) e di una frazione di siliqua a nome di re Pertarito (672-688), tanto pi significativi in quanto monete ad alto valore intrinseco emerse in un contesto rurale e non urbano9. Lestensione dellabitato, sicuramente pi ampio dellarea gi esplorata, non ancora denita, ma poteva comprendere pi nuclei in cui si svolgevano, accanto alle attivit domestiche, anche lavorazioni artigianali come la tessitura e la lavorazione dellosso, mentre pare indubbio che una delle principali fonti di reddito e di sussistenza fosse legata allallevamento, attestato da abbondanti resti di fauna. A monte del villaggio, su un sedime non occupato dallinsediamento romano precedente, fu costruita la chiesa, conservata soltanto nella parte occidentale per tratti di fondazione e fosse di spoliazione (gg. 4,54). La prima aula di culto caratterizzata da una tecnica muraria in pietra legata da argilla mista a minuti granuli di calce: si conserva un tratto della parete laterale sud (9 m), tracce della facciata occidentale sotto le successive ricostruzioni, e un breve segmento della parete nord. Una fossa di spoliazione poco profonda e alcuni8 I materiali, appena restaurati, sono in corso di schedatura, pertanto vi si accenner solo brevemente, come insostituibili indicatori cronologici e culturali. In particolare per quanto riguarda le guarnizioni di cintura ageminate, i nuovi ritrovamenti e il recupero, attraverso il restauro, di un consistente repertorio proveniente dagli scavi di Testona (almeno per alcuni pezzi lidenticazione sicura), stanno delineando un quadro regionale peculiare con tipologie e motivi decorativi che si discostano talvolta dalle produzioni gi note in ambito italiano. Per la cronologia della placchetta in questione valgono i riferimenti generali allevoluzione tecnica e stilistica di questi manufatti, per i quali si rimanda a GIOSTRA 2000, pp. 103-105, ma i confronti pi puntuali sembrano offerti dalla cintura della

Fig. 3) Mombello. Placca di cintura proveniente dallarea dellabitato.

resti di muratura hanno fatto pensare che laula fosse suddivisa da un vano laterale a sud. Davanti alla facciata si dispone una la abbastanza regolare di tombe prevalentemente costruite a cassa in muratura con mattoni e laterizi romani di reimpiego legati da malta o, nellunico caso della tomba 20, da argilla: le forme ricostruibili sono generalmente rettangolari, anche se il peso dei mezzi agricoli ha deformato vistosamente le strutture determinando talvolta anche il sollevamento dei laterizi, che nella maggior parte dei casi rivestivano il fondo. Le tombe che ancora conservavano resti delle deposizioni sono risultate comunque violate in antico, ad eccezione di due sepolture infantili. La T 10 accolse la salma di un neonato, verosimilmente una bambina, riccamente vestita con il velo decorato da un bordo di broccato doro, ritrovato in parte allaltezza della spalla sinistra e presso il cranio, una collana di vaghi in pasta vitrea, ambra e una moneta romana forata. Questi elementi potevano orientare la cronologia della sepoltura verso la fine del VI secolo - inizi del VII10, ma una seconda monetina forata dargento, ancora in studio, pare abbassare abbastanza nettamente la datazione. Un coltellino completava il dono funebre, particolarmente prezioso in quanto riferito a una sepoltura infantile11.T 8 della vicina area cimiteriale e da altri esempi piemontesi, come la placchetta della T 2 di RivoliPerosa: MICHELETTO, PEJRANI BARICCO 1997, pp. 327-328, g. 12, n. 4. 9 ARSLAN 1998, pp. 295-296, gg. 227-228; MICHELETTO, ZANDA, BARELLO in corso di stampa. 10 Concorderebbero con questa cronologia la tipologia delle perle e la presenza delle monete come pendenti, la cui frequenza stata rilevata nella necropoli di Castel Trosino tra i corredi della fase pi antica del cimitero (tardo VI-inizi VII secolo): scheda di L. PAROLI in P AROLI (a cura di) 1995, pp. 290-291, tomba A, n 2. 11 Sul problema si rimanda a RUPP 1997, p. 37 con bibliograa precedente.

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Fig. 4) Mombello. Veduta aerea dello scavo dellarea della chiesa.

Fig. 5) Mombello. Planimetria generale del cimitero e delledicio di culto. Gli asterischi indicano la presenza di oggetti di corredo nelle tombe.

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La seconda sepoltura, T 20, non violata ma fortemente deformata, era di un bambino di 8-9 anni; ha restituito guarnizioni in bronzo, forse pertinenti a due diverse cinture cosiddette longobarde, per la sospensione delle armi, del tipo largamente standardizzato e diffuso, della prima met del VII secolo, Fig. 6) Mombello. Placche di cintura provenienti dalla T 8, allinterno della chiesa. un coltello e una fusaiola. Resti di broccato doro compaiono invece in ben altre quattro tombe, tutte depredate in antico. di collana sono inne ci che resta del corredo della Nella T 12 i li doro sono associati alla prima inusepoltura femminile. mazione di un adolescente di 13-14 anni rideposto Lanalisi degli oggetti ci conferma dunque luso nel loculo di riduzione; in quella accanto (T 13), con reiterato delle tombe nel corso del VII secolo, comresti di due individui adulti di sesso diverso, il brocpresa la deposizione di almeno un ricco corredo cato stato prelevato vicino a un cranio, mentre nel darmi. riempimento stata raccolta una bbietta dargenIn un secondo tempo la chiesa fu parzialmente to con puntalino, relativa alle stringhe che fermaricostruita e suddivisa in tre navate, di cui rimanvano le calze12. Lanalisi antropologica in corso sta gono gli attacchi sul muro di facciata, un grosso confermando lattribuzione di questi preziosi elepilastro rettangolare e il negativo del simmetrico, menti di abbigliamento alla sepoltura femminile. spogliato. Ancora la facciata e la navata sud subiAncora li aurei provengono dalla T 21, quasi comrono ulteriori interventi edilizi in un terzo periodo. pletamente distrutta, in cui sono stati raccolti resti Alle ultime fasi di occupazione sono da attribuire scheletrici sconvolti di un individuo maschile e di un forno per la cottura della calce e una fornace da uno femminile insieme a pochi oggetti residui dei mattoni. La datazione al radiocarbonio dei resti di corredi, tra i quali compaiono frammenti dellimpucombustione del forno indica la met del XII secognatura di uno scudo, e dalla T 8, lunica della lo per lutilizzo di queste strutture, evidentemente prima fase cimiteriale collocata allinterno della legate a un cantiere di costruzione. Per il momenchiesa, nellangolo nord-occidentale. Da questa to ancora difcile stabilire degli agganci cronoloprovengono i resti di almeno tre sepolture, due gici certi per le successive trasformazioni della maschili e una femminile, e numerosi oggetti dei chiesa, ma la prima fase cimiteriale risulta sviluprelativi corredi, comunque per la maggior parte parsi dagli inizi del VII secolo al 720-760 almeno, sconvolti e trafugati. Tra questi si segnalano il secondo la datazione al radiocarbonio eseguita sui codolo di una spatha con terminazione dorata e un resti osteologici della T 7, in fossa terragna. In rinforzo ageminato del fodero, parti dellimbracciaseguito altre sepolture in semplice fossa si orientatura e dellumbone di uno scudo da parata, decorano nord, sud lungo la parete di facciata; prive di to con lamine bronzee e borchie dorate, borchie e complementi di abbigliamento presuppongono la chiodini, forse relativi al fodero di un sax, guarnipresenza del sudario, in base alla posizione degli zioni di pi cinture. Una bbia in bronzo a placca arti, e appartengono stratigracamente a una fase ssa di tipo bizantino a margini sagomati13 doveva pi recente, connessa con la ristrutturazione in appartenere alla cintura di un abito, della prima forma basilicale. met-secondo terzo del VII secolo, mentre a una Lo studio antropologico in corso14 sembra evicintura militare per la sospensione delle armi sono denziare una discreta incidenza della mortalit da riferire tre placchette in ferro con decorazione infantile e giovanile (28% circa), spesso sottorapzoomorfa molto stilizzata, ageminata in fili darpresentata nei cimiteri indagati archeologicamengento e ottone su pseudo-placcatura in argento (g. te, mentre la mortalit degli adulti risulterebbe 6). La forma e le caratteristiche tecniche e decorapiuttosto precoce, in assenza di soggetti deceduti tive rimandano alla placchetta ritrovata nellabitain et senile. Le stature sono alte nel sesso femmito, attribuita alla ne del VII secolo. Alcuni vaghi nile, da sopra la media ad alte in quello maschile.12 La tipologia di queste guarnizioni compare ad esempio nella T 205 di Castel Trosino, datata al secondo quarto del VII secolo (cfr. scheda di M. RICCI in PAROLI (a cura di) 1995, pp. 259-260), ma presente anche in Piemonte, a Testona: VON HESSEN 1971, p. 34, tav. 47, nn. 478-484. 13 Abbastanza comuni, queste bbie sono generalmente datate

dalla fine del VI a gran parte del VII secolo; lesemplare di Mombello si confronta ad esempio con quello della T 3 di Trezzo sullAdda: ROFFIA, SESINO 1986, p. 56, n. 7. 14 Le analisi antropologiche sono afdate a Elena Bedini, della Anthropozoologica di Livorno, che mi ha amichevolmente messo a disposizione i dati preliminari della ricerca.

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Pur considerando lo stato di conservazione del deposito archeologico e il fatto che lindagine non ha potuto estendersi allintero edicio, sembra da escludere lidenticazione di questa chiesa con la pieve di Meda, sopravvissuta fino al Settecento e certamente accompagnata da un vasto cimitero medievale. Qui si tratta invece di un oratorio privato, a carattere funerario, edificato da un ristretto nucleo famigliare aristocratico, radicatosi localmente nei possedimenti terrieri confiscati ai romani o da questi abbandonati in seguito al declino delle due citt vicine. La straordinaria ricchezza delle vesti in broccato15, il pregio dei manufatti ritrovati anche nellabitato e il tremisse doro potrebbero adombrare una funzione pubblica del capofamiglia, come amministratore di terre regie, di cui si coglierebbe uneco pi tarda nei numerosi beni fiscali citati dai documenti di X-XII secolo. (L.P.B.) Centallo Il caso del San Gervasio di Centallo16 (g. 7), nel Cuneese e in diocesi di Torino, costituisce un altro esempio di chiesa ricostruita per iniziativa di una comunit in cui la componente culturale ed etnica longobarda ha trovato conferma sia in alcuni oggetti di corredo, sia nellanalisi antropologica completa condotta sulle sepolture17. Non ci soffermeremo sulla fase paleocristiana del complesso battesimale 18 , frutto della ristrutturazione dei resti di una villa danneggiata da un incendio tra la fine del IV e gli inizi del V secolo, e fondata per iniziativa di uno dei possesso res dei latifondi attestati nel V secolo lungo il conne tra Liguria e Transpadana19 (g. 8). A questa chiesa di origine, dunque, privata fu presto sottratta la facolt di possedere il battistero, forse in concomitanza con listituzione di una nuova chiesa battesimale da parte dellautorit diocesana. Durante le fasi di soppressione del15 Per larea piemontese si segnala il ritrovamento di li aurei di decorazione della veste nella T 1 di Pecetto di Valenza, in provincia di Alessandria, nellambito di un piccolo cimitero forse della ne del VII-inizi VIII secolo: DONZELLI 1989; MICHELETTO, PEJRANI BARICCO 1997, pp. 307-308. Per il catalogo delle tombe altomedievali italiane contenenti li doro e per il loro signicato come segni di distinzione sociale di una ristretta cerchia nobiliare si rimanda a AHUMADA SILVA 1990, pp. 62-66; si veda inoltre RUPP 1997, p. 107. 16 Per una sintesi sul sito si veda la scheda di chi scrive in

Fig. 7) Centallo. Veduta aerea dello scavo.

fonte e di ristrutturazione dei vani annessi al lato settentrionale dellaula di culto, tra la seconda met del VI e il VII secolo, si svilupp il cimitero della comunit che evidentemente subentr agli antichi proprietari nel possesso delle terre e nel patronato della chiesa. Malgrado la perdita della funzione battesimale, ledicio non sub un declino e fu anzi oggetto di una impegnativa opera di ricostruzione di cui si pu identicare lartece fondatore nel personaggio sepolto nella navatella nord in una tomba in muratura, con alveolo cefalico, di accurata fattura e con la singolare deposizione di attrezzi in ferro tra gli arti inferiori20.

MICHELETTO, PEJRANI BARICCO 1997, pp. 330-338. 17 BEDINI et al. 1997; MALLEGNI et al. 1998. 18 P EJRANI BARICCO in corso di stampa. 19 MENNELLA 1993, pp. 220-222. 20 Si tratta della T 12, orientata ovest/est, collocata nellarea antistante laltare della navata nord, se la ricostruzione planimetrica proposta corretta. Di forma antropomorfa con alveolo cefalico, si differenzia da tutte le altre tombe del sito anche per laccurata muratura in ciottoli, rivestita internamente con uno

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Fig. 8) Centallo. Schemi planimetrici delle principali fasi costruttive: 1) edicio di et romana e tardoantica; 2) trasformazione in chiesa con battistero (V sec.); 3) modiche seguite alla soppressione del battistero (VI sec.); 4) ricostruzione della chiesa (VII sec.).

Lanalisi delle caratteristiche e della straticazione delle sepolture in relazione alle fasi edilizie, supportata da una serie di datazioni al radiocarbonio dei resti umani e dallo studio degli elementi superstiti dellabbigliamento degli inumati, consente di datare al VII secolo, probabilmente alla prima met, la ricostruzione della chiesa (g. 9). La tipologia scelta quella basilicale a tre absidi con navate separate da grossi pilastri rettangolari, simili a quelli della seconda fase di Mombello, che dovevano assumere quasi laspetto di setti murari intercalati da arcate di comunicazione con le navate laterali, piuttosto che di una ritmica scansione di sostegni.spesso strato di intonaco scialbato; sul bordo superiore ricavato un incasso per lalloggiamento della copertura, gi rimossa in antico, probabilmente quando la sepoltura fu violata. La datazione al radiocarbonio calibrata risultata compresa fra il 545 e il 655; linumato un uomo di 45-50 anni fu deposto con un gruppo di utensili in ferro tra gli arti inferiori: un martello, uno strumento a punte piegate e una piccola incudine. Gli

Le fondazioni, poco profonde, si appoggiarono in parte su quelle delle strutture precedenti; la muratura della chiesa appare composta da elementi eterogenei e di varia pezzatura disposti a corsi irregolari, legati da malta poco consistente. Vi compaiono reimpiegati frammenti marmorei di et romana databili tra il I e il III secolo, derivati da are votive, decorazioni scultoree ed epigrafi funerarie: segno di una raccolta estesa di materiali edilizi da necropoli e da aree sacre abbandonate. La ricerca di grandi lastre lapidee, da utilizzare come monumentale chiusura delle tombe pi importanti, port al recupero di una stele delletoggetti non permettono di qualicare il loro proprietario come orece, ma forse in senso pi lato come magister o committente. M ICHELETTO, P EJRANI B ARICCO 1997, pp. 334-336, fig. 16. Sulla presenza e linterpretazione di attrezzi da lavoro, in particolare da orece, nei corredi di et longobarda si rimanda, da ultimo, a GIOSTRA 2000, pp. 13-22.

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LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITALIASETTENTRIONALE

Fig. 9) Centallo. Planimetria dello scavo. In evidenza la fase costruttiva del VII secolo e le relative tombe.

Fig. 10) Centallo. Veduta da est dellatrio.

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del Ferro, come vedremo avvenne anche a Gozzano. Da segnalare ancora larticolazione esterna delle pareti con una serie di paraste, leggibili sul perimetrale nord, sulla facciata dellatrio e sul suo lato meridionale, mentre la base di una di queste sembra indicare la presenza di arcate cieche anche sulla parete interna dellabside, caratteristica che trova oggi riscontro nella seconda fase preromanica della chiesa di San Dalmazzo di Pedona21. La basilica di Centallo era preceduta da un atrio rettangolare con ampio varco di ingresso nella parete occidentale. Il lato sud pare ricostruito, ma presenta la stessa partitura a paraste tipica di questa fase edilizia; inoltre prosegue oltre i limiti di scavo, lasciando aperta la possibilit di ulteriori sviluppi delle strutture del complesso. La destinazione di questo spazio ad area funeraria privilegiata per un gruppo di maschi adulti, evidentemente i capi della comunit, inumati in tombe a cassa in muratura di accurata costruzione, coperte da grandi lastre di pietra, tra le quali la stele preromana utilizzata per la tomba in asse con lingresso (fig. 10). Questa rivestita sul fondo e sulle pareti di malta signina e conteneva i resti di due individui maschili: la deposizione pi recente datata 605-685 al C14 calibrato (fig. 11). Posizione e caratteri costruttivi ne evidenziano il privilegio, ma non vi si sono rinvenuti elementi di corredo o di abbigliamento, cos come ne erano prive le altre tombe dellatrio e la tomba femminile di Agnella, collocata a nord di questo, e ancora coperta dalla sua epigrafe f u n e r a r i a 22 . Proprio la presenza di epitaffi, per di pi con onomastica latina, testimonia la ripresa dei rituali funerari romano-cristiani da parte delllite egemone di questa comunit, che prefer affidare la memoria della propria identit alliscrizione e alla monumentalizzazione del sepolcro in uno spazio architettonico privilegiato, invece che allostentazione sociale dellabbigliamento e dei beni personali al momento della sepoltura23, come sembrano ancora riettere i corredi parziali rinvenuti nella fase cimiteriale precedente. Il prezioso rivestimento in lastrine di corno di cervo decorate a incisione di una tavoletta lignea, probabilmente parte di una cassetta-reliquiario, pu confermare lorientamento a trasferire sulla chiesa e sul suo arredo liturgico le iniziative evergetiche pro anima dei maggiorenti. La tendenza perdur ancora nella prima met dellVIII secolo, quando la chiesa si arricch di una decorazione scultorea, di cui sono indizi piccoli frammenti di lastre e uno di cornice con intreccio a tre vimini24 (g. 12), ma le fortune di questa chiesa funeraria privata sembrano successivamente declinare in

Fig. 11) Centallo. Particolare della T 126.

Fig. 12) Centallo. Frammento di cornice in marmo.

relazione alla sospensione delle sepolture, riprese soltanto pi tardi, tra XIII e XV secolo. Poich pare inverosimile che la comunit riflessa nel cimitero si sia estinta, dobbiamo pensare a un radicale trasferimento delle sepolture presso la chiesa plebana durante i secoli centrali del medioevo. (L.P.B.)23 LA ROCCA 1997; LA ROCCA 2000; DE RUBEIS 2000. 24 CROSETTO 1998a, p. 315, g. 248.

21 MICHELETTO 1999, pp. 48-51. 22MENNELLA, COCCOLUTO 1995, pp. 33-34, p. 11.

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LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITALIASETTENTRIONALE

Fig. 13) Moncalieri, frazione Testona. Planimetria della chiesa di Santa Maria con localizzazione dellarea di scavo.

Testona Il vescovo di Torino Landolfo, nellatto di fondazione dellabbazia di Cavour25, emesso nel 1037 e considerato il suo testamento spirituale, ricorda le difficolt incontrate nellamministrare la diocesi torinese, ancora gravemente segnata dalle violenze e dalle devastazioni imputate alle scorrerie saracene del secolo precedente; redatto in forma di narrazione autocelebrativa, il documento centrato sulla gura del vescovo e sulle sue iniziative volte a rinnovare le strutture e lorganizzazione diocesana, per in un quadro di sicurezza ristabilita attraverso il potenziamento delle difese del territorio con la ricostruzione o la nuova edicazione di strutture forticate26. Nel luogo di Testona egli aveva restaurato il castello dotandolo di una torre e cingendolo di mura, aveva promosso la costruzione di una chiesa collegiata dedicata alla Vergine Maria e lampliamento di unaltra chiesa. Se lidenticazione di questultimo edicio di culto rimane incerta, la chiesa collegiata voluta dal vescovo e realizzata ex novo secondo il documento27, ma sorta invece su25 BAUDI DI VESME, DURANDO, GABOTTO 1900, doc. 2, pp, 8-11 e

un preesistente impianto, concordemente riconosciuta nellattuale parrocchiale di Santa Maria, sopravvissuta nella struttura romanica e solo in parte alterata da addizioni barocche. La chiesa, a tre navate concluse da absidi semicircolari, di cui quella laterale meridionale non conservata in elevato, caratterizzata dalla presenza, al di sotto del presbiterio rialzato, di una cripta a oratorio scandita in tre navatelle, afancata da ambienti laterali, oggi adibiti a usi impropri; originariamente, si accedeva alla cripta mediante scale laterali che sono state eliminate con la creazione di un accesso frontale in occasione di restauri condotti nel 1934-41. La possente torre campanaria a pianta quadrangolare, si accosta alledificio come corpo indipendente allineandosi alla facciata romanica 28. La tecnica costruttiva mostra per gli elevati un uso prevalente dei ciottoli e della pietra tagliata frammista a laterizi di modulo romano, per lo pi frammentari, con evidenti stilature nella malta dei giunti, mentre nelle fondazioni sono utilizzati con larga prevalenza ciottoli legati da abbondante malta.arduinica di recupero della tradizione, cfr. L A ROCCA 1992, p. 135 ss. 28 La prima analisi delledicio fu pubblicata da OLIVERO 1940, pp. 78-115; si rimanda, per le architetture landolane e in particolare per la chiesa di Testona, a T OSCO 1997, tenendo conto che le indagini archeologiche hanno portato allindividuazione della facciata, che si riteneva perduta, e a una nuova lettura dellimpianto della cripta (PANT 1999b).

la recente edizione critica di CANCIAN 1997. 26 GANDINO 1997,pp. 25-26. Per lattivit vescovile di potenziamento delle difese del territorio, che interess otto siti, alcuni dei quali gi incasellati, si rimanda a MONTANARI 1997, pp. 8586. 27 Per lideologia del vescovo, in contrapposizione alla politica

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Fig. 14) Moncalieri, frazione Testona. Chiesa di Santa Maria, veduta panoramica dello scavo da est.

I lavori di ristrutturazione e risanamento che hanno interessato lala nord della canonica, sono stati loccasione per effettuare unindagine archeologica in un ambiente al piano terra adiacente allabside maggiore della chiesa (g. 13). stato pertanto possibile documentare i resti dellabside meridionale e del cimitero esterno a essa raggiungendo i livelli di terreno naturale, sensibilmente digradanti da nord/nord-ovest verso sud, secondo loriginario prolo della collina su cui sorge la chiesa29. Nellambiente, in una supercie di circa 20 mq, sono state documentate complessivamente 37 tombe sovrapposte su quattro livelli distinti sulla base delle evidenze stratigrache, mentre i resti di almeno altri 18 individui sono stati recuperati non in connessione anatomica nel riempimento di un ampio canale di drenaggio post medievale, che attraversava lambiente da nord verso sud (fig. 14). Le inumazioni, tutte in piena terra con deposizioni di entrambi i sessi e infantili in decubito dorsale, sono del tutto prive di corredo e di elementi del costume, mentre notizie raccolte in passato e oggi difcilmente vericabili, segnalavano il ritrovamento presso la chiesa di sepolture con oggetti di metallo e di altre in laterizi con corredo povero30.2 9 Per una prima informazione sugli esiti dellindagine si

La pi antica fase cimiteriale (D, g. 15), con 5 tombe di adulti maschili e di un giovane, presenta come caratteristica comune il taglio delle fosse di forma rettangolare, con pareti nettamente rettilinee, forse determinate dallutilizzo di tavole lignee delle quali per non rimasta traccia materiale (g. 16); la cronologia delle sepolture nellambito del VII-VIII secolo suggerita da una datazione C14 effettuata sulla T 35 ( 595 55 AD, calibrata 645760). Il livello successivo (C, g. 15) sembra segnare un pi intenso sfruttamento dellarea con una maggiore densit di inumazioni di soggetti di entrambi i sessi (12 tombe), ma con una leggera prevalenza di sepolture femminili. Il momento pi tardo di utilizzo di questo livello cimiteriale, prima della costruzione romanica e dellestensione del cimitero intorno a essa, indicato dalla datazione C14 effettuata sul soggetto della T 26 (950 50 BP = 970 AD). Allo stato attuale delle ricerche, la connessione spaziale del cimitero preromanico si pu solo induttivamente porre in relazione con un pi antico edicio di culto, del quale stato individuato un tratto di muratura di ciottoli legati da malta al di sotto del perimetrale sud della chiesa, in un vano gi scavato in passato e ubicato nella manica ovest della canonica.dentale della canonica addossata al muro dambito meridionale della chiesa romanica. 30 La segnalazione orale raccolta in N EGRO P ONZI MANCINI 1988, p. 72, n. 56.

rimanda a PANT 1999b, pp. 255-257. Nuovi scavi sono stati programmati per il 2001 in alcuni ambienti della manica occi-

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LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITALIASETTENTRIONALE

Fig. 15) Moncalieri, frazione Testona. Chiesa di Santa Maria, schemi delle fasi cimiteriali.

Fig. 16) Moncalieri, frazione Testona. Chiesa di Santa Maria, particolare della T 35.

Le analisi antropologiche31, pur considerando la limitata consistenza numerica del campione riferibile ad et preromanica, evidenziano per gli individui di sesso maschile una scarsa afnit con i gruppi umani analizzati in altre necropoli longobarde, compresi quelli della vasta necropoli a le di Testo31 Le analisi antropologiche sono state condotte da Licia Usai

na indagata nel 1878 da Edoardo e Claudio Calandra32, mentre al contrario per i soggetti di sesso femminile la somiglianza decisamente marcata, in particolare con il campione di popolazione di Romans dIsonzo e con quello di Centallo, dove i valori delle probabilit sono per tutte le misurefatto espresso riferimento a una ventina di crani che con tutta fatica furono salvati, date le cattive condizioni di conservazione dei resti umani: C ALANDRA, C ALANDRA 1880, p. 22. Invece, per le analisi effettuate dal professor Gamba e commentate dal Lagneau (edite in DE BAYE 1888, pp. 113-114) pervennero 31 crani probabilmente perch a quelli della necropoli longobarda di Testona si aggiunsero altri 6 crani dolicocefali prelevati da alcune tombe alla cappuccina e a cassa laterizia scavate presso la cascina Arpino di Moncalieri da Davide Calandra nello stesso anno: PANT 1999a, pp. 80-81. Per le analisi antropologiche si rimanda a KISZELY, SCAGLIONI 1969.

della Anthropozoologica di Livorno, che ringrazio per aver concesso lanticipazione dei dati. Il campione di Testona stato confrontato con quelli di Romans dIsonzo, Santo Stefano in Pertica, Rivoli loc. La Perosa, Centallo e con i crani recuperati dalla necropoli longobarda di Testona (cfr. nota 32). Per Romans dIsonzo si rimanda a BEDINI, BARTOLI, VITIELLO 1989, per Centallo a BEDINI et al. 1997 e MALLEGNI et al. 1998, p. 234 ss. 32 Nella sintetica relazione degli scavi edita dai Calandra,

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Fig. 17) Localizzazione lungo lasta del Po delle aree funerarie di ambito longobardo: 1. Torino, via Nizza; 2. Torino, Lingotto; 3. Moncalieri, Fioccardo; 4. Moncalieri, cascina Arpino; 5. Moncalieri, borgo Piacentino; 6. Testona, necropoli; 7. Trofarello; 8. Testona, Santa Maria.

superiori al 50%. Una differenza morfometrica dei soggetti inumati si inoltre riscontrata nel passaggio dal livello C, dove compaiono individui mesocranici accanto a brachicranici e dolicocranici, al livello cimiteriale coevo allimpianto della chiesa landolana (B), dove invece si rileva la scomparsa della dolicomorfologia cranica insieme alla riduzione della statura su soggetti di entrambi i sessi. Certamente non sfugge la problematicit dellinterpretazione storica di questi nuovi dati destinati comunque a essere integrati e vericati con la prosecuzione degli scavi gi programmati , forse correlabili con quelli della necropoli di Testona, dove i corredi femminili sono largamente sotto rappresentati33: il fenomeno noto e solo in parte riconducibile alla precoce riduzione e scomparsa del dono funebre per le donne34.33 VON HESSEN 1971, pp.48-49; NEGRO P ONZI MANCINI 1980a, p.

Il cimitero di Santa Maria potrebbe perci rivelare la particolare attrazione di una parte della popolazione femminile verso listituzione religiosa nel VII secolo inoltrato, mentre lorganizzazione della necropoli a le e il rituale tradizionale germanico persistevano a poca distanza. Casi di cimiteri policentrici sono ormai conosciuti e possono comprendere anche sepolture presso le chiese 35, cos come non stupisce osservare gli esiti del processo di osmosi con la popolazione autoctona dopo la prima generazione immigrata. Per Testona tuttavia un dato nuovo che completa, anche se complica, il quadro offerto dalla precedente documentazione archeologica. Da tempo nota infatti la rilevante presenza longobarda nellarea della collina torinese tra Moncalieri e Testona36, rivelata da ritrovamenti funerarinecropoli barbarica in regione Fioccardo, e un certo interesse desta la descrizione del nucleo funerario individuato presso la cascina Arpino, non lontano dallattuale cimitero, dove furono individuate tombe a cassa con inumati soggetti dolicocefali (supra, n. 32). Per la bibliograa relativa ai contesti funerari, ai ritrovamenti di ambito longobardo questi ritrovamenti e alle testimonianze di et romana, alcune delle quali inedite e frutto di ricerche condotte nei primi decenni del Novecento, si rimanda a P ANT 1999a, pp. 80-87. Per la ricostruzione del tessuto insediativo della collina dallet romana al medioevo su base toponomastica e storica, cfr. L A ROCCA 1986.

2; la stima si basa sul conteggio minimo delle tombe, circa 250/300, con una possibile percentuale di corredi maschili non superiore all11% e di quelli femminili non superiore al 5%. 34 LA ROCCA 1997,p. 40 ss. 35 Sul rapporto tra tombe longobarde ed edifici di culto cfr. L USUARDI SIENA 1989, p. 215 ss. e L USUARDI S IENA 1997 con bibliograa precedente. 36 Oltre alla necropoli di Testona, fu indagata nel 1910 una

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Fig. 18) Desana, localit Settime. Cartograa generale con localizzazione dei ritrovamenti e dellasse del metanodotto.

avvenuti in passato lungo litinerario terrestre che da Torino risaliva il corso del Po costeggiando la riva destra (g. 17); oltrepassata lattuale localit Fioccardo la strada si diramava da un lato attraversando il ume Po verso la valle di Susa e dallaltro si inerpicava verso il Mons Calerius, incastellato almeno dal X secolo, per poi ridiscendere a oriente verso Testona, evitando cos laggiramento del promontorio, lambito a meridione dalle acque37. La favorevole posizione dellinsediamento longobardo sorto con funzione di controllo del distretto territoriale gravitante sul punto di guado o sul ponte, lungo un importante asse di navigazione uviale, alternativa a quanto restava dei percorsi terrestri di et romana, gi stata evidenziata38. Successivamente, proprio la presenza del punto di attraversamento del ume verso la strada di Francia sar ancora oggetto di rilevanti interessi politici e commerciali tanto da determinare la fondazione dellospedale di SantEgidio da parte dei cava37 Per litinerario della strada in sponda destra del Po e verso

lieri del Tempio, cui fu affidata la custodia del ponte, e la formazione di un borgo a carattere mercantile anteriormente allo sviluppo di Moncalieri nel XIII secolo39. (G.P.) Desana Il sito di Desana, gi segnalato nellOttocento per il ritrovamento di un ripostiglio di monete di piena et imperiale 40 , fu portato allattenzione degli studiosi nel 1938, quando il Museo Civico di Torino acquis dal mercato antiquario rari e preziosi oggetti di et gota, per i quali stata proposta lappartenenza al corredo funerario del romano Stefanius e della ostrogota Valatru(di) interrato in et teodoriciana41. Nuovi dati sono emersi grazie a recenti ricerche condotte in localit Settime, il cui toponimo miliario, per il quale si nota una signicativa concordanza con la distanza da Vercelli, parrebbe indicativo di un luogo di sosta lungo il trac39 SERGI 1981, p. 42; BORDONE 1997, p. 93. 40 Ritrovato entro un vaso, con emissioni di Matidia e di Ploti-

Asti, e per le ipotesi di identificazione con la via Fulvia, si rimanda a CRESCI MARRONE 1991, p. 121 e a SETTIA 1991, p. 234 ss. 38 MICHELETTO, PEJRANI BARICCO 1997, p. 305. La localizzazione del punto di attraversamento ipotizzabile solo a valle della fascia a frequente impaludamento, in corrispondenza degli ampi meandri del ume che caratterizzavano ancora in tempi recenti le campagne di Testona, ossia tra la conuenza del torrente Chisola e quella turbolenta del Sangone, dove il Po si incassa in un corso relativamente stabile. Per le attestazioni documentarie relative alle divagazioni del corso del Po tra Testona e Moncalieri, retticato a partire dalla met del Settecento, si rimanda a Progetto Po 1989, pp. 40-48.

na: BRUZZA 1874, p. LX.41 FUCHS 1944,p. 102; VIALE 1971, pp. 71-77; BIERBRAUER 1974;

BIERBRAUER 1994, pp. 208 ss. La datazione del complesso ad et teodoriciana (primi anni del regno) non contrasta non la presenza anche di oggetti pi antichi (secondo quarto del V secolo). Oggi, leffettiva provenienza del tesoro dal territorio comunale di Desana messa in discussione da studiosi locali, che ne ritengono probabile la provenienza da Trino, senza tuttavia apportare elementi probatori: per ulteriori informazioni si rimanda a PANT 2000. Per gli indizi di presenze gote in Piemonte su base toponomastica cfr S ETTIA 1996, pp. 17-18. .

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Fig. 19) Desana, localit Settime. Tombe di ambito longobardo (area A).

ciato viario che collegava Vercellae ad Hasta42 e che guadava il umen Gardina presso il luogo dove tra il 1150 e il 1156 fu fondato il monastero benedettino di Santa Maria, probabile ospedale di ponte 43. Alcuni scavi non sistematici condotti in passato, avevano documentato a nord-est della roggia Gardina la presenza di un imponente edicio con pianta a U esteso su una superficie di oltre 5.000 mq, connesso a un ambiente absidato ritenuto dagli scopritori risalente ai tempi della diffusio42 Per la viabilit in Piemonte in et romana si rimanda in ulti-

ne del cristianesimo44 (g. 18, area G), la cui planimetria sembra richiamare gli impianti noti delle ville tardo antiche della Cisalpina45. Recenti prospezioni e raccolte di supercie portano a ipotizzare lestensione in questarea anche di una necropoli databile tra il I secolo a.C. e il I d.C. Due limitati sondaggi di scavo praticati a breve distanza (g. 18, area H) hanno consentito di accertare rispettivamente la presenza di resti strutturali, al momento di problematica collocazione cronologica in assenzaSettime si tratta di un terreno sito in territorio et curte Septimi connante con il uvius Gardina: CASSETTI 2000. 44 BORLA 1982, p. 87. Lautore, in alcune note indirizzate alla Soprintendenza Archeologica del Piemonte negli anni successivi alla scoperta (1973), precisa che il rilievo fu realizzato integrando planimetricamente le strutture osservate con lo scavo. 45 SPAGNOLO GARZOLI 1998, p. 84.

mo a B ANZI 1999, per con qualche riserva per laccettazione acritica dei risultati degli studi locali; a CALZOLARI 1994, p. 51 in particolare per questo tratto secondario e per le possibili variazioni di et successiva a VERCELLA BAGLIONE 1993. 43 In un atto di vendita del 1171 alla badessa di Santa Maria di

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LE CHIESE TRAVII E VIII SECOLO IN ITALIASETTENTRIONALE

di reperti, e di un piccolo edicio di culto in muratura di ciottoli legati da tenace malta, il cui modello planimetrico, ad aula, concluso a oriente da profonda abside a semicerchio oltrepassato esternamente contraffortata, con un annesso quadrangolare a nord, porta a collocare la chiesa piuttosto precocemente nellambito del V secolo46. Completano il complesso quadro insediativo evidenziato in questa zona i risultati delle indagini condotte nel 1993 poco pi a nord. In prossimit della cascina Settime 47, i lavori di scavo per il metanodotto Chivasso-Mortara (g. 18, aree A-F), hanno portato allindividuazione di diversi contesti insediativi e funerari di orizzonte tardoantico e altomedievale distribuiti in poco meno di 1 km, in parte compromessi per le condizioni di forte aggressione del sito sottoposto ad agricoltura intensiva48. Apparentemente isolate al margine orientale del sito (area A) sono state indagate due tombe a cassa orientate ovest-est (T 1 e T 59), una delle quali sicuramente violata in antico, con semplici corredi funerari di ambito longobardo rappresentati rispettivamente da un vaso a asco con decorazione a stampiglia e da un coltellino (g. 19). Se per questultimo non possibile una precisa puntualizzazione cronologica, per il vaso a asco i confronti riconducono ai primi decenni del VII secolo49. La localizzazione delle due sepolture a breve distanza da un contemporaneo e pi esteso cimitero (area B) con popolazione per gran parte autoctona, suggerisce la presenza, ancora socialmente separata, di un gruppo egemone di tradizione germanica a carattere famigliare. Ad un momento vicino alloccupazione longobarda rimanda la formazione del cimitero con 57 tombe di diversa tipologia e un numero minimo di 73 individui, sviluppatosi in relazione alla presenza di un edicio di culto, il cui impianto planimetrico essenzialmente disegnato dalla posizione delle sepolture, essendosi conservato unicamente un breve tratto di muratura in fondazione, realizzata con pezzame laterizio e ciottoli legati da argilla (g. 20). Alcuni elementi dellapparato decorativo recuperati nel livello di distruzione, e in particolare un laterizio decorato databile entro la prima met dellVIII secolo50, documentano limpegno profuso nella ricostruzione o nellampliamento delledicio. Le pi antiche inumazioni documentate sono in piena terra, seguite da tombe di tipo pi eleborato46 In particolare i confronti per labside rimandano a edici di

delimitate da una semplice cordolatura di ciottoli e frammenti laterizi, distribuite su tutti i lati delledicio, ma con maggiore addensamento a oriente. Le tombe a cassa rettangolare o rastremata, con lati lunghi lievemente arcuati e copertura a doppio spiovente, sono otto, utilizzate per pi inumazioni successive, e risultano realizzate con limpiego di materiali laterizi e ciottoli con legante di terra (g. 21). Solo la T 30, ubicata allinterno presso la facciata, in posizione di privilegio insieme alle altre tre sepolture al centro dellaula, realizzata con luso di malta. La cronologia delle tombe a cassa e in particolare del tipo con lati lunghi arcuati, maggiormente attestato, si colloca tra il VII secolo avanzato e lVIII. Una sola tomba, ubicata in posizione marginale a nord-est dellarea attesta invece la presenza del tipo a cassa antropoide, diffuso anteriormente alla ne del X secolo51. Il cimitero presso Settime rivela, per un periodo cronologico ancora scarsamente rappresentato in Piemonte negli aspetti funerari, consuetudini locali, caratterizzate da specicit proprie, tra le quali si evidenzia la localizzazione delle riduzioni a lato del cranio dellultimo inumato, mentre non sembra di poter rilevare nella posizione degli arti superiori delle costanti ripetitive. Non sono stati rinvenuti elementi di corredo o del vestiario, mentre in due casi attestata la presenza di oggetti di uso personale, quali una fusaiola o vago di collana nella riduzione T 31S, da correlare alla deposizione primaria, e parte di un acciarino di selce nella T 29. La rarefazione delle sepolture nel corso dellVIII e del IX secolo, con la sporadica ripresa nel X, per in area marginale (T 3), pu essere solo in parte ricondotta al disciplinamento di et carolingia che proibiva le sepolture in chiese non plebane e alla riorganizzazione normativa vescovile della diocesi vercellese nel IX-X secolo 52, dal momento che il declino sembra coinvolgere anche linsediamento. Allo stesso periodo di utilizzo del cimitero riferibile la presenza di nuclei abitativi, labilmente conservati nelle strutture materiali. La presenza di capanne a pianta circolare testimoniata da una base parzialmente interrata, dal diametro di circa m 3 (area C), e da alcune lenti di terreno fortemente antropizzato anchesse di forma circolare, che hanno restituito una elevata quantit di frammenti di pietra ollare (area D). Una capanna con sviluppo planimetrico presumibilmente rettangolare invece documentata da esili strutture realizzate con limpiego di legno e argilla cruda su zocco48 Per la pubblicazione esaustiva dello scavo e per la documentazione di dettaglio si rimanda a PANT 2000. 49 VITALI 1999, p. 206. 50 A. C ROSETTO, Decorazioni scultoree dalle chiese rurali nel Piemonte altomedievale (VII-VIII secolo), in questo volume. 51 I confronti tipologici rimandano al vicino sito di S. Michele di Trino: NEGRO PONZI MANCINI (a cura di) 1999. 52 PANERO 1988, p. 14 ss.; CHIARLONE 2000.

culto datati dalla ne del IV-V secolo, come la basilica di Porta Decumana ad Aosta ed esempi transalpini: cfr. la rassegna in REYNAUD 1998, p. 236, 250. In ambito locale similitudini si riscontrano a Sizzano (cfr. infra) e Mergozzo (PEJRANI BARICCO 1999, p. 115, g. 9). 47 Nel cortile della cascina si conservano in elevato, inglobate in un fabbricato rustico, le strutture superstiti della chiesa di Santa Maria del priorato benedettino.

Gabriella Pant, Luisella Pejrani Baricco

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Fig. 20) Desana, localit Settime. Planimetria generale del cimitero e delledicio di culto (area B).

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Fig. 21) Desana, localit