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1 Battesimo della discordia IL BATTESIMO DELLA DISCORDIA E L’USO A SPROPOSITO DI NAAMAN Testo di Silvio Caddeo “Scongiurando Giudei e Greci a ravvedersi dinanzi a Dio ed a credere nel Signore nostro Gesù Cristo” (Atti 20:21). PRESENTAZIONE Sappiamo che i peccati non sono rimessi solo con il battesimo (Efe 2:8), cioè che alla fine non siamo salvati attraverso un mero atto esteriore che compiamo da noi stessi o per qualsiasi iniziativa nostra che possiamo realizzare per accostarci a Dio (Rom 1:17), tuttavia, è giusto dire che, in ogni caso, il battesimo fa o può in qualche modo fare pure parte, almeno emozionalmente, di tale procedimento di rappacificazione con il nostro Padre Celeste. Perciò, parlare oggi del battesimo dovrebbe darci una certa serenità spirituale e d’animo, l’armonia completa perché tale tipico atto cristiano esteriore dovrebbe essere inteso veramente come un segno di pace, di amicizia, di riconciliazione, d’accettazione e d’amore cristiano. Infatti, il battesimo simbolizza pur sempre un condono divino o una opportunità sublime per il peccatore di accedere direttamente a Dio. Tuttavia, per diverse ragioni, non sempre bene spiegabili da noi o non abbastanza comprensibili a tutti, tale atto esteriore della fede cristiana diviene invece spesso e volentieri il battesimo della discordia o del

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Battesimo della discordia

IL BATTESIMO DELLA DISCORDIA

E L’USO A SPROPOSITO DI NAAMAN

Testo di Silvio Caddeo

“Scongiurando Giudei e Greci

a ravvedersi dinanzi a Dio

ed a credere nel Signore nostro

Gesù Cristo” (Atti 20:21).

PRESENTAZIONE

Sappiamo che i peccati non sono rimessi solo con il battesimo (Efe 2:8),

cioè che alla fine non siamo salvati attraverso un mero atto esteriore che

compiamo da noi stessi o per qualsiasi iniziativa nostra che possiamo

realizzare per accostarci a Dio (Rom 1:17), tuttavia, è giusto dire che, in

ogni caso, il battesimo fa o può in qualche modo fare pure parte, almeno

emozionalmente, di tale procedimento di rappacificazione con il nostro

Padre Celeste.

Perciò, parlare oggi del battesimo dovrebbe darci una certa serenità

spirituale e d’animo, l’armonia completa perché tale tipico atto cristiano

esteriore dovrebbe essere inteso veramente come un segno di pace, di

amicizia, di riconciliazione, d’accettazione e d’amore cristiano. Infatti, il

battesimo simbolizza pur sempre un condono divino o una opportunità

sublime per il peccatore di accedere direttamente a Dio.

Tuttavia, per diverse ragioni, non sempre bene spiegabili da noi o non

abbastanza comprensibili a tutti, tale atto esteriore della fede cristiana

diviene invece spesso e volentieri il battesimo della discordia o del

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continuo conflitto fra i credenti e su tale importante fraintendimento

intendo soffermarmi in questo documento.

Una delle molteplici ragioni per tale frequente errore è che spesso si ha

un concetto sbagliato o esagerato del battesimo, quasi che si trattasse

d’un un rito magico o d’un vero esorcismo da maneggiare o da eseguire

con estrema cura per evitare una sciagura o le negative conseguenze

d’un sortilegio.

Le cose si complicano perché spesso e volentieri, per spingere la gente a

battezzarsi subito, prima del tempo, purtroppo, si usa pure a sproposito

l’esempio di Naaman, il comandante dell’armata Siriana, il quale era

lebbroso, e che fu purificato tuffandosi sette volte nell’acqua del fiume

Giordano (2 Re 5:12-14).

INTRODUZIONE

Il battesimo dovrebbe essere un simbolo o un segno o un atto esteriore

che dovrebbe unire tutti i credenti che vogliono seguire il Signore Gesù

Cristo, ma invece è divenuto la principale ragione di discordia e di

conflitto fra i credenti delle varie chiese o denominazioni.

Si verifica questo problema nel modo d’intendere tale atto esteriore fra

certe denominazione ultra conservatrici che tendono al perfezionismo

nel ritualismo o formalismo. Per tale ragione, quando si parla d’unità

ecumenica con costoro, sarebbe sempre meglio di togliere

completamente l’argomento “battesimo” dalla lista dei soggetti in

discussione.

Inoltre, fra certe chiese conservatrici, vi è l’ambizione di fare più

battesimi di tutte le altre, così si finisce per dare più importanza alle

immersioni nell’acqua o ai numerosi buchi nell’acqua che alle vere

conversioni.

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In tale modo, quando il tipo di battesimo non è più una ragione di

discordia e di divisione fra i credenti, fra certi missionari fondamentalisti

il battesimo diviene un motivo di grande competizione e così per

aumentare il numero dei battesimi si continua a battezzare e ribattezzare

quelli che sono già stati più volte battezzati in altre chiese. Si verifica

questo problema anche perché certe chiese ritengono di essere le sole ad

insegnare il vero battesimo, quello buono e veramente valido.

Tale problema è aggravato dal fatto che, spesso e volentieri, alcuni patiti

per il battesimo perfetto e ad oltranza forzano i candidati al battesimo

con qualche passo che essi non dovrebbero citare come sicuro. Vedi il

caso di Mar 16:15-16, un passo questo che manca in alcuni importanti

codici greci. Vedi il caso di qualche altro passo spettacolare dell’A.T.,

come quello di Naaman il Siriano guarito dalla lebbra (2 Re 5:12-14),

mentre oggi con il battesimo non si verificano dei miracoli.

Facendo così, con delle false promesse o dando delle false speranze che

non esistono, si ottengono più facilmente dei risultati clamorosi, si

battezza un maggior numero di persone, perché si dà ai nuovi contatti

una impressione ultra ottimistica basata solo sul formalismo, cioè che

con il nuovo “vero” battesimo finalmente essi potranno veramente

risolvere tutti i loro problemi che quotidianamente li attanagliano

l’animo. Ma sappiamo bene che questo si tratta d’un miracolo che poi

spesso, dopo il battesimo, non si verifica affatto e quindi molti nuovi

adepti rimangono fortemente delusi di noi, di quello che diciamo e ben

presto essi se ne vanno definitivamente.

All’ultimo giorno, quando il Signore ci domanderà conto delle nostre

azioni, del bene che avremmo dovuto fare in vita, certi si limiteranno a

presentare il numero dei battesimi che avevano fatto forzando o

assillando la gente semplice a farsi battezzare nuovamente, ma tale

meriti non saranno considerati validi.

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CONTA SOLO LA CONVERSIONE

Se da un lato è vero che Gesù non ci ha mandati solo a predicare il

Vangelo ma anche a battezzare (Mat 28:19.20), allo stesso tempo il

battesimo non ha alcun valore senza conversione, ma rimane giusto un

buco nell’acqua. Ragione per la quale, se uno si battezza solo perché noi

lo abbiamo assillato o giusto per farci un piacere perché ha capito che

noi ci tenevamo tanto ad immergerlo, questo non serve proprio a niente e

quel numero non dovrebbe essere tenuto in considerazione.

Quelli che hanno dimenticato l’importanza delle buone opere e danno

importanza solo al numero dei battesimi, devono rendersi conto che

all’ultimo giorno Gesù considererà solo le vere conversioni e non dei

numerosi buchi nell’acqua.

SALVEZZA PER FEDE

Per evitare di cadere nel legalismo delle azioni meritorie o nel calcolo

delle immersioni sbagliate, Paolo aveva parlato della salvezza per fede:

“Poiché gli è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò

non viene da voi, ma è il dono di Dio” (Efe 2:8). Ancora Paolo: “Poiché

in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, secondo che è scritto:

Ma il giusto vivrà per fede” (Rom 1:17).

Per capire che cosa sia salvezza per fede o salvezza per libera scelta,

basta pensare ad una fede spontanea senza paletti o senza sbarramenti

ritualistici o senza barriere culturali o senza qualsiasi altra imposizione o

soggezione che viene dagli uomini.

DUE CONCETTI CHE VANNO ASSIEME

Ad un certo punto, uno totalmente sprovveduto potrebbe chiedersi che

cosa centri “la salvezza per fede” con il comportamento o la morale?

Ebbene, tale concetto o principio centra moltissimo, perché uno ricerca

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la salvezza e spera di ottenerla non solo in rapporto al suo modo di

credere in Dio, ma anche in rapporto al suo modo di comportarsi, di

rispettare, d’interferire o d’inter-reagire con il suo prossimo.

Rispondendo al dottore della legge, sul grande comandamento, Gesù

aveva detto: “Ama il Signore Iddio con tutto il tuo cuore e con tutta

l'anima tua e con tutta la mente tua. Questo é il grande e il primo

comandamento. Il secondo é simile ad esso, é: Ama il tuo prossimo

come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge ed

i profeti” (Mat 22:37-40).

DUE IMPORTANTI LACUNE

Nella finale dei primi due Evangeli, cioè Matteo e Marco, Gesù parla del

battesimo che sembra essere un importante atto esteriore della fede

cristiana (Mat 28:19. Mar 16:15-16). Tuttavia, quella finale di Marco

manca in certi importanti manoscritti greci. Inoltre, nella finale degli

altri due Evangeli, cioè Luca e Giovanni, che furono scritti in seguito,

non si parla di battesimo e su tale lacuna si dovrebbe riflettere.

LA FINALE DI LUCA

Nella finale di Luca, al posto del battesimo, si parla della remissione dei

peccati: “Allora (Gesù) aprì loro (agli apostoli) la mente per intendere le

Scritture (quello che era stato profetizzato sul Messia), e disse loro: Così

è scritto, che il Cristo soffrirebbe, e risusciterebbe dai morti il terzo

giorno, e che nel suo nome si predicherebbe ravvedimento e remissione

dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme. Ora voi siete

testimoni di queste cose. Ed ecco, io mando su voi quello che il Padre

mio ha (in anticipo) promesso; quanto è a voi (apostoli), rimanete in

questa città (a Gerusalemme), affinchè dall’alto siate rivestiti di

potenza” (Luc 24:45-49)

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LA FINALE DI GIOVANNI

Nella finale di Giovanni, dopo essere risorto ed apparso agli apostoli,

Gesù non parla della necessità di battezzare la gente, ma invece dà a loro

il mandato di rimettere i peccati: “Or la sera di quello stesso giorno, che

era il primo della settimana, ed essendo, per timore dei Giudei, serrate le

porte del luogo dove si trovavano i discepoli, Gesù venne e si presentò

quivi in mezzo, e disse loro: “Pace a voi! E detto questo, mostrò loro le

mani ed il costato. I discepoli dunque, come ebbero veduto il Signore, si

rallegrarono. Allora Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi! Come il Padre

mi ha mandato, anche io mando voi. E detto questo, soffiò su loro e

disse: Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati, saranno

rimessi; a chi li riterrete, saranno ritenuti” (Gio 20:19-23).

A quel primo incontro di Gesù con gli apostoli, mancava Toma,

l’apostolo che dubitava della risurrezione, ed in seguito Gesù appare

nuovamente agli apostoli, alla presenza anche di Toma e neppure in

quella seconda importante occasione, egli non fa alcun accenno

sull’importanza di battezzare la gente e di come battezzarla, ma invece

afferma l’importanza di credere.

Dopo essersi fisicamente assicurato che Gesù era veramente risorto:

“Toma gli rispose: Signore mio e Dio mio! Gesù gli disse: Perché mi hai

veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno veduto, e hanno

creduto! Ora Gesù fece in presenza dei discepoli molti altri miracoli,

che non sono scritti in questo libro; Ma queste cose sono scritte, affinché

crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché, credendo,

abbiate vita nel suo nome” (Gio 20:28-31). Si noti che non dice:

affinchè abbiate vita accettando il suo battesimo, ma dice: “affinché,

credendo, abbiate vita nel suo nome”.

DIBATTITO SU GIOVANNI 3:5

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Dobbiamo ricordare che, all’inizio del Vangelo di Giovanni, vi è la

risposta di Gesù a Nicodemo, un fariseo. Apparentemente, si tratta d’una

importante affermazione che alcuni legalisti ad oltranza intendono come

una allusione sicura sulla necessità di battezzarsi: "In verità, in verità io

ti dico che se uno non é nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel

regno di Dio" (Giov 3:5).

Se fosse così, se tale passo si riferisse all’assoluto bisogno di battezzarsi

per essere salvati, allora l’unica cosa importante della vita cristiana

sembrerebbe che sia il battesimo, l’immersione nell’acqua, ma non può

essere così. Infatti, se fosse così, Gesù avrebbe dovuto essere più chiaro

in merito, avrebbe dovuto dire chiaramente che stava parlando del

battesimo, mentre, in un soggetto talmente importante, ci avrebbe

lasciati completamente in sospeso. Infatti, su tale passo (Gio 3:5), vi

sono continuamente delle dispute fatte anche da credenti sinceri ed

istruiti, ma comunque molto confusi.

Se la tesi che questo passo (Gio 3:5) si riferisse veramente al battesimo,

in seguito, Gesù non avrebbe potuto dire al ladrone sulla croce: “Io ti

dico in verità che oggi tu sarai meco in paradiso” (Luc 23:43). Inoltre,

Paolo non avrebbe potuto serenamente aggiungere: “Poiché gli è per

grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi,

ma è il dono di Dio” (Efe 2:8).

Per tale ragione, sembra più ragionevole ritenere che l'acqua di Giov 3:5

non si riferisca direttamente al battesimo, come certi patiti per il battesimo

sono abituati di pensare, ma alla parola di Gesù perché nel Vangelo di

Giovanni v'é la tendenza d'ignorare i simboli esteriori della fede cristiana,

come quello della Cena del Signore e così del battesimo.

A conferma di questo, si noti che nel capitolo che segue Gesù parla ancora

dell'acqua rispondendo alla Samaritana, non intendendo il battesimo

d'acqua ma riferendosi piuttosto alla Sua Parola: "Chiunque beve di

quest'acqua avrà sete di nuovo; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non

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avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò, diventerà in lui una fonte

d'acqua che scaturisce in vita eterna" (Giov 4:13-15).

A mio avviso, il commento più logico al passo enigmatico di Giov 3:5 si

riferisce necessariamente all’acqua della Sua Parola senza la quale noi

assolutamente non possiamo salvarci. Il testo quindi si riferisce alla Parola

o al Vangelo che Gesù stava predicando perché in seguito Egli avrebbe

pure detto: “Voi siete già mondi a motivo della Parola che vi ho

annunciata” (Gio 15:3).

Per una corretta interpretazione del N.T., come di ogni altro testo

letterario, bisogna tenere presente che ciascun evangelista segue un

proprio stile ed un simbolismo particolare e così è del simbolo

dell’acqua in Giovanni. Ragione per la quale, si sbagliano quelli che

pensano al battesimo ogni volta che leggono acqua.

DEI BATTESIMI PRESSO AD ENON

L’unico esempio di un atto esteriore per la purificazione, descritto nel

Vangelo di Giovanni, è quello relativo al battesimo presso ad Enon,

dove vi erano attivi due gruppi distinti che stavano contemporaneamente

battezzando la gente che accorreva, cioè il gruppo di Giovanni Battista e

quello nuovo di Gesù.

“Dopo queste cose, Gesù venne con i suoi discepoli nelle campagne

della Giudea; quivi si trattenne con loro e battezzava. Ora anche

Giovanni stava battezzando a Enon, presso Salim, perché c’era molta

acqua; e la gente veniva a farsi battezzare (o immergere). Poiché

Giovanni non era ancora stato messo in prigione (e quindi era ancora

attivo). Nacque dunque un discussione (o una disputa) fra i discepoli di

Giovanni e un Giudeo intorno alla purificazione (cioè al battesimo per la

purificazione). E vennero a Giovanni e gli dissero: Maestro (Giovanni),

colui (Gesù) che era con te di là dal Giordano, e al quale tu rendesti

testimonianza (e che lo aveva pure battezzato), eccolo che battezza e

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tutti (molti) vanno a lui. Giovanni rispose dicendo (di Gesù e dei suoi):

L’uomo (o il Figlio dell’uomo) non può ricevere cosa alcuna se non gli è

data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Io non sono il

Cristo, ma sono mandato davanti a Lui” (Gio 3:22-27).

Vediamo che allora c’erano in Palestina due gruppi attivi, quello che si

rifaceva a Giovanni e quello che si rifaceva a Gesù, che entrambi i

gruppi battezzavano nelle acque dello stesso fiume, ma non viene detto

quale dei due battesimi fosse più valido o quale dei due battesimi fosse

indispensabile per la salvezza. Probabilmente allora, fra i due battesimi

non v’era alcuna differenza.

Vediamo che il gruppo di Gesù lentamente stava prevalendo su quello di

Giovanni per il numero delle persone attirate, forse anche perché si

sapeva che Gesù poteva fare dei miracoli. Tuttavia, nel testo non è

spiegato quale fosse la differenza fra i due battesimi e forse non c’era

affatto differenza fra i due battesimi.

Notiamo che nel testo non viene neppure detto se quelli battezzati dal

gruppo di Giovanni si facessero poi battezzare anche da quelli del

gruppo di Gesù o viceversa. Questo non dovrebbe sorprenderci del tutto

perché, fin dal tempo di Mosè, i Giudei erano usi a questi lavacri o

immersioni nell’acqua della conca di rame (Eso 30:18; 38:8; 40:11).

IL CASO DEI GIUDEI ALLA PENTECOSTE

A riguardo di questo concetto, si ricordi che al giorno della Pentecoste,

indirizzandosi ai Giudei, Pietro aveva citato il profeta Joele il quale,

molto tempo prima, aveva preannunciato per le persone di buona volontà

e senza complessi: “Avverrà che chiunque avrà invocato il nome del

Signore sarà salvato” (Joe 2:32. Atti 2:21).

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Se tale principio era valido al tempo di Gioele, alcuni secoli prima di

Gesù, perché non dovrebbe essere valido anche per i Cristiani? Se non

fosse così, apparentemente la venuta di Gesù non ci avrebbe proprio

avvantaggiati ma piuttosto svantaggiati. Infatti, sembra che prima di

Gesù, secondo Joele, uno avrebbe potuto salvarsi anche senza battesimo,

mentre dopo Gesù sarebbe divenuto indispensabile il battesimo.

Dobbiamo riconoscere che quelle del profeta Joele, vissuto diversi secoli

prima di Gesù, erano veramente delle belle parole che già dicevano tutto

e che potrebbero avere appianato tanti incomprensioni e divisioni sia al

tempo di Gesù che ai nostri giorni.

Scopriamo però che la situazione dei Giudei presenti a Gerusalemme, il

giorno della Pentecoste, era molto complicata, grave o disperata, e così

che tale semplice risposta di Pietro, citata da Gioele, non era apparsa più

sufficiente per alleviare il profondo senso di disagio e di colpa dei

Giudei che si sentivano colpevoli.

IL DEICIDIO

Costatiamo che, in quel fatidico giorno, del 33 d.C., per la prima volta

nella loro vita, quei Giudei si erano resi conto che, seguendo gli Scribi

ed i Farisei, essi avevano fatto un grave errore, avevano commesso un

crimine, si trattava addirittura d’un deicidio.

Infatti, alcuni giorni prima, radunati in una grande folla e spinti dai loro

leader religiosi, i Giudei avevano preferito Barabba a Gesù e avevano

espressamente domandato la sua condanna, gridando: Crocifiggilo,

crocifiggilo (Gio 18:40)!

In tale modo, quei Giudei avevano condannato a morte il Figlio di Dio,

quello che avrebbe dovuto essere il loro Messia (Gio 19:15-16), quel

Messia che essi da lungo tempo attendevano, perché era stata a loro

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preannunciata la sua venuta fin dal tempo di Mosè (Deu 18:18-19. Gio

4:25-26; 9:37).

UN PROFONDO SENSO DI COLPA

Dopo avere sentito le parole d’accusa di Pietro, evidentemente, essi si

sentivano molto colpevoli, che avevano profondamente mancato, perché

è scritto: “Sappia dunque sicuramente tutta la casa d’Israele che Dio ha

fatto e Signore e Cristo, quel Gesù che voi avete crocifisso. Udite queste

cose (da Pietro), essi furono compunti nel cuore, e dissero a Pietro e agli

altri apostoli: Fratelli che dobbiamo fare?” (Atti 2:36-37).

Per uscire da una tale situazione piscologica, estremamente drammatica,

evidentemente per i Giudei non bastava più di sentire nuovamente

ripetere da Pietro quelle belle parole del profeta Joele, cioè: “Ed avverrà

che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato” (Gioe

2:32. Atti 2:21).

Ragione per la quale, si capisce che in questo caso Pietro aveva risposto

in modo diverso e più consone al bisogno collettivo dei Giudei presenti:

“E Pietro a loro: Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome

di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e voi riceverete il dono

dello Spirito Santo” (Atti 2:38).

IL GIORNO DELLA PENTECOSTE

Il giorno dell’importante festività ebraica della Pentecoste, dopo il lungo

discorso di Pietro, che rispondeva pienamente alle domande di quelli che

avevano assistito al miracolo delle lingue, numerosi credettero a quello

che Pietro aveva detto e furono battezzati.

“Sappia dunque sicuramente tutta la casa d’Israele che Iddio ha fatto e

Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso. Ora essi (quelli

presenti a Gerusalemme il giorno della Pentecoste), udite queste cose

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(dette da Pietro sulla crocifissione di Gesù), furono compunti nel cuore

(pizzicati nel cuore), e dissero a Pietro e agli altri apostoli: Fratelli, che

dobbiamo fare? E Pietro a loro: Ravvedetevi, e ciascuno di voi sia

battezzato nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati,

e voi riceverete il dono dello Spirito Santo” (Atti 2:36-38).

I DUEMILA FURONO TUTTI BATTEZZATI?

Abbiamo precedentemente visto che, al giorno della Pentecoste, furono

battezzate 3000 anime (Atti 2:41), ma poi non è detto che i 2000

convertiti in seguito fossero anche loro stati tutti battezzati come i

precedenti, perché di loro è scritto: “Ma molti di coloro che avevano

udito la parola credettero; e il numero degli uomini salì a circa

cinquemila” (Atti 4:4).

In tale caso sarebbe importante di sapere se essi credettero secondo la

finale dei due primi due Evangeli (Matteo e Marco) o secondo la finale

degli altri due Evangeli (Luca e Giovanni). Evidentemente, per il

redattore sacro di Atti, non aveva alcuna importanza di parlare di certe

cose esteriori e per questo tale particolare è stato completamente

ommesso.

Se il battesimo fosse un atto esteriore indispensabile per la salvezza,

sarebbe stato invece opportuno di chiarirlo. A questo punto, sarebbe

stato utile o interessante di sapere se tutti i 2000 furono immersi

nell’acqua per la remissione dei loro personali peccati, nel nome del

Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ma questo non è precisato.

Seguendo la strana tesi degli ultra conservatori, cioè che senza il vero

battesimo e senza pronunciare lo scopo per il battesimo non ci sarebbe

salvezza, allora vi sarebbero certe domande da porre. Tuttavia, vediamo

invece, stranamente, che niente è detto a riguardo dei 2000 convertiti,

ma vi è invece un salutare e misterioso silenzio completo.

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UOMINI E DONNE BATTEZZATI IN SAMARIA

A causa della persecuzione il Vangelo arriva pure in Samaria, dove per

la prima volta si precisa che furono battezzate pure delle donne, mentre

precedentemente si era parlato solo di anime e della conversione di

uomini: “Ma quando ebbero creduto a Filippo che annunziava a loro la

buona novella relativa al regno di Dio e al nome di Gesù Cristo, furono

battezzati uomini e donne” (Atti 8:12).

In questo caso, si parla di battesimo, ma non si spiega quale sarebbe

stato lo scopo del battesimo, se era per la remissione dei peccati. Non

sappiamo se veniva ripetuta la formula di Matteo: “Nel nome del Padre,

del Figlio e dello Spirito Santo” (Mat 28:19).

Forse è il caso di ricordare, che in tutti i battesimi riportati negli Atti,

non v’è un solo caso di battesimo trinitario come in Mat 28:19.

Evidentemente, ripetere sempre certe formule di battesimo non era

importante al tempo degli apostoli e così essi cambiavano spesso.

Dobbiamo riconoscere che, con il nostro zelo mal posto o con il nostro

formalismo eccessivo o ad oltranza, noi tendiamo a complicare la

semplicità del Vangelo.

IL BATTESIMO DELL’EUNUCO

Il caso del battesimo dell’Eunuco è particolare, perché si tratta per la

prima volta d’un africano, il quale era probabilmente uno dei Fellah,

cioè di quella minoranza etnica Etiope che pretende di discendere dagli

Israeliti, anche se di colore scuro, ma niente lo esclude perché ancora

oggi vi sono dei Cinesi che pretendono di essere Ebrei.

Quello dell’Eunuco è un caso particolare per altre ragioni. Una ragione,

perché non viene menzionato il suo nome, ma il suo stato degradante di

eunuco e la sua nazionalità. Si ricordi che secondo la legge di Mosè gli

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eunuchi non avevano il diritto di partecipare alle assemblee d’Israele

(Deu 23:1). Un’altra ragione, perché l’Eunuco pone una domanda e la

risposta di Filippo non appare nei codici greci.

“Cammino facendo, giunsero ad una certa acqua. E l’Eunuco disse: Ecco

dell’acqua; che impedisce che io sia battezzato? E (Filippo) comandò

che il carro si fermasse; e discesero ambedue nell’acqua, Filippo e

l’Eunuco; e Filippo lo battezzò. E quando furono saliti fuori dell’acqua,

lo Spirito del Signore rapì Filippo; e l’eunuco, continuando il suo

cammino (o viaggio) tutto allegro, non lo vide più” (Atti 8:36-39).

Come detto, nel testo è stato tolto il versetto 37, cioè: “Se credi con tutto

il cuore è possibile”.

LO SFRENATO BISOGNO DI PRECISARE MEGLIO

Diviene sintomatico o il colmo o appare come una burla che Atti 8:37,

cioè che il versetto che noi citiamo maggiormente ed utilizziamo o

ripetiamo al momento che battezziamo, cioè “Se credi con tutto il cuore

è possibile”, non ci sia nei codici greci. Evidentemente, tale versetto è

stato aggiunto in seguito, come lo è stato pure Mar 16:15-16.

Dobbiamo dire che tale aggiunta o cambiamento nel N.T. è stata fatta o

introdotta perché in seguito il battesimo aveva assunto una maggiore

importanza, cioè era divenuto un sacramento o una specie di atto magico

o un esorcismo e così si è sentito forte il bisogno, per non sbagliare o per

essere più efficaci, di precisare meglio le cose.

LA CONVERSIONE DEI GENTILI

Prima della conversione di Cornelio ed i suoi, il Cristianesimo in

Palestina era limitato ai Giudei ed a quei pochi gentili che avevano

giudaizzato, cioè che si erano fatti circoncidere e che seguivano la

tradizione del Giudaismo. Sappiamo che uscire da usi e costumi del

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Giudaismo, non era stato facile per il primitivo Cristianesimo, ma questo

avvenne lentamente, per gradi, non senza scontri e reazioni.

In seguito, quello che subì maggiormente la conseguenza per tale

cambiamento fu Paolo, al punto che alcuni estremisti avevano persino

fatto voto di non mangiare fino a quando lo avrebbero ucciso o

assassinato (Atti 23:12).

Apparentemente, Pietro aveva capito fin dal giorno della discesa dello

Spirito Santo, al giorno della Pentecoste, che per salvarsi un credente

doveva giusto invocare il nome del Signore (Atti 2:21), come lo aveva

già profetizzato Joele (Gioe 2:32). Tuttavia, in quel particolare

momento, per i Giudei di quel fatidico giorno c’era bisogno di fare

qualcosa di più, qualcosa di fisico, un atto pubblico. In poche parole, nel

momento che essi avevano capito quello che avevano fatto, per

appianare gli animi, ci voleva proprio una immersione completa

nell’acqua come ai vecchi tempo (Eso 30:18; 38:8; 40:11) e perciò

Pietro raccomandò a loro il pentimento ed il battesimo (Atti 2:36-38).

Qualcosa di diverso era successo pure con la conversione di Cornelio

perché i Gentili non avevano domandato di crocifiggere Gesù, anzi

sappiamo che Pilato, che rappresentava Roma, aveva fatto il possibile di

risparmiare la condanna di Gesù (Gio 19:1-16).

Ragione per la quale, si possono capire la parole di Pietro per spiegare ai

Giudei che erano con lui presenti perché essi avrebbero dovuto accettare

pure i Gentili come dei fratelli: “Ed Egli (Gesù) ci ha comandato di

predicare al popolo e di testimoniare che Egli è quello che da Dio è stato

costituito Giudice dei vivi e dei morti. Di Lui attestano tutti i profeti che

chiunque crede in Lui riceve la remissione dei peccati mediante il Suo

nome” (Atti 10:42-43).

Per facilitare l’accettazione e l’integrazione dei nuovi convertiti in una

chiesa che, fino a quel momento, era interamente formata da Giudei, allora

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discese lo Spirito Santo sui Gentili come al giorno della Pentecoste lo fu

sui Giudei e poi Pietro li fece pure battezzare. Tuttavia, in tale battesimo

non è detto che era per la remissione dei peccati (Atti 10:44-48), questo

perché tale remissione era già avvenuta nel momento quando essi avevano

creduto nel nome di Gesù. Ragione per la quale, quel battesimo dei

Gentili, si trattava quindi solo d’una formalità.

LA CONFESSIONE PUBBLICA DI EFESO

Alcuni anni dopo, ad Efeso, in Asia Minore, oggi Turchia, fra della gente

che probabilmente non era stata testimone dell’evento straordinario della

Pentecoste o che forse ne aveva solo sentito parlare, Paolo aveva predicato

e compiuto dei miracoli.

A causa della predicazione di Paolo, anche gli Efesini furono fortemente

scossi nella loro mente o compunti nel cuore. Tuttavia, invece di venire a

battezzarsi, come era la prassi usuale fra i Giudei convertiti, essi vennero

semplicemente a confessare in pubblico i loro peccati: "Questo venne a

notizia di tutti, Giudei e Greci, che abitavano in Efeso; e tutti furono presi

di spavento, e il nome del Signor Gesù era magnificato. Molti di coloro

che avevano creduto, venivano a confessare e a dichiarare le cose che

avevano fatte. E buon numero di quelli che avevano esercitato le arti

magiche, portavano i loro libri assieme, e li arsero in presenza di tutti; e

calcolatone il prezzo, trovarono che ascendeva a cinquantamila dramme

d'argento. Così la Parola di Dio cresceva potentemente e si rafforzava"

(Atti 19:18-20).

DUE ATTI ESTERIORI

Si dice spesso che il primo atto esteriore di una persona convertita a

Cristo sia quella di farsi battezzare, in questo caso di Efeso, quelli

convertiti fecero due atti esteriori diversi. Nel primo, essi confessarono i

17

loro peccati in pubblico e nel secondo, essi bruciarono i libri di magia.

Vi possono essere quindi modi diversi per manifestare la propria

conversione o l’intenzione di cambiare vita per seguire Gesù, dei modi

diversi e concreti o tangibili che possono essere altrettanto validi che

l’immersione nell’acqua.

Spiegando questo, non intendo naturalmente affatto abolire il battesimo,

ma essendo stanco di sentire dei credenti di parlare sempre di battesimi,

delle volte io ho proprio l’impressione che certe chiese siano divenute

delle assemblee di acquaioli e che i loro missionari non facciano altro

che fare i bagnini.

DEGLI ESEMPI RIMARCABILI

Ritengo che sia veramente rimarcabile e degno di nota, il caso di quelli

convertiti in Efeso i quali, invece di battezzarsi come gli altri, essi

venivano spontaneamente a confessare i loro peccati (Atti 19:18). Faccio

notare che, apparentemente, nessuno aveva ricordato a loro che

dovevano anche farsi battezzare e che dovevano farlo nel modo giusto e

ripetendo le parole giuste.

Questo secondo esempio dimostra ancora una volta che, lentamente, al

di fuori dell’orbita del Giudaismo, il battesimo stava diventando una

pura formalità, forse sempre bello da fare per tutto il fascino che

l’attornia come atto esteriore altamente simbolico per un credente, ma

non indispensabile per la salvezza.

Al contrario di una certa mentalità ottusa, completamente retrograda o

settaria, nel Vangelo vi è qualche caso di credenti che sono accettati

come fratelli anche senza battesimo. Inoltre, in alcuni casi, Paolo invece

di parlare di battesimo insegna piuttosto la conversione o il pentimento:

“Scongiurando Giudei e Greci a ravvedersi dinanzi a Dio ed a credere

nel Signore nostro Gesù Cristo” (Atti 20:21).

18

Notiamo che, in questo caso particolare, Paolo non scongiurava Giudei e

Greci ad accettare il battesimo o a battezzarsi per non andare all’inferno,

ma piuttosto di ravvedersi dinanzi a Dio e di credere nel Signore nostro

Gesù Cristo. In questa affermazione di Paolo, abbiamo veramente la

definizione completa di come dovrebbe essere intesa la conversione. In

quanto alla salvezza, possiamo presumere che il resto sia superfluo.

Questo sano principio viene confermato anche dal fatto che noi siamo

purificati dalla fede in Gesù (Atti 15:9), che siamo salvati per grazia

(Rom 1:17) o per la grazia attraverso la fede (Efe 2:8).

SULLA PRATICA DEL BATTESIMO

Vediamo inoltre che dopo tutto nel N.T. vi sono veramente di modi

diversi di battezzare ed apparentemente essi erano considerati tutti validi

(Atti 2:37-38; 4:41; 8:12, 16, 36-38; 10:48; 16:33; 19:5; 22:16).

Infatti, vi è anche l’esempio di Apollo che fu accettato benché egli fosse

stato battezzato solo secondo il battesimo di Giovanni, il quale

battezzava anch’egli per la remissione dei peccati o per la purificazione

dei peccati, che in effetti si tratta della stessa cosa (Atti 18:24-28).

NON DOBBIAMO FARE TUTTI LE STESSE COSE

Noi credenti che veniamo da esperienze religiose diverse, che abbiamo

un’altra nazionalità e parliamo in altre lingue materne, non siamo tutti

uguali e per essere accettate dal Signore, nostro comune Padre Celeste,

non dobbiamo necessariamente fare tutti le stesse cose.

Per esempio, Dio aveva chiesto a Noè di costruirsi un arca perché stava

per venire il diluvio. Noi non sappiamo quanto veramente era grande

l’arca e quanto territorio della terra o della regione si sarebbe esteso il

diluvio. Non sappiamo quali animali sarebbero saliti su quell’arca, se vi

erano pure i canguri ed i koala dell’Australia, se vi erano i lemuri ed i

19

fossa del Madagascar. Non sappiamo nemmeno dove poter trovare il

legno di gofer per costruire tale imbarcazione o zattera (Gen 6:14) che

apparentemente si tratta d’un albero che non c’è più, sembra essersi

estinto, ma che importa, non era stato chiesto a noi di costruire l’arca.

NON DOBBIAMO TUTTI PARLARE IN LINGUE STRANE

Faccio notare che vi fu straordinario il miracolo delle lingue fra i Giudei

a Gerusalemme, il giorno della Pentecoste (Atti 2:1-12), che avevano

parlato in lingue strane pure i primi Gentili convertiti (Atti 10:44-46),

che avevano parlato in lingue strane anche quel gruppo di Giudei che

prima erano giusto dei discepoli di Giovanni Battista (Atti 19:5-6), ma

questo non significa che adesso tutti noi, per sentirci salvati, dobbiamo

per forza parlare in lingue strane anche quando fra di noi c’intendiamo

alla perfezione.

Infatti, in seguito, considerando come procedevano le cose e la grande

confusione che ne seguiva, Paolo non era entusiasta di tale miracolo

orale o vocale nella chiesa e, secondo l’apostolo, il miracolo o il

fenomeno delle lingue strane o fuori posto era divenuto addirittura un

danno per l’ordine del culto (1 Cor 14:17-19) e tale fenomeno avrebbe

dovuto ben presto cessare (1 Cor 13:8).

In poche parole, per mantenere un sano equilibrio, certi eventi e simboli

anche nel N.T. devono essere accuratamente valutati a secondo della

circostanza e dell’importanza che essi possono avere nel luogo e nel

momento opportuno, altrimenti cadiamo nel completo caos e ci lasciamo

trasportare da ogni nuovo o vecchio vento di dottrina. In tale caso, noi

tendiamo ad impressionarci o a gridare all’eresia mentre ce ne

dovremmo rimanere perfettamente tranquilli al nostro posto.

Questo non significa che noi dobbiamo sempre imitarci gli uni gli altri in

tutto, che non dobbiamo fare esattamente le stesse cose, cioè esattamente

come avevano fatto i Giudei del giorno della Pentecoste. Cosi, pure il

20

battesimo per noi, non deve avere necessariamente lo stesso significato

che ebbe quel giorno per i Giudei compunti nel cuore.

A riguardo di quello che dovrebbe essere il nostro atteggiamento attuale,

io ritengo piuttosto che per noi sia valido quanto dice Paolo: “Perché, se

con la bocca avrai confessato Gesù come Signore, e avrai creduto col

cuore che Dio l’ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti col cuore si

crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere

salvati. Difatti la Scrittura dice: Chiunque crede in lui, non sarà

svergognato. Poiché non v’è distinzione fra Giudeo e Greco; perché lo

stesso Signore è Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano

(cercano); poiché chiunque avrà invocato il nome del Signore, sarà

salvato” (Rom 10:9-13).

COME AVVIENE LA SALVEZZA PER FEDE

Abbiamo visto che la salvezza per fede funziona o può avvenire in

svariati modi a seconda di chi riceveva la parola e del suo psicologico

bisogno o della sua fragilità spirituale.

Abbiamo visto che nel N.T. questo avveniva in modi diversi, ma che tali

modi sono comunque validi. Sia invocando il nome del Signore (Atti

2:21), sia battezzandosi o immergendosi per la remissione dei propri

peccati (Atti 2:37-38) e sia confessando pubblicamente i propri peccati e

eliminando la fonte della magia o della falsa teologia (Atti 19:18).

CHE COS’É IL BATTESIMO?

Possiamo capire bene questo modo diverso o innovativo di procedere dei

nuovi convertiti, se teniamo presente che cosa è il battesimo, dico questo

almeno per noi Cristiani. In effetti, se facciamo bene attenzione,

scopriamo che il battesimo è nientemeno che una maniera d’invocare

21

Dio o una confessione dei peccati attraverso un atto esteriore o una

immersione nell’acqua.

In caso eccezionale il battesimo può essere rimpiazzato da qualcosa di

parallelo o di simile, come per esempio, da una confessione pubblica dei

propri peccati come è avvenuta a Efeso (Atti 19:18) o attraverso la

domanda di perdono diretta a Dio come aveva fatto in precedenza il

ladrone sulla croce (Luc 23:38-43).

ORIGINE DEL BATTESIMO

Per chiarire ulteriormente il soggetto, diciamo prima di tutto che il

battesimo è come un lavacro contro l’impurità, che non è stato inventato

dal cristianesimo, che tale atto esteriore esisteva da molto tempo prima.

Sappiamo che esisteva fra gli Ebrei dal tempo di Mosè con la conca di

rame (Eso 30:18; 38:8; 40:11), ma è probabile che esistesse ancora prima,

forse originario dai Sumeri e dall’Antico Egitto, da dove la nostra civiltà

ha avuto inizio.

Poiché prima di nascere sopravviviamo per nove mesi immersi

nell’acqua della placenta materna, nel ventre della madre, è naturale

dunque che si sia immaginata la rinascita spirituale del credente, che

vuole rincominciare nuovamente a vivere, attraverso il simbolo

dell’immersione nell’acqua, in una completa immersione. Una figura

questa che mi piace molto.

Paolo ha utilizzato tale figura del battesimo, come immersione, per

descrivere simbolismo della morte, seppellimento e risurrezione di Gesù

(Rom 6:1-10. Tutte ricostruzioni figurate queste che sono belle ed

entrambi vere.

Sappiamo che anche ai nostri giorni non vi è solo il battesimo come

intendiamo noi, ma che vi sono molti altri tipi di lavacri o bagni

22

purificatori parziali o totali in quasi tutte le altre grandi religioni del

mondo e specialmente nell’Induismo, in India.

Il battesimo è anche una questione di cultura perché gli Europei, gli

Italiani in particolare, di solito non accettano di farsi immergere

nell’acqua neppure se li paghiamo, mentre gli Haitiani hanno sempre

piacere di scoprire un’altra ragione per farsi immergere nuovamente

nell’acqua per sentirsi lavati, purificati e più vicini al Signore.

La stessa cosa è con gli Induisti dell’India, i quali sono sempre pronti a

farsi immergere o ad immergersi da loro stessi per sentirsi più puri e più

vicini a qualcuno dei loro idoli preferiti fra molti altri. Ricordo che

quello degli indù consiste del gruppo religioso nel quale ogni anno si

battezzano più persone di tutte nel resto del mondo.

Questa differenza di approccio positivo al battesimo o allergia al

battesimo, deve essere considerato come una questione di cultura o di

diversità di cultura e non ha necessariamente a che fare con la

conversione, la bontà d’animo e la salvezza.

IL PROBLEMA DEL BATTESIMO CATTOLICO

Per lungo tempo si è condannato il battesimo cattolico perché viene fatto

con poca acqua, solo qualche goccia, perché i preti sono molto avari

d’acqua battesimale e così essi non immergono completamente il

battezzando, ma il vero problema del battesimo cattolico con è la

mancanza d’acqua, ma piuttosto la mancanza di Gesù Cristo, perché si fa

tutto senza Cristo e senza consultare il battezzando, cioè colui che riceve

il battesimo e che dovrebbe prendere la decisione, ma per farlo egli

dovrebbe avere l’età per decidere.

Infatti, il neonato che viene sottoposto al battesimo cattolico non decide

niente di particolare, non confessa niente di essenziale, non accetta Gesù

Cristo. Inoltre, il battesimo cattolico per aspersione è identificato con la

23

tradizione cattolica, quindi con il culto alla Vergine Maria e l’autorità

del Papa; due grossi problemi questi che compromettono ogni azione

spirituale che va appresso!

La vergine Maria in realtà non è più vergine da quando essa ebbe

almeno sette figli (Mat 13:55-56) ed il papa non può avere autorità da

quando non osserva il Vangelo e si ritiene infallibile.

In ogni caso, poiché io non sono un formalista e non do eccessiva

importanza all’apparenza, io non discuto volentieri se un battesimo di

una persona sia valido o no, perché non si è mai discusso di questo

soggetto nel Vangelo e non dobbiamo discuterne troppo noi oggi, ma

parlerei piuttosto se una conversione e valida o se non è valida, se le

opere di quello che si presenta come un credente sono tali o se le sue

opere dimostrano tutto il contrario.

QUELLO CHE CONTA É LA CONVERSIONE A GESU’

Per riuscire ad avere una completa visione del piano di salvezza, di come

uno può accedere alla salvezza che deriva da Cristo, solo da Cristo, non

bisogna rimanere troppo attaccati all’acqua, ma bisogna tenere presente

l’aspetto principale, perché quello che alla fine conta e di non perderci

nelle cose esteriori o marginali.

In effetti, quello che conta veramente è la conversione della persona a

Gesù Cristo, mentre nel cattolicesimo l’enfasi è sulla la devozione a

Maria, madre di Dio, come se Dio avesse una madre.

Ragione per la quale, in questo caso Paolo ci indica verso a chi la nostra

fede dovrebbe essere indirizzata: “Poiché v’è un solo Dio ed anche un

solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, il quale diede se

stesso qual prezzo di riscatto per tutti; fatto che doveva essere attestato a

suo tempo” (1 Tim 2:5-6).

24

Inoltre, Paolo stabilisce una regola ben precisa e non affatto legalista, a

riguardo di come noi possiamo essere salvati: “Perché, se con la bocca

avrai confessato Gesù come Signore, e avrai creduto col cuore che Dio

l’ha risuscitato dai morti, sarai salvato. Infatti col cuore si crede per

ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione (di fede) per essere

salvati. Difatti la Scrittura dice: Chiunque crede in lui, non sarà

svergognato. Poiché non v’è distinzione fra Giudeo e Greco; perché lo

stesso Signore è Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano

(o lo cercano); poiché chiunque avrà invocato il nome del Signore, sarà

salvato” (Rom 10:9-13).

CON CHI IL SIGNORE É RICCO

Si tenga presente che qui Paolo ai Romani non dice: Il Signore è ricco

verso tutti quelli che sono stati battezzati; l’apostolo non dice mai

quello. Paolo, invece si riferisce a quelli che invocano il Signore ed

afferma: “Perché lo stesso Signore è Signore di tutti, ricco verso tutti

quelli che lo invocano (o cercano); poiché chiunque avrà invocato il

nome del Signore, sarà salvato” (Rom 10:12-13).

Evidentemente, il Signore è più inclusivo di noi e noi siamo molto più

selettivi anche di Paolo o più settari a nostro discapito.

Perciò, quando diciamo che Dio è ricco verso tutti quelli che lo

invocano, dobbiamo fare attenzione a non porre delle esclusioni facili e

legaliste verso gli altri. Io direi proprio che fra quelli che Dio arricchisce

spiritualmente, dobbiamo metterci pure quelli battezzati e non solo

quelli che lo invocano. Dico questo, perché in effetti il battesimo è

nientemeno che una invocazione a Dio attraverso un atto esteriore, cioè

una immersione.

Infatti, vi sono modi diversi d’invocare Dio, anche facendoci immergere

nell’acqua confessando il nome di Gesù.

25

L’INTERPRETAZIONE LEGALISTA

I dibattiti che spesso si accendono attorno alla questione del battesimo,

di solito sono dovuti dallo sfrenato desiderio di alcuni leader religiosi

che si servono del legalismo per escludere gli altri. Certi fanno così

perché ritengono di essere i migliori e molto più fedeli nella dottrina.

Tuttavia alcuni, cercando di provare che sono assolutamente più fedeli

nella dottrina, finiscono per divenire dei dottrinalisti.

Le giustificazioni che presentano tali leader religiosi, per rifiutare il

battesimo degli altri fratelli, è una totale distorsione della salvezza per

fede (Rom 1:17) o per grazia (Rom 3:24) o per grazia attraverso la fede

(Efe 2:8) e tale modo di pensare e di procedere sulla questione del

battesimo puzza molto di legalismo.

Purtroppo, quando portiamo all’estremo un principio vero e sacrosanto,

come quello del battesimo (Atti 2:37-38; 22:16), noi rischiamo sempre

di produrre una eresia. Lasciamo il battesimo dove sta e come sta, con

quel particolare giusto significato, senza portarlo all’estremo e rovinarlo,

trasformandolo in uno steccato o in un soggetto di divisione.

Sembra che sia il destino di certi che hanno parzialmente ragione, quello

di partecipare ad un certo tipo d’errore o di sbagliare in modo diverso da

quelli che vogliono correggere, ma si tratta sempre anche quello d’un

errore che può nuocere e che bisogna evitare.

GLI ULTRA PREOCCUPATI PER IL BATTESIMO

Se in una chiesa vi sono molti membri che si fanno battezzare

nuovamente ed altri che si sono fatti battezzare quattro o cinque volte e

che temono ancora di essere stati battezzati per una ragione sbagliata o

per una ragione non abbastanza giusta, evidentemente, i leader di quella

congregazione non stanno facendo il loro dovere, ma essi invece

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distraggono i credenti dalle loro primarie responsabilità (Mat 5:37, 42.

Luc 19:8. Atti 20:33-35. Gia 1:27). Purtroppo, costoro vi riescono,

parlando spesso ai membri della loro congregazione, di come possono

rendere sicuro il loro battesimo. Questo accade perché, secondo la loro

falsa teologia, certi andrebbero all’inferno giusto a causa del loro

battesimo sbagliato, ma non è vero.

In certe chiese con dei leader ultra conservatori, purtroppo, sorgono

spesso certe preoccupazioni inutili e questo avviene perché s’insegna ai

membri un concetto di battesimo completamente sbagliato, del tutto

fasullo. Infatti, in certe chiese s’insegna un concetto di battesimo molto

simile a quello d’un esorcismo o d’un sacramento o d’un atto magico,

cosa questa che non ha niente da fare con quello che Gesù ha insegnato e

che gli apostoli hanno trasmesso.

RIMPIAZZANDO L’ESSENZIALE COL BATTESIMO

Succede spesso fra i credenti che vi siano certuni che si preoccupano

oltremisura sul modo di battezzare o di celebrare la Cena del Signore o

l’eucarestia, perché essi trascurano completamente di mettere in pratica

quelli che sono gli aspetti essenziali della fede cristiana.

Diciamo che il comportamento di costoro assomiglia straordinariamente

a quello dei Farisei del primo secolo che trascuravano le cose più

importanti della legge, colando il moscerino ed inghiottendo il cammello

nelle cose inutili (Mat 23:23-24).

Vediamo che si può agire come dei Farisei anche citando soltanto delle

affermazioni di Gesù e degli apostoli, quindi basta portare all’estremo

certi sani e giusti principi.

Non è detto che quelli che pensano sempre al battesimo ed a battezzare

la gente siano tutti dei Farisei, mi guardo bene dall’affermare questo, ma

costoro sono stati senza dubbio formati male e stanno vivendo fuori

27

dalla realtà quotidiana, perché mettono troppa enfasi su d’un aspetto

secondario della fede cristiana.

Se qualcuno poi mi domanda che cosa sia di veramente essenziale nella

fede cristiana, io non ho difficoltà a rispondere solo con i due grandi

comandamenti indicati da Gesù (Mat 22:34-40).

PER CONVINCERE AD ACCETTARE IL BATTESIMO

Dobbiamo riconoscere che vi è una certa tendenza umana di dare più

importanza all’aspetto ritualistico esteriore della religione piuttosto che

all’aspetto pratico, morale e spirituale. Nel tentativo di riuscire in questo,

spesso si fa troppo o si finisce per strafare, stradire e persino a

strascicare o a “stracitare” qualche passo, ma non è questo il metodo

ideale, quello che era utilizzato da Gesù.

Inoltre, per convincere la gente ad accettare subito il battesimo si cita

una parte della seconda finale di Marco che non si dovrebbe citare: “Chi

avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato, ma chi non avrà creduto

sarà condannato” (Mar 16:16).

Infatti, in seguito i nuovi battezzati scoprono che tale passo manca in

alcuni codici greci importanti, che probabilmente fu aggiunto al N.T. al

Concilio di Nicea, nel 325 d.C. o in quel periodo. Questo spiega perché

tale passo è stato completamente tolto da certe tradizioni moderne o

messo solo in nota.

IL CASO FORZATO DI NAAMAN IL SIRIANO

Vi è tale problema anche perché, spesso e volentieri, certi patiti per il

battesimo ad oltranza forzano i candidati al battesimo con qualche altro

passo spettacolare dell’A.T. come quello di Naaman il Siriano guarito

dalla lebbra dopo essersi tuffano sette volte nell’acqua del fiume

Giordano.

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Naaman era un uomo potente perché era il capo dell’esercito Siriano, ma

egli aveva la lebbra, che a quel tempo non vi era modo di curare (2 Re

5:1), perciò egli decise di andare in Israele a consultare il profeta Eliseo,

che gli disse di tuffarsi sette volte nelle acque del fiume Giordano. Una

tale risposta di Eliseo non piacque a Naaman, ma che poi egli eseguì a

malincuore. Naaman si umiliò, ubbidì ad Eliseo e così egli ottenne la

tanto attesa guarigione miracolosa.

“Ed Eliseo gl’inviò un messo a dirgli: “Vai, lavati sette volte nel

Giordano; la tua carne tornerà sana e tu sarai puro. Ma Naaman si adirò

e se ne andò, dicendo: Ecco, io pensavo: Egli uscirà senza dubbio

incontro a me, si fermerà là, invocherà il nome dell’Eterno, del suo Dio,

agiterà la mano sulla parte malata e guarirà il lebbroso. I fiumi di

Damasco, l’Abanah e il Farpar, non sono essi migliori di tutte le acque

d’Israele? Non posso io lavarmi in quelli ed essere mondato? E voltatosi

se ne tornava infuriato. Ma i suoi servi gli si accostarono per parlargli e

gli dissero: Padre mio, se il profeta t’avesse ordinato una qualche cosa

difficile, non l’avresti tu fatta? Quanto più ora ch’egli t’ha detto: - Lavati

e sarai mondato? - Allora egli scese e si tuffò sette volte nel Giordano,

secondo la parola dell’uomo di Dio; e la sua carne tornò come la carne

d’un piccolo fanciullo e rimase puro” (2 Re 5:10-14).

PARALLELO FRA MOSE’ E NAAMAN

A differenza del tempo di Mosè, quando Dio era molto rigido ed operava

dei miracoli solo o esclusivamente per gli Israeliti, molti secoli dopo, al

tempo dei profeti, Dio operava anche per i Gentili e questo spiega che

Naaman, un gentile siriano, fu comunque guarito.

In questo caso, Naaman non aveva esattamente ubbidito al comando del

profeta, perché il profeta gli aveva detto solo di lavarsi sette volte nelle

acque, mentre egli si era addirittura tuffato sette volte. In un senso,

Naaman aveva fatto lo stesso errore di Mosè quando Dio gli aveva detto

29

solo di battere con il basatone la roccia una volta, mentre invece Mosè

aveva battuto la roccia con il bastone per ben due volte, e così per questo

Mosè fu punito a vita, cioè non gli fu permesso di entrare nella terra

promessa e morì prima (Eso 17:6. Num 20:7-12. Deu 32:50-51).

Poiché al tempo dei profeti il concetto di Dio stava cambiando, non era

più vendicativo e ferreo nelle decisioni come lo era stato in precedenza,

questo perché si stava approssimando al periodo del N.T., quando vi

sarebbe stata più tolleranza e compassione. Perciò vediamo che Naaman

non fu punito come Mosè, ma egli aveva ottenuto la grazia, era stato

mondato dalla lebbra e la sua pelle divenne come quella d’un bambino,

anche se non era stato contento di ubbidire (2 Re 5:14).

NAAMAN MAI CITATO NEL VANGELO

Notiamo tuttavia che l’esempio di Naaman il siriano, guarito

miracolosamente dalla lebbra perché aveva ubbidito al profeta Eliseo,

non è mai citato da Gesù o dagli apostoli. Nessun battesimo nel N.T. è

collegato al caso di Naaman e quindi è del tutto sbagliato di citare tale

caso per spingere i nuovi contatti a battezzarsi più in fretta, anche

quando, al contrario, essi avrebbero bisogno di un certo tempo, per

ponderare tranquillamente quello che vorrebbero veramente fare della

loro vita.

Sappiamo bene che citare l’esempio di Naaman, come certuni fanno

molto spesso, in alcuni casi, può spingere più facilmente dei nuovi

contatti a battezzarsi subito e così si può fare un grande numero di

battesimi, per superare tutti i record passati, ma questo sistema non serve

per fare crescere la chiesa spiritualmente ed a renderla più stabile.

Infatti, il caso Naaman il siriano si conclude con un miracolo fisico che

noi non possiamo promettere ed non è onesto di dare ai nuovi contatti

una falsa impressione, cioè che con il battesimo anche essi potrebbero

dirsi miracolati nel senso fisico perché non è vero.

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UN’IMPRESSIONE ULTRA OTTIMISTICA CHE NUOCE

Utilizzando il caso di Naaman il siriano, si ottengono più facilmente dei

risultati, si battezza un maggiore numero di persone, perché si dà ai

nuovi contatti una impressione ultra ottimistica, cioè che con il

battesimo essi possano risolvere veramente tutti i loro problemi che li

attanagliano, un miracolo questo che poi spesso, dopo il battesimo, non

si verifica affatto.

Infatti, il giorno dopo, i nuovi battezzati scoprono di avere esattamente

gli stessi problemi del giorno precedente, cioè conflitti personali sul

lavoro, costanti divergenze coniugali, disturbi allo stomaco, umidità nel

sottosuolo, l’automobile vecchia da riparare, l’affitto da pagare e

numerose bollette da saldare.

Ragione per la quale, notiamo che molti nuovi contatti, dopo l’euforia

per il battesimo ne rimangono profondamente delusi e ben presto essi se

ne vanno definitivamente. Negli anni sessanta, diceva giustamente un

bravo ed energico missionario americano: “A Roma avevamo da anni

due bravi contatti, li abbiamo battezzati e così li abbiamo rovinati”.

All’ultimo giorno, quando il Signore ci domanderà conto delle nostre

azioni, del bene che avremmo dovuto fare in vita, certi si limiteranno a

presentare il numero dei battesimi che avevano fatto forzando o

assillando la gente semplice a farsi battezzare nuovamente, ma tale

meriti non saranno considerati validi.

LA RICERCA DELLA PURITA’

Sappiamo che i Farisei erano alla ricerca della purità assoluta ed essi

avevano sempre paura di contaminarsi toccando qualcosa o qualcuno

che non fosse puro. Così, quando essi avevano veduto che Gesù aveva

accettato l’invito di mangiare con Matteo ed i suoi amici pubblicani,

31

gridarono subito allo scandalo, ma il Maestro non se ne allarmò e non si

fece sopraffare dalle loro critiche.

“I Farisei, veduto ciò, dicevano ai suoi discepoli: Perché il vostro

maestro mangia con i pubblicani e con i peccatori? Ma Gesù avendoli

uditi, disse: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.

Ora andate e imparate che cosa significhi: Voglio misericordia e non

sacrificio; poiché io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei

peccatori” (Mat 9:11-13).

Pronunciando queste sagge parole, Gesù si riferiva a quello che avevano

affermato in precedenza alcuni profeti, soprattutto Michea che aveva

detto: “O uomo, Egli (Dio) ti ha fatto conoscere ciò ch’è bene; e che

altro richiede da te l’Eterno, se non che tu pratichi ciò ch’è giusto (o

retto), che tu ami la misericordia (o compassione), e cammini umilmente

col tuo Dio?” (Mic 6:8). Ancora: “Qual Dio è come te, che perdoni

l’iniquità e passi sopra alla trasgressione del residuo della tua eredità.

Egli non serba l’ira sua in perpetuo, perché si compiace d’usare

misericordia (o pietà). Egli tornerà ad avere pietà di noi, si metterà sotto

i piedi le nostre iniquità, e getterà nel fondo del mare tutti i nostri

peccati” (Mic 7:18-19).

In tale caso, Gesù aveva parafrasato anche il profeta Osea (Mat 9:11-13),

che aveva pure detto: “Poiché io amo la pietà e non i sacrifici, e la

conoscenza di Dio anziché gli olocausti” (Ose 6:6).

Possiamo dire che il sacrifico o l’olocausto, come degli atti religiosi

esteriori sono dei sinonimo del battesimo. Si tratta di atti esteriori che

dovrebbero essere fatti secondo un certo modello fino a quando il

modello è valido.

CONCLUSIONE

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In questa lunga analisi, abbiamo visto che i peccati non sono rimessi

solo con il battesimo (Efe 2:8), cioè che alla fine non siamo salvati

attraverso un mero atto esteriore che compiamo da noi stessi o per

qualsiasi iniziativa nostra che possiamo realizzare per accostarci a Dio

(Rom 1:17), tuttavia, è giusto dire che, in ogni caso, il battesimo fa o

può in qualche modo fare pure parte, almeno emozionalmente, di tale

procedimento di rappacificazione con il nostro Padre Celeste.

Perciò, parlare oggi del battesimo dovrebbe darci una certa serenità

spirituale e d’animo, l’armonia completa perché tale tipico atto cristiano

esteriore dovrebbe essere inteso veramente come un segno di pace, di

amicizia, di riconciliazione, d’accettazione e d’amore cristiano. Infatti, il

battesimo simbolizza pur sempre un condono divino o una opportunità

sublime per il peccatore di accedere direttamente a Dio.

Tuttavia, per diverse ragioni, non sempre bene spiegabili da noi o non

abbastanza comprensibili a tutti, tale atto esteriore della fede cristiana

diviene invece spesso e volentieri il battesimo della discordia o del

continuo conflitto fra i credenti e, per risolvere tale problema, bisogna

pregare, riflettere e lavorare molto.

Una delle molteplici ragioni per tale frequente errore è che spesso si ha

un concetto sbagliato o esagerato del battesimo, quasi che si trattasse

d’un un rito magico o d’un vero esorcismo da maneggiare o da eseguire

con estrema cura per evitare una sciagura o le negative conseguenze

d’un sortilegio.

Sappiamo che, fra gli Ebrei, i battesimi o le immersioni ed i lavacri per

la purificazione erano parte della loro tradizione religiosa fin dal tempo

di Mosè (Eso 30:18; 38:8; 40:11). Possiamo capire pure che allora,

uscire da usi e costumi del Giudaismo, non era stato facile per il

primitivo Cristianesimo, ma questo avvenne lentamente, per gradi, non

senza reazioni, scontri e profonde delusioni.

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Apparentemente, Pietro aveva capito fin dal giorno della discesa dello

Spirito Santo, al giorno della Pentecoste, che per salvarsi un credente

doveva giusto invocare il nome del Signore (Atti 2:21), come lo aveva

già profetizzato Joele (Gioe 2:32). Tuttavia, in quel particolare

momento, per i Giudei di quel fatidico giorno c’era bisogno di fare

qualcosa di più, qualcosa di fisico, un atto pubblico. In poche parole, nel

momento che essi avevano capito quello che avevano fatto, per

appianare gli animi, ci voleva proprio una immersione completa

nell’acqua come ai vecchi tempo e perciò Pietro raccomandò a loro il

pentimento ed il battesimo (Atti 2:36-38).

Ragione per la quale, si possono capire la parole di Pietro per spiegare ai

Giudei che erano con lui presenti perché essi avrebbero dovuto accettare

pure i Gentili come dei fratelli: “Ed Egli (Gesù) ci ha comandato di

predicare al popolo e di testimoniare che Egli è quello che da Dio è stato

costituito Giudice dei vivi e dei morti. Di Lui attestano tutti i profeti che

chiunque crede in Lui riceve la remissione dei peccati mediante il Suo

nome” (Atti 10:42-43).

Per facilitare l’accettazione e l’integrazione dei nuovi convertiti in una

chiesa che, fino a quel momento, era interamente formata da Giudei, allora

discese lo Spirito Santo sui Gentili come al giorno della Pentecoste lo fu

sui Giudei e poi Pietro li fece pure battezzare. Tuttavia, in tale battesimo

non è detto che era per la remissione dei peccati (Atti 10:44-48), questo

perché tale remissione era già avvenuta nel momento quando essi avevano

creduto nel nome di Gesù. Ragione per la quale, quel battesimo dei

Gentili, si trattava quindi solo d’una formalità.

Ritengo che sia veramente rimarcabile e degno di nota, il caso di quelli

convertiti in Efeso i quali, invece di battezzarsi come gli altri, essi

venivano spontaneamente a confessare i loro peccati (Atti 19:18). Faccio

notare che, apparentemente, nessuno aveva ricordato a loro che

dovevano anche farsi battezzare e che dovevano farlo nel modo giusto e

ripetendo le parole giuste.

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Questo secondo esempio dimostra ancora una volta che, lentamente, al

di fuori dell’orbita del Giudaismo, il battesimo stava diventando una

pura formalità, forse sempre bello da fare per tutto il fascino che

l’attornia come atto esteriore altamente simbolico per un credente, ma

non indispensabile per la salvezza.

Al contrario di una certa mentalità ottusa, completamente retrograda o

settaria, nel Vangelo vi è qualche caso di credenti che sono accettati

come fratelli anche senza battesimo. Inoltre, in alcuni casi, Paolo invece

di parlare di battesimo insegna piuttosto la conversione o il pentimento:

“Scongiurando Giudei e Greci a ravvedersi dinanzi a Dio ed a credere

nel Signore nostro Gesù Cristo” (Atti 20:21).

Notiamo che, in questo caso particolare, Paolo non scongiurava Giudei e

Greci ad accettare il battesimo o a battezzarsi per non andare all’inferno,

ma piuttosto di ravvedersi dinanzi a Dio e di credere nel Signore nostro

Gesù Cristo. In questa affermazione di Paolo, abbiamo veramente la

definizione completa di come dovrebbe essere intesa la conversione. In

quanto alla salvezza, possiamo presumere che il resto sia superfluo.

Questo sano principio viene confermato anche dal fatto che noi siamo

purificati dalla fede in Gesù (Atti 15:9), che siamo salvati per grazia

(Rom 1:17) o per la grazia attraverso la fede (Efe 2:8).

Persistono ai nostri giorni certi problemi anche perché ciascuna chiesa si

è fatta la sua tradizione in merito e spesso delle chiese pensano di avere

il monopolio del vero battesimo ed escludono la validità dei battesimi

fatti nelle altre denominazioni.

Per lungo tempo si è condannato il battesimo cattolico perché viene fatto

con poca acqua, solo qualche goccia, perché i preti sono molto avari

d’acqua battesimale e così essi non immergono completamente il

battezzando, ma il vero problema del battesimo cattolico con è la

mancanza d’acqua, ma piuttosto la mancanza di Gesù Cristo, perché si fa

tutto senza Cristo e senza consultare il battezzando, cioè colui che riceve

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il battesimo e che dovrebbe prendere la decisione, ma per farlo egli

dovrebbe avere l’età per decidere.

Infatti, il neonato che viene sottoposto al battesimo cattolico non decide

niente di particolare, non confessa niente di essenziale, non accetta Gesù

Cristo. Inoltre, il battesimo cattolico per aspersione è identificato con la

tradizione cattolica, quindi con il culto alla Vergine Maria e l’autorità

del Papa; due grossi problemi questi che compromettono ogni azione

spirituale che va appresso!

Tale problema è aggravato dal fatto che, spesso e volentieri, alcuni patiti

per il battesimo perfetto e ad oltranza forzano i candidati al battesimo

con qualche passo che essi non dovrebbero citare come sicuro. Vedi il

caso di Mar 16:15-16, un passo questo che manca in alcuni importanti

codici greci. Vedi il caso di qualche altro passo spettacolare dell’A.T.,

come quello di Naaman il Siriano guarito dalla lebbra (2 Re 5:12-14),

mentre oggi con il battesimo non si verificano dei miracoli.

Facendo così, con delle false promesse o dando delle false speranze che

non esistono, si ottengono più facilmente dei risultati clamorosi, si

battezza un maggior numero di persone, perché si dà ai nuovi contatti

una impressione ultra ottimistica basata solo sul formalismo, cioè che

con il nuovo “vero” battesimo finalmente essi potranno veramente

risolvere tutti i loro problemi che quotidianamente li attanagliano

l’animo. Ma sappiamo bene che questo si tratta d’un miracolo che poi

spesso, dopo il battesimo, non si verifica affatto e quindi molti nuovi

adepti rimangono fortemente delusi di noi, di quello che diciamo e ben

presto essi se ne vanno definitivamente.

In realtà, quelli che valgono non sono i battesimi ma le conversioni,

perciò è inutile d’affannarci tanto con il numero dei lavacri esteriori se

tali persone non sono veramente convertite e dedicate al Signore.

All’ultimo giorno, quando il Signore ci domanderà conto delle nostre

azioni, del bene che avremmo dovuto fare in vita, certi si limiteranno a

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presentare il numero dei battesimi che avevano fatto forzando o

assillando la gente semplice a farsi battezzare nuovamente, ma tale

meriti non saranno considerati validi.

Silvio Caddeo

Montréal 7 febbraio 2019