e il suo nome - marinaiditalia.com · viaggio Enea appena ripartito da Cuma si ferma poco a nord...

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Dante scrive (Inferno, XXVI, vv. 88-99): “…[Ulisse] gittò voce di fuori e disse: «Quando mi diparti’ da Circe, che sottrasse me più d’un anno là presso a Gaeta, prima che sì Enea la nomasse, né dolcezza di figlio, né la pieta del vecchio padre, né ‘l debito amore lo qual dovea Penelopè far lieta, vincer potero dentro a me l’ardore ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto…” Dante nomina la fondazione di Gaeta da parte di Enea all’interno delle parole pronunciate da Ulisse che, nel suo ritor- no in patria, approda sulle coste dell’ Lazio dove si trovano sia Circe sia Gae- ta. È la vicinanza geografica tra i due luoghi a rappresentare il trait d’union che consente un avvicinamento tra i protagonisti di due tradizioni letterarie lontane sia nel tempo che nello spazio. Tale accostamento è immaginato da Dante per rispondere a precise esigen- ze narrative: il richiamo ad Enea e Gae- ta è inserito nel discorso con cui Ulisse descrive la propria storia e l’itinerario Marinai d’Italia 9 che segue nel Mediterraneo, un mo- mento in cui è necessario sia utilizzare dei punti di riferimento per orientarsi nella vicenda, sia creare un alone di an- tichità e solennità. Dante sceglie un mi- to importante come la fondazione di Ro- ma che, sebbene non abbia niente a che fare con la vicenda di Ulisse, indirizza il lettore ad un orizzonte di antichità e grandezza. La vicinanza geografica tra il Circeo e Gaeta offre, poi, un altrettanto importante richiamo spaziale al Lazio meridionale, poiché Gaeta è uno dei luo- ghi vicini al Circeo più conosciuti del- l’età medievale per il risveglio sociale e politico di cui la città è protagonista du- rante il periodo angioino (1266-1435). È necessario riflettere su un altro aspetto dell’incontro virtuale tra i due miti, quello del medium, del mezzo attraverso cui av- viene tale incontro, e cioè la localizzazio- ne geografica dell’episodio di Circe al Cir- ceo che, in realtà, non è originaria. Nell’Odissea, infatti, la sede della maga è identificata con l’isola di Eèa, più volte descritta come collocata ad Oriente, “dove l’Aurora nata di luce ha la casa e le danze, dov’è il levarsi del Sole” (Odis- sea, XII, vv. 3-4). Punto di partenza: Dante e la Divina Commedia L e origini di Gaeta, e del suo nome, hanno a che fare con il mito. Per analizzare tali tradizioni, prima fra tutte l’Eneide di Virgilio in cui si narra della nutrice di Enea, Caieta, che muore lasciando il nome a questo territorio, il punto di partenza non è, però, una fonte antica ma Dante Alighieri e la sua Divina Commedia. Gaeta è citata nell’Inferno, nel Canto XX- VI che descrive la bolgia dei consiglieri fraudolenti; fra i quali Ulisse, protagoni- sta dell’ l’Odissea che narra il suo “no- stos”, il “ritorno” ad Itaca e che, osta- colato da Poseidone, vaga nel Mediter- raneo affrontando innumerevoli vicissi- tudini. Tra le varie peripezie Ulisse in- contra la maga Circe, in relazione a cui Dante inserisce il riferimento a Gaeta e alla sua fondazione, sulla base della vici- nanza geografica tra la sede della maga ed il tragitto compiuto da un altro eroe mitico, Enea, che approda sulle sponde del Lazio. ... e il suo nome di Sabina Mitrano Cercheremo di definire le origini del nome della città di Gaeta: il nome, infatti, come per ciascun essere umano, rappresenta il primo indizio, l’essenza dell’identità. Questo concetto vale ancor di più per la cultura antica che nella denominazione di persone, luoghi e fenomeni e condensa la ricerca di una spiegazione primordiale, di un interrogativo e della sua risposta: “nomina sunt consequentia rerum”, cioè “i nomi sono conseguenza della realtà”.

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Dante scrive (Inferno, XXVI, vv. 88-99):

“…[Ulisse] gittò voce di fuori e disse:«Quando

mi diparti’ da Circe, che sottrasseme più d’un anno là presso a Gaeta,

prima che sì Enea la nomasse,né dolcezza di figlio, né la pieta

del vecchio padre, né ‘l debito amorelo qual dovea Penelopè far lieta,

vincer potero dentro a me l’ardorech’i’ ebbi a divenir del mondo esperto…”

Dante nomina la fondazione di Gaeta daparte di Enea all’interno delle parolepronunciate da Ulisse che, nel suo ritor-no in patria, approda sulle coste dell’Lazio dove si trovano sia Circe sia Gae-ta. È la vicinanza geografica tra i dueluoghi a rappresentare il trait d’unionche consente un avvicinamento tra iprotagonisti di due tradizioni letterarielontane sia nel tempo che nello spazio. Tale accostamento è immaginato daDante per rispondere a precise esigen-ze narrative: il richiamo ad Enea e Gae-ta è inserito nel discorso con cui Ulissedescrive la propria storia e l’itinerario

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che segue nel Mediterraneo, un mo-mento in cui è necessario sia utilizzaredei punti di riferimento per orientarsinella vicenda, sia creare un alone di an-tichità e solennità. Dante sceglie un mi-to importante come la fondazione di Ro-ma che, sebbene non abbia niente a chefare con la vicenda di Ulisse, indirizza illettore ad un orizzonte di antichità egrandezza. La vicinanza geografica tra ilCirceo e Gaeta offre, poi, un altrettantoimportante richiamo spaziale al Laziomeridionale, poiché Gaeta è uno dei luo-ghi vicini al Circeo più conosciuti del-l’età medievale per il risveglio sociale epolitico di cui la città è protagonista du-rante il periodo angioino (1266-1435). È necessario riflettere su un altro aspettodell’incontro virtuale tra i due miti, quellodel medium, del mezzo attraverso cui av-viene tale incontro, e cioè la localizzazio-ne geografica dell’episodio di Circe al Cir-ceo che, in realtà, non è originaria. Nell’Odissea, infatti, la sede della magaè identificata con l’isola di Eèa, più voltedescritta come collocata ad Oriente,“dove l’Aurora nata di luce ha la casa ele danze, dov’è il levarsi del Sole” (Odis-sea, XII, vv. 3-4).

Punto di partenza: Dante e la Divina Commedia

L e origini di Gaeta, e del suo nome,hanno a che fare con il mito. Peranalizzare tali tradizioni, prima fra

tutte l’Eneide di Virgilio in cui si narradella nutrice di Enea, Caieta, che muorelasciando il nome a questo territorio, ilpunto di partenza non è, però, una fonteantica ma Dante Alighieri e la sua DivinaCommedia.Gaeta è citata nell’Inferno, nel Canto XX-VI che descrive la bolgia dei consiglierifraudolenti; fra i quali Ulisse, protagoni-sta dell’ l’Odissea che narra il suo “no-stos”, il “ritorno” ad Itaca e che, osta-colato da Poseidone, vaga nel Mediter-raneo affrontando innumerevoli vicissi-tudini. Tra le varie peripezie Ulisse in-contra la maga Circe, in relazione a cuiDante inserisce il riferimento a Gaeta ealla sua fondazione, sulla base della vici-nanza geografica tra la sede della magaed il tragitto compiuto da un altro eroemitico, Enea, che approda sulle spondedel Lazio.

... e il suo nomedi Sabina Mitrano

Cercheremo di definire le originidel nome della città di Gaeta: il nome,infatti, come per ciascun essere umano,rappresenta il primo indizio,l’essenza dell’identità.Questo concetto vale ancor di piùper la cultura antica che nelladenominazione di persone, luoghie fenomeni e condensa la ricercadi una spiegazione primordiale,di un interrogativo e della sua risposta:“nomina sunt consequentia rerum”,cioè “i nomi sono conseguenza della realtà”.

giunge ad Ostia e fonda Roma. Nel suoviaggio Enea appena ripartito da Cuma siferma poco a nord per elevare il “tumu-lus”, il sepolcro, alla propria nutrice, chedà fama e onore ad una città che da leiprende il nome.Le espressioni usate nel solenne incipitdedicato a Caieta rivelano l’intenzione dicomunicare la grandezza e importanzadel luogo e dell’episodio.Si apre qui an-che un nuovo orizzonte culturale e geo-grafico, degno di ospitare l’inizio di unanuova era: Caieta si trova nella “magnaEsperia”, l’italicità che è premessa allaromanità, poiché la “magna Hesperia”sta al di là dei confini della “magnaGraecia”, il territorio che prima della na-scita e dello sviluppo di Roma è la sede

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in Occidente della civiltà greca. Gaetadiventa l’avamposto del territorio cheospiterà la nuova civiltà di Enea, così co-me geograficamente rappresenta l’anel-lo di congiunzione tra il Lazio antico, laromanità per eccellenza, e la Campania,la porta del mondo greco in Italia.Il “Latium” è in età romana una regionestorico-geografica costituita dalla partemeridionale dell’attuale Lazio, delimitatadal fiume Tevere a nord, che lo divide dal-l’Etruria, e a sud dal fiume Garigliano chelo separa dalla Campania. Era diviso in dueparti, cioè il “Latium vetus”, il Lazio anticoa nord, che corrisponde alla regione intor-no a Roma, e “Latium adiectum o novum”,Lazio aggiunto o nuovo, che corrispondealla fascia meridionale dell’attuale Lazio,

tutta la sua tradizione, con la nuova epicalatina, quella di Virgilio e Augusto, quelladell’Eneide. E così Virgilio, attraverso Ovi-dio, incontra Omero; poi Dante, nella riela-borazione medievale, ne sancisce il sug-gello definitivo.

Virgilioe la “nascita” di un mito

Nel nostro viaggio a ritroso arriviamo co-sì a Virgilio, la fonte letteraria per eccel-lenza per le origini di Gaeta e del suo no-me. È la fine del I sec. a.C., un periodo incui Roma vive grandi cambiamenti: la respublica entra in crisi e lascia il posto allanuova era imperiale; la guerra civile hasquassato la società e l’inaspettato ritor-no alla pace muta considerevolmente ilmodo di rapportarsi alle tradizionali cate-gorie sociali e culturali. Il neo-imperatoreAugusto tenta di riportare la società ver-so i valori tradizionali, un processo entrocui rientra anche la composizione dell’E-neide, specchio culturale di questo inten-to: Enea, uomo devoto e leale, inizia infat-ti un percorso che porta alla fondazione ealla gloria di Roma che nella fase augu-stea ha il suo momento culminante. All’inizio del VII libro Virgilio pone questiversi dedicati a Caieta (vv. 1-7):

Tu quoque litoribus nostris, Aeneia nutrix,aeternam moriens famam, Caieta, dedisti;

et nunc servat honos sedem tuus,ossaque nomen Hesperia in magna,

si qua est ea gloria, signat. At pius exsequiis Aeneas rite solutis, aggere composito tumuli, postquam

alta quierunt aequora,tendit iter velis portumque relinquit.

“E anche tu Caieta, nutrice di Enea,hai dato morendo fama eterna ai nostri lidi:

e il tuo culto designa ancora quel luogo,e le tue ossa, per quanto valga una talegloria, imprimono i l nome nella grandeEsperia. Dunque, il pio Enea, celebrate

le esequie secondo il rito e elevatoil tumulo, una volta placate le acque

profonde, lascia il porto e navigaa vele spiegate.”

L’incipit del VII libro costituisce l’iniziodella metà “iliadica” del poema e la finedi quella “odissiaca”, cioè una nuova fa-se della narrazione in cui Enea, dopo illungo vagabondare per il Mediterraneo,

Soltanto successivamente la dimora del-la maga è spostata ad Occidente. Cosìsono spostati in Italia anche vicende emiti della cultura ellenica la cui localiz-zazione lungo le coste tirreniche serve atestimoniare una conoscenza diretta delMediterraneo occidentale. Per il caso diCirce, il primo a compiere tale sposta-mento a ovest è il poeta greco Esiodo (VIsec. a.C.) che nella Teogonia raccontadei figli nati da Ulisse e Circe dicendo“quelli molto lontano in mezzo ad isolesacre regnavano su tutti gli illustri Tirre-ni” (vv. 1015-6).Questa descrizione, con il riferimento aisole lontane dall’orizzonte greco cui ap-partiene Esiodo, identifica la dimora diCirce con un orizzonte sconosciuto, unangolo oscuro e misterioso del Mar Tir-reno. Tale caratterizzazione deriva certa-mente da una scarsa conoscenza delterritorio laziale da parte dei popoli grecie magno-greci, che è ben attestata soloa partire dal IV sec. a.C., mentre la colo-nizzazione greca da subito si concentranell’Italia meridionale e si ferma, per co-sì dire, sulle coste della Campania, pro-babilmente per la presenza più a nord dipopolazioni sviluppate e potenti comequella etrusca o i popoli dell’antico Lazio. Per questa ragione alcuni luoghi sonodefiniti inabitati e inospitali, e nasconotradizioni che descrivono la presenza diesseri “mostruosi” come la maga Circeal Circeo. Analogamente a Esiodo altri autori rico-noscono a Circe una sede italica, e sullabase di queste attestazioni si consolidal’identificazione tra la sede della magaCirce nel Mar Tirreno e il promontoriodel Circeo.

La sede è collocata in un luogo scono-sciuto in linea con la caratterizzazionenegativa del personaggio, in una regioneche appare porsi al di là dei confini diquella che sarà identificata con l’epitetodi “Megale Hellas”, cioè dell’area di fiori-tura della civiltà greca in Italia e delle suepoleis, i cui avamposti settentrionali sonoCuma e Ischia, l’antica “Pithekoussai”. Tornando ad Ulisse, questo spostamentodi Circe nel Mar Tirreno consente a Dan-te di sfruttare la vicinanza geografica trail Circeo e Gaeta per fondere, nelle paro-le di Ulisse, il viaggio dell’eroe greco del-l’Odissea e l’origine di Gaeta che risali-rebbe invece a Enea.L’incontro, funzionale all’episodio dante-sco ma inverosimile dal punto di vistastorico e culturale, è costruito sull’in-contro “geografico” tra le due tradizionimitiche nel Lazio meridionale, anche senon è Dante il primo a cui si deve l’ideadi questa straordinario avvicinamento.

La fonte di Dante:Ovidio e la consacrazionedi Caieta

L’episodio di Ulisse deriva dalla rielabo-razione di una serie di dati che riguarda-no il personaggio greco da una parte e ilmito del superamento delle “Colonned’Ercole” dall’altra. Pur non conoscendol’Odissea, Dante trova informazioni suquesto in alcuni testi latini come l’Achil-leide di Stazio e l’Eneide di Virgilio.La vicenda di Circe è, invece, narrata daOvidio nelle Metamorfosi, in cui si immagi-na che un compagno di Ulisse di nome Ma-careo sia sopravvissuto alla maga Circe

ma non sia ripartito con Ulisse verso Itaca,bensì sia rimasto sulle coste laziali; questoMacareo può così incontrare le navi diEnea che viaggiano verso il luogo doveverrà fondata Roma. Ed è proprio da quest’ultimo esempio che Dante riprende l’ideadell’incontro tra i due miti, quello greco equello romano per eccellenza: Ovidio pro-pone per primo l’idea dell’accostamentotra Enea e Ulisse, anch’egli sulla base del-la vicinanza geografica tra il Circeo e Gae-ta, anche se come frutto della finzione poe-tica. Ovidio, infatti, interessato a narraretutti i miti di metamorfosi, inserisce nel suopoema anche la vicenda di Circe che mutai compagni di Ulisse in maiali, ma lo fa in-trecciando questo episodio con un’altranarrazione, quella del viaggio di Enea ver-so la futura sede di Roma. E dove può av-venire questo virtuale incontro se non in unluogo che, vicino alla sede della maga,rientri anche all’interno del tragitto com-piuto da Enea? L’incontro avviene a Gaeta,dove Macareo racconta la vicenda di Cir-ce e poco dopo Enea seppellisce la nutriceCaieta, che muore lasciando il nome al ter-ritorio (Metamorfosi, XIV, vv. 441-4):

“Macareo aveva finito [di parlare].E ormai la nutrice di Enea, sepolta in urnadi marmo, aveva un tumulo con un breve

epitaffio: ‘Qui giaccio io, Caieta.Salvatami dalle fiamme degli Argivi,

il figlioccio famoso per la sua devozione,mi ha qui cremata con le fiamme dovute’”

Secondo l’Eneide composta pochi anni pri-ma, a cui Ovidio si rifà, Enea si è fermato aGaeta per costruire il monumento funebrealla nutrice Caieta, ed è allora questo il po-sto giusto per localizzare l’incontro tra ilcompagno di Ulisse - e dunque Omero - e

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XVIII Raduno Nazionale

Una veduta di Gaeta in una stampa del 1796

Immagini medievali

un’età geologica antichissima ed era giàpresente nel periodo della frequentazio-ne di commercianti greci nella zona, puòaver prodotto una profonda impressionenegli osservatori antichi, i quali possonoaver collegato le cavità della costa gae-tana alle fenditure apertesi nel Pelopon-neso come conseguenza di terremoti.

Gaeta, un esempiodi “romanizzazione”del mondo italico antico

Appare chiara la derivazione greca delnome di Gaeta. Poi, nel momento in cuiRoma comincia la conquista del territorio,è altrettanto evidente quanto l’elementogreco sia avvertito come fortemente con-trapposto a quello romano originario. Inparticolare, dopo la fine della secondaguerra annibalica nel 202 a.C. Roma intra-prende la conquista del Mediterraneoorientale che porta alla vittoria di Corintonel 146 a.C. che fa della Grecia una tra letante province romane. Come ha chiara-mente dimostrato D. Musti, proprio in que-sta fase avviene il vero incontro/scontrotra la regione occidentale del Mediterra-neo di cultura latina e quella orientale dilingua e cultura greca che si protrae finoal finire del I sec. a. C., e coinvolge ancheuno scontro tra il sud della nostra peniso-la e l’area di sempre maggiore influenzaromana.Iin età augustea, il mondo romanosente il bisogno imprescindibile di esalta-re l’originalità della propria cultura - an-che attraverso un’epica di assoluta tradi-zione romana-, di radici che hanno anti-chità e valori altrettanto elevati quantoquelli espressi dal mondo greco, sulla ba-se del predominio politico che diventa an-che culturale. Strabone è il simbolo diquesto processo, propone nella sua ope-

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ra alcuni confronti tra etimologie di nomidi città tra origine latina e greca: In questocontesto il territorio che sta in mezzo traLazio e Campania, da sempre snodo im-portante per il collegamento tra il nord e ilsud d’Italia, assume un’importanza anco-ra maggiore soprattutto a partire dalla co-struzione nel 312 a.C. della via Appia, e nel184 a.C. della via Flacca che congiunge daTerracina a Gaeta. Due secoli dopo, la co-struzione del mausoleo di Lucio MunazioPlanco e poi della villa di Tiberio sanci-scono l’interesse di Roma per quest’area,a cui viene attribuito il fascino di una re-gione mitica, in cui Enea, Ulisse e altri per-sonaggi hanno lasciato la loro impronta.Così Gaeta diviene la nutrice di Enea, e leorigini greche del nome si perdono sullosfondo di interpretazioni non più univochee chiare, su cui trionfa comunque la cultu-ra latina e romana. In questo quadro rien-trano fondamentalmente anche i casi didenominazione da parte di Virgilio nell’E-neide di luoghi italici come sede della se-poltura di compagni di Enea: Palinuro, Mi-seno e Gaieta, vengono a identificare, se-condo la nuova tradizione epica, le tappedel percorso compiuto da Enea prima diarrivare nel Lazio. Essi sono in sostanza laprova dell’originarietà della cultura roma-na sul territorio, in contrasto con l’eviden-za storica e sociale, ma in linea con unmeccanismo culturale che è in primisstrumento politico.Gaeta diviene, quindi, esempio dellecomplesse trasformazioni e tradizioniculturali antiche, che caratterizzano lastoria di popolazioni, luoghi e tradizioninon solo nel territorio laziale tirrenicoma più in generale in tutto il versante ita-lico, e che dall’età romana giungono finoal nostro tempo a mostrarci quanto an-cora forti siano gli echi del passato sulmondo moderno.

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nato, quando i Greci divengono i primi eprivilegiati protagonisti di scambi e rela-zioni commerciali con tutti i popoli delMediterraneo. Se però è riconoscibileun’origine greca del nome di Gaeta, menochiaro ne è il significato, per cui la testi-monianza di Strabone rimanda al greco“kaiata” spiegato come sinonimo di “koi-la”, che dall’aggettivo koi§lon significa“cavo, incavato”. Il nome rimanderebbecosì alle caratteristiche fisiche del luogoe indicherebbe una cavità che Strabonedescrive poi come “kolpos” cioè golfo:sembrerebbe, cioè, che l’ insenatura delgolfo gaetano sia condensata all’internodel nome che richiama proprio una ca-vità. E proprio in questo senso è stata tra-dizionalmente interpretata l’origine delnome di Gaeta, successivamente trasfor-mata dall’ideologia romana. C’è però da dire che quanto dice Strabo-ne a proposito dell’uso del termine “kaie-tas/kaiatas” riferito a insenature o golfinon trova corrispondenza nella linguagreca, a differenza di quanto l’espressio-ne “I Laconi…chiamano tutte le cavitàKaiata” farebbe credere. Anzi, bisognadire che l’associazione tra questo termi-ne e una cavità intesa come “golfo” èpresente solo in Strabone, e solo in rela-zione a Gaeta; sembra quindi una dedu-zione dell’autore stesso. Se invece accet-tiamo per vera una definizione greca deltermine “Kaietas/Kaiatas” che si riferiscaai “kaietoi” cioè le spaccature nel suo-lo, è possibile che popoli di origine o cul-tura greca, conoscitori delle cavità pro-vocate dai terremoti, siano rimasti affa-scinati dalle numerose caverne esistentiin tutta la costa gaetana, e forse dallamaggiore di esse - ancora oggi famosa –che è una vera e propria “spaccatura”apertasi nel suolo della montagna che siprotende sul mare, la cosiddetta “Monta-gna spaccata”. Questa cavità, che ha

assoggettato e annesso allo stato romanosolo nel IV secolo a.C. e per questo defini-to “aggiunto” rispetto al Lazio antico veroe proprio. Virgilio inserisce nel VII libro l’e-pigramma per Caieta e il riferimento ai “li-toribus nostris” poichè i “litora”, le costedel “Latium adiectum”, aprono la strada alterritorio che costituisce la sede originariadella civiltà romana, il nuovo, incontami-nato spazio che si oppone al mondo greco. Resta da chiedersi perché, all’interno diquesto territorio del “Latium adiectum”,la scelta del luogo che riceve nome e fa-ma dalla morte della nutrice sia proprioGaeta. Essa sembra probabilmente adat-ta a Virgilio per due motivi, il primo lega-to forse ad una delle etimologie del nomedi Gaeta diffuse in età romana che riman-da al verbo greco kaivein “bruciare”,usato per i riti funebri dell’incinerazione,e adatto per un episodio di sepoltura co-sì importante. Dall’altra parte sta, invece,la conoscenza che probabilmente Virgi-lio e il mondo romano dimostrano dellacittà di Gaeta in questo periodo: se fino alII sec. a. C. la città non sembra partico-larmente frequentata dai Romani (ancheil tracciato della via Appia antica del 312a.C. taglia fuori Gaeta dall’“iter” che con-giunge Roma a Formia e poi a Capua), èproprio nel II-I sec. a.C. che diviene unodei territori residenziali più in voga tra lenobili famiglie romane, dopo la costruzio-ne della via Flacca nel 184 a.C. che in unpercorso litoraneo collega l’area di Ter-racina a Gaeta. Sono testimonianza diquesto fenomeno le sontuose ville co-stiere ricordate da tanti autori tra cui Ci-cerone, e la costruzione nel secolo suc-cessivo della residenza dell’imperatoreTiberio tra Gaeta e Sperlonga. Inoltre,esistono anche tracce materiali quasicontemporanee alla composizione del-l’Eneide: i mausolei di Lucio MunazioPlanco, governatore della Gallia, console

nel 42 e di Lucio Sempronio Atratino, pre-fetto della flotta di Antonio e console nel34 a. C., costruiti a Gaeta tra il 22 e il 20a.C. Queste testimonianze contribuisco-no a rafforzare l’idea che Virgilio abbiascelto Gaeta per ospitare il monumentofunebre alla nutrice da una conoscenzadiretta del territorio, che tra l’altro si pre-sta bene ad ospitare un grandioso “tu-mulus” per la morfologia della costa chedescrive proprio una collinetta adagiatasul mare.

E prima di Virgilio? Caieta e le fonti greche

Chiarita l’origine del mito che lega Gaetaalla vicenda di Enea, rimane un ultimo in-terrogativo a cui dare risposta, e cioè aquale orizzonte storico e culturale taleidentificazione si sovrapponga. Il “no-men” dell’insediamento, infatti, usatoper identificare la nutrice di Enea, esistegià, è di etimologia greca e impone unariflessione sul passato dell’abitato cheVirgilio trasforma. L’unica attestazionegreca che abbiamo su Gaeta viene daStrabone, geografo del I sec., la cui ope-ra costituisce un’importantissima fontedi informazioni sulla storia del territorioitalico e non solo. E Strabone a proposi-to di Gaeta scrive (Geografia, V, 3, 6):

“Il golfo che c’è in mezzo[tra Formia e Terracina] lo denominarono“Kaiata” dal momento che i Laconichiamano tutte le cavità “kaietai”;

Alcuni dicono invece che il golfo abbia ri-cevuto lo stesso nome della nutrice diEnea. Esso ha una lunghezza di 100 stadi,da Terracina fino al promontorio che por-ta lo stesso nome: si aprono sul prom-Chiarita l’origine del mito che lega Gaetaad Enea, rimane un ultimo interrogativo,

e cioè a quale orizzonte storico e cultura-le tale identificazione si sovrapponga. Il“nomen” dell’insediamento, infatti, usatoper identificare la nutrice di Enea, esistegià, è di etimologia greca e impone unariflessione sul passato dell’abitato cheVirgilio trasforma. L’unica attestazionegreca che abbiamo su Gaeta viene daStrabone, geografo del I sec., che a pro-posito di Gaeta scrive (Geografia, V, 3, 6):“Il golfo che c’è in mezzo [tra Formia eTerracina] lo denominarono “Kaiata” dalmomento che i Laconi chiamano tutte lecavità “kaietai”; alcuni dicono inveceche il golfo abbia ricevuto lo stesso no-me della nutrice di Enea. Esso ha unalunghezza di 100 stadi, da Terracina finoal promontorio che porta lo stesso nome:si aprono sul promontorio caverne dienorme grandezza che sono state occu-pate da grandi e ricche residenze; da quia Formia c’è una distanza di 40 stadi.”Il passo straboniano ricorda insieme allatradizione di Virgilio e della nutrice, un’al-tra interpretazione che viene dal greco ein particolare dalla Laconia, la regionedel Peloponneso in cui si trova Sparta:non bisogna dimenticare che il legametra i Laconi e i territori del basso Lazio èvariamente documentato, attestato adesempio anche per la fondazione dellacittà di Formia. Queste testimonianze ciriportano alla frequentazione greca dellecoste italiche a cui abbiamo già accen-

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XVIII Raduno Nazionale

La via Flacca: la spiagga dei 300 gradini