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Fuori nevica, e sto pensando al Nata- le. Penso a quei racconti della nascita del Figlio di Dio, penso a quando furo- no i fatti a rendere presente la Parola ad annunciare in modo muto, in quei per- sonaggi il Regno di Dio in mezzo a noi. Pensando alla stalla, a Maria a Giuseppe, ai pastori alla nascita del bambino, ricordo il Natale della mia giovinezza, come tante volte anche allora, furono i fatti a rendere presente la pace del Natale. Mi viene in mente, quando papà costruì quella ca- panna che da più di qua- rant’anni fa parte del pre- sepe di casa mia a Sappa- da. Era circa metà dicembre, avevo otto an- ni, una sera io e mio pa- dre eravamo nella stalla, seduti al caldo perché una delle nostre mucche doveva fare il vitello, mi ricordo che era l’unica in piedi e scalpitava ogni tanto, ma papà diceva che c’era ancora tempo. Era tutto pronto, le cordicelle, la mastella dell’acqua tiepi- da, la paglia, il sale, i semi di lino con la crusca, il posto dove deporre il vitel- lino. Le ore passavano e di là in casa tutti dormivano, la mamma doveva ri- posare perché c’era un fratello in arri- vo, compie gli anni il 5 gennaio. Dietro di noi, nel recinto del fogliame non c’e- ra nessuno. Qualche volta veniva una mendicante del Comelico e dormiva sempre lì. Non voleva mai venire in ca- sa. Noi bambini avevamo un po’ paura di lei eppure toccava a noi portarle il piatto di minestra la sera. Mio padre pensava al presepe e diceva che nel- l’angolo della cucina, o sul grande da- vanzale della finestre ci voleva una ca- panna nuova, fatta come le nostre baite perché Gesù veniva proprio tra noi, co- me uno di noi. Prese una cassetta usata probabilmente per mettervi le patate, e, studiati i pezzi, con pochi attrezzi, lì, dove eravamo seduti, costruì una pic- cola capanna, aperta sul davanti, con le capriate e con le finestrelle laterali, co- me una piccola baita. Lui la vedeva già al suo posto e di lì a qualche giorno sa- rebbe diventata la capanna del nostro presepio per sempre. Dopo tanti anni mi ricordo quanta serenità c’era in quelle ore e quanta realtà vera della pa- ce ci era donata e come io, bambino la assaporavo senza saperla descrivere. Era la vita che riempiva il mio mondo: nella stalla la nascita di un vitellino, in casa l’attesa di un fratelli- no e tutti riposavano nella notte mentre noi prepara- vamo la capanna per il bambino Gesù che veniva a salvare tutti. Questo pri- vilegio di poter vegliare con mio padre mi faceva sentire grande e tutto era così bello. Credo che que- sti fatti assieme a tanti al- tri abbiano contribuito a radicarmi così profonda- mente alla mia terra e alla mia gente. Spesso ho pen- sato nella vita che mo- menti come quelli costituivano le co- lonne portanti della mia personalità umana e di fede. Oggi penso che per vivere veramente il natale noi dobbia- mo ricreare un’attesa della vita nella pace, vita nella natura, vita nella fami- Dicembre 2008 - n. 58 • Duilio Corgnali - Direttore Responsabile • Aut. Trib: Tolmezzo n.165 del 3.5.2006 • Stampa: Arti Grafiche Friulane / Imoco spa (Ud) • Poste italiane - Sped. in a. p. D. L. 353/2003, (conv. in L. 27. 2. 2004, n. 46) art.1, comma 2 - DCB Udine Tassa pagata - Taxe perçue • E-mail: pietropiller@libero. it • C. C. P. n° 14001333 intestato a “Parrocchia della B.V. del Rosario e S. Daniele Profeta” - Ampezzo Le fondamenta della vita Buon Natale e felice Anno nuovo segue a pag. 2 La cappellina di Sant’Osvaldo in Cima Corso.

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Fuori nevica, e sto pensando al Nata-le. Penso a quei racconti della nascitadel Figlio di Dio, penso a quando furo-no i fatti a rendere presente la Parola adannunciare in modo muto, in quei per-sonaggi il Regno di Dio in mezzo anoi. Pensando alla stalla, a Maria aGiuseppe, ai pastori alla nascita delbambino, ricordo il Natale della miagiovinezza, come tantevolte anche allora, furonoi fatti a rendere presentela pace del Natale. Miviene in mente, quandopapà costruì quella ca-panna che da più di qua-rant’anni fa parte del pre-sepe di casa mia a Sappa-da. Era circa metàdicembre, avevo otto an-ni, una sera io e mio pa-dre eravamo nella stalla,seduti al caldo perchéuna delle nostre mucchedoveva fare il vitello, miricordo che era l’unica inpiedi e scalpitava ognitanto, ma papà diceva chec’era ancora tempo. Era tutto pronto, lecordicelle, la mastella dell’acqua tiepi-da, la paglia, il sale, i semi di lino conla crusca, il posto dove deporre il vitel-lino. Le ore passavano e di là in casatutti dormivano, la mamma doveva ri-posare perché c’era un fratello in arri-vo, compie gli anni il 5 gennaio. Dietro

di noi, nel recinto del fogliame non c’e-ra nessuno. Qualche volta veniva unamendicante del Comelico e dormivasempre lì. Non voleva mai venire in ca-sa. Noi bambini avevamo un po’ pauradi lei eppure toccava a noi portarle ilpiatto di minestra la sera. Mio padrepensava al presepe e diceva che nel-l’angolo della cucina, o sul grande da-

vanzale della finestre ci voleva una ca-panna nuova, fatta come le nostre baiteperché Gesù veniva proprio tra noi, co-me uno di noi. Prese una cassetta usataprobabilmente per mettervi le patate, e,studiati i pezzi, con pochi attrezzi, lì,dove eravamo seduti, costruì una pic-cola capanna, aperta sul davanti, con le

capriate e con le finestrelle laterali, co-me una piccola baita. Lui la vedeva giàal suo posto e di lì a qualche giorno sa-rebbe diventata la capanna del nostropresepio per sempre. Dopo tanti annimi ricordo quanta serenità c’era inquelle ore e quanta realtà vera della pa-ce ci era donata e come io, bambino laassaporavo senza saperla descrivere.

Era la vita che riempiva ilmio mondo: nella stalla lanascita di un vitellino, incasa l’attesa di un fratelli-no e tutti riposavano nellanotte mentre noi prepara-vamo la capanna per ilbambino Gesù che venivaa salvare tutti. Questo pri-vilegio di poter vegliarecon mio padre mi facevasentire grande e tutto eracosì bello. Credo che que-sti fatti assieme a tanti al-tri abbiano contribuito aradicarmi così profonda-mente alla mia terra e allamia gente. Spesso ho pen-sato nella vita che mo-

menti come quelli costituivano le co-lonne portanti della mia personalitàumana e di fede. Oggi penso che pervivere veramente il natale noi dobbia-mo ricreare un’attesa della vita nellapace, vita nella natura, vita nella fami-

Dicembre 2008 - n. 58 • Duilio Corgnali - Direttore Responsabile • Aut. Trib: Tolmezzo n.165 del 3.5.2006 • Stampa: Arti Grafiche Friulane / Imoco spa (Ud) • Poste italiane - Sped. in a. p. D. L. 353/2003,

(conv. in L. 27. 2. 2004, n. 46) art.1, comma 2 - DCB Udine Tassa pagata - Taxe perçue • E-mail: pietropiller@libero. it • C. C. P. n° 14001333 intestato a “Parrocchia della B.V. del Rosario e S. Daniele Profeta” - Ampezzo

LLee ffoonnddaammeennttaa ddeellllaa vviittaa

BuonNatalee felice

Anno nuovo

segue a pag. 2

La cappellina di Sant’Osvaldo in Cima Corso.

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glia, vita nell’anima e nel mondo spiri-tuale dell’uomo, vita con il Signore.Ma non è possibile costruire con le pa-role questa vita e questa pace, devescaturire come frutto del nostro mododi essere, di vivere, di sperare di guar-dare agli altri e al Signore. I nostribambini hanno bisogno di un mondoche doni loro situazioni di pace, diamore, di vita. Si parla nel nostro mon-do di emergenza educativa, anche il pa-pa lo ha spesso ricordato e sono con-vinto che si parte proprio dalle primeesperienze che genitori ed educatorihanno il dovere di donare nel modogiusto. Perché c’è da avere paura nelsentire i fatti di cronaca che parlano digiovani bravi che per ingannare il tem-po non trovano di meglio che dare fuo-co a un barbone, a un poveraccio chevive ai margini della nostra società, perricordare un fatto solo. Questi giovani,mi chiedo, hanno mai avuto momentinei quali respiravano la bellezza dellavita, nella pace interiore, immersi in unmondo che naturalmente insegna adamare, ad attendere, a sperare senten-dosi protagonisti nel preparare quantoè necessario? Non credo, altrimentinon potevano agire così... Ma senza an-dare lontano a guardare, anche i nostrigiovani, per divertirsi devono esseretrasgressivi, calpestare a volte le piùelementari regole dell’educazione e delrispetto e vogliono esagerare, con lamusica, con il rumore, con il bere pernon parlare di altre forme di evasione.Perché? Ci costringono a mettere deipaletti, a chiudere spazi di libertà, ma

sono argini dolorosi per noi e per loro.Bisogna chiedersi, da dove partonoqueste turbolenze? Forse non abbiamodato loro in modo sufficiente qualchebasamento di pace, di desiderio di be-ne, di attesa di vita che siano scaturitidal nostro modo di essere, di pensare edi agire. Forse neppure noi non abbia-mo saputo e non sappiamo valorizzaree ricreare situazioni nelle quali unapersona si affaccia alla vita sentendosiprotetta, amata, valorizzata, e indiriz-zata al suo futuro con una chiarezza divalori che prima si legge negli atteg-giamenti e poi trova le sua spiegazioninella risposta agli infiniti perché che ibambini e i ragazzi ci rivolgono. Michiedo, è mai possibile in famiglia,nelle nostre famiglie vivere questeesperienze? In molte famiglie, i nostribambini soffrono la rottura dell’amoredi papà e mamma, e sono come espostispiritualmente ad un uragano, undramma dei nostri tempi. Quanti poipregano in famiglia? Con convinzione,affidando al Signore ogni cosa, conpapà, mamma e i fratelli? E in chiesa?Quanti vengono accompagnati daigrandi per un vero incontro con il Si-gnore e con i fratelli? Purtroppo, dovequesto non avviene, mancano tasselliimportanti per trasmettere la pace delNatale, quel Natale che ci racconta ilDio con noi, un Dio che si fa bambino,che abbraccia nella povertà la nostravita. E noi ricchi di altre cose non sap-piamo più rivivere con naturalezza l’at-tesa della vita nella povertà e sempli-cità. Quel bambino dirà un giorno: “È

più facile che un cammello passi per lacruna di un ago che un ricco entri nelregno di Dio”. Ci esclude proprio, maha aggiunto: “Impossibile presso gliuomini, ma non presso Dio”. Adessosappiamo che cosa dobbiamo chieder-gli: di fare quello che noi non possiamoe non sappiamo più fare. Chiediamogliche con la Sua presenza doni a noi nuo-vamente chiarezza nel comprendereciò che è bene, coraggio nel ricreare lesituazioni per poterlo vivere, povertà dispirito per liberare il nostro modo divedere e di pensare da troppi condizio-namenti e pregiudizi, fede per poterparlare con Lui e vivere di attesa, disperanza e di amore. Andiamo con co-raggio a quell’incontro di fratelli che loaspettano, lo accolgono e vogliono vi-vere di Lui. Andiamo in chiesa, unico,universale ritrovo per noi credenti. Inquesto momento questo incontro tranoi e con il Signore soffre di una tra-scuratezza troppo grande e non basta ilsagrato o l’osteria a farci incontrare,non possiamo sottrarci alla potenzadella sua parola e della sua presenzanell’Eucaristia. Cominciamo da lì, do-po questo Natale, il nostro cammino diapertura a Dio e al bene.

DALLA PRIMA DALLA PRIMA DALLA PRIMA DALLA PRIMA

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La Chiesa di Ampezzo.

L’EMMANUELE

Il mondo è vuotosenza di Te.Il sole è gelido senza di Te.La fonte è vuota senza di Te.Il fiore è incolore senza di Te.Il grembo è sterile senza di te.Il gioco è noia senza di Te.Il vivere è agonizzaresenza di Te.La sofferenza è arida senza di Te.La morte è disperazione senza di Te.Il cuore non riesce ad amare senza di TeTu, L’Emmanuele: il Dio con noi, vieni e la vita torna a pulsare in me,attorno a me, oltre a me.

S. N.

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Carissimi fratelli e sorelle in Cri-sto, viviamo insieme questo Tempodi Grazia, il Tempo dell’Avvento delSignore per noi e un “tempo di cam-biamento” per tutti.

Vorrei condividere con voi i sen-timenti che accompagneranno, pro-prio in questo tempo, il mio trasfe-rimento, dopo quattro anni, da Am-pezzo a Tarcento (Magnano inRiviera e Billerio), come serviziopastorale. Penso che una immaginesignificativa e familiare in questezone della Carnia, e che mi aiuta adescrivervi un poco il mio stato

NATALE 2008 Salvati dall’amore

Parto con fiducia!

Mentre mi accingo a scrivere gli auguri che desidero fargiungere a tutti voi, fratelli e sorelle carissimi, mi sor-prendo a fissare lo sguardo sul piccolo presepio che è sta-to costruito sul tavolino accanto a me e mi colpisce in mo-do arcano l’atteggiamento materno della Vergine Marianei confronti del piccolo Bambino che giace ai suoi piedi.

Un Bimbo che sente il bisogno della vicinanza dellaMadre e una Madre che lo avvolge con uno sguardo ca-rico di amore!

Chissà – mi sono chiesto – se la semplicità di questoplastico messaggio non possa trasmetterci il sensoprofondo del Natale che stiamo per festeggiare assieme,disorientati come siamo per tutto quello che il nostromondo oggi ci presenta?

In mezzo ad una preoccupante crisi economica, ad unaperdita di tanti valori fondamentali, compresa la vita,frastornati da una violenza fisica e verbale incessante,con l’irrisione dei gaudenti di turno non è forse la ca-renza di un amore avvolgente che ci rende così tristi edinsicuri?

Disorientati e timorosi erano anche i pastori a Betlem-me, “ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco vi an-nunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: og-gi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è ilCristo Signore” (Lc 2, 10-11).

Storditi da un consumismo che si fa più invadente pro-prio in prossimità delle feste, persone sempre più avidedi avere, di potere, di piacere, abbiamo bisogno di disin-

tossicarci interiormente, per rendere comprensibile laforza, la potenza, la semplicità di un messaggio di au-tentico amore.

Sì, è proprio l’amore il grande assente nel mondo dioggi; un amore vero, non il suo surrogato che non ac-contenta il cuore; un amore che ha bisogno di essere pri-ma profondamente ricevuto e poi sinceramente ricam-biato.

Un amore che riporta e fa rifiorire nel nostro cuorequella percezione di sicurezza, di tranquillità, di riconci-liazione interiore di cui sentiamo tanto il bisogno.

Mi auguro che possa essere questo il frutto del Nataleche stiamo per vivere assieme, secondo il messaggio cheBetlemme ci ha profetizzato: “Non temete, ecco vi an-nunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo”;promessa confermata dal canto degli angeli che procla-marono:

“Gloria a Dio nel più alto dei cielie pace in terra agli uomini che egli ama”

(Lc 2, 10,14).Con questa speranza nel cuore a tutti gli ammalati, ai

sofferenti nel corpo e nello spirito, ai disoccupati o in an-sia per il posto di lavoro, a tutti voi fratelli e sorelle ca-rissimi, l’augurio più cordiale di un “SANTO NATALEE DI UN FELICE ANNO NUOVO”!

X Pietro BrolloArcivescovo di Udine

d’animo in questo momento, siaquella di tanti “ emigranti” i quali,lasciando certamente anche loro ca-sa e affetti, partivano… magari solocon una valigia di cartone! Per menon sarà proprio così, anche se, co-me loro, dovrò lasciare questa co-munità e le persone che mi hannoaiutato a crescere e fare esperienza,durante i miei “primi passi” di sa-cerdozio.

Ringrazio tutti, in particolareMons. Pietro Piller e i Parroci dellaForania, che hanno esercitato tantapazienza con me e le mie intempe-ranze e mi hanno sempre aiutato eincoraggiato nelle difficoltà. Chiedola comprensione di tutti i fedeli, per-ché riconosco le mie tante mancan-ze, ma confido anche nella loro pre-ghiera.

Viviamo in un mondo che cambiasempre più velocemente e credo siaimportante e fondamentale, ancheper questo, soprattutto per il nostroimpegno pastorale, saper prima con-templare la Chiesa di Cristo nel suo

Mistero, che supera i limiti di Paesi,Popoli, Nazioni e culture ed è pre-sente e diffusa su tutta la terra!

Non vorrei mai farvi un “discorsodi addio” e tanto meno dimenticarenessuno, portandovi spiritualmente enel mio cuore tutti con me.

Preferisco, meglio, un arrivedercia presto, ripromettendomi che sem-pre, quando potrò, ritornerò a trovar-vi… Parto con fiducia!

Affido tutte le persone che ho po-tuto conoscere in questi anni, vivi edefunti, al Signore Gesù Cristo, ilBuon Pastore delle nostre anime, no-stro Salvatore e Redentore, e a Ma-ria, Madre della Chiesa, insieme atutti i miei “buoni propositi”, di faresempre meglio e bene operare nellacura pastorale, a servizio della Chie-sa e dei miei fratelli, per la maggiorgloria di Dio! Amen.

Sia lodato Gesù Cristo.Maria, Regina Apostolorum, ora

pro nobis.

Don Giuliano Del Degan

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Non poteva esserci occasione migliore che quella diaver a disposizione un angolo nel bollettino parrocchia-le per riuscire a togliere quell’espressione di curiosità– legittima – dai visi di coloro che, partecipando alle ulti-me sante Messe o passeggiando per Ampezzo e dintorni,accanto a mons. Pietro han incontrato un “njûf forest”.

Evitiamo di menzionare i passaparola (metodo idealeper far diventare un passerotto un jumbo-jet) dei par-rocchiani più assidui ad amici, parenti, conoscenti cheveicolano indiscrezioni più o meno attendibili appuntosul conto del nuovo ragazzo che gira per Ampezzo edintorni...

A scanso di equivoci, è vero che bazzico con mons.Pietro e affini; invece non è del tutto esatto che sono un“don”... o almeno, non ancora! Sono uno studente al se-sto anno di teologia in seminario a Udine, candidatoquindi al sacerdozio, attualmente accolito e in serviziopastorale da circa un mese nella parrocchia di Ampezzo.Cosa sia o faccia un accolito... beh... non è un brutto me-stiere, ma non è il caso di dilungarsi nei dettagli per ora(fine prima parte si leggerebbe in un film). A titolo dicronaca, una delle prime sorprese che ho avuto qua adAmpezzo è l’essere stato battezzato “Quasi Don” da al-cune catechiste... fate vobis...

Comunque, mi chiamo Fabio e ho quasi 31 anni; vor-rei tanto aggiungere anche d’esser carnico, ma il mio ac-cento friulano tradisce le mie origini del Basso Friuli(no.. non dei bassifondi del Fiuli...) e in effetti provengoda Carlino, località situata tra S. Giorgio di Nogaro eMarano Lagunare (superata la frustrazione di aver trova-to solo due ampezzani, un saurano e un abitante di Vol-tois cui non ho dovuto spiegare dove fosse il mio paese,m’è parsa obbligatoria la precisazione... spero nessunome ne voglia!)

Sembrerebbe un puro concentrato di retorica il direche ogni volta in cui il venerdì sera vengo su dal semi-nario (l’accolito è un mestiere da fine settimana... perora...) provo sempre grande timore e trepidazione ma èla pura verità!! (Per i più ferrati in materia.. non mi stoparagonando me a S. Paolo, ma Ampezzo a Corinto!!!Per i meno addentro... beh... facciamo come per il di-scorso dell’accolito di prima!)

Date le premesse legate alle prime esperienze già vis-sute, unendo l’ottimismo e la spontaneità che mi con-traddistingue caratterialmente ad un sano realismo, nonso come esprimere tutta la mia gioia per le opportunità ele nuove sfide che la Provvidenza, attraverso il VescovoS.E. mons. Brollo, il Rettore del seminario don DinoBressan, e l’accoglienza di mons. Pietro mi pone din-nanzi. Ritengo di essere un cristiano entusiasta ed orgo-glioso di esserlo, innamorato in maniera sempre inade-guata del Signore Gesù e della sua e nostra madre, laVergine Santissima Maria ai quali devo moltissimo ditutto ciò che ho e sono.

Non potendo mancare in un paese gli amanti delGossip...

Sinteticamente: mi piace ascoltare musica e suonare(sono un ex tastierista), appassionato (fin troppo) diinformatica e hi-tech (vale sempre il discorso dell’acco-lito e S. Paolo per chi non conosce il significato dell’in-glesismo), non dico mai di no a chi mi chiede di giocarea pallone (forza Inter! Oops... non volevo offendere...)far due tiri a ping pong o calcio balilla, non disdegnoneanche una briscoletta o un tresette beh... tranne in ora-ri di Messa (e con questa sfuggo a una tirata di orec-chie!!!) aspirazioni... spero di imparare a sciare... senzarotture di arti!!!

Segni particolari... rido forte e parlo troppo!Grazie di cuore a tutti quanti per la bontà e trattamen-

to dimostratimi fin’ora: spero davvero di poter ricom-pensarli in qualche modo con l’aiuto di Dio.

Vostro FabioP.S. per chi soffre d’insonnia: strumento molto effica-ce per risolvere il problema è quello di rileggersi pianpiano per tre volte di seguito questo articolo.

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Visto una volta, intravisto una seconda...

e magari una terza!!! Ma... ci conosciamo?!?

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L’anno scorso vi ho scritto una let-tera, una lunga lettera che voleva es-sere una sollecitazione ad un ripen-samento e ad un dialogo sui valoridella vita, della nostra terra e sullesperanze per il vostro futuro. Nonavevo ricevuto se non qualche rispo-sta, e queste da lontano. Quest’anno,alcuni fatti dei nostri paesi ci hannocostretti a confrontarci con le do-mande fondamentali del perché delsenso, della ragionevolezza di unasperanza. La morte dei giovani, de-gli amici ci inchioda in una espe-rienza di dolore, di solitudine che daun muto silenzio fa scaturire cocentidomande. Perché? Che senso ha?Che cosa si può fare per continuarea vivere? Non a caso, proprio mentresi cala una salma nella fossa io in-nalzo ad alta voce un “De Profun-dis” “Dal profondo a te grido Signo-re, Signore ascolta la mia voce…”Questo per tutti ma quando è per igiovani è più forte. Ricordo nella no-stra comunità Francesco, quel ragaz-zino biondo che tanti anni fa facevaparte di quel primo gruppo vivace digiovani che nei miei primi anni disacerdozio erano protagonisti delleattività giovanili. Ora, sposato e pa-dre di famiglia, nel pieno delle forzee con tanti progetti, improvvisamen-te viene a mancare per un infarto.

Ricordo Morena, così allegra epiena di fantasia, con il dono di co-municare con i ragazzi e i bambini,ai quali si dedicava con passione contante iniziative e dopo qualche mesedi malattia ci lascia e chi le era par-ticolarmente vicino si ritrova comesolo con un grande vuoto. RicordoRenzo, accompagnato nell’ultimoviaggio anche dal discreto rombodella sua moto condotta da un ami-co. Poi al mio paese, la figlia di miocugino, Beatrice, che in una palestradi roccia della Sardegna pone fine aisuoi ventitre anni, mio nipote Simo-ne, che arrampicando con mio fra-tello, per il cedimento di un chiodomuore con la passione dei suoi ven-tiquattro anni e ancora Sandro, quelgiovane che si schianta in moto a

ventinove anni proprio mentre i suoigenitori sono a Lourdes in pellegri-naggio. Questo solo per ricordare al-cuni tra coloro che mi erano partico-larmente vicini e che in questo annoci hanno lasciato allungando l’elen-co di simili drammi. Penso ai fami-liari e agli amici riconoscendo chequesto accumularsi di drammi, qua-si come in tempo di guerra, nel mioanimo, nel loro animo, nel vostro,suscita una grande inquietudine e ungrande dolore e da qui sorgono ledomande che ho ricordato sopra. Lerisposte possono scaturire solo dopo

un lungo silenzio, nell’apertura inte-riore che superi un fatalismo chiuso.Io così scrivevo in occasione dellamorte di mio nipote: in queste occa-sioni non si fa retorica, si esprimequanto viene dal cuore e lo vogliocomunicare anche a voi, come par-lassi per ciascuno dei vostri cari, cia-scuno dei nostri amici.

“La nebbia che avvolge la valle ècome il nostro dolore che offuscaogni cosa, rende insignificante ogniparola, è colma di domande che oranon trovano o non vogliono accetta-re risposte. Noi ci stringiamo assie-me perché questo calore umano cifaccia sentire ancora la vita. Ma ave-

te mai osservato come tutto cambiaquando ci si porta più in alto e soprala nebbia splende il sole che illumi-na e riscalda le montagne che si sta-gliano nel cielo, e come il cielo stes-so, oltre le montagne, ci parla di in-finito. Avete mai osservato comequesto sole, un po’ alla volta, pene-tra la nebbia, risplende e riscaldaogni goccia di rugiada fino a dirada-re la nebbia e a illuminare e riscal-dare la terra facendo risplendereogni forma di vita secondo il dise-gno del creatore.

Questo sole, per la nebbia del no-stro animo, per l’oscuro dolore diquesto momento, è la fede in Cristorisorto. Quella fede nella vita verache ci hanno insegnato e che noi vi-viamo. Questo sole ha la luce dellaParola di Dio che ci parla di vita chenasce dalla morte, ci fa guardare al-la croce come via al cielo. Non ci to-glie il dolore in questo momentoperché Simone ci è stato strappatocome una parte di noi stessi. Però lafede illumina questo dolore assimi-landolo alla croce di Cristo nel terri-bile passaggio di una morte che nes-suno aspetta e vuole verso l’aperturaad una vita diversa e nuova che il Si-gnore ci dona. Qui non posso piùparlare con le mie parole ma dobbia-mo ascoltare il Signore Gesù: “Nonsia turbato il vostro cuore... nellacasa del padremio vi sono molti po-sti…vado a prepararvi un posto…sarete anche voi dove sono io…”.Oggi il Signore parla così al nostrocuore, tenendo una mano sulla spal-la e noi gli diciamo: “Cristo Gesù,nostra pace e certezza, con Te var-chiamo sicuri il confine, nelle tuemani riposi ogni cuore”. Propriocon questa sua mano sulla spalla,con questo abbandono a Lui, voglioperò parlargli di tutti i nostri perché.Perché dopo Beatrice, anche Simo-ne, in questa nostra piccola comu-nità di montagna? E ora lo stessogiorno di padre Massimo, 28 annifa? Perché hai messo dentro di noi

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Il senso della vitaquando irrompe il dramma della morte, specialmentedei giovani, ci costringe a pensare il senso della vita

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MORENAHa amato i bambini, la cultura,la notte.Mai primadonna,preferiva confondersicon quanto la circondava.Foglia tra le foglieGoccia tra la pioggiaFiocco tra la neve.Ma agli occhi di quantil’hanno conosciutaEra la foglia più bella,la goccia più luminosail fiocco più soffice;ti ricordiamo così Morena.

Albano

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questa passione di andare in monta-gna e di arrampicare? Perché chiamia te un giovane bravo, buono e gene-roso, pieno di progetti per sé e pergli altri? Perché un dolore così gran-de a chi vuole solo fare del bene?

Il Signore non ci risponde diretta-mente ma ci invita ad allargare losguardo sulla vita, quasi come dal-l’alto si vede un panorama che ab-braccia un orizzonte lontano. Ci favedere così questa nostra vita cosìfragile e passeggera che anela ad unavita vera e si trova ancora nella prov-visorietà e nella morte. Diceva Turol-do: “O Dio insegnaci il senso deltempo, come la morte sia sempre inagguato, dentro di noi nutrita, alleva-ta, coi nostri stessi sudori e san-gue...”. In questa provvisorietà e fra-gilità il Signore ci dice che siamo suoifigli, e quindi eredi, eredi di una vitavera, ma questa eredità non ci è anco-ra data in pienezza. Ci dice che non èstata ancora rivelata pienamente, cidice che gemiamo intensamenteaspettando l’adozione a figli, la re-denzione del nostro corpo, assieme atutta la creazione. Ci dice che le sof-ferenze del momento presente nonsono paragonabili alla gloria futurache dovrà essere rivelata in noi. Dob-biamo affidarci a questa speranza.

Perché i giovani bravi e buoni? Quiè più difficile accogliere la rispostadella sua parola. Intanto mette le ma-ni avanti e dice; “Il popolo vede e noncomprende”. Proprio come noi inquesto momento. Ma come si può ca-pire? Continua: “Giunto in breve allaperfezione ha compiuto un lungocammino. La sua anima fu gradita alSignore perciò egli lo tolse in frettada un mondo malvagio”… La Graziae la misericordia sono per i suoi elet-ti… “Come accogliere questo senzaelevarci veramente in alto? Abbiamobisogno di luce. A padre Massimo di-co sempre: “tu sei nella gloria di Dioe hai il dovere di aiutare noi che fac-ciamo fatica, qui sulla terra”. Da oggiaggiungiamo anche Simone a tanti al-tri amici. Da lassù ci aiutano.

Altra domanda, sempre parlandocon il Signore. Perché la passioneper la montagna? E per arrampicareal limite delle possibilità? Ne avevospesso parlato con il Signore giun-gendo a questa risposta: “Perché hamesso dentro di noi l’amore per l’a-scesi e per dare il massimo di noistessi. Io sono di quelli che hanno

vissuto pienamente questa passionecollegandola sempre ad una eleva-zione dell’anima. Con l’età e con lasapienza, le mete cambiano (C’è untempo per ogni cosa sotto il cielo)ma quell’arte di sentire le tue possi-bilità, il saper valutare le difficoltà esalire, verso una cima, una meta,d’inverno o d’estate, portando losguardo oltre le tue montagne, que-sto fa parte di noi, del nostro essere.Quelle montagne cariche di storia edi familiarità sono le tue. Nasce poiuna profonda amicizia con chi è le-gato a te, un’amicizia che non si af-fievolisce più nel corso degli anniperché è nata in un momento diascesi e di grande umanità. Dico avoi giovani che avete questa passio-ne per salire di coltivarla con sapien-za e prudenza, con amore rispettosoe consapevole. È una scuola di vita.

L’imponderabile c’è sempre, manon solo in roccia o in montagna.Sappiamo che dentro di noi e fuori dinoi siamo sempre esposti a qualchecosa di grave e anche di irreparabile.Ripeto, fisicamente e spiritualmentela vita può essere minata e, per quan-to dipende da noi dobbiamo fare at-tenzione e difenderci volendoci benee guardando a colui che solo è unasalvezza e forza sicura.

Ancora una domanda: perché achi voleva solo del bene viene datoun dolore così grande? Questa vol-ta il Signore non mi ha dato rispo-sta ma ha additato se stesso e suamadre. Mi ha fatto ricordare il suogrido sulla croce e i dolori di suamadre quando lo ha accolto nella

deposizione. Mi ha fatto capire chelì, senza parole troviamo la vicinan-za e la solidarietà di Dio stesso. Co-me pure la madonna di Luggau cheanche se abbellita e impreziosita ècolei che piangente tiene tra lebraccia il suo figlio morto per noi.Chi più di colui e colei che hannoprovato può capire? Anche Gesù esua madre avevano fatto della lorovita solo un dono d’amore e ora, so-no più che mai vicini. Dietro di lo-ro, all’ombra della stessa croce hovisto tante persone, in prima filatanti amici e conoscenti che sonopassati e passano per la stessa tribo-lazione. Tutti costoro, e noi con lo-ro, uniti nel vincere il dolore e lamorte con l’amore e la fede.

Un ultimo pensiero a te, Luigino eCaterina. Quando Simone è nato, loavete affidato con gratitudine a quelcrocifisso che avete in casa. Oggi loaffidiamo nuovamente al Signore ri-sorto perché gli dia la pienezza dellavita. Ma sono convinto che propriooggi è Simone ad affidare voi, conGiulia, con Paolo e con tutti noi al Si-gnore perché possiamo avere luce eforza in questa vita che continua conlo sguardo ancor più rivolto al cielodove Simone è arrivato con i nostri ca-ri ed amici. Nella comunione dei San-ti noi lo sentiamo vicini e questa è lanostra forza e la nostra pace. Ora noitutti vi amiamo di più Luigino, Cate-rina e Giulia, come amiamo di piùogni persona che ha provato quantostate provando. Aiutiamoci e sostenia-moci a vicenda con amore e fede.

Mons. Pietro

continua da pag. 5

Simone.

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Il 29 giugno, festa dei Santi Pietroe Paolo, alle ore 10,00 nella chiesa diAmpezzo, con la presenza di SuaEcc. Mons. Pietro Brollo, le nostrecomunità ringraziano il Signore per i50 anni di ordinazione di don Er-manno Nigris e per il dono dello Spi-rito conferito ai nostri giovani nel Sa-cramento della Confermazione.

A don Ermanno, la nostra comu-nità regala un calice, una pisside euna patena per una delle sue chiesee rinnova la solidarietà alle comu-nità della Bolivia con aiuti dai sin-goli e da iniziative comunitarie.

MONS. PIETRO PRESENTAI CRESIMANDIALL’ARCIVESCOVO

Eccellenza reve.ma, a nome dei parroci della nostra

vallata le presento questi i ragazziprovenienti dalle parrocchie di Am-pezzo, Socchieve, Enemonzo, affin-ché ricevano oggi la pienezza deldono dello Spirito nel sacramentodella confermazione.

Certamente conosce più di qual-cuno, anche per la somiglianza ailoro genitori che lei ha seguito comeinsegnante e parroco di Ampezzoquando avevano l’età di questi lorofigli. A questi giovani è stato propo-sto un cammino di preparazione didue anni, con l'impegno a frequenta-re la catechesi settimanale, la Santamessa domenicale e di rendersi di-sponibili per esperienze di solida-rietà e di volontariato a seconda del-le loro possibilità. Hanno seguito unpercorso comune nello spirito dellapastorale di comunione tra le nostreparrocchie. Devo dire che non è sta-to facile mantenere fede a questi im-pegni e abbiamo conosciuto mo-menti di presenza e anche di lonta-nanza dalla vita della comunitàcristiana. I parroci e i catechisti lihanno accompagnati nel camminodi preparazione, anche andandoli acercare, a volte; le comunità e le fa-miglie hanno condiviso questo cam-mino nonostante tutti i limiti e ledifficoltà che emergono da una te-stimonianza cristiana spesso pocovisibile. Ma oggi siamo qui perché

desideriamo per loro il dono delloSpirito credendo che con la sua for-za e i suoi doni ogni cristiano puòcomprendere sempre meglio e vive-re la fede nel Signore crocifisso e ri-sorto. Noi confidiamo che questigiovani, il futuro delle nostre comu-nità, illuminati dallo Spirito, diven-teranno testimoni e protagonisti del-la vita nella nostra Chiesa locale.Siamo lieti anche per la presenza didon Ermanno Nigris che con i suoi50 anni di vita sacerdotale e missio-

naria è un testimone straordinario dicome si vive per Cristo e per i fra-telli. Questo pomeriggio la comu-nità diocesana e quella salesiana vi-vranno un ulteriore momento digioia nella ordinazione di nove no-velli sacerdoti.

Tanti sono allora i motivi peresprimere gioia speranza in questogiorno nel quale la chiesa ricorda iSanti apostoli Pietro e Paolo. Grazieper essere qui con noi oggi e… buononomastico mons. Pietro.

29 GIUGNO50º di ordinazione di Don Ermanno Nigris

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Pierina e Libero, genitori di Don Ermanno.

Il giorno dell’Ordinazione di Don Ermanno.

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Quanti fiumi avrò attraversato e quanti sentieri nuovi avrò conosciuto!Quanti chilometri avrò camminatoCon polvere e fango, con salti e bucheCon te, Cristo crocifisso, al collo,mostrandoTi, baciandoTi, amandoTi, dicendoTi:“Con Te; per Te io vado”!

Ricordo il fiume Surutù in una notte di lunaCon la spiagga bagnata e la moto lenta, contenta,tornando da Bolivar per sentieri della foresta e colline…Ricordo il Yapacanì in quel 13 ottobrequando la freccia yuquis mi disse “no”,e fermò il mio andare per contare lorodi Cristo che non conoscevano.Ricordo le volte in cui ho alzato la mano per dare perdono; ricordo lo sguardo fisso al Cristo della fede, in alto,per un “Senor mio Y Dios mio”

E tutto questo ritorna per un “Grazie”, perché è dono;e mi piacerebbe che fosse più puro, bello, limpido,fatto abbraccio di amore,per continuare ad andare,raccontando di Cristo e della sua croce,come povero discepolo missionarioche Tu hai chiamato dalla montagna,con fionda e temperino,per raccontare la misericordia; perché Ti ripeta:“Con Te, sempre, per amore; Tu e il povero che sono io”.

Don ErmannoTornando da Assisi…con un gruppo di cresimandi,con un canto nella mente e nel cuore.O Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace:dove è odio, fa’ che io porti amore;dove è offesa ch’io porti il perdono;dove è discordia, ch’io porti unione;dove è dubbio, ch’io porti la fede;dove è errore, ch’io porti la verità;dove è disperazione, ch’io porti la speranza;dove è tristezza, ch’io porti la gioia;dove sono le tenebre, ch’io porti la luce. ..Che lo Spirito Santo aiuti loro e noi a realizzare tuttoquesto nella vita.

I miei 50 anni di Messa

Da giovane si nascondeva dietro i cespugli in attesa che qualcheuccelletto calasse sul “palut cu lis vermenis e lis uisciadis”, oranasconde il suo volto sotto una folta barba bianca, ma la luce deisuoi occhi ti colpisce sempre, così come il suo canto fatto di pa-role suggestive e coinvolgenti.

È arrivato al traguardo dei suoi 50 anni di sacerdozio e ha desi-derato fissare in uno scritto alcuni dei passaggi significativi dellasua vicenda umana e sacerdotale, per testimoniare ai fratelli l’o-pera del Signore nei confronti di chi si mette nelle sue mani.

È don Ermanno Nigris, il nostro sacerdote carnico, salesiano,nato ad Ampezzo, incarnato nei suoi monti e nell’umanità di tut-to il mondo.

Il racconto della sua vita si snoda vivace e robusto, seguendo ilritmo e lo svolgimento di una strada di montagna, ricca di moltitornanti e variazioni di prospettive: la famiglia, la montagna, lafionda, le scalate, la chiamata, il sacerdozio, il collegio, il teatro,la scuola, la parrocchia e infine il sogno della missione sono soloalcune delle indicazioni stradali del suo suggestivo percorso.

C’è una costante in tutto questo ed è la presenza tangibile di uncuore grande e generoso che dà sostanza a tutta la sua visione poe-tica del vivere, del gioire, del soffrire e dell’amare.

Ho avuto la fortuna di conoscerlo al collegio Don Bosco di Tol-mezzo prima e di averlo poi “parrocchiano” durante il mio man-dato come parroco di Ampezzo ed ho potuto ammirare da vicinoquel calore umano che contraddistingue sempre ogni suo contattocon le persone che sono sempre preziose ai suoi occhi.

L’amore per la famiglia, per la sua terra, per la sua vocazionetraspare da ogni gesto e da ogni parola che ti trasporta in modo av-vincente alla scoperta della fonte del suo ottimismo, radicato nel-la sua fede senza fronzoli, ma appassionata, e ti coinvolge in quelprofondo senso di solidarietà verso ogni uomo, soprattutto se af-faticato nello sforzo del vivere se non del sopravvivere.

I suoi racconti, le sue poesie, le sue recite o le sue omelie nonlasciano mai spazio alla noia, per quella sua innata capacità di rac-contare e di raccontarsi che lo rende accetto a tutti.

Grazie, don Ermanno, per il tuo esistere, per la tua testimonian-za umana e sacerdotale e per quanto potrai ancora fare per testi-moniare Cristo e il suo Vangelo.

Con questo libretto stai volgendo il tuo sguardo sul tuo passato,come quando si sale sui monti e ci si sofferma a guardare la stra-da già fatta, ma so che i tuoi occhi non scruteranno solo il sentie-ro percorso, perché, guardando in alto sai bene che la salita non èfinita, ma, come conosce bene il montanaro, dietro l’apparentemeta c’è sempre una vetta ancora più in alto.

Bon viaç, alore, don Ermanno, mandi di cûr e che Diu ti com-pagni ancjemò a lunc!

X Pietro BrolloArcivescovo di Udine

NIGRIS DON ERMANNO

Don Ermanno a Pordenone.

La divisa clerical-sportiva.

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A son dis che un scric al ven dongia il barcón, chi di fûr,al gira, al entra, al va sot e al salta su,sore un arbul di rosis, ca l è sol ramàs:a lui ’ai resulta cómut fasi iódi, sclupasi e ciantâ a so maniere...Forci al’ha capit che i vuli ben;nal sa però che io i vorés iesi como lui:çiantâ, cori, masedàmi, no ve timp di pierdi.par diTi al gno Signor su chei ramàs ca son la me vita:“cetant ben che i ti vuli!”Di frut, cu lis chebis i lavi tal Bosc Bandit;A mi plaseva chel bosc: fadìa di rivâ, fadìa tal meti il palut:granc i pins, un pradut con un sterp e in piciul pin.Al mi veva insegnat gno santul Zul a meti vermenis e vuisciadis.Quantis voltis i soi lat li e tornat cun un o doi luiers.A mi disevin che i eri bon di fâ. A vul arte encia in chel.Cusì i vorés contâ al Signor lis volti che i Ti hai dit:“Ti vuli ben i par Tè io i vadi, como uè, tantis volti par nuia!”Ma ce interese? uè i hai fat chilómetros di corsa, mostrât il lavor:ma lor no han volut; a era una famea Yuquis con seis frus! Parnuia!E ce tantis voltis i scieravi la man par mostrati il lavor fate i na vevi nuia dentri di faTì iodi!Ma ce interese?: como il scric: cori, móvisi, entrà e iesci e savêche i tu mi cialis:Cun un ciantâ alegri, savint che nuia al’è par nuia, se Tu tu lu sas.

60 anni di vita salesiana: era il 16 agosto 194850 di sacerdozio: era il 29 giugno 195830 di missionario: era il 17 ottobre 1978

21 dalla freccia yuquis: era il 13 ottobre 1987Sono le date che segnano il mio andare per le strade che il Signo-re mi ha indicato. Tutto è dono e ne sono grato.Ho fatto chilometri e chilometri il mio Cristo missionario, quelloche mi ha regalato don Grigoletto la notte del 7 agosto 1947 quan-do, lasciata casa mia e le montagne della Carnia, partivo per ilNoviziato.In quel Crocifisso non appare più il volto di Cristo consumato daimiei baci, dai baci di quelli che ricevono il suo perdono e di quel-li a cui ho detto che ci vediamo dopo e sono nella Grande Par-rocchia del cielo.Rivedo il giorno in cui nella grande chiesa di Abano Tenne pienadi gente il cerimoniere chiamò il mio nome in latino: “Nigris Her-mannus”. Io non risposi subito. Mi alzai e vidi tra i fedeli mio pa-dre e mia madre. Mi sono detto: “Se loro sono stati capaci...”.“Adsum!” allora io pronunciai e mi trovai con le mani fasciate eunte di olio consacrato e la pianeta stesa a significare che potevoperdonare i peccati.

Scuola, cortile, pallone, libri e quadri, voti e note, sentieri e stra-de di fango, moto 250 e 185, parete del Vaiolet, Torre Wincler, fo-reste e fiumi da guadare, quattro cadute gravi che hanno lasciatoi segni nel mio corpo, notti senza storie da raccontare perché nonne potevo più ed ero a mani vuote... Sono venti anni che mi occupo e mi tormento con gli Yuquis. Maiuno di questi mi ha detto: “Vorrei che i miei figli fossero battez-zati”.Non ho battaglie vinte, non ho racconti di conquiste, non ho vit-torie da raccontare.Ho scritto libri e riempito pagine come il scric con un canto inde-finito che solo dice gioia di vivere e voglia di servire il Signore.Quando arriverò alla fine Gli domanderò: “Ma cosa hai trovatoche Ti fosse utile per il Regno in un ragazzo di fionda e vischio?Dimmelo”.È una vita che me lo chiedo.Sarò per Te solo un sclic che salta, si nasconde e riappare per ve-dere se ridi di me e ne sei contento.Grazie, Signore.Mano.

SCRIC

QUANTO MISURA UNA COPPA?

Quanto misura una coppa?Come si appoggiano le labbra,se si sa che la coppa ha un liquore amaroe che brilla al sole?Se viene dalle mani di Cristo,che è Colui che va vestitodi una tunica bianca con macchie di sangue,con occhi che vedono più in là del velo della carnee conosce il duro cammino dei miei pensieri?Cristo dell’orto, quanto misura una coppa?Sì, io so che ho una lunga seteche scuote tutto il mio essere con sudori e lacrime,durante notti che Ti penso e aspetto,durante giorni in cui Ti chiamo e imploro.E sembra che Te ne vai passando all’ altra spondadel lago,e la mia barca geme e si piegae non vedo se non da lontano la tua immagine biancache mi dice che sei e mi vedi.Mi lasci solo perché vuoi sapere se le mie mani sannodi remi, vela e timone?Quanto misura una coppa?Ti dissi – un giorno – che io la sapevo bere…Solo se la bevo starò con Te, sempre,nel Tuo amore silenzioso e tenero,nella Tua pace, sicuro dal peccato, per ripeterTi:“ Cristo della mia coppa,Cristo della mia vita persa e vagabonda!Cristo, mia fiducia nella solitudine del deserto!Tua Madre,Lei sa di me che sono carne Tua,per questa coppa che prendo dalle Tue manie che trasforma tutta la mia vitafin quando venga il Sole..…e sarà la pace.”

30 marzo 1995 - Don Ermanno

Don Ermanno con i suoi alunni.

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L’ULTIMO PASTOREEra notte oscura. Ormai tutti se ne erano andati ela Madonna disse: “Ora il Bambino riposerà”.Era venuta tanta gente! Tutti lo avevano avuto inbraccio e Lui con le manine a toccare i loro voltie lasciarsi baciare.Quando “toccarono” alla povera porta…“Chi può essere? Vai a dare un’occhiata, Giusep-

pe, per favore?”“Con permesso, si-gnora, posso entrare?Io sono l’ultimo pa-store, perché io ho so-lo una pecora; le altreme le ha rubate la ulti-ma montana”.E guardava la grotta epoi guardava la Ma-donna un poco preoc-cupato e pauroso. Lei aveva ancora inbraccio il Bambinocon il piccolo capo

che pendeva da un lato, pieno di sonno.“Mi creda, signora, avevo anch’io un regalo perLui: un pane e un pezzo di formaggio: li ho persi quando sono caduto lungo il sentiero.E anche mi sono sporcato… non ho voluto entra-re con gli altri…io non ho niente; però ho visto gli angeli e li hosentiti cantare...Ho lasciato il cane che tenga da conto la pecora.Posso io guardare il suo Bambino, signora?”La Madonna, che lo teneva nelle sue braccia, glidisse: “Lui, è venuto per quelli che sono come te”. Il piccolo pastore pose il suo volto scuro vicino aquello del Bambino…Dicono che gli angeli son tornati indietro… soloper guardare...

TU ES SACERDOSIN AETERNUM

Al sunava l’organo a plena vos E io ‘i entravi da la puarta granda, cun dongia il Monsignor, contént cencia peràulis: i mi eri confesat di lui da la Prima Comunióne ‘i vevi fat il cherichetto ogni sabida e domenia.I vegnìvin in procesión da la canonica; mi soi insegnàt como che i savevi ca si devi fâentrant in glesia, encia se in che volta,na eri plui il frut o il chierichetto di simpriLa int a emplava la glesia e il coro al çiantava:‘Tu es sacerdos”, cun voz fuarta e precisa,il capelàn al sunava:la voz di Ciandin a era clara.I eri rivat in sacrestia e a mi han vistìt;il Monsignor a l’ha metùt la so tónia rosae iò che verda: a era la tiercia domeniadal mes di lui, el disesiet dal mès.Cul Monsignor dongia, i soi làt al altarna capivi tant, comenciant dai pîs dal altarfin quant che i soi lât su e o hai intonat il Gloriadopo il Kirie dai ciantors, di li i hai poiàt i voisul mesàlcu lis mans viertis par l’oremus.Na l’è cas che mi impensi di plui,e mancul di dut la prediçia di don Contical mi veva vut frut in colegio e mandat in novi-ziât.Màma e pàpa a erin tal prin banc:i vevi i voi scieras e na mi impuartavace ca disevin di me…..fìntramai i eri rivat! Ce fadiis, Signôr,a stati daûr a scoltà ce che i Tu disevis,a domandami simpri se i Tu eris content di me,dal frut dal Bosc Bandìt da lis schis rotsche volta che i na eri lât a Iéspui,dal frut amic di parùsulis e lùiers,cu la voia di esi un cal va par il mont a prediçiàdi Tè.Io i sai sôl che Tu mi has costât ce tant,e i soi sigûr che a Ti Ti soi costât tant e tant diplui.Tenmi da cont.Màma tal cialà tanc fasolés ca mi vevin regalât, ami ha dit:“Biat il gno Mano, si tu has di vaì duç chei fa-solés alì.”Ce impuarte, cumó che i soi in çiasa To e che saiche na tu mi manciaràs mai di udâ?Nin incimó un toc, no? Sa Ti par… Il “pipinot” Casimiro.

Don Nigris e Don Resi.

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Anche quest’anno siamo partiti beneinsieme, fanciulli e catechiste, affidan-do alla Vergine Santa, Maria la crescitacristiana delle nostre famiglie e dell’in-tera comunità parrocchiale. Infatti, inpreparazione alla Festa della “Madonnadel Rosario” – che dà inizio all’annocatechistico – quasi tutti i fanciulli e iragazzi, con qualche genitore ci siamoritrovati in chiesa per un momento dipreghiera e di canti, curati dal maestroEmiliano. Da allora ogni settimana ifanciulli delle elementari s’incontranoil lunedì pomeriggio con la loro cate-chista, mentre un bel gruppo di ragazzidelle medie di Ampezzo e Socchievecontinuano il sabato mattina a ritrovar-si in un proficuo “lavoro” di ricerca e dipartecipazione attiva guidati dai loroanimatori dentro la proposta diocesana“Vivere la fede con Pietro”. Prima diiniziare con questi fanciulli e ragazzi ilparroco ha voluto incontrare i loro ge-nitori per presentare gli scopi e lo stileeducativo che intendiamo portare avan-ti con le catechiste e che desideriamovenga condiviso dal maggior numero difamiglie. Ci siamo così accordati sugliorari e la disponibilità anche di qualchegenitore a farsi catechista(in casa). Discreta è stata lapartecipazione, come purel’interessamento dei geni-tori in questi primi 3 mesidell’anno. Anche tra noicatechiste è emerso il biso-gno di ricercare modi estrumenti (“vetera et no-va”), adatti a comunicare ediffondere la bellezza diuna vita che crede. In certimomenti dell’anno ci in-contriamo con i nostri preti

per pregare e condividere (talvolta an-che con i catechisti di altre parrocchie)proposte e fatiche che possano soste-nerci e arricchirci di entusiasmo e spe-ranza nel camminare con i nostri bam-bini. Alcune di noi hanno partecipatocon frutto al corso d’inizio anno, tenu-tosi a Tolmezzo, per tutti i catechistidella Carnia. Nel riprendere il nuovoanno – dopo le feste di Natale – qualiobiettivi ci prefiggiamo? Penso anzitut-to quello di voler aiutare i nostri bam-bini e ragazzi a crescere nella gioia disentirsi amati e guidati da Dio, acco-gliendo con meraviglia quanto Lui cidona ogni giorno, “qualcosa di grandeche non dipende da noi, ma straordina-riamente ne facciamo parte. Siamo for-tunati!”. Lo siamo per il fatto di esserenati e cresciuti qui, nelle nostre fami-glie e nella grande famiglia della Chie-sa che ci aiuta a vivere con fede e amo-re. La preghiera che rivolgiamo a Diova avvertita in ogni occasione, anche lapiù semplice, per educare questi bambi-ni e noi al ringraziamento e alla lode fi-duciosa, superando le varie incertezze e

Catechesiiniziamo con fiducia dai piccoli...

PREGHIERA IN PREPARAZIONE ALLA CRESIMAVieni, Santo Spirito,manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori. Consolatore perfetto, ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo. Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto. O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli. Senza la tua forza, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sórdido, bagna ciò che è árido, sana ciò che sánguina.Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Dona ai tuoi fedeli, che solo in te confidano i tuoi santi doni. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna.

Padre NigrisA padre Nigris vogliono bene in molti,da Ampezzo a San Carlos, Santa Fè, SanJuan, La Enconada Ayacucho, alle co-munità oltre i fiumi Surutù e Palacio, tut-ti quelli che hanno avuto l’opportunitàdi conoscerlo in trent’anni di missione.Anche se gli anni passano e la sua chio-ma è ormai bianca come la cima del suoTinisa d’inverno, la passione e l’impe-gno sono vivi in lui come appena arriva-to in quella terra Boliviana che ormaisente “sua”.Non si ferma mai, sempre in cerca di chiha bisogno della parola di Dio al qualeha votato tutta la sua esistenza. Strin-gendo tra le mani la croce di ferro cheporta sul petto con tanta devozione, conil Niño Jesus come guida, percorre ognigiorno chilometri e chilometri di stradasterrata, spesso impraticabile dal fango,attraversa fiumi, sopporta le intemperiee la compagnia dei mosquitos, per por-tare consolazione e speranza in ogni an-golo della selva. La sua vita è come un palcoscenico: in-segna, predica, scrive poesie, fa teatro,grida giustizia, ma spesso anche piangeper questi suoi “figli” dimenticati esfruttati dai potenti.Grazie alla generosità di tante personeamiche in questi anni ha potuto costrui-re case, scuole, chiese, ha creato labora-tori di falegnameria e di taglio e cucito,centri per la promozione della donnaBoliviana, scuole serali per adulti anal-fabeti; ad Ayacucho ha fondato una pic-cola missione ed una casa di accoglien-za per ragazze e, con l’aiuto di tre suoreBoliviane, garantisce una presenza co-stante ai “campesinos”. Ha ancora unsogno nel cassetto: quello di tornare da-gli Yuquis, dai quali ventuno anni fa haricevuto la freccia.Ricordo che ho avuto occasione di in-contrarlo per la prima volta tanti anni faad Ampezzo quando veniva a stare unpoco con sua madre. Ho potuto cono-scerlo meglio in Bolivia, tra la sua gen-te. Quegli estranei, abitanti in remoteterre, i protagonisti dei suoi racconti, orahanno un volto, un nome, fanno partedella mia vita. GRAZIE padre Nigris peravermi dato la possibilità di toccare conmano la dura realtà di una missione, peravermi insegnato che “quello che si puòsi deve”. GRAZIE per avermi insegnatoa condividere la vita con gli ultimi, peraver contribuito a diminuire in me il sen-so di appartenenza a questo misero e fa-sullo mondo occidentale.

Despina

29 giugno: Mons. Pietro Brollo con i cresimandi.

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difficoltà. Ritengo che questi obiettivisiano raggiungibili quanto più la fami-glia si coinvolge nel cammino cristianodei figli, ad esempio vivendo la Dome-nica come “giorno dell’incontro festivocon Gesù e con la comunità”. Risultaquindi necessario fermarsi ogni tantodalle proprie occupazioni per vivere lafesta come “tempo liberato”, che ci do-niamo incontrando altre famiglie e ren-dendo la nostra comunità parrocchialepiù bella e viva. Questo ci aiuta a dareun senso e una risposta alle mille do-mande che ci portiamo dentro: “Per chivivo, fatico, lavoro, gioisco e sof-fro,…?”. Mi pare doveroso lasciare ainostri bambini e ragazzi dei bei inse-gnamenti che siano sostenuti dal nostroesempio; risulteranno utili e preziosidurante il loro cammino, perché si sen-tano incoraggiati al bene, nella giustadirezione.

Con fiducia, una catechista.

Camminoverso la Cresima

Anche ai ragazzi dei primi anni dellesuperiori è stato proposto di riprendereun cammino formativo, in cui incon-trarsi a riflettere e a discutere insiemesui molti aspetti della vita, alla luce delprogetto cristiano. Quanta fatica però acoinvolgerli e a trovare spazio e inte-resse nelle loro giornate così occupate.Pare che si accontentino solo del ritro-varsi per divertirsi e passare bei mo-menti insieme. Eppure – presi singolar-mente – c’è in ognuno di loro un desi-derio di approfondire e di esprimere inmaniera seria nel gruppo quanto stannovivendo. All’inizio dell’anno si è loroproposto di scrivere i motivi per cuichiedono di prepararsi alla Cresima,ora da lì si partirà aiutandoli anche per-sonalmente – visto l’esiguo numero deiragazzi (4 di Ampezzo e 3 di Sauris) –a fare un giusto cammino di maturazio-ne del loro vivere da adolescenti. In-contrando questi ragazzi, insieme ai lo-ro genitori, si sono chiarite le difficoltàe le ragioni per poter iniziare un profi-cuo (speriamo!) cammino, che li vedacoinvolti e partecipi ai loro incontri (delgiovedì sera), talvolta in iniziative co-muni con i cresimandi della forania. Ciauguriamo così di aiutare i nostri ra-gazzi a crescere nella vita cristiana, chefaccia bene a loro e alla comunità par-rocchiale di cui fanno parte. Buon cam-mino. Noi vi siamo vicini.

I catechisti

continua da pag. 11

Inaugurazione dell’annocatechistico 2008-09

Per desiderio del nostro vicario Foraniale Monsignor Pietro Pil-ler, si è voluta celebrare domenica 12 ottobre alle ore 10:30 nelduomo di Ampezzo, la S. Messa da dedicare all’inaugurazionedell’anno catechistico 2008/2009 per tutta la Forania di Ampez-zo. La partecipazione entusiasta, si è preparata, partendo da unariunione col gruppo giovanile ad Ampezzo, durante la quale ab-biamo scelto i quattro brani da far cantare e suonare ai nostri ra-gazzi; in un mese scarso, grazie ad Emiliano che ha registrato ibrani su cassetta; grazie ad Alberto che l’ha triplicata; grazie adAnnaLuigia che l’ha fatta ascoltare ai ragazzi durante i pranzi or-ganizzati le ultime domeniche di settembre grazie agli Icemen diFabio; grazie a Laura che ha fatto studiare i brani col flauto aisuoi alunni…

Come “ruscelli che si mettono insieme e sono mare”, siamo arri-vati preparati all’incontro gioioso, festa per tutte le parrocchie dellaForania. La S. Messa domenicale è stata così amplificata sia per l’a-nimazione del Coro Foraniale della maestra Enza, sia per la solitabravura gioiosa dei nostri giovani coristi e flautisti, sia per il finaleesplosivo della Marching Band del maestro Flavio. La concelebra-zione dei parroci, le parole lette dalla responsabile dei catechisti, lanostra Claudia, di seguito riportate hanno così accolto pienamentel’invito dell’anno:

“venite alla festa: viviamo e trasmettiamo la fede

mediante la festa cuore del tempo”.

Cari ragazzi, fino a ieri non ci conoscevamo e oggi cantiamo in-sieme.

Per incontrarvi ed accogliervi nella Festa, noi catechiste ci siamopreparate ad Ampezzo, ai corsi di formazione di Tolmezzo ed adUdine.

Abbiamo desiderato questa festa perché vi vogliamo bene e gra-tuitamente vi restituiamo quello che abbiamo ricevuto.

Lavorando volentieri, anche durante le vacanze, siamo riusciti aprogrammare il tema della Festa, per scoprire che è Gesù il cuore deltempo, è Gesù il nostro tempo, e solo con Gesù la festa è bella, ed èGesù che ci ha invitato a cantare, a pregare e a ringraziarLo.

È Gesù quindi che ci chiama, infatti tutte le comunità della Fora-nia (ovvero Forni di Sopra, Forni di Sotto, Sauris, Ampezzo, Soc-chieve, Preone, Maiaso, Enemonzo e Raveo) hanno le loro catechi-ste a volte affiancate dalle mamme per il bene dei loro figli nostrofuturo.

Gli appuntamenti con il catechismo sono iniziati in tutte le par-rocchie, l’anno liturgico ha appena avuto il via,e noi catechiste ditutta la Forania ci incontreremo mercoledì 15 ottobre in canonica adAmpezzo per vedere insieme le proposte della Diocesi,i sussidi ed iprogrammi.Colgo l’occasione per ringraziare tutti.

Graziella Urso

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Corso di formazioneper i referenti foranialid’ambito Castellerio18 e 19 ottobre

La tradizione? Immutabile è il mi-racolo dell’annuncio!Fare memoria aspettando... Gesù

che viene.I mezzi e la maniera per trasmet-

tere la fede alle nuove generazioniaffinché queste possano vivere unacosa del passato con il gusto dellanovità dipendono da noi e dal nostrointeresse ad aggiornarci.

Il teologo laico prof. Andrea Grilloha tenuto una relazione sulla post-mo-dernità, l’epoca piena di risorse nonsenza complessità in cui viviamo,leconquiste che l’umanità del mondooccidentale ha ottenuto:1.libertà politica - noi siamo soggetti

originari di diritti dalla nascita2.libertà morale - originariamente non

siamo liberi, lo diventiamo incontran-do altri individui liberi (oggetto di do-veri) la mia libertà comincia quandocomincia la libertà di un’altro

3.libertà religiosa - gratuitamente do-nata dall’alto, la libertà vissuta co-me grazia noi infatti siamo liberatidalla paura della morte che è nostal-gia, diffidenza, schiavitù.Libertà che suppone un’autorità (pa-radosso) un’obbedienza ad uno stiledi vita e a una gerarchia.La Chiesa, popolo di Dio, come vi-

ve quest’epoca?Può chiudersi verso chi è lontano

dalla vita parrocchiale preoccupando-si solo di mantenere l’identità? Diven-terebbe setta. Deve per forza trascura-re l’identità diventando un’agenzia diservizi pur di andare incontro a tuttisenza curarsi di trasmettere né sensoné parola chiave per la comprensione?

La Chiesa si riconosce tempio delloSpirito Santo, ed accoglie necessaria-mente tutti come fratelli in Cristo, neldiscepolato dunque, mantenendo l’i-dentità cristiana.La verità della tradizione non è

arrestare la storia in virtù di unprincipio, ma modellare la storiamediante quel principio.

Oggi c’è lo spazio per tutti e questoè il tempo opportuno e favorevole perpoter operare ognuno con il ruolo chegli spetta.

Claudia Lozza

RIPARTIRE DALLA CATECHESIPER ADULTI......è questa la strada che necessariamentesi deve percorrere per una pastorale giovane?

Anche durante il periodo quaresimale 2008 la Forania di Ampezzo haorganizzato un a serie di incontri con il prof. don Stefano Romanello, sti-mato biblista e docente di esegesi al Seminario di Udine.

Il tema dell’anno è su S. Paolo.Io mi permetto di fare con voi alcune riflessioni su due argomenti trat-

tati.Il primo dei quali riguarda la Conversione di S. Paolo.La tradizione cristiana ricorda l’episodio e ne fa memoria il 25 gennaio

perché è consapevole dell’importanza dell’avvenimento.Quando noi parliamo di conversione intendiamo il cambiamento di di-

rezione, però anche Saulo era ebreo e credeva nello stesso Dio di GesùCristo.

Era stato discepolo del famoso rabbì Gamaliele il quale era un’onestomembro del Sinedrio. Gamaliele si era accorto, infatti, che Gesù era unGiusto e il suo processo una farsa, per questo motivo non ha preso par-te né al processo né alla condana (questa breve parentesi per farvi capi-re la bontà del rabbì che ha istruito Saulo, si trova un bella frase di Ga-maliele in Atti 5,34-39).

Saulo credeva che la salvezza del popolo eletto dipendesse dalla tradi-zione dei padri, in particolar modo la Legge mosaica, (vedi la circonci-sione, il sabato, i sacrifici al Tempio, le diverse abluzioni per purificar-si, la parentela....... sapientemente tramandate di generazione in genera-zione) Saulo stava giocando la sua vita su questa cose per cui ha visto inGesù Cristo un pericoloso sovversivo, anarchico e rivoluzionario.

Gesù non ha abolito nessuno dei principi elencati sopra, ma allo stes-so tempo ha dato un significato nuovo, i principi sono un mezzo non unfine, per arrivare a Dio bisogna amare il prossimo (avevo fame...... ave-vo sete....... ero ammalato.....).

Gesù, con autorevolezza,diceva che tutti siamo amati allo steso mododa Dio, perché siamo tutti figli suoi, e addirittura diceva che i peccatori,i poveri, gli invalidi e gli ammalati occupano un posto speciale nel cuo-re di Dio ed è per questo che ha mandato il Figlio suo tra di noi.

Tutto questo faceva arrabbiare il sistema che era al potere allora e Sau-lo ha visto bene nel Gesù di Nazareth (che poi é stato ucciso di una mor-te ignominosa pari a quella degli schiavi) un rivoluzionario.

Sulla strada per Damasco Saulo ha sentito e visto Gesù Crocifisso èstato allora che ha convertito la sua maniera di ragionare, pur mantenen-do i rigori morali della sua istruzione farisaica. Saulo ormai è morto e S.Paolo ha compreso che la salvezza del popolo eletto (e grazie proprio aS. Paolo di tutti i popoli compreso noi) è grazia data da Gesù morto e ri-sorto per noi.

Il secondo argomento è tratto dalla 1ª lettera ai Corinzi, cap.15 ver. 20:Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.Qui l’apostolo ci vuole spiegare che la resurrezione di Gesù non ri-

guarda solo il Signore per i suoi meriti (è stato bravo, ha ubbidito ha fat-to solo del bene........ per cui é risorto dalla morte) ma essendo Lui la pri-mizia significa che Gesù è stato il primo ma non l’unico a vincere lamorte, il Signore ha riaperto la via che conduce a Dio, ha riallacciato irapporti tra Dio e l’uomo, sconfiggendo la morte questa non ha più l’ul-tima parola sulla vita.

A voi lascio le dovute riflessioni sulla figura di S. Paolo Apostolo, sul-la ricchezza di ciò che ci ha lasciato e sulla sapienza di Nostro Signorenel scegliere i suoi collaboratori.

Claudia Lozza

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FORANIA DI AMPEZZOAmbito Caritas; un sintetico aggiornamento

Inizio con il messaggio e l’invitoche Nazim Hikmet invia a suo figlionelle sua ultima lettera.

Non vivere su questa terra come unestraneo Credi al grano, alla terra, al mareMa prima di tutto credi all’uomo.Senti la tristezza del ramo che seccaDell’animale ferito che rantola,ma prima di tutto senti la tristezza eil dolore dell’uomo.Ti diano gioia tutti i beni della terra,ma soprattutto ti dia gioia l’uomo.

Invito e sentimento di attenzioneverso l’uomo che rappresenta lastessa forza che sospinge i nostricuori a patire con chi è meno fortu-nato, perché per tutti noi qualunqueuomo è presenza e immagine di Cri-sto Dio.

Sono trascorsi tre anni da quandocon Mons. Piller abbiamo dato il viaalla Caritas foraniale ed è trascorsoun anno dal mandato del Vescovo.

Possiamo dire con soddisfazione,di aver dato corpo al programma checi eravamo prefissi. È un programmache vede coinvolti tutti i parroci del-la forania, e quindi tutte le parroc-chie, sia a livello economico (costitu-zione di un fondo Caritas foraniale)che di piena condivisione e disponi-bilità di spirito per far assaporare a

chi si trova nella solitudine e nell’e-mergenza che la Speranza Cristiana èun bene sempre presente. La Speran-za Cristiana consente di superare i ti-mori e i pudori umani, perché l’esse-re figli dello stesso Creatore consen-te di gioire o soffrire empaticamenteinsieme.

Nel pratico, abbiamo costituito ereso operativo un gruppo foranialedi consultazione, di formazione e diapprofondimento. Abbiamo accoltoin un appartamento della canonica diSocchieve due bravi “ragazzi suda-nesi” e, per il loro inserimento e co-noscenza del territorio, 4 personecostituiscono un gruppo di tutor.Non solo per facilitare, sempre inmodo essenziale, la loro permanen-za, ma anche per comprendere la lo-ro differente cultura sociale, religio-sa, alimentare e psicologica, per farsi che queste diversità possano rap-presentare una fonte di arricchimen-to dei nostri cuori, delle nostre men-ti e poterci sentire parte di una stes-sa famiglia: la famiglia umana. Almomento in cui scrivo il più giovaneAlì si trova a Torino per un corso re-gionale di carpentiere che durerà cir-ca sei mesi, mentre Kalid dall’iniziodi dicembre è in Calabria per la rac-colta delle arance. Dovrebbe rientra-re per fine gennaio e spero per allo-ra di aver trovato per lui un posto di

Le propostedei sacerdotidella Forania

Nella congrega di martedì scorso, isacerdoti della forania hanno elaboratoalcune proposte per il prossimo anno pa-storale da presentare nell’assemblea de-gli operatori pastorali di questo fine set-timana. Riporto ora per ogni ambito pa-storale la sintesi quanto è emerso. Sesaranno condivise, anche con le oppor-tune modifiche, queste proposte verran-no inserite nel calendario annuale delleattività con data, luogo, orario, e perso-ne responsabili. Premettendo che tuttoviene fatto per fede, speranza e amore.

Per la LITURGIA viene proposto: -una sensibilizzazione sulla DomenicaCristiana. - livello parrocchiale o interpar-rocchiale l’incontro settimanale sulla Pa-rola di Dio della Domenica come mo-mento di formazione per i lettori e i cate-chisti- viene aggiornato il calendario delcoro Foraniale e dei cori parrocchiali. Vie-ne proposto un orario comune delle S.Messe che permetta una interazione tra leparrocchie. Per la CATECHESI vieneproposto: - inizio e conclusione a livelloforaniale assieme. - La formazione dei ca-techisti a Tolmezzo a fine settembre. Unprogramma comune - la cresima tra dueanni. Riproporre in quaresima gli incontricon don Stefano Romanello sulla Paroladi Dio. Per la PASTORALE GIOVANI-LE viene proposto: - la ripresa degli in-contri itineranti in forania, la formazionedi un gruppo di animatori - la ripropostadi cineforum o cinecena, - la collabora-zione con altre realtà che si rivolgono aigiovani - incontri con gli studenti univer-sitari nelle loro sedi. - una attenzione peri giovani operai. - Una attività di volonta-riato. - Organizzazione dei campeggi. Perla CARITAS viene proposto: - valorizza-re le realtà esistenti come vicinanza ai piùdeboli. - Continuare e portare a conoscen-za l’attività del gruppo Caritas foraniale edell’iniziativa di accoglienza di extraco-munitari già in atto. Possibilità di un fon-do per singoli e famiglie bisognose. Offri-re informazioni su possibilità di lavoro.Continuare a livello parrocchiale e fora-niale le attività per le MISSIONI. Pastora-le delle FAMIGLIE, incontri con le fa-miglie per la catechesi dei figli; con ilgruppo di genitori della scuola materna -Riproporre gli incontri con don Faccin innovembre. - corsi di preparazione al ma-trimonio a Tolmezzo. Vicinanza alle fami-glie in difficoltà. (Come fare?). Infine perle COMUNICAZIONI, continuare il la-voro con il gruppo foraniale e istituire efar funzionare il sito. Valorizzare il fogliosettimanale e i bollettini parrocchiali. ??????????????????????????

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lavoro sia pure a tempo determinato.Se ci fossero ulteriori difficoltà a re-perire un lavoro, mi auguro cheemergano delle richieste da parte dialcune famiglie o da persone singoleper svolgere anche lavoretti come iltagliare o immagazzinare la legna oaltri lavoretti simili.

Altre attività sono in elaborazionee chissà che presto non si riesca arealizzarle.

Per quanto riguarda l’aspetto mis-sionarietà, posso solo affermare chesono davvero tante le iniziative pre-senti in forania: sia considerando isostegni economici a vari progetti invarie parti del mondo, sia con la pre-senza in terre lontane di nostri sacer-doti e di laici, sia con le adozioni adistanza, sia con varie operazioni disensibilizzazione. Penso di non po-ter essere smentito se affermo che lanostra forania, anche se decisamenteperiferica, geograficamente rappre-senta un fiore all’occhiello per lanostra diocesi.

Concludo dicendo che viviamo inun periodo storico, dove i cambia-menti sociali ed economici sono ra-pidi e a volte sconvolgenti, ma chenoi operatori della Caritas saremosempre vicini a quelle emergenze, divaria natura, che si presenteranno.Emergenze reali, immediate ma an-che emergenze a volte rappresentatedalla paura di un futuro incerto;emergenze che spesso hanno bisognodi una semplice attenzione, vicinan-za, ascolto e a volte di un abbraccio.

Colgo l’occasione per ringraziaretutti coloro, privati e aziende, checon la loro disponibilità ci sono statidi grande aiuto per poter operare conattenzione e anche materialmentenei confronti di quanti erano e sonoimmersi nelle più varie difficoltà.Un ringraziamento a tutti i parrocidella forania per la sensibilità e la di-sponibilità; un ringraziamento parti-colare ai laici che stanno compien-do, a cura della diocesi, un percorsodi formazione anche se gli orari cheli vede partecipare sono molto impe-gnativi.

Ringrazio mons. Piller per l’ap-poggio ed il sostegno che manifestain questa operazione di collabora-zione con il mondo laico in quantorappresenta una piccola rivoluzioneche richiede da parte di tutti parteci-pazione, moderazione, passione edesiderio di costruire e dar corpo alsogno di Dio.

Massimo

ERO FORESTIEROE MI AVETE OSPITATO…Sono parole di Gesù in quel capitolo 25 di Matteo che ci ricorda leopere di misericordia dove il Signore si presenta in colui che ha fa-me, sete, è forestiero ecc. e ci dirà nel giorno del giudizio se ci sia-mo occupati o no di Lui, se abbiamo risposto o no alle esigenze checi presentava in ogni uomo che è in qualsiasi modo bisognoso di so-lidarietà e di amore. Io ricordo queste parole ogni volta che qual-cuno bussa alla porta, mi ricordo di quelle parole ogni volta che imezzi di informazione ci parlano di quei disperati che fuggono dal-la miseria e dalla guerra, rischiando la vita per arrivare in una terrache ritengono più ospitale, più vivibile. Sappiamo bene quantapreoccupazione desta oggi questo fenomeno di migrazione, semprepiù massiccio e sappiamo che genera anche chiusure e discrimina-zioni ma dobbiamo renderci conto che il futuro della nostra societàavrà queste caratteristiche multietniche e multiculturali.Per ognicristiano che vive il vangelo, queste persone sono dei fratelli neiquali siamo chiamati a riconoscere il Signore stesso che ci chiededi fargli spazio, di aiutarlo, di amarlo, di condividere con lui quan-to la provvidenza, anche senza nostro merito ci ha dato. Questi mo-tivi hanno ispirato la scelta dell’accoglienza anche al nostro grup-po Caritas foraniale, che dopo un anno di preparazione vede oraconcretizzarsi un piccolo segno di accoglienza in collaborazionecon l’associazione “Vicini di casa” animata da don Pierluigi DiPiazza a Zugliano. Nell’appartamento della casa Palet annessa allacanonica di Socchieve, verranno ospitati per la durata di un anno,due giovani provenienti dal Sudan e dall’Eritrea. Questo venerdì so-no stati a vedere il luogo, assieme a don Pierluigi. Attualmente so-no ospiti nella struttura di Zugliano e hanno regolare permesso . Al-cune persone del nostro gruppo Caritas si occuperanno di questigiovani per introdurli nel nostro ambiente e per cercare una possi-bilità di lavoro. Sino a quando non potranno essere autonomi eco-nomicamente, le parrocchie della nostra forania sosterranno le spe-se necessarie al sostentamento, fissate in una modesta quota fissamensile. In accordo con l’associazione “Vicini di casa” e con ilconsiglio pastorale di Socchieve, è stato redatto un regolamento cheprevede le modalità e i tempi di questa accoglienza. In seguito viaggiorneremo su questo. È un piccolo segno, una goccia nel maredelle esigenze che ci interpellano ma è come quel piccolo seme del-la parabola che abbiamo ascoltato domenica scorsa, come quel lie-vito nascosto che trasforma tutta la pasta. Il Regno di Dio, nella sualegge d’amore, si manifesta così. In Carnia tra l’altro, conserviamovivo il ricordo di una emigrazione sotto la spinta della miseria esappiamo bene, nella testimonianza di tanti che cosa significhi cer-care uno spazio di vita in un mondo lontano. Questa memoria cispinge oggi ad essere ospitali e a guardare con comprensione a tut-te quelle persone che sono giunte e giungeranno tra noi in questaepocale trasformazione del nostro mondo che tutti possiamo osser-vare. In un altro momento vorrei parlare anche dei tanti stranieriche già sono tra noi e svolgono un compito prezioso e indispensa-bile, come le badanti; solo ad Ampezzo attualmente ne abbiamosette; a queste si aggiungono famiglie di rumeni e diverse personeprovenienti dall’Africa e dall’est europeo. Tutti nostri fratelli e “vi-cini di casa”.

Mons. Pietro

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e poi cenare tutti insieme. In questomodo facciamo incontrare gruppi dipaesi diversi, pensando in particola-re alla necessità di riportare la vitadei ragazzi a una dimensione di co-munità e di condivisione fraterna:prima di tutto è fondamentale co-struire un’atmosfera accogliente,rapporti di amicizia e di gratuità,dai quali poi deriva tutto il resto.

L’ideale è creare sempre più nu-merosi momenti di questo tipo (co-me sono anche le Cacce al Tesoro),incroci di persone, generazioni e lo-calità diverse che dialogano e siscambiano le loro esperienze, occa-sioni per mescolare i propri “vissu-ti”, nelle quali ognuno è stimolato eimpara dall’altro qualcosa, senten-dosi più ricco e consapevole.

Questi momenti servono ancheper parlarci e per ascoltarci, ci aiu-tano a vicenda a suscitare le do-mande e a rispondere insieme: è lasfida dell’annullamento delle posi-zioni singole, egoistiche, in cui cibarrichiamo, perché Cristo stesso siè “spezzato”. E in questo “ascoltar-ci” è anche l’essenza dell’Amoreche, come sottolinea De Mello,consiste in una “chiarezza di perce-zione e precisione di risposta”.

I giovani hanno bisogno di perce-pire una comunità che li ascolta edà loro delle risposte: se gli adultiameranno ciò che amano i giovani,anche i giovani ameranno ciò chegli adulti amano, proprio come nelrapporto tra la volpe e il piccoloprincipe nel libro di Saint-Exupèry,dove “addomesticare” vuol dire“creare dei legami”.

Nel segno di una condivisione ecollaborazione il più larghe possibi-le, abbiamo continuato a sostenere

Anche durante il 2008 il gruppodi Pastorale Giovanile ha tentato dimuoversi a livello foraniale, crean-do una “rete” che renda possibileprogetti e un’azione condivisi. Ilnostro obiettivo è supportare lerealtà piccole e far circolare le ri-sorse nelle varie comunità, con unarricchimento reciproco e tenendoconto delle singole specificità: più“teste” e contributi producono cer-tamente più idee e meglio di una so-la e insieme è più facile concretiz-zarle. Non è più tempo di territoria-lità chiuse, come vediamo anche alivello amministrativo, scolastico,sportivo.

Sulla base di questi presupposti,nell’autunno 2007 abbiamo iniziatoa proporre un ciclo di incontri itine-ranti che hanno toccato diversi pae-si, da Forni di Sopra a Enemonzopassando per Ampezzo, e che eranolegati al tema “Narrare la Speran-za”: in queste occasioni, dedicateprima a “Sogni e realtà del mondogiovanile” e poi, nel periodo quare-simale, a “Cerco il tuo volto” (suchi è Gesù per i giovani), volevamocominciare un cammino comune,presentarci come gruppo ai giovanidel posto e soprattutto conoscerli,metterci in ascolto, capire quali so-no le risorse e le difficoltà che in-contrano.

La stessa formula è stata ripropo-sta quest’anno in un primo ciclo tranovembre e dicembre, dedicato allerelazioni: l’invito a “essere connes-si” (“Be connected!”) con le perso-ne e con il mondo che ci circonda, ea dare il meglio di sé con l’aiuto delmessaggio di Cristo, ha voluto at-tualizzare anche la riflessione sullafigura di Pietro, che ci accompa-gnerà nel percorso del 2008-2009incentrato sul tema “Narrare la Fe-de”. Pietro sarà visto più come com-pagno di strada, amico, personaggiodall’umanità “integrale”, per nullaidealizzata e perciò disarmante: conlui scendiamo alla radice della que-stione della Fede, perché ci mostrala fatica di credere e la difficile coe-renza della testimonianza. “Gettarele reti” significa proprio uscire dal

proprio individualismo e fidarsi delprogetto di amore che Dio ha pensa-to per ognuno di noi, esprimendocosì al massimo le nostre risorse.

Abbiamo pensato a momenti piùvicini alla vita di ogni giorno, al-l’affettività, ai rapporti interperso-nali, alle aspirazioni più profondedei giovani, utilizzando anche lenuove tecnologie: dobbiamo infatticonfrontarci con dei ragazzi semprepiù “glocali”, che hanno un piedenel mondo globalizzato e l’altronella piccola dimensione in cui vi-vono, e sono quindi “tirati” da piùparti, dissociati, obbligati a conci-liare cose diversissime tra loro perrimanere “a galla”.

In una situazione così poco omo-genea, molte volte percepiamo unsenso di inadeguatezza, di “inattua-lità” del messaggio cristiano, e ladifficoltà a raggiungere i giovani,ma nello stesso tempo non ci mancal’entusiasmo, la creatività della spe-rimentazione: siamo consapevoliche, nella società in cui viviamo, leforme non possono più rimanere ri-gide, ma devono essere elastiche, incontinuo movimento, un po’ “sor-prendenti”, perché i giovani riesco-no a intercettare meglio il nuovo espesso bollano già in partenza leproposte religiose come “noiose”,prevedibili. Il fatto di dover ripensa-re il modo di parlare di Cristo aigiovani, incarnandolo nella lororealtà di ogni giorno, può diventaredavvero uno stimolo per superaretanti luoghi comuni ereditati dalpassato: certo c’è bisogno di farpassare un messaggio di gioia, difreschezza, di “leggerezza”, e diriavvicinarli al momento della Mes-sa, con il quale il rapporto è diffici-le, anche per i suoi “ritmi” comple-tamente diversi.

Forse proprio per questo piaceredi trovarsi in situazioni meno “con-venzionali” e schematiche, è un suc-cesso l’esperienza di “CineCena”,partita il 4 gennaio 2008 nel teatrodella Canonica di Socchieve e desti-nata a tutta la Forania: una volta almese, di venerdì, proponiamo degliincontri per vedere un film, parlarne

arrare la fede ai giovaniN

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le iniziative diocesane e soprattuttoquelle del Laboratorio di PastoraleGiovanile della Carnia: dopo le Ve-glie di Enemonzo e la Via Crucis deigiovani di Cesclans, sono in pro-gramma altri eventi del genere aOvaro e a Tolmezzo, che scandisca-no i momenti “forti” e aiutino i ra-gazzi a fare più chiarezza sulle loroscelte religiose.

Narrare la fede ai giovani di oggiè una sfida che va reinventata incontinuazione e non ha mai approdisicuri, anche perché il tempo storicoche viviamo sembra “indifferenzia-to” e ci porta a sospendere le scelteimpegnative per appiattirci sul pre-sente e conformarci acriticamente al“così fan tutti”, a pensieri già pre-confezionati.

I giovani respirano questa atmo-sfera, sono sempre più fragili e in-capaci di fare delle scelte, ancheperché gli adulti stessi si presentanoin questo modo e ritengono che nonsia una priorità investire in una for-mazione spirituale: parole come“scelta”, “fedeltà”, “definitivo”,“unico”, “per sempre” non esistonoquasi più nel loro vocabolario, i va-lori sono “liquidi”, variabili a se-conda delle circostanze in cui ci sitrova e delle convenienze.

Di questa “fluidità” sono sintomiil primato delle sensazioni sui senti-menti, l’esibizione continua e “su-perficiale” del corpo, la sparizionedel senso di comunità, la corsa al-l’individualismo, la logica della“rottamazione” per cui le cose si de-vono subito usare e subito buttare,un’idea della verità come “demago-gia”, da predicatori televisivi, quellache Vattimo chiama “capacità reto-rica della persuasione”, completa-

mente diversa dall’idea cristiana diverità, che va al di là delle mode edelle necessità del momento e si in-carna nella persona di Cristo.

Di questa “fluidità” dobbiamoperò anche tenere conto e trovareuna forza intrinseca della fede al dilà del sentimento religioso che neigiovani è sempre più debole e siesprime in forme meno “tradiziona-li” e dogmatiche: nei nostri paesi èuna sfida ancora possibile, non soloperché intorno ci può essere una co-munità ben riconoscibile e in qual-

che modo “preoccupata”, ma ancheperché i giovani qui mantengonoancora una certa sobrietà e “inte-grità” di fondo e sono più legati al-la vita “vera”.

È importante perciò aiutare i gio-vani a rendersi sempre più responsa-bili e protagonisti del loro futuro:questo dipende anche dalla nostratestimonianza di fiducia e di dialo-go, e dalle possibilità di crescita e diprogettualità che sappiamo offrire.

Emiliano e Gianni

CAMPEGGIO 2008Tanti sono i magici e bei momenti che si trascorrono durante un inte-ro anno. Ma uno di questi è il campeggio a Sappada e precisamente inVal Sesis a 1700 metri di altezza, a poca distanza dalle sorgenti delPiave. Una funzionale malga “Oxnhutte” che tutti coloro che ci sonostati chiamano: “la nostra casetta”. A periodi di sette giorni si alterna-no i vari gruppi di ragazzi, seguiti da mons. Pietro, guida insostituibi-le durante le numerose escursioni, con alcune mamme, zie ed anima-tori. Una settimana basata sullo stare assieme a stretto contatto, senzatutte le comodità delle nostre case, aiutandoci l’un l’altro con spiritodi amicizia e tanta voglia di sentirsi, grazie alla pace del posto e al-l’impronta dei parroci che ci accompagnano, vicini a Gesù. Qualchepasseggera lacrimuccia dei più piccoli, la sera, rischia di spegnere ilbel falò che ci accoglie tutti intorno seduti sopra belle panche di legnofatte dai bravi amici, a cantare e lodare il Signore per la meravigliosagiornata trascorsa.

G.C.

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GENNAIO 2008Dopo l’Epifania, cominciando da

Sauris e poi dal 11 gennaio, sonoiniziate le benedizioni delle fami-glie. Un annuale appuntamento perun incontro personale del parrococon tutti i suoi parrocchiani. Si sonoconclusi i mercatini di solidarietà,opera dei bambini del catechismo edei genitori. Il ricavato è devolutoparte alle missioni e parte al “CentroCalducci”. Le domeniche pomerig-gio, i ragazzi e bambini del catechi-smo sono andati a Sappada a patti-nare per concludere con la cena a ca-sa di mons. Pietro. Il 27 gennaio,dopo la S. Messa in suffragio di TitaMiurin e con Elio Spangaro, nellasala dell’asilo di Ampezzo si sonoesibiti i cori: Sorgenti del Piave diSappada, il coro di Paularo e il “Vil-la corus”. Il 26 gennaio si svolgel’annuale cena dei donatori di san-gue di Ampezzo.

FEBBRAIOIl 5 febbraio si coclude il carneva-

le con la festa dei bambini presso lascuola materna di Ampezzo. Il gior-no 8 febbraio alcuni giovani della fo-rania partecipano alla veglia di pre-ghiera con l’Arcivescovo a Udine.Martedì 12 febbraio, inizia la seriedei quattro incontri sulla Parola diDio, tenuti dal prof. Don StefanoRomanello, per tutta la Forania diAmpezzo. Il 16 febbraio, ad Ampez-zo, tiene una conferenza sul tema

della solidarietà don Pierluigi DiPiazza, fondatore del “Centro Bal-ducci “di Udine. Durante la quaresi-ma si riuniscono i vari gruppi per leattività in forania. In modo partico-lare sorge il nuovo gruppo per la“Comunicazione” con rappresentan-ti di ogni paese. Il 23 febbraio, i gio-vani cresimandi della forania visita-no la comunità “La Viarte” di SantaMaria La Longa. Il 27 febbraio siriunisce il consiglio pastorale fora-niale.

MARZOIl mese di marzo è incentrato nella

vita parrocchiale sulla settimanaSanta, centro di tutto l’anno liturgi-co, con le “Quarant’ore di adorazio-ne” e il solenne triduo Pasquale.Ogni attività e ogni iniziativa tende avalorizzare questi appuntamenti cosìimportanti.

La frequenza agli appuntamenti li-turgici risente dei tempi secolarizza-ti e non c’è mai molta folla.

APRILEIl 5 aprile nella sala dell’asilo si

svolge una serata musicale con la so-cietà filarmonica “La Prime Lus” diBertiolo e il corpo bandistico “Val diGorto”. Il 12 Aprile si svolge lagrande raccolta diocesana di indu-menti. Il 13 aprile si svolge la “FestaDiocesana dei chierichetti” Domeni-ca 20 aprile, sempre a Udine, si svol-ge l’assemblea Diocesana dei Re-sponsabili Pastorali Foraniali. Du-rante l’assemblea, i partecipantisaranno chiamati a far emergere daicinque ambiti in cui si sviluppa l’at-tività pastorale (liturgia, catechesi,carità, giovani e famiglia) le “fragi-lità” pastorali più urgenti su cui im-pegnare unitariamente la nostraChiesa locale.

I sacerdoti della Forania, si riuni-scono questo mercoledì in prepara-zione all’assemblea diocesana. I re-sponsabili d’ambito hanno già invia-to una loro relazione.Venerdì 18aprile, ad Ampezzo, il Prof. Gasser,parla della storia e del patrimoniodella musica Gregoriana.

Il 20 aprile si apre la mostra sullasacra Sindone presso i locali del tea-tro della scuola materna di Ampez-zo. Il 23 aprile, l’arcivescovo incon-tra i giovani cresimandi e benedicela mostra sulla sacra Sindone.

MAGGIOLa recita del Santo Rosario ogni

giorno e i tre appuntamenti per la S.Messa delle rogazioni (nella cappelladella Maina, in duomo, nella cappel-la degli alpini) caratterizzano la vitadi fede nel mese di maggio. Per i gio-vani si svolge a Udine la veglia dipentecoste il 9 maggio. Il giorno 10maggio vede un importante incontromusicale nel duomo di Ampezzo coni cori di Sauris, Forni di Sotto, Fornidi Sopra, il coro foraniale, il coro diVinaio. Il 18 maggio nella sala del-l’asilo di Ampezzo si svolge la festadella famiglia con i bambini e i geni-tori. Il 23 maggio, nella sala dell’asi-lo parrocchiale Ado Maieron e suamoglie Andreina, ci parlano del -l’UNITALSI. Il 30 maggio si svolgeuna gita pellegrinaggio al santuariodi Chiampo. Il 25 maggio, Solennitàdel Corpus Domini, ci sono le primecomunioni dei bambini di Ampezzo

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Cronaca parrocchialeC

Mons. Pietro Brollo incontra i cresimandi e inaugura la mostra sulla sacra Sindone.

I sacerdoti in gita al paese natale di Bene-detto XVI.

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Il coro foranialeIl coro foraniale di Ampezzo giunto oramai al 4º anno di attività, vede riu-niti rappresentanti di quasi tutti i paesi della forania di Ampezzo. È nato inoccasione dell’ordinazione di don Giuliano e ha poi continuato con il suoservizio nelle liturgie dei paesi della forania e non solo (ha cantato infattidurante le liturgie celebrate a: Preone solennità di San Giorgio che que-st’anno ha avuto come celebrante il Vescovo mons. Brollo; Ampezzo duran-te le Cresime celebrate il giorno 29 giugno 2008 anniversario dell’ordina-zione sacerdotale di padre Nigris; Socchieve nella festa patronale del “Per-don di San Francesc”; Forni di Sopra nella giornata di ferragosto;Enemonzo nella celebrazione liturgica dedicata alla Madonna del Carmi-ne; Ampezzo l’8 dicembre in occasione della messa di saluto celebrata dadon Giuliano).È un’esperienza che sicuramente andrebbe estesa anche in altri ambiti. As-sistiamo infatti ad un impoverimento generale dei nostri paesi e sicuramen-te l’occasione di ritrovarci insieme, oltre i confini che delimitano ciascunterritorio, non può che arricchirci. Il vescovo aveva scelto la nostra foraniacome “pilota” di un progetto in tal senso: il coro foraniale vuole persegui-re questa strada!Grazie a questo coro è nato un gruppo di amici che con passione e impe-gno mette a disposizione il suo tempo per imparare e per animare con i can-ti le liturgie più importanti. C’è da dire che le esecuzioni trovano semprepositivi consensi.Vorremmo che la nostra esperienza fosse di esempio per tante altre comu-nità. In questo tempo, in cui l’individualismo perversa anche nelle nostreparrocchie, sarebbe davvero auspicabile che ci impegnassimo ad uscire dalnostro “orticello” per aprirci agli altri ed assaporare la gioia dello stare in-sieme.La musica e il canto sicuramente facilitano tutto ciò perché parlano diretta-mente al cuore, tralasciando le parole che, a volte usate un po’ troppo, di-sturbano quella comunione indispensabile ad un “popolo in cammino”.Confidiamo quindi che quest’arte continui a parlarci e ci aiuti a mettere alservizio degli altri il meglio di noi, il meglio che viene dal nostro cuore.

e Sauris. Il 30 Maggio, a Tolmezzo,i bambini della scuola maternapartecipano al concerto “MUSICAINSIEME” preparato con tutte lescuole materne della Carnia.

GIUGNOAppuntamenti del mese di giugno.2 giugno, Riunione del Consiglio

Pastorale di Ampezzo.4-5-6 giugno i sacerdoti sono a Li-

gnano con il vescovo per un convegno.Il 6 giugno, l’associazione UTE

presenta nella sala dell’asilo unospettacolo teatrale.

7 giugno, Grigliata con i bambinidell’asilo e con i genitori.

7 giugno, Pieve di Gorto, incontrodell’Arcivescovo con tutti i bambinidella prima comunione della Carnia.

7 giugno, Incontro con il Consi-glio Pastorale Foraniale.

10-16 giugno qualche sacerdotepartecipa al pellegrinaggio diocesa-no a Lourdes.

16-21 giugno con i giovani cresi-mandi ad Assisi. Da lunedì a venerdìun gruppo di giovani cresimandi vaad Assisi, nella città di S. Francescocon il seguente programma: Lunedì16 giugno partenza da Ampezzo conarrivo ad Assisi nel tardo pomeriggio;sistemazione nella casa dove sarannoospitati con lo stile dell’autogestione.Martedì 17 Giugno visita alla basilicadi Assisi con una guida. Pomeriggio,incontro con le Clarisse e visita allabasilica di S. Chiara. Mercoledì 18Giugno. Escursione a piedi al monteSubasio e all’eremo delle carceri.Giovedì 19 Giugno Visita a S. Mariadegli Angeli con la cappella dellaPorziuncola. Al ritorno visita a SanDamiano. Venerdì 20 Giugno, ci siporta a Gubbio con visita al santuariodi S. Ubaldo. Sabato 21 Giugno ritor-no a casa. Per i cresimandi è unaesperienza di spiritualità e di vita co-munitaria, nell’imminenza del sacra-mento della Confermazione che rice-veranno il 29 giugno.

21-28 giugno, preparativi per le cre-sime e per il campeggio a Sappada.

29 giugno, Cresime ad Ampezzocon i giovani di Socchieve, Enomon-zo, Preone ed Ampezzo.

29 giugno, 50º di ordinazione sacer-dotale di don Ermanno Nigris. Gran-de festa in paese e in tutta la forania.

29 giugno, inizio del primo turnodi campeggio con i giovani delle su-periori.

LUGLIOIn Luglio continuano i campeggi

in Val Sesis a Sappada.Il 12 luglio, festa dei santi patro-

ni della Diocesi, Ermacora e Fortu-

nato l’Arcivescovo presenta a Udi-ne il tema per il prossimo anno pa-storale e consegna i mandati ai re-ferenti foraniali. In duomo ad Am-pezzo viene esposta una mostrasulla vita di San Paolo e in canoni-ca una mostra del libro. Il 24 lu-

19segue a pag. 20

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glio, il parroco fa il giro delle be-nedizioni delle malghe in tutto ilbacino di Sauris.

AGOSTOIl paese si anima di turisti, in gran

parte originari di Ampezzo che tor-nano nel periodo estivo per un pe-riodo di ferie. Il 20 agosto, don Er-manno Nigris riparte per la Bolivia.Sabato 30 e domenica 31 agosto, adAmpezzo, si lavora per la prepara-zione del programma pastorale peril prossimo anno.

Dopo una presentazione del tema:“Cristiani capaci di vivere e tra-smettere la fede nella festa, cuoredel tempo” si è svolto un confrontosulle proposte riguardanti gli ambi-ti della Catechesi, della Liturgia edella Carità, della famiglia, dellaPastorale giovanile e della Comuni-cazione, con la presentazione di uncalendario per gli incontri e le atti-vità comuni ritenute più importantiper le nostre parrocchie.

SETTEMBREUna piccola delegazione parteci-

pa al pellegrinaggio Diocesano aCastelmonte. Lunedì 8 settembreriprende la sua attività la nostrascuola materna. Il 7 settembre icacciatori si ritrovano per una S.Messsa e la festa presso la cappel-la di S. Uberto. Nei giorni dal 18 al23 settembre si svolge il pellegri-naggio a piedi verso il Santuario dimaria Luggau, da Forni di Sopra aSauris, a Sappada e a Luggau, conil relativo rientro. Il parroco guidail gruppo tutti i sei giorni di cam-mino. Domenica 21 settembre duecorriere della nostra forania rag-giungono il Santuario di mariaLuggau.

A Tolmezzo i nostri catechisti se-guono un corso di formazione.

OTTOBRECon la festa della Madonna del

Santo Rosario, titolare della nostraparrocchia, si inizia l’anno catechi-stico dopo gli incontri con i genito-ri dei bambini e dei ragazzi. Vienepresentato in parrocchia il temadell’anno: VIVERE E TRASMET-TERE LA FEDE NELLA FESTA:

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Festa dei chierichetti a Udine.

I ragazzi delle medie.

Congrega ad Ampezzo.

continua da pag. 19

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CUORE DEL TEMPO. Si svolgela tradizionale processione con lastatua della Madonna del rosario,portata a spalle dalle ragazze delpaese.

Il dott. Licio e Despina partonoper la Bolivia per un mese di vo-lontariato. Il 12 ottobre ad Ampez-zo, c’è l’apertura dell’anno Pasto-rale a livello foraniale. Il 25 otto-bre, mons. Pietro parte conAntoniacomi Luigino, Setti Luciae Fachin Aurora per un viaggiomissionario in India.

NOVEMBRELa ricorrenza dei Santi, dei defun-

ti e la commemorazione del 4 no-vembre sono sempre appuntamentiche vedono una numerosa parteci-pazione nelle nostre comunità.

Mons. Pietro scrive dall’India ma-nifestando la sua vicinanza. Si apre

presso il palazzo patraiarcale diUdine la mostra su San Cromazio,per ricordare l’anno dedicato a que-sto illustre vescovo di Aquileia. Ri-prendono le proposte per la pastora-le giovanile con gli incontri itine-ranti e la “Cinecena”.

Il 17 novembre rientra mons. Pie-tro dall’India. Iniziano gli incontriforaiali per le famiglie, tenuti dadon Giuseppe Faccin, responsabiledella pastorale familiare in Diocesi.Si conclude l’anno liturgico e inizial’avvento.

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I cori di Forni di Sopra, di Forni di Sotto, di Sauris, di Vinaio con il coro foraniale adAmpezzo.

LAVORI IN PARROCCHIAQuest’anno, in occasione del

trentesimo anno di ordinazionesacerdotale di mons. Pietro, suofratello Francesco ha realizzatonel salotto della canonica di Am-pezzo, il rivestimento in pannellidi legno con cornici e capitelli la-vorati a mano secondo lo stiledella stube dei paesi di monta-gna. Un vero tocco di eleganza edi calore per tutti gli ospiti dellacanonica. Venite a provare.

La chiesetta di Oltris è rimastaa lungo senza il suono delle cam-pane per un cedimento del pia-strino centrale del campanile avela che metteva fuori asse i mo-tori delle campane. Tiziano Var-nerin ha rimediato con due starredi ferro applicate con l’aiuto diPieri e di altri. Ora, finalmente, sisente nuovamente il suono dellecampane a Oltris.

Quest’anno, la domanda inol-trata in Regione con la legge 53,ormai da diversi anni per il re-stauro della pavimentazione delsagrato della chiesa di Ampez-

zo, è stata accolta e, dopo la pre-sentazione di un progetto secondole indicazioni della Soprintendenzae della commissione di Arte Sacradella Curia, si procederà al rinnovodel sagrato. Il contributo ventenna-

le costante concesso è di €7.350,00, con una spesa ammes-sa di € 105.000,00. Sistemiamocosì un ulteriore significativospazio della vita della nostra co-munità.

Ultimo pannello per la sala della canonica.

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Un proverbio dice: “An bisest, an cence sest”. In ef-fetti, se consideriamo questo anno possiamo trovare di-versi riscontri per la verità di questo proverbio. Tantifatti hanno turbato la nostra vita nelle famiglie e nellacomunità. Pensiamo solo ad alcuni vuoti che si sonocreati nelle forze giovani del paese. Se poi allarghiamolo sguardo sull’Italia, sull’Europa e sul mondo abbia-mo un quadro che ci parla di crisi economica, di diffi-coltà a livello globale. Noi, come tutti, ne avvertiamo isintomi e coltiviamo un po’ di apprensione per come sievolveranno le cose. Si fanno più numerosi quelli chebussano alla porta della canonica per un aiuto materia-le. Rispuntano nel concreto termini come sobrietà, so-lidarietà, anche rinuncia e sale la cifra dell’attività del-la Caritas parrocchiale (€ 7.350,00 solo quelli dati allaporta della canonica di Ampezzo senza contare gli aiu-ti missionari, quelli mirati per qualche caso e quellipersonali ) coperta dalla Provvidenza che trova semprei suoi canali, nelle persone generose e buone. La crisiva a spese di quell’economia che vive di consumo e diinvestimenti, come un cane che si morde la coda.Quando il denaro non gira, il nostro mondo va in af-fanno. Ma è proprio giusto così? Dobbiamo fare que-sta riflessione ogni tanto e rimettere a posto qualchepedina della sapienza umana per riscoprire ciò checonta. Dice la scrittura: “Signore non darmi né troppamiseria né troppa abbondanza, perché nella miseriapotrei maledirti e nell’abbondanza potrei dimenticar-

ti”. Noi abbiamo sconfinato negli effetti dell’abbon-danza e – forse – ricomporre un certo sapiente equili-brio ci fa bene anche allo spirito. L’augurio per il nuo-vo anno è orientato verso un rinnovato desiderio diumanità, di sapienza, di serenità nella vita personale ecomunitaria e per uno sguardo di fede e di speranza,perché sappiamo camminare sulla terra con lo sguardorivolto al cielo. Si elevi con convinzione il “Te Deumlaudamus” alla fine di questo anno e con maggior de-siderio ancora il “Veni Creator Spiritus”. All’inizio delnuovo anno. Maria, Madre di Dio, che vide in sé con-giungersi il tempo e l’eternità, ci aiuti a valorizzare iltempo con lo sguardo dell’eternità. Un augurio a tuttele comunità della forania.

AAllccuunnii ssppuunnttii ppeerr qquueelllloo cchhee ddeessiiddeerrooppeerr ll’’aannnnoo nnuuoovvoo

Se Dio vuole, inaugureremo nel mese di agosto il san-tuario di S. Osvaldo dopo una radicale ristrutturazione.Chiedo al Signore che con il suo Spirito, rinnovi queifondamenti spirituali della fede che hanno caratterizza-to la vita per secoli e che quel santuario nella sua seco-lare testimonianza storica ed artistica, ridiventi vera-mente il centro dove ci si ritrova per ascoltare la Paroladi Dio, per incontrare i fratelli e il Signore, per cantareassieme le sue lodi, per accogliere le giovani vite nella

22Petris Jari, Crozzolo Daisi, Varisco Giulia, Petris Sharon, Plozzer Gaia, Le russi Andrea, Zatti Stefano. I Comunione.

Un anno bisestile si conclude

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fede, e per benedire le famiglie, per sostenerci nelle ne-cessità, per alimentare la speranza accompagnando i no-stri defunti.

Se tutto va bene, appena espletate le pratiche neces-sarie, ad Ampezzo, rinnoveremo il sagrato della chie-sa, spazio strategico di incontro tra il sacro e il profa-no. Un tempo il camposanto della comunità, ora luo-go preferito per il gioco dei bambini assieme aigenitori, sempre luogo di incontro. Diventi l’emblemadi una pastorale che propone, liberamente, nel dialogola luce della fede che si proietta sulle realtà profanecon libertà, senza pregiudizi, nel comune intento delbene delle persone e della comunità. Sia il luogo dove“chei di glesia” e “chei no di glesia” si incontrano sen-tendosi a proprio agio, nel rispetto, nell’amicizia enella solidarietà.

In Castoia, verrà rifatto il castello delle campane,perché possano suonare in sicurezza . A mio avviso èil concerto più bello di campane di tutta la vallata. Ciauguriamo che la loro voce sia convincente, semprepiù nel “Plebem voco” nel chiamare il popolo all’a-scolto della Parola e all’Eucaristia. Inoltre, con la lo-

devole iniziativa dei calendari, verrà restaurato l’arti-stico battistero ligneo. Risplenda nella sua antica bel-lezza ricordando a tutti la dignità del battesimo che ciha resi figli di Dio e fratelli in Cristo.

IL REFERENTE PASTORALE LAICO

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S. Messa con i bambini della scuola materna.

Ci scrive l’Arcivescovo: “Carissimi fratelli e so-relle in Cristo, è con cuore pieno di gioia e di spe-ranza che in occasione della festa dei Santi Patroni,i martiri Ermacora vescovo e Fortunato diacono, viconsegno gli orientamenti pastorali su “Il referentepastorale laico”. Sin dall’inizio del mio episcopatoin mezzo a voi ho cercato di guidare la nostra chie-sa locale ad assumere e a vivere le dimensioni del-la “comunione” e della “corresponsabilità” in fe-deltà alle indicazioni del Concilio Vaticano II e delsinodo udinese V. Ho individuato nella forania illuogo primario dove questi termini possono diventa-re esperienza profonda di nuove e mature relazioniumane tra le varie componenti del popolo di Dio edi nuovi modi di lavoro pastorale fra le diverse mi-nisterialità, sia istituite che di fatto, presenti nellenostre comunità….Mentre invito a non cessare dipregare per le vocazioni sacerdotali, accolgo la sol-lecitazione pastorale di “accelerare l’ora dei laici”anche nella nostra chiesa locale rilanciando l’impe-gno ecclesiale con questi “Orientamenti pastorali”che raccolgono l’esperienza in atto nella vita dellecomunità… Ho scelto di riconoscere formalmentecon un “mandato” la ministerialità del referente pa-storale laico per il suo impegno di corresponsabi-lità. Questa responsabilità laicale assume una du-plice forma: il Referente di comunità e il Referenteforaniale d’ambito.Il Referente di comunità è quella preziosa presenza

che soprattutto nei paesi dove non c’è presbitero resi-dente, in accordo con esso si pone come punto di rife-rimento e coordinatore delle attività pastorali dellacomunità stessa.

Il Referente foraniale d’ambito è quella personache offre il suo servizio a livello foraniale ponendosicome riferimento per gli operatori pastorali di ognisingolo ambito in cui si articola l’attività pastorale fo-raniale… Il loro compito è quello di costituire e soste-nere le relazioni tra le persone impegnate nello stessoambito, in modo da formare con esse un “gruppo pa-storale” coeso e partecipe.Ai vicari foranei, e con essi ai parroci e ai diaconi,

chiedo di dare attuazione all’impegno posto in chiusu-ra di questi “orientamenti pastorali” dove si raccoman-da a tutti di “aiutare le comunità cristiane a riconosce-re e ad accogliere i Referenti pastorali laici” come do-no dello Spirito alla sua Chiesa… Udine 12 Luglio2008 Mons. Pietro Brollo Arcivescovo di Udine.

Nelle nostre parrocchie, dove c’è o quando non c’èil parroco, vi sono delle persone che di fatto svolgonoil compito di Referente di comunità, in genere i sacre-stani o i direttori dei Consigli Pastorali. A queste per-sone che in genere operano con tanta discrezione madiventano naturalmente un riferimento per la comu-nità, va tutta la nostra gratitudine.

I Referenti foraniali d’ambito che hanno ricevuto ilmandato dell’arcivescovo sono: Lozza Claudia di For-ni di Sopra per la Catechesi, Ermano Emiliano di Am-pezzo e Cimador Gianni di Socchieve per la pastoralegiovanile, Salvi Massimo di Socchieve per la Caritas eColusso Michele per la “Comunicazione”. Non abbia-mo ancora persone che accolgano questo mandato perla pastorale familiare e per la liturgia anche se di fat-to si sta operando a livello foraniale con diverse ini-ziative. In particolare per la liturgia, il nostro “Coroforaniale” è una preziosa realtà. P.P.

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4 novembre 1918,il giorno della Vittoria

nel diario di Amelia Burba

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Con un’offensiva iniziata il 24ottobre del 1918, ad un anno esattodal disastro di Caporetto, l’esercitoitaliano vince la prima guerra mon-diale. L’armistizio firmato a villa Giu-

sti, presso Padova, il giorno 3 daPietro Badoglio e dal generale au-striaco, Victor Weber von Webe-nau fissa infatti alle ore 15 delgiorno 4 novembre la cessazionedelle ostilità1.“Esaurite le lotte della guerra,

cominciano senza soluzione dicontinuità le lotte del dopoguerra.Lotte dei Paesi vincitori per im-

porre ai vinti condizioni di pacegiugulatorie; lotte all’interno deiPaesi vincitori e degli ormai di-sciolti fronti patriottici per inter-pretare in un modo o nell’altro gliscopi di guerra; lotte di classe e dipartito riacuite dal venir meno del-la compressione forzata durante glianni della militarizzazione dellasocietà politica e della sottomissio-ne della società civile; movimentirivoluzionari e controrivoluziona-ri; ristrutturazione degli equilibrisociali e dei ruoli e delle forme dicomando; e lotte, anche, per garan-tire un senso piuttosto che un altro

al conflitto appena concluso e perindirizzarne la memoria, quantomeno la memoria pubblica, ma conle ricadute che questa può averesulla memoria individuale”2.Sotto quest’ultimo aspetto, il

rapporto fra il fascismo (la forzapolitica che prevale nel primo do-poguerra) e la guerra è quello di unmovimento nato per imporre il va-lore e la sacralità della guerra stes-sa: a chi l’ha fatta e a chi non l’hafatta, a chi l’ha voluta e a chi nonl’ha voluta. Così l’anniversario del4 novembre vede ogni anno con-vergere autorità e popolo, militarie civili, soprattutto ex combattenti,in grandi cerimonie commemorati-ve di quella che nella retorica delRegime è la Festa della Vittoria3.Nel 1948 i costituenti, nel fissare

le norme fondamentali che avreb-bero retto la nascente repubblica,definirono il 4 novembre “giornodell’unità nazionale” in quanto talevittoria ha significato il completa-mento dell’indipendenza naziona-le. Da allora, il 4 novembre la Na-zione celebra le sue forze armateper lo straordinario contributo datoall’unificazione e alla costruzionedella Patria.Oggi, novanta anni dopo i fatti, il

ministro della difesa, Ignazio LaRussa, ha inteso celebrare a suavolta questa ricorrenza da un lato,con lezioni di storia in 200 licei:Mariastella Gelmini ha accettatoche ufficiali delle tre forze armatee dei carabinieri andassero nellescuole a spiegare il significato del-la Grande Guerra; dall’altro con lesfilate, parate, mostre statiche dicarri armati ed elicotteri, i concertidi bande e fanfare, le simulazionidi assalti militari, il lancio di para-cadutisti tenutesi nel week-enddell’8-9 novembre in ventunopiazze italiane4. Per scongiurare il pericolo di

nuove e facili strumentalizzazioni,il Presidente della Repubblica, dal

canto suo, ha preso saldamente inmano la celebrazione di questoquattro novembre, affermando dalTeatro Lorenzo Da Ponte di Vitto-rio Veneto5 (la cittadina dove sitenne la storica battaglia conclusi-va della Prima Guerra Mondiale)che “Non c’è più spazio né per ilmilitarismo né per l’ antimilitari-smo. È sancita una cultura dellapace (...) Abbiamo bisogno delmassimo di coesione nel ricono-scerci in un patrimonio comune distoria e di valori. Non si evochinooggi, nel nostro Paese, per amoredi polemica politica o vetero-ideo-logica, spettri che nessuno vuolepiù resuscitare (…) Celebrare lavittoria del 4 novembre ed esaltarei sacrifici e gli eroismi che la pre-pararono e la forgiarono non signi-fica nemmeno per un momentoedulcorare le atrocità della guerra,le sofferenze subite, l’immensoprezzo di vite umane pagato dalpopolo italiano (...) Celebrare que-sta data non significa neppure perun momento dimenticare o tacereerrori fatali, responsabilità politi-che e militari, cui si debbono farrisalire costi umani e rischi estre-mi imposti al Paese”. A sostegnodi quanto affermato riporta gliscritti di suo padre6, che prestò ser-vizio al fronte come ufficiale dicomplemento e ricorda ai ragazzidelle scuole presenti come “per la(sua) generazione la storia dellaGrande Guerra fosse anche fatta dimemorie familiari e di richiami af-fettivi”7.Per le nuove generazioni, invece,

le occasioni di attingere ai raccon-ti di chi ha vissuto in prima perso-na le vicende in parola per farneuna ricostruzione il più verosimilepossibile, sono più uniche che rare.Una di queste è costituita dalla

lettura del diario che Amelia Bur-ba, “una donna comune come tuttele altre che incontravi al piccolo al-tipiano di Oltris”8, ha scritto pocoDonne della Carnia.

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più che ventenne fra il novembre1917 e il novembre 1918 e recen-temente pubblicato a cura di Libe-ro Martinis. Alle numerose pagine del suo

memoriale, ella ha affidato e tra-mandato “impressioni che possonoapparire ingenue, ma che dannouna veritiera e realistica immaginedella realtà”9 estranea a qualsiasiretorica di parte.Di seguito riportiamo fedelmente

il racconto di come venne vissutoquel 4 novembre 1918 a Oltris enella vicina Ampezzo.“Oltris 5 novembre 1918. Mar-

tedì. Quali giorni sono alfine arri-vati, quali momenti! Son arrivatinientemeno che… gli Italiani! Hola testa talmente piena di commo-zione, di entusiasmo e di gioia, chedico a me stessa se ieri e oggi si vi-va in sogno.Ora sì è giunto il momento di

scrivere pagine d’oro!Domenica dopo mezzogiorno io,

Giovanna Bearzi, Valentina Burba,Anna Burba abbiamo pensato a ca-so che dovesse venire l’italiani diessere pronti, si aspettava ancoramomenti più brutti che mai pelpassaggio delle truppe austriache,tutti si viveva nell’ansia e nel ti-more di venire saccheggiati e rice-vere insolenze come fecero neglialtri luoghi dove passarono. Do-menica sera noi quattro ci recam-mo in casa della Signora GemmaBenedetti a fare quattro bandiere ditutti gli stati alleati, la roba la tro-vammo un po’ in una casa e un po-co nell’altra, avendo girato da pertutto il paese, e feci le 11 ½ di se-ra, si stette a far queste bandiereche divennero belle, si fece una piùgrande italiana e una francese, in-glese e americana, e si diceva cheforse l’indomani ci toccherà anda-re a nascondersi nelle grotte di Co-ronis con la vacca alla mano e labandiera piegata sulla spalla, nonsi dormiva di notte, né si era tran-quilli di giorno quando si sente di-re che sono arrivati lunedì mattina2 esploratori italiani diretti in su, edue bersaglieri più tardi venuti pu-re a perlustrare le strade. A mezzo-giorno avevo finito di attaccare lestelle alla bandiera americana cheebbi io l’onore di portarla, sentiichiamare Amelia, Amelia, era An-

nuta e mia madre, una mi chiama-va perché vada a mangiare le pata-te, e l’altra perché mi vesta prestoche s’avanzavano gli italiani, arri-vavano i liberatori, mentre siaspettava ancora gli ultimi nemicisi capisce che la grande aquila adue teste deve aver curvato il capo,abbassate le ali e rientrata in tuttafretta nel suo nido.A quella notizia che “arrivano

l’italiani” ero tanto confusionatada non trovare nessuna cosa, nonso come mi trovai vestita, senza untricolore che ne ho parecchie coc-carde prendendo solo la bandiera evia, in dieci minuti tre volte venne-ro a chiamarmi. Quando arrivai inpiazza tutte erano pronte, ero con-tenta a vedere ondeggiare festosa-mente quei quattro vessilli e daparte vidi sedute Teresina e Vergi-nia coperte con scialli e sciarpeperché non guarite del tutto, vidiche luccicavano loro le lacrime sulciglio degli occhi, mi fecero tantacompassione a pensare dopo tantodesiderato l’arrivo dei liberatoriper festeggiarli e non poterli rice-vere con noi, io partii senza averpotuto rivolgere loro una parola diconforto.Arrivata ad Ampezzo tutti erano

partiti per in giù, si andò quasi dicorsa finché ci unimmo al gruppodelle ragazze di Ampezzo. Una eravestita di bianco, una rossa e unaverde e altre quattro esse pure ave-vano le bandiere di tutti gli stati al-leati a di più la belga, ma le nostre

di Oltris erano più belle e più gran-di di tutte, ci fecero passare dietrodi esse e tutti assieme andammo aMidis dov’erano già arrivati i lan-cieri Italiani, si era una bella com-pagnia, prima tutte quelle dellebandiere, dietro a noi il parroco egli altri uomini di Ampezzo e lamoltitudine di dietro, di Voltoisnon era nessuno, con noi era pureun giovane prigioniero di Ampez-zo che sonava l’armonica. Si cantòa dietro sempre prima di arrivarealla vista dei soldati, quando si vi-de i soldati italiani che mangiava-no in una casa gli evviva furono ri-volti senza interruzione, i fiori pio-vevano nelle loro mani, nel viso,sull’elmo: erano commossi da nonsaper che dire, solo: brave grazie,si arrivò cantando inni patriotticinella piazza di Midis e si vide unasola bandiera in tutto il paese, eramolta gente dei paesi vicini e alnostro arrivo ci venne incontro untenente colonnello, ci salutò com-mosso esso pure ringraziandoci diessere andati a riceverli tutti finlaggiù, diede la mano pure al par-roco nostro, cui esso li presentò al-lora tutto il comune di Ampezzo, cidisse il colonnello infine, che subi-to manderà due piccioni in Italia aRoma per manifestare l’accoglien-za che si fece loro; noi fummo tut-ti contenti che fossero rimasti sod-disfatti della nostra accoglienza egridammo, evviva i nostri fratelli!

Soldati ungheresi ad Ampezzo, davanti alla casa Ragher.

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Evviva gli Italiani! Evviva i nostriliberatori! Il colonnello sorridendobonario disse: Evviva le nostre ra-gazze liberate!Poi si andò dove avevano preso

alloggio i soldati e mangiavanopan bianco e non nero di scorze difagioli, come noi, e carne in con-serva, e non insalata e verze comei tedeschi, a vedere tutti quei sol-dati cui non si sperava vederli mipareva l’impossibile che fosseroproprio lì in carne e ossa, li dicem-mo che era ora che arrivassero cheda tanto tempo li si aspettava, essiridevano e non sapevano cosa dircitanto erano commossi. Quale dif-ferenza dei vestiti dei nostri italia-ni dei tedeschi!Somigliavano tutti quei sempli-

ci soldati ai loro ufficiali austro-germani, fosse solo tanta puliziache erano non come soldati statial fronte, ma venuti delle città, ionon potevo staccare gli occhi didosso di quei valorosi lancieri.Altro che quelli che si aveva quitutti rotti e sporchi.Dall’alloggio dei soldati andam-

mo a trovare due altri ufficiali, uncapitano e un tenente, anche lì silanciarono evviva di ogni parte, sa-lutarono il parroco e ci ringraziaro-no con belle maniere e ritornammoad Ampezzo contente come pa-sque, che finalmente si intese an-cora una volta la bella lingua ita-liana parlata dei nostri liberatori.Con qual cuore io li salutai, con

che gioia gridai loro evviva i nostrifratelli!Arrivati ad Ampezzo si fece di-

versi giri da cima a fondo del pae-se, sempre cantando a suono di ar-monica, qua a Oltris pure cantam-mo facendo il giro del paese, earrivai a casa senza fiato, mia ma-dre appena mi vide mi disse cheero tanto pallida, mi disse che ri-tornerò ammalarmi, era la primavolta che ero andata fuori dopo es-ser stata malata ed ero senza man-giare, cantare e far quella vita io eGiovanna Bearzi non si ritornò acasa in verità troppo bene di salute,ma non si disse niente a nostra ma-dre e tutta la notte né io né lei sidormì niente, ma si era felici e og-gi si ritornò ad Ampezzo di buonmattino credendo che arrivasse

truppa italiana o Comando in pae-se ma non arrivò nessuno, solo di-versi prigionieri italiani che eranoa Vienna e a Toblach, i custodi ciaprirono la porta (dicevano questisoldati) noi andiamo a casa e voiandate dove che volete. Noi ragaz-ze facemmo buona accoglienza aquesti prigionieri, ed essi ci offri-rono una sigaretta ciascuna, a mez-zogiorno li fecero da mangiare i di-sertori e prigionieri di Ampezzo, enoi sempre girando il paese e visi-tammo l’arco che fecero sul pontedi Clendis le ragazze e uomini diAmpezzo, ch’è assai bello con unafila di pini per parte, un’ora dalle11 a 12 ci recammo tutti giovani euna turba di ragazzi in sala Grima-ni a ballare, due giovani sonavanol’armonica, son molti disertori adAmpezzo e i prigionieri fuggiti so-no del paese e molti italiani rimastiqui nella ritirata son abbassati dal-le montagne.Alle due dopo mezzogiorno sia-

mo tutti fotografati, i giovani se-duti avanti il suonatore, nel mezzomolte ragazze sedute e noi dellebandiere si era di dietro in piedi euna colonna d’una parte e dell’al-

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Una veduta di Oltris.

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1 http://www.romacivica.net/anpiroma/grandeguerra/gmitalia5.htm2 M. ISNENGHI, La Grande Guerra, Giunti Casterman, Firenze, 1993, pag. 131.3 Ivi.4 V. NIGRO, Generali a scuola e show in piazza la Grande Guerra come uno spot, in La Re-pubblica, 20 ottobre 2008.

5 Dove si trovava al termine di un tour de force celebrativo cominciato con la deposizione di unacorona d’alloro all’Altare della Patria, continuato con l’omaggio al sacrario dei caduti di Redi-puglia e concluso a Villa Giusti presenziando alla cerimonia per l’anniversario della firma del-l’armistizio.

6 “In guerra si è immensamente sofferto, ma si ritorna migliori. Tutto soffersero coloro che fece-ro la guerra, tutto sacrificarono, ma i sopravviventi hanno ereditato un senso nuovo della vita...Mi si riempiva la gola di un groppo di lacrime nel seguire i nostri umili fanti, tutti intenti a trac-ciare, scavare, comporre, nel luogo che pareva il più coperto, tombe per i resti dei poveri cadu-ti”.

7 C. BRAMBILLA, Il 4 Novembre nacque l’Unità nazionale, in La Repubblica, 5 novembre2008.

8 L. MARTINIS, Amelia Burba e il suo diario, in Eroi dimenticati? La Grande Guerra in Car-nia, a cura di L. Martinis, Paolo Gaspari Editore, Udine, 2004, pag. 63.

9 Ivi.

Amelia Burba.

tra donne, ragazze, ragazzi e uo-mini, si era proprio nel mezzo del-la piazza, il fotografo si fece posa-re tre volte per vedere quale copiaverrà fatta meglio che la mande-ranno poi in Italia a Milano sul“Corriere della Sera”, si venne acasa solo la sera, promettendo alleragazze di Ampezzo di ritornarel’indomani a vedere se arrivanol’italiani. Arrivata a casa anchequesta sera con freddo nelle ossadissimulando con nostra madre ioe Giovanna e Verginia, ch’essapure oggi volle venire ad Ampez-zo, abbiamo paura che non ci la-scino andare più in nessun luogoper timore di ammalarsi e questavolta star peggio di prima, essendooggi un poco freddo e noi vestitecon bluse bianche scollate troppoin leggero; mai più noi si fu benvestite come oggi, a ricevere l’ita-liani si aveva tutte i quattro un na-stro tricolore attraverso la vita e ilpetto, con la sciarpa di seta biancaio e Giovanna per non prenderetanto l’aria di Ampezzo a Oltris siera come tante signorine in graziache l’italiani scoparono via i tede-schi tanto all’improvviso da nonlasciar tempo di prenderci niente.Alle ore quattro di sera ritornam-mo a casa. Tutti si desidera ora chevenga presto il Comando che adAmpezzo dopo partiti i tedeschi idisertori prigionieri fanno di quel-le viti questi giorni contro il sinda-co, il segretario, sotto segretario diAmpezzo che se non mettono unpo’ di freno nascerà qualche di-sgrazia. Domenica sera andaronoquesti giovani in casa di questi tredandoli tante botte che il sindaco

arrivò appena a ora a fuggire delleloro mani in camicia e mutandech’era a letto, e gli altri due puredovettero fuggire, se li trovano oravogliono farne fare aspra vendetta,impiccarli in piazza, com’è pure inpiazza esposti su una tabella i loronomi, che furono stati quelli chefecero più male e le peggiori spieche mandavano gendarmi nelle ca-se a prendere i disertori nelle grot-te sulle montagne, certi erano varimesi in prigione che dovevanocausa loro rimanere degli anni: oraquesti giovani sono tutti a casa ene fanno pagare caro ciò che fece-ro loro patire spaventi, fame. Oggisi vedeva trasportare in piazzatutto ciò che avevano di mangiarein queste tre case: formaggio, gra-no, farina, saccheggiarono tuttocom’essi fecero saccheggiare glialtri dando un poco ciascuno a tut-ta la gente”.

VIVEREE TRASMETTERELA FEDENELLA FESTA:“CUORE DEL TEMPO”

“Il desiderio di far giungere la‘Buona notizia’ anche agli uominidel nostro tempo, si sintetizza peril prossimo anno pastorale in que-sta formula. Il cuore della trasmis-sione della fede consiste proprionella testimonianza gioiosa e fede-le, che ci rende capaci di presenta-re il volto del Dio di bontà e di mi-sericordia, come si è rivelato inCristo Signore. Tre sono i concettiproposti con particolare forza: lalibertà, la relazione e l’accoglien-za. La libertà. Per noi cristiani ilgiorno della Domenica è il giornonel quale la risurrezione del Cri-sto ci ha fatti liberi dalla radicaleschiavitù che è quella della morte.Fare festa per questo convinci-mento è rendere libera tutta la no-stra vita, anche nel tempo in cuiessa è sottoposta alle necessità dellavoro, perché ogni giorno è per-correre un tratto di cammino versola liberazione totale. La relazione.La festa, è un tempo nel quale im-pegnarci maggiormente per curarele nostre relazioni: innanzituttocon Dio che è il nostro Liberatore,poi con gli amici, con la Comu-nità, con la società e in particola-re con la famiglia, chiamata a di-ventare ‘anima del mondo’. È iltempo nel quale possiamo rende-reci liberi per noi e per gli altri.Regaliamoci allora il tempo pernoi e per gli altri. E qui l’acco-glienza. Accoglienza dei fratelli edegli stranieri, per contrastare lachiusura delle persone in se stessee nei confronti degli altri: acco-glienza generosa che testimoni al-la persona quanto sia ‘desiderata’da Dio”. Queste parole, tratte dal-la lettera dell’arcivescovo ci dico-no con quale animo e con quali at-teggiamenti vogliamo vivere la no-stra testimonianza e il nostroimpegno in questo anno pastorale.Primo momento di festa e di in-contro sarà l’inizio dell’anno ca-techistico a livello parrocchiale eforaniale.

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I piccoli progetti sono una risposta alle necessità dellagente che incontriamo nel nostro cammino, un dono chenasce dalla generosità di tante persone che anche que-st’anno ci hanno accompagnati nel nostro viaggio, e cheda tempo ormai continuano a sostenere i missionari nel-la loro opera.

Sono stati raccolti in ambulatorio, e dalle varie inizia-tive parrocchiali, 18.750 euro i quali sono stati distribui-ti per sostenere varie realtà: per i ragazzi di strada di pa-dre Brunelli, per il progetto pane e latte delle suore Ro-sarie, per le orfane di suor Maddalena, per gli alunnisordomuti di Virginia Madriz, per i bambini “scalzi” del-l’altipiano di suor Fulvia, per le cure dei piccoli ospiti delcentro del bambino denutrito di San Carlos, per l’acqui-sto di medicinali, per eseguire un’operazione alla cistifel-lea ad Erika di Ayacucho, che a causa della mancanza di400 euro stava morendo all’età di quindici anni. A padreNigris per la costruzione di due case di mattoni, e la ri-strutturazione dei tetti ad otto case all’Enconada.

Tutte queste persone che hanno usufruito della nostraSolidarietà, vi ricambiano, con un sorriso, come doñaSusana quando ha saputo che per Natale i suoi figli e ilnipotino che doveva nascere potevano avere una casa, ocon una lacrima di gioia della mamma di Erika nel mo-mento che sua figlia usciva viva dalla sala operatoria.

Grazie a ciascuno di voi per la possibilità che avete da-to ai nostri fratelli di sentirsi amati. In questi anni abbia-mo dimostrato d’essere capaci di donare speranza, inmodo che le ingiustizie della vita non possano demolirei sogni di nessuno.

Despina

PACE e BENE, sono suor Fulvia, delle Francescane diGemona, o suor Dinamite, come usano chiamarmi daqueste parti, presto la mia opera da venti anni alle co-munità che si trovano a 4000 metri sull’altopiano Boli-viano.

Ogni giorno ringrazio Dio per la gioia che ricevo dal-la montagna, per la fatica che è scuola, per la soddisfa-zione che si ha quando si raggiunge la cima, sapendo chela gente aspetta, per un pezzo di pane, un pò di latte inpolvere, e qualche maglietta dismessa.

Rimango sempre stupita e meravigliata di quello che ilSignore fa: volevo terminare la costruzione della scuolaa Pongo prima che cominciasse la stagione delle piogge,ma il denaro era finito, per colpa degli aumenti dei ma-teriali negli ultimi tempi, ed ecco che la Providenza è ar-rivata con il nome della vostra comunità.Sono venuti Li-cio e Despina con la vostra generosa offerta, che ormairicevo regolarmente da anni, e cosi i lavori hanno rico-minciato in pieno ritmo, (si intende boliviano) sperandodi poter inaugurarla per Natale.

Voglio dire a tutti voi che la ricompensa dei vostri sa-crifici è il sorriso dei tanti bambini che tra non molto en-treranno in una scuola nuova, che mai avrebbero sogna-to. Quanto ci avete donato non si conta in cifre ma in vi-ta e amore.Ciascuno senta nel cuore la gioia di essereamico di tanti fratelli provati spesso anche condannati auna vita indegna di questo nome.

GRAZIE per l’impegno, per la presenza costante, peril sostegno che date a noi missionari, chiamati a vivere etestimoniare, in terre lontane e in situazioni spessodrammatiche, l’Amore gratuito ed universale che il Mae-stro ci ha insegnato.

Un saluto affettuoso, a don Pietro, e alle mie care con-sorelle che prestano servizio da anni presso la scuolamaterna della vostra parrocchia. Vi auguro che il Signo-re Gesù in questo Natale ritorni tra voi e vi ricompensiper quanto fate per Lui nei più piccoli.

La mia riconoscenza si fa preghiera per tutti voi.Abbracci di amicizia e fraternità Hna. Fulvia Stefanato.

FMSCCochabamba, 25.10.2008

Bolivia... ti dice “gracias” Carissimi amici di Ampezzo

28In Bolivia.

Licio con suor Fulvia.

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Ottobre Novembre 2008Consigliere Antoniacomi Luigino, accompagnatori:

Monsignor Pietro Piller, Setti Lucia e Fachin Aurora23.10.2008 Partiti da Venezia, via Monaco, siamo

giunti a Delhi il 24.10.2008, dove abbiamo incontrato ilgruppo di Gino e siamo partiti assieme per Ranchi, ospi-ti delle Suore Figlie di S. Anna, alla casa generalizia.24.10.2008 Alle ore 14,00 siamo partiti per la Missio-

ne di Harmu a verificare il progetto di costruzione dellascuola femminile, progetto trasferito su autorizzazionedella Fondazione da Sarwada. Siamo stati accolti caloro-samente da Suore e bambini. Dal sopralluogo in cantiereabbiamo verificato che i lavori sono iniziati con la demo-lizione del vecchio fatiscente fabbricato e con la realiz-zazione dei primi plinti di fondazione. Abbiamo riferitoalla madre generale che i lavori vanno più che bene.

Alle ore 18,00 provenienti da Harmu, abbiamo visita-to il centro professionale REDS dei Marianisti per ac-certarne la funzionalità e l’efficacia di quanto realizzatodalla Fondazione. Positivo il sopralluogo e l’incontrocon I fratelli Marianisti ed il loro Provinciale Pragassam.25.10.2008 Alle ore 6,00 siamo partiti per Loordippa

con sosta a Gumla presso la casa Provinciale di Suor Lil-li per informare gli accompagnatori sulle realizzazioni inquella Missione della Fondazione. In tale occasione SuorLilli, come è di consuetudine ha presentato alcuni pro-getti da portare alla valutazione del Consiglio. Alle ore13,00 siamo giunti a Loordippa dove siamo stati accoltida Padre Zefferino e tutti i suoi 1300 studenti piu’ la gen-te dei vicini villaggi. La mega costruzione di Padre Zef-ferino sta avanzando verso la fine, manifestando comun-que i primi risultati di successo e necessità del suo pro-getto di voler far studiare anche questa povera gentefuori dal mondo, senza abbandonare le loro tradizioni in-digene e soprattutto la loro lingua originaria“Urau”. Ver-so le ore 16,00 siamo ripartiti per Konkuri dove ci aspet-tava Padre Joe D’Souza. Siamo stati accolti calorosa-mente e ospitati per la notte presso la sua casa madre edil vicino ospedale, costruiti dalla Fondazione. Si ricordache Padre D’Souza è il presidente onorario della Fonda-zione e Fondatore della Congregazione di Suore e fratel-li denominata “ I Discepoli”.26.10.2008 Sempre in Konkuri. alle ore 9,00 abbiamo

verificato il progetto di ristrutturazione dell’ostello el’installazione dei pannelli solari per la produzione del-l’acqua calda presso la Missione dei Padri Gesuiti. La-vori ben eseguiti con abbondante produzione di acquacalda. Alle ore 9,30 siamo partiti per Kantahar a casa diSuor Nirmala per partecipare come invitati speciali ai fe-steggiamenti del suo giubileo in occasione del 25° diprofessione religiosa. Anche in questo caso l’accoglien-za di Pyari e Nirmala con tutti i loro parenti e gente delvillaggio è stata veramente calorosa e coreografica. Nir-mala stessa che sperava nel nostro arrivo, ben sapendodelle difficoltà che incontravamo per arrivare, quando ciha visti che abbiamo mantenuto la promessa, si è com-mossa di gioia. Dopo aver onorato la meravigliosa tavo-la che ci ha riservato, siamo subito partiti per Ranchi,dove, dopo sette ore di jeep siamo giunti a casa del Car-

dinale Toppo, quali ospiti a cena. Caloroso accoglimen-to del cardinale e del suo staff. In questa occasione ilCardinale ci ha presentato la richiesta di un aumento difinanziamento della scuola di Kurkuria in quanto a cau-sa di un aumento dei prezzi dovrebbero ridurre il proget-to di tre aule al primo piano. Preso atto della necessitàl’abbiamo invitato a fare richiesta formale al Consigliodella Fondazione.

Riferendosi poi al progetto della città di Binasco, haproposto di realizzare un buon numero di casette lontanedalla città dove i veri poveri hanno veramente bisogno edintitolare le casette con il nome “Villaggio di Binasco”.27.10.2008Alle ore 8,30 siamo partiti per la Missione

di Singhpur, vicino Ranchi, dove assieme ai Marianisti,presente il Provinciale Pragasam, abbiamo celebrato lacerimonia di posa della prima pietra per la costruzionedel centro professionale arti e mestieri.

Finita la cerimonia abbiamo visitato la Missione diKurkuria per accertare la funzionalità e l’efficacia dellevarie opere costruite dalla Fondazione, tra le quali l’o-spedale, la sala polifunzionale, la casa dei volontari e deimedici, il convento delle Francescane e varie opere ac-cessorie per vivere nella foresta. La visita è proseguita inprossimità del villaggio dove ci aspettavano I bambinidella scuola vecchia, fatiscente e soprattutto pericolosadi crollo al minimo fenomeno sismico, ma d’altronde fi-no a che non è pronta quella nuova devono per forza oc-cupare quella vecchia. Completata la visita a Kurkuria cisiamo recati alla Missione di Sargaon a verificare la fun-zionalità ed efficacia del dispensario costruito ed inau-gurato nel 2007. Dalla data dell’inaugurazione ad oggisono transitati nel dispensario a farsi visitare e ricovera-re in day hospital 2011 pazienti dei villaggi vicini. An-che qui le accoglienze di suore e bambini sono state me-ravigliose. La madre superiora ci ha avanzato delle ri-chieste di progetti agricoli che abbiamo invitato apresentare al Consiglio della Fondazione.28.10.2008Abbiamo visitato la colonia dei lebbrosi di

Indhanagar e parte della città di Ranchi. Nel pomeriggioGino ed il suo gruppo sono partiti alla volta di Kolkatta,mentre il nostro gruppo partirà l’indomani alla volta diMumbai.

Relazione viaggio India Nepal

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Aratura in Nepal.

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29.10.2008 Arrivati a Mumbai siamo stati accolti dal-le Suore “Helpers Of Mary”, con il solito benvenuto divera accoglienza e la giornata pomeridiana l’abbiamodedicata alla nostra sistemazione ed alla visita della cittàverso Colaba.30.10.2008. Con Suor Veronica ci siamo recati a visi-

tare le Missioni di Veloli e di Sangao. A Veloli abbiamovisitato il lebbrosario, la casa delle madri colpite dal-l’aids, la casa che ospita gli anziani e i numerosi bambi-ni siero positivi, abbandonati e/o rifiutati, accuditi dalleSuore fino a………..

A Sangao abbiamo visitato tutti i fabbricati che ospita-no i bambini normali dei vicini villaggi e anche in que-sta Missione purtroppo vi sono altri bambini siero posi-tivi come a Veloli. La madre superiora Suor Prya era as-sente per una riunione di tutte le superiore dell’India incasa generalizia.

La sera abbiamo incontrato Suor Prya, la quale ci hamanifestato la sua paura per i fatti dell’Orissa contro ICristiani, perché ha avuto delle vivaci discussioni su pre-sunte, ma non veritiere, illazioni di capi induisti locali iquali accuserebbero le Suore di conversione religiosa.Prya si è difesa sfidandoli a venire a controllare pure tut-ti i loro documenti e a seguire il loro comportamento neiconfronti dei bambini. Qui, ha proseguito Prya, non c’ealcuna conversione e ricordatevi che se, nonostante cio’avete brutte intenzioni, prima di danneggiare questascuola, e cosi’ fare del male ai bambini, dovrete passaresul mio corpo e su quello delle mie consorelle: noi noncediamo a ricatti e minaccie varie di subire incendi ed at-tentati se non chiudiamo la scuola. La scuola non lachiuderemo mai. Decisa, grintosa e seria, ma moltopreoccupata.31.10.2008 Visita a “Daravi” il più grande Slam del-

l’Asia. Davvero impressionante e preoccupante come vi-vono migliaia e migliaia di persone: baracche, lamiere eogni altro tipo di copertura per far vivere famiglie assi-pate una accanto all’altra su 10 – 12 mq ed una condi-zione igienico sanitaria a dir poco peggiore di un alleva-mento di maiali sporchi.

Tanto coraggio hanno le suore che conducono una co-munità con ospedale per partorienti, infermeria, scuolaper bambini e corsi di computer per i più grandi. Hannoveramente tanto coraggio a vivere dentro quel vespaio digente e baracche.

Il pomeriggio siamo partiti per Calcutta dove siamo ar-rivati alle ore 21,00.01.11.2008 Festività di tutti I Santi, abbiamo approfit-

tato per far concelebrare la Messa a Monsignor PietroPiller presso la casa madre delle Missionarie della Caritàdi Madre Teresa e a visitare il mitico ospedale dei mori-bondi a Kalikat.02.11.2008 Partiti di buon mattino alla volta di Kri-

snagar, siamo stati accolti da Fr. Abram, il quale ci hafatto vedere il suo progetto di ristrutturazione del centrocomunitario, ci ha pure consegnato il rapporto di fine la-vori e le foto dell’inaugurazione con evidenziato oltre al-la costruzione anche la targa dei benefattori Fam. Calos-so – Saluzzo. Inoltre ci fornisce pure le foto delle diecicasette costruite definitivamente. Dal sopralluogo abbia-mo constatato che i lavori fatti da Fr. Abram sono sem-pre encomiabili, precisi e puntuali nel consegnare rap-

porti e foto. Mentre invece le casette costruite da Fr. Ro-bin, sono state fatte, ma le foto non abbiamo potuto far-le perché mancanti delle targhe; ha promesso che pen-serà lui a farle ed a inviarle in Italia. Per quanto riguardail progetto delle casette di Fr. Francis Mukul Mondal, ab-biamo sentito il Vescovo Monsignor Gomez. Il pomerig-gio abbiamo assistito alla Messa dei morti in Cimitero,una manifestazione a dir poco mastodontica.03.11.2008 A Barala il lebbrosario o meglio il dispen-

sario sanitario è stato rimesso a nuovo dentro e fuori.Durante il sopralluogo si è presentato il quartier genera-le delle Sisters S. Anna di Calcutta, capitanate da Sr.Emilia ex generale la quale avrebbe avanzato la richiestadi poter usufruire di una scuoletta per I bambini dei ma-lati e la costruzione dell’impianto solare e fotovoltaicocome a Monigram. È stata invitata a presentare la richie-sta e dopo si vedrà.

A Monigram I lavori sono stati ultimati ancora nel2007 e Sr. Snhea pensava che il nostro sopralluogo a la-vori finiti potesse valere quale loro rapporto finale. L’hocomunque invitata a scrivere perché è giusto così.

Prima di partire mi ha raccomandato il progetto già pre-sentato inerente la richiesta di ampliare il dispensarioperché con le attuali due stanze non riescono nemmeno agirarsi. Nel pomeriggio abbiamo incontrato Fr. Sebastian,il quale mi ha riferito che le prime 20 casette sono statecostruite, ma che le foto non ha potuto inviarle perché ilvillaggio non è raggiungibile con la macchina. Ha pro-messo che le invierà entro la fine del mese di novembre.04.11.2008 Dopo la messa in Parrocchia con più di

400 bambini, abbiamo incontrato Fr. Arul Rozario ilquale ci ha riferito che le 20 casette sono in costruzionee che finirà i lavori con l’invio delle foto entro febbraio2009. Anche il progetto di costruzione del pozzo e deibagni è stato completato, sta aspettando la targa e poispedirà le foto entro fine mese.

Nel ritorno a Krisnagar, siamo stati assaliti da un grup-po di circa un centinaio di scalmanati che volevano re-quisire la macchina per trasportare un morto di un inci-dente tra un autobus e un camion. Dopo tante insistenzeRonald ha consentito di caricarlo sul bagagliaio dietro,spostando tutti i bagagli davanti, a lavoro finito è arriva-ta la polizia che ci ha fatto segno di andare via e cosi’siamo ripartiti senza il morto. Sono stati davvero dei mo-menti di panico e di paura quando li abbiamo visti invei-re contro la nostra macchina urlando come dei forsenna-ti. Giunti a Krisnagar, siamo stati invitati ad un breve

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La scuola di Bahrwal.

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programma dalle Suore di D’Souza con Sr. Vittoria (exNepal) che ci ci hanno visti davanti la scuola tecnica. In-fine siamo andati a pranzo da Fr. Abram e poi ripartiti al-la volta di Calcutta.05.11.2008 Partiti alla volta di Agartala in Tripura do-

ve siamo stati accolti da Fr. Robert, il Vescovo era a Ro-ma con Fr. Roy. Nel pomeriggio abbiamo effettuato il so-pralluogo per verificare il progetto di costruzione di pri-mo piano del convento e delle mura di cinta dell’ interaMissione. Lavori completati con diligenza e professio-nalità in tutte le sue parti. Si nota veramente una diver-sità nel modo di costruire e di mantenere i fabbricati, poila pulizia è davvero impeccabile. Immediatamente dopoabbiamo visitato il loro ostello di Chiampacnagar dovele bambine ci hanno accolto con un meraviglioso pro-gramma. La sera abbiamo fatto ritorno a Nandanagar,ospiti delle Suore di madre Shalini Kurian insieme ai lo-ro bambini sordomuti.06.11.2008 Siamo partiti per Depacherra con le solite

problematiche di apertura e chiusura della strada lungo laforesta per evitare gli attacchi dei guerriglieri. Natural-mente con la presenza di Fr. Robert non c’era niente datemere. Giunti in Parrocchia siamo stati accolti dal Viceparroco Fr John Diniz in quanto il Parroco era assente.Grandi cerimonie dalle Suore e l’indomani abbiamo po-tuto verificare il progetto 609 relativo all’ampliamentodella scuola. Subito dopo siamo partiti alla volta di Agar-tala, fermandoci presso le Suore della stessa congrega-zione di Nannandagar a Udaipur le quali, tramite la Su-periora e l’ing. Sr. Bindu ci hanno presentato un progettoda portare in Fondazione per l’ampliamento dell’attualeostello al primo piano. In seguito siamo giunti ad Agarta-la e siccome eravamo in anticipo, Fr. Robert, ci ha porta-ti a visitare il King Palace dell’attuale Governo Comuni-sta dello Stato di Tripura e dopo aver trovato un palazzoin disordine, non mantenuto, sporco, a sorpresa, in unasala che collega il Parlamento con la residenza dell’attua-le Governatore di Tripura ci hanno fatto notare un pezzodi Italia, messo ben in vista al pubblico, con un busto inbronzo del Duce Benito Mussolini.08.11.2008Abbiamo verificato il progetto n. 507, rela-

tivo alla costruzione di una struttura per il centro di svi-luppo. I lavori sono finiti abbastanza bene, manca solodella pittura esterna, la quale verrà fatta a breve ed ade-guata ai fabbricati esistenti. Per quanto riguarda il proget-to n.414, relativo al sostegno dei 24 studenti, abbiamoavuto un incontro con gli studenti stessi e verificato le va-rie schede personali. Fr. Robert ci ha detto che ha ricevu-to i vari contributi. Dopo siamo partiti alla volta diDurjoynagar, dove abbiamo verificato la funzionalità del-le case famiglia per gli orfani. Un progetto ideato dallaFondazione la quale in luogo di costruire un mega ostelloper gli orfani, ha costruito 5 case famiglia con una salapolifunzionale per tutti i residenti. Progetto riuscito vera-mente bene. Trasferiti nell’ufficio della Missione diDurjoynagar, abbiamo incontrato Daniele della Fondazio-ne. Nel pomeriggio, siamo ripartiti alla volta di Calcutta.09.11.2008 Da Calcutta dopo la messa a casa di Madre

Teresa, siamo partiti in aereo per Bagdogra e poi con lejeep in Nepal via terra, dove siamo arrivati a Bharwaldalle Suore in serata.10.11.2008 Abbiamo visitato la prima Missione della

Fondazione ed un villaggio di indigeni “Mussar” accudi-ti dalle Suore italiane: Lella, Gloriosa e Saveriana. Trat-

tasi di una Missione molto povera, ma ben gestita dallaFondazione con i Marianisti. Il territorio ai piedi dellecolline Nepalesi è esclusivamente agricolo di conduzio-ne necessariamente manuale. Nel pomeriggio, mentreGino e Luigino erano impegnati in riunioni e verifichedei progetti, gli accompagnatori si sono avventurati inmezzo ai campi a far incuriosire i Nepalesi della loropresenza inusuale.11/12.11.2008Abbiamo visitato la Missione di Kakar-

gatti a circa 6 Km da Bharawal gestita sempre dagli stes-si Marianisti con le stesse caratteristiche della preceden-te. Mentre Gino e Luigino sono rtitornati a Bharawal ingeep, per proseguire il loro lavoro di verifica, il resto delgruppo è ritornato in moto o a piedi per visionare le va-rie capanne sulla strada.13.11.2008 Ci siamo trasferiti in jeep alla Missione di

Biratnagar e anche in questa Gino e Luigino hanno pro-seguito i loro lavori, mentre noi abbiamo visitato la cittàNepalese al confine con l’India. La sera abbiamo allog-giato per la prima volta del tour in un albergo della città(cose dell’altro mondo, un vero primato di sporcizia).

Abbiamo visto i lavori di costruzione della nuova sededella F.D.C.P.L., al piano terra, e della residenza della Co-munità dei Marinisti che dirigerà la società e la scuolaDon Bosco, al piano primo. Abbiamo visitato tre Missio-ni. In tutte e tre siamo stati accolti dai 2650 bambini del-le scuole con grandi onori floreali e canzoni di benvenu-to e ringraziamenti vari per le opere che la Fondazione faper la loro formazione fisica salutare e culturale attraver-so l’indispensabile opera missionaria delle Suore e deifratelli Marianisti.14.11.2008 Siamo partiti in aereo alla volta di Kat-

mandù dove siamo stati ricevuti dal nostro amico Lila ilquale ci ha accompagnato in albergo.15.11.2008Visita alla città di Katmandù e alla Missio-

ne di Techio dei Padri Salesiani dove gli stessi hanno inprogetto la costruzione di una mega scuola con l’aiuto an-che della Fondazione. In Katmandù abbiamo visitato lacittà vecchia “Patan” con tutte le case e monumenti variin legno scolpito, poi abbiamo visitato due tempi induistidello Stupa e il cimitero di Passupatinà dove stavano bru-ciando i morti del giorno secondo il loro rito Indù.16 e 17.11.2008 Partenza per Calcutta e successiva-

mente dopo 10 ore di attesa all’areoporto siamo rientra-ti a Venezia via Francoforte senza problemi

Antoniacomi Luigino

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Un ciabattino al mercato.

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Vorrei ricordare appropriatamente, per chi legge, ilvecchio Natale, il Natale cristiano della mia infanzia chearrivava immancabilmente preceduto da giornate di geloe di neve, com’è accaduto quest’anno, era accompagna-to da manifestazioni folkloriche di ancora intenso signi-ficato, era annunciato in chiesa da liturgie novendiali al-lora affollate da accolti di partecipanti devoti, benché in-freddoliti nell’aula diaccia, intenti alla commoventerievocazione lirica del messaggio angelico a Maria chetrovava le vie del cuore di tanti presenti e ne rafforzaval’abbandono alla fede.

Vorrei ricordare le solennità che non mancava in queitempi di piegare le ginocchia di tanti penitenti davantialla grata della contrizione, sospinti al passo salutaredalle esortazioni dei Sacerdoti sì, ma poi dallo stimolodi ogni madre, dall’opera persuasiva di pie consorti e daun’urgenza sentita che chiamava suasiva alla Mensa, nelgiorno della Natività, anche giovani e adulti, con le don-ne di casa.

L’avvenimento accendeva, in quegli anni da noi, lumifiochi davanti ai primi presepi casalinghi, allestiti congioia, ma con materiali di ripiego abitualmente, dai ra-gazzini che non erano ancora in grado di soddisfare il so-gno di possedere le statuine di gesso dei loro personaggi.

La celebrazione che precedeva la vera aurora con quel-la dei fuochi giovanili in onore del Nascituro, sacra tra-sposizione, nel nostro paese, dei falò epifanici, propizia-tori e divinatori, di origine celta, si dice, che illuminava-no invece, dalle alture, la notte della Manifestazione ditanti paesi della Regione, e talora le incendiano ancora.

Che di questi momenti di fede e di fervore, di questigesti e di tante altre usanze popolari che hanno segnatola preparazione, lo svolgimento e il seguito della grandecommemorazione di fine d’anno vorrei parlare ancora,per appagare qualche curiosità e per riportare alla me-moria dei vecchi giorni gelati, ma circostanze felici infondo.

Vorrei, ma le considerazioni che occupano la mia men-te in questi giorni più che alle rievocazioni di atti devo-zionali e dalle abitudini del volgo di altri tempi volgonoallo stato di fatto della “popolarità” attuale del messag-gio evangelico che li ha ispirati e a volte li sostiene an-cora, e del codice morale ch’esso ha fissato come parteinalienabile, ferma!

Siamo alla fine di un altro anno che ci è stato conces-so, dono che noi, più che anziani non avevamo avuto ilcoraggio di attenderci e che qualcuno potrebbe aver vis-suto come una prova, come un lungo cimento che desi-dera rivivere nella memoria per tracciare il bilancio diciò che ha avuto, di quello che ha dato e doveva, di quelche ha sofferto e goduto, per sapere se deve rallegrarse-ne o pentirsene...

Sono stato tentato anch’io di fare bilanci; in questa se-de cercherò di raccogliere alcune, poche annotazioni re-lative alla situazione della nostra comunità cristiana; po-che annotazioni perché è qui impossibile ammetternemolte, o addirittura tutto il consuntivo.

Mi limiterò quindi all’esame, di taluni motivi, oggetti,aspetti che possono essere considerati alla stregua di

contenute conclusioni finali e di argomentazioni estremedi un rendiconto. Parti circoscritte riguardanti in partico-lare il pianeta giovanile che ha attirato più che altre etàla mia attenzione e può offrire la constatazione visiva di-retta della sua realtà al riscontro con i dati percentuali ot-tenuti da indagini oggettive effettuate in altre parrocchie.

Gli adolescenti e i giovinetti stanno notoriamente at-traversando, tra dubbi, incertezze, contraddizioni, esalta-zioni e cadute, un’età di maturazione interiore e insiemedi decisioni che possono condizionare il loro futuro. Puòsorprendere, negativamente, l’accertamento che essi perappena un quinto, per loro stesso dire, hanno qualche in-teresse religioso; che solo il 16% partecipa alla Messadomenicale, che poco più del 52% afferma di frequen-tarla talvolta. E però le cifre riportate non rappresentanola maggiore gravità delle assenze ai riti riscontrate nelnostro paese! Condizione preoccupante per la cristianitàlocale che si usa attribuire, in prima istanza, all’influen-za nefasta che esercitano sui minorenni i programmi di-seducativi dei mass media.

In parte oggettivamente, perché se dalla diffusione dinotizie aggiornate; dalla divulgazione mondiale di idee,teorie e scoperte; dall’offerta di una costante opera diistruzione, educazione e intrattenimento l’uomo ha tan-ti benefici, non si può dimenticare che radio, TV, inter-net e cinema possono veicolare il male, rispetto alla fe-de e ai costumi, che le deboli difese, sopratutto giovani-li non riescono ad arginare, che feriscono e corromponogli animi. Qualcuno di quei mezzi ostenta neutralità ri-guardo alla materia della formazione interiore e dellafede; ma tante volte l’ostentata neutralità si rivela effet-tivamente “superficialità e mancanza di attenzione allatradizione” e alla “cultura religiosa”, si presta ben rara-mente a confronti seri, nella diversità di pareri fra gli in-terlocutori; o si tradisce ospitando parolai che si neganoad ogni contraddittorio, mentre sproloquiano contro ilnostro credo tacciano le benemerenze storiche e attualidel cristianesimo e si accaniscono contro i suoi princi-pi; o dà campo a intellettuali dell’insofferenza versoogni dogma e si chiedono se “tollerare la religione è tol-lerabile”, e si rispondono naturalmente: “no!” con ciòcreando negli ascoltatori sconcerto, o mancanza, o av-versione per la fede in menti impreparate a ribattere ra-gionamenti capziosi e convincendo alla diserzione deltempio.

Il capitolo che riguarda la morale insegnata dal Van-gelo non ha da proporre considerazioni più positive. Ilcontrollabile diffuso disinteresse della radio, della TV, evia via, verso la promozione interiore al lecito, al giu-sto, al pulito e virtuoso è costante – certi programmi dif-fusi da antenne e canali galeotti sono un inno alla li-ceità, con contorno di insulsaggini e inezie, per chiun-que spettacolo compiacente, se non l’unica ragione diesistere, verso la volgarità e la trasgressione, altre tra-smissioni replicano la presentazione d’ogni fatto delin-quenziale, che è un’esca per altre ribalderie, e sugge-stione perfida per anime deboli.Nemmeno la stampa è assente nella corruzione d’ogniumano o nella diseducazione, quando offre dalle pagine

VORREI

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di certe pubblicazioni un pattume ai fruitori abituali:vuoi la denigrazione dei credenti e dei loro pastori; vuoiil vellichio di curiosità morbose; vuoi la divulgazionedei costumi di vita, degli scandali, degli amori e disa-mori di eroi da rotocalco; vuoi l’esaltazione di ogni mo-da sbracata. Ma la sua bella figura la fa anche internet,questa mirabile e sorprendente realizzazione umana de-gli ultimi tempi che diffonde notizie, fornisce cono-scenze e dati, trama scambi planetari, media amicizie erapporti sentimentali, si fa aiuto prezioso per la medici-na... ma può convertirsi in adescatrice e pervertitrice, elo è, in non si sa bene quante migliaia di spazi dedicatialla pornografia e a simili scellerataggini a quando con-cede suoi siti, fin’ora circa 6000, a chi predica l’odio,insegna teorie e pratiche esecrande come assassini edeccidi, e forse li compie.

È del tutto evidente che non è solo, o soprattutto, l’in-fluenza nociva degli strumenti di cui ho fin qui parlatola causa di disaffezione e della contrarietà manifesta deiminorenni, d’ambo i sessi, specialmente durante il per-corso centrale della seconda decina d’anni dell’età, pernorme e principi che cominciano a sentire troppo co-strittivi e non facili da praticare, per osservanze e virtù.Causa sono anche ugualmente le frequentazioni pocoraccomandabili, la preoccupazione di mostrarsi alla pa-ri con le mode correnti, il contesto sociale in cui valeree mostrarsi spregiudicati e liberi di sè... come altri! Evia via.

Ora, come sono numerose le occasioni e le fonti di di-sgregazione e di impoverimento progressivo della ric-chezza interiore, di diseducazione, sappiamo che sonoaltrettanto numerosi i mezzi di cui si può disporre perpreservare il bene nativo o acquisito; tante le fonti di edi-ficazione.

Ma al cuore del problema formativo, della crescita in-teriore e della preparazione alla vita delle nuove genera-zioni; ma il motore d’ogni idonea promozione umana,morale e spirituale d’ogni nato da donna; il centro di unaefficace immunizzazione contro le contaminazioni è, opuò essere, la famiglia, che è anche la primaria respon-sabile del fallimento di quest’opera, se non vi si dedicaadeguatamente, secondo le sue possibilità.

Padre o madre oggi si sentono spesso sopraffatti dagliobblighi a loro delegati e prepotentemente cresciutimentre il mondo ha cambiato e cambia ogni prospettodel sentire, del credere, del fare e tante volte, quando i fi-gli sono arrivati all’età in cui è noioso sentirli chiamare“amore” o “tesoro” e non danno facilmente ascolto alleesortazioni, si scoraggiano, si sentono impari al bisognoe finiscono, magari, con il delegare ad altri quelli che so-no pur sempre i loro doveri, con l’affidarli nelle mani,metaforicamente parlando, d’una associazione, della sa-crestia, della scuola. D’uno psicologo! Non si sentonocapaci di seguire tutti i mutamenti che si verificano neiloro figli; di vigilare sulla loro assiduità; di cogliere letacite domande; di avvertire le loro inclinazioni; di ap-plicare più la comprensione e la confidenza e l’affetto ela cura assidua di quanto saprebbero usare la severità el’imposizione forse praticate loro nell’infanzia.

E talvolta dimenticano che la manifesta coerenza tra ildire e il fare, tra insegnare e il chiedere, e l’esempio so-no la didattica più efficace, e alla portata di tutti gli adul-ti, in qualsiasi ambito educativo.

Elio Toller

SCUOLAMATERNA “E. BULLIAN”

Siamo alle porte del S. Natale e la scuo-la materna si sta preparando con impegnoper la tradizionale festina. L’anno scola-stico è iniziato nel migliore dei modi con19 bambini vivaci e ricettivi; i piccoli sisono ben inseriti ed il gruppo è affiatato eci permette di lavorare con profitto.

È già cominciato il laboratorio di musi-ca tenuto dal maestro Emiliano ed ini-zierà a gennaio quello di inglese con lasottoscritta maestra.

La scuola è inoltre impegnata con ilprogetto “musica in rete”, destinato allescuole paritarie della Carnia, progettoquesto che vede la scuola partecipe per ilterzo anno e si concluderà con il concer-to di primavera.

Anche quest’anno i bambini partecipe-ranno ai “Giochi di Primavera”, promossidall’Istituto Comprensivo, che si svolge-ranno a Mediis, e ai “Giochi sulla neve” aForni di Sopra.

Questo è il mio secondo anno come in-segnante alla scuola materna e il bilancioè sicuramente positivo: ho trovato un am-biente di lavoro estremamente aperto esensibile, dove ritmi ed attività sono dav-vero a misura di bambino. I bambini si di-mostrano sempre affettuosi e disponibiliverso le attività proposte.

Desidero ringraziare l’Amministrazio-ne Comunale e Mons. Piller per l’oppor-tunità offertami: lavorare in questa scuolaè per me un privilegio che mi arricchisceprofessionalmente ed umanamente.

Desidero altresì ringraziare di cuoreSuor Luciana, Suor Ada, Suor Teobalda eLiliana che con me condividono la gior-nata.

Bon Nadâl.

La maestra Elisa

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Quest’anno in Ottobre si è organizzato, avendo perprotagonisti i nostri nonni della Casa di Riposo di Am-pezzo, un’uscita al Santuario di Castelmonte.La missione della Struttura ha tra le volontà, oltre agarantire una qualificata assistenza attenta alle neces-sità degli ospiti accolti, anche la possibilità di progetti disocializzazione raggiungendo e soddisfando bisogni nonsolo fisici ma anche di un benessere psicologico asse-condando la fede.La preparazione della giornata è stata emozionantesia per gli operatori coinvolti sia per gli stessi ospiti es-sendo per loro una novità.Il gruppo era così formato da quattro nonne e un non-no (perché un maschio in mezzo a tante donne ci stàsempre bene!…) accompagnati da: cuoca, animatrice,resp.infermieristica e resp. della struttura.Affinché la giornata andasse tutto bene, la partenza èstata accompagnata da una preghiera, … e così e stato,grazie anche all’animatrice che con canti e barzellettedava allegria alla simpatica combricola.Al nostro arrivo al Santuario ad attenderci c’erano al-cuni parenti volenterosi di trascorrere il resto della gior-nata con noi.L’unico imprevisto è stato di non essere arrivati in tem-po per seguire la S. Messa però, recuperando l’ultimo ca-puccino siamo riusciti ad avere comunque la benedizione.Assieme ai nostri nonni abbiamo vissuto l’emozione diquel momento, che ha portato anche della commozione.Una volta soddisfatto lo spirito c’era la necessità di unbel piattone di gnocchi e spezzatino con polenta che è sta-to gradito da tutti e giudicato dalla nostra cuoca ottimo.Dopo la pausa pranzo ci siamo rimessi in marcia peril rientro; facendo però tappa presso il Centro Anziani diVilla Santina fatta cosa gradita per alcuni dei nostrinonni che conoscevano la Struttura.Stanchi ma veramente felici siamo rientrati portandoun pensiero per i nonni che in queta occasione non sonopotuti venire.Visto il grande successo, appena il tempo lo permette,questo tipo di iniziativa verrà riproposta con la speran-za di poterla ampliare.Il prossimo anno la Struttura festeggerà i 10 anni d’a-pertura e in questa occasione si organizzerà una festalieti di condividere con voi questo traguardo.

La Casa di Riposo di Ampezzo

Le chiamiamo semplicemente “badanti” definizioneche si riferisce al loro impegno a tempo pieno nell’assi-stenza e cura di anziani e ammalati. Ma ciascuna di loroha un passato “parcheggiato” nel paese d’origine; unacasa, una famiglia, un lavoro, il loro mondo. Solo adAmpezzo ne abbiamo sei e svolgono il loro compito coni nostri anziani ammalati.

Le vediamo qualche volta per strada, nel momento dilibertà si ritrovano vicino al sagrato della nostra chiesa,almeno alcune. Le incontro quando vado a visitare an-ziani e ammalati e posso notare una dedizione e unagrande umanità, in alcune una grande fede. Quando du-rante il giorno passo in chiesa, spesso ho trovato qualchebadante che viene a trascorrere l’ora libera in preghierae la domenica, qualcuna c’è sempre con grande devozio-ne alla messa.

Il loro è un compito impegnativo, a tempo pieno afianco di una persona, a volte con grosse esigenze fisi-che e psichiche, un compito che richiede delle compe-tenze e tanta umanità. Noi dobbiamo essere grati alle ba-danti per questo loro servizio ed accoglierle nella nostravita sociale, anche per alleviare un poco quella sofferen-za interiore che deriva dalla lontananza dalla loro terra edalla loro gente. Nel nostro vissuto storico è viva anco-ra l’esperienza dell’emigrante e sappiamo quanta soffe-renza abbia causato nelle passate generazioni. Forse og-gi un po’ meno anche per i maggiori mezzi che permet-tono una pendolarità più frequente per chi lavoralontano. La presenza delle badanti, ci ricorda anche unanostra progressiva debolezza sociale. Non abbiamo piùle famiglie numerose e ci è difficile gestire assistenza elavoro con le persone di casa. Nel nostro mondo si in-vecchia, tanto che tra due decenni un terzo della popo-lazione italiana sarà ultrasessantacinquenne e da noi lapercentuale sarà più alta. Siamo dunque grati a questepersone per la loro presenza e anche per la loro testimo-nianza di fede. Nel 2004, a cura di Olga Vdovyaenko,assistente familiare in Italia, a Brescia avevano pubbli-cato un libretto, intitolato “Piccole meditazioni” dovevenivano raccolti alcuni scritti delle badanti, una di que-ste diceva:

“Ecco perché questa gente va in servitù all’estero, enon credete a quello che dicono: “Come stiamo bene”.Queste parole sono per i figli, per i familiari, mentre l’a-nima di ognuno corrode l’angoscia. Sembra che il sorri-so fiorisca sulle labbra, ma la tristezza e il distacco, ge-lano negli occhi. Le labbra ridono ma gli occhi sono tri-sti, perciò non credere che stiamo bene loro ed io. Tu seistata per noi una madre, Ucraina, adesso sei diventatala matrigna indifferente. Hai cacciato dalla casa le tuefiglie, non vediamo più né il tuo sole, né il tuo cielo, Nonsentiamo più cantare gli uccelli nei tuoi boschi, fra pocodimenticheremo anche la nostra lingua”: ...

Nel libro di Domenico Zannier “Libars di scugnì là” siritrovano gli stessi sentimenti vissuti dai nostri emigran-ti. Questi ricordi e questa consapevolezza ci aiutino adessere accoglienti e grati verso queste persone.

Mons. Pietro Piller

Le nostre badanti

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Casa di riposodi Ampezzo

I bambini della scuola materna in visita alla Casa di Riposo.

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Che cosa racconto oggi?Mi chiedo mettendomi all’operaper il foglio settimanale. Non mi viene in mente nulla di par-ticolare così decido di raccontare una mattinata qualunquecon i fatti e i pensieri del parroco.

In maggio si inizia la giornata con la S. Messa. Il vangeloci dice: “amatevi come io vi ho amato”. Uno sguardo allacroce ti dice che cosa questo comporti. Cerchi di guardarecon il suo sguardo alle persone. Vado nell’ufficio parroc-chiale e suonano alla porta. Un marocchino lungo e magrocomincia a descrivere la durezza della vita. Gli do qualcosadi più dei soldi della messa che ho ancora in tasca. Comincioa scrivere e suona un altro, questa volta è nero, con lo stessoproblema e anche a lui do quasi come al primo. Riprendo ascrivere e una telefonata mi chiede la disponibilità ad un aiu-to. È una persona che conosco, che è di qui vicino, e so cheha reali necessità. Mentalmente ci penso un po’, mi ricordodei suoi bambini e non so come mai, mi viene in mente ilquadro di Scrosoppi appeso in sacrestia. Quel quadro mi ri-corda le parole di padre Luigi, scritte sull’ urna delle sue spo-glie: “salvare le anime e salvarle con la carità!”. Velocemen-te decido un aiuto cospicuo. Ricordo che a casa mia raccon-tavano della sorella del nonno che aveva portato in casa dueorfani allevandoli come i suoi figli e dividendo ugualmentel’eredità ponendo una condizione: “chi bussa a questa casadovrà sempre trovare un aiuto”. Ancora quando ero bambinoe qualche mendicante cercava in paese ospitalità, veniva in-dicata casa nostra. Grandi insegnamenti di vangelo vissutoche hanno acceso una fede incrollabile nella provvidenza diDio. Riprendo il lavoro e mi trovo a scorrere le grandi cifredei lavori della chiesa di Sauris. Possiamo tanto per la chiesadi pietra e così poco per le pietre vive che sono i bisognosi,cristiani e non? D’accordo è necessario e anche questo è undono della provvidenza e ogni cosa ha un suo momento, maun po’ di disagio c’è nell’animo. Penso: deve venire il mo-mento nel quale spostiamo l’ago della bilancia e le grandi ci-fre interesseranno la solidarietà con le pietre vive. Quandoquesto succederà il vangelo sarà più leggibile nella vita deicredenti; risplenderanno i segni del Regno di Dio.

Arriva la posta e guardo il giornale: Myanmar, Sichuan,campi nomadi bruciati e tre ragazzi che uccidono una coeta-nea; catastrofi naturali e drammi nell’umanità. I secondi piùsconvolgenti delle prime. Poi il nuovo governo al solito bol-lettino di guerra. Benedetto XVI che nell’udienza settimana-le ricorda da un dottore della chiesa: “L’amore vede più chela ragione”. Il pensiero va a quella giovane uccisa, a queglialtri tre con la vita rovinata, e all’emergenza educativa che ilnostro tempo vive. Non so nulla né delle famiglie né del-l’ambiente, ma mi chiedo come è possibile? Guai a noi senon educhiamo all’amore e alla chiarezza per ciò che è benee ciò che è male. Tra i doni dello spirito c’è la conoscenza, lapietà e il timore di Dio. Sono doni che vanno accolti e colti-vati con chiarezza. Domenica si ricorda la SS. Trinità, miste-ro d’amore e di comunione. Forse, tra le altre cose, al nostromondo manca la capacità di contemplare ciò che Dio ha fat-to e fa per noi per essere veramente capaci di vivere con unameta e con uno stile.

Finisco di scrivere, leggo le letture e prego; ed è già quasiora di pranzo.

Mons. Pietro

Sono passati molti anni, da quando nel 1962, lo Sta-to italiano ha introdotto l’istruzione obbligatoria(scuola media) fino ai quattordici anni. Quella data hasegnato una svolta nella storia della scuola in Italia alivello di massa: maggiori conoscenze garantite a tuttie in ogni parte d’Italia. Già allora, i problemi nellascuola erano numerosi: i curricula tradizionali supera-ti, le aule poche, insegnanti poco aggiornati…1962-2008 anni di riforme, di cambiamenti, di prote-ste, di problemi…ma forse ci siamo dimenticati il verosignificato della scuola. La scuola insegna a leggere, ascrivere e a ragionare¸aiuta a crescere, a confrontarsicon gli altri rispettando le diversità di ciascuno.La scuola fa diventare i bambini, i ragazzi, adulti ca-paci di dare un contributo per migliorare la società el’ambiente che ci circonda.È un cammino di formazione che inizia dalla scuoladell’infanzia.I nostri bambini e i nostri ragazzi, in questo cammi-no, non sono da soli: famiglia, insegnanti, adulti di ri-ferimento, parrocchia sono sempre presenti…passiamo a noi!La scuola dell’infanzia di Ampezzo con i suoi inse-gnanti Suor Luciana, maestra Elisa e maestro Emilia-no (ed. musicale) continua ad essere un punto di rife-rimento per tutta la nostra comunità.I bambini di Ampezzo che frequentano la scuola pa-ritaria sono attualmente 19, dai 3 ai 6 anni: soprattut-to in questa fase iniziale della vita, i bimbi hanno bi-sogno di figure vicine costanti, sia dal punto di vistaeducativo-didattico che da quello religioso.La scuola dell’infanzia è gestita dalla parrocchia diAmpezzo, il cui presidente è Mons. P. Piller, mentre ilreferente comunale che gestisce i rapporti tra scuola ecomune è la signora A. Peruzzo.Si ricorda che il comune si fa carico delle spese del-la gestione della scuola: riscaldamento dell’edificioscolastico e stipendio maestra assunta il precedenteanno scolastico.Per quanto riguarda, invece, la scuola primaria e se-condaria di I grado, il problema riguarda solo il nu-mero degli alunni “perennemente” in calo numerico.Gli insegnanti “vecchi e nuovi”, fin dai primi giornidi scuola, hanno instaurato un rapporto sereno, profi-cuo e di fiducia con gli alunni (possibile anche dal fat-to che il numero degli alunni è esiguo), non solo du-rante le ore curricolari, ma anche durante i laboratori,le uscite didattiche, i recuperi…Si cerca, inoltre, di collaborare il più possibile con lefamiglie, proponendo incontri di formazione, riunionie altro, cose ritenute molto importanti dal D.S. prof.ssaV. Puicher, che da parecchi anni è qui con noi ad Am-pezzo.Gesù amava profondamente i bambini…bambini si-nonimo di spontaneità, gioia, simpatia, amicizia, bel-lezza, amore…facciamo nostri gli insegnamenti di Ge-sù, aiutando i nostri bambini, i nostri ragazzi, il nostroFUTURO!AUGURI DI BUON NATALE E BUON 2009 A TUT-TI I BAMBINI, RAGAZZI E…ADULTI sempre un po’bambini!

F. Miurin

NOTIZIE DALLA SCUOLA

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UNA MEZZA GIORNATADEL PARROCO

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Dopo sette mesi di intensa atti-vità si è conclusa la stagione calci-stica 2008. Oltre ad aver vinto ilquarantunesimo trofeo GiovanniDel Missier l’U.S. Ampezzo haavuto un buon risultato anche nelcampionato Carnico di seconda ca-tegoria collocandosi nell’alta clas-sifica.

Il nuovo Consiglio Direttivo rin-novato nel febbraio 2008, quandosono stato nominato presidente, siè subito distinto per aver ingaggia-to un allenatore conosciuto per lasua grande competenza e per la suaserietà nella persona di ClaudioBrollo.

Per l’Ampezzo è stato un ottimoacquisto che ha portato la squadraad organizzarsi, avere nuovi stimo-li ed ottenere dei buoni risultati di-mostrando importanti segni di ri-sveglio e portandosi, con gli stessigiocatori che lo scorso anno le ave-vano garantito una stentata salvez-za dalla retrocessione in terza cate-goria, nelle zone alte della classifi-ca. L’intero ambiente ha trattobeneficio ed entusiasmo e solo peril desiderio di tutti noi di far gioca-re ragazzi tutti di Ampezzo credoci abbia un po’ penalizzato. Abbia-mo una rosa di 30 giocatori e solo

3 di questi (unica squadra nel car-nico) provengono da fuori paese.Giocatori bravi, impegnati ma chemolte volte, e per vari motivi, nonhanno dato tutto quello che poteva-no dare ed alla fine del campiona-to abbiamo rallentato quella corsache fino alla quartultima giornatadi campionato ci vedeva candidatialla promozione.

Il Consiglio Direttivo ed il misterBrollo hanno dato fiducia allacompagine anche per la stagione2009. Si dovrà comunque rafforza-re la squadra inserendo dei nuovigiocatori per dare più stimoli e cer-care di avere dei risultati che dianosoddisfazione ai giocatori e ridareslancio alla vecchia e gloriosa U.S.Ampezzo.

Per fare questo però ci voglionodegli sponsor disponibili a finan-ziare l’attività dell’unione sporti-va. Sponsor, che a differenza ditutti gli altri comuni, qui ad Am-pezzo non si trovano. Ed è un ap-pello che faccio anche da questerighe e ringrazio caldamentequanti nel 2008 hanno dato il lorocontributo perché ritengo che que-sti abbiano capito che sosteneretanti giovani sia un’azione impor-tante per Ampezzo che è un paese

che purtroppo sta perdendo queipunti di riferimento che lo faceva-no centro di vallata ed una squa-dra che lo rappresenti degnamenteconsentirebbe di rinnovare un’i-dentità che ha bisogno di essererivitalizzata. Tale azione, per ave-re maggior portata necessita dicondivisione, così siamo convintiche, solo con l’aiuto e l’interessa-mento di tutti, Ampezzo potràmantenere quel poco che è rima-sto e magari recuperare ciò che siè con il tempo sbiadito.

Da parte degli ampezzani chie-diamo più interessamento e par-tecipazione come tifosi (siamo ilpaese con meno tifosi in campo)a tutti giocatori ricordiamo che losport è sacrificio, disciplina, for-za di volontà, passione, program-mazione e che è necessario porsidegli obbiettivi, a volte bisognasaper rinunciare ai propri impe-gni anche importanti, in funzionedi ciò a cui si ambisce: è la dedi-zione che fa di uno sportivo uncampione. E durante la stagione2009 noi vorremmo avere incampo tanti campioni. Un augu-rio a tutti.

Petris CarloPresidente A.S.D. Ampezzo

U.S.D. AMPEZZO:Lo sport è sacrificio, disciplina,

forza di volontà, passione e programmazione

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Una di comâri Bolp a è lada da co-pari Lôf: “Copâri Lôf, anin tal celârdi Toni di mont a robâ la bafa el’ònt”. Cencia fâsi brincâ di Toni dimont, la Bolp e il Lôf a son entrâs talso celâr par un piciul barconùt e antacât a mangjâ bafa e ònt. Il Lôf albailava a para dentri dut ce che i ste-va in bocja, invesa la Bolp, ogni tanta lava a controlâ di no mangjâ masae di rivâ incjmò a saltâ fûr par la bar-coneta. Quant che era pasciùda, laBolp a pensât di fâ un schers al Lôf.Cencia c’al si necuargi, a è saltadafûr e a è lada a clamâ Toni che l’erain casêra a fâ i cons dala stagjòn dimont: “Toni di mont, Toni di montiôt che ti robin la bafa e l’ònt!”. To-ni a l’è bailât a lâ tal celâr, ‘nà chel’era il Lôf cal lapâva, l’ha cjapât suil mani dala forcja cal veva daûr lapuarta, e l’à tacât a daiti al Lôf. Chelbiât l’ha provât a saltâ fûr pal bar-conùt ‘na che l’era entrât, ma al ve-va la pansa masa granda e nol pasa-va plui, cusì al’ha cjapât un bon fracdi pàcas.

Quant che finalmenti l’è rivât asaltâ fûr dal celâr, l’è lât a sclupâsital bosc. Tal bosc l’à cjatât la Bolp:“Oh comâri Bolp, encja tu las àstucjapàdas da Toni di mont?”, “Sigûr,copâri Lôf ” ai rispuint la Bolp, cheinvesa a veva cjalât dut dala barco-neta, “Encja me mi à ònt par ben, midùlin dutas las giòntas. Ti prei cjapi-mi su par la schena, chi no rivinencja a cjaminâ”. Cusì il Lôf al’àcjapât la Bolp su par la schena e l’èinviât pal bosc. Intant la Bolp a cjan-tava: “Din, don, dan, il malât alpuarta il san. Din, don, dan, il malâtal puarta il san!”.

Intant a era vegnût not e l’erasaltât fûr il tont di luna. Cjamina cja-mina, copâri Lôf e comari Bolp ason rivâs dongja un pò, dunà che sispielava la luna. “Copari Lôf, cjaladapît dal pò ce biela piesa di forma-di, tu che tu ses bon di nadâ butitidentri e menila su”. Il biât Lôf, dopovei poiât jù la Bolp, ch’al vevaincjmò su par la schena, si l’è butâttal pò. Dopo vei cirût par ognicjantòn, cencia cjatâ nencja una cro-sta di formadi, l’è tornât su cun cheisavôrs. L’era dùt plomp e plen di pà-cas e si lamentava: “Ohi ohi, comâriBolp, i soi dut bagnât e plen di frêt”,

“Nosta basilâ, cumò ti scjaldi iò” airispuint la Bolp, “monta su par chemeda lì, intant che i vadi a cirî un tipar impiâ il fûc”. Il Lôf bel planinl’è rampinât su par la meda, intantche la Bolp ai deva fûc. Dopo unmoment, la meda a ardeva benon e ilfum al rivava tai voi al Lôf che al di-seva:“Comâri Bolp, achì l’è dut unfum”, ma la Bolp a cjalava di lontane si la rideva sot las mostacjas.“Comâri Bolp, i mi scoti” al conti-nuava il Lôf e la Bolp ai diseva “No-sta basilâ, va su tu, se no no tu tiscjaldis!”. Quant che l’è rivât insòmperò l’è scuegnût saltâ jù dala medache a era duta un fugarêli, si l’èsentât tal prât mie scotât, mie bagnâte plen di pacàs.

Se si pasa di chês bandas, si iôtincjmò il biât Lôf che al cîr di di-studâ i pei dala sô coda, intant che laBolp a rit daûr dala meda brusada.

LA VOLPE E IL LUPOUn giorno la Volpe si recò dal Lu-po “Lupo, andiamo nella dispensa diToni di malga a rubare il lardo e ilburro”. Senza farsi sorprendere daToni di malga la Volpe e il Lupo si in-trufolarono nella sua dispensa attra-verso una piccola finestrella e inizia-rono a mangiare lardo e burro. Il Lu-po badava soltanto a ingerire tuttoquello che poteva far entrare nellefauci, mentre la Volpe, di tanto intanto verificava di non aver mangia-to troppo e di riuscire ancora a pas-sare per la finestra. Una volta sazia,la Volpe pensò di fare uno scherzo alLupo. Senza che questo se ne accor-gesse, uscì dalla dispensa ed andò achiamare Toni, che stava facendo ilbilancio della stagione di malga:“Toni, Toni, stai attento che ti ruba-no il lardo e il burro!”. Toni si recòin tutta fretta nella dispensa, dove ilLupo continuava a mangiare, afferròil manico della forca che teneva die-tro la porta e iniziò a picchiare il Lu-po. Il malcapitato provò ad uscire at-traverso la finestrella dalla quale eraentrato, ma aveva la pancia troppogrande e non ci passava più, così siprese una buona dose di botte.Quando finalmente riuscì ad usci-re dalla dispensa, andò a nascon-

dersi nel bosco. Nel bosco trovò laVolpe: “Oh Volpe, Toni di malga hapicchiato anche te?”, “Certamente,Lupo”, gli rispose la Volpe”, che in-vece aveva assistito alla scena dallafinestra, “ha picchiato per bene an-che me, mi fanno male tutte le giun-ture. Ti prego, portami sulle tue spal-le, perché non riesco a camminare”.Così il Lupo si caricò la Volpe sullespalle e si incamminò per il bosco.Intanto la Volpe cantava: “Din, don,dan, il malato porta il sano. Din,don, dan, il malato porta il sano!”.Nel frattempo era giunta la notteed era spuntata la luna piena. Cam-mina cammina, il Lupo e la Volpearrivarono nei pressi di un pozzo,nelle sue acque si specchiava la lu-na. “Lupo, guarda in fondo al pozzo,che bella forma di formaggio, tu chesai nuotare, tuffati e raccoglila”. Ilpovero Lupo, dopo aver fatto scen-dere la Volpe, che teneva ancora sul-le spalle, si gettò nel pozzo. Dopoaver cercato in ogni angolo, senzaaver trovato nemmeno un assaggiodi formaggio, uscì dal pozzo a boccaasciutta. Completamente zuppod’acqua e dolorante per le botte, silamentava: “Ohi ohi, Volpe, sonotutto bagnato e infreddolito”, “Nonti proccupare, ora ti scaldo io”, glirispose la Volpe, sali su quel muc-chio di fieno, mentre io vado a cer-care un tizzone per accendere il fuo-co. Il Lupo lentamente si arrampicòsul mucchio di fieno, mentre la Vol-pe lo incendiava. Dopo un attimo, ilmucchio cominciò ad ardere bene eil fumo faceva lacrimare gli occhidel Lupo, che diceva: “Volpe, quas-sù c’è tanto fumo” ma la Volpeguardava da lontano e se la ridevasotto i baffi. “Volpe, mi sto scottan-do”, continuava il Lupo e la Volpe lorassicurava: “Non proccuparti, con-tinua a salire, altrimenti non ti scal-di!”. Una volta arrivato in cima,però il Lupo dovette saltare giù dalmucchio che stava bruciando com-pletamente, poi si sedette sul prato,scottato, bagnato e dolorante per lebotte.Se si passa da quelle parti, si vedeancora il povero Lupo che cerca dispegnere i peli della sua coda, men-tre la Volpe ride dietro al mucchio difieno bruciato.

La Bolp e il Lôf

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Udine, 27 novembre 2008

Indizione Visita foraniale alle parrocchie

Carissimi Vicari foranei,dopo essermi confrontato con voi in Rosazzo, nel nostro incontro del 4 settembre, relati-

vamente alla “visita foraniale alle parrocchie” da farsi da parte vostra secondo le norme del codi-ce di diritto canonico can.555, §4 (“Il vicario foraneo è tenuto all’obbligo di visitare le parrocchiedel suo distretto secondo quanto avrà determinato il Vescovo diocesano”), e in accordo con i Con-sigli Presbiterale e Pastorale Diocesani, ritengo sia maturo il tempo di procedere in questa dire-zione.

Indìco dunque la “visita foraniale alle parrocchie” in tutte le ventiquattro Foranie in cui è sud-divisa l’Arcidiocesi da effettuarsi nei mesi di febbraio – marzo - aprile del 2009, a norma del CJCcan. 555.

La scelta di indire tale visita cade alla vigilia della conclusione del mio mandato episcopale nel-la Chiesa udinese. In tutto questo tempo ho cercato di guidare la nostra Chiesa locale ad assume-re e vivere le dimensioni della “comunione e della corresponsabilità“ in fedeltà alle indicazione delConcilio Vaticano II e del Sinodo udinese V.

Come sapete bene abbiamo individuato la Forania come luogo primario dove questi due terminipossono diventare esperienza profonda di nuove e mature relazioni umane e pastorali innanzi tut-to fra i presbiteri e fra questi e i laici.

Ritengo quindi che si possa fare una sosta per verificare assieme come si sta procedendo perraggiungere quell’obiettivo che nella mia lettera pastorale “Signore, sulla tua parola…” indicavochiaramente: “Costruire comunità cristiane accoglienti e gioiose, dove si vivono relazioni positive;solo comunità così offrono la possibilità a tutti, giovani e adulti, di fare esperienza del lieto an-nunzio del Vangelo di Gesù Cristo”.

Desidero inoltre sottolineare che tale “visita” costituisce sì un momento giuridicamente dovuto,ma allo stesso tempo va colta come preziosa occasione per una verifica ecclesiale ed un accom-pagnamento corresponsabile della pastorale delle parrocchie nel quadro degli orientamenti dioce-sani. A questo proposito faccio notare la rilevanza attuale che assumono le presenze laicali nellanostra chiesa (Consigli Pastorali Parrocchiali e Foraniali, i Referenti Pastorali Laici e in genere tut-ti gli operatori pastorali ) di cui è doveroso tener conto nella visita.

In allegato vi invio le indicazioni di contenuto e di metodo su cui sviluppare la “visita foraniale”elaborate da un gruppo di Vicari foranei, coordinati dal Vicario episcopale per la pastorale e da mecondivise.

Vi invito caldamente a premettere a tale visita degli incontri preparatori con i parroci della vo-stra forania per cogliere adeguatamente le sue finalità e suscitare la necessaria collaborazione.

Questa visita, ne sono convinto, potrà delineare un quadro significativo dello stato della nostraArcidiocesi, valido per un bilancio utile alla nostra azione pastorale e di buona conoscenza per chimi seguirà nella guida della nostra Chiesa.

Con un grazie sentito per la vostra collaborazione, vi saluto e vi benedico.

Pietro BrolloArcivescovo di Udine

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DAL CODICEDI DIRITTO CANONICO

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Il Vicario Foraneo (Can. 553) e la Visita Foraniale (Can. 555)

Can. 553 - §1. Il vicario foraneo, chiamato anche decano o arciprete o con altro nome, è il sa-cerdote che è preposto al vicariato foraneo.

§2. A meno che il diritto particolare non stabilisca altro, il vicario foraneo è nomi-nato dal Vescovo diocesano, dopo aver sentito, a suo prudente giudizio, i sacerdotiche svolgono il ministero nel vicariato in questione.

Can. 554 - §1. Per l’ufficio di vicario foraneo, che non è legato all’ufficio di parroco di unaparrocchia determinata, il Vescovo scelga un sacerdote che avrà giudicato idoneo,valutate le circostanze di luogo e di tempo.

§2. Il vicario foraneo venga nominato a tempo determinato, stabilito dal diritto par-ticolare.

§3. Il Vescovo diocesano per giusta causa può rimuovere liberamente dall’ufficio ilvicario foraneo, secondo il suo prudente giudizio.

Can. 555 - §1. Il vicario foraneo, oltre alle facoltà che gli attribuisce legittimamente il dirittoparticolare, ha il dovere e il diritto: 1) di promuovere e coordinare l’attività pasto-rale comune nell’ambito del vicariato; 2) di aver cura che i chierici del proprio di-stretto conducano una vita consona al loro stato e adempiano diligentemente i lorodoveri; 3) di provvedere che le funzioni religiose siano celebrate secondo le dispo-sizioni della sacra liturgia, che si curi il decoro e la pulizia delle chiese e della sup-pellettile sacra, soprattutto nella celebrazione eucaristica e nella custodia del san-tissimo Sacramento, che i libri parrocchiali vengano redatti accuratamente e custo-diti nel debito modo, che i beni ecclesiastici siano amministrati diligentemente;infine che la casa parrocchiale sia conservata con la debita cura.

§2. Il vicario foraneo nell’àmbito del vicariato affidatogli: 1) si adoperi perché ichierici, secondo le disposizioni del diritto particolare, partecipino nei tempi stabi-liti alle lezioni, ai convegni teologici o alle conferenze a norma del can. 279, §2; 2)abbia cura che siano disponibili sussidi spirituali per i presbiteri del suo distretto edabbia parimenti la massima sollecitudine per coloro che si trovano in situazioni dif-ficili o sono angustiati da problemi.

§3. Il vicario foraneo abbia cura che i parroci del suo distretto, che egli sappia gra-vemente ammalati, non manchino di aiuti spirituali e materiali e che vengano cele-brate degne esequie per coloro che muoiono; faccia anche in modo che durante laloro malattia o dopo la loro morte, non vadano perduti o asportati i libri, i docu-menti, la suppellettile sacra e ogni altra cosa che appartiene alla chiesa.

§4. Il vicario foraneo è tenuto all’obbligo di visitare le parrocchie del suo distrettosecondo quanto avrà determinato il Vescovo diocesano.

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Per raggiungere il Biotopo di Cima Corso è necessariolasciare la rumorosa strada asfaltata che conduce a For-ni di Sopra e, dopo un bel respiro, inoltrarsi verso terri-tori poco frequentati dagli uomini e popolati da animaliselvatici. All’inizio la strada è comoda e pianeggiante, lasi percorre facilmente, e in ogni stagione stupisce conuna novità: mazzi di insolite orchidee in primavera, frut-ti colorati in autunno e un candido manto di neve in in-verno. Dopo questo breve tratto però anche la strettastrada asfaltata viene abbandonata e sotto un arco natu-rale di noccioli e cespugli di rosa canina, ci si imbatte nelsentiero che porta alle prime canne della torbiera.Il bosco di pino silvestre e ginepro si apre per lasciarespazio al canneto e alle tante sorprese che nasconde, ilsilenzio è quasi totale, si sente solo il rumore delle ali diun airone che attraversa il cielo, dirigendosi verso i pra-ti umidi che si trovano sulla riva opposta della torbiera. Camminando ancora qualche decina di metri si entra nel-la ombrosa faggeta dove, nelle tiepide sere di maggio, èpossibile assistere al concerto che offrono ai taciturni vi-sitatori le due specie di rane che popolano la torbiera: laraganella verde e quella bruna. Questi anfibi sono statifortunati ad aver trovato questo specchio d’acqua ancoralimpido ed incontaminato, dove poter deporvi le loro uo-va e far nascere i girini che contribuiranno a conservare laspecie, qui trovano anche una grande quantità di insettiche costituiscono la base per la loro alimentazione. Mo-sche e zanzare, infatti, non sono fastidiose come nelle al-tre aree umide, perché il loro numero è tenuto sotto con-trollo dai loro predatori naturali: le rane, le salamandre,ma anche le piante carnivore fra cui la famosa drosera.Continuando la passeggiata, vicino alla faggeta, un po’nascosto dalla vegetazione appare la parte più importan-

Ampezzo e il Tinisa.

te del percorso: l’occhio della torbiera, ossia l’unica zo-na dell’antico lago glaciale in cui l’acqua è ancora libe-ra. Se ci si ferma un attimo ad osservarla è possibilescorgere che, a differenza dai soliti ruscelli, l’acqua ri-mane ferma e, come uno specchio riflette tutto quelloche la sovrasta: le larghe foglie degli aceri o quelle ova-li degli ontani o le montagne della conca di Cima Corso.Anche questo piccolo angolo di cielo in terra non è maiuguale, ma cambia con la stagione, così d’inverno si puòtrovare una liscia lastra di ghiaccio, in primavera le in-fiorescenze degli alberi, in estate la luna piena mentre inautunno è coperto da foglie colorate.Il percorso prosegue, porta verso il bosco e le zone semi-sommerse, ma è anche possibile seguire la diramazioneche risale lungo il bosco ed esce nei prati di Nembulucia.Quella che porta alla palude è soltanto una breve pas-seggiata, in cui è possibile osservare le peculiarità diquesto luogo, così diverse dall’ambiente circostante.Proprio per questa ragione, infatti, viene chiamato bioto-po (termine greco che significa “luogo particolare, conflora e fauna diverse da quelle dell’ambiente circostan-te”) e viene protetto a livello europeo. Una breve passeggiata nel silenzio dei nostri boschi edelle nostre montagne, dove è anche possibile ascoltare ipensieri e le emozioni, dove l’anima può parlare sotto-voce, senza essere disturbata da pubblicità o sirene. Sipuò camminare o sedersi a guardare la natura, non ci so-no limiti di orario, né rituali da seguire. L’unico dovere èdi rispettare tutti gli esseri viventi presenti. Non appro-fittare di questo piccolo angolo di paradiso sarebbe unpeccato sia per l’aspetto naturalistico, sia per quello spi-rituale.

Elisa e Paolo

Il Biotopo di Cima Corso

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ENTRATEENTRATE ORDINARIE € 58.884,67

OFFERTE IN CHIESA € 13.877,48

OFFERTE DOMENICALI DUOMO € 11.958,66

OFFERTE DOMENICALI OLTRIS € 1.013,80

OFFERTE DOMENICALI VOLTOIS € 435,33

OFFERTE DOM/LI S.ANTONIO € 469,69

CANDELE VOTIVE € 2.079,59

CANDELE VOTIVE CERI E LUMINI € 2.079,59

OFFERTE PER SERVIZI € 12.760,00

OFFERTE BATTESIMI € 880,00

OFFERTE MATRIMONI € 420,00

OFFERTE FUNERALI € 2.150,00

BUSTE FAMIGLIE € 9.310,00

ENTRATE PER ATTIVITÀ PARR.LI € 1.506,50

BOLLETTINO ENTRATE € 914,50

STAMPA CATTOLICA ENTRATE € 22,00

VARIE PER ATT. PAST. ENTRATE € 570,00

OFFERTE DA ENTI E PRIVATI € 24.140,30

OFFERTE DA ENTI € 7.498,30

OFFERTE DA PRIVATI € 16.642,00

INTERESSI DA CAPITALE € 2.570,80

INTERESSI SU C.C.B. € 848,80

INTERESSI SU TITOLI € 1.722,00

VARIE € 1.950,00

ENTRATE VARIE € 1.950,00

ENTRATE PARTITE DI GIRO € 561,75

GIORNATE E COLLETTE IMPERATE € 561,75

ENT. UN PANE PER AMOR DI DIO € 561,75

Totale entrate € 59.446,42Saldo attivo al 01/01/2008 € 80.126,74TOTALE € 139.573,16

SALDO ATTIVO AL 31/12/2008 € 58.463,62

USCITEATTIVITÀ CORRENTI € 25.326,29

TITOLI € 25.326,29

TITOLI DI STATO € 25.326,29

OPERE DI BENE € 7.359,00

CARITAS USCITE € 7.359,00

USCITE CARITAS € 7.359,00

USCITE ORDINARIE € 30.094,25

IMPOSTE TASSE ASSICURAZIONI € 2.670,89

TARSU € 182,00

IMPOSTE E SPESE SU CCB E CCP € 403,17

RENDICONTO 2008della Parrocchia B. V. del Rosario e S. Daniele di Ampezzo

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ASSICURAZIONI € 1.896,00

IMPOSTE VARIE € 189,72

SPESE DI CULTO € 3.693,31

SPESE PER ARREDI COMUNI € 1.508,00

SPESE PER LIBRI € 1.751,05

SPESE PER FIORI € 338,18

PARTICOLE VINO CANDELE OLIO € 96,08

SPESE GESTIONALI PARROCCHIA € 8.256,01

LUCE DUOMO € 2.009,76

ACQUEDOTTO € 141,00

GAS CANONICA € 1.181,07

GASOLIO DUOMO € 2.538,00

TELEFONO € 1.162,68

GAS OLTRIS € 37,00

LUCE CASA CANONICA € 518,96

LUCE CHIESA DI VOLTOIS € 332,56

LUCE CHIESA OLTRIS € 334,98

SPESE ATTIVITÀ PARROCCHIALI € 10.858,48

BOLLETTINO SPESE € 2.301,49

STAMPA CATTOLICA SPESE € 539,92

SERVIZI MIN. PASTORALE SPESE € 913,37

SUSSIDI CATECHISTICI SPESE € 610,50

CONTRIBUTO ATTIVITÀ FORANIALI € 3.170,00

SPESE PER CRESIMA € 650,00

SAGRA SPESE € 223,20

VARIE PER ATT. PASTORALI SPESE € 2.450,00

REMUNER. STIPENDI CONTRIBUTI € 948,00

COMPENSI AL PARROCO (IDSC) € 948,00

MAN. ORD. FABBR. E ACQUISTO ATTR. € 1.730,56

MANUTENZIONE FABBRICATI € 207,86

ATTREZZATURE UFF. PAR. € 522,70

ATTREZZATURE ATTIVITÀ PAST. € 290,00

MANUTENZIONE ATTREZZATURE € 710,00

VARIE € 1.937,00

SPESE VARIE € 1.937,00

USCITE STRAORDINARIE € 16.930,00

SPESE E USCITE STRAORDINARIE € 16.930,00

SPESE STRAORDINARIE CONTRIBUTO ALLA SCUOLA MATERNA € 16.280,00

LAVORI STRAORDINARI MANUTENZIONE € 650,00

USCITE PARTITE DI GIRO € 1.400,00

GIORNATE E COLLETTE IMPERATE € 1.400,00

USC. UNIVERSITÀ CATTOLICA € 50,00

USC. CARITÀ DEL PAPA € 150,00

USC. CASA ESERCIZI € 50,00

USC. QUOTIDIANO CATTOLICO € 50,00

USC. SEMINARIO € 100,00

USC. UN PANE PER AMOR DI DIO € 450,00

USC. GIORNATA MISSIONARIA € 500,00

USC. INFANZIA MISSIONARIA € 50,00

Totale uscite € 81.109,54Saldo passivo al 01/01/2008 € 0,00TOTALE € 81.109,54

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ANAGRAF ENati

Candotti Alennato a Tolmezzo il 08.04.2007 (di Andrea

e Chiapolino Uliana)

Burba Martanata il 24.01.2008

(di Paolo e Iust Barbara)

Polentarutti Rubennato il 29.04.2008 (di Paolo e Fachin

Tatiana)

Bhatti Parisenata il 17.08.2008(di Sunil e Bhatti

Alizbeth)

Martinis Oaninato il 09.10.2008

(di Ennio e CastanedaMartinez Layssa Maria)

Spangaro Valerionato a Tolmezzoil 13.11.2008

(di Renato e BenedettiMonica)

Masih Marconato a Tolmezzoil 16.11.2008(di Umeed

e Nargis Nargis)

De Monte Angelanata il 07.11.2008

(di Giordano eTataryntseva Lyubov)

BattesimiDe Luca Adam di Maurizio e Sraidi Karima 24.02.2008Varnerin Agnese di Alessio e Zanier Angela 06.04.2008Candotti Lucrezia di Romano e Francescatto Deborah 19.04.2008Del Pin Mattia Andrea di Giovanni e Mattoccia Stefania 27.04.2008Spangaro Giovanni di Alberto e Burba Sara 24.05.2008Burba Marta di Paolo e Iust Barbara 08.06.2008Schneider Alice di Andrea e Nardone Silvia 13.06.2008Petris Rita di Renzo e Barone Carmela 26.06.2008Dorigo Giorgia Lucia di Andrea e Petris Silvia 24.08.2008Dorigo Vittoria Lucia di Andrea e Petris Silvia 24.08.2008Benedetti Federico di Michele e Zatti Stefania 06.09.2008Polentarutti Ruben di Paolo e Fachin Tatiana 12.10.2008Picco Martina di Massimo e Adami Mara 26.10.2008

MatrimoniDe Crignis Giorgio e Fachin Sabrina il 12/05/2008 in AmpezzoDe Monte Federico e Petris Giovanna il 19/07/2008 in AmpezzoNdabunganiye Epimaque eVendramin Perosa Alice il 16/08/2008 in Bujumbura (Burundi)Belluco Cristiano e Petris Caterina il 30/08/2008 in AmpezzoCoradazzi Walter e Da Rin De Barbera Elisa il 13/09/2008 in Vigo di CadorePlazzotta Michele e Spangaro Enrica l’11/10/2008 in Sauris

Spangaro Giovanni nato il 17/01/2008 (di Albertoe Burba Sara)

Forte Caterina Giulia nata il 28/03/2008 (di Pie-tro e Lino Maria Maddalena)

Monte Emma nata il 19/10/2008 (di Donatello eFior Paola)

Troiero Blanca nata il 29/10/2008 (di Fabio e Pin-na Federica)

Bearzi Morgan nato il 03/12/2008 (di Andrea e Pi-votti Romina)

Bearzi Emil nato il 08/12/2008 (di Andrea e Pivot-ti Romina)

Page 44: e felice Anno nuovo - WebDiocesi · e felice Anno nuovo segue a pag. 2 La cappellina di Sant’Osvaldo in Cima Corso. glia, vita nell’anima e nel mondo spiri-tuale dell’uomo,

I NOSTRI CARI DEFUNTI

Alessandro Dorigon. in Ampezzoil 17.12.1953

dec. in Ampezzoil 27.11.2008

Andreato Romolon. a Campagna Lupia

il 22.01.1922dec. a Tolmezzoil 07.03.2008

Candotti Serenan. in Ampezzoil 19.08.1911

dec. in Ampezzoil 26.01.2008

Cusina Mariaved. Englaro

n. in Germaniail 19.04.1913

dec. in Ampezzoil 07.04.2008

Dorigo Roberton. a Tolmezzoil 20.06.1970

dec. ad Ampezzoil 11.07.2007

Fachin Carlon. in Ampezzoil 20.06.1943

dec. Novate Milaneseil 26.04.2008

Ilde D’Aroncon. a Villa Santina

il 12.12.1913dec. a Tolmezzoil 30.12.2008

Levi Pierinan. ad Asmara (Etiopia)

il 14.05.1917dec. in Ampezzo

il 08.05.2008

Martinis Marion. in Ampezzoil 05.11.1920

dec. a Tolmezzoil 09.11.2008

Petris Francescon. a Tolmezzoil 23.02.1964

dec. in Ampezzoil 18.02.2008

Petris Marian. in Ampezzoil 01.05.1930

dec. a Tolmezzoil 25.07.2008

Spangaro Antonian. in Ampezzoil 06.02.1926

dec. a Tolmezzoil 10.07.2008

Spangaro Ginon. in Ampezzoil 25.06.1947

dec. a Tolmezzoil 05.10.2008

Spangaro Virginian. in Ampezzoil 06.01.1923dec. a Parigiil 23.04.2008

Strazzaboschi Linon. ad Asmara (Etiopia)

il 16.01.1941dec. in Ampezzo

il 10.04.2008

Zatti Caterina(in de Prato)n. in Ampezzoil 26.01.1933

dec. a Tolmezzoil 15.08.2008

Zatti Marian. in Ampezzoil 21.11.1917

dec. in Ampezzoil 03.08.2008

Agostinis Piergiorgio n. in Ampezzo il 25.02.1938, dec. a Brescia il 16.01.2008

Fachin Morena n. a Tolmezzo il 26.03.1965, dec. a Tolmezzo il 23.02.2008

Pirrone Rosario n. a Castelbuono il 03.01.1928, dec. in Tolmezzo il 28.02.2008

Bertoni Elio n. a Ivrea il 03.03.1927, dec. in Tolmezzo il 06.03.2008

De Luca Sergio n. in Ampezzo il 15.12.1936, dec. in Gemona del Fr. il 09.03.2008

Crosilla Renzo n. a Tolmezzo il 09.01.1964, dec. a Udine il 29.07.2008

Petris Ernesto n. in Ampezzo il 09.06.1935, dec. a Udine il 04.08.2008

Spangaro Pierino n. in Ampezzo il 03.08.1926, dec. in Tolmezzo il 05.10.2008

Candotti Lucia n. in Ampezzo il 01.08.1929, dec. a Tolmezzo il 02.11.2008

Benedetti Manlio n. in Ampezzo il 06.06.1943, dec. in Aviano il 12.11.2008

Spangaro Maria n. in Ampezzo il 06.05.1922, dec. a Tolmezzo il 20.12.2008

Del Missier Pierina n. in Ampezzo il 26.06.1916, dec. a Udine il 22.12.2008