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Domenica di Pasqua: Risurrezione del Signore Chiesa del mattino di Pasqua Leggere • Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala… vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse e andò da Simon Pie- tro… «Hanno portato via il Signore…». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo… Corre- vano insieme tutti e due… l’altro discepolo giunse per primo… ma non entrò. Giunse in- tanto anche Simon Pietro… e osservò i teli posa- ti là, e il sudario… Allora entrò anche l’altro di- scepolo… vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli do- veva risorgere dai morti (Gv 20,1-9). Segno • I segni del fuoco (qui sarà l’incenso) e l’acqua benedetta a cui i ragazzi potranno se- gnarsi all’atto penitenziale. Capire Corse: di fronte allo smarrimento c’è bisogno di confrontarsi con la Chiesa. • Il Si- gnore: per Maria Gesù, anche se morto, è il Si- gnore. • Non entrò: è un aspettarsi reciproco per essere testimoni della risurrezione. • Teli: si riferisce ai due lembi del lenzuolo che era stato steso a diretto contatto con il corpo, visti dalla parte dei piedi nella penombra del sepolcro. • Non avevano compreso: solo davanti alla tom- ba vuota i discepoli capirono questi avvenimen- ti inauditi. • Scrittura: l’Antico Testamento, at- traverso il profeta Isaia, annunciava la morte e la risurrezione di Gesù. • Risorgere dai morti: se prima dell’apparizione di Gesù è il sepolcro vuoto a fare scalpore, dopo la risurrezione, real- tà misteriosa e indefinibile di cui nessuno è testi- mone se non Dio solo, occorre abbandonare il dubbio e passare alla fede, come Giovanni. Riflettere • La Chiesa del mattino di Pasqua è il gruppo di donne in cammino con nel cuore il peso di una pietra che trovano rimossa perché Gesù è vivo... Prime a incontrarlo vivo, prime ad ascoltarne la parola, a formare la prima comu- nità pasquale. La Chiesa del mattino di Pasqua è Maria di Màgdala, la peccatrice perdonata, che piange e non lo riconosce. Solo udendo le due sillabe del suo nome esplode nel primo gri- do della fede pasquale. La Chiesa del mattino di Pasqua sono Pietro e Giovanni che corrono ver- so il sepolcro. E il discepolo che Gesù amava «vi- de e credette». La Chiesa del mattino di Pasqua è Maria, la madre del Signore. Lei spera contro ogni speranza, con il cuore trafitto, ma in pace. Lei non ha bisogno di vedere, di sentire, di toc- care. Capisce che Dio ha esaudito il grido del suo unico Figlio, e che lei è divenuta la madre di un popolo immenso di discepoli. Chiesa del mattino di Pasqua, ti occorrerà però attendere il gran vento della Pentecoste per prendere il volo. Raccontare • Una tartaruga decise di andarse- ne a fare un giro notturno. Il rospo le disse: «Che imprudenza uscire a quest’ora!». Ma la tartaru- ga continuò e, mentre faceva un passo più lungo dall’altro, si ritrovò girata sulla schiena. Il rospo esclamò: «Te l’avevo detto! È un’imprudenza, ci lascerai la vita!». La tartaruga gli rispose: «Lo so bene. Ma per la prima volta vedo le stelle». «Ve- dere le stelle» è quello che capita a chi spera, a chi crede nell’imprevedibilità di Dio. • Con il passaggio dall’ora solare all’ora legale tutti compiamo un piccolo gesto: spostare le lancette dell’orologio un’ora avanti per strappare alle te- nebre della notte, un’ora in più di luce. Il mistero della Pasqua è racchiuso in questo gesto! La no- stra fede ci invita a «spostare la nostra vita in avanti», per porla nella luce e nelle mani di Dio. Rito Ambrosiano • Domenica di Pasqua, nel giorno: Gv 20,11-18. Dossier Catechista Marzo 2013 60 È domenica, ragazzi! 4ª, 5ª domenica di Quaresima «C», Domenica delle Palme «C», Domenica di Pasqua

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Dossier Catechista Marzo 201360

Domenica di Pasqua: Risurrezione del Signore

Chiesa del mattino di PasquaLeggere • Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala… vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse e andò da Simon Pie-tro… «Hanno portato via il Signore…». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo… Corre-vano insieme tutti e due… l’altro discepolo giunse per primo… ma non entrò. Giunse in-tanto anche Simon Pietro… e osservò i teli posa-ti là, e il sudario… Allora entrò anche l’altro di-scepolo… vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli do-veva risorgere dai morti (Gv 20,1-9).

Segno • I segni del fuoco (qui sarà l’incenso) e l’acqua benedetta a cui i ragazzi potranno se-gnarsi all’atto penitenziale.

Capire • Corse: di fronte allo smarrimento c’è bisogno di confrontarsi con la Chiesa. • Il Si-gnore: per Maria Gesù, anche se morto, è il Si-gnore. • Non entrò: è un aspettarsi reciproco per essere testimoni della risurrezione. • Teli: si

riferisce ai due lembi del lenzuolo che era stato steso a diretto contatto con il corpo, visti dalla parte dei piedi nella penombra del sepolcro. • Non avevano compreso: solo davanti alla tom-ba vuota i discepoli capirono questi avvenimen-ti inauditi. • Scrittura: l’Antico Testamento, at-traverso il profeta Isaia, annunciava la morte e la risurrezione di Gesù. • Risorgere dai morti: se prima dell’apparizione di Gesù è il sepolcro vuoto a fare scalpore, dopo la risurrezione, real-tà misteriosa e indefinibile di cui nessuno è testi-mone se non Dio solo, occorre abbandonare il dubbio e passare alla fede, come Giovanni.

Riflettere • La Chiesa del mattino di Pasqua è il gruppo di donne in cammino con nel cuore il peso di una pietra che trovano rimossa perché Gesù è vivo... Prime a incontrarlo vivo, prime ad ascoltarne la parola, a formare la prima comu-nità pasquale. La Chiesa del mattino di Pasqua è Maria di Màgdala, la peccatrice perdonata, che piange e non lo riconosce. Solo udendo le due sillabe del suo nome esplode nel primo gri-do della fede pasquale. La Chiesa del mattino di Pasqua sono Pietro e Giovanni che corrono ver-so il sepolcro. E il discepolo che Gesù amava «vi-de e credette». La Chiesa del mattino di Pasqua è Maria, la madre del Signore. Lei spera contro ogni speranza, con il cuore trafitto, ma in pace. Lei non ha bisogno di vedere, di sentire, di toc-care. Capisce che Dio ha esaudito il grido del suo unico Figlio, e che lei è divenuta la madre di un popolo immenso di discepoli. Chiesa del mattino di Pasqua, ti occorrerà però attendere il gran vento della Pentecoste per prendere il volo.

Raccontare • Una tartaruga decise di andarse-ne a fare un giro notturno. Il rospo le disse: «Che imprudenza uscire a quest’ora!». Ma la tartaru-ga continuò e, mentre faceva un passo più lungo dall’altro, si ritrovò girata sulla schiena. Il rospo esclamò: «Te l’avevo detto! È un’imprudenza, ci lascerai la vita!». La tartaruga gli rispose: «Lo so bene. Ma per la prima volta vedo le stelle». «Ve-dere le stelle» è quello che capita a chi spera, a chi crede nell’imprevedibilità di Dio. • Con il passaggio dall’ora solare all’ora legale tutti compiamo un piccolo gesto: spostare le lancette dell’orologio un’ora avanti per strappare alle te-nebre della notte, un’ora in più di luce. Il mistero della Pasqua è racchiuso in questo gesto! La no-stra fede ci invita a «spostare la nostra vita in avanti», per porla nella luce e nelle mani di Dio.

Rito Ambrosiano • Domenica di Pasqua, nel giorno: Gv 20,11-18.

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2ª domenica di Pasqua «C»In albis e della Divina Misericordia

Farci trovare…Leggere • La sera di quel giorno… mentre era-no chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i disce-poli gioirono al vedere il Signore... «Ricevete lo Spirito Santo…». Tommaso, chiamato Dìdimo… «Se non vedo… e non metto il mio dito nel segno dei chiodi… io non credo».Otto giorni dopo… «…beati quelli che non han-no visto e hanno creduto!». Gesù… fece molti al-tri segni… (Gv 20,19-31).

Segno • Il dono di questa celebrazione è dop-pio: la domenica come giorno del Signore e la professione di fede. Un abito bianco, grandi fogli bianchi su cui scrivere la propria esperienza.

Capire • Quel giorno: il giorno della risurrezione di Gesù. • Chiuse le porte: Giovanni racconta che Gesù è senza condizionamenti umani. • I disce-

poli: l’articolo determinativo indica la totalità dei discepoli. • Giudei: l’evangelista Giovanni chiama così i nemici di Gesù, quelli che hanno voluto la sua condanna a morte. • In mezzo: Gesù quando si manifesta è al centro. • Mani - fianco: i segni dell’amore, con i quali Gesù ha dato la vita per i suoi discepoli. • Gioirono: la paura di fare la fine di Gesù è sostituita da una grande gioia. • Spiri-to: è la capacità di amare incondizionatamente gli altri. • Dìdimo: vuol dire il gemello. • Vedo... metto... credo: Tommaso vuol toccare i segni del-la carità: la sua è la più alta professione di fede di tutto il Vangelo. • Otto: è una settimana dopo, quando la comunità celebra l’Eucaristia. • Beati: chi crede vede. • Segni: è ciò che rivela il volto di Gesù e alimenta la nostra fede.

Riflettere • La crisi di Tommaso non è diversa da quella che spesso colpisce ciascuno di noi. Vor-remmo vedere, toccare con mano che Dio pone fine a prepotenze, cattiverie e ingiustizie. Invece il mondo va avanti come prima. Come Tomma-so, non vediamo la guarigione nei cuori di tante persone e di alcuni dei nostri amici. Certo, ci sono anche quelli che hanno capito come comportarsi, alcuni che sono migliorati, ma non sempre sono accettati pienamente da tutti. Anche i nostri geni-tori e catechisti ci vorrebbero più buoni e credenti, forse pregano il Signore per noi, volendoci vedere crescere nella vita e nella fede. Gesù accontenta il suo amico Tommaso. Non lo lascia brancolare nel buio. Per la fede però occorre sempre anche la spintarella di Dio. È una cosa troppo grande per es-sere lasciata solo alle nostre forze. Una cosa è certa: Dio non manca all’appuntamento, bisogna solo che noi ci facciamo trovare.

Raccontare • Un contadino non credente per ironizzare sui fedeli scrisse a un giornale cattolico: «Ho passato il mese di ottobre a seminare, tutti i giorni, anche di domenica. E non sono mai anda-to in chiesa. In primavera, ho lavorato nei miei campi anche di domenica: ho sarchiato e potato. In giugno, ogni domenica ho raccolto. Il mio rac-colto è stato migliore di quello del mio vicino, che è andato in chiesa tutte le domeniche». Il direttore rispose: «Non sempre Dio fa il suo raccolto e salda il conto in giugno». • Dostoevskij scrive: «Sono un figlio del dubbio e dell’incredulità. Quale terribile sofferenza mi è costata e mi costa questa sete di cre-dere, che è tanto più forte nella mia anima quanto sono più numerosi in me gli argomenti contrari... E attraverso il crogiuolo del dubbio che è passato il mio “osanna”». • Vedi: B. Ferrero, 365 piccole storie per l’anima, elledici: Perché avete paura?, p. 107; La pietra azzurra [la domenica è il regalo!], p. 354.

Rito Ambrosiano • Come nel rito romano.

Marino GoBBin

È domenica, ragazzi!

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3ª domenica di Pasqua «C»

Siamo lo spazio pubblicitario di GesùLeggere • Gesù si manifestò di nuovo ai disce-poli… e (ad) altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare»… ma non presero nulla... Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!»... Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di cento-cinquantatré pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a man-giare». E nessuno dei discepoli osava domandar-gli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù… prese il pane… lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti (Forma breve: Gv 21,1-14).

Segno • Ai segni della Pasqua (acqua, cero pa-squale) si possono aggiungere dei lumini (alba-Pasqua).

Capire • Discepoli: sono sette, cioè la totalità, come se Gesù si presentasse a tutta la sua comu-nità. • Pescare: è un ritorno alle attività che da-

vano da mangiare. • Presero nulla: si direbbe che Gesù li fa agire contro il buon senso. • Disce-polo... amava: cioè l’autore stesso del Vangelo, il giovane apostolo Giovanni. • Signore: nella Bib-bia i credenti chiamano così Dio. Ora, chiamare Gesù così è riconoscere che è Dio ed è risorto. • Rete piena: rappresenta il successo della missio-ne. • Non si squarciò: simboleggia l’unità della Chiesa • Mangiare: l’invito ci dona nell’Eucari-stia la certezza di sapere che Gesù è il Signore. • Diede loro: è il compiersi della liturgia sulla spiaggia. • Risorto dai morti: Dio ha risposto al-la fiducia di Gesù donandogli la vita per sempre.

Riflettere • Dopo la tragedia della passione i discepoli cercano di rifarsi la vita. Ma non basta ritornare al lavoro abbandonato: non prendono nulla! Non serve provare a giocarsi la vita con l’esperienza acquisita. Il vuoto è nel loro cuore. Con il ritorno sui propri passi la vita diventa un cubo magico che non si mette più in ordine. È la notte: pensi e ripensi agli avvenimenti passati! Ma, stando «sulla riva», Gesù, il Risorto, trasfor-ma quella notte in alba. Il compito che dà è as-surdo e ridicolo per gli esperti pescatori, per quei discepoli di lunga esperienza. Però... i risultati non mancano e sono strabilianti. Inoltre Gesù si manifesta premuroso e pieno di delicatezza, dà un cibo speciale, l’Eucaristia. Si fa cibo. Egli vuole che in noi sia la sua gioia, perché siamo il migliore spazio pubblicitario per i fratelli. Solo così superiamo l’«esame di maturità» insieme a Pietro. E la nostra fede sarà robusta.

Raccontare • Un anacoreta della Tebaide da anni viveva nella penitenza e nella fedeltà a Gesù. Un giorno un demonio escogitò un tra-nello per provare la sua fede: gli apparve nelle sembianze di Gesù risorto. Gli disse: «Io sono il Cristo glorioso». A quella vista il santo eremita chiuse gli occhi. Il demonio allora con suadente dolcezza chiese: «Chiudi gli occhi davanti al tuo Signore?». Rispose il santo: «Non è quaggiù che voglio vedere il mio Signore, ma lassù. Per ora mi basta sentirmelo vicino nella fede». • Un vescovo incontrando dei bambini che si preparavano per la prima Comunione pose loro questa doman-da: «Ditemi, dov’è Dio?». «Dappertutto», rispose una bimba. «Secondo te è anche nella tasca del tuo vestito?». «Ma certo!». «Allora prendilo!». La bambina rimase interdetta, poi ribatté: «È tanto grande, che non lo posso afferrare, ed è tanto pic-colo, che mi sfugge tra le dita».

Rito Ambrosiano • 3ª dom. di Pasqua: Gv 8,12-19.

È domenica, ragazzi!

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4ª domenica di Pasqua «C»

Nel palmo di DioGiornata mondiale di preghiera per le vocazioni

Leggere • In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strap-perà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strap-parle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10,27-30).

Segno • Le foto dei preti e/o consacrati della parrocchia saranno poste al centro di un rudi-mentale recinto, la Chiesa.

Capire • Conosco: significa un rapporto di grande confidenza. • Seguono: è risposta a quel desiderio di vita che ogni persona si porta dentro. • Vita eterna: non è un premio futuro, ma una realtà da sperimentare nel presente. • In eterno: non indica tanto la durata infinita, ma la quali-tà indistruttibile. • Padre mio: noi apparteniamo a Dio e tutto ci è dato in dono. • Strapparle: Gesù avverte i capi che Dio non permetterà che le sue pecore finiscano nelle mani di falsi pastori e di mercenari. • Mano: la mano del Padre, la mano di Dio e quella di Gesù sono identiche, sono la mano di coloro che danno la vita per il proprio gregge. • Io e il Padre: è dichiarata l’unità per-fetta fondata su un’unione di amore • Una cosa sola: letteralmente «siamo uno».

Riflettere • In queste domeniche c’è una certez-za: dovremmo convertirci alla gioia. E smettere di cercare un crocifisso, uno che è morto in mezzo ai vivi. La gioia cristiana è una tristezza superata. Gesù-Pastore è in mezzo al suo gregge, la Chiesa. È in mezzo a noi. Cristo non vuole la nostra tri-stezza, per questo ci assicura che siamo nel pal-mo del Padre suo e di lui. E lo siamo perché dà la sua vita per noi. Isaia afferma che Dio scrive il nostro nome (per Israele indica tutta la perso-na) sul palmo della mano. Proprio come fanno i ragazzi per annotarsi il telefono di una amica carina... Se siamo così importanti e preziosi, vuol dire che anche noi dobbiamo rispondere a così grande amore. E oggi il pensiero va al prete che ci rappresenta Dio e ce lo dona, ma anche a ve-rificare se per caso Dio non ha preso un appunto particolare per noi… E aspetta una risposta.

Raccontare • Si raccontino delle storie di chia-mate di santi, oppure far parlare qualche giovane che vive in seminario... • Paolo VI ha raccontato allo scrittore Jean Guitton: «Nella mia gioventù mi sembrava di avere tante vocazioni diverse che mi spingevano a una vita laica. Volevo essere sena-tore come mio padre, medico come mio fratello, contemplativo come mia madre... Ma volevo anche essere artista, oratore, viaggiatore, evan-gelizzatore... Come assecondare queste vocazio-ni multiple, contrastanti e divergenti? Trovai la soluzione per accordare tutte le vocazioni laiche facendole giungere alla loro pienezza, per essere un laico perfetto, avevo una soluzione sola: farmi sacerdote». • «Nel giorno della Cresima, a undici o dodici anni – testimonia un prete –, il vescovo aveva detto durante la sua omelia: “Forse, tra i ragazzi qui presenti, ve ne sono alcuni cui potrò imporre le mani una seconda volta, per il sacer-dozio”. Rimasi così colpito da quella frase del Ve-scovo, che essa, per me, fu come la voce di Cristo. Quelle parole non mi abbandonarono. Il pome-riggio dello stesso giorno in cui avevo ricevuto la Cresima mi trovavo nei campi a guardare le muc-che, e ancora oggi sarei in grado di indicare il po-sto in cui risuonò nuovamente in me la frase udi-ta al mattino. Fu quello stesso vescovo a impormi le mani una seconda volta, per il sacerdozio».

Rito Ambrosiano • 4ª dom. di Pasqua: Gv 15,9-17.

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5ª domenica di Pasqua «C»

Agganciati all’AmoreLeggere • Quando Giuda fu uscito… Gesù dis-se: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato… anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glo-rificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da que-sto tutti sapranno che siete miei discepoli…» (Gv 13,31-33a.34-35).

Segno • Una croce con fiori che si estendano in altezza (glorificare); un telo-asciugamano sa-rà posto sul legno trasversale (comandamento dell’amore).

Capire • Uscito: è l’uscita di Giuda dal cenacolo. L’ora di Gesù è scandita dal tradimento. • Figlio dell’uomo: quando l’uomo è capace di amare in maniera incondizionata, in lui si manifesta la condizione divina. • Glorificherà: il Padre glori-fica Gesù perché ha messo in gioco la sua vita. • Figlioli: letteralmente bambini, appellativo affet-tuoso. È l’unica volta che Gesù chiama così i suoi discepoli. • Comandamento: non sta alle nostre spalle, ma davanti a noi come un impegno, una

speranza da vivere. • Nuovo: cioè migliore, che sostituisce tutto il resto. • Amiate: l’amore è la tessera di riconoscimento dell’appartenenza alla comunità del Cristo. • Come: l’amore dei disce-poli è fondato sull’amore di Gesù per loro. • Da questo: dall’Eucaristia nasce l’impegno dell’amo-re fraterno. • Discepoli: è vivere come lui.

Riflettere • Giovanni continua a raccontarci quello che ha vissuto in prima persona nelle ore che precedettero la passione e la morte di Gesù. Ma è lo Spirito Santo a illuminarlo, a ricordar-gli quanto Gesù faceva e diceva e ad aiutarlo a interpretare per noi il suo pensiero e la sua azio-ne. Quello che ha visto sulla nostra terra, con la mescolanza di buoni e cattivi, è una terra tutta nuova, nella quale tutti sono felici. Una terra do-ve tutti si amano, dove ciascuno non pensa che al bene degli altri, una terra dove tutto è cambia-to. Perché il cuore di ognuno è cambiato, e non vive che per l’amore di Dio! È questa terra nuova che Gesù ci invita a far nascere. Ma a partire dal modo con cui lui ha amato, senza esclusione di generosità, nonostante il perdurare del rifiuto di Giuda e degli altri discepoli. Il nostro rifiuto. Sta qui la novità del comandamento, dell’amore di Gesù. Egli cerca di agganciarci continuamente al suo amore per insegnarci ad amare. L’amore di Gesù è per tutti gli uomini, amici e nemici, sim-patici e antipatici… Ogni uomo per il cristiano è fratello da amare!

Raccontare • Un giovane cristiano libanese, ra-pito e maltrattato duramente da un fanatico, non gli opponeva che un sorriso. Per quanto i colpi continuassero, il cristiano continuava a sorridere. Esasperato, il fanatico gridò: «Parla, di’ qualcosa! Non sei che un vigliacco! Smetti di sorridere o ti ammazzo». Il cristiano rispose: «Fratello, se il tuo dovere di fanatico è di battermi, il mio dovere di cristiano è di perdonarti». Tre anni più tardi, il fa-natico ricevette il Battesimo. • Dobbiamo amare il prossimo non con le parole e con i sentimenti, ma con le azioni, anche se ci richiedessero molta fatica e sacrifici. Una ragazza più grande dice alla sorellina piccola: «Ti voglio molto bene! Sei co-sì carina!». E come segno d’amore la bacia forte. Ma quando la piccola le chiede: «Aiutami a fare i compiti», riceve la risposta: «Oggi non ho tempo, sono molto occupata». Un’altra volta la sorelli-na dice: «Portami a spasso con te». E la risposta: «Vado con le compagne più grandi, ci daresti solo fastidio. Sei troppo piccola».

Rito Ambrosiano • 5ª dom. di Pasqua – anno C: Gv 13,31b-35 (come nel rito romano, con qualche variazione).

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6ª domenica di Pasqua «C»

Al cuore della ChiesaLeggere • «Se uno mi ama, osserverà la mia pa-rola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui… il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace… Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me…» (Gv 14,23-29).

Segno • Valorizziamo le mani nei riti di comunio-ne: al Padre nostro alzandole, alla pace tendendole ai fratelli, alla comunione aprendole per fare comu-nione con il Risorto.

Capire • Parola: la Parola senza lo Spirito rimane vuota. • Verremo a lui: Gesù è e rimane e rimarrà presente con i discepoli, nel suo Spirito. • Dimora: lo Spirito Santo, insieme al Padre e al Figlio, fissa la sua casa nei fedeli. • Di lui: la vita cristiana è fatta di comunione con Gesù, è presente nella no-stra vita. • Paràclito, Spirito Santo: ha la funzione

di sostenere, di difendere. • Pace: è un dono che il mondo non può dare. La pace di Cristo è la pace del realizzarsi delle promesse messianiche. • Amaste: è lo Spirito che fa del credente un innamorato. • Rallegrereste: i discepoli devono rallegrarsi della Pasqua di Gesù. Essa comporta un andarsene, ma si tratterà di un’esperienza provvisoria, destinata a lasciar spazio a un ritorno e a una comunione definitiva.

Riflettere • Gesù, prima della sua morte e risurre-zione, rassicura i discepoli, e ciascuno di noi, che at-traverso l’amore Dio-Trinità, Padre e Figlio e Spirito Santo, è presente nella vita della sua Chiesa. Dio è presente nel nostro intimo: come non amarlo e non amarci l’un l’altro? Che bello: se ami Cristo, Dio dimora appiccicato in te! Poi Gesù ci assicura che lo Spirito Santo ricorderà tutto ciò che lui ha detto e operato. E questo perché i discepoli credano. Noi cristiani siamo chiamati a vivere la fede in mezzo al mondo, in mezzo alle passioni. Noi siamo il luo-go d’incontro di Dio con il mondo che ci circonda. L’azione dello Spirito ci aiuta a vivere tutto questo non come una tragedia. E a scoprire in questo il Dio vivente, colui che risuscita dai morti e dimora in noi. L’Eucaristia domenicale ci aiuta proprio in que-sto: a continuare a credere.

Raccontare • Sta seduto sulla riva di un fiume. Prendi dall’acqua un bel sasso rotondo e spezzalo. L’interno sarà perfettamente asciutto. Quel sasso giace in acqua da tanto tempo, ma l’acqua non è riuscita a penetrargli dentro. La stessa cosa succede a molti uomini in Europa. Da secoli il cristianesimo li circonda, ma non penetra, non vive in loro. A vol-te il cuore dei cristiani è impenetrabile come il duro sasso di un torrente. • Un bambino cinese andato per il catechismo alla missione trovò i soldati che lo bloccarono: avevano portato in carcere il missio-nario e le suore, distrutto la chiesa. Addolorato per questo, disse: «Avete detto che non c’è più la chiesa? Ma io sono battezzato, sono della famiglia di Dio, abita in me lo Spirito Santo... Io sono Chiesa». • Un giorno che ricevette degli ospiti eruditi, Rabbi Mendel di Kozk li stupì chiedendo loro a bruciapelo: «Dove abita Dio?». Quelli risero di lui: «Ma che ti prende? Il mondo non è forse pieno della sua glo-ria?». Il Rabbi diede lui stesso la risposta: «Dio abita dove lo si lascia entrare». • Vedi: B. Ferrero, 365 pic-cole storie per l’anima, Elledici 2007: Sguardi, p. 122.

Rito Ambrosiano • 6ª dom. di Pasqua – anno C: Gv 16,12-22 (v. SS. Trinità-C: Gv 16,12-15, in Dossier Catechista mag. 2007 e 2010, oppure più avanti).

Marino GoBBin

È domenica, ragazzi!

Dossier Catechista Maggio 201356