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Ernst Heinrich Haeckel Il Monismo, quale vincolo fra religione e scienza www.liberliber.it Ernst Heinrich Haeckel Il Monismo, quale vincolo fra religione e scienza www.liberliber.it

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  • Ernst Heinrich HaeckelIl Monismo,

    quale vincolo fra religione e scienza

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    QUESTO E-BOOK:

    TITOLO: Il monismo, quale vincolo fra religione escienzaAUTORE: Haeckel, Ernst HeinrichTRADUTTORE: Herlitzka, AmedeoCURATORE:NOTE: CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

    DIRITTI D'AUTORE: no

    LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze

    COPERTINA: n. d.

    TRATTO DA: Antropogenia, o Storia dell'evoluzioneumana : storia embriologica e genealogica / ErnestoHaeckel ; prima traduzione italiana fatta sullaquarta edizione tedesca a cura di Daniele Rosa ; Ilmonismo, quale vincolo fra religione e scienza :professione di fede di un naturalista, pronunciatail 9 ottobre 1892 ad Altenburg in occasione del 75.Giubileo della Naturforschende Gesellschaft desOsterlandes. - Torino : Unione Tipografico-Editrice,

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    TITOLO: Il monismo, quale vincolo fra religione escienzaAUTORE: Haeckel, Ernst HeinrichTRADUTTORE: Herlitzka, AmedeoCURATORE:NOTE: CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

    DIRITTI D'AUTORE: no

    LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze

    COPERTINA: n. d.

    TRATTO DA: Antropogenia, o Storia dell'evoluzioneumana : storia embriologica e genealogica / ErnestoHaeckel ; prima traduzione italiana fatta sullaquarta edizione tedesca a cura di Daniele Rosa ; Ilmonismo, quale vincolo fra religione e scienza :professione di fede di un naturalista, pronunciatail 9 ottobre 1892 ad Altenburg in occasione del 75.Giubileo della Naturforschende Gesellschaft desOsterlandes. - Torino : Unione Tipografico-Editrice,

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  • 1895. - XV, 683 p., 20 c. di tav. : ill. ; 28 cm.Opere di Ernesto Haeckel ; 3-4.

    CODICE ISBN FONTE: n. d.

    1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 22 settembre 2020

    INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

    SOGGETTO:SCI027000 SCIENZA / Scienze della Vita / EvoluzioneNAT024000 NATURA / Saggi

    DIGITALIZZAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

    REVISIONE:Gabriella Dodero

    IMPAGINAZIONE:Paolo Alberti, [email protected] Dodero

    PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

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    1895. - XV, 683 p., 20 c. di tav. : ill. ; 28 cm.Opere di Ernesto Haeckel ; 3-4.

    CODICE ISBN FONTE: n. d.

    1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 22 settembre 2020

    INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

    SOGGETTO:SCI027000 SCIENZA / Scienze della Vita / EvoluzioneNAT024000 NATURA / Saggi

    DIGITALIZZAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

    REVISIONE:Gabriella Dodero

    IMPAGINAZIONE:Paolo Alberti, [email protected] Dodero

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  • Indice generale

    Liber Liber......................................................................4Prefazione.....................................................................11Il Monismo...................................................................14Annotazioni..................................................................60

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    Indice generale

    Liber Liber......................................................................4Prefazione.....................................................................11Il Monismo...................................................................14Annotazioni..................................................................60

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  • Ernesto Haeckel

    IL MONISMOQUALE VINCOLO FRA RELIGIONE E SCIENZA

    PROFESSIONE DI FEDE DI UN NATURALISTA

    pronunciata il 9 ottobre 1892 ad Altenburgin occasione del 75° Giubileo della «Naturforschende

    Gesellschaft des Osterlandes»

    Traduzione italiana autorizzata e riveduta dall’AutoreDI

    AMEDEO HERLITZKA

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    Ernesto Haeckel

    IL MONISMOQUALE VINCOLO FRA RELIGIONE E SCIENZA

    PROFESSIONE DI FEDE DI UN NATURALISTA

    pronunciata il 9 ottobre 1892 ad Altenburgin occasione del 75° Giubileo della «Naturforschende

    Gesellschaft des Osterlandes»

    Traduzione italiana autorizzata e riveduta dall’AutoreDI

    AMEDEO HERLITZKA

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  • Nel nome di Colui che intento a creare se stessose stesso e l’universo dall’eterno creava!...

    Nel nome di Colui, che amore e fede creavae forza e confidenza e operoso potere!...

    Nel nome di Colui, che sempre invocato sì spesso,per sempre sconosciuto nell’essenza rimase!...

    Ne l’universo immenso fin dove si spingono i sensisoltanto a lui simili, trovi cognite cose;

    e de lo spirito tuo la fiamma vampante più altone l’emblema e nel simbolo tacita si racqueta;

    ciò l’alma tua rapisce e trasporta in fervide ebbrezzee i luoghi ove tu vai splendidamente adorna.

    Volano via gl’istanti, nè tu più li numeri allora,ogni passo è l’incommensurabilità.

    Quale sarebbe un Dio che fuori del mondo si stesse,e intorno al dito suo tutto spingesse il mondo?

    Meglio è che l’universo animi e che insieme confondae sè nella natura e la natura in sè.

    Tal che mai la forza, mai perda lo spirto animanteciò che vive e lavora ed è parte di lui.

    Goethe.

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    Nel nome di Colui che intento a creare se stessose stesso e l’universo dall’eterno creava!...

    Nel nome di Colui, che amore e fede creavae forza e confidenza e operoso potere!...

    Nel nome di Colui, che sempre invocato sì spesso,per sempre sconosciuto nell’essenza rimase!...

    Ne l’universo immenso fin dove si spingono i sensisoltanto a lui simili, trovi cognite cose;

    e de lo spirito tuo la fiamma vampante più altone l’emblema e nel simbolo tacita si racqueta;

    ciò l’alma tua rapisce e trasporta in fervide ebbrezzee i luoghi ove tu vai splendidamente adorna.

    Volano via gl’istanti, nè tu più li numeri allora,ogni passo è l’incommensurabilità.

    Quale sarebbe un Dio che fuori del mondo si stesse,e intorno al dito suo tutto spingesse il mondo?

    Meglio è che l’universo animi e che insieme confondae sè nella natura e la natura in sè.

    Tal che mai la forza, mai perda lo spirto animanteciò che vive e lavora ed è parte di lui.

    Goethe.

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  • Nuovi Dei.

    Ecco i tuoi seggi tremando crollanosotto all’iniqua scure del monaco;prepara i tuoi fulmini, Donar,ed annientalo ne l’ira tua.

    Atre tempeste talor s’addensano,ma il tuo tremendo folgor non scroscia,Oh! d’Asgard le aule lasciaste,Dei patrii, in silenzio di morte?

    Con funebre nenia, con alto clangore di piantidianzi recaste Balder alla tomba pietosi:

    ora voi stessi avvolge oscuro crepuscolo, o Deior voi inghiotte e travolge nero destino, o Dei;

    e ne l’atra caligine i sacri boschetti s’incendiano,fiaccole fumiganti a immenso funerale.

    L’esortazione di Cristo mostraciquello che a mezzo svelò la favola?il presentimento di Baldernel figlio si compì di Maria?

    Quei che la morte vinse purissimo,un nuovo regno forse preparaci?e attraverso il tempo e l’eternoeterno vivrà il Redentore?

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    Nuovi Dei.

    Ecco i tuoi seggi tremando crollanosotto all’iniqua scure del monaco;prepara i tuoi fulmini, Donar,ed annientalo ne l’ira tua.

    Atre tempeste talor s’addensano,ma il tuo tremendo folgor non scroscia,Oh! d’Asgard le aule lasciaste,Dei patrii, in silenzio di morte?

    Con funebre nenia, con alto clangore di piantidianzi recaste Balder alla tomba pietosi:

    ora voi stessi avvolge oscuro crepuscolo, o Deior voi inghiotte e travolge nero destino, o Dei;

    e ne l’atra caligine i sacri boschetti s’incendiano,fiaccole fumiganti a immenso funerale.

    L’esortazione di Cristo mostraciquello che a mezzo svelò la favola?il presentimento di Baldernel figlio si compì di Maria?

    Quei che la morte vinse purissimo,un nuovo regno forse preparaci?e attraverso il tempo e l’eternoeterno vivrà il Redentore?

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  • Salgono in alto i mari, gli altissimi monti s’affondano,ed il pieno si vuota e si riempie il vuoto.

    Gli anni, i giorni scorrendo veloci trasformano il mondo;quello che ieri nacque, invecchierà domani.

    All’oscura potenza perfino obbediscon gli Dei,fondano il loro regno; ed esso sta; e rovina!

    O vuote larve ora fuggitene,più a voi non suoni di festa cantico;or ecco le arpe scagliamoancor noi nella vostra rovina.

    Nè li ornamenti più ci convengonode le pie croci sacrate, auree;un altro Iddio sopravvenneun Dio nuovo, migliore di voi.

    Ora udite nipoti, se mai nel futuro il millenniodi nuovo fermentando, spumeggiando sconquassi

    l’altare che fu oggi fondato, e il tempio torreggiantefurioso sconquassi ed al suolo distenda,

    allora si avvicini a voi fra le tenebre un Dio,un nuovo Dio che accolga l’anima ancora sperante!...

    Mentre le forme sempre cambiantisiognor l’aspetto loro trasmutano,uno solo è Colui che trascina,operoso con sè l’universo.

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    Salgono in alto i mari, gli altissimi monti s’affondano,ed il pieno si vuota e si riempie il vuoto.

    Gli anni, i giorni scorrendo veloci trasformano il mondo;quello che ieri nacque, invecchierà domani.

    All’oscura potenza perfino obbediscon gli Dei,fondano il loro regno; ed esso sta; e rovina!

    O vuote larve ora fuggitene,più a voi non suoni di festa cantico;or ecco le arpe scagliamoancor noi nella vostra rovina.

    Nè li ornamenti più ci convengonode le pie croci sacrate, auree;un altro Iddio sopravvenneun Dio nuovo, migliore di voi.

    Ora udite nipoti, se mai nel futuro il millenniodi nuovo fermentando, spumeggiando sconquassi

    l’altare che fu oggi fondato, e il tempio torreggiantefurioso sconquassi ed al suolo distenda,

    allora si avvicini a voi fra le tenebre un Dio,un nuovo Dio che accolga l’anima ancora sperante!...

    Mentre le forme sempre cambiantisiognor l’aspetto loro trasmutano,uno solo è Colui che trascina,operoso con sè l’universo.

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  • Ci appare solo sì come immagine;niun la sua essenza potrà mai esprimere;ne l’intimo del nostro petto,però ha imperitura dimora.

    Arturo Fitger.

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    Ci appare solo sì come immagine;niun la sua essenza potrà mai esprimere;ne l’intimo del nostro petto,però ha imperitura dimora.

    Arturo Fitger.

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  • PREFAZIONE

    “Qual cosa mai più grande può l’uom ne la vita ottenereSe non che il Dio-Natura si manifesti a lui?”.

    GOETHE.

    La Conferenza seguente intorno al «Monismo» è undiscorso libero d’occasione; essa fu tenuta, senza esserepreparata, il 9 ottobre 1892 ad Altenburg, durante il 75°Giubileo della Naturforschende Gesellschaft des Oster-landes. La spinta immediata alla mia Conferenza fu datadal discorso solenne tenuto prima dal signor prof. Schle-singer di Vienna «su’ principii di fede naturalistici». –Molti brani di questo discorso filosofico toccavano iproblemi più importanti ed elevati della conoscenzaumana della natura; altre sue asserzioni richiedevanoimmediatamente una replica e l’esposizione di idee di-verse. – Occupandomi da trenta anni io stesso assai afondo di questi problemi di filosofia naturale, ed avendoesposte in diversi scritti le mie convinzioni monistiche,da parte di molti congressisti fu espresso il desiderio che

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    PREFAZIONE

    “Qual cosa mai più grande può l’uom ne la vita ottenereSe non che il Dio-Natura si manifesti a lui?”.

    GOETHE.

    La Conferenza seguente intorno al «Monismo» è undiscorso libero d’occasione; essa fu tenuta, senza esserepreparata, il 9 ottobre 1892 ad Altenburg, durante il 75°Giubileo della Naturforschende Gesellschaft des Oster-landes. La spinta immediata alla mia Conferenza fu datadal discorso solenne tenuto prima dal signor prof. Schle-singer di Vienna «su’ principii di fede naturalistici». –Molti brani di questo discorso filosofico toccavano iproblemi più importanti ed elevati della conoscenzaumana della natura; altre sue asserzioni richiedevanoimmediatamente una replica e l’esposizione di idee di-verse. – Occupandomi da trenta anni io stesso assai afondo di questi problemi di filosofia naturale, ed avendoesposte in diversi scritti le mie convinzioni monistiche,da parte di molti congressisti fu espresso il desiderio che

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  • io le compendiassi brevemente in tale solenne occasio-ne. – Venendo io incontro a questo desiderio, ebbe origi-ne la seguente «professione di fede naturalistica». – Ilsuo contenuto essenziale, come lo scrissi a memoria ilgiorno seguente, comparve per la prima volta nella Al-tenburger Zeitung del 19 ottobre 1892 (n° 246, foglio2°). – Una ristampa di questa prima comunicazione conalcune aggiunte filosofiche è contenuta nel fascicolo dinovembre della Freie Bühne für den Entwickelungskam-pf der Zeit (Berlino, anno III, fascicolo 11°). Nello scrit-to presente molte sono le aggiunte al discorso di Alten-burg, e singole parti d’esso sono svolte più ampiamente.Nelle annotazioni ho illustrato in senso monistico alcuniproblemi scottanti dell’epoca presente.

    Lo scopo della mia sincera professione monistica èdoppio. In primo luogo vorrei dare così espressione aquel modo razionale di considerare l’universo, che civiene imposto con logica necessità dai nuovi progressidella conoscenza unitaria della natura; esso si trovanell’intimo di tutti i naturalisti spregiudicati e pensanti,se anche pochi sentono il bisogno o il coraggio di con-fessarlo apertamente. – In secondo luogo vorrei stringe-re così un nodo fra religione e scienza e contribuire intal modo ad appianare l’antitesi che viene sostenuta inu-tilmente fra questi due campi delle più elevate attivitàdello spirito umano: tanto il bisogno etico del nostrosentimento, quanto la ricerca logica della causalità delnostro giudizio vengono soddisfatti pienamente dal Mo-nismo.

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    io le compendiassi brevemente in tale solenne occasio-ne. – Venendo io incontro a questo desiderio, ebbe origi-ne la seguente «professione di fede naturalistica». – Ilsuo contenuto essenziale, come lo scrissi a memoria ilgiorno seguente, comparve per la prima volta nella Al-tenburger Zeitung del 19 ottobre 1892 (n° 246, foglio2°). – Una ristampa di questa prima comunicazione conalcune aggiunte filosofiche è contenuta nel fascicolo dinovembre della Freie Bühne für den Entwickelungskam-pf der Zeit (Berlino, anno III, fascicolo 11°). Nello scrit-to presente molte sono le aggiunte al discorso di Alten-burg, e singole parti d’esso sono svolte più ampiamente.Nelle annotazioni ho illustrato in senso monistico alcuniproblemi scottanti dell’epoca presente.

    Lo scopo della mia sincera professione monistica èdoppio. In primo luogo vorrei dare così espressione aquel modo razionale di considerare l’universo, che civiene imposto con logica necessità dai nuovi progressidella conoscenza unitaria della natura; esso si trovanell’intimo di tutti i naturalisti spregiudicati e pensanti,se anche pochi sentono il bisogno o il coraggio di con-fessarlo apertamente. – In secondo luogo vorrei stringe-re così un nodo fra religione e scienza e contribuire intal modo ad appianare l’antitesi che viene sostenuta inu-tilmente fra questi due campi delle più elevate attivitàdello spirito umano: tanto il bisogno etico del nostrosentimento, quanto la ricerca logica della causalità delnostro giudizio vengono soddisfatti pienamente dal Mo-nismo.

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  • Che questa unione naturale fra fede e scienza, questaconciliazione ragionevole fra sentimento e giudizio, di-venti di giorno in giorno un bisogno sempre più urgentedelle sfere colte, lo dimostra la marea sempre crescentedegli opuscoli e libri pubblicati su questo argomento.Nell’America del Nord (a Chicago) si pubblica già dapiù anni un periodico settimanale che è dedicato a que-sto fine, The Open Court; a weekly Journal devoted tothe Work of Conciliating Religion with Science. Il suoegregio redattore dott. Paolo Carus (autore di The Soulof Man, 1891) dedica inoltre allo stesso scopo un perio-dico speciale trimestrale sotto il titolo The Monist; aquarterly Magazine. Sarebbe molto desiderabile chequesti preziosi tentativi di avvicinamento fra la contem-plazione empirica della natura e quella speculativa, frarealismo e idealismo, venissero tenuti in maggior contoe curati di più, perchè solo mercè la loro unione naturaleci avviciniamo alla mèta più alta dell’attività del nostrospirito, alla fusione, cioè, della religione e della scienzanel Monismo.

    Iena, 31 ottobre 1892.Ernesto Haeckel.

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    Che questa unione naturale fra fede e scienza, questaconciliazione ragionevole fra sentimento e giudizio, di-venti di giorno in giorno un bisogno sempre più urgentedelle sfere colte, lo dimostra la marea sempre crescentedegli opuscoli e libri pubblicati su questo argomento.Nell’America del Nord (a Chicago) si pubblica già dapiù anni un periodico settimanale che è dedicato a que-sto fine, The Open Court; a weekly Journal devoted tothe Work of Conciliating Religion with Science. Il suoegregio redattore dott. Paolo Carus (autore di The Soulof Man, 1891) dedica inoltre allo stesso scopo un perio-dico speciale trimestrale sotto il titolo The Monist; aquarterly Magazine. Sarebbe molto desiderabile chequesti preziosi tentativi di avvicinamento fra la contem-plazione empirica della natura e quella speculativa, frarealismo e idealismo, venissero tenuti in maggior contoe curati di più, perchè solo mercè la loro unione naturaleci avviciniamo alla mèta più alta dell’attività del nostrospirito, alla fusione, cioè, della religione e della scienzanel Monismo.

    Iena, 31 ottobre 1892.Ernesto Haeckel.

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  • IL MONISMO

    Onorevolissima Adunanza,

    Una società che ha per iscopo lo studio della natura ela conoscenza del vero, non può festeggiare le sue datememorabili più degnamente, che colla trattazione deisuoi problemi generali più importanti. – Noi dobbiamoper ciò constatare con piacere che il signor oratore, inuna occasione tanto solenne come il 75° giubileo dellavostra Società di naturalisti, abbia scelto a tema dellasua conferenza un argomento del più alto significato ge-nerale. Pur troppo in simili occasioni, e perfino nelle se-dute generali della grande «Radunanza di naturalisti emedici tedeschi» è sempre più invalso l’uso di prendereil tema del discorso solenne da un campo ristretto spe-ciale d’interesse limitato. Se anche quest’uso, che sem-pre più aumenta, può venire scusato dalla crescente di-visione del lavoro e dalla specializzazione divergente intutti i campi della attività umana, ciò nullameno proprioin occasioni così solenni si dovrebbe richiamare l’inte-resse dell’adunanza su argomenti maggiori d’importan-

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    IL MONISMO

    Onorevolissima Adunanza,

    Una società che ha per iscopo lo studio della natura ela conoscenza del vero, non può festeggiare le sue datememorabili più degnamente, che colla trattazione deisuoi problemi generali più importanti. – Noi dobbiamoper ciò constatare con piacere che il signor oratore, inuna occasione tanto solenne come il 75° giubileo dellavostra Società di naturalisti, abbia scelto a tema dellasua conferenza un argomento del più alto significato ge-nerale. Pur troppo in simili occasioni, e perfino nelle se-dute generali della grande «Radunanza di naturalisti emedici tedeschi» è sempre più invalso l’uso di prendereil tema del discorso solenne da un campo ristretto spe-ciale d’interesse limitato. Se anche quest’uso, che sem-pre più aumenta, può venire scusato dalla crescente di-visione del lavoro e dalla specializzazione divergente intutti i campi della attività umana, ciò nullameno proprioin occasioni così solenni si dovrebbe richiamare l’inte-resse dell’adunanza su argomenti maggiori d’importan-

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  • za generale.Un tale tema del significato più grande sono «i princi-

    pii di fede naturalistici», intorno ai quali il signor prof.Schlesinger ha svolto or ora le sue idee originali1. Iosono ben contento d’essere d’accordo con lui su moltipunti importanti, mentre per altri riguardi vorrei espri-mere qualche dubbio e sottoporre alla vostra considera-zione alcune vedute alquanto diverse. – Anzitutto sonod’accordo pienamente con lui nel concetto unitario ditutta la natura, che con una sola parola chiamiamo Mo-nismo. – Noi esprimiamo con ciò senza dubbio la con-vinzione che uno spirito vive in tutte le cose, e che tuttol’universo conoscibile esiste e si sviluppa secondo unalegge fondamentale comune. Con ciò insistiamo special-mente sull’unità fondamentale della natura anorganicaed organica, di cui la seconda si è sviluppata, relativa-mente tardi, dalla prima2. E come non si può tirare unconfine esatto fra queste due divisioni principali dellanatura, così non possiamo riconoscere neppure una dif-ferenza assoluta fra regno animale e vegetale e neppurefra mondo animale e mondo umano. In conseguenzaconsideriamo tutta la scienza umana come un unicocampo d’investigazione; noi ripudiamo la solita distin-zione in scienza naturale e scienza spirituale. La secon-da è solo una parte della prima (o anche viceversa): am-bedue sono una cosa sola. Il nostro concetto monistico

    1 Vedi Annotazione Principii di fede naturalistici a pag.60 2 Vedi Annotazione Unità della natura a pag. 61.

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    za generale.Un tale tema del significato più grande sono «i princi-

    pii di fede naturalistici», intorno ai quali il signor prof.Schlesinger ha svolto or ora le sue idee originali1. Iosono ben contento d’essere d’accordo con lui su moltipunti importanti, mentre per altri riguardi vorrei espri-mere qualche dubbio e sottoporre alla vostra considera-zione alcune vedute alquanto diverse. – Anzitutto sonod’accordo pienamente con lui nel concetto unitario ditutta la natura, che con una sola parola chiamiamo Mo-nismo. – Noi esprimiamo con ciò senza dubbio la con-vinzione che uno spirito vive in tutte le cose, e che tuttol’universo conoscibile esiste e si sviluppa secondo unalegge fondamentale comune. Con ciò insistiamo special-mente sull’unità fondamentale della natura anorganicaed organica, di cui la seconda si è sviluppata, relativa-mente tardi, dalla prima2. E come non si può tirare unconfine esatto fra queste due divisioni principali dellanatura, così non possiamo riconoscere neppure una dif-ferenza assoluta fra regno animale e vegetale e neppurefra mondo animale e mondo umano. In conseguenzaconsideriamo tutta la scienza umana come un unicocampo d’investigazione; noi ripudiamo la solita distin-zione in scienza naturale e scienza spirituale. La secon-da è solo una parte della prima (o anche viceversa): am-bedue sono una cosa sola. Il nostro concetto monistico

    1 Vedi Annotazione Principii di fede naturalistici a pag.60 2 Vedi Annotazione Unità della natura a pag. 61.

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  • della natura appartiene perciò a quel gruppo di sistemifilosofici, che da un altro punto di vista vengono desi-gnati come meccanistici e panteistici. Per quanto diver-samente questo si sia manifestato nei sistemi filosoficidi un Empedocle e d’un Lucrezio, di uno Spinoza e diun Giordano Bruno, di un Lamarck e di un DavidStrauss, sempre rimane il suo pensiero fondamentale co-mune, l’unità cosmica, il nesso indistruttibile di forza emateria, di spirito e materia o come si può anche dire, diDio e dell’Universo. – Nientemeno che il nostro piùgrande poeta e pensatore, Goethe, ha dato a ciò nel«Faust» e nelle sue poesie meravigliose «Dio e l’Uni-verso» un’espressione poetica.

    Per il retto apprezzamento di questo «Monismo» per-metteteci prima di tutto di gettare uno sguardo estesoall’evoluzione storica della conoscenza umana della na-tura, dall’alto di una considerazione storico-filosofica.Qua passa dinanzi al nostro occhio spirituale una lungaserie di diversi stadii d’immaginazione e gradi di colturadell’uomo. Al grado infimo, il grado rozzo, possiamodire animalesco, dell’uomo primitivo preistorico,dell’«uomo-scimia», che durante l’epoca terziaria s’èsollevato solo poco al disopra dei suoi antenati imme-diati pitecoidi, le scimie antropomorfe. Poi segue unaserie di gradi di cultura dell’infima specie, della cuisemplicità ci possono in parte dare un’idea i più rozzi«popoli naturali» ancora esistenti. A questi «selvaggi» siuniscono poscia i popoli civili più bassi, e da questi unalunga serie di gradi intermedii porta a poco a poco ai

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    della natura appartiene perciò a quel gruppo di sistemifilosofici, che da un altro punto di vista vengono desi-gnati come meccanistici e panteistici. Per quanto diver-samente questo si sia manifestato nei sistemi filosoficidi un Empedocle e d’un Lucrezio, di uno Spinoza e diun Giordano Bruno, di un Lamarck e di un DavidStrauss, sempre rimane il suo pensiero fondamentale co-mune, l’unità cosmica, il nesso indistruttibile di forza emateria, di spirito e materia o come si può anche dire, diDio e dell’Universo. – Nientemeno che il nostro piùgrande poeta e pensatore, Goethe, ha dato a ciò nel«Faust» e nelle sue poesie meravigliose «Dio e l’Uni-verso» un’espressione poetica.

    Per il retto apprezzamento di questo «Monismo» per-metteteci prima di tutto di gettare uno sguardo estesoall’evoluzione storica della conoscenza umana della na-tura, dall’alto di una considerazione storico-filosofica.Qua passa dinanzi al nostro occhio spirituale una lungaserie di diversi stadii d’immaginazione e gradi di colturadell’uomo. Al grado infimo, il grado rozzo, possiamodire animalesco, dell’uomo primitivo preistorico,dell’«uomo-scimia», che durante l’epoca terziaria s’èsollevato solo poco al disopra dei suoi antenati imme-diati pitecoidi, le scimie antropomorfe. Poi segue unaserie di gradi di cultura dell’infima specie, della cuisemplicità ci possono in parte dare un’idea i più rozzi«popoli naturali» ancora esistenti. A questi «selvaggi» siuniscono poscia i popoli civili più bassi, e da questi unalunga serie di gradi intermedii porta a poco a poco ai

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  • popoli civili più elevati. – Solo questi ultimi, delle dodi-ci razze umane solo la mediterranea e la mongolica,hanno fatto quella che noi chiamiamo impropriamente«Storia universale», e più propriamente «Storia dei po-poli». Lo spazio di tempo, che comprende quest’ultima(e con ciò insieme i tentativi di cognizioni scientifiche),risale solo a 6000 anni, un tempo incalcolabilmente pic-colo in confronto della lunga catena di milioni d’annidella storia organica della terra.

    Presso i più antichi popoli primitivi o uomini-scimie,e così pure anche presso i popoli naturali dapprima ori-ginali dai precedenti, non possiamo ancora parlare diuna «conoscenza della natura». Il rozzo uomo primitivooriginario, su quell’infimo gradino, non è ancoraquell’«animale causale» senza tregua di Lichtemberg; ilsuo bisogno della causalità non si solleva ancora al diso-pra di quello delle scimie e dei cani; la sua curiosità nonsi è elevata a pura brama di sapere. Se vogliamo parlaredi «ragione» negli uomini primitivi pitecoidi, questonon si può fare che nel senso stesso che si usa parlandodi quei mammiferi altissimamente sviluppati, e lo stessovale anche dei primi principii della religione3.

    Si vuole invero anche oggi negare spesso la ragione ela religione negli animali. Invece una comparazionespregiudicata ci persuade del contrario. Il lento e conti-nuo perfezionamento che la vita civile ha compiutonell’animo umano nel corso di migliaia d’anni, non è

    3 Vedi Annotazione Religione degli animali a pag. 62.

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    popoli civili più elevati. – Solo questi ultimi, delle dodi-ci razze umane solo la mediterranea e la mongolica,hanno fatto quella che noi chiamiamo impropriamente«Storia universale», e più propriamente «Storia dei po-poli». Lo spazio di tempo, che comprende quest’ultima(e con ciò insieme i tentativi di cognizioni scientifiche),risale solo a 6000 anni, un tempo incalcolabilmente pic-colo in confronto della lunga catena di milioni d’annidella storia organica della terra.

    Presso i più antichi popoli primitivi o uomini-scimie,e così pure anche presso i popoli naturali dapprima ori-ginali dai precedenti, non possiamo ancora parlare diuna «conoscenza della natura». Il rozzo uomo primitivooriginario, su quell’infimo gradino, non è ancoraquell’«animale causale» senza tregua di Lichtemberg; ilsuo bisogno della causalità non si solleva ancora al diso-pra di quello delle scimie e dei cani; la sua curiosità nonsi è elevata a pura brama di sapere. Se vogliamo parlaredi «ragione» negli uomini primitivi pitecoidi, questonon si può fare che nel senso stesso che si usa parlandodi quei mammiferi altissimamente sviluppati, e lo stessovale anche dei primi principii della religione3.

    Si vuole invero anche oggi negare spesso la ragione ela religione negli animali. Invece una comparazionespregiudicata ci persuade del contrario. Il lento e conti-nuo perfezionamento che la vita civile ha compiutonell’animo umano nel corso di migliaia d’anni, non è

    3 Vedi Annotazione Religione degli animali a pag. 62.

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  • passato senza lasciar traccia neppure nell’animo dei no-stri animali domestici più elevati (in primo luogo deicani e dei cavalli). In una non interrotta convivenzacoll’uomo e sotto l’azione della sua educazione, anchenel loro cervello si sono sviluppate a poco a poco asso-ciazioni d’idee ereditarie più elevate ed un giudizio piùperfetto. – L’ammaestramento è diventato un istinto,esempio inconfutabile dell’«ereditarietà di qualità ac-quisite»4.

    La psicologia comparata ci fa conoscere una lunghis-sima serie di gradi storici di perfezionamento dell’animanel regno animale. Ma solo nei vertebrati più altamenteevoluti, uccelli e mammiferi, riconosciamo i primi prin-cipii della ragione, le prime traccie di rapporti religiosied etici. – In loro non troviamo solamente le virtù socia-li di tutti gli animali più elevati viventi in società (amordel prossimo, amicizia, fedeltà, sacrifizio, ecc.) ma an-che conoscenza, sentimento del dovere e coscienza, e ri-guardo all’uomo dominante la stessa ubbidienza, la stes-sa sottomissione, lo stesso bisogno di protezione che ipopoli selvaggi hanno verso le loro «divinità». Ai se-condi come ai primi manca però ancora quel grado piùalto di coscienza e di ragione, che tende a conoscerel’universo circostante e che segna il primo principio del-la filosofia, della scienza dell’universo. Questa è unaconquista molto posteriore dei popoli civili; essa si èevoluta solo lentamente e gradatamente da basse sfere di

    4 Vedi Annotazione Ereditarietà di qualità acquisite a pag. 62.

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    passato senza lasciar traccia neppure nell’animo dei no-stri animali domestici più elevati (in primo luogo deicani e dei cavalli). In una non interrotta convivenzacoll’uomo e sotto l’azione della sua educazione, anchenel loro cervello si sono sviluppate a poco a poco asso-ciazioni d’idee ereditarie più elevate ed un giudizio piùperfetto. – L’ammaestramento è diventato un istinto,esempio inconfutabile dell’«ereditarietà di qualità ac-quisite»4.

    La psicologia comparata ci fa conoscere una lunghis-sima serie di gradi storici di perfezionamento dell’animanel regno animale. Ma solo nei vertebrati più altamenteevoluti, uccelli e mammiferi, riconosciamo i primi prin-cipii della ragione, le prime traccie di rapporti religiosied etici. – In loro non troviamo solamente le virtù socia-li di tutti gli animali più elevati viventi in società (amordel prossimo, amicizia, fedeltà, sacrifizio, ecc.) ma an-che conoscenza, sentimento del dovere e coscienza, e ri-guardo all’uomo dominante la stessa ubbidienza, la stes-sa sottomissione, lo stesso bisogno di protezione che ipopoli selvaggi hanno verso le loro «divinità». Ai se-condi come ai primi manca però ancora quel grado piùalto di coscienza e di ragione, che tende a conoscerel’universo circostante e che segna il primo principio del-la filosofia, della scienza dell’universo. Questa è unaconquista molto posteriore dei popoli civili; essa si èevoluta solo lentamente e gradatamente da basse sfere di

    4 Vedi Annotazione Ereditarietà di qualità acquisite a pag. 62.

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  • concetti religiosi.In ogni grado della religione primitiva e così pure

    della filosofia originaria, l’uomo è ancora ben distanteda concetti monistici. Nella ricerca delle cause dei feno-meni e nell’applicarvi la propria intelligenza, egli èsempre inclinato a riconoscerne quali cause e fattori de-gli enti personali e precisamente degli dèi simili ad uo-mini. Nel tuono e nel fulmine, nella tempesta e nel terre-moto, nel giro del sole e della luna, in ogni cambiamen-to meteorologico e geologico egli scorge l’azione imme-diata d’un dio o spirito personale, e questo viene imma-ginato più o meno antropomorfo o simile ad uomo. Sidistinguono dèi buoni e cattivi, amici e nemici, conser-vatori e distruttori, angeli e demonii.

    E questo vale in misura ancora maggiore quando ilcrescente desiderio di conoscere prende a considerareanche i fenomeni più complicati della vita organica; ilformarsi e il distruggersi delle piante e degli animali, lavita e la morte degli uomini. – La composizione inge-gnosa ed adatta allo scopo degli esseri viventi organiz-zati, provoca subito il confronto con le opere dell’arteumana, costruite secondo un piano, e così l’immagineindeterminata del dio personale si cambia in quella d’uncreatore costruente secondo un piano. È noto che questoconcetto della creazione organica, come prodotto artifi-ciale di un dio antropomorfo, di un «divino costruttoredi macchine», s’è conservata molto estesamente sinoalla metà del nostro secolo, sebbene degli eminenti pen-satori ne avessero dimostrata l’insostenibilità già da più

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    concetti religiosi.In ogni grado della religione primitiva e così pure

    della filosofia originaria, l’uomo è ancora ben distanteda concetti monistici. Nella ricerca delle cause dei feno-meni e nell’applicarvi la propria intelligenza, egli èsempre inclinato a riconoscerne quali cause e fattori de-gli enti personali e precisamente degli dèi simili ad uo-mini. Nel tuono e nel fulmine, nella tempesta e nel terre-moto, nel giro del sole e della luna, in ogni cambiamen-to meteorologico e geologico egli scorge l’azione imme-diata d’un dio o spirito personale, e questo viene imma-ginato più o meno antropomorfo o simile ad uomo. Sidistinguono dèi buoni e cattivi, amici e nemici, conser-vatori e distruttori, angeli e demonii.

    E questo vale in misura ancora maggiore quando ilcrescente desiderio di conoscere prende a considerareanche i fenomeni più complicati della vita organica; ilformarsi e il distruggersi delle piante e degli animali, lavita e la morte degli uomini. – La composizione inge-gnosa ed adatta allo scopo degli esseri viventi organiz-zati, provoca subito il confronto con le opere dell’arteumana, costruite secondo un piano, e così l’immagineindeterminata del dio personale si cambia in quella d’uncreatore costruente secondo un piano. È noto che questoconcetto della creazione organica, come prodotto artifi-ciale di un dio antropomorfo, di un «divino costruttoredi macchine», s’è conservata molto estesamente sinoalla metà del nostro secolo, sebbene degli eminenti pen-satori ne avessero dimostrata l’insostenibilità già da più

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  • di 2000 anni. – L’ultimo rinomato naturalista che lo rap-presentasse e sviluppasse fu Luigi Agassiz (morto nel1873). Nel suo rimarchevole Essay on classification(1857) ha sviluppato questa filosofia in tutte le sue con-seguenze ed è giunto così persino all’assurdo5.

    Tutti questi concetti religiosi e teleologici più antichi,e così pure i sistemi filosofici che ne sono sôrti (p. es. diPlatone e dei padri della Chiesa), sono antimonistici, essistanno in opposizione di principio colla nostra filosofianaturale monistica. La maggior parte di quei sistemi piùantichi sono dualistici, considerando come sostanze deltutto distinte Dio ed Universo, creatore e creato, spirito emateria. Questo evidente dualismo si trova anche nelmaggior numero delle religioni ecclesiastiche più pure,specialmente in quelle tre forme più importanti del mo-noteismo fondate dai tre profeti più famosi dell’OrienteMediterraneo, Mosè, Cristo e Maometto. Ma già in alcu-ne varietà impure di queste tre religioni mediterraneeprincipali ed ancora più nelle forme religiose poco eleva-te del Paganesimo, troviamo al posto del dualismo unpluralismo filosofico; al dio buono e conservatoredell’universo (Osiride, Ormuzd, Visnù) viene contrappo-sto un dio cattivo e distruttore (Tifone, Ariman e Siva).Numerosi semidei e santi buoni e cattivi, figli e figlie didèi, si uniscono a quei due dèi principali e si dividonocon loro l’amministrazione ed il governo del Cosmo.

    In tutti questi sistemi di considerare l’universo, duali-

    5 Vedi Annotazione Sistema teosofico della natura a pag. 63.

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    di 2000 anni. – L’ultimo rinomato naturalista che lo rap-presentasse e sviluppasse fu Luigi Agassiz (morto nel1873). Nel suo rimarchevole Essay on classification(1857) ha sviluppato questa filosofia in tutte le sue con-seguenze ed è giunto così persino all’assurdo5.

    Tutti questi concetti religiosi e teleologici più antichi,e così pure i sistemi filosofici che ne sono sôrti (p. es. diPlatone e dei padri della Chiesa), sono antimonistici, essistanno in opposizione di principio colla nostra filosofianaturale monistica. La maggior parte di quei sistemi piùantichi sono dualistici, considerando come sostanze deltutto distinte Dio ed Universo, creatore e creato, spirito emateria. Questo evidente dualismo si trova anche nelmaggior numero delle religioni ecclesiastiche più pure,specialmente in quelle tre forme più importanti del mo-noteismo fondate dai tre profeti più famosi dell’OrienteMediterraneo, Mosè, Cristo e Maometto. Ma già in alcu-ne varietà impure di queste tre religioni mediterraneeprincipali ed ancora più nelle forme religiose poco eleva-te del Paganesimo, troviamo al posto del dualismo unpluralismo filosofico; al dio buono e conservatoredell’universo (Osiride, Ormuzd, Visnù) viene contrappo-sto un dio cattivo e distruttore (Tifone, Ariman e Siva).Numerosi semidei e santi buoni e cattivi, figli e figlie didèi, si uniscono a quei due dèi principali e si dividonocon loro l’amministrazione ed il governo del Cosmo.

    In tutti questi sistemi di considerare l’universo, duali-

    5 Vedi Annotazione Sistema teosofico della natura a pag. 63.

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  • stici e pluralistici, si può riconoscere come pensiero fon-damentale l’antropomorfismo, l’«umanizzazione diDio». L’uomo stesso, come essere simile a Dio (discen-dente direttamente da Dio) occupa nel mondo un postospeciale ed è diviso dal resto della natura da un profon-do abisso. – Al solito si annoda a ciò l’idea antropocen-trica, la convinzione che l’uomo sia il centro dell’uni-verso, lo scopo ultimo e più elevato della creazione, eche il resto della natura sia stato creato solo per servireall’uomo.

    Nel medio evo, unita con quest’ultima idea, era anchel’idea geocentrica, secondo la quale la terra, come sog-giorno dell’uomo, rappresentava il centro fisso dell edi-fizio dell’universo, mentre sole, luna e stelle giravanointorno alla terra. – Come Copernico nel 1543 ha dato ilcolpo di grazia a questo dogma geocentrico fondato sul-la Bibbia, così Darwin nel 1856 lo ha dato al dogma an-tropocentrico strettamente legato al precedente6.

    Un paragone critico-storico generale di tutti i sistemireligiosi e filosofici, dà come risultato principale, cheogni grande progresso nella conoscenza più profondadella natura significa un allontanamento dal dualismo (opluralismo) tradizionale ed un avvicinamento al Moni-smo. Sempre più chiaramente s’impone alla ragione me-ditante la necessità di non contrapporre Dio come unente esteriore al mondo materiale, ma di collocarlocome «forza divina» o come «spirito motore» nell’inter-

    6 Vedi Annotazione Darwin e Copernico a pag. 63.

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    stici e pluralistici, si può riconoscere come pensiero fon-damentale l’antropomorfismo, l’«umanizzazione diDio». L’uomo stesso, come essere simile a Dio (discen-dente direttamente da Dio) occupa nel mondo un postospeciale ed è diviso dal resto della natura da un profon-do abisso. – Al solito si annoda a ciò l’idea antropocen-trica, la convinzione che l’uomo sia il centro dell’uni-verso, lo scopo ultimo e più elevato della creazione, eche il resto della natura sia stato creato solo per servireall’uomo.

    Nel medio evo, unita con quest’ultima idea, era anchel’idea geocentrica, secondo la quale la terra, come sog-giorno dell’uomo, rappresentava il centro fisso dell edi-fizio dell’universo, mentre sole, luna e stelle giravanointorno alla terra. – Come Copernico nel 1543 ha dato ilcolpo di grazia a questo dogma geocentrico fondato sul-la Bibbia, così Darwin nel 1856 lo ha dato al dogma an-tropocentrico strettamente legato al precedente6.

    Un paragone critico-storico generale di tutti i sistemireligiosi e filosofici, dà come risultato principale, cheogni grande progresso nella conoscenza più profondadella natura significa un allontanamento dal dualismo (opluralismo) tradizionale ed un avvicinamento al Moni-smo. Sempre più chiaramente s’impone alla ragione me-ditante la necessità di non contrapporre Dio come unente esteriore al mondo materiale, ma di collocarlocome «forza divina» o come «spirito motore» nell’inter-

    6 Vedi Annotazione Darwin e Copernico a pag. 63.

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  • no del Cosmo stesso. Sempre ci appare più chiaro chetutti i fenomeni meravigliosi della natura che ci circon-da, sia organica, sia anorganica, non sono che prodottidiversi della stessa forza primitiva, combinazioni diver-se della stessa materia primitiva. Sempre più irresistibil-mente ci si manifesta la certezza, che anche la nostraanima umana non è che una parte infinitesima diquest’«anima universale» che abbraccia tutto, comepure il nostro corpo umano non è che una particella in-dividuale del grande universo corporeo organizzato.

    Per la prova esatta ed in parte perfino matematica diquesto concetto unitario della natura, sono anzitutto di-venute decisive le grandi scoperte generali della fisica edella chimica teoretiche. – Roberto Mayer e Helmholtz,stabilendo la legge della «conservazione della forza»,dimostrarono che l’energia dell’universo rappresentauna grandezza costante invariabile: quando una forzaqualsiasi sembra sparire od una nuova sembra sorgere,ciò non consiste che nella trasformazione di una forza inun’altra. – Così pure la legge di Lavoisier della «conser-vazione della materia» ci dimostra che la materia delCosmo forma una grandezza costante invariabile: quan-do un corpo qualsiasi sembra sparire (per es. nella com-bustione) o uno nuovo formarsi (per es. nella cristalliz-zazione), ciò consiste pure solo in un cambiamento diforma o di composizione. – Noi possiamo raccoglieretutte e due le grandi leggi, la legge fondamentale fisicadella conservazione della forza e la legge fondamentalechimica della conservazione della materia, in un concet-

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    no del Cosmo stesso. Sempre ci appare più chiaro chetutti i fenomeni meravigliosi della natura che ci circon-da, sia organica, sia anorganica, non sono che prodottidiversi della stessa forza primitiva, combinazioni diver-se della stessa materia primitiva. Sempre più irresistibil-mente ci si manifesta la certezza, che anche la nostraanima umana non è che una parte infinitesima diquest’«anima universale» che abbraccia tutto, comepure il nostro corpo umano non è che una particella in-dividuale del grande universo corporeo organizzato.

    Per la prova esatta ed in parte perfino matematica diquesto concetto unitario della natura, sono anzitutto di-venute decisive le grandi scoperte generali della fisica edella chimica teoretiche. – Roberto Mayer e Helmholtz,stabilendo la legge della «conservazione della forza»,dimostrarono che l’energia dell’universo rappresentauna grandezza costante invariabile: quando una forzaqualsiasi sembra sparire od una nuova sembra sorgere,ciò non consiste che nella trasformazione di una forza inun’altra. – Così pure la legge di Lavoisier della «conser-vazione della materia» ci dimostra che la materia delCosmo forma una grandezza costante invariabile: quan-do un corpo qualsiasi sembra sparire (per es. nella com-bustione) o uno nuovo formarsi (per es. nella cristalliz-zazione), ciò consiste pure solo in un cambiamento diforma o di composizione. – Noi possiamo raccoglieretutte e due le grandi leggi, la legge fondamentale fisicadella conservazione della forza e la legge fondamentalechimica della conservazione della materia, in un concet-

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  • to filosofico solo come legge della conservazione dellasostanza; perchè secondo il nostro concetto monistico,forza e materia sono inseparabili, sono fenomeni diver-si, inalienabili di un solo essere universale, la sostanza7.Come parte integrante fondamentale di questo Monismopuro, può valere in un certo senso la supposizione degli«atomi animati», antichissima idea, espressa già più che2000 anni fa da Empedocle nella sua teoria dell’«odioed amore degli elementi». La fisica e la chimica moder-na hanno accettato senza eccezione l’ipotesi atomicafondata da Democrito, considerando tutti i corpi compo-sti da atomi e riferendone tutti i cambiamenti ai movi-menti di queste piccolissime parti discontinue. Ma tuttiquesti cambiamenti, sia della natura organica sia diquella inorganica, ci riescono veramente comprensibilisoltanto se noi non ci immaginiamo gli atomi quali par-ticelle di massa inanimata, ma quali particelle elementa-ri viventi, dotate della forza d’attrazione e repulsione.Piacere e dispiacere, amore e odio degli atomi, non sonoche termini diversi per questa forza d’attrazione e repul-sione. Ed a ragione la fisica chiama «forza viva» l’ener-gia cinetica, in antitesi all’energia potenziale, la «forzadi tensione».

    Se anche però da un lato il Monismo ci appare oggiquale concetto fondamentale indispensabile della scien-za naturale, e se anche il Monismo deve tendere a riferi-

    7 Vedi Annotazione La legge della conservazione della sostan-za a pag. 64.

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    to filosofico solo come legge della conservazione dellasostanza; perchè secondo il nostro concetto monistico,forza e materia sono inseparabili, sono fenomeni diver-si, inalienabili di un solo essere universale, la sostanza7.Come parte integrante fondamentale di questo Monismopuro, può valere in un certo senso la supposizione degli«atomi animati», antichissima idea, espressa già più che2000 anni fa da Empedocle nella sua teoria dell’«odioed amore degli elementi». La fisica e la chimica moder-na hanno accettato senza eccezione l’ipotesi atomicafondata da Democrito, considerando tutti i corpi compo-sti da atomi e riferendone tutti i cambiamenti ai movi-menti di queste piccolissime parti discontinue. Ma tuttiquesti cambiamenti, sia della natura organica sia diquella inorganica, ci riescono veramente comprensibilisoltanto se noi non ci immaginiamo gli atomi quali par-ticelle di massa inanimata, ma quali particelle elementa-ri viventi, dotate della forza d’attrazione e repulsione.Piacere e dispiacere, amore e odio degli atomi, non sonoche termini diversi per questa forza d’attrazione e repul-sione. Ed a ragione la fisica chiama «forza viva» l’ener-gia cinetica, in antitesi all’energia potenziale, la «forzadi tensione».

    Se anche però da un lato il Monismo ci appare oggiquale concetto fondamentale indispensabile della scien-za naturale, e se anche il Monismo deve tendere a riferi-

    7 Vedi Annotazione La legge della conservazione della sostan-za a pag. 64.

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  • re tutti i fenomeni, senza eccezione, alla meccanica de-gli atomi, d'altro canto dobbiamo pure concedere di es-sere affatto incapaci di formarci un concetto soddisfa-cente della vera essenza degli atomi e della loro relazio-ne coll’«etere universale» che riempie tutto lo spazio. –Già da un pezzo è riescito alla chimica di ricondurre tut-ti i diversi corpi naturali a combinazioni di un numerorelativamente piccolo di elementi, ed i progressi dellachimica negli ultimi tempi hanno anche resa molto vero-simile l’ipotesi, che questi elementi o i corpi semplicifino ad ora non scomponibili, non sieno che differenticombinazioni di un numero variabile di atomi di un ele-mento primitivo unico. Ma con ciò non ci è dato ancoranessuno schiarimento maggiore sulla vera natura di que-sti «atomi primitivi» e delle loro forze elementari.

    Una serie dei pensatori più acuti s’è affaticata invanosino ad ora a penetrare più addentro in questo problemafondamentale della filosofia naturale, e di stabilire al-quanto esattamente la natura degli atomi e la loro rela-zione coll’etere universale che riempie lo spazio. – In-tanto si rafforza sempre più l’idea che non esista unospazio vuoto e che dappertutto gli «atomi primitivi» del-la materia ponderabile, o della «massa» pesante, sienoseparati dall’etere universale omogeneo diffuso nellospazio universale. Questo etere universale leggerissimoe sottile (se anche non imponderabile) produce colle suevibrazioni tutti i fenomeni della luce e del calore,dell’elettricità e del magnetismo. – Si può considerarlocome una sostanza continua che riempie lo spazio fra gli

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    re tutti i fenomeni, senza eccezione, alla meccanica de-gli atomi, d'altro canto dobbiamo pure concedere di es-sere affatto incapaci di formarci un concetto soddisfa-cente della vera essenza degli atomi e della loro relazio-ne coll’«etere universale» che riempie tutto lo spazio. –Già da un pezzo è riescito alla chimica di ricondurre tut-ti i diversi corpi naturali a combinazioni di un numerorelativamente piccolo di elementi, ed i progressi dellachimica negli ultimi tempi hanno anche resa molto vero-simile l’ipotesi, che questi elementi o i corpi semplicifino ad ora non scomponibili, non sieno che differenticombinazioni di un numero variabile di atomi di un ele-mento primitivo unico. Ma con ciò non ci è dato ancoranessuno schiarimento maggiore sulla vera natura di que-sti «atomi primitivi» e delle loro forze elementari.

    Una serie dei pensatori più acuti s’è affaticata invanosino ad ora a penetrare più addentro in questo problemafondamentale della filosofia naturale, e di stabilire al-quanto esattamente la natura degli atomi e la loro rela-zione coll’etere universale che riempie lo spazio. – In-tanto si rafforza sempre più l’idea che non esista unospazio vuoto e che dappertutto gli «atomi primitivi» del-la materia ponderabile, o della «massa» pesante, sienoseparati dall’etere universale omogeneo diffuso nellospazio universale. Questo etere universale leggerissimoe sottile (se anche non imponderabile) produce colle suevibrazioni tutti i fenomeni della luce e del calore,dell’elettricità e del magnetismo. – Si può considerarlocome una sostanza continua che riempie lo spazio fra gli

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  • atomi di massa, oppure come formato esso pure da par-ticelle discontinue; allora si potrebbe attribuire a questiatomi d’etere una forza inerente di repulsione, in oppo-sizione alla forza immanente d’attrazione dei gravi ato-mi di massa; si ricondurrebbe tutta la meccanica dellavita universale all’attrazione dei secondi ed alla repul-sione dei primi. – Ma si potrebbe anche porre l’azionedello «spazio universale» nel senso del prof. Schlesingeraccanto alle «vibrazioni dell’etere universale».

    Un progresso elementare della massima importanzanella conoscenza della natura, l’ha fatto in ogni caso ne-gli ultimi tempi la fisica teoretica, essendosi accostataalla conoscenza di questo etere universale ed avendodata grande importanza nella filosofia monistica al pro-blema della sua essenza, della sua struttura e del suomovimento. – Ancora pochi anni or sono l’«etere» co-smico era per la maggior parte dei naturalisti un enteimponderabile di cui in realtà non si sapeva nulla e chesi doveva ammettere provvisoriamente quale ipotesi au-siliaria necessaria. Questo ha cambiato faccia del tuttodopo che Enrico Hertz ci ha nel 1888 illuminati intornoall’essenza delle forze elettriche; coi suoi splendidiesperimenti egli ha confermata la previsione di Faraday,che luce e calore, elettricità e magnetismo sieno feno-meni molto affini di un gruppo unico di forze, che di-pendono da vibrazioni trasversali dell’etere. La lucestessa, di qualsiasi specie essa sia, è sempre ed ovunqueun fenomeno elettrico. L’etere stesso non è più ipoteti-co; la sua esistenza può venire provata ad ogni momento

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    atomi di massa, oppure come formato esso pure da par-ticelle discontinue; allora si potrebbe attribuire a questiatomi d’etere una forza inerente di repulsione, in oppo-sizione alla forza immanente d’attrazione dei gravi ato-mi di massa; si ricondurrebbe tutta la meccanica dellavita universale all’attrazione dei secondi ed alla repul-sione dei primi. – Ma si potrebbe anche porre l’azionedello «spazio universale» nel senso del prof. Schlesingeraccanto alle «vibrazioni dell’etere universale».

    Un progresso elementare della massima importanzanella conoscenza della natura, l’ha fatto in ogni caso ne-gli ultimi tempi la fisica teoretica, essendosi accostataalla conoscenza di questo etere universale ed avendodata grande importanza nella filosofia monistica al pro-blema della sua essenza, della sua struttura e del suomovimento. – Ancora pochi anni or sono l’«etere» co-smico era per la maggior parte dei naturalisti un enteimponderabile di cui in realtà non si sapeva nulla e chesi doveva ammettere provvisoriamente quale ipotesi au-siliaria necessaria. Questo ha cambiato faccia del tuttodopo che Enrico Hertz ci ha nel 1888 illuminati intornoall’essenza delle forze elettriche; coi suoi splendidiesperimenti egli ha confermata la previsione di Faraday,che luce e calore, elettricità e magnetismo sieno feno-meni molto affini di un gruppo unico di forze, che di-pendono da vibrazioni trasversali dell’etere. La lucestessa, di qualsiasi specie essa sia, è sempre ed ovunqueun fenomeno elettrico. L’etere stesso non è più ipoteti-co; la sua esistenza può venire provata ad ogni momento

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  • con prove elettriche ed ottiche. Noi conosciamo la lun-ghezza delle onde luminose e delle onde elettriche. Al-cuni fisici credono persino di potere stabilire approssi-mativamente la densità dell’etere. Se noi con una mac-china pneumatica leviamo da una campana di vetro lamassa dell’aria atmosferica (fuorchè un rimasuglio tra-scurabile) la quantità della luce vi rimane invariata; noivediamo l’etere vibrante8.

    Questi progressi nella conoscenza dell’etere segnanoun’enorme conquista della filosofia monistica; perchècon ciò sono escluse le idee erronee di spazio vuoto ed’azione dei corpi in distanza. Tutto l’infinito spaziouniversale in quanto non è occupato dagli atomi dellamassa (la «materia ponderabile») è riempito di etere. Ilnostro concetto di spazio e tempo diventa così ben di-verso da quello sostenuto da Kant ancora cento anni orsono; il sistema critico del grande filosofo di König-sberg mostra a questo riguardo, come pure nella spiega-zione teleologica del mondo organico e anche nella suametafisica, delle debolezze dogmatiche notevolissime9.Ma perfino una forma religiosa ragionevole può utiliz-zare la teoria dell’etere a «canone di fede», contrappo-nendo il mobile etere universale quale «divinità creatri-ce», alla grave massa, quale «materiale di creazione»10.

    Già da questa vetta di conoscenza monistica felice-mente ascesa s’affacciano al nostro spirito indagatore

    8 Vedi Annotazione L’etere universale a pag. 66.9 Vedi Annotazione Kant e il Monismo a pag. 65.10 Vedi Annotazione La sostanza universale a pag. 68.

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    con prove elettriche ed ottiche. Noi conosciamo la lun-ghezza delle onde luminose e delle onde elettriche. Al-cuni fisici credono persino di potere stabilire approssi-mativamente la densità dell’etere. Se noi con una mac-china pneumatica leviamo da una campana di vetro lamassa dell’aria atmosferica (fuorchè un rimasuglio tra-scurabile) la quantità della luce vi rimane invariata; noivediamo l’etere vibrante8.

    Questi progressi nella conoscenza dell’etere segnanoun’enorme conquista della filosofia monistica; perchècon ciò sono escluse le idee erronee di spazio vuoto ed’azione dei corpi in distanza. Tutto l’infinito spaziouniversale in quanto non è occupato dagli atomi dellamassa (la «materia ponderabile») è riempito di etere. Ilnostro concetto di spazio e tempo diventa così ben di-verso da quello sostenuto da Kant ancora cento anni orsono; il sistema critico del grande filosofo di König-sberg mostra a questo riguardo, come pure nella spiega-zione teleologica del mondo organico e anche nella suametafisica, delle debolezze dogmatiche notevolissime9.Ma perfino una forma religiosa ragionevole può utiliz-zare la teoria dell’etere a «canone di fede», contrappo-nendo il mobile etere universale quale «divinità creatri-ce», alla grave massa, quale «materiale di creazione»10.

    Già da questa vetta di conoscenza monistica felice-mente ascesa s’affacciano al nostro spirito indagatore

    8 Vedi Annotazione L’etere universale a pag. 66.9 Vedi Annotazione Kant e il Monismo a pag. 65.10 Vedi Annotazione La sostanza universale a pag. 68.

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  • soddisfatto delle nuove prospettive sorprendenti chepromettono di portarci ancora molto più appresso allasoluzione del grande enigma dell’universo. Come sicomporta questo etere universale, leggero e mobile difronte alla «massa» grave ed inerte, di fronte a quellamateria ponderabile che noi indaghiamo chimicamente eche ci possiamo figurare solo formata d’atomi? La no-stra odierna chimica analitica ha dovuto fermarsi ancoradavanti a circa settanta elementi « non scomponibili » ocosidetti «corpi semplici». Ma le relazioni vicendevolidi questi elementi, la loro affinità a gruppi, il loro mododi comportarsi allo spettroscopio, ecc., fanno credereche essi non sieno altro che prodotti storici dell’evolu-zione, dovuti alla diversa posizione ed unione di un nu-mero variabile d’atomi primitivi.

    A questi atomi primitivi o atomi di massa, ultime par-ticelle discrete dell’inerte materia ponderabile, possiamoattribuire, con maggiore o minore verosimiglianza, unaserie di qualità fondamentali eterne ed inalienabili; essisono probabilmente in tutto l’universo di grandezza enatura uguali. Sebbene essi abbiano una grandezza de-terminata e finita, pure in grazia alla loro natura stessa,non sono divisibili. La loro forma è certo sferica, sonoinerti (nel senso della fisica), invariabili non elastici, im-penetrabili per l’etere; oltre alla capacità di persistenzala qualità più importante di questi atomi primitivi è laloro affinità chimica, la loro tendenza di accostarsi l’unoall’altro e di unirsi in piccoli gruppi in forme determina-te. Questi gruppi stabiliti di atomi primitivi fissi nelle at-

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    soddisfatto delle nuove prospettive sorprendenti chepromettono di portarci ancora molto più appresso allasoluzione del grande enigma dell’universo. Come sicomporta questo etere universale, leggero e mobile difronte alla «massa» grave ed inerte, di fronte a quellamateria ponderabile che noi indaghiamo chimicamente eche ci possiamo figurare solo formata d’atomi? La no-stra odierna chimica analitica ha dovuto fermarsi ancoradavanti a circa settanta elementi « non scomponibili » ocosidetti «corpi semplici». Ma le relazioni vicendevolidi questi elementi, la loro affinità a gruppi, il loro mododi comportarsi allo spettroscopio, ecc., fanno credereche essi non sieno altro che prodotti storici dell’evolu-zione, dovuti alla diversa posizione ed unione di un nu-mero variabile d’atomi primitivi.

    A questi atomi primitivi o atomi di massa, ultime par-ticelle discrete dell’inerte materia ponderabile, possiamoattribuire, con maggiore o minore verosimiglianza, unaserie di qualità fondamentali eterne ed inalienabili; essisono probabilmente in tutto l’universo di grandezza enatura uguali. Sebbene essi abbiano una grandezza de-terminata e finita, pure in grazia alla loro natura stessa,non sono divisibili. La loro forma è certo sferica, sonoinerti (nel senso della fisica), invariabili non elastici, im-penetrabili per l’etere; oltre alla capacità di persistenzala qualità più importante di questi atomi primitivi è laloro affinità chimica, la loro tendenza di accostarsi l’unoall’altro e di unirsi in piccoli gruppi in forme determina-te. Questi gruppi stabiliti di atomi primitivi fissi nelle at-

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  • tuali condizioni d’esistenza fisica della terra sono gliatomi degli elementi, i noti «atomi non scomponibili»della chimica. Le differenze qualitative dei nostri ele-menti chimici, le quali per la nostra conoscenza empiri-ca attuale sono inalienabili, sono dunque semplicementedovute alla differenza del numero e posizione degli ato-mi primitivi omogenei che si combinano. Così peresempio l’atomo del carbonio (del vero «creatore» delmondo organico) è molto probabilmente un tetraedro,composto di quattro atomi primitivi.

    Dopochè Mendelejeff e Lothar Meyer, ebbero scoper-to nel 1869 la «legge periodica» degli elementi chimici,e vi ebbero fondato un «sistema naturale» dei medesimi,questo progresso importantissimo della chimica teoricafu ultimamente utilizzato da Gustavo Wendt nel sensodella teoria dell’evoluzione. Egli tentò di interpretaretutti i diversi elementi come stati d’evoluzione o combi-nazioni sôrte storicamente da sette elementi fondamen-tali e questi ultimi alla loro volta come prodotti storici diun solo elemento primitivo. – Questa «materia primiti-va» era già stata designata col nome di protyl da Croo-kes nella sua «Genesi degli elementi»11. La dimostrazio-ne empirica di questa materia primitiva, che è base ditutta la materia ponderabile, è forse solo questione ditempo. La sua scoperta compirebbe forse la speranzadegli alchimisti di preparare artificialmente oro ed ar-gento da altri elementi. Ma allora sorge il nuovo grande

    11 Vedi Annotazione Atomi ed elementi a pag. 67.

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    tuali condizioni d’esistenza fisica della terra sono gliatomi degli elementi, i noti «atomi non scomponibili»della chimica. Le differenze qualitative dei nostri ele-menti chimici, le quali per la nostra conoscenza empiri-ca attuale sono inalienabili, sono dunque semplicementedovute alla differenza del numero e posizione degli ato-mi primitivi omogenei che si combinano. Così peresempio l’atomo del carbonio (del vero «creatore» delmondo organico) è molto probabilmente un tetraedro,composto di quattro atomi primitivi.

    Dopochè Mendelejeff e Lothar Meyer, ebbero scoper-to nel 1869 la «legge periodica» degli elementi chimici,e vi ebbero fondato un «sistema naturale» dei medesimi,questo progresso importantissimo della chimica teoricafu ultimamente utilizzato da Gustavo Wendt nel sensodella teoria dell’evoluzione. Egli tentò di interpretaretutti i diversi elementi come stati d’evoluzione o combi-nazioni sôrte storicamente da sette elementi fondamen-tali e questi ultimi alla loro volta come prodotti storici diun solo elemento primitivo. – Questa «materia primiti-va» era già stata designata col nome di protyl da Croo-kes nella sua «Genesi degli elementi»11. La dimostrazio-ne empirica di questa materia primitiva, che è base ditutta la materia ponderabile, è forse solo questione ditempo. La sua scoperta compirebbe forse la speranzadegli alchimisti di preparare artificialmente oro ed ar-gento da altri elementi. Ma allora sorge il nuovo grande

    11 Vedi Annotazione Atomi ed elementi a pag. 67.

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  • problema: «Come si comporta questa massa primitiva difronte all’etere universale?». Queste due sostanze primi-tive stanno in un’antesi essenziale ed eterna? o ha forsel’etere mobile stesso prodotto la «massa pesante?».

    Anche per rispondere a questo grande problema fon-damentale sono state proposte fino ad ora diverse ipotesifisiche. – Ma per ora le diverse ipotesi atomiche dellachimica, non si possono sostenere con argomenti con-vincenti, e lo stesso mi sembra si possa dire dell’inge-gnosa ipotesi intorno all’azione dello spazio universaleche il signor conferenziere ci ha svolta dianzi. Comegiustamente egli dice, per ora in tutti questi tentativi difilosofia naturale si tratta ancora «di canoni di fede na-turalistici» intorno alla cui base si può essere di pareriben differenti, secondo il giudizio soggettivo ed il pro-prio grado di cultura. Io credo che la soluzione di questiproblemi fondamentali sia per ora ancora al di là delconfine della conoscenza della natura, e che ancora permolto tempo dovremo acquietarci dinanzi a questo conun «ignoramus» se anche non con un «ignorabimus».

    Ma è ben altra cosa se noi abbandonando queste ipo-tesi elementari atomiche, volgiamo il nostro sguardo airapporti storici dell’evoluzione universale, come ce l’harivelata il grandioso progresso nella conoscenza dellanatura degli ultimi tre decennii. Qua entro i confini dellanostra conoscenza della natura ci si è aperto un camponuovo ed immenso; un campo sul quale è stato scioltonel modo più sorprendente una serie dei problemi più

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    problema: «Come si comporta questa massa primitiva difronte all’etere universale?». Queste due sostanze primi-tive stanno in un’antesi essenziale ed eterna? o ha forsel’etere mobile stesso prodotto la «massa pesante?».

    Anche per rispondere a questo grande problema fon-damentale sono state proposte fino ad ora diverse ipotesifisiche. – Ma per ora le diverse ipotesi atomiche dellachimica, non si possono sostenere con argomenti con-vincenti, e lo stesso mi sembra si possa dire dell’inge-gnosa ipotesi intorno all’azione dello spazio universaleche il signor conferenziere ci ha svolta dianzi. Comegiustamente egli dice, per ora in tutti questi tentativi difilosofia naturale si tratta ancora «di canoni di fede na-turalistici» intorno alla cui base si può essere di pareriben differenti, secondo il giudizio soggettivo ed il pro-prio grado di cultura. Io credo che la soluzione di questiproblemi fondamentali sia per ora ancora al di là delconfine della conoscenza della natura, e che ancora permolto tempo dovremo acquietarci dinanzi a questo conun «ignoramus» se anche non con un «ignorabimus».

    Ma è ben altra cosa se noi abbandonando queste ipo-tesi elementari atomiche, volgiamo il nostro sguardo airapporti storici dell’evoluzione universale, come ce l’harivelata il grandioso progresso nella conoscenza dellanatura degli ultimi tre decennii. Qua entro i confini dellanostra conoscenza della natura ci si è aperto un camponuovo ed immenso; un campo sul quale è stato scioltonel modo più sorprendente una serie dei problemi più

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  • interessanti, che prima erano considerati insolubili12.Avanti a tutte le conquiste dello spirito umano sta la

    nostra teoria moderna dell’evoluzione. Intravvista giàcent’anni or sono da Goethe, espressa però in forma pre-cisa solo in principio del secolo nostro, essa ebbe unabase decisiva 33 anni fa per opera di Carlo Darwin; lasua teoria della selezione ha riempito la lacuna che La-marck aveva lasciata aperta nella sua teoria dell’azionereciproca dell’eredità ed adattamento. Noi ora sappiamocon certezza che il mondo organico s’è sviluppato sullanostra terra con la stessa continuità «secondo eterne leg-gi di bronzo», come Lyell aveva dimostrato già nel 1830essere avvenuto per il corpo anorganico stesso della ter-ra; noi sappiamo che tutte le innumerevoli e diverse spe-cie animali e vegetali, che hanno abitato il nostro piane-ta nel corso di milioni d’anni, non sono che rami di ununico stipite; noi sappiamo che il genere umano stessonon è che uno dei germogli più giovani, più elevati e piùperfetti dello stipite dei vertebrati.

    Una serie ininterrotta di processi naturali evolutividecorsi secondo leggi fisse, conduce ora lo spirito uma-no pensante attraverso gli eoni di uno stato primitivocaotico del Cosmo al suo odierno «ordine universale».Dapprima non abbiamo nello spazio infinito che il mo-bile etere elastico e particelle discontinue infinite, ugua-li, divise in quello minutissimamente, gli atomi primiti-

    12 Vedi Annotazione Teoria dell’evoluzione universale a pag.68.

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    interessanti, che prima erano considerati insolubili12.Avanti a tutte le conquiste dello spirito umano sta la

    nostra teoria moderna dell’evoluzione. Intravvista giàcent’anni or sono da Goethe, espressa però in forma pre-cisa solo in principio del secolo nostro, essa ebbe unabase decisiva 33 anni fa per opera di Carlo Darwin; lasua teoria della selezione ha riempito la lacuna che La-marck aveva lasciata aperta nella sua teoria dell’azionereciproca dell’eredità ed adattamento. Noi ora sappiamocon certezza che il mondo organico s’è sviluppato sullanostra terra con la stessa continuità «secondo eterne leg-gi di bronzo», come Lyell aveva dimostrato già nel 1830essere avvenuto per il corpo anorganico stesso della ter-ra; noi sappiamo che tutte le innumerevoli e diverse spe-cie animali e vegetali, che hanno abitato il nostro piane-ta nel corso di milioni d’anni, non sono che rami di ununico stipite; noi sappiamo che il genere umano stessonon è che uno dei germogli più giovani, più elevati e piùperfetti dello stipite dei vertebrati.

    Una serie ininterrotta di processi naturali evolutividecorsi secondo leggi fisse, conduce ora lo spirito uma-no pensante attraverso gli eoni di uno stato primitivocaotico del Cosmo al suo odierno «ordine universale».Dapprima non abbiamo nello spazio infinito che il mo-bile etere elastico e particelle discontinue infinite, ugua-li, divise in quello minutissimamente, gli atomi primiti-

    12 Vedi Annotazione Teoria dell’evoluzione universale a pag.68.

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  • vi; forse questi ultimi non sono che «punti di condensa-zione» della «sostanza» vibrante di cui l’etere rappre-senta il residuo. Combinandosi gli atomi primitivi o ato-mi di massa a gruppi in numero determinato, si origina-no gli atomi elementari. – Secondo la teoria di Kant eLaplace i corpi celesti rotanti si differenziano da quella«nebbia primitiva» vibrante. Uno solo fra migliaia dicorpi celesti è il nostro sole insieme coi pianeti che sisono formati da lui per lanciamento centrifugale. Unsolo pianeta del sistema solare è la nostra piccolissimaterra, tutta la sua vita individuale è un prodotto dellaluce solare. Dopochè l’incandescente sfera terrestre si èraffreddata sino ad un certo grado si precipita sulla cro-sta indurita della sua superficie dell’acqua liquida, laprima condizione per la vita organica. Atomi di carbo-nio cominciano la loro attività organogenica e si unisco-no con altri elementi in combinazioni plasmatiche coa-gulabili. Un piccolo grumo di plasma sorpassa i confinidella coesione e dell’accrescimento individuale; esso sidivide in due parti uguali. Con questa prima monera co-mincia la vita organica e la sua funzione più caratteristi-ca, l’eredità. Nel corpo omogeneo delle monere si diffe-renzia un nucleo centrale più compatto da una massaesterna più molle; con questa differenziazione di nucleoe protoplasma comincia la prima cellula organica. Perlungo tempo i soli abitatori del nostro pianeta sarannostati tali protisti o esseri primitivi unicellulari. Dai ceno-bi o dalle unioni sociali sorsero solo più tardi gl’infimiistoni, piante ed animali pluricellulari.

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    vi; forse questi ultimi non sono che «punti di condensa-zione» della «sostanza» vibrante di cui l’etere rappre-senta il residuo. Combinandosi gli atomi primitivi o ato-mi di massa a gruppi in numero determinato, si origina-no gli atomi elementari. – Secondo la teoria di Kant eLaplace i corpi celesti rotanti si differenziano da quella«nebbia primitiva» vibrante. Uno solo fra migliaia dicorpi celesti è il nostro sole insieme coi pianeti che sisono formati da lui per lanciamento centrifugale. Unsolo pianeta del sistema solare è la nostra piccolissimaterra, tutta la sua vita individuale è un prodotto dellaluce solare. Dopochè l’incandescente sfera terrestre si èraffreddata sino ad un certo grado si precipita sulla cro-sta indurita della sua superficie dell’acqua liquida, laprima condizione per la vita organica. Atomi di carbo-nio cominciano la loro attività organogenica e si unisco-no con altri elementi in combinazioni plasmatiche coa-gulabili. Un piccolo grumo di plasma sorpassa i confinidella coesione e dell’accrescimento individuale; esso sidivide in due parti uguali. Con questa prima monera co-mincia la vita organica e la sua funzione più caratteristi-ca, l’eredità. Nel corpo omogeneo delle monere si diffe-renzia un nucleo centrale più compatto da una massaesterna più molle; con questa differenziazione di nucleoe protoplasma comincia la prima cellula organica. Perlungo tempo i soli abitatori del nostro pianeta sarannostati tali protisti o esseri primitivi unicellulari. Dai ceno-bi o dalle unioni sociali sorsero solo più tardi gl’infimiistoni, piante ed animali pluricellulari.

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  • Sotto la guida sicura dei tre archivi empirici dellacreazione, la paleontologia, l’anatomia comparata el’ontogenia, la filogenia ci conduce ormai dai metazoipiù antichi, dagli animali pluricellulari più semplici, susu fino all’uomo13. Alla radice più bassa del tronco co-mune dei metazoi, stanno le gastreadi e le spongie; nelcaso più semplice tutto il loro corpo consiste in un saccogastrico rotondeggiante la cui parete sottilissima consi-ste di due strati di cellule, i due foglietti germinativi pri-marii. Uno stato embrionale corrispondente, la gastrulaa due strati di cellule, si trova transitoriamentenell’ontogenesi di tutti gli altri metazoi dai più bassicnidarii ed elminti fino all’uomo. – Dal tronco comunedegli elminti o dei vermi inferiori si sviluppano comerami principali indipendenti i 4 rami separati dei mollu-schi, degli echinodermi, degli articolati e dei vertebrati.Soltanto questi ultimi s’accordano coll’uomo in tutti irapporti essenziali della struttura del corpo e dello svi-luppo. Una lunga serie di animali acquatici (Anfiosso,Lamprede, Pesci) precede gli anfibii polmonati; questiappaiono solo nell’epoca carbonifera. Agli anfibii se-guono nel periodo permiano i primi amnioti, i rettili piùantichi: da questi si sviluppano più tardi nell’epocatriassica in un senso gli uccelli, in un altro i mammiferi.

    Che l’uomo sia in tutta la struttura del suo corpo unvero mammifero, si sa fin da quando fu compresa l’uni-tà naturale di questa classe animale elevatissima. La

    13 Vedi Annotazione Storia della stirpe a pag. 69.

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    Sotto la guida sicura dei tre archivi empirici dellacreazione, la paleontologia, l’anatomia comparata el’ontogenia, la filogenia ci conduce ormai dai metazoipiù antichi, dagli animali pluricellulari più semplici, susu fino all’uomo13. Alla radice più bassa del tronco co-mune dei metazoi, stanno le gastreadi e le spongie; nelcaso più semplice tutto il loro corpo consiste in un saccogastrico rotondeggiante la cui parete sottilissima consi-ste di due strati di cellule, i due foglietti germinativi pri-marii. Uno stato embrionale corrispondente, la gastrulaa due strati di cellule, si trova transitoriamentenell’ontogenesi di tutti gli altri metazoi dai più bassicnidarii ed elminti fino all’uomo. – Dal tronco comunedegli elminti o dei vermi inferiori si sviluppano comerami principali indipendenti i 4 rami separati dei mollu-schi, degli echinodermi, degli articolati e dei vertebrati.Soltanto questi ultimi s’accordano coll’uomo in tutti irapporti essenziali della struttura del corpo e dello svi-luppo. Una lunga serie di animali acquatici (Anfiosso,Lamprede, Pesci) precede gli anfibii polmonati; questiappaiono solo nell’epoca carbonifera. Agli anfibii se-guono nel periodo permiano i primi amnioti, i rettili piùantichi: da questi si sviluppano più tardi nell’epocatriassica in un senso gli uccelli, in un altro i mammiferi.

    Che l’uomo sia in tutta la struttura del suo corpo unvero mammifero, si sa fin da quando fu compresa l’uni-tà naturale di questa classe animale elevatissima. La

    13 Vedi Annotazione Storia della stirpe a pag. 69.

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  • comparazione più semplice doveva persuadere l’osser-vatore spregiudicato della grande affinità morfologicadell’uomo e della scimia, il mammifero più somigliante.L’anatomia comparata colle sue ricerche più profonde,dimostrò che tutte le differenze nella struttura del corpodell’uomo e degli Antropoidi (Gorilla, Scimpanzé,Orang) sono più insignificanti, che le differenze corri-spondenti nella struttura del corpo di queste scimie an-tropomorfe e delle scimie inferiori. La spiegazione filo-genetica di questa legge di Huxley è evidente. Il grandeproblema dell’origine del genere umano – o della «posi-zione dell’uomo nella natura» – il «problema dei proble-mi» era dunque risolto scientificamente: «L’uomo deri-va da una serie di mammiferi pitecoidi». L’antropogeniasvela la lunga catena di antenati vertebrati che hannopreceduto il tardo sorgere di questo germoglio tanto al-tamente evoluto.14

    Il significato incommensurabile della luce, che questirisultati della teoria della discendenza, spargono su tuttoil campo della umana conoscenza della natura, è palesea tutti; essi manifesteranno ogni anno più la loro in-fluenza trasformatrice su tutti i campi dello scibile,quanto più si fa strada la convinzione della loro incrolla-bile verità. – Soltanto gli ignoranti e gli spiriti grettipossono oggidì dubitare ancora della loro verità. Se quae là qualche vecchio naturalista nega che essi siano pro-vati o chiede delle prove mancanti (come è successo po-

    14 Vedi Annotazione Storia della stirpe a pag. 69.

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    comparazione più semplice doveva persuadere l’osser-vatore spregiudicato della grande affinità morfologicadell’uomo e della scimia, il mammifero più somigliante.L’anatomia comparata colle sue ricerche più profonde,dimostrò che tutte le differenze nella struttura del corpodell’uomo e degli Antropoidi (Gorilla, Scimpanzé,Orang) sono più insignificanti, che le differenze corri-spondenti nella struttura del corpo di queste scimie an-tropomorfe e delle scimie inferiori. La spiegazione filo-genetica di questa legge di Huxley è evidente. Il grandeproblema dell’origine del genere umano – o della «posi-zione dell’uomo nella natura» – il «problema dei proble-mi» era dunque risolto scientificamente: «L’uomo deri-va da una serie di mammiferi pitecoidi». L’antropogeniasvela la lunga catena di antenati vertebrati che hannopreceduto il tardo sorgere di questo germoglio tanto al-tamente evoluto.14

    Il significato incommensurabile della luce, che questirisultati della teoria della discendenza, spargono su tuttoil campo della umana conoscenza della natura, è palesea tutti; essi manifesteranno ogni anno più la loro in-fluenza trasformatrice su tutti i campi dello scibile,quanto più si fa strada la convinzione della loro incrolla-bile verità. – Soltanto gli ignoranti e gli spiriti grettipossono oggidì dubitare ancora della loro verità. Se quae là qualche vecchio naturalista nega che essi siano pro-vati o chiede delle prove mancanti (come è successo po-

    14 Vedi Annotazione Storia della stirpe a pag. 69.

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  • che settimane fa al congresso antropologico di Mosca daparte di un celebre patologo tedesco) egli non dimostrase non che è rimasto estraneo ai meravigliosi progressidella nuova biologia ed anzitutto dell’antropogenia. –Tutta la letteratura biologica moderna, tutta la nostrazoologia e botanica, morfologia e fisiologia, antropolo-gia e psicologia, sono penetrate e fecondate dalla teoriadella discendenza15.

    La teoria naturale dell’evoluzione ha illuminato e ri-schiarato, nonchè tutto il campo dei fenomeni naturalimateriali, anche quello della vita spirituale che non sipuò separare dal primo. Come il nostro corpo umano siè andato formando a grado a grado da una lunga serie diprogenitori vertebrati, cosi è successo pure dell’animanostra; come funzione del cervello si è sviluppata grada-tamente in azione reciproca con questo suo organo.Quello che noi chiamiamo senz’altro «l’anima umana»non è che la somma delle nostre sensazioni, della nostravolontà e del nostro pensiero, la somma di funzioni fi-siologiche i cui organi elementari consistono nelle cellu-le gangliari microscopiche del nostro cervello. – Comela struttura meravigliosa di quest’ultimo, dell’organodell’anima umana, si sia andata a poco a poco svilup-pando nel corso di milioni d’anni dalle forme di cervellodi vertebrati superiori ed inferiori, ce lo dimostra l’ana-tomia comparata e l’ontogenia; e come parallelamente a

    15 Vedi Annotazione Oppositori della teoria della discendenzaa pag. 69.

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    che settimane fa al congresso antropologico di Mosca daparte di un celebre patologo tedesco) egli non dimostrase non che è rimasto estraneo ai meravigliosi progressidella nuova biologia ed anzitutto dell’antropogenia. –Tutta la letteratura biologica moderna, tutta la nostrazoologia e botanica, morfologia e fisiologia, antropolo-gia e psicologia, sono penetrate e fecondate dalla teoriadella discendenza15.

    La teoria naturale dell’evoluzione ha illuminato e ri-schiarato, nonchè tutto il campo dei fenomeni naturalimateriali, anche quello della vita spirituale che non sipuò separare dal primo. Come il nostro corpo umano siè andato formando a grado a grado da una lunga serie diprogenitori vertebrati, cosi è successo pure dell’animanostra; come funzione del cervello si è sviluppata grada-tamente in azione reciproca con questo suo organo.Quello che noi chiamiamo senz’altro «l’anima umana»non è che la somma delle nostre sensazioni, della nostravolontà e del nostro pensiero, la somma di funzioni fi-siologiche i cui organi elementari consistono nelle cellu-le gangliari microscopiche del nostro cervello. – Comela struttura meravigliosa di quest’ultimo, dell’organodell’anima umana, si sia andata a poco a poco svilup-pando nel corso di milioni d’anni dalle forme di cervellodi vertebrati superiori ed inferiori, ce lo dimostra l’ana-tomia comparata e l’ontogenia; e come parallelamente a

    15 Vedi Annotazione Oppositori della teoria della discendenzaa pag. 69.

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  • ciò si sia sviluppata anche l’anima – come funzione delcervello – ce lo insegna la psicologia comparata.Quest’ultima ci mostra anche che una forma bassissimadi attività spirituale esiste già negli animali più bassi,nei protozoi unicellulari, infusorii e rizopodi. Ogni natu-ralista che ha osservato, come me, per il corso di moltianni l’attività vitale di questi protisti unicellulari, è posi-tivamente convinto che anch’essi possiedano un’anima;anche quest’«anima cellulare» consta di una somma disensazioni, immagini e attività volitive; il pensare, senti-re e volere della nostra anima umana è diverso da quellosolo per gradi. Così anche in ogni cellula-uovo – da cuisi sviluppa l’uomo come ogni altro animale – c’è (come«energia potenziale») un’«anima cellulare ereditaria»16.Il primo còmpito di ogni psicologia veramente scientifi-ca non sarà perciò più, come fino ad ora, l’oziosa specu-lazione su un ente spirituale indipendente ed immateria-le e sulla sua enigmatica unione temporanea col corpoanimale, ma piuttosto l’esame comparato degli organidell’anima e la indagine sperimentale delle loro funzionipsichiche. Perchè la psicologia scientifica è una partedella fisiologia, la dottrina delle funzioni o attività vitalidegli organismi. Come la moderna fisiologia e patologiacosì anche la psicologia e la psichiatria dell’avveniredovranno diventare cellulari, ed esaminare in primo luo-go le funzioni spirituali delle cellule. Quali risultati im-portanti ci dia una tale psicologia cellulare, già nei gradi

    16 Vedi Annotazione Psicologia cellulare a pag. 70.

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    ciò si sia sviluppata anche l’anima – come funzione delcervello – ce lo insegna la psicologia comparata.Quest’ultima ci mostra anche che una forma bassissimadi attività spirituale esiste già negli animali più bassi,nei protozoi unicellulari, infusorii e rizopodi. Ogni natu-ralista che ha osservato, come me, per il corso di moltianni l’attività vitale di questi protisti unicellulari, è posi-tivamente convinto che anch’essi possiedano un’anima;anche quest’«anima cellulare» consta di una somma disensazioni, immagini e attività volitive; il pensare, senti-re e volere della nostra anima umana è diverso da quellosolo per gradi. Così anche in ogni cellula-uovo – da cuisi sviluppa l’uomo come ogni altro animale – c’è (come«energia potenziale») un’«anima cellulare ereditaria»16.Il primo còmpito di ogni psicologia veramente scientifi-ca non sarà perciò più, come fino ad ora, l’oziosa specu-lazion