E-book campione Liber Liber · Il dott. G. AGAMENNONE, direttore del R. Osservatorio geodinamico di...

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Giovanni Agamennone La registrazione dei terremoti www.liberliber.it Giovanni Agamennone La registrazione dei terremoti www.liberliber.it

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Giovanni AgamennoneLa registrazione dei terremoti

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QUESTO E-BOOK:

TITOLO: La registrazione dei terremotiAUTORE: Agamennone, GiovanniTRADUTTORE: CURATORE: NOTE: CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze

COPERTINA: n. d.

TRATTO DA: La registrazione dei terremoti / GiovanniAgamennone. - Roma : L'Elettricista, 1906. - 136 p.,[2] c. di tav. : ill. ; 24 cm. - (Bibliotecadell'elettricista (novità scientifiche) ; 1).

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 5 febbraio 2020

INDICE DI AFFIDABILITÀ: 1

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TITOLO: La registrazione dei terremotiAUTORE: Agamennone, GiovanniTRADUTTORE: CURATORE: NOTE: CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

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TRATTO DA: La registrazione dei terremoti / GiovanniAgamennone. - Roma : L'Elettricista, 1906. - 136 p.,[2] c. di tav. : ill. ; 24 cm. - (Bibliotecadell'elettricista (novità scientifiche) ; 1).

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1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 5 febbraio 2020

INDICE DI AFFIDABILITÀ: 1

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0: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

SOGGETTO:SCI082000 SCIENZA / Scienze della Terra / Sismologiae Vulcanismo

DIGITALIZZAZIONE:Paolo Oliva, [email protected]

REVISIONE:Paolo Alberti, [email protected] Righi, [email protected]

IMPAGINAZIONE:Catia Righi, [email protected]

PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

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0: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

SOGGETTO:SCI082000 SCIENZA / Scienze della Terra / Sismologiae Vulcanismo

DIGITALIZZAZIONE:Paolo Oliva, [email protected]

REVISIONE:Paolo Alberti, [email protected] Righi, [email protected]

IMPAGINAZIONE:Catia Righi, [email protected]

PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

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Liber Liber

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Scopri sul sito Internet di Liber Liber ciò che stiamorealizzando: migliaia di ebook gratuiti in edizione inte-grale, audiolibri, brani musicali con licenza libera, videoe tanto altro: www.liberliber.it.

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4PREFAZIONE................................................................8INTRODUZIONE..........................................................9PARTE PRIMA.SISMOSCOPÎ E SISMOMETRI..................................16

CAPITOLO I.I più antichi Sismoscopî...........................................16CAPITOLO II.Sismoscopî per scosse ondulatorie...........................22

Sismoscopî a mercurio.........................................22Sismoscopî a un solo pendolo verticale................26Sismoscopî a più pendoli verticali........................35Sismoscopî a pendoli verticali rigidi....................37Sismoscopî a pendoli rovesci...............................39Sismoscopî a pendolo orizzontale........................45Sismoscopî a caduta di colonnine o palle.............51

CAPITOLO III. Sismoscopî per scosse sussultorie............................55

Sismoscopî a lanciamento di oggetti....................55Sismoscopî a lamine orizzontali...........................56Sismoscopî a un sol saltaleone.............................56Sismoscopî a più saltaleoni..................................59Sismoscopî d’altri sistemi.....................................61

PARTE SECONDA.SISMOGRAFI..............................................................62

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4PREFAZIONE................................................................8INTRODUZIONE..........................................................9PARTE PRIMA.SISMOSCOPÎ E SISMOMETRI..................................16

CAPITOLO I.I più antichi Sismoscopî...........................................16CAPITOLO II.Sismoscopî per scosse ondulatorie...........................22

Sismoscopî a mercurio.........................................22Sismoscopî a un solo pendolo verticale................26Sismoscopî a più pendoli verticali........................35Sismoscopî a pendoli verticali rigidi....................37Sismoscopî a pendoli rovesci...............................39Sismoscopî a pendolo orizzontale........................45Sismoscopî a caduta di colonnine o palle.............51

CAPITOLO III. Sismoscopî per scosse sussultorie............................55

Sismoscopî a lanciamento di oggetti....................55Sismoscopî a lamine orizzontali...........................56Sismoscopî a un sol saltaleone.............................56Sismoscopî a più saltaleoni..................................59Sismoscopî d’altri sistemi.....................................61

PARTE SECONDA.SISMOGRAFI..............................................................62

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Sismoscopî e sismometri a registrazione..............62Sismografi a pendolo verticale.............................70Microsismografi...................................................81Sismografi a pendoli orizzontali...........................86Sismografi a liquidi..............................................91Apparecchi a registrazione fotografica.................93Apparecchi a registrazione veloce-continua.........96Apparecchi a doppia velocità...............................98

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Sismoscopî e sismometri a registrazione..............62Sismografi a pendolo verticale.............................70Microsismografi...................................................81Sismografi a pendoli orizzontali...........................86Sismografi a liquidi..............................................91Apparecchi a registrazione fotografica.................93Apparecchi a registrazione veloce-continua.........96Apparecchi a doppia velocità...............................98

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GIOVANNI AGAMENNONEDIRETTORE DEL R. OSSERVATORIO GEODINAMICO DI

ROCCA DI PAPA

LAREGISTRAZIONE DEI TERREMOTI

Con 33 figure e 2 tavole intercalate nel testo.

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GIOVANNI AGAMENNONEDIRETTORE DEL R. OSSERVATORIO GEODINAMICO DI

ROCCA DI PAPA

LAREGISTRAZIONE DEI TERREMOTI

Con 33 figure e 2 tavole intercalate nel testo.

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PREFAZIONE

Il dott. G. AGAMENNONE, direttore del R. Osservatoriogeodinamico di Rocca di Papa, cedendo al desiderio di moltiamici, s’è deciso a pubblicare un libro dal titolo LaRegistrazione dei terremoti con la descrizione de’ principalistrumenti, atti allo studio dei movimenti tellurici.

Oggi che la curiosità per questo genere d’istrumenti – circon-dati finora d’una specie di mistero – è acuita dal recente disastrodelle Calabrie, il predetto lavoro giunge certamente in buon pun-to e non mancherà dal riuscire utile ed interessante.

Data la sperimentata competenza dell’autore – per aver eglicooperato lungo tempo all’organizzazione ed all’incremento delservizio sismico in Italia e per avere ideato non pochi de’ più re-centi e perfezionati strumenti, che ottennero il GRAND PRIXall’Esposizione mondiale di Parigi del 1900 – la descrizione de-gli apparecchi, anche i più complicati, è riuscita semplice ed allaportata di tutti, tanto più che nel testo si trovano riportate nume-rose tavole e figure.

Chi finora avesse voluto formarsi un’idea chiara del funziona-mento degli strumenti sismici, avrebbe dovuto ricorrere a non po-chi trattati di sismologia, scritti in lingue estere ed a pubblicazio-ni speciali, sparse qua e là in numerosi periodici scientifici. Daciò si comprende l’utilità del libro che stiamo per offrire ai letto-ri.

GLI EDITORI.

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PREFAZIONE

Il dott. G. AGAMENNONE, direttore del R. Osservatoriogeodinamico di Rocca di Papa, cedendo al desiderio di moltiamici, s’è deciso a pubblicare un libro dal titolo LaRegistrazione dei terremoti con la descrizione de’ principalistrumenti, atti allo studio dei movimenti tellurici.

Oggi che la curiosità per questo genere d’istrumenti – circon-dati finora d’una specie di mistero – è acuita dal recente disastrodelle Calabrie, il predetto lavoro giunge certamente in buon pun-to e non mancherà dal riuscire utile ed interessante.

Data la sperimentata competenza dell’autore – per aver eglicooperato lungo tempo all’organizzazione ed all’incremento delservizio sismico in Italia e per avere ideato non pochi de’ più re-centi e perfezionati strumenti, che ottennero il GRAND PRIXall’Esposizione mondiale di Parigi del 1900 – la descrizione de-gli apparecchi, anche i più complicati, è riuscita semplice ed allaportata di tutti, tanto più che nel testo si trovano riportate nume-rose tavole e figure.

Chi finora avesse voluto formarsi un’idea chiara del funziona-mento degli strumenti sismici, avrebbe dovuto ricorrere a non po-chi trattati di sismologia, scritti in lingue estere ed a pubblicazio-ni speciali, sparse qua e là in numerosi periodici scientifici. Daciò si comprende l’utilità del libro che stiamo per offrire ai letto-ri.

GLI EDITORI.

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INTRODUZIONE

Il grande desiderio che moltissimi mostrano di cono-scere gli strumenti sismici, ossia destinati allo studio delterremoto, desiderio ravvivato in alto grado in occasionedella recente catastrofe delle Calabrie, mi ha indotto adare in queste pagine un’idea di siffatti strumenti e delloro modo di funzionare. Naturalmente io mi limiterò aitipi principali e generalmente ideati e costruiti in Italia,perchè, se si volesse tener conto di tutti, occorrerebbeun grosso volume per illustrarli. Mi sforzerò inoltre ditrattare l’argomento, in verità un po’ scabroso, nella for-ma più popolare che mi sarà possibile, affinchè la de-scrizione dei varî strumenti sia accessibile anche aimeno iniziati in materia scientifica.

Ritengo poi che sia opera molto utile il diffondere unpo’ di luce sopra gli strumenti sismici, e sui dati, almenofino ad oggi, che se ne possono effettivamente ricavare;perchè in generale si suole pretendere da questi stru-menti, circondati come sono da una specie di mistero,assai più di quello che si possa. Ciò spiega i falsi giudizîche anche persone abbastanza istruite si formano di tali

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INTRODUZIONE

Il grande desiderio che moltissimi mostrano di cono-scere gli strumenti sismici, ossia destinati allo studio delterremoto, desiderio ravvivato in alto grado in occasionedella recente catastrofe delle Calabrie, mi ha indotto adare in queste pagine un’idea di siffatti strumenti e delloro modo di funzionare. Naturalmente io mi limiterò aitipi principali e generalmente ideati e costruiti in Italia,perchè, se si volesse tener conto di tutti, occorrerebbeun grosso volume per illustrarli. Mi sforzerò inoltre ditrattare l’argomento, in verità un po’ scabroso, nella for-ma più popolare che mi sarà possibile, affinchè la de-scrizione dei varî strumenti sia accessibile anche aimeno iniziati in materia scientifica.

Ritengo poi che sia opera molto utile il diffondere unpo’ di luce sopra gli strumenti sismici, e sui dati, almenofino ad oggi, che se ne possono effettivamente ricavare;perchè in generale si suole pretendere da questi stru-menti, circondati come sono da una specie di mistero,assai più di quello che si possa. Ciò spiega i falsi giudizîche anche persone abbastanza istruite si formano di tali

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strumenti, ai quali si vuole ad ogni costo attribuire lavirtù di predire i terremoti! Arriva una disastrosa, od an-che semplicemente una fortissima scossa, ed ecco che lepopolazioni spaventate vogliono sapere in che stato sitrovano gli strumenti sismici e che cosa lascian presagi-re per l’avvenire. E si vede allora l’esempio curioso, pernon dir altro, di sindaci che si rivolgono telegraficamen-te ai principali Osservatorî del Regno, scongiurandoli divoler rispondere se altre scosse verranno!

Però mi affretto a dire che un po’ di colpa, in ciò cheriguarda la diffusione di queste false credenze, ricadeanche su taluni uomini di scienza che con troppa legge-rezza lasciarono credere nel passato che dalle indicazio-ni degli strumenti si potessero prevedere i terremoti. Ecosì si videro alcuni che, a guisa delle antiche sibille, sicompiacevano, e forse talora in buona fede, a dare re-sponsi, che redatti in termini oscuri e più o meno scien-tifici, finivano quasi sempre per far presa sulle persone,anche d’una certa cultura, ma non iniziati alla verascienza. Ed a questo proposito io rammento benissimola profonda impressione che fece su me, allora semplicestudente d’Università, la lettura d’un articolo di giorna-le, dove si parlava del microfono sismico, come d’unnuovo e meraviglioso strumento, col quale si sarebbestati in grado di scrutare i rumori originati nelle visceredella terra, e di riuscire perfino ad ascoltare a centinaiadi chilometri di distanza i ribollimenti delle lave profon-de del Vesuvio! Chi avrebbe detto che io stesso avrei fi-nito per dovermi occupare in modo speciale di strumenti

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strumenti, ai quali si vuole ad ogni costo attribuire lavirtù di predire i terremoti! Arriva una disastrosa, od an-che semplicemente una fortissima scossa, ed ecco che lepopolazioni spaventate vogliono sapere in che stato sitrovano gli strumenti sismici e che cosa lascian presagi-re per l’avvenire. E si vede allora l’esempio curioso, pernon dir altro, di sindaci che si rivolgono telegraficamen-te ai principali Osservatorî del Regno, scongiurandoli divoler rispondere se altre scosse verranno!

Però mi affretto a dire che un po’ di colpa, in ciò cheriguarda la diffusione di queste false credenze, ricadeanche su taluni uomini di scienza che con troppa legge-rezza lasciarono credere nel passato che dalle indicazio-ni degli strumenti si potessero prevedere i terremoti. Ecosì si videro alcuni che, a guisa delle antiche sibille, sicompiacevano, e forse talora in buona fede, a dare re-sponsi, che redatti in termini oscuri e più o meno scien-tifici, finivano quasi sempre per far presa sulle persone,anche d’una certa cultura, ma non iniziati alla verascienza. Ed a questo proposito io rammento benissimola profonda impressione che fece su me, allora semplicestudente d’Università, la lettura d’un articolo di giorna-le, dove si parlava del microfono sismico, come d’unnuovo e meraviglioso strumento, col quale si sarebbestati in grado di scrutare i rumori originati nelle visceredella terra, e di riuscire perfino ad ascoltare a centinaiadi chilometri di distanza i ribollimenti delle lave profon-de del Vesuvio! Chi avrebbe detto che io stesso avrei fi-nito per dovermi occupare in modo speciale di strumenti

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sismici e convincermi del limitatissimo valore delle in-dicazioni fornite da quell’apparecchio (vedi a pag. 421).

Ma, dirà taluno, se gli strumenti sono impotenti a pre-vedere le scosse, a che scopo farli funzionare e spenderecon essi tempo e danaro? La risposta è semplicissima.Per ora essi servono a studiare un terremoto quando av-viene, e cioè a determinare l’ora precisa in cui esso co-mincia e quella delle varie fasi successive, la loro dura-ta, il genere di movimento (se orizzontale, verticale, oondulatorio, cioè a guisa delle onde del mare) la direzio-ne e l’ampiezza del medesimo e molte altre particolari-tà. I fenomeni sismici sono ancora molto oscuri, ed a ri-schiararli alquanto hanno certamente giovato gli studîdell’ultimo trentennio; ma la strada ancora da percorrereè immensa, prima che si possa sapere qualche cosa dipreciso sulla loro natura. Qual’è la causa de’ terremoti?a che profondità sono generati? quale legge regola laloro ricorrenza in una data regione? Ecco altrettante do-mande cui oggi è assolutamente impossibile rispondere.

Ed è realmente umiliante per l’uomo – lui che con ilsuo spirito eminentemente indagatore e con la sua tena-cia a tutta prova ha saputo trionfare di tanti ostacoli e ri-solvere tanti e ardui problemi, che sarebbero parsid’impossibile soluzione ai nostri antenati; lui che ha sa-puto fare conquiste strabilianti nell’universo che lo cir-conda, fino a studiare i movimenti delle stelle che si tro-

1 Il numero di pagina è da riferirsi, qui e in seguito) all’edizio-ne cartacea [Nota per l’edizione elettronica Manuzio].

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sismici e convincermi del limitatissimo valore delle in-dicazioni fornite da quell’apparecchio (vedi a pag. 421).

Ma, dirà taluno, se gli strumenti sono impotenti a pre-vedere le scosse, a che scopo farli funzionare e spenderecon essi tempo e danaro? La risposta è semplicissima.Per ora essi servono a studiare un terremoto quando av-viene, e cioè a determinare l’ora precisa in cui esso co-mincia e quella delle varie fasi successive, la loro dura-ta, il genere di movimento (se orizzontale, verticale, oondulatorio, cioè a guisa delle onde del mare) la direzio-ne e l’ampiezza del medesimo e molte altre particolari-tà. I fenomeni sismici sono ancora molto oscuri, ed a ri-schiararli alquanto hanno certamente giovato gli studîdell’ultimo trentennio; ma la strada ancora da percorrereè immensa, prima che si possa sapere qualche cosa dipreciso sulla loro natura. Qual’è la causa de’ terremoti?a che profondità sono generati? quale legge regola laloro ricorrenza in una data regione? Ecco altrettante do-mande cui oggi è assolutamente impossibile rispondere.

Ed è realmente umiliante per l’uomo – lui che con ilsuo spirito eminentemente indagatore e con la sua tena-cia a tutta prova ha saputo trionfare di tanti ostacoli e ri-solvere tanti e ardui problemi, che sarebbero parsid’impossibile soluzione ai nostri antenati; lui che ha sa-puto fare conquiste strabilianti nell’universo che lo cir-conda, fino a studiare i movimenti delle stelle che si tro-

1 Il numero di pagina è da riferirsi, qui e in seguito) all’edizio-ne cartacea [Nota per l’edizione elettronica Manuzio].

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vano a miliardi di chilometri dalla terra ed a riconoscer-ne gli elementi costitutivi – è umiliante, ripeto, il doverconfessare che nulla, assolutamente nulla, egli sa di si-curo di ciò che esiste al di là d’un paio di chilometri aldi sotto del suolo su cui cammina. Che più? Egli non èriuscito neppure ad esplorare l’intera superficie del pic-colo pianeta, da esso abitato e che costituisce tutto il suoregno! Avuto riguardo al raggio del globo che è pocopiù di 6000 km. ed alla massima profondità di circa 2chilometri dei pozzi di miniere finora scavati, si vedeche noi conosciamo tutto al più, e solo per eccezione inqualche punto, le rocce traversate in senso verticale per

13000

del raggio terrestre; vale a dire una vera inezia,

in quanto che ciò equivarrebbe ad aver scalfito d’appenaun millimetro la superficie d’un globo che avesse tremetri di raggio!

In tanta nostra ignoranza ben venga dunque lo studiodei terremoti, fatto col mezzo di appropriati strumenti, esempre più perfezionati, i quali ci permettano di strap-pare alla natura tanti altri segreti, la cui conoscenza cispiani la via alla scoperta delle cause e delle leggi cheregolano i fenomeni sismici. È soltanto allora che si po-trà forse sperare di arrivare alla predizione del flagelloche troppo spesso in Italia abbatte le nostre case; predi-zione però che se da una parte potrebbe risparmiare vit-time umane, dall’altra sarebbe affatto impotente ad im-pedire il deterioramento ed anche la distruzione degliedificî, quando quest’ultimi non fossero costruiti con si-

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vano a miliardi di chilometri dalla terra ed a riconoscer-ne gli elementi costitutivi – è umiliante, ripeto, il doverconfessare che nulla, assolutamente nulla, egli sa di si-curo di ciò che esiste al di là d’un paio di chilometri aldi sotto del suolo su cui cammina. Che più? Egli non èriuscito neppure ad esplorare l’intera superficie del pic-colo pianeta, da esso abitato e che costituisce tutto il suoregno! Avuto riguardo al raggio del globo che è pocopiù di 6000 km. ed alla massima profondità di circa 2chilometri dei pozzi di miniere finora scavati, si vedeche noi conosciamo tutto al più, e solo per eccezione inqualche punto, le rocce traversate in senso verticale per

13000

del raggio terrestre; vale a dire una vera inezia,

in quanto che ciò equivarrebbe ad aver scalfito d’appenaun millimetro la superficie d’un globo che avesse tremetri di raggio!

In tanta nostra ignoranza ben venga dunque lo studiodei terremoti, fatto col mezzo di appropriati strumenti, esempre più perfezionati, i quali ci permettano di strap-pare alla natura tanti altri segreti, la cui conoscenza cispiani la via alla scoperta delle cause e delle leggi cheregolano i fenomeni sismici. È soltanto allora che si po-trà forse sperare di arrivare alla predizione del flagelloche troppo spesso in Italia abbatte le nostre case; predi-zione però che se da una parte potrebbe risparmiare vit-time umane, dall’altra sarebbe affatto impotente ad im-pedire il deterioramento ed anche la distruzione degliedificî, quando quest’ultimi non fossero costruiti con si-

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stemi razionali, allo scopo appunto di resistere al tre-muoto.

Se però siamo ancora ben lontani dalla predizione deiterremoti, lo studio sistematico dei medesimi – intrapre-so relativamente da pochi anni con i delicati strumenti,che ci proponiamo di descrivere – ha tuttavia posto inpiena luce alcuni fatti di straordinaria importanza ancheper altri rami dello scibile umano, quali la geologia,l’astronomia, la geodesia, la geografia e la fisica terre-stre. Uno di questi fatti è che in occasione d’un violentoterremoto non solo rimane scossa più o meno fortemen-te un’intera regione, anche a centinaia di chilometri dalcentro di scuotimento; ma la vibrazione si propaga sottoforma insensibile a distanze ben maggiori, per es. di mi-gliaia e migliaia di chilometri, e qualche volta fino agliantipodi. Si tratta dunque di urti capaci di far vibrarel’intero globo; ed i sismologi hanno buone speranze dipotere, dal modo di propagarsi di queste vibrazioni, ri-cavare qualche indizio sulla natura dell’interno del no-stro pianeta, alla stessa guisa che dal rumore di percus-sione sul corpo umano il medico può far la diagnosid’una malattia.

Un altro fatto, ben assodato, è che questi movimentivibratorî, o onde sismiche, sono di varie specie e dotatidi varia velocità di propagazione. I più rapidi raggiun-gono e perfino sorpassano 10 km. al secondo. Quando,ad es., un forte terremoto si verifica al Giappone, leonde sismiche, dopo pochi minuti arrivano già a pertur-bare gli strumenti dei nostri Osservatorî italiani! Pare

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stemi razionali, allo scopo appunto di resistere al tre-muoto.

Se però siamo ancora ben lontani dalla predizione deiterremoti, lo studio sistematico dei medesimi – intrapre-so relativamente da pochi anni con i delicati strumenti,che ci proponiamo di descrivere – ha tuttavia posto inpiena luce alcuni fatti di straordinaria importanza ancheper altri rami dello scibile umano, quali la geologia,l’astronomia, la geodesia, la geografia e la fisica terre-stre. Uno di questi fatti è che in occasione d’un violentoterremoto non solo rimane scossa più o meno fortemen-te un’intera regione, anche a centinaia di chilometri dalcentro di scuotimento; ma la vibrazione si propaga sottoforma insensibile a distanze ben maggiori, per es. di mi-gliaia e migliaia di chilometri, e qualche volta fino agliantipodi. Si tratta dunque di urti capaci di far vibrarel’intero globo; ed i sismologi hanno buone speranze dipotere, dal modo di propagarsi di queste vibrazioni, ri-cavare qualche indizio sulla natura dell’interno del no-stro pianeta, alla stessa guisa che dal rumore di percus-sione sul corpo umano il medico può far la diagnosid’una malattia.

Un altro fatto, ben assodato, è che questi movimentivibratorî, o onde sismiche, sono di varie specie e dotatidi varia velocità di propagazione. I più rapidi raggiun-gono e perfino sorpassano 10 km. al secondo. Quando,ad es., un forte terremoto si verifica al Giappone, leonde sismiche, dopo pochi minuti arrivano già a pertur-bare gli strumenti dei nostri Osservatorî italiani! Pare

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Page 14: E-book campione Liber Liber · Il dott. G. AGAMENNONE, direttore del R. Osservatorio geodinamico di Rocca di Papa, cedendo al desiderio di molti amici, s’è deciso a pubblicare

che le medesime si propaghino presso a poco in linearetta entro il nostro globo e qualche volta addirittura loattraversino lungo il diametro. Sembra che un’altra spe-cie di onde si propaghino, invece, attorno alla superficieterrestre a mo’ delle onde del mare, ma d’ampiezza dipochi centimetri, mentre la loro lunghezza può arrivarea decine di chilometri.

E la nostra maraviglia si accresce ancor più consta-tando che quando ci arriva una perturbazione sismica,originata a grandissima distanza, gli strumenti rimango-no agitati anche per parecchie ore di seguito, il che pro-va che una volta che sia turbata la tranquillità del suolo,occorre molto tempo prima che sia ristabilita. Tutto ciòspiega perfettamente le anomalie prolungate riscontratetalora dagli astronomi nelle loro livelle e nelle loro os-servazioni degli astri.

Ma v’ha di più. Al sopraggiunger d’un disastroso ter-remoto, pare che tutta la regione battuta ne resti perma-nentemente deformata, nel senso che alcuni suoi puntipossono aver variato tanto in azimut quanto in altitudi-ne. Ciò interessa al sommo grado il geodeta. Si tratte-rebbe, è vero, in generale di spostamenti di piccola enti-tà; ma, a lungo andare e con la ripetizione d’altre scosse,si comprende come i cambiamenti possano divenire sen-sibilissimi. Anzi, non è improbabile che i medesimi con-corrano a produrre i così detti bradisismi, cioè i movi-menti lenti del suolo per i quali, col volgere dei millen-nî, un’intera regione può abbassarsi od innalzarsi anchedi centinaia di metri e possono prodursi notevolissimi

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che le medesime si propaghino presso a poco in linearetta entro il nostro globo e qualche volta addirittura loattraversino lungo il diametro. Sembra che un’altra spe-cie di onde si propaghino, invece, attorno alla superficieterrestre a mo’ delle onde del mare, ma d’ampiezza dipochi centimetri, mentre la loro lunghezza può arrivarea decine di chilometri.

E la nostra maraviglia si accresce ancor più consta-tando che quando ci arriva una perturbazione sismica,originata a grandissima distanza, gli strumenti rimango-no agitati anche per parecchie ore di seguito, il che pro-va che una volta che sia turbata la tranquillità del suolo,occorre molto tempo prima che sia ristabilita. Tutto ciòspiega perfettamente le anomalie prolungate riscontratetalora dagli astronomi nelle loro livelle e nelle loro os-servazioni degli astri.

Ma v’ha di più. Al sopraggiunger d’un disastroso ter-remoto, pare che tutta la regione battuta ne resti perma-nentemente deformata, nel senso che alcuni suoi puntipossono aver variato tanto in azimut quanto in altitudi-ne. Ciò interessa al sommo grado il geodeta. Si tratte-rebbe, è vero, in generale di spostamenti di piccola enti-tà; ma, a lungo andare e con la ripetizione d’altre scosse,si comprende come i cambiamenti possano divenire sen-sibilissimi. Anzi, non è improbabile che i medesimi con-corrano a produrre i così detti bradisismi, cioè i movi-menti lenti del suolo per i quali, col volgere dei millen-nî, un’intera regione può abbassarsi od innalzarsi anchedi centinaia di metri e possono prodursi notevolissimi

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cangiamenti nella configurazione delle coste marine.Infine, v’è chi pensa perfino che i terremoti non siano

estranei alle variazioni dei poli della terra; variazioniche da pochi anni hanno richiamato l’attenzione degliastronomi e che sono oggi sistematicamente studiatemediante un accordo tra tutti gli stati civili.

Bastino questi pochi cenni per dare un’ideadell’importanza degli studî sismici, riconosciuta oggiuniversalmente, tanto che li vediamo coltivati al sommogrado anche presso quelle nazioni, in cui sono rari e per-fino affatto sconosciuti i terremoti, al contrario di quan-to avviene, purtroppo, nella nostra Italia.

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cangiamenti nella configurazione delle coste marine.Infine, v’è chi pensa perfino che i terremoti non siano

estranei alle variazioni dei poli della terra; variazioniche da pochi anni hanno richiamato l’attenzione degliastronomi e che sono oggi sistematicamente studiatemediante un accordo tra tutti gli stati civili.

Bastino questi pochi cenni per dare un’ideadell’importanza degli studî sismici, riconosciuta oggiuniversalmente, tanto che li vediamo coltivati al sommogrado anche presso quelle nazioni, in cui sono rari e per-fino affatto sconosciuti i terremoti, al contrario di quan-to avviene, purtroppo, nella nostra Italia.

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PARTE PRIMA.SISMOSCOPÎ E SISMOMETRI

CAPITOLO I.I più antichi Sismoscopî.

In tutti i terremoti d’una certa importanza nasce più omeno spontanea e naturale l’osservazione di certi fattiche ne sono la conseguenza, quali l’oscillazioned’oggetti sospesi, ad es., lampade, lampadari, gabbie,oscillazione e perfino versamento di liquidi entro reci-pienti; spostamento di quadri appesi alle pareti, arrestod’oro-logi a pendolo, o viceversa oscillazione di altriche stavano fermi; spostamento di mobili, caduta di so-prammobili o d’altri oggetti in equilibrio instabile; roto-lamento di oggetti rotondi, o scorrimento di altri ripo-santi sopra piani; inclinazioni di croci sopra chiese ocampanili, o di parafulmini.

Ad una persona, che per poco vi rifletta, questi fattipossono indicare la direzione predominante in cui si è

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PARTE PRIMA.SISMOSCOPÎ E SISMOMETRI

CAPITOLO I.I più antichi Sismoscopî.

In tutti i terremoti d’una certa importanza nasce più omeno spontanea e naturale l’osservazione di certi fattiche ne sono la conseguenza, quali l’oscillazioned’oggetti sospesi, ad es., lampade, lampadari, gabbie,oscillazione e perfino versamento di liquidi entro reci-pienti; spostamento di quadri appesi alle pareti, arrestod’oro-logi a pendolo, o viceversa oscillazione di altriche stavano fermi; spostamento di mobili, caduta di so-prammobili o d’altri oggetti in equilibrio instabile; roto-lamento di oggetti rotondi, o scorrimento di altri ripo-santi sopra piani; inclinazioni di croci sopra chiese ocampanili, o di parafulmini.

Ad una persona, che per poco vi rifletta, questi fattipossono indicare la direzione predominante in cui si è

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effettuato il movimento sismico, e dare anche un’ideaapprossimata dell’intensità del medesimo, per rispettoad altri precedenti, e se il movimento è stato predomi-nantemente ondulatorio o sussultorio. In una parola, tut-ti gli oggetti che si sono mossi possono considerarsicome altrettanti rozzi strumenti da servire allo studio delterremoto. E se quest’ultimo fu di grande violenza, taleda spostare o rovesciare comignoli, monumenti sepol-crali, colonne, alti fumaiuoli, o lesionare e perfino crol-lare edificî, si può in una certa misura e usando un po’ dicircospezione ricavare molti altri dati in conferma diquelli desunti dalla precedente categoria di fatti. Le fig.1-2 mostrano un sedile di pietra in Frascati, quale era inorigine e come fu poi rovesciato dal violento terremotodel 28 luglio 1899 avvenuto in quella città e sentito finoa Roma.

Sarebbe stato naturale che fin dall’antichità si fosseroideati apparecchi, chiamati avvisatori sismici o sismo-scopî (dalle parole greche seismós, terremoto e scopein,osservare) che per quanto semplici, avrebbero fornitidati certamente più sicuri di quelli ricavati in base aglieffetti prodotti da una scossa; ma pur troppo nelle anti-che descrizioni di terremoti non vengono menzionatistrumenti di sorta. Solo si sa che nel 136 avanti Cristoun cinese inventò uno strumento, costituito d’una astache poteva muoversi nelle 8 principali direzioni dellarosa de’ venti, e urtare così alcune delle 8 palle metalli-che in bilico, poste all’ingiro, e farle cadere entro unacorrispondente buca sottostante.

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effettuato il movimento sismico, e dare anche un’ideaapprossimata dell’intensità del medesimo, per rispettoad altri precedenti, e se il movimento è stato predomi-nantemente ondulatorio o sussultorio. In una parola, tut-ti gli oggetti che si sono mossi possono considerarsicome altrettanti rozzi strumenti da servire allo studio delterremoto. E se quest’ultimo fu di grande violenza, taleda spostare o rovesciare comignoli, monumenti sepol-crali, colonne, alti fumaiuoli, o lesionare e perfino crol-lare edificî, si può in una certa misura e usando un po’ dicircospezione ricavare molti altri dati in conferma diquelli desunti dalla precedente categoria di fatti. Le fig.1-2 mostrano un sedile di pietra in Frascati, quale era inorigine e come fu poi rovesciato dal violento terremotodel 28 luglio 1899 avvenuto in quella città e sentito finoa Roma.

Sarebbe stato naturale che fin dall’antichità si fosseroideati apparecchi, chiamati avvisatori sismici o sismo-scopî (dalle parole greche seismós, terremoto e scopein,osservare) che per quanto semplici, avrebbero fornitidati certamente più sicuri di quelli ricavati in base aglieffetti prodotti da una scossa; ma pur troppo nelle anti-che descrizioni di terremoti non vengono menzionatistrumenti di sorta. Solo si sa che nel 136 avanti Cristoun cinese inventò uno strumento, costituito d’una astache poteva muoversi nelle 8 principali direzioni dellarosa de’ venti, e urtare così alcune delle 8 palle metalli-che in bilico, poste all’ingiro, e farle cadere entro unacorrispondente buca sottostante.

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Si riporta anche che alcune monache di Cosenza pos-sedevano un piccolo apparecchio, consistente in unapalla collocata in bilico, la quale si spostava ad ogni lie-ve scossa; ed ogniqualvolta principiava un periodo si-smico, esse erano in grado d’avvertire l’avvicinarsi delpericolo.

Furono anche utilizzati bicchieri ben colmi d’acqua,dal cui versamento si giudicava dello avvenimentod’una scossa. Per meglio determinare la direzione dellamedesima, se ne riempivano a metà appositi recipienticon entro del cruschello e si poteva allora misurarel’altezza massima a cui quest’ultimo rimaneva attaccatoalle pareti interne, in seguito all’oscillazione dell’acqua.Questi tentativi contenevano in sè il germe dei futuri si-smoscopî.

Pare anche che in seguito alle violenti scosse di Nor-cia del 1703 che fecero danni anche in Roma, il Papa fa-cesse installare al Vaticano un apparecchio il quale, se-condo l’inventore, poteva prevedere il terremoto unquarto d’ora prima. Di ciò profittarono alcuni malviven-ti i quali, fondandosi sulla cieca credulità che la popola-zione aveva nelle indicazioni di quell’apparecchio etraendo partito dalla trepidazione degli animi per le gra-vi scosse già patite, fecero spargere la voce che un’altragrande scossa sarebbe stata per sopraggiungere e pote-rono così fare man bassa nelle case, immediatamenteabbandonate dalla gente spaventata. E ci volle tuttal’energia delle autorità per persuadere la popolazionedel brutto tiro che le era stato giuocato e per indurla a

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Si riporta anche che alcune monache di Cosenza pos-sedevano un piccolo apparecchio, consistente in unapalla collocata in bilico, la quale si spostava ad ogni lie-ve scossa; ed ogniqualvolta principiava un periodo si-smico, esse erano in grado d’avvertire l’avvicinarsi delpericolo.

Furono anche utilizzati bicchieri ben colmi d’acqua,dal cui versamento si giudicava dello avvenimentod’una scossa. Per meglio determinare la direzione dellamedesima, se ne riempivano a metà appositi recipienticon entro del cruschello e si poteva allora misurarel’altezza massima a cui quest’ultimo rimaneva attaccatoalle pareti interne, in seguito all’oscillazione dell’acqua.Questi tentativi contenevano in sè il germe dei futuri si-smoscopî.

Pare anche che in seguito alle violenti scosse di Nor-cia del 1703 che fecero danni anche in Roma, il Papa fa-cesse installare al Vaticano un apparecchio il quale, se-condo l’inventore, poteva prevedere il terremoto unquarto d’ora prima. Di ciò profittarono alcuni malviven-ti i quali, fondandosi sulla cieca credulità che la popola-zione aveva nelle indicazioni di quell’apparecchio etraendo partito dalla trepidazione degli animi per le gra-vi scosse già patite, fecero spargere la voce che un’altragrande scossa sarebbe stata per sopraggiungere e pote-rono così fare man bassa nelle case, immediatamenteabbandonate dalla gente spaventata. E ci volle tuttal’energia delle autorità per persuadere la popolazionedel brutto tiro che le era stato giuocato e per indurla a

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rientrare nelle abitazioni.Come si vedrà appresso, i sismoscopî sono fondati

sopra differenti principî ed offrono svariatissime forme.Alcuni si limitano a fornire la prova che una scossa èavvenuta, altri ne indicano la sola direzione, altril’intensità, altri l’ora, altri la celerità, o ritmo, delle ondesismiche, altri infine il genere di movimento, cioè oriz-zontale, ondulatorio o sussultorio. Molti tra essi forni-scono nello stesso tempo due od anche più di questi ele-menti, e per questa ragione sono più o meno complicatisecondo i casi. È per ciò che riesce spesso difficile il sa-perli classificare e dire se si tratti di semplici sismoscopî(scopein – osservare), oppure di veri sismometri, (me-trein – misurare) o perfino di sismografi (grafein – scri-vere). Quando li avremo già passati in rassegna e co-minceremo la seconda parte, allora ci sarà più facile difar comprendere la differenza che passa tra queste trecategorie di strumenti.

Un notevole impulso alla costruzione degli apparec-chi sismici fu dato dopo il famoso terremoto di Lisbonadel 1755 e più ancora dopo i terribili e numerosi terre-moti delle Calabrie del 1783. Ma la sismometria potèentrare in una via più sicura e scientifica soltanto allametà del secolo scorso, per opera principalmente delCavalleri e del Palmieri; ed a ciò concorse non poco lascoperta dell’elettro-calamita, la quale semplificò inmodo straordinario il funzionamento degli strumenti.

Infine, si deve al P. Bertelli ed al De Rossi il granderisveglio degli studi sismici verificatosi in Italia poco

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rientrare nelle abitazioni.Come si vedrà appresso, i sismoscopî sono fondati

sopra differenti principî ed offrono svariatissime forme.Alcuni si limitano a fornire la prova che una scossa èavvenuta, altri ne indicano la sola direzione, altril’intensità, altri l’ora, altri la celerità, o ritmo, delle ondesismiche, altri infine il genere di movimento, cioè oriz-zontale, ondulatorio o sussultorio. Molti tra essi forni-scono nello stesso tempo due od anche più di questi ele-menti, e per questa ragione sono più o meno complicatisecondo i casi. È per ciò che riesce spesso difficile il sa-perli classificare e dire se si tratti di semplici sismoscopî(scopein – osservare), oppure di veri sismometri, (me-trein – misurare) o perfino di sismografi (grafein – scri-vere). Quando li avremo già passati in rassegna e co-minceremo la seconda parte, allora ci sarà più facile difar comprendere la differenza che passa tra queste trecategorie di strumenti.

Un notevole impulso alla costruzione degli apparec-chi sismici fu dato dopo il famoso terremoto di Lisbonadel 1755 e più ancora dopo i terribili e numerosi terre-moti delle Calabrie del 1783. Ma la sismometria potèentrare in una via più sicura e scientifica soltanto allametà del secolo scorso, per opera principalmente delCavalleri e del Palmieri; ed a ciò concorse non poco lascoperta dell’elettro-calamita, la quale semplificò inmodo straordinario il funzionamento degli strumenti.

Infine, si deve al P. Bertelli ed al De Rossi il granderisveglio degli studi sismici verificatosi in Italia poco

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dopo il 1870; studî che cominciarono ad attirare l’atten-zione dei dotti di molte nazioni civili, e principalmentedel Giappone. Oggi la loro importanza è stata universal-mente riconosciuta, fino al punto che sono stati già tenu-ti tre congressi internazionali per farli vieppiù progredi-re.

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dopo il 1870; studî che cominciarono ad attirare l’atten-zione dei dotti di molte nazioni civili, e principalmentedel Giappone. Oggi la loro importanza è stata universal-mente riconosciuta, fino al punto che sono stati già tenu-ti tre congressi internazionali per farli vieppiù progredi-re.

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CAPITOLO II.Sismoscopî per scosse ondulatorie

Sismoscopî a mercurio.Il 1º apparecchio sismico di carattere veramente

scientifico è quello descritto nel 1703 dall’abate france-se DE HAUTE FEUILLE. Consisteva in un recipiente pienodi mercurio, e con 8 scanalature che facevano capo adaltrettante cavità sottostanti, come appunto nel sismo-scopio Cacciatore (pag. 26). Al verificarsi d’una scossa,si poteva farsi un’idea della direzione della stessa dallecavità, entro cui il mercurio era disceso, e giudicareinoltre della forza del movimento dalla quantità del li-quido versato.

Nel 1784 un consimile apparecchio fu ideato, e moltoprobabilmente senza avere avuta conoscenza del prece-dente, da un altro abate, ATANAGIO CAVALLI, che dirigevail servizio meteorologico alla Specola del Duca Caetaniin Roma. Il nuovo apparecchio aveva però soltanto 4fori, orientati secondo i 4 punti cardinali, e restando infunzione per molti anni, potè indicare molte scosse, ta-lune anche passate inavvertite alla popolazione. Sonoingegnosi i perfezionamenti che ideò in seguito l’autore,ma che con molta probabilità non furono attuati. Così,rendendo mobile il fondo del recipiente del mercurio efacendolo poggiare sopra un saltaleone, il liquido avreb-

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CAPITOLO II.Sismoscopî per scosse ondulatorie

Sismoscopî a mercurio.Il 1º apparecchio sismico di carattere veramente

scientifico è quello descritto nel 1703 dall’abate france-se DE HAUTE FEUILLE. Consisteva in un recipiente pienodi mercurio, e con 8 scanalature che facevano capo adaltrettante cavità sottostanti, come appunto nel sismo-scopio Cacciatore (pag. 26). Al verificarsi d’una scossa,si poteva farsi un’idea della direzione della stessa dallecavità, entro cui il mercurio era disceso, e giudicareinoltre della forza del movimento dalla quantità del li-quido versato.

Nel 1784 un consimile apparecchio fu ideato, e moltoprobabilmente senza avere avuta conoscenza del prece-dente, da un altro abate, ATANAGIO CAVALLI, che dirigevail servizio meteorologico alla Specola del Duca Caetaniin Roma. Il nuovo apparecchio aveva però soltanto 4fori, orientati secondo i 4 punti cardinali, e restando infunzione per molti anni, potè indicare molte scosse, ta-lune anche passate inavvertite alla popolazione. Sonoingegnosi i perfezionamenti che ideò in seguito l’autore,ma che con molta probabilità non furono attuati. Così,rendendo mobile il fondo del recipiente del mercurio efacendolo poggiare sopra un saltaleone, il liquido avreb-

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be dovuto sortire indistintamente da tutti e 4 i fori in oc-casione di scosse sussultorie. Di più, per indicare l’orain cui lo strumento avrebbe funzionato, il mercurio do-veva cadere entro forellini esistenti alla periferia d’unquadrante d’orologio, in posizione orizzontale.

In seguito, non mancarono altri inventori e costruttoridi consimili sismoscopî e forse anche senza conoscere idue sopra descritti. Io mi limito a far cenno del sismo-scopio a mercurio che va sotto il nome del CACCIATORE eche pare abbia cominciato a funzionare a Palermo nel1818, restando di poi in servizio per oltre mezzo secolo.Esso è rappresentato dalla fig. 3 e non ha bisogno

d’alcuna spiega-zione per il suomodo di funziona-re, affatto identicoa quello del DeHaute-Feuille(pag. 24).

È curioso il no-tare che nel 1834il sismoscopio amercurio ricom-

parve in Francia, come inventato dal COULIER, vale a dire131 anni dopo quello che era stato costruito in modo af-fatto simile da un altro francese, l’Ab. De Haute-Feuille.

Il PALMIERI, fin dai primi tempi che diresse l’Osserva-torio Vesuviano, lamentando la poca sensibilità dei si-smoscopî in uso a’ suoi tempi, volle inventarne due nuo-

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be dovuto sortire indistintamente da tutti e 4 i fori in oc-casione di scosse sussultorie. Di più, per indicare l’orain cui lo strumento avrebbe funzionato, il mercurio do-veva cadere entro forellini esistenti alla periferia d’unquadrante d’orologio, in posizione orizzontale.

In seguito, non mancarono altri inventori e costruttoridi consimili sismoscopî e forse anche senza conoscere idue sopra descritti. Io mi limito a far cenno del sismo-scopio a mercurio che va sotto il nome del CACCIATORE eche pare abbia cominciato a funzionare a Palermo nel1818, restando di poi in servizio per oltre mezzo secolo.Esso è rappresentato dalla fig. 3 e non ha bisogno

d’alcuna spiega-zione per il suomodo di funziona-re, affatto identicoa quello del DeHaute-Feuille(pag. 24).

È curioso il no-tare che nel 1834il sismoscopio amercurio ricom-

parve in Francia, come inventato dal COULIER, vale a dire131 anni dopo quello che era stato costruito in modo af-fatto simile da un altro francese, l’Ab. De Haute-Feuille.

Il PALMIERI, fin dai primi tempi che diresse l’Osserva-torio Vesuviano, lamentando la poca sensibilità dei si-smoscopî in uso a’ suoi tempi, volle inventarne due nuo-

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Page 24: E-book campione Liber Liber · Il dott. G. AGAMENNONE, direttore del R. Osservatorio geodinamico di Rocca di Papa, cedendo al desiderio di molti amici, s’è deciso a pubblicare

vi: l’uno per le scosse ondulatorie, l’altro per quelle sus-sultorie e che descrisse nel 1857 sotto il titolo unico disismografo elettro-magnetico od anche di sismografoVesuviano, divenuto celebre. Il primo si componeva di 4tubi ricurvi a forma di U, contenenti mercurio: l’uno indirezione N-S, l’altro E-W e gli altri 2 in direzioni inter-medie. Nel mercurio d’una delle branche di ciascuntubo era immerso un fil di ferro che faceva capo ad unodei poli d’una batteria elettrica, mentre nelle restantibranche si disponevano fili di platino a piccolissima di-stanza dal mercurio senza toccarlo e collegati, invece,coll’altro polo della batteria. Al verificarsi d’una scossaondulatoria ed alla conseguente oscillazione del mercu-rio, si chiudeva il circuito elettrico della batteria, e lacorrente attraversando un’elettro-calamita arrestava unorologio e faceva funzionare una suoneria elettrica. Perriconoscere poi quale dei 4 tubi avesse funzionato, inognuno di essi, dalla parte ove era immerso il filo di fer-ro, si trovava un piccolo galleggiante il quale, al pari diquanto si usa nei barometri a quadrante, co’ suoi benchèpiccoli movimenti riusciva a spostare, più o meno visi-bilmente ed in modo permanente, un leggero indice; ecosì si era in grado di riconoscere non solo la direzione,ma fino ad un certo punto anche l’intensità della scossa.

Val la pena di ricordare pure il sismoscopio a mercu-rio del RAGONA (1871) dove il liquido, versato in seguitoad una scossa, scorre entro un piccolo tubo e chiude al-lora un circuito elettrico.

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vi: l’uno per le scosse ondulatorie, l’altro per quelle sus-sultorie e che descrisse nel 1857 sotto il titolo unico disismografo elettro-magnetico od anche di sismografoVesuviano, divenuto celebre. Il primo si componeva di 4tubi ricurvi a forma di U, contenenti mercurio: l’uno indirezione N-S, l’altro E-W e gli altri 2 in direzioni inter-medie. Nel mercurio d’una delle branche di ciascuntubo era immerso un fil di ferro che faceva capo ad unodei poli d’una batteria elettrica, mentre nelle restantibranche si disponevano fili di platino a piccolissima di-stanza dal mercurio senza toccarlo e collegati, invece,coll’altro polo della batteria. Al verificarsi d’una scossaondulatoria ed alla conseguente oscillazione del mercu-rio, si chiudeva il circuito elettrico della batteria, e lacorrente attraversando un’elettro-calamita arrestava unorologio e faceva funzionare una suoneria elettrica. Perriconoscere poi quale dei 4 tubi avesse funzionato, inognuno di essi, dalla parte ove era immerso il filo di fer-ro, si trovava un piccolo galleggiante il quale, al pari diquanto si usa nei barometri a quadrante, co’ suoi benchèpiccoli movimenti riusciva a spostare, più o meno visi-bilmente ed in modo permanente, un leggero indice; ecosì si era in grado di riconoscere non solo la direzione,ma fino ad un certo punto anche l’intensità della scossa.

Val la pena di ricordare pure il sismoscopio a mercu-rio del RAGONA (1871) dove il liquido, versato in seguitoad una scossa, scorre entro un piccolo tubo e chiude al-lora un circuito elettrico.

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Lo STAHLBERGER modificò ancora il sismoscopio amercurio, facendo avvenire il contatto elettrico tra la su-perficie libera del liquido ed un anello metallico oriz-zontale, collocato nella parete interna del vaso e che sifa discendere fino quasi a toccare il mercurio.

Anche più sensibile dovè risultare l’avvisatore sismo-scopico a mercurio del BERTELLI (1873), poichè il contat-to elettrico si effettuava non solo per l’increspamento el’ondulazione del liquido ad ogni scossa, ma anche peril turbarsi dell’equilibrio in alcune leve elastiche che af-fioravano sul mercurio mediante viti di registro.

Possiamo infine riportare a questa categoria di stru-menti il nadirante del D’ABBADIE (1852), consistente inun vero cannocchiale verticale col quale si osservavanoi menomi movimenti del mercurio contenuto in una ba-cinella sottostante; i due delicatissimi livelli a bollad’aria, posti ad angolo retto tra loro dal PLANTAMOUR

(1878) in un sotterraneo di Ginevra, e quelli consimili,denominati geodinamici, installati più recentemente(1894) dal GRABLOVITZ sul pilastro sismico dell’Osserva-torio di Casamicciola. Con tali strumenti, osservati piut-tosto regolarmente, fu possibile sorprendere alcune vol-te il passaggio di onde sismiche, provenienti da terremo-ti lontani. Ma si diè anche il caso che la perturbazionedel suolo potesse essere osservata casualmente nellestesse livelle degli strumenti astronomici, e perfino ar-guita dagli astronomi da movimenti insoliti presentatidagli astri nel campo del cannocchiale, in seguito al tra-ballamento di quest’ultimo.

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Lo STAHLBERGER modificò ancora il sismoscopio amercurio, facendo avvenire il contatto elettrico tra la su-perficie libera del liquido ed un anello metallico oriz-zontale, collocato nella parete interna del vaso e che sifa discendere fino quasi a toccare il mercurio.

Anche più sensibile dovè risultare l’avvisatore sismo-scopico a mercurio del BERTELLI (1873), poichè il contat-to elettrico si effettuava non solo per l’increspamento el’ondulazione del liquido ad ogni scossa, ma anche peril turbarsi dell’equilibrio in alcune leve elastiche che af-fioravano sul mercurio mediante viti di registro.

Possiamo infine riportare a questa categoria di stru-menti il nadirante del D’ABBADIE (1852), consistente inun vero cannocchiale verticale col quale si osservavanoi menomi movimenti del mercurio contenuto in una ba-cinella sottostante; i due delicatissimi livelli a bollad’aria, posti ad angolo retto tra loro dal PLANTAMOUR

(1878) in un sotterraneo di Ginevra, e quelli consimili,denominati geodinamici, installati più recentemente(1894) dal GRABLOVITZ sul pilastro sismico dell’Osserva-torio di Casamicciola. Con tali strumenti, osservati piut-tosto regolarmente, fu possibile sorprendere alcune vol-te il passaggio di onde sismiche, provenienti da terremo-ti lontani. Ma si diè anche il caso che la perturbazionedel suolo potesse essere osservata casualmente nellestesse livelle degli strumenti astronomici, e perfino ar-guita dagli astronomi da movimenti insoliti presentatidagli astri nel campo del cannocchiale, in seguito al tra-ballamento di quest’ultimo.

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Sismoscopî a un solo pendolo verticale.Come il riversarsi dei liquidi, in occasione di terre-

moti, ispirò la costruzione dei sismoscopî a mercurio,così l’oscillazione d’oggetti appesi condusse a quelladei sismoscopî a pendolo, ben più importanti dei prece-denti.

Il primo pendolo per ricerche sismiche, di cui si abbiaconoscenza, pare sia quello costruito nel 1751 dal BINA

in occasione dei terremoti che afflissero in quell’annol’Umbria. Consisteva in una grossa sfera di piombo, ap-pesa ad un flessibilissimo filo e terminante in basso conuna punta, la quale sfiorava uno strato sottostante di fi-nissima arena o di sostanza molle. Dai solchi che lapunta vi lasciava, si deduceva la direzione e l’ampiezzad’oscillazione del pendolo; e se la scossa fosse stata an-che di sussulto, lo si riconosceva dalla maggior profon-dità a cui la punta penetrava.

Senza parlare d’altri apparati consimili, certamenteadoperati dopo il Bina, e de’ quali però non si ha neppu-re una breve descrizione, vengo a parlare di quello delSALSANO, orologiaro e meccanico di Napoli, il quale locostruì precisamente in occasione dei terribili scuoti-menti della Calabria del 1783 e la chiamò geo-sismome-tro. Consisteva in un’asta lunga quasi 3 metri che oscil-lava liberamente attorno alla sua estremità superiore, edin basso era gravata da una lente di piombo, al di sottodella quale era fissato un pennellino, tinto d’una qualitàd’inchiostro non soggetto a seccarsi. Le oscillazioni delpendolo venivano segnate con questo pennello al di so-

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Sismoscopî a un solo pendolo verticale.Come il riversarsi dei liquidi, in occasione di terre-

moti, ispirò la costruzione dei sismoscopî a mercurio,così l’oscillazione d’oggetti appesi condusse a quelladei sismoscopî a pendolo, ben più importanti dei prece-denti.

Il primo pendolo per ricerche sismiche, di cui si abbiaconoscenza, pare sia quello costruito nel 1751 dal BINA

in occasione dei terremoti che afflissero in quell’annol’Umbria. Consisteva in una grossa sfera di piombo, ap-pesa ad un flessibilissimo filo e terminante in basso conuna punta, la quale sfiorava uno strato sottostante di fi-nissima arena o di sostanza molle. Dai solchi che lapunta vi lasciava, si deduceva la direzione e l’ampiezzad’oscillazione del pendolo; e se la scossa fosse stata an-che di sussulto, lo si riconosceva dalla maggior profon-dità a cui la punta penetrava.

Senza parlare d’altri apparati consimili, certamenteadoperati dopo il Bina, e de’ quali però non si ha neppu-re una breve descrizione, vengo a parlare di quello delSALSANO, orologiaro e meccanico di Napoli, il quale locostruì precisamente in occasione dei terribili scuoti-menti della Calabria del 1783 e la chiamò geo-sismome-tro. Consisteva in un’asta lunga quasi 3 metri che oscil-lava liberamente attorno alla sua estremità superiore, edin basso era gravata da una lente di piombo, al di sottodella quale era fissato un pennellino, tinto d’una qualitàd’inchiostro non soggetto a seccarsi. Le oscillazioni delpendolo venivano segnate con questo pennello al di so-

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pra d’una laminetta d’avorio. Infine, poco al di sopradella lente si trovava una campanina la quale, durante imovimenti dell’asta, andando ad urtare contro 4 battoc-chi, disposti all’intorno a piccolissima distanza dallastessa, avvertiva dell’arrivo d’una scossa.

Quasi contemporaneamente, il medico cosentino ZUPO

costruì il suo pendolo sismico consistente in una palla dipiombo appesa, come si vede nella fig. 4 (che è il fac-simile del disegno originale dello autore), alla curvaturad’una spranga di ferro conficcata nel terreno. Questo ul-tima era acuminata alle due estremità, perchè lo ZUPO,che era uno dei propugnatori della teoria elettro-sismica,in voga a quei tempi, si proponeva appunto di eseguirericerche speciali inappoggio della stessa.Al di sotto della pallaera fissa una puntache segnava soprauno strato di sottilis-sima cenere.

Dobbiamo anchericordare il sismogra-fo costruito dal DUCA

DELLA TORRE verso il1794, composto pured’un pesante pendoloil quale, a differenzadi quelli precedenti,scriveva i suoi movi-

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pra d’una laminetta d’avorio. Infine, poco al di sopradella lente si trovava una campanina la quale, durante imovimenti dell’asta, andando ad urtare contro 4 battoc-chi, disposti all’intorno a piccolissima distanza dallastessa, avvertiva dell’arrivo d’una scossa.

Quasi contemporaneamente, il medico cosentino ZUPO

costruì il suo pendolo sismico consistente in una palla dipiombo appesa, come si vede nella fig. 4 (che è il fac-simile del disegno originale dello autore), alla curvaturad’una spranga di ferro conficcata nel terreno. Questo ul-tima era acuminata alle due estremità, perchè lo ZUPO,che era uno dei propugnatori della teoria elettro-sismica,in voga a quei tempi, si proponeva appunto di eseguirericerche speciali inappoggio della stessa.Al di sotto della pallaera fissa una puntache segnava soprauno strato di sottilis-sima cenere.

Dobbiamo anchericordare il sismogra-fo costruito dal DUCA

DELLA TORRE verso il1794, composto pured’un pesante pendoloil quale, a differenzadi quelli precedenti,scriveva i suoi movi-

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menti sopra un sottostante foglio di carta mediante unlapis verticale, spinto in giù da una molla. Di più, quan-do il pendolo cominciava ad oscillare, arrestava un oro-logio all’ora precisa della scossa mediante un crine checomunicava al bilanciere del medesimo. Infine, per darel’allarme, servivano tre campanelli attaccati a molle, di-sposte intorno al peso del pendolo.

Andiamo ora a dare un cenno del sismometro inven-tato nel 1834 dal mecca-nico bolognese PAGANI eche presenta qualche no-vità su quelli precedenti.La fig. 5 lo rappresentanella sua ultima forma,proposta nel 1842. Sopraun basamento B riposa uncastello AA in metallo,dalla cui sommità E pen-de il filo C, gravato inbasso da una palla. Con-centrica a quest’ultima staun anello H con 16 buchiall’ingiro, entro i qualipossono scorrere altret-tanti cilindretti orizzontaliI, destinati a rimanere acontatto con la palla.Quando la medesima co-mincia ad oscillare per ef-

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menti sopra un sottostante foglio di carta mediante unlapis verticale, spinto in giù da una molla. Di più, quan-do il pendolo cominciava ad oscillare, arrestava un oro-logio all’ora precisa della scossa mediante un crine checomunicava al bilanciere del medesimo. Infine, per darel’allarme, servivano tre campanelli attaccati a molle, di-sposte intorno al peso del pendolo.

Andiamo ora a dare un cenno del sismometro inven-tato nel 1834 dal mecca-nico bolognese PAGANI eche presenta qualche no-vità su quelli precedenti.La fig. 5 lo rappresentanella sua ultima forma,proposta nel 1842. Sopraun basamento B riposa uncastello AA in metallo,dalla cui sommità E pen-de il filo C, gravato inbasso da una palla. Con-centrica a quest’ultima staun anello H con 16 buchiall’ingiro, entro i qualipossono scorrere altret-tanti cilindretti orizzontaliI, destinati a rimanere acontatto con la palla.Quando la medesima co-mincia ad oscillare per ef-

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fetto d’una scossa, spinge i cilindretti fuori dell’anelloH; e dalla maggiore sortita di alcuni di essi si può giudi-care della direzione del terremoto2. Più difficile a com-prendere è il modo di funzionare d’una stelletta D, di-sposta orizzontalmente e pendente da sotto il pendolo C.Sulla stelletta si pongono 9 palline da caccia G le quali,in seguito all’oscillazione del pendolo C, cadono nel re-cipiente sottostante K diviso in 4 scompartimenti interni,ciascuno in corrispondenza dei 4 punti cardinali; e dalmaggior numero di palline cadute entro uno dei scom-partimenti si può confermare la direzione predominantedel pendolo. Da notare che la stelletta D non è libera,ma porta nel suo centro un forellino, entro cui penetrauna punta L, fissa nel mezzo del recipiente K: e la giun-tura F serve a regolare di quanto la punta L entri nellastelletta. Infine al di sotto del recipiente K pende un 2ºpendolo, costituito d’un filo di seta e d’una palla M chesi fa leggermente poggiare sopra una punta sottostante,ed a ciò serve la vite di rettifica N. Quando per unascossa la palla M sortisse fuori dalla punta, ciò prove-rebbe che il movimento è stato anche di sussulto.

Dopo i precedenti strumenti non ne mancarono altri,più o meno variati, che funzionarono nella Iª metà delsecolo XIX; ma tra essi merita una special menzione il

2 Questa stessa disposizione fu più tardi (1874) utilizzata dalBertelli nel suo tromo-sismometro, e così pure nel sismografoportatile del PALMIERI ed in un sismometro del MALLET, in cui lapalla del pendolo, oscillando, smuoveva 4 pezzi di legno orizzon-tali scorrevoli entro culisse.

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fetto d’una scossa, spinge i cilindretti fuori dell’anelloH; e dalla maggiore sortita di alcuni di essi si può giudi-care della direzione del terremoto2. Più difficile a com-prendere è il modo di funzionare d’una stelletta D, di-sposta orizzontalmente e pendente da sotto il pendolo C.Sulla stelletta si pongono 9 palline da caccia G le quali,in seguito all’oscillazione del pendolo C, cadono nel re-cipiente sottostante K diviso in 4 scompartimenti interni,ciascuno in corrispondenza dei 4 punti cardinali; e dalmaggior numero di palline cadute entro uno dei scom-partimenti si può confermare la direzione predominantedel pendolo. Da notare che la stelletta D non è libera,ma porta nel suo centro un forellino, entro cui penetrauna punta L, fissa nel mezzo del recipiente K: e la giun-tura F serve a regolare di quanto la punta L entri nellastelletta. Infine al di sotto del recipiente K pende un 2ºpendolo, costituito d’un filo di seta e d’una palla M chesi fa leggermente poggiare sopra una punta sottostante,ed a ciò serve la vite di rettifica N. Quando per unascossa la palla M sortisse fuori dalla punta, ciò prove-rebbe che il movimento è stato anche di sussulto.

Dopo i precedenti strumenti non ne mancarono altri,più o meno variati, che funzionarono nella Iª metà delsecolo XIX; ma tra essi merita una special menzione il

2 Questa stessa disposizione fu più tardi (1874) utilizzata dalBertelli nel suo tromo-sismometro, e così pure nel sismografoportatile del PALMIERI ed in un sismometro del MALLET, in cui lapalla del pendolo, oscillando, smuoveva 4 pezzi di legno orizzon-tali scorrevoli entro culisse.

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sismometro del CAVALLERI (1858) il quale ha importanzaper i criterî scientifici ai quali fu ispirato. Si componed’un fil di ferro di metri 1¼ di lunghezza e gravato inbasso d’una palla di 3 kg., la quale scrive con una puntasopra uno strato di cenere. La novità sta in questo che ladirezione iniziale del movimento viene indicata dallacaduta d’un cilindretto verticale, ritto in mezzo allo stra-to di cenere e che cade per esser spinto dal suolo controla punta della palla. Quest’ultima infatti, per la sua iner-zia, si considera restare ferma, almeno da principio,mentre è il suolo (e per conseguenza anche lo strato dicenere con il cilindretto) che con una certa rapidità simuove sotto di essa. Questo concetto costituisce il prin-cipio della massa stazionaria dei pendoli, o punto fer-mo, che è stato così fecondo nella costruzione dei mo-derni sismografi. Infine, poco al di sopra della massapendolare si trova, quasi a contatto del filo di sospensio-ne, una levetta che, appena urtata, mette in moto un oro-logio (detto sismoscopico) fermo sulle ore XII, il qualeconfrontato poi con altro ben regolato fa conoscere subi-to l’ora precisa della scossa. Basta infatti sottrarredall’ora di quest’ultimo quella indicata dall’orologio si-smoscopico al momento del confronto.

Per avere un’idea anche della rapidità con la quale sieffettua il movimento del suolo, il CAVALLERI ideò il suocelebre sismometro composto di 10 pendolini di gradua-le lunghezza, e muniti tutti di una punta immersa nellacenere. Al sopraggiunger d’una scossa, quello che la-sciava una più lunga traccia si presumeva possedere un

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sismometro del CAVALLERI (1858) il quale ha importanzaper i criterî scientifici ai quali fu ispirato. Si componed’un fil di ferro di metri 1¼ di lunghezza e gravato inbasso d’una palla di 3 kg., la quale scrive con una puntasopra uno strato di cenere. La novità sta in questo che ladirezione iniziale del movimento viene indicata dallacaduta d’un cilindretto verticale, ritto in mezzo allo stra-to di cenere e che cade per esser spinto dal suolo controla punta della palla. Quest’ultima infatti, per la sua iner-zia, si considera restare ferma, almeno da principio,mentre è il suolo (e per conseguenza anche lo strato dicenere con il cilindretto) che con una certa rapidità simuove sotto di essa. Questo concetto costituisce il prin-cipio della massa stazionaria dei pendoli, o punto fer-mo, che è stato così fecondo nella costruzione dei mo-derni sismografi. Infine, poco al di sopra della massapendolare si trova, quasi a contatto del filo di sospensio-ne, una levetta che, appena urtata, mette in moto un oro-logio (detto sismoscopico) fermo sulle ore XII, il qualeconfrontato poi con altro ben regolato fa conoscere subi-to l’ora precisa della scossa. Basta infatti sottrarredall’ora di quest’ultimo quella indicata dall’orologio si-smoscopico al momento del confronto.

Per avere un’idea anche della rapidità con la quale sieffettua il movimento del suolo, il CAVALLERI ideò il suocelebre sismometro composto di 10 pendolini di gradua-le lunghezza, e muniti tutti di una punta immersa nellacenere. Al sopraggiunger d’una scossa, quello che la-sciava una più lunga traccia si presumeva possedere un

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ritmo, o periodo d’oscillazione, più vicino a quello dacui era animato il suolo stesso.

Il PALMIERI volendo rendere facilmente portatile il suosismografo Vesuviano (pag. 26), pensò nel 1874 di sosti-tuire ai 4 tubi ricurvi, pieni di mercurio per le scosse on-dulatorie (pag. 26-27), un pendolino come quello delloZUPO (fig. 4), ma terminante in una punta di platino cheveniva a trovarsi nel centro di una specie di un piccoloanello di mercurio, ottenuto mediante una protuberanzanel fondo del recipiente che lo conteneva. Al verificarsid’una scossa, il contatto tra il pendolino ed il liquidochiudeva, al solito, il circuito elettrico ed animava cosìun’elettro-calamita, da utilizzarsi per l’arresto di un oro-logio, o per segnare l’ora sopra un tamburo girevole.

Quasi identico è il sismoscopio, costruito assai piùtardi del FORSTER a Berna, nel quale il mercurio fu rim-piazzato da un anellino metallico.

Nel sismoscopio MALVASIA (1874), per l’oscillazioned’un pendolo sovrastante, una pallina in bilico cadevasulla superficie esterna d’una calotta sferica, lasciandotraccia della direzione di caduta e poi rotolando entro uncanaletto, in fondo al quale acquistava tanta forza da fararrestare un orologio e scattare un’arma da fuoco, alloscopo d’avvisare anche a distanza.

Poi vennero pendoli, di cui si cercò d’amplificare imovimenti con opportuni artifizî.

Così BOUQUET DE LA GRYE (1874) costruì un pendolo,le cui oscillazioni erano amplificate con una leva verti-cale sottostante, a forte ingrandimento; e circa un anno

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ritmo, o periodo d’oscillazione, più vicino a quello dacui era animato il suolo stesso.

Il PALMIERI volendo rendere facilmente portatile il suosismografo Vesuviano (pag. 26), pensò nel 1874 di sosti-tuire ai 4 tubi ricurvi, pieni di mercurio per le scosse on-dulatorie (pag. 26-27), un pendolino come quello delloZUPO (fig. 4), ma terminante in una punta di platino cheveniva a trovarsi nel centro di una specie di un piccoloanello di mercurio, ottenuto mediante una protuberanzanel fondo del recipiente che lo conteneva. Al verificarsid’una scossa, il contatto tra il pendolino ed il liquidochiudeva, al solito, il circuito elettrico ed animava cosìun’elettro-calamita, da utilizzarsi per l’arresto di un oro-logio, o per segnare l’ora sopra un tamburo girevole.

Quasi identico è il sismoscopio, costruito assai piùtardi del FORSTER a Berna, nel quale il mercurio fu rim-piazzato da un anellino metallico.

Nel sismoscopio MALVASIA (1874), per l’oscillazioned’un pendolo sovrastante, una pallina in bilico cadevasulla superficie esterna d’una calotta sferica, lasciandotraccia della direzione di caduta e poi rotolando entro uncanaletto, in fondo al quale acquistava tanta forza da fararrestare un orologio e scattare un’arma da fuoco, alloscopo d’avvisare anche a distanza.

Poi vennero pendoli, di cui si cercò d’amplificare imovimenti con opportuni artifizî.

Così BOUQUET DE LA GRYE (1874) costruì un pendolo,le cui oscillazioni erano amplificate con una leva verti-cale sottostante, a forte ingrandimento; e circa un anno

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prima il DE ROSSI inventò il suo autosismografo, in cui ilmovimento d’un pendolo era amplificato mediante 4 filiorizzontali i quali partendo dalla punta del pendolo an-davano ad attaccarsi a 4 punti fissi, corrispondenti ai 4punti cardinali. E siccome dal punto di mezzo di ognifilo orizzontale pendeva un pesetto, si capisce come lepiccole oscillazioni del pendolo in una data direzionevenissero a produrre alzamenti ed abbassamenti sensibi-li alternativi nei pesetti corrispondenti, movimenti chepoi si utilizzavano per indicare l’ora, mediante leve deli-cate, sopra un tamburo girevole.

Questo strumento, ridotto più tardi ad azione elettrica,fu chiamato protosismografo e figurò con onore, insie-me al microsismografo (pag. 43) all’Esposizione di elet-tricità di Parigi del 1882.

Una conveniente amplificazione fu pure adottata dalGRABLOVITZ nel suo sismoscopio a massa stazionaria ilquale ha la particolarità che i movimenti del pendolosono decomposti in due componenti ad angolo retto,cioè in due direzioni tra loro perpendicolari, mediantedue leve orizzontali i cui bracci corti sono collegati alcentro della massa pendolare in forma d’un massiccioanello orizzontale di piombo di 10 kg. Le estremità deibracci lunghi di dette leve determinano un contatto elet-trico con del mercurio sottostante, non appena il pendo-lo entri in sensibili oscillazioni. Questo sismoscopio èdenominato a massa stazionaria, perchè in presenza dimovimenti rapidi del terreno si può supporre, secondo leidee già esposte dal Cavalleri (pag. 35), che la massa

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prima il DE ROSSI inventò il suo autosismografo, in cui ilmovimento d’un pendolo era amplificato mediante 4 filiorizzontali i quali partendo dalla punta del pendolo an-davano ad attaccarsi a 4 punti fissi, corrispondenti ai 4punti cardinali. E siccome dal punto di mezzo di ognifilo orizzontale pendeva un pesetto, si capisce come lepiccole oscillazioni del pendolo in una data direzionevenissero a produrre alzamenti ed abbassamenti sensibi-li alternativi nei pesetti corrispondenti, movimenti chepoi si utilizzavano per indicare l’ora, mediante leve deli-cate, sopra un tamburo girevole.

Questo strumento, ridotto più tardi ad azione elettrica,fu chiamato protosismografo e figurò con onore, insie-me al microsismografo (pag. 43) all’Esposizione di elet-tricità di Parigi del 1882.

Una conveniente amplificazione fu pure adottata dalGRABLOVITZ nel suo sismoscopio a massa stazionaria ilquale ha la particolarità che i movimenti del pendolosono decomposti in due componenti ad angolo retto,cioè in due direzioni tra loro perpendicolari, mediantedue leve orizzontali i cui bracci corti sono collegati alcentro della massa pendolare in forma d’un massiccioanello orizzontale di piombo di 10 kg. Le estremità deibracci lunghi di dette leve determinano un contatto elet-trico con del mercurio sottostante, non appena il pendo-lo entri in sensibili oscillazioni. Questo sismoscopio èdenominato a massa stazionaria, perchè in presenza dimovimenti rapidi del terreno si può supporre, secondo leidee già esposte dal Cavalleri (pag. 35), che la massa

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pendolare resti ferma, cioè stazionaria, e serva quindi direazione alle leve le quali amplificano il moto effettivodel suolo. Come si vedrà nella parte 2ª è precisamentesu questo principio che sono fondati la maggior partedei moderni sismografi.

Nel 1879 il GALLI costruì un pendolo con una speciedi campana metallica che poggia sopra un ago e porta inalto un prolungamento verticale, terminante in una la-strina orizzontale di vetro affumicata. È su quest’ultimache scrive una punta bilicata, fissa al sostegno stessodello strumento. D’un pendolo consimile si servì loSCATENI (1883) nella costruzione del suo sismografo,chiamato così perchè ad ogni contatto tra il bordo infe-riore della campana e 4 fili laterali, quasi a contatto, èsegnata l’ora mediante 3 elettro calamite sopra altrettan-ti quadranti concentrici, mossi da un orologio: l’uno perle ore, l’altro per i minuti, il 3º per i secondi.

A questa categoria di sismoscopî si possono pure ri-portare i così detti tromometri (tromos = tremolio) co-struiti dapprima (1870) dal BERTELLI e poi anche dal DE

ROSSI, consistenti in pendoli di varia lunghezza, da pochicentimetri fino a metri 3½, i cui movimenti erano osser-vati direttamente mediante un microscopio puntato adun sottile ago verticale, sporgente dal di sotto dei pesipendolari. La delicatezza di questi pendoli era tale che,quantunque protetti assai bene dall’agitazione dell’aria,erano quasi sempre in movimento. Si osservavano rego-larmente più volte al giorno e si annetteva una grandeimportanza alla loro maggiore o minore ampiezza

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pendolare resti ferma, cioè stazionaria, e serva quindi direazione alle leve le quali amplificano il moto effettivodel suolo. Come si vedrà nella parte 2ª è precisamentesu questo principio che sono fondati la maggior partedei moderni sismografi.

Nel 1879 il GALLI costruì un pendolo con una speciedi campana metallica che poggia sopra un ago e porta inalto un prolungamento verticale, terminante in una la-strina orizzontale di vetro affumicata. È su quest’ultimache scrive una punta bilicata, fissa al sostegno stessodello strumento. D’un pendolo consimile si servì loSCATENI (1883) nella costruzione del suo sismografo,chiamato così perchè ad ogni contatto tra il bordo infe-riore della campana e 4 fili laterali, quasi a contatto, èsegnata l’ora mediante 3 elettro calamite sopra altrettan-ti quadranti concentrici, mossi da un orologio: l’uno perle ore, l’altro per i minuti, il 3º per i secondi.

A questa categoria di sismoscopî si possono pure ri-portare i così detti tromometri (tromos = tremolio) co-struiti dapprima (1870) dal BERTELLI e poi anche dal DE

ROSSI, consistenti in pendoli di varia lunghezza, da pochicentimetri fino a metri 3½, i cui movimenti erano osser-vati direttamente mediante un microscopio puntato adun sottile ago verticale, sporgente dal di sotto dei pesipendolari. La delicatezza di questi pendoli era tale che,quantunque protetti assai bene dall’agitazione dell’aria,erano quasi sempre in movimento. Si osservavano rego-larmente più volte al giorno e si annetteva una grandeimportanza alla loro maggiore o minore ampiezza

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d’oscillazione (quasi sempre di pochi decimi, se nonpure di centesimi di millimetro) e si pretendeva perfinotirarne delle conseguenze sulle variazioni delle forze in-terne del nostro globo! Si è finito poi per riconoscereche i moti spontanei di questi tromometri, oltre natural-mente all’essere causati da veri terremoti, vicini o lonta-ni, possono essere con grandissima facilità prodotti daperturbazioni atmosferiche, le quali pare che mettano inmovimento la superficie terrestre a mo’ delle onde mari-ne, con la differenza che le onde terrestri sono al para-gone assai più lunghe e meno alte. In seguito a ciò, leosservazioni tromometriche sono state oggidì quasi deltutto abbandonate, non potendosi appunto sceverarequanta parte abbiano nella produzione del loro movi-mento le cause perturbatrici esterne alla terra e quantaquelle interne.

Ci resta a dire anche una parola sull’ascoltatore en-dogeno o microfono a pendolo, del MUGNA (fig. 6). Lamassa pendolare O, sospesa al filo f, termina in una pun-ta conica la quale penetra alquanto nella svasatura, pra-ticata in un blocco di carbone C; e l’immersione è rego-lata dalla vite a. Il tutto è attraversato da una correnteelettrica, in modo che ad ogni spostamento del pendolovaria la pressione di esso col carbone, e da ciò derivaun’alterazione di conducibilità nel circuito elettrico, resapalese da un telefono in esso intercalato3. L’apparecchio

3 Su questo stesso principio era fondato il microfono sismicodel MOCENIGO e del DE ROSSI (1878).

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d’oscillazione (quasi sempre di pochi decimi, se nonpure di centesimi di millimetro) e si pretendeva perfinotirarne delle conseguenze sulle variazioni delle forze in-terne del nostro globo! Si è finito poi per riconoscereche i moti spontanei di questi tromometri, oltre natural-mente all’essere causati da veri terremoti, vicini o lonta-ni, possono essere con grandissima facilità prodotti daperturbazioni atmosferiche, le quali pare che mettano inmovimento la superficie terrestre a mo’ delle onde mari-ne, con la differenza che le onde terrestri sono al para-gone assai più lunghe e meno alte. In seguito a ciò, leosservazioni tromometriche sono state oggidì quasi deltutto abbandonate, non potendosi appunto sceverarequanta parte abbiano nella produzione del loro movi-mento le cause perturbatrici esterne alla terra e quantaquelle interne.

Ci resta a dire anche una parola sull’ascoltatore en-dogeno o microfono a pendolo, del MUGNA (fig. 6). Lamassa pendolare O, sospesa al filo f, termina in una pun-ta conica la quale penetra alquanto nella svasatura, pra-ticata in un blocco di carbone C; e l’immersione è rego-lata dalla vite a. Il tutto è attraversato da una correnteelettrica, in modo che ad ogni spostamento del pendolovaria la pressione di esso col carbone, e da ciò derivaun’alterazione di conducibilità nel circuito elettrico, resapalese da un telefono in esso intercalato3. L’apparecchio

3 Su questo stesso principio era fondato il microfono sismicodel MOCENIGO e del DE ROSSI (1878).

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fu premiato all’Espo-sizione di elettricitàinternazionale di Pa-rigi del 1881; in se-guito fu reso registra-tore dal MUGNA e de-nominato sismomi-crotelefono. Funzionaall’Osservatorio diForlì fin dal 1889, mafinora pare con risul-tati di gran lunga in-feriori a quelli di tantialtri strumenti fondatisu principî diversi.

Sismoscopî a più pendoli verticali.Affine di rendere ancor più sensibile il suo protosi-

smografo (pag. 38), il DE ROSSI pensò di sostituire ai 4punti fissi, altrettanti pendoli, ma di lunghezza diversa eperciò di ritmo differente, acciocchè il movimento deipesetti che pendevano dai fili orizzontali fossero piùpronunciati per effetto dell’avvicinarsi od allontanarsidel pendolo centrale rispetto ad uno di quelli all’intorno.Il nuovo strumento (1877) fu da lui chiamato microsi-smografo (micros = piccolo), perchè appunto destinatoalla misura delle minime scosse.

Anche il CECCHI nel suo sismografo elettrico a regi-strazione continua (fig. 22), esposto al Congresso Me-

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fu premiato all’Espo-sizione di elettricitàinternazionale di Pa-rigi del 1881; in se-guito fu reso registra-tore dal MUGNA e de-nominato sismomi-crotelefono. Funzionaall’Osservatorio diForlì fin dal 1889, mafinora pare con risul-tati di gran lunga in-feriori a quelli di tantialtri strumenti fondatisu principî diversi.

Sismoscopî a più pendoli verticali.Affine di rendere ancor più sensibile il suo protosi-

smografo (pag. 38), il DE ROSSI pensò di sostituire ai 4punti fissi, altrettanti pendoli, ma di lunghezza diversa eperciò di ritmo differente, acciocchè il movimento deipesetti che pendevano dai fili orizzontali fossero piùpronunciati per effetto dell’avvicinarsi od allontanarsidel pendolo centrale rispetto ad uno di quelli all’intorno.Il nuovo strumento (1877) fu da lui chiamato microsi-smografo (micros = piccolo), perchè appunto destinatoalla misura delle minime scosse.

Anche il CECCHI nel suo sismografo elettrico a regi-strazione continua (fig. 22), esposto al Congresso Me-

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teorologico di Napoli del 1882, fece uso di due pendolidi ritmo diverso, o dissincroni: l’uno di periodo piutto-sto lento e terminante in basso in una vaschetta di mer-curio, reso anulare come nel sismografo del Palmieri(pag. 37), con la quale veniva a far contatto elettrico lapunta in platino dell’altro pendolo, assai più corto e per-ciò a ritmo rapido.

Quest’idea di produrre il contatto elettrico tra duependoli dissincroni si ritrova anche nell’avvisatore si-smico a doppio pendolo del BERTELLI (1881), dove lapunta d’un pendolino verticale (costituito d’un saltaleo-ne caricato in basso da un pesetto) è destinata a toccareil mercurio contenuto in una sottostante vaschetta incima d’un altro saltaleone verticale, ma più corto e ro-busto, fissato alla base dello strumento con la sua parteinferiore. In questo apparecchio, però, è possibile di re-gistrare, oltre i moti ondulatorî, anche quelli di sussultoa causa dell’impiego delle molle a spirale.

All’Esposizione sismica di Brescia del 1902 figurò unsismoscopio elettrico dell’ALFANI, fondato anch’essosull’uso di due pendoli verticali di lunghezza diversa,fissi ad un muro in modo che le loro masse pendolari sitrovassero alla stessa altezza, l’una accanto all’altra. Imovimenti dei pendoli erano amplificati da leve sotto-stanti, pure verticali; ed il contatto elettrico si effettuavatra le due estremità di quest’ultime, delle quali l’una, informa di punta, corrispondeva al centro d’un anellino,portato dall’altra.

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teorologico di Napoli del 1882, fece uso di due pendolidi ritmo diverso, o dissincroni: l’uno di periodo piutto-sto lento e terminante in basso in una vaschetta di mer-curio, reso anulare come nel sismografo del Palmieri(pag. 37), con la quale veniva a far contatto elettrico lapunta in platino dell’altro pendolo, assai più corto e per-ciò a ritmo rapido.

Quest’idea di produrre il contatto elettrico tra duependoli dissincroni si ritrova anche nell’avvisatore si-smico a doppio pendolo del BERTELLI (1881), dove lapunta d’un pendolino verticale (costituito d’un saltaleo-ne caricato in basso da un pesetto) è destinata a toccareil mercurio contenuto in una sottostante vaschetta incima d’un altro saltaleone verticale, ma più corto e ro-busto, fissato alla base dello strumento con la sua parteinferiore. In questo apparecchio, però, è possibile di re-gistrare, oltre i moti ondulatorî, anche quelli di sussultoa causa dell’impiego delle molle a spirale.

All’Esposizione sismica di Brescia del 1902 figurò unsismoscopio elettrico dell’ALFANI, fondato anch’essosull’uso di due pendoli verticali di lunghezza diversa,fissi ad un muro in modo che le loro masse pendolari sitrovassero alla stessa altezza, l’una accanto all’altra. Imovimenti dei pendoli erano amplificati da leve sotto-stanti, pure verticali; ed il contatto elettrico si effettuavatra le due estremità di quest’ultime, delle quali l’una, informa di punta, corrispondeva al centro d’un anellino,portato dall’altra.

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Sismoscopî a pendoli verticali rigidi.Forse il primo sismoscopio di questo tipo è quello

proposto dal KREIL (1855). Consisteva in una verga cari-cata in basso da un peso, costituito d’un tamburo il qua-le, per effetto d’un movimento d’orologeria nel suo in-terno, faceva un giro in 24 ore. Sul cilindro era avvoltauna carta, sulla quale una matita esterna segnava dolce-mente.

Nella fig. 7 si vede a sinistra il sismoscopio adottatodal GUZZANTI nel 1896 per le scosse ondulatorie, nel qua-le il contatto elettrico avviene tra un ago sporgente dasotto la palla di ottone ed uno dei 4 forellini di vario dia-metro, praticati in un disco orizzontale metallico in po-sizione eccentrica per rispetto all’ago. Questo disco sitrova alla sommità d’una colonnina e può essere girato esollevato a piacere, in modo da far restare l’ago nelmezzo del foro che si creda più conveniente. Nel model-lo più grande di siffatto sismoscopio, chiamato microsi-smoscopio e costruito fin dal 1894 – dove sullo stessosostegno è fissato anche il sismoscopio per le scossesussultorie (quello stesso che si vede separato a destradella fig. 7) – la sensibilità è ben maggiore, tanto checon esso si sono potute registrare molte scosse prove-nienti dalla Grecia, ed insensibili a Mineo (Sicilia), dovelo strumento funziona.

Il GUZZANTI fa registrare ad inchiostro le indicazioni de’suoi strumenti sopra una striscia stretta di carta (quellastessa del telegrafo Morse) la quale si svolge regolarmen-te da un rullo di provvista per mezzo d’un orologio.

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Sismoscopî a pendoli verticali rigidi.Forse il primo sismoscopio di questo tipo è quello

proposto dal KREIL (1855). Consisteva in una verga cari-cata in basso da un peso, costituito d’un tamburo il qua-le, per effetto d’un movimento d’orologeria nel suo in-terno, faceva un giro in 24 ore. Sul cilindro era avvoltauna carta, sulla quale una matita esterna segnava dolce-mente.

Nella fig. 7 si vede a sinistra il sismoscopio adottatodal GUZZANTI nel 1896 per le scosse ondulatorie, nel qua-le il contatto elettrico avviene tra un ago sporgente dasotto la palla di ottone ed uno dei 4 forellini di vario dia-metro, praticati in un disco orizzontale metallico in po-sizione eccentrica per rispetto all’ago. Questo disco sitrova alla sommità d’una colonnina e può essere girato esollevato a piacere, in modo da far restare l’ago nelmezzo del foro che si creda più conveniente. Nel model-lo più grande di siffatto sismoscopio, chiamato microsi-smoscopio e costruito fin dal 1894 – dove sullo stessosostegno è fissato anche il sismoscopio per le scossesussultorie (quello stesso che si vede separato a destradella fig. 7) – la sensibilità è ben maggiore, tanto checon esso si sono potute registrare molte scosse prove-nienti dalla Grecia, ed insensibili a Mineo (Sicilia), dovelo strumento funziona.

Il GUZZANTI fa registrare ad inchiostro le indicazioni de’suoi strumenti sopra una striscia stretta di carta (quellastessa del telegrafo Morse) la quale si svolge regolarmen-te da un rullo di provvista per mezzo d’un orologio.

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A questa categoria di strumenti si può riportare il si-smodinamografo del GALLI (1886), che consiste in duelamine d’acciaio accoppiate ad angolo retto e dissincro-ne. L’estremità libera di una di esse scrive, mediante unapennina ad inchiostro, sopra una striscia di carta conti-nuamente in moto.

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A questa categoria di strumenti si può riportare il si-smodinamografo del GALLI (1886), che consiste in duelamine d’acciaio accoppiate ad angolo retto e dissincro-ne. L’estremità libera di una di esse scrive, mediante unapennina ad inchiostro, sopra una striscia di carta conti-nuamente in moto.

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Sismoscopî a pendoli rovesci.Se s’invertono i pendoli rigidi dei

precedenti sismoscopî, in modo chele aste siano infisse verticalmente inbasso ed i pesi siano portati in alto,allora si dice d’aver realizzato deipendoli rovesci, così chiamati appun-to per distinguerli da quelli dritti dicui si è parlato poc’anzi.

Stando al Cavalleri (1858), già ilFORBES adoperò una grossa verga ela-stica, fissa verticalmente al suolo ecaricata in alto d’una palla di piom-bo, i cui movimenti erano segnati daun lapis, fissato alla stessa, sopra unacarta esterna.

Molto semplice e sensibile, specieper scosse locali od a piccola distan-za, è l’avvisatore sismico a sfera delCECCHI (fig. 8), ideato fin dal 1881.Consiste in un filo d’acciaio ab, ilquale è fissato verticalmente su di untreppiedi a viti calanti e porta unasfera di piombo P, da fissarsi con lavite V in un punto più o meno vicinoalla base. Alla estremità superiore Cdel filo si trova un piccolo saltaleoneil quale termina in un piattellino D.Su questo, infine, poggià una piccola

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Sismoscopî a pendoli rovesci.Se s’invertono i pendoli rigidi dei

precedenti sismoscopî, in modo chele aste siano infisse verticalmente inbasso ed i pesi siano portati in alto,allora si dice d’aver realizzato deipendoli rovesci, così chiamati appun-to per distinguerli da quelli dritti dicui si è parlato poc’anzi.

Stando al Cavalleri (1858), già ilFORBES adoperò una grossa verga ela-stica, fissa verticalmente al suolo ecaricata in alto d’una palla di piom-bo, i cui movimenti erano segnati daun lapis, fissato alla stessa, sopra unacarta esterna.

Molto semplice e sensibile, specieper scosse locali od a piccola distan-za, è l’avvisatore sismico a sfera delCECCHI (fig. 8), ideato fin dal 1881.Consiste in un filo d’acciaio ab, ilquale è fissato verticalmente su di untreppiedi a viti calanti e porta unasfera di piombo P, da fissarsi con lavite V in un punto più o meno vicinoalla base. Alla estremità superiore Cdel filo si trova un piccolo saltaleoneil quale termina in un piattellino D.Su questo, infine, poggià una piccola

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asticina verticale E, destinata a cadere al sopraggiungered’una scossa e che con lo strappo, dato ad un lungo filosottile al quale è legata, agisce sopra una leva e per mez-zo di questa pone in moto un orologio fermo sulle XII.Questo sismoscopio si vede in azione nelle figure 21 e23.

Un’utile variante fu arrecata dal CECCHI al precedentesismoscopio, col sostituire al piattellino D un filo piega-to tre volte ad angolo retto, il quale con la sua estremitàdi platino viene a trovarsi nel centro del solito anello dimercurio, come fu adottato nel suo microsismografoelettrico a registrazione continua (pag. 74).

Il BRASSART nel suo sismoscopio a dischetto (1885)preferì di collocare all’estremità, bene spianata, del filostesso d’acciaio dell’avvisatore a sfera del Cecchi, unleggero dischetto d’ottone, tenuto orizzontalmente in bi-lico pel suo centro e che, cadendo, chiudeva il circuitoelettrico tra il filo stesso ed un imbuto metallico sotto-stante con la parte stretta rivolta in basso e concentricaal filo.

Alla colonnina del Cecchi ed al dischetto del Bras-sart, preferì di sostituire il PFAUNDLER (1897) una pallinadi marmo che cadendo dalla cima d’una verga elastica,infissa verticalmente, indicava l’ora esatta della scossaponendo in azione un meccanismo, destinato a fotogra-fare il quadrante d’un orologio munito anche della sferadei secondi. Questo mezzo d’ottener l’ora precisa eragià stato realizzato, e forse con maggior semplicità, findal 1893 dal CANCANI nel suo fotocronografo sismico,

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asticina verticale E, destinata a cadere al sopraggiungered’una scossa e che con lo strappo, dato ad un lungo filosottile al quale è legata, agisce sopra una leva e per mez-zo di questa pone in moto un orologio fermo sulle XII.Questo sismoscopio si vede in azione nelle figure 21 e23.

Un’utile variante fu arrecata dal CECCHI al precedentesismoscopio, col sostituire al piattellino D un filo piega-to tre volte ad angolo retto, il quale con la sua estremitàdi platino viene a trovarsi nel centro del solito anello dimercurio, come fu adottato nel suo microsismografoelettrico a registrazione continua (pag. 74).

Il BRASSART nel suo sismoscopio a dischetto (1885)preferì di collocare all’estremità, bene spianata, del filostesso d’acciaio dell’avvisatore a sfera del Cecchi, unleggero dischetto d’ottone, tenuto orizzontalmente in bi-lico pel suo centro e che, cadendo, chiudeva il circuitoelettrico tra il filo stesso ed un imbuto metallico sotto-stante con la parte stretta rivolta in basso e concentricaal filo.

Alla colonnina del Cecchi ed al dischetto del Bras-sart, preferì di sostituire il PFAUNDLER (1897) una pallinadi marmo che cadendo dalla cima d’una verga elastica,infissa verticalmente, indicava l’ora esatta della scossaponendo in azione un meccanismo, destinato a fotogra-fare il quadrante d’un orologio munito anche della sferadei secondi. Questo mezzo d’ottener l’ora precisa eragià stato realizzato, e forse con maggior semplicità, findal 1893 dal CANCANI nel suo fotocronografo sismico,

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perfezionato nel 1895.Una lunga esperienza ha mostrato come questa cate-

goria di sismoscopî si presti assai bene ad indicare lescosse, anche se lievissime, purchè l’estremità del filod’acciaio sia libera e non caricata d’alcun peso in bilico,come nei tre precedenti sismoscopî. Infatti, non è raro divedere oscillare in occasione di qualche scossa, special-mente se un po’ lontana, l’estremità del filo d’acciaiocarica del pesetto, senza che quest’ultimo cada.

Impressionato di questo fatto, mi decisi a costruire il

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perfezionato nel 1895.Una lunga esperienza ha mostrato come questa cate-

goria di sismoscopî si presti assai bene ad indicare lescosse, anche se lievissime, purchè l’estremità del filod’acciaio sia libera e non caricata d’alcun peso in bilico,come nei tre precedenti sismoscopî. Infatti, non è raro divedere oscillare in occasione di qualche scossa, special-mente se un po’ lontana, l’estremità del filo d’acciaiocarica del pesetto, senza che quest’ultimo cada.

Impressionato di questo fatto, mi decisi a costruire il

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mio sismoscopio elettrico a doppio effetto per le scosseondulatorie (1895) con un pendolo rovescio, la cuiestremità superiore va a ritrovarsi nel centro d’un forel-lino; ma quest’ultimo, invece d’essere fisso a terra, è si-tuato sopra il peso stesso d’un secondo pendolo rovescioa fianco del primo. Nella sua ultima forma è indicatodalla fig. 9, dove il forellino è praticato in una laminettad fissa al peso L'; ed il centramento della punta di plati-no, con cui termina il filo F, si fa mediante due viti v e v'che spostano in due direzioni, ad angolo retto tra loro, labase del peso L. Per effettuare il centramento, facilitatodalla luce riflessa in su dal dischetto di carta bianca c, siosserva il forellino mediante uno specchietto s, conve-nientemente inclinato sulla laminetta d, e si manovranole anzidette viti. Non si contano le numerosissime scos-se, sia locali, sia più o meno distanti, avvenute in Italiaed anche all’Estero, indicate da questo semplice stru-mentino del prezzo modestissimo di una trentina di lire.

Una derivazione del precedente è il sismoscopio adeffetto multiplo del CANCANI (1898) rappresentato dallafig. 10 dove, invece di due soli pendoli, se ne veggonoben 7 dei quali 6 disposti intorno ad uno centrale.Quest’ultimo termina in alto con un leggero disco me-tallico orizzontale e di grande diametro, sulla periferiadel quale si trovano sei intacche, contro cui vengono afare contatto le punte dei corrispondenti pendoli sotto-stanti. Per dare maggiore dissincronismo alle parti vi-bratili, tanto il disco quanto le punte di platino si trova-no fissate al di sopra di piccole molle a spirale con

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mio sismoscopio elettrico a doppio effetto per le scosseondulatorie (1895) con un pendolo rovescio, la cuiestremità superiore va a ritrovarsi nel centro d’un forel-lino; ma quest’ultimo, invece d’essere fisso a terra, è si-tuato sopra il peso stesso d’un secondo pendolo rovescioa fianco del primo. Nella sua ultima forma è indicatodalla fig. 9, dove il forellino è praticato in una laminettad fissa al peso L'; ed il centramento della punta di plati-no, con cui termina il filo F, si fa mediante due viti v e v'che spostano in due direzioni, ad angolo retto tra loro, labase del peso L. Per effettuare il centramento, facilitatodalla luce riflessa in su dal dischetto di carta bianca c, siosserva il forellino mediante uno specchietto s, conve-nientemente inclinato sulla laminetta d, e si manovranole anzidette viti. Non si contano le numerosissime scos-se, sia locali, sia più o meno distanti, avvenute in Italiaed anche all’Estero, indicate da questo semplice stru-mentino del prezzo modestissimo di una trentina di lire.

Una derivazione del precedente è il sismoscopio adeffetto multiplo del CANCANI (1898) rappresentato dallafig. 10 dove, invece di due soli pendoli, se ne veggonoben 7 dei quali 6 disposti intorno ad uno centrale.Quest’ultimo termina in alto con un leggero disco me-tallico orizzontale e di grande diametro, sulla periferiadel quale si trovano sei intacche, contro cui vengono afare contatto le punte dei corrispondenti pendoli sotto-stanti. Per dare maggiore dissincronismo alle parti vi-bratili, tanto il disco quanto le punte di platino si trova-no fissate al di sopra di piccole molle a spirale con

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l’asse verticale.

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l’asse verticale.

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Si comprende facilmente come la sensibilità dei dueprecedenti sismoscopî possa risultare notevolmente ac-

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Si comprende facilmente come la sensibilità dei dueprecedenti sismoscopî possa risultare notevolmente ac-

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cresciuta, se la loro base, invece d’essere fissa a terra,sia essa stessa mobile e precisamente collocata su di unaltro pendolo rovescio. Questo concetto ho io realizzatonel mio tremitoscopio, esposto all’Esposizione di Bre-scia del 1902 e indicato dalla fig. 11, dove la parte a de-stra si deve intendere sovrapposta a quella a sinistra, es-sendo l’una la continuazione dell’altra. La vergad’acciaio k termina in un filo elastico q, carico d’unasferetta d’ottone, e su quest’ultima è fisso un filo ancor

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cresciuta, se la loro base, invece d’essere fissa a terra,sia essa stessa mobile e precisamente collocata su di unaltro pendolo rovescio. Questo concetto ho io realizzatonel mio tremitoscopio, esposto all’Esposizione di Bre-scia del 1902 e indicato dalla fig. 11, dove la parte a de-stra si deve intendere sovrapposta a quella a sinistra, es-sendo l’una la continuazione dell’altra. La vergad’acciaio k termina in un filo elastico q, carico d’unasferetta d’ottone, e su quest’ultima è fisso un filo ancor

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più sottile p il quale termina con un anello di platino a.È contro questo anello, che vengono ad urtare i quattrofili di platino c', c'', c''', c'''' saldati alle estremità diquattro sottili lamine d’acciaio l', l'', ecc., dotate d’unperiodo d’oscillazione diverso, per essere caricate dei ri-spettivi pesetti n', n'', ecc., posti a diverse altezze. Leviti v', v'', ecc., servono ad avvicinare quanto si voglia iquattro fili c', c'', ecc., alla periferia esterna dell’anelloa. E siccome le 4 laminette l', l'', ecc., sono il prolunga-mento di altrettante molle b', b'', ecc., fissate ad una spe-cie di manicotto A isolato elettricamente dalla verga k,così si vede come lo strumento possa agire quando in we s facciano capo i poli d’una batteria elettrica. Infine, aldi sopra dell’anello a si trova uno specchio S, inclinato a45° e fisso alla custodia dello strumento, il quale per-mette di vedere di lato la posizione dei fili c', c'', ecc.,per rispetto all’anello a. Questo sismoscopio con i dueprecedenti riesce di sommo vantaggio nel provocare lagrande velocità delle zone dei sismografi fin dai primitremiti debolissimi, precursori d’una data scossa (pag.124 e 129).

Sismoscopî a pendolo orizzontale.I pendoli verticali, impiegati nella costruzione dei si-

smoscopî, sono generalmente corti e perciò dotati d’unperiodo oscillatorio piuttosto rapido. Se si volesse utiliz-zare un periodo più lento, bisognerebbe fare i pendoliassai lunghi, e precisamente di 1, 4, 9, 16.... metri circa,perchè rispettivamente battessero 1, 2, 3, 4.... secondi.

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più sottile p il quale termina con un anello di platino a.È contro questo anello, che vengono ad urtare i quattrofili di platino c', c'', c''', c'''' saldati alle estremità diquattro sottili lamine d’acciaio l', l'', ecc., dotate d’unperiodo d’oscillazione diverso, per essere caricate dei ri-spettivi pesetti n', n'', ecc., posti a diverse altezze. Leviti v', v'', ecc., servono ad avvicinare quanto si voglia iquattro fili c', c'', ecc., alla periferia esterna dell’anelloa. E siccome le 4 laminette l', l'', ecc., sono il prolunga-mento di altrettante molle b', b'', ecc., fissate ad una spe-cie di manicotto A isolato elettricamente dalla verga k,così si vede come lo strumento possa agire quando in we s facciano capo i poli d’una batteria elettrica. Infine, aldi sopra dell’anello a si trova uno specchio S, inclinato a45° e fisso alla custodia dello strumento, il quale per-mette di vedere di lato la posizione dei fili c', c'', ecc.,per rispetto all’anello a. Questo sismoscopio con i dueprecedenti riesce di sommo vantaggio nel provocare lagrande velocità delle zone dei sismografi fin dai primitremiti debolissimi, precursori d’una data scossa (pag.124 e 129).

Sismoscopî a pendolo orizzontale.I pendoli verticali, impiegati nella costruzione dei si-

smoscopî, sono generalmente corti e perciò dotati d’unperiodo oscillatorio piuttosto rapido. Se si volesse utiliz-zare un periodo più lento, bisognerebbe fare i pendoliassai lunghi, e precisamente di 1, 4, 9, 16.... metri circa,perchè rispettivamente battessero 1, 2, 3, 4.... secondi.

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Ora, per ottenere con facilità un lentissimo periodooscillatorio senza essere obbligati a disporre di grandialtezze, si ricorre al così detto pendolo orizzontale, in-ventato in varie epoche e sotto diverse forme fin dal1817.

Per dare una chiara idea del principio sul quale riposaquesto nuovo strumento, non trovo di meglio che di pa-ragonarlo ad una porta girevole sopra i suoi cardini, o aduno sportello di finestra, o d’armadio; quest’ultimo èrappresentato dalla fig. 12. Quivi lo sportello P gira at-torno le due cerniere p e p'; e se queste si trovano sullastessa verticale, è evidente che P avrà, come si dice, un

equilibrio indifferente, vale a dire rimarrà in qualunqueposizione si voglia. Se, invece, supponiamo che la cer-niera superiore p strapiombi, per es., un po’ verso sini-

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Ora, per ottenere con facilità un lentissimo periodooscillatorio senza essere obbligati a disporre di grandialtezze, si ricorre al così detto pendolo orizzontale, in-ventato in varie epoche e sotto diverse forme fin dal1817.

Per dare una chiara idea del principio sul quale riposaquesto nuovo strumento, non trovo di meglio che di pa-ragonarlo ad una porta girevole sopra i suoi cardini, o aduno sportello di finestra, o d’armadio; quest’ultimo èrappresentato dalla fig. 12. Quivi lo sportello P gira at-torno le due cerniere p e p'; e se queste si trovano sullastessa verticale, è evidente che P avrà, come si dice, un

equilibrio indifferente, vale a dire rimarrà in qualunqueposizione si voglia. Se, invece, supponiamo che la cer-niera superiore p strapiombi, per es., un po’ verso sini-

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stra e verso il davanti, allora P avrà la tendenza ad aprir-si ed a restare nella posizione in cui lo mostra la figura,beninteso nell’ipotesi che il suo movimento non siaostacolato da troppo attrito nelle cerniere. Qualora lo sisposti da quella posizione e lo si abbandoni poi a sèstesso, esso vi ritornerà dopo una serie d’oscillazioni de-crescenti e che saranno tanto più lente quanto più picco-lo sarà lo strapiombo della cerniera p. Ma se quest’ulti-mo diventasse sempre più forte, pur effettuandosi nellostesso senso, in tal caso la posizione d’arresto di P ri-marrebbe invariata, ma le oscillazioni si farebbero sem-pre più rapide. Infine, se lo strapiombo si facesse in sen-so inverso, allora P mostrerebbe la tendenza ad aprirsisempre più, fino ad arrestarsi dalla parte opposta cheprima aveva.

Per fissare le idee, supponiamo che lo sportellodell’armadio si trovi verso est. Per poco che si rifletta, sicomprende che se alla cerniera superiore p s’imprimeuno spostamento verso nord, allora P si sposterà ancorain avanti rimanendo più aperto, mentre se lo spostamen-to avvenisse verso sud, lo sportello s’accosterebbe dipiù alla posizione di chiusura. Gli stessi movimenti evi-dentemente si produrrebbero se, invece di spostare lasola cerniera p, s’inclinasse in modo opportuno l’interoarmadio, o, ciò che fa lo stesso, l’intero edificio al pas-saggio di onde sismiche. Ed infatti non è raro il caso chesiansi visti oscillare sensibilmente sportelli di finestre,ed anche porte, in occasione di scosse alquanto forti.

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stra e verso il davanti, allora P avrà la tendenza ad aprir-si ed a restare nella posizione in cui lo mostra la figura,beninteso nell’ipotesi che il suo movimento non siaostacolato da troppo attrito nelle cerniere. Qualora lo sisposti da quella posizione e lo si abbandoni poi a sèstesso, esso vi ritornerà dopo una serie d’oscillazioni de-crescenti e che saranno tanto più lente quanto più picco-lo sarà lo strapiombo della cerniera p. Ma se quest’ulti-mo diventasse sempre più forte, pur effettuandosi nellostesso senso, in tal caso la posizione d’arresto di P ri-marrebbe invariata, ma le oscillazioni si farebbero sem-pre più rapide. Infine, se lo strapiombo si facesse in sen-so inverso, allora P mostrerebbe la tendenza ad aprirsisempre più, fino ad arrestarsi dalla parte opposta cheprima aveva.

Per fissare le idee, supponiamo che lo sportellodell’armadio si trovi verso est. Per poco che si rifletta, sicomprende che se alla cerniera superiore p s’imprimeuno spostamento verso nord, allora P si sposterà ancorain avanti rimanendo più aperto, mentre se lo spostamen-to avvenisse verso sud, lo sportello s’accosterebbe dipiù alla posizione di chiusura. Gli stessi movimenti evi-dentemente si produrrebbero se, invece di spostare lasola cerniera p, s’inclinasse in modo opportuno l’interoarmadio, o, ciò che fa lo stesso, l’intero edificio al pas-saggio di onde sismiche. Ed infatti non è raro il caso chesiansi visti oscillare sensibilmente sportelli di finestre,ed anche porte, in occasione di scosse alquanto forti.

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Se ora si cercasse di concentrare tutto il peso dellosportello il più lontano possibile dalle cerniere, allo sco-po di vincere meglio gli attriti, e di più se alla sospen-sione, grossolanamente fatta colle cerniere, se ne sosti-tuisse altra ben più delicata, ecco che avremmo costruitoun pendolo orizzontale, quale è appunto mostrato dallafig. 13. Il medesimo è costituito da un telaietto rigido

ABC, disposto in guisa che le estremitàlibere A e C, opportunamente curvate,riposino sulle punte rispettive p e p'fissate ad un robusto sostegno. Al pun-to B trovasi una sporgenza e che portail peso P. Se, come l’indica la figura, ledue punte di bilico p e p' si trovanosulla stessa verticale MN, tutto il siste-ma è in equilibrio indifferente, poichè

il suo centro di gravità non deve nè innalzarsi, nè abbas-sarsi durante la rotazione di P attornoad MN; ma se si sposti la punta p inavanti, come nella fig. 14, in modo chel’asse di rotazione LO non coincida piùcon la direzione del filo a piombo MN,ne consegue che il telaio ABC, caricodel peso P, assumerà una posizione bendeterminata, corrispondente al puntopiù basso a cui discenderà il centro digravità, e vi ritornerà, qualora ne fosseallontanato, con una serie d’oscillazioni tanto più rapidequanto maggiore sarà l’angolo MCO. La disposizione

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Se ora si cercasse di concentrare tutto il peso dellosportello il più lontano possibile dalle cerniere, allo sco-po di vincere meglio gli attriti, e di più se alla sospen-sione, grossolanamente fatta colle cerniere, se ne sosti-tuisse altra ben più delicata, ecco che avremmo costruitoun pendolo orizzontale, quale è appunto mostrato dallafig. 13. Il medesimo è costituito da un telaietto rigido

ABC, disposto in guisa che le estremitàlibere A e C, opportunamente curvate,riposino sulle punte rispettive p e p'fissate ad un robusto sostegno. Al pun-to B trovasi una sporgenza e che portail peso P. Se, come l’indica la figura, ledue punte di bilico p e p' si trovanosulla stessa verticale MN, tutto il siste-ma è in equilibrio indifferente, poichè

il suo centro di gravità non deve nè innalzarsi, nè abbas-sarsi durante la rotazione di P attornoad MN; ma se si sposti la punta p inavanti, come nella fig. 14, in modo chel’asse di rotazione LO non coincida piùcon la direzione del filo a piombo MN,ne consegue che il telaio ABC, caricodel peso P, assumerà una posizione bendeterminata, corrispondente al puntopiù basso a cui discenderà il centro digravità, e vi ritornerà, qualora ne fosseallontanato, con una serie d’oscillazioni tanto più rapidequanto maggiore sarà l’angolo MCO. La disposizione

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della fig. 14 fu utilizzata precisamente in alcuni pendoliorizzontali a registrazione fotografica (pag. 121).

Un’altra forma di pendolo orizzontale fu adottata inmolti strumenti giapponesi, e più recentemente dalGRABLOVITZ (1895) nel suo sismoscopio rappresentatodalla fig. 15. In esso il peso P è fissato all’estremità diun’asta orizzontale, la quale si appoggia contro una pun-

ta sporgente dal braccio m1, mentre è sostenuto dal filo fattaccato all’uncino s all’estremità dell’altro braccio m.Anche qui se la punta si trova sulla stessa verticale che

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della fig. 14 fu utilizzata precisamente in alcuni pendoliorizzontali a registrazione fotografica (pag. 121).

Un’altra forma di pendolo orizzontale fu adottata inmolti strumenti giapponesi, e più recentemente dalGRABLOVITZ (1895) nel suo sismoscopio rappresentatodalla fig. 15. In esso il peso P è fissato all’estremità diun’asta orizzontale, la quale si appoggia contro una pun-

ta sporgente dal braccio m1, mentre è sostenuto dal filo fattaccato all’uncino s all’estremità dell’altro braccio m.Anche qui se la punta si trova sulla stessa verticale che

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passa per il punto di sospensione s, allora P potrà esserearrestato dove si voglia; ma se manovrando la vite v sitiri s un po’ in avanti, allora P acquisterà una posizioneben determinata di riposo dopo una serie d’oscillazionitanto più rapide per quanto maggiore sarà la sporgenzadi s per rispetto alla punta sottostante.

Allo scopo d’esser avvisati che, in occasione d’un ter-remoto, il pendolo ha oscillato, dal peso P si fa sporgereun fil di platino a. Quest’ultimo si trova in mezzo ed apiccolissima distanza da due goccie di mercurio entrodue cavità praticate nella piastra metallica d, la qualepoggia sulla mensola di marmo B, infissa anch’essa so-lidamente al muro. Se ora in d fa capo il polo d’una bat-teria elettrica, mentrel’altro comunica con s, lacorrente passerà appena ilpeso P si metterà ad oscil-lare. E siccome può anchedarsi che le ondulazionidel suolo si facciano pro-prio in direzione del pia-no che passa per P, s e lapunta – nel qual caso evi-dentemente non hanno al-cun effetto sul pendolo –così si vede la necessità diimpiegare un altro pendo-lo identico, ma dispostonormalmente al Iº. La fig.

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passa per il punto di sospensione s, allora P potrà esserearrestato dove si voglia; ma se manovrando la vite v sitiri s un po’ in avanti, allora P acquisterà una posizioneben determinata di riposo dopo una serie d’oscillazionitanto più rapide per quanto maggiore sarà la sporgenzadi s per rispetto alla punta sottostante.

Allo scopo d’esser avvisati che, in occasione d’un ter-remoto, il pendolo ha oscillato, dal peso P si fa sporgereun fil di platino a. Quest’ultimo si trova in mezzo ed apiccolissima distanza da due goccie di mercurio entrodue cavità praticate nella piastra metallica d, la qualepoggia sulla mensola di marmo B, infissa anch’essa so-lidamente al muro. Se ora in d fa capo il polo d’una bat-teria elettrica, mentrel’altro comunica con s, lacorrente passerà appena ilpeso P si metterà ad oscil-lare. E siccome può anchedarsi che le ondulazionidel suolo si facciano pro-prio in direzione del pia-no che passa per P, s e lapunta – nel qual caso evi-dentemente non hanno al-cun effetto sul pendolo –così si vede la necessità diimpiegare un altro pendo-lo identico, ma dispostonormalmente al Iº. La fig.

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16 rappresenta il sismoscopio a pendoli orizzontali adallarme elettrico, costruito nel 1896 dal GRABLOVITZ. En-trambi i pendoli sono sospesi ad una colonnina A, ches’innalza da un treppiedi B a viti calanti v. Uno di essioscilla in direzione N-S, l’altro in quella E-W, e le lorooscillazioni sono moltiplicate da due leggeri stili a, fissiagli stessi bracci dei pesi P. Questi due stili, paralleli traloro, fanno contatto, con le loro estremità, sopra due va-schette di mercurio m nel modo preciso che è stato testèspiegato.

Sismoscopî a caduta di colonnine o palle.Il MALLET (1858) utilizzò colonnine tutte della stessa

altezza e di diametro decrescente, poste verticalmentesopra un piano orizzontale ed abbastanza distanti l’unadall’altra, per non urtarsi a vicenda nel cadere. Dal dia-metro delle colonnine rovesciate si giudicava della forzadella scossa, mentre la direzione la si deduceva dalleimpronte lasciate dalle medesime sulla sabbia, di cui erastato cosparso il piano.

Nella spia sismica del MENSINI (1875), una pallina diferro in bilico, cadendo da sopra una piccola colonna,lasciava traccia della direzione di caduta e poi rotolandoin basso urtava una leva, la quale poneva in moto unorologio e faceva inoltre suonare un campanello d’allar-me. Questo stesso artifizio adattò assai più tardi ilPFAUNDLER nel suo sismoscopio (pag. 50).

Il LASAULX (1878?) nel suo sismocronografo, median-te la caduta d’un corpo della forma d’un uovo, in bilico,

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16 rappresenta il sismoscopio a pendoli orizzontali adallarme elettrico, costruito nel 1896 dal GRABLOVITZ. En-trambi i pendoli sono sospesi ad una colonnina A, ches’innalza da un treppiedi B a viti calanti v. Uno di essioscilla in direzione N-S, l’altro in quella E-W, e le lorooscillazioni sono moltiplicate da due leggeri stili a, fissiagli stessi bracci dei pesi P. Questi due stili, paralleli traloro, fanno contatto, con le loro estremità, sopra due va-schette di mercurio m nel modo preciso che è stato testèspiegato.

Sismoscopî a caduta di colonnine o palle.Il MALLET (1858) utilizzò colonnine tutte della stessa

altezza e di diametro decrescente, poste verticalmentesopra un piano orizzontale ed abbastanza distanti l’unadall’altra, per non urtarsi a vicenda nel cadere. Dal dia-metro delle colonnine rovesciate si giudicava della forzadella scossa, mentre la direzione la si deduceva dalleimpronte lasciate dalle medesime sulla sabbia, di cui erastato cosparso il piano.

Nella spia sismica del MENSINI (1875), una pallina diferro in bilico, cadendo da sopra una piccola colonna,lasciava traccia della direzione di caduta e poi rotolandoin basso urtava una leva, la quale poneva in moto unorologio e faceva inoltre suonare un campanello d’allar-me. Questo stesso artifizio adattò assai più tardi ilPFAUNDLER nel suo sismoscopio (pag. 50).

Il LASAULX (1878?) nel suo sismocronografo, median-te la caduta d’un corpo della forma d’un uovo, in bilico,

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produceva l’arresto d’un orologio a pendolo.Il GALLI preferì di far cadere un’asticina d’ottone ver-

ticale, la quale poggiava sopra un piccolo piano con unabase assai ristretta e terminava in alto con un rigonfia-mento a forma di palla. E siccome la colonnina era si-tuata in mezzo ad un anello d’ottone munito interna-mente di 8 incavi, corrispondenti agli 8 punti cardinali,così cadendo entro uno di essi, oltre ad indicare la dire-zione di caduta, chiudeva un circuito elettrico, pel fattoche l’anello era isolato elettricamente dalla base dellostrumento.

Il BRASSART (1882) rese più completo il sismoscopioGalli nel modo che indica la fig. 17. Una asticina, sor-montata dal peso P, sta in equilibrio sopra una piccolacolonna che sorge dalla base. Attorno all’asticina, senzatoccarla, si trova un imbuto scanalato I fisso ad una levaorizzontale F, la quale è quasi esattamente bilicata in

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produceva l’arresto d’un orologio a pendolo.Il GALLI preferì di far cadere un’asticina d’ottone ver-

ticale, la quale poggiava sopra un piccolo piano con unabase assai ristretta e terminava in alto con un rigonfia-mento a forma di palla. E siccome la colonnina era si-tuata in mezzo ad un anello d’ottone munito interna-mente di 8 incavi, corrispondenti agli 8 punti cardinali,così cadendo entro uno di essi, oltre ad indicare la dire-zione di caduta, chiudeva un circuito elettrico, pel fattoche l’anello era isolato elettricamente dalla base dellostrumento.

Il BRASSART (1882) rese più completo il sismoscopioGalli nel modo che indica la fig. 17. Una asticina, sor-montata dal peso P, sta in equilibrio sopra una piccolacolonna che sorge dalla base. Attorno all’asticina, senzatoccarla, si trova un imbuto scanalato I fisso ad una levaorizzontale F, la quale è quasi esattamente bilicata in

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modo, che tenda a cadere a destra, dalla parte del con-trapeso, fino al punto d’arresto z. Quando l’asticina inbilico cade entro una delle scanalature dell’imbuto, oltread indicare la direzione, fa traboccare la leva F a sinistrae per mezzo della punta in platino h, che batte sopra unsostegno metallico sottostante, lancia una correntenell’elettrocalamita E e per mezzo di questa, con l’inter-mediario d’una levetta a, arresta un orologio a pendoli-no all’ora della scossa. L’arresto dell’orologio può otte-nersi anche senza l’intervento dell’elettricità. A tale sco-po serve il prolungamento b della leva F, il quale,all’inclinarsi a sinistra dell’imbuto, urta contro la levettaa e facendola abbassare produce l’arresto volutodell’orologio.

Qualche anno appresso il BRASSART costruì anche il si-smoscopio a verghetta, il quale è così chiamato, perchèconsiste in una verghetta d’acciaio che termina in bassocon una punta, destinata a stare entro un forellino fisso,mentre in alto si appoggia ad una vite mobile. Regolan-do quest’ultima si arriva a rendere quasi verticale la ver-ghetta, in modo che ad un urto impresso alla base dellostrumento la verghetta cade dalla parte opposta alla vite,e battendo contro un anello metallico, isolato elettrica-mente dalla base, chiude il circuito elettrico; oppure, senon vuolsi far uso dell’elettricità, l’anello è esso stessomobile e, dietro la spinta della verghetta, arresta un oro-logio a pendolo che si trova sulla stessa base.

Però non posso lasciare questa categoria di sismosco-pî senza far riflettere come i medesimi, al pari di quelli a

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modo, che tenda a cadere a destra, dalla parte del con-trapeso, fino al punto d’arresto z. Quando l’asticina inbilico cade entro una delle scanalature dell’imbuto, oltread indicare la direzione, fa traboccare la leva F a sinistrae per mezzo della punta in platino h, che batte sopra unsostegno metallico sottostante, lancia una correntenell’elettrocalamita E e per mezzo di questa, con l’inter-mediario d’una levetta a, arresta un orologio a pendoli-no all’ora della scossa. L’arresto dell’orologio può otte-nersi anche senza l’intervento dell’elettricità. A tale sco-po serve il prolungamento b della leva F, il quale,all’inclinarsi a sinistra dell’imbuto, urta contro la levettaa e facendola abbassare produce l’arresto volutodell’orologio.

Qualche anno appresso il BRASSART costruì anche il si-smoscopio a verghetta, il quale è così chiamato, perchèconsiste in una verghetta d’acciaio che termina in bassocon una punta, destinata a stare entro un forellino fisso,mentre in alto si appoggia ad una vite mobile. Regolan-do quest’ultima si arriva a rendere quasi verticale la ver-ghetta, in modo che ad un urto impresso alla base dellostrumento la verghetta cade dalla parte opposta alla vite,e battendo contro un anello metallico, isolato elettrica-mente dalla base, chiude il circuito elettrico; oppure, senon vuolsi far uso dell’elettricità, l’anello è esso stessomobile e, dietro la spinta della verghetta, arresta un oro-logio a pendolo che si trova sulla stessa base.

Però non posso lasciare questa categoria di sismosco-pî senza far riflettere come i medesimi, al pari di quelli a

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mercurio, funzionino generalmente solo per scosse piut-tosto energiche, e sono ben lungi dal raggiungere la sen-sibilità di quelli costruiti con pendoli dritti o rovesci,flessibili o rigidi, e tanto meno la straordinaria delica-tezza di quelli a più pendoli accoppiati.

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mercurio, funzionino generalmente solo per scosse piut-tosto energiche, e sono ben lungi dal raggiungere la sen-sibilità di quelli costruiti con pendoli dritti o rovesci,flessibili o rigidi, e tanto meno la straordinaria delica-tezza di quelli a più pendoli accoppiati.

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CAPITOLO III. Sismoscopî per scosse sussultorie.

Ci resta ora a far menzione dei mezzi escogitati permettere in evidenza le scosse di sussulto, mentre glistrumenti accennati nel capitolo precedente sono quasitutti destinati ad indicare le scosse orizzontali od ondu-latorie. Però bisogna aggiungere che molti dei sismosco-pî, che andiamo a descrivere, sono situati sulla stessabase ed a fianco di quelli già passati in rivista.

Sismoscopî a lanciamento di oggetti.Lasciando da parte un vago tentativo di volere indica-

re il moto verticale del suolo col mezzo di palline elasti-che poste su di un falso piano, il 1º apparecchio, dove siutilizzi questo principio, è quello già descritto del PAGANI

a pag. 32-35. Questo meccanico basandosi sul fatto bennoto che, in occasione di sensibili scosse di sussulto,spesso si veggono degli oggetti traballare e perfino lan-ciati, per ricadere più o meno lungi dal posto ove primasi trovavano, trasse partito dallo sbalzamento, da unapunta sottostante, d’una palla pendente da un filo flessi-bile.

Ed evidentemente in simil modo possono funzionaretutti i sismoscopî passati in rivista nell’ultimo paragrafodel capitolo 2º dappoichè le palle, o le colonnine, o leverghette, una volta sollevate dal moto di sussulto, pos-

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CAPITOLO III. Sismoscopî per scosse sussultorie.

Ci resta ora a far menzione dei mezzi escogitati permettere in evidenza le scosse di sussulto, mentre glistrumenti accennati nel capitolo precedente sono quasitutti destinati ad indicare le scosse orizzontali od ondu-latorie. Però bisogna aggiungere che molti dei sismosco-pî, che andiamo a descrivere, sono situati sulla stessabase ed a fianco di quelli già passati in rivista.

Sismoscopî a lanciamento di oggetti.Lasciando da parte un vago tentativo di volere indica-

re il moto verticale del suolo col mezzo di palline elasti-che poste su di un falso piano, il 1º apparecchio, dove siutilizzi questo principio, è quello già descritto del PAGANI

a pag. 32-35. Questo meccanico basandosi sul fatto bennoto che, in occasione di sensibili scosse di sussulto,spesso si veggono degli oggetti traballare e perfino lan-ciati, per ricadere più o meno lungi dal posto ove primasi trovavano, trasse partito dallo sbalzamento, da unapunta sottostante, d’una palla pendente da un filo flessi-bile.

Ed evidentemente in simil modo possono funzionaretutti i sismoscopî passati in rivista nell’ultimo paragrafodel capitolo 2º dappoichè le palle, o le colonnine, o leverghette, una volta sollevate dal moto di sussulto, pos-

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sono ugualmente perdere il loro equilibrio nel ricadere.

Sismoscopî a lamine orizzontali.Nel sismografo portatile del PALMIERI (1874), oltre al

saltaleone di cui l’autore stesso si servì nel suo sismo-grafo elettro-magnetico (pag. 26), adoperò pure unamolla metallica orizzontale, fissa ad un capo e carica,all’altra estremità libera, d’un martelletto il quale, bat-tendo sopra un pezzo metallico sottostante, chiudeva ilcircuito d’una batteria elettrica.

Nel sismoscopio CORDENONS (1885?) si ha da fare conuna lamina similmente disposta, ma il funzionamento neè meccanico e non elettrico. Infatti la sua estremità libe-ra, carica d’un peso, serve di punto d’appoggio ad unapallina, la quale tenderebbe a cadere se non fosse ratte-nuta da una vite di rettifica, fissata alla base dello stru-mento. La più piccola oscillazione della lamina basta aprovocare la caduta della palla.

Sismoscopî a un sol saltaleone.Allo scopo di rendere ben più evidente l’accorcia-

mento e l’allungamento d’un filo flessibile, caricato inbasso d’un conveniente peso4, si è pensato naturalmenteall’uso di molle a spirale, o saltaleoni. Il 1º apparecchio,

4 Il BINA (1751) diceva di potersi accorgere se una scossa fossedi sussulto, dalla profondità delle tracce lasciate dalla punta delsuo pendolo sulla sabbia (pag. 30). Infatti il flessibilissimo filo disospensione, teso fortemente, si comportava come una specie dilunga molla a spirale di piccolissimo diametro.

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sono ugualmente perdere il loro equilibrio nel ricadere.

Sismoscopî a lamine orizzontali.Nel sismografo portatile del PALMIERI (1874), oltre al

saltaleone di cui l’autore stesso si servì nel suo sismo-grafo elettro-magnetico (pag. 26), adoperò pure unamolla metallica orizzontale, fissa ad un capo e carica,all’altra estremità libera, d’un martelletto il quale, bat-tendo sopra un pezzo metallico sottostante, chiudeva ilcircuito d’una batteria elettrica.

Nel sismoscopio CORDENONS (1885?) si ha da fare conuna lamina similmente disposta, ma il funzionamento neè meccanico e non elettrico. Infatti la sua estremità libe-ra, carica d’un peso, serve di punto d’appoggio ad unapallina, la quale tenderebbe a cadere se non fosse ratte-nuta da una vite di rettifica, fissata alla base dello stru-mento. La più piccola oscillazione della lamina basta aprovocare la caduta della palla.

Sismoscopî a un sol saltaleone.Allo scopo di rendere ben più evidente l’accorcia-

mento e l’allungamento d’un filo flessibile, caricato inbasso d’un conveniente peso4, si è pensato naturalmenteall’uso di molle a spirale, o saltaleoni. Il 1º apparecchio,

4 Il BINA (1751) diceva di potersi accorgere se una scossa fossedi sussulto, dalla profondità delle tracce lasciate dalla punta delsuo pendolo sulla sabbia (pag. 30). Infatti il flessibilissimo filo disospensione, teso fortemente, si comportava come una specie dilunga molla a spirale di piccolissimo diametro.

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veramente serio, che si conosca espressamente costruitoper le scosse sussultorie, è quello ideato fin dal 1749 dalconte CATANTI di Pisa e consistente precisamente in unpeso attaccato ad una molla metallica a spirale.

All’uso del saltaleone ricorse anche il CAVALLI (1783)nella proposta del suo sismometro a mercurio (pag. 25)il quale sarebbe stato atto ad indicare eziandìo le scossesussultorie.

Sorvolando sopra alcuni altri tentativi, che certamentenon sono mancati, bisogna giungere fino al 1857, peravere il 1º strumento scientifico, atto a indicare il motosussultorio dei terremoti. Il PALMIERI adoperò anche luinel suo sismografo elettro-magnetico (pag. 26) un salta-leone, fatto con filo sottile metallico, il quale terminavain basso con una punta di platino a piccola distanza dalmercurio contenuto in una vaschetta metallica, isolataelettricamente dalla colonnina da cui pendeva il salta-leone.

È precisamente questo tipo di sismoscopio che benpiù tardi (1882) fu costruito dal BRASSART o isolato, osulla stessa base di altri, destinati alle scosse ondulato-rie.

Anche il CAVALLERI, per porre in evidenza i moti disussulto nel suo sismometro (pag 35), si servì d’un sal-taleone, ma racchiuso entro un tubo verticale, affinchènon avesse ad allungarsi ed accorciarsi in seguito adoscillazioni che potesse assumere per scosse ondulato-rie, e caricato in basso d’un peso a forma di cilindro.Quest’ultimo, battendo sul braccio corto d’una leva, la

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veramente serio, che si conosca espressamente costruitoper le scosse sussultorie, è quello ideato fin dal 1749 dalconte CATANTI di Pisa e consistente precisamente in unpeso attaccato ad una molla metallica a spirale.

All’uso del saltaleone ricorse anche il CAVALLI (1783)nella proposta del suo sismometro a mercurio (pag. 25)il quale sarebbe stato atto ad indicare eziandìo le scossesussultorie.

Sorvolando sopra alcuni altri tentativi, che certamentenon sono mancati, bisogna giungere fino al 1857, peravere il 1º strumento scientifico, atto a indicare il motosussultorio dei terremoti. Il PALMIERI adoperò anche luinel suo sismografo elettro-magnetico (pag. 26) un salta-leone, fatto con filo sottile metallico, il quale terminavain basso con una punta di platino a piccola distanza dalmercurio contenuto in una vaschetta metallica, isolataelettricamente dalla colonnina da cui pendeva il salta-leone.

È precisamente questo tipo di sismoscopio che benpiù tardi (1882) fu costruito dal BRASSART o isolato, osulla stessa base di altri, destinati alle scosse ondulato-rie.

Anche il CAVALLERI, per porre in evidenza i moti disussulto nel suo sismometro (pag 35), si servì d’un sal-taleone, ma racchiuso entro un tubo verticale, affinchènon avesse ad allungarsi ed accorciarsi in seguito adoscillazioni che potesse assumere per scosse ondulato-rie, e caricato in basso d’un peso a forma di cilindro.Quest’ultimo, battendo sul braccio corto d’una leva, la

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faceva girare su di un quadrante senza che potesse tor-nare indietro, oppure abbassava in modo permanente uncilindretto di sughero entro due guide verticali e gradua-te. Ed anche qui il CAVALLERI espose chiaramente il con-cetto della massa stazionaria, ritenendo che nel primomovimento dall’alto in basso, o viceversa, della terra, èquest’ultima che si allontana o si avvicina per rispetto alcilindro, il quale per inerzia, rimane fermo.

A rendere più lento il periodo oscillatorio dei saltaleo-ni, fu ideata dal GRAY (1881) una disposizione a leva, laquale compensa le variazioni di tensione della molla aspirale con quelle relative al braccio stesso della leva.

Questa disposizione è stata applicata nel sismografoelettrico a registrazione continua del CECCHI (fig. 22) ecosì pure nel suo sismografo analizzatore ad un pendolo(fig. 21) e nell’altro a doppio pendolo (fig. 23).

Il BERTELLI nel suo ortosismometro (1874) osservavacon un microscopio i movimenti d’un peso pendente dauna lunga molla a spirale, racchiusa in un tubo verticale;e quando il moto sussultorio diveniva abbastanza sensi-bile, il peso stesso oscillando verticalmente spostava inmodo permanente due indici scorrevoli, che permette-vano di valutare l’escursione massima del pendolo.

Degno di menzione è anche il sismoscopio delFORSTER di Berna, costituito da una leva orizzontale laquale è bilicata nel suo punto di mezzo, a mo’ del giogod’una bilancia, ed è caricata ad una sua estremità da unapalla munita d’un filo di platino orizzontale. L’equilibrioè ristabilito col sospendere all’altra estremità un salta-

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faceva girare su di un quadrante senza che potesse tor-nare indietro, oppure abbassava in modo permanente uncilindretto di sughero entro due guide verticali e gradua-te. Ed anche qui il CAVALLERI espose chiaramente il con-cetto della massa stazionaria, ritenendo che nel primomovimento dall’alto in basso, o viceversa, della terra, èquest’ultima che si allontana o si avvicina per rispetto alcilindro, il quale per inerzia, rimane fermo.

A rendere più lento il periodo oscillatorio dei saltaleo-ni, fu ideata dal GRAY (1881) una disposizione a leva, laquale compensa le variazioni di tensione della molla aspirale con quelle relative al braccio stesso della leva.

Questa disposizione è stata applicata nel sismografoelettrico a registrazione continua del CECCHI (fig. 22) ecosì pure nel suo sismografo analizzatore ad un pendolo(fig. 21) e nell’altro a doppio pendolo (fig. 23).

Il BERTELLI nel suo ortosismometro (1874) osservavacon un microscopio i movimenti d’un peso pendente dauna lunga molla a spirale, racchiusa in un tubo verticale;e quando il moto sussultorio diveniva abbastanza sensi-bile, il peso stesso oscillando verticalmente spostava inmodo permanente due indici scorrevoli, che permette-vano di valutare l’escursione massima del pendolo.

Degno di menzione è anche il sismoscopio delFORSTER di Berna, costituito da una leva orizzontale laquale è bilicata nel suo punto di mezzo, a mo’ del giogod’una bilancia, ed è caricata ad una sua estremità da unapalla munita d’un filo di platino orizzontale. L’equilibrioè ristabilito col sospendere all’altra estremità un salta-

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leone, gravato in basso da un’altra palla. In queste con-dizioni, se il suolo s’innalza o si abbassa, s’innalzerà odabbasserà pure, per l’inerzia della palla sospesa al salta-leone, il braccio corrispondente all’altra palla, il cui filodi platino farà contatto elettrico con due laminette me-talliche tra le quali è compreso.

Sismoscopî a più saltaleoni.La prima idea d’utilizzare le oscillazioni di due salta-

leoni, per porre meglio in evidenza i moti di sussulto,pare che rimonti al BERTELLI nel suo avvisatore sismico adoppio pendolo (1881) già descritto a pag. 44, e nel qua-le vi è dissincronismo, cioè differenza di periodod’oscillazione in senso verticale, tra il saltaleone di so-pra (a ritmo lento) e quello di sotto (a ritmo rapido).

Poco dopo (1884), il CECCHI adottò un congegno al-quanto diverso nel suo microsismografo elettrico a regi-strazione continua (pag. 49). Infatti egli fissò vertical-mente al di sotto d’una palla, sospesa ad un primo robu-sto saltaleone, una provetta di vetro contenente nel fon-do un po’ di mercurio; e su questo veniva a far contattoelettrico la punta inferiore d’un secondo saltaleone, rac-chiuso nella provetta e pendente dalla stessa palla.

Più recentemente (1895) il GUZZANTI costruì un sismo-scopio su di un principio quasi identico a quello delCecchi. Come lo si vede a destra della fig. 7, consiste inuna robusta spirale con palla sottostante, dalla qualepende alla sua volta una seconda spiralina. Al di sotto diquest’ultima è appeso un secchietto d’ottone con pallini

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leone, gravato in basso da un’altra palla. In queste con-dizioni, se il suolo s’innalza o si abbassa, s’innalzerà odabbasserà pure, per l’inerzia della palla sospesa al salta-leone, il braccio corrispondente all’altra palla, il cui filodi platino farà contatto elettrico con due laminette me-talliche tra le quali è compreso.

Sismoscopî a più saltaleoni.La prima idea d’utilizzare le oscillazioni di due salta-

leoni, per porre meglio in evidenza i moti di sussulto,pare che rimonti al BERTELLI nel suo avvisatore sismico adoppio pendolo (1881) già descritto a pag. 44, e nel qua-le vi è dissincronismo, cioè differenza di periodod’oscillazione in senso verticale, tra il saltaleone di so-pra (a ritmo lento) e quello di sotto (a ritmo rapido).

Poco dopo (1884), il CECCHI adottò un congegno al-quanto diverso nel suo microsismografo elettrico a regi-strazione continua (pag. 49). Infatti egli fissò vertical-mente al di sotto d’una palla, sospesa ad un primo robu-sto saltaleone, una provetta di vetro contenente nel fon-do un po’ di mercurio; e su questo veniva a far contattoelettrico la punta inferiore d’un secondo saltaleone, rac-chiuso nella provetta e pendente dalla stessa palla.

Più recentemente (1895) il GUZZANTI costruì un sismo-scopio su di un principio quasi identico a quello delCecchi. Come lo si vede a destra della fig. 7, consiste inuna robusta spirale con palla sottostante, dalla qualepende alla sua volta una seconda spiralina. Al di sotto diquest’ultima è appeso un secchietto d’ottone con pallini

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di piombo e terminante in basso con una punta di plati-no, la quale viene a trovarsi a piccola distanza da unavaschetta di mercurio fissata alla base dello strumento.

Ancor più sensibile dei precedenti è il mio sismosco-pio a doppio effetto per le scosse sussultorie (fig. 18).

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di piombo e terminante in basso con una punta di plati-no, la quale viene a trovarsi a piccola distanza da unavaschetta di mercurio fissata alla base dello strumento.

Ancor più sensibile dei precedenti è il mio sismosco-pio a doppio effetto per le scosse sussultorie (fig. 18).

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Sulla base B s’innalza una colonna C la quale termina inalto con un sopporto. Dalla vite di mezzo V pende laspirale m tesa dalla palla P; da quest’ultima poi pendeun’altra spiralina m', di ritmo ancor più rapido, a cui èsospeso un cilindretto p, la cui faccia inferiore è di plati-no ben terso. Contro questa faccia è destinata a far con-tatto elettrico la punta di platino i fissa alla parte supe-riore del peso di piombo P', alla sua volta sospeso a duespirali M ed M' a ritmo lento, le quali fanno capo alleviti W e W' Infine, dietro il cilindretto p si trova fissoalla colonna C lo specchietto s', convenientemente incli-nato per facilitare la messa punto del sismoscopio.

Sismoscopî d’altri sistemi.Non sono mancati varî altri principî, ideati per mette-

re in evidenza il moto sussultorio; e perfino sono statiutilizzati corpi galleggianti in vasi pieni d’acqua. Manoi sorvoleremo sopra di essi, sia perchè di poca impor-tanza, sia perchè alcuni non furono neppure costruiti.

Meritano, invece, più attenzione varî congegni i qualisono stati ideati dal GRAY, dall’EWING, dal GRABLOVITZ epiù recentemente dal TANAKADATE, allo scopo di renderelentissimo il periodo oscillatorio di corpi in senso verti-cale, e perciò corrispondono in certo qual modo ai pen-doli orizzontali (pag. 56). Di qualcuno di tali congegnici riserbiamo di tener parola nella seconda parte, quandodovremo trattare dei sismografi.

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Sulla base B s’innalza una colonna C la quale termina inalto con un sopporto. Dalla vite di mezzo V pende laspirale m tesa dalla palla P; da quest’ultima poi pendeun’altra spiralina m', di ritmo ancor più rapido, a cui èsospeso un cilindretto p, la cui faccia inferiore è di plati-no ben terso. Contro questa faccia è destinata a far con-tatto elettrico la punta di platino i fissa alla parte supe-riore del peso di piombo P', alla sua volta sospeso a duespirali M ed M' a ritmo lento, le quali fanno capo alleviti W e W' Infine, dietro il cilindretto p si trova fissoalla colonna C lo specchietto s', convenientemente incli-nato per facilitare la messa punto del sismoscopio.

Sismoscopî d’altri sistemi.Non sono mancati varî altri principî, ideati per mette-

re in evidenza il moto sussultorio; e perfino sono statiutilizzati corpi galleggianti in vasi pieni d’acqua. Manoi sorvoleremo sopra di essi, sia perchè di poca impor-tanza, sia perchè alcuni non furono neppure costruiti.

Meritano, invece, più attenzione varî congegni i qualisono stati ideati dal GRAY, dall’EWING, dal GRABLOVITZ epiù recentemente dal TANAKADATE, allo scopo di renderelentissimo il periodo oscillatorio di corpi in senso verti-cale, e perciò corrispondono in certo qual modo ai pen-doli orizzontali (pag. 56). Di qualcuno di tali congegnici riserbiamo di tener parola nella seconda parte, quandodovremo trattare dei sismografi.

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PARTE SECONDA.SISMOGRAFI

Sismoscopî e sismometri a registrazione.Fu già accennato a pag. 22 come riesca difficile il vo-

ler fare una distinzione netta tra sismoscopî, sismometrie sismografi. In verità sarebbero pochissimi quei stru-menti che dir si potrebbero propriamente sismoscopîpoichè quasi tutti forniscono o la direzione, o l’ampiez-za, od il periodo, od altre particolarità d’una scossa e pertal fatto sono veri sismometri. Così che, a rigore, un si-smometro si potrebbe ritenere come la riunione di piùsismoscopî in un solo apparecchio. Ad es., se il sismo-metro del Cacciatore (fig. 3) avesse un solo foro, se ilsismografo del Palmieri (pag. 26) avesse un sol tubo dimercurio, se i tanti pendoli di svariatissime forme giàpassati in rassegna fossero obbligati ad oscillare in unasola direzione, ecc., ecc., noi avremmo evidentementealtrettanti sismoscopî.

Per il fatto poi che molti di questi strumenti scrivonole loro indicazioni mediante punte su sabbia, o carte o

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PARTE SECONDA.SISMOGRAFI

Sismoscopî e sismometri a registrazione.Fu già accennato a pag. 22 come riesca difficile il vo-

ler fare una distinzione netta tra sismoscopî, sismometrie sismografi. In verità sarebbero pochissimi quei stru-menti che dir si potrebbero propriamente sismoscopîpoichè quasi tutti forniscono o la direzione, o l’ampiez-za, od il periodo, od altre particolarità d’una scossa e pertal fatto sono veri sismometri. Così che, a rigore, un si-smometro si potrebbe ritenere come la riunione di piùsismoscopî in un solo apparecchio. Ad es., se il sismo-metro del Cacciatore (fig. 3) avesse un solo foro, se ilsismografo del Palmieri (pag. 26) avesse un sol tubo dimercurio, se i tanti pendoli di svariatissime forme giàpassati in rassegna fossero obbligati ad oscillare in unasola direzione, ecc., ecc., noi avremmo evidentementealtrettanti sismoscopî.

Per il fatto poi che molti di questi strumenti scrivonole loro indicazioni mediante punte su sabbia, o carte o

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vetri affumicati, o mediante pennelli o penne ad inchio-stro su adatte superficî – sia immobili, sia in movimen-to, per un tempo più o meno lungo ed anche costante-mente giorno e notte – i medesimi possono essere chia-mati pure sismografi, quantunque il loro modo di fun-zionare sia essenzialmente di carattere sismoscopico.Un esempio ne è il sismografo portatile del PALMIERI

(pag. 36, 69 e 71) composto di parti ben distinte: le une(pendolino, molla a spirale, molla a lamina) destinate aprodurre il contatto elettrico, le altre (elettro-calamite etamburo girevole) destinate a ricevere le indicazioni del-le precedenti. Come si vede, si è qui in presenza d’unvero telegrafo, in cui i primi congegni fanno da manipo-latore, i secondi da macchina ricevente e nel quale il te-legrafista è il terremoto. Invece, tanti altri strumenti giàpassati in rassegna ed anche modernissimi, i quali scri-vono le loro indicazioni in un modo consimile, hannoseguitato a chiamarsi sismoscopî. Ciò spiega le evidenticontraddizioni che s’incontrano ad ogni pie’ sospintonella denominazione data dai loro inventori, o costrutto-ri, ai loro strumenti i quali possono talora riuscire anchecomplicatissimi per il loro modo di funzionare medianteelettro-calamite, meccanismi d’orologeria ed altri con-gegni più o meno difficili, ma che in fondo non sono al-tro che sismoscopî. Ecco perchè noi abbiamo preferitodi parlare indistintamente nella parte prima tanto dei si-smoscopî quanto dei sismometri e perfino di qualche si-smografo, perchè veramente riesce impossibile il voler-ne fare una classificazione ben distinta.

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vetri affumicati, o mediante pennelli o penne ad inchio-stro su adatte superficî – sia immobili, sia in movimen-to, per un tempo più o meno lungo ed anche costante-mente giorno e notte – i medesimi possono essere chia-mati pure sismografi, quantunque il loro modo di fun-zionare sia essenzialmente di carattere sismoscopico.Un esempio ne è il sismografo portatile del PALMIERI

(pag. 36, 69 e 71) composto di parti ben distinte: le une(pendolino, molla a spirale, molla a lamina) destinate aprodurre il contatto elettrico, le altre (elettro-calamite etamburo girevole) destinate a ricevere le indicazioni del-le precedenti. Come si vede, si è qui in presenza d’unvero telegrafo, in cui i primi congegni fanno da manipo-latore, i secondi da macchina ricevente e nel quale il te-legrafista è il terremoto. Invece, tanti altri strumenti giàpassati in rassegna ed anche modernissimi, i quali scri-vono le loro indicazioni in un modo consimile, hannoseguitato a chiamarsi sismoscopî. Ciò spiega le evidenticontraddizioni che s’incontrano ad ogni pie’ sospintonella denominazione data dai loro inventori, o costrutto-ri, ai loro strumenti i quali possono talora riuscire anchecomplicatissimi per il loro modo di funzionare medianteelettro-calamite, meccanismi d’orologeria ed altri con-gegni più o meno difficili, ma che in fondo non sono al-tro che sismoscopî. Ecco perchè noi abbiamo preferitodi parlare indistintamente nella parte prima tanto dei si-smoscopî quanto dei sismometri e perfino di qualche si-smografo, perchè veramente riesce impossibile il voler-ne fare una classificazione ben distinta.

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In essi la registrazione si può compiere in tre modi di-versi: o sopra una superficie immobile, ed allora si ha dafare con istrumenti a registrazione fissa; o sopra una su-perficie che si pone in movimento soltanto al principiodella scossa e vi perdura per un tempo più o meno bre-ve, ed allora gli strumenti son detti a registrazione occa-sionale; o infine sopra una superficie, dotata giorno enotte d’un movimento continuo, ed in questo caso glistrumenti sono a registrazione continua.

La fig. 19 rappresenta in grandezza naturale le indica-zioni (sismogrammi) lasciate da 3 pendoli dell’Osserva-torio di Catania sopra la relativa lastra di vetro affumi-cata, immobile, in occasione dell’altro violento terremo-to Calabro del novembre 1894. Quando siffatti pendoli,denominati anche sismografici sono troppo delicati gra-zie al debolissimo attrito della registrazione, le lorooscillazioni possono perdurare anche molto tempo dopocessato il terremoto; ed allora i sismogrammi risultano

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In essi la registrazione si può compiere in tre modi di-versi: o sopra una superficie immobile, ed allora si ha dafare con istrumenti a registrazione fissa; o sopra una su-perficie che si pone in movimento soltanto al principiodella scossa e vi perdura per un tempo più o meno bre-ve, ed allora gli strumenti son detti a registrazione occa-sionale; o infine sopra una superficie, dotata giorno enotte d’un movimento continuo, ed in questo caso glistrumenti sono a registrazione continua.

La fig. 19 rappresenta in grandezza naturale le indica-zioni (sismogrammi) lasciate da 3 pendoli dell’Osserva-torio di Catania sopra la relativa lastra di vetro affumi-cata, immobile, in occasione dell’altro violento terremo-to Calabro del novembre 1894. Quando siffatti pendoli,denominati anche sismografici sono troppo delicati gra-zie al debolissimo attrito della registrazione, le lorooscillazioni possono perdurare anche molto tempo dopocessato il terremoto; ed allora i sismogrammi risultano

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complicatissimi a mo’ di una matassa arruffata, e non la-sciano dedurre alcuna conclusione. D’altra parte, sel’attrito è troppo forte, allora i pendoli possono restareimmobili in occasione di scosse leggiere.

Ad evitare questo inconveniente, io ho fatto scrivereun mio pendolo sismografico, i cui movimenti sono am-plificati mediante una leva verticale, sulla periferia d’undisco di vetro affumicato il quale automaticamente, findal principiare della scossa, cambia rapidamente di po-sto (ossia a scatti) ad intervalli di tempo di 4-5 secondi;di modo che la registrazione è come se avvenisse sopraaltrettante lastre fisse, cambiate successivamente, affin-chè le ulteriori indicazioni del pendolo non abbiano darendere confuse le precedenti e specialmente quelle ot-tenute all’inizio della scossa. Un esempio di tal generedi registrazione è dato dalla fig. 20, dove il tracciamento

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complicatissimi a mo’ di una matassa arruffata, e non la-sciano dedurre alcuna conclusione. D’altra parte, sel’attrito è troppo forte, allora i pendoli possono restareimmobili in occasione di scosse leggiere.

Ad evitare questo inconveniente, io ho fatto scrivereun mio pendolo sismografico, i cui movimenti sono am-plificati mediante una leva verticale, sulla periferia d’undisco di vetro affumicato il quale automaticamente, findal principiare della scossa, cambia rapidamente di po-sto (ossia a scatti) ad intervalli di tempo di 4-5 secondi;di modo che la registrazione è come se avvenisse sopraaltrettante lastre fisse, cambiate successivamente, affin-chè le ulteriori indicazioni del pendolo non abbiano darendere confuse le precedenti e specialmente quelle ot-tenute all’inizio della scossa. Un esempio di tal generedi registrazione è dato dalla fig. 20, dove il tracciamento

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comincia a sinistra e finisce a destra, e dove è evidentel’orientazione predominante delle traccie nel senso E-Wper l’intera durata della scossa.

Già il PALMIERI fin dal 1857, nella descrizione del suosismografo elettro-magnetico (pag. 26), aveva suggeritol’idea che le indicazioni di questo si sarebbero potutetracciare sopra un tamburo ricoperto di carta affumicata

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comincia a sinistra e finisce a destra, e dove è evidentel’orientazione predominante delle traccie nel senso E-Wper l’intera durata della scossa.

Già il PALMIERI fin dal 1857, nella descrizione del suosismografo elettro-magnetico (pag. 26), aveva suggeritol’idea che le indicazioni di questo si sarebbero potutetracciare sopra un tamburo ricoperto di carta affumicata

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il quale si ponesse in moto alla prima scossa, e pronto aricevere le indicazioni di altre successive.

La registrazione occasionale fu adottata nel sismo-grafo a torsione del GRAY (1880) e fu poco dopo larga-mente impiegata nel Giappone, dove le indicazioni deipendoli sismografici erano ottenute sopra lastre di vetro,che si ponevano in moto piuttosto rapido al principiared’una scossa e vi perduravano per breve tempo.

Un bello esempio di registrazione occasionale si haeziandìo nel sismografo analizzatore ad un pendolo delCECCHI (fig. 21), esposto pure nel 1884 all’Esposizionedi Torino. Nel medesimo le scosse ondulatorie sono re-gistrate da un pendolo, composto d’una sfera P fissa adun’asta la cui estremità superiore pende dal sopporto Amediante un filo corto e sottile, mentre quella inferioreporta una levetta bilicata B terminante in una punta. Ilmeccanismo, destinato alle scosse di sussulto, si compo-ne d’un saltaleone U attaccato in alto in F ed in basso inE ad un punto della leva a squadra EHK gravata dallasfera M come ideò il GRAY (pag. 72) fin dal 1881. I mo-vimenti dell’estremità superiore di detta leva sono tra-smessi, mediante un tirante orizzontale, ad altra levaverticale bilicata in L, controbilanciata in alto dalla sfe-retta C e che scrive in basso mediante un’altra punta bi-licata D. Quest’ultima, al pari dell’altra consimile B,poggia sopra una striscia di carta affumicata, chiusa insè stessa ed a cavalcioni sopra due cilindri m ed n, inmodo che risulti orizzontale il tratto di carta sottostantealle due punte B e D. La carta rimane immobile fin tanto

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il quale si ponesse in moto alla prima scossa, e pronto aricevere le indicazioni di altre successive.

La registrazione occasionale fu adottata nel sismo-grafo a torsione del GRAY (1880) e fu poco dopo larga-mente impiegata nel Giappone, dove le indicazioni deipendoli sismografici erano ottenute sopra lastre di vetro,che si ponevano in moto piuttosto rapido al principiared’una scossa e vi perduravano per breve tempo.

Un bello esempio di registrazione occasionale si haeziandìo nel sismografo analizzatore ad un pendolo delCECCHI (fig. 21), esposto pure nel 1884 all’Esposizionedi Torino. Nel medesimo le scosse ondulatorie sono re-gistrate da un pendolo, composto d’una sfera P fissa adun’asta la cui estremità superiore pende dal sopporto Amediante un filo corto e sottile, mentre quella inferioreporta una levetta bilicata B terminante in una punta. Ilmeccanismo, destinato alle scosse di sussulto, si compo-ne d’un saltaleone U attaccato in alto in F ed in basso inE ad un punto della leva a squadra EHK gravata dallasfera M come ideò il GRAY (pag. 72) fin dal 1881. I mo-vimenti dell’estremità superiore di detta leva sono tra-smessi, mediante un tirante orizzontale, ad altra levaverticale bilicata in L, controbilanciata in alto dalla sfe-retta C e che scrive in basso mediante un’altra punta bi-licata D. Quest’ultima, al pari dell’altra consimile B,poggia sopra una striscia di carta affumicata, chiusa insè stessa ed a cavalcioni sopra due cilindri m ed n, inmodo che risulti orizzontale il tratto di carta sottostantealle due punte B e D. La carta rimane immobile fin tanto

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che il suolo è tranquillo; ma al sopraggiunger d’unascossa ed in seguito alla caduta dell’asticina in bilicodell’avvisatore sismico a sfera T (fig. 8), l’orologio Oviene arrestato dallo strappo dato al filo, ed in pari tem-po è lasciata libera la ventarola o d’un meccanismod’orologeria N e vengono posti in rapida rotazione i duecilindri m ed n e con essi la carta affumicata, la qualecorre colla notevole velocità di 7 mm. al secondo sottoalle punte B e D.

Ma evidentemente, tanto in questo strumento, quantonei pendoli sismografici giapponesi, testè menzionati, laregistrazione non può a meno dall’essere difettosa, especialmente quando l’oscillazione dei pendoli si effet-tui proprio nella direzione dello scorrimento della lastradi vetro o della carta. E questa è stata appunto la ragioneche mi ha fatto preferire, nel mio pendolo sismografico,la registrazione a scatti dianzi ricordata.

In quanto alla registrazione continua, uno dei più an-tichi strumenti dove si trovi applicata sembra che siaquello del KREIL (1855), dove i movimenti del pendolovenivano tracciati da una punta esterna sopra un tambu-ro, che costituiva lo stesso peso pendolare e faceva ungiro in 24 ore (pag. 45).

Molto importante, sotto questo punto di vista, è il si-smografo elettrico a registrazione continua del CECCHI

(fig. 22). Come già si disse a pag. 43, è composto di duependoli: l’uno di periodo piuttosto lento, gravato in bas-so d’un peso B, al di sotto del quale vi è una specie disquadra oqC, destinata a sorreggere, mediante il braccio

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che il suolo è tranquillo; ma al sopraggiunger d’unascossa ed in seguito alla caduta dell’asticina in bilicodell’avvisatore sismico a sfera T (fig. 8), l’orologio Oviene arrestato dallo strappo dato al filo, ed in pari tem-po è lasciata libera la ventarola o d’un meccanismod’orologeria N e vengono posti in rapida rotazione i duecilindri m ed n e con essi la carta affumicata, la qualecorre colla notevole velocità di 7 mm. al secondo sottoalle punte B e D.

Ma evidentemente, tanto in questo strumento, quantonei pendoli sismografici giapponesi, testè menzionati, laregistrazione non può a meno dall’essere difettosa, especialmente quando l’oscillazione dei pendoli si effet-tui proprio nella direzione dello scorrimento della lastradi vetro o della carta. E questa è stata appunto la ragioneche mi ha fatto preferire, nel mio pendolo sismografico,la registrazione a scatti dianzi ricordata.

In quanto alla registrazione continua, uno dei più an-tichi strumenti dove si trovi applicata sembra che siaquello del KREIL (1855), dove i movimenti del pendolovenivano tracciati da una punta esterna sopra un tambu-ro, che costituiva lo stesso peso pendolare e faceva ungiro in 24 ore (pag. 45).

Molto importante, sotto questo punto di vista, è il si-smografo elettrico a registrazione continua del CECCHI

(fig. 22). Come già si disse a pag. 43, è composto di duependoli: l’uno di periodo piuttosto lento, gravato in bas-so d’un peso B, al di sotto del quale vi è una specie disquadra oqC, destinata a sorreggere, mediante il braccio

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CE, una vaschetta di mercurio F;l’altro cortissimo P pendente dalbraccio mn. Ad ogni contatto tra lapunta sporgente da P ed il mercu-rio contenuto in F la corrente passanell’elettro-calamita h la cui àncoraper mezzo della levetta Poq e delfilo nr fa muovere la pennina adinchiostro s, bilicata dal contrappe-so D, sopra un foglio di carta av-volta sul tamburo G. Quest’ultimofa un giro intero in mezza giornatatrascinato dalla sfera delle ore Tdell’orologio R, e ad ogni giro sisposta lateralmente di 1 mm. peressere il suo asse di rotazione ta-gliato a vite. Sul medesimo tambu-ro scrive la leva a squadra VV col-legata al peso S, il quale pende daun saltaleone attaccato in U, e de-stinata alla registrazione del motosussultorio (p. 72).

Un identico sistema fu adottatodal CECCHI nel suo microsismogra-fo elettrico a registrazione conti-nua, composto di due sismoscopî:l’uno per le scosse ondulatorie(pag. 49), l’altro per quelle sussul-torie (pag. 72).

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CE, una vaschetta di mercurio F;l’altro cortissimo P pendente dalbraccio mn. Ad ogni contatto tra lapunta sporgente da P ed il mercu-rio contenuto in F la corrente passanell’elettro-calamita h la cui àncoraper mezzo della levetta Poq e delfilo nr fa muovere la pennina adinchiostro s, bilicata dal contrappe-so D, sopra un foglio di carta av-volta sul tamburo G. Quest’ultimofa un giro intero in mezza giornatatrascinato dalla sfera delle ore Tdell’orologio R, e ad ogni giro sisposta lateralmente di 1 mm. peressere il suo asse di rotazione ta-gliato a vite. Sul medesimo tambu-ro scrive la leva a squadra VV col-legata al peso S, il quale pende daun saltaleone attaccato in U, e de-stinata alla registrazione del motosussultorio (p. 72).

Un identico sistema fu adottatodal CECCHI nel suo microsismogra-fo elettrico a registrazione conti-nua, composto di due sismoscopî:l’uno per le scosse ondulatorie(pag. 49), l’altro per quelle sussul-torie (pag. 72).

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Basti il fin qui detto per dare un’idea di questo generedi sismoscopî e sismometri, resi in vario modo registra-tori, e passiamo ad un’altra categoria ben più importantedi strumenti, i veri sismografi.

Sismografi a pendolo verticale.Con i sismoscopî e sismometri, resi anche registrato-

ri, si possono certamente ottenere molti elementi utiliper lo studio dei terremoti; ma siamo ancora ben lontanidal risolvere il principale problema la cui risoluziones’impone al sismologo, vale a dire la determinazione adogni istante della posizione che assume un punto dellaterra in seguito al movimento sismico. Il principio chepermette un’analisi dei movimenti del suolo, nel corsodella loro rapida successione, riposa sulla sospensioned’una massa pesante, fatta in guisa che il suo centro digravità sia, come si dice, un punto fermo, o punto neu-tro, in mezzo alle oscillazioni dell’ambiente, cioè indif-ferente a queste; e ciò allo scopo di poter ottenere la re-gistrazione automatica dei movimenti del suolo in trecomponenti ortogonali, cioè in due componenti orizzon-tali normali tra loro ed una verticale.

Come ho già insistito a pag. 35, è il CAVALLERI che haintuito il partito che si può trarre dall’inerzia delle mas-se pendolari, considerate immobili al principio d’unascossa, in modo da doversi ritenere il terreno come quel-lo che si muova rapidamente sotto alle medesime.

Ma si deve al CECCHI il merito d’avere costruito(1875) il primo strumento dove si realizzino queste con-

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Basti il fin qui detto per dare un’idea di questo generedi sismoscopî e sismometri, resi in vario modo registra-tori, e passiamo ad un’altra categoria ben più importantedi strumenti, i veri sismografi.

Sismografi a pendolo verticale.Con i sismoscopî e sismometri, resi anche registrato-

ri, si possono certamente ottenere molti elementi utiliper lo studio dei terremoti; ma siamo ancora ben lontanidal risolvere il principale problema la cui risoluziones’impone al sismologo, vale a dire la determinazione adogni istante della posizione che assume un punto dellaterra in seguito al movimento sismico. Il principio chepermette un’analisi dei movimenti del suolo, nel corsodella loro rapida successione, riposa sulla sospensioned’una massa pesante, fatta in guisa che il suo centro digravità sia, come si dice, un punto fermo, o punto neu-tro, in mezzo alle oscillazioni dell’ambiente, cioè indif-ferente a queste; e ciò allo scopo di poter ottenere la re-gistrazione automatica dei movimenti del suolo in trecomponenti ortogonali, cioè in due componenti orizzon-tali normali tra loro ed una verticale.

Come ho già insistito a pag. 35, è il CAVALLERI che haintuito il partito che si può trarre dall’inerzia delle mas-se pendolari, considerate immobili al principio d’unascossa, in modo da doversi ritenere il terreno come quel-lo che si muova rapidamente sotto alle medesime.

Ma si deve al CECCHI il merito d’avere costruito(1875) il primo strumento dove si realizzino queste con-

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dizioni, strumento da lui chiamato sismografo elettricoa carta affumicata scorrevole, nel quale tanto le duecomponenti orizzontali,date da due pendoli distin-ti oscillanti in piani ad an-golo retto tra loro, quantola componente verticale,data da un peso attaccatoad un saltaleone, sono re-gistrate sopra uno stessocilindro affumicato.Quest’ultimo è messo inrapido movimento alloscattare dell’avvisatore si-smico a sfera (fig. 8). Conuno di questi apparecchi,installato a Moncalieri, siebbe un bel sismogrammain occasione del disastro-so terremoto ligure del1887.

Un modello più recente(1886) è mostrato dallafig. 23, dove i pendoli P eQ, oscillanti rispettiva-mente attorno ai coltelli disospensione E e C (l’unoin direzione N-S, l’altro inquella E-W), scrivono con

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dizioni, strumento da lui chiamato sismografo elettricoa carta affumicata scorrevole, nel quale tanto le duecomponenti orizzontali,date da due pendoli distin-ti oscillanti in piani ad an-golo retto tra loro, quantola componente verticale,data da un peso attaccatoad un saltaleone, sono re-gistrate sopra uno stessocilindro affumicato.Quest’ultimo è messo inrapido movimento alloscattare dell’avvisatore si-smico a sfera (fig. 8). Conuno di questi apparecchi,installato a Moncalieri, siebbe un bel sismogrammain occasione del disastro-so terremoto ligure del1887.

Un modello più recente(1886) è mostrato dallafig. 23, dove i pendoli P eQ, oscillanti rispettiva-mente attorno ai coltelli disospensione E e C (l’unoin direzione N-S, l’altro inquella E-W), scrivono con

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qualche ingrandimento e mediante le solite pennine bili-cate F e D sopra due distinti cilindri A e B ingranati traloro e mossi da un unico movimento d’orologeria, che sivede a sinistra. Al verificarsi d’una scossa, cade l’astici-na Z dell’avvisatore a sfera L e, con lo strappo dato alfilo, pone in marcia l’orologio mediante la levetta b; equesta, tirando l’altro filo a, libera la ventarola o delmeccanismo d’orologeria, sollecitato dal peso motore T,e fa entrare così in rapida rotazione i due cilindri. Al di-sotto della base MN dello strumento sta poi sospeso ilsaltaleone SV il quale, attaccato com’è all’estremitàd’una leva a squadra, imperniata in H e gravata dal pesoR, scrive sullo stesso cilindro A con la sua estremità su-periore. È da avvertire che questo strumento, a causadella piccola amplificazione dei pendoli, è destinato ne-cessariamente a scosse piuttosto sensibili.

Mentre in Italia, per opera del CECCHI, la sismometriafaceva il primo passo nella via che più tardi doveva es-sere trionfalmente battuta, al Giappone una eletta schie-ra di dotti, riunitisi in Società, diede un vigoroso impul-so alla costruzione di strumenti basati sul principio dellamassa stazionaria e ne’ quali, grazie ad alquanto attritoopposto alle oscillazioni libere del pendolo, questo, perpiccoli movimenti del suolo, si comportava come puntofermo. A noi sarebbe impossibile il voler seguire, anchein succinto, i numerosissimi ed assai ingegnosi strumen-ti che si cominciarono a costruire nel Giappone nel1880. Ci basti quindi, a titolo d’esempio, nominare i si-smometri a pendolo del GRAY, dell’EWING, del WAGNER,

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qualche ingrandimento e mediante le solite pennine bili-cate F e D sopra due distinti cilindri A e B ingranati traloro e mossi da un unico movimento d’orologeria, che sivede a sinistra. Al verificarsi d’una scossa, cade l’astici-na Z dell’avvisatore a sfera L e, con lo strappo dato alfilo, pone in marcia l’orologio mediante la levetta b; equesta, tirando l’altro filo a, libera la ventarola o delmeccanismo d’orologeria, sollecitato dal peso motore T,e fa entrare così in rapida rotazione i due cilindri. Al di-sotto della base MN dello strumento sta poi sospeso ilsaltaleone SV il quale, attaccato com’è all’estremitàd’una leva a squadra, imperniata in H e gravata dal pesoR, scrive sullo stesso cilindro A con la sua estremità su-periore. È da avvertire che questo strumento, a causadella piccola amplificazione dei pendoli, è destinato ne-cessariamente a scosse piuttosto sensibili.

Mentre in Italia, per opera del CECCHI, la sismometriafaceva il primo passo nella via che più tardi doveva es-sere trionfalmente battuta, al Giappone una eletta schie-ra di dotti, riunitisi in Società, diede un vigoroso impul-so alla costruzione di strumenti basati sul principio dellamassa stazionaria e ne’ quali, grazie ad alquanto attritoopposto alle oscillazioni libere del pendolo, questo, perpiccoli movimenti del suolo, si comportava come puntofermo. A noi sarebbe impossibile il voler seguire, anchein succinto, i numerosissimi ed assai ingegnosi strumen-ti che si cominciarono a costruire nel Giappone nel1880. Ci basti quindi, a titolo d’esempio, nominare i si-smometri a pendolo del GRAY, dell’EWING, del WAGNER,

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quelli a pendolo composto (duplex pendulum)dell’EWING, quelli a pendolo orizzontale, detti anche co-nici (Braket Seismometer) del GRAY, del CHAPLIN,dell’EWING, ecc. ecc.

Nel 1886 il meccanico BRASSART, di Roma, si accinsealla costruzione d’un tipo di sismografo, il quale fossequasi un compendio di tutti i progressi già fatti al Giap-pone. Il primo strumento, da lui costruito e denominatosismometrografo, consisteva in un pendolo lungo unmetro, con massa in forma d’anello orizzontale di 10Kg., nel cui centro corrispondeva un pernetto, collegatoai bracci corti (ad angolo retto tra loro) di due leve am-plificanti nel rapporto di 1 a 10. I bracci lunghi di questeleve, resi paralleli e ad una distanza di pochi centimetril’uno dall’altro, venivano con le loro estremità, munitedi aghi, a trovarsi sopra una striscia di carta affumicata,chiusa in sè stessa ed a cavalcioni sopra un cilindro adasse orizzontale, comandato da un orologio. Soltanto alfunzionare d’un sismoscopio a verghetta (pag. 67) an-nesso allo strumento, l’orologio entrava in movimento econ esso la carta affumicata, e così si aveva modo di co-noscere non solo l’ora della prima scossa, ma anche ditutte le altre successive. Queste due leve, come ben sicomprende, davano le sole due componenti orizzontalidel moto sismico. Per la verticale, era utilizzata una se-conda massa, collegata ad un saltaleone, presso a pococome fece il CECCHI nei suoi sismografi (fig. 21, 22 e23). I movimenti verticali di questa seconda massa veni-vano registrati, mediante l’accoppiamento di due leve,

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quelli a pendolo composto (duplex pendulum)dell’EWING, quelli a pendolo orizzontale, detti anche co-nici (Braket Seismometer) del GRAY, del CHAPLIN,dell’EWING, ecc. ecc.

Nel 1886 il meccanico BRASSART, di Roma, si accinsealla costruzione d’un tipo di sismografo, il quale fossequasi un compendio di tutti i progressi già fatti al Giap-pone. Il primo strumento, da lui costruito e denominatosismometrografo, consisteva in un pendolo lungo unmetro, con massa in forma d’anello orizzontale di 10Kg., nel cui centro corrispondeva un pernetto, collegatoai bracci corti (ad angolo retto tra loro) di due leve am-plificanti nel rapporto di 1 a 10. I bracci lunghi di questeleve, resi paralleli e ad una distanza di pochi centimetril’uno dall’altro, venivano con le loro estremità, munitedi aghi, a trovarsi sopra una striscia di carta affumicata,chiusa in sè stessa ed a cavalcioni sopra un cilindro adasse orizzontale, comandato da un orologio. Soltanto alfunzionare d’un sismoscopio a verghetta (pag. 67) an-nesso allo strumento, l’orologio entrava in movimento econ esso la carta affumicata, e così si aveva modo di co-noscere non solo l’ora della prima scossa, ma anche ditutte le altre successive. Queste due leve, come ben sicomprende, davano le sole due componenti orizzontalidel moto sismico. Per la verticale, era utilizzata una se-conda massa, collegata ad un saltaleone, presso a pococome fece il CECCHI nei suoi sismografi (fig. 21, 22 e23). I movimenti verticali di questa seconda massa veni-vano registrati, mediante l’accoppiamento di due leve,

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convenientemente disposte, sulla stessa zona di carta af-fumicata ed a fianco di quelli orizzontali della primamassa.

Siccome per la velocità troppo piccola della carta (10cm. all’ora) non era possibile fare un’analisi delle scos-se, così il BRASSART costruì un altro strumento affattouguale al precedente, salvo che per la registrazione. In-fatti le tre componenti erano registrate sopra una lastra

di vetro affumicata, laquale si poneva in rapi-do scorrimento soltantoal funzionare del solitosismoscopio a verghet-ta, annesso all’apparec-chio.

Un anno dopo, ilBRASSART costruì un al-tro tipo di sismometro-grafo, nel quale con unasola massa, sospesa adun saltaleone, riuscì aregistrare tutte e tre lecomponenti; ed è questotipo di strumento quelloche è stato costruito inpiù modelli, sparsi an-cora qua e là in moltiosservatorî italiani.

Però, a causa della

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convenientemente disposte, sulla stessa zona di carta af-fumicata ed a fianco di quelli orizzontali della primamassa.

Siccome per la velocità troppo piccola della carta (10cm. all’ora) non era possibile fare un’analisi delle scos-se, così il BRASSART costruì un altro strumento affattouguale al precedente, salvo che per la registrazione. In-fatti le tre componenti erano registrate sopra una lastra

di vetro affumicata, laquale si poneva in rapi-do scorrimento soltantoal funzionare del solitosismoscopio a verghet-ta, annesso all’apparec-chio.

Un anno dopo, ilBRASSART costruì un al-tro tipo di sismometro-grafo, nel quale con unasola massa, sospesa adun saltaleone, riuscì aregistrare tutte e tre lecomponenti; ed è questotipo di strumento quelloche è stato costruito inpiù modelli, sparsi an-cora qua e là in moltiosservatorî italiani.

Però, a causa della

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scarsa sensibilità del sismoscopio a ver-ghetta, dal quale dipendeva l’entrata inmovimento tanto della zona quanto dellalastra affumicata, la registrazione era fatal-mente perduta per tutte quelle lievi scosseche non riuscissero a far funzionare quelsismoscopio. In seguito a ciò, io riconobbil’opportunità di tenere in moto perenne lastriscia di carta in uno degli strumenti(reso così a registrazione veramente conti-nua) e di far dipendere la corsa della lastradell’altro strumento non da uno solo, mada più e svariati sismoscopî. Un’idea deitracciati che si ottenevano sulla lastra affu-micata, è data dalla fig. 24 che rappresen-ta, in grandezza naturale, il sismogrammache si ottenne a Roma in occasione d’unalieve scossa ivi sentita il 23 febbraio 1890.

Ma, come si vede, la velocità della la-stra era troppo limitata, ed in seguito ioproposi di decuplicarla. Con la nuova ve-locità fu registrato a Catania il sismogram-ma, rappresentato dalla fig. 25 nella scaladi 1 a 4 e relativo alla scossa disastrosadelle Calabrie del 16 novembre 1894.

La fig. 27 rappresenta ingrandito 50volte il movimento effettivo della torrettadel Collegio Romano in senso orizzontale,in occasione dello scoppio d’una polverie-

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scarsa sensibilità del sismoscopio a ver-ghetta, dal quale dipendeva l’entrata inmovimento tanto della zona quanto dellalastra affumicata, la registrazione era fatal-mente perduta per tutte quelle lievi scosseche non riuscissero a far funzionare quelsismoscopio. In seguito a ciò, io riconobbil’opportunità di tenere in moto perenne lastriscia di carta in uno degli strumenti(reso così a registrazione veramente conti-nua) e di far dipendere la corsa della lastradell’altro strumento non da uno solo, mada più e svariati sismoscopî. Un’idea deitracciati che si ottenevano sulla lastra affu-micata, è data dalla fig. 24 che rappresen-ta, in grandezza naturale, il sismogrammache si ottenne a Roma in occasione d’unalieve scossa ivi sentita il 23 febbraio 1890.

Ma, come si vede, la velocità della la-stra era troppo limitata, ed in seguito ioproposi di decuplicarla. Con la nuova ve-locità fu registrato a Catania il sismogram-ma, rappresentato dalla fig. 25 nella scaladi 1 a 4 e relativo alla scossa disastrosadelle Calabrie del 16 novembre 1894.

La fig. 27 rappresenta ingrandito 50volte il movimento effettivo della torrettadel Collegio Romano in senso orizzontale,in occasione dello scoppio d’una polverie-

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ra presso Roma avvenuto il 23 aprile 1891, movimentoche si potè ricostruire in base alle componenti orizzonta-li tracciate da un sismometrografo Brassart a lastra affu-micata installato sulla torretta stessa, durante i tremititrasmessi dal suolo avanti l’arrivo della 1ª ondata atmo-sferica, la quale provocò in città la rottura di tante mi-gliaia di vetri ed altri guasti ancor più gravi.

Però con questi strumenti del BRASSART, per quanto sicercasse di ridurne gli attriti – fino al punto che fu pos-sibile registrare sulla lastra affumicata (fig. 26) i movi-menti provocati sulla torretta del Collegio Romano dalpassaggio di soldati a circa 200 metri di distanza – purevi era un limite alla registrazione delle piccole scosse. Èper questo che io costruii nel 1892 un nuovo sismome-trografo con un pendolo lungo 6 metri e con massa pen-dolare di 75 kg., utilizzata esclusivamente alla registra-

zione delle solecomponenti oriz-zontali con uningrandimento di10 volte. Conesso ebbi risulta-ti meravigliosi,poichè si comin-ciarono a regi-strare anche ter-remoti avvenutifuori d’Italia eperfino nel re-

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ra presso Roma avvenuto il 23 aprile 1891, movimentoche si potè ricostruire in base alle componenti orizzonta-li tracciate da un sismometrografo Brassart a lastra affu-micata installato sulla torretta stessa, durante i tremititrasmessi dal suolo avanti l’arrivo della 1ª ondata atmo-sferica, la quale provocò in città la rottura di tante mi-gliaia di vetri ed altri guasti ancor più gravi.

Però con questi strumenti del BRASSART, per quanto sicercasse di ridurne gli attriti – fino al punto che fu pos-sibile registrare sulla lastra affumicata (fig. 26) i movi-menti provocati sulla torretta del Collegio Romano dalpassaggio di soldati a circa 200 metri di distanza – purevi era un limite alla registrazione delle piccole scosse. Èper questo che io costruii nel 1892 un nuovo sismome-trografo con un pendolo lungo 6 metri e con massa pen-dolare di 75 kg., utilizzata esclusivamente alla registra-

zione delle solecomponenti oriz-zontali con uningrandimento di10 volte. Conesso ebbi risulta-ti meravigliosi,poichè si comin-ciarono a regi-strare anche ter-remoti avvenutifuori d’Italia eperfino nel re-

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moto Giappone.Risultati ancor più importanti si ottennero da altro

consimile sismometrografo (1894) rappresentato dallafig. 28, dove M è una massa di piombo di 200 kg. sospe-sa ad una verga A di ferro di ben 16 metri di lunghezza.I movimenti della massa sono moltiplicati 12 volte dadue leve orizzontali girevoli attorno agli assetti verticalis ed sʹ. I bracci corti, a forma di asole, di dette leve sonoad angolo retto tra loro e racchiudono la verga A, inmodo che i movimenti di quest’ultima vengono decom-posti nelle due componenti N-S ed E-W. Le estremità deibracci lunghi l ed lʹ di dette leve – costruite a forma pi-midale con tubi vuoti, affinchè siano rigide e nel tempostesso leggerissime – scrivono con pennine ad inchio-stro, ben bilicate, sopra la zona di carta Z che un mecca-nismo d’orologeria c, mosso dal peso motore P, fa svol-gere da un rullo di provvista in ragione di 30 cm.all’ora. Infine una 3ª pennina h, detta oraria, scrive iltempo a fianco, delle due predette5. A titolo d’esempioriporto nella fig. 29 il sismogramma, in grandezza natu-rale, dato dal nuovo strumento in Roma, in occasioned’un fortissimo terremoto avvenuto nell’Asia M. il 29gennaio 1898. La fig. 30 riproduce il sismogramma, ri-dotto alla scala di 3 : 5, relativo al disastroso terremotod’Aidin (Asia M.) del 20 sett. 1899, registrato a Pavia.

Uno strumento consimile, fatto costruire dal CANCANI,

5 Ritorneremo in seguito (pag. 128) sulle altre parti accessoriedello strumento, designate con altre lettere.

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moto Giappone.Risultati ancor più importanti si ottennero da altro

consimile sismometrografo (1894) rappresentato dallafig. 28, dove M è una massa di piombo di 200 kg. sospe-sa ad una verga A di ferro di ben 16 metri di lunghezza.I movimenti della massa sono moltiplicati 12 volte dadue leve orizzontali girevoli attorno agli assetti verticalis ed sʹ. I bracci corti, a forma di asole, di dette leve sonoad angolo retto tra loro e racchiudono la verga A, inmodo che i movimenti di quest’ultima vengono decom-posti nelle due componenti N-S ed E-W. Le estremità deibracci lunghi l ed lʹ di dette leve – costruite a forma pi-midale con tubi vuoti, affinchè siano rigide e nel tempostesso leggerissime – scrivono con pennine ad inchio-stro, ben bilicate, sopra la zona di carta Z che un mecca-nismo d’orologeria c, mosso dal peso motore P, fa svol-gere da un rullo di provvista in ragione di 30 cm.all’ora. Infine una 3ª pennina h, detta oraria, scrive iltempo a fianco, delle due predette5. A titolo d’esempioriporto nella fig. 29 il sismogramma, in grandezza natu-rale, dato dal nuovo strumento in Roma, in occasioned’un fortissimo terremoto avvenuto nell’Asia M. il 29gennaio 1898. La fig. 30 riproduce il sismogramma, ri-dotto alla scala di 3 : 5, relativo al disastroso terremotod’Aidin (Asia M.) del 20 sett. 1899, registrato a Pavia.

Uno strumento consimile, fatto costruire dal CANCANI,

5 Ritorneremo in seguito (pag. 128) sulle altre parti accessoriedello strumento, designate con altre lettere.

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fu poco dopo installato negli Osservatorî di Rocca diPapa e di Catania.

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fu poco dopo installato negli Osservatorî di Rocca diPapa e di Catania.

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Microsismografi.Il VICENTINI volle accrescere ancor più la sensibilità

dei precedenti strumenti, portandone l’ingrandimentofino a 100 volte. L’apparecchio, dovendo servire spe-

cialmente per scosse estrema-mente piccole, fu dall’autoredenominato microsismografo(micros = piccolo) ed è rappre-sentato dalla fig. 31 sotto la for-ma di uno dei primi modelli. Lamassa di piombo M (100 kg.),sospesa a tre fili che in alto siriuniscono ad un unico filo disospensione, è impeditadall’oscillare troppo da 4 viti Vfissate all’anello A. Nel puntodi mezzo della base inferiore ècollegato il braccio corto d’unaleva verticale di alluminio l, la

quale è bilicata sopra una punta e termina alla sua estre-mità inferiore con un ago, il quale fa lo stesso ufficio delpernetto sporgente dalla massa pendolare del sismome-trografo Brassert (pag. 94). Infatti quest’ago penetranelle asole dei due bracci corti a ed aʹ di due levetteorizzontali i cui bracci lunghi sono costituiti da fili divetro, così sottili che neppure si scorgono nella figura, esembrano le zampe d’un ragno. Essi scrivono sopra unazona di carta affumicata chiusa in sè stessa ed a caval-cioni sul solito tamburo, mosso da un orologio. La zona

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Microsismografi.Il VICENTINI volle accrescere ancor più la sensibilità

dei precedenti strumenti, portandone l’ingrandimentofino a 100 volte. L’apparecchio, dovendo servire spe-

cialmente per scosse estrema-mente piccole, fu dall’autoredenominato microsismografo(micros = piccolo) ed è rappre-sentato dalla fig. 31 sotto la for-ma di uno dei primi modelli. Lamassa di piombo M (100 kg.),sospesa a tre fili che in alto siriuniscono ad un unico filo disospensione, è impeditadall’oscillare troppo da 4 viti Vfissate all’anello A. Nel puntodi mezzo della base inferiore ècollegato il braccio corto d’unaleva verticale di alluminio l, la

quale è bilicata sopra una punta e termina alla sua estre-mità inferiore con un ago, il quale fa lo stesso ufficio delpernetto sporgente dalla massa pendolare del sismome-trografo Brassert (pag. 94). Infatti quest’ago penetranelle asole dei due bracci corti a ed aʹ di due levetteorizzontali i cui bracci lunghi sono costituiti da fili divetro, così sottili che neppure si scorgono nella figura, esembrano le zampe d’un ragno. Essi scrivono sopra unazona di carta affumicata chiusa in sè stessa ed a caval-cioni sul solito tamburo, mosso da un orologio. La zona

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di carta è in continuo movimento, e per impedire la so-vrapposizione dei tracciati, viene tesa in basso dal pesod’un cilindro il cui asse non è parallelo a quello del tam-buro. Ciò ha per effetto di far spostare la zona lateral-mente, in modo che si hanno sulla stessa tre fasci di li-nee, due corrispondenti ai tracciati delle leve, ed uno aquello d’una pennina oraria che scrive sul margine dellazona. L’ingrandimento totale dello strumento è di 1 a

100, poichè la leva verticalemoltiplica 20 volte e 5 cia-scuna delle orizzontali. Laleggerezza di quest’ultime èstraordinaria, e veramentemeravigliosa riesce la sotti-gliezza dei tracciati, come sipuò farsene un’idea dal si-smogramma.

In successivi modellil’autore ha perfezionato lostrumento, e recentementevi ha aggiunto la componen-te verticale utilizzandoun’altra massa di 50 Kg.all’estremità libera d’una ro-busta spranga d’acciaio oriz-zontale, fissata al muro perl’altro capo, precisamentecome nei sismoscopî accen-nati a pag. 69. I movimenti

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di carta è in continuo movimento, e per impedire la so-vrapposizione dei tracciati, viene tesa in basso dal pesod’un cilindro il cui asse non è parallelo a quello del tam-buro. Ciò ha per effetto di far spostare la zona lateral-mente, in modo che si hanno sulla stessa tre fasci di li-nee, due corrispondenti ai tracciati delle leve, ed uno aquello d’una pennina oraria che scrive sul margine dellazona. L’ingrandimento totale dello strumento è di 1 a

100, poichè la leva verticalemoltiplica 20 volte e 5 cia-scuna delle orizzontali. Laleggerezza di quest’ultime èstraordinaria, e veramentemeravigliosa riesce la sotti-gliezza dei tracciati, come sipuò farsene un’idea dal si-smogramma.

In successivi modellil’autore ha perfezionato lostrumento, e recentementevi ha aggiunto la componen-te verticale utilizzandoun’altra massa di 50 Kg.all’estremità libera d’una ro-busta spranga d’acciaio oriz-zontale, fissata al muro perl’altro capo, precisamentecome nei sismoscopî accen-nati a pag. 69. I movimenti

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di questa seconda massa sono registrati, mediante dueleve accoppiate, sopra la stessa zona affumicata a fiancodelle due componenti orizzontali. Il microsismografoVicentini se da una parte presenta l’incomparabile van-taggio di mettere in evidenza anche le microscopicheperturbazioni del tracciato, grazie all’estrema sottigliez-za delle punte scriventi, dall’altra ha l’inconveniente diessere troppo delicato, di riunire troppe linee sulla stessazona e di richiedere il fissaggio del nerofumo, senzaparlare del deterioramento rapido delle zone ed anchedello sforzo della vista nello studio de’ sismogrammi.

Fu precisamente in seguito a queste considerazioniche io costruii nel 1899 il mio microsismometrografo a

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di questa seconda massa sono registrati, mediante dueleve accoppiate, sopra la stessa zona affumicata a fiancodelle due componenti orizzontali. Il microsismografoVicentini se da una parte presenta l’incomparabile van-taggio di mettere in evidenza anche le microscopicheperturbazioni del tracciato, grazie all’estrema sottigliez-za delle punte scriventi, dall’altra ha l’inconveniente diessere troppo delicato, di riunire troppe linee sulla stessazona e di richiedere il fissaggio del nerofumo, senzaparlare del deterioramento rapido delle zone ed anchedello sforzo della vista nello studio de’ sismogrammi.

Fu precisamente in seguito a queste considerazioniche io costruii nel 1899 il mio microsismometrografo a

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due velocità, rappresentato dalla fig. 33, e così chiamatoperchè dev’essere un sismometrografo destinato in spe-cial modo alla registrazione delle piccole scosse. Lamassa pendolare di piombo M (Kg. 500) è attaccata,

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due velocità, rappresentato dalla fig. 33, e così chiamatoperchè dev’essere un sismometrografo destinato in spe-cial modo alla registrazione delle piccole scosse. Lamassa pendolare di piombo M (Kg. 500) è attaccata,

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mediante una sospensione trifilare A, ad un’altezza dicirca 10 metri. Nel centro ha una cavità cilindrica dovesi trova la leva verticale in alluminio X, il cui bracciocorto è collegato al centro di gravità della massa, mentreil suo punto di rotazione, o fulcro, è fissato alla basedello strumento. Il braccio lungo, rivolto in su, terminain un ago il quale penetra nel punto d’incrocio di dueasole ad angolo retto tra loro e praticate, come s’è vistoanche nei precedenti strumenti, nei bracci corti di dueleve orizzontali l e lʹ pure in alluminio, ruotanti attornoagli assetti v e vʹ e moltiplicanti nel rapporto di 1 a 14. Esiccome la leva verticale X ingrandisce 5 volte, così sicomprende come le estremità delle leve l ed lʹ, munite dipennine ad inchiostro ben bilicate, possano scrivere imovimenti del pendolo, moltiplicati 5 × 14 = 70 volte,sulla zona di carta Z. Quest’ultima poi, mediante unmeccanismo d’orologio contenuto nell’interno del cilin-dro c, si svolge dal rullo di provvista R con la velocitàcostante di 70 cm. all’ora. Le elongazioni della massapendolare sono limitate da 4 viti V nella direzione dei 4punti cardinali6. Questo strumento riportò il Grand Prix

6 Anche qui le altre parti dello strumento saranno illustrate piùtardi (pag. 130).

In seguito vi si aggiunse anche la componente verticale, cheera stata ottenuta mediante la sospensione d’un’altra massa di ben200 Kg. in un modo analogo al macrosismometrografo (pag.114), ed era registrata dalla leva di mezzo l" a fianco dalle duecomponenti orizzontali, ma alquanto indietro per impedire l’urtodelle pennine.

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mediante una sospensione trifilare A, ad un’altezza dicirca 10 metri. Nel centro ha una cavità cilindrica dovesi trova la leva verticale in alluminio X, il cui bracciocorto è collegato al centro di gravità della massa, mentreil suo punto di rotazione, o fulcro, è fissato alla basedello strumento. Il braccio lungo, rivolto in su, terminain un ago il quale penetra nel punto d’incrocio di dueasole ad angolo retto tra loro e praticate, come s’è vistoanche nei precedenti strumenti, nei bracci corti di dueleve orizzontali l e lʹ pure in alluminio, ruotanti attornoagli assetti v e vʹ e moltiplicanti nel rapporto di 1 a 14. Esiccome la leva verticale X ingrandisce 5 volte, così sicomprende come le estremità delle leve l ed lʹ, munite dipennine ad inchiostro ben bilicate, possano scrivere imovimenti del pendolo, moltiplicati 5 × 14 = 70 volte,sulla zona di carta Z. Quest’ultima poi, mediante unmeccanismo d’orologio contenuto nell’interno del cilin-dro c, si svolge dal rullo di provvista R con la velocitàcostante di 70 cm. all’ora. Le elongazioni della massapendolare sono limitate da 4 viti V nella direzione dei 4punti cardinali6. Questo strumento riportò il Grand Prix

6 Anche qui le altre parti dello strumento saranno illustrate piùtardi (pag. 130).

In seguito vi si aggiunse anche la componente verticale, cheera stata ottenuta mediante la sospensione d’un’altra massa di ben200 Kg. in un modo analogo al macrosismometrografo (pag.114), ed era registrata dalla leva di mezzo l" a fianco dalle duecomponenti orizzontali, ma alquanto indietro per impedire l’urtodelle pennine.

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all’Esposizione universale di Parigi del 1900 e tracciò aRocca di Papa i due sismogrammi, ridotti nella scala di1 : 2 nella fig. 34 relativi a due forti scosse avvenute il 4aprile 1904 in Bulgaria a pochi minuti di distanza.7

Sismografi a pendoli orizzontali.Era naturale il pensare di rendere

registratore il sismoscopio a pendoloorizzontale del GRABLOVITZ (fig. 16),facendo scrivere le estremità delledue leve a sopra una zona di carta incostante movimento. È appunto que-sto che ha fatto lo stesso autore, co-struendo nel 1896 i suoi pendoliorizzontali ad orientazione esagona-le, fissati direttamente al muro. Quel-lo centrale è rappresentato dalla fig.36 colla massa M (5 Kg.) appesa alfilo f di un metro e scrivente collapennina p sopra il tamburo t. La di-sposizione dei tre pendoli Mɪ, Mɪɪ eMɪɪɪ, è mostrata in piano dalla fig.37, dove si vede come i pendoliesterni scrivono sul tamburo t me-diante le leve B a gomito. Poco dopo, il GRABLOVITZ au-mentò la massa a 12 Kg., il filo a 2 metri e l’ingrandi-

7 Devo però far notare che la riproduzione di questi sismo-grammi è alquanto difettosa, poichè non vi si scorgono alcuneparticolarità, ben visibili invece nell’originale.

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all’Esposizione universale di Parigi del 1900 e tracciò aRocca di Papa i due sismogrammi, ridotti nella scala di1 : 2 nella fig. 34 relativi a due forti scosse avvenute il 4aprile 1904 in Bulgaria a pochi minuti di distanza.7

Sismografi a pendoli orizzontali.Era naturale il pensare di rendere

registratore il sismoscopio a pendoloorizzontale del GRABLOVITZ (fig. 16),facendo scrivere le estremità delledue leve a sopra una zona di carta incostante movimento. È appunto que-sto che ha fatto lo stesso autore, co-struendo nel 1896 i suoi pendoliorizzontali ad orientazione esagona-le, fissati direttamente al muro. Quel-lo centrale è rappresentato dalla fig.36 colla massa M (5 Kg.) appesa alfilo f di un metro e scrivente collapennina p sopra il tamburo t. La di-sposizione dei tre pendoli Mɪ, Mɪɪ eMɪɪɪ, è mostrata in piano dalla fig.37, dove si vede come i pendoliesterni scrivono sul tamburo t me-diante le leve B a gomito. Poco dopo, il GRABLOVITZ au-mentò la massa a 12 Kg., il filo a 2 metri e l’ingrandi-

7 Devo però far notare che la riproduzione di questi sismo-grammi è alquanto difettosa, poichè non vi si scorgono alcuneparticolarità, ben visibili invece nell’originale.

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mento fino ad 8 volte, ma limitò a due il numero deipendoli, e li pose ad angolo retto fra loro.

Nel 1896 anche il CANCANI installò a Rocca di Papadue pendoli orizzontali a registrazione continua ad in-chiostro, ma rigidi, cioè sospesi a due punte come nellefig. 13, 14 e 38, e ne’ quali il peso era di 25 Kg. e la di-stanza tra le punte di ben 5 metri. A titolo di esempio ri-porto nella fig. 35 (pag. 110) il bel sismogramma (ridot-to nella scala di 1 : 2) lasciato da uno di questi pendoliorizzontali (quello N-S), da me perfezionati e resi ben

più sensibili, in occasioned’un violento terremoto,avvenuto in Asia presso ilLago Baikal il 23 luglio1905.

Pel fatto che i pendoliorizzontali, pur conservan-do dimensioni modestissi-me, possono dare periodilenti oscillatorî, paragona-

bili a quelli di lunghissimi pendoli verticali (pag. 56), illoro impiego riesce assai conveniente per scosse localidove il terreno vibra piuttosto rapidamente, ed allora levibrazioni rapide si scorgono assai bene sovrapposte aquelle lente proprie dello strumento.

La tavola annessa rappresenta un mio sismografo(1900) destinato ai fortissimi terremoti e perciò denomi-nato macrosismometrografo (macros = grande) in con-trapposto al microsismometrografo (pag. 107). Consiste

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mento fino ad 8 volte, ma limitò a due il numero deipendoli, e li pose ad angolo retto fra loro.

Nel 1896 anche il CANCANI installò a Rocca di Papadue pendoli orizzontali a registrazione continua ad in-chiostro, ma rigidi, cioè sospesi a due punte come nellefig. 13, 14 e 38, e ne’ quali il peso era di 25 Kg. e la di-stanza tra le punte di ben 5 metri. A titolo di esempio ri-porto nella fig. 35 (pag. 110) il bel sismogramma (ridot-to nella scala di 1 : 2) lasciato da uno di questi pendoliorizzontali (quello N-S), da me perfezionati e resi ben

più sensibili, in occasioned’un violento terremoto,avvenuto in Asia presso ilLago Baikal il 23 luglio1905.

Pel fatto che i pendoliorizzontali, pur conservan-do dimensioni modestissi-me, possono dare periodilenti oscillatorî, paragona-

bili a quelli di lunghissimi pendoli verticali (pag. 56), illoro impiego riesce assai conveniente per scosse localidove il terreno vibra piuttosto rapidamente, ed allora levibrazioni rapide si scorgono assai bene sovrapposte aquelle lente proprie dello strumento.

La tavola annessa rappresenta un mio sismografo(1900) destinato ai fortissimi terremoti e perciò denomi-nato macrosismometrografo (macros = grande) in con-trapposto al microsismometrografo (pag. 107). Consiste

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in due pendoli orizzontali ad angolo retto tra loro, ruo-tanti attorno agli assi O ed Oʹ e con le masse M ed Mʹd’un paio di Kg. soltanto, non essendovi qui nulla da te-mere dagli attriti, anche perchè la registrazione dei mo-vimenti si fa senza amplificazione di sorta sulla zona dicarta affumicata Z. L’iscrizione si fa mediante aghi q eqʹ, situati alle estremità dei bracci l ed lʹ, e quest’ultimisono collegati rigidamente cogli stessi sostegni T e Tʹdelle masse. Lo strumento esposto all’Esposizione diBrescia del 1902, è a registrazione occasionale, poichèla carta affumicata, ordinariamente ferma e posta a ca-valcioni sul cilindro C, si pone in rapido movimento,grazie ad un meccanismo d’orologeria Q, soltanto alloscattare di qualche pigro sismoscopio, collegato elettri-camente con la bobina E; ed allora soltanto l’ago qʹʹʹ co-mincia a tracciare il tempo, di secondo in secondo, sulmargine della zona. Per la registrazione della compo-nente verticale serve una terza massa Mʹʹ, all’estremitàdella leva Tʹʹ, ruotante attorno all’asse di rotazione oriz-zontale Oʹʹ e tenuta in equilibrio dalla tensione di 4 sal-taleoni A fissi in alto al sostegno S ed agganciati in bas-so all’asse o. Però, allo scopo di determinare nel sistemaoscillante un ritmo abbastanza lento, l’asse o rimane unpoco al di sotto dell’asse O della leva Tʹʹ, come ha con-sigliato di fare l’EWING (1881)8. I movimenti del telaio

8 Con tale artifizio, meglio ancora che con la disposizioneideata dal GRAY (pag. 72), il braccio di leva con il quale agiscono isaltaleoni è continuamente variabile, nel tempo stesso che la ten-sione dei medesimi; e da ciò deriva il lento periodo oscillatorio

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in due pendoli orizzontali ad angolo retto tra loro, ruo-tanti attorno agli assi O ed Oʹ e con le masse M ed Mʹd’un paio di Kg. soltanto, non essendovi qui nulla da te-mere dagli attriti, anche perchè la registrazione dei mo-vimenti si fa senza amplificazione di sorta sulla zona dicarta affumicata Z. L’iscrizione si fa mediante aghi q eqʹ, situati alle estremità dei bracci l ed lʹ, e quest’ultimisono collegati rigidamente cogli stessi sostegni T e Tʹdelle masse. Lo strumento esposto all’Esposizione diBrescia del 1902, è a registrazione occasionale, poichèla carta affumicata, ordinariamente ferma e posta a ca-valcioni sul cilindro C, si pone in rapido movimento,grazie ad un meccanismo d’orologeria Q, soltanto alloscattare di qualche pigro sismoscopio, collegato elettri-camente con la bobina E; ed allora soltanto l’ago qʹʹʹ co-mincia a tracciare il tempo, di secondo in secondo, sulmargine della zona. Per la registrazione della compo-nente verticale serve una terza massa Mʹʹ, all’estremitàdella leva Tʹʹ, ruotante attorno all’asse di rotazione oriz-zontale Oʹʹ e tenuta in equilibrio dalla tensione di 4 sal-taleoni A fissi in alto al sostegno S ed agganciati in bas-so all’asse o. Però, allo scopo di determinare nel sistemaoscillante un ritmo abbastanza lento, l’asse o rimane unpoco al di sotto dell’asse O della leva Tʹʹ, come ha con-sigliato di fare l’EWING (1881)8. I movimenti del telaio

8 Con tale artifizio, meglio ancora che con la disposizioneideata dal GRAY (pag. 72), il braccio di leva con il quale agiscono isaltaleoni è continuamente variabile, nel tempo stesso che la ten-sione dei medesimi; e da ciò deriva il lento periodo oscillatorio

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sono trasmessi dalla levetta a squadra L al braccio corton di una leva, la quale ruota attorno all’asse verticale sed il cui braccio lungo lʹʹ scrive in mezzo agli altri due led lʹ, ma alquanto indietro per non urtarli.

L’OMORI costruì al Giappone pendoli orizzontali con-simili a quelli del Grablovitz (pag. 111), ma dotati d’una

del sistema, regolabile a piacere coll’abbassare più o meno l’asseo per rispetto all’altro O.

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sono trasmessi dalla levetta a squadra L al braccio corton di una leva, la quale ruota attorno all’asse verticale sed il cui braccio lungo lʹʹ scrive in mezzo agli altri due led lʹ, ma alquanto indietro per non urtarli.

L’OMORI costruì al Giappone pendoli orizzontali con-simili a quelli del Grablovitz (pag. 111), ma dotati d’una

del sistema, regolabile a piacere coll’abbassare più o meno l’asseo per rispetto all’altro O.

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moltiplicazione alquanto più notevole, e lo STIATTESI

(1900) installò a Quarto presso Firenze una coppia dipendoli orizzontali tipo Cancani (pag. 112), ma conmassa di ben 250 Kg. La fig. 38 dà una idea d’uno disiffatti pendoli. L’altro, affatto identico e non visibilenella figura, si deve intendere orientato ad angolo rettoper rispetto al primo, e scrivente con la rispettiva levaorizzontale sullo stesso tamburo.

Qualche anno dopo, lo STIATTESI raddoppiò la massade’ suoi pendoli e potè così portare l’ingrandimento a 50volte. La potenza di questi pendoli è dimostrata dal fattoche, in occasione anche di lontanissimi terremoti, dànnosismogrammi amplissimi e nitidissimi, e taloral’ampiezza delle oscillazioni raggiunge sulla carta pa-recchi decimetri!

L’esperienza ha dimostrato pienamente il vantaggioche si può trarre dall’impiego di enormi masse pendola-ri, le quali permettono ingrandimenti sempre più forti.Questo punto di vista, sempre sostenuto dai sismologiitaliani, trionfa sempre più, ed oggi lo vediamo accettatoanche nella stessa Germania, ove per il passato erano inmaggiore considerazione alcuni strumenti sismici a pic-cole masse, ma a registrazione fotografica, appunto alloscopo di sopprimere gli attriti (pag. 121 e 123). Così daqualche anno il meccanico BOSCH di Strasburgo ha co-struito numerose coppie di pendoli orizzontali, a regi-strazione meccanica; e più recentemente, dietro l’esem-pio dell’OMORI, ha costruito un pendolo orizzontale conmassa di 100 Kg. ed ingrandimento di 80 a 100 il quale,

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moltiplicazione alquanto più notevole, e lo STIATTESI

(1900) installò a Quarto presso Firenze una coppia dipendoli orizzontali tipo Cancani (pag. 112), ma conmassa di ben 250 Kg. La fig. 38 dà una idea d’uno disiffatti pendoli. L’altro, affatto identico e non visibilenella figura, si deve intendere orientato ad angolo rettoper rispetto al primo, e scrivente con la rispettiva levaorizzontale sullo stesso tamburo.

Qualche anno dopo, lo STIATTESI raddoppiò la massade’ suoi pendoli e potè così portare l’ingrandimento a 50volte. La potenza di questi pendoli è dimostrata dal fattoche, in occasione anche di lontanissimi terremoti, dànnosismogrammi amplissimi e nitidissimi, e taloral’ampiezza delle oscillazioni raggiunge sulla carta pa-recchi decimetri!

L’esperienza ha dimostrato pienamente il vantaggioche si può trarre dall’impiego di enormi masse pendola-ri, le quali permettono ingrandimenti sempre più forti.Questo punto di vista, sempre sostenuto dai sismologiitaliani, trionfa sempre più, ed oggi lo vediamo accettatoanche nella stessa Germania, ove per il passato erano inmaggiore considerazione alcuni strumenti sismici a pic-cole masse, ma a registrazione fotografica, appunto alloscopo di sopprimere gli attriti (pag. 121 e 123). Così daqualche anno il meccanico BOSCH di Strasburgo ha co-struito numerose coppie di pendoli orizzontali, a regi-strazione meccanica; e più recentemente, dietro l’esem-pio dell’OMORI, ha costruito un pendolo orizzontale conmassa di 100 Kg. ed ingrandimento di 80 a 100 il quale,

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per la sua estrema delicatezza, è stato chiamato tromo-metro.

Però da pochi anni il WIECHERT ha costruito un sismo-grafo con ingrandimento di circa 200 volte, ove la mas-

sa pendolare è di 1000 Kg. sotto forma d’un cubo dighisa poggiante su di una punta fissa al suolo, e tenutoin posizione quasi esattamente verticale come una spe-cie di pendolo rovescio (pag. 47). Varî modelli di questostrumento funzionano, qua è là, in tutta la Germania. Epiù recentemente lo stesso autore ha costruito un altrosismografo, ove la massa di ben 17000 Kg. permetteun’amplificazione di 2000 volte! Si faccia il confrontocon il sismografo del Cecchi del 1876 e si sarà convintidell’enorme progresso fatto dalla sismometria negli ulti-mi 30 anni.

Sismografi a liquidi.Inspirandosi ai tubi pieni di mercurio del Palmieri

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per la sua estrema delicatezza, è stato chiamato tromo-metro.

Però da pochi anni il WIECHERT ha costruito un sismo-grafo con ingrandimento di circa 200 volte, ove la mas-

sa pendolare è di 1000 Kg. sotto forma d’un cubo dighisa poggiante su di una punta fissa al suolo, e tenutoin posizione quasi esattamente verticale come una spe-cie di pendolo rovescio (pag. 47). Varî modelli di questostrumento funzionano, qua è là, in tutta la Germania. Epiù recentemente lo stesso autore ha costruito un altrosismografo, ove la massa di ben 17000 Kg. permetteun’amplificazione di 2000 volte! Si faccia il confrontocon il sismografo del Cecchi del 1876 e si sarà convintidell’enorme progresso fatto dalla sismometria negli ulti-mi 30 anni.

Sismografi a liquidi.Inspirandosi ai tubi pieni di mercurio del Palmieri

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(pag. 26) il GRABLOVITZ fin dal 1894 installò ad Ischia isuoi livelli geodinamici a registrazione continua, consi-stenti in due livelli N-S ed E-W ad angolo retto tra loro,come li mostra la fig. 39 in piano e la fig. 40 in eleva-zione. Ognuno si compone d’un tubo pieno di acquad’un paio di metri di lunghezza e di 15 cm. di diametro.Sulla superficie libera galleggiano 4 piatti di zinco s, n,e e w, di cui n e w sono destinati a registrare le variazio-ni di livello dell’acqua mediante leve scriventi sopral’unico tamburo t con l’amplificazione di 1 a 50. Per im-pedire la sovrapposizione dei tracciati nel tamburo, in-vece di far spostare quest’ultimo, l’autore è ricorsoall’artifizio di far salire gradatamente il livello nei vasi,mediante i cilindri c (fig. 40) che s’immergono gradata-mente, per mezzo d’un motore speciale m, entro foricentrali dei galleggianti s ed e.

Ad evitare gli effetti dell’attrito che l’acqua subisceentro i tubi, lo stesso autore ideò la vasca sismica im-piantata la prima volta nel 1895, quale è rappresentata in

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(pag. 26) il GRABLOVITZ fin dal 1894 installò ad Ischia isuoi livelli geodinamici a registrazione continua, consi-stenti in due livelli N-S ed E-W ad angolo retto tra loro,come li mostra la fig. 39 in piano e la fig. 40 in eleva-zione. Ognuno si compone d’un tubo pieno di acquad’un paio di metri di lunghezza e di 15 cm. di diametro.Sulla superficie libera galleggiano 4 piatti di zinco s, n,e e w, di cui n e w sono destinati a registrare le variazio-ni di livello dell’acqua mediante leve scriventi sopral’unico tamburo t con l’amplificazione di 1 a 50. Per im-pedire la sovrapposizione dei tracciati nel tamburo, in-vece di far spostare quest’ultimo, l’autore è ricorsoall’artifizio di far salire gradatamente il livello nei vasi,mediante i cilindri c (fig. 40) che s’immergono gradata-mente, per mezzo d’un motore speciale m, entro foricentrali dei galleggianti s ed e.

Ad evitare gli effetti dell’attrito che l’acqua subisceentro i tubi, lo stesso autore ideò la vasca sismica im-piantata la prima volta nel 1895, quale è rappresentata in

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piano dalla fig. 41. È una vera vasca C di forma cilindri-ca di metri 1½ di diametro ed 1 di profondità, riempitad’acqua, su cui galleggia un disco di zinco d’un diame-tro un po’ minore e che serve alla registrazione mediantele leve l scriventi, per mezzo delle pennine p, sopra ununico tamburo t. I due bracci corti delle leve, le qualiamplificano i movimenti del coperchio di zinco nel rap-porto di 1 a 100, sono collegati col medesimo, mentre iloro fulcri s sono fissi sul bordo della vasca dal lato W eN.

Apparecchi a registrazione fotografica.È evidente che la registrazione fotografica si può ado-

perare in ogni genere di strumenti sismici; ma per ragio-ni ovvie è stata limitata a quei casi in cui s’è voluto rag-giungere una straordinaria sensibilità.

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piano dalla fig. 41. È una vera vasca C di forma cilindri-ca di metri 1½ di diametro ed 1 di profondità, riempitad’acqua, su cui galleggia un disco di zinco d’un diame-tro un po’ minore e che serve alla registrazione mediantele leve l scriventi, per mezzo delle pennine p, sopra ununico tamburo t. I due bracci corti delle leve, le qualiamplificano i movimenti del coperchio di zinco nel rap-porto di 1 a 100, sono collegati col medesimo, mentre iloro fulcri s sono fissi sul bordo della vasca dal lato W eN.

Apparecchi a registrazione fotografica.È evidente che la registrazione fotografica si può ado-

perare in ogni genere di strumenti sismici; ma per ragio-ni ovvie è stata limitata a quei casi in cui s’è voluto rag-giungere una straordinaria sensibilità.

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Già prima del 1883 lo CHESNEAU aveva proposto di re-gistrare fotograficamente i movimenti di due pendoli,sospesi bifilarmente ed oscillanti ad angolo retto l’unoper rapporto all’altro; ed a tale scopo la massa pendolareera la stessa lente che doveva servire a concentrare iraggi luminosi sul registratore.

E così pure il GRUEY (1891) aveva proposto la regi-strazione, sopra uno stesso foglio di carta fotografica,delle inclinazioni eventuali del suolo servendosi dei rag-gi riflessi dal mercurio contenuto in due bacinelle distin-te, allo scopo di ottenere le due componenti del moto.

Però, a quanto io sappia, VON REBEUR-PASCHWITZ è statoil primo a registrare effettivamente colla fotografia imovimenti d’un pendolo orizzontale leggerissimo, marigido, bilicato su due punte e precisamente del tipo rap-presentato dalle fig. 13 e 14. Uno specchietto, attaccatoal pendolo, serviva a riflettere ed a concentrare sul regi-stratore fotografico un fascio di raggi, inviatigli da unalampada fissa al suolo. Le prime osservazioni di tal ge-nere rimontano al 1888-89 e furono eseguite a Potsdamed a Wilhelmshaven, e poco più tardi a Teneriffa, Nico-laiew e Strasburgo.

Fin dal 1890 io stesso costruii un tromometro a regi-strazione fotografica, nel quale erano registrate le duecomponenti del movimento, già meccanicamente ampli-ficate, d’un pendolo verticale, e anzi in seguito (1893)questo strumento fu perfezionato; ma in presenza de’meravigliosi risultati che in quell’anno si cominciaronoad ottenere con i sismometrografi a grande massa (pag.

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Già prima del 1883 lo CHESNEAU aveva proposto di re-gistrare fotograficamente i movimenti di due pendoli,sospesi bifilarmente ed oscillanti ad angolo retto l’unoper rapporto all’altro; ed a tale scopo la massa pendolareera la stessa lente che doveva servire a concentrare iraggi luminosi sul registratore.

E così pure il GRUEY (1891) aveva proposto la regi-strazione, sopra uno stesso foglio di carta fotografica,delle inclinazioni eventuali del suolo servendosi dei rag-gi riflessi dal mercurio contenuto in due bacinelle distin-te, allo scopo di ottenere le due componenti del moto.

Però, a quanto io sappia, VON REBEUR-PASCHWITZ è statoil primo a registrare effettivamente colla fotografia imovimenti d’un pendolo orizzontale leggerissimo, marigido, bilicato su due punte e precisamente del tipo rap-presentato dalle fig. 13 e 14. Uno specchietto, attaccatoal pendolo, serviva a riflettere ed a concentrare sul regi-stratore fotografico un fascio di raggi, inviatigli da unalampada fissa al suolo. Le prime osservazioni di tal ge-nere rimontano al 1888-89 e furono eseguite a Potsdamed a Wilhelmshaven, e poco più tardi a Teneriffa, Nico-laiew e Strasburgo.

Fin dal 1890 io stesso costruii un tromometro a regi-strazione fotografica, nel quale erano registrate le duecomponenti del movimento, già meccanicamente ampli-ficate, d’un pendolo verticale, e anzi in seguito (1893)questo strumento fu perfezionato; ma in presenza de’meravigliosi risultati che in quell’anno si cominciaronoad ottenere con i sismometrografi a grande massa (pag.

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100) non si pensò più in Italia alla registrazione fotogra-fica, come troppo dispendiosa e perchè forniva sismo-grammi assai meno nitidi e particolareggiati di quelli aregistrazione meccanica. Si deve fare solo eccezione peril tromometro libero fotografico (1901) del MELZI, cheper poco tempo funzionò a Firenze all’Osservatorio del-la Querce, e rimase ben tosto ecclissato dagli splendidisismogrammi d’una coppia di pendoli orizzontali tipoStiattesi, colà impiantati.

Invece, la registrazione fotografica ricevè in Germa-nia un notevole impulso per parte dell’EHLERT. Egli uti-lizzando una disposizione, analoga a quella dei pendoliesagonali del Grablovitz (fig. 36), costruì il suo triplopendolo orizzontale, il quale sorpassò in sensibilitàquello stesso, già delicatissimo, del von Rebeur Pasch-witz, specialmente per la grande distanza (ben 5 metri)del registratore dallo strumento.

Anche il MILNE in Inghilterra costruì (1895) un pen-dolo orizzontale a registrazione fotografica, analogo aquelli del Grablovitz (fig. 15 e 36), cioè colla sospensio-ne a filo, e con un sistema nuovo di registrazione il qua-le, pur dando nitide imagini, non permette però forti in-grandimenti. Questa è la ragione per cui non può ugua-gliare la sensibilità di quello dell’Ehlert e spesso rimaneal di sotto anche di quella dei moderni sismografi a regi-strazione meccanica. Il pendolo orizzontale del MILNE hatuttavia il vantaggio di funzionare in una trentina di Os-servatorî sparsi si può dire in tutto il mondo, e di fornirecosì indicazioni utilissime per lo studio dei terremoti di

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100) non si pensò più in Italia alla registrazione fotogra-fica, come troppo dispendiosa e perchè forniva sismo-grammi assai meno nitidi e particolareggiati di quelli aregistrazione meccanica. Si deve fare solo eccezione peril tromometro libero fotografico (1901) del MELZI, cheper poco tempo funzionò a Firenze all’Osservatorio del-la Querce, e rimase ben tosto ecclissato dagli splendidisismogrammi d’una coppia di pendoli orizzontali tipoStiattesi, colà impiantati.

Invece, la registrazione fotografica ricevè in Germa-nia un notevole impulso per parte dell’EHLERT. Egli uti-lizzando una disposizione, analoga a quella dei pendoliesagonali del Grablovitz (fig. 36), costruì il suo triplopendolo orizzontale, il quale sorpassò in sensibilitàquello stesso, già delicatissimo, del von Rebeur Pasch-witz, specialmente per la grande distanza (ben 5 metri)del registratore dallo strumento.

Anche il MILNE in Inghilterra costruì (1895) un pen-dolo orizzontale a registrazione fotografica, analogo aquelli del Grablovitz (fig. 15 e 36), cioè colla sospensio-ne a filo, e con un sistema nuovo di registrazione il qua-le, pur dando nitide imagini, non permette però forti in-grandimenti. Questa è la ragione per cui non può ugua-gliare la sensibilità di quello dell’Ehlert e spesso rimaneal di sotto anche di quella dei moderni sismografi a regi-strazione meccanica. Il pendolo orizzontale del MILNE hatuttavia il vantaggio di funzionare in una trentina di Os-servatorî sparsi si può dire in tutto il mondo, e di fornirecosì indicazioni utilissime per lo studio dei terremoti di

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grande estensione.

Apparecchi a registrazione veloce-continua.Abbiamo già visto che per avere sismogrammi parti-

colareggiati al momento d’una scossa, si ricorre alla re-gistrazione occasionale, provocata dal funzionamento disismoscopî, più o meno sensibili, a seconda della delica-tezza del sismografo (pag. 82, 85, 91, 95 e 97).

L’EVING pensò di fare a meno dei sismoscopî, facendoscrivere le estremità delle leve sulla periferia d’una la-stra rotonda di vetro affumicato di gran diametro, laquale gira continuamente giorno e notte (un giro in 80secondi), e per conseguenza è sempre pronta a riceverea grande velocità il sismogramma. Ma vi è il pericolodella sovrapposizione dei tracciati, se la durata del mo-vimento sia alquanto notevole, o se sopraggiungano di-verse scosse; di più, a lungo andare, le linee tracciatedagli stili scriventi possono diventare così larghe daobliterare i piccoli sismogrammi; e infine è impossibiledeterminare l’ora del principio e delle altre fasi dei me-desimi.

Per queste ragioni il CANCANI (1899) applicò il suo si-stema di registrazione veloce-continua ad un sismome-trografo a pendolo verticale, quale è rappresentato dallafig. 42. Consiste in una massa cilindrica di piombo M dicirca 300 Kg., sospesa ai tre fili A. Dal punto di mezzodella base superiore sporge un pernetto d’acciaio X ver-ticale collegato, come il solito, con i bracci corti di dueleve orizzontali l ed lʹ le quali scrivono sulla carta affu-

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grande estensione.

Apparecchi a registrazione veloce-continua.Abbiamo già visto che per avere sismogrammi parti-

colareggiati al momento d’una scossa, si ricorre alla re-gistrazione occasionale, provocata dal funzionamento disismoscopî, più o meno sensibili, a seconda della delica-tezza del sismografo (pag. 82, 85, 91, 95 e 97).

L’EVING pensò di fare a meno dei sismoscopî, facendoscrivere le estremità delle leve sulla periferia d’una la-stra rotonda di vetro affumicato di gran diametro, laquale gira continuamente giorno e notte (un giro in 80secondi), e per conseguenza è sempre pronta a riceverea grande velocità il sismogramma. Ma vi è il pericolodella sovrapposizione dei tracciati, se la durata del mo-vimento sia alquanto notevole, o se sopraggiungano di-verse scosse; di più, a lungo andare, le linee tracciatedagli stili scriventi possono diventare così larghe daobliterare i piccoli sismogrammi; e infine è impossibiledeterminare l’ora del principio e delle altre fasi dei me-desimi.

Per queste ragioni il CANCANI (1899) applicò il suo si-stema di registrazione veloce-continua ad un sismome-trografo a pendolo verticale, quale è rappresentato dallafig. 42. Consiste in una massa cilindrica di piombo M dicirca 300 Kg., sospesa ai tre fili A. Dal punto di mezzodella base superiore sporge un pernetto d’acciaio X ver-ticale collegato, come il solito, con i bracci corti di dueleve orizzontali l ed lʹ le quali scrivono sulla carta affu-

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micata Z, a cavalcioni sul tamburo C, mosso da un mec-canismo d’orologeria t. L’asse del tamburo C è tagliato avite di piccolo passo, in modo che durante la rotazionela carta è obbligata a spostarsi sempre dalla stessa parte.Per segnare il tempo, l’autore ha adottato il sistema difar sollevare ad intervalli e per pochi secondi le stesse

leve, in modo da ottenere corte interruzioni sullo stessotracciato d’ogni componente, in corrispondenza d’ogniora, o mezz’ora, o quarto d’ora ecc. A ciò serve il telaioO, comandato dalla bobina h, la quale è collegata elettri-camente con un cronometro di marina. Lo stesso siste-ma di registrazione applicò di poi il CANCANI ad una cop-

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micata Z, a cavalcioni sul tamburo C, mosso da un mec-canismo d’orologeria t. L’asse del tamburo C è tagliato avite di piccolo passo, in modo che durante la rotazionela carta è obbligata a spostarsi sempre dalla stessa parte.Per segnare il tempo, l’autore ha adottato il sistema difar sollevare ad intervalli e per pochi secondi le stesse

leve, in modo da ottenere corte interruzioni sullo stessotracciato d’ogni componente, in corrispondenza d’ogniora, o mezz’ora, o quarto d’ora ecc. A ciò serve il telaioO, comandato dalla bobina h, la quale è collegata elettri-camente con un cronometro di marina. Lo stesso siste-ma di registrazione applicò di poi il CANCANI ad una cop-

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pia di pendoli orizzontali, installati nel Collegio Roma-no. Nella tavola in fondo al libro si trova il fac-simile dialcuni sismogrammi ottenuti a registrazione veloce-con-tinua.

Lo svantaggio di questo genere di registrazione è che,malgrado il tenue spostamento laterale che subisce adogni intero giro la zona di carta, questa viene riempitapresto dai fasci delle numerose linee delle due compo-nenti, in modo che bisogna cambiarla almeno ogni 12ore, se vuolsi impedire la sovrapposizione. Da ciò deri-va non poca spesa e fatica, essendo quasi un migliaio lezone all’anno da affumicare, fissare, e poi conservare.Di più, in occasione di terremoti lontani un po’ sensibilii quali possono durare anche più ore di seguito, le linee,non più dritte, tracciate a sì piccola distanza tra loro,s’intralciano in modo da rendere malagevole perfino laloro identificazione. Infine, la velocità di 5-6 metriall’ora, con cui si muove la zona, è addirittura insuffi-ciente per l’analisi di sismogrammi in cui si abbia dafare con periodi oscillatorî piuttosto rapidi.

Apparecchi a doppia velocità.Tutti questi inconvenienti sparirebbero, se la zona di

carta, che abitualmente si muovesse a tenue velocità sot-to gli stili degli strumenti, acquistasse automaticamenteun rapido movimento al principiare d’ogni scossa e ri-tornasse da sè stessa alla primitiva piccola velocità, ap-pena che il suolo fosse tornato tranquillo. È ciò che pen-sò il GRAY, il quale fin dal 1887 risolse l’arduo proble-

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pia di pendoli orizzontali, installati nel Collegio Roma-no. Nella tavola in fondo al libro si trova il fac-simile dialcuni sismogrammi ottenuti a registrazione veloce-con-tinua.

Lo svantaggio di questo genere di registrazione è che,malgrado il tenue spostamento laterale che subisce adogni intero giro la zona di carta, questa viene riempitapresto dai fasci delle numerose linee delle due compo-nenti, in modo che bisogna cambiarla almeno ogni 12ore, se vuolsi impedire la sovrapposizione. Da ciò deri-va non poca spesa e fatica, essendo quasi un migliaio lezone all’anno da affumicare, fissare, e poi conservare.Di più, in occasione di terremoti lontani un po’ sensibilii quali possono durare anche più ore di seguito, le linee,non più dritte, tracciate a sì piccola distanza tra loro,s’intralciano in modo da rendere malagevole perfino laloro identificazione. Infine, la velocità di 5-6 metriall’ora, con cui si muove la zona, è addirittura insuffi-ciente per l’analisi di sismogrammi in cui si abbia dafare con periodi oscillatorî piuttosto rapidi.

Apparecchi a doppia velocità.Tutti questi inconvenienti sparirebbero, se la zona di

carta, che abitualmente si muovesse a tenue velocità sot-to gli stili degli strumenti, acquistasse automaticamenteun rapido movimento al principiare d’ogni scossa e ri-tornasse da sè stessa alla primitiva piccola velocità, ap-pena che il suolo fosse tornato tranquillo. È ciò che pen-sò il GRAY, il quale fin dal 1887 risolse l’arduo proble-

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ma, ma, a vero dire, in un modo troppo complicato.Un congegno più semplice io stesso feci conoscere

nel 1889 e ne costrussi altro ancor più pratico nel 1892applicandolo al mio sismometrografo, rappresentato dal-la (fig. 28), e che perciò chiamai a doppia velocità. Inesso gli stili scriventi l ed lʹ sono prolungati posterior-mente in λ e λʹ, e le loro estremità, munite di fili di plati-no orizzontali, vengono a trovarsi a piccolissima distan-za da quelli verticali sporgenti dalle leve d e dʹ. Al so-praggiunger d’una scossa, per il contatto avvenuto tra ipredetti fili di platino, si chiude un circuito elettrico nelquale è inclusa la bobina E; questa allontana un denteche rattiene la ruota r e la zona di carta Z passa dalla ve-locità di 30 cm. all’ora a quella di 20-30 metri. Nel tem-po stesso, mediante il tirante n le leve d e dʹ si gettanoindietro, per non ostacolare i movimenti degli stili scri-venti. Appena la ruota r ha fatto un giro intero, cessa lagrande velocità, e le levette d e dʹ tornano di nuovo nellaposizione primitiva, pronte a chiudere immediatamenteil circuito elettrico per una 2ª volta, se gli stili scriventifossero ancora in movimento, e così di seguito. Ben sicomprende come alla bobina E sia conveniente collega-re delicatissimi sismoscopî, affinchè la corsa della zonacominci possibilmente anche prima che si muovano inmodo percettibile gli stili scriventi.

Credo opportuno far conoscere alcuni sismogrammiottenuti a Roma con tal genere di registrazione e ripro-dotti nelle fig. 43, 44 e 45, i due primi ad ¼, l’ultimo ad½ della grandezza naturale. Il 1º si riferisce al rovinoso

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ma, ma, a vero dire, in un modo troppo complicato.Un congegno più semplice io stesso feci conoscere

nel 1889 e ne costrussi altro ancor più pratico nel 1892applicandolo al mio sismometrografo, rappresentato dal-la (fig. 28), e che perciò chiamai a doppia velocità. Inesso gli stili scriventi l ed lʹ sono prolungati posterior-mente in λ e λʹ, e le loro estremità, munite di fili di plati-no orizzontali, vengono a trovarsi a piccolissima distan-za da quelli verticali sporgenti dalle leve d e dʹ. Al so-praggiunger d’una scossa, per il contatto avvenuto tra ipredetti fili di platino, si chiude un circuito elettrico nelquale è inclusa la bobina E; questa allontana un denteche rattiene la ruota r e la zona di carta Z passa dalla ve-locità di 30 cm. all’ora a quella di 20-30 metri. Nel tem-po stesso, mediante il tirante n le leve d e dʹ si gettanoindietro, per non ostacolare i movimenti degli stili scri-venti. Appena la ruota r ha fatto un giro intero, cessa lagrande velocità, e le levette d e dʹ tornano di nuovo nellaposizione primitiva, pronte a chiudere immediatamenteil circuito elettrico per una 2ª volta, se gli stili scriventifossero ancora in movimento, e così di seguito. Ben sicomprende come alla bobina E sia conveniente collega-re delicatissimi sismoscopî, affinchè la corsa della zonacominci possibilmente anche prima che si muovano inmodo percettibile gli stili scriventi.

Credo opportuno far conoscere alcuni sismogrammiottenuti a Roma con tal genere di registrazione e ripro-dotti nelle fig. 43, 44 e 45, i due primi ad ¼, l’ultimo ad½ della grandezza naturale. Il 1º si riferisce al rovinoso

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terremoto di Firenze del 18 maggio 1895; il 2º al terre-moto Adriatico del 9 agosto dello stesso anno; il 3º alfortissimo terremoto delle Marche del 21 settembre

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terremoto di Firenze del 18 maggio 1895; il 2º al terre-moto Adriatico del 9 agosto dello stesso anno; il 3º alfortissimo terremoto delle Marche del 21 settembre

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1897. In tutti e tre si riconosce come il meccanismo del-la grande velocità scattò qualche tempo dopo che co-minciò la scossa, e terminò un pò prima della fine dellastessa. Ciò deve imputarsi al fatto che la distanza tra ifili di platino, destinati al contatto elettrico, era alloratroppo grande, appunto per impedire che lo strumentofunzionasse troppo spesso in seguito al movimento cit-tadino in Roma, e di più alla circostanza che nessun si-smoscopio era stato collegato colla bobina E.

Lo stesso problema fu risoluto in modo alquanto di-verso nel mio microsismometrografo (fig. 33). In esso laregistrazione si compie dagli stessi stili sopra due regi-stratori distinti: uno anteriore, l’altro posteriore. Nel 1ºabbiamo visto che gli stili l ed lˊ scrivono ad inchiostrosopra la zona di carta bianca Z, che si muove continua-mente con la velocità costante di 70 cm. Nel 2º i prolun-gamenti λ e λʹ degli stessi stili scrivono mediante puntesopra la zona di carta affumicata Zʹ a cavalcioni sul ci-lindro C, il quale si pone in rapida rotazione soltanto alprincipiare d’una scossa, cioè quando le estremità di λ eλʹ vengono a far contatto elettrico contro le corrispon-denti asticine d e dʹ, in modo analogo a quanto si disseper il precedente strumento. È dunque come se si trattas-se di due sismografi diversi che scrivessero sopra distin-ti registratori. Invece, nel caso nostro, è lo stesso sismo-grafo che con un po’ d’attrito di più lascia per ogni scos-sa due sismogrammi: l’uno a piccola velocità il qualeporge un’idea generale del movimento avvenuto; l’altro,a grande velocità, dà le particolarità del principio della

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1897. In tutti e tre si riconosce come il meccanismo del-la grande velocità scattò qualche tempo dopo che co-minciò la scossa, e terminò un pò prima della fine dellastessa. Ciò deve imputarsi al fatto che la distanza tra ifili di platino, destinati al contatto elettrico, era alloratroppo grande, appunto per impedire che lo strumentofunzionasse troppo spesso in seguito al movimento cit-tadino in Roma, e di più alla circostanza che nessun si-smoscopio era stato collegato colla bobina E.

Lo stesso problema fu risoluto in modo alquanto di-verso nel mio microsismometrografo (fig. 33). In esso laregistrazione si compie dagli stessi stili sopra due regi-stratori distinti: uno anteriore, l’altro posteriore. Nel 1ºabbiamo visto che gli stili l ed lˊ scrivono ad inchiostrosopra la zona di carta bianca Z, che si muove continua-mente con la velocità costante di 70 cm. Nel 2º i prolun-gamenti λ e λʹ degli stessi stili scrivono mediante puntesopra la zona di carta affumicata Zʹ a cavalcioni sul ci-lindro C, il quale si pone in rapida rotazione soltanto alprincipiare d’una scossa, cioè quando le estremità di λ eλʹ vengono a far contatto elettrico contro le corrispon-denti asticine d e dʹ, in modo analogo a quanto si disseper il precedente strumento. È dunque come se si trattas-se di due sismografi diversi che scrivessero sopra distin-ti registratori. Invece, nel caso nostro, è lo stesso sismo-grafo che con un po’ d’attrito di più lascia per ogni scos-sa due sismogrammi: l’uno a piccola velocità il qualeporge un’idea generale del movimento avvenuto; l’altro,a grande velocità, dà le particolarità del principio della

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scossa e, se vuolsi, anche delle altre fasi successive.9

Nella (fig. 46) è riprodotto nella scala di 1/5 il principiodel sismogramma, tracciato a grande velocità a Rocca diPapa e relativo alla tremenda scossa dell’8 settembre diquest’anno, la quale in pochi istanti riempì di terrore edesolazione le Calabrie.

9 Inutile aggiungere che appena scatta il meccanismo che so-prassiede alla grande velocità, suona subito un campanellod’allarme, per richiamare l’attenzione della persona incaricatadella sorveglianza degli strumenti, ed inoltre incomincia la regi-strazione, di secondo in secondo, della penna oraria sulla zonache si svolge a grande velocità.

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scossa e, se vuolsi, anche delle altre fasi successive.9

Nella (fig. 46) è riprodotto nella scala di 1/5 il principiodel sismogramma, tracciato a grande velocità a Rocca diPapa e relativo alla tremenda scossa dell’8 settembre diquest’anno, la quale in pochi istanti riempì di terrore edesolazione le Calabrie.

9 Inutile aggiungere che appena scatta il meccanismo che so-prassiede alla grande velocità, suona subito un campanellod’allarme, per richiamare l’attenzione della persona incaricatadella sorveglianza degli strumenti, ed inoltre incomincia la regi-strazione, di secondo in secondo, della penna oraria sulla zonache si svolge a grande velocità.

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