E' bastato un attimo

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E’ bastato un attimo.

Cristina come tutte le mattine si alzò alle 6.30. Partoriva un nuovo mattino. Era l’ora di dare inizio, con gioia

semplice, alla sua giornata come mamma di due splendidi bambini, Andrea e Matilde, come moglie di un

adorabile marito che l’amava.

Non aveva rimpianti per quella sua scelta maturata con l’arrivo del primo figlio: lasciare il lavoro di

ingegnere per dedicarsi a tempo pieno alla famiglia. A trent’ anni era quella la sua strada, il suo destino

mentre cambiavano gli equilibri della sua esistenza. Ci sono decisioni che la mente non conosce , solo il

cuore le sa.

Conosceva il fare e il disfare dell’ essere donna coraggiosa, aveva affrontato molte furie di tempeste,

Cristina era una donna calata nel cuore della vita, concreta, estremamente brillante, aveva occhi sensibili e

pensierosi.

A volte si stupiva di come il ciclo della vita , ogni mattina ricominciava: l’alba di un nuovo giorno ,il

guardare incantata la gente che cercava un suo posto nella città. Gli autobus affollati, il via vai nelle strade,

le signore indaffarate a fare la spesa, gli impiegati in giacca e cravatta. Il suoi figli avvolti nel cappotto, il

tenero saluto di suo marito, ritrovarsi solo a sera. Si godeva lo spettacolo della quotidianità.

Essere profondamente contenta di se stessa, non era una cosa da poco, ripeteva spesso.

Eppure, eppure quel lunedì stava per accadere l’impensabile, involontariamente.

Aveva mille cose da fare. Iniziò a riordinare la casa, soprattutto quando ci sono bambini non è impresa

facile, montagne di giocattoli, armadi stipati di vestiti, cumuli di robe da stirare quando all’improvviso una

telefonata: i nonni avevano deciso di venire a trovare nel pomeriggio i nipoti.

I nonni - respiro profondo - Cristina temeva il confronto in particolare con sua madre, pur essendo

indipendente, subiva ancora l’influenza della famiglia di origine, che in certo senso interferiva sulla

gestione della casa, sulla programmazione del tempo libero e addirittura sull’amministrazione del denaro.

I pensieri si affollavano nel suo cuore. Difficile liberarsene.

Si ricordò che doveva pulire i vetri a causa della pioggia e delle impronte delle mani dei suoi bambini. Erano

più o meno le 11.00 doveva affrettarsi non aveva ancora preparato nulla per il pranzo. Sentiva la stanchezza

ma non c’era tempo da perdere.

Così prese una sedia e salì sul davanzale, era un’ operazione che faceva con naturalezza, senza pensarci

più di tanto, le piaceva affacciarsi da quel davanzale per assaporare la bellezza dell’aria che profumava di

buono, poteva vedere una manciata di case, cercare con lo sguardo spazi di primavera all’orizzonte.

Ma ad un certo punto avviene qualcosa … un attimo ... una distrazione Cristina si sporge troppo per colpa

di una macchia che non voleva andare via, e probabilmente la sua statura alta le fa perdere l'equilibrio,

cade dalla finestra. A volte l’imprudenza gioca brutti scherzi.

Un urlo immenso e disperato , il suo cuore corre veloce, il respiro è in apnea, un salto nel vuoto di oltre

sette metri, una scia di freddo. E poi il buio improvviso.

Nell’aria il silenzio pesante di una voce cancellata, questa è la morte di una vita spezzata.