dpohsttp! 4 ONdP ongress N D Cardiologia negli Ospedali 5 · del paziente iperteso ... trasportare...

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IN QUESTO NUMERO C ongress N ews D aily 5 Supplemento di Cardiologia negli Ospedali di Francesca Bux Nuove prospettive per la profilassi antitrombotica nella Fibrillazione Atriale ........... p.1 di Stefano Capobianco Sindrome di Brugada ......... p.1 di Lorena Di Gioacchino Blitz 4 Qualità .................... p.1 di Leonardo Misuraca Duello tra “Big”: inotropi nello scompenso cardioco acuto . p.2 4 ° congresso ANMCO di Maria Grazia Leone Problemi aperti nella gestione del paziente iperteso ......... p.6 di Sebastiano Verdoliva Le complicanze dello STEMI . p.7 I risultati delle Elezioni per il rinnovo del Consiglio Direttivo ANMCO ................ p.8 il nuovo Consiglio Direttivo ANMCO 2010 - 12 .... p.9 Lettera al Giornale ........ p.9 Una immagine di repertorio del XXVII Congresso Nazionale di Cardiologia dell’ANMCO di Ivana Basile Disfunzione ventricolare sinistra: metodiche non invasive ..... p.3 di Cinzia Monda Piatto del giorno: Casi Clinici p.4 di Alessandra Mazzoni Nuove Linee Guida ESC ...... p.4 di Silvia Ferro Management clinico delle Miopericarditi .................... p.5 di Vincenza Procaccini Appropriatezza della multislice CT nella Cardiopatia Ischemica .. p.6 di Francesca Bux di Lorena Di Gioacchino N onostante fosse l’ultimo gior- no di lavori congressuali la Sala Michelangelo, dove sono stati riportati i risultati del Blitz 4 Qualità, era affollatissima. Il Blitz 4 è un progetto nato con il fine di implementare l’adesione dei percorsi diagnostico - terapeuti- ci alle attuali Linee Guida. Questo Studio ha arruolato in Centri con elevato volume di ricovero pazien- ti con SCA STEMI e NONSTEMI in due periodi di tempo e con un follow - up di 6 mesi. Il Dott. Scorcu ha sottolineato come nel sottogrup- po NSTEMI vi è un elevato ricorso all’esame coronarografico anche da parte dei Centri sprovvisti di emodinamica e come nonostante i pazienti abbiano un elevato pro- filo di rischio la mortalità in UTIC - Cardiologia è molto contenuta. Dal punto di vista terapeutico è sta- ta evidenziata una attenta aderenza alle Linee Guida per la cardioaspi- rina e il clopidogrel mentre risulta insufficiente l’utilizzo degli inibito- ri IIb/IIIa. Anche nei pazienti con SCASTEMI frequente è il ricorso al trattamento riperfusivo ma rara- mente i tempi di esecuzione della PCI primaria nei pazienti trasferiti rientra nei tempi raccomandati. Inoltre nonostante il 50% dei pa- zienti acceda in Ospedale tramite il 118 con riduzione dei tempi tra esordio dei sintomi e PCI, solo una parte esegue un ecg preospeda- liero. Tra i futuri obiettivi quello prioritario è potenziare il ricorso al 118 e all’ecg preospedaliero e di trasportare il paziente direttamen- te in emodinamica in modo da otti- mizzare i tempi. S ala Michelangelo, ultimo gior- no di lavori congressuali, otto e trenta del mattino: non sia- mo ancora stanchi, anzi. Siamo qui seduti, in attesa che qualcuno ci illumini sull’annosa questione che riguarda la Sindrome di Brugada: facciamo diagnosi, ne compren- diamo i meccanismi molecolari, ne indaghiamo le manifestazioni elettrocardiografiche e fenotipiche con ossessività metodica di hol- mesiana memoria, ne scoviamo le forme più subdole e mimetiche; ma, quando si tratta di stratificar- ne il rischio di morte improvvisa o di aritmie minacciose, andiamo in forte crisi. Il Dott. Dametto ci ram- menta che la Sindrome si presenta con tre differenti espressioni ECG. Il tipo 1 è il cosiddetto sopraslivel- lamento del tratto ST “coved type”, con un sopraelevamento del punto J di almeno 2 mm ed una graduale discesa del segmento ST associa- to ad un’onda T negativa; il tipo C ontenuti potenzialmente ri- voluzionari quelli del Trial RE - LY (pubblicato a fine agosto 2009, casa Boehringer), og- getto di discussione questo sabato mattina, nella Sala Leonardo. Pro- tagonista indiscusso dello Studio, come abilmente spiegato dal Dott. Di Pasquale, il Dabigatran etexila- te è il nuovo inibitore diretto della trombina, dopo la delusione dello ximelagatran. Le caratteristiche: via di somministrazione orale, pro- farmaco, emivita 12 - 17 ore, circa 80% di escrezione renale, azione rapida, effetto anticoagulante pre- vedibile e consistente, interferisce poco con cibo e farmaci, ma so- prattutto non richiede monitorag- Nuove prospettive per la profilassi antitrombotica nella Fibrillazione Atriale Dentro Al triAl di Stefano Capobianco Sindrome di Brugada SimpoSio Segue a pag. 2 Segue a pag. 2 online ADERENZA ALLE LINEE GUIDA NELLA GESTIONE DELLE SINDROMI CORONARICHE ACUTE Qualità mAin SeSSion

Transcript of dpohsttp! 4 ONdP ongress N D Cardiologia negli Ospedali 5 · del paziente iperteso ... trasportare...

IN QUESTO NUMERO

Congress News Daily

5Supplemento diCardiologia negli Ospedali

➜ di Francesca Bux Nuove prospettive per la profilassi antitrombotica nella Fibrillazione Atriale ........... p.1

➜ di Stefano CapobiancoSindrome di Brugada ......... p.1

➜ di Lorena Di Gioacchino Blitz 4 Qualità .................... p.1

➜ di Leonardo Misuraca Duello tra “Big”: inotropi nello scompenso cardioco acuto . p.2

4�°congresso ANMCO

➜ di Maria Grazia Leone Problemi aperti nella gestione del paziente iperteso ......... p.6

➜ di Sebastiano VerdolivaLe complicanze dello STEMI .p.7

➜ I risultati delle Elezioni per il rinnovo del Consiglio Direttivo ANMCO ................ p.8

➜ il nuovo Consiglio Direttivo ANMCO 2010 - 12 ....p.9

➜ Lettera al Giornale ........ p.9

Una immagine di repertorio del XXVII Congresso Nazionale di Cardiologia dell’ANMCO

➜ di Ivana Basile Disfunzione ventricolare sinistra: metodiche non invasive ..... p.3

➜ di Cinzia Monda Piatto del giorno: Casi Clinici p.4

➜ di Alessandra MazzoniNuove Linee Guida ESC ...... p.4

➜ di Silvia Ferro Management clinico delle Miopericarditi .................... p.5

➜ di Vincenza Procaccini Appropriatezza della multislice CT nella Cardiopatia Ischemica ..p.6

di Francesca Bux di Lorena Di Gioacchino

Nonostante fosse l’ultimo gior-no di lavori congressuali la Sala Michelangelo, dove

sono stati riportati i risultati del Blitz 4 Qualità, era affollatissima. Il Blitz 4 è un progetto nato con il fine di implementare l’adesione dei percorsi diagnostico - terapeuti-ci alle attuali Linee Guida. Questo Studio ha arruolato in Centri con elevato volume di ricovero pazien-ti con SCA STEMI e NONSTEMI in due periodi di tempo e con un follow - up di 6 mesi. Il Dott. Scorcu ha sottolineato come nel sottogrup-po NSTEMI vi è un elevato ricorso all’esame coronarografico anche da parte dei Centri sprovvisti di emodinamica e come nonostante i pazienti abbiano un elevato pro-filo di rischio la mortalità in UTIC - Cardiologia è molto contenuta.

Dal punto di vista terapeutico è sta-ta evidenziata una attenta aderenza alle Linee Guida per la cardioaspi-rina e il clopidogrel mentre risulta insufficiente l’utilizzo degli inibito-ri IIb/IIIa. Anche nei pazienti con SCASTEMI frequente è il ricorso al trattamento riperfusivo ma rara-mente i tempi di esecuzione della PCI primaria nei pazienti trasferiti rientra nei tempi raccomandati. Inoltre nonostante il 50% dei pa-zienti acceda in Ospedale tramite il 118 con riduzione dei tempi tra esordio dei sintomi e PCI, solo una parte esegue un ecg preospeda-liero. Tra i futuri obiettivi quello prioritario è potenziare il ricorso al 118 e all’ecg preospedaliero e di trasportare il paziente direttamen-te in emodinamica in modo da otti-mizzare i tempi. ✔

Sala Michelangelo, ultimo gior-no di lavori congressuali, otto e trenta del mattino: non sia-

mo ancora stanchi, anzi. Siamo qui seduti, in attesa che qualcuno ci illumini sull’annosa questione che riguarda la Sindrome di Brugada: facciamo diagnosi, ne compren-diamo i meccanismi molecolari, ne indaghiamo le manifestazioni elettrocardiografiche e fenotipiche con ossessività metodica di hol-mesiana memoria, ne scoviamo le forme più subdole e mimetiche; ma, quando si tratta di stratificar-ne il rischio di morte improvvisa o di aritmie minacciose, andiamo in forte crisi. Il Dott. Dametto ci ram-menta che la Sindrome si presenta con tre differenti espressioni ECG. Il tipo 1 è il cosiddetto sopraslivel-lamento del tratto ST “coved type”, con un sopraelevamento del punto J di almeno 2 mm ed una graduale discesa del segmento ST associa-to ad un’onda T negativa; il tipo

Contenuti potenzialmente ri-voluzionari quelli del Trial RE - LY (pubblicato a fine

agosto 2009, casa Boehringer), og-getto di discussione questo sabato mattina, nella Sala Leonardo. Pro-tagonista indiscusso dello Studio, come abilmente spiegato dal Dott. Di Pasquale, il Dabigatran etexila-te è il nuovo inibitore diretto della trombina, dopo la delusione dello ximelagatran. Le caratteristiche: via di somministrazione orale, pro-farmaco, emivita 12 - 17 ore, circa 80% di escrezione renale, azione rapida, effetto anticoagulante pre-vedibile e consistente, interferisce poco con cibo e farmaci, ma so-prattutto non richiede monitorag-

Nuove prospettive per la profilassi antitrombotica nella Fibrillazione Atriale

Dentro Al triAldi Stefano Capobianco

Sindrome di Brugada

SimpoSio

➜ Segue a pag. 2 ➜ Segue a pag. 2

online

aderenza alle linee Guida nella Gestionedelle sindromi coronariche acute

Qualità

mAin SeSSion

CONGrESS NEwS DAILy DOMENICA 23 MAGGIO 2010 ➜ LEGGI ON LINE www.anmco.it/congresstoday�

➜ SEGuE DALLA PrIMA PAGINA

gio continuo della coagulazione. Il Trial è stato condotto su circa 18.000 pazienti con FA e rischio di stroke, dabigatran (6.000 pz con il 110 mg e 6.000 con il 150 mg) vs warfarin; endpoint primario: ic-tus (ischemico ed emorragico) ed embolia sistemica. Il risultato dello Studio ha mostrato una non infe-riorità al warfarin del 110 mg per rischio di stroke/SSE e una supe-riorità del 150 mg; entrambi i do-saggi riducono significativamente l’incidenza di stroke emorragico (RRR di 69% per il 110 mg e di 74% per il 150 mg), mentre il 150 mg mostra una lieve riduzione di mortalità vascolare. Il dosaggio più basso mostra peraltro un maggiore profilo di sicurezza: minor rischio di sanguinamenti maggiori, totali, a rischio per la vita, emorragie in-tracraniche. Gli elementi di forza del nuovo farmaco sono stati sot-tolineati dalla relazione del Prof.

Agnelli, partendo dall’enorme im-patto che questo potrà avere nella pratica clinica (basti pensare che il 20% dei pz con stroke presentano FA), ha una estrema consistenza dell’effetto, anche nei sottogrup-pi (riduzione del sanguinamento anche per età e funzione renale, l’effetto resta costante, ciò che non accade in altri Trial), c’è una plau-sibilità del rapporto dose - effetto, una certa gradualità per l’effetto antitrombotico ed emorragico con i due dosaggi, i risultati presentati mostrano una robustezza statisti-ca. Alla Dott.ssa Abbate il compito di evidenziare gli eventi avversi: il pro farmaco ha la necessità di un ambiente acido per essere assorbi-to, acido Tartarico, di qui la pro-babile spiegazione della dispepsia che è uno dei più frequenti effetti collaterali presentati dai pazienti trattati, nonché motivo di sospen-sione della terapia che col warfarin

è stata del 17% e col dabigatran del 21%; evidenziati maggiori sangui-namenti gastrici. Interazione con l’amiodarone, per cui le dosi di Dabigatran devono essere ridotte se associate a tale farmaco, questo infatti non interagisce con il cit.P450, ma con la glicoproteina P. Altro punto molto discusso è stato l’aumento modesto di MI nei pa-zienti trattati con la nuova moleco-la, su cui la Dottoressa spiega che la trombina nel sistema dell’emo-stasi interviene anche sulla mo-dulazione dell’attività apoptotica e sul meccanismo di angiogenesi, per cui il suo blocco spieghereb-be il danno miocardico (anche se questo non è stato seguito da un aumento della mortalità). Non esi-ste poi la possibilità di monitorare l’attività anticoagulante, indicando come test possibili, di semplice ap-plicazione e basso costo, il Tempo di Trombina (TCT) ed il tempo

di ecarina (ECT) ed in più al mo-mento non ci sarebbe ancora un antidoto specifico (l’emodialisi sarebbe una possibilità, ma certo non di facile impiego). Questi al-cuni dei limiti del Trial evidenziati. La discussione e le considerazioni conclusive ottimamente esposte dal Dott. Disertori, il cui punto di vista sembra essere quello di con-siderare il Dabigatran un ottimo farmaco, ma da non applicare in tutti i casi, solo in quelli selezionati. I pazienti che sono ben controllati col warfarin ed in range terapeuti-co potrebbero continuare, consi-derando peraltro i differenti costi delle due molecole, riservando al nuovo farmaco quella parte di pa-zienti che, per vari motivi, non è in TAO. Ancora un anno circa quindi di attesa e potremo vedere l’impat-to sociale ed economico che questo Studio avrà portato. ✔

di Francesca Bux

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2 presenta il cosiddetto “saddle - back pattern”, con un sopraeleva-mento del punto J di almeno 2 mm ed un sopraslivellamento del tratto ST di almeno 1 mm con un’onda T positiva o bifasica. Il tipo 3, che presenta un sopraelevamento del punto J di meno di 2 mm, un so-praslivellamento del tratto ST di meno di 1 mm ed un’onda T positi-va. Sarebbe facile, se non fosse che queste forme elettrocardiografiche possono essere spontanee o indot-te da fattori scatenanti quali farma-ci (Flecainide) e altri stimoli, come l’innalzamento della temperatura

o lo sforzo fisico. Certo è che le for-me di tipo 1 e quelle spontanee si associano ad una prognosi peggio-re (maggiore incidenza di Sudden Death e di VF/VT), sebbene nelle osservazioni di registro la percen-tuale di sindromi asintomatiche vari dal 60 al 70%: questo vuol dire che, una volta fatta la diagnosi, dobbiamo stratificare il rischio di eventi fatali e minacciosi per la vita del paziente in modo molto atten-to. Ma come? Gli addetti ai lavori conoscono a menadito i “botta e risposta” delle riviste specializzate tra i Brugada e la Priori, ma chi

nella propria vita professionale si occupa di altro e ha poco tempo da dedicare a quest’argomento, deve sapere che da anni va avanti un sano “litigio” fra i due gruppi di ricerca (di massima autorevolezza, direi!). Il primo, forte sostenitore del ruolo predittivo dello studio Elettrofisiologico; il secondo, inna-morato della caratterizzazione ge-netica del difetto e della stratifica-zione del rischio effettuata in base alla storia anamnestica familiare e personale, ai sintomi e alle mani-festazioni elettrocardiografiche. E, in effetti, gli Studi a supporto

del SEFE come stratificatore di ri-

schio danno risultati contrastanti:

nelle Guideline redatte nel 2006,

tale procedura diagnostica invasi-

va riceve una misera indicazione

in classe II con livello di eviden-

za B. E, sempre nelle Guideline

2006, l’indicazione all’impianto di

ICD viene posta in classe II A solo

quando, in presenza di un pattern

elettrocardiografico spontaneo, il

paziente abbia già sperimentato

una sincope. Grattacapi tanti, ma

certezze ancora poche. Arrivederci

all’anno prossimo! ✔

di Stefano Capobianco

Antonello Gavazzi ed Edoardo Gronda, due vecchie volpi dello scompen-so, sono stati i duellanti della Controversia: “Inotropi nello scompenso cardiaco acuto”. Arbitri del confronto il Dott. Cacciatore e il Dott. Em-

din. A Gavazzi il compito di difendere l’utilizzo di tali farmaci, a Gronda quello opposto. In effetti, entrambi gli oratori hanno mostrato senso critico, valutando attentamente pro e contro di tale approccio terapeutico. L’insufficienza cardia-ca acuta è una sindrome complessa e gravata da elevata mortalità, con quadri emodinamici e clinici eterogenei. Di conseguenza, il trattamento è ancora lungi dall’essere codificato dalle Linee Guida, pecca di empirismo e spesso si basa su dati osservazionali e consensus di esperti. Gli Studi Clinici hanno finora fornito risultati contrastanti: nell’OPTIME, milrinone si è rivelato piuttosto deludente (e dannoso in presenza di storia di cardiopatia ischemica); nel LIDO, levosimen-dan ha dimostrato efficacia rispetto a dobutamina nel miglioramento di alcuni parametri emodinamici (riduzione della pressione capillare di incuneamento); nel REVIVE, levosimendan ha migliorato significativamente i sintomi rispetto al placebo; nel SURVIVE, che ha incluso più di 1.300 pazienti con scompenso non responsivo a vasodilatatori, ridotta frazione di eiezione e aumento della pressio-ne capillare polmonare, levosimendan e dobutamina sono stati equivalenti. An-cora, una recente metanalisi condotta su 19 studi controllati con levosimendan nello scompenso acuto ha evidenziato riduzione non significativa della mortalità vs. placebo, riduzione significativa della mortalità vs. dobutamina e miglioramen-

to emodinamico sia vs. placebo che vs. dobutamina. Le Linee Guida europee raccomandano l’uso di inotropi in pa-zienti ipotesi, con bassa gittata cardiaca e dopo aver escluso che tali reperti siano conseguenti a inadeguato riempimento ventricolare. Il Dott. Gavazzi sottolinea infine il concetto che tali farmaci, seb-bene utili e forse salvavita in acuto, vanno somministrati dopo attenta selezione del paziente. Sarebbe errato, per esempio, usarli in pazienti che presentino solo congestione, o in cui la pressione arteriosa sia normale. Il Dott. Gronda ha ricor-dato alla platea che nell’OPTIME - CHF, milrinone nello scompenso acuto, non è superiore a placebo nei pazienti senza storia di cardiopatia ischemica, mentre è inferiore rispetto al placebo negli ischemici. Nel REVIVE, se da un lato levosi-mendan ha ridotto significativamente i livelli di BNP rispetto al placebo, dall’al-tro ha determinato importanti effetti proaritmici (tachicardia ventricolare soste-nuta, fibrillazione atriale, extrasistolìa ventricolare anche ripetitiva). Ma chi ha vinto il duello? Credo nessuno dei due. Forse nessuno dei due voleva realmente vincerlo. Gavazzi e Gronda convergono nel lanciare il messaggio di applicare la terapia con inotropi con estremo giudizio, valutando parametri emodinamici semplici e attenendosi, per quanto possibile, alle Linee Guida. ✔

di Leonardo Misuraca

ControVerSiA Duello tra “Big”: inotropi nello scompenso cardiaco acuto

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di Ivana Basile

Sala Ghirlandaio ore 8.30: sono ventisei i su-perstiti dalla magnifica cena di Vissani che presiedono in Sala. Trattasi di masochisti? Di

temerari? O più semplicemente di professionisti desiderosi di conoscere le novità in tema di dia-gnostica non invasiva e disfunzione ventricolare sinistra? Io sono tra questi dopo la ormai consueta assunzione mattutina di tre caffè, ringraziano con affetto sia il mio povero colon che la mia cultura scientifica! Si sono succedute quattro interessanti Relazioni, ogni Relatore ha esposto la propria real-tà, la propria esperienza in relazione alla metodica che le possibilità economiche, della Regione e/o della Struttura di appartenenza, hanno loro of-ferto. Vi scrive un “povero”, ma orgoglioso “Gior-nalista - Medico” che proviene dal profondo Sud, tanta voglia di fare, pochi i mezzi per concretizza-re progetti. La diagnosi di insufficienza cardiaca si poggia sulla valutazione clinica, l’anamnesi, l’esa-me fisico ed appropriate indagini strumentali. Gli esami di laboratorio sono indispensabili in fase di inquadramento diagnostico, il dosaggio di BNP o pro - BNP non è appropriato per lo screening del-la disfunzione ventricolare sinistra in popolazioni asintomatiche. Può esser utile in pazienti ad alto rischio: fase del post - infarto, diabete, lunga sto-ria di ipertensione. Svariati studi sono stati condotti, tra quelli citati dal Collega Di Tano, con infinito orgoglio, faccio riferimento ad un lavoro eseguito dal gruppo di Palermo (P. Di Pasquale, S. Fasullo, S. Paterna et al.) sulle modifiche del BNP e dell’impedenza biometrica dopo soluzione salina ipertonica (HSS), provare per credere! L’ecocardiogramma rappre-senta un supporto indispensabile per una accurata diagnosi, il suo ruo-lo non si limita alla sola valutazione della funzione sistolica e diastolica, ma comprende lo studio della morfologia e della volumetria, della cinesi segmentaria del ventricolo, della funzione delle valvole e delle pressioni polmonari. Quando richiedere un esame di risonanza magnetica cardiaca (RM)? Solo quando i nostri quesiti diagnostici - eziologici non sono risolti dall’eco. È il metodo più attendibile per la misura del volume e massa, è altresì più precisa e riproducibile dell’ecocardiografia. ECO ed RM nello studio della disfunzione ventricolare: quando perché e per chi? Bisogna valutare disponibilità ed esperienza locale; se le risposte ai nostri quesiti clinici sono soddisfatte dall’eco, la RM non è richiesta. Utile strumento per lo studio della vitalità, di miocarditi, di miocardiopatie e prima della CRT. E come valutare oggettivamente la ridotta tolleranza allo sforzo? Presentate due metodiche a confronto quali il test cardiopolmonare ed il six minute walking test (6MWT). La prima metodica offre sicuramente dati più precisi e dettagliati che esprimono la risposta ventilatoria, metabolica ed emodina-mica, fornendo una valutazione complessiva del sistema cardiovascolare e dell’apparato respiratorio e del distretto muscolare. Il 6MWT di contro è di più facile esecuzione, altamente riproducibile e ben tollerato, quali i limiti? Ci fornisce un unico dato quale la distanza per-corsa, valuta le cause. Cosa fare con le metodiche nucleari? Il loro valore è indiscusso, si spazia dalla valutazione della vita-lità miocardica, alla dissincronia, al follow - up…Splendide immagini ci sono state mostrate, brillanti lavori, ma la ri-producibilità? Purtroppo esigua. Concludendo: il ricono-scimento dei primi segni e sintomi clinici da parte del paziente unita ad una attenta valutazione clinica da parte del Medico, ha un ruolo prioritario e deve sempre essere affiancata ad un dato strumenta-le. Chi più ha più spenda! ✔

SimpoSio

Disfunzione ventricolare sinistra: metodiche non invasive

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di Cinzia Monda

esperienze cliniche. Moderatori di eccellenza rendono onore alla chiusura dell’evento. Così si susse-guono tre esperti Relatori che pon-gono all’attenzione dei presenti interessanti Casi Clinici. Il Dott. Pa-tella dell’Azienda Ospedaliera “S. Maria” di Terni stuzzica l’appetito degli astanti con la Sindrome pla-tipnea - ortodeoxia. Si tratta di una affezione caratterizzata da dispnea e desossigenazione arteriosa, più evidenti in ortostatismo ed alleviate o risolte dalla posizione clinostati-ca; in tale sindrome, il cui mecca-nismo fisiopatologico è unico, ossia la presenza di uno shunt destro - si-nistro, tipicamente l’ipossia non ri-sponde all’ossigeno terapia ad alte dosi. A seguire il Dott. Puntrello, dalla sua realtà trapanese, riporta un allettante caso di una paziente super - responder alla CRT, in cui sono stati punti di valutazione nel-la risposta all’impianto la durata dei sintomi, l’entità e la geometria ventricolare. Ultimo tra i Relatori, il Dott. Misuraca che mantiene alta l’attenzione riportando più casi di

scompenso cardiaco ad insorgenza precoce in pazienti affetti da car-diomiopatia ipertrofica familiare. Davvero brillanti i nostri Relatori! La discussione vivace che si è messa in opera ne rappresenta la prova. La totale partecipazione dei Car-diologi al meeting, tramite le più svariate ma pertinenti domande, è ancora una volta dimostrazione di

come questi ultimi, in un Congres-so cerchino la ricetta che faccia di un medico, un supermedico. È così facile intuire che il nostro lavoro non consta di un soggetto - il Me-dico, e di un oggetto, il Paziente, ma che si basa sulla sintesi di questi due, in una dialettica Medico - Pa-ziente. È questo l’ingrediente del super - Medico. ✔

SimpoSioPiatto del giorno: Casi CliniciOre 8:30, la Sala Masaccio

come un chianciano, ha il sapore amaro dell’epi-

logo. I postumi del banchetto lu-culliano di teorie hanno smorzato l’entusiasmo famelico dei congres-sisti, stamattina, solo inizialmente, poco numerosi e poco partecipi. Durante il Simposio platea ed in-teresse non tardano però a ma-nifestarsi, anche grazie al “piatto del giorno”, i Casi Clinici. La Sala riprende così le sembianze di una “abboffata” reale in cui i convi-tati portano in tavola le proprie

Nella Sala Michelangelo si è svolto, nell’ultimo giorno congressuale,

l’evento della Federazione Italia-na di Cardiologia con la presen-tazione delle nuove Linee Guida presentate al Congresso europeo di Barcellona 2009 su temi “caldi” come: - Sincope,- Ipertensione Polmonare,- Endocardite Infettiva,- Trattamento Peri - Operatorio del paziente sottoposto a Chirur-gia non cardiaca.SincopeIl “take home message” da pren-dere dalle nuove Linee Guida è: fondamentale l’identificazione dei pazienti con sincope “vera” (cioè con perdita di coscienza completa, transitoria, a rapido re-cupero ed associata a perdita del tono posturale) e tra questi sele-zionare quelli a maggior rischio di eventi a breve termine aiutati da due score di rischio (OESIL score e EGSYS score) basati su elementi clinici ed anamnestici. I pazienti con cardiopatia organica documentata sono quelli a mag-gior rischio di eventi sia a breve che a lungo termine e devono es-sere valutati immediatamente. Ipertensione PolmonareNelle nuove Linee Guida è stata ulteriormente rivista ed aggiorna-ta la già complessa classificazione delle diverse forme di PH aggiun-

gendone nuove categorie associa-te a mutazioni genetiche o a pato-logie infettive che risultano poco presenti nel mondo occidentale ma nettamente in aumento nei paesi asiatici ed africani (schisto-somiasi). Un paziente con iper-tensione polmonare deve essere considerato ad elevata morbilità e mortalità e per tale motivo, per una migliore cura e management clinico, dovrebbe essere indiriz-zato da centri a bassa esperienza verso centri di Riferimento, in cui esistono team multidiscipli-nari formati da medici specialisti (Cardiologi e Pneumologi), per-sonale paramedico, tecnico e di supporto dedicato (classe I; LOE: C) con comprovata esperienza e capacità di gestione della terapia prostanoide endovenosa (associa-ta ad un miglioramento della so-pravvivenza).Endocardite InfettivaLe Linee Guida si concentrano molto sulla profilassi. Da sempre è stata raccomandata ogni qual-volta un paziente portatore di protesi valvolare o endovascolare o con cardiopatia organica nota (congenita o valvolare) dovesse sottoporsi ad un intervento inva-sivo potenzialmente associato a batteriemia. Oggi, visto l’elevato numero di complicanze legate alla terapia antibiotica e la rarità delle reali infezioni in corso di manovre invasive, le Linee Guida

evidenziano una netta riduzione dell’indicazione alla profilassi del-l’endocardite, una focalizzazio-ne sull’importanza di una buona educazione all’igiene orale, della cute e delle mucose e consigliano la profilassi in pazienti ad “alto rischio” in cui la prognosi di un eventuale endocardite risultereb-be peggiore valutando, al tempo stesso, anche la presenza di car-diopatie predisponenti, l’età e le comorbilità (insufficienza rena-le, immunodepressione, diabete mellito, infezioni concomitanti).Trattamento Peri - Operatorio del paziente sottoposto a Chirurgia non cardiacaChe c’è di nuovo? Nelle nuove Linee Guida viene proposta una valutazione “a step” che prevede l’integrazione dei diversi fattori di rischio cardiovascolare, della capacità funzionale del pazien-te e del rischio della procedura chirurgica. I pazienti vengono suddivisi in “basso” (<1%), “inter-medio” (1 - 5%) ed “alto” rischio (>5%) di eventi cardiovascolari postoperatori. I test di imaging vengono indicati solo in pazienti con più di tre fattori di rischio o per interventi ad alto rischio chi-rurgico. È fortemente consigliato nel peri - operatorio l’utilizzo del-la terapia cardiottiva in particola-re degli antiaggreganti piastrinici e dei beta bloccanti. ✔

di Alessandra Mazzoni

eVento FiC

Nuove Linee Guida ESC

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di Silvia Ferro

Pubblicato sul Sito wEB ANMCO il Bilancio Sociale della Fondazione “per il Tuo cuore”, uno strumento utile ed efficace per comprendere il “valore” dei numerosi obiettivi scientifici raggiunti!Scaricalo alla pagina http://www.anmco.it/periltuoCuore/fondazione/bilancio.html

Solo posti in piedi già una decina di minuti prima dell’inizio per chi si accinge a seguire l’interessante Simposio sulle Miopericarditi. Il Dott. Sinagra inizia esponendo l’eziologia delle Miocarditi, sotto-

lineando la coesistenza di forme infiammatorie (esempio virali) e forme non infettive (Figura 1). La presentazione clinica è estremamente poli-morfa, passando da forme silenti a fulminanti, con evoluzione variabile: guarigione, dilatazione ventricolare sinistra o morte (Figura 2). Le forme tipo Miopericardite, anche se esordiscono con notevole rialzo della tropo-nina, tendono ad avere un decorso per lo più benigno (> 90%), mentre fino al 30% dei pazienti con Miocardite esordita con scompenso cardiaco può sviluppare nel tempo una CMP ipocinetica. Il Cardiologo deve anche conoscere la modalità di presentazione delle Miocarditi specifiche per i risvolti terapeutici: un esempio per tutte la Miocardite a cellule giganti, che risponde bene al cortisone. Il Dott. Lombardi ha presentato i vari test di imaging utili nella diagnosi di Miocardite. Ecocardiogramma; in gra-do di fornire informazioni su cinetica globale e segmentaria, spessore del miocardio (in fase acuta talvolta si riscontra pseudoipertrofia), versamen-to pericardico e recupero funzionale; TAC; utile per la valutazione dello spessore del pericardio, della densità del segnale del liquido pericardico, dell’eventuale calcificazione del pericardio. Per ora tale esame non è in grado di dare informazioni sul miocardico come la RMN, che permette in-vece di esaminare la presenza dell’edema, la captazione del MDC da parte delle zone malate (con distribuzione tipicamente a isole sottoepicardiche) e l’eventuale fibronecrosi. Anche se tendiamo a considerarla come tale, la RMN ad oggi non è ancora l’esame Gold Standard nella diagnosi di Miocardite. Il Dott. Brucato affronta con chiarezza il problema delle forme ricorrenti, da lui suddivise in tre gruppi:1. Forme acute idiopatiche ricorrenti: acute, intensamente infiammatorie, con sintomi sistemici, i cui singoli episodi si risolvono completamente con normalizzazione PCR e poi recidivano. Si tratta di forme benigne, da trat-tare con FANS;2. Versamenti cronici: a loro volta suddivisibili in asintomatici (in genere benigni) o associati a sintomi cronici ingravescenti, in cui si deve escludere l’eziologia neoplastica o tubercolare;3. Pericardite costrittiva nella forma “classica” (conseguenza di radiotera-pia, TBC o forme idiopatiche) e “moderna” (primo episodio di pericardite acuta che evolve direttamente in forma costrittiva nel giro di pochi mesi). Prevedere l’approccio chirurgico nelle forme costrittive in esiti cicatriziali. Il Dott. Imazio, presentati due casi clinici che hanno permesso di rivedere con chiarezza e taglio clinico l’algoritmo diagnostico - terapeutico delle pericarditi acute e delle miopericarditi, ha trattato il capitolo riguardante la terapia. Le pericarditi idiopatiche devono essere trattate con FANS a dosi corrette (Figura 3), introducendo la colchicina (0.5 - 1 mg per 3 mesi nel primo episodio) se tollerata. Se il paziente è stato trattato con cortisone, cosa generalmente sconsigliabile, se non in casi particolari come l’allergia ai FANS, prevedere di scalare le dosi lentamente e, nel caso di recidive sintomatiche, associare FANS evitando di incrementare le dosi del corti-sone. Per quanto concerne le miopericarditi è opportuno consigliare una limitazione dell’attività fisica per 4 - 6 settimane (da estendere a 6 mesi per le attività sportive competitive); in assenza di disfunzione ventricolare sini-stra, la terapia è simile a quella delle pericarditi, prescrivendo le più basse dosi di FANS che permettano di controllare il dolore; in caso di funzione ventricolare sinistra ridotta, associare beta bloccanti e ACE inibitori. ✔

Miocardite: manifestazioni cliniche ed evoluzione

Assenza

di sintomi

Dolore

toracico

Aritmie

ipocinetiche/

ipercinetiche

Scompenso

cardiaco

Forma

fulminante

Guarigione

completa o

incompleta

CMPD

Morte

improvvisa

Morte in shock e

MOF

-.-.-.- evoluzione possibile

Sinagra et al. Trattato di Cardiologia; Excerpta Medica 2000;2013-33

All patients

(N=80)

Heart Failure

(N=52)

Arrhythmia

(N=19)

Chest pain

(N=9)

UNDETERMINED 53 (66,3) 36 (70,6) 11 (55) 6 (66,7)

VIRUS 6 (7,5) 4 (7,8) 1 (5) 1 (11,1)

RICKETTSIA 5 (6,3) 0 5 (25) 0

BORRELIA 3 (3,8) 1 (1,9) 2 (10) 0

HYPEREOSINOPHILIA 4 (5) 2 (3,9) 1 (5) 1 (11,1)

Autoimmune-HYPERSENSITIVITY 3 (3,8) 3 (5,9) 0 0

PERI-PARTUM 4 (5) 4 (7,8) 0 0

RHEUMATIC CPT 1 (1,2) 0 0 1 (11,1)

GIANT-CELLS MYOCARDITIS 1 (1,2) 1 (1,9) 0 0

MYOCARDITIS - SEROLOGY AND

NON INFECTIVE AETIOLOGY

Imazio M et al. Circulation 2010;121:916-28

SimpoSioManagement clinico delle Miopericarditi

Figura 1

Figura 2

Figura 3

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di Vincenza Procaccini

torace) e da una scarsa risoluzione sia spaziale che temporale che osta-colava la corretta visualizzazione di tutti i segmenti coronarici. Negli ultimi tempi, grazie al progresso delle tecnologie, con i modelli di TC a 64 e anche 128 strati si è avuta la possibilità di aumentare note-volmente la risoluzione spaziale, temporale e di contrasto con una ottimale visualizzazione anche dei segmenti più distali, una riduzione degli artefatti da movimento, ma soprattutto si è avuta la possibilità di ridurre di molto la quantità di ra-diazioni somministrate, arrivando ad un valore pari a circa cinquanta lastre del torace. Tutto grazie alla maggior velocità di acquisizione delle immagini, in particolare per effetto del protocollo di acquisizio-ne prospettico che permette di ac-quisire le immagini non più duran-te tutto il ciclo RR, ma solo durante l’ultima parte. Circa l’applicabilità della metodica, il Dott. Tanzi sotto-linea come essa possa essere presa

in considerazione per la diagnosi differenziale del dolore toracico in pronto soccorso, per il cosiddetto trile rule out, ossia per l’esclusio-ne di dissezione aortica, embolia coronarica o SCA. Tuttavia, questo impiego della TC sarebbe legato a maggiori rischi, comportando una tripla iniezione di mezzo di contra-sto ed un importante prolungamen-to del tempo di acquisizione delle immagini con aumento anche della dose di radiazioni somministrata. Meno chiaro sembra il ruolo della TC coronarica nella valutazione dei bypass, mentre la miglior indicazio-ne per questa metodica, allo stato attuale, dato l’alto valore predittivo negativo, sembra essere la valutazio-ne del dolore toracico nel paziente con rischio cardiovascolare da basso a intermedio, laddove non sarebbe ragionevole ricorrere a test invasi-vi oppure come approfondimento diagnostico in caso di test provoca-tivo dubbio. ✔

Molto interessante il Simposio sull’IPA tenutosi a metà mattinata. Il Dott. Menghini ha ripreso le Linee Guida del 2007 (ESH/ESC) le quali pongo-no come obiettivo terapeutico in tutti i pazienti ipertesi di dover ridurre la PA a valori <140/90 mmHg ed eventualmente a valori ancora più bas-si, < 130/80 mmHg, se tollerati, nei diabetici e nei pazienti a rischio CV elevato o in presenza di condizioni cliniche associate (ictus, IM, danno

renale e proteinuria). C’è da chiedersi se “la più bassa è la migliore?”, ricordando che tanto più la pressione tende a zero tanto più la mortalità si avvicina al 100%. In verità il quesito non è se abbassare la pressione ma fino a quali valori. Esiste una curva J per gruppi particolari, ad alto rischio cardiovascolare (CV) (particolarmente per la componente diastolica) non tanto per lo stroke, quanto per l’infarto. Vi è chiara evidenza per raccomandare la riduzione della PA fino a valori < 140mmHg per la sistolica e < 90 mmHg per la diastolica, in tutti i pazienti ipertesi, indipendentemente dal loro profilo di rischio CV; tale evidenza risulta essere carente nei pazienti molto anziani (< 140mmHg) nei pazienti diabetici ed in quelli a rischio CV molto elevato in prevenzione secondaria (< 130/80mmHg). È improbabile che si possa generare un fenomeno tipo curva J fino a che non vengano raggiunti valori < 120/75 mmHg (ec-cetto forse nei pazienti con una grave patologia aterosclerotica nei quali è possibile che il fenomeno si presenti per valori pressori più elevati). Sulla base delle attuali conoscenze appare prudente raccomandare, nel paziente iperteso, una riduzione della pressione arteriosa fino a valori compresi tra 130 - 139 mmHg per la sistolica ed 80 - 85mmHg per la diastolica (cercando se possibile di restare vicino ai limiti inferiori dei range). In alcuni paesi il problema del sovrappeso/obesità rappresenta una vera emergenza socio - sanitaria, tanto che di pari passo i valori di PA mostrano una tendenza ad aumentare. Si assiste, quindi, ad un aumento degli ipertesi in età giovanile. Ma una ipertensione arteriosa giovanile, deve essere ben chiaro, non è una ipertensione “essenziale” fino a quando non si sia dimostrato il contrario. Allora quando sospettare una forma secondaria? In primis le ipertensioni secondarie sono una piccola per-centuale (quest’ultima aumenta se lo screening avviene in centri specializzati) e tra queste una certa percentuale di ipertesi secondari con il trattamento guarisce a differenza degli ipertesi essenziali. Strumenti essenziali per la diagnosi differenziale fra forme essenziali e non, risultano essere il conoscere per le forme essenziali l’esordio e l’andamento (inizio a 30 - 40 anni, inizio graduale e progressione graduale, danno d’organo, storia familiare, associazione con obesità, assenza di segni, sintomi e dati laboratoristici di cause secondarie), ed ovviamente il conoscere i segni e i sintomi delle forme secondarie. Un altro aspetto interessante è il rapporto tra l’IPA e le diverse etnie. Con chiarezza ne ha parlato il Dott. Scardi, sostenendo come pur variando per incidenza e prevalenza, nelle singole etnie il ruolo dei classici fattori di rischio CV e dell’IPA è estremamente importante nella morbilità e mortalità cardiovascolare (negli afroamericani con IPA rispetto ai bianchi: il danno d’organo è più frequente, la progressione del danno renale è venti volte più frequente, più alta l’incidenza di stroke trombotico ed embolico). In una indagine condotta in Italia le malattie CV causano il 36.6% della mortalità negli immigrati. Per ri-durre effettivamente le differenze etniche nell’incidenza delle malattie cardiovascolari è necessario ridurre le disparità nell’identificazione e nella cura dei FR. Ma qual è la dimensione del problema in Italia? Disarmante! Le informazioni sulle condizioni di salute degli immigrati in Italia sono “frammentarie”. I circa cinque milioni di comunitari ed extracomunitari differenti per genetica, stile di vita, cultura e stato socio - economico sono una massa consistente di popolazione che richiede attenzione. Sarebbe opportuno che il MMG ed il Cardiologo in una società che cambia, affrontassero la valutazione del rischio CV di questa fascia di popolazione prima che insorga “l’emergenza” valutando le strategie più opportune per gestire la prevenzione, la diagnosi e la cura delle cardiopatie e dei fattori di rischio negli immigrati. ✔

SimpoSioAppropriatezza della multislice CT nella Cardiopatia Ischemica

di Maria Grazia Leone

SimpoSioProblemi aperti nella gestione del paziente iperteso

Una delle metodiche più affascinanti ma al tempo stesso più controverse

per chi si occupa di imaging non invasivo è senza dubbio la TC co-ronarica. Se da un lato infatti la TC offre la possibilità di diagnosticare in maniera sempre più dettagliata la malattia aterosclerotica corona-rica, permettendo non solo di vi-sualizzare e quantificare la placca, ma anche di poterla caratterizzare nelle sue componenti lipidica, fi-brosa e calcifica, dall’altro, per via

delle radiazioni X, essa comporta un rischio biologico non indiffe-rente. Questo rischio sembrereb-be in parte superato dal progresso tecnologico su cui si concentra la Relazione del Dott. Cademartiri dell’Ospedale di Parma che apre il Simposio sull’appropriato utilizzo della TC coronarica, moderato dal Prof. Romeo e dal Dott. Domeni-cucci. I primi modelli di TC a quat-tro strati erano limitate dall’elevato quantitativo di radiazioni (corri-spondenti a circa 500 lastre del

<<[…] di tutte le forme di ineguaglianza, la disparità nella cura della salute è la più spregevole ed inumana.>> Martin Luther King Jr.

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di Sebastiano Verdoliva

Muscolo

papillare

Ultima giornata di lavoro per il 41° Congresso Na-zionale di Cardiologia,

nella Sala Brunelleschi appunta-mento di primo mattino per ap-profondire le conoscenze in tema di complicanza dell’Infarto Mio-cardico con ST sopraslivellato. Sala gremita e panel di esperti di primo ordine, che vede come Moderato-ri il Dott. Accardi e il Dott. Mauri ed una squadra di Relatori com-posti, seguendo l’ordine del pro-gramma, da Campana, Costantini, F. Musumeci, Menicanti. Al Dott. Campana viene affidato il delicato compito di illustrare lo shock car-diogeno in corso di SCASTEMI, che può subentrare in seguito a un evento aritmico o ad una com-plicanza meccanica come l’insuf-ficienza mitralica acuta o difetti a carico del setto interventricolare. I pazienti che presentano lo shock cardiogeno durante lo STEMI sono associati ad una peggiore progno-si sia a breve che a lungo termine. Prosegue la sua relazione con ap-profondimento dei dati epidemio-logici: l’incidenza oscilla tra il 4 e l’11%. Lo studio CAPTIM ha dimo-strato un trend di riduzione se vie-ne effettuata Trombolisi extraospe-

daliera o PCI nel timing secondo Linee Guida. Il profilo del paziente che va incontro a schock appare ca-ratterizzato da soggetti più anziani, in predominanza di sesso femmini-le, con storia di ipertensione e in particolare modo di diabete. I casi di shock post IMA dimostrano che nel 55% erano anteriori, circa 46% erano inferiori, e 21% posteriori. Lo Studio GUSTO I e il Trial GU-STO III hanno fornito dati riguar-do le variabili predittive di SC: età, Classe Killip alla presentazione, localizzazione anteriorem prece-dente intervento cardiochirurgi-co, precedente intervento di PCI. Inoltre dal confronto del GUSTO I e III si possono evidenziare dif-ferenze con pazienti più anziani e con maggiore incidenza di diabete e ipertensione nel GUSTO III. Infi-ne, la mortalità si attesta intorno al 50%. Il Dott. Costantini si è occu-pato della rottura di cuore, ahimè quasi sempre fatale. Il suo compito infatti è consistito nel presentare i rari casi di salvezza di questa con-dizione clinica dove l’intervento tempestivo, corroborato da una precoce diagnosi, rappresenta l’unica speranza di efficacia. A se-guire, l’intervento del Dott. Mu-

sumeci sull’approccio diagnostico e terapeutico della rottura del setto interventricolare. L’evento clinico in discussione deve essere sospet-tato dal deterioramento delle con-dizioni cliniche, da non trascurare in questi casi l’esame obiettivo del paziente, l’eventuale presenza di un energico soffio sistolico, deve imporre l’esecuzione dell’esame ecocardiografico transtoracico che rileva la localizzazione e il tipo di difetto del setto interventricolare con la localizzazione dello shunt mediante il Color Doppler. Per questi pazienti utile potrebbe es-sere dal punto di vista terapeuti-co l’uso di vasodilatatori come la nitroglicerina in assenza di shock cardiogeno, ma l’uso del contro-pulsatore aortico appare indispen-sabile come ponte per il successivo intervento chirurgico, che appare sempre indicato come precoce, anche se vi è stabilità emodinami-ca. In ogni caso non c’è ancora accordo sul timing della chirurgia per la presenza di tessuto necroti-co friabile. Sono stati riportati casi di successo terapeutico mediante chiusura percutanea, ma necessita di maggiore esperienza per essere raccomandata. Ulteriore compli-

canza infausta dello SCASTEMI è rappresentata dall’insorgenza di insufficienza mitralica acuta. L’ar-gomento è stato affrontato dal Dott. Medicanti che ha esposto in manie-ra concisa e chiara le caratteristiche fisiopatologiche della patologia e la prognosi di questi pazienti. Ci sono tre meccanismi fisiopatologici che possono determinare l’insorgenza dell’insufficienza mitralica: dilata-zione dell’anello valvolare secon-daria alla dilatazione e disfunzione del ventricolo sinistro, disfunzione del muscolo papillare secondaria a infarto inferiore, infine rottura del muscolo papillare. In genere si ve-rifica maggiormente il fenomeno della disfunzione piuttosto che la rottura. La rottura del muscolo pa-pillare si caratterizza per un dram-matico quadro clinico di instabilità emodinamica. La diagnosi si avvale ovviamente dell’ausilio dell’esame ecocardiografico transtoracico e nei casi dubbi di quello transesofageo. L’intervento chirurgico di sostitu-zione valvolare, e in casi selezionati di riparo, rappresenta l’unica possi-bilità terapeutica. La Sessione è ter-minata con una discussione accesa e proficua con esaurienti risposte degli esperti. ✔

SimpoSio

Le complicanze dello STEMI

Muscolo

papillare

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I risultati delle Elezioni per il rinnovo del Consiglio Direttivo ANMCO

Elezioni del PresidenteDesignato

Schede votate 959Schede valide 862Schede nulle 12Schede bianche 85

ELEZIONI ANMCO 2010-2012

Elezioni del PresidenteDesignato

Hanno ottenuto voti:

Bovenzi Francesco Maria 812

Altri 50

ELEZIONI ANMCO 2010-2012

Elezioni del ConsiglioDirettivo

Schede votate 964Schede valide 919Schede nulle 9

Schede bianche 36 

ELEZIONI ANMCO 2010-2012Elezioni del Consiglio

Direttivo 

Dirigenti di Struttura Complessa

Hanno ottenuto voti:

Gabrielli Domenico 602Uguccioni Massimo 452

Altri 8

ELEZIONI ANMCO 2010-2012

Elezioni del Consiglio Direttivo 

Dirigenti con altri incarichi dirigenziali

Caldarola Pasquale 510Ceravolo Roberto 495Rakar Serena 435Oliva Fabrizio Giovanni 420Valle Roberto 394Abrignani Maurizio Giuseppe 354Mazzuoli Francesco 323Ottani Filippo 291Altri 9

ELEZIONI ANMCO 2010-2012

Elezioni del Rappresentante deiSoci Aggregati

 

Schede votate 11Schede valide 10Schede nulle 1Schede bianche 0 Hanno ottenuto voti:

Marco Canepa 10

ELEZIONI ANMCO 2010-2012

l’auspicio è che la diffusione e la lettura di questo libro contribuiscano ad una maggiore “umanizzazione” della medicina, portando al centro dell’attenzione dei clinici il malato con le sue personali caratteristiche, con le sue legittime preoccupazioni, individuando, all’interno dei protocolli dettati dalla ricerca scientifica, le cure che meglio si adattano al singolo caso, come un abito si deve adattare alla “propria” taglia.Puoi richiedere il volume inviando una email all’indirizzo [email protected]

contiene l’edizione integrale del libro

“L’arte perduta di guarire”di Bernard Lown

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IL NuOVO CONSIGLIO DIrETTIVO ANMCO BIENNIO 2010 - 2012

PrESIDENTE MArINO SCHErILLO A.o. “G. rummo” - Benevento

PrESIDENTE DESIGNATO FrANCESCO MArIA BOVENZI ospedale “Campo di marte” - lucca

PAST - PrESIDENT SALVATOrE PIrELLI istituti ospitalieri - Cremona

VICE - PrESIDENTE MASSIMO uGuCCIONI Attività Culturali C.t.o. - roma

VICE - PrESIDENTE FrANCESCO MAZZuOLI Attività organizzative e Gestionali A.o.U. “Careggi” - Firenze

SEGrETArIO PASQuALE CALDArOLA ospedale “m. Sarcone” - terlizzi (BA)

TESOrIErE DOMENICO GABrIELLI ospedale Civile “Augusto murri” - Fermo

CONSIGLIErI

MAurIZIO GIuSEPPE ABrIGNANI ospedale Civile “Sant’Antonio Abate” - erice (tp)

rOBErTO CErAVOLO ospedale Civile pugliese - Catanzaro

FABrIZIO GIOVANNI OLIVA ospedale “niguarda” - milano

FILIPPO OTTANI ospedale “G.B. morgagni” - Forlì (FC)

SErENA rAKAr ospedale “Cattinara” - trieste

rOBErTO VALLE ospedale Civile - Chioggia (Ve)

26 maggio 2010Caro Dott. Chiatto,Le scrivo per fare alcune precisazioni circa l’articolo pubblicato, a nome di Vincenza Procaccini, sul Congress News Daily, Supplemento di Cardiologia ne-gli Ospedali, del 21 Maggio 2010 e relativa alla Main Session sulla fibrillazione atriale che si è tenuta al recente Congresso Nazionale ANMCO di Firenze.Come Moderatore, insieme al Dott. Caldarola, di quella Sessione debbo rilevare che, a mio avviso, il contenuto dell’articolo non rispecchia fedel-mente quanto riferito dai singoli relatori e quanto emerso dalla discussione generale finale. In particolare, per quanto riguarda il dronedarone sono stati riportati solo i risultati degli studi DAFNE e ANDROMEDA e non an-che quelli dello studio ATHENA e della sua analisi post-hoc, recentemente pubblicati sul NEJM (Hohnloser S et al. N Engl J Med 2009;360:668-678) e su Circulation (Connolly SJ et al. Circulation 2009; 120: 1174-80) e citati ampiamente dal Dott. Santini e in sede di discussione. Questi studi, rando-mizzati e controllati, condotti su una casistica numerosa (oltre 4500 pazien-ti), hanno dimostrato, per la prima volta per un farmaco antiaritmico, una riduzione significativa, rispetto al placebo, di alcuni end-point hard come l’ospedalizzazione, lo stroke e la mortalità cardiovascolare. E’ vero che in uno studio successivo di confronto diretto tra dronedarone e amiodarone, il Dionysos (Le Heuzy JV et al. J Cardiovasc Electrophysiol (Pub ahead of print 6 April 2010)), il dronedarone è risultato meno efficace dell’amioda-rone nel prevenire le recidive aritmiche, ma è altrettanto vero che il drone-darone si è dimostrato più sicuro rispetto al progenitore, con un’incidenza inferiore di effetti collaterali e tossici, specie a livello tiroideo e neurologi-

co, che ne hanno indotto la sospensione in un numero significativamente minore di casi. Ed è questo il motivo per cui la FDA e l’EMEA hanno appro-vato l’uso clinico del farmaco che si prevede sarà commercializzato in Italia subito dopo l’estate. Ed è sempre questo il motivo per cui il dronedarone è stato considerato, nelle nuove linee-guida italiane sulla gestione della fibril-lazione atriale in corso di pubblicazione, un farmaco di prima scelta per la profilassi di questa aritmia (in alternativa ai farmaci di classe IC, sotalolo e amiodarone) praticamente in tutte le situazioni cliniche eccezion fatta per lo scompenso cardiaco grave o acuto.Personalmente, pertanto, prevedo che il ruolo che il dronedarone avrà nel trattamento della fibrillazione atriale e nella prevenzione delle sue compli-canze sarà tutt’altro che secondario. Il dronedarone è un nuovo farmaco antiaritmico, efficace e sicuro, che finalmente ci viene messo a disposizione dopo oltre 20 anni di attesa in questo campo. Non è una panacea, ma è in-dubbiamente un farmaco importante che, se ben utilizzato, ci permetterà una migliore gestione dei pazienti con fibrillazione atriale, evitando o ri-ducendo ospedalizzazione, stroke e mortalità cardiovascolare (certamente obiettivi non di poco conto!).Chiudo la presente ringraziando per lo spazio concessomi ed augurandomi che questo mio intervento riesca nell’intento di correggere un’eventuale impressione negativa sul dronedarone che alcuni colleghi, che non hanno assistito alla Main Session sulla fibrillazione atriale del recente Congresso Nazionale ANMCO, possono avere avuto leggendo l’articolo in questione.Cordiali saluti.

Dott. Antonio Raviele, Ospedale dell’angelO, Mestre - Venezia

Lettera al Giornale

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CI vEdIaMO al 4�° CONgRESSO NaZIONalE aNMCO!

Un saluto da tutta la Redazione...

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Congress News Daily 2010Supplemento di “Cardiologia negli Ospedali”

Comitato di Redazione 2010Ivana Basile - palermoFrancesca Bux - BariStefano Capobianco - BeneventoLorena Di Gioacchino - FermoSilvia Ferro - TorinoMaria Grazia Leone - abano Terme (pD)Alessandra Mazzoni - LuccaLeonardo Misuraca - pisaCinzia Monda - Mercogliano (aV)Vincenza Procaccini - BeneventoSebastiano Verdoliva - Benevento

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