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Dove non osano i polli

DOVE NON OSANOI POLLI

I NUOVI MESSAGGIDI ANTHONY DE MELLORACCOLTI E PRESENTATI

DA JOHN CALLANANEDIZIONI PIEMME S.P.A.

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Anthony De Mello

RINGRAZIAMENTI

Sono molte le persone che mi hanno aiutato a prenderel'iniziativa di scrivere questo libro. Vorrei prima di tuttoringraziare i miei genitori, la mia famiglia e i miei confratelligesuiti, che mi hanno dato gli strumenti necessari perapprezzare lo spirito degli insegnamenti di Tony de Mello.Ringrazio anche Padre Eddie O'Donnell, S.J., che harappresentato una costante fonte di incoraggiamento e si èsobbarcato la gravosa incombenza di correggere il manoscritto;Padre Donal Neary, S.J., e altri due amici, Carmel e Vera, per laloro assidua amicizia e l'incoraggiamento a scrivere; miofratello Bill, anch'egli gesuita, e i miei 'compagni di squadra'della Casa dei Ritiri Spirituali di Tabor, che mi hannosopportato per tutto questo tempo, mettendo anche alla provaalcuni degli esercizi di preghiera nel corso di diversi ritiri. Liringrazio anche per il loro incoraggiamento e le loro lusinghe,senza i quali non avrei mai nemmeno iniziato quest'impresa.

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INTRODUZIONE

Molte persone ricordano dove si trovavano quando fu uccisoJohn F. Kennedy. Io ricordo con la stessa precisione il luogo eil momento esatto in cui sono venuto a sapere della morte diPadre Tony de Mello. Mi trovavo in Bolivia, e attendevo conansia di poter tornare in Irlanda per partecipare all'ultimo ritiroirlandese di Padre Tony quando mi fu riferito della suaimprovvisa scomparsa. Dire che rimasi costernato è poco. Ilmio primo pensiero è stato: che peccato. Aveva ispirato unaquantità immensa di persone, compreso me. Fu in quelmomento che pensai potesse valere la pena di mettere periscritto ciò che rammentavo dei suoi ritiri e dei suoi corsi.Questo libro è il risultato di quei ricordi. È anche un tentativodi cogliere parte dell'essenza e dello Spirito dell'uomo Tony deMello. Era un grande maestro. Insegnava per mezzo diconferenze, ritiri, videocassette e libri, usando un misto dispiritualità, aneddoti e storielle divertenti che penetravano inprofondità in chi lo ascoltava. I suoi aneddoti e anche lebarzellette avevano sempre un fine preciso.

Quando ne capivamo il significato ci sentivamoimprovvisamente esposti, con la nostra ambizione, la nostrameschinità, la nostra stupidità, la nostra superficialità o ilnostro autocompiacimento. Grazie alla componente deldivertimento delle sue storielle eravamo in grado di ridere,anche di noi stessi. Ridevamo e imparavamo. Alcuni dicevanoche Tony non era solo un grande maestro, ma anche un maestropericoloso. Metteva costantemente in discussione se stesso, ilmondo in cui viveva e, di conseguenza, tutti coloro con cuiveniva in contatto. Per certe persone questo atteggiamento disfida continua comporta turbamento e confusione. Tonyinsegnava che la nostra sicurezza non risiede nei pensieri né

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nelle idee, per quanto possano essere profondi. E neppure nellatradizione, per quanto possa essere sacra. La sicurezza, se puòesistere, consiste soltanto in un atteggiamento mentale e nelladisponibilità a riflettere profondamente, in modo tale damettere sempre in discussione qualsiasi credo. Per questo Tonyci spingeva sempre a fare domande, domande, domande.Spesso le domande ci mettono a disagio. Tuttavia, cicostringono a riflettere, assicurandoci in questo modo unacrescita costante. Questo libro è rivolto a coloro che sannopoco o nulla di Tony de Mello e della sua opera. È dedicatoanche a chi ha letto alcuni dei suoi libri ma sente il desiderio oha bisogno di un incentivo per tornare a prenderli in mano.Tony stesso raccomandava che i suoi esercizi e la maggiorparte dei suoi libri venissero letti a piccole dosi.

Non posso far di meglio che citare il suo stesso consiglio aquesto proposito. Tony proponeva di leggere le sue storie in tremodi: 1. Leggete la storia una volta. Poi passate oltre. Questomodo di leggere rappresenta un passatempo piacevole. 2.Leggete la storia due volte. Rifletteteci sopra. Applicatela allavostra vita. 3. Rileggete la storia dopo averci riflettuto sopra.Create silenzio dentro di voi e lasciate che la storia vi riveli lasua profondità e il suo significato interiori, che vanno al di làdelle parole e delle riflessioni In questo modo acquisirete ilsenso del mistico. Oppure portatevi in giro la storia per tutta, lagiornata e lasciatevi perseguitare dalla sua fragranza, dalla suamelodia. Permettetele di parlare al vostro cuore, non al vostrocervello. Anche questo potrebbe trasformarvi in qualcosa disimile a un mistico. E proprio mirando a tale fine mistico che lamaggior parte di queste storie sono state raccontate in origine.Lo stesso vale per questo libro. Molti di coloro che hannoconosciuto Tony lo considerano una fonte di incoraggiamento edi comprensione della propria vita. Le informazioni biografiche

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che lo riguardano sono scarse, ma lui stesso ha dichiarato cheparte delle sue intuizioni si sono probabilmente sviluppate inseguito alle esperienze vissute nel corso della sua primainfanzia in India. Là egli era esposto alle culture induista ebuddhista tanto quanto a quella cristiana. Come giovanegesuita, ebbe la fortuna di essere inviato in Spagna per poterstudiare filosofia. Là subì fortemente l'influenza di alcunimistici cristiani, tra cui Teresa di Avila e Giovanni della Croce.In seguito i suoi superiori gesuiti lo mandarono negli StatiUniti a studiare psicologia. Nei suoi corsi e ritiri, questo fertilemiscuglio di spiritualità orientale e occidentale, combinato allaconoscenza e alla consapevolezza della dimensione psicologicadella natura umana, si sono rivelati un cocktail entusiasmante.

Tuttavia, i suoi primi anni come sacerdote non avrebberopotuto far presagire dove l'avrebbe condotto il suo modo dipensare. In quel periodo della sua vita si ritrovò a esserenominato maestro dei novizi in India e, come dichiarò luistesso in seguito, a quell'epoca era molto severo e formalista.Ricordo un episodio che Tony narrò e che risaliva al periodo incui era maestro dei novizi. Poco dopo aver iniziato il nuovolavoro, si accorse di essere scandalizzato da molte delle ideedei novizi su come avrebbero potuto eludere il voto di povertà.Per porre rimedio alla situazione riunì i novizi e disse che lavarietà e il numero di abiti che sembravano possedere eraassolutamente intollerabile. Propose che quella sera, dopo l'oradella preghiera, ognuno di loro salisse in camera sua e portassegiù tutti gli articoli di vestiario di cui sentiva di poter fare ameno. Il giorno dopo gli indumenti sarebbero stati raccolti edati in elemosina. Quella sera, nella sala comune, comparveuna splendida collezione di abiti. Un novizio che faceva alloraparte del gruppo, raccontò anni dopo a Tony di essere sceso disoppiatto nella sala comune dopo che gli altri erano andati a

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letto, portandosi via quel che riuscì a trovare di decente. Avevainfatti un gran bisogno di qualche abito presentabile. QuandoTony, in seguito, riferiva questo aneddoto, concludeva il suoracconto dicendo: "Be', almeno uno di noi aveva un po' di buonsenso" . Padre Tony de Mello aveva il dono di portare la vitadovunque andasse. Ciò non mi parve mai tanto evidente comequando, nel 1977, fece la sua prima visita in Irlanda. Inoccasione della trentaduesima Congregazione Generale deiGesuiti, svoltasi a Roma nel 1975, aveva suscitato profondaimpressione, e così il padre provinciale irlandese lo invitò aparlarci alla Casa di Ritiro di Rahan, nella Contea di Offaly. Ipartecipanti erano lì per prendere parte a uno dei suoi ritiri diuna settimana. S'impose sulla scena con una freschezzasorprendente. È incredibile l'atmosfera che riuscì a creare inquella prima sera.

I suoi ascoltatori furono immediatamente sfidati finoall'estremo, e molti trascorsero l'intera serata incantati. In duesuccessivi ritiri a cui partecipai, in Irlanda e in California,l'effetto fu identico. Ciò che Tony predicava provocava un veroe proprio choc nella maggior parte delle persone, ma lasciavauna sete di vita che rimane intatta ancor'oggi. Sebbene alcuninon si trovassero d'accordo con ciò che lui aveva da dire, pensoche ben pochi rimanessero indifferenti. Per quanto mi riguarda,so che a intervalli regolari sento il bisogno di tornare ai suoilibri, alle sue cassette audio e video, in modo da ricaricarmiattraverso la percezione del suo spirito e della sua spiritualità.Molte persone, durante ritiri e corsi, mi hanno detto chetrovano questi corsi di aggiornamento altrettanto utili. Percoloro tra voi che sanno poco o niente di Tony de Mello, speroche questo libro costituisca un incoraggiamento a leggere eassaporare i suoi testi originali. Per coloro invece checonoscono già in buona parte Tony e i suoi insegnamenti, spero

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che tornando a cogliere un po' dello spirito di Tony in questepagine possano essere incoraggiati a tornare alle fonti pertrovarvi ristoro e rinnovamento. La mia speranza è chel'interesse e l'entusiasmo per l'opera e le intuizioni di Tony deMello continuino in questo modo a trovare la diffusione chemeritano. Tony de Mello morì improvvisamente a New York il2 giugno 1987 mentre teneva un corso di preghiera allaFordham University. Aveva dato tutto se stesso, ma il suospirito vive ancora. Io considero questo libro un tributo al suoamore per la vita.

Padre JOHN CALLANAN, S.J.

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PARTE PRIMA

- Volare alto -

Moltissime persone vivono una vita vuota e priva diun'anima perché si nutrono di popolarità, apprezzamento, lode,di "io sono O.K, tu sei O.K", guardami, stammi vicino,sostienimi, apprezzami; si nutrono di potere, di vittorie. Voi vinutrite di questo?, Se e così siete morti. Avete perso l'anima.Nutritevi di materiali diversi, più sostanziosi. Allora assisteretealla trasformazione. Antony de Mello 1 Imparare a vivere nelpresente Cambiamenti drastici Durante i suoi ritiri, Tony deMello diceva spesso che le buone terapie si costruisconointorno alla consapevolezza. Ci chiedeva di ricordare imomenti in cui, come Archimede, avevamo vissuto quella chedefiniva un'esperienza "Eureka!", ossia quegli attimi in cuiqualche componente della nostra vita, che fino a quel momentoci era apparsa complessa e ingarbugliata, era improvvisamentediventata chiara.

È in questi momenti che dentro di noi può iniziare unatrasformazione. Tony diceva in verità che o si cambiava nelpreciso istante in cui si era acquisita la consapevolezza, o eraimprobabile che si potesse cambiare in assoluto. Sottolineavaanche che quest'attenzione al cambiamento, sotto molti aspetti,costituisce il nucleo centrale di qualsiasi ritiro basato sugliEsercizi Spirituali di Sant'Ignazio di Loyola. Per sviluppare taleconcetto in termini concreti, Tony ci ricordava il film Addio,Mr. Chips, in cui il buon maestro, ormai allo stremo delle forzee privo di ogni autorità sulla sua classe, parte per le vacanzeestive. Durante le vacanze, il maestro si innamora e per laprima volta in vita sua prova l'emozione di essere a sua voltaamato profondamente. Quella che ha vissuto è un'esperienza

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"Eureka!", che gli rivoluzionerà completamente la vita. Così,quando torna a scuola dopo le vacanze estive i ragazzi siaccorgono che si è verificata una trasformazione, senza chenessuno riferisca loro che è accaduto qualcosa di speciale epersino prima che l'insegnante stesso si sia reso conto di quantoè successo. Per vivere una trasformazione tanto drastica,dobbiamo penetrare nel presente. Tony ci diceva che moltiesseri umani funzionano al 10% delle proprie reali capacità, eche per il 99% del tempo non agiamo affatto nel qui e ora.Viviamo nel passato, riflettendo su una gran quantità di vecchiricordi o sogni a occhi aperti, oppure ci concentriamo sulfuturo, su vaghi progetti che potremmo desiderare di mettere inatto, dando tutto lo spazio ad aspirazioni che in modo sognantesperiamo si realizzino per noi. Tony ci invitava sempre a"penetrare nel presente". Fate amicizia con il momento attuale,diceva. Prendete coscienza dell'esperienza che state vivendo inquesto preciso istante e sentite l'atmosfera che regna intorno avoi, assorbendo le sensazioni che scatena dentro di voi. Eglievidenziava il fatto che nel nostro moderno stile di vitatendiamo a lasciare che le nostre esperienze vengano intralciateda idee e da analisi, e che raramente conserviamo la percezionedi quanto sta accadendo dentro di noi qui e ora.

- Frequentare la realtà -

Negli esercizi di fantasia e nelle meditazioni sul Vangelo cheTony presentava, egli cercava di fornire delle occasioni nellequali potessimo "stare soltanto" con il nostro Dio, o nelle qualiEgli potesse stare con noi, rompendo i nostri schemi mentali.Sarebbe utile a questo punto dire qualcosa riguardo alsignificato che attribuiamo alle espressioni Meditazioni sulVangelo e Esercizi di fantasia. Forse la meditazione può essere

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spiegata al meglio per mezzo di una sola parola: "essere".Imparando a vivere solo nel presente, senza permettere a nulladi distrarvi, quando la vostra mente e le vostre emozioni sonosotto il vostro controllo piuttosto che essere padrone di voi,quando la vostra consapevolezza ha raggiunto la massimaperfezione, allora potete trovarvi nella condizione dellameditazione. La meditazione, infatti, non ha a che fare con il"fare" ma con l'essere. Il termine stesso deriva dal latinomeditari, che significa semplicemente "frequentare"; ciòcomporta che dovrebbe essere un'attività svolta di frequente,ma l'imprecisione stessa del termine potrebbe costituire un fattopositivo in quanto ci consente di impegnarci nell'attività senzatroppi pregiudizi o aspettative. I buddhisti dello Zendescrivevano la routine come "stare seduti" o "stare seduti insilenzio a fare niente". Anche se questa definizione sembrasuggerire che la meditazione si esaurisce nel non fare nulla, ciòè vero solo in parte. Cercare invece di individuarlo come iltempo che dedicate a Dio, un momento in cui Egli può donarvila grazia della capacità di vedere chiaramente ciò che accadedentro di voi, nella vostra mente, nelle emozioni, nel corpo enel cuore.

Sono molti i libri che elencano i benefici che si possonoottenere attraverso la pratica. Con la fede, potrete acquisiremaggiore consapevolezza del Dio Vivente che è attivo nellavostra vita, e con questa conoscenza potrete notare un aumentodei vostri sentimenti di pace, ottimismo e autostima. Si puòinoltre conseguire un atteggiamento di indipendenza eautodisciplina e un maggiore senso d'identità. Alcunipartecipanti ai ritiri di fine settimana e ai seminari hannoregistrato una variazione nel proprio atteggiamento neiconfronti del dolore. Se per un attimo rivolgiamo la nostraattenzione agli Esercizi di fantasia condotti da Tony de Mello,

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possiamo notare che generalmente noi ci "posizioniamoall'interno della fantasia nel tempo presente, e cioè: esserepresenti come se l'avvenimento si stesse svolgendo qui e ora.Ciò ci aiuta a capire che l'esperienza non è mera fantasia mapiuttosto un'importante espressione di noi stessi e della nostracondizione di vita. Se, in seguito, riferiamo la nostra fantasia aun'altra persona, potremmo prendere coscienza di dettagliimportanti di cui ci eravamo resi conto solo vagamente durantel'esercitazione stessa. Inoltre, l'ascoltatore potrebbe notare deitemi che noi avevamo ignorato o trascurato. In effetti, gliesercizi di fantasia stessi possono aprirci la possibilità diesaminare degli aspetti della nostra vita che non saremmocapaci o disponibili ad esaminare altrimenti.

- L'esperienza "Eureka!" -

Una volta Tony ci raccontò di aver partecipato a un ritirobuddhista. Il suo guru passava fino a dieci ore di seguito con ilsuo gruppo, concentrandosi solo sulla respirazione, sul flussodi aria che entrava e usciva dalle narici dei partecipanti. Aquesti veniva chiesto di notare il volume di aria che entrava eusciva dal loro corpo, del calore o della freschezza,dell'asprezza o della dolcezza di ogni respiro, della suasuperficialità o profondità. Nel corso dell'esercizio, moltipartecipanti facevano osservazioni sulla noia o sulla difficoltàche provavano, e mettevano anche in discussione la validitàdell'esercizio. Ma Tony ci chiedeva di insistere, dicendo cheanche lui aveva scoperto per esperienza che più tempo sidedicava a questo esercizio, più se ne scopriva il valore. Eglispiegava che attraverso quest'esperienza "in un certo senso sitornava a casa, dentro se stessi". Era come se si fosse preso unbarattolo pieno di acqua torbida in cui nuotavano minuscoli

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pesci invisibili; e poi, una volta che si fosse dato il tempoall'acqua di calmarsi e placarsi, essa fosse diventata limpida,permettendo al l'improvviso di scorgere la vita che conteneva.Questo tipo di limpidezza o di silenzio dentro di noi puòspaventare, ma permette a ciò che è veramente importantedentro di noi di venire a galla. In questo spazio silenzioso,acquisiamo la consapevolezza di importanti aspetti, consci osubconsci, della nostra vita, e possiamo vivere un'esperienza"Eureka!" di chiarezza su noi stessi. In un certo senso, ciconcediamo il permesso di riconsiderare gli ultimi mesitrascorsi scoprendo così quali esperienze abbiano un verovalore per noi e dove ci sia stato un autentico risultato. Perfarci capire fino in fondo come si dovesse fare tutto questo,Tony ci raccontò di un generale dell'esercito giapponese cheera stato gettato in prigione.

Naturalmente, egli era terrorizzato e si preoccupavacostantemente di cosa avrebbero potuto fargli i suoi nemici.Era talmente in ansia che la notte non riusciva a chiudereocchio. Tuttavia, nel bel mezzo del suo terrore gli tornaronoall'improvviso alla mente le parole del suo maestro Zen: "Ildomani non è reale. L'unica realtà è il presente". Quando ilgenerale giapponese si concesse il permesso di credere aquest'affermazione, recuperò immediatamente la capacità didormire. Il futuro aveva mollato la presa su di lui. Ridivenneuna persona perfettamente in grado di "essere" soltanto nelpresente. Molti di noi trascorrono gran parte del proprio tempoa rimpiangere ciò che ci è accaduto fino a questo momento, o apreoccuparsi inutilmente delle potenziali catastrofi chepotrebbero coglierci in futuro: tutte cose su cui abbiamo uncontrollo limitato o addirittura nullo. Esercizi di fantasiaImparare ad accettarsi Iniziate chiudendo gli occhi e prendendocoscienza della vostra respirazione. Non cambiate il vostro

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modo di respirare, semplicemente prendetene coscienza.Ora, man mano che la respirazione calma comincia a

rilassarvi, immaginate una persona importante della vostrainfanzia, che vi voleva molto bene. Potreste scegliere diconcentrarvi su vostra madre o vostro padre, o magari su unanonna affettuosa. Inserite il personaggio nel suo ambiente piùpiacevole, con tutti gli ammennicoli che gli si addicono.Quando lo avrete davanti agli occhi della mente, lasciate cheinizi a dirvi cosa c'era in voi che tanto amava, che cosa di voilo attraeva, e indugiate per un minuto circa su questa scena.Ora, immaginate qualcuno che vi ama al momento attuale e dinuovo lasciate che vi riferisca cosa in voi lo attrae davvero.Può essere un tratto della vostra personalità o una vostracaratteristica che affascina particolarmente, o anche unelemento fisico, ma lasciate che sia quella persona a dirvelo.Ora, immaginate Cristo davanti a voi. Fatelo in un modo che virisulti agevole. Lasciate che Cristo vi parli dolcemente eaccogliete ciò che ha da dirvi sulle vostre qualità. Poi salutatelosenza fretta, e tornate al presente, ringraziando il Signore per iltempo che avete potuto trascorrere con Lui. Quando sietepronti, aprite gli occhi [nota: In questo esercizio concedete avoi stessi l'amore e l'autostima di cui avete bisogno e chedesiderate. Facendolo, acquisite maggiore consapevolezzadell'opera dello Spirito dentro di voi e migliorate la vostrasalute interiore attraverso i messaggi più positivi che negativicontenuti in questa fantasia.].

- Imparare ad essere consapevoli -

Questo tipo di esercizio di fantasia funziona alla perfezionenelle classi dell'ultimo anno di scuola superiore, in Irlanda. Aseconda della maturità del gruppo, sarà necessario un periodo

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più o meno lungo di preparazione. Sottolineo che lapreparazione del gruppo è di vitale importanza. Prima di tutto ènecessario spiegare il tipo di esercizio di meditazione che siintende svolgere, chiedere il consenso e il sostegno del gruppoper l'iniziativa, e trascorrere tutto il tempo necessario perpredisporre il gruppo attraverso un esercizio di "concentrazionesulla respirazione" o di "consapevolezza del corpo", o inalternativa un'attività preparatoria di "presa di coscienza deirumori circostanti". Mettetevi comodi. Cercate di rilassarvi e diprendere coscienza di qualsiasi rumore riusciate a udireall'esterno della stanza. Forse sentirete il rumore del traffico, oil fruscio del vento, o magari di alcune persone che camminanofuori; potrebbe anche capitare, se c'è molto silenzio, di udire ilcinguettio di un uccello. Ascoltate. Ora portate la vostraattenzione all'interno della stanza ed escludete tutti i suoniprovenienti dall'esterno.

Tendete le orecchie per individuare qualsiasi rumore all'interno della stanza. Forse potete sentire qualcuno che simuove, o lo scricchiolio di una sedia, o il respiro di unapersona che penetra ed esce dal suo corpo. Adesso cercate dirilassarvi. Prendete coscienza soltanto dei rumori che potetesentire all'interno della stanza. Adesso, voglio che portiatel'attenzione all'interno di voi stessi. Prendete coscienza di ognisuono che vi sia dentro di voi. Potreste riuscire a udire il lieverumore dell'aria che passa attraverso le vostre narici, o persinoavvertire il battito del vostro cuore, ma limitatevi a concentrarel'attenzione sull'interno di voi stessi e rimanete calmi e insilenzio. Ora voglio che immaginiate di camminare in uncampo che conoscete e che riuscite a dipingere con gli occhidella mente. È una bella giornata calda e voi siete soli, maquesto vi fa sentire bene. Mentre attraversate il campo sapeteche a un'estremità di esso scorre un fiume, e sentite cantare gli

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uccelli. Passeggiando, vi sentite felici e rilassati. Ora statearrivando alla riva stessa del fiume, lungo la quale cominciate acamminare lentamente. Ascoltate il gorgoglio dell'acqua chescorre pacifica, possibilmente serpeggiando tra piccole rocce egruppi di canne. Godetevi quest'esperienza. Mentre continuatea camminare lentamente, percepite vagamente la presenza diqualcuno che, poco più avanti, si trova in piedi in mezzo alfiume. A un certo punto vi accorgete tratta di Gesù. Quandoarrivate al punto del fiume in cui si trova Gesù, vi accorgeteche vi sta facendo cenno di avvicinarvi e raggiungerlo.Togliendovi le scarpe e le calze e notando che l'acqua non èmolto profonda, vi avviate verso di Lui. L'acqua vi arriva allecaviglie, poi alle ginocchia, e Gesù continua a farvi cenno diavvicinarvi.

Quando finalmente lo raggiungete, Egli vi prende le mani e,guardandovi negli occhi, dice: "Non avere mai paura di venireda me. Poi, con estrema dolcezza, vi conduce fino alla rivaopposta e insieme vi sedete sulla sponda erbosa. Mentreentrambi osservate l'acqua che scorre, voi iniziate a parlare aGesù della vostra vita e di come sono andate le cose negliultimi mesi. Indugiate sugli aspetti della vita che vi hannopreoccupato, o di qualsiasi cosa vi abbia procurato ansia otristezza, delusione o ira. Mentre raccontate questi avvenimentie le vostre emozioni, iniziate a sentire che il dolore o lapreoccupazione legati a questi eventi scorrono via con l'acquadel fiume. Prendetevi tutto il tempo che vi serve e restate conGesù, ricordando gli avvenimenti e sentendo che lapreoccupazione scorre via. Ora, mentre cominciate ad avvertireil senso di libertà che deriva dal sollievo, cercate diconcentrarvi sulle cose che desiderate per voi stessi: paceinteriore, amore, felicità. Esse scorrono dentro di voi, lungo ilfiume, e dopo un po' sentite che Gesù riprende a parlarvi. Vi

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dice qualcosa di speciale su voi stessi, e dunque date a questomomento la massima attenzione, ascoltando ciò che ha dadirvi. Adesso, Gesù vi riconduce dall'altra parte del fiume e sicongeda. Lo osservate allontanarsi, e dopo esservi rimessi calzee scarpe, lentamente, seguendo a vostro ritmo, ripercorrete iltratto lungo la riva del fiume e poi attraverso il campo che benconoscete, portando con voi i ricordi che conservate nellamente, per ritornare infine in questa stanza, qui e ora. E ora, dinuovo, voglio che ascoltiate tutti i suoni dentro di voi e che neprendiate coscienza. Gradualmente, allargate la vostraattenzione al di fuori di voi stessi e ascoltate i rumori cheavvertite all'interno della stanza: magari il fruscio dei vestiti diuna persona che si muove O il grattare di una sedia sulpavimento. Ora lasciate che la vostra attenzione si estendaall'esterno della stanza e di nuovo ascoltate i rumori deltraffico, o la voce di persone o il canto degli uccelli e poi,seguendo il vostro ritmo, stiratevi dolcemente e aprite gliocchi, lasciando che si abituino alla luce [nota: Si puòconcludere l'esercizio incoraggiando chi lo desidera a formaredelle coppie in cui le due persone si raccontano reciprocamentele sensazioni nate dalla fantasia.].

- Imparare ad amare -

Immaginatevi da giovani, all'età di circa dodici anni. Sietebuoni amici del giovane Cristo, anch'egli di circa dodici anni.Organizzate la scena. È una mattina serena, e sia voi che ilgiovane Cristo dovete sbrigare delle commissioni per le vostremadri. A entrambi è stato chiesto di andare al pozzo adattingere l'acqua. Mentre vi dirigete insieme al pozzo, ilgiovane Gesù vi circonda le spalle con un braccio. Sentite lavicinanza che vi lega. Egli ama qualcosa in voi di cui voi stessi

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non vi rendete del tutto conto. Sentite quanto vi ama. Egli vicapisce più di quanto non facciate voi stessi. Conosce la vostrainfanzia e di come siete cresciuti. Inizia a spiegarvi degli eventidella vostra infanzia e ve ne rivela il significato, che forse voinon avevate mai compreso prima. Ora seguite il giovane Gesùmentre ritorna a casa sua. Lì trovate Maria, e vi sedete con lei.Maria vi dice quanto ami sia Gesù che voi. Voi le confidate ciòche avete nella mente e nel cuore. Maria vuole ascoltarvi, e vitratta come tratta suo figlio, con estrema dolcezza. Quandosentite di aver tratto tutto il beneficio possibile da questoesercizio, offrite una preghiera a Gesù e a Maria in segno diringraziamento per il tempo che hanno trascorso con voi.

2- Scoprire di essere migliori di quanto si creda -

Studenti "a zampillo" Nel corso dei suoi ritiri con noi, PadreTony de Mello sottolineava l'importanza dell'avere una buonaimmagine di sé e del credere in se stessi. Ci faceva notare chetutte le osservazioni sporadiche di insegnanti, genitori o amici(e in particolare quelle di sostegno e d'incoraggiamento)possono rivestire un'importanza vitale in questo senso. Lacostruzione dell'immagine personale e dell'autostima ingioventù può anche influenzare grandemente la nostraimmagine di Dio nella prosecuzione della vita. Per megliospiegare questo punto, Tony citava un esperimento condotto daun famoso psicologo, Rosenthal. Mentre si avvicinava la finedell'anno scolastico, Rosenthal andò con il suo gruppo distudiosi in un istituto scolastico, e si presentò in alcune classiraccontando agli insegnanti di alcuni sorprendenti esperimentiche sembravano indicare che nelle scuole del giorno d'oggi

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stava emergendo un nuovo tipo di studente, che definì "azampillo". Agli insegnanti fu spiegato che questi studentiavevano uno schema di apprendimento tardivo, e che alcuni diquesti erano stati individuati anche nella loro scuola. Rosenthaldiede a ciascun insegnante una lista con i nomi degli studenti"a zampillo" e chiese loro, una volta che la scuola fosse ripresanell'autunno successivo, di tenere particolarmente d'occhio gliallievi presenti sulla lista. Sottolineò anche che gli insegnantinon avrebbero dovuto per alcun motivo far sapere nulladell'esperimento ai ragazzi. In realtà, il tutto era una purainvenzione di Rosenthal. Nessuno, nel suo gruppo di esperti,aveva individuato degli studenti "a zampillo", ma gli insegnantinon lo sapevano. In effetti, Rosenthal e i suoi colleghi avevanoscelto a caso un certo numero di studenti, consegnandone lalista agli insegnanti.

Un anno più tardi il gruppo di esperti tornò alla scuola edeseguì un test di quoziente intellettivo. Il risultato fu che tutti iragazzi che erano stati descritti agli insegnanti come "azampillo" erano migliorati drasticamente. Quando fu chiestoagli insegnanti come avevano trovato i ragazzi presenti sullalista nel corso dell'anno scolastico, essi usarono termini come"attento", "molto attivo", "ansioso di imparare". Gli insegnantiavevano delle aspettative particolari su questi ragazzi"speciali", e di conseguenza avevano posto loro più domandeche agli altri, trasmettendo ai ragazzi stessi, proprio a causadella convinzione che fossero eccezionali, la stessa certezza.Questa combinazione di aspettative esterne positive e diautostima interna aveva dato origine alla trasformazione e alnotevole miglioramento delle prestazioni scolastiche. Lo stessopuò accadere tra noi e Dio. Se crediamo fermamente che Eglici ama e che noi, per qualche motivo, siamo completamentedegni d'amore, i risultati possono essere ugualmente

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sorprendenti. Tony de Mello martellava costantemente sul fattoche la maggior parte dei gesuiti (e di conseguenza anche delresto della popolazione del mondo) raggiungono risultati pari al10% del proprio potenziale. Quando glielo udii affermare per laprima volta, rimasi sorpreso e turbato. Perché mai dovremmodare costantemente delle prestazioni tanto al di sotto dellenostre potenzialità? Forse i sensi di colpa hanno qualcosa a chevedere con questo problema.

La scoperta della libertà Sono ormai diversi anni che mioccupo degli studenti di secondo livello dell'ultimo anno discuola, e organizzo i loro ritiri di fine anno. Nel corso di questiritiri, non si può fare a meno di restare colpiti dai sensi di colpache tormentano alcuni studenti. In realtà, si tratta di ragazzieccezionali, vivaci, svegli e capaci d'impegnarsi. Il problema èche non credono di esserlo. Quando si chiede quale sia la loroimmagine di Dio, non danno a vedere di credere in un Diodell'Amore, un Dio che non chiede nulla in cambio. La loroimmagine di Dio mi ricorda qualche volta quella descritta dalpadre gesuita Gerry Hughes in Dio delle Sorprese, un Dio stile"buon vecchio zio George.. Hughes racconta la storia di dueragazzini che vengono portati dai genitori a fare visita alvecchio zio George. Questo signore abita in un grande castelloin cima a una collina e i bambini vengono fatti entrare nel suosoggiorno una domenica pomeriggio. L'uomo, dall'aspettovecchio e severo, ha una lunga barba bianca e fluente. Nonappena i due bambini entrano, egli li invita ad accompagnarlonelle cantine del castello. Li conduce attraverso un corridoiostretto, lungo il quale si aprono su entrambi i lati diverse portechiuse con delle spranghe d'acciaio. Egli le spalanca, e dalleporte aperte escono lingue di fuoco in mezzo alle qualibruciano delle povere creature agonizzanti. Per completare ilquadro, lo zio George afferra un lungo forcone e ricaccia

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indietro tra le fiamme le povere creature per evitare chefuggano. Riaccompagnando i due bambini su dai genitori, eglidice: "Ora, voi mi amate, vero? E se non verrete a trovarmitutte le domeniche per onorarmi, vi accadrà ciò che avete vistolà sotto. Detto questo, la visita allo zio George si conclude, e igenitori portano a casa i due ragazzini terrorizzati. Lungo lastrada, i genitori ricordano ai bambini che devono amaresempre lo zio George e i due promettono che lo faranno.Dentro di se, però, lo detestano segretamente. Lo stesso puòaccadere a noi. Il nostro timore e l'avversione per noi stessipossono trasformarsi in timore e disprezzo nei confronti di Dio,ed è difficile, crescendo, riuscire a ritrovare un equilibrio. Ilsenso di colpa ha avuto la meglio. L'amore, per noi e per Dio, èdestinato ad avere un'importanza secondaria. Tony de Melloinsisteva dunque sul fatto che bisogna affrontare la realtà, siaquella dell'immagine che abbiamo di noi stessi, sia quellarelativa al concetto di Dio. Molti hanno troppa paura di dire aDio cosa pensano esattamente di Lui, ma l'unico modo perottenere la libertà è affrontare la verità Dite a Dio cosa provatea volte nei suoi confronti. Lo sa anche da solo. Dicendoglielonella preghiera è possibile che proviamo una sensazione diliberazione. La verità può renderci liberi.

- Un giudizio nuovo -

Tony ci raccontava che quando aveva la responsabilità deigiovani studenti gesuiti, talvolta scopriva che la loro immaginedi Dio era simile a quella che ho appena descritto. Perneutralizzarla, inventò un esercizio che molti hanno trovatoutile. L'individuo spaventato doveva cercare di immaginarenella sua mente, durante la preghiera, una scena in cui sitrovava una "sedia vuotai. va poi allo studente di immaginare

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Gesù seduto su questa sedia, e lo studente doveva parlare conGesù, dicendogli esattamente quello che provava nella mente enel cuore. Quando questa fase era stata completata, lo studentedoveva immaginare nella sua fantasia di andare lui stesso allasedia vuota e di rispondere poi lui stesso, come avrebbe fattoCristo, a tutto ciò che aveva detto. Udire la risposta di Gesù permezzo delle proprie labbra può costituire una scoperta di se e,come spiegava Tony, si tratta di tempo molto ben speso.Ancora, Tony suggeriva un altro esercizio in cui era possibileconversare con Gesù. Si dovrebbe iniziare parlando oscrivendo (per chiarire i nostri pensieri) di tutti i nostrisentimenti, a cominciare da quelli negativi, i risentimenti, lepaure, l'ira che abbiamo sentito scaturire dentro di noi. Poi, insilenzio, ascoltiamo le risposte di Cristo, prestando particolareattenzione alla sua presenza al nostro fianco, sentendo che citiene le mani, ascoltandolo mentre ci chiama per nome emettendoci in sintonia con le sue parole di incoraggiamento.Ciò può risultare difficile per alcuni, soprattutto se ci portiamodietro anni di questioni non risolte con noi stessi, ma se sipersevera con questo esercizio sentiremo che Cristo ci fa donodi una chiara percezione del suo amore incondizionato per noi.

Uno sguardo nuovo Probabilmente avete sperimentato anchevoi l'effetto che può avere su un individuo questo tipo di amoredisinteressato e di generosità. Personalmente ricordo benissimoil periodo in cui lavoravo, come giovane gesuita, con una suorain un ufficio di un centro comunitario che aveva la proprietà difar nascere un incredibile rispetto di se in coloro che laincontravano. Tutti i giorni si presentavano persone piene diproblemi, che chiedevano quasi sempre di parlare con quellaparticolare suora. Gli altri di noi che lavoravano nell'ufficioerano più che contenti che facessero questa richiesta.Sapevamo fin troppo bene quanto fosse difficile soddisfare

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particolari individui, ma eravamo sempre molto sorpresi diveder tornare ogni volta la suora tutta sorridente, dicendo:"Quella persona ha qualcosa di davvero simpatico". Tutti noi,compreso me, non riuscivamo proprio a vedere in cosaconsistesse quella simpatia di cui parlava lei. Eppure, nonpotevamo fare a meno di accorgerci che chiunque fosse stato acolloquio con lei usciva dall'ufficio con un passo molto piùleggero di quando era entrato. In qualche modo, lei riusciva avedere il Cristo in ogni anima che incontrava e a tirare fuori labontà che era nascosta dentro di loro. Il suo amore assicurava aquelle persone che erano buone. Qualcosa nei suoi occhicomunicava lo stesso messaggio e il risultato finale era cheuscivano dalla stanza determinati a vivere secondo leaspettative che la suora aveva su di loro. La grazia divina erapenetrata nella loro anima attraverso la semplice constatazioneche almeno un'altra persona pensava che essi fossero "imigliori". L'amore può dunque essere descritto come lacapacità di vedere che le persone sono buone e di far lorosapere che si è dalla loro parte.

- Meditazione di fantasia -- Lungo la strada della vita -

"In quello stesso giorno, due di loro erano in cammino per unvillaggio di nome Emmaus (e noi ci affianchiamo a loro mentrecamminano e discorrono di ciò che era accaduto aGerusalemme in quei giorni). Mentre discutevano insieme,Gesù in persona si accostò e camminava con loro, ma i loroocchi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Chesono questi discorsi che state facendo fra voi durante ilcammino?". Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nomeCleopa, gli spiegò che stavano parlando di Gesù di Nazareth,

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un loro amico, che i sommi sacerdoti avevano catturato ecrocifisso. "Noi speravamo che fosse lui a liberarci, ma ora lenostre ultime speranze ci hanno lasciato. Non solo: alcunenostre donne si sono recate al sepolcro di Cristo e vi hannotrovato le sue vesti, ma di Lui non c'era più traccia". Mentreraccontavano di questa storia, erano giunti al punto in cuidovevano svoltare per andare a casa, e lo straniero fece comese dovesse andare più lontano, ma essi, sentendo che nel lorocompagno di cammino c'era qualcosa di strano, insistetteroperché si fermasse a cenare con loro. Quando fu a tavola conloro, lo straniero benedisse il pane, ma immediatamente sparìdalla loro vista, e solo allora essi si resero conto che era ilSignore,.

Ora riflettete su questa scena. I due viandanti avevano datomolto di sé allo straniero: il loro tempo, la loro amicizia, la loroenergia, le loro speranze, i loro sogni di futura prosperità.Erano due persone normali, come io o voi. Anch'essi avevanosperanze e aspettative, proprio come noi, ma queste speranze,almeno ai loro occhi, erano state deluse. Chi di noi, a un certopunto della nostra vita, non è rimasto deluso, a causa diun'amicizia finita male, una fedeltà infranta, un lavoro dato aqualcun altro, un affare andato male, un fallimento quandosperavamo di riuscire, e in generale la sensazione di essere statiabbandonati da Dio? In queste occasioni è facile identificarsicon i viandanti sulla strada per Emmaus. Possiamo unirci aloro, quando dicono "avevamo sperato" e possiamomeravigliarci con loro quando iniziano a capire che lo stranieroincontrato lungo la strada è lo stesso straniero che haattraversato con noi una strada alquanto ardua nei momenti piùtragici della nostra esistenza, e ancora è quello stesso stranieroche ha percorso lui stesso più d'un ripido sentiero. Colui checapisce la sofferenza e la solitudine più d'ogni altro, che è stato

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in tutti i luoghi più impervi e che ci tiene sul palmo della suamano quando ci troviamo in balia delle difficoltà.

- Esercizi di fantasia -

Di fronte agli imprevisti della vita Immaginatevi una seratacalda. Voi e alcuni vostri amici vi ritrovate insieme alla fine diuna giornata lunga e pesante. Questi vostri amici sono alcunidegli apostoli ed è presente anche Gesù. Mentre passeggiate,magari ai bordi di un paesino, uno del gruppo suggerisce chesarebbe una buona idea andare a fare un giretto in barca a remisul lago che si trova lì vicino. Anche Cristo sembra entusiastadella proposta e così il gruppetto si dirige verso la riva del lago.Ora continuate a immaginare di vedere, mentre vi avvicinatealla riva, una barca da pescatori che non dista molto, e cosìiniziate a dirigervi verso di essa. Voi prendete posto al centrodell'imbarcazione, insieme a Pietro, e gli altri discepoli viseguono e si accomodano in posti diversi. Anche Gesù salesulla barca ma, essendo esausto per la lunga giornata dipredicazione, si sistema su alcuni cuscini in fondo e siaddormenta quasi subito. Voi e Pietro siete al centro dellabarca, e vi allontanate dalla riva remando dolcemente. Laserata è splendida, soffia una brezza leggera e il sole stainiziando a tramontare. L'acqua lambisce silenziosamente ifianchi dell'imbarcazione. Immersi in quella calma e in quellatranquillità, lasciate scivolare la mano lungo la fiancata dellabarca e sentite l'acqua fresca scorrervi tra le dita. Ne riceveteuna piacevole sensazione di rilassamento, ma improvvisamentenotate che la brezza si è fatta più forte e l'acqua, che fino a quelmomento lambiva dolcemente il legno della barca, stainiziando a sciabordare con violenza sempre maggiore.

Guardandovi intorno, vedete gruppi di nuvole scure

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avvicinarsi minacciose alla barca. Il vento si sta intensificandosempre di più e voi guardate il viso di Pietro (il viso di unpescatore esperto), che appare piuttosto preoccupato. Egli senteche si sta avvicinando una tempesta, e guardando le ondevedete che iniziano a superare il parapetto della barca. A questopunto il vento soffia fortissimo, e le folate fanno dondolarel'imbarcazione. È entrata una quantità d'acqua tale che voi e ivostri compagni rischiate ormai di annegare. Pietro vi guardacon il terrore negli occhi, e vi chiede di scivolare fino al fondodella barca, dove sta dormendo Cristo, e di dirgli che vi trovatein grave pericolo. Così, voi vi spostate lentamente verso Gesù.Lo afferrate per le spalle, lo scuotete, e quando lui apre gliocchi ancora pesanti di sonno gli gridate: "Signore, salvami, oannegherò.. Così, Gesù si mette a sedere, tende le mani e dicealle onde di calmarsi. Immediatamente, la furia del mare iniziaa placarsi e Gesù vi guarda dritto negli occhi dicendo: perchénon hai avuto fede? Non credevi forse che io fossi qui con te?...E io mi fermo, ripensando agli ultimi mesi trascorsi, riflettendosulle occasioni in cui mi sono sentito in pericolo... in cui eropreoccupato... in cui mi sentivo abbandonato, solo e incapacedi reagire... e resto con Cristo... e riascolto le sue paroleinnumerevoli volte... "Perché non hai avuto fede? Non credeviforse che io fossi qui con te?"

- Un insolito incontro -

Ora immaginate di andare a fare una passeggiata in unaserata fresca, dopo aver concluso la vostra giornata di lavoro.Camminate attraverso un bosco, in una zona del tutto sicura.State seguendo un sentiero che fiancheggia un pendio boscoso,e vedete un viottolo che insinuandosi in mezzo agli alberi saleverso l'abitazione di un eremita, conosciuto sia per la sua

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gentilezza che per la sua saggezza.Mentre risalite lungo il sentiero, riuscite soltanto a scorgere

un piccolo fuoco da campo davanti a voi. Man mano che viavvicinate! riuscite a intravedere la sagoma di quell'uomosaggio seduto davanti al fuoco. Accostandovi, vi chinate araccogliere qualche sterpo e qualche ramoscello per il fuoco.Poi lo raggiungete. Mettendo i vostri ramoscelli sulle fiamme,vi sedete di fronte al vecchio e, alla luce del fuoco, riuscite adistinguerne i tratti del viso. Prendetevi tutto il temponecessario per osservarlo. Studiatene l'espressione. Ha il visomolto vicino al fuoco. Esaminate quel viso. È dolce e gentile...riuscite a vedere i suoi occhi... la sua espressione. Ora ponete alvecchio saggio una domanda che nell'ultimo anno ha rivestitoper voi un'importanza particolare.

Mentre gli fate la domanda, osservate attentamentel'espressione del saggio. Come accoglie la vostra domanda? Virisponde immediatamente, e in questo caso, lo fa con le parole,con l'espressione del viso o con dei gesti? Che tipo di rispostavi dà? Ora vi chiedo di fare qualcosa di difficile. Cercate didiventare voi stessi il saggio. Che tipo di persone siete, neipanni del saggio? Come vi sentite e com'è la vostra vita? Oravoi siete il vecchio saggio e vedete un estraneo avvicinarsilungo la mulattiera. Questa persona, in effetti, siete voi stessi,quando arrivavate dal sentiero principale pochi minuti prima.Guardate l'estraneo che si siede di fronte a voi. Egli vi poneuna domanda che riveste evidentemente per lui una grandeimportanza. Prendetevi il tempo necessario prima di dargli larisposta più saggia che riuscite a pensare. Come vi fa sentire ilfatto che quell'estraneo vi abbia posto la domanda? Poi,lentamente, osservatevi mentre date la risposta all'estraneo.Cosa dite? La vostra risposta è espressa in parole, gesti o in unaltro modo? Ora tornate a essere voi stessi. Avete udito la

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risposta del saggio? L'avete capita? E adesso, cosa provate neiconfronti del saggio? Presto sarà ora di andare. Mentre voi vialzate per congedarvi, il vecchio allunga una mano dietro di see fruga in una borsa speciale, dove ha per voi un regalo moltointeressante. Lo estrae dalla borsa e ve lo dà per il vostroviaggio di ritorno. Prendete il dono e osservatelo. Ha qualchesignificato particolare per voi? Mentre vi girate per andarvene,ringraziate il vecchio e gli dite come vi sentite, per poi salutarloe avviarvi verso casa. Ora, lentamente, prendete coscienzadella vostra respirazione e della stanza in cui avete svoltol'esercizio. Seguendo il vostro ritmo, aprite gli occhi e lasciateche si riabituino alla luce. Stiratevi e concludete l'esercizio[nota: Se vi trovate in gruppo, potrete provare il desiderio dirivolgervi a un vostro compagno e condividere (nella misura Incui ne siete capaci e vi sentite liberi di farlo) ciò che vi èaccaduto nel corso della fantasia.]

3 - Non è sempre amore ciò che sembra esserlo -

- La vita che salvi può essere la tua -

A questo punto, abbiamo parlato parecchio del tipo di Diocon cui stiamo cercando di comunicare e della natura del Dioche stiamo tentando di raggiungere. Vediamo di inserire tuttoquesto in un quadro teorico che sia però applicabile a noi stessi,ad altri, al lavoro e alla comunità. Per costruire questo quadroteorico, tentiamo prima di tutto di delineare il tipo di Dio di cuinon stiamo parlando qui. Eric Berne, nel suo libro I giochi chefa la gente, enumera la varietà di posizioni che assumiamo inrelazione agli altri. Ci chiede di prendere in considerazione ilconcetto di Salvatore. Bene, anche per noi è l'immagine di Dio

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come salvatore la prima che dobbiamo scartare dalla nostramente. Dobbiamo eliminare con decisione l'idea che Dio esistaper darci un aiuto che non desideriamo o di cui non abbiamobisogno. Per spiegare questo concetto, Tony de Mello raccontòla storia dell'Arcivescovo Roberts, un gesuita inglese che nel1936 fu nominato Arcivescovo di Bombay. L'ArcivescovoRoberts trovò piuttosto sorprendente la sua nomina per quellasede vescovile, dato che sapeva ben poco dell'India e dellamentalità indiana. Inoltre, quando giunse a occupare la suanuova sede, trovò ad attenderlo una diocesi dotata di unasensibilità ecclesiale altamente sviluppata e gestita da un clerogià formato e molto competente. La sua nomina, come poténotare, aveva suscitato risentimento nella popolazione locale.

Per farla breve, agli indiani era stato dato un aiuto esternoche loro non avevano chiesto né auspicato. Per risolvere questodilemma, l'Arcivescovo escogitò un espediente davverogeniale. Scrisse a Roma, dicendo che aveva bisogno di unVescovo Ausiliare, e che era stato individuato un uomo delluogo, di nome Gracias, che gli sembrava adatto allo scopo.Nonostante qualche esitazione da parte di Roma, Gracias funominato Ausiliare della diocesi, e poco tempo dopol'Arcivescovo Roberts disse al suo nuovo Ausiliare che entrobreve sarebbe partito per svolgere un importante incaricoall'estero. In sua assenza, la responsabilità della diocesi sarebbestata del nuovo Vescovo. Così l'Arcivescovo Roberts partì,lasciando la diocesi nelle mani del Vescovo Gracias. Questasituazione si protrasse per un periodo piuttosto lungo, durante ilquale il nuovo Vescovo gesti in modo più che adeguato la suafunzione. Dopo un po' di tempo risultò evidente chel'Arcivescovo Roberts non sarebbe tornato. Si era accorto che aquella diocesi era stato dato un aiuto non richiesto, e che la suapresenza avrebbe soltanto soffocato l'iniziativa di chi ne faceva

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parte.La mistificazione della carità Il secondo tipo di salvatore

che Dio non intende essere è il salvatore che dà il suo aiutodove non è richiesto. Molti di noi offrono un'assistenza che, perla sua stessa natura, non fa che mettere in ridicolo la persona acui viene offerto l'aiuto. Forse noi uomini abbiamo più delledonne questa cattiva abitudine di dare aiuto dove non è voluto.Ho notato in diverse occasioni che quando le persone sirivolgono a me per un problema, il più delle volte hannobisogno soltanto di qualcuno che le ascolti. In effetti, nonstanno cercando l'assistenza che io mi aspettavo volessero. Aloro serve la potenza guaritrice di qualcuno che le ascolti, chesi dichiari d'accordo con ciò che dicono, assenta e solidarizzicon la loro situazione. Ciò che invece non vogliono è qualcunoche intervenga con soluzioni o risposte a problemi che esse nonsentono di avere.

Tony de Mello ci riferì che quando il suo responsabileprovinciale gli chiedeva di andare in qualche missione, primadi tutto lui domandava: "Chi mi ha chiamato?". Magari sispingeva anche a scrivere al vescovo competente percontrollare. "È vero che volete la mia presenza? Per che cosa?E perché avete bisogno di questo aiuto?". Era disponibile aessere un portatore di aiuto capace di non diventareindispensabile e di svolgere temporaneamente una funzione,solo fino a quando l'esigenza contingente non fosse statasuperata. Coloro tra voi che hanno studiato l'Enneagrammapotranno individuare i segni caratteristici del soccorritoreforzato in questo secondo tipo di salvatore: quel tipo di personache si dona, senza mai smettere di curarsi degli altri e di farloro da mamma, anche quando essi preferirebbero (etroverebbero più utile) essere lasciati in pace. Dobbiamo fareun esame di coscienza per renderci conto se, con il pretesto di

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aiutare gli altri, non stiamo invece venendo incontro alla nostraesigenza di attenzione e di riconoscenza. Se succede così èperché non vogliamo ammettere che abbiamo bisogno di essereapprezzati, amati e cercati da coloro che sono intorno a noi eche in qualche modo giochiamo a carpire dagli altri l'amore el'apprezzamento di cui sentiamo l'esigenza.

- Il dilemma dell'altruista -

Il terzo tipo di salvatore riguarda quelle persone chevengono coinvolte quando, in realtà, preferirebbero non darenessun aiuto. Forse questo particolare tipo di salvatore puòessere spiegato al meglio attraverso un esempio. Un sacerdoteo un uomo religioso che indossi dei segni distintivi moltovisibili, come un collare romano o l'abito talare, non è raro chesi senta dire dai passanti: Posso dirle una parola, padre ?".Spesso ho avuto la tentazione di rispondere: "se riguardaqualcosa che non ha a che fare col denaro, sarò molto lieto diparlarne". Qualche volta lo dico davvero, ma spesso inizio aconversare con loro e attendo con terrore il momento del"tocco". In questi casi sento dentro di me un movimento chenon mi piace: dalla convinzione di essere un salvatore passoalla sensazione di essere una vittima. Ho permesso di farmimanipolare e so che, per lo meno nel mio caso, coloro che michiedono aiuto troveranno probabilmente in me un salvatoreirritabile o riluttante. Questo tipo di salvatore deve imparare adire "no", qualche volta. Non è facile. Si avverte la sensazionedi essere respinti, non apprezzati, persino umiliati, a volte.

Vittime dell'altruismo Il quarto tipo di salvatore è colui chedà assistenza a qualcuno che non ha fatto tutto ciò che era insuo potere per risolvere i suoi problemi. A volte questo tipo di

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salvatore compare in zone di emarginazione. Il soccorritore vaa vivere in questa zona, inizia a rendessi conto dei problemi oalmeno pensa di farlo, e fornisce delle soluzioni senzaconsultare o coinvolgere le comunità in difficoltà. Coloro chevengono aiutati non vengono fatti lavorare per ciò chedesiderano. Il quinto tipo di salvatore è quello che vuolequalcosa da chi aiuta ma non lo chiarisce. Si tratta forse deltipo più comune. Lo si vede talvolta nei genitori quando sioccupano dei loro bambini, e ogni tanto attribuiamo questoatteggiamento anche a Dio. Nel caso dei genitori può capitareche nutrano aspettative o aspirazioni nascoste, ma non leesprimano. Nelle relazioni, lo schema può risultareleggermente diverso.

Quante volte abbiamo sperato noi stessi che i nostri amiciricordassero il nostro compleanno, o che prendesserol'iniziativa di telefonarci per primi, invece di aspettare che lofacessimo noi, e quando ciò non si verifica ci sentiamoamareggiati, quasi vittime? Perché non abbiamo detto loro cosadesideravamo, lasciandoli poi liberi di rispondere nel modo cheritenevano più opportuno? E dunque Dio è in qualche modouno dei salvatori che ho appena elencato? Io non credo. Dionon impone il suo aiuto a coloro che non lo chiedono o non lodesiderano, eppure i suoi doni sono aperti a tutti. Come sievince da diverse storie del Vangelo, e in particolare dallosplendido racconto della piscina di Siloe, Cristo offre soccorsoprontamente, ma solo dopo aver verificato quale sia il bisognodi chi soffre e se davvero chiede il suo aiuto. E infatti, neiracconti del Vangelo, Cristo pone spesso due domandefondamentali: Cosa cerchiò e "Vuoi davvero essere guarito?.Quando ha ottenuto chiarezza su questi due punti, la generositàdi Dio non viene negata a nessuno.

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- La consapevolezza del proprio domandare -

Il paralitico assistito dai suoi amici (Luca 5, 17-26) Ungiorno, mentre Gesù stava insegnando, dei farisei e dei dottoridella legge venuti da ogni parte della Galilea e daGerusalemme si radunarono intorno a lui per testimoniare lapotenza del Signore. Alcuni uomini si avvicinarono, portandocon sé un amico paralitico su una barella, ma poiché nonriuscivano a passare tra la folla, salirono sul tetto dell'edificio ecalarono l'ammalato attraverso il soffitto fino al punto esatto incui Gesù stava insegnando. Vedendo la loro fede, egli disse alparalitico: "Ti sono rimessi i tuoi peccati", ma tra gli ascoltatoriqualcuno iniziò a borbottare e a dire: "Chi, se non Dio, puòrimettere i peccati?. Gesù se ne accorse e disse loro: Che cosaandate ragionando nei vostri cuori?". Rivoltosi poi al malato,continuò: "Affinché sappiano che ho il potere di rimettere ipeccati, io ti dico alzati, prendi il tuo tettuccio e Va'".Immediatamente l'uomo si alzò e prese il suo letto, e se ne andòglorificando Dio.

Ora rilassatevi e immaginate la scena appena descritta.Raffigurate nella vostra mente Cristo nella stanza piena digente che lo ascolta rapita. Voi siete in mezzo alla folla eimprovvisamente notate una certa confusione. Vi accorgete checi sono degli estranei ai bordi della folla e che adesso stannoissando il loro amico paralitico sul tetto dell'edificio. Notateche l'operazione presenta delle difficoltà e che hanno trovatoimpossibile arrivare a Gesù per la strada normale. Quante voltemi è capitato di trovarmi nella stessa situazione? Questicercatori di soccorso, bisogna dirlo, sono più risoluti dellamaggior parte del genere umano. Iniziano dunque a issare illoro amico sul tetto e si danno un sacco da fare per assicurarsiche almeno il loro amico possa trovarsi faccia a faccia con

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Gesù. Immaginate le sensazioni del paziente stesso,l'imbarazzo, la riluttanza a causare tutti questi disagi, laconfusione, il dubbio che ne valga la pena. Poi, l'ammalatoviene calato davanti al viso preoccupato di Cristo stesso.Ascoltate le due domande: "Che cosa cerchi?. e "Vuoi davveroessere guarito?. Pensate alla sua confusione. Probabilmentenon si aspettava di essere messo di fronte al problema in modoCosì crudo e improvviso, e certamente non di fronte aun'udienza tanto vasta. Mettetevi nei suoi panni e diventate voistessi l'uomo paralitico. Ascoltate le due domande e fingete chesiano rivolte a voi. Cosa rispondete? Davvero volete essereguariti? Qui? Ora? Indugiate per un po' e riflettete su questedomande prima di ringraziare Cristo per il suo interessamento,il suo tempo speso per voi e la sua preoccupazione nei vostriconfronti.

- Esercizio di fantasia -- Un viaggio dentro se stessi -

Individualmente o in gruppo, rilassatevi e con la fantasiaviaggiate fino a uno dei vostri luoghi preferiti. Potrete trovarvial mare, lungo un ruscello di montagna o dove vi pare.Immaginate il luogo seguendo i vostri ricordi del passato eassicuratevi che sia un posto in cui riuscite a sentirvi felici e inpace con voi stessi. Lasciate che i rumori, gli odori, i colori e lecaratteristiche del luogo si impossessino di voi e godete dellavostra presenza in quel posto. Siate grati di potervi stare, siategrati della vita in questo attimo. Cosa vi viene in mente? I doniche avete ricevuto nell'ultimo anno? Le persone che vi sonostate vicine? I momenti in cui Dio vi è sembrato davveropresente? Occasioni o eventi che ora, con uno sguardoretrospettivo, hanno dato grandi frutti. Voltandovi indietro, la

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bellezza e il valore di persone o eventi vi può risultare piùchiara e guidarvi verso un luogo a cui potreste dedicare piùtempo e impegno in futuro. Dopo un po', salutate la scena elentamente tornate sui vostri passi fino al luogo in cui vitrovate.

4- Perdere il vizio di autocommiserarsi -

Amare se stessi Nella Cina centrale c'è una pittorescacittadina chiamata Yangshuo che si trova più o meno lungo ilpercorso turistico. In questa cittadina si svolge regolarmente unavvenimento davvero inusuale. Ogni sera, mentre i viaggiatorie i turisti iniziano a spingersi verso la riva del fiume cheattraversa la città, un gruppetto di pescatori locali si mette apagaiare su una barchetta fatta di spesse canne di bambù, finoal punto in cui si riuniscono i turisti. Poi invitano i visitatori asepararsi dai loro soldi duramente guadagnati peraccompagnarli nella esperienza più straordinaria della loro vita.

Non appena si paga la tariffa, si viene fatti salire sullaminuscola barchetta da pesca, che remando viene fatta arrivareal centro del fiume. Tutto ciò avviene sempre quando il soleinizia a tramontare, e mentre ci si avvicina alla zona di pesca sinota che in testa a ogni barca c'è una lanterna. Lungo lafiancata delle imbarcazioni sono appollaiati una serie di uccelliin gabbia. Quando il pescatore è riuscito a posizionare la barcaa metà della corrente, inizia a liberare gli uccelli, uno dopol'altro. Ogni uccello è legato alla zampa con uno spago, la cuiestremità opposta è fissata alla barca stessa. Tutti gli uccellihanno anche un anello di metallo intorno alla gola, chepermette loro di respirare ma non di deglutire qualsiasi cosa

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riescano a prendere col becco. Mentre voi osservate la scena,pieni di meraviglia, dei pesci cominciano ad avvicinarsi allabarca, forse attratti dalla luce della lanterna, e gli uccelli aturno si tuffano in acqua per afferrarli, tornando alla barca conil pesce ancora nel becco in quanto non riescono a deglutire lapreda. Con un po' di incoraggiamento da parte del pescatore,ogni uccello lascia andare il suo pesce e di nuovo si tuffa peraumentare il bottino del suo padrone. Gli uccelli continuano aeseguire questo esercizio una sera dopo l'altra, nonostante ilfatto che non ricevano nessuna ricompensa tangibile per ilproprio sforzo. Tony de Mello, lavorando con noi, ci facevanotare che simili comportamenti di autolesionismo possonodanneggiare anche noi come esseri umani. La nostra tendenzaad avere una cattiva opinione di noi stessi, o a non esprimerecompiutamente le nostre capacità, ci rende incapaci di agire piùefficacemente per cambiare e fare del bene in un mondo che neavrebbe grande bisogno. Limitiamo da soli la nostrapropensione a essere ambasciatori di Cristo. Ciascuno di noi haun carisma nei confronti degli altri, anche se magari noi non cene accorgiamo. Dunque la questione a cui ci troviamo di fronteora è: "Come possiamo riconoscere questo carisma? Comepossiamo ampliarlo e approfondirlo?.

- I nostri limiti non ci definiscono -

Tony de Mello proponeva un esercizio per aiutarci adaffermare la nostra amabilità, e in una serie di serate dedicatealla preghiera noi l'abbiamo riformulato come segue: nellafantasia, siete invitati ad arrampicarvi su una montagna, doveverrete raggiunti da Gesù. È vero che in questo esercizio ciserviamo della fantasia, ma entriamo in contatto con una parteprofonda di noi stessi, e ciò ha un grande valore. Sul fianco

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della montagna, parlate con Gesù, ascoltatelo. Parlategli deglieventi che vi sono accaduti nel corso dell'ultimo mese e lasciateche Gesù vi parli del significato che tali eventi potrebberoavere per la vostra vita. Se nella vostra fantasia penetrano deisentimenti negativi o di dubbio su voi stessi, permettete aCristo di dirvi che egli conosce i vostri difetti, i vostri errori, ivostri peccati... e che però vi ama lo stesso, Così come siete.Poi rispondetegli. Non appena comincerete a sentirvi una sortadi principe o di principessa, inizierete a vedere anche la bontàdegli altri.

- Il senso dell'attimo -

Molti dei nostri problemi nella preghiera non sono causatida difficoltà spirituali. Piuttosto, derivano da complicazioniumane ed emotive. Siamo ingenui a pensare che la preghierapossa risolvere tutto. La vita stessa significa che siamo staticreati da Dio, per vivere, morire, essere assunti in cielo, ma lavita stessa ha il vizio di riservarci momenti di alti e bassi, etalvolta è proprio nei momenti cruciali che scuotono la nostraesistenza che emergono in superficie le questioni più vere e chenoi siamo finalmente maturi per la spiritualità. Tony de Melloci ricordava che in alcuni moderni ritiri indiani, questo fattoreviene preso in considerazione e i partecipanti trascorrono iprimi quattro giorni a svolgere l'aiuto di gruppo" per i problemiemotivi, riservando la seconda parte del ritiro allacomunicazione silenziosa con Dio. A volte, Tony stesso siimpegnava in quest'attività, poiché aveva verificato che ipartecipanti ai ritiri non erano stati messi sufficientemente allaprova nelle difficili aree emotive e psicologiche prima dipassare alla preghiera vera e propria. Spesso, diceva, ipartecipanti avevano paura di quei primi quattro giorni. Ma per

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ottenerne il massimo beneficio e renderli il più possibilerealistici egli suggeriva una forma di "diario di bordo" che puòrisultare estremamente utile. I partecipanti tenevano un diariodegli avvenimenti della loro vita, registrando sia ciò che eracapitato loro nel corso dell'ultima settimana sia ciò chepensavano potessero tentare di comunicare loro questi eventi.All'inizio si verifica una mera registrazione, senza tentare dianalizzare gli avvenimenti. Poi però i partecipanti iniziano achiedersi: "Dove sta tentando di andare la mia vita? Cosa stacercando di dirmi? A che punto della mia esistenza mi trovo?.

Se quest'attività viene intrapresa durante un ritiro annuale, ipartecipanti possono approfondire l'esercizio dando inizioanche a un dialogo con una persona che nella loro vita harivestito una certa importanza. Per farlo, devono formularenella loro mente un elenco di persone importanti per loro.Possono essere persone vive o morte. Poi ne scelgono una einiziano a dialogare con loro sulla carta, scoprendo a che puntoè la loro relazione in quel periodo. Conducono questo dialogodal proprio punto di vista, buttando giù ciò che capita epossibilmente scegliendo un avvenimento che consideranoparticolarmente significativo. Dopo aver descritto la loroversione dell'avvenimento, si mettono nei panni dell'altro escrivono sulla carta ciò che pensano potrebbe dire l'altrapersona su quel dato evento. Osservando la circostanza daentrambi i punti di vista, dall'esercizio possono derivare unsignificato e una comprensione molto profondi.

- Il linguaggio del corpo -

Una seconda elaborazione che può provarsi utile nel corsodi questo esercizio di "registrazione è quella del dialogo con il

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proprio corpo. Ecco che descrivo come ci siamo trattatireciprocamente io e il mio corpo nel corso dell'ultimo anno.Forse il mio corpo ha tentato di dirmi qualcosa sul modo in cuiporto avanti le mie cose. Ciò potrebbe manifestarsi attraversomalattie ricorrenti, o magari potrei notare di riflesso che miprendo spesso dei raffreddori, o che non mi sento bene quandodelle circostanze particolari della mia vita compaionoall'orizzonte.

- L'essenza del sogno -

Una terza utile aggiunta all'esercizio consiste nel registrareanche i miei sogni. Annoto dunque e faccio osservazioni suimiei sogni, nella misura in cui me li ricordo. Per dare un aiutoalla memoria, posso tenere carta e penna sul comodino e,appena mi sveglio, prendere appunti sui sogni della nottata, inmodo che non vadano persi. A volte, durante i ritiri in India,questa parte dell'esercizio veniva svolta in gruppi. Un membrodel gruppo era invitato a parlare di un sogno, mentre gli altriascoltavano attentamente e cercavano di assorbirne il pienosignificato. Dopo un breve attimo di riflessione, ai membri delgruppo veniva posta la seguente domanda: "Se fosse stato unsogno mio, cosa avrebbe voluto comunicarmi?". Ciascuno, aturno, rispondeva alla domanda, e alcune riflessioni fornivanospesso una chiave d'interpretazione a colui che per primo avevarelazionato il proprio sogno.

- Le occasioni stimolanti -

Un quarto metodo per ampliare la "registrazione sul diario"consiste nel buttar giù a grandi linee all'interno del testo dei

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momenti particolarmente significativi del l'ultimo anno, cioèoccasioni che hanno dato origine a un particolare stimolo. Peresempio, potrei annotare delle strade che ho scelto di nonimboccare e il motivo per cui ho scelto di ignorarle orespingerle. Ho qualcosa da imparare su me stesso da questeannotazioni. Come potrei dare un orientamento più preciso esaggio alla mia vita, in futuro? Nella revisione annuale, collegoquesto segmento con una categoria "a incroci" dove registro lescelte operate in occasione di decisioni speciali in questoperiodo, oppure le volte in cui sono state prese da altri delledecisioni che riguardavano me. Forse ora sono pronto adassumere una parte che mi ero lasciato sfuggire tempo fa?

- Una forma di ascesi -

Il metodo finale per l'approfondimento di questo esercizios'incentra sulle fasi spirituali. Qui registrerò e rifletterò sogliepisodi dell'ultimo anno che mi hanno fatto pervenire a un piùprofondo senso del significato dentro di me. Questi episodiindicano forse delle aree di crescita per me, in futuro? Gliesercizi stile "diario di bordo" come questo devono essereaffrontati con una forma mentis costruttiva, perché ci possonoprocurare delle intuizioni che, pur essendo estremamente utili,in un primo momento possono risultare sgradevoli. Tony deMello stesso raccontava di un esercizio che aveva condotto condegli studenti gesuiti durante il loro ritiro annuale, in cui luiaveva chiesto loro di rientrare nelle loro stanze e di buttar giù ilnome di tre persone di cui avrebbero sentito una grandemancanza, se fossero morte. Raccomandò anche di proseguirel'esercizio registrando i nomi di tre persone che avrebberosentito moltissimo la loro mancanza se fossero stati loro amorire. Dopo un po', il gruppo si era riunito nuovamente per

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condividere ciò che era saltato fuori. C'erano diversi fogli inbianco! Questa, raccontava Tony, era stata una lezione salutaresia per lui che per i ragazzi. Tutti avevano capito che qualcosanon andava, e Tony provò un certo imbarazzo nel doverammettere davanti al gruppo che fino a otto o nove anni primaanche lui aveva pochissimi - se non nessuno - amici veri,poiché trovava molto difficile credere di essere amato. Eravittima di oscillazioni d'umore, attacchi di gelosia e sensazionidi essere respinto. Fortunatamente aveva anche dei compagniche si dimostravano molto pazienti con lui e gli donavano unagran quantità di amore incondizionato, cosa che egliconsiderava un'esperienza di grazia i cui effetti su di luiavevano avuto un valore incalcolabile. Era cambiato,diventando più malleabile. Ma il cambiamento più importanteera che aveva iniziato a vedere dappertutto persone che lointeressavano. Alcuni potrebbero provare la stessa cosaattraverso la preghiera. Lo stesso può valere per noi. "Restituitela bellezza, la bellezza, la bellezza a Dio, che è la bellezza ecolui che dona la bellezza" (Hopkins). Completate con duemeditazioni sulla capacità di vedere la bellezza in voi e in altri.

- Meditazione sul Vangelo -

Il tesoro più grande Immaginate di divenire, se volete, unagemma di valore inestimabile nascosta in un campo. Riuscite asentirvi completamente circondati e premuti dal suolo su ognilato? Forse la terra è calda e confortante, o magari fredda eumida, perché naturalmente ognuno di voi avrà un suo modopersonalissimo di sentirsi gemma sepolta nel suolo e questopotrebbe ricordarvi il modo in cui siete stati formati, riformati econformati dalle esperienze all'interno della vostra famiglia,della vostra comunità, del vostro ambiente di amicizie e di

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lavoro. Indugiate su questa esperienza di voi stessi comegemma, meditando sui periodi di dolore e di lotta, sullasensazione di essere calpestati, e pensate alle occasioni passatein cui altri sembravano calpestarvi, senza ricce nascervi.Avvertite le vibrazioni dei loro passi mentre camminano sopradi voi. Poi, in lontananza, percepite un movimento sopra ilterreno. Cristo sta camminando nel suo mondo, come ama fare,e dovunque guardi vede bellezza.

Voi rimanete nascosti nel suolo, in profondità, ma dentro divoi sentite un desiderio dirompente, il desiderio di essere notatie amati da Cristo. Ora percepite le vibrazioni sopra la vostratesta e capite che Cristo è arrivato al punto esatto in cui voisiete nascosto. Non osate neanche respirare, e intanto pregateche la sua attenzione si indirizzi nella vostra direzione, e poi,come spesso accade forse nell'amore, lo sentite allontanarsi.Quella che provate è un'amara delusione. Egli se ne vavelocemente, arriva alla città più vicina, vende tutto ciò che hanella sua bottega di falegname e acquista propriol'appezzamento di terra in cui voi siete sepolti, perché ancheGesù avverte un desiderio impetuoso. Ha percepito che in quelluogo si trova qualcosa di estrema bellezza, ha avvertito lasensazione della vostra bellezza, della vostra potenza, delvostro spirito. Dunque ritorna al punto preciso in cui voi sietenascosti e, con grande delicatezza, spala via la terra,avvicinandosi a voi sempre di più. Lavora con attenzione, nonvolendo spaventarvi né danneggiarvi, finché non vi estrae conmolta cura dal vostro nascondiglio, prendendovi tra le mani eguardandovi. Il suo cuore arriva fino a voi. Egli conosce ilvostro passato e ogni vostra caratteristica, sa tutto di voi. Il suounico desiderio, adesso, è condividere se stesso con voi. Vi dicequanto vi ama... cosa vede in voi... perché ha sacrificato tuttoaffinché voi poteste essere suoi. Ascoltatelo mentre inizia a

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mettervi a parte dei suoi commenti, ricordandovi le vostrenumerose qualità di bambini, poiché alcune di queste qualitàsono ancora presenti in voi. Se provate una certa resistenza adaccettare le sue parole, non c'è problema, perché Cristo capisceche potete provare imbarazzo o avere dei dubbi su di voi. Orapotreste dedicare un po' di tempo a ringraziare Gesù per iltempo e i fastidi che ha dovuto sobbarcarsi per voi, prima diconcludere l'esercizio.

- Il tocco di Dio -

Fase 1- Chiedete ai partecipanti di scegliere un compagnocon cui si sentono a proprio agio. Chiamate rispettivamente A eB ciascuna serie di compagni. Le A dovranno stare in piedidietro le B, appoggiando le proprie mani sulle spalle dell'altro.

Fase 2- Fate chiudere gli occhi alle B e induceteli aconcentrarsi sul fatto che Cristo si trova vicino a loro...

Fase 3 - Voi, come conduttori, iniziate a parlare a voce bassain prima persona, dicendo: "Cominciate a rendervi conto cheavete partecipato a un seminario (oppure: a una settimana, uncorso) molto impegnativo e siete maggiormente sintonizzaticon i dolori, le preoccupazioni e le tensioni che vi hannoprocurato le esperienze passate. Può darsi che la tensione datada tali ricordi sia ancora presente nel vostro corpo e, mentre viguarda, Cristo inizia a dirvi che ora vorrebbe che voisperimentaste parte della sua vita e del suo spirito, e che vipermetterà di sentire qualcosa attraverso il tocco delicato dellemani del vostro compagno, in modo che possiate rivalutarequalcosa della vostra potenza, della vostra bellezza, dellavostra forza".

Fase 4- In silenzio e molto delicatamente, le A iniziano amassaggiare le spalle del compagno... muovono semplicemente

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i pollici intorno al collo e lungo le scapole. Mentre i lorocompagni iniziano a scacciare la tensione con il massaggio, leB sentono che Cristo sta portando loro la pace, alleviando lasofferenza e le preoccupazioni che gravavano sulle loro spalle.Con il suo amore, Cristo spazza via le lacrime e la stanchezzadel passato recente e se nel corso degli ultimi mesi sono natidei risentimenti, in particolare l'indignazione nei confronti dipersone che secondo voi hanno agito male, ecco che vengonospazzate via anche queste offese. La pace di Cristo discendesulle B attraverso il tocco risanatore dei loro compagni, ed essiringraziano Dio per la sua conferma e la sua benevolenza.

Fase 5- Dopo una decina di minuti di questo esercizio,quando giudicate che le persone che hanno ricevuto ilmassaggio abbiano tratto tutto il beneficio possibiledall'esperimento, chiedete di scambiare posto con il compagnoe ripetete l'esercizio.

5- Al di là delle parole... il silenzio -

- L'inizio della crescita -

L'accettazione di se, compresi i propri difetti - scriveva Jung- è l'inizio della crescita. Tony de Mello citava spesso questafrase nel corso dei suoi seminari. Quando conosciamo eaccettiamo noi stessi siamo pronti per il cambiamento. Alcuni,però, non vogliono ascoltare questo messaggio, e non si trattadi un messaggio che, ripensando alle missioni e ai ritiri dellanostra gioventù, sia stato proposto di frequente. Restavamotutti a bocca aperta quando Tony ci diceva: "Alla gente nonpiace sentirsi dire che è O.K., e anche voi, sotto sotto, non nesiete contenti". Un'affermazione del genere è quanto di più

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provocatorio si possa inventare. Se è vera, lascia interdetti,perché i benefici che derivano dall'accogliere questo messaggionella nostra vita spirituale, psicologica ed emotiva possonoessere innumerevoli. Ricordo di aver avuto, ai tempi dellascuola, un compagno di classe di nome David, che in occasionedei compiti in classe risultava sempre il peggiore di tutti.Sembrava che non gliene andasse una dritta. Non era bravonegli sport, aveva un'aria macilenta e l'unica cosa che lorendesse degno di nota era che veniva regolarmente sorpreso afumare in bagno.

Poi, al quinto anno, fu inserita tra le materie scolastiche l'oradi discussione, e vennero richiesti dei volontari per il primodibattito. Fu David a offrirsi, e i risultati furono sorprendenti.La sua prima prestazione era mediocre, ma almeno avevaricevuto un apprezzamento. Una settimana dopo l'altra, ilragazzo era sempre il primo a offrirsi volontario per qualsiasidiscussione fosse programmata, e col passare del tempo le sueprestazioni si fecero sempre più valide. All'inizio, i commentiche sentiva dopo il dibattito erano del tipo "il ragazzo non èmale, ma dopo un po' si cominciò a dire "ha lavorato moltobene, e alla fine un professore gli dichiarò: Hai davvero deltalento, quanto a capacità dialettica.. David aveva trovatoqualcosa in cui riusciva a brillare e per cui riceveva delle lodi,e la fiducia in se stesso cominciò a fare passi da gigante. Ametà del quinto anno era già un altro. La sua sicurezza, ingenerale, era aumentata a tal punto, proprio a causadell'apprezzamento dell'insegnante, che tutti i suoi voti eranomigliorati oltre misura. Aveva iniziato a credere nelle propriecapacità, e questo gli aveva permesso di trovare una ragazzamolto vivace. Persino il suo modo di muoversi esprimeva unanuova autostima. La carriera scolastica successiva proseguìseguendo una curva ascendente. Il fatto di trovare qualcosa in

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cui era bravo, e di essere apprezzato per questo, avevacambiato radicalmente la sua vita.

- Una risposta al proprio domandare -

John Holt, nel suo libro dal titolo Perché i bambini nonriescono a scuola, cita numerosi esempi dello stesso filone, e lastessa testimonianza può essere tratta da gran parte del lavorosvolto da A.S. Nelli a Summerhill, una scuola rivoluzionariaper bambini problematici. La gente rende quando viene lodata.Non è ragionevole che Cristo stesso ci accordil'incoraggiamento e le lodi che assicureranno la nostra crescita?In tutti e quattro i Vangeli, Gesù ci mostra il suo voltoincoraggiante, in scene come quella della donna colta inadulterio o delle persone nate sorde o paralitiche. Vuole chesappiamo che egli ci sostiene nella nostra crescita ad ognisvolta difficile. Durante la preghiera, è possibile che ledomande sulla crescita siano presenti nella mia mente in modopreponderante. Sto crescendo? Il mio cuore si sta aprendo,colmo di meraviglia? Sono più vivo, flessibile, spontaneo,creativo, aperto, e meno sulla difensiva? Sono anch'io, comeCristo, ossessionato dall'idea di realizzare la volontà del Padre?Le Scritture ci possono essere di grande aiuto, in questi casi.Prima di esaminare in che modo ci possono essere utili leScritture, e come passarci sopra un po' di tempo per tramevantaggio, Tony de Mello ammoniva i suoi ascoltatori riguardoall'uso di questo strumento. Le Scritture, diceva, sono stateusate nel corso dei secoli sia per fare del male che per fare delbene, ed è sufficiente guardare all'Iran o ad altre parti delmondo per avere conferma di questo. Hanno portato a gravierrori e a grandi crudeltà persino nel nostro tempo. Quandoprendiamo in mano la Bibbia, dovremmo immaginare che sulla

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copertina sia stampata la scritta: "Maneggiare con cura"

- Il criterio di giudizio -

Come si possono evitare i trabocchetti delle Scritture? Tonyraccontava la storia di un villaggio occupato durante la guerra.Il comandante delle truppe occupanti si presentò al sindaco delpaesino dicendo: "Voi proteggete un disertore. Consegnateloentro sette giorni, altrimenti..." Il paese proteggeva in effetti unuomo che appariva buono e innocente, amato da tutti. Ilconsiglio si riunì con il sindaco e il parroco, e tutti insieme,dopo aver pregato, discussero su come risolvere il dilemma.Alla fine fu deciso che la soluzione migliore fosse consegnareil fuggitivo. "Meglio che muoia un solo uomo per il popolo enon perisca la nazione intera". Anni dopo, passò da quel paeseun profeta e chiese: Cosa avete fatto? Vent'anni fa Dio vimandò un salvatore, e voi lo consegnaste affinché fossetorturato e ucciso". "Cosa potevamo fare?" chiese il sindaco intono implorante. Io e il parroco consultammo le Scritture, eagimmo secondo i loro dettami". "Ecco il vostro errore risposeil profeta. Avete guardato le Scritture quando invece avrestedovuto guardare gli occhi di quell'uomo". Dunque, leggendo leScritture, mantenete un cuore compassionevole e non perdete ilbuon senso. Ne Il piccolo Principe, Saint-Exupéry dicequalcosa di simile quando la volpe rivela il suo segreto alpiccolo principe. Non si vede bene che col cuore!. Per dareascolto alle Scritture bisogna avere un cuore.

- L'eco profonda delle parole -

Anni fa, feci un ritiro di otto giorni nelle bellezze delConnemara, da solo. Quando fui al sesto giorno, notai che era

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sceso su di me un grande silenzio, e che piccolissime parti delleScritture potevano infondere in me un grande significato. Stavoriflettendo sulla passione di Cristo e, mentre trascorreva il sestogiorno, un versetto delle Scritture continuava a ripercuotersinel mio cuore: "Signore, se tutti gli altri ti lasceranno, io non tiabbandonerò mai". Al settimo giorno del ritiro, mi ritrovainuovamente a rimasticare un'unica frase: "E fuggirono tutti".Aggiunsi: "L'ho fatto anch'io". Solo due versetti in due giorni.Tony raccomandava caldamente questo tipo di preghiera con leScritture. Provatela. Permettete ai Vangeli di condurvi alsilenzio, e poi alla comprensione. Lasciate che una parola o unafrase riecheggino dentro di voi, e fermentino nella vostra stessaessenza. Una variante di questo esercizio è il metodo dipreghiera benedettino, una forma di lode vocale che ci lanciaverso altezze mistiche attraverso l'uso della mente, del cuore edel corpo. Si può scegliere un brano molto significativo, comequello del Vangelo di Giovanni 7, 37. L'ultimo giorno dellafesta era il più importante. Quel giorno Gesù si alzò in piedi edisse a voce alta: "Chiunque ha sete venga a me e beva".

Pronunciate queste parole a voce alta. Intagliatele nel vostrocuore. Forse una parola, o una combinazione di parole, favibrare una corda dentro di voi. Recitate la parola come fosseun mantra... "Chiunque"... Lasciate che scenda sempre più inprofondità, senza pensare al significato ma dando libero giocoalla vostra sete. Una volta soddisfatti, proseguite e lavorate, insilenzio o a voce alta, sulla parola. "Chiunque". "Lo intendiveramente, Signore?". "Ti rivolgi forse a me, Signore?. Sono incollera, Signore, perché sento di essere venuto a te tante volteprima d'ora, senza aver avvertito la tua presenza. Oppure: "Sì,Signore, sono venuto altre volte e ho sentito che mi riempividella tua Grazia, e per questo voglio ringraziarti". All'inizio viverranno in mente delle frasi di questo genere, ma dopo un po'

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le vostre risposte potranno diventare più profonde e ricche,tanto che non avrete bisogno di parole per esprimerle. Restateimmersi in questo silenzio finché vi sembrerà utile. Questometodo può essere usato anche in una riflessione biblicasull'istituzione dell'eucaristia (Matteo 26, 26). "Ora, mentre essimangiavano, Gesù prese il pane e, pronunciata la benedizione,lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: "Prendete e mangiate:questo è il mio corpo"". Indugiate sulle parole. Lasciate chescendano in profondità e apprezzatene il significato pieno.

- I bisogni essenziali -

Il Cardinale Basil Hume racconta una bella storiella su unavisita che aveva fatto in un campo di profughi in un paesedilaniato dalla guerra. Mentre veniva accompagnato in giro peril campo, gli si avvicinò un ragazzina, che lo prese per manocon decisione. Durante la visita, racconta il Cardinale, ilbambino si rifiutò di lasciar andare la sua mano, e risultò cheera arrivato nel campo quella stessa mattina, avendo persoentrambi i genitori in guerra. Quando la visita si concluse, ilCardinale fece per salire su un treno in partenza, mapraticamente era impossibile staccare la sua mano da quella delragazzo. Quel bambino aveva trovato un protettore. Per tutto ilgiorno si era aggrappato a una mano che gli offriva sicurezza, econ la mano libera, ogni tanto si era massaggiato lo stomaco.Doverlo abbandonare li fu uno dei momenti più tristi dell'interavita del Cardinale. Come riferì più tardi, quel bambino avevaindicato senza volerlo i due bisogni essenziali della sua vita: ildesiderio di affetto e l'esigenza di cibo. Proprio i doni che ciaveva impartito Cristo nel corso dell'ultima Cena.

- Meditazione sul Vangelo -

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- Il bisogno -

Mettetevi a vostro agio nel luogo che preferite per lapreghiera [nota: È consigliabile fare uso di uno degli esercizirilassanti sulla consapevolezza della respirazione descritti nellaparte terza.]. Rileggete lentamente un brano delle Scritture.Scegliete Giovanni 2,1: "Tre giorni dopo, vi fu uno sposalizio aCana di Galilea, e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozzeanche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto amancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno piùvino". E Gesù rispose: "che ho da fare con te, donna? Non èancora giunta la mia ora". Allora la madre disse ai servi: "Fatequello che vi dirà". Vi erano là sei giare di pietra, e Gesù disseloro: "Riempite d'acqua le giare"; e le riempirono fino all'orlo.Disse loro di nuovo: "Ora attingete e portatene al maestro ditavola". Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiatol'acqua diventata vino, il maestro di tavola chiamò lo sposo egli disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quandosono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservatofino ad ora il vino buono"". Indugiate per un po' su questascena. Le seguenti domande, o altre simili, potrebbero darestimolo alla vostra preghiera. - Signore, dove e quando mi sonotrovato in una situazione simile a quella descritta? - Ricordouna situazione, nel corso dell'anno appena passato, in cui hoprovato il bisogno di nutrimento, e mi sono sentitoabbandonato da te? - Tu eri in realtà presente, come lo eri aCana? - Mi sono forse mancate la fede e la perseveranza di tuamadre? - Credevo davvero che tu saresti effettivamenteintervenuto a mio favore? - Come tua madre, ho avuto ilcoraggio di farti conoscere le mie speranze e aspirazioni? -Quando mi hai chiesto di compiere un'azione, come lo haichiesto ai servi, ho preso qualche iniziativa per aiutare me

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stesso, anche se non capivo la ragione delle tue istruzioni? - Einfine, quando sei intervenuto, me ne sono accorto, ho rispostoe ti ho ringraziato?

- Esercizio di fantasia -- Il roseto -

Trovate una posizione comoda e chiudete gli occhi.Allontanate la vostra attenzione dagli eventi esterni econcentratevi su ciò che accade dentro di voi. Notate qualsiasisensazione di disagio, e quali parti del vostro corpo emergononella vostra coscienza. Se vi accorgete che una zona particolaredel vostro corpo è in tensione, cercate di rilassarla. Oraconcentrate l'attenzione sulla respirazione, e sentite l'aria che vipenetra attraverso le narici o la bocca. Sentitela scendere lungola gola, fimo alla bocca dello stomaco, e mentre espiratepermettete a tutte le tensioni che vi portate dentro di uscire conl'aria. Ora prendete coscienza di qualsiasi pensiero odistrazione che possa avervi occupato la mente. Che cosa sono,e che aspetto hanno? Ora immaginate di mettere tutti questipensieri e queste distrazioni in un barattolo di vetro, e diosservarli. Lentamente, nella fantasia, svuotate il barattolo,permettendo a tutti i pensieri e le distrazioni di scivolare fuori.Ora, immaginate di essere un cespuglio di rose. Diventate uncespuglio e scoprite cosa si prova a essere un arbusto. Lasciatecavalcare la fantasia e vedete cosa riuscite a capire di ciò che siprova a essere una pianta del genere. Che tipo di cespuglio dirose siete? Dove crescete? Come sono le vostre radici e in chetipo di terreno siete piantati? Forse crescete in un giardino, o suuna collina isolata. Siete da soli o ci sono altri cespugli intornoa voi? Cosa provate e che cosa vi accade man mano checambiano le stagioni? Continuate a scoprire altri dettagli

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riguardo all'esistenza di questo cespuglio di rose, che cosaprovate sulla vostra vita, e ciò che vi accade. Lasciate andare lavostra fantasia per un po'. Una volta completato questoesercizio potreste scoprire degli aspetti di voi stessi che nonsareste stati in grado di scoprire (o non sareste stati disponibilia scoprire) se aveste affrontato la questione direttamente. Forsevi ha colpito l'idea di essere isolati, o il fatto che le spinepotessero respingere gli altri, o che avevate bisogno delnutrimento del suolo, o magari la comunità locale in cuieravate piantati subiva degli eventi drammatici.

Alcuni hanno osservato che nei periodi più duri, comel'inverno, che al momento era parso del tutto improduttivo,avevano avuto modo di riposare e recuperare le forze prima didare origine al nuovo fogliame in primavera. Una persona harivelato che le nevi invernali, che avrebbero potuto ucciderla,in realtà avevano agito come una sorta di purificazione dagliinsetti nocivi e dalle forze distruttive presenti nell'ambiente.Molte di queste intuizioni possono venirvi in mente durantel'esercizio, e una volta completato potrete meditarci sopra inprivato o condividendo le vostre impressioni in dibattiti digruppo. Riferite agli altri membri del gruppo le vostrepercezioni al tempo presente, come se stessero accadendo inquel momento. Per esempio: "Sono una rosa solitaria, checresce in un giardino e spande il suo profumo e la sua bellezzasenza che nessuno se ne accorga. Oppure: "Sono stata piantatain un luogo affollato, circondata da numerosi cespugli di rose, ela loro fragranza mi incoraggia a fiorire al massimo delle miepotenzialità.

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PARTE SECONDA

Là dove non osano i polli Quando l'occhio è libero,vediamo; quando l'orecchio non è otturato, sentiamo; quando il

palato è pulito, assaporiamo. Quando la mente è sgombra daidee distorte, abbiamo in dono la sapienza e la felicità. Se

saprete liberarli dall'illusione, sarete felici.Anthony de Mello

6- Il volto umano del Mistero -

- Discendere nel profondo di se -

Coloro tra voi che conoscono gli esercizi spirituali diSant'Ignazio di Loyola ricorderanno senz'altro quella chenormalmente vi viene definita la Composizione del luogo".Sant'Ignazio raccomanda che ricostruiamo con gli occhi dellamente il luogo in cui si svolge l'azione che abbiamo intenzionedi contemplare. Nel testo spagnolo questo non significa tantomettere insieme o comporre il luogo, ma piuttosto una piùdiretta "visione del luogo. In altre parole, non è solo il luogoche si compone: vedendo il luogo nella propria mente, si tentadi comporre se stessi. Attraverso l'uso della fantasia, molti sisentono rinfrancati e rafforzati dal fatto di riuscire a ricatturarenella fantasia non solo la scena su cui stanno pregando, maanche le emozioni provate originariamente in quella scena. Gliesercizi di fantasia, naturalmente, non sono nati nel nostrosecolo. Platone scrisse della sua caverna immaginaria e Cristostesso invitava i suoi amici a fantasticare. Ricordate il suoricorso alla fantasia quando esortava i suoi ascoltatori aimmaginare una povera donna che aveva perso una moneta

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della sua dote e aveva messo sottosopra la casa per trovarla.Dopo, spiegò loro che il Signore Onnipotente si comportavaallo stesso modo per un'anima perduta. L'uso della fantasiaall'interno della preghiera ha una lunga tradizione ecclesiasticaalle spalle. Molti santi ne facevano uso. Basti pensare a SantaTeresa di Avila che assisteva Gesù nella sua agonia, Francescod'Assisi che tolse Gesù dalla croce, o Sant'Antonio, chegiocava con il Bambin Gesù, per accorgerci che entrare incontatto con Cristo attraverso la fantasia ci aiuta (comeaccadeva per i Santi) a entrare in contatto con la parte piùprofonda di noi stessi. Viviamo in due mondi. Il mondo deisensi, dei nostri sensi, e il mondo delle immagini, dellafantasia. A volte pensiamo ingenuamente che solo i nostri sensici mettano in contatto con la realtà, dimenticando che anche leimmagini e la fantasia possono rivelarci delle verità. Possonoessere un veicolo per illuminarci su delle realtà che ciriguardano e che diversamente potrebbero essere troppodolorose da contemplare. Proprio come Gesù e i Santi traevanola comprensione dalle fantasie, possiamo farlo anche noi.

- Al di là dei nostri limiti-

Senza l'uso della fantasia nelle preghiere, ci autolimitiamo.La fisica moderna ci dice che il mondo è alquanto diverso daquanto ci possono far credere i nostri sensi. Jung ha detto: Fatein modo che le persone entrino in contatto con le propriefantasie, e le avrete curate". Tony de Mello ci ha detto qualieffetti sensazionali possa avere il fatto di lasciarci andare, purstando attenti, naturalmente, a distinguere l'immaginario dallarealtà sensoriale. Raccontava di aver lavorato con un gruppo digiovani gesuiti, in India. Un membro del gruppo era un ragazzodal volto inespressivo, non molto benvoluto dai compagni.

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Tony assegnò al gruppo un esercizio di fantasia. A questoragazzo in particolare chiese di immaginare di essere unruscello di montagna. Quando lo studente riferì le sueavventure, più tardi, spiegò che, come richiesto, era diventatoun ruscello di montagna. Prima si era visto come un rivoletto.Col tempo, però, sono diventato più grande e ho acquistatomaggior impeto, scorrendo precipitosamente lungo la fiancatadella montagna e formando una serie di cascate. Man mano chemi avvicinavo al mare, ho assunto proporzioni maestose.Lungo le mie rive si affollavano i bambini a giocare.Raggiungevo dei fiori e turbinavo deliziato intorno ai loro steli.Sapevo che quei fiori erano lì come dono per me, e ho iniziatoa trattarli come tali.

Tony sosteneva che quel ragazzo iniziò a cambiare il suocomportamento nei confronti dei compagni poco dopo aversvolto l'esercizio. Dentro di noi ci portiamo delle immaginipositive di grande potenza. Se riusciamo a entrare in contattocon tali immagini non saremo mai più gli stessi dopoun'esperienza del tipo di quella appena descritta. Se ci poniamoal cospetto di Dio e vi restiamo, il fantasticare si rivela unaforma di preghiera estremamente facile e semplice. Per aiutarcia capire come funziona la preghiera di fantasia, Tony ciassegnava un esercizio. Per svolgerlo, viaggiate nel tempo finoal luogo della vostra nascita. La storia si è preparata per questoevento come per la nascita di Cristo. Pensate prima a comesono stati scelti i vostri genitori, a come le rispettivepersonalità si completavano a vicenda. Parlate con Dio sulmotivo per cui ha dato loro tali personalità per generare voi.Cristo stesso è venuto con un messaggio per il mondo. Qual è ilvostro messaggio? Chiedete al Signore l'aiuto necessario percapire quale potrebbe essere il vostro messaggio. Forse sareteaiutati nella vostra ricapitolazione da una parola o

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un'immagine. Ripensate agli eventi della vostra vita, piccoli ograndi che siano, e per essi dite "grazie. Ora guardate avanti,pieni di aspettative e di accettazione, e dite "sì". Gli angelicantavano e gioivano per la nascita di Gesù. Li avete uditicantare per la vostra?

- Trasformare le emozioni -

Alcune persone aderiscono con grande spontaneità allapreghiera di fantasia. Bisogna ammettere che per altri è menofacile. Nei ritiri e nei seminari di preghiera diverse personeinsistono a dire che trovano molto difficile mettere insiemequalsiasi immagine fantastica. La nostra fantasia può essereparecchio malmessa. Quando tentiamo di mobilitare il nostrointero essere per entrare in sintonia con La verità", ciaccorgiamo che possiamo vedere le cose come stanno, maabbiamo delle difficoltà a entrare in sintonia con esse nellafantasia. Esiste dunque qualche stratagemma per aiutarci aintraprendere la strada della fantasia? Come esercizio dipartenza, si può iniziare guardando fuori dalla finestra. Cosaavete visto? "Un albero". Adesso chiudete gli occhi e, nellafantasia, agitate una bacchetta magica. Nella fantasiatrasformate l'albero. Non usate la mente per descriverel'immagine. Piuttosto, lasciate che la fantasia vi prenda lamano. Dopo un po' inizierete a formare un'immagine dellascena fuori. Possiamo usare l'abilità della fantasia pertrasformare le emozioni che possono essersi radicate in noi acausa di eventi passati. Prendete ad esempio una situazione delpassato in cui avete sentito di aver subito un torto. Forse sentiteche da qualche anno, nella vita o nel lavoro, non rendete piùcome una volta. Qualcosa è andato storto. Scoprite cosapotrebbe essere. Quando, esattamente, questa sensazione di

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letargo ha iniziato a manifestarsi? "Be', diciamo negli ultimiquattro o cinque anni". "È accaduto qualcosa?". "Ecco, il mioSuperiore mi ha assegnato un compito per cui non mi sentivotagliato e che non avevo voglia di accettare. Tornate indietro.Scoprite dove siete ancora in collera. Cercate di capire da dovederivano i sentimenti di rabbia. I modi di interpretare gliavvenimenti che ci sono accaduti ci influenzano grandemente.Se riusciamo a cambiare la percezione di un evento passatosiamo anche in grado di trasformare i nostri sentimenti interioririguardo a quell'evento.

- Liberi dall'esito -

Tony de Mello raccontava questa interessante storiella. Unuomo entrò in un ristorante pregustando un ottimo pasto. Eratutta la giornata che aspettava quel momento. Non appena si fuseduto e gli fu presentato il menù, scelse come antipasto lazuppa di pomodoro. Per tutto il giorno aveva pregustatoquell'attimo. Il cameriere gli spiegò che purtroppo la zuppa dipomodoro era finita, ma che c'erano altre tre o quattro zuppe.In alternativa, se lo desiderava poteva scegliere qualche altroantipasto presente sul menù. Ora, come spiegava Tony, l'uomoaveva davanti a sé una scelta. Poteva dare in escandescenze perle carenze del ristorante e permettere a quel piccolocontrattempo di rovinargli l'intera serata, oppure dire: "Nonimporta., la seconda scelta è buona quasi quanto la prima,assicurandosi in questo modo che la mancanza di zuppa dipomodoro non avesse praticamente alcun effetto sul piacereche poteva trarre dalla serata. Dunque, utilizzate la fantasia evedrete che costituirà un'eccellente introduzione allacontemplazione e alla meditazione. Durante i ritiri scolastici econ gli adulti io uso spesso gli esercizi di fantasia. All'inizio,

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mi sentivo un po' in imbarazzo, ma poi ho notato che quasi tuttii gruppi, compresi quelli di adulti, di ragazzi all'ultimo anno discuola superiore, di sacerdoti e di insegnanti, traevanobeneficio da quest'esperienza. Alla maggior parte delle personepiace essere lasciati liberi di vagare nella fantasia.

- Esercizi di fantasia -- Innanzi al Mistero -

[nota: Basato sulla meditazione sulla Santa Trinitàpresentata nella prima parte degli

Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio di Loyola.]

Fase 1- Preparatevi. Percepite la presenza della SantaTrinità. Permettete alle Tre Persone Divine di accogliervi nelloro amore e immaginate che vi invitino a stare in lorocompagnia. Prendete coscienza di come siete davanti alladivinità, riflettendo sui vostri sentimenti, desideri, ambizioni,speranze, sulla sete di Dio nella vostra vita.

Fase 2- Con la fantasia, tornate al periodo subito precedenteall'arrivo di Cristo sulla terra, quando le Tre Persone Divineguardarono al mondo e si accorsero di quanto fosse indifficoltà. Guerre dappertutto, malattie ed epidemie in quantità.Che possibilità aveva la bontà di vincere un male così grande?Si poteva fare qualcosa? Pensate a come le Tre Persone Divinesi colmarono di compassione, udendo le grida dei poveri, deglioppressi, di coloro che lottavano per vivere nella sottomissionea sistemi ingiusti e oppressivi. Osservate il Padre, il Figlio e loSpirito Santo mentre cercano di escogitare la migliore condottada intraprendere.

Fase 3 - Guardate il Figlio di Dio che si offre per lascoraggiante impresa che lo aspetta e osservate le Tre PersoneDivine che scelgono Maria come madre di Gesù.

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Fase 4- Cercate di osservare le Tre Persone Divine cheguardano il mondo odierno che lotta per la pace, la gioia e lagiustizia. Adesso vedete la Trinità che guarda proprio voi... vinota... vi ama... vede il vostro potenziale di bontà nel mondo dioggi, invitandovi ad essere parte della missione di Gesù mentreegli porta la buona novella a coloro che stanno intorno a voi.

Fase 5- Notate la vostra risposta, i vostri sentimenti, i vostripensieri e parlate apertamente con Dio di tutto ciò, dalprofondo del cuore. In che modo vi sentite disponibili arispondere all'invito della Trinità che vi chiede la vostracollaborazione per salvare il mondo? Guardate mentre elencatutto il bene che avete fatto nella vostra vita, e soprattutto lebuone azioni operate nel corso degli ultimi mesi. Pensate albene che ancora potete fare per Dio.

Fase 6- Notate le Tre Persone che vi fanno cenno e viattirano verso di loro, e poi pregate che vi donino la capacità el'entusiasmo per rispondere al loro invito e alla loro sfida.

-Il peccato non ci definisce -

Si tratta di un esercizio basato su un avvenimento accadutonella vita di Santa Margherita Maria Alacoque quando le fudetto dal suo direttore di chiedere al Sacro Cuore quale fosse ilpeccato più recente commesso dal suo direttore spirituale.

In questa fantasia io immagino una persona che commetteun peccato tanto terribile che nessuno può nominarlo. È ilpeccato più orribile di tutti i tempi, e il peccatore lo ripeteinnumerevoli volte. Alla fine, decide di smettere. Va da Dio edice "Mi pento di quel peccato". Dio chiede: "Quale peccato?",e quando la persona lo nomina, Dio dice: Ho aspettato a lungoche tu lo nominassi e smettessi di commetterlo. Sono felice chefinalmente ci sia riuscito. Vai e non peccare più". La persona è

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sopraffatta dalla gioia e per un po' desiste dal peccare, ma poi,essendo debole, ricade nella stessa tentazione. Sentendosicompletamente demoralizzato, ma determinato a ritentare,torna da Dio spiegando che è ricaduto nello stesso peccato. EDio chiede: "Quale peccato?". Riflettete su questa scena conspirito di preghiera.

- Il canto dell'uccello -

Rilassatevi e prendete coscienza del vostro respiro. Quandosiete consapevoli del silenzio dentro di voi, voglio cheimmaginiate di essere un uccello intento a cantare, che sisposta in uno dei suoi luoghi preferiti. Prologo: - Che tipo diuccello siete? Avete dei colori vivaci o spenti? Vi piace ilvostro piumaggio? - Ascoltate il vostro canto. Suona dolce allevostre orecchie? - Dove vivete? Si tratta di un nido, un tetto, unalbero o qualcos'altro? - Volate molto, e a quale altezza? - Cosavi piace di più dell'essere un uccello?

Primo atto: - Immaginatevi insieme ad altri uccelli... ce nesono molti? Sono della vostra stessa specie o di un'altra? - Vipiace volare con lo stormo o da soli? - Che messaggi viscambiate con questi uccelli? - Come reagiscono a voi gli altriuccelli? - Prendetevi il tempo necessario per avere lasensazione di voi stessi in mezzo a questi uccelli.

Secondo atto: - Ora continuate a vedervi come un uccellonel vostro luogo preferito, in una splendida giornata estiva...ascoltate il canto degli uccelli intorno a voi... cosa fate inquesta giornata idilliaca? - Gustate la vostra libertà, la vostrafreschezza e la vostra gioia.

Terzo atto: - Dopo un po' entrano in scena dei bambini cheavete immaginato. - Qual è la vostra prima reazione? I bambinivi dicono qualcosa, o parlano di voi? Se stanno dicendo

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qualcosa, cosa dicono? - Vi stanno facendo qualcosa? Sonogentili o crudeli? - Volate via o li incantate con il vostro canto?

Quarto atto: - Dopo un po' permettete a uno dei bambini diafferrarvi e di tenervi in mano... Cosa vi fa il bambino? Vipiace o preferireste essere da soli, e volare?

Quinto atto: - Il bambino vi lega a una zampetta uno spago,e tiene la corda pur lasciandovi muovere. Cosa provate ora chesiete legati? - Cercate di scappare o siete soddisfatti dellegame?

Epilogo: - Ora tornate a essere una persona e ricordate ciòche vi è accaduto nel corso dell'esercizio. - Confrontate lavostra vita come uccello alla vostra vita quotidiana di persona.- Prendete coscienza delle somiglianze e delle differenze. -Indugiate nel vostro io più profondo e osservate se c'è in voi ildesiderio di cambiare, crescere o essere più liberi [nota: Sequesto esercizio è svolto in gruppo, alla fine i membripotrebbero desiderare di condividere i propri risultati.].

7- Vagliate ogni cosa e trattenete ciò che vale -

La concretezza dello spirito La spiritualità di Sant'Ignazio diLoyola, su cui si basa gran parte del pensiero di Tony de Mello,si occupa spesso di discernimento. Questo concetto deriva dallaradice greca diakrisis e significa vagliare attentamente, omettere in ordine. Implica dunque qualcosa di più di una buonacapacità di giudizio. È il processo attraverso il quale si prestaattenzione alle istruzioni e ai movimenti degli spiriti interioriche interagiscono con il cuore umano. Osserviamo questi"movimenti dello spirito" per poter giudicare quali di essivengono da Dio e quali dallo spirito maligno. In questo modo,possiamo essere guidati saggiamente verso i migliori percorsi

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per il futuro della nostra vita. Il discernimento è un mezzo perarrivare a conoscere la volontà di Dio e mantenerci vicini allamente e al progetto di Dio per noi. Essenzialmente, significaessere consapevoli della chiamata dello Spirito Santo dentro dinoi. Nella terminologia del gesuita John Carroll Futrell, ildiscernimento ci aiuta a separare il "grano" dei movimenti chevanno in direzione di azioni d'amore dalla "pula" di queimovimenti che ci conducono verso l'egoismo e la mancanzad'amore. Volendo usare i termini delle Scritture, possiamoricordare un versetto del Deuteronomio (30,19): "Io ti ho postodavanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione;scegli dunque la vita". O ancora: Mettete alla prova leispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio (1Giovanni 4,1).

- La concretezza dell'esperienza -

Ma, in concreto, come possiamo scoprire il progetto di Dioper noi nella vita quotidiana? Per aiutarci su questo punto,Tony de Mello raccontava di solito un episodio della vita diSant'Ignazio stesso. Ci ricordava che Ignazio, ancora giovane,aveva condotto una vita dedita soltanto alla ricerca del piaceremondano e della fama; durante un combattimento, in tempo diguerra, era stato ferito gravemente a una gamba. I compagni,temendo per la sua vita, lo trasportarono alla casa-fortezza deiLoyola in modo che potesse riprendersi. Ignazio stesso riferisceche durante la convalescenza trascorse le ore perdendosi inoziose fantasie in cui salvava nobili dame in difficoltà. Ungiorno, stanco di questo gioco, mandò a prendere dei libri nellabiblioteca di casa. La povera serva che ricevette l'ordine riuscìa tornare su con due soli volumi, L'imitazione di Cristo e Levite dei Santi. Ignazio riferisce che trascorreva le mattinate

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immaginando di conquistare grande fama mondana compiendogesta di incredibile coraggio, e poi, nel pomeriggio, avendoneavuto abbastanza, rivolgeva la fantasia a splendide impresecompiute per Cristo, simili in tutto e per tutto alle azioni di cuiaveva letto ne Le vite dei Santi. Riflettendo su questo periododella sua vita, alcuni mesi più tardi, dice che fu colpitomoltissimo dal fatto che quando ripensava al grande piacereche le fantasie mondane gli avevano procurato tempo prima,quelle fantasie gli lasciavano in bocca "un gusto di segatura,mentre se tornava con la mente all'influenza che avevano avutosu di lui le vite dei santi, sentiva sulle labbra "un deliziososapore di miele". Era come se, dice Sant'Ignazio stesso, "Dio sicomportasse con me nello stesso modo in cui un maestropotrebbe agire nei confronti di un bambino: mi istruiva."Questa intuizione è alla base del discernimento dello spirito diSant'Ignazio. Imparò come giudicare le aree di interesse che sisarebbero rivelate utili per lui in futuro. Riflettendo sulleesperienze passate, riusciva a capire dove poteva celarsiun'esperienza fruttuosa per il futuro. In altre parole, per usareun'espressione di T.S. Eliot, "la fine è il nostro punto dipartenza".

- I frutti dell'esperienza -

Trascorrendo del tempo a riflettere sul nostro percorso difede del passato, che è unico in quanto soltanto nostro, e suisuoi schemi, possiamo discernere qualcosa del progetto di Dioper noi. Vi capiterà magari di pensare a qualche avvenimentodella vostra vita in cui ciò si è rivelato vero. Ricordo unepisodio in Africa, anni fa, nel quale un sacerdote gesuita concui lavoravo desiderava che imparassi qualcosa sulla culturadel luogo. Dato che lui era impegnato, ma sapeva che quella

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sera si sarebbe svolta una festa di nozze in un villaggio a unacerta distanza, mi propose di prendere la sua motocicletta e direcarmi da solo alla festa, in modo che potessi viverel'esperienza dei colori e della musica di quell'occasione. "Nonavrai difficoltà a trovare il villaggio, perché il percorso, purnon essendoci una strada vera e propria, è segnato in mezzoalla sabbia del sottobosco da piccoli paletti bianchi piantati adistanza di qualche centinaio di metri l'uno dall'altro. Aiutatoda quest'informazione, partii. Come mi aveva detto ilsacerdote, i bastoncini bianchi si individuavano facilmentelungo la strada, e ciò mi permise di arrivare al villaggio pocodopo il tramonto, addirittura in anticipo rispetto all'inizio dellacelebrazione. Come mi aveva promesso il mio confratello, lafesta fu memorabile: era valsa la pena di fare quel viaggio.Anzi, era talmente avvincente che il tempo trascorse senza cheme ne rendessi conto.

Quando guardai l'orologio, molte ore più tardi, era ormaicaduta l'oscurità. Temendo che la mia assenza potesse causarepreoccupazione, ripartii con la motocicletta per tornareindietro, sapendo che sarebbe bastato seguire i paletti bianchiper raggiungere senza problemi il punto di partenza. Per un po',filò tutto liscio. Poi, all'improvviso, in mezzo a quella fittissimaoscurità, la moto si spense. Preso dall'entusiasmo diintraprendere quella gita, avevo dimenticato di controllare illivello del carburante, che infatti era finito. Tutto solo nel belmezzo della pianura africana, iniziai a udire ogni sorta dirumori, reali o immaginari che fossero. Sentivo leoni e tigri (hoscoperto più tardi che in Africa non ci sono tigri) e mi accorsianche che la luce del faro anteriore della moto si stavaattenuando rapidamente, man mano che la batteria si scaricava.Trascorsi il resto della notte in preda al terrore. Dovettispegnere il faro per non esaurire del tutto la batteria, e poi,

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accendendolo solo per qualche breve attimo, cercavo discorgere il paletto successivo. Mentre tenevo il faro spento,procedevo attraverso una serie di brevi scatti da paletto apaletto. Non appena ne raggiungevo uno, mi fermavo perqualche secondo, accendevo il faro per un attimo, individuavoil prossimo paletto, e poi, spento il faro, ripartivo di corsa inquella direzione. Qualche volta avevo fortuna e raggiungevosubito il mio obiettivo. Altre volte capivo che dovevo avermancato il punto di riferimento e che ero andato troppo oltre.Dunque avrei dovuto voltarmi e tornare sui miei passiseguendo la traccia lasciata dalle gomme nella sabbia, fino atornare all'ultimo punto di riferimento. Alla fine, riuscii araggiungere il villaggio del mio confratello quando stava perspuntare l'alba.

Ricordo chiaramente che, mentre percorrevo le ultimecentinaia di metri, mi trovai su una collinetta piuttosto alta, dacui, voltandomi, potei individuare chiaramente il percorso cheavevo appena fatto. Osservandolo, si notava facilmente qualifossero i punti in cui ero uscito dal tracciato dei paletti bianchi.Nel discernimento, ci guardiamo indietro in modo dafocalizzare quale sia la miglior strada da percorrere. Dio ha unsogno riguardo al nostro mondo, e ci incoraggia a essere unacomunità d'amore. Se riusciamo a collaborare al progetto diDio rispondendo ai disegni interiori dello Spirito, aiuteremonoi stessi a conquistare la pace della mente. Sappiamo che Dioci parla in molti modi, interiori ed esteriori. Nella preghiera,invochiamo aiuto, cercando di scoprire i desideri di Dio.Preghiamo per i nostri problemi. Ciò che emerge nella nostramente e vi rimane potrebbe benissimo essere la risposta.

“Ciò che dice la voce interiore non deluderà l'anima chespera", dice Friedrich von Schiller.

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- Fare memoria dell'essenziale -

Un utile metodo per individuare le aree di crescita futura èl'esame di coscienza quotidiano, che include il fatto di trovareDio nella nostra giornata. Un possibile modo di procedere èrappresentato da un progetto a cinque livelli. Prima, prendocoscienza della presenza di Dio nella mia vita, e mentre inspiroed espiro ricordo la presenza di Dio dentro di me. L'aria cherespiro è un segno della sua vicinanza. In secondo luogo,ripenso alla mia giornata e individuo ciò di cui sonoriconoscente. Ora dopo ora, ricordando persone ed eventi,momenti di pace o di gioia, indugio sulla bontà di Dio nei mieiconfronti. Terzo, cerco di individuare dei momenti della miagiornata in cui ho desiderato l'aiuto e l'illuminazione di Dio,quando le decisioni si sono rivelate difficili o avevo bisogno diforza per superare un momento particolarmente duro. Quarto,rifletto sugli attimi della giornata In cui ho commesso unpeccato o ho avuto qualche colpa. Qui provo dolore per tuttociò che è stato malvagio o peccaminoso nella mia giornata, echiedo perdono. Infine, guardo al futuro e prego per leoccasioni a venire, per le persone che incontrerò, per il lavoroche svolgerò, e chiedo aiuto per individuare il comportamentopiù saggio da intraprendere riguardo alle nuove strade chepotrebbero schiudersi davanti a me. Cerco di trasformare lepietre che mi possono far inciampare in pietre che mi aiutino apassare il guado. La perseveranza, in questo esercizio, è ungrande fattore di successo. Se solo si bussa con sufficienteforza e insistenza alla porta, si può stare sicuri di svegliarequalcuno all'interno, e se per caso la porta si chiude di colpopuò darsi che Dio ti stia indicando una porta aperta più avanti,lungo la strada. Concludo con una preghiera allo Spirito Santo.

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- Ostacoli alla libertà -

Nel tentativo di discernere il dito di Dio nella mia vita, èirragionevole aspettarsi che non si incontreranno delle pietre incui inciampare, nella nostra libertà interiore. Per quanto possarisultare doloroso, questi blocchi devono essere affrontati edelaborati. Durante i suoi seminari, Tony de Mello parlavaspesso di questi blocchi come di una conseguenza del peccatooriginale da un lato e della nostra storia personale dall'altro. Senon rimuoviamo questi blocchi, diceva, ci impediranno diguardare indietro per individuare i fattori che ci servono per ilfuturo. Prima di tutto, parlava dell'ira repressa come di uno deiproblemi principali. Le persone che "esplodono" indicano diesserne vittime. Sono come imbottigliate. Se ci si arrabbia, masi lascia fluire la collera, si mantiene il controllo. I fiori piùbelli hanno bisogno di una grande quantità di fertilizzante. Edunque è necessario sentire la collera ed esprimerla in modosalutare.

Quando la si esprime, bisogna farlo con cautela. Darle sfogopuò essere una grande esperienza. Ognuno avrà il propriomodo di sfogarla, comunque una bella camminata lungo la rivadel mare, lanciando di quando in quando un urlo (naturalmentesolo se non c'è in giro nessuno) può essere un'ottima terapia.Quando si lavora come membri di un gruppo, di solito èessenziale riferire questi sentimenti per costruire la fiducia.Magari non è detto che lo si debba fare in quel preciso istante,ma un po' più tardi, quando si è ripreso il controllo dellasituazione. Se non si è capaci di riferirli, la collera potrebbeaumentare, e dunque usate una frase del tipo: "Quel tuo certocomportamento mi fa arrabbiare." Una semplice rivelazione diquesto tipo può risolvere il problema. "Non tramonti il solesopra la vostra ira" (Efesini 4, 26). Tony diceva qualcosa del

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genere sulla paura. Se le permettiamo di cristallizzarsi dentro dinoi, può impedirci di compiere qualsiasi passo positivo nellanostra vita.

- Le impreviste conseguenze della paura -

Lavorando vicino a Pearl Harbour, l'anno scorso, incontraiun veterano dell'attacco giapponese in quel luogo nel corsodella Seconda Guerra Mondiale. Egli mi riferì questo episodio,che fa capire come la paura possa paralizzare la nostra vita. Miraccontò che il suo braccio sinistro era rimasto paralizzato eche dopo diversi anni era stato mandato da Carl Rogers pervedere se si poteva fare qualcosa. Rogers fece parlare questoex-artigliere di marina delle sue esperienze di guerra ed egliraccontò che si trovava a bordo della sua nave in quella fataledomenica mattina in cui gli aerei giapponesi iniziaronol'attacco. Quando aveva preso la sua postazione di battaglia, siera accorto che le mitragliatrici a bordo erano rivolte nelladirezione sbagliata rispetto al nemico in avvicinamento. Mentreripercorreva la scena, illustrando graficamente come avevatentato di cambiare la direzione delle mitragliatrici, notòimprovvisamente che il suo braccio, paralizzato da diversi anni,iniziava a muoversi. Era stata la sua paura a immobilizzarlo pertutto quel tempo. Entrando in contatto con la causa della suapaura era stato improvvisamente aiutato a liberarsi.

- Meditazione sul Vangelo -- L'attesa (Luca 2, 25-32) -

Iniziate leggendo il testo. "C'era un uomo di nome Simeone,uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il confortod'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui gli aveva

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preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima averveduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, sirecò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambinoGesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia ebenedisse Dio: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada inpace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto latua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce perilluminare le genti e gloria del tuo popolo Israele"". Fase 1-Iniziate mettendovi insieme a Simeone sulla porta del tempio.Immaginate la scena. Un vecchio, pieno di fede, rimasto sedutolì per molti anni sicuro che Dio non l'avrebbe lasciato moriresenza che la promessa fattagli venisse mantenuta. Così, ispiratodallo Spirito, ogni giorno si reca al tempio. Oggi siete dunqueseduti con lui sui gradini del tempio, caldi e polverosi. Ilvecchio è un uomo giusto, anziano, paziente, in cerca diconsolazione. Mentre aspetta il Signore, sa che lo Spirito Santoè con lui.

Ma il Signore non è arrivato presto... non arriva nelmomento in cui lui lo aspettava. Simeone deve quasi averabbandonato la speranza di incontrare il bambino Gesù, ormai,ma mentre siete seduti accanto a lui notate che il suo modo discrutare e guardare tra la folla comincia a cambiare. Fase 2-Quest'oggi Simeone è giunto nel posto giusto al momentogiusto. Il suo cuore è in ascolto e gli occhi scrutano penetrantila folla. Improvvisamente, sente il cuore balzargli nel petto.State con lui, ora, e ascoltatelo borbottare tra se e se. Sono annie anni che attende questo preciso momento. Immaginate i suoisentimenti quando scorge la coppia che si avvicina al tempio,con il bambino tra le braccia. Quali sono i vostri sentimenti?State con lui mentre si precipita verso i due e prende ilbambino Gesù tra le sue braccia. "Ora che ti ho tenuto tra lemie braccia, posso andare in pace.. Adesso prendete anche voi

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il bambino tra le braccia. Cosa provate, tenendolo vicino?Parlate a Giuseppe e a Maria delle speranze che avete ora chefinalmente è arrivato. È la luce del mondo, ma anche dellavostra vita. Quali aree della vostra vita gli chiedete di scoprireper voi? Quando avrete indugiato sulla scena finché vi sembrautile, restituitelo ai genitori e concludete dolcemente lameditazione.

8- Liberi da ogni condizionamento -

Lo spirito del risveglio In tutti i seminari, i ritiri, i video e ilibri di Tony de Mello si avverte l'importanza della libertàinteriore personale. È quello che io chiamo lo spirito delrisveglio e per me costituisce l'essenza stessa di ciò che Tonycercava di comunicare. Si potrebbe dire che è il suo dono allepersone che vivono oggi. Per illustrare questo spirito, Tonyamava citare le opere di Gandhi evidenziandone l'elementospirituale. Ricordava che Gandhi diceva: Ritengo chel'obiettivo della vita umana sia la visione di Dio. Per ottenerla,un uomo deve essere pronto a sacrificare ogni altra cosa..Gandhi riteneva importante la visione di Dio. Le sue paroleassomigliano singolarmente a quelle pronunciate daSant'Ignazio di Loyola a San Francesco Saverio, tratte dalVangelo di Matteo: Cosa serve a un uomo guadagnare il mondointero, se perde la sua anima?. Questa domanda potrebbeapparire troppo univoca. Tuttavia molti fondatori di ordinireligiosi avevano anch'essi questa visione univoca. Peracquisire questa univocità bisogna raggiungere un certo livellodi libertà interiore, e molti di noi non sono liberi quantopensano. Siamo stati programmati.

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- Le iscrizioni mentali -

Da dove arriva questa condizione? Ha radici profonde espesso deriva dalle "iscrizioni" che ci portiamo incise dentrodalle nostre primissime esperienze. Tony de Mello citavaesempi dalla sua stessa famiglia per illustrare questo fenomeno.Ricordava che una volta aveva accompagnato in auto allastazione una suora, dopo uno dei suoi ritiri. Questa suora avevaun biglietto speciale che sarebbe rimasto inutilizzato se nonavesse preso un dato treno. Mentre si dirigevano in auto versola stazione, pareva che ogni cosa congiurasse in modo da farliarrivare in ritardo. Sembrava sempre meno probabile che lasuora riuscisse a prendere il treno che le serviva. Quando Tonylo capì, fu colto dal panico. Ma la suora mantenne la calma e ineffetti riuscì a prendere il treno, anch'esso in ritardo. Tonyraccontò in seguito che la suora aveva acquisitoquell'atteggiamento rilassato in quanto, da piccola, vi era stataabituata in famiglia, nella quale perdere un treno eraconsiderata una circostanza di scarsa rilevanza.

Al contrario, nella famiglia di Tony, un evento del genereera considerato una specie di disgrazia. Se nella vostra famigliadi fronte ai problemi ci si arrabbia, o ci si deprime, o si fingeche i problemi non esistano, questo è il "messaggio di vita" chevoi ne ricevete. Tony stesso ci raccontò che, andato a trovare isuoi genitori parecchi anni dopo essere diventato gesuita,scoprì con sorpresa e quasi con orrore di essere l'"immaginesputata" dei suoi genitori. Il suo atteggiamento nei confrontidegli estranei, degli ospiti (che talvolta venivano considerati unfastidio), del sesso, delle altre religioni, delle diverse razze, deisoldi (cioè se sia meglio spenderli o risparmiarli), del lavoro, dicome usare il tempo, era condizionato da loro. Le sue reazionierano insite in lui, nei suoi visceri, e ci vollero anni per capire

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quali convinzioni fossero davvero sue e quali gli erano stateinculcate con la forza.

- Gli effetti della programmazione -

Queste "iscrizioni di vita" ci rendono prigionieri e possonorichiedere un lavoro impegnativo da parte nostra prima chepossiamo liberarcene. Ricordo un episodio che si verificò pocodopo la mia ordinazione a sacerdote. Vivevo in una piccolacomunità cittadina con un meraviglioso confratello più anzianoche era molto conosciuto e amato tra i poveri della città. Unamattina, quando questo confratello era già uscito per andare alavorare, uno dei suoi poveri più grintosi si presentò bussandocon decisione alla porta. In quel momento stavo riparando unaserratura che era stata forzata di recente, e indossavo unvecchio pullover. Scambiandomi per un fabbro, il visitatore michiese quando sarebbe tornato il mio confratello.

Quando gli dissi che sarebbe potuto tornare piuttosto tardi,entrò senza essere invitato e si accomodò su uno sgabello incorridoio, con una tazza di tè, e si mise a osservarmi mentrelavoravo. Dopo un po' iniziò a girare per il nostroappartamento, che, in quella mattina fredda e invernale, eancora segnato dagli effetti della recente intrusione, apparivapiuttosto malmesso. "Mi hanno detto che qui ci vivono deigesuiti" dissi "Devono essere matti, e il tizio che sto cercando,in particolare, oltre a essere matto dov'essere anche perfido.Viene da Wicklow, e quasi tutti quelli che vengono da Wicklowsono cattivi". Gli confermai che in effetti nell'appartamentovivevano dei gesuiti e che era possibile che fossero matti, ecosì lui mi chiese: "Ne conosci qualcuno, di questi preti?".Quando gli risposi che li conoscevo piuttosto bene cambiòespressione. "Non è che per caso sei un gesuita anche tu?"

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chiese, e vedendomi arrossire cambiò completamenteatteggiamento, tese la mano e disse: "Gli abitanti di questoappartamento sono davvero eccezionali, e molto generosi. Nonè che avresti qualche scellino d'avanzo, per caso?". Latrasformazione che riuscì a operare su se stesso in un lasso ditempo tanto breve e solo per qualche scellino era davverodegna di meraviglia, anche se evidentemente superficiale. Nondovremmo forse tutti noi adoperarci con lo stesso impegno perrivoluzionare le "iscrizioni" della nostra infanzia?

- Chi sta guidando la macchina? -

Se qualcuno si rivolgeva a Tony per una nevrosi, lui glichiedeva dove si erano formate le sue "iscrizioni". In terminiautomobilistici, gli chiedeva chi stava guidando la macchina.Sei tu che guidi la storia della tua famiglia? Ci vuole parecchiocoraggio per fermare l'auto e chiedere al passeggero discendere, che si tratti del papa, dei tuoi insegnanti, dei tuoigenitori, o di chiunque abbia avuto un significato nella tua vita.Ci vuole coraggio perché ora sarai solo, e forse avrai paura diguidare per conto tuo. Una buona norma per determinare seuna "verità" o "iscrizione" è davvero vostra o meno è questa:quando qualcuno vi contraddice, vi scaldate, siete turbati ereagite in modo emotivo? Se è così, secondo Tony, questo è unsegno di indottrinamento, di verità attinte o imposte da altri. Sele convinzioni sono veramente vostre, sarete molto più pronti acambiare, ad adattarvi. La persona libera è quella che ascolta eimpara dagli altri ed è pronta a cambiare e adattarsi quando ciòè necessario. Dunque, mettete in discussione tutto. Prevenitel'indottrinamento ponendovi due domande di valoreinestimabile: "Perché?" e "Perché no?".

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- Dare le ragioni del proprio essere -

Tony ci raccontava del famoso vescovo Butler che parlavadei grandi cambiamenti a cui aveva assistito nella Chiesa nelcorso degli ultimi cinquant'anni. Diceva che c'erano cose di cuisognava negli anni Trenta, ma delle quali non osava chiedere ilperché. Erano molti coloro che erano stati espulsi dalla Chiesaper aver chiesto perché. E lo chiedevano solo per amore dellaChiesa e per un senso di lealtà nei confronti di Gesù. Così Tonysuggeriva di adottare questo principio: "Se non lo capisco, nonlo accetto. Quando poniamo queste due grandi domande lodobbiamo fare senza aggressività. San Paolo lo faceva, conamore, quando tentava di correggere San Pietro nei primi annidella Chiesa sul problema della circoncisione. Senza Paolo, gliuomini oggi verrebbero tutti circoncisi. La slealtà è unatteggiamento. Il porre in discussione non lo è. Il pesce vivonuota controcorrente. È quello morto a galleggiare seguendo ilcorso del fiume.

- Decidersi per la vita -

Non sempre possiamo riscrivere le nostre "iscrizioni"negative da soli. Talvolta abbiamo bisogno di compagni diviaggio che ci risveglino. Ciò mi risultò tanto più evidentequando un vecchio lebbroso mi narrò la storia della sua vita aMolokai, il lebbrosario di Padre Damien alle isole Hawaii. Aquest'uomo era stata diagnosticata la malattia in un triste giornoa soli sei anni di età. Dopo una visita Di un ispettore mediconella sua scuola, era arrivata a casa sua una lettera che dicevache il bambino sarebbe stato portato via ai genitori e ricoveratoal lebbrosario il giorno dopo, alle dodici. Quel povero bimbo siritrovò ad essere trascinato via, scalciando e urlando, dai suoi

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familiari senza nessun avvertimento, e fu condotto allebbrosario, in mezzo a persone completamente sconosciute.Per un mese, mi raccontò, era stato in bilico tra la vita e lamorte. Aveva perso la voglia di vivere. Poi, una mattina, duelebbrose particolarmente sensibili lo condussero a una vicinaparete rocciosa, molto ripida, che divideva la sezione dell'isolariservata ai malati da quella abitata dalle persone sane. Mentreguardava la parete rocciosa, improvvisamente comparve suamadre. Sessant'anni dopo, egli ricordava ancora l'immaginedella madre come se fosse stato il giorno prima. Era copertadalla testa ai piedi da un lungo mantello nero, con il visocircondato da un cappuccio, e teneva in mano la Bibbia. Con lavoce più dolce che il bimbo avesse mai udito, la madre iniziò acantargli dei salmi.

Questa scena si protrasse per circa un'ora e poi, con unsaluto della mano e le lacrime agli occhi, sua madre siallontanò dalla cima della parete rocciosa e scomparve. Illebbroso mi raccontò di come le due donne lebbrose che loavevano portato lì lo riaccompagnarono indietro e glisussurrarono: "Ora devi fare una scelta. Solo tu devi deciderese vuoi vivere o morire. Tua madre ha fatto per te tutto ciò chepoteva. In quel momento, sotto l'influenza della loro gentilezzae preoccupazione per lui, decise di impegnare tutte le proprieenergie per sopravvivere. Quando il vecchio mi raccontò la suastoria, disse che nei sessant'anni trascorsi da quel giorno non siera mai pentito della sua scelta.

Con la loro azione, le due lebbrose avevano risvegliato in luiil desiderio di vivere.

- Una faccenda delicata -

Risvegliare questo desiderio di vita dentro di noi è una

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faccenda delicata. È necessaria una certa sensibilità affinché ilrisultato finale si ottenga senza distruggere il rispetto di se dichi è coinvolto. Un vecchio dell'ovest dell'Irlanda racconta disé la storia seguente, che dimostra che suo padre era unmaestro in quest'arte. Non ha mai dimenticato l'episodio.Ricorda chiaramente come, da giovane, ogni giorno dovessetornare a casa da scuola con i suoi compagni di scuola. Lastrada che percorrevano si snodava lungo uno splendidopaesaggio di campagna. Sua madre era un tipo esigente evoleva che il ragazzo arrivasse a casa poco dopo la finedell'orario scolastico, e teneva pronto per quell'ora un pastocaldo sia per lui che per il padre. Il vecchio racconta, tuttavia,che soprattutto in estate il ritorno a casa era costellato diavvenimenti interessanti. Qualche volta i suoi compagni sifermavano per rincorrere le vacche al pascolo, per pescare osemplicemente per sedersi a poltrire al sole. La cosa facevamontare sua madre su tutte le furie.

La cena che aveva preparato per il figlio e il marito sibruciava regolarmente. Inoltre il padre, che terminava il lavoroapposta per stare con la famiglia, doveva stare lì a perderetempo mentre la cena si rovinava. Un giorno, ricorda ilvecchio, la famiglia si riunì per parlare della faccenda. Il padrespiegò al figlio quanto facesse arrabbiare la mamma il fatto chela cena finisse sempre per rovinarsi. D'ora in poi, il ragazzoavrebbe dovuto tornare a casa in orario, o sopportare leconseguenze del suo ritardo. Qualche giorno più tardi, ilragazzo si fermò nuovamente lungo la strada di casa, e quandoalla fine arrivò ricordò all'improvviso le promesse che avevafatto. Entrò con timore e trepidazione. Dalla tavolaprovenivano dei profumi molti buoni. Sua madre avevapreparato uno dei suoi piatti preferiti, bistecche e cipolle. Ma loaspettava una brutta sorpresa: sulla tavola c'erano solo due

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porzioni, una davanti alla madre e una davanti al padre.Essendo in ritardo, al suo posto trovò solo un bicchiere d'acqua.In silenzio, e con studiata lentezza, la madre iniziò a mangiare.Ogni boccone sembrava una delizia. Il ragazzo sapeva di avermeritato la punizione. Sarebbe rimasto senza cena e avrebbeavuto fame per tutta la notte. In quel momento, senza dire unaparola, il padre mise il proprio piatto davanti al figlio e gli fececenno di mangiare. Lentamente il ragazzo capì che il padreavrebbe rinunciato alla sua porzione. "Quello" raccontava ilvecchio, "fu il pasto più difficile che mi sia mai capitato diconsumare. Ogni boccone sembrava metterci un'eternità ascendere. Sapevo che mio padre si stava sacrificando per me.Forse non apprezzava la mia mancanza di attenzioni neiconfronti di mia madre, ma mi amava lo stesso. Odiava ilpeccato ma amava il peccatore e sperava che io potessicambiare. Fu una lezione che non dimenticai mai".

- Accettare il perdono -

Con Dio, vige la stessa affettuosa inclinazione al perdono.Egli ha il potere di ricavare il bene dal male. Accettatel'affettuosa inclinazione al perdono di Dio e lasciate cherisvegli il vostro "io migliore". C'è una leggenda che riguardaPietro, dopo che aveva rinnegato Cristo. Si sentiva talmente incolpa per ciò che aveva fatto che pensava che Gesù non loavrebbe mai potuto perdonare. Assillato da questo pensiero,andò a Gerusalemme e si confidò con la Madonna: "Cosa puòpensare Cristo di me? Ormai non posso più aspettarmi ilperdono". Maria rispose: "Ricorda, Pietro, ciò che ti ha dettolui stesso. Non sette volte, ma settanta volte sette. Gesù ti haperdonato da tempo. Ora sei tu che devi imparare a perdonarete stesso. Non permettete al senso di colpa di rendervi inermi.

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Tony de Mello sottolineava che il senso di colpa è egoistico,egocentrico. È l'orgoglio ribaltato. Significa rammaricarsi nontanto del danno causato, quanto del fatto che si è in colpa.Ricordate che un peccato è perdonato prima ancora di esserecommesso. E dunque perdonatevi, credete in voi stessi,sapendo che Cristo vi ha già perdonati. La miscredenza piùdannosa in assoluto è il non credere in se stessi. Se non siaffronta questo aspetto, può annientare il desiderio dirisvegliarsi. Se amate la vostra vita, la vita vi amerà a sua volta.

- Il rametto verde -

Questo dono di una vita piena di amore deve esserealimentato. La scorsa Pasqua, sono stato invitato in un centroliturgico dell'Irlanda del Nord per la celebrazione pasqualedella messa dopo la Veglia. La Quaresima era stata lunga efredda e molti dei visi che incontrai in quell'occasionesembravano aver bisogno di incoraggiamento. La messa stessaera stata organizzata in modo tale da coincidere con il primoalbeggiare della mattina di Pasqua. Così, nell'oscurità piùtotale, il celebrante ci fece uscire all'aperto e salire in cima auna montagna del luogo. Là era stata ammucchiata una granquantità di legnetti, e il sacerdote iniziò la cerimoniaparagonando il periodo della Quaresima alla vita stessa.Entrambe sono a volte scure e malinconiche, disse, ma poi citòun antico proverbio irlandese: "Se puoi mantenere vivo nel tuocuore un rametto verde nell'ora delle tenebre, allora il Signoreinvierà un uccello a cantare da quel ramoscello al sorgere delgiorno." Mentre pronunciava questa frase, fu acceso il falò, ementre le fiamme si innalzavano verso il cielo, tre elementi sifusero simultaneamente creando un'immagine meravigliosa. Leprime luci dell'alba tinsero il cielo, accompagnate dalle fiamme

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e dall'irrompere di un canto di uccelli che avrebbe fattocommuovere un cuore di pietra. La speranza mantenuta in vitadurante i giorni oscuri della Quaresima si stava risvegliando alcanto del passero, inviato dal cielo a cantare per noi dalramoscello verde che avevamo conservato nel nostro cuore.Era un'immagine che Tony de Mello avrebbe compreso nellasua interezza. Quella immagine del risveglio che lui stessocercava di trasmettere.

- Meditazione sul Vangelo -

Un segno d'amore (Giovanni 12, 1-8) Leggete il brano delVangelo indicato e poi mettetevi a fianco di Maria Maddalenanel momento in cui si prende cura di Nostro Signore.Osservatela mentre sta accanto a Gesù, piangendo sui suoipeccati trascorsi e desiderando offrirgli un segno del proprioamore. Notate come prende il costoso unguento e gli unge ipiedi, asciugandoli con i propri capelli. Non lascia che lapresenza di altre persone la turbi. Ed è ricompensata udendodire da Gesù: "In verità vi dico, i suoi peccati le sono rimessiperché nonostante i suoi molti peccati, ella ha amato molto".Maria poteva aver preso quell'iniziativa solo perché le parole diperdono di Gesù l'avevano toccata. Il suo amore l'aveva colpitain profondità. Lo aveva udito dire con parole colme di calore,premura e consolazione. Venite a me, voi tutti che portate deicarichi sulle vostre spalle, e io vi darò riposo. Entrate dunquenella scena. State vicini a Maria Maddalena mentre siinginocchia accanto a Gesù, cercando di dare sollievo al suocuore greve di dolore. Guardate quale conforto ricava dalla suavicinanza. Maria fu in grado di lavare i piedi di Gesù con le suelacrime soprattutto perché aveva subito una simile lavanda deipiedi da Gesù stesso: non letteralmente, ma in un certo senso

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lei sapeva che Gesù aveva trascorso la sua vita intera apurificarci con le sue lacrime. Lei sapeva che egli avevapenetrato tutto il nostro dolore, amandoci in modo talmenteprofondo che il nostro dolore era diventato il suo, i nostrifardelli erano diventati i suoi. Lasciate dunque che Gesù siinginocchi con voi, lavando via il vostro dolore, i vostrifardelli, i vostri brutti momenti del passato. Sentite le suelacrime sui vostri piedi, ascoltate i suoi singhiozzi, osservate losguardo affettuoso e premuroso che vi riserva. Il suo è un cuoregrande a sufficienza per abbracciare anche voi. Lasciateemergere in superficie le scene dolorose della vostra vitapassata. È un modo sicuro di stare col Signore nelle scenetrascorse di dolore, sofferenza, perdita o difficoltà per le qualiavevate bisogno di essere in lutto ma non avete voluto o potutofarlo fino ad ora. Permettete al calore di Gesù di colmarvi elasciate fluire il dolore fuori di voi. Concludete ora ascoltandole parole di Gesù: "Cosa vorreste che faccia per voi?".Chiedetegli di concedervi sollievo e consolazione con leparole: "Signore, che io possa guarire".

PARTE TERZA

- I fondamenti della meditazione -L'amore non è una relazione. È uno stato dell'essere.

Voi sete in uno stato d'amore? Lo state vivendo?Anthony de Mello

9- Imparare le basi -

Il respiro Padre Tony de Mello diceva spesso che da giovane

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aveva trascorso diverso tempo in ritiri basati sullo stile dipreghiera dei buddhisti. Durante questi ritiri, i partecipanti siconcentravano per lunghi periodi sulla respirazione e sulcontrollo della respirazione. Uno dei detti preferiti di Tony era:"Il respiro è il vostro amico più grande, e all'inizio di ogni ritiroo corso a cui ho partecipato sotto la sua guida lui dedicava unbel po' di tempo a spiegare l'intero processo del controllorespiratorio, che serve a rilassarsi, prendere coscienza e crearele condizioni attraverso le quali è possibile incontrare Dio. Inquesto capitolo spero di essere altrettanto pratico, esponendoalcuni passi basilari che un individuo o un gruppo possonoseguire se desiderano pregare nel modo suggerito da Tony. Aconclusione di ciascun capitolo ho proposto una Meditazionesul Vangelo o un Esercizio di Fantasia e vi consiglio diprepararvi per il momento di preghiera attraverso un eserciziocome quello esposto di seguito.

- Il modo -

Sistematevi comodamente nel vostro luogo preferito per lapreghiera e, con gli occhi chiusi, iniziate a rilassare la vostramente. Cercare di farlo ritirandovi dal mondo circostante etentate di lasciar perdere ogni distrazione. All'inizio, non saràfacile. Sarete bombardati da ogni genere di pensieri futili e lavostra mente si perderà in quisquilie come "Cosa devocomprare per la cena di stasera?" oppure "Avrò spento il gas?",ma dopo un po' riuscirete a mettere da parte queste distrazioni.Portate gradualmente la vostra attenzione sulla respirazione.Inspirate piano attraverso le narici, facendo arrivare l'aria finoal diaframma. Molti trovano d'aiuto, mentre fanno penetrarel'aria nel loro corpo, immaginare che stanno aspirando dentrodi se lo Spirito divino, o magari una morbida nebbia o un

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colore delicato. Provando questo esercizio, mentre inspirateimmaginate di inspirare il colore giallo. Man mano che l'ariapenetra in voi, disegnate con gli occhi della mente un fumogiallino che inizia a vorticare prima attraverso le vostre narici,poi nella parte posteriore della gola, giù lungo il collo e lespalle, nelle braccia e nel petto, per poi circolare nella spinadorsale e raggiungere infine il diaframma. Ora espiratedolcemente, lasciando uscire tutta l'aria viziata o immaginandoche il colore giallo o la nebbiolina si stiano separando dalvostro corpo, iniziando dal diaframma e svuotandodelicatamente l'area addominale prima di rispostarsi verso ilpetto, poi le braccia e le spalle, su lungo la regione del collo eattraverso le labbra. Talvolta è utile, per questo esercizio direspirazione, contare tra se e se mentre lo si esegue: "Ecco, oraaspiro, e ora espiro, due, tre, quattro", oppure: Inspiro Cristo,espiro l'ansia", o ancora: "Inspiro la bontà e poi, dopo avertrattenuto il respiro per quattro o cinque secondi, Espiro i mieiproblemi". In questo modo farete uscire tutta l'aria viziata chec'era nel vostro corpo, prima di passare con calmaall'inspirazione seguente. Mentre eseguite l'esercizio, prendetecoscienza del senso di calma che inizia a diffondersi nel vostrocorpo.

- Il luogo -

Poiché l'obiettivo della meditazione è trovare il silenziodentro di voi, e in questo modo trovare Dio, o lasciare che siaLui a trovarvi, scegliete un luogo dove è improbabile chequalcuno possa disturbarvi. Alcuni sostengono che se riservanoa questo scopo un angolo della loro camera, mettendovi magariuno dei loro quadri preferiti o delle loro icone con una candela,diventa più facile trovare dentro di se la calma interiore. Altri si

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trovano bene in una stanza silenziosa con un tappeto sulpavimento, dato che riescono a meditare meglio in posizioneorizzontale. Ricordo che partecipai al primo ritiro di Tony deMello in Irlanda con tre gesuiti che vivevano con me in unappartamento nel centro di Dublino. Una volta tornati a casa, cirendemmo conto di essere stati toccati in profondità daquell'incontro. Decidemmo di trovarci ogni mattina per vederese riuscivamo a incoraggiarci a vicenda pregando insieme nellastessa stanza. Questo sostegno reciproco, insieme al silenzioche regnava nella stanza che usavamo, risultò di grande aiutoper tutti e tre in quel nostro tentativo di mettere in pratica latecnica di meditazione che ci era stata mostrata da Tony.

È per questo che vi suggerisco, nelle prime fasi degliesercizi di preghiera, di scegliere un luogo specificamentedestinato alla preghiera, che dovrebbe essere caldo, silenzioso eriservato. Un ambiente di questo genere mette in moto delleassociazioni che vi aiuteranno a rivolgere la mente e il cuore aDio. Col tempo, sentirete che le vibrazioni di quel luogo vifanno bene e la base per la vostra preghiera si assocerà nellavostra mente a un senso di pace interiore. Sistemate dunquequesto posticino mettendoci un inginocchiatoio, un tappeto,un'icona, una croce e una Bibbia, oltre a un po' d'incenso e auna piccola lampada o una candela, se queste aggiunte viaiutano. Dipende da quanto venite suggestionati dall'ambientecircostante, dato che molti di noi subiscono fortemente l'effettodell'atmosfera mentre altri non vengono toccati più di tanto daciò che sta loro intorno. Provate su di voi i suggerimenti che hodato in modo da scoprire cosa funziona meglio per voi. Unultimo consiglio: per essere sicuri di essere lasciati in pace,staccate il telefono prima di cominciare.

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- Il tempo -

Qualunque sia il viaggio che si intraprende, è sempre utileavere una qualche forma di programma, se si vuole che tuttofili liscio. Qualcosa di simile vale anche per la preghiera. Seriuscirete a stabilire regolarmente un momento specifico dadedicare ai vostri sforzi, il senso di disciplina che vi servirà arispettare l'impegno vi sarà di grande aiuto. Provate a decidereun lasso di tempo dato mettiamo una mezz'ora - e l'abitudine viporterà a sapere che quello è il vostro momento per lapreghiera. Non passerà molto tempo che anche gli altricapiranno che a quell'ora non volete essere disturbati. Laroutine stessa di stabilire un'ora specifica ha un valorepsicologico in se stessa. L'ora del giorno che sceglierete didedicare alla preghiera è a vostra discrezione. Conoscete levostre possibilità e anche quale momento della giornata puòrisultare più efficace per voi.

I partecipanti ai ritiri dichiarano spesso di trovareparticolarmente adatte le ore del primo mattino, prima che sivenga coinvolti nel lavoro quotidiano. In effetti, ai miei tempi,quando come novizio gesuita iniziai a dedicarmi allameditazione, essa rappresentava la prima attività della giornata,e questo perché ci si basava sulla teoria che il mattino prestofosse il momento in cui la mente era più fresca. Inoltre, ilpericolo di trascurare la meditazione, se le si riserva un'ora piùtarda, è effettivamente reale. D'altra parte, però, il momentoideale per la preghiera è quello che più vi aggrada, e dunqueattenetevi a ciò che vi sembra funzioni e risulti più pratico pervoi. All'inizio di questo viaggio, probabilmente vi sembrerà chenon accada quasi nulla Considerate il tempo speso in questomodo come una specie di "ricarica delle batterie", e vedrete chenel giro di pochi giorni inizierete ad avvertirne i benefici. Nel

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corso degli ultimi anni, a diversi gesuiti e loro amici è statochiesto in che modo pregano e che consigli possono daresull'argomento. Ho deciso di riportare qui alcune delle loroosservazioni, nella speranza che possano aiutare voi così comehanno aiutato me. Una di queste persone ha risposto che lapreghiera, per lui, ha attraversato quattro fasi. "All'inizio,parlavo a Dio, senza preoccuparmi delle sue risposte; poi, hoiniziato a parlargli rivolgendomi veramente a lui; in una terzafase, lo ascoltavo; ora tendo le orecchie per sentirlo.. Quandoad alcuni è stato chiesto il motivo per cui pregavano, hannoaddotto le seguenti ragioni: "Prima di tutto perché Dio noncessa mai di stimolare dentro di me il profondo desiderio diessergli più vicino e di penetrare più profondamente dentro mestesso di quanto non faccia di solito. In secondo luogo, parlarecon altri delle loro preghiere mi commuove e mi stimola apregare io stesso, se non altro per mantenere la mia credibilità.

Infine, l'esperienza mi ha insegnato che la preghierarappresenta la strada principale per condurmi nel più profondodi me stesso: quella parte di me in cui Dio incontra il miospirito interiore. Nella preghiera io mi pongo alla presenza diDio e mi faccio questa domanda: cosa voglio da Dio oggi?Questa domanda mi costringe a programmare la mia giornata, acercare di prevedere le persone con cui avrò a che fare, i luoghiin cui andrò, le attività in cui sarò coinvolto. Man mano che lamia mente passa velocemente in rassegna tutto questo, micapita di trovarmi a chiedere aiuto a Dio per una miriade didettagli che punteggiano lo schermo della mia giornata. Ladomanda mi porta dritto al luogo più recondito e silenzioso delmio cuore. Cosa chiedo al Signore oggi? E mentre mi pongoquesta domanda sento che la calma scende su di me.Probabilmente, le mie preghiere migliori scaturiscono daqualche esperienza che mi ha colpito in modo particolare. Ho

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bisogno di riflettere davanti a Dio su quell'esperienza, entrarein contatto con i sentimenti che ha scatenato, capire meglio ilsuo significato per il mio futuro. Anche quando attraverso deiperiodi di non-preghiera, so che Dio è grandemente paziente, eche non impone mai la Sua presenza su di me. Mi aspetta,come un amico paziente". Che possa aspettare anche voi.

- In viaggio col figliol prodigo -

Questa meditazione avrà miglior esito se assumete unaposizione comoda, chiudete gli occhi, e eseguite uno degliesercizi preparatori.

Fuggire sembra l'unica possibilità Leggete il raccontoevangelico del figliol prodigo (Luca 15, 2-32). Date una vostracollocazione al racconto, immaginandovi il figliol prodigo consuo padre. Potreste desiderare di diventare voi stessi quel figlioo quella figlia. Per qualche ragione, il figliol prodigo non siaccetta. Forse dentro di se cova dei sentimenti di scarsa fiduciain se stesso, o magari questa sensazione gli derivadall'atteggiamento di altri nei suoi confronti. Da qualche mese,ormai, è inquieto, si sente escluso, insicuro su cosa fare,dubbioso sulle sue prospettive e del tutto incerto su qualedirezione dovrebbe prendere la sua vita futura. Sa che piùdurerà questo senso di emarginazione dalla sua famiglia più iltutto sarà doloroso. Forse non riuscirà mai a recuperare lapercezione che, intorno a lui, tutto vada bene. A chi dovrebberivolgersi? Alla fine decide di intraprendere un'azionedisperata. Sul ciglio della strada: Signore, mi fermo qui perpensare alle occasioni in cui mi sono autoescluso dadeterminate situazioni o persone. Eppure tu hai sempre teso latua mano verso di me, per ricondurmi indietro. Lascia che te nesia riconoscente. (Soffermatevi su quest'immagine fino a

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quando vi sembra di trarne beneficio e poi passate oltre).Dire addio sembra l'unica certezza Nel frattempo, fuori dalla

fattoria, il padre del figliol prodigo continua a lavorare.Intuisce i problemi che il figlio sta attraversando e il suo unicodesiderio è riuscire in qualche modo a raggiungerlo. Il vecchioè un uomo sensibile. Vuole che il figlio sia libero, e teme dicalpestare il suo spirito, ben sapendo che il ragazzo deveprendere le sue decisioni e scegliere il proprio schema di vitainteriore. Ma una mattina il figliol prodigo si sveglia eimprovvisamente il dolore è troppo intenso, e così va da suopadre e, prendendo il coraggio a due mani, inizia balbettando afare le sue richieste. "Padre, dammi adesso la parte che mispetta dei tuoi averi". Notate la splendida risposta del padre. Fal'inventario delle sue proprietà e gliene cede la metà... e così ilfiglio più giovane se ne va... a divertirsi... a spendere...cercando di riempire il vuoto. Sulla strada: Signore, perdonamiper le occasioni in cui ho arraffato tutto ciò che vedevo intornoa me e ho tentato di riempire un vuoto con beni materiali.Voglio riflettere su quante volte è accaduto nel corsodell'ultimo anno della mia vita. (Quando sento di aver trattotutto il beneficio possibile da questa riflessione, proseguo).

Disperarsi sembra l'unico ideale Dunque il figliol prodigo sene va di casa, intraprendendo la sua disperata ricerca di unsignificato. Ma non lo trova: sente solo isolamento, dolore evuoto interiore. Sulla strada senza meta: Signore, perdonamiper tutte le volte che mi sono aggrappato al dolore e alle ferite,rifiutando di perdonare me stesso o di accettare il perdono chetu mi offrivi... ma quando il figlio più giovane inizia a guardaredentro di sé e a capire che ci può essere un modo per uscire daquesto dolore... e che invece di cercare fuori da se stesso ilsollievo e il significato di cui ha bisogno per vivere deveguardare dentro di se... ricorda le occasioni in cui si è sentito

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perdonato... le volte in cui suo padre lo ha tenuto tra lebraccia... tutte le cose che suo padre gli diceva... e questi stessiricordi lo aiutano a capire che ci può ancora essere modo diuscirne... se solo vorrà tornare a quella fonte di bontà e amoredella sua vita... inizia a pensare che forse è migliore di quantopensasse... e Così, con trepidazione, inizia a rivolgere il visoverso casa... Sulla strada del ritorno: Signore, aiutami ariconquistare la mia forza, se l'ho persa... Aiutami a capire ecredere che se torno alla mia sorgente di vita posso ritrovare unsignificato e una speranza. Il figlio più giovane non lo sapeva,ma nel momento in cui tornò sui suoi passi compiva l'azioneche suo padre aveva tanto desiderato compisse, e per cui avevapregato... ogni giorno il padre usciva e saliva sulla collina piùalta, vicino alla fattoria, e scrutava lontano, in cerca di suofiglio... e nel cuore di quel padre c'era un solo pensiero..."Voglio indietro mio figlio"...

E poi un giorno, all'improvviso, il padre vede un puntolinoindistinto... potete immaginare la speranza e l'amore chesgorgano dal suo cuore... e correndo alla velocità concessaglidalle sue vecchie gambe raggiunge il punto in cui si trova ilfiglio, lungo la strada... e cinge con le braccia il giovane, checadendo in ginocchio, ancora incerto del perdono di suo padre,dice: "Padre, non ho più alcun diritto. Sono venuto a chiedertiperdono....” Ma non appena il figliol prodigo fissa lo sguardonegli occhi del padre vi scorge solo un'espressione: amore, e lafelicità di riavere con se il ragazzo. È difficile per il figliolprodigo accettare di essere perdonato... ma quando sentetornare a galla i ricordi negativi del proprio passato... ogniricordo degli errori commessi... ricorda soltanto l'immagine disuo padre che si precipita giù dalla collina per corrergliincontro... e lo abbraccia.... e torna tanto spesso con la mente aquella scena che lo stesso ricordo inizia a guarirlo... A casa:

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Anch'io, Signore, inizio a capire quanto mi puoi avereinfluenzato in passato e perdonato per le mie trasgressioni... esebbene possa essere tentato di attaccarmi a qualcuna dellevecchie immagini negative, ora prego che il ricordo della Tuamano tesa verso di me possa iniziare a guarirmi e a sapere inCuor mio che sono stato perdonato. E così, cullandomi nellaconsapevolezza che il Padre mi ama e mi vuole bene, concludola meditazione.

- Album -

Tutti noi ci portiamo dentro un album di istantanee delnostro passato. Sono ricordi di eventi che ci hanno formato.Nella vostra fantasia, aprite ora questo album e riportate allaMente alcuni di questi eventi. Ci vorrà del tempo, ma a poco apoco scoprirete ricordi ormai sepolti. Portateli dunque alla lucee riviveteli alla presenza del Signore.

- Le gioie -

Dopo esservi preparati alla preghiera, tornate con la mente auna scena nella quale vi siete sentiti profondamente amati,stimati e benvoluti. Ricordate le circostanze, le persone, lesensazioni, e diventate consapevoli della presenza di Dio inquesta scena. Ringraziatelo per quell'occasione e chiedete lasua benedizione per coloro che hanno condiviso quella scenacon voi. Se state concludendo questo esercizio in un gruppo,potrete chiedere agli altri membri di scrivere i propri momentimagici..

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- I dolori -

Ricordate una scena in cui avete provato dolore o amarezzae rivivete anche questa scena. Tentate di scorgere la presenza diDio anche qui. Immaginate che vi partecipi con voi. Parlategli.Chiedete il perché di quell'evento e che significato possa avereper voi. Cercate di perdonare le persone che vi hanno causatodolore e pregate per loro. Scrivete i ricordi dolorosi su unfoglio.

- I desideri realizzati -

Ora cercate nella vostra memoria una scena che per voi èrisultata gioiosa. Quale bella notizia avete ricevuto, o qualedesiderio è stato esaudito? Soffermatevi su quella scena eringraziate e lodate Dio. Rivivete la situazione e permettetele direndervi più consapevoli della parte giocata dal Signore inquell'evento. Infine, trascrivete anche gli eventi gioiosi.

10- Riconoscere una Presenza -

- Il cuore del silenzio -

Avvicinandoci a Cristo, cerchiamo di creare un'atmosfera dipreghiera. Ma cos'è la preghiera? Alcuni pensano che significhielevare la mente e il cuore verso Dio, o soltanto parlare a Dio,o magari che rappresenti una qualche forma di unione con Dio.Comunque la si definisca, la preghiera sembra comprendere treelementi: Dio, voi stessi, e il rapporto tra Dio e voi. Prima ditutto, prendiamo in considerazione Dio, ciò che sappiamo diLui. Chi o che cosa è Dio? Tommaso d'Aquino sosteneva chel'unica cosa che possiamo affermare con certezza è che non

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conosciamo Dio. Tony de Mello disse qualcosa di similedurante il suo primo ritiro con noi. Quando gli si chiedeva chiera Dio, rispondeva: "Non lo so. Nessuno lo sa". Mi sembrachiaro che abbiamo costruito figure o immagini di chi o cosapotrebbe essere Dio, e poiché queste figure o immagini nonpossono esserci affatto utili nei nostri rapporti con Dio, orapotrebbe risultare vitale per noi un esercizio mirato a"disimparare". È necessario andare al di là di parole e immaginie cercare Dio in profondità, nel silenzio che risiede dentro dinoi. Nella prima parte del nostro ritiro, Tony si concentròmoltissimo sul silenzio. Tentava di portare i suoi ascoltatorialla consapevolezza del loro essere interiore. Per spiegarequesto punto, Tony raccontava una storia. Un giorno, ilgovernatore locale stava passando nei paraggi dell'abitazione diun maestro Zen, considerato un uomo santo e molto saggio.Incontrò il maestro e iniziò a parlare con lui, chiedendogli dispiegare il significato della religione in una sola frase. "Possofare di meglio. Te lo posso dare in una sola parola", rispose ilmaestro. "Si può riassumere nella parola: Silenzio. "Ma comeposso ottenere il silenzio?" chiese il governatore."Meditazione", fu la risposta. "E cos'è la meditazione?" chieseil governatore. "Silenzio", disse il maestro Zen.

Nei suoi incontri, Tony tentava raramente di descrivere Dio.Anzi, spesso spiegava che avventurarsi in una descrizionerisultava spesso più dannoso che utile agli ascoltatori.Semplicemente, ci incoraggiava a "essere" al cospetto delSignore, intendendo con questo che è giusto mettersi in silenzioalla presenza di Dio, limitandosi a stare con Lui. Per Tony,dunque, il fondamento della preghiera era in un certo sensol'incomprensibilità di Dio. A questo punto può risultare utilepensare a un cieco dalla nascita. Una persona del generepotrebbe benissimo chiedere a un amico vedente di spiegarle

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un concetto come il colore o l'odore. Ma come si fa a spiegareun concetto di questo tipo? È del tutto inutile tentare dichiedere a una persona priva della vista di immaginare il blucristallino di una certa chiazza di mare o lo splendore con cui sifondono i colori di un determinato paesaggio. Lo stesso accadeagli esseri umani quando tentano di spiegare in parole il Diocon cui cercano di comunicare. Il compito che si sono prefissi èimpossibile, e forse anche inutile. Dio va oltre la nostra limitatamente umana. Come spiegò Tony durante quel primo ritiroirlandese, "Non si può conoscere Dio, ma lo si puòriconoscere". Pensate soltanto ai discepoli sulla strada diEmmaus. Pur non conoscendo Gesù, si accorsero che qualcosadi assolutamente vitale stava penetrando nella loro vita. Tony cimise davvero in difficoltà, su questo punto. "Il Messia arrivò"disse, "ma i suoi non lo riconobbero". Forse alle persone"religiose", può capitare di non riconoscere Gesù quando entranella loro vita. Se ci è stata inoculata una dose massiccia direligione, può darsi che non riusciamo ad accorgercidell'oggetto originale, quando compare.

Cerchiamo il nostro Dio nelle Scritture, nei libri, nei ritiri ein cose simili mentre Dio è per tutto il tempo proprio accanto anoi. Per illustrare questo punto, Tony citava di solito un versodel poeta Kabil: "Ho riso quando mi hanno detto che il pescenell'acqua aveva sete. Forse anche noi abbiamo cercato Dio inuna moltitudine di luoghi, e invece l'abbiamo perso in Cuornostro?" A questo punto, nel suo ritiro irlandese, Tony de Mellointrodusse un concetto nuovo. Iniziò spiegando che San Paolosi era preparato a incontrare Dio - o era stato preparato inquesto modo - perseguitando i seguaci stessi di colui che sisarebbe ritrovato, alla fine, a seguire. Per qualche stranaragione, dunque, il modo migliore per prepararsi a incontrare etrovare Dio potrebbe essere questo: riconoscere sempre di più

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che siamo peccatori - "laddove è abbondato il peccato, hasovrabbondato la grazia" (Romani 5, 20). Volendo metterla inun altro modo, potrebbe anche essere che i peccatori - o almenocoloro che sanno di essere peccatori - abbiano maggiordesiderio o bisogno del loro Signore di coloro che pensano diessere degni seguaci di Cristo. Come possiamo aiutare noistessi a diventare consapevoli di Dio nella nostra vita? Be',essere costantemente all'erta può servire. Per rendervi conto delgrado di attenzione di cui stiamo parlando qui, potreste pensarea un'occasione in cui vi siete recati all'estero e avete dovutotrascorrere un po' di tempo da soli. Per esempio, potreste averviaggiato da soli in treno durante la notte, attraversando unterritorio difficile e pericoloso. Ricordate il vostro sforzo direstare svegli e tenere d'occhio le vostre proprietà, soprattutto ilpassaporto e i soldi. Non passava un solo attimo in cui nonfoste sul chi vive. Sapevate che non potevate permettervi diperdere uno solo dei vostri preziosi documenti, e così,nonostante la stanchezza, in qualche modo siete riusciti a nonaddormentarvi. Se vi siete trovati in questa situazione, sapeteche continuavate a guardarvi intorno, tenendo gli occhi benaperti e mantenendo la guardia nei confronti dei personaggidall'aria losca. Allo stesso modo, nella nostra vita di preghiera,dobbiamo aspirare a questo stesso livello di attenzione,cercando di individuare i segni dello Spirito nella nostraesistenza quotidiana.

- Esercizio per l'abbinamento della consapevolezza -

Dopo esservi preparati per la preghiera, concentratevi sullesensazioni e i rumori più lievi intorno a voi. Sentite l'aria chepassa attraverso le vostre narici. Concentratevi su una piccolaarea del vostro corpo. Quando Tony de Mello faceva con noi

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questo esercizio nel corso degli incontri, ci chiedeva diconcentrarci su una sola parte del nostro corpo. Suggeriva disceglierne una molto piccola, delle dimensioni di unfrancobollo o poco più, al centro della fronte. Tentate di essereconsapevoli di tutte le sensazioni in quel punto. Mentrerespirate, concentratevi sull'inspirazione o sull'espirazione inparticolare, se siete disturbati da qualcosa [nota: Alla fine diquesto esercizio, alcuni partecipanti spiegavano che trovavanol'intero processo molto difficile. Io stesso non sono riuscito aprovare quasi nessuna sensazione in quella piccola zona dellafronte per un'eternità. Alcuni ammettevano che durantel'esercizio sentivano di aver fatto uno sforzo, ma Tony dicevaloro di non preoccuparsi. Continuate a eseguire fedelmentel'esercizio, rispondeva, e col tempo riceverete la vostraricompensa. Io trasmetto a voi lo stesso consiglio, e vedreteche, col tempo, vi accorgerete che il suo incoraggiamento èvero e tuttora valido. Attenetevi all'esercizio per un po' ditempo, e fatelo con dolcezza. Non sforzatevi. La violenza non èutile, ed è meglio aggirare un ostacolo che abbatterlo. Prendetela seduta di preghiera al vostro ritmo, e se incontrate delledifficoltà cercate di scoprire cosa vi sta bloccando. Chiedetevi:Cosa mi rende teso? Se lo farete, probabilmente riuscirete aintuirlo. Quando avvertite cosa sta accadendo, il problema puòscomparire senza che dobbiate fare nulla per risolverlo.].

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PARTE QUARTA

Guardare la vitaUna storia - a parer mio - è la strada più breve

tra un essere umano e la comprensione di una verità.Anthony de Mello

11- Briciole di saggezza -

Il sapore del presente Un giovane era inseguito da una tigre.Arrivato al bordo di un precipizio, iniziò a scivolare, ma riuscìad aggrapparsi ad un ramo che cresceva lungo il pendio delprecipizio. Guardò in alto e vide la tigre che lo osservava: nonc'era modo di risalire. Guardò in basso e vide uno strapiombodi circa duecento metri e al suo fianco un arbusto con dellebacche mature. Ne prese una, se la portò alla bocca e ne gustòil sapore!

- Il confine -

Io sono indiano. Ora, supponiamo che sia prigioniero diguerra in Pakistan, e i pakistani mi dicano: "Bene, oggi tiporteremo alla frontiera, per farti dare un'occhiata al tuopaese". Così, mi portano alla frontiera, io guardo al di là delconfine e penso: "Oh, il mio paese, il mio magnifico paese.Vedo dei villaggi, degli alberi, delle colline. Questo è il miopaese natale!". Dopo un po' una delle guardie mi dice: "Scusa,abbiamo fatto un errore. Perché tu possa vedere il tuo paesedobbiamo avanzare di altre dieci miglia".

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- Il senso delle parole -

Un guru, una volta, stava tentando di spiegare a un grannumero di persone il modo in cui gli esseri umani reagisconoalle parole, si nutrono di parole piuttosto che di realtà.

Uno degli uomini si alzò e protestò, dicendo: "Non sonod'accordo sul fatto che le parole abbiano un effetto di questaportata su di noi". Il guru rispose: "Siediti, figlio di puttana".L'uomo divenne livido di rabbia e disse: Tu ti definisci unapersona illuminata, un guru, un maestro, ma dovrestivergognarti di te stesso. Il guru allora riprese: "Perdonami, misono lasciato trasportare. Non volevo. Chiedo scusa". L'uomosi calmò. Allora il guru disse all'uomo: "Sono bastate pocheparole per scatenare una tempesta dentro di te; e ne sonobastate poche altre per farti calmare nuovamente, non è vero?"

- Il segreto -

Un discepolo andò dal suo maestro e gli disse, astioso: "Tumi stai nascondendo il segreto ultimo della contemplazione!"."Nient'affatto", rispose il maestro. "E invece sì!" ribadìl'allievo, e si allontanò risentito. Capitò che i due si ritrovaronocamminando all'alba ai piedi della montagna e udirono unuccello cantare al primo giorno. Il maestro chiese: "Hai sentitol'uccello cantare?". L'allievo rispose: "Sì. L'ho sentito". Ilmaestro riprese: "Adesso sai che non ti ho nascosto nulla".

- Il ventesimo paletto -

Cera una volta un cammelliere che stava attraversando ildeserto con la sua mandria per andare alla città dove si tenevail mercato. Piantò le tende per la notte, e uno dei suoi servi

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entrò per comunicargli che c'erano venti cammelli ma solodiciannove paletti da piantare nella sabbia per legarvi le bestie.Come dovevano fare? Il padrone gli rispose: "I cammelli sonobestie molto stupide, sai? Fai finta di martellare un pioloinesistente nella sabbia davanti all'ultimo cammello, e fai fintadi legarlo a quel piolo inesistente. Vedrai che non si muoverà dilà sino all'alba".

Il servo fece come gli era stato detto e il cammello sicomportò esattamente come aveva detto il padrone. Al mattinoperò il servo tornò a cercarlo e gli disse che erano pronti apartire, ma che il cammello del finto paletto si rifiutava dimuoversi. Il padrone rise e disse: "Ma certo! Avrai dimenticatodi far finta di estrarre il paletto dalla sabbia, e lui sarà convintoche sia inutile tentare di muoversi, visto che è ancora legato!Va', e fa' finta di slegarlo. Anche questa volta il servo obbedì, elo stupido cammello si avviò con gli altri.

- La soluzione del problema -

Un tizio si trovava a Londra dopo la guerra. È seduto e tienesulle ginocchia un pacco avvolto in carta marrone: si tratta diun oggetto pesante e voluminoso. L'autista dell'autobus gli siavvicina e chiede: "Cos'ha sulle ginocchia?". E l'uomorisponde: "È una bomba inesplosa. L'ho trovata scavando ingiardino, e la sto portando alla stazione di polizia". E l'autistagli dice: "Non vorrà mica tenerla sulle ginocchia, no? La mettasotto il sedile".

- Nozze d'oro -

Una coppia anziana sta celebrando le nozze d'oro,cinquant'anni di matrimonio. Finita la festicciola sono seduti

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sulla veranda e il nonno, emozionato, dice alla moglie: "Nonna,mi scappa d'esser fiero di te!". "Come dici, nonno? Parla piùforte, lo sai che non ci sento bene quando non indossol'auricolare...". "Ho detto che mi scappa d'esser fiero di te!"gridò il vecchio. E la moglie, con un sorriso: "Si, si, loimmagino... anch'io ne ho le scatole piene di te".

- Libertà -

Una ragazza, in un villaggio di pescatori, restò incinta. Isuoi genitori la picchiarono finché non confessò chi era ilpadre: "È stato il maestro zen che vive nel tempio fuori dalvillaggio". I suoi genitori e tutti gli abitanti del villaggio siindignarono. Una volta nato il bambino, accorsero al tempio elasciarono il neonato ai piedi del maestro zen. Gli dissero: "Seiun ipocrita, questo bambino è tuo! Prendine cura!". Il maestrozen si limitò a replicare: "Va bene! Va bene!". E diede ilbambino a una donna del villaggio perché lo svezzasse e loaccudisse, facendosi carico lui delle spese. In seguito a questofatto il maestro perse la propria reputazione, i suoi discepoli loabbandonarono, nessuno andò più a chiedergli consigli, equesto durò per alcuni mesi. Quando la giovane vide tutto ciò,non sopportò questa situazione e raccontò a tutti la verità: Ilpadre del bimbo non era il maestro, ma il figlio del vicino. Isuoi genitori e tutti gli abitanti del villaggio, allora, tornaronoal tempio e si gettarono ai piedi del maestro zen. Implorarono ilsuo perdono e chiesero che restituisse loro il bambino. Ilmaestro restituì il bambino e si limitò a dire: "Va bene! Vabene!".

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- La cosa più semplice -

Buddha attraversò tutto il paese in cerca dell'illuminazione;visitò i principali maestri della sua epoca, praticò tutte lediscipline e le spiritualità esistenti, ma non raggiunsel'illuminazione. Alla fine desistette. Disperato, si sedette sottoun fico e venne illuminato. Anni dopo, i suoi discepoli glichiesero: "Maestro, raccontaci il segreto dell'illuminazione.Come l'hai ottenuta?". Non esistono segreti o tecniche. E ilmaestro tentava di spiegarlo loro. I discepoli però volevanoconoscere la tecnica. Allora Buddha - me lo immagino mentrestrizza l'occhio - disse: "va bene, vi rivelo la tecnica. Quandostate inspirando, siate consapevoli del fatto che stateinspirando. E quando state espirando, siate consapevoli delfatto che state espirando".

- Un aiuto insperato -

Un uomo d'affari entra in un bar, si siede e vede che il suovicino di tavolo ha una banana nell'orecchio - una banananell'orecchio! E l'uomo pensa: "Chissà, forse dovrei farglielonotare. Anzi, no: non sono affari miei". Ma quel pensierocontinua a tormentarlo. E così, dopo aver bevuto un paio dibicchieri, dice al suo vicino: "Mi scusi... ehm... guardi che hauna banana nell'orecchio". E il vicino: "Come?". L'uomod'affari ripete "Ha una banana nell'orecchio". Di nuovo ilvicino chiede: "Come ha detto, scusi?. "Ha una banananell'orecchio!" grida l'uomo d'affari. "Parli più forte" rispondeil vicino. "Ho una banana nell'orecchio!".

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- Un nemico chiamato fretta -

Un giovanotto amava viaggiare in auto e gli piaceva damatto andare a tutta velocità. Un giorno, dopo aver percorso untratto di autostrada, la moglie apre la carta stradale e gli dice:"Caro, abbiamo sbagliato l'entrata!". E lui orgoglioso replica:Non importa; stiamo battendo un record.. Un padre conducevai figli attraverso le sale di un museo dicendo loro: "Sbrigatevi,se vi fermate a guardare ogni cosa finirete col non vedereniente!".

- La preghiera -

Un uomo scoprì l'arte di accendere il fuoco. Dopo questascoperta, prese i suoi attrezzi e andò verso nord, sullemontagne, dove c'erano tribù che tremavano per il grandefreddo e lì, cominciò a insegnare loro l'arte di accendere ilfuoco. Mostrò loro i vantaggi della sua scoperta: potersiriscaldare durante l'inverno, preparare i pasti, utilizzare il fuocoper costruire. Ed essi imparavano con entusiasmo. Quandoebbero imparato, lo scopritore dell'arte di accendere il fuoco sirecò verso un altro luogo senza dar loro il tempo diringraziarlo, perché era un grand'uomo. Ai grandi uomini nonimporta come vengono ricordati o se si mostra loro gratitudine.Quindi, egli scomparve e si recò da un'altra tribù alla quale simise a insegnare ad accendere il fuoco. Anche questa tribù sientusiasmò, ed egli divenne sempre più famoso. I sacerdoti,allora, temendo che la loro popolarità diminuisse, decisero disbarazzarsi di lui e lo avvelenarono. Per non insospettire ilpopolo che quella morte era causata da loro, i sacerdoti feceroCosì: prepararono un ritratto di quell'uomo, lo misero sull'altareprincipale del tempio e dissero al popolo di venerare il grande

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inventore del fuoco. Sull'altare misero anche tutti gli strumentiutili per accendere il fuoco, perché tutti li venerassero. Con iltempo elaborarono anche un rituale e una liturgia per levenerazioni degli strumenti e dello scopritore dell'arte diaccendere il fuoco. Costui venne adorato e venerato perdecenni e decenni, per secoli e secoli, ma non c'era più fuoco.Dov'è la preghiera? Nel fuoco! Dov'è il fuoco? Nella preghiera!Sta proprio lì. Ciò che voi fate per trovare il fuoco è preghiera.Pregate per settimane, mesi e anni, ma restate senza fuoco.Niente preghiera, niente preghiera. Molta buona volontà, maniente preghiera.

- Le idee degli altri -

"Henry, come sei cambiato! Eri tanto alto, e adesso sei Cosìbasso! Eri così robusto, e ora sei magrissimo! Eri tanto biondo,e ora sei castano. Cosa ti è successo, Henry?. Ed Henryrisponde Non sono Henry, sono John". "Ora, hai cambiatoanche nome!".

- Felicità -

Un uomo stava in un campo di concentramento sovietico inSiberia. Il pover'uomo veniva svegliato alle quattro del mattinoe riceveva un pezzo di pane come razione per tutto il giorno.Avrebbe mangiato ben volentieri subito il suo pane, macominciò a pensare: "È meglio che ne conservi una parte,perché posso averne bisogno questa notte se non riuscirò adormire". Dopo aver duramente lavorato tutto il giorno, sicoricò e si coprì con la coperta, che a malapena lo riscaldava, ecominciò a pensare: "Oggi è stata una buona giornata. Non hodovuto lavorare nel vento gelato. E questa notte, se mi sveglio

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per la fame, posso mangiare un pezzo di pane e continuare adormire". Un prigioniero dei nazisti veniva torturato tutti igiorni, e un giorno lo cambiarono di cella. Nella sua nuovacella c'era un minuscolo lucernario, e lui riusciva a vedere unpezzetto di azzurro. Ne fu estasiato, e scrisse alla moglie dellasua buona sorte.

- Il senso della vita -

A un famoso guru, che aveva avuto il donodell'illuminazione, i suoi discepoli chiesero: "Maestro, la tuailluminazione cosa ha provocato in te? Cosa ti ha dato?".L'uomo rispose: "Bene, vi racconto quello che essa mi ha dato:quando mangio, mangio; quando guardo, guardo; quandoascolto, ascolto. Questo essa mi ha dato!". I suoi discepoliobiettarono: "Ma tutti fanno Così!". E il maestro risposeridendo: "Tutti fanno Così? Allora tutti devono essereilluminati!". Un giorno un discepolo chiese al suo maestro:"Qual è per te la cosa più importante nella vita?" Il maestrorispose: "Qualunque cosa io stia facendo in quel momento".

- Sonno profondo -

Un tizio bussa alla porta di suo figlio. "Jaime", dice,"Svegliati!". Jaime risponde: "Non voglio alzarmi, papà". Ilpadre urla: "Alzati, devi andare a scuola". Jaime persiste: "Nonvoglio andare a scuola!". "E perché no?" chiede il padre. "Cisono tre ragioni", risponde Jaime, "Prima di tutto, è una noia;secondo, i ragazzi mi prendono in giro; terzo, io odio lascuola!". E il padre: "Bene, adesso ti darò io tre ragioni per cuidevi andare a scuola: primo, perché è tuo dovere; secondo,perché hai quarantacinque anni e terzo, perché sei il preside!".

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- Trovare se stessi -

Una bambina chiede all'amichetto: "Voi siete presbiteriani?".E lui: "No, facciamo parte di un'altra confusione!". Paddy stacamminando lungo le strade di Belfast e ad un certo punto sisente puntare una pistola alla nuca, e una voce gli chiede: "Seicattolico o protestante?". Paddy è costretto a pensare in fretta.Risponde: "Sono ebreo.. E sente una voce che dice: "Devoproprio essere l'arabo più fortunato di tutta Belfast". Un uomochiede a un amico: "Pensi di votare per i repubblicani?". El'amico risponde: "No, voterò per i democratici. Mio padre erademocratico, mio nonno era democratico, il mio bisnonno erademocratico". E l'uomo dice: "Ma questa è una logica folle.Voglio dire: se tuo padre fosse stato un ladro di cavalli, e tuononno lo stesso, e il tuo bisnonno pure, tu cosa faresti?" "Ah",rispose l'amico, "Allora sarei repubblicano".

- La parola chiave -

Un discepolo andò dal suo maestro e gli domandò: "Mi puoidire una parola di saggezza? Mi puoi suggerire qualcosa che miguidi per tutta la vita?". Era la giornata del silenzio per quelmaestro, e così egli prese un foglio e scrisse:"Consapevolezza". Quando il discepolo vide la parola, disse:"È troppo sintetico. Non puoi ampliarlo un po'?". Il maestroriprese il foglio e scrisse: "Consapevolezza, consapevolezza,consapevolezza". Il discepolo replicò: "Va bene, ma cosasignificai". Il maestro riprese il foglio e scrisse:"Consapevolezza, consapevolezza, consapevolezza significa...consapevolezza.

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- Un uomo libero -

Un brillante giovane rabbino subentrò al suo altrettantobrillante padre, anch'egli rabbino. Gli dicevano allora:"Rabbino, sei completamente differente da tuo padre!". Ilgiovane si mise a ridere: "Io sono esattamente uguale a miopadre! Mio padre non imitava nessuno e io non imito nessuno.Egli non era una fotocopia; e io neppure".

- Il peccato -

Una donna riteneva che Dio le apparisse in visione. Andòquindi a consigliarsi dal proprio vescovo. Costui le fece laseguente raccomandazione: "Cara signora, lei forse stacredendo a delle illusioni. Deve capire che in qualità divescovo della diocesi, sono io che posso decidere se le suevisioni sono vere o false. "Certo, Eccellenza". "Questa è unamia responsabilità, un mio dovere". "Perfetto, Eccellenza"."Allora, cara signora, faccia quello che le ordino". "Lo farò,Eccellenza". "Ascolti: la prossima volta in cui Dio le apparirà,come lei sostiene, lo sottoponga a una prova per sapere se èrealmente Dio". "D'accordo, Eccellenza. Ma qual è la prova?"."Dica a Dio: "Rivelami, per favore i peccati personali e privatidel signor vescovo". Se è davvero Dio ad apparirle, le rivelerà imiei peccati. Poi, torni qui e mi racconti cosa avrà risposto; ame, e a nessun altro. D'accordo?". "Farò proprio così,Eccellenza". Un mese dopo, la signora chiese di essere ricevutadal vescovo, che le domandò: "Le è apparso di nuovo Dio?."Credo di sì, Eccellenza.. "Gli ha chiesto quello che le hoordinato?. "Certo, Eccellenza!". "E cosa le ha risposto Dio?"."Mi ha detto: "Di' al vescovo che mi sono dimenticato tutti isuoi peccati!"..

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- Il sapore del tacchino -

Un soldato americano, durante la guerra in Corea, sentì unafortissima nostalgia di casa nel giorno del Ringraziamento. Unacoppia, che aveva trascorso diversi anni negli Stati Uniti, loinvitò a pranzo. Quando l'uomo arriva, con sua grande sorpresae gioia, vide che c'era un tacchino, il suo piatto favorito. Ilpranzo iniziò: mentre si serviva generosamente, iniziò adiscutere animatamente con il suo ospite. Quando ladiscussione terminò, il suo piatto era vuoto. Il soldato siaccorse che non aveva affatto gustato il pranzo e che non siricordava neppure il sapore del tacchino.

- Il tipo umano -

Un leone si imbatte in un gregge e con sua grande sorpresatrova un leone tra le pecore. Si trattava di un leone cresciuto finda cucciolo nel gregge. Belava come una pecora e si muovevacome una pecora. Il leone si diresse diritto verso di lui, equando il leone-pecora si trovò di fronte il leone vero, si mise atremare come un fuscello. Il leone gli disse: "Cosa fai in mezzoa queste pecore?". Il leone-pecora gli rispose: "Sono unapecora". E l'altro: "Oh, no che non lo sei. Adesso vieni conme". Portò il leone-pecora fino a uno specchio d'acqua e disse:"Guarda!". Quando il leone-pecora vide il proprio riflessonell'acqua emise un potente ruggito. In quel momento, sitrasformò, e non fu più lo stesso.

- L'arciere infallibile -

Quando l'arciere tira senza ambire a un premio particolare,mette in mostra tutta la sua abilità; quando tira per vincere una

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fibbia d'ottone, comincia a diventare nervoso; quando tira peruna coppa d'oro, diventa cieco, vede due bersagli, e perde latesta. Le sue capacità non sono andate perdute, ma il premio loturba. La tensione della vittoria lo indebolisce, l'ambizioneannebbia la sua vista.

- Due vite -

Un maestro venne interpellato da un suo discepolo: "Cosaha significato per te l'illuminazione?". Ed egli: "Primadell'illuminazione, spesso mi sentivo depresso; dopol'illuminazione continuo a sentirmi depresso".

- I professionisti -

In America, in una piccola città, alla sera la gente si riunivaper suonare. C'erano alcuni sassofonisti, un batterista e deiviolinisti..., per lo più persone anziane. Si trovavano per farsicompagnia e per la pura gioia di fare musica, pur non essendoparticolarmente bravi. E dunque si godevano la reciprocacompagnia, divertendosi parecchio, finché un giorno deciserodi scegliere un nuovo direttore che aveva grandi ambizioni ecapacità di stimolo. Il nuovo direttore disse loro: "Ehi, ragazzi,dobbiamo tenere un concerto: dobbiamo preparare un concertoper la città". Poi, gradualmente, cominciò a mandare via alcuniche non suonavano troppo bene, fece entrare nella banda alcunimusicisti di professione, mise su un'orchestra e il loro nomecominciò a comparire sui giornali. Splendido, no? Cosìdecisero di andare nella grande città per suonare anche lì. Maalcuni dei più anziani avevano le lacrime agli occhi e dicevano:"Era Così bello, ai vecchi tempi, quando facevamo le cosemale, ma ce le godevamo".

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- La scelta -

Si stava tracciando il confine russo-finnico, un agricoltoredoveva decidere se preferiva stare in Russia o in Finlandia.Dopo lungo tempo, decise che preferiva stare in Finlandia, manon voleva offendere gli ufficiali russi. Questi vennero a farglivisita e vollero sapere perché voleva stare in Finlandia. Ilcontadino rispose: È sempre stato mio desiderio vivere nellaGrande Madre Russia, ma credo che alla mia età nonsopravviverei a un altro inverno russo".

- L'amore più grande -

Un ragazzo di otto anni aveva ucciso il padre e la madre.Potete immaginare cosa può essere successo a questo ragazzoper diventare così violento nonostante la sua tenera età. Varievolte venne arrestato per aver organizzato rapine a banche. Lapolizia non sapeva cosa fare: era minore, non lo si potevaprocessare o arrestare, e neppure rinchiuderlo in unriformatorio, poiché avrebbe dovuto avere almeno dodici anni.Chiamarono il padre Flannagan e gli chiesero: "Accetta diprendere questo ragazzo?". Il sacerdote rispose: "Chiaro!Mandatemelo qui!". Molti anni dopo, il ragazzo scrisse la suastoria: "Mi ricordo del giorno in cui stavo viaggiando alla voltadella Città dei Ragazzi in quel treno, con un poliziotto.Pensavo: "Mi stanno mandando da un prete. Se questo taleviene a dirmi che mi ama, lo faccio Fuori"". Ed era unassassino! Cosa avvenne? Arrivò alla Città dei Ragazzi; bussòalla porta di padre Flannagan che disse: "Avanti!". Il ragazzoentrò e padre Flannagan gli chiese: "Come ti chiami?". E ilragazzo: "Dave, signore". E padre Flannagan: "Dave!Benvenuto alla Città dei Ragazzi. Ti stavamo aspettando!

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Adesso che sei qui, da' un'occhiata in giro, tanto per conoscereil posto. Sai che tutti qui lavorano per vivere? Qualcuno ti faràvedere tutto. Forse potrai scegliere un'attività che ti piaccia.Comunque, per ora va' a riposare. Prendi visione del posto.Adesso puoi andare. Ci vedremo più tardi". E il ragazzo disseche quei pochi secondi cambiarono la sua vita. Sapete perché?"Per la prima volta in vita mia guardai negli occhi un uomo chesenza usare parole, non diceva che mi amava, ma: "Tu seibuono, tu non sei cattivo, tu sei buono!"".

- La risposta -

Un discepolo disse al suo guru che sarebbe andato in unluogo lontano per meditare, nella speranza di tornareilluminato. Così, ogni sei mesi, il discepolo spediva al guru unalettera per riferirgli dei progressi che stava compiendo. Laprima lettera diceva: "Ora capisco cosa significa perdere l'io".Il guru stracciò il foglio e lo buttò nel cestino della carta. Doposei mesi ricevette un'altra lettera, che diceva: "Ora ho raggiuntola sensibilità nei confronti di tutti gli esseri viventi". Il guru lastrappò. Una terza lettera diceva: "Ora capisco il segretodell'unità e della molteplicità. Anche questa fu stracciata. Lacosa andò avanti per quattro anni e poi non arrivarono piùmissive. Dopo un po' il guru cominciò ad incuriosirsi e, datoche un viaggiatore si stava dirigendo verso quel luogo lontano,il guru gli chiese: "Perché non vai a scoprire cosa ne è stato diquel discepolo?". Finalmente ricevette una lettera dal giovane.C'era scritto: "Cosa importa?". E quando il guru l'ebbe letta,esclamò: "Ce l'ha fatta! Ce l'ha fatta! Finalmente ha capito!".

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- Il condizionamento morale -

Una suora indiana va in ritiro. Tutti quelli che fanno partedella sua comunità dicono: "Oh, lo sappiamo, fa parte del suostile: partecipa sempre a seminari e va in ritiro; non cambieràmai". Ora accadde che la suora subì, in effetti, uncambiamento, nel corso di quel particolare ritiro, o gruppo diterapia, o quel che è. La suora cambia: tutti notano ladifferenza. E dicono: "Caspita, ha veramente capito delle cose,non è vero?". È vero, e la differenza si nota dal suocomportamento, dal suo corpo, dal suo viso. Accade sempreCosì quando si verifica un cambiamento interiore. Vieneregistrato nel viso, negli occhi, nel corpo. Ebbene, la suoratorna alla sua comunità, ma dato che la comunità ha di leiun'idea fissa, dettata dal pregiudizio, continuerà a vederlaattraverso gli occhi del pregiudizio. I membri della suacomunità sono gli unici a non vedere in lei alcun cambiamento.Dicono: "Be', ha l'aria un po' animata, ma aspettate e vedrete:tra poco sarà di nuovo depressa". Ed entro poche settimane leiè di nuovo depressa: reagisce alla loro reazione. E così tuttidicono: "Visto? L'avevamo detto, noi; non è cambiata..

- La caduta -

Paddy è scivolato dall'impalcatura e si è fatto un grossobernoccolo. Gli chiedono: "Ti ha fatto male la caduta, Paddy?".E lui: "No, è stata la fermata che mi ha fatto male, non lacaduta.

- L'innocenza perduta -

Un prete cattolico va a fare un pic-nic con un gruppo di

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ragazzini tra gli otto e i dieci anni. Sono sulla spiaggia e vannoavanti, mentre il prete si trova in retroguardia con intorno tre oquattro ragazzi. Quelli davanti s'imbattono in una donnaanziana che è una prostituta, e le dicono: "Ciao" e lei: "Ciao". Iragazzi le chiedono: Chi sei?". Lei risponde: "Sono unaprostituta". Loro non sanno cosa significhi, ma fingono disaperlo. Uno dei ragazzi, che sembra un po' più esperto deglialtri, dice: "Una prostituta è una che fa certe cose se la paghi.Gli altri chiedono: "Farebbe quelle cose, se noi la paghiamo?"."Perché no?" è la risposta. Così, fanno una colletta e le danno isoldi, dicendo: "Adesso che ti abbiamo dato i soldi, ci faiquelle certe cose?". Lei risponde: "Certo, ragazzi, cosa voleteche faccia?". L'unica cosa che viene in mente ai ragazzi è farlaspogliare. Così, lei si spoglia. Loro la guardano: non hanno maivisto una donna nuda prima di allora. I ragazzi non sannocos'altro farle fare, e così le dicono: "Potresti ballare?. E lei:"Certo". Tutti si mettono in cerchio, cantando e battendo lemani; la prostituta muove il didietro e i ragazzi si divertono unmondo. Il prete vede tutto: corre da loro e si mette a urlarecontro la donna. In quell'attimo, i ragazzi persero l'innocenza:fino a quel momento, erano puri, splendidi.

- Parole -

Un uomo, in India, si incamminò per raggiungere Bombay.Giunto a un cartello stradale con la scritta "Bombay" si fermò esi disse: "Ah, eccomi qua! Così è questa la famosa Bombay.Be', non mi sembra chissà che, questo incrocio...". Dopo un po'tornò a casa, e quando gli amici gli chiesero come fosseBombay rispose: "Non è gran che. C'è questo cartello dipinto digiallo, con sopra delle lettere. La prima è una B, poi c'è unaO...".

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- Le campane di Dio -

Su un'isola a circa tre chilometri dalla terraferma era statocostruito un tempio. Nel tempio v'erano mille campaned'argento, piccole e grandi, fatte dai migliori artigiani delmondo. Ogni volta che soffiava il vento o imperversava latempesta le campane suonavano a distesa, e la gente diceva chechiunque ascoltasse il suono di quelle campane rimanevaestasiato, tanto da provare una profonda esperienza di Dio.Passarono i secoli e a poco a poco l'isola sprofondò nel mare, econ essa il tempio e le sue campane, ma rimase viva latradizione che le campane continuassero a suonare, e chipossedeva in se la scintilla divina le avrebbe sentite, e sarebbegiunto alla comunione con Dio. Un giovane, ispirato dallaleggenda, intraprese un viaggio di oltre centocinquantachilometri finché giunse sul luogo dove si diceva che si ergesseil tempio. Si sedette ai piedi di un grosso albero di cocco, e sisforzò di sentire le campane. Ma qualsiasi cosa facesse tuttociò che riusciva a udire era il mugghiare delle onde che sifrangevano sulla spiaggia e sulle rocce lì vicino. La cosa loindisponeva, perché stava cercando in tutti i modi di annullarequel rumore per raggiungere il silenzio e poter udire lecampane. Niente da fare. Provò per una settimana, poi perquattro settimane, per otto, per tre mesi interi. Ogni tanto, presodallo sconforto, ascoltava i vecchi del villaggio narrare dellaleggenda e degli uomini che avevano ricevuto la grazia, eallora il suo cuore si illuminava, ma era consapevole che quellaluce riflessa nel suo cuore non poteva sostituire il suono dellecampane. Dopo aver tentato per diciotto lunghi mesi decise diarrendersi. Forse la leggenda non era vera dopotutto, o forsenon era destino che lui ricevesse quella grazia. Si accomiatòdalle persone presso le quali aveva vissuto, e andò a salutare il

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suo albero di cocco preferito e il mare. Seduto sotto l'albero, simise ad ascoltare il suono delle onde che frangevano. Fececaso che non gli pareva un rumore stridente, come gli erasempre parso quando tentava di ignorarlo, anzi era un suonogradevole, che calmava i sensi. Si rilassò lasciandosi cullaredal suono delle onde e il silenzio dentro di lui si fece manmano più profondo, sinché a un tratto gli parve di udire iltintinnio di una campanella. Saltò su, guardandosi attorno, e sidisse: "Ma no, è frutto dell'autosuggestione". Si risedette e sirimise ad ascoltare il suono del mare. Di nuovo si rilassò, edentrò in quel silenzio sempre più profondo, finché sentì dinuovo il suono della campanella. Questa volta non si mosse, eben presto udì una seconda campanella, e poi un'altra, e un'altraancora. Ora finalmente udiva la maestosa sinfonia delle millecampane che suonavano tutte insieme. Fu trasportato fuori di sestesso e gli fu concessa la grazia di unirsi a Dio.

- La vera pace -

Due frati avevano vissuto insieme quarant'anni senza mailitigare. Un giorno uno dei due disse all'altro: "Non credi siaormai giunto il momento di litigare almeno una volta?".D'accordo", disse il secondo frate "Cominciamo. Per che cosavogliamo litigare?". Il primo esitò: "Hmm... che ne dici diquesta pagnotta?". "Sì, d'accordo, litighiamo pure su questapagnotta rispose l'altro. "Come si fa?". "Be', ecco. .. Questapagnotta è mia! Appartiene solo a me!". Il secondo lo guardò edisse: "Certo, prendila pure!"

- Il luogo più dimenticato -

Dio stanco degli uomini che continuavano a scocciarlo e a

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chiedergli questa o quell'altra cosa, un bel giorno disse: "Vorreiandarmene per un po', nascondermi da qualche parte". Radunòi suoi consiglieri e chiese loro: "Dove potrei nascondermi perun po'? Quale sarebbe, secondo voi, il luogo più adatto?".Alcuni dissero: "Nasconditi sulla cima della montagna più altadella terra". Altri dissero: "Oh, no! Nasconditi nel fondodell'oceano!". Un altro ancora disse: "Il posto più adatto è illato oscuro della luna, nessuno potrebbe trovarti là. Dio sirivolse allora al più fidato dei suoi angeli e gli chiese:"Secondo te quale sarebbe il posto migliore?". "Nasconditi nelcuore degli uomini" rispose l'angelo. "È l'unico posto dove nonverrà mai loro in mente di cercarti".

- Un rimedio troppo difficile -

Un generale siriano andò dal profeta di Israele per esserecurato dalla lebbra. Questi gli disse che avrebbe dovutoimmergersi per sette volte nel fiume Giordano. Il generale siindignò: "Non abbiamo forse abbastanza fiumi nel mio paeseperché io mi debba andare a bagnare sette volte in quelfiumiciattolo? Io credevo che il profeta avrebbe posato le suemani su di me, o che mi avrebbe imposto i suoi riti, e sareiguarito della mia lebbra, ma invece...". Il servo più fidato delgenerale gli disse allora: "Padrone, se il profeta vi avesse dettodi fare qualcosa di difficile, lo avreste certamente fatto. Masiccome vi chiede di fare una cosa così semplice, siete deluso".

- La domanda essenziale -

Cera un uomo che non dava tregua al buon Dio con richiestedi ogni genere. Un giorno Dio gli apparve e gli disse: "Non neposso più! Ho deciso di concederti tre desideri, e non uno di

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più". L'uomo, incredulo, chiese: "Mi concederesti davveroqualsiasi cosa io chieda?. "Sì", rispose il Signore, "ma solo trerichieste e basta!". "Be'", disse l'uomo, "mi vergogno un po' adirtelo, ma non sopporto più mia moglie. È una rompiscatolesenza eguali. Vorrei davvero liberarmene". E Dio disse: "Che iltuo desiderio sia esaudito". E sua moglie morì. L'uomo erafelicissimo. Si sentiva un po' in colpa, ma il sollievo perl'assenza della moglie era enorme, e lui pensò: "Sposeròun'altra donna, e più giovane!". Quando i parenti si riunironoper il funerale iniziarono ad elogiare la defunta e a decantarnele virtù, e l'uomo capì all'improvviso che cosa aveva fatto.Pianse e si disperò, dicendosi: "Avevo una donna fedele, chemi amava, e non me ne sono accorto, non l'ho saputaapprezzare!". Si appartò con Dio e gli chiese: "Ti prego,riportala in vita!". Dio rispose: "Va bene. Secondo desiderioaccordato". Ora non gli rimaneva che un desiderio, e nonsapeva cosa chiedere. Consultò amici e parenti. Alcuniproposero: "Chiedi i soldi. Con i soldi si può ottenere ciò che sivuole".

Altri dissero: "A che servono i soldi se non hai la salute?Chiedi la salute. Un altro amico gli disse: "A che serve la salutese prima o poi devi morire? Chiedi l'immortalità!". E un altroancora: "A che serve l'immortalità se non hai nessuno che tiami? Chiedi l'amore!" Così l'uomo rifletto, ragionò, si arrovellòe passò un anno. Poi ne passarono cinque, poi dieci, e alla fineDio si presentò e gli chiese: "Quando ti deciderai a chiedermi iltuo terzo desiderio?". L'uomo rispose, contrito: "Signore, sonotutto confuso, non so cosa chiedere. Potresti suggerirmi cosachiedere?". Il Signore rise e disse: "E va bene, ti dirò io cosachiedere: chiedi di essere felice qualsiasi cosa possa capitarti.Qui sta il segreto!".

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Anthony De Mello

- La luna -

Il grande maestro di Zen Riokan viveva una vitasemplicissima ai piedi di una montagna. Un giorno che lui nonera in casa un ladro penetrò nella sua capanna, ma non vi trovònulla da rubare. In quel momento, il maestro rientrò, trovò illadro nella capanna e disse: "Devi essere venuto da moltolontano per incontrarmi, non te ne puoi andar via a manivuote". Così gli diede le sue coperte e i suoi vestiti. Il ladro,frastornato, prese coperte e indumenti e se la svignò. Quandose ne fu andato, il maestro sedette sulla soglia della capanna eguardò la splendida luna piena, pensando: "Poveretto, avreivoluto potergli dare questa splendida luna!".

- Il segreto della gratitudine -

Un giorno, un uomo andò dal suo rabbino e gli disse:"Rabbino, devi aiutarmi! La mia casa è un inferno. Vivo in unastanza con mia moglie, i miei figli e i miei suoceri. Non ci sipuò neppure muovere!". Il rabbino sorrise e disse: "Va bene, tiaiuterò, ma dovrai promettermi che farai quello che ti dirò"."Prometto! Prometto!". "Bene. Quanti animali hai?". L'uomo,sorpreso, rispose: "Be', abbiamo una mucca, una capra e seigalline". Il rabbino sorrise nuovamente e disse: "Prendi glianimali in casa con voi, e torna tra una settimana". L'uomo eraallibito, ma non fiatò. Rientrò, tristissimo, e tirò gli animalidentro casa con la famiglia. Dopo una settimana tornò dalrabbino e disse: "Rabbi, con tutto il rispetto, è peggio di prima!Stiamo diventando matti là dentro. Siamo tutti a un passo dalcrollo nervoso! Che dobbiamo fare?". Il rabbino, con calma,disse: "Vai a casa e rimetti in cortile gli animali. Torna da metra una settimana". L'uomo corse per tutta la strada sino a casa

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e mise subito fuori gli animali. Quando tornò la settimanaseguente aveva quasi le lacrime agli occhi: "Rabbino, la casa...è incredibile! È grande, comoda, pulita, profumata! È un veroparadiso!".

- La vera ricchezza -

Un uomo uscì correndo dalla sua casa alla vista di unmonaco che attraversava il suo villaggio, e lo afferrò per ilcollo della tonaca: "Dammela! Dammela! Dammi la pietra!". Ilmonaco chiese: "Di quale pietra stai parlando?". E l'uomorispose, eccitato: "Ieri notte Dio mi è apparso in sogno e mi hadetto: "Un uomo passerà per il tuo villaggio domani amezzogiorno. Se ti darà la pietra che ha nella sua sacca sarail'uomo più ricco del mondo" Quindi, dammi la pietra". Ilmonaco rovistò nella sua sacca e ne estrasse un diamanteenorme, il diamante più grande del mondo. Allora disse: "Èquesta la pietra che vuoi? È grossa come un pugno. L'hotrovata nella foresta. Prendila, è tua!". L'uomo gli strappo lapietra dalle mani e corse a casa. Quella notte però non riuscì achiudere occhio. Al mattino, trovò dove il monaco dormivasotto un albero frondoso, lo svegliò e gli disse: "Riprenditi lapietra, ma dammi la ricchezza che ti permette di dar via undiamante come questo!..

- Il biglietto vincente -

C'era un rabbino che aveva vissuto tutta la vita da ebreo pioe caritatevole, e aveva sempre osservato tutti i precetti dellaLegge. Quest'uomo giunse, in età avanzata, ad aver bisogno didenaro per curarsi e non sapere dove procurarselo. Avevasempre pregato Iddio perché aiutasse gli altri, ma per la prima

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Anthony De Mello

volta decise di pregare per se stesso: "Signore., pregò, "hosempre cercato di non importunarti con i miei bisogni, e tuttoquello che mi hai riservato nella vita mi è sempre stato beneaccetto, ma per una volta vorrei chiederti di darmi una mano...e farmi vincere la lotteria!. Passò una settimana ma il rabbinonon vinse nulla all'estrazione. Si meravigliò, perché le suepreghiere avevano sempre sortito un effetto prima di allora.Chiese nuovamente a Dio di fargli vincere la lotteria dellasettimana successiva e si mise in attesa. Per due volte ancora ilSignore ignorò la richiesta del rabbino, sinché quest'ultimo,gravemente malato e un po' risentito, perse la pazienza esbottò: "Insomma, mio Signore, vuoi darmi una mano sì ono?". D'un tratto si udì la voce roboante del Dio di Israelediffondersi per la sinagoga vuota: "Dammi una mano tu,invece. Compra almeno un biglietto!".

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