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DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE Numero 43 – Gennaio 2019 Haiti Paradisi perduti? Viaggiatori responsabili per un turismo che sviluppa le comunità locali

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DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZENumero 43 – Gennaio 2019

Haiti

Paradisi perduti?Viaggiatori responsabili per un turismo che sviluppa le comunità locali

INDICE

Introduzione 3

1. Il problema a livello internazionale 4

2. Il problema a livello regionale e nazionale 9

3. Le connessioni con l’Italia e l’Europa 13

4. Testimonianze 15

5. Il caso studio di Cap-Haïtien 22

6. Lo sviluppo del turismo: avvertenze 29

7. Quali proposte di turismo sostenibile per Haiti 33Agenda 2030 per lo Sviluppo SostenibileL’impegno di Caritas Italiana ad Haiti

Note 42

DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZENumero 43 | Gennaio 2019

HAITI | PARADISI PERDUTI?Viaggiatori responsabili per un turismoche sviluppa le comunità locali

A cura di: Francesco Soddu | Alessandro Cadorin | Maurizio Verdi | Paolo Beccegato

Testi: Alessandro Cadorin

Hanno collaborato: Danilo Angelelli | Massimo Pallottino | Anna Romeo

Foto: Alice Lusso | Alessandro Cadorin | Caritas Italiana

Editing, grafica e impaginazione: Danilo Angelelli

Foto di copertina: Haiti. Scorcio del palazzo Sans-Souci. Ogni anno sono quasi 85.000 i turisti che visitano il parco storico nazionale

Per la Chiesa non ci può essere progresso senza svi-luppo umano integrale, senza quindi il coinvolgimen-to delle persone e delle comunità locali a conseguireuna gestione intelligente ed equilibrata delle risorse,ma anche senza un’educazione alla corresponsabilitànella consapevolezza di vivere in una “casa comune”.

Secondo la dottrina sociale della Chiesa, dunque,il vero sviluppo «non si riduce alla semplice crescitaeconomica» ma deve essere «volto alla promozionedi ogni uomo e di tutto l’uomo», come rileva la Let-tera enciclica Populorum progressio. Riconocendo Diocome Creatore dell’universo e Padre di tutti gli uo-mini, che ci rende fratelli gli uni gli altri, la Chiesamette al centro la persona umana; riconosce la di-gnità di ciascuno e la relazionalità tra gli uomini; con-divide il principio del comune destino della famigliaumana e la destinazione universale dei beni dellaterra. Per la Chiesa, il concetto di integralità, connessoall’espressione “sviluppo umano”, consente di inclu-dere anche quella sostenibilità di cui parlano le Na-zioni Unite, abbracciando tutti gli aspetti della vita:sociale, economico, politico, culturale, spirituale, erendendoli parte di un’unica sintesi, la personaumana.

In questo senso e seguendo uncorretto approccio, sobrio ed etico,anche un settore come il turismopuò rappresentare un’opportunitàconcreta e feconda di crescita, nonsolo economica, ma umana, socialee spirituale, secondo una logica dicarità e responsabilità diretta e indi-retta 1. In questo quadro la Chiesapropone una riflessione attenta af-finché si promuova «un turismo so-stenibile, che porti sviluppo e incon-tro con le popolazioni locali, ed eviti ogni sorta di di-scriminazione», come scritto nel tweet lanciato daPapa Francesco sul suo account @Pontifex_it in occa-sione della Giornata mondiale del Turismo (Onu) del27 settembre 2016.

A questo fine, perchè il turismo sia davvero al ser-vizio della realizzazione della persona e dello svilupposociale bisogna «contare sullo sforzo di tutti, politici,imprenditori, consumatori così come su quello delleassociazioni impegnate in questo ambito» 2.

Quando parliamo di turismo, ci riferiamo a un fe-nomeno di grande importanza, sia per il numero dipersone che in esso sono coinvolte (viaggiatori e la-voratori), sia per i numerosi benefici che può offrire

(tanto economici quanto culturali e sociali), ma ancheper i rischi e i pericoli che in tanti ambiti esso può rap-presentare. Andrebbe anzitutto sempre ricordato chementre i giorni di ferie per un turista sono opportunitàdi vacanza, per chi ospita si tratta di lavoro. L’aumentodel numero di turisti e della stessa mobilità legata alviaggio, il consumo di costa e risorse naturali, lo smal-timento dei rifiuti, ecc. hanno delle conseguenze di-rette sull’ambiente. Se non vengono rispettati gli usie i costumi di chi ospita di fatto si incoraggia un com-portamento discriminatorio e inconsapevolmente co-lonialista.

A volte «il turismo disegna situazioni drammatica-mente contraddittorie nel contrasto tra la povertà dimolti e la ricchezza di pochi» 3. Nella riflessione sui

modi per dare concretezza allo sviluppo del turismosostenibile, e sulle conseguenze che ne derivano peri turisti, gli imprenditori, i lavoratori, i governanti e lecomunità locali, la Chiesa non solo auspica «un’atten-zione da parte degli operatori del settore per garantireforme di ospitalità che impattino il meno possibile sul-l’ambiente», ma anche «una certa sobrietà da parte dichi viaggia» 4.

Un turismo «capace cioè di contribuire alla curadella casa comune e della sua bellezza» evitando«sprechi di energia e di cibo, il vorace consumo disuolo» ma che è volto a «godere delle bellezze dellanatura e della cultura» più che a trasformare i sog-giorni in occasioni di «consumo di beni».

3HAITI | PARADISI PERDUTI?

Introduzione

Nella riflessione sui modi per dare concretezza allo svi-luppo del turismo sostenibile, e sulle conseguenze che nederivano per i turisti, gli imprenditori, i lavoratori, i go-vernanti e le comunità locali, la Chiesa non solo auspica«un’attenzione da parte degli operatori del settore pergarantire forme di ospitalità che impattino il meno pos-sibile sull’ambiente», ma anche «una certa sobrietà daparte di chi viaggia»

Haiti (Ayiti) letteralmente significa "Terra dalle alte montagne" nonci può essere turismo sostenibile sanza coniugare montagne e mare

DALLA CRESCITA AL TURISMO SOSTENIBILE

Sono passati dieci anni dalla crisi finanziaria ed econo-mica globale che ha scosso il mondo e alcuni decennidalla dissoluzione delle grandi ideologie classiche chene hanno cambiato gli equilibri. L’Occidente ha subitocambiamenti sostanziali nella vita concreta delle per-sone, nei rapporti di forza tra gruppi sociali ma anchea livello concettuale nel modo di interpretare e cono-scere i fenomeni. Come disilluso e rassegnato a gestireil presente, il mondo contemporaneo sembra averperso la capacità di immaginare il futuro, percorsi pos-sibili e alternative percorribili. La scienza economicaha imposto sempre più la sua visione, diventando percerti aspetti egemonica, portandoci dentro una rap-presentazione in cui le scienze umane e l’umanesimostesso sembrano spesso inutili, relegati da una sortadi materialismo funzionale a un ruolo di subalternità.

Ma è proprio del tutto vero? Questo tempo chestiamo vivendo è principalmente caratterizzato dallasottomissione, dal pragmatismo, dal disimpegno e dalnichilismo? Non è invece, al contrario, una visionemiope e nostalgica che ci fa pensare al mondo comesvuotato dei grandi valori e delle grandi spinte ideali?

Nel presente dossier non si vuoletanto affrontare direttamente questitemi, ma portare una riflessionesulle sfide dello sviluppo che inter-rogano tutti gli attori che interven-gono a diverso titolo a contribuirnel’evoluzione sia concettuale chenelle pratiche di intervento. Chi,come la Caritas, si ritrova per voca-zione al fianco dei gruppi più fragilie nei contesti più vulnerabili, non può esimersi dal-l’esprimere un’opinione e non può nemmeno cederealla facilità di spiegazioni riduttive rispetto alla com-plessità del mondo e dei fenomeni che lo definiscono.Si è scelto per questa ragione di affrontare un feno-meno, un caso studio, che nel passato ha sempre as-sunto una connotazione principalmente economica,cioè il turismo, non tanto per dimostrare l’insensa-tezza di una tesi su un’altra, quanto per ragionare sul-l’interdipendenza intrinseca tra sociale ed economia,tra svago e impegno, tra uomo e ambiente, e sulle op-portunità che da questa relazione possono scaturireal fine di realizzare uno sviluppo sostenibile, inclusivoed equo.

A livello internazionale c’è un grande dibattito ri-spetto alle idee di crescita e di sviluppo. Questi con-

cetti hanno origine già nella seconda metà degli anni‘40, nel primo dopoguerra, in corrispondenza della na-scita di grandi organismi internazionali, dalle NazioniUnite alla Banca Mondiale, essi stessi figli della neces-sità di evitare nuovi sanguinari conflitti globali se-condo una visione principalmente liberista capace,secondo i suoi sostenitori, di garantire pace, benes-sere economico e stabilità politica a un mondo cao-tico dove gli interessi nazionali se non riportati dentrouna cornice comune, cooperativa e intergovernativapossono alimentare ostilità e contrapposizioni vio-lente.

Tuttavia nel tempo il dibattito si è evoluto a voltetrovando anche dei momenti di confronto aspri tra di-versi approcci, in particolare per quanto riguarda le di-seguaglianze tra quelli che vengono definiti i Paesi del

Nord e del Sud del mondo. Infatti, secondo una logicadi interdipendenza asimmetrica, i secondi imputanoall’espansione post-colonialista dei primi, le ragionidella propria condizione di povertà e arretratezza.

In ogni caso, è apparso sempre più evidente checrescita e sviluppo non sono sinonimi, quando la cre-scita ha un valore principalmente quantitativo, rife-rendosi alla quantità di beni e servizi disponibili emisurata secondo il tasso di crescita annuale del pro-dotto interno lordo pro-capite, mentre il secondo, losviluppo, comprende anche elementi di qualità dellavita di natura sociale, culturale e politica. In pratica, ilconcetto di crescita esclusivamente economica e ba-sata unicamente sul PIL è stato messo radicalmente indiscussione, in quanto incapace di cogliere e analiz-zare forti disparità economiche tra la popolazione

1. Il problema a livellointernazionale

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Crescita e sviluppo non sono sinonimi, quando la crescitaha un valore principalmente quantitativo, riferendosialla quantità di beni e servizi disponibili e misurata se-condo il tasso di crescita del prodotto interno lordo pro-capite, mentre lo sviluppo comprende anche elementi diqualità della vita di natura sociale, culturale e politica

Haiti: Labadie non è solo una spiagga privata per i turisti delle navida crociera, ma anche un villaggio di pescatori. Le barche sono uti-lizzate per il trasporto della popolazione locale

dentro a uno stesso Paese, una diseguaglianza checomporta rigide divisioni in classi sociali e gravi feno-meni di emarginazione rispetto alle opportunità dieducazione, di lavoro e di ridistribuzione della ric-chezza 1. Si prenda ad esempio Singapore, uno deiPaesi più ricchi al mondo, ma tra gli ultimi posti se-condo l’Indice di Contrasto alla Disuguaglianza 2. Inquesto Paese, paradiso fiscale societario, mancanonorme legali sulla parità retributiva, non sono in vi-gore leggi contro la discriminazione di genere e nonè stato introdotto il salario minimo.

Se inizialmente la critica al concetto di crescita, con-cetto visto come l’espressione delle posizioni domi-nanti nel mondo accademico, si manifestava nei movi-menti popolari di rivendicazione dei diritti economici,sociali, culturali e politici, successivamente è stata fattapropria dalle Organizzazioni Non Governative (ONG) e,dagli anni ‘90, ha cominciato a influire sull’impostazionedelle politiche delle grande organizzazioni internazio-nali come la stessa Banca Mondiale o lo UNDP (Pro-gramma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo). In questoquadro si è inserito l’Indice di Sviluppo Umano propo-sto nel 1990 da due economisti, il pa-kistano Mahbub ul Haq e l’indianoAmartya Sen, che cercarono di te-nere conto, oltre al reddito, di valoriquali l’alfabetizzazione e la speranzadi vita, e successivamente, anche diindicatori orientati sui pilastri dellasostenibilità (ambientale, sociale edeconomica), in accordo con gli obiet-tivi dell’Agenda 2030 delle NazioniUnite (secondo l’Indice di SviluppoUmano, nella classifica 2018, l’Italia occupa il 24° posto,mentre Haiti si trova al 158° posto su 187 Paesi valutati).

A livello degli interventi per favorire lo sviluppo, siè passati da grossi e concentrati investimenti indu-striali e tecnologici, a interventi su scala minore, piùpartecipati, comunitari e capillari, alla luce anche deilimiti della crescita rispetto all’esaurimento delle ri-sorse naturali e ambientali e alla complessità delle dif-ferenze culturali 3. In questo approccio, sostanzial-mente olistico, il concetto di sviluppo economico nonè avulso da implicazioni sociali, culturali e politiche,dunque esse devono integrarsi dentro un modelloequilibrato capace di assicurare pari possibilità a tuttigli individui.

Tuttavia, nei Paesi in via di sviluppo, tale approcciosi scontra con un sistema che trova grossi ostacoli nelridurre le diseguaglianze a livello globale e macroe-conomico. Da un lato si posizionano Paesi che godonodi un sostanziale benessere economico e sociale,dall’altro i Paesi in via di sviluppo, dove spesso la po-polazione non ha accesso nemmeno ai beni essenziali,come il cibo e l’acqua. Secondo il World Inequality Re-

port 2018, se guardiamo alle diverse quote di ric-chezza, il 10% più ricco della popolazione possiede il37% della ricchezza in Europa, il 47% in America delNord, il 46% in Russia, il 41% in Cina, il 55% della ric-chezza in India, Brasile e Africa sub-sahariana, addirit-tura il 61% in Medio Oriente.

Negli ultimi venti anni la disuguaglianza nelmondo è cresciuta praticamente ovunque, in modoparticolare in Nord America, Cina, Russia e India men-tre più moderata è stata la crescita in Europa 4. Ma ildato più scioccante e anche così scontato da venirdato per naturale è che tra il 1980 e il 2016 l’1% piùricco della popolazione mondiale ha intascato il dop-pio della crescita economica rispetto al 50% più po-vero. In pratica, l’82% dell’incremento della ricchezzaglobale, che è stata registrata nel 2017, è stata appan-naggio dell’1% più ricco mentre il 50% più poverodella popolazione mondiale non ha beneficiato di al-cuna porzione di tale incremento. Dunque, se global-mente le diseguaglianze crescono, all’interno dei Paesie tra Paesi del Nord e del Sud del mondo, esse sonoestremamente più marcate, ed è questa la grande

sfida della cooperazione internazionale, cioè diffon-dere un modello di sviluppo capace, attraverso la for-mazione e il potenziamento delle capacità umane, dipromuovere eguaglianza, sostenibilità, partecipa-zione e produttività.

Per parlare di sviluppo sostenibile è necessarioperò anzitutto comprendere cosa si intende con que-sto concetto spesso inflazionato. La sostenibilità è de-finita come la caratteristica dello sviluppo che consen-te il soddisfacimento dei bisogni della società dellagenerazione attuale senza compromettere i bisognidelle generazioni future 5. Per arrivare a uno svilupposostenibile si deve quindi uscire da una mera logicadel profitto per passare a vedere la contemporaneitàdi tre valori di base: la prosperità economica, la qualitàambientale e la giustizia sociale 6.

Come si evince dagli Obiettivi di Sviluppo Sosteni-bile elaborati nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, losviluppo sostenibile si compone di molteplici tasselliche assemblati vanno a costituire un puzzle com-plesso al cui centro si trovano l’uomo e l’ambiente. Inquesto modello si cerca di superare una visione dello

La sostenibilità è la caratteristica dello sviluppo che con-sente il soddisfacimento dei bisogni della società dellagenerazione attuale senza compromettere i bisogni dellegenerazioni future. Per uno sviluppo sostenibile bisognauscire da una mera logica del profitto e passare a vederela contemporaneità di tre valori di base: la prosperitàeconomica, la qualità ambientale e la giustizia sociale

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sviluppo legata unicamente all’aumento del redditodel singolo cittadino, ma si abbraccia un’idea di be-nessere generale che comprende non solo l’uomo insé e per sé, ma anche l’ambiente, l’ecosistema e le ri-sorse che lo circondano. Trascurando la salute del pia-neta a favore di una crescita capitalistica si nutre infattiun circolo vizioso di degrado che colpisce con mag-gior forza i Paesi più poveri e quindi più vulnerabili.

L’anno 2015 è stato una pietra miliare per lo svi-luppo globale in quanto i governi hanno adottatol’Agenda 2030 per la sostenibilità, impegnandosi inuna certa misura a sostenere questo approccio e a per-seguire gli obiettivi in essa contenuti. In questo senso,l’economia diventa uno dei pilastri dello sviluppo, manon il solo. Tuttavia questo stesso approccio integratodeve tenere presente anche dell’altra faccia della me-daglia, del punto di vista uguale e contrario, poiché haun’altra fondamentale implicazione. Non solo è neces-sario che gli interventi in economia debbano esseresostenibili dal punto di vista sociale, culturale e am-bientale, ma è vero anche l’esatto opposto: tutte le ini-ziative e i progetti di tipo sociale, culturale e am-bientale, affinché siano veramenteefficaci a ottenere un impatto in ter-mini di sviluppo, devono tenere con-to della sostenibilità economica.

Le scelte economiche operate daisettori profit devono permearsi deivalori della sostenibilità come adesempio della responsabilità socialed’impresa. Nel contempo le scelte so-ciali si muovono verso i modelli del-l’economia civile, solidale e sociale. Lescelte stesse nel campo dello sviluppo, anche nella coo-perazione internazionale, pur in contesti di estrema po-vertà e vulnerabilità non possono che muoversi inquesta direzione: evolvere dagli approcci assistenzialiclassici in una dimensione in cui gli elementi economici,culturali, sociali, ambientali e politici interagiscono econcorrono al raggiungimento del medesimo obiet-tivo. La visione molto paternalistica e compensativa delbeneficiario, sia esso un’organizzazione, una comunitào un gruppo di persone, come ricevente passivo di unaiuto, nel tempo ha creato non solo dipendenza maanche indirettamente sgretolato i preesistenti sistemicomunitari e informali di solidarietà.

Sono molti e diversi i fattori che rendono com-plesso il lavoro della cooperazione allo sviluppo. In-tervengono cause legate alle metodologie di inter-vento che non riescono realmente a includere e a fa-vorire la partecipazione attiva delle comunità rispettoalle scelte di sviluppo ma, al contrario, senza volerlo,incoraggiano la deresponsabilizzazione e atteggia-menti “ostili” verso le stesse ONG percepite come isti-tuzioni aliene da sfruttare. Nel contempo, fattori

contestuali di instabilità, sottosviluppo e disegua-glianza cronici tipici dei Paesi in via di sviluppo in cuila cooperazione internazionale opera, intervengonoad affievolirne l’efficacia. Ad esempio, sistemi educa-tivi carenti ed esclusivi, classi politiche e autorità localicorrotte e inaffidabili e la mancanza di infrastrutturedi base, strade, fognature, reti elettriche e acquedotti,spesso vanificano e impediscono gli sforzi verso lo svi-luppo, scoraggiano gli investimenti e rendono difficilii progetti di cooperazione. Questi ultimi, proprio peril loro fine esplicito e principale di sostenibilità devonoessere ancora di più il frutto di una conoscenza appro-fondita del contesto e di una rilessione sui metodi diintervento.

In questo Dossier si vuole comprendere come set-tori prettamente economici possono rappresentareuna risorsa per lo sviluppo sostenibile e un’opportu-nità per la cooperazione internazionale. In particolaresi vuole approfondire come il turismo come settoreeconomico specifico oggetto del nostro studio, se benindirizzato, in una veste e complessità alternativa allasua versione di massa, con il cambiamento dei co-

stumi e dei valori ad esso associati, possa costituirenon solo un momento importante di scambio cultu-rale e conoscenza reciproca ma anche una chance disviluppo sostenibile. Il turismo costituisce infattiun’enorme potenzialità economica per molti Paesi,fonte di guadagno e di promozione del territorio.

I Paesi “occidentali” hanno fatto del turismo e dellapromozione delle proprie bellezze paesaggistiche,culturali e storiche un vero e proprio business. Se-condo le stime del WTTC (World Trade & TourismCouncil) nel 2017 il settore turistico ha contribuito peril 10,4% al PIL mondiale creando posti di lavoro per313 milioni di persone; solo in Italia ha generato pro-venti per 253,4 miliardi di dollari 7.

Il fenomeno non è però solo “occidentale”: negli ul-timi anni molti dei Paesi considerati in via di sviluppo

Nel 2017 il settore turistico ha contribuito per il 10,4% alPIL mondiale creando posti di lavoro per 313 milioni dipersone. Il fenomeno non è solo “occidentale”: molti deiPaesi considerati in via di sviluppo si stanno aprendo alturismo con notevoli risultati economici. Ad esempio, inRwanda il settore turistico negli ultimi sette anni è cre-sciuto del 12% all’anno

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si stanno aprendo al turismo con notevoli risultati eco-nomici, basti pensare che in Rwanda il settore turisticonegli ultimi sette anni è cresciuto del 12% all’anno. IlPaese ha infatti investito su un turismo sostenibile,con un impatto reale e tangibile sia in termini di svi-luppo che di conservazione delle comunità 8.

Tuttavia si punta spesso su modelli di sviluppo cheaumentano le diseguaglianze (aumenta il PIL ma nonc’è redistribuzione); molto spesso anche il turismo vain questa direzione, quando è “di massa” e “barricato”dentro i resort. Il turismo di massa si caratterizza infattiper la standardizzazione dell’offerta non solo alber-ghiera ma anche culturale, ad esempio dell’artigia-nato o agroalimentare. I gusti e l’estetica in sostanzavengono appiattiti e omologati per rispondere a unnumero ampio di fruitori, per adattarsi alle esigenzedel turista. In molte destinazioni turistiche, gli artigianihanno risposto alla crescente domanda e hanno ap-portato modifiche al design dei loro prodotti per ren-derli più attraenti per i nuovi clienti.L’erosione culturale può verificarsinel processo di commercializza-zione delle tradizioni culturali maanche portare a un effetto più am-pio di acculturazione al quale le po-polazioni locali, in virtù di un pro-cesso di omologazione di massa, siassimilano e si adeguano.

Il potenziale stress socio-cultu-rale prodotto dal turismo di massa,spesso delle dimensioni di un’inva-sione concentrata in pochi mesi al-l’anno, può portare a uno scavalca-mento e a un cambiamento radicale delle comunitàlocali, delle loro abitudini e dei loro lavori tradizionali,in alcuni casi in modo irreversibile. Non che questorappresenti in termini assoluti un male, ma sicura-mente può mutare fortemente le dinamiche e l’ecosi-stema culturale e sociale di un territorio con la stessaforza che in proporzione può avere un’industrializza-zione improvvisa. Nelle comunità in cui non è svilup-pato un settore turistico consapevole e preparato,l’arrivo di grandi masse di turisti provenienti da Paesistranieri può portare a scontri culturali anche intensi.Essi possono sorgere a causa della disuguaglianzaeconomica tra residenti e turisti e dall’irritazione do-vuta al comportamento di turisti che non sempre co-noscono e rispettano i costumi e i valori morali locali.Alcune frustrazioni e frizioni possono essere dovutealle diseguaglianze nelle posizioni lavorative. Spessoa causa della mancanza di formazione professionale,molti posti di lavoro a basso costo per il turismo vannoai locali, mentre lavori manageriali più remunerativi eprestigiosi vanno agli stranieri. Non di rado lo sfrutta-mento delle persone non si limita solo ai posti di la-

voro. Il fenomeno del turismo sessuale è tristementenoto e per molti Paesi pur essendo illegale rappre-senta una principale fonte di business.

Ma l’impatto del turismo di massa non si limita soloalla persona. Lo sviluppo del turismo, se non accom-pagnato da un adeguato sistema di smaltimento deirifiuti, può avere un devastante impatto sull’ambiente.L’impatto di un gran numero di persone sull’ecosi-stema non sempre può essere controllato e assorbito,sia per quanto riguarda la produzione di rifiuti solidie liquidi da smaltire, ma anche per quanto concerneil consumo di risorse nauturali. La costruzione selvag-gia e la cementificazione, senza vincoli e piani regola-tori adeguati, possono cambiare e deturpare il voltoe la geografia di interi paesaggi. Lo sviluppo portualee il “dragaggio” che inevitabilmente lo accompagnanoper ricevere navi da crociera con a volte più di 3000passeggeri possono degradare significativamente lebarriere coralline attraverso l'accumulo di sedimenti.

Dunque, lo sviluppo del turismo può nel contemporappresentare un’opportunità ma anche un rischioquando è aggressivo, basato sullo sfruttamento senzafreni delle risorse naturali e sociali. Il modello dei re-sort, soluzione vacanziera che ha ormai preso piedein tutti i più bei paradisi terrestri come anche nei Ca-raibi, di fatto annulla la gran parte dei benefici positividi un turismo responsabile. I resort sono concepiticome “aree protette” per turisti, dove questi ultimi pos-sano godere delle bellezze locali con tutti i lussi del-l’Occidente, all’interno di un microcosmo che dovreb-be rappresentare la cultura e l’ambiente del Paese. Inrealtà il turista non entra davvero in contatto con lapopolazione e la cultura locale se non attraverso unalente che appiattisce e stereotipa l’ambiente circo-stante: i “locali” sono quelli sottopagati che lavoranoa servizio, l’artigianato è quello del negozio di souve-nir accanto alla reception, la cucina tradizionale quelladel ristorante riadattata per incontrare i gusti deglistranieri.

Questa bolla, come detto in precedenza, viene inol-tre costruita sulle spalle dell’ambiente che porta i

Nel resort il turista non entra davveroin contatto con la popolazione e la cul-tura locale se non attraverso una lenteche stereotipa l’ambiente circostante: i“locali” sono quelli sottopagati che la-vorano a servizio, l’artigianato è quello delnegozio di souvenir accanto alla reception, la cu-cina tradizionale quella del ristorante riadattataper incontrare i gusti degli stranieri

7HAITI | PARADISI PERDUTI?

segni del passaggio dei migliaia di turisti; l’agenzia UNper l’ambiente dichiara infatti che il settore turisticocontribuisce fino al 5,3% dei gas serra di origineumana, in particolare attraverso l’inquinamento pro-dotto dai mezzi di trasporto come gli aeroplani 9. L’im-patto ambientale non si limita all’effetto serra, losviluppo incontrollato del settore turistico porta a unsistema inadeguato di smaltimento dei rifiuti liquidi esolidi, gestione delle acque reflue e del consumo to-tale di acqua che aumenta l’inquinamento del terrenoe lo spreco di risorse naturali 10.

A contrapporsi nettamente a questo modello negliultimi decenni si è fatto strada l’approccio propostodal turismo responsabile, definito come «Il turismo re-sponsabile è il turismo attuato secondo principi di giu-stizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’am-biente e delle culture. Il turismo responsabile ricono-sce la centralità della comunità locale ospitante e ilsuo diritto ad essere protagonista nello sviluppo turi-stico sostenibile e socialmente responsabile del pro-prio territorio. Opera favorendo lapositiva interazione tra industria delturismo, comunità locali e viaggia-tori» 11. Esso si propone come so-lida alternativa al turismo cosiddet-to di massa, che punta a trarre ilmassimo profitto dalle risorse di unterritorio senza considerare la suasalvaguardia. Ma lo scopo di questomovimento è quello anche di in-fluenzare le politiche pubbliche di sviluppo del turi-smo. In generale, per amplificare i proventi del turismoè necessario mettere in atto un piano di investimentipubblici e/o privati che agiscano sulle strutture ricet-tive del Paese, trasporti internazionali e locali, tecno-logie e sostenibilità energetica 12.

Il ruolo che lo stato gioca all’interno di questa arenadi pubblico e privato è essenziale: i governi devono es-sere in grado di attrarre finanziamenti nazionali edesteri, mettendo gli investitori nelle condizioni di scom-mettere sul territorio. Al tempo stesso è fondamentareil suo ruolo di indirizzo e regola; gli investimenti vannoincanalati in un progetto di sviluppo turistico sosteni-bile, che non abbia un impatto negativo sull’ambientenaturale e sulle comunità che lo abitano. Il ruolo del go-verno serve a mitigare la frammentazione del settoreturistico; singole azioni di piccoli privati o imprese nonsarebbero in grado di produrre effetti positivi. Allostesso tempo la sostenibilità si rifà in modo diretto allerisorse di interesse pubblico, come l’aria, l’acqua chesono gestite dai governi per il loro valore comunitario13.Infatti, proprio dalla consapevolezza sugli impatti e lepossiblili implicazioni del turismo nasce il turismo re-sponsabile, che si concretizza in linea con il modello delturismo sostenibile.

Ma se il turismo sostenibile secondo la definizionedell’Organizzazione Mondiale del Turismo può essereidentificato come quella forma di turismo che «soddisfai bisogni dei viaggiatori e delle regioni ospitanti e allostesso tempo protegge e migliora le opportunità per ilfuturo», esso si manifesta in comportamenti responsa-bili rispetto a quelli che possono essere i bisogni delterritorio e dell’ambiente, assumendo un ruolo attivodentro lo sviluppo e l’empowerment di una comunità.

Le pratiche di viaggio responsabili devono essere«rispettose per l’ambiente, etiche e virtuose, quindiche non sfruttano un territorio, una cultura o una po-polazione, sostenibili economicamente per il popoloospitante e connotate da un interesse socio-culturale,cioè che l’intero viaggio si svolga non solo nel rispettoma anche nell’interesse della popolazione che ospitail turista» 14. Questa nuova filosofia legata al turismo re-sponsabile si è diffusa anche grazie ai cambiamentidella società. Da un punto di vista storico e sociolo-gico, infatti, negli ultimi decenni il turismo di massa si

è ridimensionato con le trasformazioni post-modernedelle società occidentali. Esse sono più liquide e fram-mentate nel contempo. I bisogni e le scelte turistichedi conseguenza si sono differenziate notevolmente, ein questo contesto anche il concetto di turismo re-sponsabile, con il radicarsi di una maggiore sensibilitàsociale e ambientale, ha iniziato a diffondersi.

Ma l’aspetto innovativo di questa idea di turismosta proprio nel rapporto con lo sviluppo sostenibile alquale i turisti con il proprio comportamento possonocontribuire significativamente. Che il turismo dunquepossa essere un’opportunità concreta lo si può facil-mente comprendere anche considerando come essopossa contribuire, direttamente o indirettamente, allarealizzazione dei 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibilefissati dalle Nazioni Unite. Esso, se ben indirizzato, puòdivenire un’occasione fondamentale anche per i Paesiin via di sviluppo che possono approfittare della valo-rizzazione delle proprie risorse naturali e culturali peruscire da situazioni di difficoltà economica, come nelcaso di Haiti.

Il concetto di turismo responsabile, con il radicarsi di unamaggiore sensibilità sociale e ambientale, ha iniziato adiffondersi. Ma l’aspetto innovativo di questa idea di tu-rismo sta proprio nel rapporto con lo sviluppo sosteni-bile, al quale i turisti con il proprio comportamento pos-sono contribuire significativamente

8 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

2. Il problema a livello regionalee nazionale

PARADISO PERDUTO

Per comprendere come il turismo sostenibile possarappresentare una chance di riscatto unica ma anche,nel contempo, un percorso complesso e tortuoso perun Paese in via di sviluppo, il dossier affronta il caso diHaiti, Paese caraibico dal passato fiero e travagliato edalla realtà attuale, sociale, politica ed economica al-trettanto critica e tormentata. Tutta la regione dei Ca-raibi ha una lunga storia di “paradiso idilliaco”,descritta in questi termini fin dall’epoca del primocontatto con gli europei nel 1492. Per secoli le Antillesono state le colonie più ricche dell’epoca, basta pen-sare che solo il valore delle esportazioni di Haiti, allafine del diciottesimo secolo, superava persino quellodegli Stati Uniti.Tuttavia questa prosperità, basata principalmente sugrandi piantagioni di zucchero e caffè, si fondava sulterrificante commercio e sfruttamento della manodo-pera degli schiavi. Nel 1789, alla vigilia della rivoluzionefrancese, ad Haiti se ne contavano quasi 500 mila, pro-venienti per lo più da diverse regioni dell’Africa del-l’Ovest. Sottoposti a condizioni disumane, conun’aspettativa di vita di circa 15 anni,cercavano di resistere disperata-mente salvaguardando le propriecredenze e inventandosi una linguacomune: il creolo. Ma nei Caraibimolte relazioni di sfruttamento e didiseguaglianza, pur con la fine dellaschiavitù e le diverse indipendenze,sono comunque sopravvissute sottovarie forme, e anche nello sviluppodel turismo di massa in molti di questi Paesi si possonoriconoscere i retaggi di quelle dinamiche 1.

Il turismo di massa nei Caraibi ha avuto un forte im-pulso negli anni ‘80 e ‘90, quando gli statunitensi e glieuropei hanno inizato ad affollare le spiagge caraibi-che. Ma sono state soprattutto le grandi navi da cro-ciera a portare un grande afflusso di turisti, e ad oggirappresentano la percentuale più significativa degliarrivi totali. Questo tipo di turismo solo nel 2010 haregistrato circa 37 milioni di visitatori in considera-zione di una popolazione totale di circa 42 milioni(escluse Belize, Guyana, Messico, Suriname e Vene-zuela). Caso a parte sono le isole francesi della Guada-lupa e della Martinica, dove si è svliluppato un turismoalternativo poiché le condizioni economiche sono si-mili a quelle europee e quindi poco vantaggiose perun turismo di massa.

Al contrario, per il resto dei Caraibi, proprio mante-nendo bassi i livelli dei salari, a discapito di un impres-sionante flusso di turisti, il modello sviluppato èfortemente “aggressivo” e ha creato un sistema basatosull’ineguaglianza, incapace di fornire la prosperitàpromessa per le popolazioni locali 2. In larga misura, ilavoratori a bassa retribuzione dell’industria turisticasono sfruttati come fossero ancora vittime del sistemacoloniale della monocoltura. I principali beneficiari delturismo crocieristico, così come del turismo dei resort,sono invece le società transnazionali che guadagnanoe incrementano il proprio profitto. Gli hotel di lusso diampie dimensioni sono costruiti da grandi compagnieil cui unico obiettivo operativo è minimizzare i costiper massimizzare i profitti.

I lavoratori a bassa retribuzione dell’industria turisticasono sfruttati come fossero ancora vittime del sistemacoloniale della monocoltura. I principali beneficiari delturismo crocieristico, così come del turismo dei resort,sono le società transnazionali, che guadagnano e incre-mentano il proprio profitto

9HAITI | PARADISI PERDUTI?

Haiti: la spiaggia di un resort nella la Côte des Arcadins. Secondo ipiani di sviluppo del turismo la zona doveva diventare il fulcro delturismo balneare. Sono stati creati alcuni hotel di lusso, ma l’im-patto è stato di molto inferiore rispetto alle aspettative

Haiti: Citadelle Laferrière, la più grande fortezza dell’emi-sfero boreale, dal 1982 è inclusa nell'elenco dei Patrimonidell’umanità dell’UNESCO

I governi sovrani per attirare gli investimenti ed es-sere competitivi sono costretti a «fare ciò che è neces-sario» per assicurarsi le entrate turistiche. I salari localie le imposte sulle società sono mantenuti voluta-mente bassi per soddisfare le richieste di questi inve-stitori. In sostanza, molti Paesi dei Caraibi sono entratiin un circolo vizioso che può comportare anche gravirischi ambientali oltre che consolidarsi sulla disegua-glianza e l’esclusione della gran parte della popola-zione locale. Inoltre, per questo tipo di turismo dimassa, la concorrenza tra le isole è intensa 3 e si basasulla promozione di pacchetti standardizzati molto si-mili tra loro e indirizzati a uno stesso target di clien-tela. Tale approccio non fa altro che ridistribuire eripartire il bacino di turisti, essenzialmente fisso, versole diverse isole, senza affrontare le questioni socio-economiche fondamentali.

Ad esempio, le isole dei Caraibi orientali offrono ca-ratteristiche climatiche e naturali simili per i turististranieri, pertanto rimane loro solo la strategia com-petitiva di offrire il “prezzo più basso”. Tale strategia siconcretizza anche nell’acquisto di beni, come adesempio prodotti alimentari, al minor costo possibile.In questa maniera anche i prodotti agricoli locali, cheper loro natura hanno obbligatoriamente dei costi diproduzione maggiori, vengono esclusi. Agli agricoltorilocali rimane allora la sola opzione di adeguarsi a que-sta logica del ribasso. Lo stesso vale anche per gli ar-tigiani locali, che possono al massimo contare su deiricavi minimi provenienti dalla vendita di bigiotterieo altre cianfrusaglie ai turisti quando effettuano dei

tour all’interno delle isole. L’artigianato stesso, a voltemolto ricco e peculiare, viene avvilito e relegato alconfezionamento di souvenir banali che le stessecompagnie turistiche lasciano produrre e commercia-lizzare ai locali poiché i margini di profitto sono irrisori.Così come l’artigianato altri aspetti culturali della po-polazione locale vengono promossi, ma sempre inuna forma finalizzata all’intrattenimento turistico.

Nel paradiso delle vacanze pieno di sole e pieno didivertimento, aspetti culturali più profondi possonosoddisfare invece un turismo di nicchia, sensibile epreparato, disposto ad affrontare anche gli aspettioscuri del passato coloniale. Invece il modello a ri-basso del turismo di massa generalmente non è af-fatto sostenibile e non favorisce lo sviluppo locale;inoltre la frustrazione popolare per la mancata ridistri-buzione della ricchezza viene esacerbata attraversocomportamenti aggressivi che si manifestano nell’altaincidenza di crimini locali 4. La risposta attuata solita-mente, al fine di ridurre i crimini verso i turisti, è quelladi aumentare il dispiegamento della polizia nelle zoneturistiche e il numero degli agenti di sicurezza armatia guardia dei resort. Soluzioni che non si interroganominimamente sulle cause socio-economiche di fondoche determinano questi comportamenti criminali.

Questo tipo di frustrazione effetto di una perdu-rante ingiustizia sociale si riscontra anche ad Haiti, tratutti i Paesi dei Caraibi quello con una storia più parti-colare e unica anche nel settore del turismo. Il periododi massima espansione del turismo nella parte occi-dentale dell’isola di Hispaniola si ha dopo la Seconda

10 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

Salario minimo nelle isole caraibiche selezionate (dollari all’anno)

Fonte: Organizzazione caraibica del Turismo

0 5.000 10.000 15.000 20.000 25.000

Antigua e BarbudaAntille francesi

Antille olandesiBahamasBarbados

CubaDominicaGiamaicaGrenada

HaitiIsole Vergini

Porto Rico (US)Repubblica Dominicana

Saint Kitts e NevisSaint Vincent e Grenadine

Santa LuciaTrinidad e Tobago

guerra mondiale fino agli anni ’50, per poi entrare inun declino che perdura fino ad oggi 5. Approfittandodella favorevole posizione geografica e della presen-tazione della mostra internazionale di Port-au-Princedel 1949, organizzata come parte del bicentenariodella città, Haiti si è fatta conoscere come meta turi-stica di interesse. Rinomata per la sua musica, le casegingerbread e l’arte colorata, Haiti attirava turisti e stardi Hollywood. Visitatori provenienti dall’Europa, dalCanada, ma soprattutto dagli Stati Uniti, rimanevanoaffascinati dal folklore e dalla cultura creola. La costamolto apprezzata ha poi permesso di consolidare l’im-magine turistica di Haiti.

Nella regione, all’epoca, solo l’isola di Porto Ricoospitava un numero maggiore di visitatori. In otto anni,dal 1951 al 1959 6, il numero di soggiorni turistici au-mentò del 1300%, da 10.788 nel 1951 a 145 mila nel1959. Ma pochi anni dopo, l’ascesa al potere del ditta-tore François Duvalier fermò il flusso di turisti, soprat-tutto dagli Stati Uniti, con il minimo registrato di 6.090arrivi nel 1964 7. Solo con Jean-Claude Duvalier neglianni ‘70 l’industria del turismo ha riacquistato un nuovoslancio che sarebbe durato solo quindici anni. In effetti,anche se il numero di turisti superò le 300 mila unitànel 1979, nel 1987 sarebbe presto sceso a meno di239.200 visitatori 8. Succesivamente, colpo di stato, in-sicurezza ed embargo economico hanno contribuito amantenere basso il numero di visitatori 9 mentre nellostesso periodo si sfioravano già 1,3 milioni di arrivi al-l’anno nella vicina Repubblica Dominicana 10.

Ad oggi, nel flusso di visitatori stranieri non pos-sono essere conteggiati gli oltre 600 mila crocieristiche passano nel Nord del Paese. In seguito a rigide po-litiche aziendali legate alla sicurezza dei vacanzieri,questi turisti fanno tappa unicamente nella spiaggiaprivata di Labadie, senza avere la possibilità di visitarel’isola e contribuire al suo sviluppo economico. In ge-nerale le fluttuazioni dell’attività turistica ad Haiti sonostate strettamente collegate alle crisi economiche eall’instabilità politica cronica del Paese. Solo negli anni‘90, il Paese ha visto susseguirsi nove diversi capi distato 11. E nonostante sulle targhe delle auto haitianevi sia ancora scritto “la perla dei Carabi”, il ricordo glo-rioso di Haiti come luogo esotico intellettualmente sti-molante oltre che meta balneare appetibile, è relegatoalla nostalgia degli anni ‘50 prima e poi del decenniodegli anni ‘70.

Negli ultimi trent’anni la percezione del Paese èmolto cambiata, e oggi si ricorda Haiti come il Paesepiù povero delle Americhe, luogo devastato da cata-strofi naturali e caratterizzato da un contesto così in-sicuro che rende difficile ogni investimento. Eppure lafama di Haiti, situata nell’arcipelago delle Antille, èpeggiore di quanto si meriti. Il Paese conserva tuttorauna bellezza che potrebbe essere riscoperta e valoriz-zata. Ma ci sono delle difficoltà concrete, legate allamancanza di infrastrutture e alla sfiducia verso il Paeseconsiderato pericoloso, mentre le poche cose che sirealizzano, salvo qualche esempio come nelle città diJacmel e Cap-Haïtien, non riescono ad avere un im-patto su una fetta significativa della popolazione. No-nostante i Caraibi siano una delle zone del mondo chedipende maggiormente dal turismo (nel 2016 questosettore contribuiva al 15% del PIL della regione arri-vando ad occupare fino al 14% della popolazione) 12,Haiti non sembra beneficiarne a sufficenza, rima-nendo il Paese più vulnerabile della regione, vessato

Numero di visitatori nelle isole caraibiche (2010)Paese Popolazione VisitatoriAnguilla (GB) 15.700 118.411Antigua e Barbuda 89.100 787.578Aruba (NL) 107.600 1.394.875Bahamas 346.900 5.173.150Barbados 275.300 1.196.927Bonaire (NL) 13.400 296.205Cuba 11.241.900 2.531.745Curaçao (NL) 142.200 724.687Dominica 71.900 594.496Giamaica 2.702.300 2.921.297Grenada 110.800 439.712Guadalupe (FR)* 404.400 818.236Haiti 9.923.400 868.137Isole Caimane (GB) 54.900 1.886.110Isole Vergini americane 110.000 2.550.505Isole Vergini britanniche 28.900 831.794Martinica (FR) 399.600 552.693Montserrat (GB) 4.900 5.981

11HAITI | PARADISI PERDUTI?

*Incluso Saint Barthélemy**Esclusi Belize, Guyana, Messico, Suriname e VenezuelaFonte: Organizzazione caraibica del Turismo

Montserrat (GB) 4.900 5.981Porto Rico (US) 3.978.700 4.928.197Repubblica Dominicana 9.974.000 4.477.082Sabab (NL) 1.700 22.505Saint Eustatius (NL) 2.900 17.907Saint Kitts e Nevis 51.300 353.801Saint Marteen (NL) 37.400 1.955.754Saint Vincent e Grenadine 100.900 183.432Santa Lucia 172.000 975.980Trinidad e Tobago 1.317.700 473.687Turks e Caicos (GB) 34.900 264.887Totale** 41.714.700 37.345.771

da altissimi livelli di corruzione, una povertà dilagantein ampie fasce della popolazione e da una disoccupa-zione giovanile che supera il 35% 13.

Il terremoto del 2010 fu un punto di non ritorno perla storia recente del Paese: spezzò circa 300 mila vite emise in ginocchio la già fragile economia e società hai-tiana. Anche il settore turistico ne uscì devastato; unadelle numerose conseguenze della distruzione fu la dra-stica diminuzione di turisti e quindi di fonti di reddito.Se nel 2009 il numero di arrivi era di 387.219 (esclusi icrocieristi), questo dato diminuì drasticamente del 34%l’anno successivo proprio a causa del terremoto 14. Ci vol-lero ben 22 mesi perché il numero di turisti tornasse ailivelli pre-crisi 15. Nel 2018 il settore turistico ha contri-buito al 3,4% del PIL haitiano 16, creando posti di lavoroper lo più sottopagati per oltre 120 mila persone, undato importante ma relativamentesignificativo se paragonato a quellodegli altri Paesi dei Caraibi.

Dopo il declino del turismo neglianni ‘60, il governo haitiano adottònel 1972 un primo piano nazionaleper lo sviluppo del turismo conl’obiettivo di rendere questo settoreun’attività prioritaria, tenendo peròconto delle varie preoccupazioni le-gate alla protezione dei siti storici e culturali. Le azioniintraprese portarono alla creazione dell’Istituto nazio-nale per la tutela dei beni culturali nel 1979 e, nel 1982,del Parco storico nazionale de la Citadelle – Sans-Souci– considerato patrimonio mondiale dell’UNESCO. Tut-tora il parco è uno dei pilastri del turismo sostenibile adHaiti 17. Negli anni successivi furono annunciati nuovipiani per lo sviluppo del turismo. L’obiettivo principaleera di costituire tre regioni prioritarie in base al loro ca-rattere storico e culturale, alle quali aggiungere unacomponente balneare legata allo sviluppo della Côtedes Arcadins attraverso la creazione di hotel di lusso, in-cluso un Club Med. Il piano prevedeva la costruzione di4.000 camere d’albergo e la creazione di 30 mila postidi lavoro per il 2004. L’approccio si sintetizzava nella po-litica delle quattro “S”: stabilità, sicurezza, igiene e sod-disfazione. Tuttavia nel 2001, a causa delle carenzeistituzionali e della mancata attuazione delle infrastrut-ture necessarie (strade di accesso, elettrificazione, ac-quedotti ecc.), le aspettative sono state riviste pertenere conto della scarsa capacità di investimento delleparti interessate pubbliche e private 18.

Nel 2011 il Governo haitiano nel suo Piano strategicoper lo sviluppo sostenibile aveva inserito il turismo tra isettori chiave del rilancio dell’economia haitiana dandopriorità agli investimenti turistici, al miglioramento delquadro normativo e fiscale, alla ricerca di partner, al raf-forzamento istituzionale della gestione e della gover-nance, allo sviluppo di infrastrutture d’accoglienza, ma

anche al miglioramento dell'immagine di Haiti. Sullacarta, la strategia di sviluppo del turismo manifestavaun desiderio dichiarato di far convergere la crescita eco-nomica, la lotta contro la povertà e la protezione dellerisorse naturali in un “modello di sviluppo” unico capacedi rispondere simultaneamente agli interessi degli in-vestitori e delle comunità locali bisognose di nuovi postidi lavoro, possibilmente contribuendo alla protezionedella biodiversità 19.

Il piano ambizioso del governo Martelly aveva comefiore all’occhiello il progetto di Ile-à-Vache, un’isola pra-ticamente vergine situata nel sud di Haiti. L’isola dovevadiventare un’attrazione turistica globale, dotata di unsuo aeroporto e di migliaia di stanze d’hotel. Un pro-getto che nonostante le dichiarazioni governative pocoandava nella direzione del turismo sostenibile 20. L’ini-

ziativa è poi naufragata e ad oggi poco rimane del pianodell’epoca. Un importante investimento è stato inveceeffettuato dalla Banca Mondiale nella regione Nord delPaese. Il progetto PAST prevede una serie di interventivolti a promuovere e valorizzare il patrimonio paesag-gistico e culturale. Tuttavia questa ambiziosa iniziativaha trovato grossi rallentamenti nella sua attuazione. Perquanto rigaurda il turismo sostenibile esistono alcuneiniziative che sono principalmente sostenute da ONG,dall’UNESCO e dalle Nazioni Unite.

La fama di Haiti è peggiore di quanto meriti. Il Paese con-serva tuttora una bellezza da riscoprire e valorizzare. Maci sono delle difficoltà concrete, legate alla mancanza diinfrastrutture e alla sfiducia verso il Paese considerato pe-ricoloso, mentre le poche cose che si realizzano non rie-scono ad avere un impatto significativo sulla popolazione

12 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

Haiti: Bassin Bleu. Una serie di bacini natuali collegate da ca-scate a pochi chilometri da Jacmel

Secondo le statistiche dell’Organizzazione mondialedel Turismo (UNWTO), Tourism highlights, l’Unione Eu-ropea è una delle principali destinazioni turistiche. Seosserviamo la classifica 2018, tra i 15 Paesi più visitatidel mondo, in base ai dati raccolti nel 2017 da Euro-monitor International, troviamo ben sei Paesi dell’UE,e se dovessimo considerare anche Gran Bretagna eTurchia il conto salirebbe a otto (15a Grecia: 22 milionidi turisti l’anno; 13a Austria: 25,3 milioni di turistil’anno; 7a Germania: 33 milioni di turisti l’anno; 5a Italia:48,6 milioni di turisti l’anno; 3a Spagna: 65 milioni dituristi l'anno, 1a Francia: 83,7 milioni di turisti l’anno).

In termini di arrivi, il turismo internazionale ha mo-strato una crescita eccezionale dalla fine della Se-conda guerra mondiale a oggi. I dati sono lampanti.Dal 1950 al 2014 il numero dei viaggiatori è aumen-tato di 44 volte. In questo contesto, con 457 milioni diarrivi turistici nello stesso anno, è proprio l’Unione Eu-ropea a fare la parte del leone essendo la destinan-zione maggiormente scelta. Si stima che nel 2016 cifossero oltre 608 mila strutture ricettive attive nell’UEche insieme hanno fornito più di 31 milioni di postiletto. Quasi un terzo (32,2%) di tutti questi posti lettoerano concentrati in Francia (5,1 milioni di posti letto)e Italia (4,9 milioni di posti letto). Nel settore del turi-smo sono 2,3 milioni le imprese in UE che impieganocirca 12,3 milioni di persone pari al 9,1% dell’interomercato del lavoro (esclusa finanza) e il 21,5% del set-tore dei servizi. La Germania ha registrato il più alto li-vello di spesa per i viaggi internazionali seguita dalRegno Unito (58,4 miliardi di euro) e dalla Francia (36,5miliardi di euro). La Spagna è stata la nazione membrodell’UE con il più alto livello di entrate nette derivantidai viaggi nel 2016 (37,2 miliardi di euro), mentre laGermania ha registrato il deficit più consistente (-38,3miliardi di euro).

Tuttavia, conformemente al trend di crescita glo-bale, se il numero dei turisti nel vecchio continente hamisurato un aumento medio annuo del 3%, sono in-vece le regioni dell’Asia e del Pacifico, grazie anche alboom del turismo in Cina, ad aumentare il bacino deipropri visitatori più rapidamente (6%). Considerandoche solo nel 2010 l’industria del turismo ha generartodirettamente oltre il 5% del PIL dell’UE e che se te-niamo presente tutto l’indotto tale dato sale al 10%,si è evidenziata allora la necessità si indirizzare e pia-nificare in maniera strategica una politica comune ri-spetto al settore.

Nel 2006, la Commissione europea ha elaborato ilsuo documento strategico (Una politica turistica euro-

pea rinnovata: verso un partenariato più forte per il tu-rismo europeo), dove si cercavano di delineare unaserie di sfide future, tra cui «l’invecchiamento della po-polazione europea, la crescente concorrenza esterna,la domanda dei consumatori per un turismo più spe-cializzato e la necessità di sviluppare pratiche turisti-che più sostenibili e rispettose dell’ambiente». Il pianoprevede di supportare lo sviluppo di un’offerta turi-stica più competitiva e di destinazioni sostenibili alfine di aumentare la soddisfazione turistica e assicu-rare il primato dell’Europa a livello mondiale.

Nell'ottobre 2007 al documento è stata aggiuntal’Agenda per un turismo europeo sostenibile e competi-tivo, con l’intento di promuovere azioni concrete in ri-sposta ai bisogni di maggiore sostenibilità propridell’industria del turistico e alle nuove preferenze diuna clientela sempre più responsabile. Si legge nel do-cumento che «la competitività e la sostenibilità dell’in-dustria del turismo vanno di pari passo in quanto laqualità delle destinazioni turistiche è fortemente in-fluenzata dall’ambiente naturale e culturale e dallaloro integrazione nella comunità locale». Allo stessomodo la sostenibilità a lungo termine richiede unequilibrio tra sostenibilità economica, socio-culturalee ambientale. Nel successivo trattato di Lisbona vienericonosciuta una competenza specifica in questo set-tore sostenendo che è l’Unione europea che deve in-tegrare «l’azione degli Stati membri nel settore delturismo, in particolare promuovendo la competitività».

Nel 2010, sempre più consapevoli che il tema hauna rilevanza specifica proprio per il suo “peso” eco-nomico, culturale, sociale e ambientale, e deve essereaffrontato a livello europeo e in maniera coordinata,la Commissione europea adotta un nuovo documentointitolato L’Europa, la prima destinazione turistica almondo – Un nuovo quadro politico per il turismo in Eu-ropa. Il fine è di incoraggiare l’elaborazione di unanuova cornice dove collocare e indirizzare le azioni fu-ture in termini di crescita sostenibile e competitività.L’obiettivo dichiarato era di promuovere una serie diiniziative volte a rafforzare il sistema di conoscenza eknow how socio-economico.

3. Le connessioni con l’Italiae l’Europa

Tra i 15 Paesi più visitati del mondo, troviamo ben sei Paesi dell’UE.Al primo posto, la Francia.

13HAITI | PARADISI PERDUTI?

Tuttavia il documento a livello europeo che più ditutti ha dettato il ritmo e i passi da fare per lo sviluppodel turismo responsabile è stato proprio l’Agenda perun turismo europeo sostenibile e competitivo. Dentroquesta agenda sono previsti finanziamenti per diver-sificare l’offerta turistica della UE e promuovere pro-dotti turistici transnazionali rispettosi dell’ambiente,come percorsi ciclabili, percorsi culturali che attraver-sano l’Europa e l’ecoturismo. L’obiettivo è semprequello di trovare modi innovativi e pratiche consoli-date per rispondere alle sfide e cogliere le opportunitàche il turismo sostenibile apre. Le principali sfide indi-viduate sono: preservare risorse naturali e culturali; li-mitare gli impatti negativi sulle destinazioni turistiche,incluso l’uso delle risorse naturali ela produzione di rifiuti; promuovereil benessere della comunità locale;ridurre la stagionalità della do-manda; limitare l’impatto ambien-tale dei trasporti legati al turismo;rendere il turismo accessibile a tutti;migliorare la qualità dei posti di la-voro nel turismo. Per realizzare que-ste azioni l’Unione Europea racco-manda la coerenza con particolariprincipi, tra i quali: adottare un approccio olistico e in-tegrato; pianificare a lungo termine; coinvolgere tuttele parti interessate; utilizzare la migliore conoscenzadisponibile; ridurre e gestire i rischi; riflettere sugli im-patti; praticare il monitoraggio continuo. Pertanto, ilturismo sostenibile dovrebbe:1. fare un uso ottimale delle risorse ambientali che

costituiscono un elemento chiave nello sviluppodel turismo, mantenendo processi ecologici essen-ziali e contribuendo a conservare il patrimonio na-turale e la biodiversità;

2. rispettare l’autenticità socio-culturale delle co-munità ospitanti, conservare il loro patrimonio

culturale, naturale e i valori tradizionali e contri-buire alla comprensione e tolleranza interculturale;

3. garantire operazioni economiche sostenibili alungo termine, fornendo vantaggi socio-econo-mici equamente distribuiti a tutte le parti interes-sate, comprese opportunità di lavoro e reddito eservizi sociali stabili alle comunità ospitanti, contri-buendo alla riduzione della povertà.

Sicuramente il turismo europeo fa del suo patri-monio culturale e naturale il proprio punto di forza.La conservazione di queste risorse diviene quindifondamentale al turismo europeo sia in termini dimantenimento della propria competitività ma anche

in termini di sostenibilità. Ma perché ciò avvenga bi-sogna mettere in piedi delle pratiche sostenibili. Alfine di promuovere esempi virtuosi di turismo soste-nibile è stata creata la rete EDEN. L’acrononimo staper “destinazioni europee di eccellenza” (EuropeanDestinations of Excellence). In Italia troviamo adesempio Crispiano (foto sotto), in Puglia, tra le collinedella Murgia tarantina, detto “il territorio delle centofattorie e masserie”. Un altro progetto per il turismosostenibile è quello delle Cinque Terre in Liguria, ilcui territorio è stato riconosciuto come Parco Nazio-nale nel 1999 e come patrimonio dell’umanità dal-l’UNESCO dal 1997.

Il documento a livello europeo che più di tutti ha dettatoil ritmo e i passi da fare per lo sviluppo del turismo re-sponsabile è stato l’Agenda per un turismo europeo so-stenibile e competitivo. Prevede finanziamenti perdiversificare l’offerta turistica della UE e promuovere pro-dotti turistici transnazionali rispettosi dell’ambiente: per-corsi ciclabili, culturali, ecoturismo

Crispiano (TA), detto “il territorio delle cento fattorie e masserie”

14 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

HAITI: UN OASI PER VISITARE JACMEL

Niva è una donna gentile e determinata, che untempo lavorava anche per la Caritas locale. Gestisceuna guest house sulla strada che da Jacmel, conside-rata la capitale culturale di Haiti, porta a Kay Jacmel, apochi chilometri da Kabic, la spiaggia conosciuta perle sue onde e per la scuola di surf. Jacmel è stata fon-data nel 1868 dai coloni francesi, è rinomata per le suespiagge, le case colorate, l’artigianato e il carnevale edè la patria di molti famosi pittori e poeti haitiani. I bal-coni in ferro battuto e le facciate delle sue case sonotipici dell’epoca coloniale.

Niva e un collega hanno messo da parte le loro car-riere professionali e dato vita il 9 aprile 2005 una fon-dazione, “Bethsaïde”, per dedicarsi totalmente al rein-serimento sociale dei giovani. Secondo lei negli ultimitrent'anni la società haitiana ha perso molti dei valorifamiliari, culturali e sociali che la tenevano coesa.Questa perdita di valori è stata causata, a suo dire,dall’assenza dei genitori e dello Stato, dalla povertà edall’esodo rurale. Ciò ha provocato delinquenza e pro-stituzione giovanili, la proliferazione di bande armatee bambini di strada.

Dice Niva: «Volevamo intervenire a monte di questiproblemi ridando, sia ai giovani che alle loro famiglie,la dignità di esseri umani, in modo che possano pren-dere in mano e modellare il proprio futuro». La fonda-zione “Bethsaïde” sostiente l’Istituto di formazione diSaint Joseph, una scuola classica, professionale eumana soprattutto per i bambini di età superiore. La-vora molto sulla responsabilizzazione nella gestionedei rischi e dei disastri, ma si occupa anche di suppor-tare il day hospital “Sainte Thérèse” per la cura quoti-diana degli anziani nella zona di Jacmel, sostiene gliagricoltori nel migliorare le loro condizioni di vita at-traverso l’agroecologia, e naturalmente gestisce laguest house “Oasis Saint François, Home and Resour-cing Center”.

L’Oasi di San Francesco è stata creata nel luglio2016. Fa parte dei progetti della Fondazione “Be-thsaida” con lo scopo di sostenere economicamentele attività sociali dell’organizzazione «così quasi incon-sapevolmente – aggiunge Niva – ogni cliente dell'Oa-sis Saint François porta il suo sostegno agli anzianidella casa Saint Thérèse».

La guest house è circondata da un giardino naturale,molto grande e rilassante. «Cerchiamo anche di pro-muovere l’originalità della gastronomia haitiana consu-mando il più possibile prodotti locali, sani e biologici»,ci dice Niva. L’idea della guest house è nata per permet-ter a giovani e famiglie di passare del tempo al mare evisitare la città di Jacmel a prezzi abbordabili, più com-petitivi rispetto al resto degli hotel della zona. Allostesso tempo, i fondi ricavati aiuteranno a migliorare laqualità dei servizi per gli anziani della fondazione.

«All’Oasis Saint François vengono gruppi di giovani,famiglie, organizzazioni religiose e alcuni turisti checondividono la nostra filosofia. Infatti il nostro pro-getto promuove lo sviluppo sostenibile perché con-tribuisce all’autonomia finanziaria di un’opera socialee rispetta l’ambiente». Ma si propone anche di contri-buire allo sviluppo umano integrale. Il turista respon-sabile secondo Niva è colui che «prende tempo percontemplare la bellezza della natura, per aprirsi me-glio a nuovi modi di vivere e ammirare la delicatezzadel Creatore, prova a consumare localmente, accettadi vivere in modo semplice e sano, coglie l’opportu-nità del viaggio per condividere le conoscenze e labellezza delle diverse culture e dice di no alla prosti-tuzione».

HAITI: QUALE SARÀ LA PROSSIMA MOSSA?

Versione ridotta di un articolo di Patrick Saint-Pré, “Lastratégie de la ministre Marie-Christine Stephenson pourpositionner Haïti sur la carte touristique mondiale”, pub-blicato su “Le Nouvelliste” il 5 dicembre 2018.

4. Testimonianze

15HAITI | PARADISI PERDUTI?

Negli ultimi tre o quattro decenni, Haiti ha coltivatoproprio potenziale turistico ma non è riuscito a sfrut-tarlo a vantaggio della sua economia, a differenza diCuba, della Giamaica e della Repubblica Dominicana.Consapevole di questo stato di cose, l’attuale ministrodel Turismo, Marie-Christine Stephenson, ha affermatodi avere una chiara strategia, nel breve, medio e lungotermine, per invertire la tendenza.

In un’intervista esclusiva con i redattori del quoti-diano nazionale Le Nouvellist a metà novembre, l’at-tuale nuova ministra del Turismo ha condiviso la suavisione per lo sviluppo del settore che, secondo lei,passa attraverso il ripristino del rapporto di fiducia trail settore privato delle imprese e il settore pubblico,che è responsabile nel regolamentare il settore e at-trarre investimenti. Per “riabilitare” l’immagine di Haiti,la giovane ministra ha molte energie e molti progettiin testa.

Il primo di questi sarebbe quello di sviluppare lostraordinario potenziale di Haiti per il settore delle cro-ciere. Marie-Christine Stephenson afferma di essereabbastanza fiduciosa nell’apertura di due o tre nuoviporti da crociera in tutto il Paese. «Siamo davvero sulcircuito delle crociere sia nel Nord sia nel Sud», hadetto il ministro, aggiungendo che questa strategiamoltiplicherà posti di lavoro, favorirà la deconcentra-zione e consentirà e attirerà valuta estera.

«Un porto da crociera coinvolge 13 mila passeggeria settimana. L’entrata per il Paese è di 10-15 dollari apersona, per non parlare dei posti di lavoro, e dei ricaviper l’economia della zona», ha spiegato Marie-Chri-stine Stephenson, esortando il Paese a non perdere il“treno” in un momento in cui le compagnie stanno au-mentando i loro ordini di nuove navi.

Inolte la ministra Stephenson ha annunciato il suodesiderio di promuovere itinerari di ecoturismo in

tutto il Paese. «Siamo ancora un Paese rurale con moltisiti turistici isolati che vogliamo migliorare», ha detto,citando un inventario di oltre 3.500 monumenti storiciche non sono necessariamente classificati e che nontengono conto del patrimonio naturale e immateriale.«Tutti questi siti fanno parte di un circuito di ecoturi-smo» ha detto la ministra, accarezzando l’idea di uniredue percorsi tra Haiti e la Repubblica Dominicana perrenderli un unico grande polo ecoturistico che integrala strada dell’acqua a quella del riso.

«Abbiamo partecipato alla fiera di ecoturismo e pro-duzione nella Repubblica Dominicana per vedere comei nostri vicini stanno valorizzando la strada del riso, illoro lago artificiale e come possiamo fare lo stesso conla strada del caffè, dell’acqua, del cacao, ecc.».

Per affrontare la sfida dell’insicurezza, il ministro haaffermato che la sua strategia si basa da un lato sullosviluppo dii poli turistici, coste e città costiere e dal-l’altro sula presenza della polizia (Politour). Tuttavia siauspica anche un sistema di governance incentratosulla sensibilizzazione che permetta la partecipazionee lo sviluppo delle piccole medie imprese.

Secondo lei, il turismo ad Haiti deve immediata-mente rispondere a tre flagelli principali: l’insicurezza,i rifiuti (servizi igienico-sanitari) e l’istruzione. «I trefanno parte dell’immagine di Haiti e del “non sviluppo”del Paese». Infine ha concluso: «Siamo il diamantegrezzo delle Antille [...] Dobbiamo essere strategici,dobbiamo indirizzare gli investimenti dove li vo-gliamo», invocando lo sviluppo dell’intero corridoiosettentrionale con il progetto Cap 2020. Infatti proprioa Cap-Haïtien è prevista la commemorazione dei 350anni della città e dei 200 anni della morte di re HenryChristophe, che sarà il pretesto, dice, per avviareun’importante operazione di rinnovamento urbano,servizi igienico-sanitari e riabilitazione della città.

16 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

Il Carnevale di Jacmel ogni anno attira migliaia di turisti da tutto il mondo. È un evento importantissimo per la cultura haitiana

17HAITI | PARADISI PERDUTI?

IN ALTRI PAESI

GRECIA: VIAGGIATORI SOLIDALI CONTRO LA CRISI

I viaggi solidali hanno come obiettivo l’incontro con iluoghi, la Storia, le città, le persone che vivono la “vera”Grecia; una Grecia al di là dell’immagine patinata dacartolina, e che nell’ultimo decennio ha vissuto unadolorosissima crisi economica. È un’esperienza, quelladei viaggi solidali, nata nell’ambito del programmaGemellaggi solidali, promosso da Caritas Italiana incollaborazione con la Chiesa greca e realizzata grazieall’impegno di alcune Caritas diocesane italiane e gre-che, oltre che di associazioni come L’Arca del Mediter-raneo di Foligno e la greca Ararat.

Perché il vero viaggio non può es-sere assimilabile a un giro in giostra:si paga il biglietto e finito il tempodella corsa si scende. Il viaggio è dichi si assume la responsabilità del-l’incontro e del conseguente cam-biamento. Hyppolite Taine, filosofo estorico, diceva che si viaggia non percambiare luogo, ma idea. Questa l’anima che rendevivi i viaggi solidali. E l’anima di questi viaggi sono unpo’ anche loro: Chiara Bottazzi e Danilo Feliciangeli, perdue anni in Grecia a coordinare i progetti di Caritas Ita-liana. Chiara e Danilo, sposati da sette anni, idealmenteuniti da sempre per sensibilità e sguardo sul mondo.

È Chiara la prima a raccontare: «Attraverso il viag-gio solidale cerchiamo di far conoscere il vero voltodella Grecia e delle sue comunità che resistono nono-stante la crisi, i cui effetti sono ancora chiari e dolorosi.I viaggi solidali vogliono dare l’opportunità sia di so-stenere le realtà locali, sia di incontrare le “pietre vive”,i greci, che rendono questo Paese così straordinario.Insomma, a incontrare le persone, non solo i marmidel Partenone o dell’acropoli». Questa proposta si èsviluppata grazie al programma dei Gemellaggi soli-dali, nato nel 2013 dopo l’invito di papa Benedetto XVIal Forum Famiglie di realizzare proprio dei gemellaggitra famiglie, parrocchie, diocesi, Caritas, associazioniitaliane e greche, per trovare delle risposte alla crisi.

Ma che significa proporre la Grecia in modo soli-dale? Risponde Danilo: «Sicuramente mostrare un’im-magine diversa rispetto al turismo di massa. Nel corsodegli anni sono nate piccole esperienze sperimentali.È stata costituita ad esempio un’associazione locale,che si chiama Ararat, per la promozione dei viaggi so-lidali in Grecia. Grazie ad Ararat quest’anno parte unaproposta di percorsi ad Atene in cui, attraverso l’incon-tro con le comunità locali, si ha la possibilità di cono-scere la capitale greca non solo per i luoghi più famosi,ma per tutta una serie di bellezze che il turista “conven-zionale” non incontrerebbe da solo, se non accompa-gnato da persone del posto. Inoltre nei percorsi solidaliviene offerta la possibilità di visitare e condividere i pro-getti sociali gestiti dalla rete Caritas. Sarà quindi possi-bile alloggiare in strutture della Caritas che accolgonoanche rifugiati, partecipare a una cena greca organiz-zata dai volontari di Caritas Atene e fare diversi incontricon persone che possono raccontare ai nostri viaggia-tori solidali come la crisi ha colpito la Grecia, come vi-vono i rifugiati che arrivano in Grecia e come i grecistanno rispondendo alla crisi. Non solo per la ripresaeconomica ma anche per una ripresa di tipo sociale».

«Il popolo greco – fa eco Chiara – nonostante le vio-lente manifestazioni e scontri scoppiati nel 2011 e 2012,ha reagito alla crisi attraverso la sua naturale socialità,

un elemento rimasto saldo nel corso degli anni. E que-sta è una testimonianza importante anche per noi ita-liani: “crisi” è una parola che deriva dal verbo greco krino,che vuol dire “separo, divido”, ma anche “scelgo”. E il po-polo greco ha scelto di reagire attraverso la solidarietà,una parola che a sua volta deriva dal latino solidus e cheindica la naturale coesione di un corpo sociale. Perchésolo una società solidale è una società solida».

È chiaro quello che un viaggio solidale aggiungealla nostra esperienza di viaggiatori abituati al turismoconvenzionale, ma cosa toglie, cosa si perde facendoquesta scelta? Non ha dubbi Danilo: «Devi essere di-sposto a perdere almeno una parte dei tuoi precon-cetti per creare quello spazio dentro di te che per-mette di abbracciare la comunità locale. Ad esempioalloggiare in una foresteria in cui sono accolti anchedei rifugiati siriani o cenare nella mensa Caritas, po-trebbe un po’ intimorire. Invece ti ritrovi a trascorrereuna serata stupenda passata con degli ateniesi che cu-cinano i migliori piatti della tradizione e raccontano la

Quest’anno parte una proposta di percorsi ad Atene incui, attraverso l’incontro con le comunità locali, si ha lapossibilità di conoscere la capitale greca non solo per iluoghi più famosi, ma per tutta una serie di bellezze cheil turista “convenzionale” non incontrerebbe da solo

loro vita, e i multiformi volti di una Grecia che non tisaresti mai aspettato di incontrare».

«Certamente con i viaggi solidali – ribadisce Chiara– si ha la possibilità di visitare l’Acropoli, il Partenone,i luoghi del turismo tradizionale e di viversi il sole e eil mare greco. Ma a questo si aggiunge la “lente d’in-grandimento”, il punto di vista della comunità locale,che permette di guardare la realtà in maniera più au-tentica e critica».

Insomma, essere viaggiatori solidali vuol dire sce-gliere di viaggiare cogliendo l’opportunità di immer-gersi totalmente nella vita e nella cultura locali,entrando in contatto con gli abitanti, ascoltando le te-stimonianze di vita, le bellezze e le difficoltà che deri-vano dal vivere oggi in quel preciso luogo. Essereviaggiatori solidali significa decidere di non restare in-differenti, di sostenere le comunità locali e il loro svi-luppo economico, attraverso scelte di consumo criticoe il sostegno alle piccole attivitàdel territorio.

Chiara Bottazzi è l’autrice diGrecia, una guida per viaggia-tori solidali contro la crisi.Copie del volume e informazionisul progetto:[email protected]

MONTENEGRO: PARTECIPAZIONE SENZA CONFINI

Maja Vuksanović viene da Bar in Montenegro e dopoaver completato gli studi all’Università in Graphic De-sign presso la Facoltà di Belle Arti lavora da quasi dueanni per Caritas Montenegro come “graphic designer”ed è coinvolta nel progetto “Terra: Earth – Empowe-ring young in Eco- & Agro- Rural Tourism to Help localdevelopment” come partecipante e coordinatore peril Montenegro.

Caritas Montenegro è la Caritas nazionale di unPaese molto piccolo la cui economia si basa quasiesclusivamente sul turismo, ma proprio perché i prin-

cipi su cui si fonda sono la solidarietà, la pace e il ri-spetto ha avviato una riflessione sul turismo respon-sabile. I principali campi dove la Caritas locale èimpegnata sono lo sviluppo di servizi comunitari e diimprenditoria civile per l’inclusione sociale e lavorativadi persone vulnerabili, il rafforzamento delle organiz-zazioni della società civile e dei giovani, la sensibiliz-zazione e la promozione del volontariato.

L’obiettivo del progetto “TERRA” è quello di com-battere l’aumento dei livelli di disoccupazione giova-nile e l’emarginazione sociale. L’azione vuole promuo-vere i potenziali turistici delle aree rurali nel camponaturalistico e agricolo. Ci dice Maja: «L’abbandonodelle arre rurali, considerate svantaggiate, e la perditadel patrimonio culturale, ambientale ed enogastrono-mico possono essere recuperati attraverso pratichevirtuose di imprenditorialità che aumentano l’attra-zione per le risorse e dei territori locali».

Questo progetto fatto di workshop e scambi tra seiPaesi dei Balcani e dell’Europa (Albania, Montenegro,Serbia, Kosovo, Grecia e Italia) è arrivato al secondo.Talmente tanti i momenti intensi di questi mesi cheMaja fatica a sceglierne uno da raccontare: «È semprecosì quando ti trovi in un gruppo con estranei, impa-rando con loro, ascoltando le loro battute, la loro mu-sica, a volte non capendo. Tutto è divertente. Con ilprogetto “Terra” abbiamo avuto l’opportunità di cono-scere molte iniziative; quelle che mi hanno ispirato dipiù sono state “Perivoli sti Vari” in Grecia, un orto bio-logico in cui si serve il cibo che producono (e se nonlo fanno, servono comunque solo alimenti biologicicertificati da altri venditori locali). Stanno usando lapermacultura, insieme a dei principi di innovazionesociale per sviluppare dei modelli resilienti da inclu-dere negli ecosistemi naturali. Organizzano anche at-tività educative ecologiche per i bambini piccoli nelpomeriggio e mini-campi in cui i bambini possonopiantare e conoscere l'ambiente. Mi è piaciuto moltoanche l’agrIturismo “Barbati” in Italia, un’impresa di fa-miglia autentica, un’esperienza nel cibo e nella cul-tura locale che combina “estetica rurale” con laproduzione agricola. Si può partecipare ai loro labo-ratori (produzione di formaggi, torte, presentazioni incantina, ...). L’ospitalità è stata molto calorosa e ha col-pito tutti».

Conclude Maja: «Il turismo può promuovere la pro-tezione ambientale al fine di aiutare a conservare epreservare ecosistemi sensibili e fungere da veicoloper promuovere l’economia verde e blu. Inoltre puòpromuovere valori come l’uguaglianza nelle diversitàculturali. Il turismo dovrebbe stabilire regole aggiun-tive, creare concorsi con premi che possano motivarele persone a lavorare in quel campo, creare reti cheaiutino la comunità a svilupparsi».

18 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

AITR – Associazione Italiana Turismo Responsabilenon persegue scopo di lucro. Opera per promuovere,qualificare, divulgare, ricercare, aggiornare, tutelare icontenuti culturali e le conseguenti azioni praticheconnessi alla dizione “turismo responsabile”, pro-muove la cultura e la pratica di viaggi di turismo re-sponsabile e favorisce la conoscenza, il coordina-mento e le sinergie tra i soci. AITR, ispirandosi ai prin-cipi di democrazia ed etica promuove iniziative di so-lidarietà e di sostegno al turismo responsabile, soste-nibile ed etico al fine di elevare la coscienza e la cre-scita personale dei cittadini, per la promozione di stilidi vita e comportamenti di consumo e vita solidale.Definizione di turismo responsabile, adottata dall’as-semblea di AITR il 9 ottobre 2005: «Il turismo respon-sabile è il turismo attuato secondo principi di giustiziasociale ed economica e nel pieno rispetto dell’am-biente e delle culture. Il turismo responsabile riconoscela centralità della comunità locale ospitante e il suodiritto ad essere protagonista nello sviluppo turisticosostenibile e socialmente responsabile del proprio ter-ritorio. Opera favorendo la positiva interazione tra in-dustria del turismo, comunità locali e viaggiatori».

dal sito www.aitr.org

L’AITR ha compiuto 20 anni nel 2018. Avete sem-pre cercato un dialogo con l’industria del turismotradizionale...

Davolio: «I nostri cugini di altri Paesi, in particolarefrancesi, tedeschi, britannici, non dialogano con l’in-dustria turistica convenzionale; sono rinchiusi in unaloro nicchia con un maggiore pragmatismo da partedei britannici e maggiori tratti ideologici in Francia ein Spagna. Noi, invece, riteniamo che l’obiettivo siaquello di favorire una conversione generale del turi-

smo verso forme di mag-giore responsabilità. Nonabbiamo l’obiettivo che tut-to il turismo diventi respon-sabile come lo intendiamonoi, con tutte le nostre re-gole, anche molto severe,però che ci sia almeno un’e-voluzione, e questa evolu-zione è in corso. Oggirispetto a venti anni fa pos-siamo dire che diverse ca-tene alberghiere così cometour operator e compagnie

di navigazione hanno adottato delle buone pratiche,e pur non essendo i loro viaggi, i loro soggiorni total-mente in sintonia con i principi del turismo responsa-bile, tengono però conto di alcuni elementi propri delturismo responsabile. Si nota, ad esempio, che nei re-sort l’uso dell’acqua è molto più attento, che vengonoadottate buone pratiche per gestire l’energia, per lagestione dei rifiuti, registriamo azioni per ridurre glisprechi alimentari, vengono organizzati dei momentidi educazione ambientale. Insomma, tante piccole ini-ziative che indicano una crescita di consapevolezzaanche da parte dell’industria convenzionale. Siamodunque orgogliosi del fatto che abbiamo sempre cer-cato questo dialogo.

Quanto le parole “sostenibilità “ e “responsabi-lità” sono entrate a far parte del lessico del turismoconvenzionale?

«Noi siamo partiti nel 1998 scegliendo l’aggettivo“responsabile”, che ancora non esisteva. C’era anchechi al nostro interno proponeva altri termini: solidale,consapevole, etico. A distanza di 20 anni, l’espressione“turismo responsabile” la troviamo nei documentidell’Organizzazione mondiale del Turismo, dell’Unioneeuropea, nelle linee guida dei masterplan dei vari Paesi.È diventata un’espressione condivisa. Con dei rischi,però, di stravolgimento del concetto, o perlomeno didiminuzione della sua portata. Per cui mentre unavolta il nostro obiettivo era unicamente la diffusionedei principi e delle regole del turismo responsabile,adesso dobbiamo anche adottare delle azioni di sal-vaguardia del termine, contro delle possibili derive diopportunismo legato a valutazioni solo di marketing.Siamo consapevoli che nei documenti dell’Unione Eu-ropea, quando si parla di turismo responsabile si ha inmente un concetto molto più blando del nostro. Unesempio: noi parliamo di centralità, di protagonismodella comunità ospitante, mentre l’Unione Europeaparla di coinvolgimento, di tener conto degli interessi,di ascolto. Sappiamo che nel tempo si affermerà ov-

ITALIA: INTERVISTA CON MAURIZIO DAVOLIO, TRA I FONDATORI E PRESIDENTE DI AITR

19HAITI | PARADISI PERDUTI?

viamente il loro concetto, non il nostro. Allora noi co-minciamo a parlare di turismo responsabile e solidale.Aggiungiamo l’aggettivo “solidale” perché diventeràsempre più necessario differenziarsi».

Facciamo chiarezza: “turismo sostenibile” ri-guarda l’offerta, “turismo responsabile” è preroga-tiva dei viaggiatori e organizzatori?

«Se si parla di politiche aziendali, del turismo, cheriguardano il territorio e l’offerta alberghiera vieneusato prevalentemente il termine “sostenibile”. Quan-do si passa ai viaggiatori e a chi organizza i viaggi,dunque se ci riferiamo ai comportamenti umani, alloraprevale il termine “responsabile”. Sono termini chehanno margini di coincidenza ed elementi di distin-zione. Non sono sinonimi, ma si avvicinano».

Ciascun “termine” ha bisogno dell’altro affinchési realizzi quello per cui lavorate?

«Sì. Prendiamo ad esempio tutto il dibattito che c’èsul cosiddetto overtourism. Qui è necessaria una con-vergenza di azioni. Sul lato dell’offerta c’è da organiz-zare il territorio, da fare una politica attiva, per esempioper tentare di spostare i flussi dei turisti nel tempo enello spazio, ci sono delle politiche diinformazione, di ascolto della popo-lazione locale che è preoccupata per-ché aumentano i prezzi, perché nonsi circola più, perché c’è sporco, per-ché i turisti hanno dei comporta-menti non consoni. Sul versante del-la domanda troviamo il tema del-l’educazione al viaggio. Quindi ci deve essere per forzasinergia tra ciò che è di competenza dell’ente pubblico,degli operatori turistici e dei viaggiatori».

Dire “turismo responsabile” potrebbe allonta-nare qualcuno per il timore che risulti un’esperienzadi privazione, faticosa?

«Questo è un grande problema. I nostri viaggi avolte vengono percepiti come rischiosi, noiosi, sco-modi. Invece i livelli di qualità sono gli stessi degli altriviaggi e si fanno esperienze molto più ricche, più pro-fonde. Ci si diverte, le persone amano molto fare delleesperienze che nei viaggi convenzionali non ci sono,come l’incontro con la popolazione locale. I turisti ven-gono ospitati nelle case, invitati a delle feste, a ceri-monie religiose, a momenti importanti della vita dellecomunità, ai matrimoni. Una delle nostre priorità dalpunto di vista della comunicazione è far corrisponderel’immagine alla realtà».

Quali scelte da parte vostra affinché questa pro-posta sia educativa per tutti: turisti, comunità, orga-nizzatori?

«I nostri viaggi hanno sempre una componenteeducativa, per cui abbiamo adottato tutta una serie diregole comportamentali. Ad esempio, non fare doniindividuali, in particolare ai bambini. Il turista a volte

non è consapevole di quello che fa. Compie un atto digenerosità, dà dieci dollari o euro a un bambino chechiede l’elemosina lungo la strada e non si rendeconto che gli sta dando l’equivalente di ciò che ilpadre guadagna in cinque giorni. Magari il bambinonon andrà più a scuola, starà sempre sulla strada adaspettare il turista. Noi siamo per i doni collettivi, datia un’associazione, per esempio, e nella trasparenza.Non è che si dà il dono al presidente dell’associazionee la cosa muore lì: i membri dell’associazione devonosapere che il loro presidente ha ricevuto un dono. Equeste buone pratiche, che hanno, appunto, un carat-tere educativo oltre che di solidarietà, valgono per lemance, per la negoziazione del prezzo e in tantissimealtre situazioni. In molti nostri viaggi c’è la quota di so-lidarietà, ovvero quei 30-40 euro a testa per ogni viag-giatore che vengono raccolti e consegnati ai gestoridi un progetto locale di sviluppo. I partecipanti al viag-gio vedono con i loro occhi quello che si sta facendosul territorio, quindi hanno la certezza che ciò chestanno dando va a buon fine, che sia per un laborato-rio, una scuola, una biblioteca, ...».

Lei fa parte del Consiglio nazionale per la Coope-razione allo Sviluppo. Dove si incontrano la coope-razione allo sviluppo e il turismo responsabile?

«Il turismo storicamente non gode di una buonareputazione nell’ambito della cooperazione interna-zionale allo sviluppo perché gli operatori della coope-razione sono consapevoli che il turismo, in molti casi,nei Paesi del Sud del mondo ha promesso molto emantenuto poco. Ha creato disillusioni, criticità, quelleche chiamiamo le patologie del turismo. Però noi so-steniamo che un turismo diverso è possibile, ed è il tu-rismo all’interno dei nostri progetti di cooperazione.Normalmente nei bandi, sia della Commissione euro-pea sia del Ministero degli Esteri, il turismo non èespressamente indicato e previsto, o meglio è indicatoin modo implicito. Per esempio quando si trova scrittoche possono essere presentati anche progetti di sal-vaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale,monumentale o naturalistico. Anche se il turismo nonè espressamente citato, la valorizzazione di un benenon può che essere il turismo, a meno che non sia lavendita, ma non è che si venda un monumento. Op-pure quando si parla di attività agricole o di pesca chepossono essere diversificate, una delle diversificazioniè proprio il turismo. E anche in altri casi, quando si

«Se si parla di politiche aziendali, del turismo, che riguar-dano il territorio e l’offerta alberghiera viene usato il ter-mine “sostenibile”. Quando si passa ai viaggiatori equindi anche a chi organizza i viaggi, dunque i compor-tamenti umani, allora prevale il termine “responsabile”»

20 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

parla di startup, di microimprese, di microcredito, nonè escluso che alcune iniziative siano nel turismo. Noicome AITR abbiamo fatto una scelta deontologica,che è quella di non essere mai applicant. Siamo sem-pre partner nei progetti, perché abbiamo al nostro in-terno una decina di ONG e non ci mettiamo a fareconcorrenza. Sono le ONG a essere applicant e a chie-derci di essere partner del progetto. Dove svolgiamo,appunto, il ruolo di tenuta sui principi del turismo re-sponsabile. Io sono l’unico del mondo del turismodentro il Consiglio nazionale. Questo perché il nostroMinistero degli Esteri ha stabilito che quando i pro-getti riguardano il turismo deve essere turismo re-sponsabile».

La frase “aiutiamoli a casa loro” si carica con voidi valenze davvero positive, propositive. Aiutarli acasa loro attraverso il turismo significa incontrare,conoscere, fare un pezzo di strada insieme…

«Vogliamo evitare assolutamente che l’espressione“aiutiamoli a casa loro” diventi “che stiano a casa loroe si arrangino”. Operiamo per far sì che diventi conve-niente per i migranti potenziali rima-nere piuttosto che partire, chepreferiscano restare non perchéemigrare può essere pericoloso, co-stoso, faticoso o perché percepi-scono di non essere graditi, maperché hanno trovato nel loro Paesela convenienza anche economica,sociale e familiare per rimanere, persviluppare il proprio progetto di vita.Questa è la missione della coopera-zione: rendere conveniente rimanere nella propriaterra, nella propria patria, con i propri amici, le propriefamiglie. Questo è “aiutiamoli a casa loro”».

Le priorità dell’AITR per i prossimi anni.«Anzitutto la difesa dell’integrità del concetto di tu-

rismo responsabile. Poi l’impegno sull’overtourism.Abbiamo delle idee molto precise: sosteniamo che latassa di soggiorno dovrebbe costituire un budget dautilizzare per azioni che vanno a vantaggio sia dellapopolazione locale che dei turisti. Il rischio è che va-dano a finire nella contabilità generale di un Comune.Invece devono essere impiegate nei servizi di tra-sporto, nell’arredo urbano, nel verde pubblico, nel su-peramento delle barriere architettoniche per lepersone con disabilità, per la vita culturale, per le in-frastrutture sportive. Dobbiamo inoltre affrontare al-cuni aspetti critici contraddittori: ad esempio noisosteniamo che vanno scelti gli alberghi gestiti dallapopolazione locale e non i resort, riconducibili allegrandi catene internazionali. Però negli ultimi anniqueste catene hanno fatto delle scelte di sostenibilitàambientale che gli alberghetti familiari non riesconoa permettersi. E quindi paradossalmente può capitare

che il rispetto dell’ambiente sia maggiore in un resort,quindi espressione del turismo convenzionale. Sitratta di contraddizioni che sono oggetto di riflessioneal nostro interno».

Ricordiamo tutti i passaggi di un viaggio respon-sabile, dall’individuazione del luogo al dopo-va-canza?

«Per prima cosa i nostri organizzatori di viaggioscelgono servizi offerti dalla popolazione locale, dun-que l’albergo, la ricettività, la ristorazione, se possibileil trasporto, il servizio di guida, le visite, lo shopping...affinché la ricaduta economica sociale e imprendito-riale sulla popolazione locale sia più ampia possibile.Poi il nostro tour operator mette a sistema, in rete levarie destinazioni del viaggio, ci aggiunge i servizidall’Italia, quindi volo, assicurazione, ... Quindi iniziala promozione attraverso il sito. Tutti i nostri organiz-zatori hanno una lista di clienti fidelizzati, i repeaters.Come AITR favoriamo la loro partecipazione alle fiere(esempio Fa’ la cosa giusta, dove siamo presenti con25 stand). In seguito tutte le richieste che arrivano ad

AITR di singoli viaggiatori interessati al turismo re-sponsabile, le giriamo a una mailing list di tour ope-rator in modo che tutti la ricevano nello stesso mo-mento. C’è quindi assoluta parità di condizioni fratutti i nostri organizzatori di viaggio, che rispondonopoi personalmente al richiedente. I viaggi sono com-posti al massimo da 12 persone, che restano nel Suddel mondo per almeno due settimane. Il viaggio si ca-ratterizza per alcuni elementi: servizi locali, ospitalitàe soprattutto gli incontri. Nel programma sono indi-cati in ogni viaggio circa cinque incontri con rappre-sentanti della vita sociale, culturale, religiosa, politica,artistica dei Paesi visitati. C’è ad esempio il gruppodelle donne artigiane che hanno la bottega, conta-dini che fanno vedere le loro piantagioni, una ONGche ha un progetto di cooperazione. Il viaggio vienecompiuto con lentezza perché per noi alla lentezzacorrisponde la profondità. Si fa una selezione dellecose da vedere in modo che la visita sia adeguata-mente preparata e che abbia una durata congrua.Alla fine del viaggio ci sono sempre dei momenti diverifica della qualità offerta e del feedback dei viag-giatori».

«Operiamo per far sì che diventi conveniente per i mi-granti potenziali rimanere piuttosto che partire, che pre-feriscano restare non perché emigrare può esserepericoloso, costoso o perché percepiscono di non esseregraditi, ma perché hanno trovato nel loro Paese la con-venienza anche economica, sociale e familiare per rima-nere, per sviluppare il proprio progetto di vita»

21HAITI | PARADISI PERDUTI?

Tra aprile e agosto 2018 è stato effettuato uno studiodi fattibilità al fine di analizzare il contesto del turismoad Haiti e potenziare delle piste di lavoro nel solcodello sviluppo sostenibile. Lo studio è stato influen-zato dai principi di base della ricerca-azione, una me-todologia solitamente utilizzata nell’ambito educativoe nella definizione di interventi nella scuola. In questocaso si è voluto mutuare alcuni elementi di tale ap-proccio per costruire una progettazione partecipataattraverso il coinvolgimento di ogni singolo attore.L’implicazione attiva diviene indispensabile al fine diindividuare e migliorare una situazione problematicala cui stessa definizione è frutto di negoziazione tra isoggetti interessati e risultato di una costruzione col-lettiva. Essa viene definita come “catalizzatore delcambiamento” 1.

La decisione di ispirarsi a un approccio partecipa-tivo nasceva da alcune considerazioni di fondo. Laprima è che lo “sviluppo del turismo” è il risultato diuna costruzione sociale, vale a dire che esiste comeproblema solo quando gli attori interessati, privati epubblici, si mobilitano congiuntamente per renderloun obiettivo di intervento. La seconda è che la capa-cità di una strategia di intervento di conseguire gliobiettivi stabiliti dipende dal livello di coinvolgimentoe convergenza degli interessi di tutti gli attori. Un pro-getto, dunque, delineato nel settore del turismo soste-nibile, non poteva prescindere da una fortepartecipazione di tutti gli stakeholders pubblici e privatisin dalla fase di definizione del problema e dei bisogni,fino ad arrivare a una proposta capace di perseguire gliinteressi di tutti i molteplici soggetti. Inoltre, la necessitàdi effettuare uno studio di fattibilità nasceva proprio dalfatto che da una pista di lavoro generale sul turismo so-stenibile si voleva creare una proposta di progettostrutturata, che per dimensione economica, comples-sità dell’intervento, incertezza sui requisiti, presenza dipossibili alternative, richiedeva un approfondimento. Ilfine era sicuramente di ridurre il rischio di insuccessoattraverso il confronto tra soluzioni diverse ma anchedefinire i benefici e stimare i costi di impianto.

Per l’analisi della situazione si èscelto di concentrare la ricerca nel-l’area della città di Cap-Haïtien neldipartimento del Nord, dopo avervalutato altri possibili luoghi di inte-resse come la città di Jacmel nelSud-Est del Paese. Le due città eranostate preselezionante perché pre-sentavano caratteristiche simili: cittàstoricamente importanti dotate di

patrimonio architettonico e culturale, siti già interes-sati da flussi turistici, luoghi dove delinquenza e pro-blemi di sicurezza sono estremamente ridotti,presenza di località balneari e strutture ricettive.

L’idea di fondo era di non partire da luoghi paesag-gisticamente interessanti ma sprovvisti di infrastrut-ture. In quel caso solo un fattore esterno, cioè ungrosso intervento statale frutto di una forte volontàpolitica, avrebbe potuto garantire il successo di unaprogettualità. Nonostante Jacmel sia tra tutte le cittàhaitiane quella dove l’accoglienza turistica è tradizio-nalmente più sviluppata e il suo artigianato, dei mo-saici ma sopratutto della cartapesta, trovi la vetrinaideale durante il coloratissimo e caotico carnevale cheogni anno attira turisti da tutto il mondo, la scelta ècaduta su Cap-Haïtien. Infatti, determinanti per lascelta sono state la presenza di fortezze e monumentidi grande rilevanza storica, come il parco storico dellaCitadelle La Ferrière e il palazzo di Sans-Souci, e lespiagge caraibiche, unite al ruolo di connettore gio-cato dall’aeroporto internazionale della città e dallerotte delle navi di crociera che lambiscono le sue co-ste. Questi ultimi due elementi possono infatti rappre-sentare degli ottimi mezzi e dei bacini per attirare deivisitatori dentro percorsi di turismo responsabile.

La ricerca è stata effettuata tramite tre missioni sulterreno: la prima fase esplorativa di raccolta dati attra-verso delle interviste semistrutturate; la seconda faseattraverso degli incontri e atelier ad hoc ha avuto loscopo di finalizzare lo studio di fattibilità; il risultatoha portato alla definizione di una proposta di pro-getto concreta.

5. Il caso studio di Cap-Haïtien

È stato effettuato uno studio per analizzare il contestodel turismo ad Haiti e potenziare piste di lavoro nel solcodello sviluppo sostenibile. La scelta della città di Cap-Haï-tien è dovuta alla presenza di fortezze e monumenti digrande rilevanza storica e delle spiagge caraibiche, uniteal ruolo di connettore giocato dall’aeroporto internazio-nale della città e dalle rotte delle navi da crociera

Il centro storico di Cap-Haïtien con la sua cattedrale catto-lica e le case in stile coloniale è un luogo suggestivo e nonancora sufficientemente valorizzato

22 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

CAP-HAÏTIEN

Cap-Haïtien, con circa 190 mila abitanti è la seconda città di Haiti e uno dei porti più importanti del Paese, anchese attualmente in declino. La città, situata sulla costa settentrionale di Haiti e capluogo del Dipartimento delNord, un tempo era conosciuta come la Parigi delle Antille per la sua raffinata architettura e le ricchezze artistiche.La zona del Nord fu uno dei primi punti dove approdò Cristoforo Colombo. Al largo di Limonade, a pochi chilo-metri da dove sarebbe sorta Cap Haïtien, affondò la Santa Maria, e con i suoi resti venne costruita la prima fortezzaeuropea delle Americhe, il forte de La Navidad.

Il suo isolamento rispetto alla capitale Port-au-Prince ne ha fatto storicamente un luogo dove i movimenti indi-pendentisti trovavano e trovano tuttora terreno fertile. Non a caso è proprio dal nord che prese vita la rivoltadegli schiavi, organizzata dallo schiavo libero, il generale Toussaint Louverture, e sostenuta ideologicamente dalsacerdote vudù Dutty Boukman, che riuscì a unire sotto un unico esercito, durante la cerimonia di Bois Caïmannell’agosto del 1791, tutti i “cimarroni”, gli schiavi scappati dalle piantagioni e rifugiati in clandestinità nelle mon-tagne.

Tuttavia solo dopo la decisiva battaglia di Vertières, nel 1804, il governo rivoluzionario guidato da Jean-JacquesDessalines riuscì a dichiarare l’indipendenza di Haiti. Successivamente a questa proclamazione il Paese si divisein due, e Cap Haïtien divenne la capitale del regno del nord. Il Paese si riunì solo nel 1818, ad opera del generaleJean Pierre Boyer. A Milot, a pochi chilometri, Henri Christophe, che salì al potere nel 1807 autoproclamandosire del Nord, eresse una poderosa fortezza chiamata la Citadelle Laferrière e un sontuoso palazzo, Sans Souci,purtroppo distrutto nel terremoto del 1842. Entrambi questi possenti edifici compongono oggi il parco storicodi Milot, uno dei simboli del Paese. Il terremoto fu un evento di portata straordinaria.

L’attuale pianta a griglia della città rispecchia la ricostruzione, e le vie nominate per lettere e numeri il risultatodell’occupazione statunitense del 1915, quando gli americani non riuscendo a pronunciare i nomi locali dellestrade trovarono questa soluzione pragmatica. Attualmente la città è conosciuta per il suo centro storico daivaghi profumi d’epoca coloniale e l’imponente cattedrale, nonché per tutte le feste patronali che da maggio asettembre si susseguono portando migliaia di turisti provenienti da tutto il Paese. Oltre per la sua storia e cultura,Cap Haïtien si distingue per alcune sue spiagge rinomate, come Labadie e Île-à-Rat. Inoltre apprezzata è la pro-duzione e trasformazione della canna da zucchero e della manioca per farne il pane (la cassava).

Veduta della città di Cap-Haïtien dall’alto di un mega hotel in stile moderno

23HAITI | PARADISI PERDUTI?

LA RAPPRESENTAZIONE DEL TURISMOA CAP-HAÏTIEN

Durante la prima missione a Cap-Haïtien in collabora-zione con la Caritas locale sono stati identificati i diversistakeholder a cui è stato sottoposto un questionariocon domande semistrutturate. Un primo gruppo di do-mande era volto ad analizzare la situazione economicae le principali fonti di reddito dell’area, un secondo lasituazione sociale, un terzo gruppo il contesto del tu-rismo (numero e provenienza dei turisti, le imprese ele ONG implicate, i posti più visitati, com’è strutturatal’offerta turistica e culturale e i pacchetti turistici). Unquarto gruppo di domande aveva l’obiettivo di inda-gare i problemi dello sviluppo del turismo, le carenzedel settore ma anche le opportunità, mentre un ultimocluster di item era finalizzato a descrivere le caratteri-stiche del turismo responsabile secondo gli intervistati.Gli attori coinvolti sono stati: la direttrice dipartimen-tale del Ministero del Turismo, artigiani e commerciantidel mercato del turismo, albergatori e ristoratori, uncampione di turisti, scuole alberghiere e la facoltà digestione del turismo dell’Università pubblica di Cap-Haïtien (UPNCH), il direttore dipartimentale del Mini-stero della Cultura, il direttore dell’ISPAN (Istituto perla Salvagurdia del Patrimonio Architettonico Nazio-nale), il parroco della parrocchia di Milot e la comunità

locale, l’amministratore diocesano di Cap-Haïtien, ilpresidente della Camera di Commercio, la responsabiledell’OGDNH (Organisation de Gestion de la Destina-tion Nord d’Haïti, Organizzazione per la Gestione dellaDestinazione del Nord di Haiti), il direttore dell’info-point turistico di Milot e le guide turistiche, il sindacodi Cap-Haïtien, l’équipe del progetto PAST, la respon-sabile per le opere architettoniche della Banca Mon-diale e diverse ONG che operano nella zona.L’obiettivo delle interviste era di costruire un quadrodi riferimento ampio e sufficientemente chiaro dovesi collocavano le diverse esperienze legate al turismo.Attraverso questo lavoro si mirava a definire i contornie i contenuti che descrivevano e rappresentavano ilfenomeno del turismo nel Nord di Haiti. Il fine era diriconoscere le difficoltà e di costruire una mappaturadelle azioni in atto, nonché le relazioni tra i vari attoriin modo da identificare i problemi ma anche le risorsedisponibili. Inoltre, sulla base di questi dati si inten-deva individuare le possibili sinergie necessarie alloscopo di valutare dei percorsi esistenti da rafforzare osoluzioni innovative da avviare. Partendo da alcuneproposte in linea con i principi del turismo responsa-bile e sostenibile, attraverso i dati emersi dal con-fronto con il contesto e gli interessi dei vari attori, inultima analisi, si è cercato di verificare l’effettiva fatti-bilità delle azioni immaginate.

Analisi del contesto: risorse e problemi

Punti di forza e opportunità Punti deboli e rischi

AFFLUSSOTURISTICO

L’afflusso di turisti nel Dipartimento del Nordè considerevole. Esso è principalmente in-terno concentrato durante le grandi festività(Natale, Pasqua, periodo estivo) e durante ilperiodo delle feste patronali. Un buon flussoturistico è assicurato anche dai migranti hai-tiani (i cosiddetti “diaspora” che passano leferie ad Haiti). Gli stranieri sono pochissimi,c’è qualche giovane “avventuriero” che daltour della Repubblica Domenicana deviaqualche giorno ad Haiti e missionari in visitao che lavorano nella città.

I dati sull’afflusso turistico sono molto carenti.L’enorme risorsa dei turisti delle crociere (550mila all’anno) rimane non sfruttata: questi ri-mangono confinati a Labadie in quanto lecondizioni del paese per quel tipo di clientelasono inadatte, troppo “scioccanti” (povertà,degrado, sicurezza incerta).

OFFERTATURISTICA

Ogni anno 85 mila turisti visitano il parcostorico di Milot, in questo senso ci sono ot-time opportunità per quanto riguarda lo svi-luppo del turismo culturale e storico.

I turisti a Milot si fermano solo una giornatae non hanno un impatto significativo sullacomunità.

Principalmente legata al patrimonio storicoe culturale, e per alcuni siti balneari e natu-ralistici. I turisti delle navi da crociera riman-gono relegati nella sola spiaggia di Labadiesenza avere nessun impatto sul territorio.

Concentrata in alcuni stagioni e limitata al tu-rismo locale, rimane piuttosto disorganizzata.Pacchetti e tour operator haitiani sono pochie poco incisivi, sovrastati da quelli domeni-cani anche a causa dei grossi deficit infrastrut-turali e alla reputazione negativa del Paese.

24 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

Punti di forza e opportunità Punti deboli e rischi

OFFERTACULTURALE

Il patrimonio storico culturale è consistentee la presenza di un Istituto (ISPAN) prepostoalla sua tutela è un segnale incoraggiante.

I fondi e le attività di restauro, consolida-mento e valorizzazione del patrimonio sonoinsufficienti e spesso inefficienti.

L’offerta culturale è legata alle feste patro-nali e ai soli eventi organizzati dall’AlleanzaFrancese.

Manca un’offerta culturale varia e un luogodove gli artisti si possono riunire.

All’interno dell’ex prigione coloniale di Cap-Haïtien, è nato il centro culturale JacquesStephen Alexis.

Il centro culturale non ha una struttura e atti-vità, lo spazio viene utilizzato solamente pergli uffici del Ministero della Cultura e del-l’ISPAN.

ARTIGIANATO

I venditori di souvenir e artigianato hannouno spazio strutturato composto da tantistand allineati per esporre e vendere i pro-dotti: il mercato del turismo.

Il mercato del turismo è di fianco al porto, inuna zona fatiscente disturbata da camionche muovono i container navali.

La produzione artigianale è quantitativa-mente rilevante.

L’offerta di prodotti è superiore alla domandanon essendoci tanti turisti stranieri interessatia quel tipo di artigianato. Inoltre Cap-Haïtiennon ha una grande tradizione di artigianato.La tipologia di prodotti proposti è banale escarsamente originale. Mancano studio e ri-cercatezza.

Alcuni progetti stanno valorizzando la tra-sformazione tradizionale di prodotti tipicicome la cassave e il clerin in attività turisti-che da visitare.

Sono attività limitate che permettono di in-tegrare il reddito ma economicamente nonsono rilevanti. Inoltre il turista locale non èinteressato.

ACCOGLIENZA

L’offerta alberghiera e ristorativa è piuttostovariegata, si trovano strutture attrezzate mapoche per un turismo “internazionale”. Iclienti sono sopratutto locali.

L’offerta alberghiera e ristorativa non offreprezzi medi accessibili a causa della scarsa of-ferta; rimane dunque molto costosa per laclasse media. Il prezzo alto viene giustificatodal fatto che la mancanza di elettricità eacqua comportano costi maggiori per assicu-rare i servizi di base (uso di cisterne, genera-tori, ...).

PROMOZIONEDEL TURISMO

Il Ministero del Turismo cerca di promuovereattraverso l’OGDNH (Organisation de Ge-stion de la Destination Nord d’Haïti), sog-getto misto pubblico-privato, il patrimonioculturale e naturalistico del Nord del Paese.

Per la città i luoghi di interesse non sono se-gnalati e negli alberghi manca il materiale in-formativo. Ci sono agenzie turistiche, ma nonben strutturate. Le guide non sono inoltresufficientemente preparate.

TRASPORTI EINFRASTRUTTURE

La città e il parco storico di Milot sono con-nessi all’aeroporto da Ibiscus, un servizio ditaxi il cui start up è stato finanziato dal go-verno. Offrono collegamenti a prezzi fissi econcorrenziali.

In generale i trasporti sono caotici e carenti,mancano le infrastrutture stradali, così comela rete elettrica e idrica. A Milot ad esempiol’acqua potabile scarseggia. Stessi problemirilevati per il sistema di smaltimento dei rifiutiliquidi e solidi.

GESTIONEDEI RIFIUTI

Si prevede di costruire una discarica nelprossimo futuro.

La città è estremamente sporca e alcunezone fatiscenti e insalubri. I canali interni e illitorale sono in condizioni disastrose a causadell’inquinamento.

25HAITI | PARADISI PERDUTI?

Punti di forza e opportunità Punti deboli e rischi

UNIVERSITÀE EDUCAZIONEPROFESSIONALE

Il personale impiegato negli alberghi e risto-ranti è numeroso, e sono spesso persone for-matesi nei vari istituti alberghieri o nellafacoltà di gestione del turismo della città. Inalcuni casi i proprietari di alberghi e ristorantiriportano di avere dei legami con questi isti-tuti, offrendo posti di stage agli studenti.L’UPNCH vorrebbe porsi come polo di ri-cerca e hub di idee, per una partnership du-ratura con il governo. Al momento ha unapartnership con l’Università di New York.

I fondi per l’educazione professionale sono ca-renti e la qualità dell’insegnamento scarsa.Negli istituti alberghieri i laboratori di cucina equelli di lingua sono praticamente inesistenti.Non c’è una vera e formale partnership con ilsettore privato e l’Università non forniscenessun tipo di assistenza agli studenti nellaricerca di stage e per l’inserimento lavorativo.Non c’è un coordinamento strutturato sul tu-rismo e lo sviluppo territoriale che coinvolgatutti i portatori di interessi tra cui l’Università.

INVESTIMENTI EPROGETTI

Dal 2014 la Banca Mondiale nel Nord ha fi-nanziato un progetto di sostegno alla tuteladel patrimonio e del settore turistico (PAST)per 45 milioni di dollari che prevede di ripri-stinare, proteggere e sviluppare gli edificistorici e le infrastrutture locali; sostenere ini-ziative locali per lo sviluppo dell’offerta turi-stica; sostenere la creazione della strutturadi gestione del Parco storico nazionale.

Al di là di iniziative come il progetto PAST, oqualche progetto finanziato da UNDP o UNE-SCO, il supporto istituzionale e gli investi-menti, sia privati che pubblici sono insuf-ficienti.

Un progetto finanziato dalla CooperazioneVallona-Bruxelles finanzierà delle attività dicostituzione e organizzazione del CentroCulturale Jacques Stephen Alexis.

Mancano spazi adeguati al Centro e attivitàche permettano di valorizzare il luogo del-l’ex prigione come spazio museale e di me-moria storica.

L’ex prigione coloniale di Cap-Haïtien è rimasta attiva fino apochi decenni fa. Ad essa si associano storie di profonda sof-ferenza e ingiustizia

Situato nella zona del porto di Cap-Haïtien, il mercato delturismo è stato un esperimento riuscito solo parzialmenteper dedicare un luogo alla vendita dell’artigianato locale

26 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

Dai problemi agli obiettivi generali: le piste di lavoro individuate

Risorse e interessi Obiettivi generali

AFFLUSSOTURISTICO

Il turismo locale è numericamente significativoma non ci sono dati a dimostrarlo.

Migliorare la percezione del paese per at-trarre un maggior numero di turisti in città.

OFFERTATURISTICA

A Milot i visitatori sono numerosi (80 mila ognianno).

Aumentare l’offerta turistica a Milot in ter-mini di accoglienza e itinerari.

A Labadie arrivano ogni giorno almeno 3.000turisti stranieri con le navi da crociera.È stata costruita recentemente una strada chedalla spiaggia di Labadie porta in città.In fase di valutazione, un’ulteriore strada che daLabadie, bypassando la città, porta direttamentea Milot per la visita al parco storico nazionale.

Contribuire a migliorare l’offerta turistica eculturale in ambienti sicuri per attirare i tu-risti stranieri.

OFFERTACULTURALE

ISPAN ha al suo interno tecnici e ingegneri for-mati per lavori di restauro che sono disposti aprogettare con le ONG.

Supportare la valorizzazione del patrimoniostorico e culturale.

L’alleanza francese di Cap-Haïtien è molto at-tiva e ben disposta a collaborare.

Ampliare l’offerta culturale nella città di Cap-Haïtien.

Lo spazio dove è nato il centro culturale Jac-ques Stephen Alexis dispone di un cortile albe-rato molto grande adatto a organizzare eventianche importanti. Il luogo è in una posizionestrategica vicino al centro ma in una zona rela-tivamente calma. All’interno del cortile sonopresenti degli edifici dismessi e diroccati, partedell’ex ospedale militare e delle ex prigioni co-loniali, che hanno grosse potenzialità per ospi-tare le attività del centro culturale, laboratori,esposizioni e boutique d’artigianato. Inoltrel’ex prigione ha un valore storico molto impor-tante.

Ristrutturare e rendere fruibili per eventi cul-turali e museali (raccontare e rielaborare lastoria) gli spazi dell’ex prigione coloniale diCap-Haïtien.

ARTIGIANATO

Gli artigiani e commercianti di souvenir sonoorganizzati in un’associazione.

Rafforzare la visibilità della rete di distribu-zione dei prodotti artigianali e offrire unospazio espositivo e di vendita adeguato.

La base di produttori e artigiani è considere-vole.

Migliorare la varietà, l’ideazione e la crea-zione di prodotti artigianali.

Alcuni progetti stanno valorizzando la prepa-razione tradizionale di prodotti tipici come lacassave e il clerin rendendola un’“attività turi-stica da visitare”.

Rafforzare la promozione delle attività ditrasformazione e preparazione di prodottitipici locali.

ACCOGLIENZA

La Chiesa locale possiede diverse risorse chepotrebbero essere messe a valore per lo svi-luppo sostenibile delle comunità locali. In par-ticolare la parrocchia di Milot è situata vicinoall’entrata del parco storico nazionale. Le comu-nità potrebbero servire da catalizzatore per svi-luppare un turismo responsabile e sostenibile.

Sviluppare un’offerta di accoglienza alber-ghiera sostenibile e a beneficio delle comu-nità locali.

27HAITI | PARADISI PERDUTI?

Risorse e interessi Obiettivi generali

PROMOZIONEDEL TURISMO

L’OGDNH (Organisation de Gestion de la De-stination Nord d’Haïti) ha il mandato di pro-muovere il turismo e il territorio. È un’agenziamolto attiva pur con fondi insufficienti. Hafondato il suo marchio che è HISTORIC HAÏTI.

Supportare le attività dell’OGDNH nella pro-mozione del turismo sostenibile.

TRASPORTI EINFRASTRUTTURE

Il progetto Ibiscus è sistema che offre di-verse opportunità per attirare turisti stra-nieri ed è una buona pratica di collabora-zione pubblico-privato.

Contribuire al miglioramento delle infrastrut-ture a livello comunitario per soddisfare i bi-sogni di base.

GESTIONEDEI RIFIUTI

Le comunità sono pronte e interessate a es-sere mobilitate sulle pratiche comunitarieper la salvaguardia dell’ambiente.

Sensibilizzare la società civile sulle 4 “R” del-l’educazione ambientale (Ridurre, Riutilizzare,Riciclare e Recuperare).

UNIVERSITÀ EEDUCAZIONEPROFESSIONALE

Diversi albergatori e ristoratori propongonostage gli studenti dell’ UPNCH e degli istitutialberghieri.

Rafforzare il sistema di inserimento lavorativodegli studenti dell’UPNCH e degli istituti al-berghieri.

INVESTIMENTIE PROGETTI

Il progetto PAST ha un approccio coerentecon i principi del turismo sostenibile e con-tribuisce allo start up di business attraversoun meccanismo di finanziamento a cascata.

Rafforzare lo sviluppo di attività private nelsettore del turismo sostenibile.

Si prevede di costruire una discarica nel pros-simo futuro. L’organizzazione del Centro cul-turale Jacques Stephen Alexis verrà struttu-rata e attivata. Il Ministero della Cultura dipar-timentale è molto interessato e dinamico.

Assicurare degli spazi adeguati per nuove at-tività culturali integrando l’azione in atto.

Questa prima analisi, basata sui dati ottenuti inter-vistando un campione significativo degli attori coin-volti nel settore turistico di Cap-Haïtien, è servita dapunto di partenza per preparare il terreno della se-conda missione. In questa seconda fase, infatti, si è vo-luto attuare una restituzione dei dati elaborati adalcuni stakeholder chiave – come ad esempio l’ISPANe il Ministero della Cultura – nonché ad altri attori,come la Caritas diocesana di Cap-Haïtien ed altri sog-getti incontrati durante la prima visita. Questi incontri

si sono focalizzati sulla rielaborazione partecipata deidati raccolti, attraverso workshop e focus group, daiquali sono state approfondite le piste di lavoro, possi-bili partenariati e nuove idee che hanno contribuitoad ampliare la comprensione del fenomeno e il tipodi impatto che lo sviluppo di forme di turismo soste-nibile porterebbe alla zona. Queste riflessioni sonostate concretizzate in una proposta di progetto risul-tato dello studio di fattibilità, che verrà presentata nelcapitolo 7.

Lo stabile dell’ex ospedale militare di Cap-Haïtien. Se riabi-liato potrebbe ospitare le sale del Centro Culturale JacquesStephen Alexis

L’entrata nel cortile dell’ex ospedale militare ed ex prigione co-loniale di Cap-Haïtien. I turisti delle crociere potrebbero arrivarecon degli autobus in questo luogo sicuro per una visita alla città

28 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

Per un Paese in via di sviluppo la crescita economicafine a se stessa e non accompagnata è tutt’altro cheuna panacea priva di controindicazioni e disequilibri.La concentrazione del capitale in favore di una élitecon il conseguente acuirsi delle diseguaglianze, l’au-mento del prezzo dei terreni, l’arrivo di lavoratori spe-cializzati dall’esterno, lo spopolamento delle zonerurali a favore di una migrazione verso le periferie deigrandi centri urbani dove si ingrossa il bacino di ma-nodopera non qualificata, l’inflazione che indebolisceulteriormente i più precari, sono solo alcune delle fre-quenti conseguenze sfavorevoli 1.

Quale tipo di iniziative di sviluppo si possono pro-gettare per questi Paesi è una delle questioni più rile-vanti e critiche che riguardano la cooperazione inter-nazionale. Che, dunque, alla crescita economica sidebba associare la lotta alla povertà è opinione ormaiconsolidata, ma come essa si possa tradurre in praticaè argomento assai più complesso e oggetto di pro-fonde riflessioni. Gli approcci mainstream più diffusisono di due tipi: il sostegno alle atti-vità economiche come mezzo peraumentare i posti di lavoro e ridurreil numero di “poveri”, il supporto allosviluppo locale per aumentare il red-dito dei gruppi vulnerabili attra-verso programmi specifici di lottaalla povertà.

Tuttavia entrambe queste visionisi concentrano principalmente sulladimensione economica della po-vertà e non considerano la sua natura multidimensio-nale non mettendo sufficiente enfasi sui processipolitici e di governance nei differenti contesti chesono alla base delle scelte strategiche di sviluppo 2. Lemedesime avvertenze si possono rivelare anche nellacrescita del turismo, un'industria a bassa intensità dicapitale con un elevato e potenziale effetto moltipli-catore 3 che, tuttavia, se non viene inclusa in una stra-tegia di sviluppo territoriale diviene una mera com-mercializzazione delle risorse naturali, culturali eumane.

Le profonde trasformazioni che il turismo di massaintroduce nei Paesi in via di sviluppo possono avereeffetti collaterali significativi, specie in zone rurali re-mote dove l’arrivo repentino dello scambio monetarioe della mercificazione di tutti i beni e servizi diventanoregola, sfaldando il legame tra lavoro, comunità e ri-sorse naturali, condizione essenziale in quelle aree pernon affondare nella miseria. Se da un lato per operare

investimenti in infrastrutture sono necessari ingenticapitali che solo un turismo di massa e internazionalepuò portare, dall’altro lato questo processo conducespesso all’arricchimento economico di pochi, alla pri-vatizzazione di beni comuni e a fenomeni di land grab-bing.

Tuttavia il settore del turismo, per la sua moltepli-cità di forme e la flessibilità, offre dei vantaggi note-voli in termini di sviluppo. L’attività turistica adattal’ambiente in base al tipo di proposta che costruisce,e nel contempo si adatta continuamente in base alleopportunità del luogo di accoglienza. Una volta assi-

curata l’accessibilità ai luoghi riesce a generare en-trate dirette. In questo senso il turismo sembra avererisorse specifiche che gli conferiscono un potenzialeoriginale: esso si basa su una relativa flessibilità degliinvestimenti che possono gradualmente aumentareman mano che l’attività si consolida 4, il consumatoresi trasferisce nel Paese produttore e non è la produ-zione che viene inviata al consumatore 5 e mescola esintetizza risorse differenti, tangibili e intangibili, inun’offerta i cui servizi possono rinnovarsi costante-mente.

Se i flussi turistici internazionali mostrano una cre-scita sostenuta (436 milioni nel 1990, 677 milioni nel2001, 949 milioni nel 2010 e 1.035 miliardi nel 2012),la loro distribuzione in tutto il mondo rimane moltoselettiva. I turisti privilegiano in primo luogo le desti-nazioni ben consolidate appartenenti alle economiepiù ricche e ai contesti più sicuri. Tra i Paesi in via di svi-luppo, l’1% degli arrivi turistici internazionali sono di-

6. Lo sviluppo del turismo:avvertenze

Le profonde trasformazioni che il turismo di massa intro-duce nei Paesi in via di sviluppo possono avere effetti col-laterali significativi, specie in zone rurali remote dovel’arrivo repentino dello scambio monetario e della merci-ficazione di beni e servizi diventano regola, sfaldando illegame tra lavoro, comunità e risorse naturali, condizioneessenziale in quelle aree per non affondare nella miseria

Una risaia nella zona di Les Cayes. Haiti ha una grande vo-cazione agricola. L’80% della popolazione vive in zone rurali.Riuscire a coniugare turismo e agricoltura è una delle grandisfide per rilanciare l’economia del Paese

29HAITI | PARADISI PERDUTI?

retti in Cambogia, Tanzania, Etiopia e Uganda con deiricavi per 5 miliardi di dollari che, relativamente a que-ste economie, rappresentano dei valori significativi.

Caso diverso è lo sviluppo del turismo nei Caraibidove ha raggiunto numeri notevoli grazie alla misceladi sabbia, sole e mare, meglio conosciuta con il suoacronimo 3S, dall’inglese “sun, sand, sea”. Tuttavia pro-prio per questo lo sviluppo turistico deve affrontaremolte sfide e rischi. Sebbene possa aver contribuito afacilitare il ritorno economico di diverse isole, che inpassato erano dipendenti dallo sfruttamento dellacanna da zucchero, il turismo balneare solleva que-stioni importanti per quanto riguarda gli impatti am-bientali e socio-economici alla base (distruzione deicoralli, aumento della criminalità, aumento del costodella vita) 6.

La visione prettamente economica del turismo per-cepisce il fenomeno solo in ragione della sua profitta-bilità e in base a questa viene associata una prospet-tiva di vitalità senza tenere conto delle implicazionisociali e ambientali, e quindi della sostenibilità sullungo periodo. Nelle destinazioni in cui il turismo dimassa ha preso piede le pressioni sull’ambientestanno diventando problematiche,e da queste riflessioni sono nate so-luzioni innovative per diversificarel’industria 7. Ad esempio la Dominicaè diventata una destinazione emer-gente nel campo dell’ecoturismoscelto come parte di una strategiapolitica di sviluppo sostenibile. AltriPaesi hanno sviluppato forme di tu-rismo culturale che permettono lasopravvivenza di pratiche e tradi-zioni, così come la valorizzazione del legame identita-rio e di appartenenza alla comunità. L’artigianato,quando è un’espressione originale e non si abbassa aigusti commerciali dei canoni occidentali, ha questomerito. Similmente, è aumentato l’interesse per le ma-nifestazioni spirituali come il vudù ad Haiti o la Sante-ria a Cuba, i cui rituali sono stati nel passato spessostigmatizzati.

La storia avvincente di Haiti come primo Stato natodalla rivolta di schiavi neri è ancora visibile in tantissimisuoi monumenti come la Citadelle Laferrière e PalaisSans-Souci nel parco storico del Dipartimento delNord e altre numerose testimonianze disseminate pertutto il Paese. La cultura di Haiti si radica profonda-mente nei rituali vudù portati dall’Africa dagli schiavideportati e che ad Haiti hanno trovato nuova vita, in-contrandosi e mescolandosi, in un unico sincretismoreligioso, con il cristianesimo arrivato con i coloni eu-ropei, creando in questa maniera una cultura unica dimisticismo e credenze. Questi elementi sono perfet-tamente visibili nell’arte haitiana, dalla lavorazione del

ferro ai drapo in perline, conferendole un’aura a voltequasi macabra e altre gioiosa ed evocativa.

Tuttavia, come dimostra il caso di Cuba dove que-ste esperienze religiose sono state ampiamente adat-tate alle aspettative del turista, esse rischiano diperdere il loro valore di espressione culturale e spiri-tuale per cedere a una logica commerciale che di-storce. Inoltre, lo stesso turismo culturale quandoassume la forma di una invasione a luoghi storici emonumentali comporta i tipici problemi del classicoturismo di massa, con un pericolo legato anche al de-terioramento dei siti.

Gli stessi rischi possono manifestarsi ad Haiti, doveil turismo si inserisce in un contesto non particolar-mente favorevole al crocevia di un’intensa competi-zione nei Caraibi e in particolare con il suo scomodovicino, la Repubblica Domenicana. Tuttavia, questo èun turismo essenzialmente di massa, alla ricerca delprodotto di punta e comune alla maggior parte delledestinazioni balneari della regione: la spiaggia tropi-cale. Il turismo nei Caraibi è una vera e propria indu-stria: solo nel 2015 il numero di turisti internazionaliche hanno visitato la regione era di 24,1 milioni.

Haiti gode indubbiamente di una posizione geogra-fica vantaggiosa, essendo situata in un luogo estrema-mente attraente, ma l’immagine sfavorevole, di unPaese pericoloso, rimane un importante ostacolo allarinascita del turismo. Anche se questa percezione ne-gativa non sempre trova riscontro nella realtà. In unainchiesta condotta nel 2013 e somministrata a 2.231 vi-sitatori, i rispondenti hanno segnalato problemi relativialla qualità delle infrastrutture, disagi legati alla povertàcome casi di accattonaggio, ma solo il 3% dichiara diaver subito furti o qualche crimine. La principale diffi-coltà segnalata sta nel trovare hotel convenienti.

Secondo i risultati del rapporto del Global PeaceIndex del 2017, Haiti è la destinazione più sicura neiCaraibi, 83° tra i Paesi moderatamente sicuri, ma mi-gliore dei suoi vicini nella regione come Cuba, che sitrova all’88° posto, la Giamaica (92°) e Repubblica Do-minicana (99°). E più in generale nell’area dell’AmericaLatina, che è la più violenta del mondo, non comparenessuna città haitiana tra le 50 città più pericolose delmondo. I diversi governi che si sono succeduti hanno

Haiti è situata in un’area attraente, ma l’immagine diPaese pericoloso resta un ostacolo al turismo. Anche sequesta percezione negativa non sempre trova riscontronella realtà. In un’inchiesta, i visitatori hanno segnalatoproblemi relativi alla qualità delle infrastrutture, disagilegati alla povertà come casi di accattonaggio, ma soloil 3% dice di essere stato vittima di furti o crimine

30 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

cercato di incrementare il numero di visitatori ma l’in-stabilità e la povertà cronica rimandano di Haiti un ri-tratto desolante. Nel 2002 per attrarre investimentilocali e stranieri, il governo ha concesso l’esenzionetotale sul reddito per 15 anni e un’esenzione parzialeper i seguenti cinque anni per gli investitori nel settoredel turismo 8. E questo nonostante il turismo haitianostenti a decollare, anche se nel 2015 ad Haiti sono ar-rivati 515.804, il 4,2% del PIL nazionale, con un incre-mento del 10,9% rispetto all’anno precedente. Unnumero inferiore alle potenzialità se si pensa che soloa Labadie sono passati 673.501 crocieristi.

Ma congiuntamente all’instabilità politica ed eco-nomica cronica, i rischi naturali rappresentano un ul-teriore ostacolo agli investimenti nel turismo. Haiti èun Paese estremamente esposto ai disastri naturali 9.In particolare uragani e tempeste tropicali regolar-mente interessano il Paese creando grossi danni alleinfrastrutture balneari e nell’entroterra, in quest’ul-timo a causa dell’alto tasso di deforestazione. Le infra-strutture, inclusi trasporti, elettricità, acqua e serviziigienico-sanitari, sono anche essi esposti ai disastri na-turali. Gli operatori dei settori della ristorazione, delleescursioni e dell’artigianato sono in gran parte piccolee medie imprese con poco capitale e quindi una bassacapacità di resilienza. Inoltre, le catastrofi naturali sco-raggiano i visitatori a viaggiare verso le aree colpite. Isedimenti trascinati dallo straripamento dei corsi d’ac-qua defluiscono in mare rendendo gli ecosistemi ma-rini estremamente vulnerabili 10. Le maree contribui-scono alla normale erosione costiera e minacciano lestazioni balneari.

Con i cambiamenti climatici tutti questi fenomenisi intensificano notevolmente 11. Secondo le stime delMinistero del Turismo, dopo il passaggio dell’uragano

Matthew il 4 ottobre 2016, le perdite in termini di postidi lavoro nel settore del turismo sono state del 95%.Le donne sono state particolarmente colpite perchérappresentano la maggioranza nel settore. Le autoritàhanno quantificato il danno generale a quasi 2 mi-liardi di dollari.

Ma oltre a una fragilità “territoriale” è proprio lostato di vulnerabilità della popolazione locale che im-pone di non considerare il turismo al di fuori dei suoiimpatti socio-culturali. È importante quindi rifletteresullo sviluppo territoriale e il suo legame con l’attivitàturistica scegliendo una prospettiva partecipativa perevitare che ci sia un’enclavizzazione delle comunità lo-cali. La popolazione vulnerabile, separata dagli hotele resort di lusso da muri ricoperti di filo spinato e guar-die armate, di fronte a questi campi trincerati non puòche indignarsi a causa delle marcate differenze nel te-nore di vita tra i turisti e il resto della popolazione. Ciòpuò condurre a un atteggiamento inospitale e ostileverso un turismo che trasmette i comportamenti diuna società dei consumi e dei privilegi, irraggiungibile,elitaria ed esclusiva. Questa avversione unita alla fru-strazione per i salari bassi, la mancanza di lavoro e dipotere d’acquisto, può sfociare in atteggiamenti ag-gressivi. Ad esempio, il 19 gennaio 2016 a Labadie, lanave da crociera “Freedom of the seas” è stata co-stretta a tornare indietro sotto la pressione delle per-sone del luogo che chiedevano posti di lavoro. Attivitàche promuovono l’occupazione e che sono sensibili aquesto disagio devono essere intraprese per consen-tire alla popolazione di beneficiare dei frutti dell’indu-stria del turismo. È infatti la diffusa povertà il bacinodi utenza della criminalità e delle continue tensioni,proteste e manifestazioni che scoppiano di continuo,contribuendo alla cattiva reputazione di tutta Haiti.

Ma il livello di fiducia degli haitiani ver-so autorità locali e classi politiche spessocorrotte è molto basso. Lo stato di insalu-brità in cui versano la maggior parte dellecittà haitiane testimonia proprio la man-canza di pianificazione a livello territoriale.Le strade asfaltate sono poche e spesso incattivo stato e lasciano scollegate ampiezone dell’isola. A questa rappresentazionegià di per sé scoraggiante, ha contribuitoanche l’epidemia di colera che si è diffusanel 2010 e che ha mietuto migliaia di vit-time tra la popolazione. Ad Haiti attual-mente per sviluppare ulteriormente ilturismo di massa, dalle conseguenze co-munque estremamente discutibili, non cisono le condizioni (instabilità e mancanzadi infrastrutture, ...). Tuttavia per puntare suun rilancio del Paese le risorse sono molte-plici e non riguardano soltanto le 3 “S”. Cul-

Strutture danneggiate dopo il passaggio dell’uragano Matthew (UNDP).Nel 2016 l’uragano Matthew ha colpito la costa Sud del Paese, la Grand Ansee parte del Nord Ovest creando ingenti danni al turismo della zona

31HAITI | PARADISI PERDUTI?

tura, montagne, produzione agroalimentare, naturarappresentano delle fonti importanti di attrazione cherendono unico il contesto haitiano. È quindi urgentesviluppare dei sistemi di turismo non invasivi, alterna-tivi e inclusivi, considerando anche le difficoltà per lecomunità locali nel convertire il proprio sistema eco-nomico di riferimento da agricolo a terziario.

Questo cambiamento di rotta ad Haiti purtropponon è ancora visibile ma, al contrario, il modello do-minante non è ancora in discussione, mentre altriPaesi della regione stanno legiferando per mitigare gliimpatti troppo negativi del modello del turismo dimassa. Le pochissime leggi sugli standard di qualitàdei servizi turistici sono molto distanti dai principi e le

direttive coerenti con un modello di turismo sosteni-bile. Ancora una volta viene chiamata in causa la ne-cessità di scelte e di una pianificazione strategiche daparte dei decisori politici, di un governo e di un presi-dente della Repubblica che però sono duramentecontestati da un’opposizione agguerrita seppur divisae da una società civile sempre più stanca degli scan-dali di corruzione, mentre la povertà diventa semprepiù endemica. E, salvo per qualche iniziativa indivi-duale di qualche singolo innovatore, ONG o impren-ditore, l’instabilità politica sembra non lasciare treguatenendo il Paese nel pantano di una stagnazione dovediventa sempre più difficile progettare uno svilupposostenibile coerente ed efficace.

La popolazione vulnerabile, separata dagli hotel e resort di lusso da muri ricoperti di filospinato e guardie armate, di fronte a questi campi trincerati non può che indignarsi acausa delle marcate differenze nel tenore di vita tra i turisti e il resto della popolazione. Ciòpuò condurre a un atteggiamento inospitale e ostile verso un turismo che trasmette i com-portamenti di una società dei consumi e dei privilegi, irraggiungibile, elitaria ed esclusiva

Sans-Souci: monumentale palazzo dell'autoproclamato re del nord di Haiti, Henri Christophe. Nel 1842 un terremoto la ridusse inruderi. Tutta la zona del Nord di Haiti poggia su una faglia molto instabile ed è tuttora a rischio di sismi

32 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

Ridurre la pressione sugli ambienti fragili, ridistribuirei turisti sul territorio, modificare il loro comporta-mento in relazione alle risorse naturali alla base dellanostra esistenza, rispettare i valori culturali delle co-munità locali sono tra i valori fondanti del turismo so-stenibile. E di sviluppo sostenibile e di sostenibilità sicomincia a parlare alla fine degli anni ‘80 grazie alla re-lazione di G.H. Brundtlan (1987). Emerse allora una vi-sione diversa della crescita che teneva presente iproblemi legati al consumo eccessivo di risorse natu-rali. Le Nazioni Unite compresero queste istanze e learticolarono attraverso documenti e dichiarazioni.Queste preoccupazioni costrinsero i leader mondialiad affrontare tali problemi e venne organizzato il Sum-mit della Terra nel 1992 a Rio de Janeiro, in Brasile.Dieci anni dopo, nel settembre 2002, a Johannesburg,in Sudafrica, venne programmato il Vertice mondialesullo sviluppo sostenibile da cui scaturirono fonda-mentali raccomandazioni per ridurre la povertà e pro-teggere l’ambiente.

Da questo percorso sono arrivati i 17 obiettivi dellosviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals,abbreviati in SDGs), nell’ambito dell’agenda 2030 perlo sviluppo sostenibile, sottoscritta nel settembre2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Neldicembre dello stesso anno venne organizzata la con-ferenza sul clima di Parigi dove fu adottato il primo ac-cordo universale e giuridicamente vincolante sul climamondiale. Tutto ciò ha spinto la comunità internazio-nale a inserire il turismo sostenibile tra le righe dei 17SDGs da raggiungere entro il 2030.

Il turismo, infatti, come abbiamo più volte sottoli-neato, ha un grande potenziale per contribuire al rag-giungimento di uno sviluppo sostenibile e dei puntidell’Agenda 2030. Esso può favorire l’utilizzo respon-sabile delle risorse naturali e ambientali e agire comeun potente strumento per lo sviluppo delle comunitàe la riduzione delle disuguaglianze attraverso il coin-volgimento delle popolazioni locali e di tutti gli stake-holder. Inoltre il turismo può contribuire allo sviluppo

rurale e alla riduzione degli squilibri tra regioni dandoa tutte le comunità l’opportunità di prosperare nel loroluogo di origine.

Il turismo sostenibile ha il potenziale per far miglio-rare le infrastrutture (strade, fognature, reti idriche edelettriche), promuovere la rigenerazione delle aree di-smesse e preservare la cultura e il patrimonio naturale.Esso può rendere le città più “green” e gli insediamentiumani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili: «Un luogoche non fa bene ai suoi cittadini non va bene per i tu-risti» si legge nella brochure del’Organizzazione Mon-diale del Turismo (Come il turismo può contribuire agliobiettivi dello sviluppo sostenibile). E ancora, il turismoè un mezzo efficace per consentire ai Paesi in via di svi-luppo di prendere parte all’economia globale, stimo-lare comportamenti e modelli di consumo e diproduzione responsabili, consapevoli circa gli effetti el’influenza che hanno verso i cambiamenti climatici (adesempio riducendo il consumo di energia e passandoalle energie rinnovabili).

Lo sviluppo del turismo deve far parte della ge-stione integrata delle zone costiere al fine di conser-varne e preservarne i fragili ecosistemi. Il turismoresponsabile deve proteggere, ripristinare e promuo-vere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestirein modo sostenibile le foreste, la ricchezza della bio-diversità e il patrimonio naturale che sono spesso leragioni principali per cui i turisti visitano una destina-zione. Essendo uno dei settori economici più grandi ein più rapida crescita nel mondo, il turismo può con-tribuire a ridurre la povertà, a fornire reddito attra-verso la creazione di posti di lavoro, stimolare la

7. Quali proposte di turismosostenibile per Haiti

Il turismo ha un grande potenziale per contribuire al raggiungimento di uno svilupposostenibile e dei punti dell’Agenda 2030. Il turismo può favorire l’utilizzo responsabiledelle risorse naturali e ambientali e agire per lo sviluppo delle comunità, può contribuireallo sviluppo rurale e alla riduzione degli squilibri tra regioni, può far migliorare le infra-strutture, promuovere la rigenerazione di aree dismesse e preservare il patrimonio na-turale, può rendere le città più “green” e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, sostenibili

La Caritas diocesana di Nippes ha costruito su una spiaggiauno spazio per favorire lo sviluppo comunitario. Gli stand sonoutilizzati per vendere e cucinare il pesce per i turisti locali

33HAITI | PARADISI PERDUTI?

nascita di piccole e medie imprese responsabili e fa-vorire l’inclusione nel mercato del lavoro di donne egiovani. Il turismo può stimolare un’agricoltura più re-siliente, può promuovere la produzione, l’uso e la ven-dita di prodotti locali mentre le attività agricoletradizionali possono essere valorizzate attraversol’agriturismo. Le entrate fiscali provenienti dal turismopossono essere reinvestite in assistenza sanitaria e ser-vizi, nonché in educazione e formazione professionaleanche solo per rispondere alle esigenze di fornire alsettore personale qualificato. Infine, il turismo puòpromuovere la tolleranza e la convivenza pacifica,un’idea di società coesa, aperta allo scambio e all’in-tegrazione attraverso l’incontro tra persone di diversaestrazione culturale e religiosa.

In questo senso, i Caraibi sono conosciuti in tuttoil mondo come “paradiso tropicale” che, in una certamisura, rappresenta una percezione comune che puòunire tutti i Paesi della regione ma che non dovrebbefar perdere di vista unicità e differenze anche rilevanti.Il patrimonio culturale così come quello naturalisticohanno caratteri peculiari da Paese aPaese. La Dominica, ad esempio, hapuntato sull’ecoturismo non po-tendo contare su spiagge attraenti.La campagna pubblicitaria lanciatanegli anni ‘80 presentava il Paesecome l’isola dei 365 fiumi in antitesialla vicina Antigua che si vantava diessere l’isola delle 365 spiagge.

L’interesse per la cultura è final-mente emerso e tutti gli attori del turismo sembranoaver capito che il visitatore non ha gusti omologati,universali e manipolabili ma è un soggetto consape-vole in cerca di autenticità. Il valore distintivo di unasocietà post-schiavitù, con le sue radici nelle pratichepopolari, impregnate di spiritualità, un tempo trascu-rate o disprezzate, oggi trova un nuovo riconosci-mento e una lettura più attenta. Oltre all’artigianato,Carnevali e festival sono la testimonianza vivente delfervore popolare, sublimazione di un patrimonio cul-turale di matrice africana, europea o a volte medio-orientale, onnipresente nonostante la lontananza e ladiversità dei continenti.

La combinazione di natura e cultura è certo l’idealeper coloro che vogliono scoprire i diversi aspetti delPaese che visitano. Questo tipo di turismo responsa-bile consente un migliore scambio tra ospitanti e visi-tatori, che possono interagire e approfondire laconoscenza. Lo sviluppo turistico di Haiti non può pre-scindere da questi elementi e da una relazione di in-terdipendenza tra le zone montane e costiere peroffrire un’alternativa credibile e solida al turismo bal-neare di massa. La costa, con le sue spiagge tropicalie il divertimento, e la montagna, con le sue caratteri-

stiche di mistero, solitudine, sforzo, ed ecosistema,possono interagire e comporre un pacchetto distin-tivo.

In generale, c’è la necessità di riposizionare Haiti ri-spetto ai suoi beni: la storia, il paesaggio, la cucina e lefeste culturali. Haiti ha molte risorse che possono con-sentirgli di diventare una destinazione appetibile madeve mettere in atto una strategia di rilancio del settoreturistico incentrata su un alto livello di valore aggiuntoper essere in grado di posizionarsi in un contesto diconcorrenza molto dura e per sopperire alle proprie di-sfunzioni croniche come le infrastrutture carenti, l’in-stabilità politica ed economica e la difficoltà di accesso.

Il supporto alla piccola imprenditorialità potrebbeessere un buon volano per sviluppare il turismo re-sponsabile come si è visto in Kenya 1. Quando leaziende sono locali, tendono ad approvvigionarsi dafornitori anch’essi locali, favorendo così l’effetto mol-tiplicatore del turismo 2. Il risultato di questo mecca-nismo va al di là dei benefici economici, ma influenzaanche lo sviluppo dell’autostima 3. Nel caso di Haiti, al-

cuni autori propongono due tipi di attività imprendi-toriali che possono avvantaggiare la popolazionelocale: la creazione di guest house che rappresentanoun motore di sviluppo territoriale o addirittura di de-centralizzazione rispetto al sistema dei grandi resort,e lo sviluppo e la professionalizzazione dell’attività diguida turistica. Le guest house soddisfano le esigenzedi autenticità e contatto con la vita quotidiana dei lo-cali. Inoltre, richiedono un piccolo investimento finan-ziario per lo start up. La guida turistica, attraverso ilsuo ruolo di mediatore 4, può aiutare a demistificarealcuni dei preconcetti che i visitatori nutrono su Haiti.Inoltre, la ricca storia del Paese, in gran parte nonscritta, potrebbe essere resa più accessibile attraversole guide.

In generale, nel solco del turismo sostenibile adHaiti sono nate diverse proposte, la più recente èquella di sviluppare delle “vie a tema” come ad esem-pio la strada del cacao. È invece di più lungo corso ilprogetto di ecoturismo di montagna dell’Associationdes Paysans de Vallue (APV) a Petit-Goâve o la promo-zione del parco nazionale La Visite al cui interno sitrova un’incredibile foresta di pini e delle strutture ri-cettive sostenibili. In questo senso ancora molto biso-

Il supporto alla piccola imprenditorialità potrebbe essereun buon volano per sviluppare il turismo responsabile.Quando le aziende sono locali, tendono ad approvvigio-narsi da fornitori anch’essi locali, favorendo così l’effettomoltiplicatore del turismo. Il risultato di questo mecca-nismo influenza anche lo sviluppo dell’autostima

34 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

gna fare perché il turismo responsabile possa pren-dere piede e diventare una leva per il rilancio e il ri-scatto della “perla delle Antille”.

UNA BOZZA DI PROPOSTA DI TURISMORESPONSABILE PER IL NORD DI HAITI

Riprendendo quanto esposto nel Capitolo 5, la se-conda fase dello studio di fattibilità ha avuto l’obiettivodi selezionare alcune piste di lavoro individuate dopol’analisi del contesto. I criteri che hanno determinatola scelta sono stati: la realizzabilità nel medio periodoe rispetto all’impegno e al mandato di un’organizza-zione non profit e con una vision specifica come Cari-tas, l’implicazione proattiva dei vari stakeholder epotenziali partner, il valore aggiunto in termine di im-patto, il beneficio atteso rispetto al coinvolgimentodelle comunità locali e la coerenza rispetto ai principidel turismo responsabile e sostenibile.

In particolare ci si è concentrati su tre aspetti: il tu-rismo culturale, le attività di ricezione e micro impren-ditorialità e la promozione di percorsi guidati integratialle altre due componenti. Queste piste sono state ul-teriormente approfondite e secondo la metodo-logia della logica del progetto è stata avanzatauna prima breve nota concettuale che ha riguar-dato principalmente la costituzione di un luogoadibito ad attività culturali all’interno della cittàdi Cap-Haïtien. Più precisamente negli spazidell’ex ospedale militare ed ex prigione colo-niale si ritiene auspicabile la creazione di unospazio dedicato al Centro culturale Jacques Ste-phen Alexis. In questo percorso oltre alla Caritasdiocesana di Cap-Haïtien e all’organizzazioneCELIM, fondamentale è stata la collaborazionecon Architettura Senza Frontiere Piemonte el’ISPAN (Istituto per la Salvaguardia del Patrimo-nio Architettonico Nazionale), che hanno colla-borato per la parte tecnica.

Nel paragrafo seguente non vi presenteremotanto l’idea di progetto in sé, ma alcuni elementidi riflessione e aspetti critici emersi durantel’ideazione della proposta che ci hanno portatotalvolta ad abbandonare o a dubitare dell’effi-cacia di alcune scelte rispetto ad alcune macro-attività che inizialmente ci apparivano comepromettenti. Certo, riteniamo importante piùche riportare la proposta di intervento (ancorain cerca di partner interessati al finanziamento),ricapitolare i vantaggi e gli svantaggi che adessa sono legati. Infatti, l’intento di questo Dos-sier non è quello di promuovere un’idea che ab-biamo valutato “brillante” e incoraggiante, quan-to di raccontare un processo prima di tuttoesplorativo e di conoscenza che aveva l’ambi-

zione di perseguire un approccio di co-progettazioneil più possibile partecipativo.

In questo senso può essere utile mostrare anche gliostacoli riscontrati durante questa indagine, quandoguidati da preconcetti o buone pratiche idealizzatema fuorvianti rispetto al contesto, per quanto pervasidalle migliori intenzioni e dai principi più “sacrosanti”,si prendono delle piste (di lavoro) non sempre percor-ribili e piene di contraddizioni. In una certa misura,queste criticità affiorate svelano intrinsecamente i li-miti e le difficoltà di un lavoro di cooperazione e diprogettazione in un ecosistema complesso e a voltedistante rispetto a quello da cui proveniamo ma chesecondo i nostri filtri, incosapevolmente e inevitabil-mente, tendiamo a leggere e valutare come equipa-rabile. Se è vero quanto sosteneva, parafrasando, KarlPopper che ogni soluzione porta nuovi problemi,tanto vale accorgersene in tempo, pensarci prima eattrezzarsi. Anche se, in ogni caso, a ogni problema ri-solto se ne aprono di nuovi. ll risultato di questa spe-rimentazione, spogliato dagli aspetti non necessa-riamente indispensabili, viene presentato nella tabellaa partire dalla pagina seguente.

A Milot la guest house Lakou Lakay è un interessante e stravagantetentativo di sviluppare una struttura ricettiva alternativa

35HAITI | PARADISI PERDUTI?

Risultato atteso 1

Le attività dell’OGDNH (Organisation de Gestion de la Destination Nord d’Haïti) nella promozione del turismosostenibile sono state rafforzate e l’immagine del Paese migliorata.

MacroattivitàSostegno finanziario all’OGDNH nella promozione delle iniziative di turismo responsabile, creazione di nuovi iti-nerari e pacchetti naturalistici e culturali nel Nord e formazione di guide naturalistiche e culturali.

Vantaggi/Punti di forzaL’OGDNH ha già elaborato del materiale volto a promuovere soprattutto il turismo culturale (artigianato e prodottitipici) ma non ha fondi per diffonderlo. L’idea è di ampliare e rendere più specifica e indirizzata la comunicazione.La presenza di un aeroporto con voli dagli Stati Uniti a Cap-Haïtien può facilitare l’afflusso di turisti responsabilida quei Paesi. Per stimolare i turisti a passare più di una giornata a Milot e in generale nel Nord oltre al parco storicode la Citadelle Sans-Souci e il cortile Jissou de Lory si vogliono creare dei percorsi per visite naturalistiche e culturalinella zona per integrare e rafforzare l’offerta (la presenza di cascate e montagne rappresenta un’importante risorsa).Tra i luoghi da visitare nel Dipartimento: Lovanat presso Quartier-Morin, il bacino Waka di Port-Margot e il bacinodi Saint-Jacques a Plaine-du-Nord sono luoghi mistici per i praticanti del vudù. A Le Bois Caiman si è tenuto il primoincontro tra gli schiavi nella notte del 14 agosto 1791. A Plaisance c’è la sorgente del fiume Trois-Rivières e dellegrotte interessanti da visitare. A Limbé si trova un museo dedicato all’arte Taino e a Fort River si trova il monumentostorico costruito dopo l’indipendenza. A Cormier si trovano le cascate di Bassin Mambo e il forte Crête Rouge. Nelcomune di Limonade si trovano le Faussé Capois, il forte de La Natività, il cortile Cerca Borno e le cascate SantaMaria. Guide ad hoc dovrebbero venire formate per fornire questo tipo di servizio.

Svantaggi/Punti criticiL’OGDNH dovrebbe sostenersi con i finanziamenti raccolti dal settore privato e pubblico e non esclusivamente dafondi provenienti da progetti. Il turismo sostenibile è di nicchia e punta ad un target particolarmente responsabileche è numericamente limitato. Per poter giustificare i costi di un viaggio ad Haiti con le difficoltà che si trovano sulterritorio, dagli spostamenti agli alberghi, l’offerta deve essere organica e organizzata dentro un pacchetto di “turismosostenibile” che sia accessibile anche economicamente. Per quanto riguarda i nuovi itinerari essi sono sparsi pertutto il dipartimento in aree anche di difficile accesso per la condizione delle strade e c’è bisogno di mettere in piediun servizio ad hoc che possa servire a tutti gli interessati. Questi itinerari inoltre non sono sempre tracciati per cuinon facilmente raggiungibili a piedi. Similmente anche per le guide, va compreso come organizzare questo tipo diservizio e come sostenere i costi in maniera sostenibile.

LE PISTE DI LAVORO ELABORATE

Risultato atteso 2

L’offerta turistica in termini di accoglienza, strutture ricettive e di ristorazione, a Milot è cresciuta e consolidata.

MacroattivitàStrutturazione di un albergo diffuso a Milot.

Vantaggi/Punti di forzaLa città relativamente piccola e dotata di un centro piuttosto concentrato e la presenza di una rete informale di ap-partamenti da mettere a disposizione per il turismo, unita alla presenza di uno spazio della parrocchia vicino al parcostorico de la Citadelle, può rappresentare la premessa ideale per sviluppare e strutturare un’esperienza di albergodiffuso. L’idea è di riqualificare lo spazio davanti al patronato giusto di fianco all’entrata del parco storico per realizzareuna piazzetta aperta di giorno al pubblico, un chiosco per la distribuzione dell’acqua purificata, e costruire un postodi ristorazione che funga anche da reception per l’albergo diffuso. Gli appartamenti che potrebbero essere ristrut-turati per creare una rete di camere sono sufficientemente numerosi e in buono stato. Nell’albergo diffuso tramitestage si potrebbero inserire studenti degli istituti alberghieri e della facoltà di turismo dell’Università pubblica.

Svantaggi/Punti criticiLa gestione di un albergo diffuso con più proprietari e una parrocchia coinvolta rappresenta una sfida organizzativacomplessa specie se non c’è un’appropriazione da parte della comunità con una presa in carico del progetto. Dentrouno stesso ombrello dovrebbero cooperare privati che sono in competizione per accaparrarsi i turisti. Senza unreale senso di appartenenza e di solidarietà l’idea non può funzionare. Non tutti i proprietari hanno mostrato di-sponibilità a lasciare la gestione dei pasti al luogo di ristorazione comune, perché vorrebbero provvedere autono-mamente. La gestione di un luogo di ristorazione stessa da parte di una piccola parrocchia senza esperienza nelsettore risulta difficoltosa. I proprietari delle camere che dovrebbero fare parte dell’albergo diffuso sono personebenestanti, molte delle quali diaspora. L’impatto diretto sulle fasce vulnerabili della popolazione di Milot è relativo.

36 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

Risultato atteso 3L’offerta culturale nella città di Cap-Haïtien è stata ampliata e rafforzata.

MacroattivitàRistrutturazione degli edifici dell’ex ospedale militare di Cap-Haïtien e pianificazione di un programma di eventiper il centro culturale Jacques Stephen Alexis in collaborazione con l’Alleanza Francese e il Ministero della Cultura.All’interno del centro verrà realizzato un ristorante per promuovere la cucina tipica haitiana utilizzando i prodottilocali. Inoltre troverà spazio una boutique (spazio espositivo e di vendita) per l’eccellenza dei prodotti di artigianatohaitiani. In questa maniera si conta anche di contribuire a rafforzare la visibilità della rete di distribuzione dei pro-dotti artigianali e agricoli locali ed offrendo predisponendo un luogo adeguato.

Vantaggi/Punti di forzaÈ stato già realizzato uno studio preliminare coinvolgendo la popolazione locale per comprendere i bisogni dellazona. Il progetto PAST creerà un centro di documentazione che attirerà degli studenti. Il Ministero della Cultura el’ISPAN hanno un atteggiamento molto positivo rispetto ad una proposta che abbraccia più fattori culturali (dalladanza all’artigianato). Lo spazio, multifunzionale, può essere facilmente adattato all’organizzazione di eventi, espo-sizioni d’arte, seminari, boutique, ristorazione. Le attività economiche dovrebbero assicurare una maggiore sosteni-bilità al Centro culturale. Si prevede di situare un palco mobile nel cortile in modo da organizzare attività all’aperto.Il muro di cinta, ancora in buono stato, permette di mantenere il posto sicuro.

Svantaggi/Punti criticiLa presenza degli uffici di ISPAN e Ministero della Cultura apre la necessità di organizzare lo spazio ricreativo culturaleseparato da quello lavorativo. Ci sono delle infiltrazioni dal torrente che erode un lato del muro di cinta, che inondanouna parte del cortile. L’organizzazione del Centro culturale dentro uno spazio diviso tra due agenzie dello Stato puòessere difficoltosa in particolare per quanto riguarda la gestione di attività economiche come la ristorazione. Il restaurodell’ex prigione coloniale e la riabilitazione degli edifici dell’ex ospedale militare sono delle sfide tecniche anche in re-lazione ai materiali, come la calce e il legno, che scarseggiano ad Haiti. Inoltre la gestione degli appalti per la sceltadelle ditte per quanto riguarda le attività edilizie, in un Paese con un tasso altissimo di corruzione e mancanza di tra-sparenza, può essere molto rischiosa. Nel quartiere attorno al Centro culturale e lungo il torrente che costeggia ilmuro di cinta, la popolazione locale è molto povera e vulnerabile anche rispetto alle possibili alluvioni. Difficile e com-plesso, per quanto necessario, trovare il modo di rendere il Centro culturale accessibile e fruibile anche a loro. Attivitàad hoc sia di inclusione sociale che lavorativa, ma anche di gestione dei rischi e dei disastri, devono essere previste alfine di migliorare la loro condizione di vita.

Risultato atteso 4

Il patrimonio storico e culturale è stato ulteriormente valorizzato.

MacroattivitàCreazione di un museo dell’ex prigione coloniale di Cap-Haïtien in cooperazione con l’ISPAN.

Vantaggi/Punti di forzaGli spazi dell’ex prigione devono essere consolidati in quanto si tratta di ruderi da mettere in sicurezza per renderliaccessibili al pubblico. Un percorso guidato che narri la storia della prigione deve essere preparato in modo daconsentire la fruizione e facilitare l’elaborazione storica.

Svantaggi/Punti criticiLe vicende orrende che caratterizzarono l’ex prigione coloniale, utilizzata anche durante gli anni dell’invasione ame-ricana e della dittatura di Duvalier, sono ferite ancora aperte. La popolazione locale potrebbe rifiutarsi di affrontareun tema tanto sensibile, mentre il turista straniero che viaggia con le crociere potrebbe provare imbarazzo e nonvoler affrontare un passato coloniale tanto cruento. Inoltre quello spazio, proprio per il suo valore e significato, ètuttora usato per dei rituali vudù, e non è detto che la forma “occidentale” del percorso museale con pannelli sia lapiù adatta ad una cultura come quella haitiana, soprattutto orale. Inoltre, a livello tecnico, non ci sono ad Haiti ar-chitetti e ingegneri sufficientemente preparati per un lavoro di restauro conservativo.

Risultato atteso 5

Il numero di turisti internazionali che visitano la città di Cap-Haïtien è aumentato.

MacroattivitàAdattamento di uno spazio sicuro dentro l’ex prigione coloniale di Cap-Haïtien dove poter accogliere i turisti cro-cieristi provenienti da Labadie.

37HAITI | PARADISI PERDUTI?

Vantaggi/Punti di forzaNel grande cortile all’interno dello spazio dell’ex ospedale militare possono essere parcheggiati grandi autobus ei turisti stranieri provenienti da Labadie potrebbero visitare, se realizzati, il museo dell’ex prigione coloniale, ilCentro culturale Jacques Stephen Alexis con i suoi spazi espositivi. Inoltre, il centro storico della città, pulito e benconservato, con la sua cattedrale e gli edifici in stile coloniale dista pochi chilometri.

Svantaggi/Punti criticiAllo spazio dell’ex prigione che può essere sicuro se ben sorvegliato, va aggiunto un itinerario che comprende lavista del centro storico di Cap-Haïtien. Mettere in sicurezza quel percorso è più complicato e vanno coinvolti piùattori. I gruppi di turisti internazionali possono attirare la piccola criminalità.

Risultato atteso 6

Le attività imprenditoriali delle comunità locali nel settore del turismo sono state rafforzate.

MacroattivitàFinanziamenti a cascata a sostegno delle piccole imprese nel campo della produzione e trasformazione di prodottiagricoli (caffè, cacao, ananas, cipolle, manioca e arachidi) tipici locali e nel settore dell’accoglienza alberghiera perla creazione di guest house.

Vantaggi/Punti di forzaIl meccanismo pensato permette di stimolare lo start up di imprese, aumentare la produzione agricola e la ricezione.I prezzi delle guest house sarebbero più abbordabili rispetto a quelli medi degli hotel del Dipartimento e l’effetto po-sitivo sulla comunità locale dovrebbe essere maggiore. Inoltre questo finanziamento andrebbe a potenziare quellogià in essere previsto dalla Banca Mondiale con il progetto PAST creando una sinergia capace di amplificare l’impatto.

Svantaggi/Punti criticiI finanziamenti a cascata tramite presentazione di progetto stimolano la competizione e non la cooperazione tracomunità. Inoltre se non si prevedono degli approcci per favorire la partecipazione anche economica del beneficiarioal progetto proposto si crea un meccanismo assistenziale che tende ad essere poco trasparente e sfruttato in manieracinica ed egoistica dagli stessi partecipanti.

Risultato atteso 7

Il sistema di inserimento lavorativo degli studenti dell’UPNCH e degli istituti alberghieri è stato rafforzato.

MacroattivitàCreazione di stage per includere gli studenti nelle attività alberghiere e ristorative sviluppate durante il progetto.

Vantaggi/Punti di forzaL’impiego di un determinato numero di stagisti sarebbe facilmente assicurabile.

Svantaggi/Punti criticiGli stage così elaborati non sono parte di un sistema di stage strutturati in maniera automatica ma legati solo allepossibilità specifiche relative alle attività alberghiere e di ristorazione del progetto.

Lo studio di fattibilità si è poi concentrato solo suirisultati 3, 4 e 5, mentre gli altri obiettivi sono stati ac-cantonati non tanto perché non erano promettenti,quanto per convogliare gli sforzi creativi in una dire-zione circoscrivibile e non dispersiva. In particolare èstata valutata troppo rischiosa seppur affascinantel’idea di un albergo diffuso nella città di Milot. La col-laborazione con Architettura Senza Frontiere Pie-monte, che da parecchi anni lavora ad Haiti, è statafondamentale.

Sulla base dell’analisi dei bisogni effettuata dal-l’ISPAN nel progetto PAST consultando la comunità lo-cale e dopo un atelier con tutti gli attori coinvolti, si èelaborata una proposta architettonica rispetto alla de-stinazione degli spazi dell’ex ospedale militare ed exprigione coloniale di Cap-Haïtien. Secondo una prio-

ritizzazione decisa dai vari stakeholder il piano con-cettuale prevedeva di realizzare un luogo della me-moria restaurando l’ex prigione coloniale, riabilitandodue spazi per una biglietteria e per realizzare unaguest house per i visitatori.

Nello stabile dell’ex ospedale militare si intendevariabilitare e ricostruire i padiglioni per realizzare unasala multimediale e una biblioteca, una boutique pervendere l’artigianato locale, una sala espositiva, un ri-storante-caffetteria. Altre priorità erano la riqualifica-zione del cortile, il drenaggio del torrente e il posi-zionamento di un palco esterno per eventi e danza.Gli uffici amministrativi avrebbero trovato posto den-tro l’edificio dove ha sede l’ISPAN mentre una solu-zione abitativa alternativa andava trovata per i guar-diani.

38 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

CONCLUSIONI

Abbiamo visto, dentro questo percorso, che la stradaper sviluppare un turismo veramente efficace per ga-rantire la sostenibilità non è per niente scontato e facile.Deve tener presente le caratteristiche proprie di ognicontesto. Tuttavia le sperimentazioni ed esperienze disuccesso sono molte e incoraggianti. Ad ogni Paese èlasciato il compito di investire in questo approccio sa-pendo che l’interesse della comunità e cooperazioneinternazionale è alto e va in questa direzione.

Per Caritas questo campo di lavoro può sembrareinusuale, ma al contrario va nella prospettiva dello svi-luppo umano integrale e dell’enciclica Laudato si’.Senza un’idea di sviluppo sostenibile non ci può es-sere progresso né giustizia sociale. Gli ultimi sono pro-prio i primi ad essere esclusi da ogni crescita eco-nomica perché non hanno i mezzi culturali ed econo-mici per potersi adattare e integrare.

E questo sembra finalizzato a un’idea di progressodifforme. Ma proprio per questo il modello normal-mente proposto non ha senso. Il turismo normal-mente considerato tempo libero e quindi un “lusso”non necessario rispetto ai bisogni primari ha al con-trario un forte potenziale di cambiamento. Ma questopotenziale deve essere indirizzato verso un approccioveramente inclusivo, altrimenti diviene solo l’enne-simo miraggio.

Compito di ogni Caritas non è tanto di ignorare laportata di questa chance, quanto di assumere la re-sponsabilità forte di guidarne l’effetto. Ciò è partico-larmente vero nei Paesi in via di sviluppo, lasciati pra-ticamente soli rispetto a ogni orientamento valoriale.Attraverso questo Dossier con dati e testimonianzeabbiamo voluto affrontare alcune delle contraddi-zioni che un’idea di sviluppo sostenibile comporta,sicuri che le strade individuate possano aprire deicammini di riflessione fecondi.

Il mare di fronte alla spiaggia del progetto di turismo responsabile della Caritas diocesana di Nippes. Ogni anno viene organizzatala “festa dei pescatori”

39HAITI | PARADISI PERDUTI?

Agenda 2030 per lo Sviluppo SostenibileTurismo: strumento di sviluppo sostenibile e comportamento responsabile

L’Agenda 2030, approvata nel settembre 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite,concretizza l’orizzonte della comunità globale per uno sviluppo sostenibile, integrando in

una prospettiva inscindibile l’idea di sostenibilità economica, ambientale e sociale. Il turismoè uno di quei settori in cui questi tre elementi trovano una connessione particolarmente evidente:

è infatti a partire dalle bellezze naturali che l’attività turistica può essere sviluppata, fornendo la possibilità digenerare attività economiche. Tali attività possono avere un impatto sociale estremamente significativo sia inpositivo che in negativo: una società culturalmente diversificata può rappresentare un altro punto di forza sucui costruire un’offerta turistica appetibile, ma l’impatto dell’attività turistica sulla realtà sociale può essereassai importante soprattutto nell’offerta per grandi numeri di realtà sociali esotiche ma in qualche modo ad-domesticate e standardizzate. Non meno importante è l’impatto delle attività turistiche sull’ambiente stesso.Se infatti alcune stime parlano di un impatto del settore turistico soprattutto attraverso il contributo specificodelle emissioni di CO2 attribuibili al settore aereo, un recente studio di Nature sottolinea come i vari “costi na-scosti” del settore turistico porterebbero una valutazione del contributo totale all’emissione di gas climalterantiad aumentare di 2-4 volte rispetto alle stime precedenti.

Si tratta quindi di un settore con un altissimo impatto potenziale ambientale e sociale, e per il quale l’analisidi sostenibilità deve porsi una serie di questioni specifiche, oltreché quelle relative all’impatto in termini disviluppo dell’attività economica. Tale analisi deve radicarsi in primo luogo sui principi dell’Agenda 2030, e inparticolare al richiamo di un modello di sviluppo fondato sui diritti: quale sviluppo del settore turistico è pos-sibile in termini sostenibili, se sottrae alle comunità locali il controllo sulla propria cultura, riducendola ad unavetrina di visite frettolose, i cui benefici economici finiscono per ricadere soltanto su chi questi flussi turisticiorganizza e controlla. Uno sviluppo turistico sostenibile è dunque quello che in primo luogo restituisce allecomunità locali il diritto di valorizzare le proprie risorse culturali e ambientali in modo rispettoso e non distrut-tivo; e che su queste comunità locali riversa una giusta proporzione del guadagno che ne deriva. In questo ra-gionamento deve essere anche incluso il tema della “democratizzazione” della distribuzione dell’offertaturistica: i canali esistenti rendono infatti spesso quasi impossibile a offerte locali di raggiungere un pubblicopiù ampio. Sugli argomenti sopra menzionati le organizzazioni impegnate nel turismo responsabile, solidalee sostenibile svolgono un ruolo importantissimo nel segnalare come anche i nostri comportamenti nei periodidi riposo possano fare la differenza.

Il tema del turismo sostenibile è rappresentato anche negli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (OSS), chedell’Agenda 2030 rappresentano una (pur parziale) concretizzazione. L’obiettivo 8 dell’Agenda 2030 prevedeche bisogna «incentivare una crescita economica, duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena eproduttiva ed un lavoro dignitoso per tutti». Il turismo partecipa, infatti, alla crescita economica globale con1 su 11 posti di lavoro nel mondo. Il target 8.9 specifica che occorre «entro il 2030, elaborare e attuare politichevolte a promuovere il turismo sostenibile, che crei posti di lavoro e promuova la cultura e i prodotti locali».L’obiettivo 12 afferma che è necessario «garantire modelli sostenibili di produzione e consumo», specificandonel target 12.8.b di «sviluppare e applicare strumenti per monitorare gli impatti di sviluppo sostenibile per ilturismo sostenibile, che crei posti di lavoro e promuova la cultura e i prodotti locali». L’obiettivo 14 dichiarache bisogna «conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno svilupposostenibile»; il target 14.7 afferma infatti: «Entro il 2030, aumentare i benefici economici derivanti dall’uso so-stenibile delle risorse marine per i piccoli Stati insulari e i Paesi meno sviluppati, anche mediante la gestionesostenibile della pesca, dell’acquacoltura e del turismo».

La dimensione del turismo come strumento di sviluppo sostenibile e come sollecitazione a un comportamentoresponsabile da parte di ciascuno è questione ricorrente nella dottrina sociale della Chiesa: siamo chiamati adessere non “turisti” ma “viaggiatori”, non curiosi alla ricerca di fugaci occhiate sulle realtà incontrate, ma personein grado di confrontarsi rispettosamente con le realtà del mondo. Un approccio “sostenibile” in quanto rivoltoalla costruzione di una comunità umana, dove le diversità non rappresentano un ostacolo alle relazioni e allafraternità, ma diventano invece occasione di sperimentare concretamente la gioia dell’incontro e del dialogo,nel godere la bellezza di quanto è dato all’umanità: «L’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’uma-nità e responsabilità di tutti» (LS n. 95).

40 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

L’IMPEGNO DI CARITAS ITALIANA AD HAITI info: Ufficio America Latina e Caraibi – [email protected]

Caritas Italiana da gennaio 2010 a dicembre 2018 (Terremoto 2010, epidemia di colera, uragano Matthew2016) ha finanziato complessivamente 214 progetti di solidarietà, per un importo di oltre 24 milioni di euro (dicui 1.423.437,68 per spese di gestione, ovvero il 5,9% del totale utilizzato), pari al 96% degli oltre 25 milioniraccolti grazie alla colletta straordinaria promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana il 24 gennaio 2010.

La maggior parte dei progetti sono stati realizzati nelle zone più colpite dal sisma (Dipartimenti Ovest e Sud-Est), senza però dimenticare tutti gli altri Dipartimenti in cui è suddiviso il Paese (10 Dipartimenti – 10 diocesi).

Un ulteriore sforzo si sta producendo a causa dell’ultimo sisma di ottobre 2018 che ha colpito il Paese nei di-partimenti del Nord-Ovest e dell’Artibonite.

Ambito Importo (€) N. progetti % sul totale

ASSISTENZA SFOLLATI 2.820.192,85 5 11,7

FORMAZIONE E INCLUSIONE SOCIALE 8.591.307,18 53 35,5

SANITARIO 3.023.207,29 42 12,5

SOCIO-ECONOMICO 8.320.278,68 114 34,4

Totale progetti 22.754.986,00 214 94,1

GESTIONE 1.423.437,68 5,9

Totale 24.178.423,68 214 100,0

41HAITI | PARADISI PERDUTI?

NOTEIntroduzione

1 Vedi anche: AA.VV., L’era della consapevolezza. La responsa-bilità indiretta: un nuovo principio per cambiare il mondo,Edizioni Messaggero Padova, 2010.

2 Messaggio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Mi-granti e gli Itineranti per la Giornata mondiale del Turismo2016 (27 settembre).

3 Messaggio per la 12ª Giornata Nazionale per la Custodiadel Creato (1 settembre 2017).

4 Ibidem.

1. Il problema a livello internazionale1 Utopie Onlus, Crescita e Sviluppo.

http://www.utopie.it/sviluppo_umano/crescita_e_svi-luppo.htm

2 Oxfam e Development Finance International, 2018.3 Utopie Onlus, Crescita e Sviluppo.

http://www.utopie.it/sviluppo_umano/crescita_e_svi-luppo.htm

4 La disuguaglianza nel mondo e in Italia. Dati, cause e solu-zioni, 8 marzo 2018, Matteo Margheri, Le Nius.www.lenius.it/disuguaglianza-nel-mondo/

5 Rapporto Brundtland Our Common Future, 1987, Commis-sione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo (WCED).

6 Elkington J., Kreander N., Stibbard H. (1999), A Survey of Com-pany Environmental Reporting, The 1997 Third InternationalBenchmark Survey, in Bennett M., James P. (a cura di) Sustai-nable Measures. Evaluation and Reporting of Environmentaland Social Performance, Sheffield, Greenleaf Publishing.

7 World Travel & Tourism Council: Travel & Tourism Power andPerformance, September 2018, p. 1.

8 World Travel & Tourism Council: Travel & Tourism Power andPerformance, September 2018, p. 6.

9 Making Tourism More Sustainable, A Guide for Policy Makers,UNEP, 2005, p. 13.

10 Terminal Evaluation of the UNEP Project, Sherry Heileman,2015, p. 43.

11 Associazione Italiana Turismo Responsabile, AITR, 2005.12 World Travel & Tourism Council: Travel & Tourism Power and

Performance, September 2018, p. 13.13 Making Tourism More Sustainable, A Guide for Policy Makers,

UNEP 2005. p. 3.14 Cos’è il turismo sostenibile, Anna De Simone, 5 luglio 2015.

https://www.ideegreen.it/cos-e-turismo-sostenibile-59337.html)

2. Il problema a livello regionale e nazionale1 Il Turismo delle isole dei Caraibi: un percorso verso la continua

servitù coloniale, Études caribéennes, Alfred Wong, 2015.2 Zapata J.A., Caribbean Strips: Tourism’s unfulfilled promise,

2007.http://download.holcimfoundation.org/1/docs/F07/WK-Tour/F07-WK-Tour-zapata02.pdf

Canterbury, D., Globalization, inequality and growth in theCaribbean, Canadian Journal of Development Studies, 2005.

3 Conway D. and Timms B.F., Re-branding alternative tourismin the Caribbean: The case for “Slow Tourism”, Tourism andHospitality Research, 2010.

4 Vedi, ad esempio, Anon, Crime threatening Caribbean tou-rism, Reuters-UK, 29 October 2002.http://www.latinamericanstudies.org/caribbean/baha-mas-crome.htmMcElroy e Roccanti, 2005; McElroy et al., 2007; Griffin, 2010;Padilla e McElroy, 2010; Jessop, D., Tourism, crime and theCaribbean economy, Dominican Today – Dominican Repu-blic, 19 October 2012.http://www.dominicantoday.com/dr/opinion/2012/10/19/45498/

5 Jules, L., et K. T. Laplanche, Le tourisme en Haïti: diagnostic,stratégies, perspectives, présenté dans le cadre de Tourismeet développement durable, Université Quisqueya, Haiti,2006, CEREGMIA: 281-304.

6 Ibidem.7 Ibidem.8 Séraphin H., Le tourisme: L’ouverture pour le peuple de Tous-

saint ?, Paris, Publibook.9 Laguerre V. B., Renforcement institutionnel de FONDTAH pro-

jet de promotion du tourisme communautaire dans le dépar-tement du Nord d'Haïti, Plan stratégique, composante II,Fondation pour le développement du tourisme alternatif enHaïti, FONDTAH, 2009.

10 Dehoorne O. and Augier. D., Toward a new tourism policyin the French West Indies: The end of mass tourism resortsand a new policy for sustainable tourism and ecotourism,Études caribéennes, n. 19: 1-16, 2011.http://etudescaribeennes.revues.org/5262

11 Dupont L., Cointégration et causalité entre développementtouristique, croissance économique et réduction de la pau-vreté: cas de Haïti, revue Études caribéennes, n. 13-14, 2009.https://etudescaribeennes.revues.org/3780

12 World Travel & Tourism Council: Minimising the impact of2017 hurricane season in the Carribean’s tourism sector, April2018, p. 7.

13 International Labour Organization, ILOSTAT database, dataretrieved in September 2018.

14 Ministero del Turismo, 2011.15 World Travel & Tourism Council: Minimising the impact of

2017 hurricane season in the Carribean’s tourism sector, April2018, p. 15.

16 World Travel & Tourism Council: Economic Impact 2018 Haiti,p. 4.

17 Olsen J. J., Enjeux du Tourisme durable en Haïti face au pa-radigme actuel en gestion de sites à haute valeur culturelle.Le cas du Parc National Historique: Citadelle, Sans Souci, Ra-miers, 16th ICOMOS General Assembly and InternationalSymposium: Finding the spirit of place – between the tangi-ble and the intangible, 29 september – 4 october 2008.,Québec, Canada.http://openarchive.icomos.org/173/

18 Ministero del Turismo, 2003.

42 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

19 Sarrasin B., Madagascar: un secteur minier en émergence,entre l’environnement et le développement. Afrique Contem-poraine, (208), hiver: 127-144, 2003.Sarrasin B., Économie politique du développement minier àMadagascar: l’analyse du projet QMM à Tolagnaro, n. 17(2),septembre: 1-14, Fort-Dauphin, Vertigo, 2006.http://vertigo.revues.org/index2401.html

20 Jeannite S. et Lapointe D., La production de l’espace touristi-que de l’Île-à-Vache (Haïti): illustration du processus de déve-loppement géographique inégal, Études caribéennes, 2016.

5. Il caso-studio di Cap-Haïtien1 Pourtois J., La “ricerca-azione” in pedagogia, in Becchi E. e

Vertecchi B., Manuale critico della sperimentazione e dellaricerca educativa, Milano, Franco Angeli, 1984.

6. Lo sviluppo del turismo: avvertenze1 Castells M., L’ère de l’information. Fin de millénaire, Paris, Fa-

yard, vol. 3, 1999.2 Dehoorne O., Tatar C. et Theng S., Lorsque le tourisme s’oc-

cupe de la pauvreté, revue Etudes Caribéennes, n. 24-25, 2013.3 Mwase N., Tourism flows to Caribbean islands: an empirical

note, Applied Economics Letters, 20 (10): 957-965, 2013.World Economic Forum, The Travel & Tourism Competitive-ness Report 2013: Reducing Barriers to Economic Growth andJob Creation, Insight Report, Geneva: 517 p., 2013.

4 Dahles H. and Bras K. (eds.), Tourism and Small Entrepre-neurs. Development, National Policy, and EntrepreneurialCulture: Indonesian Cases, New York, Cognizant Communi-cation Corporation, 1999.Croes R. and Vanegas M., Cointegration and causality bet-ween tourism and poverty reduction, Journal of Travel Re-search, 2008.

5 Dehoorne O., Tourisme, travail, migrations : interrelations etlogiques mobilitaires , Revue Européenne de Migrations In-ternationales (REMI), 2002.

6 Roessingh C., Duijnhoven H. and Berendse M., CaribbeanDelight: Moving beyond the sustainability discourse in tou-rism, Journal of Tourism research, 2008.

7 Sarrasin B. et J. Tardif, Écotourisme et ressources naturellesà la Dominique. La cogestion comme pratique novatrice,Téoros, 2012.

8 Gouvernement de la République d'Haïti, Loi portant sur leCode des Investissements modifiant le Décret du 30 Octobre1989 relatif au Code des Investissements, Port-au-Prince,Haïti: 21 p., 2002.

9 Granvorka C. and Saffache P., Risk Management and Disa-ster Mitigation: A Case study Applied to Haiti, Études caribé-ennes, 2010.

10 Saffache P., Micro-insularité et dégradations des milieux ma-rins: l’exemple de la Caraïbe. Études caribéennes, 5 Décem-bre 2006.

11 Nurse L., McLean R.F., Agard J., Bibruglio L.P., Duvat V., Pe-lesikoti N., Tompkins E. et Webb A., Climate Change 2014:Impacts, Adaptation, and Vulnerability, Chapter 29, SmallIslands, Contribution of Working Group II to the Fifth As-sessment Report of the Intergovernmental Panel on Cli-mate Change, 2014.

7. Quali proposte di turismo sostenibile per Haiti1 Mshenga P. and Owuor G., Opportunities for micro and

small scale businesses in the tourism sector: The case of theKenya coast, KCA Journal of Business Management, 2(2):52 – 68, 2009.

2 Séraphin H., Private and public sector initiative for the deve-lopment of entrepreneurship in Haiti: The tourism industry,shouldn’t it be the priority, 2nd International Conference insocially responsible and sustainable entrepreneurship andinnovation, University of Southampton, 2012.

3 Salazar N.B., Building a “Culture of Peace“ through Tourism:Reflexive and analytical notes and queries, Universitas Hu-manística, vol. 62: 319 – 333, 2006.

4 Rabotic B., Tourist guiding in contemporary tourism, Thèsede Doctorat de l’Université Singidunum de Belgrade, 2009.

43HAITI | PARADISI PERDUTI?

Una guida fuori dai ruderi del palazzo Sans Souci, eretto nel1805 dopo l'indipendenza da Henri Christophe

La chiesa della parrocchia di Milot all’interno del parco sto-rico nazionale la Citadelle-Sans Souci

Il turismo può esprimere un forte potenziale in termini di crescita, ma se non è il ri-sultato di un approccio sostenibile può accentuare le disuguaglianze, favorire laconcentrazione del capitale in poche mani, incoraggiare fenomeni di land grabbinge lo spopolamento delle zone rurali, sostenere l’utilizzo di manodopera sottopagata,creare gravi danni all’ambiente e alle culture locali.

In questo Dossier si affrontano alcune contraddizioni che i modelli di sviluppocomportano approcciando il tema del turismo. Caso studio: Haiti, il più poverodei Paesi dei Caraibi. E il più “discriminato”, nonostante le grandi risorse, una storiaricca e un presente travagliato.

Nei Caraibi, come in altre parti del mondo, i principali beneficiari del turismo sonospesso le imprese transnazionali, che sfruttano tali dinamiche.

In alternativa a queste forme distruttive di turismo di massa, sempre più si stannoproponendo delle iniziative di turismo sostenibile e responsabile con il fine di in-tegrare nelle scelte di sviluppo, in maniera partecipata, le comunità locali, facen-done i primi beneficiari e i protagonisti del proprio empowerment.

Un sistema, però, che si può reggere solo se c’è rispetto di fondo per la diversitàculturale, se c’è la volontà dell’incontro e della conoscenza reciproca.

www.caritas.it

Tutti i dossier sono disponibili su www.caritas.it; shortlink alla sezione: http://bit.ly/1LhsU5G):

1. GRECIA: Gioventù ferita – Gen 20152. SIRIA: Strage di innocenti – Mar 20153. HAITI: Se questo è un detenuto – Apr 20154. BANGLADESH, INDIA, SRI LANKA, THAILANDIA: Lavoro

dignitoso per tutti – Mag 20155. BOSNIA ED ERZEGOVINA: Una generazione alla ricerca di pace

vera – Giu 20156. GIBUTI: Mari e muri – Giu 20157. IRAQ: Perseguitati – Lug 20158. REPUBBLICA DEL CONGO: «Ecologia integrale» – Sett 20159. SERBIA E MONTENEGRO: Liberi tutti! – Ott 201510. AFRICA, AMERICA LATINA, ASIA: Un’alleanza tra il pianeta e

l'umanità – Dic 201511. HAITI: Concentrato di povertà – Gen 201612. AFRICA SUB-SAHARIANA: Salute negata – Feb 201613. SIRIA: Cacciati e rifiutati – Mar 201614. NEPAL: Tratta di esseri umani. Disumana e globale – Apr 201615. GRECIA: Paradosso europeo – Mag 201616. HAITI: Rimpatri forzati – Giu 201617. ASIA: Per un’ecologia umana integrale – Sett 201618. ARGENTINA: Il narcotraffico come una metastasi – Sett 201619. ASIA: Diversa da chi? – Ott 201620. EUROPA: Generatori di risorse – Nov 201621. AFRICA OCCIDENTALE: Divieto di accesso – Dic 201622. HAITI: Ripartire dalla terra – Gen 2017

23. ALGERIA: Purgatorio dimenticato – Feb 201724. SIRIA: Come fiori tra le macerie – Mar 201725. NEPAL: Il terremoto dentro – Apr 201726. Un mondo in bilico – Mag 201727. VENEZUELA: Inascoltati – Lug 201728. FILIPPINE: Il futuro è adesso – Sett 201729. TERRA SANTA: All’ombra del muro – Sett 201730. ASIA: Per un lavoro dignitoso – Ott 201731. KOSOVO: Minoranze da includere – Nov 201732. AFRICA: Fame di pace – Gen 201833. BALCANI: Futuro minato – Feb 201834. SIRIA: Sulla loro pelle – Mar 201835. HAITI: Una scuola per tutti – Mar 201836. NEPAL: In cerca di dignità – Apr 201837. La rivoluzione dei piccoli passi – Mag 201838. GIORDANIA: Rifugiati: la sfida dell'accoglienza – Giu 201839. MAROCCO: «Partire era l'unica scelta» – Lug 201840. FILIPPINE: Indigeni, diritti, cura del creato – Ago 201841. KENYA: Democrazia in cammino – Ott 201842. BALCANI: Minori migranti, maggiori rischi – Dic 2018