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Anche se ancora lontano, il pro-getto della banca paperless è un obiettivo verso cui tutte le banche, grandi o piccole, si stanno muovendo. Attraverso percorsi diversi e articolati, ma che riguardano sempre due im-portanti sfere dell’attività ban-caria: l’efficientamento interno, cui si collega un minore rischio operativo, e il rapporto con la clientela, oggi sempre più digi-talizzata e aperta a una relazione 2.0. Due strade complementari cui le banche si approcciano con priorità differenti. «Spesso sono le dimensioni della banca a fare la differenza – racconta Luigi Fo-glia, Delegato territoriale per la sede di Lecce e Responsabile della conservazione digitale di ANORC. Le realtà più piccole, infatti, hanno mediamente pre-ferito partire dalla digitalizzazio-ne delle procedure interne con la produzione di documenti na-tivamente informatici, meno nu-merosi rispetto a quelli presen-ti nei grandi istituti, che hanno portato a un risparmio di costi in termini di economia della carta

ma soprattutto un miglioramen-to dell’efficienza interna e dei processi di gestione documen-tale. Il risultato è un minore ri-schio operativo, un alto livello di correttezza dei documenti e una interoperabilità tra le varie funzioni della banca molto più estesa, grazie alla condivisione dei documenti in formato elet-tronico».

Dalla carta al digitale: i rischiSicuramente le banche che hanno deciso di partire dalla dematerializzazione dei docu-menti hanno dovuto ridefinire i processi e le responsabilità sul controllo del ciclo di vita del documento. «I rischi non man-cano – prosegue Foglia – ad esempio acquisendo la copia per immagine di un documento cartaceo si perdono tutti quegli elementi che si possono riscon-trare solo sulla carta, come la profondità del solco di una fir-ma, la pressione esercitata, etc. che possono essere utili nei casi di disconoscimento di una sot-toscrizione».

Il paperless volano per l’identità digitaleLA BANCA PAPERLESS NON È UNA RIVOLUZIONE, MA

L’EVOLUZIONE DI UN NATURALE PERCORSO VERSO LA

DIGITALIZZAZIONE CHE LE BANCHE STANNO COMPIENDO GIÀ

DA TEMPO, FIN DALLA INTRODUZIONE DELL’INTERNET BANKING,

COME AFFERMA ANDREA LISI, PRESIDENTE DI ANORC. UN

AMMODERNAMENTO CHE SI LEGA A UN PROGETTO MOLTO PIÙ

AMPIO E CHE INTERESSA TUTTO IL PAESE: LO SVILUPPO DI UN

SISTEMA PUBBLICO DI IDENTITÀ DIGITALE.

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La garanzia della conservazione digitale a normaEd è qui che entra in gioco la conservazione digitale, già adottata dal 55,6% delle 18 ban-che intervistate nel 2013 da ABI Lab in occasione della survey sul tema dematerializzazione, i cui principali risultati sono riporta-ti all’interno delle Linee Guida per la conservazione digitale in banca cui ha contribuito anche ANORC. «Le nuove regole tec-niche ormai non pongono più barriere alla validità dei docu-menti cartacei acquisiti elettro-nicamente e, naturalmente, con-validano quelli dematerializzati ab origine – conferma Andrea Lisi, Presidente di ANORC. L’e-quivalente documento in for-mato digitale, infatti, è immodi-ficabile e, grazie alla marcatura temporale permette di datare in modo certo il documento digi-tale prodotto». Solitamente, la conservazione sostitutiva è un processo dato in outsourcing (44,4% del campione) e i princi-pali documenti conservati sono

quelli interni alla banca, anche se si iniziano a vedere archiviazioni di do-

cumenti relativi all’iter di conto corrente, deposito titoli, incassi e pagamenti.

Firma digitale: una autenticazione forte ancheper i processi interniNaturalmente, per garantire una maggiore sicurezza e validità ai documenti digitali il percorso mi-gliore sarebbe quello della dema-terializzazione ab origine, strada percorsa attraverso l’adozione del-la firma digitale: sempre secondo la survey ABI Lab, quasi la totalità delle banche, d’altronde, si è già dotata di strumenti adeguati alla sottoscrizione “forte” dei docu-menti (94,4%,), spesso dedicata agli stessi dipendenti della banca (nel 72,2% dei casi) per la gestione e la conservazione dei documen-ti interni (libro inventari, giornale bollato e documenti societari), ma anche per offrire ai clienti (nel 33,3% dei casi) la possibilità di ap-

DATA CERTA PER I DOCUMENTI INFORMATICI, O CHE DIVENTANO TALILa marca temporale rappresenta una garanzia normativa che le banche non hanno esitato a utilizzare: secondo i dati ABI Lab 2013, infatti, il 66,7% delle banche intervistate già utilizza la marca temporale, mentre l’11,1% prevede di introdurla a breve. Inoltre, per il 73% delle 18 banche cam-pione la marca temporale è usata per documenti relativi a garanzie reali e personali e alla cessione del credito, men-tre nel 27% dei casi è estesa anche alle pratiche di mutuo, moratorie, anticipo fatture e ordini di derivati OTC.

PER GARANTIRE UNA

MAGGIORE SICUREZZA E

VALIDITÀ AI DOCUMENTI

DIGITALI IL PERCORSO

MIGLIORE SAREBBE

QUELLO DELLA

DEMATERIALIZZAZIONE

AB ORIGINE

Andrea Lisi, Presidente di ANORC

USO DELLA MARCA TEMPORALE

Fonte: ABI LAB, Tavolo di Lavoro Documento Elettronico, 2013

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porre la loro firma su RID, docu-mentazione di cassa, contratti di deposito titoli o mutuo.

Le big scelgonola firma grafometricaMa alla firma digitale si affianca una seconda tipologia di firma: quella grafometrica. «Le banche maggiori, ad esempio, hanno puntato molto sull’adozione di soluzioni di firma avanzata gra-fometrica – precisa Foglia. Sicu-ramente è un processo costoso, in quanto richiede un supporto informatico, un dispositivo per l’acquisizione dei dati grafome-trici, sistemi informativi aggior-nati e nuova tecnologia di spor-tello. Ma l’esperienza di utilizzo di tali sistemi, molto vicina alla classica sottoscrizione su carta, ha generato una positiva acco-glienza dei clienti, in particolare nei casi di grandi banche retail».

Il paradosso: la cartanon scompareAll’interno di questo percorso virtuoso verso la banca paper-less, tuttavia, la firma grafome-trica mostra ancora un fianco scoperto, costringendo gli istitu-ti bancari a non eliminare total-mente la carta. «Le nuove regole tecniche sono molto stringenti riguardo all’utilizzo della firma grafometrica e della Firma Elet-tronica Avanzata anche dal pun-to di vista organizzativo – com-menta Foglia. La banca, infatti, prima di poter rendere valida la firma deve identificare il sogget-to, acquisire copia della sua car-

I NUMERI DELLA FIRMA GRAFOMETRICACresce il numero di banche che utilizza la firma grafometrica nelle proprie filiali, grazie ai tanti progetti pilota avviati nel 2012 che negli anni successivi hanno trovato applicazione concreta: in base ai dati ABI Lab, il 35,3% degli istituti, infat-ti, la utilizza grazie alla installazione di un numero variabile di tablet allo sportello, analoga percentuale di banche ha in corso progetti pilota, mentre la restante quota del campio-ne non ha introdotto lo strumento sia per vincoli di carattere normativo sia per motivi di costo e fattori interni organizzativi. Chi l’ha predisposta, inoltre, la utilizza principalmente per sot-toscrivere i documenti contabili e per la documentazione di cassa, mentre la sottoscrizione di contratti per servizi di conto corrente, di banca multicanale per privati e di gestione di car-te di debito e prepagate rimangono ambiti di applicazione marginali, probabilmente per i possibili impatti derivanti da eventuali controversie giudiziarie.

LE BANCHE MAGGIORI

HANNO PUNTATO MOLTO

SULL’ADOZIONE DI SOLUZIONI

DI FIRMA AVANZATA

GRAFOMETRICA, UN

PROCESSO COSTOSO,MA CHE

HA TROVATO UNA POSITIVA

ACCOGLIENZA DEI CLIENTI

Luigi Foglia, Delegato territoriale per la sede di Lecce e Responsabile della conservazione digitale di ANORC

UTILIZZO DELLA FIRMA GRAFOMETRICA

Fonte: ABI LAB, Tavolo di Lavoro DocumentoElettronico, 2013

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ta di identità e conservarla per almeno 20 anni, deve rendere pubbliche e trasparenti le condi-zioni d’uso della firma e ottene-re la approvazione da parte del cliente tramite la sottoscrizione di un documento che spesso re-sta cartaceo».

Una forte validità giuridicaQuesto iter può essere visto dalle banche come un rallenta-mento alla adozione della firma grafometrica, ma necessario alla tutela della clientela. «Tuttavia, oggi questa nuova tecnologia di

firma è più robusta, dal punto di vista probatorio, rispetto a quella applicata su un documento car-taceo, in quanto garantisce la ap-partenenza della firma e riduce i rischi di contenzioso – prosegue Lisi. Ecco perché, nonostante qualche indugio iniziale relativo alla validità giuridica ottenibile con la firma digitale, oggi, la fir-ma grafometrica, grazie alla soli-dità di questo processo di firma dal punto di vista giuridico, può aprire le porte alla firma digitale in remoto anche per la sottoscri-zione online dei contratti, in linea con quanto predisposto anche dal regolamento eIDAS sull’i-dentificazione elettronica, già in vigore e verso cui deve tendere tutta l’Unione Europea».

I contratti si sottoscrivonoonlineL’utilizzo remoto della firma digita-le è e sarà quindi la vera evoluzio-ne di questi ultimi anni. Secondo i dati della survey ABI Lab, già quasi la metà delle banche l’ha attivata

ANORC (Associazione Nazionale per Opera-tori e Responsabili della Conservazione digita-le dei documenti) dal 2007 mette in comunica-zione e canalizza le conoscenze e i bisogni di aziende, enti pubblici, professionisti ed esperti che operano, con diversi ruoli, nella Demate-rializzazione e Conservazione digitale dei do-cumenti: con quasi 400 soci e 22 sedi territo-riali ANORC opera affinché questo processo - che è alla base di qualunque progetto effica-ce di innovazione - sia gestito correttamente e in sicurezza. www.anorc.it

OGGI LA FIRMA

GRAFOMETRICA, GRAZIE

ALLA SOLIDITÀ DI QUESTO

PROCESSO DI FIRMA DAL

PUNTO DI VISTA GIURIDICO,

PUÒ APRIRE LE PORTE

ALLA FIRMA DIGITALE IN

REMOTO ANCHE PER LA

SOTTOSCRIZIONE ONLINE

DEI CONTRATTI

FIRMA GRAFOMETRICA: COSA SI FIRMA

I DOCUMENTI DELLA FIRMA DIGITALE

Fonte: ABI LAB, Tavolo di Lavoro Documento Elettronico, 2013

Fonte: ABI LAB, Tavolo di Lavoro Documento Elettronico, 2013

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sia per i dipendenti (44,4% dei casi), sia per i clienti (38,9%). «Sono tanti i clienti che richiedono pro-cessi di firma digita-le anche per i servizi avanzati di home banking – aggiunge Foglia – ed è sor-prendente che la fa-

scia di clientela under 30 e over 60 (spesso aiutati dai più giovani), sia quella che ricerca maggiormente questa nuova tecnologia di firma remota».

Aumentare la sicurezzaper consolidare gli obiettiviIntanto bisogna aspettare che il Garante della Privacy esprima il suo giudizio sull’utilizzabilità, senza verifica preliminare, di una soluzione di firma biome-trica (tramite un provvedimento

AIFAG (Associazione Italiana Firma elettronica Avanzata, Biometrica e Grafometrica) si pone l’obiettivo di promuovere e sostenere nel merca-to delle firme l’adozione di standard sicuri e interoperabili e di stilare e fornire delle linee guida e delle best practice sull’utilizzo corretto della firma elettronica avanzata, biometrica e grafometrica, coinvolgendo sia le aziende della domanda che dell’offerta. www.aifag.org

generale posto in consultazione pubblica il 21 maggio 2014) ma, sicuramente, queste tecnologie di firma potranno essere ulte-riormente validate grazie alla at-tuazione del progetto nazionale SPID (Sistema Pubblico di Iden-tità Digitale) e diventare volano per la realizzazione della identi-tà digitale. «Ma bisogna investi-re per rendere solidi questi bina-ri – conclude Lisi. Anche solo un caso di firma grafometrica mal utilizzata potrebbe creare un’e-co negativa tale da rivelarsi de-leteria, ecco perché è necessa-rio che le banche si impegnino a rafforzare i sistemi di sicurezza, così da rendere non aggredibili i dati, e investire sulla usabilità della tecnologia: servono per-sone qualificate, formate e che pongano forte attenzione alla sicurezza informatica».

G.C.

FIRMA DIGITALE PER DIPENDENTI E CLIENTI

Fonte: ABI LAB, Tavolo di Lavoro Documento Elettronico, 2013

FIRMA GRAFOMETRICA, F.E.A. E FIRMA DIGITALE REMOTAUna volta posta la firma del cliente sul tablet, la tecno-logia di firma grafometrica permette alle banche di ot-tenere diversi scopi: il più comune, secondo i dati della survey ABI Lab, è applicarla a un processo di creazione di Firma Elettronica Avanzata (71,4%), segue la semplice sottoscrizione di contabili (35,7%), mentre solo nel 14,3% delle banche è impiegata come mezzo di autenticazione all’interno di un processo di firma digitale.