Dopo la primavera

44
Dossier Dopo la Primavera

description

I documenti raccontano - Marcheno

Transcript of Dopo la primavera

Page 1: Dopo la primavera

Dossier

Dopo la Primavera

Page 2: Dopo la primavera

2

Progetto i documenti raccontano

Progetto della Regione Lombardia Direttore progetto: Roberto Grassi U.O. Portale del patrimonio culturale e valorizzazione degli archivi storici Soggetto partner Partecipazione

CIVITAS SRL

Con il contributo Soggetto realizzatore

Cooperativa A.R.C.A. Ricerca e redazione: Renato Ferrari

Con la collaborazione di Amanda Maranta Patrizia Sotgiu

Page 3: Dopo la primavera

3

TITOLO: DOPO LA PRIMAVERA CRONOLOGIA: 1944-1948 LUOGHI: Brescia, Gardone V.T., Marcheno VICENDA E’ a Marcheno, comune situato in Valle Trompia, zona particolarmente industrializzata della provincia di Brescia e già teatro di scontri tra nazifascisti e formazioni partigiane, che ha luogo la vicenda di G., maestra nella locale scuola elementare e moglie di M., segretario politico del Partito Fascista Repubblicano del paese. A seguito di una richiesta di informazioni espressa il 31 luglio del 1945 dalla Commissione di epurazione di Brescia, i rappresentanti del locale Comitato di Liberazione Nazionale sono chiamati ad esprimersi in merito all’eventuale epurazione dell’insegnante. Il Comitato si riunisce il 10 settembre dello stesso anno. La decisione non è semplice e si sviluppa un acceso dibattito: “i rappresentanti Comunisti e della sezione Partigiani” ne propongono l’epurazione “perché, oltre ad essere stata iscritta al p.f.r., col marito segretario politico ne era l’anima del locale fascio repubbli. e più del marito è da ritenerla responsabile in quanto faziosa e di lingua lunga” e “anche dopo la liberazione ebbe a pronunziare frasi offensive contro i Partigiani”. Gli esponenti socialisti e democristiani sostengono una linea più morbida: la donna è madre di “numerosa prole” che sarebbe danneggiata in caso di epurazione e ne propongono quindi il semplice trasferimento. Dopo “discussioni” si decide per la seconda ipotesi e si redige la risposta per la commissione: “ […] iscritta al p.f.r; abbecedario del marito […] svolse attività di persuasione nazifascista. A nome della popolazione si chiede il di lei trasferimento”. La stessa posizione viene espressa il mese successivo dalla giunta comunale, pur ribadendo “il suo passato politico filo Nazifascista, tenuto conto che è madre di cinque figli e che l’ambiente qui le è ostibile”. Ambiente così ostile che gli scolari della terza classe elementare, nel dicembre dello stesso anno, scrivono un’istanza ove dichiarano che “non vogliamo la Maestra M., ma vogliamo la Signora Maestra G.”, seguono 40 firme. Ancora, tale V., il 12 aprile del 1946, rilascia una testimonianza in cui sostiene di essere venuta in possesso di una lettera anonima trovata nella caserma di Brozzo (frazione di Marcheno)della Guardia Nazionale Repubblicana, e che, su conferma di perizia calligrafica, constata essere scritta da F., figlia di G., probabilmente ispirata dalla madre, che “sfogando tutto il suo livore sui partigiani e simpatizzanti di questi, invitava i carabinieri di Brozzo a fare (quattordici) arresti”, a seguito dei quali quattro persone sono deportate a Mauthausen, alcune prendono “la via dei monti”, altre sono internate nel campo di smistamento di Peschiera. Riferisce anche che “in paese non gode affatto stima nemmeno degli stessi alunni, che nonostante l’intervento dei

Page 4: Dopo la primavera

4

genitori, la volevano prendere a bastonate”. Probabilmente a seguito di tali rivelazioni F., il mese successivo, viene arrestata e tradotta in carcere: il sindaco e il C.L.N., il 28 maggio dello stesso anno, dichiarano però la sua innocenza, chiedono il rilascio in quanto non collaborante “col Tedesco invasore” e di “condotta politico-morale ineccepibile” e smentiscono di aver richiesto perizia calligrafica della lettera anonima. C’è poi il diffuso timore che G., nel frattempo evidentemente sospesa dal servizio dalla Commissione di epurazione, riprenda ad insegnare: il sindaco di Marcheno, con una comunicazione al comandante della stazione dei Reali Carabinieri di Tavernole s/Mella del 9 aprile del 1946, riferisce che una collega di G., tale M., viene accusata da alcune vedove di partigiani e madri di scolari di svolgere “opera di difesa e spalleggiamento della fascista repubblicana Maestra “ G. “in opposizione alla Maestra Partigiana G.”. Il sindaco e il locale C.L.N. il mese successivo si premurano di scrivere nuovamente alla Commissione di epurazione chiedendo l’annullamento della pratica o di altri provvedimenti in quanto “da ulteriori accertamenti fatti sono emerse nuove risultanze che diminuiscono le colpe a Lei attribuite”. Ma la situazione non è ancora risolta: G., con una ferma e appassionata dichiarazione inviata alla giunta comunale il 28 luglio del 1946, sostiene, con la richiesta di trasferimento, “di compiere un atto contro la propria volontà”, di essere sempre stata ligia al dovere e che “anche politicamente, ha nulla da rimproverarsi, e la sua innocenza è ormai documentata presso chi dovere”. Si ritiene poi “vittima necessaria all’odio di parte” e “capro espiatorio per tutti coloro che sono stati reintegrati” pur ricoprendo cariche, uffici o posti di comando rispetto a lei “semplice gregaria”. Dato che la sua famiglia “è stata letteralmente rovinata” chiede un “adeguato risarcimento per il danno patito ed un anticipo per le spese di trasloco e di nuovo ambientamento” e minaccia, in caso di mancato accoglimento delle sue richieste, di non motivare la domanda di trasferimento che scadrà dopo soli due giorni. Il comune corre ai ripari chiedendo al provveditore agli studi di Brescia e al direttore didattico di Gardone V.T. il trasferimento dell’insegnante “qual’ora questa non lo richiedesse personalmente” e accogliendo parzialmente le richieste di risarcimento dell’insegnante “provvedendo magari al trasloco del mobilio”. G. non cambia posizione e si oppone strenuamente alla decisione: in una dichiarazione del 9 settembre 1946 asserisce che il trasferimento richiesto dall’autorità comunale e dal C.L.N. è stato motivato da accuse in seguito ritirate e che la maggioranza della popolazione “con slancio commovente, ha chiesto mediante sottoscrizioni” la sua riammissione all’insegnamento, avendo la coscienza tranquilla è convinta di poter riprendere servizio come gli altri colleghi. In caso di trasferimento attende dal Comune il pagamento delle spese della nuova sistemazione non esclusa almeno una rata semestrale dell’affitto. Il giorno seguente il consiglio comunale delibera, con una ridottissima maggioranza (7 voti

Page 5: Dopo la primavera

5

favorevoli e ben 6 contrari), di concederle di proseguire l’attività di insegnamento a Marcheno. Il sindaco in seguito si dà cura di dichiarare, in aiuto della maestra, alla commissione provinciale di epurazione per insegnanti di Brescia, che ella non è colpevole di aver provocato la morte dei quattro internati a Mauthausen e che sia l’amministrazione comunale che il C.L.N. hanno chiesto non l’epurazione ma il trasferimento, peraltro già in atto presso il comune di Lumezzane con decreto del provveditorato agli studi. Puntualmente la commissione risponde che essendo il caso “già stato giudicato, nulla più può fare questa Commissione” ma che l’insegnante potrà fare ricorso al Consiglio di Stato. Così avviene: il sindaco, il consiglio comunale e i capifamiglia maggiorenti del paese, il 3 novembre del 1946, ricorrono alla Presidenza del Consiglio di Stato sostenendo, come in precedenza, che l’insegnante pur avendo svolto “propaganda in favore dei nazi fascisti […] i fatti addebitabigli non sono tali da meritarle il provvedimento di epurazione”. Quasi due anni dopo, il 29 maggio 1948, il sindaco dichiara che l’insegnante G., avendo evidentemente fallito il ricorso al Consiglio di Stato, “ dopo la parentesi di sospensione domanda nuovamente di riprendere servizio in paese” e di non aver nulla da obiettare “perché gli animi sono calmati ed il tempo ha rimesso al veritiero giudizio popolare l’interessata”. A corredo della vicenda vi è una lettera redatta da un gruppo Fascista Marchenese indirizzata al podestà nel settembre 1944 che rivela inquietudini e dissapori che anticipano le vicissitudini della maestra.

Page 6: Dopo la primavera

6

ELENCO DEI DOCUMENTI 1 Lettera di denuncia del gruppo Fascista Marchenese a M.(4

settembre 1944)(b.1,f.6) 2 Decreto di epurazione del Comitato di Liberazione Nazionale

della Lombardia (24 marzo 1945) (b.1,f.3) 3 Richiesta informazioni di carattere disciplinare-amministrativo

della Direzione Didattica di Gardone Val Trompia al Comitato di Liberazione Nazionale di Marcheno e al sindaco di Marcheno (7 giugno 1945)(b.1,f.1)

4 Verbale di deposizione dell’insegnante G. al Comitato di Liberazione di Marcheno(15 giugno 1945)(b.1,f.3)

5 Verbale di riunione del Comitato di Liberazione di Marcheno (10 settembre 1945)(b.1.,f.2)

6 Richiesta di trasferimento a carico di G. del Comitato di Liberazione di Marcheno alla Commissione Provinciale di Epurazione di Brescia (12 settembre 1945) (b.1,f.3)

7 Comunicazione del Comitato di Liberazione di Marcheno al sindaco di Marcheno relativo a persone soggette a sospensione dal voto (19 settembre 1945)(b.1,f.3)

8 Richiesta della Giunta Comunale e del Comitato di Liberazione Nazionale di Marcheno alla Direzione Didattica di Gardone V.T. di trasferimento di G. (15 ottobre 1945)(b.1,f.3)

9 Istanza degli scolari della terza classe della scuola di Marcheno per l’assegnazione dell’insegnante (22 dicembre 1945)(b.149,f.19.1)

10 Comunicazione del sindaco di Marcheno al Brigadiere Comandante della stazione dei RR.CC. di Tavernole s/M relativo alle insegnanti della scuola elementare di Marcheno (9 aprile 1946)(b.149,f.19.1)

11 Testimonianza di V. (12 aprile 1946)(b.1,f.3) 12 Comunicazione del sindaco di Marcheno al Presidente della Corte

di Assise di Brescia relativa all’arresto di F.C. (28 maggio 1946)(b.1,f.3)

13 Dichiarazione del Comitato di Liberazione Nazionale di Marcheno relativa a perizia calligrafica (25 giugno 1946)(b.1,f.3)

14 Comunicazione del sindaco di Marcheno alla Commissione Provinciale di Epurazione di Brescia relativa all’annullamento della pratica di epurazione di G.(28 maggio 1946)(b.149,f.19.1)

15 Dichiarazione di G. alla giunta comunale di Marcheno (28 luglio 1946)(b.149,f.19.1)

16 Richiesta del sindaco di Marcheno al Provveditore agli Studi di Brescia e al Direttore Didattico di Marcheno di trasferimento di G. (30 luglio 1946)(b.149,f.19.1)

17 Comunicazione del sindaco di Marcheno a G. relativa al trasloco (30 luglio 1946)(b.149,f.19.1)

18 Dichiarazione di G. all’amministrazione comunale di Marcheno relativa alla propria riammissione all’insegnamento (4 agosto 1946)(b.149,f.19.1)

19 Richiesta di G. alla giunta comunale di Marcheno di partecipazione a seduta (3 settembre 1946)(b.149,f.19.1)

Page 7: Dopo la primavera

7

20 Dichiarazione di G. al consiglio comunale di Marcheno relativa a trasferimento (9 settembre 1946) (b.149,f.19.1)

21 Verbale di deliberazione del Consiglio comunale (10 settembre 1946) (reg. 12)

22 Dichiarazione del sindaco di Marcheno alla commissione provinciale di epurazione per insegnanti di Brescia (16 ottobre 1946)(b.149,f.19.1)

23 Comunicazione del presidente della sottocommissione ministeriale d’epurazione per le scuole medie ed elementari della provincia di Brescia al sindaco di Marcheno (18 ottobre 1946)(b.149,f.19.1)

24 Ricorso alla Presidenza del Consiglio di Stato di Roma degli abitanti e della giunta del comune di Marcheno (3 novembre 1946) (b.149,f.19.1)

25 Nulla osta del sindaco di Marcheno per ripresa di servizio di G.(29 maggio 1948)(b.149,f.19.1)

Page 8: Dopo la primavera

8

I DOCUMENTI

Documento 1

Page 9: Dopo la primavera

9

Documento 2

Page 10: Dopo la primavera

10

Page 11: Dopo la primavera

11

Documento 3

Page 12: Dopo la primavera

12

Documento 4

Page 13: Dopo la primavera

13

Page 14: Dopo la primavera

14

Page 15: Dopo la primavera

15

Documento 5

Page 16: Dopo la primavera

16

Documento 6

Page 17: Dopo la primavera

17

Documento 7

Page 18: Dopo la primavera

18

Documento 8

Page 19: Dopo la primavera

19

Documento 9

Page 20: Dopo la primavera

20

Documento 10

Page 21: Dopo la primavera

21

Documento 11

Page 22: Dopo la primavera

22

Documento 12

Page 23: Dopo la primavera

23

Documento 13

Page 24: Dopo la primavera

24

Documento 14

Page 25: Dopo la primavera

25

Documento 15

Page 26: Dopo la primavera

26

Page 27: Dopo la primavera

27

Documento 16

Page 28: Dopo la primavera

28

Documento 17

Page 29: Dopo la primavera

29

Documento 18

Page 30: Dopo la primavera

30

Documento 19

Page 31: Dopo la primavera

31

Documento 20

Page 32: Dopo la primavera

32

Page 33: Dopo la primavera

33

Page 34: Dopo la primavera

34

Documento 21

Page 35: Dopo la primavera

35

Page 36: Dopo la primavera

36

Documento 22

Page 37: Dopo la primavera

37

Documento 23

Page 38: Dopo la primavera

38

Documento 24

Page 39: Dopo la primavera

39

Page 40: Dopo la primavera

40

Documento 25

Page 41: Dopo la primavera

41

CONTESTO ARCHIVISTICO La ricerca è stata effettuata presso l’archivio storico del comune di Marcheno, riordinato e inventariato a cura della Cooperativa A.R.C.A. di Gardone V.T. nell’ambito delle attività del Sistema Archivistico della Comunità Montana della Valle Trompia. Per il presente dossier sono stati consultati i seguenti fondi:

- Comune di Marcheno, Fondo Vicinia, Deputazione comunale, Comune: sezione 1897-1950, Cat. IX Istruzione Pubblica, anni 1942-1949, b. 149, fasc.19.1; serie Deliberazioni, anni 1946-1954, reg. 12;

- Comune di Marcheno, Fondo Comitato di Liberazione Nazionale: serie Atti, anni 1936-1945, b. 1, fascc.1,2,3,6.

CONTESTO ISTITUZIONALE E NORMATIVA VIGENTE La prima norma che tratta di epurazione è il decreto del dicembre 1943 “Defascistizzazione delle amministrazioni dello Stato, degli enti locali e parastatali, degli enti sottoposti a vigilanza o tutela dello Stato e delle aziende private esercenti pubblici servizi o d’interesse nazionale”. Tale decreto regola l’istituzione di Commissioni di epurazione per giudicare i soggetti allontanati dalle proprie cariche e dichiarati sospesi dal servizio. In seguito, il 27 luglio 1944, viene emanato il Decreto legislativo luogotenenziale n. 159, “Sanzioni contro il fascismo”, che regolamenta l’epurazione nella pubblica amministrazione e istituisce l’Alto Commissariato per le Sanzioni contro il Fascismo, coadiuvato da un Commissariato aggiunto per l’epurazione, che opera attraverso delegazioni provinciali. Tali commissioni di epurazione sono ulteriormente regolate dai decreti legislativi luogotenenziali n. 198 del 13 settembre 1944 e n. 159 del 22 aprile 1945. L'Alto Commissariato cessa di esistere nel febbraio del 1946 con il passaggio delle sue attribuzioni alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Su proposta del ministro della Giustizia, Palmiro Togliatti, il 22 giugno 1946 viene varata un’amnistia generale , il Decreto Presidenziale n. 4, “Amnistia e indulto per reato comuni, politici e militari”, nota anche come amnistia Togliatti, con lo scopo di pacificare il paese dopo i tormentati anni di guerra civile. In seguito vengono approvati altri provvedimenti di amnistia e indulto come il D.P.R. 19 dicembre 1953, n. 922 e D.P.R. 4 giugno 1966, n. 332. CENNI STORICI Il comune di Marcheno, situato lungo un’ansa del fiume Mella, separa idealmente la media dalla alta Val Trompia ed è composto da numerose frazioni, di cui le principali sono Marcheno, Brozzo e Cesovo. Nel 1924 risulta incluso nel circondario della Provincia di Brescia; dal 1926, come disposto dalla riforma dell’ordinamento comunale, fino alla Liberazione, è amministrato da un podestà. Tra

Page 42: Dopo la primavera

42

i più popolati comuni della valle, nella prima metà del secolo XX è protagonista di un rapido ed impetuoso incremento della popolazione residente come testimoniato dai censimenti del 1921 (969 abitanti), del 1931 (1.609 abitanti) e del 1936 (1.939). L’economia locale, come del resto la maggior parte della valle Trompia, centro nevralgico della produzione armiera nazionale, si fonda storicamente sulla lavorazione del ferro e in particolare la comunità marchenese si specializza nella produzione di acciarini e serpentine, ossia dispositivi di accensione presenti nelle armi da fuoco. Lo scenario politico-sociale di Marcheno, nel periodo compreso tra la fine della Prima Guerra Mondiale e la nascita della Repubblica, è sostanzialmente assimilabile a quello del resto della valle, che è contraddistinto da una marcata e diffusa presenza di organizzazioni e associazioni di ispirazione cattolica e socialista: il sindacato fascista, ad esempio, stenta infatti ad affermarsi, almeno fino allo sciopero metallurgico del 1925, e la sistematica distruzione delle strutture organizzative socialiste e cattoliche non si traduce in un automatico ed effettivo consenso al regime. Gli anni dal 1926 fino al 1935 sono particolarmente segnati da una diffusa disoccupazione, fino a che le commesse militari connesse alla guerra d’Etiopia e all’aggressione alla Spagna repubblicana, permettono un relativo miglioramento delle condizioni economiche. Nonostante l’economia della valle sia altamente industrializzata, la classe operaia non è omogenea e politicamente coesa, a causa di fattori come l’ epurazione politica condotta tra il ’22 e il ’26, la disoccupazione di massa che perdura fino al ’35, e l’intenso turn-over degli operai specializzati in una condizione generale di assoluta precarietà. Le manifestazioni di anticonformismo politico provengono dai marginali non integrati dalla società e sono prive di una effettiva guida e direzione politica. Dal 1942 peggiorano sensibilmente le condizioni abitative ed alimentari, aggravate dall’arrivo di contingenti di sfollati dalla città del nord Italia colpite dai bombardamenti; le sconfitte belliche e il tramonto dei sogni imperiali contribuiscono a generare nella popolazione sentimenti di disillusione e pessimismo. In contro tendenza rispetto alla produzione industriale italiana del biennio 1943-1945, segnata dalla difficoltà di reperimento delle materie prime, le industrie valtrumpline incrementano costantemente la produzione. Gli industriali suppliscono alle inefficienze e alle mancanze del potere politico fascista, soprattutto nell’approvvigionamento dei generi alimentari di prima necessità e nella costruzione di alloggi per le proprie maestranze. Le autorità militari tedesche poi, più truppe di occupazione che alleati, esercitano il reale monopolio del potere a scapito delle istituzioni della Repubblica Sociale Italiana (R.S.I.), ad esempio con l’inflessibile controllo delle fabbriche, che ha l’effetto di rendere poco credibile il regime, essendo evidente a tutti che le questioni decisive non vengono trattate dalle autorità politiche dello stato instaurato a Salò.

Page 43: Dopo la primavera

43

La presenza della produzione bellica, considerata strategica dai Tedeschi, unitamente alle condizioni di viabilità della valle, che permette di spostare le truppe con facilità, spiegano parzialmente il modesto radicamento e la tardiva formazione di truppe partigiane. Si segnala, a differenza del resto della nazione, il primato dei combattenti cattolici, favoriti dalla presenza nei propri ranghi di numerosi ex ufficiali degli alpini e dal decisivo aiuto fornito dalla rete delle parrocchie, sulle brigate comuniste. All’indomani della Liberazione, anche nell’area dell’Italia settentrionale controllata dalla Repubblica Sociale Italiana, così come in precedenza in Sicilia, nella zona che costituisce il Regno del Sud e nei territori controllati direttamente dal governo militare alleato (AMGOT, Allied Military Government of Occupied Territories), si pone il problema della rimozione dai loro incarichi delle persone più coinvolte con il passato regime. A tale scopo il 27 luglio del 1944 viene emanato il Decreto legislativo luogotenenziale n. 159, “Sanzioni contro il fascismo”, per regolare l’epurazione nella pubblica amministrazione, e in seguito, il 13 settembre dello stesso anno, è promulgato il Decreto legislativo luogotenenziale n.198 che regolamenta il funzionamento delle commissioni per l’epurazione. Il ruolo dei C.L.N. è fortemente ridimensionato, possono solo segnalare i nominativi delle persone sanzionabili alle commissioni provinciali di epurazione. In 8 mesi di attività, fino al 31 dicembre 1945, la Commissione Provinciale di Epurazione di Brescia sospende 400 funzionari su 13.000 deferiti; in Valle Trompia si registrano solo 6 persone sospese (3 scrivani, 2 guardie boschive e 1 insegnante elementare) di cui tre reintegrate nel giro di breve tempo. Dopo la Liberazione, le amministrazioni locali operano in una condizione di sostanziale continuità amministrativa con il precedente regime, situazione fortemente caratterizzata da una notevole staticità della burocrazia, sia centrale che periferica, dovuta anche all’insuccesso del processo di epurazione e alla mancata riforma dell’assetto dei poteri locali .

Page 44: Dopo la primavera

44

BIBLIOGRAFIA

1. A.Fappani, ”Enciclopedia bresciana”, Volume VIII, Edizioni La Voce del Popolo, Brescia, 1991

2. H.Woller, “I conti con il fascismo. L’epurazione in Italia. 1943-1948”, Il Mulino, Bologna, 2004

3. Sistema Bibliotecario Archivistico della Comunità Montana di Valle Trompia (a cura di), “Carte Resistenti- Tracce di guerra e lotte di liberazione- Itinerari negli archivi storici comunali”, Gardone V.T., 2005

4. L.Anelli, “Le amministrazioni locali dopo la Liberazione 1945-1948, in “Valtrompia nella storia”, Massetti Rodella Editori, Roccafranca (Bs),2007

5. M.Franzinelli, “L’Amnistia Togliatti. 22 giugno 1946: colpo di spugna sui crimini fascisti”, Mondadori, Milano, 2007

6. S.Peli, ”Dalla fine della Grande Guerra alla Resistenza”, in “Valtrompia nella storia”, Massetti Rodella Editori, Roccafranca (Bs),2007

7. V.Rizzinelli (a cura di), “Gli ultimi testimoni della “Contrada del Ribelle”, Tipografia ELC, Travagliato (Bs), 2007

AlTRE FONTI http://it.wikipedia.org http://www.lombardiabeniculturali.it