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“Ho mantenuto fede agli impegni. Adesso abbiamo la necessità e l’urgenza di dare una risposta seria alla Calabria. È questa la nostra sfida”. Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, “Abbiamo composto una squadra di governo - ha aggiunto - forte, seria, autorevole e credibile. Varando la Giunta 48 ore dopo il mio insediamento abbiamo lanciato un messaggio forte alla Calabria ed al Paese e non c’é stata alcuna titu- banza o perplessità nella composi- zione dell’esecutivo. Il requisito fondamentale di chi fa parte di que- sta Giunta è la voglia di lavorare, di lottare e di sudare. Ognuno prova amore e passione per questa terra e si sente coinvolto nel suo processo di crescita. Per fare le nostre scelte abbiamo fatto un gioco di squadra avviando un percorso che ci por- terà, ne sono certo, a dare risposte importanti. Siamo una squadra capace di dialogare, confrontarsi e discutere, ma non possiamo attar- darci troppo, come a volte fa la politica. Abbiamo seguito soltanto la logica del bene della Calabria, mettendo da parte qualsiasi campa- nilismo e tenendo conto di una visione globale delle esigenze, col mix giusto tra esperienza ed appor- to dei giovani ed una sapiente distribuzione delle deleghe anche sul piano territoriale”. “Ciò che è davvero importante - ha concluso Scopelliti - é che la nostra è una Giunta in grado di affrontare le emergenze della Calabria e di avviare una pianificazione seria di sviluppo della regione”. “Ho tenuto strategicamente per me le deleghe alla sanità, ai trasporti, al turismo ed all’energia, affinché gli assessori siano in grado di fare bene il loro lavoro”, ha ancora detto il Governa- tore. L’esecutivo è composto da nove assessori, sette del Pdl e due dell’Udc. Ma il dato più significati- vo è quello della vicepresidenza, assegnata ad un nome nuovo della politica calabrese, Antonella Stasi, esterna, non componente cioè del Consiglio regionale e attuale presi- dente di Confidustria Crotone. Gli assessori del Pdl sono Giusep- pe Gentile, che ha avuto la delega alle Infrastrutture ed ai Lavori pub- blici; Pietro Aiello (Urbanistica); Francesco Pugliano (Ambiente); Domenico Tallini (Personale); Mario Caligiuri (esterno – Cultura e beni culturali) e Antonio Stefano Caridi (Attività produttive). In quota Pdl anche Giacomo Man- cini, ex deputato, nipote ed omoni- mo dell’ex segretario nazionale del Ronsard, un umanista classico francese di M. Iazzolino Bersani traccia la linea del Pd Intervista (immaginaria) a Rita Atria di Fiorenzo Pantusa Santa Severina, il castello e non solo di A. Valente IL VOTO NELLE ELEZIONI REGIONALI (I RISULTATI PRESILANI) Cultura e spettacolo - - CS/129 -FRANCO MOLINARI- Durante la tanto deprecata Prima Repubblica, accadeva che, all’indo- mani delle elezioni, gli organi diri- genti dei partiti discutevano al loro interno, promuovendo anche iniziati- ve pubbliche, quasi sempre con note- vole partecipazione degli iscritti, per esaminare i risultati, le vittorie, le sconfitte e, in quest’ultima ipotesi, le probabili motivazioni, cercando di individuare i motivi per cui l’elettora- to aveva operato determinate scelte. Pare che le innovazioni politiche introdotte in questa cosiddetta Secon- da Repubblica delle nomenclature, dei nominati, e degli improbabili dirigenti auto referenziali, quella vecchia prassi non trovi più accoglienza. Anzi è diventata una moda consolidata dei protagonisti quella di parlarsi attra- verso articoli e interviste sui giornali, che, si sa, il più delle volte rappresen- tano solo segnali e messaggi, più o meno cifrati, che si trasmettono tra capi corrente che nei “nuovi” partiti si fronteggiano con asprezza, incuranti degli attoniti e frastornati elettori che non comprendono lo spettacolo, e magari, si riservano nuove risposte in occasione di prossime consultazioni elettorali. Ed è un vero peccato questo cambio di metodologia politica perché da quei vecchi e vetusti confronti e ragiona- menti (così si vorrebbe farli apparire), scaturivano impareggiabili lezioni per correggere errori e insufficienze e soprattutto capire che cosa non aveva inciso, o inciso negativamente, nella valutazione e nelle scelta del voto. Ne scaturiva anche una maggiore capa- cità di correggere l’azione politica e capire insufficienze e lacune di SEGUE IN ULTIMA PAGINA E’ passata. Anche questa bufera, fatta di facce che ci sorridevano da ogni spigolo di muro, di slogan antiquati come la mente di chi le ha pro- dotte, di parole pronunciate come se si stesse leggendo il Vangelo (senza accorgersi che l’autocelebrazione non è contemplata nelle Sacre Scrittu- re), è finalmente passata. Le elezioni sono finite e la gente ha espresso il proprio voto in assoluta libertà facendo trionfare l’amore sull’invidia ed il male. In Calabria, viste le dimensioni della vittoria azzurra, più che trionfo dell’amore forse sarebbe meglio soffermarsi sulle tendenze masochistiche di chi evidentemente il male piace farlo a se stessi. Fino a un mese prima delle elezioni il centrosinistra non aveva il suo candidato a governatore; le primarie (invenzione geniale per chi ama perdere il proprio tempo in modo da perdere anche le elezioni) venivano rimanda- te di settimana in settimana ed ogni scusa era valida; le alleanze erano considerate alla stregua di un inutile obbligo da espletare per dare una parvenza di democrazia che forse è da tempo che è andata a farsi bene- dire. E poi i candidati: non c’è che dire, tutti votati ad un rinnovamento che fa onore al centrosinistra. Guccione (ma perché?), Adamo (doppio ma perché?), Principe (ma perche? tendente all’infinito) e mille altri che avevano un piccolo seguito locale e nessuna ambizione di spiccare vera- mente il volo. Come se non bastasse il governatore uscente (anzi, pro- prio mandato via) Agazio Loiero alla sua prima conferenza stampa dopo la disfatta ammetteva candidamente che non capiva perché avesse perso le elezioni. Ma stiamo scherzando? Forse il buon Agazio vive nei servizi giornalistici magistralmente curati dalla figlia Valentina al Tg5 (che una mano di vernice rosa sulla realtà non la nega a nessuno)? Ma stiamo scherzando? Qui la popolazione è talmente esasperata da balzelli, mala- sanità, disoccupazione ed ingiustizia sociale che ha preferito votare uno Scopelliti che aveva appena finito di giurare fedeltà in piazza a Sua Maestà “meno male che Silvio c’è”. Ma stiamo scherzando? La Cala- bria quasi sprofonda nel Mediterraneo e Agazio immagina complotti che forse ci saranno pure, ma che hanno solo auspicato la sua sconfitta. Tutto il resto è merito suo. E guai a chi glielo tocca. Il graffio Fiorenzo Pantusa Stiamo ritornando più volte sulla questione degli interventi della Regione per fra fronte alle emer- genze derivanti dal maltempo che per due inverni consecutivi ha impervesato sul malconcio territo- rio calabrese. Dovrebbe essere chia- ro che siamo nella stagione giusta per realizzare gli interventi. Pensia- mo che prima che sopraggiunga il terzo inverno qualcosa debba essere fatto. Vorremmo che il dinamismo annunciato dal presidente Scopelliti si manifesti anche nella realizzazio- ne di questi interventi. Sarebbe dav- vero la prima dimostrazione che qualcosa cambia nella paludosa burocrazia regionale. Una lezione per il centrosinistra Dopo il voto in tempi rapidi è stata costituita la nuova Giunta regionale Il presidente Scopelliti al via Il presidente Giuseppe Scopelliti SEGUE A PAGINA 2

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“Ho mantenuto fede agli impegni.Adesso abbiamo la necessità el’urgenza di dare una risposta seriaalla Calabria. È questa la nostrasfida”. Lo ha detto il presidentedella Regione Calabria, GiuseppeScopelliti, “Abbiamo composto unasquadra di governo - ha aggiunto -forte, seria, autorevole e credibile.Varando la Giunta 48 ore dopo ilmio insediamento abbiamo lanciatoun messaggio forte alla Calabria edal Paese e non c’é stata alcuna titu-banza o perplessità nella composi-zione dell’esecutivo. Il requisitofondamentale di chi fa parte di que-sta Giunta è la voglia di lavorare, di

lottare e di sudare. Ognuno provaamore e passione per questa terra esi sente coinvolto nel suo processodi crescita. Per fare le nostre scelteabbiamo fatto un gioco di squadraavviando un percorso che ci por-terà, ne sono certo, a dare risposteimportanti. Siamo una squadracapace di dialogare, confrontarsi ediscutere, ma non possiamo attar-darci troppo, come a volte fa lapolitica. Abbiamo seguito soltantola logica del bene della Calabria,mettendo da parte qualsiasi campa-nilismo e tenendo conto di unavisione globale delle esigenze, colmix giusto tra esperienza ed appor-to dei giovani ed una sapientedistribuzione delle deleghe anchesul piano territoriale”. “Ciò che èdavvero importante - ha conclusoScopelliti - é che la nostra è unaGiunta in grado di affrontare leemergenze della Calabria e diavviare una pianificazione seria disviluppo della regione”. “Ho tenutostrategicamente per me le deleghe

alla sanità, ai trasporti, al turismoed all’energia, affinché gli assessorisiano in grado di fare bene il lorolavoro”, ha ancora detto il Governa-tore.

L’esecutivo è composto da noveassessori, sette del Pdl e duedell’Udc. Ma il dato più significati-vo è quello della vicepresidenza,assegnata ad un nome nuovo dellapolitica calabrese, Antonella Stasi,esterna, non componente cioè delConsiglio regionale e attuale presi-dente di Confidustria Crotone.

Gli assessori del Pdl sono Giusep-pe Gentile, che ha avuto la delegaalle Infrastrutture ed ai Lavori pub-blici; Pietro Aiello (Urbanistica);Francesco Pugliano (Ambiente);Domenico Tallini (Personale);Mario Caligiuri (esterno – Culturae beni culturali) e Antonio StefanoCaridi (Attività produttive). In quota Pdl anche Giacomo Man-cini, ex deputato, nipote ed omoni-mo dell’ex segretario nazionale del

Ronsard, un umanistaclassico francesedi M. IazzolinoBersani traccia la lineadel PdIntervista (immaginaria) aRita Atriadi Fiorenzo PantusaSanta Severina, il castelloe non solo di A. ValenteIL VOTO NELLE ELEZIONI REGIONALI( I RISULTATI PRESILANI)

Cultura e spettacolo

- - CS/129

-FRANCO MOLINARI-

Durante la tanto deprecata PrimaRepubblica, accadeva che, all’indo-mani delle elezioni, gli organi diri-genti dei partiti discutevano al lorointerno, promuovendo anche iniziati-ve pubbliche, quasi sempre con note-vole partecipazione degli iscritti, peresaminare i risultati, le vittorie, lesconfitte e, in quest’ultima ipotesi, leprobabili motivazioni, cercando diindividuare i motivi per cui l’elettora-to aveva operato determinate scelte.

Pare che le innovazioni politicheintrodotte in questa cosiddetta Secon-da Repubblica delle nomenclature, deinominati, e degli improbabili dirigentiauto referenziali, quella vecchia prassinon trovi più accoglienza. Anzi èdiventata una moda consolidata deiprotagonisti quella di parlarsi attra-verso articoli e interviste sui giornali,che, si sa, il più delle volte rappresen-tano solo segnali e messaggi, più omeno cifrati, che si trasmettono tracapi corrente che nei “nuovi” partiti sifronteggiano con asprezza, incurantidegli attoniti e frastornati elettori chenon comprendono lo spettacolo, emagari, si riservano nuove risposte inoccasione di prossime consultazionielettorali.

Ed è un vero peccato questo cambiodi metodologia politica perché da queivecchi e vetusti confronti e ragiona-menti (così si vorrebbe farli apparire),scaturivano impareggiabili lezioni percorreggere errori e insufficienze esoprattutto capire che cosa non avevainciso, o inciso negativamente, nellavalutazione e nelle scelta del voto. Nescaturiva anche una maggiore capa-cità di correggere l’azione politica ecapire insufficienze e lacune di

SEGUE IN ULTIMA PAGINA

E’ passata. Anche questa bufera, fatta di facce che ci sorridevano daogni spigolo di muro, di slogan antiquati come la mente di chi le ha pro-dotte, di parole pronunciate come se si stesse leggendo il Vangelo (senzaaccorgersi che l’autocelebrazione non è contemplata nelle Sacre Scrittu-re), è finalmente passata. Le elezioni sono finite e la gente ha espresso ilproprio voto in assoluta libertà facendo trionfare l’amore sull’invidia edil male. In Calabria, viste le dimensioni della vittoria azzurra, più chetrionfo dell’amore forse sarebbe meglio soffermarsi sulle tendenzemasochistiche di chi evidentemente il male piace farlo a se stessi. Fino aun mese prima delle elezioni il centrosinistra non aveva il suo candidatoa governatore; le primarie (invenzione geniale per chi ama perdere ilproprio tempo in modo da perdere anche le elezioni) venivano rimanda-te di settimana in settimana ed ogni scusa era valida; le alleanze eranoconsiderate alla stregua di un inutile obbligo da espletare per dare unaparvenza di democrazia che forse è da tempo che è andata a farsi bene-dire. E poi i candidati: non c’è che dire, tutti votati ad un rinnovamentoche fa onore al centrosinistra. Guccione (ma perché?), Adamo (doppioma perché?), Principe (ma perche? tendente all’infinito) e mille altri cheavevano un piccolo seguito locale e nessuna ambizione di spiccare vera-mente il volo. Come se non bastasse il governatore uscente (anzi, pro-prio mandato via) Agazio Loiero alla sua prima conferenza stampa dopola disfatta ammetteva candidamente che non capiva perché avesse persole elezioni. Ma stiamo scherzando? Forse il buon Agazio vive nei servizigiornalistici magistralmente curati dalla figlia Valentina al Tg5 (che unamano di vernice rosa sulla realtà non la nega a nessuno)? Ma stiamoscherzando? Qui la popolazione è talmente esasperata da balzelli, mala-sanità, disoccupazione ed ingiustizia sociale che ha preferito votare unoScopelliti che aveva appena finito di giurare fedeltà in piazza a SuaMaestà “meno male che Silvio c’è”. Ma stiamo scherzando? La Cala-bria quasi sprofonda nel Mediterraneo e Agazio immagina complotti cheforse ci saranno pure, ma che hanno solo auspicato la sua sconfitta.

Tutto il resto è merito suo. E guai a chi glielo tocca.

Il graffioFiorenzo Pantusa

Stiamo ritornando più volte sullaquestione degli interventi della

Regione per fra fronte alle emer-genze derivanti dal maltempo che

per due inverni consecutivi haimpervesato sul malconcio territo-

rio calabrese. Dovrebbe essere chia-ro che siamo nella stagione giusta

per realizzare gli interventi. Pensia-mo che prima che sopraggiunga il

terzo inverno qualcosa debba esserefatto. Vorremmo che il dinamismoannunciato dal presidente Scopellitisi manifesti anche nella realizzazio-ne di questi interventi. Sarebbe dav-

vero la prima dimostrazione chequalcosa cambia nella paludosa

burocrazia regionale.

Una lezioneper il

centrosinistra

Dopo il voto in tempi rapidi è stata costituita la nuova Giunta regionale

Il presidente Scopelliti al via

Il presidente Giuseppe Scopelliti

SEGUE A PAGINA 2

PsiI due assessori dell’Udc

sono FrancescantonioStillitani (Lavoro, forma-zione professionale, fami-glia e politiche sociali) eMichele Trematerra(Agricoltura e forestazio-ne).

Lo sprint che Scopellitiha voluto dare alla forma-zione del governo regio-nale dovrebbe significareil seguito del dinamismoche ha espresso nella suacampagna elettorale chealla fine lo ha premiato inmisura maggiore di quan-to potevasi prevedere,raccogliendo un consenso(il 57,76%) che, come èstato rilevato all’indoma-ni del voto dai quotidianicalabresi, ha umiliato ilrisultato dell’uscenteLoiero, col suo 32,22%,peraltro inferiore alla per-centuale ottenuta dallacoalizione che lo hasostenuto che ha ottenutoil 34,8%.

Nell’articolo di primapagina a fianco sono con-tenute riflessioni sul votoche non vogliamo qui

riproporre. La candidatura di Loiero

era già considerata,all’interno dello stessocentrosinistra, debole epriva di quello slancio dirinnovamento e di cam-biamento che si avverteanche in Cala-bria. La calmaapparente impo-sta dalla vigiliaelettorale avevasopito i malesse-ri che nel centro-sinistra si coglie-vano a pienemani, condichiarazioni disconfitta certa.Ora che le urnesono chiuse, i ldissenso diventapiù aperto e s i

manifestano chiaramente idissensi e le prese didistanza da una scelta chedavvero appare avallata dachi non si sa: Eè stato cita-to a parte il caso dell’on.Laratta e della coordinatri-ce calabrese della mozio-ne Marino. Duri strali lan-cia anche il coordinatoredel Pd reggino Strangio,braccio destro di GiuseppeBova, che non esita adaccusare Loiero e il segre-tario regionale Guccionedi aver impedito la forma-zione in Calabria di un“laboratorio politico chemettesse insieme Udc eIdV” che Loiero con unaintervista su un quotidianonazionale ha voluto man-dare a monte.

La situazione politica inCalabria ora si muove sudue direttrici . Da unaparte il presidente Scopel-liti e la sua Giunta chedovranno concretizzare lepromesse di rinnovamentoe cambiamento annunciatea piene mani e dall’altraun centro sinistra chedovrà leccarsi le ferite, maindividuando nello stessotempo una politica (e unaclasse dirigente?) che siacapace di darsi una strate-gia di ripresa e di riacqui-sto del consenso, magaricostruendo un partitovero, radicato nel territo-rio e nella gente,che smet-ta la sua evanescenza.

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Scopelliti al via

Nel secondo triste anniversariodella morte di

Carlo Fatai genitori e le sorelle, nel ricordar-ne la memoria a parenti ed amici,faranno celebrare una SantaMessa nella Chiesa del Santuariodi San Francesco di Paola diSpezzano Sila, alle ore 18,00 divenerdì 30 aprile prossimo.

ANNIVERSARIO

Agazio Loiero

Quand vous serez bien vieille…Quand vous serez bien vieille, au soir, à la chandelle,Assise auprès du feu, dévidant et filant,Direz, chantant mes vers, en vous émerveillant:“Ronsard me célébrait du temps que j’étais belle!”

Lors, vous n’aurez servante oyant telle nouvelle,Déjà sous le labeur à demi sommeillant,Qui au bruit de Ronsard ne s’aille réveillant,Bénissant votre nom de louange immortelle.

Je serai sous la terre, et, fantôme sans os,Par les ombres myrteux je prendrai mon repos:Vous serez au foyer une vieille accroupie,

Regrettant mon amour et votre fier dédain.Vivez, si m’en croyez, n’attendez à demain:Cueillez dès aujourd’hui les roses de la vie.

Quando sarete molto vecchia…

Seduta accanto al fuoco, dipanando e filando,Direte, con grande meraviglia, i miei versi cantando, “Ronsard mi celebrava nel tempo in cui ero bella!”

Allora, nessuno ascolterà tale buona novella,Già sotto il peso del lavoro quasi sonnecchiando,Che alla voce Ronsard non si vada risvegliando,Mentre benedice il vostro nome con lodi immortali.

Io sarò ormai sotto terra, e, fantasma senza ossa,All’ombra dei mirti io avrò il mio riposo:Voi sarete al focolare una vecchia accovacciata,

Vivete, credete a me, non aspettate a domani:Cogliete già da oggi le rose della vita.

Questo sonetto è tratto dai Sonnets pour Hélène. “Fille d’honneur deCathérine de Médicis, aussi remarquable par son esprit et sa vertu que parsa beauté (eccellente sia per lospirito e la virtù che per la bel-lezza), Hélène De Surgères”,aveva perduto il suo fidanzatonella guerra civile (1570) edera rimasta triste e inconsola-bile. La regina invita Ronsarda immortalarla. Dapprima eglila canta “par ordre”, poi ritro-va l’ispirazione petrarcheg-giante degli Amours de Cas-sandre e riesce a scrivere conmeno artificio, meno foga emaggiore equilibrio. A poco apoco, però, malgrado la diffe-renza d’età e la “réserved’Hélène”, Ronsard ama since-ramente la giovane, esprimen-do con dolci parole e tenereconfidenze “à mi-voix” il suoamore, non più solo letterario.“Cet amour d’automne” ha,infatti, tinteggiato di toccantemalinconia sonetti e stanze chefigurano tra le opere più per-fette del poeta.

L’evocazione e il ritmo dellaprima quartina danno

un’impressione di calma, divita incolore e monotona dellavecchiaia.

Nella seconda si nota un con-trasto più stridente fra la realtàfutura sonnolenta e triste, peril ritmo che cambia, dando lamisura del significato delricordo e delle parole inascol-tate del poeta. (Le due quartinerappresentano la fronte delsonetto).

La prima terzina è argomen-tativa: quando egli riposeràall’ombra dei mirti (poichémorirà prima, essendo piùanziano di lei), “Vous (Hélène)serez au foyer une vieilleaccroupie”.

Nella seconda terzina il poetainsiste sul tempo del rimpiantoe fa intravedere l’ineluttabile

pentimento, per il suo fiero disdegno passato. Perciò egli l’invita a vivere ea godere adesso che è ancora bella, senza aspettare di dire: “du temps quej’étais belle”. (Le due terzine sono note come la sirima).

E’ un appello grazioso e galante alla donna amata di ascoltare il poeta chel’implora di cogliere con lui i frutti dell’amore.

Al tema dell’immortalità che danno i poeti si unisce il tema epicureo delCarpe diem oraziano, che anche in Petrarca aveva avuto una grande riso-nanza.

I “souvenirs mélancoliques” e “les inutiles regrets”, sono un momentopenoso nella vita di ognuno e specialmente di una donna, dopo che la bel-lezza passata è ormai sfiorita. Perciò si deve approfittare dei tempi in cui labeltà è nel pieno fulgore.

Ronsard, che era dotato di una immaginazione brillante e di una incompa-rabile potenza verbale, ha voluto rinnovare tutti i generi praticati dagliAntichi. Bisogna ricordare che, nel Cinquecento, l’imitazione faceva partedella poetica: egli incomincia dall’Ode, scegliendo come modello Orazio.

Sono, comunque, sonetti imitati da Petrarca, Bembo, Ovidio e Tibullo, maalquanto originali e scritti con “sincerité et spontanéité”, restando moltopersonale e inaugurando il lirismo francese, come farà anche Du Bellay neiRegrets.

(Cfr. l’ultimo verso del sonetto con quelli di Lorenzo il Magnifico “Coglila rosa, o ninfa, or ch’è il bel tempo” e del Poliziano “Sicché, fanciulle,mentre è più fiorita – Cogliam la bella rosa del giardino”).

Figurelli, il mio professore di Italiano dell’“Orientale” di Napoli, nel suocorso su Petrarca affermava: “Il motivo della fugacità di bellezza femminilefu trattato in passato o con senso morale perché si pensi allo spirito eall’eternità o con senso edonistico a che si colga la rosa nel suo fiorire.”

Qui, ovviamente, è esaltatol’intento edonistico, epicureo.

P.S. E’ evidente che questa tradu-zione segue quasi pedissequamentele parole, a scapito del ritmo, dellastruttura e degli effetti poetici, perdare la possibilità di seguire il sensodell’insieme senza modificare o tra-visare il messaggio della poesia.

La traduzione è sempre un tradi-mento e uno stravolgimento deglieffetti poetici. Anche quando è bellaè sempre una ri-creazione. Può esse-re bella, ma è infedele, come laprima traduzione dell’Iliade, tanto èvero che si parla dell’I liade delMonti.

E’sempre importante, però, cercaredi seguire il fluire dei sentimentiche scaturisce dalla musicalità edal ritmo del poema nella linguad’origine! La traduzione aiuta acapire meglio il senso del poema efavorisce la comprensione delsignificato attraverso la letturapoetica nella versione originale.

Ronsard, DI MARIO IAZZOLINO

Pierre de Ronsard

Pierre de Ronsard (1524-1585) fu una delle stelle della Pléiade, umanisti francesiche sono stati ispirati dalla cultura classica, ma ha cercato di creare una letteraturafrancese. His poetry is wonderfully musical, sensuous, pagan, romantic. La sua poe-sia è meravigliosamente musicale, sensuale, pagana, romantica. Although a cleric inminor orders, he was constantly celebrating the beauties and sorrows of his variousloves.

Ronsard ricevette un’educazione in casa durante l’infanzia e,una volta raggiunti idodici anni d’età, venne mandato al Collegio di Navarra a Parigi. Il periodo di studidi Ronsard durò sette anni e il primo manifesto del nuovo movimento letterario cheauspicava l’applicazione dei principi classici venne stilato dall’amico Du Bellay nel1549: Défense et illustration de la langue française. La Pléiade (o “La Brigata”,come si chiamava all’inizio) era nata. Era composta inizialmente da sette scrittori:Ronsard, Du Bellay, Baïf, Rémy Belleau, Pontus de Tyard, Jodelle e Jean Dorat.L’anno successivo, nel 1550, Ronsard pubblica le sue opere raccogliendole nelleprime quattro raccolte delle Odi.

Nel 1552, il quinto volume delle Odi fu pubblicato contemporaneamente a LesAmours de Cassandre. Le due opere scatenarono una vera polemica nell’ambienteletterario. La sua gloria fu repentina e smisurata e non subì battute d’arresto. Tra il1555 ed il 1556 pubblicò gli Hymnes, dedicati a Margherita di Savoia. Finisce gliAmori nel 1556 e poi compose una collezione di Opere complete che, secondo unaleggenda, sarebbero state volute da Maria Stuarda, sposa di Francesco II nel 1560.Nel 1565 vedono la luce le Élégies e l’Abrégé de l’art poétique français.

Gli ultimi anni della sua vita non furono tra i più felici. Subì la perdita di diversiamici e il suo stato di salute peggiorò. Diversi sovrani stranieri, tra cui Elisabetta Id’Inghilterra, gli inviarono doni. Malgrado la malattia, le sue creazioni letterarierimasero comunque eccellenti, tanto che alcuni dei suoi ultimi scritti sono reputati trai migliori.

“Mettiamoci subito al lavoro sulprogetto per l’Italia”. Questa la sinte-si della relazione del segretario delPd, Pier Luigi Bersani, alla primadirezione nazionale convocata dopole elezioni regionali “ un’agenda checi porti a fare emergere la nostravisione del Paese. Lavoriamo perl’Italia e lavoreremo per noi, dobbia-mo trasmettere positività”. Quella diBersani era una relazione molto atte-sa perché all’ndomani di elezioni cheavevano creato forti malumoriall’interno del Pd .

L’analisi del voto di Bersani ha toc-cato luci e ombre dei risultati delleregionali che non sono state una vit-toria senza sé e senza ma di Berlu-sconi. Per la prima volta dal 2008 ilPDL perde consensi, contando anchele liste dei presidenti è un -4% noncompensato dalla lega che ha un lieveaumento ma diventa più decisiva nelgoverno, mentre il centrosinistraaccorcia le distanze sul centrodestra eper la prima volta c’è un lieve travasodal centrodestra al PD. Se si guarda-no i dati, dice Bersani, cresciamo diquasi 2 punti al nord, di 2,5 punti alcentro e perdiamo l’1,5% al sud. Èd èappunto il sud che ci propone untema rilevantissimo e drammatico”. IlPD non riesce ancora a convincereparte dell’elettorato di essereun’alternativa credibile. Una situazio-ne che arriva dagli anni passati per ilsegretario PD: “Il sistema politiconon è stato in grado dopo l’ingressonell’euro, e ancora non è, in grado diguidare la modernizzazione delPaese.”. Poi Bersani citando MarioTronti ha affermato che: “la demo-crazia populista è una democraziache non decide”. Ed evidenzia ilparadosso di una destra che “hagovernato in 7 degli ultimi 9 anni edice che ha bisogno di più poteri! Manon vuole rafforzare il governo,vuole un plebiscito, cioè più potere emeno decisioni. Berlusconi usa ilgoverno per avere più consenso e nonil consenso per governare, sa beneche dovrebbe agire su fisco, lavoro,impresa ma dovrebbe decidere: allorapreferisce ribaltare il tavolo con leggiad personam come arma di distrazio-ne di massa.

I segnali di crisi del paese sono tantie Bersani evidenzia la crisi dell’unitàsindacale in una fase di recessione,l’arretramento di 5 posizioni nel PILnella media europea, lo scivolamentoverso il basso dei redditi dei cetimedi e la forbice Nord-Sud nelmomento in cui la Lega si affaccia auna proposta nazionale. “La Lega èvagamente federale e può portare alriciclaggio di una classe politicameridionale che si fa autonomistacavalcando il divario invece chemirando a ridurlo – ha attaccato Ber-sani - non potrà reggere i due o treruoli che si è data nel teatrino dellapolitica: più prende potere e più èdecisiva nel sostenere Berlusconi. E’ora che si prenda la responsabilità deiproblemi che il Governo non ha risol-to, e noi siamo alternativi. Oggi laLega attacca i diritti di cittadinanza, imigranti, persino i bambini che man-giano a scuola. Abbiamo valori diver-si, sfidiamoli nei luoghi dove sui temi

tradisce gli elettori”. Ma soprattuttoc’è la crisi che investe i più giovani:“La disoccupazione giovanile è pas-sata dal 20 al 28% in un anno. Sonodati da Maghreb non da Europa, cosìi giovani non hanno prospettiva divita ed è il riassunto drammatico ditutti gli indicatori”.

Poi Bersani ha elencato gli elementidi vitalità: dopo l’ingresso nell’eurouna parte delle imprese ha innovatosenza aspettare il sistema, c’è unapassione che mobilita lo spirito civi-co, c’è un localismo non difensivoall’altezza delle sfide del mondo, c’èil risparmio. E non possiamo igno-rarli. Anzi: ”Dobbiamo collegarci aquelli che ci provano, che si stannomuovendo. La vocazione maggiorita-ria cos’è se non simpatia per questopaese? Mettiamoci mani e piedi nelpaese senza giacobinismi o sensi disuperiorità, non possiamo proporreun’azione di governo credibile sesiamo scollegati dal paese. Il futuro èuna sfida: non possiamo immaginarela crescita senza un progetto per l’Ita-lia e un PD che abbia credibilità perpromuoverlo e sostenerlo”.

Bersani ha proposto di convocarel’Assemblea Nazionale per maggioper discutere le proposte dei demo-cratici, intervenendo su” pochi puntiprogrammatici per un progetto perl’Italia: lavoro, fisco, educazione ecioè scuola e università, istituzioni,giustizia e informazione”. Un impe-gno per il “lavoro delle nuove gene-razioni, la tutela dei precari, il lavoroda creare con politiche industrialiinnovative, economia verde, qualità einnovazione.” Un’agenda da svilup-pare con il lavoro della segreteria, deiforum, dei gruppi parlamentari perpreparare delle piattaforme su cuiconfrontarsi in luoghi di discussionefisici e sulla rete, per poi varare delleproposte.

Il fisco “La riforma del fisco nonpuò essere rinviata dopo il federali-smo – ha detto Bersani - il primoobiettivo è la fedeltà fiscale.Riforme. Bersani ha ricordato che“una proposta ce l’abbiamo mentre la

destra ha prodotto solo chiacchiere.Vogliamo rafforzare il parlamentonel solco della Costituzione. Il temadelle riforme e quello della giustizia‘non devono essere considerati untabù ma il Pd deve dire no alle leggiad personam e alla bozza Calderoliche con questa legge elettorale tra-sformerebbe la Repubblica in unasatrapia’’. Con una metafora Bersaniha definito la “bozza Calderoli unvestito doppio fatto apposta per laLega e Berlusconi, ma il PD non èuna sartoria”.

Riforme necessarie: una legge suipartiti, una sui referendum, una suicosti della politica, una su temi localicome il patto di stabilità che bloccagli investimenti dei comuni, unanuova legge elettorale che scegliereai cittadini i parlamentari è si è dettoaperto a “diverse soluzioni, ma chesiano bipolari. Sulla giustizia ha pro-posto una linea che non aggiri i pro-blemi: “E’ un servizio che non fun-ziona per i cittadini, e la propostaOrlando è una base di discussione.Possiamo non essere d’accordo manon esiste che si parli d’intelligenzacon il nemico, se siamo il partitodella Costituzione non ci facciamointimorire dal confronto”.

Informazione. “ presenteremo pre-sto una proposta di legge per lasciarepartiti fuori dalla Rai”.

Infine Bersani ha toccato i temidell’attualità politica ,a partire dalloscontro tra Berlusconi e Fini: “Unalite interna al Pdl, da cui sono assentii problemi del Paese.” Il nodo dellatensione attuale e’ il punto di equili-brio tra Berlusconi e la Lega che usain modo spregiudicato la sua utilitàmarginale così come accadeva duran-te la prima Repubblica. Noi dobbia-mo contrapporre una posizione lim-pida, quella di chi è pronto a una con-vergenza repubblicana con tutti quelliche vogliono opporsi ad una svoltaautoritaria, sia nella maggioranza sianell’opposizione. Un patto repubbli-cano” contro eventuali forzature“populiste e plebiscitarie” in materiadi riforme.

Per quel che riguarda le altre forzedi opposizione intenzione del Segre-tario è “preparare delle piattaformesui temi economico-sociali, anchesulla base delle nostre proposte, apartire dai governi locali dove operia-mo assieme” e infine di “tenere aper-to il cantiere PD con le formazionivicine. Avviciniamo le posizioni secompatibili con il profilo dei conte-nuti del PD. Non vedo distinzioni traalleanze e progetto”

Il Pd deve pensare ai problemidell’Italia e i risultati arriveranno.Deve parlare agli italiani di lavoro,diritti, merito e civismo e non “delpartito”. Il partito non può esserel’oggetto di discussione nel Paese econ il Paese. E’ lavorando per l’Italiache daremo il profilo al partito. Dob-biamo essere il partito del lavoro edelle nuove generazioni, della Costi-tuzione e della nuova unità dellanazione. Le nostre parole da contrap-porre all’ideologia di Berlusconi edella Lega sono uguaglianza, diritti,civismo e merito.

Il segretario del Pd Bersani

Il segretario del Pd Bersani indica nella relazione alla direzione la linea del partito

“Un nostro progetto per l’Italia”

Quannu morimu, roppu chilluc’amu passatu,

e possibilità e jire all’umpiernusu zeru.

Picchì tuttu amu già scuntatu,picchì simu campati sutta e

Loieru.

Ma quanti voti ha pigliatu?A quanta gente ha convintu?Ma cca ogni botu è nu casu

risperatu,pecchì cca perde puru chine ha

bintu.

Piccoli scketchdi Fiorenzo Pantusa

Prima fiera italiana delle Riforme

E’ appena cominciata la campa-gna pubblicitaria per la PrimaFiera Italiana delle Riforme, chesi terrà a Roma entro il 2011,sotto l’alto patrocinio del Presi-dente della Repubblica e con lacollaborazione del Governo e deimaggiori partiti politici

Negli stand saranno esposti tuttii tipi di riforma e di accessori, cheelenchiamo di seguito.

Riforme d’epoca, riformicchie epseudoriforme, riforme rafferme,riforme riformate, r iforme diseconda mano, paleoriforme,riforme sperimentali e prototipi diriforme, riforme stagionali e can-gianti, microriforme, r iformemiste e meticce, riforme persona-lizzate, riforme per antiriformisti,riforme radicali, moderate e radi-calmoderate; ricostituenti perriforme costituzionali invasive,busti e cinture elastiche per formeirriformabili; fotografie autogra-fate dei più famosi riformatori,riformisti e r iformati; spartitimusicali storici, da “Riforma miache nostalgia mi son lontan deti....” a “Riforme rosa a primave-ra, come le labbra del mioamor...”.

Ogni giorno si terranno tavolerotonde sul riformismo con i mag-giori riformologi, da Bossi a Ber-lusconi, da D’Alema a Fassino, daCasini a La Russa, da Napolitanoa Emma Bonino a Segni e tanti,tanti altri. Essi illustreranno alpubblico il funzionamento e l’uti-lità di ciascun prodotto esposto,senza trascurarne la forza di sug-gestione e il pathos.

In ogni stand i visitatori potran-no anche degustare un simpaticoassaggio di vino dolce e fichi sec-chi.

Riso amaro di Renzo Butazzi

Il voto per le elezioni regionali nei comuni presilani

comuni elettori

Candidato alla presidenza Filippo CALLIPO

APRIGLIANO 3.070 119 17 -CASOLE BRUZIO 2.304 264 17 6CELICO 2.526 218 11 1LAPPANO 952 24 7 -PEDACE 1.883 169 25 6PIETRAFITTA 1672 70 9 1ROVITO 2.797 196 36 2SAN PIETRO in G. 3.339 172 53 2SERRA PEDACE 1.083 107 7 2SPEZZANO PICC. 2.092 201 20 2SPEZZANO SILA 4.177 653 24 2TRENTA 2.466 146 28 5ZUMPANO 1.983 164 8 -

totali 30.344 2.503 262 29

comuni votanti

Candidato alla presidenza Agazio LOIERO

APRIGLIANO 1.662 21 40 117CASOLE BRUZIO 1.618 79 64 96CELICO 1.526 17 102 45LAPPANO 952 16 16 32PEDACE 1.270 80 58 45PIETRAFITTA 816 14 12 69ROVITO 1.915 38 94 59SAN PIETRO in G. 2.306 23 303 186SERRA PEDACE 661 14 10 40SEZZANO PICC. 1.331 76 38 62SPEZZANO SILA 2.935 40 150 98TRENTA 1.627 64 25 151ZUMPANO 1.281 17 18 73

328 70 157393 61 79539 48 59212 28 6346 19 105137 16 87511 84 68469 101 59257 - 73301 37 61784 75 54318 46 38325 43 30

1.6621.6181.526

6571.270

8161.9152.306

6611.3312.9351.6271.281

1.7101.4711.769

6451.392

8881.9702.499

6761.3153.0081.6971.097

733 (44,10%)

772 (47,70%)

810 (53,00%)

310 (47,10%)

653 (51,40%)

335 (41,00%)

854 (44,50%)

1.141(49,40%)

394 (59,60%)

575 (43,20%)

1.201 (40,90%)

642 (39,40%)

506 (39,50%)

1.072 (62,6%)

1.145 (77,8%)

1.353 (76,4%)

458 (71,0%)

1.132 (81,3%)

631 (71,0%)

1.558 (79,0%)

1.918 (76,7%)

597 (88,3%)

978 (74,3%)

2.062 (68,5%)

1.233 (72,6%)

820 (74,7%)

Totali 22.401 499 930 1.073 4.920 628 876 22.401 20.137 8.926 (39,80%) 14.957(74,2%)

voti espressi voti coalizione

Reg.li2010

Reg.li2005

Regionali2010

Regionali2005

1.6621.6181.526

6571.270

8161.9152.306

6611.3312.9351.6271.281

1.7101.4711.769

6451.392

8881.9702.499

6761.3153.0081.6971.097

136 (8,10%)

287 (17,70%)

230 (15,00%)

31 (4,70%)

200 (15,70%)

80 (9,80%)

234 (12,20%)

227 (9,90%)

116 (17,50%)

223 (16,70%)

679 (23,10%)

179 (11,00%)

172 (13,40%)

----

-

-

-

-

-

-

-

-

-

22.401 20.137 2.794 (12,48 %) -

voti espressi voti coalizione

Reg.li2010

Reg.li2005

Regionali2010

comuni votanti

Candidato alla presidenza Giuseppe SCOPELLITI

APRIGLIANO 1.662 214 73 7CASOLE BRUZIO 1.618 108 22 26CELICO 1.526 64 36 43LAPPANO 952 35 26 8PEDACE 1.270 70 28 8PIETRAFITTA 816 180 24 19ROVITO 1.915 185 102 31SAN PIETRO in G. 2.306 346 63 29SERRA PEDACE 661 28 7 1SEZZANO PICC. 1.331 91 31SPEZZANO SILA 2.935 151 100 39TRENTA 1.627 143 94 15ZUMPANO 1.281 152 60 15

2 68 3475 20 2517 37 299- 10 1743 29 209- 27 107

17 37 3442 83 293- 19 683 12 2666 61 6462 37 381

10 13 278

1.6621.6181.526

6571.270

8161.9152.306

6611.3312.9351.6271.281

1.7101.4711.769

6451.392

8881.9702.499

6761.3153.0081.6971.097

711 (42,70%)

432 (26,60%)

486 (31,80%)

253 (40,30%)

347 (27,30%)

357 (43,70%)

716 (37,30%)

816 (35,30%)

123 (18,60%)

435 (32,60%)

1.003 (34,10%)

672 (41,30%)

528 (41,20%)

629 (36,7%)

276 (18,7%)

405 (22,8%)

181 (28,0%)

235 (16,8%)

254 (28,6%)

389 (19,7%)

355 (14,2%)

77 (11,3%)

319 (24,2%)

910 (30,2%)

453 (26,6%)

270 (24,6%)

Totali 22.401 1.767 666 273 57 453 3.663 22.401 20.137 6.879 (30,70%) 4.753 (24,5%)

voti espressi voti coalizione

Reg.li2010

Reg.li2005

Regionali2010

Regionali2005

I voti ottenuti dai candidati presilani

Mario CALIGIURIvoti 1.799

Aurelio MORRONEvoti 430

Regionali2005

Gentile Giuseppe 14.676 Il Popolo della Libertà CosenzaMorelli Francesco 13.578 Il Popolo della Libertà CosenzaCaridi Antonio Stefano 11.215 Il Popolo della Libertà Reggio CalabriaScalzo Antonio 11.109 Partito Democratico CatanzaroZappalà Santi 11.078 Il Popolo della Libertà Reggio CalabriaTrematerra Michele 10.830 Unione di Centro - UDC CosenzaCaputo Giuseppe 10.505 Il Popolo della Libertà CosenzaAiello Pietro 10.405 Il Popolo della Libertà CatanzaroTripodi Pasquale Maria 10.393 Unione di Centro - UDC Reggio CalabriaBattaglia Demetrio 9.710 Partito Democratico Reggio CalabriaAdamo Nicola 9.054 Partito Democratico CosenzaPrincipe Sandro 8.811 Partito Democratico CosenzaTallini Domenico 8.773 Il Popolo della Libertà CatanzaroBova Giuseppe 8.770 Partito Democratico Reggio CalabriaDe Gaetano Antonino 8.765 Rifondazione Comunisti Reggio CalabriaTalarico Francesco 8.473 Unione di Centro - UDC CatanzaroCensore Bruno 8.164 Partito Democratico Vibo Valentia

8.123 Lista Scopelliti Presidente Reggio CalabriaNicolò Alessandro 8.082 Il Popolo della Libertà Reggio CalabriaNucera Giovanni 7.717 Il Popolo della Libertà Reggio CalabriaFedele Luigi 7.671 Il Popolo della Libertà Reggio CalabriaGuccione Carlo 7.667 Partito Democratico CosenzaChiappetta Gianpaolo 7.241 Il Popolo della Libertà CosenzaOrsomarso Fausto 6.974 Il Popolo della Libertà CosenzaPugliano Francesco 6.904 Lista Scopelliti Presidente Crotone

6.428 Autonomia e Diritti Loiero Pres. CatanzaroMaiolo Mario 6.380 Partito Democratico CosenzaBruni Ottavio Gaetano 6.265 Autonomia e Diritti Loiero Pres. Vibo ValentiaSalerno Nazzareno 6.224 Il Popolo della Libertà Vibo ValentiaSerra Giulio 6.064 Insieme per Calabria Scopelliti Pres. CosenzaGallo Gianluca 5.618 Unione di Centro - UDC CosenzaAmato Pietro 5.145 Partito Democratico CatanzaroMagarò Salvatore 5.011 Lista Scopelliti Presidente CosenzaMagno Mario 4.880 Il Popolo della Libertà CatanzaroImbalzano Candeloro 4.780 Lista Scopelliti Presidente Reggio CalabriaTalarico Domenico 4.760 Italia Dei Valori Cosenza

4.450 Autonomia e Diritti Loiero Pres. CosenzaSulla Francesco 4.420 Partito Democratico CrotoneAiello Ferdinando 3.973 Rifondazione Comunisti Italiani CosenzaParente Claudio 3.946 Lista Scopelliti Presidente Catanzaro

3.747 Unione di Centro - UDC Vibo ValentiaRappoccio Antonio 3.726 Insieme per Calabria Scopelliti Pres. Reggio CalabriaDattolo Alfonso 3.484 Unione di Centro - UDC CrotoneGrillo Alfonsino 3.400 Lista Scopelliti Presidente Vibo ValentiaPacenza Salvatore 3.399 Il Popolo della Libertà CrotoneFranchino Mario 3.239 Autonomia e Diritti Loiero Pres. CosenzaGiordano Giuseppe 2.279 Italia Dei Valori Reggio Calabria

1.673 Italia Dei Valori Crotone

A qusti 48 eletti, si aggiungono i candidati alla presidenza Giuseppe Scopeliti (Pdl) e Agazio Loiero (Pd)

Giuseppe GentileAss. ai LL.PP.

Franco Morelli

Giuseppe Caputo Nicola Adamo Sandro Principe

Carlo Guccione G. Chiappetta

Salvat. Magarò Dom. Talarico

Mario Maiolo Giulio Serra Gianluca Gallo

Ferdinan. Aiello Mario Franchino

Gli eletti nella circoscrizione della provincia di Cosenza

Voti: Giuseppe Scopelliti, con 614.584 voti, è elettoGovernatore con il 57,76% delle preferenze. AgazioLoiero, con 342.773 voti, al 32,22%, mentre FilippoCallipo, con 106.646 voti, il 10,02%.

Il partito più votato è stato il Pdl, che ha raggiunto il26,39% delle preferenze, seguito dal Pd col 15,75%.Seguono la lista 'Scopelliti Presidente con il 9,92%,l'Udc con il 9,44%, la lista 'Loiero Presidente' con il6,99%, l'Idv con il 5,38%, la lista di Udeur, Repubbli-cani e Socialisti in appoggio a Scopelliti con il5,16%, la lista dell'estrema sinistra con il 4,03%, rie-sce a superare la soglia di sbarramento.

Giacomo Mancini

In Giunta come esterno

Dopo la loro istituzione per mezzodella legge 108/1968 sull’elezione deiconsigli, poi avvenuta il 7 giugno 1970,la legge 43/1995 – che ha introdotto unsistema elettorale maggioritario – èstata certamente una delle più significa-tive innovazioni nella breve storia delleregioni italiane. La legge del 1995,infatti, oltre a prevedere un premio dimaggioranza per la lista o la coalizionedi liste regionali che avessero ottenutola maggioranza relativa, imponevaanche l’indicazione, con valore solopolitico e non giuridico, del candidatopresidente ad esse collegato. Tali inno-vazioni rappresentavano una forte rottu-ra con il parlamentarismo e il propor-zionalismo che avevano plasmato laforma di governo e il sistema elettoraleregionale nei venticinque anni prece-denti, introducendo una forma di com-petizione personale tra i candidatigovernatori che si accentuerà sempre dipiù con gli anni.

Le prime elezioni regionali con lanuova legge, approvata in febbraio, sitennero il 23 aprile dello stesso 1995 inun clima politico a dir poco infuocato.Nel dicembre dell’anno precedente,infatti, era avvenuto il celeberrimo“ribaltone” con il quale la Lega diBossi aveva causato la caduta del primogoverno Berlusconi, il quale, in rispo-sta, diede vita a una serie di manifesta-zioni e mobilitazioni usando toni che ilmoderato Rocco Bottiglione (all’epocasegretario del Ppi) nonesitò a definire “di incita-mento alla guerra civile”.Sull’esito delle regionalialeggiava la massimaincertezza, considerato chein seguito al “ribaltone”del dicembre 1994 la Legasi presentava divisa dalPolo delle libertà.Quest’ultimo alle politichedel marzo 1994 avevaottenuto il 43, quota cheperò senza la Lega scende-va al 34,5: solo lo 0,1 inpiù dei voti raccolti dallacoalizione di centro-sini-stra. Tuttavia, il fatto cheil Prc di Bertinotti avessedeciso di presentare propricandidati nelle regioni delNord e l’aggressiva cam-pagna elettorale portataavanti da un Berlusconifrustrato dalla mancataindizione di elezioni anti-cipate da parte del presi-dente della Repubblica Oscar LuigiScalfaro, facevano pensare ad una tuttosommato comoda vittoria del Polo. Gliexit poll sembravano confermare taleimpressione. Al contrario, nella sorpre-sa generale, le elezioni furono vinte dalcentro-sinistra, che si impose in novedelle quindici regioni (tutte quelle a sta-tuto ordinario) interessate dal voto. Lacartina regionale del 1995 dipingevaun’Italia spaccata in due nel vero sensodella parola. Il centro-destra vinse infat-ti al Nord (Piemonte, Lombardia, Vene-to) e al Sud (Campania, Puglia, Cala-bria), mentre il centro-sinistra si imposenella parte centrale de lla penisola(Liguria, Emilia-Romagna, Toscana,Umbr ia, Marche, Abruzzo, Lazio,Molise) e in Basilicata. Tra i governato-ri, il centro-destra elesse Roberto For-migoni in Lombardia, Giancarlo Galanin Veneto, Enzo Ghigo in Piemonte,Antonio Rastrelli in Campania, Salva-tore Distaso in Puglia e Giuseppe

Domenico Nisticò in Calabria; il cen-trosinistra elesse invece Giancarlo Moriin Liguria, Pier Luigi Bersani in Emi-lia-Romagna, Vannino Chiti in Tosca-na, Vito D’Ambrosio nelle Marche,Bruno Bracalente in Umbria, PieroBadaloni nel Lazio, Antonio Falconioin Abruzzo, Marcello Veneziale inMolise e Angelo Di Nardo in Basilica-ta. Il governatore eletto con la percen-tuale più alta fu Bracalente in Umbria(59,9), quello con la percentuale piùbassa Galan in Veneto (38,2), complicela presenza del candidato leghistaAlberto Lembo (17,5).

Nel 1999, il parlamento approvò unalegge costituzionale (1/1999) che com-pletava il passaggio dal sistema parla-mentare-proporzionale a quello presi-denziale-maggioritario (anche se moltipreferiscono parlare di sistema “neo-parlamentare”) iniziato con le legge43/1995. Tale legge costituzionale, trale altre cose, modificando l’art. 122della Costituzione introduceva l’elezio-ne a suffragio universale e diretto delpresidente della Regione. Quelle del2000, dunque, furono le prime regionaliin cui trovò applicazione l’istitutodell’elezione diretta del governatore.Anche in questo caso, il clima politicoera particolarmente teso. Il capo delgoverno Massimo D’Alema cercavainfatti nelle regionali la legittimazionepolitica al golpe parlamentare che loaveva portato alla presidenza del Consi-

glio un anno e mezzo prima. I Lotharche allora spadroneggiavano a PalazzoChigi convinsero l’ex leader del Pds agiocarsi tutto in quelle elezioni, confor-tati dalle indicazioni dei sondaggi inloro possesso. Tuttavia, anche in quelcaso, come cinque anni prima, le previ-sioni si sarebbero rivelate sbagliate. Ilcentro-destra vinse infatti 8 a 7, ribal-tando il risultato del 1995. Rispetto alleprecedenti elezioni, la Casa delle libertà(che stavolta comprendeva anche laLega) si confermò in Lombardia, Pie-monte, Veneto, Puglia e Calabria, “sof-fiando” al centro-sinistra Lazio, Liguriae Abruzzo. Dal canto suo, il centro-sini-stra mantenne Emilia-Romagna, Tosca-na, Umbria, Marche, Molise e Basilica-ta, imponendosi in Campania, regioneprecedentemente governata dal centro-destra. Delle quindici regioni al voto,dunque, solo quattro fecero esperienzadi un cambio di maggioranza: Lazio,Liguria, Abruzzo (dal centro-sinistra al

centro-destra) e Campania (dal centro-destra al centro-sinistra). Tutto ciò,tenendo come riferimento i risultati del1995 e dunque non considerando i variribaltoni che avvennero in diverseregioni. In Campania e Calabria, infatti,i governatori di centro-destra Rastrelli eNisticò persero la maggioranza nel1999 e vennero sostituiti dai presidentidi centro-sinistra Andrea Losco e LuigiMeduri. Qualcosa di simile avvenne, aparti invertite, in Molise, dove il forzi-sta Michele Iorio rimpiazzò tra il 1998e il 1999 il governatore di centro-sini-stra Veneziale, che tornò tuttavia allapresidenza nel 1999. Da segnalareanche che in Emilia-Romagna VascoErrani era subentrato a Pier Luigi Ber-sani nel corso della legislatura. Tra igovernatori, il centro-destra elesseRoberto Formigoni in Lombardia, EnzoGhigo in Piemonte, Giancarlo Galan inVeneto, Sandro Biasotti in Liguria,Francesco Storace nel Lazio, GiovanniPace in Abruzzo, Raffaele Fitto inPuglia e Giuseppe Chiaravalloti inCalabria; il centro-sinistra elesse inveceVasco Errani in Emilia-Romagna,Claudio Martini in Toscana, Maria RitaLorenzetti in Umbria, Vito D’Ambrosionelle Marche, Antonio Bassolino inCampania, Giovanni Di Stasi in Molisee Filippo Bubbico in Basilicata. I presi-denti eletti nel 1995 e confermati nel2000 furono quattro: Formigoni inLombardia, Ghigo in Piemonte, Galan

in Veneto e D’Ambrosio nelle Marche.Il governatore eletto con la percentualepiù alta fu Bubbico in Basilicata (63,1),quello con la percentuale più bassa DiStasi in Molise (49).

Le regionali del 2005, che inaugura-vano la campagna elettorale per le poli-tiche del 2006 e provocarono la crisidel secondo governo Berlusconi, viderola vittoria totale e incontrastata del cen-tro-sinistra, che si impose in 12 delle 14regioni chiamate al voto. Rispetto alletornate elettorali precedenti era assenteil Molise, dal momento che in quellaregione le elezioni regionali del 2000erano state annullate dal Tar per alcuneirregolarità nelle liste elettorali. Lenuove elezioni si tennero nel novembredel 2001 (con la vittoria del candidatodi centro-destra Michele Iorio), ciò chedeterminò lo slittamento della scadenzaelettorale al 2006. Tornando alle regio-nali del 2005, il centro-destra riuscì aimporsi solo in Lombardia e Veneto,

mentre il resto della penisola si coloròinesorabilmente di rosso. Ben sei regio-ni cambiarono maggioranza: Piemonte,Liguria, Lazio, Abruzzo, Puglia e Cala-bria (tutte dal centro-destra al centro-sinistra). Tra i governatori, il centro-destra elesse Roberto Formigoni inLombardia e Giancarlo Galan in Vene-to; mentre il centro-sinistra elesse Mer-cedes Bresso in Piemonte, Claudio Bur-lando in Liguria, Vasco Errani in Emi-lia-Romagna, Claudio Martini inToscana, Maria Rita Lorenzetti inUmbria, Gian Mario Spacca nelle Mar-che, Piero Marrazzo nel Lazio, Ottavia-no Del Turco in Abruzzo, Antonio Bas-solino in Campania, Vito De Filippo inBasilicata, Nichi Vendola in Puglia eAgazio Loiero in Calabria. Di questi,sei erano quelli confermati alla guidadelle rispettive regioni rispetto al 2000:Formigoni in Lombardia, Galan inVeneto, Errani in Emilia-Romagna,Martini in Toscana, Lorenzetti inUmbria e Bassolino in Campania. Ilgovernatore eletto con la percentualepiù alta fu De Filippo in Basilicata (67),quello con la percentuale più bassaVendola in Puglia (49,8).

La tornata elet torale del 2010 hainteressato tredici delle quindici regionia statuto ordinario. Oltre al Molise, dicui si è detto, si è perso per strada infat-ti anche l’Abruzzo che, in seguito allevicende giudiziarie che hanno colpito ilpresidente della Regione Ottaviano Del

Turco, ha votato anticipata-mente nel 2008, ciò che hacomportato lo sl it tamentodella scadenza elettorale al2013. Delle tredici regioniandate al voto, undici eranogovernate dal centro-sinistra(Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria,Marche, Lazio, Campania,Basilicata, Puglia e Calabria)e due dal centro-destra (Lom-bardia e Veneto). Le rimanen-ti cinque regioni (Friuli-Vene-zia Giulia, Abruzzo, Molise,Sicil ia e Sardegna) sonogovernate dal centro-destra (siescludono dal computo perragioni varie le regioni Valled’Aosta e Trentino Alto-Adige). Il rapporto di forzecomplessivo era quindi di 11a 7 per il centro-sinistra. Igovernatori uscenti candidatiper un nuovo mandato sono 8:Roberto Formigoni in Lom-bardia, Mercedes Bresso in

Piemonte, Claudio Burlando in Liguria,Vasco Errani in Emilia-Romagna, GianMario Spacca nelle Marche, Vito DeFilippo in Basilicata, Nichi Vendola inPuglia e Agazio Loiero in Calabria.Formigoni è il decano, essendo candi-dato per un quarto mandato come presi-dente della Regione Lombardia (il terzocon l’elezione diretta). Da ricordare chela legge quadro 165/2004 ha stabilitocome principio fondamentale, al qualela legislazione regionale deve attenersi,la non immediata rieleggibilità del pre-sidente dopo il secondo mandato conse-cutivo. Oltre a Formigoni, contravvienea tale previsione legislativa ancheVasco Errani, candidato per un terzomandato consecutivo alla presidenzadella Regione Emilia-Romagna. InLiguria, infine, dove l’ex governatoreSandro Biasotti sfida il governatoreuscente Burlando, va in scena la stessasfida del 2005.

Di seguito, i principali candidati-presidenti alle elezioni regionali del 2010 (in grassetto i governatori eletti)

Centro-destra Centro-sinistra Altri

Lombardia Roberto Formigoni (PDL) Filippo Penati (PD) Savino Pezzotta (UDC)Veneto Luca Zaia (LN) Giuseppe Bortolussi (PD) Antonio De Poli (UDC-P.N.)Piemonte Roberto Cota (LN) Mercedes Bresso (PD)Liguria Sandro Biasotti (PDL) Claudio Burlando (PD)Emilia-Romagna Anna Maria Bernini (PDL) Vasco Errani (PD) Gianluca Galletti (UDC)Toscana Monica Faenzi (PDL) Enrico Rossi (PD) Francesco Bosi (UDC)Umbria Fiammetta Modena (PDL) Catiuscia Marini (PD) Paola Binetti (UDC)Marche Erminio Marinelli (PDL) Gian Mario Spacca (PD)Lazio Renata Polverini (PDL) Emma Bonino (Radicali)Campania Stefano Caldoro (PDL) Vincenzo De Luca (PD)Basilicata Nicola Pagliuca (PDL) Vito De Filippo (PD)Puglia Rocco Palese (PDL) Nichi Vendola (SEL) Adriana Poli Bortone (UDC-MPA)Calabria Giuseppe Scopelliti (PDL) Agazio Loiero (PD) Filippo Callipo (IDV-Rad.)

...Uno sguardo sul recente passato...

Perché Rita Atria è soloun nome a cui non si riesce adassociare la sua storia?

- Forse perché esiste unaparte d’Italia a cui sta bene rasse-gnarsi alla mafia, alle ingiustizie,alla sopraffazione. Forse esistono,fra i nostri connazionali, personeche si adoperano affinché tutto resti

cambiare il senso delle cose. Nonnecessariamente bisogna guada-gnarci qualcosa, a volte bastaanche salvaguardare quello che siha.

Però la tua vita è diventa-ta un film (“La siciliana ribelle”di Marco Amenta), esiste un tuosito internet e tua cognata, PieraAiello, la vedova di tuo fratelloucciso dalla mafia, è presidentedell’Associazione Antimafie cheporta il tuo nome.

E’ tutto vero, ma qui danoi si tende a nascondere tutto ciòche è contro il sistema strutturale.Si parla poco di me, del mio esem-pio, del mio sacrificio e di quanto ioabbia sofferto durante la mia vita“normale” prima e soprattuttodopo la mia decisione di diventareparte attiva della giustizia. Il film,per quanto artisticamente notevole,si ispira solo liberamente alla miavicenda non riportandola fedelmen-te e mia cognata, giorno dopo gior-no, vive sulla propria pelle cosavuol dire essere contro non solo lamafia, ma anche un certo di culturaradicata che difficilmente verrà bat-tuta. L’Associazione che porta ilmio nome sottolinea, evidenzia epone l’accento su situazioni che lamafia e le mafie hanno reso insop-portabili e lotta legalmente controdi esse.

Ricapitoliamo la tua sto-ria.

-Sono nata e cresciuta in unafamiglia mafiosa come troppe ce nesono in Sicilia. Mio padre Vito era uncomponente della famiglia di Partannae il 18 novembre 1985, quando io avevosolo 11 anni, venne ucciso. Gli annierano quelli della sanguinolenta ascesadei corleonesi capitanati da Totò Riinae Binnu Provenzano alla conquista diCosa Nostra. Una guerra combattutanon solo per le strade, nei mercati, nellecampagne, ma anche nelle camere delpotere e dei salotti romani. Mio padreera un Don all’antica, mentre la mafia

moderna (che puntava soprattutto altraffico degli stupefacenti) imponevaricambi generazionali che lui non riu-sciva più a garantire. Ricordo il corpodi mio padre crivellato di co lpi esoprattutto le urla dei parenti che giu-ravano vendetta e altro sangue. Noncapivo molto, ma sentivo di essered’accordo con loro.

Poi che accadde?

-Mi attaccai in manieraquasi morbosa a mio fratello Nico-la. Anche lui era entrato nel girodella droga ed in poco tempo si eraarricchito. Ricordo che girava sem-pre armato e con una grossa moto.Il nostro rapporto divenne quasi dicomplicità e sicuramente di ammi-razione mia nei suoi confronti .Diventammo molto amici e fu pro-prio lui a confidarmi chi erano statigli assassini di nostro padre, chidavvero comandava in paese, qualierano le gerarchie e chi era il pupa-ro. Non lo sapevo, ma stavo diven-tando lo scrigno di segreti forse piùgrandi di me.

La tua vita era moltocambiata.

-Si, anche se mantenevauna certa parvenza di normalità Miero fidanzata con un ragazzo delposto, un certo Calogero, al qualevolevo veramente molto bene. Ma laMafia non può limitarsi solo a sfio-

rarti: essa ti investe e trasforma inpunti interrogativi ogni tua certez-za. E così il 24 giugno 1991, anchemio fratello cadde sotto i suoi colpiimplacabili.

E qui entra in scena tuacognata Piera Aiello.

-Fin dal primo giornoaveva sempre rimproverato a miofratello quella sua vita così pocochiara. Aveva sempre sperato cheNicola un giorno si ravvedesse eper lo meno cercasse di uscire daquel giro infernale nel quale si erainfilato. Aveva creduto che un’altravita era possibile e che il futuro losi poteva stabilire in modo limpido.E invece era diventata una vedovadi mafia. A quel punto, però, tantovaleva dare un senso al propriodolore ed al proprio futuro cosìdecise di raccontare tutto ciò chesapeva (e sapeva molto) alla giusti-zia. Le sue rivelazioni fecero arre-stare molte persone e molti comin-ciarono a isolarla.

A cominciare da Caloge-ro, il tuo Calogero.

-Lui mi lasciò perché erola cognata di una che aveva traditoe perciò non poteva più restare conme. Per mia fortuna. Anche miamadre la isolò e quando capì cheanch’io ero su quella stessa strada,fece lo stesso anche con me. “Rita,

non t’immischiare, non fare fesse-rie”: così mi diceva e quelle parolemi suonarono come una sentenza.

E a quel punto cosa deci-desti di fare?

-Quello che mi sembravapiù naturale e più giusto. Non sem-pre da noi queste due peculiaritàcoincidono, perciò quello che feci,provocò scalpore. Denunciai ilsistema mafioso del mio paese spe-rando di vendicare la morte di miopadre e di mio fratello. Ben presto,però, mi accorsi che non era la ven-detta quello che cercavo, ma la giu-stizia. E la giustizia in quegli anniin Sicilia si chiamava Paolo Borsel-lino.

Fu lui ad ascoltare le tueparole?

-Lui mi riconciliò con lavita. Mi ascoltava, mi proteggeva emi incoraggiava nei miei moltimomenti di sconforto. Persino miamadre mia aveva abbandonata, rin-negandomi e dissociandosi dallemie scelte. Borsellino provò a riav-vicinarci, ma non ci fu nulla da fareanche perché non è contemplatoche una ragazza possa prenderedeterminate decisioni. Secondo ilsuo punto di vista avevo traditol’onore della famiglia, ero pocoallineata ai suoi voleri e per nullaassoggettata a quelli della Mafia.Semplicemente non esistevo più.

Borsellino ti prese sottola sua protezione e grazie alle tuerivelazioni scattarono moltemanette attorni a polsi eccellenti esi avviarono indagini su perso-naggi come Vincenzino Culicchia,per circa trentanni sindaco demo-cristiano di Partanna.

-La Mafia si combattedenunciandola e fidandosi dellepersone oneste. La Mafia si combat-te distinguendosi da essa ed agendocome Cosa Nostra non vorrebbe. La

Partanna, 4 settembre 1874 – Roma, 26 luglio 1992

Non una pentita, ma una testimone di giustizia. Le parole sonoimportanti quando si devono definire persone il cui ricordo viene asso-ciato alla Mafia. Rita Atria è stata “suicidata” dopo che tutto il suomondo si era liquefatto senza che lei potesse incidere o far valere le sueidee. La sua vita è volata via leggera come il suo ricordo che difficilmen-te riesce a far breccia tra le pieghe di una società che corre troppo etroppo in fretta per fermarsi a celebrare chi vi ha rinunciato in nomedella vita. L’habitat familiare di Rita era quasi unicamente mafioso. Suopadre Vito era mafioso, suo fratello Nicola era mafioso e la madre,anche dopo la morte di Rita, non ha mai voluto ammettere che si puòanche essere non mafioso in un mondo in cui se non lo sei, sei un corpoestraneo. Ma Rita era diversa, era migliore, era l’espressione di quellaSicilia che tutti amiamo e di cui tutti vorremmo sempre parlare e scrive-re. La sua esigenza di mettere la sua vita nelle mani e nella mente diPaolo Borsellino nacque dall’esigenza di scardinare un sistema che lavedeva destinata ad una vita diversa e che lei mai avrebbe accettato.Una vita fatta di silenzi complici, di connivenze insopportabili, di com-promessi che l’avrebbero limitata. E’ un’eroina quasi dimenticata comespesso capita con chi, lottando, va a cozzare contro muri incrollabili edisfatte psicologiche prim’ancora che fisiche. Esiste un sito internet, èstata fondata un’associazione che porta il suo nome e la cognata PieraAiello, testimone di giustizia prima della stessa Rita, ne persevera ilricordo e l’esempio, spesso nel silenzio di molti e nella colpevole indiffe-renza di altri. Il suo breve percorso di vita è stato intensissimo: è passatadal desiderio di vendetta a quello più forte ed addirittura insopprimibiledi giustizia. Non voleva più, come era all’inizio, vendicare chi avevaucciso il padre ed il fratello, ma voleva gridare al mondo che la mafianon si può accettare, che la mafia non si limita ad uccidere, ma distruggevite rendendole inutili, che il proprio destino si può combattere perché infondo è questo il nostro destino. Non ce l’ha fatta Rita; si è tolta la vitauna settimana dopo che la mafia le aveva portato via anche l’ultimoappiglio del suo mondo scosceso e senza freni: Paolo Borsellino, unuomo simbolo che l’Italia e gli italiani non dovrebbero mai dimenticare,al pari di migliaia di altri siciliani che vivono, lottano e sperano in unaSicilia diversa da quella che ha prima partorito e poi inghiottito, senzametabolizzarla, Rita Atria.

SEGUE IN ULTIMA PAGINA

Rita Atria

Una mostra sulleComunita dell’“Area Grecanica”del Reggino Ioni-co, allestita qual-che anno addietronei saloni delCastello di SantaSeverina, ha offerto a me e ad altridue amici l’occasione per visitareun sito della Calabria che non haper nulla smentito la sua fama deri-vante dal fascino della sua antica egloriosa storia.

Percorrendo la strada a scorrimen-to veloce che da Camigliatello scen-de verso la città di Crotone, è facileosservare , quando si è a non moltadistanza dal capoluogo ionico, comesulla destra si innalzi improvvisa-mente dalla valle, in cui scorre ilfiume Neto, uno sperone rocciosocon sulla cima un piccolo borgo dalquale svetta un maestoso Castello :è Santa Severina ; per raggiungerela quale deviamo su una strada chenel suo ultimo tratto è fatta di auda-ci tornanti che, per consentire digiungere in cima, sembrano quasiaggredire i dirupi che la circondano.Non a caso Santa Severina dai suoiabitanti è chiamata la Nave di pie-tra, per il fatto che non raramente,di primo mattino e quando la nebbiao la foschia invadono la valle sotto-stante e avvolgono i piedi dellarupe, quasi a formare un ampio trat-to di mare, questo piccolo centroabitato sembra voglia avanzarecome una nave in mezzo alle acque.

Santa Severina nacque come cittàdella Magna Grecia col nome diSiberene, secondo la testimonianzadi Ecateo di Mileto, storico vissutonel V secolo a. C. Inoltre, StefanoBizantino, altro storico greco del Vsecolo dopo Cristo, conferma neisuoi scritti che Siberene era moltoviva ai suoi tempi come città degliEnotri ; e nel Breviario Lateranensesi legge che Papa Zaccaria, dell’8°secolo, ebbe i natali a Siberene.

Nel corso dello stesso 8° secolo iBizantini occuparono Siberene e viedificarono un Kastron, una fortez-za militare. E con i Bizantini Sibe-rene diventa Santa Severina. Il per-ché di tale cambiamento toponoma-stico ha dato adito a diverse inter-pretazioni.

Espugnata dai Saraceni nll’840, S.Severina venne riconquistatanell’886 dai Bizantini guidati dalgenerale Niceforo Foca.

Nel 1075 S. Severina, dopo dueanni di assedio, venne occupata daiNormanni di Roberto il Guiscardoal quale si deve la costruzione delCastello.

Passata sotto il controllo degliSvevi e poi degli Angioini, nel 1476S. Severina conobbe il dominiodegli Aragonesi; dai quali, e piùprecisamente da Federico d’Arago-na, il condottiero Andrea Carafaottenne la Signoria di S. Severina.Nel corso del 1600 e del 1700divenne feudo delle nobili famigliedei Ruffo di Calabria, degli Sculco,dei Gruther; fino al 1806 quandoentrò a far parte del Regno di Napo-li che, con legge napoleonica, abolìla feudalità. Senza dimenticare ildominio Borbonico che, iniziato per

il Sud nel 1734 e interrotto duranteil periodo napoleonico, riprese dopoil 1815 per concludersi con l’Unitàd’Italia del 1860.

Questo piccolo borgo medioeva-le, soprattutto nel periodo bizantino,ha rappresentato una importantecittà, sia dal punto di vista militare eculturale e sia come centro religio-so in quanto nel X secolo la cittàdivenne Archidiocesi Metropolitanadella Chiesa Bizantina . InfattiSanta Severina ha rappresentato unbaluardo della civiltà bizantina aiconfini, in occidente, dell’Imperod’Oriente. Ma Santa Severina ha nel suo

Castello la testimonianza più evi-dente della sua antica storia..

Costruito nel 1076 dai Normannidi Roberto il Guiscardo, il Castello,che divenne fortezza e dimora per ledominazioni e le famiglie nobiliariche si sono succedute nel corso deisecoli, per come sopra accennato,dopo il 1806 conobbe un periodo didecadenza; ma nel 1905 fu acquista-to dal Comune che lo adibì a scuolaginnasiale e a convitto maschile.Negli ultimi anni novanta l’opera direstauro ha riconsegnato il Castello

alla sua gente e alla Calabria. Il Castello, maestoso ed impo-

nente, si presenta formato da unmastio quadrato e da quattro torricilindriche poste ai quattro angoli ;le torri sono fiancheggiate da quat-tro bastioni sporgenti. Protetto dapossenti mura merlate, il Castello-fortezza, costruito secondo una tec-nica di “guerra passiva” e cioè diresistenza agli assedi, è anche cir-condato su tre lati da un profondofossato; mentre dal suo “belvedere”lo sguardo può spaziare su tutto ilMarchesato di Crotone, dalle ulti-me propaggini della montagna Sila-na fino al mare Ionio.

Il restauro degli anni novanta, cheha resti tuito al Castello la suadignità architettonica, ha soprattuttorestituito alla sua gente una operainteressante non solo per un interes-se turistico, ma, e soprattutto, peril suo valore storico e culturale .Infatti nelle sale del Castello sonopresenti un Museo Archeologico edun Centro Documentazioni e StudiCastelli e Fortificazioni Calabresi;inoltre, non mancano allestimentiche illustrano la storia del Castello ele varie fasi del suo restauro. Il

Castello è arricchitoancora di una Scuoladi Restauro e delCentro di CulturaOrientale LALEO (Libera AccademiaLingue Europee eOrientali) in collabo-

razione con l’Università di Messina.Frequenti, nel corso dell’anno, sonole organizzazioni di mostre, di con-gressi, di convegni, di concerti, chetrovano nelle ampie sale del Castel-lo l’atmosfera affascinante e magi-ca, e forse un po’ misteriosa, deicastelli dell’ epoca medioevale.

Sulla ampia pazza del borgo, dettaPiazza del Campo, quasi unita alCastello mediante un piccolo ponte,si affaccia la Cattedrale , erettadall’arcivescovo Ruggero di Stefa-nunzia tra i l 1274 e i 1295; diimpianto bizantino-normanno, lacostruzione assunse successivamen-te le caratteristiche di basilica latina.Purtroppo, di quella antica chiesabizantina del XIII secolo, solo ilportale “sopravvive” nella Cattedra-le che oggi “viene incontro” al visi-tatore .

Ma la religiosità bizantina, inSanta Severina, è testimoniatasoprattutto da due strutture che sipossono ancora ammirare : Il Batti-stero e la Chiesa di Santa Filomena.

Addossato alla Cattedrale, dallaquale è possibile l’accesso medianteuna piccola porta, il Battistero diSanta Severina, che risale al VII oall’VIII secolo, è costruito a piantacircolare, con quattro bracci spor-genti lungo gli assi principali tali daformare una croce greca. Vistodall’esterno il Battistero si presentacon tre elementi sovrapposti: Ilcorpo cilindrico dell’atrio in basso esuccessivamente, ma rientranti, iltamburo ottagonale corrispondentealla cupola, e il lanternino cilindri-co. All’interno dominano ottocolonne, di cui sete in granito, chesorreggono la cupola; e in mezzoalle colonne è situato il fonte batte-simale poggiante su un rocchio dicolonna scanalata. Il portale ogivaledi ingresso, in pietra, è di epocasveva.

La Chiesa di Santa Filomena odel Pozzoleo dell’XI secolo, situataall’ingresso del paese poco primadella piazza principale, è formata dadue piani, ciascuno dei quali ad unasola navata. Il piano superiore èdedicato a Santa Filomena, mentrequello inferiore è dedicato a SantaMaria del Pozzo (probabilmente inepoca bizantina utilizzato comecisterna) .

La cupola di questa piccola chiesabizantina, che riecheggia le costru-zioni di stile armeno, si presentaformata da un tamburo cilindricoadornato da sedici colonnine sullequali poggiano le arcate. Il tamburoè sormontato dalla cupola vera epropria che si presenta alquanto pic-cola e abbassata.

Con la Chiesa di Santa Filomenae con il Battistero, Santa Severinaoffre oggi al visitatore, così come faStilo con la sua Cattolica, le testi-monianze più antiche dell’artebizantina in Calabria.

Santa Severina, il castelloe non solo

DI ALBERTO VALENTE

Il castello di Santa Severina e nella foto sotto, la piazzetta con la cattedrale.

Gli elettori di SpezzanoPiccolo, chiamati alleurne, oltre che per ilConsiglio regionale,anche per i l rinnovodella Amministrazionecomunale, hanno respin-to l’ipotesi della massic-cia astensione dal votoper vanificare la elezio-ne del Consiglio comu-

nale. Era questa l’ipote-si portata avanti daisostenitori della l istache è stata esclusa e chefaceva capo all’on.Lamacchia. E’ stata cosìscongiurata l’eventualitàdi una gestione commis-sariale che avrebbe pri-vato chissà per quantotempo il comune dellasua legittima e rappre-sentativa amministrazio-ne.I risultati sono statichiari: su 2.113 iscrittinelle lis te elettoralihanno votato 1.261 (il59,6%), Il candidato asindaco, dott.ssa Beatri-ce Valente, ha ottenuto1.114 voti, 82 le schedebianche e 65 quellenulle. Rispetto alle ele-zioni regionali hannovotato in meno solo 70elettori. Se si confronta-no i numeri delle elezio-ni comunali e regionali,risulta chiaro che la listadella Valente ha ottenu-to anche molti voti pro-

venienti dalla coalizionedel centro destra. Segnoevidente della volontàdiffusa degli elettori chela lista meritava la lorofiducia.Ovviamente, al voto èseguita la festa. E inquesta occasione hannoparlato i consiglieri elet-ti ed il sindaco che haribadito la sua volontàdi essere il sindaco ditutti i cittadini di Spez-zano Piccolo e di porta-re avanti col necessarioimpegno la soluzionedei problemi posti allabase del programmaelettorale e che mirano adare un fattivo e seriocontributo alla crescitasociale ed economicadella comunità spezza-nese. La capacità e latenacia del sindacoValente certamente nesaranno una garanzia.Questa la composizionedel consiglio comunaleeletto: CarmelaBARCA, Liberata

CAPUTO, CarmineCOSENTINO, MaurizioGRANIERI, AlessandroMANCUSO, FilippoPERRI, SalvatoreROTA, Biagio ROVI-TO, Italo, MarioSAPIA, Desi SCAR-CELLO, GiuseppeSTAINE, FrancescoTORALDO.Il sindaco Valente hasuccessivamente nomi-nato la Giunta, chia -mandone a farne parte:Giuseppe STAINE, conla delega di vice sinda-co, Filippo PERRI, Bia-gio ROVITO.

Completati gli adempi-menti, ora l’Ammini-strazione si avvia allavoro e nella cittadi-nanza c’è attesa perquella che sarà l’attivitàdella prima donna chia-mata a ricoprire un inca-rico che richiede davve-ro molto impegno etenacia.

Ma la fiducia si avver-te che è grande.

La dott.ssa Beatrice Valente,sindaco di Spezzano Piccolo

il Parco Nazionale della Sila partecipa all’evento fieristico Ecotur di Chieti

Ospite dello spazio riservato alla Pro-vincia di Cosenza, presente con un pro-prio stand, il Parco Nazionale della Silapartecipa all’importante evento fieristi-co Ecotur, che si svolge a Chieti dal 24al 26 aprile. L’Ente, che da tempo haavviato una proficua collaborazione conl’Amministrazione provinciale, con laquale condivide la grande attenzioneverso il territorio ed il suo sviluppoecosostenibile, ha deciso di parteciparea questo business center internazionaledel turismo Verdeblu, un compartolegato sia al mare, che alla montagna,così come ai centri storici ed alle areerurali.

Ecotur coniuga il momento espositivodi immagine e di dibattito con il NatureTourist Workshop, l’evento più diretta-mente orientato alla commercializza-zione del Turismo Natura e si configuracome uno degli eventi più importantidel panorama fieristico nazionale edinternazionale dedicato al turismo.

In vista di questa manifestazione,presso la sede dell’Ente Parco a Lorica,si è tenuto un seminario rivolto a tuttigli operatori del territorio, con la parte-cipazione della Presidente del Parco,Sonia Ferrari, dell’Assessore al Turi-smo della Provincia di Cosenza, PietroLecce, e del Presidente di Ecotur, EnzoGiammarino. I temi trattati sono statiquelli strettamente connessi al turismoed alle ragioni della partecipazionedella Provincia di Cosenza e dell’EnteParco ad Ecotur.

Il Presidente Giammarino ha introdot-to inoltre il workshop “Turismo Natu-ra” ed analizzato i principali mercati-obiettivo del turismo natura presenti adEcotur 2010 e le caratteristiche dellasua domanda.

Durante l’incontro, l’Ente Parco hapresentato anche il progetto relativo

alla “Carta Europea del Turismo Soste-nibile”, un progetto di carattere euro-peo, cui l’Ente lavora in collaborazionecon il Centro Turistico Studentesco eGiovanile Nazionale (CTS). Per il CTSerano presenti Lucia Naviglio e LuciaCavaliere, che hanno illustrato il pro-getto e chiarito l’importanza della CartaEuropea per favorire la concreta appli-cazione del concetto di sviluppo soste-nibile. Un concetto che comporta laprotezione delle risorse a favore dellegenerazioni future, uno sviluppo econo-mico vitale, uno sviluppo sociale equo.Temi cari all’Ente Parco Nazionaledella Sila ed all’Amministrazione Pro-vinciale di Cosenza, convinti più chemai che l’attuazione di una forma diturismo così concepita necessita di unariflessione globale, concertata, e di unrafforzamento di tutte le interazionipositive fra l’attività turistica e gli altrisettori del territorio.

L’assessore provinciale al turismo, dott.Pietro Lecce

Tutti i sogni finiscono all’alba. Eall’alba i sogni quasi sempre diventanorealtà assumendo i contorni di un incu-bo di cui in pochi vogliono assumerepiena consapevolezza.

La presila felice e sicura è il nostrosogno, mentre quella che incontriamotutti i giorni è la nostra alba. Il nostrosogno si tramuta in quello che quotidia-namente ci scorre sotto gli occhi e dob-biamo smetterla di descriverlo come unservizio del Tg 4 descriverebbe l’ennesi-ma gaffe di Berlusconi, ovvero come sefosse un trionfo. Ormai da mesi i quoti-diani locali riportano fedelmente quantoaccade nelle nostre contrade e, se dob-biamo essere sinceri, l’immagine cheviene fuori (per quanto realistica) non cipiace per niente. Intimidazioni, minac-ce, messaggi più o meno subliminali edepisodi di piccola e media criminalitàhanno cancellato l’idea che in molti sierano fatti della presila cosentina. Nonsiamo più (ma lo siamo stati davvero?)un’isola felice nella quale si potevalasciare la macchina aperta o la chiavedi casa inserita e ben visibile. Non siamopiù quel comprensorio nel quale non siaveva mai paura di ritrovarsi soli in unapiazza e dove bussando ad ogni portonesi otteneva una risposta. Non siamo piùquel territorio nel quale ci si potevafidare tranquillamente l’uno dell’altro.

Tutto finito, tutto svanito, tuttodimenticato. L’ultimo episodio di violen-za risale solo a poche settimane fa quan-do, il giorno dopo le ultime elezioni, sulportone del municipio di Trenta sonostati rinvenuti da un impiegato comuna-le (anche perché nessuno aveva volutonasconderli) cinque proiettili. Il sindaco,Ippolito Morrone, ha immediatamenteavvertito i carabinieri di Pedace chehanno dato il via alle indagini. Imme-diata è scattata la solidarietà istituzio-nale di tutti gli enti ed è stato convocatoun consiglio comunale straordinarioaperto a tutti. La solita risposta che sidà in questi casi ed i soliti discorsi chepurtroppo sono finalizzati al nulla. Inprecedenza era già accaduto a Rovito(dove al sindaco Gervasi hanno primabruciato una macchina, poi fatto trova-re proiettili sulla scrivania e poi sparatosu un’altra autovettura). Anche qui soli-to rituale: solidarietà, consigli comunaleaperti e sdegno sia popolare che istitu-zionale.

Ma è su tutto il territorio che si èpersa la tranquillità: rapine ad ufficipostali (Pietrafitta), a piccoli negozi(Casole Bruzio), intimidazioni controattività commerciali (Spezzano Piccolo ePedace), furti con scasso (Poliambulato-rio di Casole Bruzio), auto rubate (feno-meno spalmato su tutto il territorio), el’elenco potrebbe continuare. Rendia-moci conto che la presila è diventataterra di conquista per questi fenomenidi microcriminalità e che chi come noiabita qui e ama spassionatamente que-sta terra deve difenderla e difendersi daquesti guasti. E smettiamola di sentirciesenti dal degrado che ci circonda: nefacciamo parte tutti.

FIORENZO PANTUSA

UNA TERRA DI CONQUISTA

Due vecchi combattentidella sinistra spezzanesesono deceduti nei giorniscorsi,

Ernesto GRANO e SilvioD’AMBROSIO.

Li vogliamo ricordare per-chè notevole è stato il lorocontributo nelle lotte per lademocrazia, per il lavoro eper l’avanzamento civile edeconomico delle popolazio-ni presilane.

Entrambi, all’impegnopolitico, nel PCI prima, nelPds, poi ed infine nel Pd,hanno accompagnato in annidifficili quello nell’Ammi-nistrazione comunale diSpezzano Sila.

Due compagni dalla fortefibra che si sono impegnatial servizio della comuntàspinti da una grande fedenegli ideali di progresso e diemancipazione e nella tuteladelle persone più deboli ebisognose.

Il direttore di Presila, lega-to ai due compagni da fra-terno affetto e da comunibattaglie, esprime alla fami-glie Grano e D’Ambrosio lepiù sentite condoglianze.

Tra i 50 luoghi più belli d’Italia, indicati dai turisti, 50 mete da nonperdere, dal grande valore artistico, naturale, culturale o paesaggistico,figurano per la Calabria: la “Costa degli Dei” o “Costa Bella”, quel trat-to di Costa calabrese che va da Nicotera (Tropea nella foto), e poi Dia-mante (nella foto inferiore), detta anche la “perla del Tirreno” per il suoincantevole lungomare, a 25 m sul livello del mare.

Libri freschi di stampa

Giampaolo Pansa, da gran giornali-sta qual è, dà un quadro esatto edefficace della classe politica dellaPrima Repubblica, guardando dadestra a sinistra, i cari estinti, appun-to. Quelli che hanno costruito “...nelbene e nel male, il Paese nel qualestiamo vivendo”.

Come scrive Pansa, il suo è “ undiario di viaggio nell’Italia diquell’epoca, nella storia della PrimaRepubblica”. Un’epoca della storiapolitica i taliana sulla quale nonvuole esprimere giudizi, se sia stata“buona o cattiva, gloriosa o infame,utile all’Italia o soltanto di danno alpaese”. La risposta la lascia ai letto-ri, perchè “...molti hanno cominciatoa chiedersi se non fosse vero un vec-chio adagio: si stava meglio quandosi stava peggio”.

“I Cari Estinti - scrive Pansa- è unlibro revisionista. Descrive la PrimaRepubblica senza perdersi nel buoni-smo della retorica cara ai politici.Partendo dalle figure e dalle vicendedei leader che l’hanno creata e domi-nata. Narrate senza parteggiare pernessuno. E con una schiettezza chepotrà sembrare irriverente.

Attraverso il ritratto dei leader,Pansa riesce a immergere il lettore invicende che danno bene il sensodella politica che si sviluppava edesprimeva attraverso le iniziative deipartiti nel corso dei decenni succes-sivi alla guerra, dal PCI alla DC, alPSI ed a quelli minori, non mancan-do di rilevarne limiti e contraddizio-ni.

Pansa è un giornalista di primopiano che ha attraversato da protago-nista della carta stampata la storia

della repubblica, il suo tumultuosopassaggio a quella che si definisce laSeconda, per cui il suo libro risultaun efficace strumento di riflessionesu quella esperienza, la quale, pur tratragedie, contraddizioni, alti e bassi,è sorta e consolidata una Italiademocratica, sviluppata e istituzio-nalmente solida.

I parallelismi tra Prima e SecondaRepubblica appaiono assenti. Nonsolo per la scomparsa dei partiti tra-dizionali, delle loro strutture orga-nizzative e dei loro meccanismi direlazionarsi con il popolo, masoprattutto perchè è evidente unabisso di livello, di statura politica eculturale che contrappone le “due”classi politiche dominanti, con lapromozione a protagonisti delle vec-chie terze, quarte file e talvolta dellegallerie, che si è verificato nel qua-dro attuale.

“Il Nano Maledetto -scrive Pansaparlando di Fanfani- era un tipoumano di cui si è persa la razza nellapolitica d’oggi, quella della SecondaRepubblica: Chi gli assomiglia neglianni Duemila? Silvio Berlusconi?Ma in un confronto davanti alle tele-camere il Tiranno l’avrebbe fattosecco. E Fausto Bertinotti? Al tappe-to fin dal primo round. I giovanicome Fassino, Rutelli, Franceschini?Al pronto soccorso dopo dieci minu-ti. Massimo D’Alema? Ecco l’unicocapace di resistergli, forse. Sarcasmodopo sarcasmo, carognata su caro-gnata.”

Ma ecco un altro leader. “Nelricordarlo -scrive Pansa di PietroNenni- mi commuovo ancora. Chestoffa, i politici di una volta. E chememoria. Quelli di oggi non ricorda-no neanche il nome di un amico cheha cenato con loro due sere prima,pagando pure il conto.”

E la lunga rassegna che persone efatti politici tranciano il libro diPansa, si può riassumere nella consi-derazione che nella Prima Repubbli-ca “le carriere non si improvvisava-no, come accade oggi. Gli apprendi-stati erano marce forzate, con moltetappe successive. Dove imparavi unmestiere, ma ti prendevi anche tantebotte di chi ne sapeva più di te.”

Il libro si conclude con un ultimocapitolo, immaginato da Pansa in unperiodo precedente e riproposto,dedicato ad Achille Occhetto, “baffodi ferro”, il fondatore del nuovo par-tito, il Pds, che in poco tempo hasancito il tramonto e l’esil io inMaremma del leader.

Siamo così giunti al periodo diTangentopoli. “Un dramma cosìgrande -scrive Pansa- da meritare unlibro a sé. Prima o poi, forse, lo scri-verò”.

Ira le 50 località top da visitare

L’attrice Benedetta Vallanzano (nella foto), nonché concorrente di Bal-lando con le stelle, sceglie i “Caraibi nostrani” della Calabria.

“Io fondamentalmente sono una che le cose le vuole gustare in pieno,anche dal punto di vista enogastronomico, visto il nostro patrimonio. Ilmio posto del cuore? Quello della mia infanzia, dove vado da quandoero bambina: Cala di Volpe in Calabria, tra Tropea e Capo Vaticano. Èun posto davvero rigenerante, dove, scalza dalla mattina alla sera, migodo la natura. Tra palme e banani sembra di stare ai Caraibi.

I CARI ESTINTI

Ostensione della SindoneÈ uno forse dei momenti più toccanti e profondi

per un credente, ma anche semplicemente per chivolesse assistere alla visione di un simbolo che è dasecoli oggetto di dibattiti e contenziosi, l’ostensionedel telo in cui fu avvolto il corpo del figlio di Dio.

La nuova ostensione si svolge quest’anno. Percirca 40 giorni, dal 10 Aprile al 23 Maggio, ilsudario di Cristo sarà nuovamente visibile ai pelle-grini che per l’occasione arriveranno a Torino daogni parte del mondo.

Mafia si combatte cambiando atteg-giamento culturale nei suoi riguardiperché essa è così radicata che èdiventata essa stessa un fattore cultu-rale della nostra società. Se da sem-pre chi governa si limita a conviverecon questo problema, automaticamen-te ne diventa parte integrante. Io cer-cavo gli assassini di mio padre e dimio fratello e ho trovato chi destabi-lizzava il mio mondo e quello dimigliaia e migliaia di persone onesteche pur non essendo eroi combattonoquotidianamente il malaffare.

Ti trasferisti a Roma, cam-biasti nome e diventasti una clande-stina. Zero rapporti col tuo paese,ancora meno con tua madre. Unavita d’inferno.

-E’ vero, ma era l’unica

possibile. E quando tutto sembravacadermi addosso, arrivava PaoloBorsellino a ridarmi morale, a ridar-mi fiducia, a dimostrarmi col suoesempio che la vita aveva un sensosolo se si lotta per ciò in cui credi e senon smetti fino all’ultimo istante utile.

Ed eccoci al 1992, annospartiacque della storia recente ita-liana. Cosa Nostra polverizzò primaGiovanni Falcone e poi Paolo Bor-sellino. Ancora una volta, la tuavita cambiò.

-La mia vita cessò. SenzaPaolo non ero più sicura di nulla enulla poteva essere più sicuro. LaMafia aveva vinto una volta ancora ela mia solitudine era lì a dimostrarloinsieme al sangue ancora caldo diFalcone, Borsellino e delle loro scor-

te. Ero ad un bivio: continuare cer-cando di ritrovare altre persone comePaolo oppure desistere e rinunciare acombattere.

Scegliesti la seconda.

-Scelsi la seconda e fui scelta da essa.Una settimana dopo la strage di ViaD’Amelio, ho deciso di farla finitaperché ero senza speranze e nonsapevo più guardare avanti. Erodebole, senza aiuti e con la convinzio-ne di aver vissuto al meglio la vitache mi era stata destinata. Era matu-rata in me la certezza che la Mafia sipuò anche combattere, ma difficil-mente la si può battere. Ricordo cheprima di uccidermi scrissi sul miodiario. “Prima di combattere la mafiadevi farti un auto-esame di coscienzae poi, dopo aver sconfitto la mafia

dentro di te, puoi combattere la mafiache c’è nel giro dei tuoi amici; lamafia siamo noi e il nostro modo sba-gliato di comportarci. Borsellino seimorto per ciò in cui credevi, ma iosenza di te sono morta”

La madre, qualchegiorno dopo i funerali di Rita(a cui non andò ed ai qualiparteciparono pochissimepersone) si recò al cimitero econ una mazza pesantissimafece a pezzi la sua lapide e lasua foto. La mafia aveva vintospezzando anche il legamepiù potente al mondo: quellotra una mamma e sua figlia.

FIORENZO PANTUSA

Intervista (immaginaria) a Rita AtriaSEGUE DA PAGINA 8 SEGUE DA PAGINA 8 SEGUE DA PAGINA 8 SEGUE DA PAGINA 8 SEGUE DA PAGINA 8 SEGUE DA PAGINA 8

organizzazione e di proposte, da tener presentinelle successive occasioni elettorali e soprattuttoper adeguare l’azione del partito, la cosiddetta“linea”, alle aspirazioni e alle esigenze reali dellepersone.Anche in Presila sarebbe opportuno promuovere

ed avviare una riflessione seria sui risultati eletto-rali nei vari comuni. I numeri esprimono in questaultima tornata elettorale per il rinnovo del Consi-glio regionale una situazione nuova e per alcuniversi inedita. Si tratta di dati che meritano di essereesaminati perché non si tratta di una semplice eminima variazione di percentuali, ma di una vera“batosta” per il centrosinistra, da qualsiasi angola-tura considerata e di una affermazione del centro-destra che va oltre ogni merito della classe politicache la rappresenta. Se poi si aggiunge il diffusoastensionismo, anch’esso un fenomeno ineditonelle proporzioni verificate, si comprende chequalcosa qui sta accadendo, e di importante.

La Presila non è un comprensorio qualsiasi dalpunto di vista politico. Lo rileviamo solo per ricor-darlo, in quanto abbastanza noto. Questa zona,estesa fino ad Acri e a San Giovanni in Fiore, èstata la roccaforte del vecchio PCI che ottenevapercentuali bulgare; è stata la zona che ha consenti-to l’elezione di senatori, deputati e consiglieriregionali (e quando non vi è riuscita è accadutosolo per sfrontate strategie di divisione) e che,comunque, col trascorrere degli anni, nonostante leturbinose vicende storiche che hanno abbattutovecchi miti e vecchie credenze che hanno costrettoa profonde revisioni politiche e organizzative, hamantenuto una certa consistenza; nonostante tutto,la Presila ha sempre rappresentato un punto di rife-rimento per tutta la sinistra.

Certo, la formazione del Pd, le modalità organiz-zative, lo strano miscuglio a tavolino in partitoliquido, semiliquido, nel quale non si comprendebene se la militanza sia considerato un valore o uninutile optional, ha determinato anche qui una sortadi libera uscita dalle idee e dai programmi e dalleprospettive, come elementi discriminanti e didistinzione, per andare verso una micro personifi-cazione della politica, in verità talvolta dai conno-tati di notevole ilarità.

Ma noi abbiamo una nostra idea sul voto calabre-se e su quello presilano e silano, in particolare, chenon l’abbiamo vista affacciarsi nelle menti “demo-crat”, da Loiero in poi. Che, cioè, si sia trattato diun voto che sa molto di ribellione della gente, chevotando o astenendosi dalvoto, ha voluto dimostra-re che ne ha piene le tasche di una classe politicache si auto conserva e si auto protegge sempre edin qualsiasi circostanza, disponendo degli appositiparacadute per prevenire ogni possibile caduta.

Il centrosinistra, che si vorrebbe far apparire rin-novato, ringiovanito, finanche spoglio di ogni vec-chio riferimento simbolico che lo possa ricollegareall’antico; che lo si vorrebbe far apparire adeguatoed espressione delle esigenze sociali e culturali cheesprime la società, in effetti rimane ancora salda-mente diretto e gestito, pur in mancanza di vere edignitose investiture, da un personale politico nellamaggior parte dei casi coinvolto in modo diretto ocollaterale alla gestione stalinista in versione cala-brese che andava di moda nel vecchio PCI, che tut-tavia aveva una sua dignità organizzativa e un soli-do collegamento popolare; oppure da reduci disecondo piano di una vecchia Democrazia Cristia-na, ovvero di quella più anticomunista o, se sivuole, più ostile al movimento operaio.

Sono considerazioni che non piaceranno, masaremmo lieti e disponibili a conoscere altre analisiche siano capaci di spiegare come il berlusconismopossa far presa in una regione abbandonata e mar-ginale nell’azione del governo come la Calabria, oaddirittura come possa attrarre voti in un compren-sorio con forti radici di sinistra.

Ha scritto di recente un esponente del pd calabre-se, l’on Laratta, che con questi risultati elettoralidovrebbe andare a casa tutta la classe dirigente diquesto partito. “Il Pd calabrese, come quello meri-dionale, - ha aggiunto- è vecchio. Non rappresentapiù la nostra gente, i nostri elettori. Gli organismisono vuoti, vanno tutti azzerati. C’è voglia di cam-biamento in Calabria.” La leader della mozioneMarino in Calabria, Fernanda Gigliotti, in unadurissima lettera inviata al segretario nazionaledel Pd Bersani e sottoscritta da decine di diri-genti, chiede il commissariamento del Pd cala-brese. Non entriamo nel merito di queste inizia-tive, ma ci sembra che colgano proprioquell’elemento che abbiamo prima rilevato, checioè il voto è stato un segnale di malessere chevive il centrosinistra calabrese, silano e presila-no e al quale è necessario dare risposte serie, senon si vuole andare verso il baratro. Ne soffri-rebbe la democrazia calabrese, dal momento chesi tratta di malessere di una parte notevole dellasocietà regionale.

Un centrosinistra organizzato, capace di elabo-rare proposte e programmi, capace di darsi unastrategia di sviluppo, rappresenterebbe un passoin avanti di tutta la politica calabrese; aprirebbeuna fase nuova del confronto e quindi del livelloculturale.

Il risultato del voto ha dato una opportunità diavviare questo processo. Vedremo la capacità divalutarlo e trarne la giusta lezione.

Senza preavviso, e con effetto immedia-to, con un decreto del Ministro dello Svi-luppo Economico del 30 marzo 2010, ilGoverno ha sospeso le agevolazionipostali per l’editoria. Ciò significa chedal 1° aprile, le riviste e i libri possonoessere spediti solo con la tariffa piena enon più con la “tariffa editoriale ridotta”,come è sempre avvenuto.

Con questa gravissima decisione, ilGoverno, di fatto, mette a repentaglio lalibertà di stampa, e in particolare la pos-sibilità per le piccole testate come lanostra di sopravvivere. Siamo di frontead un provvedimento che tende a limita-re il pluralismo dell'informazione e a col-pire testate che sono particolarmenteradicate sul territorio. Oggi, per spedirein abbonamento postale le copie di Pre-sila agli abbonati, bisogna pagare circa iltriplo della tariffa precedente.

Questo significherà che in considera-zione delle nostre esigue finanze, e per ilprezzo della nostra rivista, esporci ad unrischio di chiusura. Siamo cioè messinelle condizioni di non poter più spedireil nostro mensile e quindi di sospenderneaddirittura la pubblicazione sperando inuna modifica del decreto.

Molte sono state le proteste al Gover-no, anche in sede parlamentare, perdenunciare questo gravissimo atto liber-ticida . Chiediamo a tutti i rappresentantiistituzionali, dalla Regione ai Comuni, difar sentire la loro protesta scrivendodirettamente al Presidente Berlusconiche tutti i giorni parla di non voler mette-re la mani nelle tasche dei cittadini.L’iniziativa del Governo è ancora piùgrave perché così si vuole umiliare lacultura e la libera espressione del pensie-ro assicurata dal dettato costituzionale.

La cicostanza è ancora più inquietanteperchè il decreto è stato emesso furbe-scamente all’indomani del recente votoper il rinnovo dei consigli regionali.

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