Donne del Sud
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Donne del Sud dopo quasi due anni di sperimentazione è finalmente come era stata sognata, o quasi. Oggi questa rivista
solidale multimediale ha la sua redazione, un po' fuori le righe: una redazione aperta, disposizione di tutte quelle donne che
per hobby o per iniziare un iter professionale: amano scrivere. Cominciando da quello che è il mio ruolo di editore che nulla
ha a che fare con la mia professione di insegnante di tecniche di cucito …sarta abilitata…Può e sicuramente già lo è essere
criticato, ma non mi importa, sono fermamente convinta che noi donne abbiamo bisogno di fare ciò che più desideriamo, è
ovvio che non essendo giornaliste professioniste, non sempre quello che andrete a leggere è tecnicamente professionale ma
è a questo che serve Donne del Sud: mettersi in gioco, anche sbagliando. Esperte del settore hanno definito la Donne del
Sud “Piccolo scrigno” e la mia amica Maria Luisa Capasa ha aggiunto che regala sensazioni.
Questo è Donne del Sud:
UNO SCRIGNO CHE RACCHIUDE SENSAZIONI
Sono doverosi i ringraziamenti quelle professioniste che hanno guidato con la loro professionalità , in maniera gratuita e con tanta pazienza la rivista: Silvana Sarli,
Anna Maria Buffo, Pompea Vergari e Leda Cesari che è attualmente il direttore responsabile in carica. Tiziana Lezzi
Premio Donna del Sud
Donna ieri
Donna in divisa
Donne Note
La Moglie di…
Poesie di donna
Storie di donna
Donne di scuola
Storie d‘ amore
Lettera di…
Dietro le quinte
Un uomo tra noi
Vivere donna
Parola all‘avvocato
Sportello aperto
Spazio al volontariato
Associazioni
Tradizione e Innovazione
Eventi
Marta Cesi e la sua storia
Anna Rizzo Palmieri
Fiammetta Perrone
FIDAPA
Grazia Manni
Mariangela De Carlo
Luna Rina
Antonietta De Pace
Agata D’Amico Cesari
Agnese Manganaro
Raffaella Liccardi
Alessandra Della Tommasa
Ad Eluana di Giovanna Barone
Maria Concetta Cataldo
Velia Filippi Della Notte
Anna e Edo Palmieri
Un’ anoressica
Antonella Clodomiro
Fredy Franzutti
Il poeta Onjr
Tuteliamoci: da ora lo stalking è reato
con l’avv. Stefanelli e l’avv. Blaco
Centro Servizi Immigrazione Salento
Csv Salento
La staffetta anti-violenza dell’UDI
Made in Carcere
Masseria Monte Lauro
Quel giocattolo perduto
Mostra virtuale
Un po‘ di lettura
Lavoro e formazione
Azienda di padre in figlia
Concorsi
Moda
Bellezza e benessere
Pianeta sposi
Cucina
Amici Animali
In Giardino
La nostra Salute
Trofeo città di Lecce
Evaluna, la libreria delle donne
Progetto in rima con Monica Maggiore
Fuga di notizie
Laboratorio di scrittura creativa
Stilista e modellista informatizzata
Lezioni di cucito
La Puccia di Annamaria Caccetta
Giornalisti per un giorno –Sergio
Vantaggiato- Moda e Vino
Vintage con Eleonora Quintana
Moda Solidale
Semplicemente estetica Rosy
Centro Benessere di Otranto di G. Coluccia
Marta Nicolì nutrizionista
Acquagym con Manuela Cota
La sposa e la damigella con Eleganza Lucia
Il trucco con Beautè
Le bomboniere con Ragosta Karati
Le foto con Profoto Latino
La musica con D. Marti e M. Longo
L’arredamento con Society
Il viaggio con Santamaria Viaggi
Il denaro con Globalfin
L’organizzazione con Mari Chiriatti
Spaghetti ai ricci di mare
con la Dott.sa Chiara Miggiano
Bocche di Leone
Asl e Donne del Sud
Nei primi sei mesi del 2009, Tiziana Lezzi ha consegnato il
premio all‘Impegno ―Donna del Sud‖ a numerose
professioniste che si sono contraddistinte per il loro
operato:
a Marta Cesi, giovane fondatrice dell‘ azienda vinicola ―Dei Agre‖, a Fiammetta Perrone, presidente della Fidapa sezione di
Lecce, alla stessa associazione Fidapa, alla libraia Anna Palmieri, all‘ imprenditrice Grazia Manni, a Mariangela De Carlo per
l‘organizzazione dell‘evento ―Primaverart‖ , e a Luna Rina, instancabile …enne per aver dimostrato che l‘età non conta.
Marta Cesi “Donna del Sud”
a cura di Tiziana Lezzi
Donne del Sud ha assegnato a Marta Cesi,
giovane fondatrice dell‘azienda vinicola ―Dei Agre‖,
il premio all‘impegno ―Donna del Sud‖
per la sua intraprendenza e per il rispetto e l‘amore
dimostrato per le sue origini e il suo territorio
Il nome che Marta ha voluto per la sua azienda e la sua
prima etichetta altro non sono che un ulteriore omaggio ai
nonni: dai cognomi Greco e De Iacono nascono infatti i
nomi ―Dei Agre‖ e ―Madredè‖.
Vi possiamo assicurare che quel buon vino è oggi una
realtà, ―Magredè‖, di annata in annata, non è mai uguale,
perché le tecnologie impiegate per la vinificazione esaltano
le caratteristiche naturali dell'uva, la cui qualità dipende
oltre che dalla tempestività degli interventi soprattutto
dall'andamento climatico;
è IL BUON VINO che Marta sognava.
Marta Cesi, frizzante e caparbia donna del Sud che dopo
essersi laureata in Economia e commercio ha voluto
riappropriarsi delle sue radici. Appena trentenne, nel 2001,
vuole rendere omaggio all‘instancabile operato dei nonni
materni e con il fratello biologo decide di coltivare un sogno
antico: realizzare un buon vino. Dalle mani dei nonni e dalla
loro esperienza diretta di coltivatori, Marta e suo fratello
traggono gli insegnamenti necessari a dar vita all‘azienda
vinicola ―Dei Agre‖, e a creare la sua unica, almeno al
momento, etichetta: Magredè. Inizia, grazie al tenace lavoro dei
due fratelli, coltivatori in erba, un periodo di numerose
conferme e appezzamenti, scaturiti da solide basi di antiche
origine, tra tradizione e innovazione.
L A P R I M A
VENDEMMIA
Tre paladini d‘eccellenza hanno guidato e sostenuto l‘impresa:
Gli esperti Maculan, Armagni e Malagoli, rispettivamente per la
consulenza enologica, tecnica commerciale e per il ruolo di
degustatore nonché gestore di enoteca in Modena.
Nell‘estate 2000, il trio così composto si reca in visita ai vigneti
fellinesi. Immediatamente rimane conquistato dalla cordialità dei
nonni e dal potenziale dei vecchi alberelli. Ognuno di loro si
impegna a sostenere e guidare, in base alla propria area di
competenza, la giovane e antica azienda.
Maculan acconsente ad offrire la propria consulenza nelle fasi
critiche del processo di vinificazione, permettendo ad oggi di
ottenere ottimi risultati anche nelle condizioni più difficili;
Armagni introduce una nuova etichetta, dalla forte espressione
territoriale, nella rosa dei vini distribuiti da un grande marchio
italiano, ― Bolis srl‖ di Pavia;
Malagoli si aggiudica il merito di aver saputo unire col giusto
entusiasmo le migliori forze provenienti dai diversi angoli d‘Italia.
di Marta Cesi
Dei Agre di Marta Cesi
-via Melissano 26 -
73040 Felline (Lecce)
Tel: 0833.985241
348.7792184
www.deiagre.it
UNA GALLIPOLINA IN LOTTA PER LA LIBERTA’:
Antonietta De Pace, patriota ed eroina
a cura di Cristiana Cota
Antonietta De Pace,
Fervente rivoluzionaria, aderisce al programma politico di
Giuseppe Mazzini, delineato nel 1831 nella Istruzione generale
per gli affratellati della Giovine Italia, che mira a due obiettivi
fondamentali: l‘unità e la Repubblica, obiettivi da raggiungere
attraverso l‘istruzione e l‘insurrezione. Antonietta avrà un ruolo
fondamentale sia nella diffusione e nella propaganda del
programma politico della Giovine Italia nel Regno delle due
Sicilie, sia come collegamento fra i capi mazziniani e le
organizzazioni del Mezzogiorno.
Nasce a Gallipoli il 2 febbraio del 1818 da Luisa Rocci Girasoli
e da Gregorio De Pace. Il padre, banchiere e sindaco della città,
muore nel 1826, lasciando la vedova e le quattro figlie Chiara,
Carlotta, Rosa e Antonietta. Queste ultime verranno ospitate
nel convento delle Clarisse mentre la madre alloggerà nel
castello di Camerelle. Qualche anno dopo Carlotta muore di
tisi, Chiara sposa lo zio Stanislao De Pace, Rosa va in sposa a
Epaminonda Valentino e si trasferisce a Napoli, dove la
raggiunge Antonietta.
Il cognato, ardente mazziniano, è a capo delle organizzazioni
rivoluzionarie di Gallipoli e di Lecce ed è in contatto con i
gruppi di Napoli. Antonietta, che fin dalla giovanissima età ha
dimostrato insofferenza verso le ingiustizie sociali e ha
compreso le difficili condizioni di vita in cui versa gran parte
della popolazione del Mezzogiorno, non esita a entrare nel
gruppo dei cospiratori. Per una donna non è facile inserirsi
all‘interno dei liberali della Giovane Italia, ma ben presto la
determinazione, l‘intelligenza e il coraggio dimostrati da
Antonietta la rendono parte integrante e fondamentale
dell‘organizzazione.
nietta De Pace è una delle figure femminili più emblematiche
del nostro Risorgimento. Attraverso la sua biografia è possibile
ripercorrere alcune tappe della storia d‘Italia, dai moti
rivoluzionari del 1830 fino all‘unità d'Italia.
Nel 1848 partecipa attivamente ai moti rivoluzionari di Napoli che
portano il re Ferdinando II a concedere la Costituzione. Travestita da
uomo, è sulle barricate al fianco di Giuseppe Libertini e degli altri
compagni, ma per lei la felicità per aver concretizzato un obiettivo
importante è attenuata dalla consapevolezza che le concessioni fatte
dal re non dureranno. Infatti il 25 maggio, a distanza di qualche mese
dalla concessione dello Statuto, Ferdinando II inizia una politica
repressiva che porta all‘arresto di molti liberali, fra i quali c‘è anche
Epaminonda Valentino, che muore nel carcere di Lecce. L‘anno
seguente viene abrogata la Costituzione e Antonietta, sempre più
convinta della necessità di unire il pensiero all‘azione, come detta un
caposaldo della politica mazziniana, riprende la lotta, riallacciando i
contatti del cognato con le organizzazioni di Napoli e assumendo il
ruolo di collegamento tra la capitale del Regno e i centri dell‘Italia
meridionale.
Per evitare che l‘attività cospiratoria si ripercuota sulla sorella e i
nipoti, dai quali è ospitata, si trasferisce nel monastero di San Paolo
alla Scorziata, facendosi accogliere come corista. In questo luogo
riesce a nascondersi e a creare una fitta rete di contatti sia con i capi
rivoluzionari detenuti nel carcere di Procida, sia con le donne che
desiderano entrare nell‘organizzazione clandestina, fondando il
Circolo femminile, che dirigerà dal 1849 al 1855.
Nel 1854 viene scoperta e arrestata, poiché sono state ritrovate nel
convento alcune lettere inviatele da Mazzini. Il marito Beniamino
Marciano racconta nella biografia della moglie che i proclami
mazziniani, scritti su carta velina e in possesso di Antonietta al
momento dell‘arresto, furono inghiottiti immediatamente dalla
consorte con la scusa di dover prendere una pillola. Rinchiusa per
quindici giorni in una cella di un metro quadrato, che le impedisce ogni
tipo di movimento, la donna sopporta con coraggio le durissime
condizioni a cui la costringe il commissario per ottenere informazioni,
ma non cede e non tradisce i suoi compagni.
In seguito viene trasferita in una prigione femminile dove rimane per
tutto il tempo del processo, che si conclude un anno e mezzo più tardi
con il rilascio in libertà vigilata.
In questi anni si preparano insurrezioni in varie città d‘Italia.
Anche nel Sud si tenta una sollevazione con la spedizione di Sapri,
guidata da Carlo Pisacane e fallita a causa della propaganda
borbonica che aveva fatto credere alla popolazione che i rivoluzionari
fossero solo dei banditi pronti al saccheggio e alla violenza.
Nel frattempo Garibaldi, convinto da Francesco Crispi della necessità
di una spedizione in Sicilia, sta preparando l‘impresa dei Mille;
Antonietta raccoglie fondi, organizza l‘invio di volontari, diffonde il
giornale rivoluzionario intitolato L‘ordine, ma soprattutto dà vita a un
comitato politico femminile in cui possono ritrovarsi alcune delle più
coraggiose rivoluzionarie di questo periodo. In questi anni conosce il
futuro marito Beniamino Marciano, preside di un comitato per la
liberazione del Regno.
Alla morte di Ferdinando II, nel maggio del 1859, durante il corteo
funebre, in segno di protesta verso il re e dimostrando le proprie
simpatie per i garibaldini, sfoggia uno scialle rosso.
Poco dopo si reca a Salerno per salutare l‘arrivo di Garibaldi e per
incontrare Beniamino; insieme si dirigono a Napoli, dove entrano
trionfali il 7 settembre del 1860. Ma i feriti sono numerosi e Antonietta,
sempre pronta a dare una mano ai suoi compagni, dirige gli ospedali,
continua a raccogliere fondi per le famiglie dei caduti e segue
Garibaldi finché le precarie condizioni di salute non la costringono a
tornare a Napoli. Dopo qualche mese viene proclamata l‘annessione
del Regno delle Due Sicilie al Piemonte, cui seguono quelle delle
Marche e dell‘Umbria e, infine, la proclamazione del Regno d‘Italia,
ratificata il 17 marzo del 1861.
La situazione politica italiana dopo l‘Unità non è quella che i
rivoluzionari avevano sperato. Si lotta ancora per il Veneto; la capitale
viene spostata da Torino a Firenze, ma sono in molti quelli che, come
Antonietta, credono che si debba ancora lottare per l‘annessione dello
Stato Pontificio e per dare a Roma un ruolo di primo piano: per questo
fonda il Comitato di donne per Roma capitale.
In questo periodo Antonietta De Pace si dedica ad attività di contenuto
sociale e civile, in particolare nell‘ambito dell‘istruzione femminile.
Divenuta ispettrice scolastica della circoscrizione detta
dell‘Avvocatura, si rende conto dei limiti dell‘azione educativa, che
non fornisce alle donne molte possibilità di accesso all‘istruzione
secondaria e che di conseguenza determina una modesta
formazione delle maestre. Antonietta è convinta che solo uscendo
dall‘ignoranza le donne avranno la possibilità di riscattarsi e di
mettere a frutto tutto il loro potenziale, per questo spesso è lei
stessa a dedicarsi alla formazione di donne appartenenti ai ceti
sociali più poveri e a promuovere raccolte di generi di prima
necessità da distribuire alle allieve indigenti.
Quando nel 1872 cade l‘amministrazione liberale e vengono aboliti i
provvedimenti che riguardano l‘istruzione femminile, Antonietta,
delusa e sconfortata - anche per tristi vicende familiari, come il
suicidio del fratello di Beniamino - si isola e perde ogni stimolo. Solo
dopo una serie di viaggi, fatti anche a causa dell‘epidemia di colera
che imperversa a Napoli, si ristabilisce e passa gli ultimi anni
coadiuvando l‘opera del marito, direttore di un istituto-convitto.
Nel 1891 vede Gallipoli per l‘ultima volta. Tornata a Napoli, ormai
molto malata, muore il 4 aprile del 1893, lasciando dietro di sé una
vita esemplare come patriota, come eroina ma soprattutto come
donna.
Da pioniera: quando alle donne era consentito al
massimo di stare dietro una cattedra ad insegnare.
Una divisa che aveva indossato per la prima volta non
appena laureata, dopo un concorso fatto in fretta e furia
e finito con un trasferimento in fretta e furia da Catania
(città in cui viveva dopo essere nata in provincia di
Pistoia) a Lecce, prima destinazione per quell‗ ispettrice
giovanissima e bella.
Erano i primi anni Sessanta e mia madre - vincitrice di
quel primo concorso che ammetteva le donne, per la
prima volta in Italia, nei ranghi della Polizia di Stato -
faceva girare la testa a parecchi uomini, quando
scendeva dalla Questura per tornare a casa con la sua
divisa, di cui era molto fiera e che sempre aveva onorato
con le parole e con i fatti. Sarebbe stata l'orgoglio del
ministro Renato Brunetta Agata D'Amico Cesari, mia
madre: in quarant'anni di servizio giusto un pugno di
assenze per motivi gravissimi, come una febbre a
quaranta e la perdita del terzo figlio – un dolore
grandissimo, per lei – e poi solo dovere. Dovere,
sacrificio, dedizione al lavoro. Non era da meno con la
sua famiglia, nonostante l'impegno di una professione
così
Com'è difficile parlare di una madre, e di una madre che non c'è più, partita all'improvviso per un
viaggio senza ritorno una bella e bruttissima mattina di giugno di un anno fa. Difficile, difficilissimo,
quasi impossibile, ma mi tocca provarci, perché non posso cominciare la mia collaborazione con una
rivista che ha un rubrica ―Donne in divisa‖ senza pensare a mia madre, appunto, e alla divisa che
vestiva.
DONNE IN DIVISA:
Agata D’Amico Cesaria cura di Leda Cesari
importante e così totalizzante. Ho ancora nelle orecchie le
sue levatacce per lasciare tutto pronto, in cucina, per le
quattordici, orario in cui sarebbe tornata a casa per
pranzare con noi e mio padre, avvocato conosciuto in casa
di una sorella di sua madre, sposata a Nardò (mia nonna
Leda era toscana). Poi i ritorni in ufficio, quasi tutti i
pomeriggi: eppure a noi non mancava mai nulla (se non
forse un po', appunto, la mamma). Tanti successi
professionali, tante gratificazioni umane mai pubblicizzate
per una forma di pudore che in lei era estremo, quasi
patologico: erano i tempi in cui i giornalisti rimanevano
spesso e volentieri a bocca asciutta, facendo il giro di nera
in Questura. E lei, che pure partecipava da dirigente alle
operazioni della Squadra mobile e della Polizia Giudiziaria,
mai una parola, come mi ricordano ancora – canzonandomi
– i colleghi dei quotidiani locali che avevano avuto a che
fare con lei. Una vita così, a lavorare: per la Polizia, per la
famiglia. Cosa che ha fatto fino all'ultimo giorno della sua
vita, quella bella e bruttissima mattina di giugno di un anno
fa che ce l'ha portata via.
Ciao mamma, mi manchi tanto.
TRA MUSICA E PASSIONE:
Agnese Manganaroa cura di Maria Grazia Gallù
Agnese Manganaro è una promettente cantautrice con un
occhio strizzato al Brasile e alla bossa nova e un altro al
repertorio italiano anni ‘50-‘60 (splendida, fra l'altro, la
cover di Bruno Martino ―E la chiamano estate‖). E‘ in tour
promozionale per l‘uscita del suo primo album da solista ―
Mille petali‖, prodotto dalla bolognese Irma Records, già
nota per avere fra i suoi nomi come Sarah Jane Morris, di
cui Agnese lo scorso anno ha aperto un concerto al
―Catania Jazz Festival‖. Dopo un precoce debutto nella nel
mondo della musica, Agnese non si ferma più, e con
modesta ma caparbia consapevolezza delle proprie
capacità vocali, passo dopo passo e fedele allo stile che
propone al suo pubblico, riceve prima una borsa di studio
dalla scuola di Mogol, poi partecipa a Castrocaro fino alle
selezioni di Sanremo. Oggi si è gentilmente prestata a
rispondere a qualche domanda sul suo nuovo lavoro e a
qualche curiosità.
―Non guardo la televisione, dunque non parlo di quanto vedo ma per
sensazioni. Un tempo si andava in tivù solo se il cantante con le sue
qualità canore teneva il pubblico incollato allo schermo. Oggi la gente
guarda la televisione perché, avendo smesso di rapportarsi all‘altro, si
rapporta alla solitudine di massa, lasciando alla televisione la facoltà di
decidere i suoi tempi, i suoi pasti e i suoi gusti: anche quella è una
scelta. Esistono due mondi paralleli ma distanti tra loro, ossia il mondo
di chi la musica la fa per amore dell‘Ego e quelli che la musica la fanno
per amore della Musica. I primi sono fugacemente illuminati da luci
esterne, i secondi emanano luce propria‖.
Cosa fa Agnese quando è libera dagli impegni lavorativi? Avrai anche tu
un paio di pantofole sgangherate e una maglietta di tre taglie più grandi
come tutte noi, no?
―Adoro leggere, ho un debole per il bricolage, amo cucinare i cibi più
svariati e onorare gli amici servendo la cerimonia del tè‖.
Sei mai stata discriminata in quanto donna?
―Voglio raccontare un episodio: un uomo mi chiese se fossi io a
comporre le mie canzoni e, quando gli dissi che mie erano sia le
melodie che i testi, sgranò gli occhi rispondendo che non era possibile,
perché solo gli uomini sono capaci di comporre‖.
Davvero un genio... Sei pugliese come noi: è più semplice trovare una
realtà artistico-culturale al Sud o al Nord?
―Ma ti pare che sia ancora artisticamente tutto fermo, qui? Ti faccio
questa domanda perché come sai molti giovani decidono di fare la
valigia e di emigrare, nella speranza di trovare un trampolino di lancio
migliore. Perché tu mantieni un certo rapporto con Bologna, per
esempio? Al Nord ci sono molte più possibilità di migliorarsi
professionalmente, e l‘ambiente più competitivo dona varietà ed
occasioni proprio perché c‘è maggiore scelta, ma per affrontare il
mondo esterno con sicurezza ci si deve scrutare dentro, dando al
proprio essere un valore specifico. Nel mio caso ho imparato a
riconoscere le miequalità e ad agire con tenacia: quando ho capito che
musicalmente avevo qualcosa da dire ho iniziato a spedire i miei demo
a tutte le case discografiche, e nel corso degli anni ho avuto la
possibilità di valutare diverse offerte contrattuali che mi hanno poi
portato ad incidere
Qual è stato il tuo percorso artistico, quali sono le artiste (ma anche
gli artisti) che t’hanno influenzato maggiormente?
―Agnese è una pralina ripiena al gusto di bossa nova, farcita da
pezzetti di jazz e ricoperta di pop fuso... Scherzi a parte, ascolto con
disinvoltura ogni genere di musica, dall‘elettronica a quella antica, ma
il jazz, il pop e la bossa nova sono le maggiori influenze musicali dalle
quali sicuramente mi sono lasciata attraversare. In musica si può
assorbire qualsiasi cosa, ma devo ammettere che mi riconosco nel
periodo ―Tiki‖, che va dagli anni ‘50 ai ‘60, e vi stupirò raccontandovi
di essere stata rapita per lo più da compositori d‘orchestra (e non
cantanti) come Les Baxter, Eumir Deodato, Ennio Morricone, Piero
Umiliani, Esquivel, Piero Piccioni, Alessandro Alessandroni, Gorni
Kramer e poi, in ordine temporale sparso, Debussy, Ravel, Dario
Castello, Johannes Kapsberger… Concludo però dicendo che per me,
in assoluto, esiste musica fatta con passione e musica fatta senza
passione‖.
Cosa pensi dell’attuale panorama musicale nazionale ed
internazionale, intendendo per tale anche le case discografiche e tutto
il mondo che c’è dietro? Si pensa che a sfondare basti solo il Dono, la
Voce, ma non è così, vero?
―Il panorama musicale odierno permette a chiunque di inventarsi
musicista grazie alla tecnologia. Questo sicuramente alimenta la
fantasia di molti, ma è anche vero che a causa di molteplici motivi le
vendite di dischi diminuiscono, e dunque le case discografiche
puntano molto su chi fa musica facilmente vendibile, dimenticando
che la gente ha bisogno di musica fatta con amore e professionalità.
Canto da quando avevo tre anni e nel corso del tempo ho affinato la
mia voce, i testi, le melodie che scrivo e il senso estetico ed etico.
Questo mi rende quotidianamente orgogliosa, e credo che mi basti
per continuare il cammino senza pormi troppe altre domande‖.
Cosa pensi di questi programmi televisivi che portano alla ribalta in
pochi mesi gente semisconosciuta, dandogli visibilità e notorietà (e
succulenti contratti con super-etichette), lasciandosi dietro tutti quegli
artisti che hanno fatto anni di gavetta e che hanno seguito un iter più
canonico come scuole di musica, accademie e via dicendo?
con quella che oggi è la mia
casa discografica.
Ti assicuro però che, se non
fossi stata totalmente convinta
delle mie attitudini musicali,
non avrei mai potuto iniziare
questo viaggio‖.
― Mille petali‖, la tua prima
fatica discografica. Perché
dovremmo ascoltarlo?
―Concepisco la musica come
un grande prato pieno di fiori:
ogni fiore corrisponde a un
genere musicale, ogni genere
musicale ad uno stato d‘animo.
Questo è la mia opera prima,
dunque nel mio album ―Mille
petali‖ coesistono gli stati
d‘animo di una vita intera, la
mia. Perché ascoltarlo? Perché
ho scritto e cantato l‘intero
album di getto… per regalare
all‘ascoltatore il trasporto di
una donna vintage anche
nell‘anima‖.
TRA MUSICA E PASSIONE:
Raffaella Liccardia cura di Primula Meo
Il soprano leccese Raffaella Liccardi, donna di grande stile e
fascino, è una delle grandi interpreti del panorama lirico italiano ed
internazionale. È emozionante entrare nella sua casa, dove sin
dall‘ingresso si respira aria d‘arte e di musica: le pareti del suo
studio sono infatti tappezzate di foto che la ritraggono in numerosi
ruoli operistici, al fianco di grandi nomi come Luciano Pavarotti,
Mirella Freni, Fedora Barbieri e tanti altri, perché il suo stile e il suo
canto esprimono un perfetto equilibrio tra antico, classico e
contemporaneo.
Ancora molto giovane inizia gli studi di chitarra classica con Etta
Zaccaria e canto con Gabriella Tucci, diplomandosi poi in canto
presso il Conservatorio ―Tito Schipa‖ di Lecce. Si perfeziona presso
il centro lirico di Adria, Rovigo, e poi presso le accademie di Osimo,
Martina Franca, Rovereto, seguendo corsi di vocalità e arte scenica
con Virginio Puecher e recitazione con Giorgio Albertazzi. Ha
collaborato con grandi direttori d‘orchestra, da Anton Guadagno a
Bruno Aprea, e registi del calibro di Pierluigi Pizzi e Filippo
Crivelli. E' anche una bravissima didatta, Raffaella Liccardi, visto
che fino allo scorso anno ha insegnato canto presso il
Conservatorio ―Martini‖ di Bologna. Attualmente è titolare di
cattedra al Conservatorio ―Tito Schipa‖ di Lecce, e si interessa
anche degli aspetti fisiologici, educativi e di recupero della voce
professionale, partecipando attivamente a seminari, master e
convegni: nel 2003 è stata infatti ospite al convegno internazionale
di Foniatria e logopedia di Ravenna, curato dal professor Franco
Fussi. Ha preso inoltre parte al comitato scientifico, tenendo corsi
nell‘ambito del progetto di ricerca-sperimentazione ―La voce che
canta‖, organizzato da IRRSAE-USL Puglia. Insomma, un'artista
decisamente eclettica, che con delicatezza si accosta al pianoforte a
coda posto nel centro della stanza, e prima di cominciare l'intervista
si produce in un brano tratto da un‘opera che sta preparando per la
prossima performance.
E poi moglie e mamma amorevole: una donna a 360 gradi
che riesce a coniugare perfettamente i ruoli dell'artista,
dell'insegnante e della donna. In una vita così densa di
impegni, un po’ di tempo per sé riesce a ritagliarselo?
―Guai se non fosse così.... La vita è questione di equilibrio.
Per me non esiste solo la carriera, non escludo dalla mia vita
tutto ciò che può completare una donna e questo lo vivo
serenamente‖.
Cosa pensa dei giovani artisti e delle difficoltà che devono superare
per arrivare al successo?
―A dire il vero, pochi di quelli che ho avuto il piacere di conoscere sono
molto motivati, e comunque non basta. In un mestiere come questo, ci
sono momenti gratificanti ma anche stanchezza e difficoltà, mentre
nella maggior parte di questi ragazzi c‘è poca determinazione e poco
impegno nello studio. Vogliono affermarsi subito, senza gavetta‖.
Progetti artistici per il futuro?
―Senza scendere nello specifico, sto preparando concerti in omaggio a
Tito Schipa e delle piccole opere nuove‖.
Lei ha dedicato numerosi recital al grande tenore Tito Schipa, l’
“usignolo di Lecce”, della cui produzione musicale è appassionata
interprete e privilegiata ambasciatrice. Cosa mi può dire a tal
proposito?
―Tito Schipa è stato un grande interprete e maestro, un esempio
fulgido nel panorama musicale mondiale, soprattutto per il nostro
territorio. A mio parere non è apprezzato per quanto realmente
dovrebbe esserlo. Infatti è per me grandissimo onore eseguire la sua
musica‖.
Un’artista deve fare delle rinunce?
―Certamente, e deve saperle fare. E poi deve fare le scelte musicali
giuste per non rovinare l‘immagine costruita con sacrificio e impegno,
studiare tanto, darsi uno stile, esercitarsi con la respirazione, e
soprattutto porre molta attenzione a quello che è il suo strumento: la
voce. Non deve strapazzarla e deve essere sempre attento a non fare
cose che potrebbero portare a rovinarla‖.
Rimpianti?
―Nel mio piccolo sono contenta di quello che ho fatto, l‘ho fatto e lo
continuo a fare con passione, con tutta l‘anima e tutto il cuore. Perché
la musica è vocazione e sacrificio, ed io ero votata al sacrificio già da
bambina. Continuerò quindi a fare sacrifici per assecondare questa
passione che è parte integrante della mia vita‖.
La sua carriera: com'è iniziata?
―L‘arte era già nel mio Dna. Ho
sempre amato la musica, da piccola
tutti si accorgevano dei timbri forti
della mia voce e della mia
propensione alla musica. Spesso
cercavo abiti da soprano, con tacchi
alti, cantavo e componevo canzoni
con la chitarra. Ma non era la sola
forma di arte con cui mi esprimevo,
ero e sono molto creativa, e questa
creatività l‘ho spesso messa su
vetro‖.
L’amore per la musica e per l’arte è
un’eredità di famiglia?
―Mio padre era un eccellente
musicista, si esibiva con gruppi
musicali e, avendo notato in me la
propensione al canto, coglieva al
volo ogni occasione per farmi
cantare con lui‖.
Lei è spesso in tournée tra l'Italia e
l'estero, ma come sono i suoi
rapporti con la città di Lecce?
―Direi abbastanza buoni. Mi sono esibita per un lungo periodo in città con concerti, opere teatrali ed altre manifestazioni, ma certamente si potrebbe fare di più. Spero
infatti che in un prossimo futuro la collaborazione tra me e la mia città possa essere più proficua, perché in una città come Lecce l‘arte deve essere messa al primo
posto‖.
A quali artisti si ispira quando canta?
―A tre figure in particolare: Tito Schipa, Renata Tebaldi, Mirella Freni‖.
Molte aziende, soprattutto quelle che fanno la storia del
nostro territorio (storia che spesso ha origini lontane),
hanno alla guida un uomo. Che accanto ha una donna che
ha saputo rinunciare alla propria professionalità, giusto
epilogo di un lungo ciclo di studi e tanto sacrificio, per
entrare, in punta di piedi, nella realtà lavorativa del marito.
Una di queste donne è… Alessandra Della Tommasa
La moglie di… Piernicola Leone de Castris
Alessandra, commercialista con una carriera ben avviata, ha voluto rinunciare alla sua professionalità. Oggi cura solo
l‘amministrazione dell‘azienda della madre, Maria Antonietta Feola, per allevare al meglio i propri figli e per rimanere
accanto a suo marito, Piernicola Leone de Castris.
Con lui inizia a viaggiare, scopre luoghi e usanze, ma soprattutto si avvicina in punta di piedi al mondo del vino. Oggi si
occupa attivamente dell‘organizzazione di eventi, fiere e pubbliche relazioni dell‘azienda del marito. Ogni mattina è al
cantiere, scarponcini ai piedi, per seguire il restauro dell‘albergo ―Villa donna Lisa‖ e del nuovo Museo del Vino, che sarà
inaugurato a settembre.
La sua passione per la cucina la porta a pubblicare: ―A tavola con i Leone de Castris‖, due libricini contenenti dieci ricette
abbinate ai vini Leone de Castris. Il terzo è in uscita.
Alessandra è una donna che è riuscita a trovare il giusto equilibrio tra famiglia e lavoro, mamma attenta e presente che
segue i figli, insegnando loro il giusto valore delle cose. Lei desidera che i suoi due bambini, Marialuisa e Piersalvatore, si
appassionino allo sport: Alessandra era infatti una giocatrice di pallavolo. Un giorno ha trovato tra le vecchie foto della
famiglia Leone de Castris la foto di una squadra di pallavolo in cui le giocatrici indossavano una maglietta sponsorizzata
dalla stessa azienda: lei era in quella foto. Segno del destino?
a cura di Tiziana Lezzi
Il premio all’Impegno
Donna del Sud
verrà consegnato, prossimamente, ad
Alessandra Della Tommasa
per essere riuscita a trovare il giusto equilibrio
tra famiglia e lavoro
Ad Eluana Englaro
Eluana,
dove sei?
L’anima tua è imprigionata
nel tuo cuore,
o disperata
cerca una strada
per lasciare in silenzio
questo mondo?
Quando sei nata hai pianto,
ora pure questo
non ti ha concesso
Cristo.
Che senso ha la vita
quando ogni sensazione
per noi è finita
il riso il pianto
l’amore, il dolore?
Eluana,
addù stai?
L’anima toa stae carcerata
intru a llu core tou
o desperata
cerca nna strata
cu te stu mundu citta citta
se lluntana ?
Quandu sì nata ha chiantu
ma moi puru quistu
nu t’ha concessu
Cristu.
Cce senzu hae la vita
quandu ogne sensazione
pe nnui è finita
lu risu, lu chiantu
l’amore, lu tolore?
Nei giorni precedenti alla sua scomparsa avvenuta dopo 17 anni di coma il 9 febbraio 2009
in seguito all’interruzione dell’alimentazione voluta dal padre e su sentenza della cassazione
Ma percè te batte ncora lu core
intru a llu piettu?
Uei nni dici
ca s’ha sempre sperare
cu te pueti ddescetare,
ca s’ha sempre spettare,
ca nisciunu ae lu dirittu
cu tagghia lu filu te la vita,
ca la bbontà te lu Signore
ete infinita
e ca ni nduce in tentazione
percè nui nu capimu l’intenzione
te l’operatu Sou
o uei nni dici ca la battaglia toa
tra l’ommini
nu bbè ncora finita
Ca nu bbè giustu
alla vita mantenire
ci le cose beddhre e brutte
te stu mundu
nu pote cchiui etire,
ci la uce te la mamma,
te li amici, te lu sire
nu pote cchiui sentire?
Vuoi dirci
che si deve sempre sperare
di potersi svegliare,
che si deve sempre aspettare,
che nessuno ha il diritto
di troncare il filo della vita,
che la bontà del Signore è infinita
e che ci induce in tentazione
perché noi non capiamo l’intenzione
dell’operato Suo,
o vuoi dirci che la battaglia tua
tra gli uomini
non è ancora finita,
che non è giusto
in vita mantenere
chi le cose belle e brutte
di questo mondo
non può più vedere,
chi la voce della mamma,
degli amici, del padre
non può più sentire?
Nu sacciu,
Eluana,
nu sacciu se cunta cchiui
la Scienza o la Cuscenza,
li sentimenti te la ggente
ca ole cu mantegna
intru te tie la vita
o lu core straziatu te lu sire
ca te ite e chiange
e preca cu se fazza finita
cu quiddha ca penza
nu bbè cchiui vita?
Pe iddhru tie sì morta
quandu subbra allu tou
giovine dilicatu visu
tuttu te paru
s’ha stutatu lu risu,
quandu la risata toa argentina
cchiui nun ha sunatu
intru alla casa addù sì nnata.
Non so,
Eluana,
non so se vale più
la Scienza o la Coscienza,
se valgono più
i sentimenti della gente,
che vuole mantenere
dentro di te la vita
o il cuore straziato di tuo padre
che ti vede e piange
e prega che finisca
quella che pensa
non sia più per te vita?
Per lui tu sei morta
quando sul tuo giovane
delicato viso
improvvisamente
si è spento il sorriso,
quando negli occhi tuoi
pieni di luce e di allegria,
che riflettevano
la bellezza del creato
ha visto un abisso smisurato,
quando dentro al letto
come imbalsamata
da mani estranee
lavata, vestita,
toccata, nutrita
ha pensato:
“Figlia mia,
mettiamo fine
a questa agonia,”
quandu intru all’ecchi toi,
chini te luce e te llecrìa,
ca riflettìanu
la bbellezza te lu creatu
ha bistu n’abissu smisuratu,
quandu intru allu liettu
comu mbarzamata
te mai stranie
llavata,estuta, tuccata
ha penzatu:
“Figghia mia,
mentimu fine
a tutta sta ngunìa.”
Ma tie,
Eluana,
quandu l’anima toa
se libbera te tutti li turmienti
e sale an celu,
dinnilu allu Signore
cu perduna
ci ulìa e cci nun bbulìa
pe tie l’alimentazione.
Dinne ca n’ìa dare Iddhru
nna chiara indicazione.
La pulitica, la scenzia, la pietà,
la commiserazione
nu potenu dare
all’umanità
la giusta soluzione.
Ma forsi
lu Signore
cu lla Misericordia soa
alla fine nna soluzione
nni l’ha data:
appena n’hanu lliata
l’alimentazione forzata
l’ha ccota sutta all’ala.
Ma tu,
Eluana,
quando l’anima tua
si libererà di tutti i tormenti
e salirà in cielo,
dillo al Signore
di perdonare
chi voleva e chi non voleva
per te mantenere l’alimentazione.
Digli che avrebbe dovuto dare
Lui
una chiara indicazione.
La politica, la scienza, la pietà,
la commiserazione
non possono offrire
all’umanità
la giusta soluzione.
Ma forse
con la Misericordia sua
il Signore
una soluzione alla fine
ce l’ha data:
appena le hanno levata
l’alimentazione forzata
l’ha accolta sotto l’ala.
di Giovanna Barone Scaramella Socia F.I.D.A.P.A.
LE RADICI DELLA MENTE
di Maria Concetta Cataldo
rubrica in collaborazione della FIDAPA sez.di Lecce
Un giorno in cui io ero particolarmente attenta, mio padre mi disse:
―Ricorda che il sapere ti consente di vedere quello che altri, privi di questo
amore, non riusciranno mai a vedere‖.
Quella frase si incise indelebile nella mia mente, e divenne la linea guida
della mia vita. Era in sintesi l‘elogio e l‘indicazione della supremazia della
conoscenza sull‘ignoranza, della seduzione intellettuale sulla pigrizia
mentale. Ho seguito la via indicatami dalla sua saggezza perché forti erano
in me le premesse e il richiamo di quell‘incanto ogni volta che l‘apparenza
si squarciava e un fondo oscuro o abbagliante si lasciava intravedere. La
laurea in Giurisprudenza, pur conseguita con entusiasmo, e la
dimestichezza con i codici non hanno risposto alle esigenze di un pensiero
riflessivo, e la mia mente ha cercato un alveo più vero alla sua corrente,
trovandolo nel profondo interesse per gli studi filosofici e teologici. Gli Dei
sono stati sempre ospiti del pensiero umano, anche se ci fu un tempo in cui
non erano solo una consuetudine letteraria ma un evento, un‘apparizione
subitanea, una presenza che si incontra ovunque nel mondo. Ho perciò
percorso il sentiero che risaliva all‘origine delle domande fondamentali
dell‘uomo, e da esse ho seguito a ritroso il filo del pensiero speculativo nei
secoli, alla ricerca di una verità. Mi sono accorta che quel cammino segue
la medesima strada che l‘umanità ha percorso dai culti primordiali alla
formazione delle religioni e alla loro costituzione in forme istituzionali.
Avevo circa nove anni quando mio padre mi intratteneva nella sua biblioteca raccontandomi la bellezza della cultura,
il fascino del sapere e tante altre storie scritte in quei libri zeppi sugli scaffali, che io guardavo meravigliata e curiosa
come si può essere a quell‘età verso ciò che ancora si ignora. Mi permetteva talvolta di sfogliarne alcuni, così che io
sentissi l‘odore della carta stampata, spesso vecchia, e mi abituassi a quella strana sensazione che è la scoperta di
un titolo, di una figura, di una frase. Ricordo ancora oggi la meraviglia mista a timore nell'ammirare le illustrazioni
apocalittiche di Gustave Doré alla Divina Commedia.
Tematiche, incontri di grande intensità che hanno avuto parte fondamentale
nella mia formazione intellettuale. Ho riprodotto nella mia casa quel santuario
della conoscenza che apparteneva a mio padre, dacché oggi posseggo, con
mio grande orgoglio, l‘intera sua biblioteca (7000 volumi), cui si sono
aggiunti i miei libri di studio e di ricerca. E in quel luogo che è anche il posto
privilegiato del mio lavoro sento ancora il fascino di quel sapere che si lascia
avvertire racchiuso nei testi, e che mi rivela spesso la dimensione dei miei
limiti Scrivo da sempre: molto rimane chiuso nei cassetti della vita,
riguardandola troppo da vicino; ma si sa, la mente dello scrittore è piena di
manifestazioni di forme misteriose, e quando queste diventano più evidenti e
si fortificano allora si distaccano con forza dalla mente e tendono a
fuoriuscire, perché tutto ciò che deve perdurare aspira a staccarsi da quanto
è fragile e caduco, nel timore che la corsa del tempo gli impedisca di vedere
la luce. Così in questi ultimi anni sono nati i miei due romanzi. Il primo è
―Amelia‖, per le Edizioni del Grifo; opera da me progettata come tentativo di
risposta propriamente umana alla domanda fondamentale: ―Qual è il senso
del nostro trascorrere oltre le barriere del tempo?‖. In sintesi, una ricerca sia
del senso della nostra umana condizione quotidiana di viandanti della terra,
sia soprattutto il senso di quel grande salto che si compie alla fine della vita
in una dimensione a noi ignota.
Note autobiografiche.
Maria Concetta Cataldo, scrittrice, saggista, studiosa di Scienze della religione, risiede a Lecce. Ha ricoperto nella Federazione Italiana Donne, Arti, Professioni, Affari —
F.I.D.A.P.A. — la carica di responsabile nazionale della cultura. Cura l‘organizzazione del premio ―Città di Lecce per la poesia - Flora Russo‖, promosso dal Comune di Lecce
in collaborazione con il Centro arte studi ―Cimabue‖ e la F.I.D.A.P.A.
Ho separato i due momenti personificandoli in figure femminili: Silvia e Amelia. Silvia è la nostra inquietudine, il dubbio che la pura razionalità non riesce ad appagare; è
l‘amarezza per la precarietà della vita, la nostra angoscia del nulla che si apre generosamente disarmata all‘altro da sé, all‘amica Amelia, con tutto il carico di fame, di
aiuto, di vicinanza.
L‘altra, Amelia, è la compagna, l‘incontro che molti, nell‘arco della vita, vorrebbero accadesse: incrociare un essere straordinario che nel profondo si presenta come la
proiezione ideale di noi stessi, generando un rapporto privilegiato che è l‘affinità intellettuale: 1‘Amore ai vertici del pensiero. Il romanzo si snoda tra Napoli e Capri,
simbolici luoghi dell‘anima e, pur attraverso vicende drammatiche, indica la strada per ritrovare, nello smarrimento dello spirito, la cifra capace di trasformare il binomio
negativo dolore-morte nell‘altro, amore-donazione.
Sono una donna del Salento, orgogliosissima di appartenere ad una terra
ricca di tesori d‘arte e di culture diverse, che ha donato molte delle più belle
intelligenze alla nostra Nazione. E dunque il mio secondo romanzo non poteva
non essere un omaggio a questa mia amatissima terra. ―La casa col pino‖ è
una vicenda interamente calata nel Salento, storicamente inquadrata nei primi
del ‗900, di cui riproduce come in un affresco modelli di vita, colori, sapori. Ma
è il Mito e la magia il castone che racchiude l‘impossibile e struggente storia
d‘amore tra due giovani amanti legati da stretti vincoli di sangue a nobili
famiglie. E‘ la storia di un amore negato e sublimato nel dolore, la storia di un
amore stroncato e affogato nell‘odio e nel sangue.
Ultimamente il mio interesse si è spostato verso la drammaturgia. La mia
passione per questa forma d‘arte risale agli anni delle giovinezza, quando in
teatro potevo guardare, emozionandomi, i lavori dei grandi: Pirandello,
D‘Annunzio,e poi Eschilo, Sofocle recitati dai mostri sacri del teatro italiano.
Per cui mi ha dato grande gioia e commozione ascoltare il mio monologo
―Rabbi‖, interpretato magistralmente dalla nostra grande attrice Carla Guido.
E‘ un momento magico, quello della simbiosi tra autore e interprete, ancora
più intenso di quello tra lo scrittore e la sua opera. Questo, nelle linee
generali, è stato il percorso del mio pensiero dalle radici alla chioma, e mi
auguro continui a produrre ancora buoni frutti.
Ci siamo soffermate sulla
personalità e professionalità
della professoressa Velia Filippi
Della Notte, 97‘ enne preside del
Liceo Scientifico ―Nino Della
Notte‖.
L‘ affascinante signora racconta
del suo grande amore verso i
giovani e il rapporto speciale
che riesce ad instaurare con
loro.
Per questo l‘editore Tiziana
Lezzi ha deciso di assegnarle il
premio all‘impegno ―Donna del
Sud‖: appuntamento al
prossimo numero con intervista
e premiazione.
Velia Filippi Della Notte
a cura di Giulia Corvaglia
ANNA E EDO PALMIERIa cura di Tiziana Lezzi
La storia d‘amore di Anna ed Edo è una storia ben conosciuta a Lecce.
Allora perché continuare a raccontarla? Perché le nuove generazioni
sappiano che quando passano davanti alla libreria Palmieri non stanno
guardando una semplice attività commerciale, ma il simbolo di un amore
senza tempo, e capiscano che non bisogna mai dare nulla per scontato.
C‘era una volta una bambina dolce e vivace che aveva una grande
passione: la passione per i libri, e poi anche per l‘insegnamento: tanto
adorava insegnare che il suo passatempo preferito era quello di giocare
alla maestra. Gioco che col passare del tempo è diventato reale: tutti i suoi
cugini, anche quelli di poco più giovani di lei, erano sistematicamente
seguiti nello studio da Anna.
La sua mamma, come tutte le mamme di quel tempo, cominciò ben presto
a realizzare il suo corredo, ma la ragazzina piangeva e si intristiva perché
non voleva lenzuola, asciugamani o altro: voleva i libri, adorava ricevere in
dono solo libri. Il suo papà, che era a sua volta un lettore straordinario,
capiva la passione di Anna e la sofferenza che la tormentava quando non
poteva ricevere in dono un libro. La domenica, al rientro dai mercati,
portava alla sua bambina quel dono speciale che per lei non aveva
paragoni: un libro.
Il tempo passava e l‘amore per i libri cresceva, sino a trasformare il gioco
in realtà: Anna ebbe la possibilità di insegnare, giovanissima e
direttamente di ruolo. E' una ragazza seria, conduce per sua scelta uno
stile di vita semplice, senza svaghi: quando frequenta l‘università, infatti,
dove normalmente le sue coetanee allacciano le prime storie d‘ amore, lei
preferisce coltivare amicizie vere, che durano ancora oggi: ad esempio
Maurizia Distante, Giovanni Invitto, e soprattutto una donna straordinaria,
generosa, luminosa che è diventerà poi madrina delle sue figlie, e che
Anna considera soprattutto madrina della sua vita: Elvira Romano.
Il sogno si realizza: la libreria Palmieri non è una semplice
libreria, anche se in realtà è la metà di quella di oggi: è una
vera e propria boutique, una bellissima boutique.
Ad esempio ha come portaombrelli un bellissimo vaso
cinese di smalto azzurro con dei fiori bianchi della suocera di
Anna, che però si rompe quasi subito. Ha la moquette a
terra, ma al di là dell‘eleganza, rappresenta in sostanza tutti i
risparmi che Edo ha messo da parte come giocatore.
Quello che fa subito libreria sono i libri di case editrici che
non arrivano a Lecce: Edo, essendo bolognese, vuole subito
case editrici come ―Il Mulino‖, Einaudi, Feltrinelli, perché
vuole che la libreria sia un punto di riferimento, e soprattutto
possa accorciare le distanze tra Lecce e Bologna, la sua città
del cuore, facendo in modo che i leccesi non debbano più
cercare altrove i saggi più importanti.
Era il '68, periodo in cui gli studenti dei licei e dell‘università
di Lecce si erano resi conto della qualità della libreria, e
soprattutto del libraio: Edo Palmieri. Pur rimanendo in un
luogo chiuso, in mezzo ai libri, non aveva perduto la sua
vivacità di uomo aperto, generoso, simpatico e, tra l'altro,
attraente. Uomo capace di instaurare subito un rapporto con
gli altri, fossero bambini, persone anziane o giovani.
I tempi erano difficili, i ragazzi non avevano molti soldi, ma
nonostante tutto la libreria acquisiva importanza culturale, e
man mano che gli anni passavano la sua apertura si rivelava
sempre più un‘ottima idea. Purtroppo, però, le favole si
fermano sempre nel momento in cui il principe e la
principessa si sposano e vivono felici e contenti: Anna ed
Edo, invece, sono stati tali solo per 15 anni. In una terribile
giornata, infatti - il 24 ottobre 1982 – vengono coinvolti in un
incidente stradale. Nell‘auto Anna, Edo e le due bambine:
Edo muore e Anna resta gravemente ferita.
Anna, per aiutare la sua famiglia, dava tanto in tanto lezioni
private. E galeotto fu il libro e chi lo scrisse, perché tra una
lezione e l‘altra, soprattutto spiegando Platone, nacque l‘amore.
Un amore speciale, portato proprio dalla sua passione per
l‘insegnamento: infatti un bellissimo giocatore di calcio del
Bologna, che aveva deciso di prendere la maturità classica
perché aveva abbandonato gli studi per seguire il pallone – ma
soprattutto per accontentare il padre, direttore di banca: una
volta appese le scarpette al chiodo, sarebbe entrato a lavorare
in banca.
Anna ed Edo, innamoratissimi, si sposano dopo appena un
anno di fidanzamento e vivono il loro primo anno di matrimonio
a Brindisi, poiché lui è entrato nella squadra del Brindisi. Anna
non abbandona il suo lavoro d‘insegnante: infatti si fa trasferire
a Squinzano. Il tempo passa e i due vivono felici. Spesso hanno
la casa invasa di persone, magari l'intera squadra per discutere
di calcio e guardare le partite in tv. Un gruppo di ragazzi allegri,
vivaci e e affamati, tanto che, anche se Anna non ha una grande
esperienza ai fornelli, impara a fare un‘ottima carbonara con
l'aiuto di uno dei ragazzi, Romano Rodari.
Il tempo di appendere le scarpette al chiodo si avvicina, per
Edo, che comincia inevitabilmente a riflettere su quello che sarà
il suo futuro una volta giunta al temine la carriera calcistica. I
due, come primo passo, rientrano a vivere a Lecce. Anna,
sempre accanto al suo uomo, lo aiuta a realizzare un grande
sogno, che nulla ha a che vedere con l‘ impiego in banca: aprire
una libreria. Sì, proprio una libreria: infatti anche Edo è un
lettore appassionato.
Legge tanto, soprattutto nelle lunghe ore di ritiro. Un giorno i
due passeggiano nelle strade di Lecce, precisamente in piazza
Trecentomila - l‘attuale piazza Mazzini - che comincia a
diventare un centro commerciale. Ed è proprio Anna ad
invogliare Edo ad aprire la libreria in quella zona, perché è una
zona in espansione.
I primi tempi, oltre al grandissimo dolore, Anna deve affrontare
la realtà della libreria. Viene così messa davanti a due strade:
proseguire il lavoro di insegnante, con tutti i vantaggi che un
posto fisso comporta – è il suo sogno – o continuare a tenere
aperta la libreria per continuare il sogno di un uomo che non c'è
più. Chiudere la libreria, per Anna, è infatti come chiudere il
coperchio di una bara che non ha mai visto aperta, perché aveva
appreso della morte del marito un po‘ di tempo dopo la sepoltura.
Il suo cuore, quindi, non sente ragioni: sceglie di tenere aperta la
libreria, che oggi ha più di quarant‘anni di attività. Oggi Anna è
affiancata,dalle due figlie, e la libreria è raddoppiata. Ma,
entrandoci, si ha sempre l'impressione che sia piccolissima,
perché i libri sono tanti, le case editrici sono aumentate: a
quelle tradizionali se ne sono aggiunte molte nuove e molte, di
ottima qualità, locali.
Questa è la storia della libraia Anna, che pur avendo provato
tanto dolore ha la gioia di avere accanto le sue figlie. Come
donna non ha mai voluto un altro uomo accanto a sé, e la libreria
è il luogo in cui sente ancora vicino suo marito. Per questo non
vuole cambiare locale: negli scaffali ci sono libri che risalgono al
periodo in cui Edo era vivo. E anche se tante volte le è stato
proposto di aprire un locale più grande, Anna ribatte: non potrei
più sentito i suoi passi tra gli scaffali che lui stesso ha
contribuito a sistemare.
Oggi è un triste giorno, perché la mia sorella e amica Sara se n’è andata. Non è più con me, con noi: sì, è un giorno triste. Lei
era come me e come me, anzi con me, si è ammalata, si è ammalata di anoressia. Tutti danno la colpa ai mass- media, alle
indossatrici viste sulle passerelle, alla moda e alle amiche: beh, questo non è vero. Non è vero che guardando fuori di casa nostra
ci siamo sentite inadeguate, sbagliate, poco adatte. È in casa che è cominciato tutto: ci vedevamo grasse, grasse e tozze. Lo
eravamo veramente, due ragazze di 14 anni che si guardavano l’un l’altra, essendo noi gemelle, identiche, e guardavano i propri
genitori, alti, belli, solari e sempre circondati da amici. Perché la natura ci aveva fatto questo? Perché non bastavano gli specchi
per farci vedere come eravamo, senza doverci ogni momento della giornata incontrare e rispecchiare l’una nell’altra? Sara è
stata la prima ad ammalarsi. Mamma e papà, quando hanno visto che lei perdeva peso, erano felici. Felici perché i chili di troppo
andavano via, erano proprio contenti e pareva che ora le volessero più bene. Così ho deciso anch’io di mettermi a dieta, perché i
miei genitori volessero più bene anche a me. E così è stato, almeno sino a quando la mamma si è resa conto che Sara continuava
a perdere peso anche quando era riuscita ad entrare nei jeans taglia 40, e poi in quelli 38. E quando anche la 38 era diventata
grande, Sara diceva di essere ancora grassa. Una mattina mamma chiamò al lavoro papà piangendo, perché aveva finalmente
capito cosa stava succedendo. Io ero lì, nascosta dietro la porta del tinello, ad ascoltare ciò che tra le tante lacrime usciva dalle
sue labbra. Ad ascoltare il dolore e i sensi di colpa che provava e che sicuramente appartenevano anche a mio padre. Mi resi
conto subito anch’io che ciò che stava succedendo a mia sorella presto sarebbe successo a anche a me. Mamma e papà, la
mattina successiva, ci portarono dal medico, che dispose l’immediato ricovero. Un ricovero che Sara non accettava: le raccontai
quello che avevo veduto, ma lei no, non mi credeva: iniziò a dire che ero invidiosa e gelosa perché mamma voleva più bene a lei
che a me. Nonostante i suoi rifiuti, il ricovero avvenne per entrambe. Mia madre non ci lasciò mai, era sempre nella nostra
stanza. Io la sentivo lontana da me, lontana da me ma vicina, sempre più vicina a Sara. Che Sara avesse ragione? Io ero
invidiosa di lei, gelosa di quelle attenzioni che mia madre le rivolgeva. Non capivo e non accettavo, tanto ho chiesto alla
mamma, proprio questa mattina, il perché di tutto questo. La mamma non mi ha risposto e tra le lacrime è scappata via dalla
stanza. Io ho guardato mia sorella, non eravamo più identiche, non ci assomigliavamo più. Lei ha ricambiato lo sguardo e con un
filo di voce mi ha detto: “Luisa, tu sei un cigno, un bellissimo cigno, anche se al momento sei magra e raggrinzita. Tu ce la farai
a tornare a essere quello che eri, a risplendere. Lotta, Luisa, lotta”. Io non capivo o non volevo capire, ma dopo meno di un’ora,
nella stanza, il campanello collegato ad un monitor ha iniziato a suonare. Il suono non si fermava più, una marea di dottori
hanno invaso la stanza. Mamma, tra le lacrime, è stata mandata fuori e io sono rimasta lì a guardare, senza capire, cosa tutti quei
dottori stessero facendo intorno a Sara. Finché il suono del campanello è cambiato, è diventato lungo e interminabile, i medici si
sono guardati in viso e anch’io li ho guardati, capendo che Sara non c’era più.
UN’ ANORESSICA
a cura di Tiziana Lezzi
“Antonella? Se non ci fosse bisognerebbe inventarla!”
Silvana De Donno (Docente di Lingua Francese)
“Antonella è veramente fantastica: modesta e preziosa in tutte le occasioni!”
Giovanna Trevisi (Docente di Storia dell’Arte)
“Antonella è il nostro fiore all’occhiello: ha avuto la forza di riprendere gli studi, diplomarsi e proseguire brillantemente sulla strada della
professionalità nel campo della grafica pubblicitaria e della comunicazione audiovisiva! Il suo è un esempio da seguire e i nostri ragazzi
hanno sempre in lei un importante punto di riferimento”
Giuseppa Antonaci (Dirigente Scolastico IISS “A. De Pace” Lecce)
“Antonella è una persona veramente speciale. Non si tira mai
indietro di fronte al lavoro ed affronta ogni cosa con entusiasmo e
carica”
Marcella Grasso (Docente Lingua Inglese)
“Antonella veniva chiamata da noi Robin Clod perché proprio come l’eroe della
storia combatteva contro i soprusi e difendeva i più deboli”
Un gruppo di suoi ex-compagni di classe
“Avevo la sua foto che faceva una smorfia sul cellulare e la guardavo per
rasserenarmi quando sono stata operata alla spalla… Lella è sempre di
buon umore e mette buon umore!”
Fabiola Collabolletta
“Antonella è veramente buonissima e non nega mai il suo aiuto a nessuno. A volte
questo le costa molta fatica ma lei non lo fa pesare”
Antonella Dell’Avvocata (Docente Referente Orientamento)
“Antonella è molto professionale, precisa e puntuale. Quando organizziamo degli eventi il suo apporto è sempre prezioso”
Fiammetta Perrone (FIDAPA Lecce)
Antonella Clodomiro
Operosa insegnante
dell’ Istituto A.De Pace
di Lecce
settore Audio visivo
Assistere ad uno spettacolo coreografato e diretto da FREDY
FRANZUTTI significa essere contagiati da una inspiegabile
leggerezza dell‘animo e insieme dal desiderio di avvicinarsi
sempre più all‘arte allo stato puro, come quella che Fredy ci
propone.
Il coreografo leccese, dopo un periodo di formazione ed
esperienze professionali in Europa, inizia la sua attività
fondando nel 1995 la compagnia di danza ―BALLETTO DEL
SUD‖, riconosciuta dal ministero dei Beni e delle attività
culturali nel 1999.
Oggi BALLETTO DEL SUD è una delle compagnie di
danza più apprezzate in Italia e ha un organico
composto da 16 solisti di grande livello tecnico, in
grado di alternarsi nei ruoli principali.
BALLETTO DEL SUD
FREDY FRANZUTTI a cura di Giulia Corvaglia
LO SCHIACCIANOCI, ROMEO E GIULIETTA, Il LAGO DEI CIGNI, LA BELLA ADDORMENTATA, grandi titoli della tradizione
classica, e ancora SHERAZADE, L’UCCELLO DI FUOCO, CARMEN, LA TRAVIATA, ELEONORA DUSE, LA GIARA, EDIPO RE
, CARMINA BURANA sono solo alcune delle produzioni del Balletto del Sud, create da Fredy Franzutti e impreziosite molto
spesso dalla partecipazione di ospiti come CARLA FRACCI , LINDSAY KEMP, ALESSANDRO MOLIN, XIOMARA REYES.
Ed è proprio Carla Fracci che invita Franzutti al Teatro
dell'Opera di Roma per le coreografie dei balletti
"Catarina, la figlia del bandito", su musiche di Pugni,
"Baccus e Arianna", musiche di Russel, e "La Figlia del
Danubio", musiche di Adam.
Gli spettacoli sono rappresentati nei più importanti teatri e
festival Italiani, come la Versiliana, Vignale, Roma, Todi,
Venezia, Milano, Siracusa, Taormina, Paestum, Gardone
Riviera
Balletto del Sud in tournée in Europa annovera circa 80
spettacoli l‘anno: ricordiamo il Pavillao Atlantico di
Lisbona, l'Olimpia Hall di Monaco di Baviera, il Teatro
Euskalduna di Bilbao e la tournée del 2006 nei teatri di
Hanoi e Ho Chi Min City in Vietnam.
Ma anche le trasmissioni televisive non mancano nelle
produzioni della compagnia. RAI UNO con ―Festa della
Repubblica Italiana‖, ―Una Voce per Padre Pio‖, ―Concerto
di Capodanno‖; RAI DUE con ―Meraviglie d‘estate‖,
"Loro… del Golfo", "Il cerchio della vita", ―Il Premio Zeus‖
.
Poi anche la lirica. Pier Luigi Pizzi, Flavio Trevisan, Katia
Ricciarelli, Pierfrancesco Maestrini invitano la compagnia a
partecipare alle loro produzioni, da ROF di Pesaro al Teatro
Lirico di Cagliari, dal Teatro Bellini di Catania e in Svizzera,
per ripassare da Lecce con Katia Ricciarelli e poi dal Teatro
Valli di Reggio Emilia. E poi la Spagna, la Russia,
Montecarlo.
A Lecce il ―Balletto del Sud‖ realizza le danze della
stagione lirica del Politeama Greco dal 1998. L'attività si
arricchisce di collaborazioni con orchestre, compositori,
musicisti e direttori (Lorin Maazel, Ricard Boninge,
Francesco Libetta, Giuliano Carella, Karl Martin), scenografi
(Francesco Palma, Alfredo Troisi, Ferruccio Villagrossi),
costumisti, attori e conduttori che contribuiscono al
successo riconosciuto dalla critica e dal pubblico.
La Critica:
E proprio la critica più autorevole dice di lui: " Non ci era ancora capitato di incontrare un coreografo come Fredy
Franzutti, così deciso e appassionato nell'affrontare grossi calibri della letteratura ballettistica, ambizioso ma non
velleitario e attratto dalla creatività. "
Alberto Testa - Balletto Oggi
" Il direttore del Balletto del Sud ha ambientato la sua nuova "Bella Addormentata" nel natio Salento…Un'idea geniale
".Vittoria Ottolenghi - L'Espresso
" Franzutti con peculiare lavoro, in maniera del tutto personale e contemporanea, rielabora modi narrativi e costruisce
spettacoli che lasciano il segno ".
Michele Nocera - Tuttodanza
«Il Balletto del Sud, compagnia grintosa e decisamente superiore alla media delle altre compagnie del nostro Paese»
( Vittoria Ottolenghi , Balletto Oggi)
«La più prestigiosa realtà della danza nel Meridione» ( Michele Nocera, Tuttodanza ) .
« Compagnia oggi in vetta alle simpatie dei ballettofili, una realtà di prestigio meridionale nel panorama della danza
contemporanea. » ( Josè Minervini - Corriere del Giorno)
« Uma das mais prestigiadas companhias de dança do sul de Italia, contribuem com o «salera» essencial para a
âmbiencia requerida. » ( Vanessa Fidalgo , Correio da manhã, Lisboa)
«Da qualche tempo c'è a Lecce un Balletto del Sud che giovane e grintoso è considerato il meglio della danza del
Meridione ( Elsa Airoldi – Elle)
« Magnifica realtà tersicorea che da tempo si è posta in una posizione privilegiata nella costellazione delle compagnie
di danza italiane. » ( Nicola Sbisà - Gazzetta del Mezzogiorno)
« Ho provato, anche in Italia, la magia del grande balletto grazie a questa strepitosa compagnia salentina » (Fanny
Winter – Il Diogene)
Intervista a Fredy:
Mi fa cenno di aspettare.
Aspetto.
Intanto osservo corpi ondeggianti e mi perdo nei fluidi movimenti che mi
conducono ad antichi ricordi.
―Eccomi‖
Sono nella sua scuola di danza, lo seguo nella sua stanza.
Una grande scrivania piena di carte, scaffali colmi di libri, oggetti nati in tutti
i posti del mondo e pareti di fotografie di momenti bloccati.
E lui che mi guarda come usa fare, cercando di capire più di quello che vede.
Ho l‘impressione che voglia fare di questo momento un balletto.
Impressione sbagliata, visto che mi smonta alla prima domanda:
La tua creatività nasce forse da uno studio delle piccole cose della vita? Da
un innato piacere di conoscere?
― No. Alla mia ricerca di coreografo ho posto, dal 1999, delle regole, quindi
un percorso da seguire e sul quale agire. La mia fonte di ispirazione non è
mai la società contemporanea, ma società che si fermano al massimo alla II
Guerra Mondiale. Infatti il mio personaggio più moderno è Eleonora Duse. Il
mio è uno studio approfondito sull‘epoca in cui sarà ambientato lo
spettacolo che proporrò‖.
Balletto del Sud è ormai una compagnia di livello internazionale….Fredy, tu
però porti in giro per il mondo una compagnia che già nel nome rappresenta
il Salento e nel Salento, artisticamente, sempre ritorni.
‖Cerco di costruire una qualità culturale nel mio territorio proponendo
spettacoli soprattutto nel Salento. Per me è il mio pubblico, il pubblico
salentino, la cartina al tornasole. Infatti in estate amo replicare nelle
bellissime piazze del Salento tutti i miei spettacoli‖.
Quali sono i tuoi progetti più immediati?
― Grandi cose… il 7 agosto, nel fossato del castello di Otranto, sarò regista e
coreografo dello spettacolo dal titolo ― Ottocento‖, con le musiche e con la
presenza di Franco Battiato‖.
Secolo interessante….
―No, non è un secolo. Sono gli ottocento martiri‖.
Ridiamo…..e continua: ―Sarò comunque anche a
Lecce, all‘Anfiteatro romano, con la ―Carmen‖, il 18
agosto, e replica il 30 agosto.‖
Lo vedo inquieto. Ora ha fretta. Lo aspettano
le prove. Mi liquida senza giri di parole. Mi
bacia sulla fronte. ―Mia cugina mi condusse
per la prima volta in una scuola di danza.‖
Sorride. Sorrido anch‘io. Rientra in sala prove.
Lo guardo dai vetri. Come sempre mi
commuovo. Sono io sua cugina. Io che ho da
poco gettato via le mie prime
scarpette….Fredy ce l‘ha fatta.
Chi è Onjr?
Una domanda non facile, perché non è mai facile parlare di se stessi. Onjr è lo pseudonimo che mi
permette di mostrare la parte non pubblica di me, che mi permette di esserci senza essere visto ed è, in
un certo senso, talmente distaccato da me che mi piace parlarne in terza persona, come se fosse un
altro essere. Penso che non sia realmente importante chi è Onjr, quanto… chi vorremmo che fosse.
Sicuramente una domanda che molti si pongono, specialmente dopo aver letto qualcosa di suo. Una
curiosità che certamente cattura l‘immaginazione di ogni lettore quando, dopo aver letto una qualsiasi
delle sue poesie, assorbe l‘essenza di cui sono intrise. Comunque credo che non sia del tutto
fondamentale sapere qualcosa di più dettagliato per potersi godere il piacere di ciò che scrive:
dopotutto, in una proiezione allegorica, ―Onjr‖ è ognuno di noi, è colui o colei che si ritrova, prima o
poi nella vita, a fare i conti con una passione non corrisposta che ci logora l‘esistenza, facendoci
portatori della sofferenza tipica di questi mali. E penso sia giusto così, tutto sommato ciò che conta è il
personaggio con tutto il suo transfert, non la persona in sé con la sua mediocrità quotidiana‖.
“Io e te … e mentre il mondo va al domani, io penso al nostro ieri”: è questo il titolo del libro di Onjr, il
poeta dell‘amore, delle emozioni e delle passioni. Leggendo le sue poesie, sono rimasta colpita dal
modo in cui il poeta è riuscito a riportare con semplicità, nelle sue liriche, parole che scaturiscono dal
profondo del cuore di ognuno di noi e che decantano l‘amore in ogni sua fase: dall‘innamoramento alla
forza della passione e al miracolo dell‘amore, trasmettendo a ogni lettore intense emozioni. Onjr è
riuscito a rappresentare l‘amore in ogni sua forma a tal punto che ciascuno di noi potrebbe riconoscersi,
identificarsi e rivivere quei momenti unici che, sicuramente, almeno una volta nella vita ha provato. Lo
stesso poeta, infatti, dice: ―Se tu hai mai amato, nella tua vita, queste parole sono tanto mie…quanto
tue!‖. E adesso conosciamo il poeta attraverso un‘intervista.
Chi sono allora i lettori di Onjr?
―Be', chi lo sceglie lo fa certamente per quello che dà, per quello che trasmette, e non per la sua età anagrafica, la sua estrazione sociale o il suo aspetto esteriore.
Immaginiamocelo allora per come lo vorremmo, forgiamolo a nostro piacimento, tanto più che ormai siamo abituati un po‘ tutti ad interagire con degli ―avatar‖.
Lasciamolo quindi in quel mondo immaginativo, libero nella sua espressione poetica, con tutti i sogni che accompagnano ogni esaltazione onirica, lasciamogli
consumare ogni frammento di questa esaltazione, purificata dall‘ombra degli altri, bonificata nei gesti e nelle parole, consacrata solo ed esclusivamente a quel desiderio
che fa parte delle nostre più intime verità nascoste.
IL POETA ONJR
a cura di Primula Meo
Nell‘introduzione ho letto che il libro si divide in tre parti.
Ci può illustrare questo percorso?
Come ho cercato di spiegare nel libro, secondo me le fasi
cruciali dell‘amore sono essenzialmente tre: la prima è
sicuramente quella più sorprendente, quando ti accorgi
che dentro di te una forza nuova e incontrollabile occupa
i tuoi pensieri e guida ogni tuo desiderio verso la
persona che ti fa sussultare ogni volta che la
vedi……insomma, quando ti accorgi di esserti
innamorato. La seconda, quando nella migliore delle
ipotesi tutto si realizza, è la fase più determinante,
quando ti sembra che tutto ti sia dovuto, quando
camminando ti sembra che i piedi non tocchino per terra,
quando senti di avere la cosa che ha più valore in
assoluto, quando senti di aver finalmente conquistato il
tanto desiderato e tanto agognato ―amore‖. La terza è la
fase che nessuno vorrebbe mai conoscere, ma che
purtroppo molto spesso ci capita, ed è esattamente la più
devastante, quando è finita, …. quando senti che ti è
crollato tutto addosso, quando non vedi niente che non
sia nero assoluto, quando il futuro ti spaventa più del
presente e ti accorgi che niente ha più senso, al punto di
arrivare a rinnegare tutto e soprattutto lui: l‘amore.
Che cosa è, oggi, la poesia?
Si è talmente dilatato nel tempo il concetto della parola
―poesia‖ che oggi si può facilmente equiparare alla parola
―amore‖ e trovare quindi, per ognuno di noi, un significato
simile ma soggettivo. Chi può definire quando una passione ha
la peculiarità per essere consacrata ―amore‖, e chi ha l‘autorità
per sancire tutto questo? Ognuno di noi ama, o crede di amare,
e definisce amore quello che irresistibilmente prova con tutto
se stesso. Ognuno di noi scrive e definisce ―poesia‖ quello che
gli esplode dentro e tracima fuori in versi …. La libertà di
concetto si allinea con la libertà di parola annullando quella
linea di confine marcatrice di verità.
Cos‘è l‘amore per Onjr poeta e per Onjr uomo?
Dovrebbe essere la stessa cosa, ma se dicessi questo
contravverrei a quello che ho sempre dichiarato. Onjr poeta
vive l‘amore nella sua luce più romantica, cercando di renderlo
quanto più possibile reale, e Onjr uomo lo vive nella sua più
totale realtà, cercando di condirlo con quel che serve perché sia
sempre circondato da una luce romantica.
Le poesie di questo libro sono dedicate a qualcuno in
particolare?
Se proprio le devo dedicare a qualcuno, penso che possano
essere dedicate a tutti coloro che hanno sofferto e soffrono per
amore, a tutti coloro che in queste parole e in quello che
trasmettono si ritrovano. Se invece vogliamo dire se hanno
avuto una musa ispiratrice, allora è un'altra cosa, e in questo
caso possiamo sicuramente dire che sono dedicate a Lei, a
colei che in quel preciso istante occupava e sconvolgeva tanto
la mia mente quanto il mio cuore.
Ha detto che sulle sue cartoline ci
sono acrostici di nomi femminili: a tal
proposito le vorrei chiedere un
omaggio per Tiziana Lezzi, l‘editrice di
Donne del Sud.
Per me è un onore donare a questa
signora, che non ho ancora il piacere
di conoscere, la cartolina con
l‘acrostico del suo nome. È un dono
che faccio alla signora Tiziana, ma è
come se lo facessi a voi tutte Donne
del Sud.
Onjr, la ringrazio per questo suo gradito dono e per averci
concesso questa intervista. Mi piacerebbe che ci
salutassimo con una delle sue poesie più significative.
Non è facile scegliere una poesia piuttosto che un‘altra, ma
vorrei lasciarvi con le parole che sono riportate nella quarta
di copertina. Parole che dimostrano la semplicità delle
stesse, ma nello stesso tempo esprimono la profondità dei
concetti:
Tu mi hai insegnato tante cose belle …
e la più bella di tutte queste è “l’amore”.
Mi hai insegnato ad amare e capire …
ad amare e soffrire … ad amare e perdonare …
Ma non mi hai insegnato ad amare e dimenticare,
e così me ne sto da solo ad amare e ricordare.
www.onjr.it; [email protected]; 335-268290
casa editrice al numero 0832.344712
e-mail [email protected]
Questo è il suo primo lavoro o ha già pubblicato qualcos‘altro?
È il mio primo libro ma, come qualcuno sa, ho pubblicato delle
cartoline con gli acrostici dei nomi femminili e maschili più comuni,
un‘opportunità che mi è stata offerta dalla ―Sunflower Edizioni‖,
una casa editrice molto attenta a coloro che vorrebbero realizzare il
sogno di essere pubblicati. Una realtà molto sui generis, che va
oltre la normale routine editoriale, puntando su obiettivi
sicuramente innovativi. Infatti è stato lungimirante, secondo me,
aver creduto nelle potenzialità di ―Onjr‖, pubblicando le sue opere e
attivandosi per una distribuzione capillare.
Dove possiamo trovare le sue cartoline e il suo libro?
Le cartoline sono presenti in vari punti-vendita di tutte le province
della Puglia e Basilicata, dai negozi di gadget alle cartolibrerie in
genere. Il libro si può invece trovare in varie librerie di Lecce:
Mondadori, Liberrima, Apuliae, Icaro, Palmieri, e poi in molte
librerie della provincia.
www.udinazionale.org; www.udibologna.altervista.org;
UDI MACARE SALENTO, viale Italia V^ tratto, Soleto;
responsabile Enza Miceli, tel. 340. 1441786;
In primavera, con la legge 23 aprile 09 n. 38, è stato convertito in legge il decreto 23 febbraio 2009 n. 11 recante ―Misure urgenti in
tema di sicurezza pubblica, contrasto alla violenza sessuale nonché in tema di atti persecutori‖, provvedimento che stabilisce che
lo stalking è adesso reato, finalmente. Ne abbiamo parlato con Marta Tricarico, avvocata del Gruppo Giustizia UDI di Bologna.
Lo Stalking, termine inglese che significa ―fare la posta‖ - e da noi
tradotto come ―atti persecutori‖ - entra per la prima volta nel
mondo del diritto in California, nel 1991, con la prima legge anti-
stalking. Arriva in Europa nel ‗97, tramite una legge adottata in Gran
Bretagna, mentre in Norvegia, Danimarca e anche in Olanda e
Belgio la legislazione vigente lo contempla solo quale fattispecie di
violazione della sfera personale.
La novità assoluta per l‘Italia è che finalmente atti e comportamenti
che prima non sarebbero incorsi in alcun tipo di sanzione adesso,
se reiterati dalla stessa persona nei confronti di un‘altra -
causando in questa il fondato timore per l‘incolumità propria o di
un prossimo congiunto, uno stato d‘ansia, un cambiamento di vita,
di abitudini - possono essere finalmente perseguiti penalmente. Ed
anche in maniera abbastanza pesante, ovvero tra i 6 mesi e i 4 anni;
pena aumentata nel caso in cui a commetterli sia un coniuge
legalmente separato o divorziato o una persona che è stata legata
da una relazione affettiva con la persona offesa. Il che vuol dire che
molto probabilmente questa persona, in carcere, ci andrà
veramente
In questi giorni l‘Unione Donne in Italia ha organizzato
diversi incontri proprio per spiegare meglio questa nuova
fattispecie penale, e per permettere alle donne di
comprendere in che modo ora possano difendersi. Sappiamo
però che occorre ancora una formazione qualificata delle
forze dell'ordine, in coordinamento con i servizi sociali e i
medici di base. L'UDI ci sta lavorando, io ho personalmente
partecipato a diversi seminari con i soggetti suindicati, per
un confronto e un aggiornamento comune che possa
garantire una risposta qualificata alle tante donne che
giornalmente subiscono violenza. A Bologna è stato istituito
un pronto soccorso unico per le donne vittime di violenza
sessuale, che ha già predisposto protocolli di intervento che
garantiscano la donna, oltre che un valido centro di
documentazione forense. Ma anche nel Salento l‘UDI si
propone come punto di riferimento per tutte le donne che
hanno bisogno di assistenza, indirizzandole, a seconda delle
esigenze, presso le associazioni o le strutture più adeguate
con cui l‘UDI è in stretto contatto, e fornendo loro tutte le
informazioni sui servizi disponibili sul territorio.
Un piccolo, grande passo avanti!
TUTELIAMOCI: DA OGGI LO STALKING è REATO a cura di Paola Mangia
Filo diretto
con l’avv.Fabiana Stefanelli
e l’avv. Simona Blaco
che risponderanno ai lettori di Donne del Sud che le
sottoporranno di volta in volta quesiti giuridici.
inviate le vostre domande a [email protected]
INTERVISTA A ROSY D'AGATA
“COSI’ DIFENDO DA VENT'ANNI
I DIRITTI DEGLI IMMIGRATI”
a cura di Laura Caretto
Donne del Sud, per la rubrica ―Sportelli amici nelle
pubbliche amministrazioni‖, ha incontrato Rosi
D‘Agata, coordinatrice del centro ―Servizi
immigrazione Salento‖ e da sempre autentica
pasionaria dalla parte dei cittadini immigrati. ―Mi
occupo di immigrazione da vent'anni, cioè da
quando ancora non se ne occupava nessuno, men
che meno le istituzioni‖, esordisce Rosi. ―Era una
realtà sommersa, sconosciuta ai più, tranne che a
qualche piccola realtà di volontariato, perlopiù di
matrice cattolica. Mi sono sempre chiesta come mai
queste persone lasciassero la loro terra per andare
incontro a tante difficoltà. Dopo anni di esperienza e
viaggi in giro per l‘Italia e per l‘Europa, ho scoperto
che lo Stato cominciava a interessarsi della
migrazioni e l‘Unione Europea, da parte sua,
sollecitava gli Stati, le Regioni, gli Enti locali a
progettare servizi di aiuto nei confronto dei cittadini
migranti.In quegli anni, esattamente nel 1999, abbiamo presentato il primo progetto in risposta al bando Pic Urban, che imponeva ai
Comuni di aprire sportelli per l‘accoglienza e l‘assistenza ai cittadini stranieri. Così insieme a ―Migrantes‖ - di cui facevo parte -
Associazione senegalese Cir, Comunità Emmanuel e Comitato per la difesa dei diritti dei migranti dell‘Università abbiamo dato
vita allo sportello ―Lecce Accoglie‖. Il primo, a Lecce: esiste ancora‖. Attualmente Rosy D‘Agata coordina il centro ―Servizi
immigrazione Salento‖, che ha iniziato la sua attività nel gennaio 2005 sotto la supervisione dell'assessorato alla Tutela dei
diritti e alla cittadinanza attiva (diretto da Carlo Madaro) nei locali attrezzati dall‘amministrazione provinciale di Viale Marche 17.
E‘ stata la prima mediatrice interculturale a Lecce, e ci confessa che il segreto della sua forza è ―informarsi tutti i giorni perché
la legge sull‘immigrazione è una, ma cambia di giorno in giorno in base ai decreti attuativi‖.
Come nasce questo Centro servizi, dottoressa?
―Nasce dalla volontà della Provincia, e della giunta Pellegrino in particolare, di occuparsi di immigrazione in maniera strutturale,
tanto da approvare il progetto da me presentato ―Servizi immigrazione Salento‖. Il resto del lavoro lo ha fatto involontariamente
lo tsunami del 26 dicembre 2004, accelerando l‘apertura dello sportello per far fronte all‘emergenza dei tanti migranti provenienti
dalle zone disastrate dal maremoto: da allora la struttura ha iniziato ad essere conosciuta. Nata con il fine di proporre misure
necessarie ad attivare e coordinare, in collaborazione con le altre istituzioni ed enti pubblici, azioni positive mirate a valorizzare
risorse e competenze relative alle importanti questioni del fenomeno migratorio, è oggi l'unico sportello provinciale ad
occuparsi di immigrazione, con obiettivo l‘istituzione di altri centri, nei comuni in cui maggiore è la presenza di immigrati, in
collegamento con l‘ufficio centrale. Attualmente sono dieci i comuni in cui sono presenti sportelli di questo tipo‖.
A chi si rivolge il Servizio? Quali sono gli scopi?
―Destinataria del servizio è ovviamente la popolazione immigrata,
e poi i richiedenti asilo e i rifugiati presenti sul territorio, ma
anche i cittadini salentini interessati al fenomeno delle migrazioni
e che instaurano relazioni con i migranti. II progetto ―Servizi
immigrazione Salento‖ mira, attraverso un lavoro di rete, a
valorizzare e coordinare risorse e competenze già esistenti sul
territorio, nell‘ottica di un‘offerta integrata di servizi che, partendo
dallo studio dei mutamenti in atto, salvaguardi le specificità
culturali di ciascun soggetto interessato. Le sue finalità sono
naturalmente numerose: vogliamo prevenire situazioni di
emarginazione e di ghettizzazione che minacciano l‘equilibrio e la
coesione sociale, realizzare l‘integrazione culturale, sociale e
lavorativa delle immigrate e degli immigrati presenti sul territorio
salentino, favorire il processo di adattamento e convivenza del
cittadino immigrato all‘interno della comunità locale,
supportandolo nella piena adesione ai diritti di cittadinanza.
Naturalmente, per fare tutto ciò, è fondamentale coinvolgere tutte
le risorse del territorio: famiglia, scuola, comuni, servizi sociali,
associazioni. E valorizzare il collegamento e la concertazione tra
le varie risorse a livello di conoscenza dei progetti e ―messa in
rete‖ delle informazioni e delle risorse economiche, strutturali ed
umane.‖
Che tipo di attività svolge il centro Servizio Immigrazione
Salento?
―Svolgiamo attività di consulenza agli immigrati e anche ai
cittadini italiani che per svariati motivi hanno a che fare con i
cittadini stranieri. Spesso, però, siamo anche punto di
riferimento per i Centri per l‘impiego, i comuni, i sindacati, i
patronati, perché non c‘è ancora molta conoscenza del
fenomeno immigrazione, e la figura del mediatore culturale è
molto spesso fondamentale per superare piccole e grandi
impasse negli uffici pubblici e non solo. C‘è carenza di servizi
che tengano conto del fatto che la presenza di tanti nuovi
cittadini sul territorio sta modificando la conformazione socio-
culturale della provincia di Lecce: il fenomeno migratorio, tra
l‘altro, ha già prodotto una ―seconda generazione‖ composta
da figli degli immigrati nati in Italia e figli di coppie miste.
Questa tendenza è in costante aumento e costituisce il nucleo
principale della mutazione socio-culturale in atto, prefigurando
la società del futuro.‖
Quali sono le maggiori comunità straniere presenti sul
territorio? E quali i problemi comuni?
―Lecce è una delle città più multi-etniche sul territorio italiano,
siamo intorno alle 110 comunità diverse. La più numerosa in
assoluto è quella albanese, ormai perfettamente integrata con
i salentini. Poi ci sono i marocchini, i senegalesi, gli immigrati
che vengono dallo Sri Lanka (molto amati dai cittadini leccesi),
dall‘India, dalle Filippine, i brasiliani, i cubani, i turchi, somali,
sudanesi, cubani, ecuadoregni. Per non parlare dei cinesi, che
oramai rappresentano una comunità molto numerosa, ma
sempre a sé stante. I problemi legati alla casa e all‘alloggio
sono quelli più gravi: persiste una forte diffidenza, da parte dei
―locali‖, a stipulare contratti d‘affitto con i cittadini stranieri.
Inoltre non dimentichiamo il problema dello sfruttamento sul
lavoro, comune a tutti, seppure il lavoro dello straniero sia
complementare a quello del cittadino italiano.
La comunità Rom, infine, ha una storia a parte. Ho frequentato
per molti anni i campi Rom della zona, e posso dire che il
problema maggiore è far uscire queste persone da quello che
attualmente è un vero e proprio ghetto che di certo non
favorisce l‘integrazione.‖
Quali sono le più frequenti problematiche delle donne?
―La donna immigrata è molto più debole delle altre. Se arriva
accompagnata dal marito e dalla famiglia, deve affrontare, oltre
alle difficoltà comuni a tutti gli immigrati, anche tutto ciò che
riguarda l‘inserimento a scuola dei propri figli, delle loro
malattie, con tutte le difficoltà linguistiche del caso. Ma se la
donna arriva sola è, naturalmente, ancora peggio. E allora il
nostro centro diventa effettivamente un punto di riferimento
per persone che arrivano a conoscerlo spesso mediante il
passaparola: la nostra forza è la ―rete‖, è la conoscenza di tutto
ciò che offre il territorio. Questo è stato ed è fondamentale‖.
Avete “progetti” per il futuro?
―Grazie ai finanziamenti europei, nazionali e regionali, abbiamo
dato vita a più progetti, alcuni già in corso d‘opera, altri in
partenza. L‘ultimo in ordine di tempo è ―Intermedia on the
road‖, vincitore del bando della Regione Puglia denominato
―Principi Attivi‖, che prevede un‘unità di strada, un vero e
proprio camper con uno staff specializzato che lavorerà su
chiamata e in soccorso dei mediatori su tutto il territorio
salentino. Si configura come supporto operativo alla rete dei
servizi ai quali i cittadini stranieri accedono per i più svariati
motivi, opererà in stretto contatto con il punto di riferimento
costituito dallo Sportello ―Servizi immigrazione Salento‖, cui si
rivolge l‘utenza straniera.
Cosa si aspetta il Centro dal futuro?
―Dobbiamo dire che finora questo Centro è
cresciuto molto anche grazie ad una direzione
―illuminata‖ da parte dell‘Istituto di culture
mediterranee. Attualmente stiamo ricevendo
importanti finanziamenti grazie ai quali diamo
input e aiuto anche alla popolazione locale
quanto a forza-lavoro. Abbiamo poi in cantiere
la stipula di un protocollo d‘intesa con
l‘Università del Salento per l‘apertura di vari
punti informativi dove anche gli studenti
stranieri potranno rivolgersi per le più svariate
informazioni. Questo significherebbe fare un
ulteriore salto di qualità, in quanto non ci
occuperemmo più solo delle persone che
hanno bisogni primari, ma anche delle
―seconde generazioni‖, per garantire migliori
condizioni di vita per l‘immigrato e pari
opportunità per tutti‖.
―Servizi immigrazione Salento‖, viale Marche
17, Lecce; tel.0832-342703
L‘idea progettuale nasce da una concreta consapevolezza delle difficoltà che quotidianamente i cittadini stranieri incontrano
nell‘accesso ai servizi di ogni tipo‖.
Un altro importante progetto in campo riguarda la campagna di prevenzione e contrasto delle pratiche di mutilazione
genitale femminile: si chiama ―Bikaloro‖, è stato ideato dalla Lila di Lecce in collaborazione con l'Istituto di culture
mediterranee e con noi del centro. Nasce nella provincia di Lecce, ma verrà esteso a tutto il territorio regionale attraverso
una campagna di comunicazione, nel tentativo di arginare la piaga delle mutilazioni genitali femminili. Abbiamo poi da poco
completato un altro progetto, denominato ―P.a.s.s.i.‖ (Percorsi D‘Accesso ai Servizi Sociosanitari per gli Immigrati): sono
stati formati e inseriti in ambito socio-sanitario 32 mediatori culturali nelle città di Lecce e Bari. Hanno affiancato gli
operatori dei servizi sociosanitari. Ancora, ―Puglia aperta e solidale‖: progetto che riguarda la casa che, come abbiamo
visto, è uno dei problemi principali‖.
L’importanza di costruire una rete sociale è
diventata, ne siamo tutti consapevoli,
un’esigenza primaria. Una delle funzioni del
CSV Salento è proprio questa, tanti e
innumerevoli servizi offre questo centro:
conosciamoli meglio insieme a Luigi Russo,
presidente del CSV Salento e Presidente dell’
Ordinamento Regionale del C.S.V.
Ciao Luigi, cos’è il C.S.V.?
―C.S.V. Vuol dire Centro di Servizio al Volontariato, organo di gestione delle risorse provenienti dalle fondazioni bancarie
per effetto di una legge, la 266/ 91, che stabilisce come un quindicesimo degli utili debbano andare a enti a servizio delle
associazioni di volontariato‖.
Nello specifico, quali sono i servizi che offrite?
―Fondamentalmente di formazione generale e necessaria a far diventare le associazioni sempre più consapevoli del loro
ruolo, perché spesso il volontariato è stato inteso come impegno di disponibilità che invece oggi non basta più: ci vogliono
professionalità e competenza. Offriamo poi servizi di formazione contabile e fiscale: spesso, prima che arrivassimo noi, le
associazioni trascuravano questi aspetti e si trovavano spesso in difetto durante i controlli della Guardia di Finanza.
Ovviamente, però, facciamo anche formazione specifica in vari campi: per esempio, nel settore dell‘ambiente, sempre in
ossequio al principio di fornire le competenze necessarie per svolgere al meglio la propria attività, nel rispetto soprattutto
della legge‖.
Come vi siete organizzati per evadere questa mole di lavoro?
―Ci ha favorito la costituzione delle consulte settoriali;
all‘interno del C.S.V. abbiamo specializzato altre
associazioni nei vari ambiti di intervento. Molte associazioni,
ad esempio, non sanno ―raccontarsi‖, non sanno utilizzare i
media, perciò abbiamo fatto attività di formazione sui loro
uffici stampa. Stiamo appena chiudendo una ricerca sulla
stampa locale, per monitorare quanto il volontariato passi
sulla stampa. Purtroppo, però, c‘è ancora molto da lavorare
al riguardo‖.
Che tipo di associazione si rivolge a voi?
―Sodalizi molto importanti e conosciuti, ma anche piccole
associazioni, di cui abbiamo molto rispetto perché sono
quelle che nascono quando c‘è un‘emergenza. Cerchiamo
sempre di avvicinarle, oppure avviene il contrario, e allora
proviamo a farle diventare ―adulte‖. Non succede sempre,
ma a volte sì‖.
Fornite anche sostegno economico?
―Certo, finanziamo progetti presentati dalle associazioni
stesse, oppure presentiamo bandi di progettazione sociale e
così finanziamo i progetti meno costosi, da 8/10 mila euro,
che permettono a questi sodalizi di sopravvivere. Oppure
insegniamo alle associazioni a reperire risorse‖.
E l'attività di ricerca?
―Facciamo anche quella: da una nostra indagine emerge che
in provincia di Lecce ci sono 2000 associazioni, di cui circa
700/800 di volontariato. Dalla stessa indagine è emerso che
nel Salento ci sono 45.000 volontari e che chi opera nelle
associazioni ha tra i 40 e i 50 anni.
Da ulteriori indagini, poi, abbiamo scoperto che gli anziani
hanno una predisposizione naturale alla solidarietà e al dono,
però non sanno a chi rivolgersi per offrire la loro disponibilità,
mentre i giovani quasi mai hanno incontrato figure
significative capaci di coinvolgerli. Per questo abbiamo
attivato alcuni percorsi nelle scuole per avvicinare i giovani al
mondo delle associazioni, mentre per gli anziani stiamo
cercando di creare altre occasioni di impegno, anche se è un
po‘ difficile. L‘anziano salentino è più pigro degli altri: diciamo
che ha tirato i remi in barca, non sapendo impiegare il
patrimonio di esperienza e disponibilità che invece possiede‖.
E la consulenza legale?
―Facciamo anche quella, se serve. Ma offriamo anche tanto
altro: ad esempio il servizio fotocopie. Da noi, infatti, le
associazioni possono disporre di un budget annuo di
1000/2000 fotocopie, e questo avviene nella sede di Lecce, in
via Sicilia e in via Gentile, ma anche nelle sedi di Maglie,
Tricase e Casarano. E stiamo per aprire sportelli un po‘
dappertutto sul territorio, aperti una volta la settimana: diamo
in comodato gratuito l‘attrezzatura che serve per allestire feste
ed eventi, tipo i gazebo e l‘amplificazione‖.
Un'ultima domanda, Luigi: quanto costa aderire al C.S.V.?
―Non costa nulla. L'importante è essere un'associazione di
volontariato‖.
Sede principale: Via Gentile, n.1a Lecce
tel. 0832 392640 fax 0832 391232
e-mail [email protected]
DONNE CHE LOTTANO:
STAFFETTA DELLE DONNE CONTRO
LA VIOLENZA SULLE DONNE
dal 25 Novembre 2008 al 25 Novembre 2009
a cura di Paola Mangia
La Staffetta anti-violenza è arrivata nel Salento, dalla Calabria, dal 24 al 30 gennaio 2009. E' stata accolta al porto di Leuca, Capo
di Finibus Terrae, inizio simbolico e reale della Puglia. ―L'abbiamo voluta lì‖, dice Enza Miceli, referente nazionale UDI e
portastaffetta regionale, ―proprio a Leuca, davanti al nostro mare che guarda a oriente, anche se era inverno cupo. L'abbiamo
voluta lì e le amiche calabresi non si sono tirate indietro. Poi l‘abbiamo consegnata alle donne di Presicce, una cittadina che
guarda dall'alto la costa jonica, per poi risalire la mattina successiva, passando per San Cesario, Sannicola, Salve, Lecce e infine
Trepuzzi. Dopo aver cambiato provincia ed essere risalite per tutta la regione, l‘abbiamo passata alle donne di Campobasso, ma
noi l‘abbiamo sentita ancora nostra, anche nelle loro mani. Così come la sentiamo oggi, perché la nostra testimone è e sarà di
tutte le donne della Staffetta contro la violenza sulle donne ‖. Del problema abbiamo parlato più diffusamente con Marta Tricarico,
avvocata del Gruppo Giustizia dell'UDI di Bologna.
Avvocata, da chi è promossa la Staffetta?
―E' un‘iniziativa dell‘UDI, Unione Donne in Italia, associazione femminile di promozione politico-sociale e
culturale, ed è uno dei più antichi sodalizi di donne che esista nel nostro territorio: nasce infatti nel 1945 e
si spende per l‘emancipazione della donna, cioè al fine di garantirne l‘autodeterminazione e la piena tutela
dei diritti‖.
Quali sono le iniziative promosse dall’Udi?
―Le tre iniziative politiche più importanti degli ultimi anni sono state la campagna ―50E50‖, che ha prodotto
una proposta di legge di iniziativa popolare per l‘applicazione dell‘articolo 51 della Costituzione, che
promuove la pari opportunità fra donne e uomini nell‘accesso a cariche elettive; ―Generare oggi tra
precarietà e futuro‖, che ha portato alla costituzione di un comitato nazionale ―Quando decidiamo noi‖ (di
cui sono avvocata di riferimento insieme ad Ileana Alesso, oltre che socia fondatrice);
Abbiamo incontrato l’Avvocata Marta Tricarico, una
delle 2 donne porta staffetta della tappa di Bologna, per
saperne di più.
Ma basta dare un nome ad un fenomeno per cambiarne i
connotati?
―Credo che sia importante dare nomi appropriati ai
fenomeni. Io, ad esempio, mi faccio chiamare ―avvocata‖
perché credo sia necessario ripensare i termini anche con
linguaggio femminile. Linguaggio che abbiamo imparato a
riconoscere parlandoci, confrontandoci sui fenomeni che
vogliamo combattere, per contrastare ogni piccolo germe di
questa malattia che è la violenza sulle donne. Credo che
nessuna di noi si possa sentire privilegiata. Anche se una
donna non ha subito violenza, non per questo può lavarsene
le mani: dobbiamo essere consapevoli che una donna da
sola non può riuscire a fare quello che tutte insieme non
siamo ancora riuscite a fare, cioè bloccare la violenza
maschile sulla donna in quanto donna. Quello che noi
possiamo fare è strutturare le donne, dare loro appoggio,
sostegno e modalità di azioni condivise, al fine di
contrastare definitivamente la violenza sulle donne‖.
infine ―Stop al femminicidio‖, campagna nazionale per richiamare
l‘attenzione generale, compresa quella delle istituzioni, sul problema
della violenza sulle donne. ―Femminicidio‖ è in realtà una parola
assente nei dizionari della lingua italiana: il termine ―feminisidio‖ viene
infatti coniato a Ciudad Juarez, città messicana ai confini con gli Usa,
dove dal 1993 ad oggi sono state uccise 413 donne e 600 sono
scomparse. ―Femminicidio‖ è un reato preciso, che si perfeziona
quando un uomo uccide una donna per sentirsi maschio, e l'UDI ha
tradotto la parola assumendone il significato politico e usandola in ogni
occasione: manifestazioni, volantini, comunicati. Così, lentamente, è
entrata nel linguaggio comune‖.
Il simbolo della Staffetta è un'anfora con due manici. Cosa rappresenta?
―E' il simbolo del ―noi‖, ed è sorretto da due donne. Perché l‘anfora è il simbolo
del corpo femminile, ed infatti viene da sempre associata alle donne. E poi
pensiamo per esempio al contenitore d‘acqua che veniva portato sulle spalle
dalle donne per dissetare la famiglia... sono state infatti le donne del Salento a
commissionare l‘anfora, a pensare di far ritrarre su di essa il simbolo della Dea
madre, la Creatrice. L‘anfora è anche una testimone viva, perché è un contenitore
di messaggi che possono essere testimonianze o solo pensieri, riflessioni,
richieste, comunque un modo perché le donne possano dire la loro nella lotta
alla violenza. Perché il successo della Staffetta sta nel fatto che le donne dell‘UDI
siano riuscite a colloquiare con le associazioni in modo diverso: le istituzioni si
sono poste in ascolto, hanno sentito le nostre testimonianze. E poi siamo
riuscite ad entrare nelle scuole, perché la vera attività di contrasto è la
prevenzione, la diffusione della cultura della non-violenza proprio ai ragazzi della
nuova generazione. È stato bellissimo collaborare con gli insegnanti per
preparare gli studenti all'incontro, averli potuti ospitare nella nostra sede, che
conserva nei propri archivi la memoria di una parte del Paese che di solito non si
conosce, ovvero il lavoro delle donne per la Nazione. Esiste infatti una Nazione
di donne invisibile e senza corpo, che tuttavia noi tutte vediamo e riconosciamo
ogni giorno e ogni momento, quando facciamo la fila davanti agli sportelli,
quando siamo sul tram o nella metropolitana‖.
Così nasce l’idea di una Staffetta di
Donne contro la violenza sulle donne.
―Proprio così. Gli uomini occupano i
posti di comando, dove si decide delle
sorti del mondo, mentre alle donne,
rappresentate solo dall‘11% di
―colleghe‖ quando invece costituiscono
più del 54% della popolazione del
Paese, troppo spesso non viene data
voce. L‘UDI propone quindi la Staffetta
anche sulla base delle recenti quanto
drammatiche rilevazioni Istat in base
alle quali sono oltre 14 milioni le donne
tra i 16 e i 50 anni vittime di violenze
sessuali, stupri o comunque soprusi
anche da parte del partner. Con la
Staffetta le donne vogliono dire basta
alla violenza sessuata, manifestando
nelle città e nelle piazze per dimostrare
che insieme sono più forti. Noi
sappiamo infatti che sono tante le
persone che lavorano ogni giorno
contro la violenza, ma è altrettanto vero
che queste donne non hanno visibilità,
non si vede quello che fanno e come lo
fanno. La Staffetta dà anche questa
possibilità a tutte le donne che hanno
risposto a questa iniziativa politica
mettendosi in rete tra di loro ed
elaborando metodiche condivise, che
dovranno effettivamente essere una
risposta più qualificata di contrasto alla
violenza‖.
Una Nazione cui si appartiene per il solo fatto di essere donne, insomma.
―Sì, perché oggi noi donne ci riconosciamo le une con le altre cittadine di questa nazione
misconosciuta, oscurata e maltrattata. Per i Romani ―natio‖ era infatti ―dea della nascita‖, e
noi vogliamo riconoscerci come cittadine, pur diverse per territorio, lingua, etnie e status
sociale e culturale, e affermare l‘esercizio pieno e uguale del nostro diritto di cittadinanza
paritaria ovunque nel mondo. Per questo il significato della Staffetta si può sintetizzare nello
slogan ―Lorena e Hiina siamo noi‖. Lorena è stata violentata e gettata in un pozzo a Niscemi
dai compagni di classe, mentre Hiina Saleem, giovane pakistana, è stata assassinata a
Brescia l‘11 agosto 2006, colpevole di voler vivere all‘occidentale. Hiina non chiedeva altro
che di avere una vita normale, un fidanzato, un lavoro, ed è stata sgozzata dal padre. Quindi
questo slogan, ―Lorena e Hiina siamo noi‖ - che poi è simboleggiato da una testimone viva
della Staffetta, cioè l‘anfora - è sicuramente la chiave grazie alla quale leggere tutto il
significato della Staffetta: ―Io-Noi. Insieme possiamo farcela‖.
La Staffetta durerà un anno intero dopo aver attraversato tutta l’Italia, e questa forse è la
prima volta che una manifestazione ha una portata di così ampio raggio nello spazio e nel
tempo. Ma cosa offre l’Udi quotidianamente alle donne, anche a prescindere da questa
bellissima iniziativa?
―Noi, come Udi di Bologna, abbiamo anche un punto d‘ascolto, sportelli in tutta la provincia
ma anche sedi in tutta Italia. Tra queste c'è l‘UDI ―Macare Salento‖, con sede a Soleto. Noi
diamo una prima assistenza, che è quella del colloquio, dopodiché, a seconda delle
esigenze, indirizziamo le donne ad un servizio di consulenza legale o psicologica, oppure le
aiutiamo fornendo loro tutte le informazioni sui servizi del territorio. E comunque ci
assumiamo la responsabilità politica di portare avanti iniziative di contrasto alla violenza‖.
La giornata inaugurale della tappa di Bologna della Staffetta era dedicata ad una mostra fotografica, di cosa si tratta?
―Si chiama ―Lasciatele lavorare‖, è a cura di Gianna Solmi ed espone le opere fotografiche di Sara Colombazzi. E' una mostra
che abbiamo voluto fortemente noi donne dell‘UDI perché ci è sembrato lo strumento più semplice per affermare la dignità e
l‘autodeterminazione delle donne, e proprio grazie a questo racconto fotografico abbiamo dimostrato che le donne occupano
tutti i settori dell‘economia nazionale, sia come dipendenti che come professioniste. Infatti vediamo donne nel turismo, nella
moda, nella salute, nell‘artigianato, nel commercio, nell'università, nella giustizia. Quindi è proprio un ripartire da un principio
formale di uguaglianza, esaltando però lo sguardo differente che è proprio della differenza di genere. Io amo molto il pannello
espositivo ―Il Grido di Donne‖, a firma di Alba Piolanti, una poesia che ci dà proprio la portata del collegamento tra le
discriminazioni nel mondo del lavoro, la mancanza di rappresentanza, la violenza e la lotta delle donne per la libertà, che ci ha
sempre viste vicine e solidali.
Cito alcuni versi:
“ Più donne nel lavoro e meno precariato
Lo chiedono allo Stato e anche al Sindacato
E con la difesa dell’autodeterminazione
chiedon dell’art. 51 la piena applicazione
Per esserci ovunque si decide
Siano biologa, postina o ricercatrice.
La lotta delle donne per la libertà
È relazione, vicinanza e solidarietà
Per questo costruiscono una nuova società
E combattono violenza, molestie e precarietà.
Insieme il mondo possono cambiare
LASCIATELE LAVORARE”
Alba Piolanti
www.udinazionale.org; per informazioni sulle attività dell’UDI nel Salento “UDI Macare Salento”, viale Italia V^ tratto, 31, Soleto;responsabile Enza Miceli, tel. 340.1441786; [email protected]
“MADE IN CARCERE”:
UN MARCHIO CON CODICE A "S-BARRE“a cura di Maria Grazia Gallù
Ore 17: da agenda, intervista per ―Made in Carcere‖. All‘entrata della sede fisica in cui si sviluppa il progetto mi accoglie una
ragazza, probabilmente della mia età. Lo stabile avrà all‘incirca sei- sette stanze di cui una ampia, centrale - il cuore
dell‘appartamento - dove trovo attorno ad una mega- scrivania esclusivamente donne. Da una porta sbuca una signora che mi
chiede gentilmente se desideri un caffè o dell‘acqua. Un ambiente, una società , una cooperativa di sole donne. Mi sento a mio
agio, ma è raro qui al Sud vedere queste cose. Una sorta di macchina produttiva al femminile. ―Officina creativa‖ nasce nel 2007
come una cooperativa senza scopo di lucro e si propone un tipo di produzione in linea con uno sviluppo sostenibile sia nei
confronti dell‘ambiente che delle persone impiegate, come noto ai più coinvolte in situazioni sociali disagiate. L‘amministratrice
unica, Luciana Delle Donne, spiega come la cooperativa ―Made in Carcere‖ si riprometta di andare oltre un modello produttivo
visto solo come profitto, attraverso il tentativo di dare una veste etica al progetto e di coinvolgere le persone attraverso quella
che emotivamente definiamo ―anima‖. La stessa Delle Donne usa una metafora per sintetizzare il cuore del progetto: ―E' come se
passasse tutto attraverso una lavatrice, gente e cose, e all‘apertura di questo magico cestello tutto uscisse fuori pulito, diverso,
cambiato e capace di una nuova autonomia. Pronto per viaggiare verso nuove avventure professionali e umane‖. ―Made in
Carcere‖ nasce come una vera e propria linea di shopper bags, borse da shopping di stoffa (in alternativa alla plastica
inquinante) fatte con materiali di scarto da ―ospiti‖ del supercarcere Borgo San Nicola di Lecce.
―Poi che tale discorso sia andato a combaciare con l‘attuale periodo di recessione è
soltanto un caso, o probabilmente una ―premonizione‖, come la chiamo io‖, dice
ancora Luciana. Dodici delle signore che lavorano nel progetto hanno firmato un
contratto a tempo indeterminato; una di loro, prossima ad uscire dal carcere,
continuerà a seguire l'avventura curando la linea fashion del marchio, le borse ―Fifì‖.
Perché le shopper bags di vari colori non sono tutto: ci sono anche le borse porta-
documenti, prodotto di punta, ma anche deliziose borse-gioiello create con materiali e
disegni preziosi, che nulla hanno da invidiare ai grandi marchi in quanto a bellezza e
qualità. Queste borse arrivano sul mercato con un valore aggiunto, allure
decisamente vintage (per le stoffe second- hand, di seconda mano che provengono
dalle fabbriche di tutta la provincia di Lecce e Bari), sia perché offrono una seconda
vita, una rinascita a coloro che le creano. ―I modelli‖, continua Luciana Delle Donne,
―sono progettati in collaborazione: quindi, oltre alla manualità, ci scateniamo in
creatività e ironia attraverso l‘uso dei colori e dei simboli: le mille righe, ad esempio,
sono metafora del carcere, il telaio di una vecchia diapositiva diventa una fibbia. E
poi ci sono le ―Palle al Piede‖, borse di evidente richiamo al luogo di produzione...
perché la fantasia va decisamente oltre i limiti fisici cui si è costrette a sottostare per
colpe passate‖.
L‘ideatrice del progetto, con un passato da dirigente di banca – nel settore
Innovazione tecnologica di Banca 121 – un premio dell‘Università Bocconi per
avere ideato un particolare software di gestione interna, ha deciso
d‘intraprendere questa nuova iniziativa nelle vesti d‘imprenditrice e con il
proposito di mettere in discussione se stessa. E il progetto, che ha già
all‘attivo un anno lavorativo e una produzione di 50mila borse vendute in Italia
e all'estero, ha anche obiettivi più ambiziosi: gestire una decrescita serena,
ovvero un ripensamento degli stili di vita che dipendono esclusivamente dal
consumo del superfluo, a tutto vantaggio di modelli di comportamento più
solidali e altruistici. E attraverso le tredici donne del carcere di Lecce, le
cosiddette ―Marie‖, si porta materialmente e creativamente avanti il progetto.
Sul progetto, partito senza sovvenzionamenti, hanno creduto poche persone, in principio. La Provincia di Lecce ha ad
esempio contribuito con una cifra iniziale ―servita però solo a coprire le spese, perché con l'indulto abbiamo perso mezza
manodopera... Anche il Comune ha apprezzato il nostro lavoro, ma non ha potuto contribuire per mancanza di risorse‖,
racconta ancora Luciana. La speranza è che si possa un giorno arrivare a farsi conoscere un po' dappertutto, ―magari
attraverso un evento ―forte‖. Ma comunque non ci lamentiamo, cerchiamo sempre di fare del nostro meglio, come sanno le
dieci persone che lavorano con noi: qualsiasi cosa si faccia per le nostre borse lo si deve fare bene‖. Anche perché in
vista c'è una partnership con lo stilista leccese Ennio Capasa, ovvero ―Costume National‖, e la possibilità di creare
insieme qualcosa. Ma ―Officina creativa‖ non è soltanto questo. C‘è un altro progetto in pentola, legato stavolta alla
salvaguardia dell‘ambiente e all‘energia: ―ER-RE‖, acronimo che sta per Energia Rinnovabile a Risparmio Energetico. Un
progetto nel settore del fotovoltaico e che prevede il coinvolgimento dei cittadini grazie ad una collaborazione con le
migliori aziende del territorio come ―Fai impianti‖, ―No.Studio Architecture‖ e ―Nitens‖, centro di ricerca e sviluppo
tecnologico universitario. Obiettivo, colpire la sensibilità collettiva grazie al Serf, sportello per l‘energia rinnovabile facile
dedicato agli utenti che consumano l‘energia che essi stessi producono.
Otranto è la città più orientale d'Italia e per questo viene chiamata "Porta d'Oriente". Offre a chi la visita,
ampi spazi, grandi vedute oltre ad un meraviglioso tuffo nel passato reso possibile dai molteplici stili che si
possono ammirare, date le numerose invasioni che hanno caratterizzato questa città d‘arte.
Otranto è ad oggi la perla del Salento, così definita
dagli innumerevoli visitatori.
Il suo territorio è molto ampio e qualche albergatore
ha cercato di mantenere inalterato, per quanto fosse
possibile, la zona circostante, così come ciò che è
stato realizzato da Elisabetta Massaro, titolare della
Masseria Montelauro di Otranto.
Elisabetta nasce a Lecce dove ha vissuto fino all‘età
di 7anni. Dai 7 ai 18 anni ha invece vissuto ad
Otranto andando però a scuola a Lecce.
A 18 anni si trasferisce a Milano per ragioni di studio
ma vi resta per diversi anni. Oggi Elisabetta vive ad
Otranto.
Masseria Montelauro si erge sul promontorio della
campagna salentina, nel silenzio e nella quiete che la
contraddistingue rendendola luogo ideale per chi ama
la tranquillità e la riservatezza, senza rinunciare al
mare incontaminato della Terra d‘Otranto. E‘composta
da 26 camere, due suite ed una junior suite
recuperando le caratteristiche volte a stella.
La Masseria risale alla fine dell‘800 ristrutturata sulle
basi di un preesistente Monastero di Montelauro
fondato dai monaci italo – greci.
QUANDO IL PARADISO HA UN NOME:
MONTELAURO!
a cura di Valentina Sammarruco
E‘ immersa nella natura che regala colori e sensazioni sempre diverse ad ogni cambio di stagione; E‘ arricchita da un
bellissimo frutteto e un piccolo orto dove vengono coltivate le verdure che verranno poi impiegate in cucina.
Masseria Montelauro è un posto "internazionale", con un gusto internazionale. Non da l‘idea di essere chiusi in un piccolo
paese, anzi è come vivere nel mondo, dal momento che è meta di turisti provenienti, appunto, da ogni parte del globo.
Giungono da New York, Parigi, Ginevra ecc. e quindi sembra di viaggiare continuamente, ma soprattutto questo meraviglioso
scambio interculturale consente di rinnovare le proprie idee, presupposto fondamentale per poter vivere nel mondo che ci
circonda!
Elisabetta conduce questa attività insieme
con le sue due figlie Mercedes e Caterina.
L‘intoppo maggiore, come la maggior
parte degli imprenditori può confermare è
stata la lungaggine burocratica.
Tre donne che hanno creduto prima e
realizzato poi, seguendo le loro idee,
hanno reso Montelauro un luogo solare e
più allegro.
Intraprendendo la ristrutturazione della Masseria, che è stata veramente molto difficoltosa, vuoi per la diversità di idee, vuoi
perché una struttura del genere non era mai stata finora realizzata nel Salento, Elisabetta, Caterina e Mercedes non sono state
inizialmente comprese su ciò che realmente desiderassero realizzare ed é per questo motivo che per due anni la loro presenza sul
cantiere era diventata necessaria nonostante la manovalanza fosse una delle migliori!
Stando a contatto con gli operai si notava uno strano e triste particolare: erano sempre perennemente scontenti, non di lavorare
certamente, ma più che altro, forse, del tipo di lavoro, sicuramente molto faticoso. Ma se partiamo dal presupposto che per vivere
bisogna lavorare e che purtroppo in quest‘ultimo tempo assistiamo a veri e propri disastri familiari dovuti proprio alla perdita del
lavoro, allora è giusto pensare che sarebbe meglio che ognuno di noi si impegnasse e apprezzasse di più il proprio lavoro e
perché no, anche farselo piacere! Il lavoro manuale è il miglior lavoro in assoluto perché a differenza di altri dà l‘immediata
possibilità di vedere ciò che si è realizzato con le proprie mani. Quindi se per un attimo si pensasse a ribaltare il gioco, quel
lavoro potrebbe piacere veramente tanto e si lavorerebbe anche più soddisfatti.
QUEL GIOCATTOLO PERDUTO
Iniziativa a sostegno dei bambini dell’Abruzzo
Donne del Sud oltre ad essere una rivista solidale è principalmente
un‘associazione di volontariato, sta organizzando su tutto il territorio salentino,
una serie di eventi, tra cui:
• Concorso Miss e Mister Baby Birba
• Concorso Miss Ragazza del Sud
• Mostra e Sfilata Moda e Vino
per informazioni chiama il 320 3858016
la prima serata è ospitata dal
Comune di Otranto
sul suggestivo Lungomare degli Eroi
il 4 Settembre 2009
Sono tre donne le vincitrici della 24ma edizione del concorso di
poesia, prosa e pittura ―Trofeo Città di Lecce‖conclusosi da
pochi giorni e che ha visto superata ogni aspettativa in fatto di
partecipanti di artisti di tutta Italia.
Il Concorso, nato da una felice intuizione di Antonio Convertino,
e che presto taglierà il suo nastro d‘argento per i venticinque
anni di attività, è veramente un fiore all‘occhiello per il gruppo
di impegno culturale ―Il cenacolo‖ che lo sostiene con
indiscusso amore.
Il concorso nato nel 1985 si è via via arricchito di varie sezioni
nell‘ambito delle arti figurative e letterarie, incrementando anno
dopo anno il numero dei partecipanti sia adulti che giovani, tutti
animati dall‘amore per il bello artistico.
MARIAGRAZIA MAGNO , ROSA SPERA , MARIAGRAZIA ZECCA
sono le indiscusse protagoniste del Concorso rispettivamente
per la sezione Pittura, Poesia in Lingua, Poesia in Vernacolo.
Appuntamento ora alla prossima edizione; 25ma del Trofeo Città
di Lecce con l‘anticipazione di ulteriori novità che il gruppo sta
già, sin da ora, mettendo in cantiere.
Mariagrazia Magno (Lecce) vincitrice per la sezione Pittura con:
“L’ ingiusta vergogna”
le sue parole:
TROFEO CITTA’ DI LECCE: TRIONFANO TRE DONNE DEL SUD a cura di Giulia
Corvaglia
“ Ho dipinto,o meglio ,ho tentato di fare del mio meglio per dipingere, questa tela ispirandomi agli avvenimenti degli ultimi mesi, ripetutisi così
di frequente: lo stupro di molte, troppe ragazze. Ho voluto rappresentare la vittima, una qualsiasi giovane fanciulla, nuda e con il volto coperto,
rannicchiata su se stessa in una posa di una vergogna che le è solo stata inflitta e di cui non è responsabile. La rosa che sanguina, me ne rendo
conto, è fin troppo ovvio emblema di un’anima ferita, ma mi piaceva l’abbinamento e ho dipinto anche quella”.
Rosa Spera (Barletta)
vincitrice per la sezione di Poesia in lingua
con la poesia:
Monologo d‘amore
Nel vento ti parlo
Con parole venate di antichi profumi
Che sanno di lune bambine
E cieli stellati sul promontorio del cuore,
tu ascolti, madre,
parole impastate di fragole e miele
che imbevute di sogni sussurravano agli anni
suggestioni celate dietro sguardi innocenti .
Tu c‘eri
Quando schiusi orizzonti di donna
Affacciandomi al mondo in punta di piedi
Come esule in terra straniera.
Fosti manna d‘amore spalmata su giorni
Legata ai miei passi,
fosti ramo di pesco su paesaggi di neve,
rugiada di rose sul mio volo di rondine.
Nel vento ti parlo,
con battiti accesi che non hanno confini
inoltrandomi nel Supremo Mistero
come alata presenza che non teme pudori,
ti parlo di stagioni mature con voce fanciulla
mentre suoni arenati alla gola
mi rammentano, in dissolvenza di pianto,
il crudo richiamo di un tempo dove tu non ci sei.
Maria Grazia Zecca (Lecce)
vincitrice per la sezione Poesia in Vernacolo con la
poesia:
Ultima sciurnata te state
Ete n‘ampa te fuecu
Feddhisciatu d‘ambace,
lu cielu,
intra ‗sta sciurnta
ultima te state.
Nfoca l‘aria lu faugnu
E chianu se mmiscia
A na campagna arsa,
punteddhata de petra
e te erva scrascia.
Su l‘arveri te pinu,
se nzuranu le cicale,
faisssanu
canzoni e morenu
poi scuppate.
Strusciate te recuerdi,
se mmiscanu,
innanzi a ddh‘ecchi,
spannati, rrizzati
segnati te li tiempi.
Ddh‘ampa
Te cielu, chianu
Se sta ntrigna,
quando l‘urtima
sciurnata oramai
te state sta finisce.
Maria
Grazia
Magno
Giuseppina Ponzi
Anna
Storino
Francesca Petrarca
Anna Abate
Cinzia
De Donno
Maria Vitale
Silvia Melcarne
Carmela Attanasi
Lucia Torelli
Tiziana
Bardaro
Antonia Acri
Maria Rosaria Simone
Rossella Mazzeo
Sabrina
Caragnulo
Francesca
Strafella
Beatrice De Siato
Anna Caretto
Maria Lucia
Napoletano
Annarita
Apollonio
Manuela
Perruccio
Roberta Greco
Silvia Melcarne
Il risveglio
Emilia Manessi
Il futuro ha un cuore
antico
Liana
Morgese
Evanescenza
luminosa
Barbara Vanessa Agresta
Paesaggio pugliese
Annarita Apollonio
Nanni
Viso
Cinzia De Donno
Arco a tutto sesto
Antonella Trinchera
Il candore dei cigni
Anna Gentile
Capo Verde
Laura Mortella
La stagione dell’amore
Pensiero
Lidia Rossini
Katia Sellini
Frammenti 1
Carla Grazioli
Globalizzazion
e
EVALUNA”, LA LIBRERIA DELLE DONNE
APRE I BATTENTI ANCHE A LECCEa cura di Paola Mangia
Stella irsuta che corri senza punto di arrivo da un terribile punto di partenza che non esiste”
Marina CvetaevaIn un panorama d‘altri tempi, tra i resti di antiche civiltà romane e
affascinanti storie sottese ad ogni singolo coccio, fossile o cunicolo, Donne
del Sud ha partecipato all‘inaugurazione di ―Evaluna‖, libreria femminile
inauguratasi a maggio presso il museo archeologico Faggiano, nel centro
storico di Lecce. Tra le note vibrate attraverso un‘arpa celtica e
l‘emozionante lettura delle opere di Stefania Caiulo, ―Tele poetiche‖,
abbiamo fatto una chiacchierata con Sabrina Sanò, la responsabile della
libreria: dalle sue parole traspare l‘amore e tutta la passione con la quale ha
realizzato quello che per lei era un piccolo sogno nel cassetto.
Sabrina, raccontaci il percorso che ti ha portata ad intraprendere questa
avventura.
―In realtà mi occupavo di tutt‘altro. Infatti mi sono laureata in lingue
giapponesi, ho vissuto circa 15 anni a Venezia e 3 in Giappone, ma all‘età di
29 anni ho finalmente deciso di rientrare nella mia città d‘origine, alla quale
son sempre rimasta molto legata. Così ho iniziato a lavorare nel settore del
turismo, e tuttora lavoro qui a Lecce per un tour operator nazionale che ha
varie sedi in Italia e all‘estero. Però avevo da tempo in serbo il progetto di
aprire una libreria per le donne. Mi sono avvicinata alla sede di ―Evaluna‖ di
Napoli, l‘ho frequentata parecchio e sono rimasta affascinata dal progetto,
tanto da iniziare a nutrire l‘idea di aprire una sede anche a Lecce‖.
Quindi è un‘idea che ha avuto bisogno di molto tempo per potersi
sviluppare?
―Decisamente. Sono diversi anni che in quattro persone - tra cui anche un
uomo - portiamo avanti questo progetto: ci siamo interfacciati, ci siamo
relazionati, abbiamo discusso e finalmente abbiamo deciso di realizzare
questo progetto o meglio di porne le basi, dal momento che per poterlo
realizzare appieno abbiamo bisogno comunque della presenza e
partecipazione delle donne‖.
Quindi “Evaluna” non è solo una libreria?
―Quello che noi ci ripromettiamo è di creare non solo creare un punto vendita: la
vendita, anzi, è in realtà un‘attività abbastanza marginale, per noi, nel senso che
stiamo pensando anche di farne un circolo nelle ore diurne, quindi di tenerla
chiusa al pubblico di mattina. Questa è un‘idea, un progetto che speriamo di
realizzare; ne abbiamo discusso con alcune presidenti di associazioni locali di
donne ed insieme cercheremo di creare qualcosa di innovativo. Ma per il
momento, come dicevo, abbiamo solo posto le basi del progetto, che poi avrà
bisogno proprio delle donne per andare avanti‖.
Che attività svolgerete nel Circolo?
―Vogliamo dare voce a quante vogliono raccontarsi attraverso l‘arte.
Organizzeremo presentazioni di libri, avremo incontri di lettura di testi, laboratori
creativi di poesia, filosofia, fotografia… Data poi la mia personale relazione con
il Giappone, mi piacerebbe aprire anche una finestra su questo particolare
quanto affascinante mondo, allestendo ad esempio delle esposizioni di fumetti
manga, organizzando corsi scrittura giapponese e laboratori per realizzare
origami. Insomma, toccheremo un po‘ tutto quello che di particolare la cultura
nipponica propone. Abbiamo inoltre a disposizione la bellissima sala del museo
archeologico Faggiano dove, crescendo grazie alla partecipazione di tutte voi
donne, organizzeremo eventi sempre tutti legati al mondo dell‘arte-donna. Per
cui vi consiglio di tenerci d‘occhio...‖
Ma cosa propone nel dettaglio “Evaluna”?
―Evaluna‖ di Lecce è una piccola libreria in cui abbiamo cercato,
non senza difficoltà, di raccogliere testi scritti o tradotti in lingua
italiana da donne. Sono testi che esprimono i sentimenti, la
sensibilità delle donne, che contribuiscono a costruire un‘identità
femminile; quello cui tendiamo è soprattutto la raccolta, la
valorizzazione e la diffusione di documentazione e informazioni
su quella che è la politica delle donne così come noi la
intendiamo. Senza alcuna appartenenza a partiti politici, gruppi o
istituzioni: una politica del ―partire da se stessi‖, ci piace dire,
basata sull‘esperienza che ciascuno fa e che si basa quindi
anche sulla relazione. Valorizziamo insomma la cultura delle
donne, ma anche la memoria, quella memoria che spesso viene
cancellata: abbiamo notato che anche grandi artiste, grandi
scrittrici, purtroppo, sono un po‘ cadute nell‘oblio, mentre è
necessario mantenere viva una memoria del genere che è scritta
nei nostri geni, nel nostro inconscio individuale e in quello
collettivo. Per far questo ci siamo impegnate ad ottenere dei testi
scritti da donne nei primi del ‗900, libri molto rari da reperire.
Infatti un altro dei nostri obiettivi è diventare fonte e un punto di
riferimento anche per le biblioteche, istituzioni o enti che abbiano
bisogno di testi di particolare rarità. Inoltre ―Evaluna‖ è anche
casa editrice, con un proprio distributore e un codice ISBN: in
questo modo possiamo dare voce a quante donne sappiano e
vogliano dare forma, attraverso la parola, la nota musicale o il
colore, alla propria forza e anche al loro disagio. Quindi
―Evaluna‖ come punto di riferimento per le donne che vogliano
scoprire il loro rapporto con la scrittura e l‘arte in genere, dando
spazio forte e preminente alla produzione, distribuzione e anche
alla presentazione di opere femminili di donne della nostra città e
non. Questo è quello che ―Evaluna‖ è: quello che invece
vorremmo che diventasse, invece, è una realtà viva e dinamica,
un luogo di incontro di donne e uomini dei quali noi
riconosciamo la diversità, coltivandola attraverso la pratica della
poesia, della filosofia, della riflessione, del dibattito,
dell‘incontro‖.
―Evaluna‖, libreria delle donne in via Mantovano 16, Lecce
aperta dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 21
il sabato e la domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 17 alle 21
“SEMI_ EDIZIONI”, COLTIVARE PENSIERI ED EMOZIONI
PER RACCOGLIERE ARTE
a cura di Cristiana Cota
progetto editoriale “Semi_ edizioni”, a cura di Monica Maggiore.
Monica è giornalista pubblicista, ha collaborato con “Qui Salento” -
rivista mensile che promuove eventi, arte e cultura del nostro
territorio - e con “Big Sur”, laboratorio di immagini e visioni.
Attualmente cura l’ufficio stampa e la comunicazione della galleria
d’arte “Il Grifone”di Lecce e collabora con “Nuovo Quotidiano di
Puglia”.
Come nasce questo progetto, Monica?
―Nasce nel 2003, durante il periodo di collaborazione con il laboratorio
―Big Sur‖, dopo aver frequentato un corso di imprenditoria editoriale.
E‘ un progetto culturale-artistico che promuove artisti e scrittori
salentini, ma è anche un pretesto per poter parlare di bellezza in modo
semplice ed essenziale, perché penso che le cose semplici e
autentiche siano quelle che arrivano meglio. L‘intento è infatti quello
di far arrivare dei messaggi attraverso parole e disegni che invitano
alla bellezza, che suggeriscono riflessioni sull‘amore, sulla vita, sulla
ricerca, che aprono finestre nell‘immaginario attraverso i segni che le
accompagnano. Delle piccole edizioni, cioè dei segnalibro che
accolgono la necessità di esprimere se stessi… prima di tutto una mia
esigenza. Infatti la prima raccolta, ―SEMI‖, ospita alcune mie poesie e
le illustrazioni di Claudia Giannaccari, artista salentina. In questo
modo, quasi per gioco, è iniziata una semina, nel senso più profondo
del termine, perché per me ―SEMI‖ è proprio questo: ―Ogni foglio è un
seme che, sparso su un terreno fertile, può crescere e produrre un
frutto‖.
Ed infatti hai prodotto altre edizioni e hai creato un’associazione
culturale…
―Sì, in un secondo momento ho voluto condividere questo lavoro con
altri scrittori, curando la seconda raccolta, intitolata ―Semi d'amore‖,
con le illustrazioni di Alessandra Lani.
Così è stato per ―Semi di donne‖, una raccolta tutta al femminile che ho
realizzato nell‘ambito delle iniziative di ―Itinerario rosa‖ con le illustrazioni di
Annalisa Macagnino, giovanissima artista dal tratto veramente originale. Gli
scritti non sono necessariamente di poetesse, ma comunque di donne
accomunate dalle voglia di far sentire la propria voce: tra queste Giuliana Rollo,
Rosemily Paticchio, Cinzia Pezzuto ed altre. ―Semi sensibili‖, invece, è nata in
occasione di un‘iniziativa sociale: affiancando la manifestazione ―NO AIDS
SALENTO‖, tenutasi a Melpignano nel 2004 e organizzata dalla Lila. Raccoglie
testi di persone sieropositive che, in anonimato, hanno voluto lasciare
messaggi non solo di sofferenza, ma anche di speranza e di gioia. L‘esordio
con il colore, invece, è avvenuto nel 2005 con il cofanetto ―Semi d'amor‖, nato
in collaborazione con il laboratorio ―Big Sur‖, che ha prodotto l‘edizione. Sei
segnalibro di diversi autori: Nicola Verderame, Rosemily Paticchio, Luca Podo,
Anna Miccolis, Anna De Blasi e illustrazioni grafiche di Rebis. La raccolta ―Semi
veri‖, invece, è uscita nel periodo in cui ho vissuto a stretto contatto con la
natura. Una bustina trasparente contiene semi di acacia, di grano o di altre
piante, accompagnati da un foglio con pensieri miei, frasi che cambiano a
seconda della pianta. Con l‘ ultima edizione, infine - ―Semi NAÏF‖, i fogli
(segnalibro) sono liberi di viaggiare, di spaziare, di cercare il loro terreno
fertile… Per ogni foglio c‘è un titolo, che è quello del disegno, che ho realizzato
personalmente e in maniera volutamente semplice ed elementare per
richiamare l‘essenzialità e la sintesi. Un unico messaggio per ogni disegno:
E l’associazione di cosa si occupa?
―Lo scopo è quello di promuovere l‘arte e la cultura attraverso attività, pubblicazioni, incontri che aiutino a raggiungere una migliore consapevolezza di sé,
delle proprie capacità, soprattutto per gli artisti emergenti, ma anche per chi vive situazioni marginali attraverso lo sviluppo di attività sociali, ludiche e
sportive. L‘orientamento è quello di portare ad una ricerca del benessere psicofisico: mens sana in corpore sano”.
Monica, sappiamo che hai in progetto altre edizioni. Puoi darci un‘anteprima?
―Il prossimo sarà ―Semi d'autore‖, con pensieri miei e immagini di Massimo La Greca, artista artigiano che ha esposto a marzo nella Sala Rosa della Galleria
―Il Grifone‖, con la quale collaboro.
Interessante l’idea di una sala rosa…
―Ci tenevo a chiamare rosa questa sala: qui si svolgono infatti gli eventi un poco più particolari, magari quelli che hanno da raccontare delle storie... Rosa
inteso come femminile, sia perché siamo donne, sia perché è uno spazio più intimo, più raccolto, dove si può parlare. Uno spazio affettivo, direi‖.
A proposito di donne, Monica, per te cosa significa essere una Donna del Sud?
―Per me la Donna del Sud è una donna creatrice, non solo più prolifica ma anche più creativa, con un sentimento raffinato, uno sguardo e un ascolto più
attento. Perché il Sud è un contesto completamente diverso, che porta a un‘osservazione, a soffermarti, a creare te stessa. La Donna del Sud, secondo me,
non può fare a meno di assorbire quello che è l‘aspetto del territorio e quindi la pianura, tanto mare, il vento, l‘aria. Forse dico così perché il mio primo amore
è la natura che è già arte, che è già poesia, è bellezza. Per me è un amore primordiale, fondamentale. Ho abitato tanti anni in campagna, ho coltivato la terra;
penso che la natura sia il libro più bello da leggere, però bisogna saperlo leggere. E vedi, ―Semi‖ è la stessa cosa: è un voler ritornare, anche se in altra
forma, a dare un messaggio, attraverso un piccolo spazio come il segnalibro, attraverso le parole che creano, che sono come dei semi, perché le parole sono
tracce che lasciano il segno e come i semi crescono. E vorrei aggiungere una cosa: io auguro a tutte le Donne del Sud di avere più audacia in tutti i loro
progetti, perché abbiamo grandi potenzialità e dobbiamo mettere in gioco la Forza Creatrice che ci anima‖.
Ho trovato le ultime edizioni dei tuoi segnalibro in libreria, ma se volessi le prime raccolte cosa dovrei fare?
―Se non dovessi trovarle in libreria potresti contattami al numero 339.4660995. E poi puoi visitare il mio blog: www.segnieparole.blogspot.com, o contattarmi
all‘indirizzo [email protected]"
Spazi costruiti sulla bellezza, l’amore, la leggerezza.
Una piuma che respiro
Una gioia che è certezza
Un’altezza che è essenziale
Perché la mente spesso mente
E il sentire preme e tutto dentro muove.
“FUGA DI NOTIZIE”:
galeotta fu l'informazione
a cura di Maria Grazia Gallù
―C‘è chi, nella vita, traccia un cerchio piccolissimo e guarda solo attorno a sé. C'è invece chi traccia un cerchio ampio, fino ad
abbracciare l‘intera umanità. Questo è uno di quei casi‖. Questa la chiusura della conferenza stampa tenutasi presso Palazzo Adorno
nelle parole di Maria Sasso, dirigente del settore E-Government e E-Democracy dell'assessorato alla Trasparenza e Cittadinanza
Attiva della Regione. Occasione, la presentazione di uno dei progetti premiati grazie al bando ―Principi attivi‖, nella fattispecie quello
proposto dal ―Borgo onlus‖. Obiettivo, la creazione di un vero e proprio giornale di news provenienti da un luogo sconosciuto e
inaccessibile quale il carcere (quello di Borgo San Nicola di Lecce, in questo caso). Con la voglia di dimostrare a tutti come il
carcere non sia solo un posto di espiazione ma un luogo tra le cui pareti scorre la vita, un luogo in cui ci vivono persone che cercano
di ritagliarsi un angolo d‘esistenza propria, che spengono le candeline della torta di compleanno fra pochi metri quadrati, che magari
hanno figli e fino a poco tempo prima della reclusione anche un lavoro e via dicendo.
La rivista sarà un bimestrale a distribuzione gratuita, formato magazine, e avrà una redazione composta da dieci detenute. L‘idea del
progetto è scaturita da una sorta d‘analisi compiuta all‘interno dello stesso istituto, ossia che i problemi che un carcere può avere
non si esauriscono né si risolvono dall‘interno: è fondamentale il coinvolgimento di chi sta fuori ed è molto importante far sapere
che queste donne esistono mediante l‘uso di un linguaggio semplice e diretto, che arrivi a tutti. Questo perché bisogna tenere in
considerazione il fatto che le notizie diffuse dai media spesso non sono reali o comunque non rispecchiano la vita all‘interno del
carcere: poche sono le news utili e attendibili, sia per chi è detenuto, sia per coloro che lavorano fuori. E‘ necessario tener vivo
questo tipo di rapporto già mentre le detenute scontano la pena, perché possano reinserirsi nella società alla fine del periodo di
detenzione. Gli argomenti trattati saranno svariati e scelti dalle giornaliste stesse: situazioni di disagio, tutela della salute e
maternità, lavoro, istruzione, rapporto con le istituzioni e con l‘esterno. Obiettivo, ancora una volta, raccontare l'esistenza di queste
donne ―nascoste‖. Che non vivono in un ambiente idilliaco e non hanno possibilità di comunicazione con l'esterno, se non quella
epistolare. Oppure, come in questo caso, un giornale: perché no?
LA SCRITTURA PER RIANNODARE I FILI DI UNA VITA
I LABORATORI CREATIVI DI LAURA INDELLICATI
a cura di Barbara Andreetti
Il Forum della pace nel Mediterraneo e
l‘Agenzia per la promozione dei giovani
hanno presentato i ―Laboratori di scrittura
creativa‖ agli inizi di maggio presso la
masseria ―Le Cesine‖. Diretto dalla
scrittrice Laura Madonna Indellicati, è
finalizzato al potenziamento della
consapevolezza di sé e delle proprie
emozioni, in un cammino fatto di rispetto e
pace. Come nasce l‘idea dei ―Laboratori‖?
―Principalmente dal grande amore per la
scrittura stessa, dall‘innata
predisposizione a comunicare attraverso le
parole, ma non di meno dall‘esigenza di
riappropriarmi della mia esistenza spesa,
senza alcun rammarico e con estrema
dedizione, nei confronti della mia famiglia‖.
Nata a Lecce, dopo aver conseguito una
laurea in Lingue, Laura si è infatti dedicata
all‘insegnamento, poi abbandonato per
essere vicina alla famiglia negli
spostamenti imposti dalle esigenze
professionali del marito (nessuna novità
rispetto a un'infanzia vissuta nello stesso
modo, ovvero costretta a trasferimenti
continui a causa delle necessità di lavoro
del padre).
É con il sopraggiungere dell‘età dei bilanci
che Laura avverte l‘esigenza di riprendere la
propria vita: una donna, un‘amica (―Paola
Raspini di ―Villa dei papiri‖) riuscirà a farle
scoprire la nuova ―via delle parole‖ . A Laura
la scrittura si offre come opportunità per
superare ansie e tristezza attraverso la
stesura di un diario delle emozioni: tutto ciò
diviene ―il muro dove appoggiare la scala‖,
per risalire verso nuovi traguardi e desideri.
Un percorso che converge nel libro ―La danza
delle capinere. Come meritarsi la propria
autobiografia di donna” (2004), nel quale è
racchiuso il testamento morale dell‘autrice e
dal quale emerge la consapevolezza di sé per
mezzo dell'analisi delle proprie radici (―… le
radici e le ali … sapere chi siamo per sapere
dove andiamo…‖).
―Laboratori di scrittura creativa‖ sono il
riflesso di un percorso personale,
un‘opportunità che voglio donare agli altri per
una profonda conoscenza di sé, delle proprie
potenzialità, verso il miglioramento del
proprio mondo interiore, che diviene così
cammino verso il bene da offrire a se stessi e
agli altri‖, dice l'autrice. L‘iniziativa risale a
quattro anni fa: in principio poco riscontro,
poi, nel 2008, il tema del laboratorio è ―La
bellezza salverà il mondo‖. Una bellezza
intesa come riappropriazione di valori più alti
- ―la bellezza è verità e la verità è bellezza‖:
bellezza e verità della fede, della figura del
Cristo e di ogni essere umano.
―I ―Laboratori di scrittura creativa‖ sono il riflesso di un percorso
personale, un‘opportunità che voglio donare agli altri per una profonda
conoscenza di sé, delle proprie potenzialità, verso il miglioramento del
proprio mondo interiore, che diviene così cammino verso il bene da
offrire a se stessi e agli altri‖, dice l'autrice. L‘iniziativa risale a quattro
anni fa: in principio poco riscontro, poi, nel 2008, il tema del
laboratorio è ―La bellezza salverà il mondo‖. Una bellezza intesa come
riappropriazione di valori più alti - ―la bellezza è verità e la verità è
bellezza‖: bellezza e verità della fede, della figura del Cristo e di ogni
essere umano.
Il laboratorio si effettua attraverso una
metodologia atta a favorire la crescita
personale, anche attraverso il confronto tra i
partecipanti: la scrittrice avvia un racconto, i
presenti lo rielaborano e infine interagiscono
tra loro confrontando i dati sull‘esperienza
fatta. Ne deriva un arricchimento collettivo
ottenuto grazie al raffronto delle osservazioni
personali dei componenti del gruppo.
L‘edizione 2009, nell‘ambito di ―Itinerario
rosa‖, è strettamente legata al Forum della
pace nel Mediterraneo, e ribadisce l‘impegno
etico ed educativo degli incontri, anche
attraverso un'esperienza sensoriale che
comprende un‘escursione a contatto con la
natura, ―in quel contesto primigenio che
appartiene all‘uomo da sempre, e che pure
oggi sembra così distante, dalla vita di ognuno
di noi, un percorso reale e metaforico che
mette in contatto con la propria autenticità e
quindi favorisce il dialogo con se stessi‖.
Stiliste e modellista INFORMATIZZATA
Al Centro di Promozione e Formazione Accademico ModArte nasce con il fine di divenire il
naturale riferimento per chi desidera lavorare nel campo della moda seguendo un preciso
percorso lavorativo e formativo e a maturare esperienze professionali teorico-pratiche relative
al settore della moda
presso il Centro
SI IMPARA LAVORANDO-SI LAVORA STUDIANDO-SI STUDIA GUADAGNANDO
Il centro persegue, le seguenti finalità:
FORMARE, AGGREGARE, FAR CRESCERE, SPONSORIZZARE, LAVORARE
Il Centro Accademico ModArte è un progetto di Donne del Sud, istituisce i corsi, GRATUITI, di
stilista e modellista informatizzata con progetto scuola-lavoro.
Il progetto darà la possibilità a 10 aspiranti stiliste/i di essere inseriti, sin dai primi mesi di
corso, nel mondo della moda.
I corsi si possono seguire on-line con esperienze di laboratorio sia virtuale che reale.
Il Centro di Promozione e Formazione Accademico ModArte,
apre le iscrizioni ai corsi per l‘anno accademico 2009/2010
per info chiamare il 320 3858016visita il sito www.centromodarte.splinder.com
Corso di cucito base
Donne del sud ha deciso di inserire tre le sue rubriche, la rubrica ―lezioni di cucito‖
certa di fare cosa gradita alle sue lettrici.
il programma prevede in primis la confezione della gonna base, tutte le lezioni saranno
inserite sulla rivista , ma per chi lo desidera può seguire le lezioni on-line.
Appuntamento al prossimo numero, intanto ecco l‘elenco del materiale occorrente alla
confezione di una gonna:
• fogli da taglio, matite, notes, squadre e righe.
• aghi, spilli, forbici, gesso, cotone per imbastire, cotone per cucire in tinta al tessuto,
metro
• tessuto, fodera, cerniera per gonna semplice, tele adesiva per cintini, un bottone
• macchina per cucire e se disponibile taglia e cuci
visita il sito www.centromodarte.splinder.com
per informazioni chiamare il 320 3858016
Il Centro di Promozione e Formazione Accademico ModArte,
apre le iscrizioni ai corsi Hobby GRATUITI
Ecco la falegnameria. La vedo in una foto, ed è il signor
Caccetta a mostrarmela.
Mi spiega e mi racconta delle sue opere. Le osservo quelle foto
e insieme le mani di questo anziano signore che nel 1973
decise di trasformare, quella falegnameria, spinto da una innata
passione per la cucina, in una pasticceria rosticceria bar. Il
signor Caccetta prende un secondo album di fotografie e
mentre richiude quello ―falegnameria‖, mi sembra di scorgere
nei suoi occhi un velo di nostalgia.. .pochi secondi e i suoi
occhi si riaccendono di orgoglio: sta per mostrarmi la prima
foto del nuovo album.
Scorrono dinanzi a me immagini di dolci, dolci a forma di tutto,
ma soprattutto di frutta... frutta di zucchero... ed è incredibile
pensare che sia veramente di zucchero ―tutto manuale‖ mi
dice il signor Caccetta ―la mia passione era creare con le mie
mani, come prima avevo fatto con il legno, dovevo creare. Non
ho mai usato forme per fare i miei dolci, la gente si incantava
nel mio negozio a Trepuzzi‖ continua a raccontare, e non mi
meraviglio affatto vistami io stessa incantata dinanzi a queste
fotografie sbiadite dal tempo.
Così, ―quasi per gioco‖continua il signor Caccetta, ―mi
divertivo a inventare nuovi impasti ed è da uno di questi che
venne fuori.. .―e fa cenno all‘insegna illuminata‖
“LA PUCCIA” di Annamaria Caccetta
a cura di Giulia Corvaglia
LA PUCCIA‖. Siamo seduti fuori al locale di sua figlia Annamaria, e ancora nei suoi occhi un barlume di orgoglio.
Eccolo, dunque, l‘inventore della ―puccia‖ tipico prodotto
salentino, è il signor Caccetta di Trepuzzi, un grande
lavoratore, padre di cinque figli, cresciuti nell‘amore e
nell‘amore per il ―pane‖, cresciuti nel suo nel suo ―bar‖ di
Trepuzzi. ―Nel paese chiamavano questo particolare pane ―la
puccia all‘ampa‖ proprio perché aveva la predisposizione a
cuocersi velocemente‖ racconta il signor Caccetta ―così mi
venne in mente di provare a farcirlo questo pane, con i nostri
prodotti, quelli salentini e con tutto ciò con cui si può farcire il
pane!. . . insomma il risultato fu buono‖ e sorride il signor
Caccetta. ―Insonuna il risultato fu ―la puccia‖, aggiungo io e lui
sorride ancora, mentre osserva sua figlia Annamaria rimasta
silenziosa per tutto il tempo accanto a noi. Proprio Annamaria
Caccetta, nel 1982, allora ventenne, decise di portare il
prodotto del padre aLecce. Inizialmente scoraggiata proprio
dal padre che si mostrava timoroso per la riuscita, Annamaria
volle invece rischiare, facendo un prestito in banca e un veloce
calcolo tra spese e vendita del prodotto. ―Calcolavo che avrei
dovuto vendere 17 pucce al giorno‖ ricorda Annamaria, ―per
poter pagare quel debito...mi trovai a vendere tante di quelle
pucce al giorno, che dovetti assumere velocemente diverse
ragazze‖, solleva le spalle Annamaria e aggiunge ―fu una
grande sorpresa‖.
Sono trascorsi 26 anni, la PUCCIA , che nel 1982 fu aperta a
Lecce in via S.Domenico Savio, oggi è qui, in Viale Leopardi,
dove siamo seduti io, lei e suo padre. La Puccia a Lecce è
ormai da anni un punto di ritrovo, una tradizione, un locale
dove si può gustare un tipico prodotto salentino. ―I leccesi
non smettono mai di gustarla‖ mi dice Annamaria
―nonostante gli anni‖. Ha ragione, il locale si riempie di gente
dinanzi ai miei occhi. Decidiamo insieme di farcirci una
puccia e mi reco velocemente verso il banco per scegliere ―il
ripieno‖ della mia puccia. Mi accorgo di diversi turisti intorno
a me, ― grande attrattiva per loro‖ mi sussurra Annamaria con
un pizzico di ironia.
Certo, la PUCCIA è una grande attrattiva per i turisti
incuriositi da questo ―strano panino‖. Comprendo ora, che
dietro questo ―strano panino‖, dietro questa ―grande
attrattiva‖, c‘è un grande senso di orgoglio.. .lo vedo passare
nello sguardo di Annamaria così come lo avevo colto pochi
minuti prima nello sguardo di suo padre.
Suo padre, che ora è seduto ad aspettare la sua puccia, fra le
mani, ancora, due vecchi album di fotografie.
Comprendo che dietro questo ―strano panino‖, c‘è una storia
d‘amore. La solita. Da sempre.
―l‘amore tra un padre e una figlia‖
Paninoteca Tipica Leccese
self service - tavola calda - pizzeria
viale Leopardi, 36 –Lecce- tel.0832 390901
PREMIO “GIORNALISTA PER UN GIORNO – SERGIO VANTAGGIATO”
a cura di Paola
MangiaTre giovani donne (o meglio cinque, dato l‘ex aequo del terzo
posto) si sono aggiudicate i gradini del podio della prima
edizione del premio ―Giornalista per un giorno - Sergio
Vantaggiato‖, concorso riservato agli studenti delle scuole
superiori di Lecce e provincia e organizzato dal ―Panathlon
Club Lecce‖ in collaborazione con l‘Ufficio scolastico
provinciale, la Provincia e il patrocinio dell‘Ordine dei
giornalisti di Puglia.
A giudizio della speciale commissione, composta dai giornalisti
salentini Gregorio De Pascalis, Marcello Favale, Mauro Giliberti,
Roberto Guido, Maria Claudia Minerva, Angelo Sabia, Antonio
Donno, sono Arianna Valletta del liceo classico ―Palmieri‖,
Giorgia Mazzei del liceo scientifico ―Banzi‖ e le pari merito
Paola Manca (del Palmieri), Alessandra Scrascia e Gabiria
Masciullo dell‘istituto d‘arte ―Toma‖ di Maglie le vincitrici delle
borse di studio che gli sponsor dell‘iniziativa hanno messo a
disposizione degli studenti più talentuosi.
Vittoria tutta al femminile, quindi, che inorgoglisce ancor di più considerando che la traccia scelta dalle prime due classificate
riguardava la trasformazione del mondo del calcio dal Grande Torino a Mourinho, argomento tipicamente maschile di cui le
giornaliste in erba hanno dimostrato di saper descrivere analiticamente la metamorfosi.
Alla cerimonia di premiazione, tenutasi nelle scorse settimane, hanno partecipato tra gli altri Loredana Capone, gli assessori
Massimo Alfarano e Cosimo Durante, il responsabile marketing dell‘US Lecce Andrea Micati, il professor Antonio Vantaggiato,
fratello di Sergio, il quale ha voluto sottolineare come, nel leggere i lavori, abbia ritrovato molto della passione per il calcio
del fratello tragicamente scomparso a Parigi, soprattutto quando i ragazzi hanno affrontato il tema dei valori nello sport e
della sana competizione.
―Sergio è stato un ottimo professionista - precisa l‘assessore Alfarano - ma quello che mi preme evidenziare è che è stato
soprattutto una persona leale, onesta e un vero tifoso; merita di essere ricordato anche tramite questo concorso a lui
dedicato, perché deve rimanere vivo nei cuori di tutti i leccesi, non solo dei tifosi‖. Era presente anche il piccolo Martino,
figlio di Sergio, che tra i tanti applausi ha consegnato le borse di studio alle ragazze vincitrici del premio, insieme a Ludovico
Malorgio, presidente del ―Panathlon Club‖.
―Il nostro obiettivo principale - ha detto Malorgio - oltre
che stimolare i ragazzi alla scrittura, è principalmente
quello di coinvolgere il mondo della scuola in questa
iniziativa, che ha lo scopo di promuovere il recupero dei
veri valori dello sport, ossia la sana competizione, il
confronto, la tolleranza, il fair-play, l‘agonismo, ma
sempre nel rispetto dell‘avversario e delle regole. Lo
sport deve unire e non dividere, formare e non deviare,
educare e far crescere: ecco perché ci siamo rivolti ai
ragazzi delle scuole superiori, perché loro hanno una
struttura mentale ancora plasmabile e recettiva, a
differenza degli adulti che spesso tacciano il nostro
modo di intendere lo sport come meramente idealista.
Abbiamo voluto inoltre abbinare questa iniziativa al
ricordo di un grande sportivo, Sergio Vantaggiato, perché
Sergio, oltre che essere un professionista eccellente, ha
dimostrato dal punto di vista umano di interpretare lo
sport con i sentimenti e i valori più autentici che noi del
Panathlon da sempre promuoviamo.‖
Moda e Vinopromozione delle alunne del
Centro Accademico di Promozione e Formazione ModArte
Pamela Olivieri e Francesca Solazzo sono le protagoniste del concorso "Moda e Vino", II edizione. Sei figurini
ispirati ai prestigiosi vini delle tre aziende sostenitrici: Cantine Due Palme, Dei Agre e L’Astore Masseria. Il
concorso viaggia sul web: con si potranno votare i sei figurini dal 20 al 30 agosto. Su Facebook: chiedendo
l'amicizia a Centro Modarte, e sui siti
www.centromodarte.splinder.com o www.modaevino.splinder.com
La premiazione dei tre figurini più votati sarà il 4 settembre durante la mostra-sfilata sul Lungomare degli Eroi a Otranto.
Verranno realizzati degli abiti che si potranno ammirare in sfilate e mostre itineranti organizzate da Donne del Sud.
Per informazioni chiamare il 320 3858016.
di Marta Cesi
SECOND OPINION:
Quando non solo il vino è d'annata
a cura di Maria Grazia Gallù
Faccio collezione di occhiali vintage e attualmente posso con
fierezza dichiarare di essere a quota sette paia. Ai più sembrerà
un numero esiguo, ma vi assicuro che non è come collezionare
cartoline. Innanzitutto ogni paio ha un valore certamente storico,
poiché sono tutti pezzi originali anni ‘70; poi anche estetico,
perché quegli occhiali sono testimoni di uno stile che ormai,
ahimè, non esiste più, ma che la moda sapientemente e
periodicamente ripropone ( ma i miei sono originali!). Sono
l‘invidia di tutte le mie amiche e non solo. Tutti vengono a
chiedermi dove riesco a scovarli, ma non tutti sanno che il mio è
un lavoro certosino, a cadenza periodica, che mi porta quando
possibile a spulciare fra mercatini e/o negozi dedicati al genere.
Tutti prima o poi avranno sentito nominare la parola vintage,
diciamoci la verità. Anche mio padre, che è un signor e sulla
cinquantina ed oltre e che di moda ne capisce ben poco, sa di
cosa stiamo parlando (credo a causa mia). Bene, per meglio
intendere e per non ricadere in imbarazzanti gaffe durante
eventuali conversazioni, vi darò delle delucidazioni, una sorta di
bon ton del vintage, e vi svelerò inoltre dove trovarlo.
Impropriamente il termine viene pronunciato all‘inglese (come
succede spesso con parole straniere), ma la parola viene dalla
locuzione in lingua transalpina ―l‘age du vin‖, ossia ―l‘annata del
vino‖, e per estensione da ―vendange‖, cioè ―vendemmia‖. Per
chi tiene a queste precisazioni, la pronuncia esatta sarà quindi
―véntadg‖. Il termine, coniato inizialmente proprio per i vini
vendemmiati e prodotti nelle annate migliori, è divenuto poi
sinonimo dell‘espressione ―d‘annata‖. Successivamente
impiegato anche per altri oggetti, nasce quindi come attributo
che definisce le qualità e il valore di un oggetto prodotto almeno
vent'anni prima del momento attuale, e che può altresì essere
riferito a secoli passati senza necessariamente essere
circoscritto al Ventesimo secolo.
Gli oggetti definiti vintage sono considerati oggetti di culto per
differenti ragioni, tra le quali la qualità superiore delle materie
prime con cui sono stati prodotti - se confrontati con altre
produzioni precedenti o successive dello stesso manufatto - o
per ragioni legate a motivi di cultura o costume.
Nel settore abbigliamento, quindi, sono da considerarsi
―vintage‖ quei capi facenti parte delle decadi ‗60, ‘70, ‘80.
L'abito o l'accessorio vintage si differenzia e contraddistingue
dal generico "second-hand" (l'usato) poiché la caratteristica
principale non è quella di essere stato utilizzato in passato
,quanto piuttosto il valore che progressivamente ha acquisito
nel tempo per le sue doti di irripetibilità e irriproducibilità con i
medesimi elevati standard qualitativi in epoca moderna.
Nonché per essere testimonianza dello splendore di un'epoca
passata e per aver segnato profondamente alcuni tratti iconici
di un particolare momento storico della moda, del costume, del
design, coinvolgendo e influenzando gli stili di vita coevi e, più
in generale, l'arte e la cultura. In Italia, storicamente parlando, è
un settore preso in considerazione dopo altri Paesi europei, ma
attualmente siamo a buon punto, considerando che arliamo
di un mercato di nicchia costituito per lo più da consumatori
dai gusti particolari, molto attenti alla cura del dettaglio, alla
ricerca di contenuti di unicità e qualità del prodotto; e, non
per ultimo, da addetti ai lavori che dal vintage ricavano
un‘immensa e continua fonte di ispirazione.
Esistono inoltre potenziali acquirenti stufi di vivere all‘ombra
di un logo o irretite dalla serialità di un marchio che veste
persone in serie, senza alcuna attenzione alla personalità di
chi compra. Cosi i più sensibili tra questi - parliamo di un
mercato medio – alto, ―logo- addicted‖ - si ribellano a questa
situazionei, e vanno alla ricerca di capi esclusivi e unici.
Perché essere ―à la mode‖ potrebbe anche essere sfuggire
ai soliti schemi e gabbie dei mono-marca di lusso stranoti, e
usare un po‘ di estro e buon gusto cercando di creare uno
stile proprio, senza necessariamente investire capitali interi
nel tentativo. Ad esempio, spiando sul sito della A.N.G.E.L.O.
oggi forse il marchio di abiti vintage più rinomato e di
successo in Italia e non solo, possiamo trovare una sorta di
tavola dei comandamenti del vintage- setter:
1)Il vintage rovista in soffitte, cantine e vecchi armadi. È il futuro del
passato
2) Il vintage è palestra di creatività: per chi lo vende e per chi lo
compra
3) Nel vintage non esiste il ―fuori-moda‖
4) Il vintage non nasce con la crisi economica. È un abito mentale
5) Ricicla, Riusa, Ripara. Quello che non è più nuovo può avere
sempre una seconda anima
6) Un oggetto vintage ha una storia. Uno nuovo la sta ancora
cercando
7) Non segue i trend e non ha date di scadenza
8) Un capo vintage ha mille vite: chi lo usa gliene dà una in più.
Bene, dando un‘occhiata a queste ―tavole della legge‖,
potremmo chiaramente intuirne la filosofia, semplice e chiara
e che rispecchia il buon gusto attuale e, perché no, è
rispettosa del portafoglio. Un'esperta dell‘argomento, qui a
Lecce, è la titolare di un posto che conosco bene perché è
quello che mi ha aiutato principalmente a raggiungere la
fatidica quota sette. Sto parlando di ―Second opinion‖, in via
Rubichi 12 a Lecce, e qui è dove ho incontrato Eleonora
Quintana, originaria di Taranto ma leccese di adozione,
nonché responsabile artistica del punto- vendita. ―Second
Opinion‖ non è un multi-store, anche perché andrebbe contro
la filosofia della proprietaria; è un negozietto molto grazioso,
né troppo grande né troppo piccolo, con un soppalco, un
camerino e tanti scaffali colorati che, oltre ad abiti,
contengono un‘infinità di accessori di tutti i tipi, scarpe e
borse, cappelli e occhiali ( la parola magica!), foulard e via
dicendo, e specie in questo periodo, con l‘arrivo della nuova
collezione, il negozio è pieno come un uovo. E qui Eleonora
mi aspetta con una delle sue socie, occupate entrambe con la
clientela. Perché la decisione di aprire un negozio di questo
tipo? Eleonora mi spiega che il negozio esiste da nove anni,
grazie a una passione coltivata e alimentata nel tempo, sia per
il vintage quanto per la sartoria. E qui si capisce l'utilità di
quel famoso soppalco, strategicamente adibito a sartoria per
capi dalla serie ―cotti e serviti‖. In realtà non è esattamente
così: la sartoria serve sia a creare dal nulla nuovi modelli
ottenuti da tessuti vintage, trovati grazie a rifornitori
specializzati, ma anche a dare nuova vita ad abiti già
confezionati e recuperati. Gli interventi di ago e filo sono
svolti da due sarte, mentre i modelli sono disegnati da
Eleonora, che ci tiene a sottolineare come i capi provengano
da tutta Italia: non sono pezzi second -hand, ossia capi usati,
ma semplicemente
invenduti, scorte di magazzini o negozi. Oltre agli abiti
femminili, c‘è anche una piccola sezione dedicata alla moda
uomo, e poi una ricerca più che maniacale per l‘accessorio.
I fornitori sono sempre più o meno i soliti, ma negli ultimi
tempi si sono presi contatti con ditte specializzate.
Localmente non si promuovono grandi eventi, né si
sponsorizzano le singole collezioni ogni stagione. Non
cambierebbe niente, perché qui al Sud non vi è una cultura
dello stile. Sarebbe improponibile fare una sfilata di capi d‘alta
moda vintage: nessuno acquisterebbe qui un abito ―non
nuovo‖ . Al Nord è diverso, e nel resto d‘Europa sono più
avanti, spiega ancora Eleonora: per questo motivo le e le sue
socie hanno deciso di partecipare unicamente a fiere di
settore come quella di Belgioioso, in provincia di Pavia, e poi
a Firenze, Forlì, Milano. La clientela, medio – alta, è infatti
composta da aficionados, con in più, dato il punto strategico
del negozio, in una stradina di passaggio del centro storico,
qualche puntatina di turiste curiose e amanti del genere. Per
concludere: qual è l‘ idea che ha di moda? Eleonora non ha
dubbi: la totale abiura per l‘oggetto vistoso o in serie. Una
donna o un uomo non hanno bisogno di farsi notare
scioccando attraverso un abito, dice infatti : una cosa può
essere bella ed originale pur rimanendo semplice, e non per
questa risulterà misera o inferiore, nemmeno in qualità.
Talvolta basta un singolo dettaglio, a cambiare un capo, a
dargli un nuovo aspetto. Come per la vita.
foto ricordo evento
Moda Solidale
e Conferenza
― Donne e
Professionalità‖
SEMPLICEMENTE ESTETICA ROSYa cura di Barbara Andreetti
Tra i luoghi più amati dalle donne c'è senza alcun dubbio il centro estetico. Il desiderio di curare la propria immagine,
l'occasione per godere di un momento di relax divengono realtà all'interno di studi estetici professionali. Da sempre le
donne prestano grande attenzione alla cura del corpo, che diviene anche mezzo per ritrovare un equilibrio interiore: ci si
rilassa, ci si vede più belle, e questo favorisce e migliora l‘approccio in tutti i settori della vita.
Il centro estetico offre la possibilità di ―ricordarsi della propria femminilità‖, non attraverso una ricerca maniacale di un
ideale di bellezza che non esiste, bensì attraverso l‘attenzione nei confronti della propria persona, l‘accettazione e il
rispetto dei propri difetti (che se curati con amore possono essere minimizzati), e alla fine risultare anche gradevoli e
divenire segni distintivi della propria personalità. Donne in carriera e contemporaneamente casalinghe, che non sempre
ricevono l‘aiuto del compagno in casa e con i figli. Donne sempre più stressate, insomma, che meritano di concedersi brevi
momenti per sé.
L‘estate è arrivata ed è la stagione in cui ci si dedica maggiormente alla cura del corpo, la fatidica ―prova costume‖ diviene
un'ossessione e lo specchio un nemico. Quale migliore soluzione se non quella di rivolgersi ad esperte di ―salvataggio‖ ?
Il consiglio dell‘estetista ribadisce infatti il concetto che è opportuno curare la propria persona durante l‘intero corso
dell‘anno: irrealistico pensare di ottenere risultati ottimali solo con due o tre sedute di trattamenti, per quanto sia possibile
anche dopo poco tempo riuscire a intravedere qualche gradevole risultato.
Il centro estetico offre la possibilità di ―ricordarsi della propria femminilità‖, non attraverso una ricerca maniacale di un ideale
di bellezza che non esiste, bensì attraverso l‘attenzione nei confronti della propria persona, l‘accettazione e il rispetto dei propri
difetti (che se curati con amore possono essere minimizzati), e alla fine risultare anche gradevoli e divenire segni distintivi della
propria personalità. Donne in carriera e contemporaneamente casalinghe, che non sempre ricevono l‘aiuto del compagno in
casa e con i figli. Donne sempre più stressate, insomma, che meritano di concedersi brevi momenti per sé.
L‘estate è arrivata ed è la stagione in cui ci si dedica maggiormente alla cura del corpo, la fatidica ―prova costume‖ diviene
un'ossessione e lo specchio un nemico. Quale migliore soluzione se non quella di rivolgersi ad esperte di ―salvataggio‖ ?
Il consiglio dell‘estetista ribadisce infatti il concetto che è opportuno curare la propria persona durante l‘intero corso dell‘anno:
irrealistico pensare di ottenere risultati ottimali solo con due o tre sedute di trattamenti, per quanto sia possibile anche dopo
poco tempo riuscire a intravedere qualche gradevole risultato.
Nel quartiere residenziale di San Lazzaro, il centro estetico ―Semplicemente
estetica - Rosy‖ (Lecce, via Tito Minniti, 21; tel. 3295889995 / e-mail
[email protected]) offre competenza e serietà in
un‘atmosfera amichevole, ambienti caldi ed accoglienti che richiamano luoghi
esotici attraverso profumi inebrianti e rilassanti brani musicali. Le principali
attività dello studio si rivolgono alla cura di viso e corpo. Massaggi anti-
cellulite, drenanti, modellanti, rilassanti:
il contatto e l‘abilità di mani esperte sul corpo rimangono uno dei metodi
migliori per sconfiggere cellulite, ritenzione idrica, edemi e gonfiori, tutti
sintomi legati a cattiva circolazione, abitudini alimentari scorrette,
sedentarietà, fumo, ecc... E poi massaggi con oli profumati e prodotti specifici
di ottima qualità garantiscono trattamenti delicati e non invasivi duraturi nel
tempo.
Trattamenti viso:
trucco da sposa e da cerimonia, pulizia del viso, ceretta ed elettro-depilazione.
Manicure e pedicure
Epilazione del corpo e del viso:
Ceretta con prodotti delicati ed anallergici, elettro-depilazione.
Curare il proprio aspetto, concedersi dei momenti solo per sé, avere quindi
rispetto verso il proprio essere è un dovere, un piacere e per noi donne una
vera e propria necessità. Le buone abitudini, una sana alimentazione, una
moderata attività fisica, pochi ―stravizi‖ e le cure di mani specializzate ci
aiutano a vivere meglio e allontanano la necessità di ricorrere nel futuro ad
interventi ben più complicati.
Le donne! La società le vede ormai impegnate nelle più svariate attività,
in settori che le portano ad avere piccole, medie e grandi responsabilità
e, come sappiamo, grandi responsabilità comportano molte ore di lavoro
che purtroppo lasciano poco tempo da dedicare a se stesse. Dalla
casalinga alla manager, il desiderio di relax è sempre presente. Ci sono
giorni in cui la voglia di un massaggio rilassante e avvolgente diventa
irrefrenabile, e molto spesso anche necessario, come avverte
Giuseppina Coluccia, titolare di un centro estetico di Otranto.
Giuseppina si racconta oggi a Donne del Sud. Otrantina doc, esercita
questa attività da sette anni; l‘idea di aprire a Otranto un centro
benessere nasce in seguito alle continue richieste dei turisti non solo di
un‘estetista, ma di un vero e proprio centro in cui rilassarsi e migliorare il
proprio aspetto. Così Giuseppina, insieme al marito Giovanni, decise di
realizzare nello spazio sottostante la loro farmacia un centro benessere,
offrendo in questo modo anche posti di lavoro a molti concittadini. Con
grande soddisfazione della clientela: ―Ci tengo ad essere aggiornata su
tecniche e macchinari, e a far aggiornare le mie dipendenti. Tutto, per
offrire il massimo!", racconta, senza tacere delle lungaggini burocratiche
―che purtroppo riescono spesso a far perdere l‘entusiasmo a chi investe
tempo ed energie proprie". Avendo avuto la possibilità di dedicarsi a
questo progetto quando i figli erano ormai abbastanza cresciuti,
Giuseppina non ha
avuto grandi problemi nel gestire lavoro e propria famiglia, ma concorda
sul fatto che per una donna è estremamente difficoltoso mandare avanti
tutto insieme: ―Soprattutto nelle piccole cittadine, dove la necessità di
avere un aiuto da parte degli asili nido è sempre maggiore‖.
“La Bellezza è una forma del Genio, anzi, è più alta del Genio perché non necessita di spiegazioni. Essa è uno dei grandi fatti del
mondo, come la luce solare, la primavera, il riflesso nell'acqua scura di quella conchiglia d'argento che chiamiamo luna“
(Oscar Wilde)
CENTRO BENESSERE DI OTRANTO
di Giuseppina Colucciaa cura di Valentina Sanmarruco
Trattamenti di bellezza: quando il bisturi può attendere.
Si avvicina l‘estate e come ogni anno lo specchio diventa il più grande
nemico per ogni donna. Vorremmo magicamente perdere quei chili di
troppo, rassodare i muscoli e possibilmente sperare che tutto questo possa
avvenire in una settimana. E, soprattutto, non vorremmo più vedere quegli
odiosi cuscinetti adiposi che hanno anche le donne più magre: la famigerata
cellulite. Ma, prima di iniziare qualsiasi trattamento, è necessario vedere
innanzitutto lo stadio e la natura della cellulite, dal momento che potrebbe
essere solo un problema di ritenzione di liquidi: ―Pertanto basterebbe anche
il semplice massaggio manuale di linfodrenaggio, altrimenti ci si potrebbe
orientare sulla pressoterapia‖, dice ancora Giuseppina. Il drenaggio svolge
infatti un ruolo fondamentale nel trattamento della cellulite, perché in pratica
sposta il liquido - che di solito si trova nella pelle o tra questa e i muscoli -
dalla zona dove si è accumulato verso "un‘uscita" (le cosiddette ―zone di
scarico‖, come l‘inguine) attraverso i vasi linfatici. L'obiettivo del
drenaggio è quello di aiutare l'eliminazione del liquido interstiziale e della
linfa, ma anche di rilassare le fibre muscolari i movimenti devono essere
delicati, lenti e vanno ripetuti più volte, spiega ancora Giuseppina. Non si
devono utilizzare infatti oli, creme o prodotti di bellezza: è indispensabile
una buona aderenza della mano del massaggiatore sulla zona da
manipolare, per spingere nel modo migliore la pelle e il liquido accumulato.
La pressione esercitata deve essere più leggera di quella utilizzata nel
massaggio normale, e questo consente di facilitare il drenaggio della linfa
senza aumentare le filtrazioni di liquido dai tessuti nei capillari sanguigni. Le
pressioni devono essere lunghe e lente e alternate a fasi di rilassamento. Il
drenaggio deve essere, però, considerata una tecnica complementare e deve
seguire, ad esempio, un massaggio corporeo o l'attività fisica. La posizione
consigliata è quella da seduti, ben appoggiati sulla schiena. Dopo aver
circondato con le mani una parte della coscia, si procede con lievi spinte
della pelle verso l'alto, ripetute molte volte, sempre alternate a fasi di
rilassamento. Per evitare di arrossare la pelle è opportuno non ricorrere alla
tecnica della frizione: il drenaggio linfatico manuale, oltre che combattere la
cellulite, contribuisce a calmare il dolore della zona in trattamento, e rilassa i
muscoli tesi.
Il centro ―Bellezza e Benessere‖ di Otranto, da circa un mese, ha inoltre acquistato
un nuovo macchinario che Giuseppina ha personalmente provato, ―Eximia‖, a
quanto pare, è in grado di offrire risultati dopo circa dieci sedute grazie alle sue
particolari proprietà, ossia cavitazione ed ultrasuoni (sciogliere la cellulite in
profondità e migliorare l‘aspetto della pelle). Ovviamente i risultati ottimali si
ottengono in presenza di una cellulite non eccessivamente vecchia: in tal caso sarà
necessario associare i trattamenti di "Endermologie", uno dei pochi metodi non
invasivi e in grado di garantire risultati senza danni e senza ricorrere al chirurgo
plastico. Sedute di circa 35 minuti, inizialmente bi-settimanali, con trattamento di
tutto il corpo; una tutina personale "Bodywear LPG" preserverà la delicatezza e la
fluidità delle manovre, garantendo igiene e comfort della persona.
Indicata per tutte le età, l‘Endermologie mobilita localmente i tessuti e aumenta
la micro-circolazione, permettendo così di ristabilire il trofismo del connettivo e
di migliorare, di conseguenza, l‘aspetto e la tonicità dei tessuti. Ha, quindi,
un‘elevata capacità di ridurre l‘aspetto della pelle a buccia d‘arancia tipico della
patologia, e già dopo poche sedute il corpo sembrerà più armonioso, la pelle più
tonica e vellutata. Infatti il trattamento agisce sulla qualità della pelle già dopo 5-
6 sedute, ma 14 è il numero di trattamenti suggerito per avere un risultato.
Favorendo la circolazione e rendendo le parti colpite più toniche e modellate, i
centimetri sulle cosce e sui glutei se ne andranno, con o senza perdita di peso.
Per coloro che non dovessero ottenere risultati immediati o soddisfacenti, sono
previste sedute di pressoterapia, fanghi, bagno turco e soprattutto molta
attenzione a ciò che si mangia. E, naturalmente, regolare attività fisica (anche
solo 20 minuti al giorno). Riguardo invece ai trattamenti manuali, Giuseppina
propone metodi che vanno dall‘anticellulite al rilassante, come "Arabian",
"Ayurveda" "Shiatzu" "Stone therapy". Il termine "Ayurveda" significa "scienza
della longevità". Si tratta di una medicina che va a migliorare lo stato globale di
salute dell‘individuo per farlo vivere più a lungo, in perfetto equilibrio energetico.
Mediante questa pratica il processo di invecchiamento è rallentato. Il massaggio
è benefico per la pelle: unendo le tecniche rigeneranti ed equilibranti della
medicina manuale ayurvedica alla sensibilità percettiva dell‘operatore, tale
massaggio diviene un‘arte che armonizza in profondità la persona trattata -
spiega ancora Giuseppina Coluccia - che in questo modo potrà agevolmente
affrontare i cambiamenti, stabilizzare l‘energia di difesa, superare le malattie,
rallentare l‘invecchiamento e mantenersi in ottima salute sia fisica che mentale. Il
massaggio ayurvedico riunisce insomma diverse tecniche manuali in un
rapporto armonioso, utilizzando oli caldi e differenziando la tipologia del
massaggio in base alla costituzione e allo squilibrio del soggetto fino a
rinvigorire la forza vitale insita in ogni individuo.
Idem dicasi per lo Shiatzu, che affonda le sue
radici nell‘antica tradizione cinese e ne
rappresenta lo sviluppo giapponese più
moderno, portando con sé il seme e la forza di
una conoscenza centrata sulla persona e sul
mantenimento dello stato di equilibrio e della
sua riserva di energia vitale. Ancora, la ―Stone
therapy‖ o terapia con le pietre, che comprende
anche lo "Stone massage": le origini di tale
pratica risalgono agli indiani d‘America, i quali
ricorrevano all‘uso di pietre levigate scaldate al
sole o con acqua calda. Le pietre calde
vengono poste su particolari zone energetiche
del corpo, corrispondenti ai punti
dell‘agopuntura cinese; sono di origine
vulcanica perché ricche di quarzo e in grado di
mantenere a lungo il calore. Oltre ad essere
mantenute ferme sulle zone energetiche, si
utilizzano anche per effettuare massaggi
facendole scivolare sul corpo e ungendole con
particolari oli tiepidi arricchiti di essenze. Si
tratta tutto il corpo, dalla nuca alle dita dei
piedi: l‘azione generale è tonificante grazie
all‘apporto di calore, migliorando così la
circolazione e stimolando la cute
all‘eliminazione delle tossine.
Il segreto della bellezza di una donna è non dimenticare mai di amare il proprio corpo, di curarlo con sport e corretta
alimentazione, senza eccessi. Né troppo, né poco; raggiungere obbiettivi realizzabili e amare se stessi, per amare gli altri
A sottoporsi a questi trattamenti sono soprattutto gli uomini – rivela Giuseppina – che chiedono poi trattamenti depilatori (laser-terapia), pulizie
del viso e lampade solari. Del resto, non a caso gli uomini italiani sono considerati tra i più narcisisti al mondo, considerando che utilizzano fino
a sette prodotti di bellezza al giorno: speriamo solo che non facciano la stessa fine del noto personaggio delle ―Metamorfosi di Ovidio‖...
Il punto di partenza per vivere in salute e bellezza è la cura dell'alimentazione. Il
regime alimentare sul quale si basa attualmente il settore della nutrizione è quello
della dieta mediterranea, che comprende alimenti che da sempre usiamo nella
nostra cucina: cereali (pasta, riso, ecc..), carne, pesce, uova, formaggio, frutta,
ecc..In caso di necessità, per essere accompagnati in un percorso di educazione
alimentare, è necessario rivolgersi a figure professionali quale quella del
nutrizionista. La dottoressa Marta Nicolì, in qualità di biologa nutrizionista (Lecce,
via Cesare Battisti, 94; Leuca, via Doppia Croce; tel. 347/4507109; e-mail
[email protected]), ci fornisce utili consigli per acquisire sane abitudini
alimentari e una linea invidiabile.
Esistono innumerevoli regimi alimentari che promettono risultati eclatanti
in termini di linea e di peso nel giro di poco tempo. Ma è tutto falso: la
"dieta della banana", la "dieta del limone", la "dieta del minestrone", la
"dieta a zona", non risultano percorsi accreditati dalla scienza
dell'alimentazione ufficiale. Nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di
diete dimagranti non equilibrate, che non apportano i giusti nutrienti
all'organismo. Il regime alimentare sul quale si basa attualmente il
settore della nutrizione è invece quello della dieta mediterranea, che
comprende alimenti che da sempre usiamo nella nostra cucina: cereali
(pasta, riso, ecc..), carne, pesce, uova, formaggio, frutta, ecc..
INCONTRIAMO MARTA NICOLÌ
NUTRIZIONISTA
a cura di Barbara Andreetti
Dottoressa Nicolì, come si svolge una visita dal nutrizionista e
come si giunge all'identificazione della dieta appropriata?
"Il primo passo di questo percorso consiste nella conoscenza
del paziente, ovvero nell'anamnesi della persona da un punto
di vista fisico e psicologico. Se ne osservano le abitudini, non
solo alimentari, lo stile di vita, i fattori di stress, i rapporti
interpersonali, e via dicendo. Avere un quadro generale dello
stile di vita è di fondamentale importanza. La visita vera e
propria si svolge con l'ausilio di diverse tecniche di analisi: la
valutazione antropometrica del peso e dell'altezza e la
misurazione della circonferenza ( pancia, fianchi, cosce, polsi,
ecc..), per giungere alla definizione del tipo di costituzione e
valutare la distribuzione del grasso; l'esame con il plicometro
per la misurazione del grasso sottocutaneo; l'esame
impedenziometrico per misurare e confrontare massa grassa e
massa magra‖.
L'ultima fase dell'incontro, lei dice, consiste nell'elaborazione
del piano alimentare individuale, in accordo con il paziente e
sulla base delle sue abitudini, se non scorrette.
―Perché ognuno di noi deve diventare il nutrizionista di se
stesso e imparare a gestire la propria alimentazione in modo
salutare. Non è possibile stilare una dieta-tipo che possa
adattarsi alle esigenze di tutti, ogni percorso deve essere
personalizzato. Una corretta alimentazione non deve essere
vista come una rinuncia (e di fatto non lo è perché spesso
vengono concessi alimenti decisamente succulenti), bensì
come un'opportunità per prendersi cura della propria
persona".
L'idea che possa esistere un peso-forma uguale per tutti, il
desiderio di raggiungere un ideale di bellezza e magrezza
imposto dalla società sono insomma presupposti sbagliati per
iniziare un cammino di educazione alimentare. E' opportuno
avvicinarsi a questo percorso spinti dal desiderio di
raggiungere uno stato di salute che come conseguenza
permetterà di ottenere una forma ed una linea invidiabili. dott.a
Nicolì:
"Il primo passo di questo percorso consiste nella
conoscenza del paziente ovvero nell' anamnesi generale
della persona (da un punto di vista fisico e psicologico), si
osservano le abitudini (non solo alimentari), lo stile di vita,
i fattori di stress, i rapporti interpersonali, ecc..Avere un
quadro generale della situazione dell'individuo è di
fondamentale importanza.
La visita vera e propria si svolge con l'ausilio di diverse
tecniche di analisi:
la valutazione antropometrica del peso e dell'altezza;
la misurazione della circonferenza ( pancia, fianchi, cosce,
polsi, ecc..) per giungere alla definizione del tipo di
costituzione e per valutare la distribuzione del grasso;
l'esame con il plicometro per la misurazione del grasso
sottocutaneo;
l'esame impedenziometrico per misurarare e confrontare
massa grassa e massa magra;
L'ultima fase dell'incontro consiste nell'elaborazione del
piano alimentare in accordo con il paziente e sulla base
delle sue abitudini (se non scorrette!).
Ognuno di noi deve diventare il nutrizionista di sè stesso
ed imparare a gestire la propria alimentazione in modo
salutare. Non è possibile stilare una "dieta tipo" che possa
adattarsi alle esigenze di tutti, ogni percorso deve essere
personalizzato.Una corretta alimentazione non deve essere
vista come una rinuncia (e di fatto non lo è perchè spesso
vengono concessi alimenti che deliziano anche il palato!)
bensì come un'opportunità per prendersi cura della propria
persona."
L'idea che possa esistere un peso forma uguale per tutti, il
desiderio di raggiungere un'ideale di bellezza e magrezza
imposto dalla società sono presupposti sbagliati per
iniziare un cammino di educazione alimentare. E'
opportuno avvicinarsi a questo percorso spinti dal
desiderio di raggiungere uno stato di salute che come
conseguenza permetterà di ottenere una forma ed una
linea invidiabili.
Manuela ci consiglia uno sport che si può praticare tanto al mare quanto in piscina, di estate come anche di inverno: l‘Acquagym.
Ma come si è avvicinata Manuela al mondo dello sport?
Ho cominciato con la ginnastica ritmica, poi sono passata alla ginnastica artistica poi a quella aerobica, poi mi sono trasferita a Bologna e da lì mi sono
avvicinata alla danza, hiphop, break dance, danza africana, capoeira e danza orientale. Ed infine ho conosciuto l‘acquagym, dapprima ovviamente come
allieva, ma poi ho realizzato che era una mia passione, ho iniziato a fare stage presso i parchi acquatici e le spiagge di Rimini e Riccione ed infine ho preso il
brevetto da istruttrice, così un semplice hobby è diventato una professione.
E‘ arrivata l‘estate con le sue splendide giornate calde e soleggiate, ormai le scuole sono chiuse, e in questi
giorni saremo tutti in vacanza. Ma il nostro corpo non può andare in vacanza! E‘ importante continuare anche
nella stagione estiva una qualche attività fisica e se non lo si è fatto durante l‘inverno non c‘è momento
migliore per iniziare. Per questo motivo abbiamo fatto una chiacchierata con una delle istruttrici più versatili
del panorama leccese, Manuela Cota, che tra una lezione e l‘altra ci dà qualche consiglio su come mantenerci
in forma anche durante la bella stagione.
ACQUAGYN CON MANUELA COTAa cura di Paola Mangia
A chi consiglia un attività
sportiva di questo tipo?
La ginnastica in acqua può
essere praticata da tutti,
sedentari o sportivi, donne
incinta, giovani o adulti, offre
grandi vantaggi e nessuna
controindicazione, l‘importante
è scegliere il corso di
acquagym più adatto alle
proprie condizioni fisiche, per
esempio per le donne incinte è
consigliata un‘attività più
blanda e che non solleciti
troppo i muscoli addominali.
Noi alla Mammole&Fit abbiamo
inserito i corsi di acqua
wellness per chi ha
problematiche di schiena di
lombosciatalgie o di ernie e per
recuperare la forma fisica post-
parto, una ginnastica che
lavora con ritmi meno intensi
ma sempre in completa
armonia con la musica e il
movimento corporeo.
Per avere risultati maggiori vi
consiglio di svolgere gli
esercizi in acqua alta anche
con l' ausilio di attrezzature
galleggianti, perché in questo
modo tutti i muscoli del corpo
vengono coinvolti dal
movimento dell'acqua:
lavorano contro la sua
resistenza persino per tornare
a riposo.
Ma come si è avvicinata Manuela al mondo dello sport?
Ho cominciato con la ginnastica ritmica, poi sono passata alla
ginnastica artistica poi a quella aerobica, poi mi sono trasferita a
Bologna e da lì mi sono avvicinata alla danza, hiphop, break dance,
danza africana, capoeira e danza orientale. Ed infine ho conosciuto
l‘acquagym, dapprima ovviamente come allieva, ma poi ho realizzato
che era una mia passione, ho iniziato a fare stage presso i parchi
acquatici e le spiagge di Rimini e Riccione ed infine ho preso il
brevetto da istruttrice, così un semplice hobby è diventato una
professione.
Come mai dopo tante discipline provate, proprio l’acquagym?
Perché ho trovato il mio mondo, l‘acqua è l‘elemento nel quale noi
siamo nati, ed è lì che noi troviamo rilassatezza e serenità; chi esce da
una giornata di lavoro e si immerge nell‘acqua, anche se la lezione è
intensa e comporta dispendio di energia, ma alla fine ne esce
rinvigorito, quasi rinato.
Del resto l‘Acquagym non è altro che la versione subacquea della
ginnastica tradizionale, in cui gli esercizi devono essere eseguiti a
tempo di musica.
Questo permette di bruciare molte calorie divertendosi e senza sforzi
eccessivi. Questa è la caratteristica essenziale: l'acqua da un lato
neutralizza la gravità alleggerendo il peso corporeo, dall'altro offre un
maggior sostegno a livello di caviglie e ginocchia.
Per quanto tempo bisognerebbe farlo?
Almeno 45 minuti per 3 volte a settimana, può sembrare tanto, può
sembrare difficile liberarsi dagli impegni e ritagliarsi quel tempo per
andare in piscina, ma poi quando si vedono i primi benefici credo che
ognuno possa riuscire ad organizzarsi e trovare un‘oretta da dedicare
a sé stesso e alla propria forma fisica e mentale.
L‘acqua non solo tonifica i muscoli, ma lascia un senso di benessere
psicofisico, ti dà l‘adrenalina per continuare, magari stanchi ma con
una maggiore forza di affrontare le nostre piccole quotidianità. Questa
disciplina ludica e senza rischi praticata costantemente può aiutare a
trasformare e scolpire il nostro corpo, migliorando l‘autostima e la
soddisfazione.
Quindi è necessario saper nuotare x praticare
questo sport?
Assolutamente no, noi alla Mammole&Fit abbiamo
una vasca alta 1 metro e 40, quindi accessibile a
tutti, ma in ogni caso anche quando si eseguono
esercizi ad acqua più alta, vengono sempre usati
dei supporti galleggianti quali i tubi, manubri,
tavolette, elastici, cinghie, il tutto in assoluta
sicurezza, anzi semmai la pratica di questo sport
può dare uno stimolo per imparare a nuotare
perché attraverso questi esercizi si impara piano
piano a stare a galla.
I vantaggi e i benefici di questa attività fisica?
Sono numerosi e per questo sempre più donne la
praticano:
- una muscolatura fine e gradevole
- l'allenamento di muscoli di solito poco sollecitati
e che tendono a diventare flaccidi, come gli
addominali, i pettorali o l‘interno coscia.
- uno sforzo che sembra leggero ma che in realtà è
molto efficace: si tonifica il corpo senza soffrire
- l'effetto rilassante, senza indolenzimenti
- l' acqua e una corretta attività svolgono un
massaggio benefico utile per la circolazione
sanguigna, per lo scioglimento di cellule adipose
localizzate (la tanto odiata cellulite) e per bruciare
ed eliminare i grassi
- dato che nell'acqua si è più leggeri, si riducono al
massimo le pressioni sulla schiena e sulle
articolazioni, e quindi i rischi di traumi
- la totale assenza di pericoli nell'esercizio di tale
attività
E in più un beneficio psicologico perché ci si allena divertendosi..
Certo, perché si può anche danzare in acqua, io tengo spesso delle lezioni di danzagym, in cui ci si allena con il
mambo, samba, danza afro, impostando delle piccole coreografie, tenendo sempre presente che l‘acqua rallenta
tutti i movimenti e che quindi risultano meno faticosi.
E in più un beneficio psicologico perché ci si allena divertendosi..
Certo, perché si può anche danzare in acqua, io tengo spesso delle lezioni di danzagym, in cui ci si allena con il
mambo, samba, danza afro, impostando delle piccole coreografie, tenendo sempre presente che l‘acqua rallenta
tutti i movimenti e che quindi risultano meno faticosi.
Qualche piccolo esercizio che qualcuno di noi può iniziare a fare in autonomia durante questa stagione?
Sicuramente una bella camminata in mare, con l‘acqua all‘altezza delle ginocchia o fino alla vita, per una quindicina
di minuti, andando sia in avanti che indietro, favorisce la circolazione, tonifica, e crea un dolce massaggio sui
glutei e sui fianchi.
Poi se si ha la possibilità di stare in acqua alta, magari utilizzando un supporto galleggiante o anche appoggiati al
bordo di una piscina, si può stare in piedi a candela, e fare delle sforbiciate con le gambe, avanti e dietro e
viceversa… per una trentina di volte; questo esercizio fa lavorare i glutei.
Oppure sempre stessa posizione a candela, divaricare le gambe e richiuderle x rassodare l‘interno e l‘esterno
coscia, anche qui una serie da 30 ripetizioni.
E per i famosi addominali, che un po‘ tutti vorrebbero vedersi scolpiti addosso, sempre mantenuti con le braccia da
un galleggiante o un supporto, avvicinare le ginocchia al petto, poi stenderle in avanti con il piede a martello,
riportarle al petto e riscendere.
E se invece i nostri lettori volessero seguire qualche lezione con Manuela durante la stagione estiva?
Io quest‘estate sarò al The Riviera, a Santa Cesarea Terme, vi aspetto ―Donne del Sud‖!
Presto il tempo stringe, manca 1 anno, si manca solo un anno, ci
sono tante cose da fare, vedere e scegliere. Il giorno del fatidico
si e vicino, a dire che sembrava così lontano, invece no!
Prima cosa da fare, scelgo chiesa e ristorante, fisso una data
compatibile, mi informo dove e quando si volgeranno i corsi
prematrimoniali, e preparo i documenti. E ORA?
E ora mia cara ragazza devi scegliere il tuo abito da sposa,
prima di tutto fermati a ricordare i tuoi sogni da bambina,
quando ad occhi aperti ti sognavi vestita da sposa, apri gli occhi
e guarda bene nello specchio la donna che oggi tu sei, cerca di
vederti vestita da sposa, definisci la linea dell’ abito che desideri
e affidati a mani esperte. Hai due alternative , la prima è
rivolgersi a negozi che trattano griffe di elevato livello la seconda
è farlo realizzare,ma attenzione non affidare la realizzazione
all’amica di tua suocera che ha allestito,per l’ occasione, nel suo
tinello un atelier, affidati solo a stiliste e sarte di provata
esperienza.
La prima regola niente RISPARMIO, accade spesso che per
risparmiare poche centinaia di euro mettiamo a rischio il nostro
sogno.
Una volta scelto il tuo abito, descrivilo alla parrucchiera e alla
tua estetista, anche se ti consiglio una consulente d’ immagine
che solitamente ha i contatti con i negozi e le stiliste del settore e
può visionare l’abito senza problemi. Fissa le prove ricordando
che l’ultima deve essere fatta necessariamente tre giorni prima
del matrimonio.
Hai fatto tutto? Noo…
Allora ti consiglio di leggere le proposte degli operatori del
settore:La sposa e la damigella con Eleganza Lucia
Il trucco con Beautè
Le bomboniere con Ragosta Karati
Le foto con Profoto Latino
La musica con D. Marti e M. Longo
L’arredamento con Society
Il viaggio con Santamaria Viaggi
Il denaro con Globalfin
Agenzia d’organizzazione con Mari Chiriatti
Il matrimonio, il giorno più bello e più romantico
per ogni donna. La chiesa, l‘abito, i fiori, il
ricevimento, tutti dettagli da curare. Presentiamo
alle spose un‘operatrice del settore: Tiziana
Colella di Eleganza Lucia.
Tiziana Colella nasce il 3 ottobre del 1962 a
Zurigo. Torna in Italia, a Martano, all‘età di 15
anni. La madre Lucia, essendo una sarta
affermata - basti pensare che ha creato il suo
primo abito a 16 anni, il secondo a 17 e il terzo a
18, avendo lavorato in Svizzera per una fabbrica
di abiti da sposa - decide di realizzare il sogno
rimasto nel cassetto per molto tempo: aprire un
atelier di abiti da sposa.
Tiziana collabora con la madre Lucia sin dall‘età
di 16 anni. L‘atelier è a conduzione familiare. E‘
gestito, infatti, anche dalla figlia Federica e da sua
sorella Daniela.
L‘atelier è disposto su due piani. Al secondo c‘è il
laboratorio dove vengono realizzati stupendi abiti
da sposa, ma non solo quelli: anche abiti per le
damigelle.
LA SPOSA E LA DAMIGELLA CON
ELEGANZA LUCIA
a cura di Valentina Sammarruco
E la damigella? Dettaglio anche questo non trascurabile, assolutamente. Per questo Tiziana Colella offre piccoli consigli perché il giorno più bello sia perfetto in ogni
piccolo particolare. Solitamente è la sposa a scegliere l‘abito per le damigelle ?
―Dipende, ci sono diverse possibilità. A volte è la sposa, a volte è la madre della damigella a decidere, anche se ovviamente il consiglio che sento di offrire è che sia la
sposa a scegliere un abito che abbia una tonalità simile al suo. Per evitare di avere una damigella di rosso vestita, per esempio.
E‘ un lavoro che regala molte soddisfazioni., del resto lo svolgo da 30 anni. Un motivo ci sarà!.
Dopo aver raccontato la storia dell‘atelier ―Eleganza Lucia‖, ecco che arriva la nipotina di Tiziana, Silvia, che gentilmente si è concessa a qualche scatto indossando gli
abiti da damigella per Donne del Sud.
Abitino in taffetà. Gonnellina arricciata. Corpino in pizzo con disegno molto delicato. In vita una fusciacca drappeggiata con dietro un fiocco. Abito in stile Impero in
chiffon morbido, con corpino ricco di piccoli fiorellini di raso (ideale per chi è rotondetta). Abito in taffettà di pura seta. La gonna arricciata in vita e arricchita sotto da
un volantino plissé. In vita una ghirlandina di fiori. Avendo il corpino liscio, l‘abito è stato reso importante con le manichine di pizzo e alcuni fiorellini in rilievo.
Il giorno più bello della vita di ogni donna deve essere necessariamente
perfetto poiché rimarrà "documentato", come sappiamo, nelle immagini
fotografiche che daranno a quel momento una sorta di cristallizzata
eternità, e le donne sono molto attente a tali particolari. Il trucco sposa
deve essere
leggero, mai troppo marcato e volgare, ma sempre in grado di rendere il
viso radioso, magari con piccoli trattamenti di bellezza da effettuare in
centri specializzati.
Paola Masciullo, titolare del centro estetico ―Beauté‖ di Martano, offre
alcuni consigli alle donne che intendono fare il grande passo per
essere ancora più belle, per piacere, ma soprattutto per piacersi. Nasce
a Maglie il 20 settembre del 1976. Consegue il diploma di estetista a
Lecce, presso la scuola "Nuova Linea Estetica". Svolge quest‘attività
per 12 anni, inizialmente presso altri centri estetici, finché nel 2008, a
marzo, inaugura il suo centro estetico a Martano. Oltre ad essere
un‘affermata estetista, è sposata da 13 anni ed è mamma di un bambino
di 7.
―Per una donna condurre un‘attività lavorativa e avere al tempo stesso una famiglia non è per niente facile. Soprattutto quando
si ama molto il proprio lavoro e si vorrebbe offrire il massimo della propria professionalità. Non tutte le donne, per vari motivi,
possono contare sulla disponibilità dei nonni, e pertanto diventa veramente difficile gestire simultaneamente lavoro e
famiglia‖.
Come sei riuscita a conciliare le tue due passioni, la famiglia e il lavoro?
―Da questo punto di vista mi ritengo fortunata, dati gli orari di lavoro di mio marito, molto più flessibili dei miei, e la possibilità
di far svolgere a mio figlio attività che lo tengano impegnato. Sicuramente si avverte la necessità, per le mamme che lavorano,
di strutture cui fare riferimento, per poter affidare a qualcuno i figli durante le ore di lavoro, oltre al campo-scuola nel periodo
estivo‖.
IL TRUCCO CON BEAUTÈ
a cura di Valentina Sammarruco
Com‘è nata l‘idea di aprire un centro estetico?
‖La ragione che mi ha spinta a farlo è stata principalmente quella di
offrire occupazione alle ragazze che, nonostante fossero molto preparate
nel settore, non avevano la possibilità di aprire e gestire personalmente
un centro estetico. Per questo motivo ho intenzione di realizzare un
centro benessere molto più grande, perché è un lavoro che regala infinite
soddisfazioni‖.
Oltre ai trattamenti di bellezza, Paola si dedica anche al make-up della
sposa. Il centro ―Beauté‖ offre infatti la possibilità di avere due prove-
trucco gratuite per poter individuare e coprire perfettamente eventuali
imperfezioni del viso, e soprattutto adattare il trucco alla sposa; sarà
successivamente lei stessa a scegliere il più adatto. Il primo consiglio è
quello di optare sempre per nuance color pastello se ci si sposa in
primavera, colori sul beige e il marrone per i matrimoni d'autunno e
inverno.
Su un viso lungo, Paola consiglia di intervenire sul mento, dando un
colore un po‘ più scuro in modo da ridurre la lunghezza del viso e donare
una forma tendente al tondo. Sugli zigomi è consigliabile applicare fard
che vada verso l‘esterno. Sul naso si andrà ad applicare invece del
correttore o un fondotinta un po‘ più scuro. Ciò che è fondamentale è
mettere in asse l‘occhio, dare il colore giusto a seconda che sia grande,
piccolo o allungato, dare dei punti-luce sull‘arcata sopracciliare.
Su un viso tondo, i ritocchi sono minimi. Se
è un viso paffuto si scuriscono le guance
col fard; su un occhio con la palpebra molto
bassa è preferibile un trucco scuro, in modo
da farlo rientrare leggermente, e mai dei
punti-luce. Quindi sempre colori caldi, matti
e mai perlati.
Oltre al trucco sul viso, Paola offre la
possibilità di coprire eventuali macchie
come couperose, macchie solari, e
addirittura tatuaggi con la tecnica
―camouflage‖. Il centro estetico ―Beauté‖,
infine, offre anche la possibilità di
partecipare a lezioni di make-up.
Bomboniere semplici, sobrie ed eleganti; aziende selezionate e campionari aggiornati ogni anno; esperienza e professionalità al servizio dei clienti: questa
è la formula vincente, utilizzata, da oltre venti anni, da Loredana e Daniela Ragosta, nel loro negozio di Via Premuda 20, a Lecce per donare un prodotto di
qualità, meritevole di contrassegnare ogni appuntamento importante della vita . Donne del Sud le ha incontrate per saperne di più.
C‘è una domanda che mi piace porre prima delle altre quando si parla di preparativi per il matrimonio: i futuri sposi vengono insieme a scegliere le
bomboniere?
Non esiste una regola fissa, può venire la fidanzata con la mamma e poi possono venire gli sposi ma al 78% è la coppia a fare il primo sopralluogo e a
scegliere le bomboniere, solo in un secondo momento si fanno accompagnare dai genitori per una conferma di quello che hanno scelto.
Quali sono gli oggetti più venduti? Esiste una tipologia di bomboniera che va più di moda negli ultimi anni o per questo articolo si tende al tradizionale?
Abbiamo fatto il campionario a gennaio del 2009, a dicembre lo cambieremo seguendo gli aggiornamenti delle aziende. Nel nostro negozio trattiamo solo
marchi selezionati come Carlo Pignatelli, Coveri e Claraluna, aziende che seguono le tendenze e che rinnovano annualmente i loro prodotti.
Con Claraluna, marchio che trattiamo in esclusiva su Lecce da ormai otto
anni, si è creata una stretta ed importante collaborazione, perché è
un‘azienda leader nel settore, in quanto nasce prima di tutto come
azienda di bomboniere e in secondo luogo si occupa di oggettistica;
inoltre cura la sposa in ogni suo particolare ( negli ultimi anni sono nati
anche i vestiti da sposa) e provvede anche alle partecipazioni, che regala
agli sposi, in modo che possano avere tutto firmato e in un unico stile…..
perché oggi è la firma che conta, no?
Se invece i futuri sposi optano per Coveri o Pignatelli possono valutare se
affidarsi alla nostra esperienza ventennale o se rivolgersi ad una
tipografia.
I materiali classici utilizzati per le bomboniere sono cristallo, argento e
vetro di Murano, ultimamente ci sono richieste di altro tipo?
Di solito si privilegia il cristallo, ma non tanto quanto avveniva negli anni
passati. Anche il vetro di Murano personalmente lo trovo un po‘ classico
anche se le aziende lo rimodernano, seguendo la tendenza nelle forme e
nei colori.
LE BOMBONIERE CON RAGOSTA KARATI
a cura di Cristiana Cota
Quest‘anno per esempio è andato il glicine nell‘abbigliamento, quindi le aziende hanno presentato gli articoli in Murano di questa tinta; secondo me è un
colore bellissimo però… non viene scelto da tutti. Lo stesso accade per l‘argento, che non è più tra i materiali favoriti: direi che oggi va la bomboniera
sobria, in qualsiasi materiale, in qualsiasi forma purché sia semplice e sobria. La bomboniera deve essere scelta con gusto, deve essere selezionata, bella
e sobria, in un‘ unica parola elegante.
Vi occupate anche della confezione e dei confetti ?
Si, ci occupiamo personalmente della cura e della confezione sia della bomboniera sia del segnaposto. Scegliamo la confezione della bomboniera a
seconda dell‘oggetto, dei colori, dello stile e ovviamente del gusto della sposa che è fondamentale, perché è lei la regina della cerimonia.
La nostra guida è la semplicità perché è eleganza.
Quali sono i tempi necessari affinché sia tutto pronto il giorno del matrimonio?
Noi consigliamo agli sposi di venire circa quattro- cinque mesi prima, anche perché noi non lavoriamo con aziende locali: fatto l‘ordine è necessario
aspettare i tempi di produzione e di spedizione e soprattutto controllare che la merce che ci arriva sia perfetta, senza neanche un ―difettuccio‖.
Come ci si regola con il numero delle bomboniere? Si scelgono prima gli articoli, poi si prenota approssimativamente un quantità o si aspetta di sapere il
numero definitivo dopo la conferma degli invitati?
Gli sposi stilano l‘elenco degli invitati nel momento in cui prenotano il ristorante, cosa che avviene un anno prima; una volta che tu hai fatto questo lavoro
ordini le bomboniere. Dal momento che la bomboniera viene consegnata ad ogni nucleo familiare e non ad ogni persona, si sa sempre il numero esatto;
solo nel caso di una coppia di fidanzati consigliamo la doppia bomboniera.
Si scelgono diversi tipi di bomboniera? Diversa per i testimoni o per coloro che
non partecipano al ricevimento?
Questo è a discrezione degli sposi. Può accadere di non invitare al ricevimento
qualcuno che non è legato strettamente alla famiglia ma verso il quale ci
sentiamo obbligati, in questo caso si manda una bomboniera.
Ai testimoni viene data una bomboniera completamente diversa; se sono una
coppia consigliamo un oggetto per la casa, se sono single suggeriamo degli
oggetti personali.
Esistono usanze o tradizioni tipiche del Salento?
Qui da noi si usa mettere sul cartoncino della bomboniera prima il nome dello
sposo e poi quello della sposa, ma è assolutamente sbagliato! Per galateo, il
nome di lei deve precedere quello di lui…Possiamo trovare queste indicazioni
anche se sfogliamo il ―Galateo della Sposa‖, consultabile su internet, dove si
dice, tra l‘altro, che la sposa va a sinistra e lo sposo a destra.
Attirata da una fotografia all‘interno del negozio di Via Leuca a Lecce,
―PROFOTO LATINO‖, decido di incontrare il titolare dello studio fotografico,
Diego Latino, per parlare del suo lavoro e soddisfare la mia curiosità sui servizi
fotografici agli sposi.
Ecco cosa ha raccontato a Donne del Sud.
La prima cosa che vorrei chiederti è se di solito i futuri sposi vengono insieme
per decidere il servizio fotografico, o se è solo uno di loro ad interessarsi di
questo aspetto della cerimonia.
―Devo dire che negli ultimi anni è cambiata la situazione lavorativa delle coppie.
Spesso uno dei due lavora fuori, per lo più gli uomini, di conseguenza sono le
donne a sondare i vari studi fotografici per farsi un‘idea. Poi però, nel momento
in cui scelgono il fotografo, vengono insieme e ci mettiamo d‘accordo sul
servizio. In provincia invece c‘è l‘usanza che siano la mamma o la suocera ad
accompagnare la futura sposa.‖.
Quali sono le richieste ricorrenti? Oltre al book della cerimonia ti chiedono
cartoline, calendari o altro materiale?
―In genere, per i matrimoni, non sono richiesti altri servizi oltre all‘album. Negli
ultimi anni l‘80% preferisce però un foto- libro, un genere che non è quello
tradizionale dell‘album ma una composizione grafica realizzata al computer, che
viene stampata e rilegata come un vero libro.
Rispetto all‘album tradizionale, che cominciava con un primo piano della sposa,
il foto-libro si apre con i due sposi nei giorni precedenti al matrimonio. Poi
seguono gli scatti e il video dei preparativi, poi quelli in chiesa, ecc.‖.
Ci sono differenze tra l‘atteggiamento della sposa e dello sposo, del tipo lui un
po‘ orso che non vuole farsi fotografare e lei più vanitosa?
―In apparenza lo sposo sembra più restio al servizio fotografico, in genere ti
dice di fargli meno foto. Poi però, quando guarda il prodotto finito rimane male
per tutti gli scatti fatti alla sposa… Per esempio, fino a poco tempo fa ci
chiedevano di fotografare solo la sposa durante i preparativi, mentre adesso ci
chiedono di filmare e fotografare anche lo sposo. Mi sembra che si stiano
sempre più attenuando le differenze, però rimane il fatto che il 30% delle foto
riguardano la sposa‖.
Di solito proponi un servizio standard o cerchi di capire le esigenze di
ogni coppia e ne parli con loro?
―I matrimoni si svolgono tutti nella stessa maniera, il rito è sempre
quello e le foto vengono fatte in momenti determinati: a casa della
sposa durante i preparativi, in chiesa durante lo scambio delle fedi …
Molti anni fa si usava scattare anche durante la comunione, ma ora si
presta più attenzione all‘atto in cui gli sposi firmano il contratto
matrimoniale. Poi ci sono le foto insieme ai testimoni, ai paggetti e
damigelle e con i gruppi di famiglia, infine quelle del ricevimento con i
diversi gruppi ai tavoli, i balli ecc.‖.
Per questo tipo di servizi usi il digitale o la macchina fotografica
tradizionale può dare ancora qualcosa?
―Utilizzo elusivamente il digitale. Tutto ciò che veniva fatto con la
macchina tradizionale si fa anche con il digitale, poi per gli occhi
allenati si vede la differenza…‖.
LE FOTO CON PROFOTO LATINO
a cura di Cristiana Cota
―No, l‘incubo dei fotografi sono i preti… ( ride). Scattare una foto
in chiesa è come farlo in una casa, non richiede particolari
attenzioni. Il problema è che i preti non ti consentono di utilizzare
le luci per i filmati e, a volte, bisogna lottare anche per l‘uso di un
faretto. Questo avviene perché ritengono che le luci disturbino la
concentrazione degli sposi durante la cerimonia. Comunque gli
scatti in chiesa costituiscono solo il 20% del lavoro complessivo‖.
…E poi la lunga attesa degli sposi rapiti dal fotografo… Hai dei
luoghi privilegiati dove realizzare il book?
―A me piace particolarmente il centro storico di Lecce, che
permette di utilizzare diversi scenari, ma il luogo che viene scelto
dagli sposi spesso è lontano sia dalla chiesa sia dal locale in cui si
terrà il ricevimento. Questa è uno dei motivi dell‘attesa da parte
degli invitati, che puntualmente danno la colpa al fotografo…‖.
Qual è l‘esperienza più strana che ti è capitata da quando fai il
fotografo?
―Fammi pensare… molti anni fa, all‘interno del ristorante, uscendo
dal bagno, la madre dello sposo ha trovato la sposa con il
testimone; hanno fatto suonare la marcia funebre..‖.
Stai scherzando, vero? Com‘è finita, matrimonio annullato?
―No, è successo veramente. Dopo un po‘ di agitazione e
confusione, la situazione si è calmata e tutti hanno fatto finta di
niente. Naturalmente, poi, anche cadute e gambe spezzate durante
il ricevimento e i balli sono di routine…‖.
Puoi dirmi se c‘è un‘usanza, una tradizione tipicamente salentina
che riguarda gli sposi?
―L‘usanza tipica è quella di buttare il riso con le caramelle, ma nella
zona di Galatone e Aradeo, per esempio, si usa la pasta
accompagnata da monete. Possono però capitare anche
combinazioni diverse. In questi casi è divertente vedere i bambini
che si buttano a terra per raccogliere monete o caramelle e le
mamme che li sgridano perché si stanno sporcando il vestito
nuovo. I bambini, durante i matrimoni, sono i più divertenti, i più
spontanei…‖.
C‘è molta concorrenza in questo ambiente?
―Sì, c‘è concorrenza, come del resto in tutti i campi, ma il matrimonio è una bella
industria. La concorrenza si affronta cercando di proporre sempre un qualcosa in
più, di diverso, di originale, più competitivo a livello di costo e di qualità. Capita
di offrire oltre al servizio – ma non è il mio caso - le partecipazioni, i menu con
la foto… tutti elementi che alla fine non comportano un costo elevato per chi lo
realizza, però semplificano l‘organizzazione del matrimonio‖.
Hai la fortuna di lavorare con persone che vivono un momento molto felice.
Dimmi la verità, è sempre così come appare o hai visto novelli sposi litigare per
una posa?
―Capita, ma più che ad un litigio tra gli sposi mi è capitato di assistere a
battibecchi tra le due famiglie. Nel ristorante vengono divisi in due parti, la destra
per gli invitati della sposa e la sinistra per lo sposo, o viceversa: può capitare di
vedere scambi di occhiate o la pura indifferenza. Naturalmente stiamo parlando
di casi eccezionali, quando il matrimonio non è ben visto dalle famiglie‖.
Se dovessi dare un consiglio ad una coppia che sta per sposarsi, cosa diresti
riguardo al servizio fotografico?
―Di non scegliere in base al costo, ma di assecondare il proprio gusto,
determinante nella lavorazione del servizio. Anche perché è un prodotto che
rimarrà nel tempo: quindi consiglio di non fermarsi alle prime proposte da parte
dei fotografi, ma di informarsi e scegliere con calma e poi, naturalmente, di
sposarsi‖.
Bisogna innanzitutto ricordare che, se imprevisti e confusione possono essere accettati e, anzi, il più delle volte ben visti durante il ricevimento finale, per
la riuscita della cerimonia, in chiesa o in comune che sia, è importante organizzarsi molto tempo prima affinché tutto proceda per il verso giusto: per
andare sul sicuro sarebbe meglio affidarsi ai consigli del musicista ingaggiato o alla tradizione, che in certe occasioni rimane la miglior soluzione…non
scegliere il musicista all‘ultimo momento è fondamentale, sarebbe meglio prenotarne uno almeno cinque mesi prima delle nozze, per avere la possibilità di
concordare insieme a lui tutti i particolari necessari! Proprio per questo chiunque si scelga, è importante ricordarlo, non deve essere un dilettante, ma una
persona con una notevole esperienza nel settore.
Il discorso ― Se suonano i miei amici non professionisti non li pago‖!! può rivelarsi una pericolosa trappola: per non ricevere cattive sorprese, è
fondamentale informarsi dettagliatamente sul funzionamento della SIAE!
Un ingrediente considerato necessario per la riuscita di
un matrimonio, fondamentale per coinvolgere gli invitati
e farli sentire a proprio agio, sia durante la cerimonia, sia
durante il ricevimento è la musica. Dario Marti, musicista
da molti anni e chitarra creativa degli Avleddha e
Marilena Longo, cantante che spazia dalla musica
leggera a quella cubana, autrice del famoso Vivi del
Salento Showcase dei Sud Sound System, avvezzi ad
esibirsi spesso durante i matrimoni salentini,
sostengono che la musica è l‘anima di queste feste e che
un bravo musicista deve essere in grado di captare i
desideri degli invitati, attraversando diversi generi per
accontentare tutte le personalità presenti e per rendere
l‘atmosfera coinvolgente.
LA MUSICA
CON DARIO MARTI E MARILENA
LONGO
a cura di Daniela Varola
Scegliere i CD o gli Mp3, inoltre, non è sempre la soluzione migliore perchè la filodiffusione
del locale potrebbe non essere buona, ed il cd non in grado di improvvisare, né tanto meno
di adeguarsi autonomamente al cambiare dell‘atmosfera e della situazione,
Durante la cerimonia ci si può ― affidare‖ a diverse tipologie di musicisti.
In chiesa, solitamente, ci si rivolge ad un professionista oppure ad un musicista messo a
disposizione direttamente dalla parrocchia, un parrocchiano o un sacerdote. In Comune,
invece, questa seconda opzione è più rara, ma non è detto che nei municipi meglio
organizzati non vi sia la stessa possibilità.
Le chiese più all‘avanguardia, inoltre, mettono a disposizione il coro parrocchiale, una
scelta sempre felice e di sicuro effetto, dato che chi ne fa parte, pur non essendo diplomato
al conservatorio, dimostra spesso di possedere una notevole esperienza nel campo.
E‘ importante anche cercare di adeguare la musica ai diversi momenti della cerimonia: un
sottofondo tranquillo in attesa dell‘arrivo della sposa; l‘ingresso, trionfale o dolce, a
seconda della personalità di entrambi gli sposi; lo scambio degli anelli, l‘offertorio e la
consacrazione caratterizzati nuovamente da un sottofondo più soft; la comunione,
moderatamente ―briosa‖. Infine l‘apoteosi, l‘uscita degli sposi sulle note dell‘immancabile
Marcia Nuziale di Felix Mendelssohn-Bartholdy.
In chiesa è sicuramente l‘organo lo strumento più adatto: solitamente di facile reperibilità,
non si avrà difficoltà a trovare un bravo suonatore d‘organo (sfatando il mito che basta
mettere un pianista all‘organo per ottenere il miglior risultato!). Una soluzione di sicuro
effetto è il violino, lo strumento musicale che più di tutti ha la capacità di commuovere chi
lo ascolta (ma attenzione, anche di far piangere!). Più raro, ma decisamente di grande
intensità, è l‘utilizzo dell‘arpa che, grazie al suo timbro delicato e soave, è particolarmente
adatta all‘occasione.
Per i più sofisticati, per quanti sognano un matrimonio in grande stile, il suggerimento è
quello di affidarsi alle combinazioni di archi e fiati: il duo (violino e violoncello), i trii (due
violini e un violoncello o violino, violoncello, flauto) o addirittura il quartetto (due violini,
una viola e un violoncello), una raffinatezza che colpisce non soltanto l‘udito, ma anche la
vista.
E se in chiesa l‘organo, il violino, l‘arpa etc. sono gli strumenti più in sintonia con la cerimonia religiosa, durante il ricevimento dipende dai gusti personali
degli sposi e dunque potrebbe esserci la tastiera elettronica con il sax, la chitarra con la voce e diverse altre combinazioni strumentali che dipendono,
appunto, da scelte individuali. Alcuni, ad esempio, preferiscono un‘atmosfera più leggera durante la prima parte della serata, per evitare che sonorità troppo
alte disturbino la convivialità della cena, magari proseguendo la festa ascoltando musica leggera e pop, e ballando con il rock. L‘importante è che la musica
ci sia perché, liberando le emozioni, rende gli invitati più liberi e disinvolti. Tutti i particolari dell‘organizzazione musicale sono quindi importanti per l‘effetto
finale, per stupire parenti ed amici, per far sì che il giorno che ancora da molte è considerato ― il più importante della vita‖ resti indimenticabile.
Se vi piace dare un valore alle cose che vi circondano e desiderate rivedere un po‘ di voi
stessi, dei vostri gusti, della vostra personalità che possa parlare anche agli altri , non
solo direttamente attraverso la vostra persona ma anche per mezzo della vostra
abitazione, è necessario fare una ricerca accurata di materiali, forme, colori, sensazioni.
Bisognerebbe pensare ad una casa oltre al semplice valore pratico che le si può
attribuire. Per aprire la mente in tal senso, credo si dovrebbe immaginarla come il posto
dove accogliere le persone che più amate. Quindi questo articolo è dedicato a coloro
che abbracciano tale prospettiva e che magari cominciano adesso una nuova vita
assieme. Dopo la premessa fatta e per celebrare questa occasione, abbiamo scelto
diciamo un posto davvero unico nel suo genere, sia perchè presente sul territorio
nazionale con solo tre esclusivi punti vendita, uno a Milano, il secondo a Trento e l‘altro
a Lecce, mentre nel resto del mondo a Keerbergen in Belgio, a Parigi, New York e ad
Auckland in Nuova Zelanda. La società ha però sede fisica a Costamasnaga in provincia
di Lecco, ed è uno dei settori facenti parte del gruppo Limonta, colosso nato nel 1893,
tra le prime aziende mondiali esperte del settore tessile. Comprende sei divisioni:
Limonta Fabrics, Limon Interior, Limonta Domus, Limonta Wall, Limonta Contract e
infine proprio Society che è l‘area che si occupa della rifinitura e distribuzione dei
prodotti finiti. La nostra intervista ha avuto luogo per ovvie ragioni nella splendida
cornice di Palazzo Andretta, sito in via degli Ammirati, grazie alla gentile attenzione
offertaci dalla proprietaria del punto vendita, la signora Epifani, e suo figlio, che mi
hanno dato alcune delucidazioni su cosa Society sia e cosa la differenzia da uno dei
tanti rivenditori del settore arredamento. Prima di tutta ci tengono a precisare che la
base della filosofia di Society sta nella massima ―home dressing passion‖, alla lettera
―passione di vestire la casa‖.
L’ARREDAMENTO CON
SOCIETY
a cura di Maria Grazia Gallù
Nessuno sarà mai uguale all‘altro assicurandone l‘unicità a colui che sceglie di fare questo investimento. Ovunque lino lavato e froissè, cotone tessuto con
filo super 110, nato per la camiceria. Voile di cotone ancora più impalpabile. Seta e seta – lino per dare la confortevole sensazione del lino e la lucentezza
glamourous della seta. Lana per coperte in lana cotta e mohair tinto in capo dai colori coordinati alle lenzuola, garza di lino per la freschezza del letto
d‘estate. Ramiè, tessuto giò impiegato nell‘antico Egitto per la sua preziosità e robustezza ed ora reso leggerissimo voilè. Un‘altra attenzione ci tende a
sottolineare la Signora Epifani, dedicata al tema ambientale, ambito nel quale la Limonta può rappresentare un riferimento per l'intero comparto. È recente la
riprova di un rinnovato impegno in questo campo, con l'ottenimento della certificazione Iso 14001 in materia di comportamenti ecologicamente corretti. Tanta
gente, anche molto famosa, sceglie di non rinunciare a questa prerogativa, e la prova sta nel fatto delle richieste d‘ordini, viste con i miei occhi, provenienti
da tutto il mondo, che permettono allo stesso punto vendita di tenere un‘accurata selezione fissa di affezionati che tengono a non rinunciare alla
compresenza di estremo gusto con estrema qualità.
Society difatti esalta la sensibilità per il bello per
mezzo di un imperativo che la stessa si è
imposta: la nobilitazione del tessile. Il punto
vendita presenta numerosissimi capi adatti
all‘arredamento di elevato standard dei materiali
impiegati che rendono possibile un versalità ed
uso del medesimo prodotto per svariate funzioni.
In generale potremmo dire che la linea distingue
e produce per sei ambienti diversi: bedroom,
living, kitchen, bathroom e accessori.
Facendo un giro nel negozio e soffermandosi
con sguardo attento su ciò che ci circonda
noteremo prima di tutto lo studio dei colori
impiegati, che tendono a rilassare l‘ occhio e
l‘animo grazie all‘ impiego di tinte pastello con
un forte richiamo alle tonalità provenzali, e
seducendo il tatto nello sfiorare ad esempio una
tovaglia o una coperta, sapientemente
posizionate nel punto vendita, perchè astuta è
anche l‘impostazione di tutto il negozio, studiata
per trasmettere una sensazione di raccoglimento
e calore al cliente. Nulla è lasciato al caso. Ogni
pezzo è un prodotto singolo .
―Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone‖ diceva lo
scrittore statunitense John Steinbeck. Viaggiare è una, se non l‘attività a mio parere
più affascinante e arricchente in assoluto. Oggi giorno quasi tutti hanno voglia di
farlo. Le possibilità d‘itinerari sono infinite, in accordo coi nostri tempi vitali e
possibilità economiche. Se volessimo e potessimo, potremmo puntare il dito su una
mappa immaginaria scegliendo una meta, e in qualsiasi parte dell‘emisfero stessimo
indicando, siate sicuri che la potente macchina dell‘industria turistica arriverebbe,
mettendosi subito all‘erta nell‘organizzarvi il l'itinerario ―giusto per voi‖. Ma,
diciamocela tutta, il viaggio vero, però, resta quello che scopre nuovi sentieri e lascia
un segno indelebile dentro chi lo compie. E questo è privilegio per pochi. In tal
senso, ho fatto una piacevole chiacchierata con i proprietari dell‘agenzia Santamaria
Viaggi: Carlo Cinotti, che si occupa di biglietteria e viaggi, Elisabetta Perrone
direttore tecnico e consulente viaggi e Maria Stella Monittola addetta
all‘amministrazione. La conversazione si è svolta in un clima direi amichevole e
distensivo fra me, Elisabetta e Maria Stella.
L‘agenzia dall‘esterno ha un aspetto maestoso e signorile, e
quasi hai un po‘ di timore ad entrarci credendo di trovarti di
fronte ―snob del viaggio‖, ed invece sono persone davvero alla
mano, sempre sorridenti e che lavorano assiduamente (sono
aperti tutti i giorni anche il sabato e se la clientela lo esige
anche in orario di chiusura agenzia previo appuntamento).
Molto attenti all'aspetto umano di questo lavoro, non
abbandonano mai il viaggiatore, al di là del checkin o di un
imbarco a bordo di una nave da crociera, credo ciò dipenda
soprattutto da come la loro attività sia nata e da loro sia stata
incrementata nel corso degli anni.
Ad esempio Elisabetta ha un'esperienza ventennale nel settore
turistico, avendo lavorato per dieci anni a Milano in un
importante Tour Operator ed in una grossa agenzia specializzata
in bussiness travel, Carlo ha un‘esperienza trentennale nel
settore, mentre Maria Stella ha alle spalle un'esperienza
ventennale amministrativa . Le coincidenze li hanno portati a
incontrarsi e a lavorare come dipendenti presso la Santamaria
Viaggi (all'epoca agenzia del gruppo Semeraro) ed in seguito
alla decisione del gruppo Semeraro di vendere l'attività, l‘hanno
acquistata con il proposito di portare avanti l‘intera macchina,
non ribaltando il tutto alla radice, ma semplicemente fornendogli
un restyling e puntando su un ottimo rapporto qualità - prezzo,
cercando collaborazioni con grossi nomi del settore e
specializzandosi sull'organizzazione di viaggi di un certo livello.
Certamente è stata un scelta azzardata, scelta però premiata dai
clienti perchè, nonostante i tempi attuali di recessione, hanno
già prenotato per l‘anno prossimo.
La loro clientela è vasta, soprattutto facente parte della zona di
Lecce e provincia, ma anche proveniente da Bari e fuori dalla
Puglia. La loro migliore pubblicità è il passaparola dei clienti
entusiasti del viaggio effettuato.
IL VIAGGIO DI NOZZE CON SANTAMARIA VIAGGI
a cura di Maria Grazia Gallù
Ultimamente stanno anche cercando di incentivare l‘uso di internet mediante offerte scovabili
e usufruibili unicamente tramite la loro pagina ( www.santamariatravel.com ) dove si possono
trovare proposte per tutti i gusti e per tutte le tasche. La Santamaria Viaggi da grande
attenzione agli sposi, perchè come dice Maria Stella, il viaggio che non si dimentica è quello
di nozze, poichè in seguito gli impegni famigliari potrebbero non permettere lunghi
spostamenti. Quindi sicuramente almeno per una volta nella vita e soprattutto in occasione di
un grande evento come quello del matrimonio non conviene attaccarsi al centesimo, ma
godersela appieno. La Santamaria viaggi invita gli sposi ad aprire la Lista nozze presso la sua
agenzia dove amici e parenti potranno versare la quota regalo (per chi risiede fuori Lecce
anche mezzo bonifico bancario ) che aiuterà gli sposi a realizzare "il viaggio dei propri sogni";
a questo proposito è stata predisposta un'apposita broscure dove verranno raccolti tutti i
messaggi augurali dedicati agli sposi, che verrà loro consegnata a ricordo di quanti hanno
partecipato al loro matrimonio. Le mete più ambite e gettonate dagli sposi vanno dalle
classiche isole tropicali: Caraibi, Polinesia, Mauritius, Maldive, Seichelles, paradisi ambientali
da vedere con la persona del cuore , al viaggio costruito su misura "tailor made".
In occasione di questa intervista, inaspettatamente l‘agenzia mi mette al
corrente che regalerà solo ai nostri lettori, che comunicheranno la fonte, dei
buoni sconto che partono da 100 euro a coppia per il corto raggio (Sharm,
Spagna, Tunisia etc.) e su tutte le crociere prenotate entro il 31 dicembre
2009, sconti che potrebbero arrivare fino ad un massimo di 300 euro a
coppia per il lungo raggio (Caraibi, Polinesia, Maldive etc.).
Inoltre, sul sito , si sta adibendo una sezione completamente dedicata alle
foto degli sposi dove chi lo vorrà potrà vedere pubblicate le foto più belle
del viaggio di nozze. Per ultimo mi sono tolta una curiosità: ho chiesto se
viaggiassero molto, visto che sicuramente per le mani avranno delle offerte
succulente. E contrariamente a tutte le mie aspettative m‘hanno detto che
quando tutti sono in partenza, loro son lì a lavorare sodo, mentre
compatibilmente agli impegni famigliari, viaggiano quando gli altri sono a
lavorare. Non è incredibile? Ed io che m‘immaginavo che metà dell‘anno
fossero a prendere il sole! Vi consiglio la Santamaria Viaggi, perchè ho
trovato in loro alta professionalità, cordialità e soprattutto offerte
vantaggiose.
Provare per credere!
Realizzare un matrimonio da favola si può…
I costi della cerimonia nuziale, gli abiti per la sposa e per lo sposo, il
fotografo professionista, il viaggio di nozze, le bomboniere, gli inviti, i
mobili e l'arredamento della nuova casa: sono solo alcune delle spese cui
inevitabilmente gli sposi e le loro famiglie devono far fronte per celebrare
nella maniera giusta un evento così importante.
Un evento sicuramente felice, ma che comporta spesso una spesa
economica non indifferente e difficilmente affrontabile senza l‘aiuto di
genitori e parenti, ma non solo.
Per questo motivo Donne del Sud ha incontrato Gianluca Totaro, titolare
dell‘agenzia Globalfin di Lecce, affiliata Midas. A lui abbiamo chiesto che
tipo di soluzioni offre attualmente il mercato in riferimento ai finanziamenti
ideati per le giovani coppie che intendano sposarsi.
―Sono attualmente disponibili sul mercato soluzioni di prestito
esplicitamente ideate per finanziare tutte le spese associate al matrimonio,
comunemente note con le espressioni finanziamenti sposi o finanziamenti
matrimonio. – introduce il Sig. Totaro - Il ricorso ai finanziamenti per il
matrimonio permette agli sposi di pagare ratealmente le spese associabili
all'organizzazione ed alla preparazione della cerimonia nuziale e si rivela
spesso più conveniente rispetto all'accensione di tanti prestiti di minore
entità.‖
―Molte giovani coppie – continua il Sig. Totaro - si rivolgono a noi senza
avere un contratto a tempo indeterminato, cosa ormai molto comune, e il
nostro compito è quello di cercare una soluzione di finanziamento
più adatta tra i tantissimi prodotti che abbiamo in portfolio.‖
Per informazioni rivolgersi a:
Sig. Gianluca Totaro c/o Globalfin (affiliata Midas)
Piazzatta Verdi – 73100 – Lecce
0832/245480
Ma vediamo nello specifico di cosa si tratta: ―Esistono attualmente
prodotti legati ai contratti atipici, conosciuti come ―mutui lavoratori
atipici‖ o anche ―mutui giovani coppie‖: spesso la soluzione è quella
di affiancare alla firma di un giovane una seconda firma di un
garante, generalmente un genitore o un nonno, che abbia i requisiti
per contrarre un prestito (contratto a tempo indeterminato,
dipendente o autonomo). Alcuni di questi prodotti legati a contratti
atipici garantiscono anche, nell‘ipotesi di problemi economici, la
possibilità si sospendere il pagamento di 5/6 rate per una giusta
causa (perdita di lavoro) e di riprendere il pagamento appena
possibile.‖
Certamente il cambiamento del mercato del lavoro ha avuto un ruolo
fondamentale nella crescita dei prodotti relativi a questo tipo di
finanziamenti: ―Il problema più ricorrente è al primo posto, senza
dubbio, il lavoro: la mancanza di certezza di uno stipendio sicuro su
cui contare per il futuro della famiglia (lavoro precario o a tempo
determinato) mette i giovani in angoscia e quindi nella condizione di
non poter sognare per il futuro. L‘autonomia è legata alla certezza
del lavoro, sempre più precario. Naturalmente per una coppia che
intende sposarsi e acquistare casa questi problemi rappresentano
uno forte freno.‖
―Noi di Midas – conclude Gianluca Totaro - abbiamo a cuore questo
tipo di problemi e, potendo contare su numerose convenzioni con
molti istituti bancari di tutta Italia, garantiamo una consulenza a tutto
tondo sui prodotti offerti dalle banche. Studiamo insieme al cliente il
modo migliore per affrontare al meglio un passo importante come il
matrimonio e la nascita di una nuova famiglia. Essendo uno dei
momenti più belli e più importanti della vita si desidera, certamente,
renderlo indimenticabile.‖
IL DENARO
CON GLOBALFIN
a cura di Laura Caretto
Mari com‘è stato iniziare questa professione ?
Sinceramente non facile, sia per quanto riguarda reperire le aziende che
sinceramente quando proponevo una collaborazione mi guardavano un po‘
titubanti, che per gli sposi abituati a organizzare il tutto in famiglia.
Quanto la pubblicità ti ha aiutato a crescere?
La migliore pubblicità si sa è sempre stato il passa parola, lavorare bene
per raccogliere buoni frutti.
In cosa consiste praticamente il servizio che tu offri? Il sevizio che offro è a
360 gradi. offriamo la soluzione a tutti i problemi con una gamma
infinita di servizi dalla scelta della Chiesa al viaggio di nozze, dal
Catering all'animazione, dagli addobbi floreali alle magnifiche auto,
senza trascurare alcun dettaglio e rendendo il ricordo delle nozze un
evento indelebile per gli sposi e i suoi invitati.
Quanto tempo occorre per organizzare l‘intero matrimonio?
Solo due incontri, perché comodamente seduti in ufficio possiamo
visionare ben quaranta strutture differenti e verificarne la disponibilità.
Tu presenzi ai matrimoni o ti limiti solo ad organizzare?
Ultimamente ho serie difficoltà a duplicarmi…sai ho delle collaboratrici
valide ed efficienti ma è ovvio che devo supervisionare tutto, sono io che in
realtà consiglio e seguo gli sposi.
Quanto conta è capire la personalità degli sposi?
E‘ essenziale, l‘intera cerimonia altro non è che l‘interpretazione di un
sogno e il riflesso della loro personalità.
Quanto costa affidarsi alla tua agenzia?
La nostra consulenza è completamente gratuita.
Un consigli ai futuri sposi?
Non rischiate brutte sorprese, il giorno del matrimonio è uno in tutta la vita,
almeno ci si augura. Affidatevi a chi è in grado di garantire
un‘organizzazione a dir poco impeccabile:
Memories fo life non costa nulla
L’ORGANIZZAZIONE CON
MARI CHIRIATTI
a cura di Tiziana Lezzi
Organizzare un matrimonio tutte da sole si rileva sin dall‘inizio
un‘ardua impresa, chi può aiutarci?
Mari Chiriatti, frizzante titolare della prima agenzia a Lecce per
l‘organizzazione di matrimoni ed eventi: Memories of Lite.
Per informazioni: Mari Chieriatti 339.7836774
e-mail: [email protected]
via Malta 3d Lecce
Ingredienti per 4 persone:5 dozzine di ricci di mare,
mezzo chilo di spaghetti,
aglio,
olio extravergine di oliva,
prezzemolo
Preparazione:Aprirei ricci e serbarne le uova in un piattino,
mettere in una padella sei cucchiai di olio extra vergine di oliva con due spicchi
di aglio, che fare imbiondire in fuoco lento,
togliere gli spicchi imbionditi
mettere nella padella gli spaghetti cotti al dente
mescolare bene,
spegnere la fiamma,
aggiungere le uova dei ricci e, mescolando accuratamente,
servirete con abbondante prezzemolo tritato.
Quanti di noi non hanno un amico, il migliore che ci sia, a quattro
zampe? I nostri amici tutto pelo, infatti, ci amano in maniera
incondizionata ma non hanno grandi pretese: semplicemente
chiedono tanto, tanto amore. É difficile, o addirittura impossibile
resistere ai loro occhioni dolci e a quel musetto simpatico. É
sufficiente accarezzarli per provare immediatamente un‘irrefrenabile
voglia di strapazzarli di coccole. Purtroppo, però, l‘opinione pubblica
è confusa e lacerata fra l‘amore per i cani e la diffidenza nei loro
confronti dopo i tristi casi di cronaca dei bambini feriti dai rottweiler e
della povera turista tedesca sbranata da un branco di cani randagi a
Modica, in Sicilia. La domanda che ci si pone sempre è: perché?
Perché un cane, reputato appunto il migliore amico dell‘uomo, può
arrivare a diventare così tanto feroce e pericoloso?
Ha risposto alle nostre domande Chiara Miggiano, veterinaria presso
un ambulatorio di Otranto: in realtà una risposta vera e propria non
c‘è, bisognerebbe indagare e scoprire realmente cosa è successo in
quel momento intorno al cane. Ciò che di certo bisognerebbe evitare,
spiega ancora l'esperta, è l‘aggregazione di più cani, perché
trovandosi in branco si sentono più forti, ritornano alle origini, a
essere predatori, e un bambino che magari corre davanti a loro
diventa una preda. Ma perché ciò avviene anche nel caso di un
domestico? In tivù sentiamo spesso nominare i nomi di razze
pericolose, come il rottweiler o il pittbull, ma Chiara sostiene che
questo sia ormai un luogo comune: se a mordere è un chihuahua, non
fa certo notizia perché non uccide, però ci sono chihuahua molto più
aggressivi, come anche gli yorkshire. E purtroppo l‘immediata
conseguenza all'attacco di un cane è, ―come sappiamo, il suo
abbattimento, anche se quel cane è stato fino a due minuti prima
l‘animale più docile del mondo‖.
AMICI A QUATTRO ZAMPE:
TANTA GIOIA, MA ANCHE TANTA CURAa cura di Valentina
Sammarruco
Arriva il caldo tanto atteso, ma… occhio ai parassiti!
L‘estate ormai è alle porte e in proposito Chiara ci offre consigli molto utili
per aiutare i nostri amici a quattro zampe a difendersi dai loro più acerrimi
nemici: i parassiti esterni, ovvero pulci e zecche: ―Ma nel Salento abbiamo un
grave problema, perché questa zona è endemica per quanto riguarda la
leishmaniosi, per cui un ulteriore nemico è rappresentato dalla zanzara. E
dato che al momento, purtroppo, non esistono vaccini contro questa terribile
malattia, si consiglia di utilizzare i repellenti. In questo periodo, poi, prima
ancora dell‘estate è necessario usare maggiore attenzione per via delle
spighe di grano secche, i cosiddetti ―forasacchi‖, racconta ancora la
veterinaria: rappresentano un problema molto serio perché hanno
potenzialità migratorie, nel senso che si aprono dei tragitti all‘interno
dell‘animale, per via della forma, e i batteri presenti nel forasacco ledono i
tessuti fino a provocarne il decesso: ―Perciò si consiglia, dopo ogni
passeggiata in campagna o anche in un‘aiuola, di spazzolare per bene il
nostro cane e di controllarlo perfettamente tra le zampe, nelle orecchie, alla
base della coda o anche all‘apice della coda, se ha il pelo lungo.
Perché li abbandoniamo?
Purtroppo la parola ―estate‖ è anche sinonimo di abbandono
degli animali: per strada, nella migliore delle ipotesi. Una
possibile soluzione potrebbe essere quella di insistere molto
sulle campagne di sterilizzazione e di agevolare
economicamente in proposito i proprietari, dato che una
cagnetta non sterilizzata potrebbe andare incontro a
gravidanze indesiderate: indesiderate non per lei, si intende.
Con la conseguenza dell‘abbandono dei cuccioli per strada o
addirittura nei bidoni dei rifiuti!
―Noi veterinari‖, sostiene Chiara, ―andiamo incontro a spese
notevoli, a differenza dei veterinari delle Asl, dal momento che
tutti i farmaci, i fili di sutura, i guanti sterili devono essere
acquistati regolarmente presso rivenditori‖. Spese vive, e
questo significa ovviamente che non si può far pagare al
proprietario una pratica di sterilizzazione 20 euro se se ne sono
spesi 70.
Per ridurre poi ulteriormente anche il fenomeno del
randagismo, oltre a contribuire alle spese delle sterilizzazioni, i
Comuni dovrebbero pensare a convenzioni con i liberi
professionisti, dato che i veterinari delle Asl non riescono
effettivamente a gestire le sterilizzazioni di tutte le cagnette
randagie. Un‘altra soluzione al problema dell‘abbandono
sarebbe quello di fornire più strutture, come le pensioni per gli
animali. Se il padrone di un cane intende andare in vacanza,
può avere il problema di dove collocare il cane: ma se ci
fossero pensioni ben organizzate, gestite da persone che
amano veramente gli animali, il proprietario starebbe
sicuramente più tranquillo. E si potrebbe pensare anche a
spiagge attrezzate in cui sia concesso l‘accesso ai cani,
strutture ovviamente sottoposte a controlli meticolosi.
Episodi poi molto frequenti, racconta ancora la veterinaria,
sono gli avvelenamenti: per fortuna Chiara, una volta, è riuscita
a salvare addirittura tre cani randagi nello stesso giorno.
Somministrazione di medicinali e tante coccole, e poi i tre
cuccioli sono usciti dal suo studio sulle loro zampe: un giorno
da ricordare, decisamente, per una persona che ama davvero
gli animali.
L‘ora dello snack
Gli animali in genere, e soprattutto i cani, adorano gustare i famosi snack, che però a
volte possono essere poco digeribili. E' ad esempio corretto abituarli fin da cuccioli a
gustare il sapore della frutta e degli ortaggi? Secondo Chiara, il cane o il gatto non ha
bisogno di snack, ma solo di un premio quando fa qualcosa di buono. Per esempio, se il
cucciolo fa la pipì casualmente dove noi vogliamo che la faccia, va premiato con un
croccantino un po‘ più appetitoso rispetto a quelli che si utilizzano per il pasto, tipo
l‘osso di pelle. Anche perché, mangiando già croccantini o scatolette, già si nutrono di
fibre e vitamine. E poi gli ossi: giusto dargliene uno ogni tanto, ―perché fa bene ai
denti‖? Pare proprio di no, e il discorso non riguarda solo le ossa di pollo, ma anche
quelle di vitello, ―perché il tessuto osseo non è digeribile, pian piano si compatta e può
creare un blocco intestinale, uccidendo addirittura l'animale‖.
Il nome "bocca di leone" deriva dalla articolare
forma del fiore, che ricorda una bocca,
sembrano labbra carnose, simbolo della
passione.
Ma è anche fiore del capriccio perchè nel
medioevo le ragazze si ornavano i capelli con
esso per rifiutare i corteggiatori indesiderati.
Per questo il suo significato è alla bocca di
leone è l'indifferenza ed il disinteresse.
Consigli per la coltivazione e la cura delle bocche di leone:
si possono coltivare in vaso o in giardino;
prediligono terreno soffice, umido e ben drenato;
amano il sole;
vanno innaffiati quando il terreno è asciutto;
dopo la semina vanno concimati.
Le bocche di leone o bocche di lupo sono fiori profumati e
molto colorati, sbocciano a giugno fino a fine autunno.
Nasce un’importante collaborazione tra Donne del Sud e l’Azienda Asl.
L’importanza della conoscenza delle strutture del nostro territorio e i loro
servizi è essenziale. Come essenziale è la conoscenza dei nostri stessi
medici, sempre a disposizione per rispondere alle domande delle nostre
lettrici, per il prossimo numero con la dott.ssa Giausa, abbiamo
incontrato il dott. Della Bona, il dott. Scardia, il dott. Di Giorgio e il dott.
Licci, e trattato argomenti di loro competenza.
Siamo fermamente convinte che:
La BUONA SANITA’ è anche al Sud!
vuoi raccontare una tua esperienza?
ti occorre saperne di più su un servizio?
ti occorre un recapito telefonico, un indirizzo?
un chiarimento su un argomento in particolare?
invia a [email protected]
i medici Asl saranno lieti di risponderti
tramite Donne del Sud
Donne del Sud
ha istituito
il Premio all’Impegno
“Buona Sanità”
segnala chi secondo te si è distinto
con il suo operato, disponibilità e umanità
invia a [email protected]
Anno II n° 4
del Reg. della Stampa di Lecce n°977 il 23-11-2007
www.donnedelsud.splinder.com
e-mail [email protected] cell. 320 3858016
sede via L. Sinisgalli 6 Lecce
Rivista Solidale
di Arte, Moda, Eventi, Attualità a cura
dell’Ass. di Volontariato “Donne del Sud”
Agosto - Settembre 2009
Presidente Marika Grasso
Editore Tiziana Lezzi
Direttore Responsabile Leda Cesari
Donne del Sud, un’idea, un desiderio, un progetto che si concretizza per dar voce, spazio e speranza a tutte le donne che
vorrebbero trasformare le proprie aspirazioni in realtà evitando che il loro essere artistico finisca nel cassetto dei sogni,
soprattutto a causa della nostra collocazione geografica, o che peggio ancora rimanga chiuso tra le strette mura
domestiche
Donne del Sud è dedita promuovere e sostenere progetti solidali come:
• Quel giocattolo perduto
• Il Centro accademico di Promozione e Formazione ModArte
• Moda Solidale
• Redazione Aperta
Donne del Sud , si sostiene grazie alla PUBBLICITA’ SOLIDALE
che non ha costi fissi ma oboli volontari
Paola Mangia
Cristiana Cota
Giulia Corvaglia
Fiammetta Perrone
Valentina Sammarruco
Fabiola De Mitri
Barbara Andreetti
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Laura Caretto
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progettazione e
realizzazione
grafica e fotografica
Collaborano con Donne del Sud
S O S T I E N I C I !
conto corrente intestato a Donne del Sud presso Banca Sella Sud Arditi Galati S.P.A.
succursale di Lecce 4 cod. IBAN IT31U0304916003024867870510