Donne del Sud

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Donne del Sud rivista solidale

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Donne del Sud dopo quasi due anni di sperimentazione è finalmente come era stata sognata, o quasi. Oggi questa rivista

solidale multimediale ha la sua redazione, un po' fuori le righe: una redazione aperta, disposizione di tutte quelle donne che

per hobby o per iniziare un iter professionale: amano scrivere. Cominciando da quello che è il mio ruolo di editore che nulla

ha a che fare con la mia professione di insegnante di tecniche di cucito …sarta abilitata…Può e sicuramente già lo è essere

criticato, ma non mi importa, sono fermamente convinta che noi donne abbiamo bisogno di fare ciò che più desideriamo, è

ovvio che non essendo giornaliste professioniste, non sempre quello che andrete a leggere è tecnicamente professionale ma

è a questo che serve Donne del Sud: mettersi in gioco, anche sbagliando. Esperte del settore hanno definito la Donne del

Sud “Piccolo scrigno” e la mia amica Maria Luisa Capasa ha aggiunto che regala sensazioni.

Questo è Donne del Sud:

UNO SCRIGNO CHE RACCHIUDE SENSAZIONI

Sono doverosi i ringraziamenti quelle professioniste che hanno guidato con la loro professionalità , in maniera gratuita e con tanta pazienza la rivista: Silvana Sarli,

Anna Maria Buffo, Pompea Vergari e Leda Cesari che è attualmente il direttore responsabile in carica. Tiziana Lezzi

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Premio Donna del Sud

Donna ieri

Donna in divisa

Donne Note

La Moglie di…

Poesie di donna

Storie di donna

Donne di scuola

Storie d‘ amore

Lettera di…

Dietro le quinte

Un uomo tra noi

Vivere donna

Parola all‘avvocato

Sportello aperto

Spazio al volontariato

Associazioni

Tradizione e Innovazione

Eventi

Marta Cesi e la sua storia

Anna Rizzo Palmieri

Fiammetta Perrone

FIDAPA

Grazia Manni

Mariangela De Carlo

Luna Rina

Antonietta De Pace

Agata D’Amico Cesari

Agnese Manganaro

Raffaella Liccardi

Alessandra Della Tommasa

Ad Eluana di Giovanna Barone

Maria Concetta Cataldo

Velia Filippi Della Notte

Anna e Edo Palmieri

Un’ anoressica

Antonella Clodomiro

Fredy Franzutti

Il poeta Onjr

Tuteliamoci: da ora lo stalking è reato

con l’avv. Stefanelli e l’avv. Blaco

Centro Servizi Immigrazione Salento

Csv Salento

La staffetta anti-violenza dell’UDI

Made in Carcere

Masseria Monte Lauro

Quel giocattolo perduto

Mostra virtuale

Un po‘ di lettura

Lavoro e formazione

Azienda di padre in figlia

Concorsi

Moda

Bellezza e benessere

Pianeta sposi

Cucina

Amici Animali

In Giardino

La nostra Salute

Trofeo città di Lecce

Evaluna, la libreria delle donne

Progetto in rima con Monica Maggiore

Fuga di notizie

Laboratorio di scrittura creativa

Stilista e modellista informatizzata

Lezioni di cucito

La Puccia di Annamaria Caccetta

Giornalisti per un giorno –Sergio

Vantaggiato- Moda e Vino

Vintage con Eleonora Quintana

Moda Solidale

Semplicemente estetica Rosy

Centro Benessere di Otranto di G. Coluccia

Marta Nicolì nutrizionista

Acquagym con Manuela Cota

La sposa e la damigella con Eleganza Lucia

Il trucco con Beautè

Le bomboniere con Ragosta Karati

Le foto con Profoto Latino

La musica con D. Marti e M. Longo

L’arredamento con Society

Il viaggio con Santamaria Viaggi

Il denaro con Globalfin

L’organizzazione con Mari Chiriatti

Spaghetti ai ricci di mare

con la Dott.sa Chiara Miggiano

Bocche di Leone

Asl e Donne del Sud

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Nei primi sei mesi del 2009, Tiziana Lezzi ha consegnato il

premio all‘Impegno ―Donna del Sud‖ a numerose

professioniste che si sono contraddistinte per il loro

operato:

a Marta Cesi, giovane fondatrice dell‘ azienda vinicola ―Dei Agre‖, a Fiammetta Perrone, presidente della Fidapa sezione di

Lecce, alla stessa associazione Fidapa, alla libraia Anna Palmieri, all‘ imprenditrice Grazia Manni, a Mariangela De Carlo per

l‘organizzazione dell‘evento ―Primaverart‖ , e a Luna Rina, instancabile …enne per aver dimostrato che l‘età non conta.

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Marta Cesi “Donna del Sud”

a cura di Tiziana Lezzi

Donne del Sud ha assegnato a Marta Cesi,

giovane fondatrice dell‘azienda vinicola ―Dei Agre‖,

il premio all‘impegno ―Donna del Sud‖

per la sua intraprendenza e per il rispetto e l‘amore

dimostrato per le sue origini e il suo territorio

Page 6: Donne del Sud

Il nome che Marta ha voluto per la sua azienda e la sua

prima etichetta altro non sono che un ulteriore omaggio ai

nonni: dai cognomi Greco e De Iacono nascono infatti i

nomi ―Dei Agre‖ e ―Madredè‖.

Vi possiamo assicurare che quel buon vino è oggi una

realtà, ―Magredè‖, di annata in annata, non è mai uguale,

perché le tecnologie impiegate per la vinificazione esaltano

le caratteristiche naturali dell'uva, la cui qualità dipende

oltre che dalla tempestività degli interventi soprattutto

dall'andamento climatico;

è IL BUON VINO che Marta sognava.

Marta Cesi, frizzante e caparbia donna del Sud che dopo

essersi laureata in Economia e commercio ha voluto

riappropriarsi delle sue radici. Appena trentenne, nel 2001,

vuole rendere omaggio all‘instancabile operato dei nonni

materni e con il fratello biologo decide di coltivare un sogno

antico: realizzare un buon vino. Dalle mani dei nonni e dalla

loro esperienza diretta di coltivatori, Marta e suo fratello

traggono gli insegnamenti necessari a dar vita all‘azienda

vinicola ―Dei Agre‖, e a creare la sua unica, almeno al

momento, etichetta: Magredè. Inizia, grazie al tenace lavoro dei

due fratelli, coltivatori in erba, un periodo di numerose

conferme e appezzamenti, scaturiti da solide basi di antiche

origine, tra tradizione e innovazione.

L A P R I M A

VENDEMMIA

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Tre paladini d‘eccellenza hanno guidato e sostenuto l‘impresa:

Gli esperti Maculan, Armagni e Malagoli, rispettivamente per la

consulenza enologica, tecnica commerciale e per il ruolo di

degustatore nonché gestore di enoteca in Modena.

Nell‘estate 2000, il trio così composto si reca in visita ai vigneti

fellinesi. Immediatamente rimane conquistato dalla cordialità dei

nonni e dal potenziale dei vecchi alberelli. Ognuno di loro si

impegna a sostenere e guidare, in base alla propria area di

competenza, la giovane e antica azienda.

Maculan acconsente ad offrire la propria consulenza nelle fasi

critiche del processo di vinificazione, permettendo ad oggi di

ottenere ottimi risultati anche nelle condizioni più difficili;

Armagni introduce una nuova etichetta, dalla forte espressione

territoriale, nella rosa dei vini distribuiti da un grande marchio

italiano, ― Bolis srl‖ di Pavia;

Malagoli si aggiudica il merito di aver saputo unire col giusto

entusiasmo le migliori forze provenienti dai diversi angoli d‘Italia.

di Marta Cesi

Dei Agre di Marta Cesi

-via Melissano 26 -

73040 Felline (Lecce)

Tel: 0833.985241

348.7792184

[email protected]

www.deiagre.it

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UNA GALLIPOLINA IN LOTTA PER LA LIBERTA’:

Antonietta De Pace, patriota ed eroina

a cura di Cristiana Cota

Page 9: Donne del Sud

Antonietta De Pace,

Fervente rivoluzionaria, aderisce al programma politico di

Giuseppe Mazzini, delineato nel 1831 nella Istruzione generale

per gli affratellati della Giovine Italia, che mira a due obiettivi

fondamentali: l‘unità e la Repubblica, obiettivi da raggiungere

attraverso l‘istruzione e l‘insurrezione. Antonietta avrà un ruolo

fondamentale sia nella diffusione e nella propaganda del

programma politico della Giovine Italia nel Regno delle due

Sicilie, sia come collegamento fra i capi mazziniani e le

organizzazioni del Mezzogiorno.

Nasce a Gallipoli il 2 febbraio del 1818 da Luisa Rocci Girasoli

e da Gregorio De Pace. Il padre, banchiere e sindaco della città,

muore nel 1826, lasciando la vedova e le quattro figlie Chiara,

Carlotta, Rosa e Antonietta. Queste ultime verranno ospitate

nel convento delle Clarisse mentre la madre alloggerà nel

castello di Camerelle. Qualche anno dopo Carlotta muore di

tisi, Chiara sposa lo zio Stanislao De Pace, Rosa va in sposa a

Epaminonda Valentino e si trasferisce a Napoli, dove la

raggiunge Antonietta.

Il cognato, ardente mazziniano, è a capo delle organizzazioni

rivoluzionarie di Gallipoli e di Lecce ed è in contatto con i

gruppi di Napoli. Antonietta, che fin dalla giovanissima età ha

dimostrato insofferenza verso le ingiustizie sociali e ha

compreso le difficili condizioni di vita in cui versa gran parte

della popolazione del Mezzogiorno, non esita a entrare nel

gruppo dei cospiratori. Per una donna non è facile inserirsi

all‘interno dei liberali della Giovane Italia, ma ben presto la

determinazione, l‘intelligenza e il coraggio dimostrati da

Antonietta la rendono parte integrante e fondamentale

dell‘organizzazione.

nietta De Pace è una delle figure femminili più emblematiche

del nostro Risorgimento. Attraverso la sua biografia è possibile

ripercorrere alcune tappe della storia d‘Italia, dai moti

rivoluzionari del 1830 fino all‘unità d'Italia.

Nel 1848 partecipa attivamente ai moti rivoluzionari di Napoli che

portano il re Ferdinando II a concedere la Costituzione. Travestita da

uomo, è sulle barricate al fianco di Giuseppe Libertini e degli altri

compagni, ma per lei la felicità per aver concretizzato un obiettivo

importante è attenuata dalla consapevolezza che le concessioni fatte

dal re non dureranno. Infatti il 25 maggio, a distanza di qualche mese

dalla concessione dello Statuto, Ferdinando II inizia una politica

repressiva che porta all‘arresto di molti liberali, fra i quali c‘è anche

Epaminonda Valentino, che muore nel carcere di Lecce. L‘anno

seguente viene abrogata la Costituzione e Antonietta, sempre più

convinta della necessità di unire il pensiero all‘azione, come detta un

caposaldo della politica mazziniana, riprende la lotta, riallacciando i

contatti del cognato con le organizzazioni di Napoli e assumendo il

ruolo di collegamento tra la capitale del Regno e i centri dell‘Italia

meridionale.

Per evitare che l‘attività cospiratoria si ripercuota sulla sorella e i

nipoti, dai quali è ospitata, si trasferisce nel monastero di San Paolo

alla Scorziata, facendosi accogliere come corista. In questo luogo

riesce a nascondersi e a creare una fitta rete di contatti sia con i capi

rivoluzionari detenuti nel carcere di Procida, sia con le donne che

desiderano entrare nell‘organizzazione clandestina, fondando il

Circolo femminile, che dirigerà dal 1849 al 1855.

Nel 1854 viene scoperta e arrestata, poiché sono state ritrovate nel

convento alcune lettere inviatele da Mazzini. Il marito Beniamino

Marciano racconta nella biografia della moglie che i proclami

mazziniani, scritti su carta velina e in possesso di Antonietta al

momento dell‘arresto, furono inghiottiti immediatamente dalla

consorte con la scusa di dover prendere una pillola. Rinchiusa per

quindici giorni in una cella di un metro quadrato, che le impedisce ogni

tipo di movimento, la donna sopporta con coraggio le durissime

condizioni a cui la costringe il commissario per ottenere informazioni,

ma non cede e non tradisce i suoi compagni.

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In seguito viene trasferita in una prigione femminile dove rimane per

tutto il tempo del processo, che si conclude un anno e mezzo più tardi

con il rilascio in libertà vigilata.

In questi anni si preparano insurrezioni in varie città d‘Italia.

Anche nel Sud si tenta una sollevazione con la spedizione di Sapri,

guidata da Carlo Pisacane e fallita a causa della propaganda

borbonica che aveva fatto credere alla popolazione che i rivoluzionari

fossero solo dei banditi pronti al saccheggio e alla violenza.

Nel frattempo Garibaldi, convinto da Francesco Crispi della necessità

di una spedizione in Sicilia, sta preparando l‘impresa dei Mille;

Antonietta raccoglie fondi, organizza l‘invio di volontari, diffonde il

giornale rivoluzionario intitolato L‘ordine, ma soprattutto dà vita a un

comitato politico femminile in cui possono ritrovarsi alcune delle più

coraggiose rivoluzionarie di questo periodo. In questi anni conosce il

futuro marito Beniamino Marciano, preside di un comitato per la

liberazione del Regno.

Alla morte di Ferdinando II, nel maggio del 1859, durante il corteo

funebre, in segno di protesta verso il re e dimostrando le proprie

simpatie per i garibaldini, sfoggia uno scialle rosso.

Poco dopo si reca a Salerno per salutare l‘arrivo di Garibaldi e per

incontrare Beniamino; insieme si dirigono a Napoli, dove entrano

trionfali il 7 settembre del 1860. Ma i feriti sono numerosi e Antonietta,

sempre pronta a dare una mano ai suoi compagni, dirige gli ospedali,

continua a raccogliere fondi per le famiglie dei caduti e segue

Garibaldi finché le precarie condizioni di salute non la costringono a

tornare a Napoli. Dopo qualche mese viene proclamata l‘annessione

del Regno delle Due Sicilie al Piemonte, cui seguono quelle delle

Marche e dell‘Umbria e, infine, la proclamazione del Regno d‘Italia,

ratificata il 17 marzo del 1861.

La situazione politica italiana dopo l‘Unità non è quella che i

rivoluzionari avevano sperato. Si lotta ancora per il Veneto; la capitale

viene spostata da Torino a Firenze, ma sono in molti quelli che, come

Antonietta, credono che si debba ancora lottare per l‘annessione dello

Stato Pontificio e per dare a Roma un ruolo di primo piano: per questo

fonda il Comitato di donne per Roma capitale.

In questo periodo Antonietta De Pace si dedica ad attività di contenuto

sociale e civile, in particolare nell‘ambito dell‘istruzione femminile.

Divenuta ispettrice scolastica della circoscrizione detta

dell‘Avvocatura, si rende conto dei limiti dell‘azione educativa, che

non fornisce alle donne molte possibilità di accesso all‘istruzione

secondaria e che di conseguenza determina una modesta

formazione delle maestre. Antonietta è convinta che solo uscendo

dall‘ignoranza le donne avranno la possibilità di riscattarsi e di

mettere a frutto tutto il loro potenziale, per questo spesso è lei

stessa a dedicarsi alla formazione di donne appartenenti ai ceti

sociali più poveri e a promuovere raccolte di generi di prima

necessità da distribuire alle allieve indigenti.

Quando nel 1872 cade l‘amministrazione liberale e vengono aboliti i

provvedimenti che riguardano l‘istruzione femminile, Antonietta,

delusa e sconfortata - anche per tristi vicende familiari, come il

suicidio del fratello di Beniamino - si isola e perde ogni stimolo. Solo

dopo una serie di viaggi, fatti anche a causa dell‘epidemia di colera

che imperversa a Napoli, si ristabilisce e passa gli ultimi anni

coadiuvando l‘opera del marito, direttore di un istituto-convitto.

Nel 1891 vede Gallipoli per l‘ultima volta. Tornata a Napoli, ormai

molto malata, muore il 4 aprile del 1893, lasciando dietro di sé una

vita esemplare come patriota, come eroina ma soprattutto come

donna.

Page 11: Donne del Sud

Da pioniera: quando alle donne era consentito al

massimo di stare dietro una cattedra ad insegnare.

Una divisa che aveva indossato per la prima volta non

appena laureata, dopo un concorso fatto in fretta e furia

e finito con un trasferimento in fretta e furia da Catania

(città in cui viveva dopo essere nata in provincia di

Pistoia) a Lecce, prima destinazione per quell‗ ispettrice

giovanissima e bella.

Erano i primi anni Sessanta e mia madre - vincitrice di

quel primo concorso che ammetteva le donne, per la

prima volta in Italia, nei ranghi della Polizia di Stato -

faceva girare la testa a parecchi uomini, quando

scendeva dalla Questura per tornare a casa con la sua

divisa, di cui era molto fiera e che sempre aveva onorato

con le parole e con i fatti. Sarebbe stata l'orgoglio del

ministro Renato Brunetta Agata D'Amico Cesari, mia

madre: in quarant'anni di servizio giusto un pugno di

assenze per motivi gravissimi, come una febbre a

quaranta e la perdita del terzo figlio – un dolore

grandissimo, per lei – e poi solo dovere. Dovere,

sacrificio, dedizione al lavoro. Non era da meno con la

sua famiglia, nonostante l'impegno di una professione

così

Com'è difficile parlare di una madre, e di una madre che non c'è più, partita all'improvviso per un

viaggio senza ritorno una bella e bruttissima mattina di giugno di un anno fa. Difficile, difficilissimo,

quasi impossibile, ma mi tocca provarci, perché non posso cominciare la mia collaborazione con una

rivista che ha un rubrica ―Donne in divisa‖ senza pensare a mia madre, appunto, e alla divisa che

vestiva.

DONNE IN DIVISA:

Agata D’Amico Cesaria cura di Leda Cesari

importante e così totalizzante. Ho ancora nelle orecchie le

sue levatacce per lasciare tutto pronto, in cucina, per le

quattordici, orario in cui sarebbe tornata a casa per

pranzare con noi e mio padre, avvocato conosciuto in casa

di una sorella di sua madre, sposata a Nardò (mia nonna

Leda era toscana). Poi i ritorni in ufficio, quasi tutti i

pomeriggi: eppure a noi non mancava mai nulla (se non

forse un po', appunto, la mamma). Tanti successi

professionali, tante gratificazioni umane mai pubblicizzate

per una forma di pudore che in lei era estremo, quasi

patologico: erano i tempi in cui i giornalisti rimanevano

spesso e volentieri a bocca asciutta, facendo il giro di nera

in Questura. E lei, che pure partecipava da dirigente alle

operazioni della Squadra mobile e della Polizia Giudiziaria,

mai una parola, come mi ricordano ancora – canzonandomi

– i colleghi dei quotidiani locali che avevano avuto a che

fare con lei. Una vita così, a lavorare: per la Polizia, per la

famiglia. Cosa che ha fatto fino all'ultimo giorno della sua

vita, quella bella e bruttissima mattina di giugno di un anno

fa che ce l'ha portata via.

Ciao mamma, mi manchi tanto.

Page 12: Donne del Sud

TRA MUSICA E PASSIONE:

Agnese Manganaroa cura di Maria Grazia Gallù

Agnese Manganaro è una promettente cantautrice con un

occhio strizzato al Brasile e alla bossa nova e un altro al

repertorio italiano anni ‘50-‘60 (splendida, fra l'altro, la

cover di Bruno Martino ―E la chiamano estate‖). E‘ in tour

promozionale per l‘uscita del suo primo album da solista ―

Mille petali‖, prodotto dalla bolognese Irma Records, già

nota per avere fra i suoi nomi come Sarah Jane Morris, di

cui Agnese lo scorso anno ha aperto un concerto al

―Catania Jazz Festival‖. Dopo un precoce debutto nella nel

mondo della musica, Agnese non si ferma più, e con

modesta ma caparbia consapevolezza delle proprie

capacità vocali, passo dopo passo e fedele allo stile che

propone al suo pubblico, riceve prima una borsa di studio

dalla scuola di Mogol, poi partecipa a Castrocaro fino alle

selezioni di Sanremo. Oggi si è gentilmente prestata a

rispondere a qualche domanda sul suo nuovo lavoro e a

qualche curiosità.

Page 13: Donne del Sud

―Non guardo la televisione, dunque non parlo di quanto vedo ma per

sensazioni. Un tempo si andava in tivù solo se il cantante con le sue

qualità canore teneva il pubblico incollato allo schermo. Oggi la gente

guarda la televisione perché, avendo smesso di rapportarsi all‘altro, si

rapporta alla solitudine di massa, lasciando alla televisione la facoltà di

decidere i suoi tempi, i suoi pasti e i suoi gusti: anche quella è una

scelta. Esistono due mondi paralleli ma distanti tra loro, ossia il mondo

di chi la musica la fa per amore dell‘Ego e quelli che la musica la fanno

per amore della Musica. I primi sono fugacemente illuminati da luci

esterne, i secondi emanano luce propria‖.

Cosa fa Agnese quando è libera dagli impegni lavorativi? Avrai anche tu

un paio di pantofole sgangherate e una maglietta di tre taglie più grandi

come tutte noi, no?

―Adoro leggere, ho un debole per il bricolage, amo cucinare i cibi più

svariati e onorare gli amici servendo la cerimonia del tè‖.

Sei mai stata discriminata in quanto donna?

―Voglio raccontare un episodio: un uomo mi chiese se fossi io a

comporre le mie canzoni e, quando gli dissi che mie erano sia le

melodie che i testi, sgranò gli occhi rispondendo che non era possibile,

perché solo gli uomini sono capaci di comporre‖.

Davvero un genio... Sei pugliese come noi: è più semplice trovare una

realtà artistico-culturale al Sud o al Nord?

―Ma ti pare che sia ancora artisticamente tutto fermo, qui? Ti faccio

questa domanda perché come sai molti giovani decidono di fare la

valigia e di emigrare, nella speranza di trovare un trampolino di lancio

migliore. Perché tu mantieni un certo rapporto con Bologna, per

esempio? Al Nord ci sono molte più possibilità di migliorarsi

professionalmente, e l‘ambiente più competitivo dona varietà ed

occasioni proprio perché c‘è maggiore scelta, ma per affrontare il

mondo esterno con sicurezza ci si deve scrutare dentro, dando al

proprio essere un valore specifico. Nel mio caso ho imparato a

riconoscere le miequalità e ad agire con tenacia: quando ho capito che

musicalmente avevo qualcosa da dire ho iniziato a spedire i miei demo

a tutte le case discografiche, e nel corso degli anni ho avuto la

possibilità di valutare diverse offerte contrattuali che mi hanno poi

portato ad incidere

Qual è stato il tuo percorso artistico, quali sono le artiste (ma anche

gli artisti) che t’hanno influenzato maggiormente?

―Agnese è una pralina ripiena al gusto di bossa nova, farcita da

pezzetti di jazz e ricoperta di pop fuso... Scherzi a parte, ascolto con

disinvoltura ogni genere di musica, dall‘elettronica a quella antica, ma

il jazz, il pop e la bossa nova sono le maggiori influenze musicali dalle

quali sicuramente mi sono lasciata attraversare. In musica si può

assorbire qualsiasi cosa, ma devo ammettere che mi riconosco nel

periodo ―Tiki‖, che va dagli anni ‘50 ai ‘60, e vi stupirò raccontandovi

di essere stata rapita per lo più da compositori d‘orchestra (e non

cantanti) come Les Baxter, Eumir Deodato, Ennio Morricone, Piero

Umiliani, Esquivel, Piero Piccioni, Alessandro Alessandroni, Gorni

Kramer e poi, in ordine temporale sparso, Debussy, Ravel, Dario

Castello, Johannes Kapsberger… Concludo però dicendo che per me,

in assoluto, esiste musica fatta con passione e musica fatta senza

passione‖.

Cosa pensi dell’attuale panorama musicale nazionale ed

internazionale, intendendo per tale anche le case discografiche e tutto

il mondo che c’è dietro? Si pensa che a sfondare basti solo il Dono, la

Voce, ma non è così, vero?

―Il panorama musicale odierno permette a chiunque di inventarsi

musicista grazie alla tecnologia. Questo sicuramente alimenta la

fantasia di molti, ma è anche vero che a causa di molteplici motivi le

vendite di dischi diminuiscono, e dunque le case discografiche

puntano molto su chi fa musica facilmente vendibile, dimenticando

che la gente ha bisogno di musica fatta con amore e professionalità.

Canto da quando avevo tre anni e nel corso del tempo ho affinato la

mia voce, i testi, le melodie che scrivo e il senso estetico ed etico.

Questo mi rende quotidianamente orgogliosa, e credo che mi basti

per continuare il cammino senza pormi troppe altre domande‖.

Cosa pensi di questi programmi televisivi che portano alla ribalta in

pochi mesi gente semisconosciuta, dandogli visibilità e notorietà (e

succulenti contratti con super-etichette), lasciandosi dietro tutti quegli

artisti che hanno fatto anni di gavetta e che hanno seguito un iter più

canonico come scuole di musica, accademie e via dicendo?

Page 14: Donne del Sud

con quella che oggi è la mia

casa discografica.

Ti assicuro però che, se non

fossi stata totalmente convinta

delle mie attitudini musicali,

non avrei mai potuto iniziare

questo viaggio‖.

― Mille petali‖, la tua prima

fatica discografica. Perché

dovremmo ascoltarlo?

―Concepisco la musica come

un grande prato pieno di fiori:

ogni fiore corrisponde a un

genere musicale, ogni genere

musicale ad uno stato d‘animo.

Questo è la mia opera prima,

dunque nel mio album ―Mille

petali‖ coesistono gli stati

d‘animo di una vita intera, la

mia. Perché ascoltarlo? Perché

ho scritto e cantato l‘intero

album di getto… per regalare

all‘ascoltatore il trasporto di

una donna vintage anche

nell‘anima‖.

Page 15: Donne del Sud

TRA MUSICA E PASSIONE:

Raffaella Liccardia cura di Primula Meo

Il soprano leccese Raffaella Liccardi, donna di grande stile e

fascino, è una delle grandi interpreti del panorama lirico italiano ed

internazionale. È emozionante entrare nella sua casa, dove sin

dall‘ingresso si respira aria d‘arte e di musica: le pareti del suo

studio sono infatti tappezzate di foto che la ritraggono in numerosi

ruoli operistici, al fianco di grandi nomi come Luciano Pavarotti,

Mirella Freni, Fedora Barbieri e tanti altri, perché il suo stile e il suo

canto esprimono un perfetto equilibrio tra antico, classico e

contemporaneo.

Ancora molto giovane inizia gli studi di chitarra classica con Etta

Zaccaria e canto con Gabriella Tucci, diplomandosi poi in canto

presso il Conservatorio ―Tito Schipa‖ di Lecce. Si perfeziona presso

il centro lirico di Adria, Rovigo, e poi presso le accademie di Osimo,

Martina Franca, Rovereto, seguendo corsi di vocalità e arte scenica

con Virginio Puecher e recitazione con Giorgio Albertazzi. Ha

collaborato con grandi direttori d‘orchestra, da Anton Guadagno a

Bruno Aprea, e registi del calibro di Pierluigi Pizzi e Filippo

Crivelli. E' anche una bravissima didatta, Raffaella Liccardi, visto

che fino allo scorso anno ha insegnato canto presso il

Conservatorio ―Martini‖ di Bologna. Attualmente è titolare di

cattedra al Conservatorio ―Tito Schipa‖ di Lecce, e si interessa

anche degli aspetti fisiologici, educativi e di recupero della voce

professionale, partecipando attivamente a seminari, master e

convegni: nel 2003 è stata infatti ospite al convegno internazionale

di Foniatria e logopedia di Ravenna, curato dal professor Franco

Fussi. Ha preso inoltre parte al comitato scientifico, tenendo corsi

nell‘ambito del progetto di ricerca-sperimentazione ―La voce che

canta‖, organizzato da IRRSAE-USL Puglia. Insomma, un'artista

decisamente eclettica, che con delicatezza si accosta al pianoforte a

coda posto nel centro della stanza, e prima di cominciare l'intervista

si produce in un brano tratto da un‘opera che sta preparando per la

prossima performance.

E poi moglie e mamma amorevole: una donna a 360 gradi

che riesce a coniugare perfettamente i ruoli dell'artista,

dell'insegnante e della donna. In una vita così densa di

impegni, un po’ di tempo per sé riesce a ritagliarselo?

―Guai se non fosse così.... La vita è questione di equilibrio.

Per me non esiste solo la carriera, non escludo dalla mia vita

tutto ciò che può completare una donna e questo lo vivo

serenamente‖.

Page 16: Donne del Sud

Cosa pensa dei giovani artisti e delle difficoltà che devono superare

per arrivare al successo?

―A dire il vero, pochi di quelli che ho avuto il piacere di conoscere sono

molto motivati, e comunque non basta. In un mestiere come questo, ci

sono momenti gratificanti ma anche stanchezza e difficoltà, mentre

nella maggior parte di questi ragazzi c‘è poca determinazione e poco

impegno nello studio. Vogliono affermarsi subito, senza gavetta‖.

Progetti artistici per il futuro?

―Senza scendere nello specifico, sto preparando concerti in omaggio a

Tito Schipa e delle piccole opere nuove‖.

Lei ha dedicato numerosi recital al grande tenore Tito Schipa, l’

“usignolo di Lecce”, della cui produzione musicale è appassionata

interprete e privilegiata ambasciatrice. Cosa mi può dire a tal

proposito?

―Tito Schipa è stato un grande interprete e maestro, un esempio

fulgido nel panorama musicale mondiale, soprattutto per il nostro

territorio. A mio parere non è apprezzato per quanto realmente

dovrebbe esserlo. Infatti è per me grandissimo onore eseguire la sua

musica‖.

Un’artista deve fare delle rinunce?

―Certamente, e deve saperle fare. E poi deve fare le scelte musicali

giuste per non rovinare l‘immagine costruita con sacrificio e impegno,

studiare tanto, darsi uno stile, esercitarsi con la respirazione, e

soprattutto porre molta attenzione a quello che è il suo strumento: la

voce. Non deve strapazzarla e deve essere sempre attento a non fare

cose che potrebbero portare a rovinarla‖.

Rimpianti?

―Nel mio piccolo sono contenta di quello che ho fatto, l‘ho fatto e lo

continuo a fare con passione, con tutta l‘anima e tutto il cuore. Perché

la musica è vocazione e sacrificio, ed io ero votata al sacrificio già da

bambina. Continuerò quindi a fare sacrifici per assecondare questa

passione che è parte integrante della mia vita‖.

La sua carriera: com'è iniziata?

―L‘arte era già nel mio Dna. Ho

sempre amato la musica, da piccola

tutti si accorgevano dei timbri forti

della mia voce e della mia

propensione alla musica. Spesso

cercavo abiti da soprano, con tacchi

alti, cantavo e componevo canzoni

con la chitarra. Ma non era la sola

forma di arte con cui mi esprimevo,

ero e sono molto creativa, e questa

creatività l‘ho spesso messa su

vetro‖.

L’amore per la musica e per l’arte è

un’eredità di famiglia?

―Mio padre era un eccellente

musicista, si esibiva con gruppi

musicali e, avendo notato in me la

propensione al canto, coglieva al

volo ogni occasione per farmi

cantare con lui‖.

Lei è spesso in tournée tra l'Italia e

l'estero, ma come sono i suoi

rapporti con la città di Lecce?

―Direi abbastanza buoni. Mi sono esibita per un lungo periodo in città con concerti, opere teatrali ed altre manifestazioni, ma certamente si potrebbe fare di più. Spero

infatti che in un prossimo futuro la collaborazione tra me e la mia città possa essere più proficua, perché in una città come Lecce l‘arte deve essere messa al primo

posto‖.

A quali artisti si ispira quando canta?

―A tre figure in particolare: Tito Schipa, Renata Tebaldi, Mirella Freni‖.

Page 17: Donne del Sud

Molte aziende, soprattutto quelle che fanno la storia del

nostro territorio (storia che spesso ha origini lontane),

hanno alla guida un uomo. Che accanto ha una donna che

ha saputo rinunciare alla propria professionalità, giusto

epilogo di un lungo ciclo di studi e tanto sacrificio, per

entrare, in punta di piedi, nella realtà lavorativa del marito.

Una di queste donne è… Alessandra Della Tommasa

La moglie di… Piernicola Leone de Castris

Alessandra, commercialista con una carriera ben avviata, ha voluto rinunciare alla sua professionalità. Oggi cura solo

l‘amministrazione dell‘azienda della madre, Maria Antonietta Feola, per allevare al meglio i propri figli e per rimanere

accanto a suo marito, Piernicola Leone de Castris.

Con lui inizia a viaggiare, scopre luoghi e usanze, ma soprattutto si avvicina in punta di piedi al mondo del vino. Oggi si

occupa attivamente dell‘organizzazione di eventi, fiere e pubbliche relazioni dell‘azienda del marito. Ogni mattina è al

cantiere, scarponcini ai piedi, per seguire il restauro dell‘albergo ―Villa donna Lisa‖ e del nuovo Museo del Vino, che sarà

inaugurato a settembre.

La sua passione per la cucina la porta a pubblicare: ―A tavola con i Leone de Castris‖, due libricini contenenti dieci ricette

abbinate ai vini Leone de Castris. Il terzo è in uscita.

Alessandra è una donna che è riuscita a trovare il giusto equilibrio tra famiglia e lavoro, mamma attenta e presente che

segue i figli, insegnando loro il giusto valore delle cose. Lei desidera che i suoi due bambini, Marialuisa e Piersalvatore, si

appassionino allo sport: Alessandra era infatti una giocatrice di pallavolo. Un giorno ha trovato tra le vecchie foto della

famiglia Leone de Castris la foto di una squadra di pallavolo in cui le giocatrici indossavano una maglietta sponsorizzata

dalla stessa azienda: lei era in quella foto. Segno del destino?

a cura di Tiziana Lezzi

Page 18: Donne del Sud

Il premio all’Impegno

Donna del Sud

verrà consegnato, prossimamente, ad

Alessandra Della Tommasa

per essere riuscita a trovare il giusto equilibrio

tra famiglia e lavoro

Page 19: Donne del Sud

Ad Eluana Englaro

Eluana,

dove sei?

L’anima tua è imprigionata

nel tuo cuore,

o disperata

cerca una strada

per lasciare in silenzio

questo mondo?

Quando sei nata hai pianto,

ora pure questo

non ti ha concesso

Cristo.

Che senso ha la vita

quando ogni sensazione

per noi è finita

il riso il pianto

l’amore, il dolore?

Eluana,

addù stai?

L’anima toa stae carcerata

intru a llu core tou

o desperata

cerca nna strata

cu te stu mundu citta citta

se lluntana ?

Quandu sì nata ha chiantu

ma moi puru quistu

nu t’ha concessu

Cristu.

Cce senzu hae la vita

quandu ogne sensazione

pe nnui è finita

lu risu, lu chiantu

l’amore, lu tolore?

Nei giorni precedenti alla sua scomparsa avvenuta dopo 17 anni di coma il 9 febbraio 2009

in seguito all’interruzione dell’alimentazione voluta dal padre e su sentenza della cassazione

Page 20: Donne del Sud

Ma percè te batte ncora lu core

intru a llu piettu?

Uei nni dici

ca s’ha sempre sperare

cu te pueti ddescetare,

ca s’ha sempre spettare,

ca nisciunu ae lu dirittu

cu tagghia lu filu te la vita,

ca la bbontà te lu Signore

ete infinita

e ca ni nduce in tentazione

percè nui nu capimu l’intenzione

te l’operatu Sou

o uei nni dici ca la battaglia toa

tra l’ommini

nu bbè ncora finita

Ca nu bbè giustu

alla vita mantenire

ci le cose beddhre e brutte

te stu mundu

nu pote cchiui etire,

ci la uce te la mamma,

te li amici, te lu sire

nu pote cchiui sentire?

Vuoi dirci

che si deve sempre sperare

di potersi svegliare,

che si deve sempre aspettare,

che nessuno ha il diritto

di troncare il filo della vita,

che la bontà del Signore è infinita

e che ci induce in tentazione

perché noi non capiamo l’intenzione

dell’operato Suo,

o vuoi dirci che la battaglia tua

tra gli uomini

non è ancora finita,

che non è giusto

in vita mantenere

chi le cose belle e brutte

di questo mondo

non può più vedere,

chi la voce della mamma,

degli amici, del padre

non può più sentire?

Page 21: Donne del Sud

Nu sacciu,

Eluana,

nu sacciu se cunta cchiui

la Scienza o la Cuscenza,

li sentimenti te la ggente

ca ole cu mantegna

intru te tie la vita

o lu core straziatu te lu sire

ca te ite e chiange

e preca cu se fazza finita

cu quiddha ca penza

nu bbè cchiui vita?

Pe iddhru tie sì morta

quandu subbra allu tou

giovine dilicatu visu

tuttu te paru

s’ha stutatu lu risu,

quandu la risata toa argentina

cchiui nun ha sunatu

intru alla casa addù sì nnata.

Non so,

Eluana,

non so se vale più

la Scienza o la Coscienza,

se valgono più

i sentimenti della gente,

che vuole mantenere

dentro di te la vita

o il cuore straziato di tuo padre

che ti vede e piange

e prega che finisca

quella che pensa

non sia più per te vita?

Per lui tu sei morta

quando sul tuo giovane

delicato viso

improvvisamente

si è spento il sorriso,

quando negli occhi tuoi

pieni di luce e di allegria,

che riflettevano

la bellezza del creato

ha visto un abisso smisurato,

quando dentro al letto

come imbalsamata

da mani estranee

lavata, vestita,

toccata, nutrita

ha pensato:

“Figlia mia,

mettiamo fine

a questa agonia,”

quandu intru all’ecchi toi,

chini te luce e te llecrìa,

ca riflettìanu

la bbellezza te lu creatu

ha bistu n’abissu smisuratu,

quandu intru allu liettu

comu mbarzamata

te mai stranie

llavata,estuta, tuccata

ha penzatu:

“Figghia mia,

mentimu fine

a tutta sta ngunìa.”

Page 22: Donne del Sud

Ma tie,

Eluana,

quandu l’anima toa

se libbera te tutti li turmienti

e sale an celu,

dinnilu allu Signore

cu perduna

ci ulìa e cci nun bbulìa

pe tie l’alimentazione.

Dinne ca n’ìa dare Iddhru

nna chiara indicazione.

La pulitica, la scenzia, la pietà,

la commiserazione

nu potenu dare

all’umanità

la giusta soluzione.

Ma forsi

lu Signore

cu lla Misericordia soa

alla fine nna soluzione

nni l’ha data:

appena n’hanu lliata

l’alimentazione forzata

l’ha ccota sutta all’ala.

Ma tu,

Eluana,

quando l’anima tua

si libererà di tutti i tormenti

e salirà in cielo,

dillo al Signore

di perdonare

chi voleva e chi non voleva

per te mantenere l’alimentazione.

Digli che avrebbe dovuto dare

Lui

una chiara indicazione.

La politica, la scienza, la pietà,

la commiserazione

non possono offrire

all’umanità

la giusta soluzione.

Ma forse

con la Misericordia sua

il Signore

una soluzione alla fine

ce l’ha data:

appena le hanno levata

l’alimentazione forzata

l’ha accolta sotto l’ala.

di Giovanna Barone Scaramella Socia F.I.D.A.P.A.

Page 23: Donne del Sud

LE RADICI DELLA MENTE

di Maria Concetta Cataldo

rubrica in collaborazione della FIDAPA sez.di Lecce

Un giorno in cui io ero particolarmente attenta, mio padre mi disse:

―Ricorda che il sapere ti consente di vedere quello che altri, privi di questo

amore, non riusciranno mai a vedere‖.

Quella frase si incise indelebile nella mia mente, e divenne la linea guida

della mia vita. Era in sintesi l‘elogio e l‘indicazione della supremazia della

conoscenza sull‘ignoranza, della seduzione intellettuale sulla pigrizia

mentale. Ho seguito la via indicatami dalla sua saggezza perché forti erano

in me le premesse e il richiamo di quell‘incanto ogni volta che l‘apparenza

si squarciava e un fondo oscuro o abbagliante si lasciava intravedere. La

laurea in Giurisprudenza, pur conseguita con entusiasmo, e la

dimestichezza con i codici non hanno risposto alle esigenze di un pensiero

riflessivo, e la mia mente ha cercato un alveo più vero alla sua corrente,

trovandolo nel profondo interesse per gli studi filosofici e teologici. Gli Dei

sono stati sempre ospiti del pensiero umano, anche se ci fu un tempo in cui

non erano solo una consuetudine letteraria ma un evento, un‘apparizione

subitanea, una presenza che si incontra ovunque nel mondo. Ho perciò

percorso il sentiero che risaliva all‘origine delle domande fondamentali

dell‘uomo, e da esse ho seguito a ritroso il filo del pensiero speculativo nei

secoli, alla ricerca di una verità. Mi sono accorta che quel cammino segue

la medesima strada che l‘umanità ha percorso dai culti primordiali alla

formazione delle religioni e alla loro costituzione in forme istituzionali.

Avevo circa nove anni quando mio padre mi intratteneva nella sua biblioteca raccontandomi la bellezza della cultura,

il fascino del sapere e tante altre storie scritte in quei libri zeppi sugli scaffali, che io guardavo meravigliata e curiosa

come si può essere a quell‘età verso ciò che ancora si ignora. Mi permetteva talvolta di sfogliarne alcuni, così che io

sentissi l‘odore della carta stampata, spesso vecchia, e mi abituassi a quella strana sensazione che è la scoperta di

un titolo, di una figura, di una frase. Ricordo ancora oggi la meraviglia mista a timore nell'ammirare le illustrazioni

apocalittiche di Gustave Doré alla Divina Commedia.

Tematiche, incontri di grande intensità che hanno avuto parte fondamentale

nella mia formazione intellettuale. Ho riprodotto nella mia casa quel santuario

della conoscenza che apparteneva a mio padre, dacché oggi posseggo, con

mio grande orgoglio, l‘intera sua biblioteca (7000 volumi), cui si sono

aggiunti i miei libri di studio e di ricerca. E in quel luogo che è anche il posto

privilegiato del mio lavoro sento ancora il fascino di quel sapere che si lascia

avvertire racchiuso nei testi, e che mi rivela spesso la dimensione dei miei

limiti Scrivo da sempre: molto rimane chiuso nei cassetti della vita,

riguardandola troppo da vicino; ma si sa, la mente dello scrittore è piena di

manifestazioni di forme misteriose, e quando queste diventano più evidenti e

si fortificano allora si distaccano con forza dalla mente e tendono a

fuoriuscire, perché tutto ciò che deve perdurare aspira a staccarsi da quanto

è fragile e caduco, nel timore che la corsa del tempo gli impedisca di vedere

la luce. Così in questi ultimi anni sono nati i miei due romanzi. Il primo è

―Amelia‖, per le Edizioni del Grifo; opera da me progettata come tentativo di

risposta propriamente umana alla domanda fondamentale: ―Qual è il senso

del nostro trascorrere oltre le barriere del tempo?‖. In sintesi, una ricerca sia

del senso della nostra umana condizione quotidiana di viandanti della terra,

sia soprattutto il senso di quel grande salto che si compie alla fine della vita

in una dimensione a noi ignota.

Page 24: Donne del Sud

Note autobiografiche.

Maria Concetta Cataldo, scrittrice, saggista, studiosa di Scienze della religione, risiede a Lecce. Ha ricoperto nella Federazione Italiana Donne, Arti, Professioni, Affari —

F.I.D.A.P.A. — la carica di responsabile nazionale della cultura. Cura l‘organizzazione del premio ―Città di Lecce per la poesia - Flora Russo‖, promosso dal Comune di Lecce

in collaborazione con il Centro arte studi ―Cimabue‖ e la F.I.D.A.P.A.

Ho separato i due momenti personificandoli in figure femminili: Silvia e Amelia. Silvia è la nostra inquietudine, il dubbio che la pura razionalità non riesce ad appagare; è

l‘amarezza per la precarietà della vita, la nostra angoscia del nulla che si apre generosamente disarmata all‘altro da sé, all‘amica Amelia, con tutto il carico di fame, di

aiuto, di vicinanza.

L‘altra, Amelia, è la compagna, l‘incontro che molti, nell‘arco della vita, vorrebbero accadesse: incrociare un essere straordinario che nel profondo si presenta come la

proiezione ideale di noi stessi, generando un rapporto privilegiato che è l‘affinità intellettuale: 1‘Amore ai vertici del pensiero. Il romanzo si snoda tra Napoli e Capri,

simbolici luoghi dell‘anima e, pur attraverso vicende drammatiche, indica la strada per ritrovare, nello smarrimento dello spirito, la cifra capace di trasformare il binomio

negativo dolore-morte nell‘altro, amore-donazione.

Sono una donna del Salento, orgogliosissima di appartenere ad una terra

ricca di tesori d‘arte e di culture diverse, che ha donato molte delle più belle

intelligenze alla nostra Nazione. E dunque il mio secondo romanzo non poteva

non essere un omaggio a questa mia amatissima terra. ―La casa col pino‖ è

una vicenda interamente calata nel Salento, storicamente inquadrata nei primi

del ‗900, di cui riproduce come in un affresco modelli di vita, colori, sapori. Ma

è il Mito e la magia il castone che racchiude l‘impossibile e struggente storia

d‘amore tra due giovani amanti legati da stretti vincoli di sangue a nobili

famiglie. E‘ la storia di un amore negato e sublimato nel dolore, la storia di un

amore stroncato e affogato nell‘odio e nel sangue.

Ultimamente il mio interesse si è spostato verso la drammaturgia. La mia

passione per questa forma d‘arte risale agli anni delle giovinezza, quando in

teatro potevo guardare, emozionandomi, i lavori dei grandi: Pirandello,

D‘Annunzio,e poi Eschilo, Sofocle recitati dai mostri sacri del teatro italiano.

Per cui mi ha dato grande gioia e commozione ascoltare il mio monologo

―Rabbi‖, interpretato magistralmente dalla nostra grande attrice Carla Guido.

E‘ un momento magico, quello della simbiosi tra autore e interprete, ancora

più intenso di quello tra lo scrittore e la sua opera. Questo, nelle linee

generali, è stato il percorso del mio pensiero dalle radici alla chioma, e mi

auguro continui a produrre ancora buoni frutti.

Page 25: Donne del Sud

Ci siamo soffermate sulla

personalità e professionalità

della professoressa Velia Filippi

Della Notte, 97‘ enne preside del

Liceo Scientifico ―Nino Della

Notte‖.

L‘ affascinante signora racconta

del suo grande amore verso i

giovani e il rapporto speciale

che riesce ad instaurare con

loro.

Per questo l‘editore Tiziana

Lezzi ha deciso di assegnarle il

premio all‘impegno ―Donna del

Sud‖: appuntamento al

prossimo numero con intervista

e premiazione.

Velia Filippi Della Notte

a cura di Giulia Corvaglia

Page 26: Donne del Sud

ANNA E EDO PALMIERIa cura di Tiziana Lezzi

La storia d‘amore di Anna ed Edo è una storia ben conosciuta a Lecce.

Allora perché continuare a raccontarla? Perché le nuove generazioni

sappiano che quando passano davanti alla libreria Palmieri non stanno

guardando una semplice attività commerciale, ma il simbolo di un amore

senza tempo, e capiscano che non bisogna mai dare nulla per scontato.

C‘era una volta una bambina dolce e vivace che aveva una grande

passione: la passione per i libri, e poi anche per l‘insegnamento: tanto

adorava insegnare che il suo passatempo preferito era quello di giocare

alla maestra. Gioco che col passare del tempo è diventato reale: tutti i suoi

cugini, anche quelli di poco più giovani di lei, erano sistematicamente

seguiti nello studio da Anna.

La sua mamma, come tutte le mamme di quel tempo, cominciò ben presto

a realizzare il suo corredo, ma la ragazzina piangeva e si intristiva perché

non voleva lenzuola, asciugamani o altro: voleva i libri, adorava ricevere in

dono solo libri. Il suo papà, che era a sua volta un lettore straordinario,

capiva la passione di Anna e la sofferenza che la tormentava quando non

poteva ricevere in dono un libro. La domenica, al rientro dai mercati,

portava alla sua bambina quel dono speciale che per lei non aveva

paragoni: un libro.

Il tempo passava e l‘amore per i libri cresceva, sino a trasformare il gioco

in realtà: Anna ebbe la possibilità di insegnare, giovanissima e

direttamente di ruolo. E' una ragazza seria, conduce per sua scelta uno

stile di vita semplice, senza svaghi: quando frequenta l‘università, infatti,

dove normalmente le sue coetanee allacciano le prime storie d‘ amore, lei

preferisce coltivare amicizie vere, che durano ancora oggi: ad esempio

Maurizia Distante, Giovanni Invitto, e soprattutto una donna straordinaria,

generosa, luminosa che è diventerà poi madrina delle sue figlie, e che

Anna considera soprattutto madrina della sua vita: Elvira Romano.

Page 27: Donne del Sud

Il sogno si realizza: la libreria Palmieri non è una semplice

libreria, anche se in realtà è la metà di quella di oggi: è una

vera e propria boutique, una bellissima boutique.

Ad esempio ha come portaombrelli un bellissimo vaso

cinese di smalto azzurro con dei fiori bianchi della suocera di

Anna, che però si rompe quasi subito. Ha la moquette a

terra, ma al di là dell‘eleganza, rappresenta in sostanza tutti i

risparmi che Edo ha messo da parte come giocatore.

Quello che fa subito libreria sono i libri di case editrici che

non arrivano a Lecce: Edo, essendo bolognese, vuole subito

case editrici come ―Il Mulino‖, Einaudi, Feltrinelli, perché

vuole che la libreria sia un punto di riferimento, e soprattutto

possa accorciare le distanze tra Lecce e Bologna, la sua città

del cuore, facendo in modo che i leccesi non debbano più

cercare altrove i saggi più importanti.

Era il '68, periodo in cui gli studenti dei licei e dell‘università

di Lecce si erano resi conto della qualità della libreria, e

soprattutto del libraio: Edo Palmieri. Pur rimanendo in un

luogo chiuso, in mezzo ai libri, non aveva perduto la sua

vivacità di uomo aperto, generoso, simpatico e, tra l'altro,

attraente. Uomo capace di instaurare subito un rapporto con

gli altri, fossero bambini, persone anziane o giovani.

I tempi erano difficili, i ragazzi non avevano molti soldi, ma

nonostante tutto la libreria acquisiva importanza culturale, e

man mano che gli anni passavano la sua apertura si rivelava

sempre più un‘ottima idea. Purtroppo, però, le favole si

fermano sempre nel momento in cui il principe e la

principessa si sposano e vivono felici e contenti: Anna ed

Edo, invece, sono stati tali solo per 15 anni. In una terribile

giornata, infatti - il 24 ottobre 1982 – vengono coinvolti in un

incidente stradale. Nell‘auto Anna, Edo e le due bambine:

Edo muore e Anna resta gravemente ferita.

Anna, per aiutare la sua famiglia, dava tanto in tanto lezioni

private. E galeotto fu il libro e chi lo scrisse, perché tra una

lezione e l‘altra, soprattutto spiegando Platone, nacque l‘amore.

Un amore speciale, portato proprio dalla sua passione per

l‘insegnamento: infatti un bellissimo giocatore di calcio del

Bologna, che aveva deciso di prendere la maturità classica

perché aveva abbandonato gli studi per seguire il pallone – ma

soprattutto per accontentare il padre, direttore di banca: una

volta appese le scarpette al chiodo, sarebbe entrato a lavorare

in banca.

Anna ed Edo, innamoratissimi, si sposano dopo appena un

anno di fidanzamento e vivono il loro primo anno di matrimonio

a Brindisi, poiché lui è entrato nella squadra del Brindisi. Anna

non abbandona il suo lavoro d‘insegnante: infatti si fa trasferire

a Squinzano. Il tempo passa e i due vivono felici. Spesso hanno

la casa invasa di persone, magari l'intera squadra per discutere

di calcio e guardare le partite in tv. Un gruppo di ragazzi allegri,

vivaci e e affamati, tanto che, anche se Anna non ha una grande

esperienza ai fornelli, impara a fare un‘ottima carbonara con

l'aiuto di uno dei ragazzi, Romano Rodari.

Il tempo di appendere le scarpette al chiodo si avvicina, per

Edo, che comincia inevitabilmente a riflettere su quello che sarà

il suo futuro una volta giunta al temine la carriera calcistica. I

due, come primo passo, rientrano a vivere a Lecce. Anna,

sempre accanto al suo uomo, lo aiuta a realizzare un grande

sogno, che nulla ha a che vedere con l‘ impiego in banca: aprire

una libreria. Sì, proprio una libreria: infatti anche Edo è un

lettore appassionato.

Legge tanto, soprattutto nelle lunghe ore di ritiro. Un giorno i

due passeggiano nelle strade di Lecce, precisamente in piazza

Trecentomila - l‘attuale piazza Mazzini - che comincia a

diventare un centro commerciale. Ed è proprio Anna ad

invogliare Edo ad aprire la libreria in quella zona, perché è una

zona in espansione.

Page 28: Donne del Sud

I primi tempi, oltre al grandissimo dolore, Anna deve affrontare

la realtà della libreria. Viene così messa davanti a due strade:

proseguire il lavoro di insegnante, con tutti i vantaggi che un

posto fisso comporta – è il suo sogno – o continuare a tenere

aperta la libreria per continuare il sogno di un uomo che non c'è

più. Chiudere la libreria, per Anna, è infatti come chiudere il

coperchio di una bara che non ha mai visto aperta, perché aveva

appreso della morte del marito un po‘ di tempo dopo la sepoltura.

Il suo cuore, quindi, non sente ragioni: sceglie di tenere aperta la

libreria, che oggi ha più di quarant‘anni di attività. Oggi Anna è

affiancata,dalle due figlie, e la libreria è raddoppiata. Ma,

entrandoci, si ha sempre l'impressione che sia piccolissima,

perché i libri sono tanti, le case editrici sono aumentate: a

quelle tradizionali se ne sono aggiunte molte nuove e molte, di

ottima qualità, locali.

Questa è la storia della libraia Anna, che pur avendo provato

tanto dolore ha la gioia di avere accanto le sue figlie. Come

donna non ha mai voluto un altro uomo accanto a sé, e la libreria

è il luogo in cui sente ancora vicino suo marito. Per questo non

vuole cambiare locale: negli scaffali ci sono libri che risalgono al

periodo in cui Edo era vivo. E anche se tante volte le è stato

proposto di aprire un locale più grande, Anna ribatte: non potrei

più sentito i suoi passi tra gli scaffali che lui stesso ha

contribuito a sistemare.

Page 29: Donne del Sud
Page 30: Donne del Sud

Oggi è un triste giorno, perché la mia sorella e amica Sara se n’è andata. Non è più con me, con noi: sì, è un giorno triste. Lei

era come me e come me, anzi con me, si è ammalata, si è ammalata di anoressia. Tutti danno la colpa ai mass- media, alle

indossatrici viste sulle passerelle, alla moda e alle amiche: beh, questo non è vero. Non è vero che guardando fuori di casa nostra

ci siamo sentite inadeguate, sbagliate, poco adatte. È in casa che è cominciato tutto: ci vedevamo grasse, grasse e tozze. Lo

eravamo veramente, due ragazze di 14 anni che si guardavano l’un l’altra, essendo noi gemelle, identiche, e guardavano i propri

genitori, alti, belli, solari e sempre circondati da amici. Perché la natura ci aveva fatto questo? Perché non bastavano gli specchi

per farci vedere come eravamo, senza doverci ogni momento della giornata incontrare e rispecchiare l’una nell’altra? Sara è

stata la prima ad ammalarsi. Mamma e papà, quando hanno visto che lei perdeva peso, erano felici. Felici perché i chili di troppo

andavano via, erano proprio contenti e pareva che ora le volessero più bene. Così ho deciso anch’io di mettermi a dieta, perché i

miei genitori volessero più bene anche a me. E così è stato, almeno sino a quando la mamma si è resa conto che Sara continuava

a perdere peso anche quando era riuscita ad entrare nei jeans taglia 40, e poi in quelli 38. E quando anche la 38 era diventata

grande, Sara diceva di essere ancora grassa. Una mattina mamma chiamò al lavoro papà piangendo, perché aveva finalmente

capito cosa stava succedendo. Io ero lì, nascosta dietro la porta del tinello, ad ascoltare ciò che tra le tante lacrime usciva dalle

sue labbra. Ad ascoltare il dolore e i sensi di colpa che provava e che sicuramente appartenevano anche a mio padre. Mi resi

conto subito anch’io che ciò che stava succedendo a mia sorella presto sarebbe successo a anche a me. Mamma e papà, la

mattina successiva, ci portarono dal medico, che dispose l’immediato ricovero. Un ricovero che Sara non accettava: le raccontai

quello che avevo veduto, ma lei no, non mi credeva: iniziò a dire che ero invidiosa e gelosa perché mamma voleva più bene a lei

che a me. Nonostante i suoi rifiuti, il ricovero avvenne per entrambe. Mia madre non ci lasciò mai, era sempre nella nostra

stanza. Io la sentivo lontana da me, lontana da me ma vicina, sempre più vicina a Sara. Che Sara avesse ragione? Io ero

invidiosa di lei, gelosa di quelle attenzioni che mia madre le rivolgeva. Non capivo e non accettavo, tanto ho chiesto alla

mamma, proprio questa mattina, il perché di tutto questo. La mamma non mi ha risposto e tra le lacrime è scappata via dalla

stanza. Io ho guardato mia sorella, non eravamo più identiche, non ci assomigliavamo più. Lei ha ricambiato lo sguardo e con un

filo di voce mi ha detto: “Luisa, tu sei un cigno, un bellissimo cigno, anche se al momento sei magra e raggrinzita. Tu ce la farai

a tornare a essere quello che eri, a risplendere. Lotta, Luisa, lotta”. Io non capivo o non volevo capire, ma dopo meno di un’ora,

nella stanza, il campanello collegato ad un monitor ha iniziato a suonare. Il suono non si fermava più, una marea di dottori

hanno invaso la stanza. Mamma, tra le lacrime, è stata mandata fuori e io sono rimasta lì a guardare, senza capire, cosa tutti quei

dottori stessero facendo intorno a Sara. Finché il suono del campanello è cambiato, è diventato lungo e interminabile, i medici si

sono guardati in viso e anch’io li ho guardati, capendo che Sara non c’era più.

UN’ ANORESSICA

a cura di Tiziana Lezzi

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Page 33: Donne del Sud

“Antonella? Se non ci fosse bisognerebbe inventarla!”

Silvana De Donno (Docente di Lingua Francese)

“Antonella è veramente fantastica: modesta e preziosa in tutte le occasioni!”

Giovanna Trevisi (Docente di Storia dell’Arte)

“Antonella è il nostro fiore all’occhiello: ha avuto la forza di riprendere gli studi, diplomarsi e proseguire brillantemente sulla strada della

professionalità nel campo della grafica pubblicitaria e della comunicazione audiovisiva! Il suo è un esempio da seguire e i nostri ragazzi

hanno sempre in lei un importante punto di riferimento”

Giuseppa Antonaci (Dirigente Scolastico IISS “A. De Pace” Lecce)

“Antonella è una persona veramente speciale. Non si tira mai

indietro di fronte al lavoro ed affronta ogni cosa con entusiasmo e

carica”

Marcella Grasso (Docente Lingua Inglese)

“Antonella veniva chiamata da noi Robin Clod perché proprio come l’eroe della

storia combatteva contro i soprusi e difendeva i più deboli”

Un gruppo di suoi ex-compagni di classe

“Avevo la sua foto che faceva una smorfia sul cellulare e la guardavo per

rasserenarmi quando sono stata operata alla spalla… Lella è sempre di

buon umore e mette buon umore!”

Fabiola Collabolletta

“Antonella è veramente buonissima e non nega mai il suo aiuto a nessuno. A volte

questo le costa molta fatica ma lei non lo fa pesare”

Antonella Dell’Avvocata (Docente Referente Orientamento)

“Antonella è molto professionale, precisa e puntuale. Quando organizziamo degli eventi il suo apporto è sempre prezioso”

Fiammetta Perrone (FIDAPA Lecce)

Antonella Clodomiro

Operosa insegnante

dell’ Istituto A.De Pace

di Lecce

settore Audio visivo

Page 34: Donne del Sud

Assistere ad uno spettacolo coreografato e diretto da FREDY

FRANZUTTI significa essere contagiati da una inspiegabile

leggerezza dell‘animo e insieme dal desiderio di avvicinarsi

sempre più all‘arte allo stato puro, come quella che Fredy ci

propone.

Il coreografo leccese, dopo un periodo di formazione ed

esperienze professionali in Europa, inizia la sua attività

fondando nel 1995 la compagnia di danza ―BALLETTO DEL

SUD‖, riconosciuta dal ministero dei Beni e delle attività

culturali nel 1999.

Oggi BALLETTO DEL SUD è una delle compagnie di

danza più apprezzate in Italia e ha un organico

composto da 16 solisti di grande livello tecnico, in

grado di alternarsi nei ruoli principali.

BALLETTO DEL SUD

FREDY FRANZUTTI a cura di Giulia Corvaglia

Page 35: Donne del Sud

LO SCHIACCIANOCI, ROMEO E GIULIETTA, Il LAGO DEI CIGNI, LA BELLA ADDORMENTATA, grandi titoli della tradizione

classica, e ancora SHERAZADE, L’UCCELLO DI FUOCO, CARMEN, LA TRAVIATA, ELEONORA DUSE, LA GIARA, EDIPO RE

, CARMINA BURANA sono solo alcune delle produzioni del Balletto del Sud, create da Fredy Franzutti e impreziosite molto

spesso dalla partecipazione di ospiti come CARLA FRACCI , LINDSAY KEMP, ALESSANDRO MOLIN, XIOMARA REYES.

Page 36: Donne del Sud

Ed è proprio Carla Fracci che invita Franzutti al Teatro

dell'Opera di Roma per le coreografie dei balletti

"Catarina, la figlia del bandito", su musiche di Pugni,

"Baccus e Arianna", musiche di Russel, e "La Figlia del

Danubio", musiche di Adam.

Gli spettacoli sono rappresentati nei più importanti teatri e

festival Italiani, come la Versiliana, Vignale, Roma, Todi,

Venezia, Milano, Siracusa, Taormina, Paestum, Gardone

Riviera

Balletto del Sud in tournée in Europa annovera circa 80

spettacoli l‘anno: ricordiamo il Pavillao Atlantico di

Lisbona, l'Olimpia Hall di Monaco di Baviera, il Teatro

Euskalduna di Bilbao e la tournée del 2006 nei teatri di

Hanoi e Ho Chi Min City in Vietnam.

Ma anche le trasmissioni televisive non mancano nelle

produzioni della compagnia. RAI UNO con ―Festa della

Repubblica Italiana‖, ―Una Voce per Padre Pio‖, ―Concerto

di Capodanno‖; RAI DUE con ―Meraviglie d‘estate‖,

"Loro… del Golfo", "Il cerchio della vita", ―Il Premio Zeus‖

.

Poi anche la lirica. Pier Luigi Pizzi, Flavio Trevisan, Katia

Ricciarelli, Pierfrancesco Maestrini invitano la compagnia a

partecipare alle loro produzioni, da ROF di Pesaro al Teatro

Lirico di Cagliari, dal Teatro Bellini di Catania e in Svizzera,

per ripassare da Lecce con Katia Ricciarelli e poi dal Teatro

Valli di Reggio Emilia. E poi la Spagna, la Russia,

Montecarlo.

A Lecce il ―Balletto del Sud‖ realizza le danze della

stagione lirica del Politeama Greco dal 1998. L'attività si

arricchisce di collaborazioni con orchestre, compositori,

musicisti e direttori (Lorin Maazel, Ricard Boninge,

Francesco Libetta, Giuliano Carella, Karl Martin), scenografi

(Francesco Palma, Alfredo Troisi, Ferruccio Villagrossi),

costumisti, attori e conduttori che contribuiscono al

successo riconosciuto dalla critica e dal pubblico.

Page 37: Donne del Sud

La Critica:

E proprio la critica più autorevole dice di lui: " Non ci era ancora capitato di incontrare un coreografo come Fredy

Franzutti, così deciso e appassionato nell'affrontare grossi calibri della letteratura ballettistica, ambizioso ma non

velleitario e attratto dalla creatività. "

Alberto Testa - Balletto Oggi

" Il direttore del Balletto del Sud ha ambientato la sua nuova "Bella Addormentata" nel natio Salento…Un'idea geniale

".Vittoria Ottolenghi - L'Espresso

" Franzutti con peculiare lavoro, in maniera del tutto personale e contemporanea, rielabora modi narrativi e costruisce

spettacoli che lasciano il segno ".

Michele Nocera - Tuttodanza

«Il Balletto del Sud, compagnia grintosa e decisamente superiore alla media delle altre compagnie del nostro Paese»

( Vittoria Ottolenghi , Balletto Oggi)

«La più prestigiosa realtà della danza nel Meridione» ( Michele Nocera, Tuttodanza ) .

« Compagnia oggi in vetta alle simpatie dei ballettofili, una realtà di prestigio meridionale nel panorama della danza

contemporanea. » ( Josè Minervini - Corriere del Giorno)

« Uma das mais prestigiadas companhias de dança do sul de Italia, contribuem com o «salera» essencial para a

âmbiencia requerida. » ( Vanessa Fidalgo , Correio da manhã, Lisboa)

«Da qualche tempo c'è a Lecce un Balletto del Sud che giovane e grintoso è considerato il meglio della danza del

Meridione ( Elsa Airoldi – Elle)

« Magnifica realtà tersicorea che da tempo si è posta in una posizione privilegiata nella costellazione delle compagnie

di danza italiane. » ( Nicola Sbisà - Gazzetta del Mezzogiorno)

« Ho provato, anche in Italia, la magia del grande balletto grazie a questa strepitosa compagnia salentina » (Fanny

Winter – Il Diogene)

Page 38: Donne del Sud

Intervista a Fredy:

Mi fa cenno di aspettare.

Aspetto.

Intanto osservo corpi ondeggianti e mi perdo nei fluidi movimenti che mi

conducono ad antichi ricordi.

―Eccomi‖

Sono nella sua scuola di danza, lo seguo nella sua stanza.

Una grande scrivania piena di carte, scaffali colmi di libri, oggetti nati in tutti

i posti del mondo e pareti di fotografie di momenti bloccati.

E lui che mi guarda come usa fare, cercando di capire più di quello che vede.

Ho l‘impressione che voglia fare di questo momento un balletto.

Impressione sbagliata, visto che mi smonta alla prima domanda:

La tua creatività nasce forse da uno studio delle piccole cose della vita? Da

un innato piacere di conoscere?

― No. Alla mia ricerca di coreografo ho posto, dal 1999, delle regole, quindi

un percorso da seguire e sul quale agire. La mia fonte di ispirazione non è

mai la società contemporanea, ma società che si fermano al massimo alla II

Guerra Mondiale. Infatti il mio personaggio più moderno è Eleonora Duse. Il

mio è uno studio approfondito sull‘epoca in cui sarà ambientato lo

spettacolo che proporrò‖.

Balletto del Sud è ormai una compagnia di livello internazionale….Fredy, tu

però porti in giro per il mondo una compagnia che già nel nome rappresenta

il Salento e nel Salento, artisticamente, sempre ritorni.

‖Cerco di costruire una qualità culturale nel mio territorio proponendo

spettacoli soprattutto nel Salento. Per me è il mio pubblico, il pubblico

salentino, la cartina al tornasole. Infatti in estate amo replicare nelle

bellissime piazze del Salento tutti i miei spettacoli‖.

Quali sono i tuoi progetti più immediati?

― Grandi cose… il 7 agosto, nel fossato del castello di Otranto, sarò regista e

coreografo dello spettacolo dal titolo ― Ottocento‖, con le musiche e con la

presenza di Franco Battiato‖.

Secolo interessante….

―No, non è un secolo. Sono gli ottocento martiri‖.

Ridiamo…..e continua: ―Sarò comunque anche a

Lecce, all‘Anfiteatro romano, con la ―Carmen‖, il 18

agosto, e replica il 30 agosto.‖

Lo vedo inquieto. Ora ha fretta. Lo aspettano

le prove. Mi liquida senza giri di parole. Mi

bacia sulla fronte. ―Mia cugina mi condusse

per la prima volta in una scuola di danza.‖

Sorride. Sorrido anch‘io. Rientra in sala prove.

Lo guardo dai vetri. Come sempre mi

commuovo. Sono io sua cugina. Io che ho da

poco gettato via le mie prime

scarpette….Fredy ce l‘ha fatta.

Page 39: Donne del Sud

Chi è Onjr?

Una domanda non facile, perché non è mai facile parlare di se stessi. Onjr è lo pseudonimo che mi

permette di mostrare la parte non pubblica di me, che mi permette di esserci senza essere visto ed è, in

un certo senso, talmente distaccato da me che mi piace parlarne in terza persona, come se fosse un

altro essere. Penso che non sia realmente importante chi è Onjr, quanto… chi vorremmo che fosse.

Sicuramente una domanda che molti si pongono, specialmente dopo aver letto qualcosa di suo. Una

curiosità che certamente cattura l‘immaginazione di ogni lettore quando, dopo aver letto una qualsiasi

delle sue poesie, assorbe l‘essenza di cui sono intrise. Comunque credo che non sia del tutto

fondamentale sapere qualcosa di più dettagliato per potersi godere il piacere di ciò che scrive:

dopotutto, in una proiezione allegorica, ―Onjr‖ è ognuno di noi, è colui o colei che si ritrova, prima o

poi nella vita, a fare i conti con una passione non corrisposta che ci logora l‘esistenza, facendoci

portatori della sofferenza tipica di questi mali. E penso sia giusto così, tutto sommato ciò che conta è il

personaggio con tutto il suo transfert, non la persona in sé con la sua mediocrità quotidiana‖.

“Io e te … e mentre il mondo va al domani, io penso al nostro ieri”: è questo il titolo del libro di Onjr, il

poeta dell‘amore, delle emozioni e delle passioni. Leggendo le sue poesie, sono rimasta colpita dal

modo in cui il poeta è riuscito a riportare con semplicità, nelle sue liriche, parole che scaturiscono dal

profondo del cuore di ognuno di noi e che decantano l‘amore in ogni sua fase: dall‘innamoramento alla

forza della passione e al miracolo dell‘amore, trasmettendo a ogni lettore intense emozioni. Onjr è

riuscito a rappresentare l‘amore in ogni sua forma a tal punto che ciascuno di noi potrebbe riconoscersi,

identificarsi e rivivere quei momenti unici che, sicuramente, almeno una volta nella vita ha provato. Lo

stesso poeta, infatti, dice: ―Se tu hai mai amato, nella tua vita, queste parole sono tanto mie…quanto

tue!‖. E adesso conosciamo il poeta attraverso un‘intervista.

Chi sono allora i lettori di Onjr?

―Be', chi lo sceglie lo fa certamente per quello che dà, per quello che trasmette, e non per la sua età anagrafica, la sua estrazione sociale o il suo aspetto esteriore.

Immaginiamocelo allora per come lo vorremmo, forgiamolo a nostro piacimento, tanto più che ormai siamo abituati un po‘ tutti ad interagire con degli ―avatar‖.

Lasciamolo quindi in quel mondo immaginativo, libero nella sua espressione poetica, con tutti i sogni che accompagnano ogni esaltazione onirica, lasciamogli

consumare ogni frammento di questa esaltazione, purificata dall‘ombra degli altri, bonificata nei gesti e nelle parole, consacrata solo ed esclusivamente a quel desiderio

che fa parte delle nostre più intime verità nascoste.

IL POETA ONJR

a cura di Primula Meo

Page 40: Donne del Sud

Nell‘introduzione ho letto che il libro si divide in tre parti.

Ci può illustrare questo percorso?

Come ho cercato di spiegare nel libro, secondo me le fasi

cruciali dell‘amore sono essenzialmente tre: la prima è

sicuramente quella più sorprendente, quando ti accorgi

che dentro di te una forza nuova e incontrollabile occupa

i tuoi pensieri e guida ogni tuo desiderio verso la

persona che ti fa sussultare ogni volta che la

vedi……insomma, quando ti accorgi di esserti

innamorato. La seconda, quando nella migliore delle

ipotesi tutto si realizza, è la fase più determinante,

quando ti sembra che tutto ti sia dovuto, quando

camminando ti sembra che i piedi non tocchino per terra,

quando senti di avere la cosa che ha più valore in

assoluto, quando senti di aver finalmente conquistato il

tanto desiderato e tanto agognato ―amore‖. La terza è la

fase che nessuno vorrebbe mai conoscere, ma che

purtroppo molto spesso ci capita, ed è esattamente la più

devastante, quando è finita, …. quando senti che ti è

crollato tutto addosso, quando non vedi niente che non

sia nero assoluto, quando il futuro ti spaventa più del

presente e ti accorgi che niente ha più senso, al punto di

arrivare a rinnegare tutto e soprattutto lui: l‘amore.

Che cosa è, oggi, la poesia?

Si è talmente dilatato nel tempo il concetto della parola

―poesia‖ che oggi si può facilmente equiparare alla parola

―amore‖ e trovare quindi, per ognuno di noi, un significato

simile ma soggettivo. Chi può definire quando una passione ha

la peculiarità per essere consacrata ―amore‖, e chi ha l‘autorità

per sancire tutto questo? Ognuno di noi ama, o crede di amare,

e definisce amore quello che irresistibilmente prova con tutto

se stesso. Ognuno di noi scrive e definisce ―poesia‖ quello che

gli esplode dentro e tracima fuori in versi …. La libertà di

concetto si allinea con la libertà di parola annullando quella

linea di confine marcatrice di verità.

Cos‘è l‘amore per Onjr poeta e per Onjr uomo?

Dovrebbe essere la stessa cosa, ma se dicessi questo

contravverrei a quello che ho sempre dichiarato. Onjr poeta

vive l‘amore nella sua luce più romantica, cercando di renderlo

quanto più possibile reale, e Onjr uomo lo vive nella sua più

totale realtà, cercando di condirlo con quel che serve perché sia

sempre circondato da una luce romantica.

Le poesie di questo libro sono dedicate a qualcuno in

particolare?

Se proprio le devo dedicare a qualcuno, penso che possano

essere dedicate a tutti coloro che hanno sofferto e soffrono per

amore, a tutti coloro che in queste parole e in quello che

trasmettono si ritrovano. Se invece vogliamo dire se hanno

avuto una musa ispiratrice, allora è un'altra cosa, e in questo

caso possiamo sicuramente dire che sono dedicate a Lei, a

colei che in quel preciso istante occupava e sconvolgeva tanto

la mia mente quanto il mio cuore.

Page 41: Donne del Sud

Ha detto che sulle sue cartoline ci

sono acrostici di nomi femminili: a tal

proposito le vorrei chiedere un

omaggio per Tiziana Lezzi, l‘editrice di

Donne del Sud.

Per me è un onore donare a questa

signora, che non ho ancora il piacere

di conoscere, la cartolina con

l‘acrostico del suo nome. È un dono

che faccio alla signora Tiziana, ma è

come se lo facessi a voi tutte Donne

del Sud.

Onjr, la ringrazio per questo suo gradito dono e per averci

concesso questa intervista. Mi piacerebbe che ci

salutassimo con una delle sue poesie più significative.

Non è facile scegliere una poesia piuttosto che un‘altra, ma

vorrei lasciarvi con le parole che sono riportate nella quarta

di copertina. Parole che dimostrano la semplicità delle

stesse, ma nello stesso tempo esprimono la profondità dei

concetti:

Tu mi hai insegnato tante cose belle …

e la più bella di tutte queste è “l’amore”.

Mi hai insegnato ad amare e capire …

ad amare e soffrire … ad amare e perdonare …

Ma non mi hai insegnato ad amare e dimenticare,

e così me ne sto da solo ad amare e ricordare.

www.onjr.it; [email protected]; 335-268290

casa editrice al numero 0832.344712

e-mail [email protected]

Questo è il suo primo lavoro o ha già pubblicato qualcos‘altro?

È il mio primo libro ma, come qualcuno sa, ho pubblicato delle

cartoline con gli acrostici dei nomi femminili e maschili più comuni,

un‘opportunità che mi è stata offerta dalla ―Sunflower Edizioni‖,

una casa editrice molto attenta a coloro che vorrebbero realizzare il

sogno di essere pubblicati. Una realtà molto sui generis, che va

oltre la normale routine editoriale, puntando su obiettivi

sicuramente innovativi. Infatti è stato lungimirante, secondo me,

aver creduto nelle potenzialità di ―Onjr‖, pubblicando le sue opere e

attivandosi per una distribuzione capillare.

Dove possiamo trovare le sue cartoline e il suo libro?

Le cartoline sono presenti in vari punti-vendita di tutte le province

della Puglia e Basilicata, dai negozi di gadget alle cartolibrerie in

genere. Il libro si può invece trovare in varie librerie di Lecce:

Mondadori, Liberrima, Apuliae, Icaro, Palmieri, e poi in molte

librerie della provincia.

Page 42: Donne del Sud

www.udinazionale.org; www.udibologna.altervista.org;

UDI MACARE SALENTO, viale Italia V^ tratto, Soleto;

responsabile Enza Miceli, tel. 340. 1441786;

[email protected]).

In primavera, con la legge 23 aprile 09 n. 38, è stato convertito in legge il decreto 23 febbraio 2009 n. 11 recante ―Misure urgenti in

tema di sicurezza pubblica, contrasto alla violenza sessuale nonché in tema di atti persecutori‖, provvedimento che stabilisce che

lo stalking è adesso reato, finalmente. Ne abbiamo parlato con Marta Tricarico, avvocata del Gruppo Giustizia UDI di Bologna.

Lo Stalking, termine inglese che significa ―fare la posta‖ - e da noi

tradotto come ―atti persecutori‖ - entra per la prima volta nel

mondo del diritto in California, nel 1991, con la prima legge anti-

stalking. Arriva in Europa nel ‗97, tramite una legge adottata in Gran

Bretagna, mentre in Norvegia, Danimarca e anche in Olanda e

Belgio la legislazione vigente lo contempla solo quale fattispecie di

violazione della sfera personale.

La novità assoluta per l‘Italia è che finalmente atti e comportamenti

che prima non sarebbero incorsi in alcun tipo di sanzione adesso,

se reiterati dalla stessa persona nei confronti di un‘altra -

causando in questa il fondato timore per l‘incolumità propria o di

un prossimo congiunto, uno stato d‘ansia, un cambiamento di vita,

di abitudini - possono essere finalmente perseguiti penalmente. Ed

anche in maniera abbastanza pesante, ovvero tra i 6 mesi e i 4 anni;

pena aumentata nel caso in cui a commetterli sia un coniuge

legalmente separato o divorziato o una persona che è stata legata

da una relazione affettiva con la persona offesa. Il che vuol dire che

molto probabilmente questa persona, in carcere, ci andrà

veramente

In questi giorni l‘Unione Donne in Italia ha organizzato

diversi incontri proprio per spiegare meglio questa nuova

fattispecie penale, e per permettere alle donne di

comprendere in che modo ora possano difendersi. Sappiamo

però che occorre ancora una formazione qualificata delle

forze dell'ordine, in coordinamento con i servizi sociali e i

medici di base. L'UDI ci sta lavorando, io ho personalmente

partecipato a diversi seminari con i soggetti suindicati, per

un confronto e un aggiornamento comune che possa

garantire una risposta qualificata alle tante donne che

giornalmente subiscono violenza. A Bologna è stato istituito

un pronto soccorso unico per le donne vittime di violenza

sessuale, che ha già predisposto protocolli di intervento che

garantiscano la donna, oltre che un valido centro di

documentazione forense. Ma anche nel Salento l‘UDI si

propone come punto di riferimento per tutte le donne che

hanno bisogno di assistenza, indirizzandole, a seconda delle

esigenze, presso le associazioni o le strutture più adeguate

con cui l‘UDI è in stretto contatto, e fornendo loro tutte le

informazioni sui servizi disponibili sul territorio.

Un piccolo, grande passo avanti!

TUTELIAMOCI: DA OGGI LO STALKING è REATO a cura di Paola Mangia

Page 43: Donne del Sud

Filo diretto

con l’avv.Fabiana Stefanelli

e l’avv. Simona Blaco

che risponderanno ai lettori di Donne del Sud che le

sottoporranno di volta in volta quesiti giuridici.

inviate le vostre domande a [email protected]

Page 44: Donne del Sud

INTERVISTA A ROSY D'AGATA

“COSI’ DIFENDO DA VENT'ANNI

I DIRITTI DEGLI IMMIGRATI”

a cura di Laura Caretto

Donne del Sud, per la rubrica ―Sportelli amici nelle

pubbliche amministrazioni‖, ha incontrato Rosi

D‘Agata, coordinatrice del centro ―Servizi

immigrazione Salento‖ e da sempre autentica

pasionaria dalla parte dei cittadini immigrati. ―Mi

occupo di immigrazione da vent'anni, cioè da

quando ancora non se ne occupava nessuno, men

che meno le istituzioni‖, esordisce Rosi. ―Era una

realtà sommersa, sconosciuta ai più, tranne che a

qualche piccola realtà di volontariato, perlopiù di

matrice cattolica. Mi sono sempre chiesta come mai

queste persone lasciassero la loro terra per andare

incontro a tante difficoltà. Dopo anni di esperienza e

viaggi in giro per l‘Italia e per l‘Europa, ho scoperto

che lo Stato cominciava a interessarsi della

migrazioni e l‘Unione Europea, da parte sua,

sollecitava gli Stati, le Regioni, gli Enti locali a

progettare servizi di aiuto nei confronto dei cittadini

migranti.In quegli anni, esattamente nel 1999, abbiamo presentato il primo progetto in risposta al bando Pic Urban, che imponeva ai

Comuni di aprire sportelli per l‘accoglienza e l‘assistenza ai cittadini stranieri. Così insieme a ―Migrantes‖ - di cui facevo parte -

Associazione senegalese Cir, Comunità Emmanuel e Comitato per la difesa dei diritti dei migranti dell‘Università abbiamo dato

vita allo sportello ―Lecce Accoglie‖. Il primo, a Lecce: esiste ancora‖. Attualmente Rosy D‘Agata coordina il centro ―Servizi

immigrazione Salento‖, che ha iniziato la sua attività nel gennaio 2005 sotto la supervisione dell'assessorato alla Tutela dei

diritti e alla cittadinanza attiva (diretto da Carlo Madaro) nei locali attrezzati dall‘amministrazione provinciale di Viale Marche 17.

E‘ stata la prima mediatrice interculturale a Lecce, e ci confessa che il segreto della sua forza è ―informarsi tutti i giorni perché

la legge sull‘immigrazione è una, ma cambia di giorno in giorno in base ai decreti attuativi‖.

Page 45: Donne del Sud

Come nasce questo Centro servizi, dottoressa?

―Nasce dalla volontà della Provincia, e della giunta Pellegrino in particolare, di occuparsi di immigrazione in maniera strutturale,

tanto da approvare il progetto da me presentato ―Servizi immigrazione Salento‖. Il resto del lavoro lo ha fatto involontariamente

lo tsunami del 26 dicembre 2004, accelerando l‘apertura dello sportello per far fronte all‘emergenza dei tanti migranti provenienti

dalle zone disastrate dal maremoto: da allora la struttura ha iniziato ad essere conosciuta. Nata con il fine di proporre misure

necessarie ad attivare e coordinare, in collaborazione con le altre istituzioni ed enti pubblici, azioni positive mirate a valorizzare

risorse e competenze relative alle importanti questioni del fenomeno migratorio, è oggi l'unico sportello provinciale ad

occuparsi di immigrazione, con obiettivo l‘istituzione di altri centri, nei comuni in cui maggiore è la presenza di immigrati, in

collegamento con l‘ufficio centrale. Attualmente sono dieci i comuni in cui sono presenti sportelli di questo tipo‖.

A chi si rivolge il Servizio? Quali sono gli scopi?

―Destinataria del servizio è ovviamente la popolazione immigrata,

e poi i richiedenti asilo e i rifugiati presenti sul territorio, ma

anche i cittadini salentini interessati al fenomeno delle migrazioni

e che instaurano relazioni con i migranti. II progetto ―Servizi

immigrazione Salento‖ mira, attraverso un lavoro di rete, a

valorizzare e coordinare risorse e competenze già esistenti sul

territorio, nell‘ottica di un‘offerta integrata di servizi che, partendo

dallo studio dei mutamenti in atto, salvaguardi le specificità

culturali di ciascun soggetto interessato. Le sue finalità sono

naturalmente numerose: vogliamo prevenire situazioni di

emarginazione e di ghettizzazione che minacciano l‘equilibrio e la

coesione sociale, realizzare l‘integrazione culturale, sociale e

lavorativa delle immigrate e degli immigrati presenti sul territorio

salentino, favorire il processo di adattamento e convivenza del

cittadino immigrato all‘interno della comunità locale,

supportandolo nella piena adesione ai diritti di cittadinanza.

Naturalmente, per fare tutto ciò, è fondamentale coinvolgere tutte

le risorse del territorio: famiglia, scuola, comuni, servizi sociali,

associazioni. E valorizzare il collegamento e la concertazione tra

le varie risorse a livello di conoscenza dei progetti e ―messa in

rete‖ delle informazioni e delle risorse economiche, strutturali ed

umane.‖

Page 46: Donne del Sud

Che tipo di attività svolge il centro Servizio Immigrazione

Salento?

―Svolgiamo attività di consulenza agli immigrati e anche ai

cittadini italiani che per svariati motivi hanno a che fare con i

cittadini stranieri. Spesso, però, siamo anche punto di

riferimento per i Centri per l‘impiego, i comuni, i sindacati, i

patronati, perché non c‘è ancora molta conoscenza del

fenomeno immigrazione, e la figura del mediatore culturale è

molto spesso fondamentale per superare piccole e grandi

impasse negli uffici pubblici e non solo. C‘è carenza di servizi

che tengano conto del fatto che la presenza di tanti nuovi

cittadini sul territorio sta modificando la conformazione socio-

culturale della provincia di Lecce: il fenomeno migratorio, tra

l‘altro, ha già prodotto una ―seconda generazione‖ composta

da figli degli immigrati nati in Italia e figli di coppie miste.

Questa tendenza è in costante aumento e costituisce il nucleo

principale della mutazione socio-culturale in atto, prefigurando

la società del futuro.‖

Quali sono le maggiori comunità straniere presenti sul

territorio? E quali i problemi comuni?

―Lecce è una delle città più multi-etniche sul territorio italiano,

siamo intorno alle 110 comunità diverse. La più numerosa in

assoluto è quella albanese, ormai perfettamente integrata con

i salentini. Poi ci sono i marocchini, i senegalesi, gli immigrati

che vengono dallo Sri Lanka (molto amati dai cittadini leccesi),

dall‘India, dalle Filippine, i brasiliani, i cubani, i turchi, somali,

sudanesi, cubani, ecuadoregni. Per non parlare dei cinesi, che

oramai rappresentano una comunità molto numerosa, ma

sempre a sé stante. I problemi legati alla casa e all‘alloggio

sono quelli più gravi: persiste una forte diffidenza, da parte dei

―locali‖, a stipulare contratti d‘affitto con i cittadini stranieri.

Inoltre non dimentichiamo il problema dello sfruttamento sul

lavoro, comune a tutti, seppure il lavoro dello straniero sia

complementare a quello del cittadino italiano.

La comunità Rom, infine, ha una storia a parte. Ho frequentato

per molti anni i campi Rom della zona, e posso dire che il

problema maggiore è far uscire queste persone da quello che

attualmente è un vero e proprio ghetto che di certo non

favorisce l‘integrazione.‖

Quali sono le più frequenti problematiche delle donne?

―La donna immigrata è molto più debole delle altre. Se arriva

accompagnata dal marito e dalla famiglia, deve affrontare, oltre

alle difficoltà comuni a tutti gli immigrati, anche tutto ciò che

riguarda l‘inserimento a scuola dei propri figli, delle loro

malattie, con tutte le difficoltà linguistiche del caso. Ma se la

donna arriva sola è, naturalmente, ancora peggio. E allora il

nostro centro diventa effettivamente un punto di riferimento

per persone che arrivano a conoscerlo spesso mediante il

passaparola: la nostra forza è la ―rete‖, è la conoscenza di tutto

ciò che offre il territorio. Questo è stato ed è fondamentale‖.

Avete “progetti” per il futuro?

―Grazie ai finanziamenti europei, nazionali e regionali, abbiamo

dato vita a più progetti, alcuni già in corso d‘opera, altri in

partenza. L‘ultimo in ordine di tempo è ―Intermedia on the

road‖, vincitore del bando della Regione Puglia denominato

―Principi Attivi‖, che prevede un‘unità di strada, un vero e

proprio camper con uno staff specializzato che lavorerà su

chiamata e in soccorso dei mediatori su tutto il territorio

salentino. Si configura come supporto operativo alla rete dei

servizi ai quali i cittadini stranieri accedono per i più svariati

motivi, opererà in stretto contatto con il punto di riferimento

costituito dallo Sportello ―Servizi immigrazione Salento‖, cui si

rivolge l‘utenza straniera.

Page 47: Donne del Sud

Cosa si aspetta il Centro dal futuro?

―Dobbiamo dire che finora questo Centro è

cresciuto molto anche grazie ad una direzione

―illuminata‖ da parte dell‘Istituto di culture

mediterranee. Attualmente stiamo ricevendo

importanti finanziamenti grazie ai quali diamo

input e aiuto anche alla popolazione locale

quanto a forza-lavoro. Abbiamo poi in cantiere

la stipula di un protocollo d‘intesa con

l‘Università del Salento per l‘apertura di vari

punti informativi dove anche gli studenti

stranieri potranno rivolgersi per le più svariate

informazioni. Questo significherebbe fare un

ulteriore salto di qualità, in quanto non ci

occuperemmo più solo delle persone che

hanno bisogni primari, ma anche delle

―seconde generazioni‖, per garantire migliori

condizioni di vita per l‘immigrato e pari

opportunità per tutti‖.

―Servizi immigrazione Salento‖, viale Marche

17, Lecce; tel.0832-342703

L‘idea progettuale nasce da una concreta consapevolezza delle difficoltà che quotidianamente i cittadini stranieri incontrano

nell‘accesso ai servizi di ogni tipo‖.

Un altro importante progetto in campo riguarda la campagna di prevenzione e contrasto delle pratiche di mutilazione

genitale femminile: si chiama ―Bikaloro‖, è stato ideato dalla Lila di Lecce in collaborazione con l'Istituto di culture

mediterranee e con noi del centro. Nasce nella provincia di Lecce, ma verrà esteso a tutto il territorio regionale attraverso

una campagna di comunicazione, nel tentativo di arginare la piaga delle mutilazioni genitali femminili. Abbiamo poi da poco

completato un altro progetto, denominato ―P.a.s.s.i.‖ (Percorsi D‘Accesso ai Servizi Sociosanitari per gli Immigrati): sono

stati formati e inseriti in ambito socio-sanitario 32 mediatori culturali nelle città di Lecce e Bari. Hanno affiancato gli

operatori dei servizi sociosanitari. Ancora, ―Puglia aperta e solidale‖: progetto che riguarda la casa che, come abbiamo

visto, è uno dei problemi principali‖.

Page 48: Donne del Sud

L’importanza di costruire una rete sociale è

diventata, ne siamo tutti consapevoli,

un’esigenza primaria. Una delle funzioni del

CSV Salento è proprio questa, tanti e

innumerevoli servizi offre questo centro:

conosciamoli meglio insieme a Luigi Russo,

presidente del CSV Salento e Presidente dell’

Ordinamento Regionale del C.S.V.

Page 49: Donne del Sud

Ciao Luigi, cos’è il C.S.V.?

―C.S.V. Vuol dire Centro di Servizio al Volontariato, organo di gestione delle risorse provenienti dalle fondazioni bancarie

per effetto di una legge, la 266/ 91, che stabilisce come un quindicesimo degli utili debbano andare a enti a servizio delle

associazioni di volontariato‖.

Nello specifico, quali sono i servizi che offrite?

―Fondamentalmente di formazione generale e necessaria a far diventare le associazioni sempre più consapevoli del loro

ruolo, perché spesso il volontariato è stato inteso come impegno di disponibilità che invece oggi non basta più: ci vogliono

professionalità e competenza. Offriamo poi servizi di formazione contabile e fiscale: spesso, prima che arrivassimo noi, le

associazioni trascuravano questi aspetti e si trovavano spesso in difetto durante i controlli della Guardia di Finanza.

Ovviamente, però, facciamo anche formazione specifica in vari campi: per esempio, nel settore dell‘ambiente, sempre in

ossequio al principio di fornire le competenze necessarie per svolgere al meglio la propria attività, nel rispetto soprattutto

della legge‖.

Page 50: Donne del Sud

Come vi siete organizzati per evadere questa mole di lavoro?

―Ci ha favorito la costituzione delle consulte settoriali;

all‘interno del C.S.V. abbiamo specializzato altre

associazioni nei vari ambiti di intervento. Molte associazioni,

ad esempio, non sanno ―raccontarsi‖, non sanno utilizzare i

media, perciò abbiamo fatto attività di formazione sui loro

uffici stampa. Stiamo appena chiudendo una ricerca sulla

stampa locale, per monitorare quanto il volontariato passi

sulla stampa. Purtroppo, però, c‘è ancora molto da lavorare

al riguardo‖.

Che tipo di associazione si rivolge a voi?

―Sodalizi molto importanti e conosciuti, ma anche piccole

associazioni, di cui abbiamo molto rispetto perché sono

quelle che nascono quando c‘è un‘emergenza. Cerchiamo

sempre di avvicinarle, oppure avviene il contrario, e allora

proviamo a farle diventare ―adulte‖. Non succede sempre,

ma a volte sì‖.

Fornite anche sostegno economico?

―Certo, finanziamo progetti presentati dalle associazioni

stesse, oppure presentiamo bandi di progettazione sociale e

così finanziamo i progetti meno costosi, da 8/10 mila euro,

che permettono a questi sodalizi di sopravvivere. Oppure

insegniamo alle associazioni a reperire risorse‖.

E l'attività di ricerca?

―Facciamo anche quella: da una nostra indagine emerge che

in provincia di Lecce ci sono 2000 associazioni, di cui circa

700/800 di volontariato. Dalla stessa indagine è emerso che

nel Salento ci sono 45.000 volontari e che chi opera nelle

associazioni ha tra i 40 e i 50 anni.

Da ulteriori indagini, poi, abbiamo scoperto che gli anziani

hanno una predisposizione naturale alla solidarietà e al dono,

però non sanno a chi rivolgersi per offrire la loro disponibilità,

mentre i giovani quasi mai hanno incontrato figure

significative capaci di coinvolgerli. Per questo abbiamo

attivato alcuni percorsi nelle scuole per avvicinare i giovani al

mondo delle associazioni, mentre per gli anziani stiamo

cercando di creare altre occasioni di impegno, anche se è un

po‘ difficile. L‘anziano salentino è più pigro degli altri: diciamo

che ha tirato i remi in barca, non sapendo impiegare il

patrimonio di esperienza e disponibilità che invece possiede‖.

E la consulenza legale?

―Facciamo anche quella, se serve. Ma offriamo anche tanto

altro: ad esempio il servizio fotocopie. Da noi, infatti, le

associazioni possono disporre di un budget annuo di

1000/2000 fotocopie, e questo avviene nella sede di Lecce, in

via Sicilia e in via Gentile, ma anche nelle sedi di Maglie,

Tricase e Casarano. E stiamo per aprire sportelli un po‘

dappertutto sul territorio, aperti una volta la settimana: diamo

in comodato gratuito l‘attrezzatura che serve per allestire feste

ed eventi, tipo i gazebo e l‘amplificazione‖.

Un'ultima domanda, Luigi: quanto costa aderire al C.S.V.?

―Non costa nulla. L'importante è essere un'associazione di

volontariato‖.

Sede principale: Via Gentile, n.1a Lecce

tel. 0832 392640 fax 0832 391232

e-mail [email protected]

Page 51: Donne del Sud

DONNE CHE LOTTANO:

STAFFETTA DELLE DONNE CONTRO

LA VIOLENZA SULLE DONNE

dal 25 Novembre 2008 al 25 Novembre 2009

a cura di Paola Mangia

La Staffetta anti-violenza è arrivata nel Salento, dalla Calabria, dal 24 al 30 gennaio 2009. E' stata accolta al porto di Leuca, Capo

di Finibus Terrae, inizio simbolico e reale della Puglia. ―L'abbiamo voluta lì‖, dice Enza Miceli, referente nazionale UDI e

portastaffetta regionale, ―proprio a Leuca, davanti al nostro mare che guarda a oriente, anche se era inverno cupo. L'abbiamo

voluta lì e le amiche calabresi non si sono tirate indietro. Poi l‘abbiamo consegnata alle donne di Presicce, una cittadina che

guarda dall'alto la costa jonica, per poi risalire la mattina successiva, passando per San Cesario, Sannicola, Salve, Lecce e infine

Trepuzzi. Dopo aver cambiato provincia ed essere risalite per tutta la regione, l‘abbiamo passata alle donne di Campobasso, ma

noi l‘abbiamo sentita ancora nostra, anche nelle loro mani. Così come la sentiamo oggi, perché la nostra testimone è e sarà di

tutte le donne della Staffetta contro la violenza sulle donne ‖. Del problema abbiamo parlato più diffusamente con Marta Tricarico,

avvocata del Gruppo Giustizia dell'UDI di Bologna.

Avvocata, da chi è promossa la Staffetta?

―E' un‘iniziativa dell‘UDI, Unione Donne in Italia, associazione femminile di promozione politico-sociale e

culturale, ed è uno dei più antichi sodalizi di donne che esista nel nostro territorio: nasce infatti nel 1945 e

si spende per l‘emancipazione della donna, cioè al fine di garantirne l‘autodeterminazione e la piena tutela

dei diritti‖.

Quali sono le iniziative promosse dall’Udi?

―Le tre iniziative politiche più importanti degli ultimi anni sono state la campagna ―50E50‖, che ha prodotto

una proposta di legge di iniziativa popolare per l‘applicazione dell‘articolo 51 della Costituzione, che

promuove la pari opportunità fra donne e uomini nell‘accesso a cariche elettive; ―Generare oggi tra

precarietà e futuro‖, che ha portato alla costituzione di un comitato nazionale ―Quando decidiamo noi‖ (di

cui sono avvocata di riferimento insieme ad Ileana Alesso, oltre che socia fondatrice);

Abbiamo incontrato l’Avvocata Marta Tricarico, una

delle 2 donne porta staffetta della tappa di Bologna, per

saperne di più.

Page 52: Donne del Sud

Ma basta dare un nome ad un fenomeno per cambiarne i

connotati?

―Credo che sia importante dare nomi appropriati ai

fenomeni. Io, ad esempio, mi faccio chiamare ―avvocata‖

perché credo sia necessario ripensare i termini anche con

linguaggio femminile. Linguaggio che abbiamo imparato a

riconoscere parlandoci, confrontandoci sui fenomeni che

vogliamo combattere, per contrastare ogni piccolo germe di

questa malattia che è la violenza sulle donne. Credo che

nessuna di noi si possa sentire privilegiata. Anche se una

donna non ha subito violenza, non per questo può lavarsene

le mani: dobbiamo essere consapevoli che una donna da

sola non può riuscire a fare quello che tutte insieme non

siamo ancora riuscite a fare, cioè bloccare la violenza

maschile sulla donna in quanto donna. Quello che noi

possiamo fare è strutturare le donne, dare loro appoggio,

sostegno e modalità di azioni condivise, al fine di

contrastare definitivamente la violenza sulle donne‖.

infine ―Stop al femminicidio‖, campagna nazionale per richiamare

l‘attenzione generale, compresa quella delle istituzioni, sul problema

della violenza sulle donne. ―Femminicidio‖ è in realtà una parola

assente nei dizionari della lingua italiana: il termine ―feminisidio‖ viene

infatti coniato a Ciudad Juarez, città messicana ai confini con gli Usa,

dove dal 1993 ad oggi sono state uccise 413 donne e 600 sono

scomparse. ―Femminicidio‖ è un reato preciso, che si perfeziona

quando un uomo uccide una donna per sentirsi maschio, e l'UDI ha

tradotto la parola assumendone il significato politico e usandola in ogni

occasione: manifestazioni, volantini, comunicati. Così, lentamente, è

entrata nel linguaggio comune‖.

Page 53: Donne del Sud

Il simbolo della Staffetta è un'anfora con due manici. Cosa rappresenta?

―E' il simbolo del ―noi‖, ed è sorretto da due donne. Perché l‘anfora è il simbolo

del corpo femminile, ed infatti viene da sempre associata alle donne. E poi

pensiamo per esempio al contenitore d‘acqua che veniva portato sulle spalle

dalle donne per dissetare la famiglia... sono state infatti le donne del Salento a

commissionare l‘anfora, a pensare di far ritrarre su di essa il simbolo della Dea

madre, la Creatrice. L‘anfora è anche una testimone viva, perché è un contenitore

di messaggi che possono essere testimonianze o solo pensieri, riflessioni,

richieste, comunque un modo perché le donne possano dire la loro nella lotta

alla violenza. Perché il successo della Staffetta sta nel fatto che le donne dell‘UDI

siano riuscite a colloquiare con le associazioni in modo diverso: le istituzioni si

sono poste in ascolto, hanno sentito le nostre testimonianze. E poi siamo

riuscite ad entrare nelle scuole, perché la vera attività di contrasto è la

prevenzione, la diffusione della cultura della non-violenza proprio ai ragazzi della

nuova generazione. È stato bellissimo collaborare con gli insegnanti per

preparare gli studenti all'incontro, averli potuti ospitare nella nostra sede, che

conserva nei propri archivi la memoria di una parte del Paese che di solito non si

conosce, ovvero il lavoro delle donne per la Nazione. Esiste infatti una Nazione

di donne invisibile e senza corpo, che tuttavia noi tutte vediamo e riconosciamo

ogni giorno e ogni momento, quando facciamo la fila davanti agli sportelli,

quando siamo sul tram o nella metropolitana‖.

Così nasce l’idea di una Staffetta di

Donne contro la violenza sulle donne.

―Proprio così. Gli uomini occupano i

posti di comando, dove si decide delle

sorti del mondo, mentre alle donne,

rappresentate solo dall‘11% di

―colleghe‖ quando invece costituiscono

più del 54% della popolazione del

Paese, troppo spesso non viene data

voce. L‘UDI propone quindi la Staffetta

anche sulla base delle recenti quanto

drammatiche rilevazioni Istat in base

alle quali sono oltre 14 milioni le donne

tra i 16 e i 50 anni vittime di violenze

sessuali, stupri o comunque soprusi

anche da parte del partner. Con la

Staffetta le donne vogliono dire basta

alla violenza sessuata, manifestando

nelle città e nelle piazze per dimostrare

che insieme sono più forti. Noi

sappiamo infatti che sono tante le

persone che lavorano ogni giorno

contro la violenza, ma è altrettanto vero

che queste donne non hanno visibilità,

non si vede quello che fanno e come lo

fanno. La Staffetta dà anche questa

possibilità a tutte le donne che hanno

risposto a questa iniziativa politica

mettendosi in rete tra di loro ed

elaborando metodiche condivise, che

dovranno effettivamente essere una

risposta più qualificata di contrasto alla

violenza‖.

Page 54: Donne del Sud

Una Nazione cui si appartiene per il solo fatto di essere donne, insomma.

―Sì, perché oggi noi donne ci riconosciamo le une con le altre cittadine di questa nazione

misconosciuta, oscurata e maltrattata. Per i Romani ―natio‖ era infatti ―dea della nascita‖, e

noi vogliamo riconoscerci come cittadine, pur diverse per territorio, lingua, etnie e status

sociale e culturale, e affermare l‘esercizio pieno e uguale del nostro diritto di cittadinanza

paritaria ovunque nel mondo. Per questo il significato della Staffetta si può sintetizzare nello

slogan ―Lorena e Hiina siamo noi‖. Lorena è stata violentata e gettata in un pozzo a Niscemi

dai compagni di classe, mentre Hiina Saleem, giovane pakistana, è stata assassinata a

Brescia l‘11 agosto 2006, colpevole di voler vivere all‘occidentale. Hiina non chiedeva altro

che di avere una vita normale, un fidanzato, un lavoro, ed è stata sgozzata dal padre. Quindi

questo slogan, ―Lorena e Hiina siamo noi‖ - che poi è simboleggiato da una testimone viva

della Staffetta, cioè l‘anfora - è sicuramente la chiave grazie alla quale leggere tutto il

significato della Staffetta: ―Io-Noi. Insieme possiamo farcela‖.

La Staffetta durerà un anno intero dopo aver attraversato tutta l’Italia, e questa forse è la

prima volta che una manifestazione ha una portata di così ampio raggio nello spazio e nel

tempo. Ma cosa offre l’Udi quotidianamente alle donne, anche a prescindere da questa

bellissima iniziativa?

―Noi, come Udi di Bologna, abbiamo anche un punto d‘ascolto, sportelli in tutta la provincia

ma anche sedi in tutta Italia. Tra queste c'è l‘UDI ―Macare Salento‖, con sede a Soleto. Noi

diamo una prima assistenza, che è quella del colloquio, dopodiché, a seconda delle

esigenze, indirizziamo le donne ad un servizio di consulenza legale o psicologica, oppure le

aiutiamo fornendo loro tutte le informazioni sui servizi del territorio. E comunque ci

assumiamo la responsabilità politica di portare avanti iniziative di contrasto alla violenza‖.

La giornata inaugurale della tappa di Bologna della Staffetta era dedicata ad una mostra fotografica, di cosa si tratta?

―Si chiama ―Lasciatele lavorare‖, è a cura di Gianna Solmi ed espone le opere fotografiche di Sara Colombazzi. E' una mostra

che abbiamo voluto fortemente noi donne dell‘UDI perché ci è sembrato lo strumento più semplice per affermare la dignità e

l‘autodeterminazione delle donne, e proprio grazie a questo racconto fotografico abbiamo dimostrato che le donne occupano

tutti i settori dell‘economia nazionale, sia come dipendenti che come professioniste. Infatti vediamo donne nel turismo, nella

moda, nella salute, nell‘artigianato, nel commercio, nell'università, nella giustizia. Quindi è proprio un ripartire da un principio

formale di uguaglianza, esaltando però lo sguardo differente che è proprio della differenza di genere. Io amo molto il pannello

espositivo ―Il Grido di Donne‖, a firma di Alba Piolanti, una poesia che ci dà proprio la portata del collegamento tra le

discriminazioni nel mondo del lavoro, la mancanza di rappresentanza, la violenza e la lotta delle donne per la libertà, che ci ha

sempre viste vicine e solidali.

Page 55: Donne del Sud

Cito alcuni versi:

“ Più donne nel lavoro e meno precariato

Lo chiedono allo Stato e anche al Sindacato

E con la difesa dell’autodeterminazione

chiedon dell’art. 51 la piena applicazione

Per esserci ovunque si decide

Siano biologa, postina o ricercatrice.

La lotta delle donne per la libertà

È relazione, vicinanza e solidarietà

Per questo costruiscono una nuova società

E combattono violenza, molestie e precarietà.

Insieme il mondo possono cambiare

LASCIATELE LAVORARE”

Alba Piolanti

www.udinazionale.org; per informazioni sulle attività dell’UDI nel Salento “UDI Macare Salento”, viale Italia V^ tratto, 31, Soleto;responsabile Enza Miceli, tel. 340.1441786; [email protected]

Page 56: Donne del Sud

“MADE IN CARCERE”:

UN MARCHIO CON CODICE A "S-BARRE“a cura di Maria Grazia Gallù

Ore 17: da agenda, intervista per ―Made in Carcere‖. All‘entrata della sede fisica in cui si sviluppa il progetto mi accoglie una

ragazza, probabilmente della mia età. Lo stabile avrà all‘incirca sei- sette stanze di cui una ampia, centrale - il cuore

dell‘appartamento - dove trovo attorno ad una mega- scrivania esclusivamente donne. Da una porta sbuca una signora che mi

chiede gentilmente se desideri un caffè o dell‘acqua. Un ambiente, una società , una cooperativa di sole donne. Mi sento a mio

agio, ma è raro qui al Sud vedere queste cose. Una sorta di macchina produttiva al femminile. ―Officina creativa‖ nasce nel 2007

come una cooperativa senza scopo di lucro e si propone un tipo di produzione in linea con uno sviluppo sostenibile sia nei

confronti dell‘ambiente che delle persone impiegate, come noto ai più coinvolte in situazioni sociali disagiate. L‘amministratrice

unica, Luciana Delle Donne, spiega come la cooperativa ―Made in Carcere‖ si riprometta di andare oltre un modello produttivo

visto solo come profitto, attraverso il tentativo di dare una veste etica al progetto e di coinvolgere le persone attraverso quella

che emotivamente definiamo ―anima‖. La stessa Delle Donne usa una metafora per sintetizzare il cuore del progetto: ―E' come se

passasse tutto attraverso una lavatrice, gente e cose, e all‘apertura di questo magico cestello tutto uscisse fuori pulito, diverso,

cambiato e capace di una nuova autonomia. Pronto per viaggiare verso nuove avventure professionali e umane‖. ―Made in

Carcere‖ nasce come una vera e propria linea di shopper bags, borse da shopping di stoffa (in alternativa alla plastica

inquinante) fatte con materiali di scarto da ―ospiti‖ del supercarcere Borgo San Nicola di Lecce.

Page 57: Donne del Sud

―Poi che tale discorso sia andato a combaciare con l‘attuale periodo di recessione è

soltanto un caso, o probabilmente una ―premonizione‖, come la chiamo io‖, dice

ancora Luciana. Dodici delle signore che lavorano nel progetto hanno firmato un

contratto a tempo indeterminato; una di loro, prossima ad uscire dal carcere,

continuerà a seguire l'avventura curando la linea fashion del marchio, le borse ―Fifì‖.

Perché le shopper bags di vari colori non sono tutto: ci sono anche le borse porta-

documenti, prodotto di punta, ma anche deliziose borse-gioiello create con materiali e

disegni preziosi, che nulla hanno da invidiare ai grandi marchi in quanto a bellezza e

qualità. Queste borse arrivano sul mercato con un valore aggiunto, allure

decisamente vintage (per le stoffe second- hand, di seconda mano che provengono

dalle fabbriche di tutta la provincia di Lecce e Bari), sia perché offrono una seconda

vita, una rinascita a coloro che le creano. ―I modelli‖, continua Luciana Delle Donne,

―sono progettati in collaborazione: quindi, oltre alla manualità, ci scateniamo in

creatività e ironia attraverso l‘uso dei colori e dei simboli: le mille righe, ad esempio,

sono metafora del carcere, il telaio di una vecchia diapositiva diventa una fibbia. E

poi ci sono le ―Palle al Piede‖, borse di evidente richiamo al luogo di produzione...

perché la fantasia va decisamente oltre i limiti fisici cui si è costrette a sottostare per

colpe passate‖.

L‘ideatrice del progetto, con un passato da dirigente di banca – nel settore

Innovazione tecnologica di Banca 121 – un premio dell‘Università Bocconi per

avere ideato un particolare software di gestione interna, ha deciso

d‘intraprendere questa nuova iniziativa nelle vesti d‘imprenditrice e con il

proposito di mettere in discussione se stessa. E il progetto, che ha già

all‘attivo un anno lavorativo e una produzione di 50mila borse vendute in Italia

e all'estero, ha anche obiettivi più ambiziosi: gestire una decrescita serena,

ovvero un ripensamento degli stili di vita che dipendono esclusivamente dal

consumo del superfluo, a tutto vantaggio di modelli di comportamento più

solidali e altruistici. E attraverso le tredici donne del carcere di Lecce, le

cosiddette ―Marie‖, si porta materialmente e creativamente avanti il progetto.

Page 58: Donne del Sud

Sul progetto, partito senza sovvenzionamenti, hanno creduto poche persone, in principio. La Provincia di Lecce ha ad

esempio contribuito con una cifra iniziale ―servita però solo a coprire le spese, perché con l'indulto abbiamo perso mezza

manodopera... Anche il Comune ha apprezzato il nostro lavoro, ma non ha potuto contribuire per mancanza di risorse‖,

racconta ancora Luciana. La speranza è che si possa un giorno arrivare a farsi conoscere un po' dappertutto, ―magari

attraverso un evento ―forte‖. Ma comunque non ci lamentiamo, cerchiamo sempre di fare del nostro meglio, come sanno le

dieci persone che lavorano con noi: qualsiasi cosa si faccia per le nostre borse lo si deve fare bene‖. Anche perché in

vista c'è una partnership con lo stilista leccese Ennio Capasa, ovvero ―Costume National‖, e la possibilità di creare

insieme qualcosa. Ma ―Officina creativa‖ non è soltanto questo. C‘è un altro progetto in pentola, legato stavolta alla

salvaguardia dell‘ambiente e all‘energia: ―ER-RE‖, acronimo che sta per Energia Rinnovabile a Risparmio Energetico. Un

progetto nel settore del fotovoltaico e che prevede il coinvolgimento dei cittadini grazie ad una collaborazione con le

migliori aziende del territorio come ―Fai impianti‖, ―No.Studio Architecture‖ e ―Nitens‖, centro di ricerca e sviluppo

tecnologico universitario. Obiettivo, colpire la sensibilità collettiva grazie al Serf, sportello per l‘energia rinnovabile facile

dedicato agli utenti che consumano l‘energia che essi stessi producono.

Page 59: Donne del Sud

Otranto è la città più orientale d'Italia e per questo viene chiamata "Porta d'Oriente". Offre a chi la visita,

ampi spazi, grandi vedute oltre ad un meraviglioso tuffo nel passato reso possibile dai molteplici stili che si

possono ammirare, date le numerose invasioni che hanno caratterizzato questa città d‘arte.

Otranto è ad oggi la perla del Salento, così definita

dagli innumerevoli visitatori.

Il suo territorio è molto ampio e qualche albergatore

ha cercato di mantenere inalterato, per quanto fosse

possibile, la zona circostante, così come ciò che è

stato realizzato da Elisabetta Massaro, titolare della

Masseria Montelauro di Otranto.

Elisabetta nasce a Lecce dove ha vissuto fino all‘età

di 7anni. Dai 7 ai 18 anni ha invece vissuto ad

Otranto andando però a scuola a Lecce.

A 18 anni si trasferisce a Milano per ragioni di studio

ma vi resta per diversi anni. Oggi Elisabetta vive ad

Otranto.

Masseria Montelauro si erge sul promontorio della

campagna salentina, nel silenzio e nella quiete che la

contraddistingue rendendola luogo ideale per chi ama

la tranquillità e la riservatezza, senza rinunciare al

mare incontaminato della Terra d‘Otranto. E‘composta

da 26 camere, due suite ed una junior suite

recuperando le caratteristiche volte a stella.

La Masseria risale alla fine dell‘800 ristrutturata sulle

basi di un preesistente Monastero di Montelauro

fondato dai monaci italo – greci.

QUANDO IL PARADISO HA UN NOME:

MONTELAURO!

a cura di Valentina Sammarruco

Page 60: Donne del Sud

E‘ immersa nella natura che regala colori e sensazioni sempre diverse ad ogni cambio di stagione; E‘ arricchita da un

bellissimo frutteto e un piccolo orto dove vengono coltivate le verdure che verranno poi impiegate in cucina.

Masseria Montelauro è un posto "internazionale", con un gusto internazionale. Non da l‘idea di essere chiusi in un piccolo

paese, anzi è come vivere nel mondo, dal momento che è meta di turisti provenienti, appunto, da ogni parte del globo.

Giungono da New York, Parigi, Ginevra ecc. e quindi sembra di viaggiare continuamente, ma soprattutto questo meraviglioso

scambio interculturale consente di rinnovare le proprie idee, presupposto fondamentale per poter vivere nel mondo che ci

circonda!

Page 61: Donne del Sud

Elisabetta conduce questa attività insieme

con le sue due figlie Mercedes e Caterina.

L‘intoppo maggiore, come la maggior

parte degli imprenditori può confermare è

stata la lungaggine burocratica.

Tre donne che hanno creduto prima e

realizzato poi, seguendo le loro idee,

hanno reso Montelauro un luogo solare e

più allegro.

Intraprendendo la ristrutturazione della Masseria, che è stata veramente molto difficoltosa, vuoi per la diversità di idee, vuoi

perché una struttura del genere non era mai stata finora realizzata nel Salento, Elisabetta, Caterina e Mercedes non sono state

inizialmente comprese su ciò che realmente desiderassero realizzare ed é per questo motivo che per due anni la loro presenza sul

cantiere era diventata necessaria nonostante la manovalanza fosse una delle migliori!

Stando a contatto con gli operai si notava uno strano e triste particolare: erano sempre perennemente scontenti, non di lavorare

certamente, ma più che altro, forse, del tipo di lavoro, sicuramente molto faticoso. Ma se partiamo dal presupposto che per vivere

bisogna lavorare e che purtroppo in quest‘ultimo tempo assistiamo a veri e propri disastri familiari dovuti proprio alla perdita del

lavoro, allora è giusto pensare che sarebbe meglio che ognuno di noi si impegnasse e apprezzasse di più il proprio lavoro e

perché no, anche farselo piacere! Il lavoro manuale è il miglior lavoro in assoluto perché a differenza di altri dà l‘immediata

possibilità di vedere ciò che si è realizzato con le proprie mani. Quindi se per un attimo si pensasse a ribaltare il gioco, quel

lavoro potrebbe piacere veramente tanto e si lavorerebbe anche più soddisfatti.

Page 62: Donne del Sud

QUEL GIOCATTOLO PERDUTO

Iniziativa a sostegno dei bambini dell’Abruzzo

Donne del Sud oltre ad essere una rivista solidale è principalmente

un‘associazione di volontariato, sta organizzando su tutto il territorio salentino,

una serie di eventi, tra cui:

• Concorso Miss e Mister Baby Birba

• Concorso Miss Ragazza del Sud

• Mostra e Sfilata Moda e Vino

per informazioni chiama il 320 3858016

la prima serata è ospitata dal

Comune di Otranto

sul suggestivo Lungomare degli Eroi

il 4 Settembre 2009

Page 63: Donne del Sud

Sono tre donne le vincitrici della 24ma edizione del concorso di

poesia, prosa e pittura ―Trofeo Città di Lecce‖conclusosi da

pochi giorni e che ha visto superata ogni aspettativa in fatto di

partecipanti di artisti di tutta Italia.

Il Concorso, nato da una felice intuizione di Antonio Convertino,

e che presto taglierà il suo nastro d‘argento per i venticinque

anni di attività, è veramente un fiore all‘occhiello per il gruppo

di impegno culturale ―Il cenacolo‖ che lo sostiene con

indiscusso amore.

Il concorso nato nel 1985 si è via via arricchito di varie sezioni

nell‘ambito delle arti figurative e letterarie, incrementando anno

dopo anno il numero dei partecipanti sia adulti che giovani, tutti

animati dall‘amore per il bello artistico.

MARIAGRAZIA MAGNO , ROSA SPERA , MARIAGRAZIA ZECCA

sono le indiscusse protagoniste del Concorso rispettivamente

per la sezione Pittura, Poesia in Lingua, Poesia in Vernacolo.

Appuntamento ora alla prossima edizione; 25ma del Trofeo Città

di Lecce con l‘anticipazione di ulteriori novità che il gruppo sta

già, sin da ora, mettendo in cantiere.

Mariagrazia Magno (Lecce) vincitrice per la sezione Pittura con:

“L’ ingiusta vergogna”

le sue parole:

TROFEO CITTA’ DI LECCE: TRIONFANO TRE DONNE DEL SUD a cura di Giulia

Corvaglia

“ Ho dipinto,o meglio ,ho tentato di fare del mio meglio per dipingere, questa tela ispirandomi agli avvenimenti degli ultimi mesi, ripetutisi così

di frequente: lo stupro di molte, troppe ragazze. Ho voluto rappresentare la vittima, una qualsiasi giovane fanciulla, nuda e con il volto coperto,

rannicchiata su se stessa in una posa di una vergogna che le è solo stata inflitta e di cui non è responsabile. La rosa che sanguina, me ne rendo

conto, è fin troppo ovvio emblema di un’anima ferita, ma mi piaceva l’abbinamento e ho dipinto anche quella”.

Page 64: Donne del Sud

Rosa Spera (Barletta)

vincitrice per la sezione di Poesia in lingua

con la poesia:

Monologo d‘amore

Nel vento ti parlo

Con parole venate di antichi profumi

Che sanno di lune bambine

E cieli stellati sul promontorio del cuore,

tu ascolti, madre,

parole impastate di fragole e miele

che imbevute di sogni sussurravano agli anni

suggestioni celate dietro sguardi innocenti .

Tu c‘eri

Quando schiusi orizzonti di donna

Affacciandomi al mondo in punta di piedi

Come esule in terra straniera.

Fosti manna d‘amore spalmata su giorni

Legata ai miei passi,

fosti ramo di pesco su paesaggi di neve,

rugiada di rose sul mio volo di rondine.

Nel vento ti parlo,

con battiti accesi che non hanno confini

inoltrandomi nel Supremo Mistero

come alata presenza che non teme pudori,

ti parlo di stagioni mature con voce fanciulla

mentre suoni arenati alla gola

mi rammentano, in dissolvenza di pianto,

il crudo richiamo di un tempo dove tu non ci sei.

Maria Grazia Zecca (Lecce)

vincitrice per la sezione Poesia in Vernacolo con la

poesia:

Ultima sciurnata te state

Ete n‘ampa te fuecu

Feddhisciatu d‘ambace,

lu cielu,

intra ‗sta sciurnta

ultima te state.

Nfoca l‘aria lu faugnu

E chianu se mmiscia

A na campagna arsa,

punteddhata de petra

e te erva scrascia.

Su l‘arveri te pinu,

se nzuranu le cicale,

faisssanu

canzoni e morenu

poi scuppate.

Strusciate te recuerdi,

se mmiscanu,

innanzi a ddh‘ecchi,

spannati, rrizzati

segnati te li tiempi.

Ddh‘ampa

Te cielu, chianu

Se sta ntrigna,

quando l‘urtima

sciurnata oramai

te state sta finisce.

Page 65: Donne del Sud

Maria

Grazia

Magno

Page 66: Donne del Sud

Giuseppina Ponzi

Page 67: Donne del Sud

Anna

Storino

Page 68: Donne del Sud

Francesca Petrarca

Page 69: Donne del Sud

Anna Abate

Cinzia

De Donno

Page 70: Donne del Sud

Maria Vitale

Silvia Melcarne

Page 71: Donne del Sud

Carmela Attanasi

Page 72: Donne del Sud

Lucia Torelli

Page 73: Donne del Sud

Tiziana

Bardaro

Page 74: Donne del Sud

Antonia Acri

Page 75: Donne del Sud

Maria Rosaria Simone

Page 76: Donne del Sud

Rossella Mazzeo

Page 77: Donne del Sud

Sabrina

Caragnulo

Page 78: Donne del Sud

Francesca

Strafella

Page 79: Donne del Sud

Beatrice De Siato

Page 80: Donne del Sud

Anna Caretto

Page 81: Donne del Sud

Maria Lucia

Napoletano

Page 82: Donne del Sud

Annarita

Apollonio

Page 83: Donne del Sud

Manuela

Perruccio

Page 84: Donne del Sud

Roberta Greco

Page 85: Donne del Sud

Silvia Melcarne

Il risveglio

Page 86: Donne del Sud

Emilia Manessi

Il futuro ha un cuore

antico

Page 87: Donne del Sud

Liana

Morgese

Evanescenza

luminosa

Page 88: Donne del Sud

Barbara Vanessa Agresta

Paesaggio pugliese

Page 89: Donne del Sud

Annarita Apollonio

Nanni

Viso

Page 90: Donne del Sud

Cinzia De Donno

Arco a tutto sesto

Page 91: Donne del Sud

Antonella Trinchera

Il candore dei cigni

Page 92: Donne del Sud

Anna Gentile

Capo Verde

Page 93: Donne del Sud

Laura Mortella

La stagione dell’amore

Page 94: Donne del Sud

Pensiero

Lidia Rossini

Page 95: Donne del Sud

Katia Sellini

Frammenti 1

Page 96: Donne del Sud

Carla Grazioli

Globalizzazion

e

Page 97: Donne del Sud

EVALUNA”, LA LIBRERIA DELLE DONNE

APRE I BATTENTI ANCHE A LECCEa cura di Paola Mangia

Stella irsuta che corri senza punto di arrivo da un terribile punto di partenza che non esiste”

Marina CvetaevaIn un panorama d‘altri tempi, tra i resti di antiche civiltà romane e

affascinanti storie sottese ad ogni singolo coccio, fossile o cunicolo, Donne

del Sud ha partecipato all‘inaugurazione di ―Evaluna‖, libreria femminile

inauguratasi a maggio presso il museo archeologico Faggiano, nel centro

storico di Lecce. Tra le note vibrate attraverso un‘arpa celtica e

l‘emozionante lettura delle opere di Stefania Caiulo, ―Tele poetiche‖,

abbiamo fatto una chiacchierata con Sabrina Sanò, la responsabile della

libreria: dalle sue parole traspare l‘amore e tutta la passione con la quale ha

realizzato quello che per lei era un piccolo sogno nel cassetto.

Sabrina, raccontaci il percorso che ti ha portata ad intraprendere questa

avventura.

―In realtà mi occupavo di tutt‘altro. Infatti mi sono laureata in lingue

giapponesi, ho vissuto circa 15 anni a Venezia e 3 in Giappone, ma all‘età di

29 anni ho finalmente deciso di rientrare nella mia città d‘origine, alla quale

son sempre rimasta molto legata. Così ho iniziato a lavorare nel settore del

turismo, e tuttora lavoro qui a Lecce per un tour operator nazionale che ha

varie sedi in Italia e all‘estero. Però avevo da tempo in serbo il progetto di

aprire una libreria per le donne. Mi sono avvicinata alla sede di ―Evaluna‖ di

Napoli, l‘ho frequentata parecchio e sono rimasta affascinata dal progetto,

tanto da iniziare a nutrire l‘idea di aprire una sede anche a Lecce‖.

Quindi è un‘idea che ha avuto bisogno di molto tempo per potersi

sviluppare?

―Decisamente. Sono diversi anni che in quattro persone - tra cui anche un

uomo - portiamo avanti questo progetto: ci siamo interfacciati, ci siamo

relazionati, abbiamo discusso e finalmente abbiamo deciso di realizzare

questo progetto o meglio di porne le basi, dal momento che per poterlo

realizzare appieno abbiamo bisogno comunque della presenza e

partecipazione delle donne‖.

Page 98: Donne del Sud

Quindi “Evaluna” non è solo una libreria?

―Quello che noi ci ripromettiamo è di creare non solo creare un punto vendita: la

vendita, anzi, è in realtà un‘attività abbastanza marginale, per noi, nel senso che

stiamo pensando anche di farne un circolo nelle ore diurne, quindi di tenerla

chiusa al pubblico di mattina. Questa è un‘idea, un progetto che speriamo di

realizzare; ne abbiamo discusso con alcune presidenti di associazioni locali di

donne ed insieme cercheremo di creare qualcosa di innovativo. Ma per il

momento, come dicevo, abbiamo solo posto le basi del progetto, che poi avrà

bisogno proprio delle donne per andare avanti‖.

Che attività svolgerete nel Circolo?

―Vogliamo dare voce a quante vogliono raccontarsi attraverso l‘arte.

Organizzeremo presentazioni di libri, avremo incontri di lettura di testi, laboratori

creativi di poesia, filosofia, fotografia… Data poi la mia personale relazione con

il Giappone, mi piacerebbe aprire anche una finestra su questo particolare

quanto affascinante mondo, allestendo ad esempio delle esposizioni di fumetti

manga, organizzando corsi scrittura giapponese e laboratori per realizzare

origami. Insomma, toccheremo un po‘ tutto quello che di particolare la cultura

nipponica propone. Abbiamo inoltre a disposizione la bellissima sala del museo

archeologico Faggiano dove, crescendo grazie alla partecipazione di tutte voi

donne, organizzeremo eventi sempre tutti legati al mondo dell‘arte-donna. Per

cui vi consiglio di tenerci d‘occhio...‖

Ma cosa propone nel dettaglio “Evaluna”?

―Evaluna‖ di Lecce è una piccola libreria in cui abbiamo cercato,

non senza difficoltà, di raccogliere testi scritti o tradotti in lingua

italiana da donne. Sono testi che esprimono i sentimenti, la

sensibilità delle donne, che contribuiscono a costruire un‘identità

femminile; quello cui tendiamo è soprattutto la raccolta, la

valorizzazione e la diffusione di documentazione e informazioni

su quella che è la politica delle donne così come noi la

intendiamo. Senza alcuna appartenenza a partiti politici, gruppi o

istituzioni: una politica del ―partire da se stessi‖, ci piace dire,

basata sull‘esperienza che ciascuno fa e che si basa quindi

anche sulla relazione. Valorizziamo insomma la cultura delle

donne, ma anche la memoria, quella memoria che spesso viene

cancellata: abbiamo notato che anche grandi artiste, grandi

scrittrici, purtroppo, sono un po‘ cadute nell‘oblio, mentre è

necessario mantenere viva una memoria del genere che è scritta

nei nostri geni, nel nostro inconscio individuale e in quello

collettivo. Per far questo ci siamo impegnate ad ottenere dei testi

scritti da donne nei primi del ‗900, libri molto rari da reperire.

Infatti un altro dei nostri obiettivi è diventare fonte e un punto di

riferimento anche per le biblioteche, istituzioni o enti che abbiano

bisogno di testi di particolare rarità. Inoltre ―Evaluna‖ è anche

casa editrice, con un proprio distributore e un codice ISBN: in

questo modo possiamo dare voce a quante donne sappiano e

vogliano dare forma, attraverso la parola, la nota musicale o il

colore, alla propria forza e anche al loro disagio. Quindi

―Evaluna‖ come punto di riferimento per le donne che vogliano

scoprire il loro rapporto con la scrittura e l‘arte in genere, dando

spazio forte e preminente alla produzione, distribuzione e anche

alla presentazione di opere femminili di donne della nostra città e

non. Questo è quello che ―Evaluna‖ è: quello che invece

vorremmo che diventasse, invece, è una realtà viva e dinamica,

un luogo di incontro di donne e uomini dei quali noi

riconosciamo la diversità, coltivandola attraverso la pratica della

poesia, della filosofia, della riflessione, del dibattito,

dell‘incontro‖.

―Evaluna‖, libreria delle donne in via Mantovano 16, Lecce

aperta dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 21

il sabato e la domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 17 alle 21

Page 99: Donne del Sud

“SEMI_ EDIZIONI”, COLTIVARE PENSIERI ED EMOZIONI

PER RACCOGLIERE ARTE

a cura di Cristiana Cota

progetto editoriale “Semi_ edizioni”, a cura di Monica Maggiore.

Monica è giornalista pubblicista, ha collaborato con “Qui Salento” -

rivista mensile che promuove eventi, arte e cultura del nostro

territorio - e con “Big Sur”, laboratorio di immagini e visioni.

Attualmente cura l’ufficio stampa e la comunicazione della galleria

d’arte “Il Grifone”di Lecce e collabora con “Nuovo Quotidiano di

Puglia”.

Come nasce questo progetto, Monica?

―Nasce nel 2003, durante il periodo di collaborazione con il laboratorio

―Big Sur‖, dopo aver frequentato un corso di imprenditoria editoriale.

E‘ un progetto culturale-artistico che promuove artisti e scrittori

salentini, ma è anche un pretesto per poter parlare di bellezza in modo

semplice ed essenziale, perché penso che le cose semplici e

autentiche siano quelle che arrivano meglio. L‘intento è infatti quello

di far arrivare dei messaggi attraverso parole e disegni che invitano

alla bellezza, che suggeriscono riflessioni sull‘amore, sulla vita, sulla

ricerca, che aprono finestre nell‘immaginario attraverso i segni che le

accompagnano. Delle piccole edizioni, cioè dei segnalibro che

accolgono la necessità di esprimere se stessi… prima di tutto una mia

esigenza. Infatti la prima raccolta, ―SEMI‖, ospita alcune mie poesie e

le illustrazioni di Claudia Giannaccari, artista salentina. In questo

modo, quasi per gioco, è iniziata una semina, nel senso più profondo

del termine, perché per me ―SEMI‖ è proprio questo: ―Ogni foglio è un

seme che, sparso su un terreno fertile, può crescere e produrre un

frutto‖.

Ed infatti hai prodotto altre edizioni e hai creato un’associazione

culturale…

―Sì, in un secondo momento ho voluto condividere questo lavoro con

altri scrittori, curando la seconda raccolta, intitolata ―Semi d'amore‖,

con le illustrazioni di Alessandra Lani.

Così è stato per ―Semi di donne‖, una raccolta tutta al femminile che ho

realizzato nell‘ambito delle iniziative di ―Itinerario rosa‖ con le illustrazioni di

Annalisa Macagnino, giovanissima artista dal tratto veramente originale. Gli

scritti non sono necessariamente di poetesse, ma comunque di donne

accomunate dalle voglia di far sentire la propria voce: tra queste Giuliana Rollo,

Rosemily Paticchio, Cinzia Pezzuto ed altre. ―Semi sensibili‖, invece, è nata in

occasione di un‘iniziativa sociale: affiancando la manifestazione ―NO AIDS

SALENTO‖, tenutasi a Melpignano nel 2004 e organizzata dalla Lila. Raccoglie

testi di persone sieropositive che, in anonimato, hanno voluto lasciare

messaggi non solo di sofferenza, ma anche di speranza e di gioia. L‘esordio

con il colore, invece, è avvenuto nel 2005 con il cofanetto ―Semi d'amor‖, nato

in collaborazione con il laboratorio ―Big Sur‖, che ha prodotto l‘edizione. Sei

segnalibro di diversi autori: Nicola Verderame, Rosemily Paticchio, Luca Podo,

Anna Miccolis, Anna De Blasi e illustrazioni grafiche di Rebis. La raccolta ―Semi

veri‖, invece, è uscita nel periodo in cui ho vissuto a stretto contatto con la

natura. Una bustina trasparente contiene semi di acacia, di grano o di altre

piante, accompagnati da un foglio con pensieri miei, frasi che cambiano a

seconda della pianta. Con l‘ ultima edizione, infine - ―Semi NAÏF‖, i fogli

(segnalibro) sono liberi di viaggiare, di spaziare, di cercare il loro terreno

fertile… Per ogni foglio c‘è un titolo, che è quello del disegno, che ho realizzato

personalmente e in maniera volutamente semplice ed elementare per

richiamare l‘essenzialità e la sintesi. Un unico messaggio per ogni disegno:

Page 100: Donne del Sud

E l’associazione di cosa si occupa?

―Lo scopo è quello di promuovere l‘arte e la cultura attraverso attività, pubblicazioni, incontri che aiutino a raggiungere una migliore consapevolezza di sé,

delle proprie capacità, soprattutto per gli artisti emergenti, ma anche per chi vive situazioni marginali attraverso lo sviluppo di attività sociali, ludiche e

sportive. L‘orientamento è quello di portare ad una ricerca del benessere psicofisico: mens sana in corpore sano”.

Monica, sappiamo che hai in progetto altre edizioni. Puoi darci un‘anteprima?

―Il prossimo sarà ―Semi d'autore‖, con pensieri miei e immagini di Massimo La Greca, artista artigiano che ha esposto a marzo nella Sala Rosa della Galleria

―Il Grifone‖, con la quale collaboro.

Interessante l’idea di una sala rosa…

―Ci tenevo a chiamare rosa questa sala: qui si svolgono infatti gli eventi un poco più particolari, magari quelli che hanno da raccontare delle storie... Rosa

inteso come femminile, sia perché siamo donne, sia perché è uno spazio più intimo, più raccolto, dove si può parlare. Uno spazio affettivo, direi‖.

A proposito di donne, Monica, per te cosa significa essere una Donna del Sud?

―Per me la Donna del Sud è una donna creatrice, non solo più prolifica ma anche più creativa, con un sentimento raffinato, uno sguardo e un ascolto più

attento. Perché il Sud è un contesto completamente diverso, che porta a un‘osservazione, a soffermarti, a creare te stessa. La Donna del Sud, secondo me,

non può fare a meno di assorbire quello che è l‘aspetto del territorio e quindi la pianura, tanto mare, il vento, l‘aria. Forse dico così perché il mio primo amore

è la natura che è già arte, che è già poesia, è bellezza. Per me è un amore primordiale, fondamentale. Ho abitato tanti anni in campagna, ho coltivato la terra;

penso che la natura sia il libro più bello da leggere, però bisogna saperlo leggere. E vedi, ―Semi‖ è la stessa cosa: è un voler ritornare, anche se in altra

forma, a dare un messaggio, attraverso un piccolo spazio come il segnalibro, attraverso le parole che creano, che sono come dei semi, perché le parole sono

tracce che lasciano il segno e come i semi crescono. E vorrei aggiungere una cosa: io auguro a tutte le Donne del Sud di avere più audacia in tutti i loro

progetti, perché abbiamo grandi potenzialità e dobbiamo mettere in gioco la Forza Creatrice che ci anima‖.

Ho trovato le ultime edizioni dei tuoi segnalibro in libreria, ma se volessi le prime raccolte cosa dovrei fare?

―Se non dovessi trovarle in libreria potresti contattami al numero 339.4660995. E poi puoi visitare il mio blog: www.segnieparole.blogspot.com, o contattarmi

all‘indirizzo [email protected]"

Spazi costruiti sulla bellezza, l’amore, la leggerezza.

Una piuma che respiro

Una gioia che è certezza

Un’altezza che è essenziale

Perché la mente spesso mente

E il sentire preme e tutto dentro muove.

Page 101: Donne del Sud

“FUGA DI NOTIZIE”:

galeotta fu l'informazione

a cura di Maria Grazia Gallù

―C‘è chi, nella vita, traccia un cerchio piccolissimo e guarda solo attorno a sé. C'è invece chi traccia un cerchio ampio, fino ad

abbracciare l‘intera umanità. Questo è uno di quei casi‖. Questa la chiusura della conferenza stampa tenutasi presso Palazzo Adorno

nelle parole di Maria Sasso, dirigente del settore E-Government e E-Democracy dell'assessorato alla Trasparenza e Cittadinanza

Attiva della Regione. Occasione, la presentazione di uno dei progetti premiati grazie al bando ―Principi attivi‖, nella fattispecie quello

proposto dal ―Borgo onlus‖. Obiettivo, la creazione di un vero e proprio giornale di news provenienti da un luogo sconosciuto e

inaccessibile quale il carcere (quello di Borgo San Nicola di Lecce, in questo caso). Con la voglia di dimostrare a tutti come il

carcere non sia solo un posto di espiazione ma un luogo tra le cui pareti scorre la vita, un luogo in cui ci vivono persone che cercano

di ritagliarsi un angolo d‘esistenza propria, che spengono le candeline della torta di compleanno fra pochi metri quadrati, che magari

hanno figli e fino a poco tempo prima della reclusione anche un lavoro e via dicendo.

La rivista sarà un bimestrale a distribuzione gratuita, formato magazine, e avrà una redazione composta da dieci detenute. L‘idea del

progetto è scaturita da una sorta d‘analisi compiuta all‘interno dello stesso istituto, ossia che i problemi che un carcere può avere

non si esauriscono né si risolvono dall‘interno: è fondamentale il coinvolgimento di chi sta fuori ed è molto importante far sapere

che queste donne esistono mediante l‘uso di un linguaggio semplice e diretto, che arrivi a tutti. Questo perché bisogna tenere in

considerazione il fatto che le notizie diffuse dai media spesso non sono reali o comunque non rispecchiano la vita all‘interno del

carcere: poche sono le news utili e attendibili, sia per chi è detenuto, sia per coloro che lavorano fuori. E‘ necessario tener vivo

questo tipo di rapporto già mentre le detenute scontano la pena, perché possano reinserirsi nella società alla fine del periodo di

detenzione. Gli argomenti trattati saranno svariati e scelti dalle giornaliste stesse: situazioni di disagio, tutela della salute e

maternità, lavoro, istruzione, rapporto con le istituzioni e con l‘esterno. Obiettivo, ancora una volta, raccontare l'esistenza di queste

donne ―nascoste‖. Che non vivono in un ambiente idilliaco e non hanno possibilità di comunicazione con l'esterno, se non quella

epistolare. Oppure, come in questo caso, un giornale: perché no?

Page 102: Donne del Sud

LA SCRITTURA PER RIANNODARE I FILI DI UNA VITA

I LABORATORI CREATIVI DI LAURA INDELLICATI

a cura di Barbara Andreetti

Il Forum della pace nel Mediterraneo e

l‘Agenzia per la promozione dei giovani

hanno presentato i ―Laboratori di scrittura

creativa‖ agli inizi di maggio presso la

masseria ―Le Cesine‖. Diretto dalla

scrittrice Laura Madonna Indellicati, è

finalizzato al potenziamento della

consapevolezza di sé e delle proprie

emozioni, in un cammino fatto di rispetto e

pace. Come nasce l‘idea dei ―Laboratori‖?

―Principalmente dal grande amore per la

scrittura stessa, dall‘innata

predisposizione a comunicare attraverso le

parole, ma non di meno dall‘esigenza di

riappropriarmi della mia esistenza spesa,

senza alcun rammarico e con estrema

dedizione, nei confronti della mia famiglia‖.

Nata a Lecce, dopo aver conseguito una

laurea in Lingue, Laura si è infatti dedicata

all‘insegnamento, poi abbandonato per

essere vicina alla famiglia negli

spostamenti imposti dalle esigenze

professionali del marito (nessuna novità

rispetto a un'infanzia vissuta nello stesso

modo, ovvero costretta a trasferimenti

continui a causa delle necessità di lavoro

del padre).

É con il sopraggiungere dell‘età dei bilanci

che Laura avverte l‘esigenza di riprendere la

propria vita: una donna, un‘amica (―Paola

Raspini di ―Villa dei papiri‖) riuscirà a farle

scoprire la nuova ―via delle parole‖ . A Laura

la scrittura si offre come opportunità per

superare ansie e tristezza attraverso la

stesura di un diario delle emozioni: tutto ciò

diviene ―il muro dove appoggiare la scala‖,

per risalire verso nuovi traguardi e desideri.

Un percorso che converge nel libro ―La danza

delle capinere. Come meritarsi la propria

autobiografia di donna” (2004), nel quale è

racchiuso il testamento morale dell‘autrice e

dal quale emerge la consapevolezza di sé per

mezzo dell'analisi delle proprie radici (―… le

radici e le ali … sapere chi siamo per sapere

dove andiamo…‖).

―Laboratori di scrittura creativa‖ sono il

riflesso di un percorso personale,

un‘opportunità che voglio donare agli altri per

una profonda conoscenza di sé, delle proprie

potenzialità, verso il miglioramento del

proprio mondo interiore, che diviene così

cammino verso il bene da offrire a se stessi e

agli altri‖, dice l'autrice. L‘iniziativa risale a

quattro anni fa: in principio poco riscontro,

poi, nel 2008, il tema del laboratorio è ―La

bellezza salverà il mondo‖. Una bellezza

intesa come riappropriazione di valori più alti

- ―la bellezza è verità e la verità è bellezza‖:

bellezza e verità della fede, della figura del

Cristo e di ogni essere umano.

Page 103: Donne del Sud

―I ―Laboratori di scrittura creativa‖ sono il riflesso di un percorso

personale, un‘opportunità che voglio donare agli altri per una profonda

conoscenza di sé, delle proprie potenzialità, verso il miglioramento del

proprio mondo interiore, che diviene così cammino verso il bene da

offrire a se stessi e agli altri‖, dice l'autrice. L‘iniziativa risale a quattro

anni fa: in principio poco riscontro, poi, nel 2008, il tema del

laboratorio è ―La bellezza salverà il mondo‖. Una bellezza intesa come

riappropriazione di valori più alti - ―la bellezza è verità e la verità è

bellezza‖: bellezza e verità della fede, della figura del Cristo e di ogni

essere umano.

Il laboratorio si effettua attraverso una

metodologia atta a favorire la crescita

personale, anche attraverso il confronto tra i

partecipanti: la scrittrice avvia un racconto, i

presenti lo rielaborano e infine interagiscono

tra loro confrontando i dati sull‘esperienza

fatta. Ne deriva un arricchimento collettivo

ottenuto grazie al raffronto delle osservazioni

personali dei componenti del gruppo.

L‘edizione 2009, nell‘ambito di ―Itinerario

rosa‖, è strettamente legata al Forum della

pace nel Mediterraneo, e ribadisce l‘impegno

etico ed educativo degli incontri, anche

attraverso un'esperienza sensoriale che

comprende un‘escursione a contatto con la

natura, ―in quel contesto primigenio che

appartiene all‘uomo da sempre, e che pure

oggi sembra così distante, dalla vita di ognuno

di noi, un percorso reale e metaforico che

mette in contatto con la propria autenticità e

quindi favorisce il dialogo con se stessi‖.

Page 104: Donne del Sud

Stiliste e modellista INFORMATIZZATA

Al Centro di Promozione e Formazione Accademico ModArte nasce con il fine di divenire il

naturale riferimento per chi desidera lavorare nel campo della moda seguendo un preciso

percorso lavorativo e formativo e a maturare esperienze professionali teorico-pratiche relative

al settore della moda

presso il Centro

SI IMPARA LAVORANDO-SI LAVORA STUDIANDO-SI STUDIA GUADAGNANDO

Il centro persegue, le seguenti finalità:

FORMARE, AGGREGARE, FAR CRESCERE, SPONSORIZZARE, LAVORARE

Il Centro Accademico ModArte è un progetto di Donne del Sud, istituisce i corsi, GRATUITI, di

stilista e modellista informatizzata con progetto scuola-lavoro.

Il progetto darà la possibilità a 10 aspiranti stiliste/i di essere inseriti, sin dai primi mesi di

corso, nel mondo della moda.

I corsi si possono seguire on-line con esperienze di laboratorio sia virtuale che reale.

Il Centro di Promozione e Formazione Accademico ModArte,

apre le iscrizioni ai corsi per l‘anno accademico 2009/2010

per info chiamare il 320 3858016visita il sito www.centromodarte.splinder.com

Page 105: Donne del Sud

Corso di cucito base

Donne del sud ha deciso di inserire tre le sue rubriche, la rubrica ―lezioni di cucito‖

certa di fare cosa gradita alle sue lettrici.

il programma prevede in primis la confezione della gonna base, tutte le lezioni saranno

inserite sulla rivista , ma per chi lo desidera può seguire le lezioni on-line.

Appuntamento al prossimo numero, intanto ecco l‘elenco del materiale occorrente alla

confezione di una gonna:

• fogli da taglio, matite, notes, squadre e righe.

• aghi, spilli, forbici, gesso, cotone per imbastire, cotone per cucire in tinta al tessuto,

metro

• tessuto, fodera, cerniera per gonna semplice, tele adesiva per cintini, un bottone

• macchina per cucire e se disponibile taglia e cuci

visita il sito www.centromodarte.splinder.com

per informazioni chiamare il 320 3858016

Il Centro di Promozione e Formazione Accademico ModArte,

apre le iscrizioni ai corsi Hobby GRATUITI

Page 106: Donne del Sud

Ecco la falegnameria. La vedo in una foto, ed è il signor

Caccetta a mostrarmela.

Mi spiega e mi racconta delle sue opere. Le osservo quelle foto

e insieme le mani di questo anziano signore che nel 1973

decise di trasformare, quella falegnameria, spinto da una innata

passione per la cucina, in una pasticceria rosticceria bar. Il

signor Caccetta prende un secondo album di fotografie e

mentre richiude quello ―falegnameria‖, mi sembra di scorgere

nei suoi occhi un velo di nostalgia.. .pochi secondi e i suoi

occhi si riaccendono di orgoglio: sta per mostrarmi la prima

foto del nuovo album.

Scorrono dinanzi a me immagini di dolci, dolci a forma di tutto,

ma soprattutto di frutta... frutta di zucchero... ed è incredibile

pensare che sia veramente di zucchero ―tutto manuale‖ mi

dice il signor Caccetta ―la mia passione era creare con le mie

mani, come prima avevo fatto con il legno, dovevo creare. Non

ho mai usato forme per fare i miei dolci, la gente si incantava

nel mio negozio a Trepuzzi‖ continua a raccontare, e non mi

meraviglio affatto vistami io stessa incantata dinanzi a queste

fotografie sbiadite dal tempo.

Così, ―quasi per gioco‖continua il signor Caccetta, ―mi

divertivo a inventare nuovi impasti ed è da uno di questi che

venne fuori.. .―e fa cenno all‘insegna illuminata‖

“LA PUCCIA” di Annamaria Caccetta

a cura di Giulia Corvaglia

LA PUCCIA‖. Siamo seduti fuori al locale di sua figlia Annamaria, e ancora nei suoi occhi un barlume di orgoglio.

Page 107: Donne del Sud

Eccolo, dunque, l‘inventore della ―puccia‖ tipico prodotto

salentino, è il signor Caccetta di Trepuzzi, un grande

lavoratore, padre di cinque figli, cresciuti nell‘amore e

nell‘amore per il ―pane‖, cresciuti nel suo nel suo ―bar‖ di

Trepuzzi. ―Nel paese chiamavano questo particolare pane ―la

puccia all‘ampa‖ proprio perché aveva la predisposizione a

cuocersi velocemente‖ racconta il signor Caccetta ―così mi

venne in mente di provare a farcirlo questo pane, con i nostri

prodotti, quelli salentini e con tutto ciò con cui si può farcire il

pane!. . . insomma il risultato fu buono‖ e sorride il signor

Caccetta. ―Insonuna il risultato fu ―la puccia‖, aggiungo io e lui

sorride ancora, mentre osserva sua figlia Annamaria rimasta

silenziosa per tutto il tempo accanto a noi. Proprio Annamaria

Caccetta, nel 1982, allora ventenne, decise di portare il

prodotto del padre aLecce. Inizialmente scoraggiata proprio

dal padre che si mostrava timoroso per la riuscita, Annamaria

volle invece rischiare, facendo un prestito in banca e un veloce

calcolo tra spese e vendita del prodotto. ―Calcolavo che avrei

dovuto vendere 17 pucce al giorno‖ ricorda Annamaria, ―per

poter pagare quel debito...mi trovai a vendere tante di quelle

pucce al giorno, che dovetti assumere velocemente diverse

ragazze‖, solleva le spalle Annamaria e aggiunge ―fu una

grande sorpresa‖.

Sono trascorsi 26 anni, la PUCCIA , che nel 1982 fu aperta a

Lecce in via S.Domenico Savio, oggi è qui, in Viale Leopardi,

dove siamo seduti io, lei e suo padre. La Puccia a Lecce è

ormai da anni un punto di ritrovo, una tradizione, un locale

dove si può gustare un tipico prodotto salentino. ―I leccesi

non smettono mai di gustarla‖ mi dice Annamaria

―nonostante gli anni‖. Ha ragione, il locale si riempie di gente

dinanzi ai miei occhi. Decidiamo insieme di farcirci una

puccia e mi reco velocemente verso il banco per scegliere ―il

ripieno‖ della mia puccia. Mi accorgo di diversi turisti intorno

a me, ― grande attrattiva per loro‖ mi sussurra Annamaria con

un pizzico di ironia.

Certo, la PUCCIA è una grande attrattiva per i turisti

incuriositi da questo ―strano panino‖. Comprendo ora, che

dietro questo ―strano panino‖, dietro questa ―grande

attrattiva‖, c‘è un grande senso di orgoglio.. .lo vedo passare

nello sguardo di Annamaria così come lo avevo colto pochi

minuti prima nello sguardo di suo padre.

Suo padre, che ora è seduto ad aspettare la sua puccia, fra le

mani, ancora, due vecchi album di fotografie.

Comprendo che dietro questo ―strano panino‖, c‘è una storia

d‘amore. La solita. Da sempre.

―l‘amore tra un padre e una figlia‖

Page 108: Donne del Sud

Paninoteca Tipica Leccese

self service - tavola calda - pizzeria

viale Leopardi, 36 –Lecce- tel.0832 390901

Page 109: Donne del Sud

PREMIO “GIORNALISTA PER UN GIORNO – SERGIO VANTAGGIATO”

a cura di Paola

MangiaTre giovani donne (o meglio cinque, dato l‘ex aequo del terzo

posto) si sono aggiudicate i gradini del podio della prima

edizione del premio ―Giornalista per un giorno - Sergio

Vantaggiato‖, concorso riservato agli studenti delle scuole

superiori di Lecce e provincia e organizzato dal ―Panathlon

Club Lecce‖ in collaborazione con l‘Ufficio scolastico

provinciale, la Provincia e il patrocinio dell‘Ordine dei

giornalisti di Puglia.

A giudizio della speciale commissione, composta dai giornalisti

salentini Gregorio De Pascalis, Marcello Favale, Mauro Giliberti,

Roberto Guido, Maria Claudia Minerva, Angelo Sabia, Antonio

Donno, sono Arianna Valletta del liceo classico ―Palmieri‖,

Giorgia Mazzei del liceo scientifico ―Banzi‖ e le pari merito

Paola Manca (del Palmieri), Alessandra Scrascia e Gabiria

Masciullo dell‘istituto d‘arte ―Toma‖ di Maglie le vincitrici delle

borse di studio che gli sponsor dell‘iniziativa hanno messo a

disposizione degli studenti più talentuosi.

Page 110: Donne del Sud

Vittoria tutta al femminile, quindi, che inorgoglisce ancor di più considerando che la traccia scelta dalle prime due classificate

riguardava la trasformazione del mondo del calcio dal Grande Torino a Mourinho, argomento tipicamente maschile di cui le

giornaliste in erba hanno dimostrato di saper descrivere analiticamente la metamorfosi.

Alla cerimonia di premiazione, tenutasi nelle scorse settimane, hanno partecipato tra gli altri Loredana Capone, gli assessori

Massimo Alfarano e Cosimo Durante, il responsabile marketing dell‘US Lecce Andrea Micati, il professor Antonio Vantaggiato,

fratello di Sergio, il quale ha voluto sottolineare come, nel leggere i lavori, abbia ritrovato molto della passione per il calcio

del fratello tragicamente scomparso a Parigi, soprattutto quando i ragazzi hanno affrontato il tema dei valori nello sport e

della sana competizione.

―Sergio è stato un ottimo professionista - precisa l‘assessore Alfarano - ma quello che mi preme evidenziare è che è stato

soprattutto una persona leale, onesta e un vero tifoso; merita di essere ricordato anche tramite questo concorso a lui

dedicato, perché deve rimanere vivo nei cuori di tutti i leccesi, non solo dei tifosi‖. Era presente anche il piccolo Martino,

figlio di Sergio, che tra i tanti applausi ha consegnato le borse di studio alle ragazze vincitrici del premio, insieme a Ludovico

Malorgio, presidente del ―Panathlon Club‖.

―Il nostro obiettivo principale - ha detto Malorgio - oltre

che stimolare i ragazzi alla scrittura, è principalmente

quello di coinvolgere il mondo della scuola in questa

iniziativa, che ha lo scopo di promuovere il recupero dei

veri valori dello sport, ossia la sana competizione, il

confronto, la tolleranza, il fair-play, l‘agonismo, ma

sempre nel rispetto dell‘avversario e delle regole. Lo

sport deve unire e non dividere, formare e non deviare,

educare e far crescere: ecco perché ci siamo rivolti ai

ragazzi delle scuole superiori, perché loro hanno una

struttura mentale ancora plasmabile e recettiva, a

differenza degli adulti che spesso tacciano il nostro

modo di intendere lo sport come meramente idealista.

Abbiamo voluto inoltre abbinare questa iniziativa al

ricordo di un grande sportivo, Sergio Vantaggiato, perché

Sergio, oltre che essere un professionista eccellente, ha

dimostrato dal punto di vista umano di interpretare lo

sport con i sentimenti e i valori più autentici che noi del

Panathlon da sempre promuoviamo.‖

Page 111: Donne del Sud

Moda e Vinopromozione delle alunne del

Centro Accademico di Promozione e Formazione ModArte

Pamela Olivieri e Francesca Solazzo sono le protagoniste del concorso "Moda e Vino", II edizione. Sei figurini

ispirati ai prestigiosi vini delle tre aziende sostenitrici: Cantine Due Palme, Dei Agre e L’Astore Masseria. Il

concorso viaggia sul web: con si potranno votare i sei figurini dal 20 al 30 agosto. Su Facebook: chiedendo

l'amicizia a Centro Modarte, e sui siti

www.centromodarte.splinder.com o www.modaevino.splinder.com

La premiazione dei tre figurini più votati sarà il 4 settembre durante la mostra-sfilata sul Lungomare degli Eroi a Otranto.

Verranno realizzati degli abiti che si potranno ammirare in sfilate e mostre itineranti organizzate da Donne del Sud.

Per informazioni chiamare il 320 3858016.

di Marta Cesi

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SECOND OPINION:

Quando non solo il vino è d'annata

a cura di Maria Grazia Gallù

Faccio collezione di occhiali vintage e attualmente posso con

fierezza dichiarare di essere a quota sette paia. Ai più sembrerà

un numero esiguo, ma vi assicuro che non è come collezionare

cartoline. Innanzitutto ogni paio ha un valore certamente storico,

poiché sono tutti pezzi originali anni ‘70; poi anche estetico,

perché quegli occhiali sono testimoni di uno stile che ormai,

ahimè, non esiste più, ma che la moda sapientemente e

periodicamente ripropone ( ma i miei sono originali!). Sono

l‘invidia di tutte le mie amiche e non solo. Tutti vengono a

chiedermi dove riesco a scovarli, ma non tutti sanno che il mio è

un lavoro certosino, a cadenza periodica, che mi porta quando

possibile a spulciare fra mercatini e/o negozi dedicati al genere.

Tutti prima o poi avranno sentito nominare la parola vintage,

diciamoci la verità. Anche mio padre, che è un signor e sulla

cinquantina ed oltre e che di moda ne capisce ben poco, sa di

cosa stiamo parlando (credo a causa mia). Bene, per meglio

intendere e per non ricadere in imbarazzanti gaffe durante

eventuali conversazioni, vi darò delle delucidazioni, una sorta di

bon ton del vintage, e vi svelerò inoltre dove trovarlo.

Impropriamente il termine viene pronunciato all‘inglese (come

succede spesso con parole straniere), ma la parola viene dalla

locuzione in lingua transalpina ―l‘age du vin‖, ossia ―l‘annata del

vino‖, e per estensione da ―vendange‖, cioè ―vendemmia‖. Per

chi tiene a queste precisazioni, la pronuncia esatta sarà quindi

―véntadg‖. Il termine, coniato inizialmente proprio per i vini

vendemmiati e prodotti nelle annate migliori, è divenuto poi

sinonimo dell‘espressione ―d‘annata‖. Successivamente

impiegato anche per altri oggetti, nasce quindi come attributo

che definisce le qualità e il valore di un oggetto prodotto almeno

vent'anni prima del momento attuale, e che può altresì essere

riferito a secoli passati senza necessariamente essere

circoscritto al Ventesimo secolo.

Page 119: Donne del Sud

Gli oggetti definiti vintage sono considerati oggetti di culto per

differenti ragioni, tra le quali la qualità superiore delle materie

prime con cui sono stati prodotti - se confrontati con altre

produzioni precedenti o successive dello stesso manufatto - o

per ragioni legate a motivi di cultura o costume.

Nel settore abbigliamento, quindi, sono da considerarsi

―vintage‖ quei capi facenti parte delle decadi ‗60, ‘70, ‘80.

L'abito o l'accessorio vintage si differenzia e contraddistingue

dal generico "second-hand" (l'usato) poiché la caratteristica

principale non è quella di essere stato utilizzato in passato

,quanto piuttosto il valore che progressivamente ha acquisito

nel tempo per le sue doti di irripetibilità e irriproducibilità con i

medesimi elevati standard qualitativi in epoca moderna.

Nonché per essere testimonianza dello splendore di un'epoca

passata e per aver segnato profondamente alcuni tratti iconici

di un particolare momento storico della moda, del costume, del

design, coinvolgendo e influenzando gli stili di vita coevi e, più

in generale, l'arte e la cultura. In Italia, storicamente parlando, è

un settore preso in considerazione dopo altri Paesi europei, ma

attualmente siamo a buon punto, considerando che arliamo

di un mercato di nicchia costituito per lo più da consumatori

dai gusti particolari, molto attenti alla cura del dettaglio, alla

ricerca di contenuti di unicità e qualità del prodotto; e, non

per ultimo, da addetti ai lavori che dal vintage ricavano

un‘immensa e continua fonte di ispirazione.

Esistono inoltre potenziali acquirenti stufi di vivere all‘ombra

di un logo o irretite dalla serialità di un marchio che veste

persone in serie, senza alcuna attenzione alla personalità di

chi compra. Cosi i più sensibili tra questi - parliamo di un

mercato medio – alto, ―logo- addicted‖ - si ribellano a questa

situazionei, e vanno alla ricerca di capi esclusivi e unici.

Perché essere ―à la mode‖ potrebbe anche essere sfuggire

ai soliti schemi e gabbie dei mono-marca di lusso stranoti, e

usare un po‘ di estro e buon gusto cercando di creare uno

stile proprio, senza necessariamente investire capitali interi

nel tentativo. Ad esempio, spiando sul sito della A.N.G.E.L.O.

oggi forse il marchio di abiti vintage più rinomato e di

successo in Italia e non solo, possiamo trovare una sorta di

tavola dei comandamenti del vintage- setter:

1)Il vintage rovista in soffitte, cantine e vecchi armadi. È il futuro del

passato

2) Il vintage è palestra di creatività: per chi lo vende e per chi lo

compra

3) Nel vintage non esiste il ―fuori-moda‖

4) Il vintage non nasce con la crisi economica. È un abito mentale

5) Ricicla, Riusa, Ripara. Quello che non è più nuovo può avere

sempre una seconda anima

6) Un oggetto vintage ha una storia. Uno nuovo la sta ancora

cercando

7) Non segue i trend e non ha date di scadenza

8) Un capo vintage ha mille vite: chi lo usa gliene dà una in più.

Page 120: Donne del Sud

Bene, dando un‘occhiata a queste ―tavole della legge‖,

potremmo chiaramente intuirne la filosofia, semplice e chiara

e che rispecchia il buon gusto attuale e, perché no, è

rispettosa del portafoglio. Un'esperta dell‘argomento, qui a

Lecce, è la titolare di un posto che conosco bene perché è

quello che mi ha aiutato principalmente a raggiungere la

fatidica quota sette. Sto parlando di ―Second opinion‖, in via

Rubichi 12 a Lecce, e qui è dove ho incontrato Eleonora

Quintana, originaria di Taranto ma leccese di adozione,

nonché responsabile artistica del punto- vendita. ―Second

Opinion‖ non è un multi-store, anche perché andrebbe contro

la filosofia della proprietaria; è un negozietto molto grazioso,

né troppo grande né troppo piccolo, con un soppalco, un

camerino e tanti scaffali colorati che, oltre ad abiti,

contengono un‘infinità di accessori di tutti i tipi, scarpe e

borse, cappelli e occhiali ( la parola magica!), foulard e via

dicendo, e specie in questo periodo, con l‘arrivo della nuova

collezione, il negozio è pieno come un uovo. E qui Eleonora

mi aspetta con una delle sue socie, occupate entrambe con la

clientela. Perché la decisione di aprire un negozio di questo

tipo? Eleonora mi spiega che il negozio esiste da nove anni,

grazie a una passione coltivata e alimentata nel tempo, sia per

il vintage quanto per la sartoria. E qui si capisce l'utilità di

quel famoso soppalco, strategicamente adibito a sartoria per

capi dalla serie ―cotti e serviti‖. In realtà non è esattamente

così: la sartoria serve sia a creare dal nulla nuovi modelli

ottenuti da tessuti vintage, trovati grazie a rifornitori

specializzati, ma anche a dare nuova vita ad abiti già

confezionati e recuperati. Gli interventi di ago e filo sono

svolti da due sarte, mentre i modelli sono disegnati da

Eleonora, che ci tiene a sottolineare come i capi provengano

da tutta Italia: non sono pezzi second -hand, ossia capi usati,

ma semplicemente

invenduti, scorte di magazzini o negozi. Oltre agli abiti

femminili, c‘è anche una piccola sezione dedicata alla moda

uomo, e poi una ricerca più che maniacale per l‘accessorio.

I fornitori sono sempre più o meno i soliti, ma negli ultimi

tempi si sono presi contatti con ditte specializzate.

Localmente non si promuovono grandi eventi, né si

sponsorizzano le singole collezioni ogni stagione. Non

cambierebbe niente, perché qui al Sud non vi è una cultura

dello stile. Sarebbe improponibile fare una sfilata di capi d‘alta

moda vintage: nessuno acquisterebbe qui un abito ―non

nuovo‖ . Al Nord è diverso, e nel resto d‘Europa sono più

avanti, spiega ancora Eleonora: per questo motivo le e le sue

socie hanno deciso di partecipare unicamente a fiere di

settore come quella di Belgioioso, in provincia di Pavia, e poi

a Firenze, Forlì, Milano. La clientela, medio – alta, è infatti

composta da aficionados, con in più, dato il punto strategico

del negozio, in una stradina di passaggio del centro storico,

qualche puntatina di turiste curiose e amanti del genere. Per

concludere: qual è l‘ idea che ha di moda? Eleonora non ha

dubbi: la totale abiura per l‘oggetto vistoso o in serie. Una

donna o un uomo non hanno bisogno di farsi notare

scioccando attraverso un abito, dice infatti : una cosa può

essere bella ed originale pur rimanendo semplice, e non per

questa risulterà misera o inferiore, nemmeno in qualità.

Talvolta basta un singolo dettaglio, a cambiare un capo, a

dargli un nuovo aspetto. Come per la vita.

Page 121: Donne del Sud

foto ricordo evento

Moda Solidale

e Conferenza

― Donne e

Professionalità‖

Page 122: Donne del Sud

SEMPLICEMENTE ESTETICA ROSYa cura di Barbara Andreetti

Tra i luoghi più amati dalle donne c'è senza alcun dubbio il centro estetico. Il desiderio di curare la propria immagine,

l'occasione per godere di un momento di relax divengono realtà all'interno di studi estetici professionali. Da sempre le

donne prestano grande attenzione alla cura del corpo, che diviene anche mezzo per ritrovare un equilibrio interiore: ci si

rilassa, ci si vede più belle, e questo favorisce e migliora l‘approccio in tutti i settori della vita.

Il centro estetico offre la possibilità di ―ricordarsi della propria femminilità‖, non attraverso una ricerca maniacale di un

ideale di bellezza che non esiste, bensì attraverso l‘attenzione nei confronti della propria persona, l‘accettazione e il

rispetto dei propri difetti (che se curati con amore possono essere minimizzati), e alla fine risultare anche gradevoli e

divenire segni distintivi della propria personalità. Donne in carriera e contemporaneamente casalinghe, che non sempre

ricevono l‘aiuto del compagno in casa e con i figli. Donne sempre più stressate, insomma, che meritano di concedersi brevi

momenti per sé.

L‘estate è arrivata ed è la stagione in cui ci si dedica maggiormente alla cura del corpo, la fatidica ―prova costume‖ diviene

un'ossessione e lo specchio un nemico. Quale migliore soluzione se non quella di rivolgersi ad esperte di ―salvataggio‖ ?

Il consiglio dell‘estetista ribadisce infatti il concetto che è opportuno curare la propria persona durante l‘intero corso

dell‘anno: irrealistico pensare di ottenere risultati ottimali solo con due o tre sedute di trattamenti, per quanto sia possibile

anche dopo poco tempo riuscire a intravedere qualche gradevole risultato.

Page 123: Donne del Sud

Il centro estetico offre la possibilità di ―ricordarsi della propria femminilità‖, non attraverso una ricerca maniacale di un ideale

di bellezza che non esiste, bensì attraverso l‘attenzione nei confronti della propria persona, l‘accettazione e il rispetto dei propri

difetti (che se curati con amore possono essere minimizzati), e alla fine risultare anche gradevoli e divenire segni distintivi della

propria personalità. Donne in carriera e contemporaneamente casalinghe, che non sempre ricevono l‘aiuto del compagno in

casa e con i figli. Donne sempre più stressate, insomma, che meritano di concedersi brevi momenti per sé.

L‘estate è arrivata ed è la stagione in cui ci si dedica maggiormente alla cura del corpo, la fatidica ―prova costume‖ diviene

un'ossessione e lo specchio un nemico. Quale migliore soluzione se non quella di rivolgersi ad esperte di ―salvataggio‖ ?

Il consiglio dell‘estetista ribadisce infatti il concetto che è opportuno curare la propria persona durante l‘intero corso dell‘anno:

irrealistico pensare di ottenere risultati ottimali solo con due o tre sedute di trattamenti, per quanto sia possibile anche dopo

poco tempo riuscire a intravedere qualche gradevole risultato.

Nel quartiere residenziale di San Lazzaro, il centro estetico ―Semplicemente

estetica - Rosy‖ (Lecce, via Tito Minniti, 21; tel. 3295889995 / e-mail

[email protected]) offre competenza e serietà in

un‘atmosfera amichevole, ambienti caldi ed accoglienti che richiamano luoghi

esotici attraverso profumi inebrianti e rilassanti brani musicali. Le principali

attività dello studio si rivolgono alla cura di viso e corpo. Massaggi anti-

cellulite, drenanti, modellanti, rilassanti:

il contatto e l‘abilità di mani esperte sul corpo rimangono uno dei metodi

migliori per sconfiggere cellulite, ritenzione idrica, edemi e gonfiori, tutti

sintomi legati a cattiva circolazione, abitudini alimentari scorrette,

sedentarietà, fumo, ecc... E poi massaggi con oli profumati e prodotti specifici

di ottima qualità garantiscono trattamenti delicati e non invasivi duraturi nel

tempo.

Trattamenti viso:

trucco da sposa e da cerimonia, pulizia del viso, ceretta ed elettro-depilazione.

Manicure e pedicure

Epilazione del corpo e del viso:

Ceretta con prodotti delicati ed anallergici, elettro-depilazione.

Curare il proprio aspetto, concedersi dei momenti solo per sé, avere quindi

rispetto verso il proprio essere è un dovere, un piacere e per noi donne una

vera e propria necessità. Le buone abitudini, una sana alimentazione, una

moderata attività fisica, pochi ―stravizi‖ e le cure di mani specializzate ci

aiutano a vivere meglio e allontanano la necessità di ricorrere nel futuro ad

interventi ben più complicati.

Page 124: Donne del Sud

Le donne! La società le vede ormai impegnate nelle più svariate attività,

in settori che le portano ad avere piccole, medie e grandi responsabilità

e, come sappiamo, grandi responsabilità comportano molte ore di lavoro

che purtroppo lasciano poco tempo da dedicare a se stesse. Dalla

casalinga alla manager, il desiderio di relax è sempre presente. Ci sono

giorni in cui la voglia di un massaggio rilassante e avvolgente diventa

irrefrenabile, e molto spesso anche necessario, come avverte

Giuseppina Coluccia, titolare di un centro estetico di Otranto.

Giuseppina si racconta oggi a Donne del Sud. Otrantina doc, esercita

questa attività da sette anni; l‘idea di aprire a Otranto un centro

benessere nasce in seguito alle continue richieste dei turisti non solo di

un‘estetista, ma di un vero e proprio centro in cui rilassarsi e migliorare il

proprio aspetto. Così Giuseppina, insieme al marito Giovanni, decise di

realizzare nello spazio sottostante la loro farmacia un centro benessere,

offrendo in questo modo anche posti di lavoro a molti concittadini. Con

grande soddisfazione della clientela: ―Ci tengo ad essere aggiornata su

tecniche e macchinari, e a far aggiornare le mie dipendenti. Tutto, per

offrire il massimo!", racconta, senza tacere delle lungaggini burocratiche

―che purtroppo riescono spesso a far perdere l‘entusiasmo a chi investe

tempo ed energie proprie". Avendo avuto la possibilità di dedicarsi a

questo progetto quando i figli erano ormai abbastanza cresciuti,

Giuseppina non ha

avuto grandi problemi nel gestire lavoro e propria famiglia, ma concorda

sul fatto che per una donna è estremamente difficoltoso mandare avanti

tutto insieme: ―Soprattutto nelle piccole cittadine, dove la necessità di

avere un aiuto da parte degli asili nido è sempre maggiore‖.

“La Bellezza è una forma del Genio, anzi, è più alta del Genio perché non necessita di spiegazioni. Essa è uno dei grandi fatti del

mondo, come la luce solare, la primavera, il riflesso nell'acqua scura di quella conchiglia d'argento che chiamiamo luna“

(Oscar Wilde)

CENTRO BENESSERE DI OTRANTO

di Giuseppina Colucciaa cura di Valentina Sanmarruco

Page 125: Donne del Sud

Trattamenti di bellezza: quando il bisturi può attendere.

Si avvicina l‘estate e come ogni anno lo specchio diventa il più grande

nemico per ogni donna. Vorremmo magicamente perdere quei chili di

troppo, rassodare i muscoli e possibilmente sperare che tutto questo possa

avvenire in una settimana. E, soprattutto, non vorremmo più vedere quegli

odiosi cuscinetti adiposi che hanno anche le donne più magre: la famigerata

cellulite. Ma, prima di iniziare qualsiasi trattamento, è necessario vedere

innanzitutto lo stadio e la natura della cellulite, dal momento che potrebbe

essere solo un problema di ritenzione di liquidi: ―Pertanto basterebbe anche

il semplice massaggio manuale di linfodrenaggio, altrimenti ci si potrebbe

orientare sulla pressoterapia‖, dice ancora Giuseppina. Il drenaggio svolge

infatti un ruolo fondamentale nel trattamento della cellulite, perché in pratica

sposta il liquido - che di solito si trova nella pelle o tra questa e i muscoli -

dalla zona dove si è accumulato verso "un‘uscita" (le cosiddette ―zone di

scarico‖, come l‘inguine) attraverso i vasi linfatici. L'obiettivo del

drenaggio è quello di aiutare l'eliminazione del liquido interstiziale e della

linfa, ma anche di rilassare le fibre muscolari i movimenti devono essere

delicati, lenti e vanno ripetuti più volte, spiega ancora Giuseppina. Non si

devono utilizzare infatti oli, creme o prodotti di bellezza: è indispensabile

una buona aderenza della mano del massaggiatore sulla zona da

manipolare, per spingere nel modo migliore la pelle e il liquido accumulato.

La pressione esercitata deve essere più leggera di quella utilizzata nel

massaggio normale, e questo consente di facilitare il drenaggio della linfa

senza aumentare le filtrazioni di liquido dai tessuti nei capillari sanguigni. Le

pressioni devono essere lunghe e lente e alternate a fasi di rilassamento. Il

drenaggio deve essere, però, considerata una tecnica complementare e deve

seguire, ad esempio, un massaggio corporeo o l'attività fisica. La posizione

consigliata è quella da seduti, ben appoggiati sulla schiena. Dopo aver

circondato con le mani una parte della coscia, si procede con lievi spinte

della pelle verso l'alto, ripetute molte volte, sempre alternate a fasi di

rilassamento. Per evitare di arrossare la pelle è opportuno non ricorrere alla

tecnica della frizione: il drenaggio linfatico manuale, oltre che combattere la

cellulite, contribuisce a calmare il dolore della zona in trattamento, e rilassa i

muscoli tesi.

Il centro ―Bellezza e Benessere‖ di Otranto, da circa un mese, ha inoltre acquistato

un nuovo macchinario che Giuseppina ha personalmente provato, ―Eximia‖, a

quanto pare, è in grado di offrire risultati dopo circa dieci sedute grazie alle sue

particolari proprietà, ossia cavitazione ed ultrasuoni (sciogliere la cellulite in

profondità e migliorare l‘aspetto della pelle). Ovviamente i risultati ottimali si

ottengono in presenza di una cellulite non eccessivamente vecchia: in tal caso sarà

necessario associare i trattamenti di "Endermologie", uno dei pochi metodi non

invasivi e in grado di garantire risultati senza danni e senza ricorrere al chirurgo

plastico. Sedute di circa 35 minuti, inizialmente bi-settimanali, con trattamento di

tutto il corpo; una tutina personale "Bodywear LPG" preserverà la delicatezza e la

fluidità delle manovre, garantendo igiene e comfort della persona.

Page 126: Donne del Sud

Indicata per tutte le età, l‘Endermologie mobilita localmente i tessuti e aumenta

la micro-circolazione, permettendo così di ristabilire il trofismo del connettivo e

di migliorare, di conseguenza, l‘aspetto e la tonicità dei tessuti. Ha, quindi,

un‘elevata capacità di ridurre l‘aspetto della pelle a buccia d‘arancia tipico della

patologia, e già dopo poche sedute il corpo sembrerà più armonioso, la pelle più

tonica e vellutata. Infatti il trattamento agisce sulla qualità della pelle già dopo 5-

6 sedute, ma 14 è il numero di trattamenti suggerito per avere un risultato.

Favorendo la circolazione e rendendo le parti colpite più toniche e modellate, i

centimetri sulle cosce e sui glutei se ne andranno, con o senza perdita di peso.

Per coloro che non dovessero ottenere risultati immediati o soddisfacenti, sono

previste sedute di pressoterapia, fanghi, bagno turco e soprattutto molta

attenzione a ciò che si mangia. E, naturalmente, regolare attività fisica (anche

solo 20 minuti al giorno). Riguardo invece ai trattamenti manuali, Giuseppina

propone metodi che vanno dall‘anticellulite al rilassante, come "Arabian",

"Ayurveda" "Shiatzu" "Stone therapy". Il termine "Ayurveda" significa "scienza

della longevità". Si tratta di una medicina che va a migliorare lo stato globale di

salute dell‘individuo per farlo vivere più a lungo, in perfetto equilibrio energetico.

Mediante questa pratica il processo di invecchiamento è rallentato. Il massaggio

è benefico per la pelle: unendo le tecniche rigeneranti ed equilibranti della

medicina manuale ayurvedica alla sensibilità percettiva dell‘operatore, tale

massaggio diviene un‘arte che armonizza in profondità la persona trattata -

spiega ancora Giuseppina Coluccia - che in questo modo potrà agevolmente

affrontare i cambiamenti, stabilizzare l‘energia di difesa, superare le malattie,

rallentare l‘invecchiamento e mantenersi in ottima salute sia fisica che mentale. Il

massaggio ayurvedico riunisce insomma diverse tecniche manuali in un

rapporto armonioso, utilizzando oli caldi e differenziando la tipologia del

massaggio in base alla costituzione e allo squilibrio del soggetto fino a

rinvigorire la forza vitale insita in ogni individuo.

Page 127: Donne del Sud

Idem dicasi per lo Shiatzu, che affonda le sue

radici nell‘antica tradizione cinese e ne

rappresenta lo sviluppo giapponese più

moderno, portando con sé il seme e la forza di

una conoscenza centrata sulla persona e sul

mantenimento dello stato di equilibrio e della

sua riserva di energia vitale. Ancora, la ―Stone

therapy‖ o terapia con le pietre, che comprende

anche lo "Stone massage": le origini di tale

pratica risalgono agli indiani d‘America, i quali

ricorrevano all‘uso di pietre levigate scaldate al

sole o con acqua calda. Le pietre calde

vengono poste su particolari zone energetiche

del corpo, corrispondenti ai punti

dell‘agopuntura cinese; sono di origine

vulcanica perché ricche di quarzo e in grado di

mantenere a lungo il calore. Oltre ad essere

mantenute ferme sulle zone energetiche, si

utilizzano anche per effettuare massaggi

facendole scivolare sul corpo e ungendole con

particolari oli tiepidi arricchiti di essenze. Si

tratta tutto il corpo, dalla nuca alle dita dei

piedi: l‘azione generale è tonificante grazie

all‘apporto di calore, migliorando così la

circolazione e stimolando la cute

all‘eliminazione delle tossine.

Il segreto della bellezza di una donna è non dimenticare mai di amare il proprio corpo, di curarlo con sport e corretta

alimentazione, senza eccessi. Né troppo, né poco; raggiungere obbiettivi realizzabili e amare se stessi, per amare gli altri

A sottoporsi a questi trattamenti sono soprattutto gli uomini – rivela Giuseppina – che chiedono poi trattamenti depilatori (laser-terapia), pulizie

del viso e lampade solari. Del resto, non a caso gli uomini italiani sono considerati tra i più narcisisti al mondo, considerando che utilizzano fino

a sette prodotti di bellezza al giorno: speriamo solo che non facciano la stessa fine del noto personaggio delle ―Metamorfosi di Ovidio‖...

Page 128: Donne del Sud

Il punto di partenza per vivere in salute e bellezza è la cura dell'alimentazione. Il

regime alimentare sul quale si basa attualmente il settore della nutrizione è quello

della dieta mediterranea, che comprende alimenti che da sempre usiamo nella

nostra cucina: cereali (pasta, riso, ecc..), carne, pesce, uova, formaggio, frutta,

ecc..In caso di necessità, per essere accompagnati in un percorso di educazione

alimentare, è necessario rivolgersi a figure professionali quale quella del

nutrizionista. La dottoressa Marta Nicolì, in qualità di biologa nutrizionista (Lecce,

via Cesare Battisti, 94; Leuca, via Doppia Croce; tel. 347/4507109; e-mail

[email protected]), ci fornisce utili consigli per acquisire sane abitudini

alimentari e una linea invidiabile.

Esistono innumerevoli regimi alimentari che promettono risultati eclatanti

in termini di linea e di peso nel giro di poco tempo. Ma è tutto falso: la

"dieta della banana", la "dieta del limone", la "dieta del minestrone", la

"dieta a zona", non risultano percorsi accreditati dalla scienza

dell'alimentazione ufficiale. Nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di

diete dimagranti non equilibrate, che non apportano i giusti nutrienti

all'organismo. Il regime alimentare sul quale si basa attualmente il

settore della nutrizione è invece quello della dieta mediterranea, che

comprende alimenti che da sempre usiamo nella nostra cucina: cereali

(pasta, riso, ecc..), carne, pesce, uova, formaggio, frutta, ecc..

INCONTRIAMO MARTA NICOLÌ

NUTRIZIONISTA

a cura di Barbara Andreetti

Page 129: Donne del Sud

Dottoressa Nicolì, come si svolge una visita dal nutrizionista e

come si giunge all'identificazione della dieta appropriata?

"Il primo passo di questo percorso consiste nella conoscenza

del paziente, ovvero nell'anamnesi della persona da un punto

di vista fisico e psicologico. Se ne osservano le abitudini, non

solo alimentari, lo stile di vita, i fattori di stress, i rapporti

interpersonali, e via dicendo. Avere un quadro generale dello

stile di vita è di fondamentale importanza. La visita vera e

propria si svolge con l'ausilio di diverse tecniche di analisi: la

valutazione antropometrica del peso e dell'altezza e la

misurazione della circonferenza ( pancia, fianchi, cosce, polsi,

ecc..), per giungere alla definizione del tipo di costituzione e

valutare la distribuzione del grasso; l'esame con il plicometro

per la misurazione del grasso sottocutaneo; l'esame

impedenziometrico per misurare e confrontare massa grassa e

massa magra‖.

L'ultima fase dell'incontro, lei dice, consiste nell'elaborazione

del piano alimentare individuale, in accordo con il paziente e

sulla base delle sue abitudini, se non scorrette.

―Perché ognuno di noi deve diventare il nutrizionista di se

stesso e imparare a gestire la propria alimentazione in modo

salutare. Non è possibile stilare una dieta-tipo che possa

adattarsi alle esigenze di tutti, ogni percorso deve essere

personalizzato. Una corretta alimentazione non deve essere

vista come una rinuncia (e di fatto non lo è perché spesso

vengono concessi alimenti decisamente succulenti), bensì

come un'opportunità per prendersi cura della propria

persona".

L'idea che possa esistere un peso-forma uguale per tutti, il

desiderio di raggiungere un ideale di bellezza e magrezza

imposto dalla società sono insomma presupposti sbagliati per

iniziare un cammino di educazione alimentare. E' opportuno

avvicinarsi a questo percorso spinti dal desiderio di

raggiungere uno stato di salute che come conseguenza

permetterà di ottenere una forma ed una linea invidiabili. dott.a

Nicolì:

"Il primo passo di questo percorso consiste nella

conoscenza del paziente ovvero nell' anamnesi generale

della persona (da un punto di vista fisico e psicologico), si

osservano le abitudini (non solo alimentari), lo stile di vita,

i fattori di stress, i rapporti interpersonali, ecc..Avere un

quadro generale della situazione dell'individuo è di

fondamentale importanza.

La visita vera e propria si svolge con l'ausilio di diverse

tecniche di analisi:

la valutazione antropometrica del peso e dell'altezza;

la misurazione della circonferenza ( pancia, fianchi, cosce,

polsi, ecc..) per giungere alla definizione del tipo di

costituzione e per valutare la distribuzione del grasso;

l'esame con il plicometro per la misurazione del grasso

sottocutaneo;

l'esame impedenziometrico per misurarare e confrontare

massa grassa e massa magra;

L'ultima fase dell'incontro consiste nell'elaborazione del

piano alimentare in accordo con il paziente e sulla base

delle sue abitudini (se non scorrette!).

Ognuno di noi deve diventare il nutrizionista di sè stesso

ed imparare a gestire la propria alimentazione in modo

salutare. Non è possibile stilare una "dieta tipo" che possa

adattarsi alle esigenze di tutti, ogni percorso deve essere

personalizzato.Una corretta alimentazione non deve essere

vista come una rinuncia (e di fatto non lo è perchè spesso

vengono concessi alimenti che deliziano anche il palato!)

bensì come un'opportunità per prendersi cura della propria

persona."

L'idea che possa esistere un peso forma uguale per tutti, il

desiderio di raggiungere un'ideale di bellezza e magrezza

imposto dalla società sono presupposti sbagliati per

iniziare un cammino di educazione alimentare. E'

opportuno avvicinarsi a questo percorso spinti dal

desiderio di raggiungere uno stato di salute che come

conseguenza permetterà di ottenere una forma ed una

linea invidiabili.

Page 130: Donne del Sud

Manuela ci consiglia uno sport che si può praticare tanto al mare quanto in piscina, di estate come anche di inverno: l‘Acquagym.

Ma come si è avvicinata Manuela al mondo dello sport?

Ho cominciato con la ginnastica ritmica, poi sono passata alla ginnastica artistica poi a quella aerobica, poi mi sono trasferita a Bologna e da lì mi sono

avvicinata alla danza, hiphop, break dance, danza africana, capoeira e danza orientale. Ed infine ho conosciuto l‘acquagym, dapprima ovviamente come

allieva, ma poi ho realizzato che era una mia passione, ho iniziato a fare stage presso i parchi acquatici e le spiagge di Rimini e Riccione ed infine ho preso il

brevetto da istruttrice, così un semplice hobby è diventato una professione.

E‘ arrivata l‘estate con le sue splendide giornate calde e soleggiate, ormai le scuole sono chiuse, e in questi

giorni saremo tutti in vacanza. Ma il nostro corpo non può andare in vacanza! E‘ importante continuare anche

nella stagione estiva una qualche attività fisica e se non lo si è fatto durante l‘inverno non c‘è momento

migliore per iniziare. Per questo motivo abbiamo fatto una chiacchierata con una delle istruttrici più versatili

del panorama leccese, Manuela Cota, che tra una lezione e l‘altra ci dà qualche consiglio su come mantenerci

in forma anche durante la bella stagione.

ACQUAGYN CON MANUELA COTAa cura di Paola Mangia

Page 131: Donne del Sud

A chi consiglia un attività

sportiva di questo tipo?

La ginnastica in acqua può

essere praticata da tutti,

sedentari o sportivi, donne

incinta, giovani o adulti, offre

grandi vantaggi e nessuna

controindicazione, l‘importante

è scegliere il corso di

acquagym più adatto alle

proprie condizioni fisiche, per

esempio per le donne incinte è

consigliata un‘attività più

blanda e che non solleciti

troppo i muscoli addominali.

Noi alla Mammole&Fit abbiamo

inserito i corsi di acqua

wellness per chi ha

problematiche di schiena di

lombosciatalgie o di ernie e per

recuperare la forma fisica post-

parto, una ginnastica che

lavora con ritmi meno intensi

ma sempre in completa

armonia con la musica e il

movimento corporeo.

Per avere risultati maggiori vi

consiglio di svolgere gli

esercizi in acqua alta anche

con l' ausilio di attrezzature

galleggianti, perché in questo

modo tutti i muscoli del corpo

vengono coinvolti dal

movimento dell'acqua:

lavorano contro la sua

resistenza persino per tornare

a riposo.

Ma come si è avvicinata Manuela al mondo dello sport?

Ho cominciato con la ginnastica ritmica, poi sono passata alla

ginnastica artistica poi a quella aerobica, poi mi sono trasferita a

Bologna e da lì mi sono avvicinata alla danza, hiphop, break dance,

danza africana, capoeira e danza orientale. Ed infine ho conosciuto

l‘acquagym, dapprima ovviamente come allieva, ma poi ho realizzato

che era una mia passione, ho iniziato a fare stage presso i parchi

acquatici e le spiagge di Rimini e Riccione ed infine ho preso il

brevetto da istruttrice, così un semplice hobby è diventato una

professione.

Come mai dopo tante discipline provate, proprio l’acquagym?

Perché ho trovato il mio mondo, l‘acqua è l‘elemento nel quale noi

siamo nati, ed è lì che noi troviamo rilassatezza e serenità; chi esce da

una giornata di lavoro e si immerge nell‘acqua, anche se la lezione è

intensa e comporta dispendio di energia, ma alla fine ne esce

rinvigorito, quasi rinato.

Del resto l‘Acquagym non è altro che la versione subacquea della

ginnastica tradizionale, in cui gli esercizi devono essere eseguiti a

tempo di musica.

Questo permette di bruciare molte calorie divertendosi e senza sforzi

eccessivi. Questa è la caratteristica essenziale: l'acqua da un lato

neutralizza la gravità alleggerendo il peso corporeo, dall'altro offre un

maggior sostegno a livello di caviglie e ginocchia.

Per quanto tempo bisognerebbe farlo?

Almeno 45 minuti per 3 volte a settimana, può sembrare tanto, può

sembrare difficile liberarsi dagli impegni e ritagliarsi quel tempo per

andare in piscina, ma poi quando si vedono i primi benefici credo che

ognuno possa riuscire ad organizzarsi e trovare un‘oretta da dedicare

a sé stesso e alla propria forma fisica e mentale.

L‘acqua non solo tonifica i muscoli, ma lascia un senso di benessere

psicofisico, ti dà l‘adrenalina per continuare, magari stanchi ma con

una maggiore forza di affrontare le nostre piccole quotidianità. Questa

disciplina ludica e senza rischi praticata costantemente può aiutare a

trasformare e scolpire il nostro corpo, migliorando l‘autostima e la

soddisfazione.

Page 132: Donne del Sud

Quindi è necessario saper nuotare x praticare

questo sport?

Assolutamente no, noi alla Mammole&Fit abbiamo

una vasca alta 1 metro e 40, quindi accessibile a

tutti, ma in ogni caso anche quando si eseguono

esercizi ad acqua più alta, vengono sempre usati

dei supporti galleggianti quali i tubi, manubri,

tavolette, elastici, cinghie, il tutto in assoluta

sicurezza, anzi semmai la pratica di questo sport

può dare uno stimolo per imparare a nuotare

perché attraverso questi esercizi si impara piano

piano a stare a galla.

I vantaggi e i benefici di questa attività fisica?

Sono numerosi e per questo sempre più donne la

praticano:

- una muscolatura fine e gradevole

- l'allenamento di muscoli di solito poco sollecitati

e che tendono a diventare flaccidi, come gli

addominali, i pettorali o l‘interno coscia.

- uno sforzo che sembra leggero ma che in realtà è

molto efficace: si tonifica il corpo senza soffrire

- l'effetto rilassante, senza indolenzimenti

- l' acqua e una corretta attività svolgono un

massaggio benefico utile per la circolazione

sanguigna, per lo scioglimento di cellule adipose

localizzate (la tanto odiata cellulite) e per bruciare

ed eliminare i grassi

- dato che nell'acqua si è più leggeri, si riducono al

massimo le pressioni sulla schiena e sulle

articolazioni, e quindi i rischi di traumi

- la totale assenza di pericoli nell'esercizio di tale

attività

E in più un beneficio psicologico perché ci si allena divertendosi..

Certo, perché si può anche danzare in acqua, io tengo spesso delle lezioni di danzagym, in cui ci si allena con il

mambo, samba, danza afro, impostando delle piccole coreografie, tenendo sempre presente che l‘acqua rallenta

tutti i movimenti e che quindi risultano meno faticosi.

E in più un beneficio psicologico perché ci si allena divertendosi..

Certo, perché si può anche danzare in acqua, io tengo spesso delle lezioni di danzagym, in cui ci si allena con il

mambo, samba, danza afro, impostando delle piccole coreografie, tenendo sempre presente che l‘acqua rallenta

tutti i movimenti e che quindi risultano meno faticosi.

Qualche piccolo esercizio che qualcuno di noi può iniziare a fare in autonomia durante questa stagione?

Sicuramente una bella camminata in mare, con l‘acqua all‘altezza delle ginocchia o fino alla vita, per una quindicina

di minuti, andando sia in avanti che indietro, favorisce la circolazione, tonifica, e crea un dolce massaggio sui

glutei e sui fianchi.

Poi se si ha la possibilità di stare in acqua alta, magari utilizzando un supporto galleggiante o anche appoggiati al

bordo di una piscina, si può stare in piedi a candela, e fare delle sforbiciate con le gambe, avanti e dietro e

viceversa… per una trentina di volte; questo esercizio fa lavorare i glutei.

Oppure sempre stessa posizione a candela, divaricare le gambe e richiuderle x rassodare l‘interno e l‘esterno

coscia, anche qui una serie da 30 ripetizioni.

E per i famosi addominali, che un po‘ tutti vorrebbero vedersi scolpiti addosso, sempre mantenuti con le braccia da

un galleggiante o un supporto, avvicinare le ginocchia al petto, poi stenderle in avanti con il piede a martello,

riportarle al petto e riscendere.

E se invece i nostri lettori volessero seguire qualche lezione con Manuela durante la stagione estiva?

Io quest‘estate sarò al The Riviera, a Santa Cesarea Terme, vi aspetto ―Donne del Sud‖!

Page 133: Donne del Sud
Page 134: Donne del Sud

Presto il tempo stringe, manca 1 anno, si manca solo un anno, ci

sono tante cose da fare, vedere e scegliere. Il giorno del fatidico

si e vicino, a dire che sembrava così lontano, invece no!

Prima cosa da fare, scelgo chiesa e ristorante, fisso una data

compatibile, mi informo dove e quando si volgeranno i corsi

prematrimoniali, e preparo i documenti. E ORA?

E ora mia cara ragazza devi scegliere il tuo abito da sposa,

prima di tutto fermati a ricordare i tuoi sogni da bambina,

quando ad occhi aperti ti sognavi vestita da sposa, apri gli occhi

e guarda bene nello specchio la donna che oggi tu sei, cerca di

vederti vestita da sposa, definisci la linea dell’ abito che desideri

e affidati a mani esperte. Hai due alternative , la prima è

rivolgersi a negozi che trattano griffe di elevato livello la seconda

è farlo realizzare,ma attenzione non affidare la realizzazione

all’amica di tua suocera che ha allestito,per l’ occasione, nel suo

tinello un atelier, affidati solo a stiliste e sarte di provata

esperienza.

La prima regola niente RISPARMIO, accade spesso che per

risparmiare poche centinaia di euro mettiamo a rischio il nostro

sogno.

Una volta scelto il tuo abito, descrivilo alla parrucchiera e alla

tua estetista, anche se ti consiglio una consulente d’ immagine

che solitamente ha i contatti con i negozi e le stiliste del settore e

può visionare l’abito senza problemi. Fissa le prove ricordando

che l’ultima deve essere fatta necessariamente tre giorni prima

del matrimonio.

Hai fatto tutto? Noo…

Allora ti consiglio di leggere le proposte degli operatori del

settore:La sposa e la damigella con Eleganza Lucia

Il trucco con Beautè

Le bomboniere con Ragosta Karati

Le foto con Profoto Latino

La musica con D. Marti e M. Longo

L’arredamento con Society

Il viaggio con Santamaria Viaggi

Il denaro con Globalfin

Agenzia d’organizzazione con Mari Chiriatti

Page 135: Donne del Sud

Il matrimonio, il giorno più bello e più romantico

per ogni donna. La chiesa, l‘abito, i fiori, il

ricevimento, tutti dettagli da curare. Presentiamo

alle spose un‘operatrice del settore: Tiziana

Colella di Eleganza Lucia.

Tiziana Colella nasce il 3 ottobre del 1962 a

Zurigo. Torna in Italia, a Martano, all‘età di 15

anni. La madre Lucia, essendo una sarta

affermata - basti pensare che ha creato il suo

primo abito a 16 anni, il secondo a 17 e il terzo a

18, avendo lavorato in Svizzera per una fabbrica

di abiti da sposa - decide di realizzare il sogno

rimasto nel cassetto per molto tempo: aprire un

atelier di abiti da sposa.

Tiziana collabora con la madre Lucia sin dall‘età

di 16 anni. L‘atelier è a conduzione familiare. E‘

gestito, infatti, anche dalla figlia Federica e da sua

sorella Daniela.

L‘atelier è disposto su due piani. Al secondo c‘è il

laboratorio dove vengono realizzati stupendi abiti

da sposa, ma non solo quelli: anche abiti per le

damigelle.

LA SPOSA E LA DAMIGELLA CON

ELEGANZA LUCIA

a cura di Valentina Sammarruco

Page 136: Donne del Sud

E la damigella? Dettaglio anche questo non trascurabile, assolutamente. Per questo Tiziana Colella offre piccoli consigli perché il giorno più bello sia perfetto in ogni

piccolo particolare. Solitamente è la sposa a scegliere l‘abito per le damigelle ?

―Dipende, ci sono diverse possibilità. A volte è la sposa, a volte è la madre della damigella a decidere, anche se ovviamente il consiglio che sento di offrire è che sia la

sposa a scegliere un abito che abbia una tonalità simile al suo. Per evitare di avere una damigella di rosso vestita, per esempio.

E‘ un lavoro che regala molte soddisfazioni., del resto lo svolgo da 30 anni. Un motivo ci sarà!.

Dopo aver raccontato la storia dell‘atelier ―Eleganza Lucia‖, ecco che arriva la nipotina di Tiziana, Silvia, che gentilmente si è concessa a qualche scatto indossando gli

abiti da damigella per Donne del Sud.

Abitino in taffetà. Gonnellina arricciata. Corpino in pizzo con disegno molto delicato. In vita una fusciacca drappeggiata con dietro un fiocco. Abito in stile Impero in

chiffon morbido, con corpino ricco di piccoli fiorellini di raso (ideale per chi è rotondetta). Abito in taffettà di pura seta. La gonna arricciata in vita e arricchita sotto da

un volantino plissé. In vita una ghirlandina di fiori. Avendo il corpino liscio, l‘abito è stato reso importante con le manichine di pizzo e alcuni fiorellini in rilievo.

Page 137: Donne del Sud
Page 138: Donne del Sud

Il giorno più bello della vita di ogni donna deve essere necessariamente

perfetto poiché rimarrà "documentato", come sappiamo, nelle immagini

fotografiche che daranno a quel momento una sorta di cristallizzata

eternità, e le donne sono molto attente a tali particolari. Il trucco sposa

deve essere

leggero, mai troppo marcato e volgare, ma sempre in grado di rendere il

viso radioso, magari con piccoli trattamenti di bellezza da effettuare in

centri specializzati.

Paola Masciullo, titolare del centro estetico ―Beauté‖ di Martano, offre

alcuni consigli alle donne che intendono fare il grande passo per

essere ancora più belle, per piacere, ma soprattutto per piacersi. Nasce

a Maglie il 20 settembre del 1976. Consegue il diploma di estetista a

Lecce, presso la scuola "Nuova Linea Estetica". Svolge quest‘attività

per 12 anni, inizialmente presso altri centri estetici, finché nel 2008, a

marzo, inaugura il suo centro estetico a Martano. Oltre ad essere

un‘affermata estetista, è sposata da 13 anni ed è mamma di un bambino

di 7.

―Per una donna condurre un‘attività lavorativa e avere al tempo stesso una famiglia non è per niente facile. Soprattutto quando

si ama molto il proprio lavoro e si vorrebbe offrire il massimo della propria professionalità. Non tutte le donne, per vari motivi,

possono contare sulla disponibilità dei nonni, e pertanto diventa veramente difficile gestire simultaneamente lavoro e

famiglia‖.

Come sei riuscita a conciliare le tue due passioni, la famiglia e il lavoro?

―Da questo punto di vista mi ritengo fortunata, dati gli orari di lavoro di mio marito, molto più flessibili dei miei, e la possibilità

di far svolgere a mio figlio attività che lo tengano impegnato. Sicuramente si avverte la necessità, per le mamme che lavorano,

di strutture cui fare riferimento, per poter affidare a qualcuno i figli durante le ore di lavoro, oltre al campo-scuola nel periodo

estivo‖.

IL TRUCCO CON BEAUTÈ

a cura di Valentina Sammarruco

Page 139: Donne del Sud

Com‘è nata l‘idea di aprire un centro estetico?

‖La ragione che mi ha spinta a farlo è stata principalmente quella di

offrire occupazione alle ragazze che, nonostante fossero molto preparate

nel settore, non avevano la possibilità di aprire e gestire personalmente

un centro estetico. Per questo motivo ho intenzione di realizzare un

centro benessere molto più grande, perché è un lavoro che regala infinite

soddisfazioni‖.

Oltre ai trattamenti di bellezza, Paola si dedica anche al make-up della

sposa. Il centro ―Beauté‖ offre infatti la possibilità di avere due prove-

trucco gratuite per poter individuare e coprire perfettamente eventuali

imperfezioni del viso, e soprattutto adattare il trucco alla sposa; sarà

successivamente lei stessa a scegliere il più adatto. Il primo consiglio è

quello di optare sempre per nuance color pastello se ci si sposa in

primavera, colori sul beige e il marrone per i matrimoni d'autunno e

inverno.

Su un viso lungo, Paola consiglia di intervenire sul mento, dando un

colore un po‘ più scuro in modo da ridurre la lunghezza del viso e donare

una forma tendente al tondo. Sugli zigomi è consigliabile applicare fard

che vada verso l‘esterno. Sul naso si andrà ad applicare invece del

correttore o un fondotinta un po‘ più scuro. Ciò che è fondamentale è

mettere in asse l‘occhio, dare il colore giusto a seconda che sia grande,

piccolo o allungato, dare dei punti-luce sull‘arcata sopracciliare.

Su un viso tondo, i ritocchi sono minimi. Se

è un viso paffuto si scuriscono le guance

col fard; su un occhio con la palpebra molto

bassa è preferibile un trucco scuro, in modo

da farlo rientrare leggermente, e mai dei

punti-luce. Quindi sempre colori caldi, matti

e mai perlati.

Oltre al trucco sul viso, Paola offre la

possibilità di coprire eventuali macchie

come couperose, macchie solari, e

addirittura tatuaggi con la tecnica

―camouflage‖. Il centro estetico ―Beauté‖,

infine, offre anche la possibilità di

partecipare a lezioni di make-up.

Page 140: Donne del Sud

Bomboniere semplici, sobrie ed eleganti; aziende selezionate e campionari aggiornati ogni anno; esperienza e professionalità al servizio dei clienti: questa

è la formula vincente, utilizzata, da oltre venti anni, da Loredana e Daniela Ragosta, nel loro negozio di Via Premuda 20, a Lecce per donare un prodotto di

qualità, meritevole di contrassegnare ogni appuntamento importante della vita . Donne del Sud le ha incontrate per saperne di più.

C‘è una domanda che mi piace porre prima delle altre quando si parla di preparativi per il matrimonio: i futuri sposi vengono insieme a scegliere le

bomboniere?

Non esiste una regola fissa, può venire la fidanzata con la mamma e poi possono venire gli sposi ma al 78% è la coppia a fare il primo sopralluogo e a

scegliere le bomboniere, solo in un secondo momento si fanno accompagnare dai genitori per una conferma di quello che hanno scelto.

Quali sono gli oggetti più venduti? Esiste una tipologia di bomboniera che va più di moda negli ultimi anni o per questo articolo si tende al tradizionale?

Abbiamo fatto il campionario a gennaio del 2009, a dicembre lo cambieremo seguendo gli aggiornamenti delle aziende. Nel nostro negozio trattiamo solo

marchi selezionati come Carlo Pignatelli, Coveri e Claraluna, aziende che seguono le tendenze e che rinnovano annualmente i loro prodotti.

Con Claraluna, marchio che trattiamo in esclusiva su Lecce da ormai otto

anni, si è creata una stretta ed importante collaborazione, perché è

un‘azienda leader nel settore, in quanto nasce prima di tutto come

azienda di bomboniere e in secondo luogo si occupa di oggettistica;

inoltre cura la sposa in ogni suo particolare ( negli ultimi anni sono nati

anche i vestiti da sposa) e provvede anche alle partecipazioni, che regala

agli sposi, in modo che possano avere tutto firmato e in un unico stile…..

perché oggi è la firma che conta, no?

Se invece i futuri sposi optano per Coveri o Pignatelli possono valutare se

affidarsi alla nostra esperienza ventennale o se rivolgersi ad una

tipografia.

I materiali classici utilizzati per le bomboniere sono cristallo, argento e

vetro di Murano, ultimamente ci sono richieste di altro tipo?

Di solito si privilegia il cristallo, ma non tanto quanto avveniva negli anni

passati. Anche il vetro di Murano personalmente lo trovo un po‘ classico

anche se le aziende lo rimodernano, seguendo la tendenza nelle forme e

nei colori.

LE BOMBONIERE CON RAGOSTA KARATI

a cura di Cristiana Cota

Page 141: Donne del Sud

Quest‘anno per esempio è andato il glicine nell‘abbigliamento, quindi le aziende hanno presentato gli articoli in Murano di questa tinta; secondo me è un

colore bellissimo però… non viene scelto da tutti. Lo stesso accade per l‘argento, che non è più tra i materiali favoriti: direi che oggi va la bomboniera

sobria, in qualsiasi materiale, in qualsiasi forma purché sia semplice e sobria. La bomboniera deve essere scelta con gusto, deve essere selezionata, bella

e sobria, in un‘ unica parola elegante.

Vi occupate anche della confezione e dei confetti ?

Si, ci occupiamo personalmente della cura e della confezione sia della bomboniera sia del segnaposto. Scegliamo la confezione della bomboniera a

seconda dell‘oggetto, dei colori, dello stile e ovviamente del gusto della sposa che è fondamentale, perché è lei la regina della cerimonia.

La nostra guida è la semplicità perché è eleganza.

Quali sono i tempi necessari affinché sia tutto pronto il giorno del matrimonio?

Noi consigliamo agli sposi di venire circa quattro- cinque mesi prima, anche perché noi non lavoriamo con aziende locali: fatto l‘ordine è necessario

aspettare i tempi di produzione e di spedizione e soprattutto controllare che la merce che ci arriva sia perfetta, senza neanche un ―difettuccio‖.

Come ci si regola con il numero delle bomboniere? Si scelgono prima gli articoli, poi si prenota approssimativamente un quantità o si aspetta di sapere il

numero definitivo dopo la conferma degli invitati?

Gli sposi stilano l‘elenco degli invitati nel momento in cui prenotano il ristorante, cosa che avviene un anno prima; una volta che tu hai fatto questo lavoro

ordini le bomboniere. Dal momento che la bomboniera viene consegnata ad ogni nucleo familiare e non ad ogni persona, si sa sempre il numero esatto;

solo nel caso di una coppia di fidanzati consigliamo la doppia bomboniera.

Si scelgono diversi tipi di bomboniera? Diversa per i testimoni o per coloro che

non partecipano al ricevimento?

Questo è a discrezione degli sposi. Può accadere di non invitare al ricevimento

qualcuno che non è legato strettamente alla famiglia ma verso il quale ci

sentiamo obbligati, in questo caso si manda una bomboniera.

Ai testimoni viene data una bomboniera completamente diversa; se sono una

coppia consigliamo un oggetto per la casa, se sono single suggeriamo degli

oggetti personali.

Esistono usanze o tradizioni tipiche del Salento?

Qui da noi si usa mettere sul cartoncino della bomboniera prima il nome dello

sposo e poi quello della sposa, ma è assolutamente sbagliato! Per galateo, il

nome di lei deve precedere quello di lui…Possiamo trovare queste indicazioni

anche se sfogliamo il ―Galateo della Sposa‖, consultabile su internet, dove si

dice, tra l‘altro, che la sposa va a sinistra e lo sposo a destra.

Page 142: Donne del Sud

Attirata da una fotografia all‘interno del negozio di Via Leuca a Lecce,

―PROFOTO LATINO‖, decido di incontrare il titolare dello studio fotografico,

Diego Latino, per parlare del suo lavoro e soddisfare la mia curiosità sui servizi

fotografici agli sposi.

Ecco cosa ha raccontato a Donne del Sud.

La prima cosa che vorrei chiederti è se di solito i futuri sposi vengono insieme

per decidere il servizio fotografico, o se è solo uno di loro ad interessarsi di

questo aspetto della cerimonia.

―Devo dire che negli ultimi anni è cambiata la situazione lavorativa delle coppie.

Spesso uno dei due lavora fuori, per lo più gli uomini, di conseguenza sono le

donne a sondare i vari studi fotografici per farsi un‘idea. Poi però, nel momento

in cui scelgono il fotografo, vengono insieme e ci mettiamo d‘accordo sul

servizio. In provincia invece c‘è l‘usanza che siano la mamma o la suocera ad

accompagnare la futura sposa.‖.

Quali sono le richieste ricorrenti? Oltre al book della cerimonia ti chiedono

cartoline, calendari o altro materiale?

―In genere, per i matrimoni, non sono richiesti altri servizi oltre all‘album. Negli

ultimi anni l‘80% preferisce però un foto- libro, un genere che non è quello

tradizionale dell‘album ma una composizione grafica realizzata al computer, che

viene stampata e rilegata come un vero libro.

Rispetto all‘album tradizionale, che cominciava con un primo piano della sposa,

il foto-libro si apre con i due sposi nei giorni precedenti al matrimonio. Poi

seguono gli scatti e il video dei preparativi, poi quelli in chiesa, ecc.‖.

Ci sono differenze tra l‘atteggiamento della sposa e dello sposo, del tipo lui un

po‘ orso che non vuole farsi fotografare e lei più vanitosa?

―In apparenza lo sposo sembra più restio al servizio fotografico, in genere ti

dice di fargli meno foto. Poi però, quando guarda il prodotto finito rimane male

per tutti gli scatti fatti alla sposa… Per esempio, fino a poco tempo fa ci

chiedevano di fotografare solo la sposa durante i preparativi, mentre adesso ci

chiedono di filmare e fotografare anche lo sposo. Mi sembra che si stiano

sempre più attenuando le differenze, però rimane il fatto che il 30% delle foto

riguardano la sposa‖.

Di solito proponi un servizio standard o cerchi di capire le esigenze di

ogni coppia e ne parli con loro?

―I matrimoni si svolgono tutti nella stessa maniera, il rito è sempre

quello e le foto vengono fatte in momenti determinati: a casa della

sposa durante i preparativi, in chiesa durante lo scambio delle fedi …

Molti anni fa si usava scattare anche durante la comunione, ma ora si

presta più attenzione all‘atto in cui gli sposi firmano il contratto

matrimoniale. Poi ci sono le foto insieme ai testimoni, ai paggetti e

damigelle e con i gruppi di famiglia, infine quelle del ricevimento con i

diversi gruppi ai tavoli, i balli ecc.‖.

Per questo tipo di servizi usi il digitale o la macchina fotografica

tradizionale può dare ancora qualcosa?

―Utilizzo elusivamente il digitale. Tutto ciò che veniva fatto con la

macchina tradizionale si fa anche con il digitale, poi per gli occhi

allenati si vede la differenza…‖.

LE FOTO CON PROFOTO LATINO

a cura di Cristiana Cota

Page 143: Donne del Sud

―No, l‘incubo dei fotografi sono i preti… ( ride). Scattare una foto

in chiesa è come farlo in una casa, non richiede particolari

attenzioni. Il problema è che i preti non ti consentono di utilizzare

le luci per i filmati e, a volte, bisogna lottare anche per l‘uso di un

faretto. Questo avviene perché ritengono che le luci disturbino la

concentrazione degli sposi durante la cerimonia. Comunque gli

scatti in chiesa costituiscono solo il 20% del lavoro complessivo‖.

…E poi la lunga attesa degli sposi rapiti dal fotografo… Hai dei

luoghi privilegiati dove realizzare il book?

―A me piace particolarmente il centro storico di Lecce, che

permette di utilizzare diversi scenari, ma il luogo che viene scelto

dagli sposi spesso è lontano sia dalla chiesa sia dal locale in cui si

terrà il ricevimento. Questa è uno dei motivi dell‘attesa da parte

degli invitati, che puntualmente danno la colpa al fotografo…‖.

Qual è l‘esperienza più strana che ti è capitata da quando fai il

fotografo?

―Fammi pensare… molti anni fa, all‘interno del ristorante, uscendo

dal bagno, la madre dello sposo ha trovato la sposa con il

testimone; hanno fatto suonare la marcia funebre..‖.

Stai scherzando, vero? Com‘è finita, matrimonio annullato?

―No, è successo veramente. Dopo un po‘ di agitazione e

confusione, la situazione si è calmata e tutti hanno fatto finta di

niente. Naturalmente, poi, anche cadute e gambe spezzate durante

il ricevimento e i balli sono di routine…‖.

Puoi dirmi se c‘è un‘usanza, una tradizione tipicamente salentina

che riguarda gli sposi?

―L‘usanza tipica è quella di buttare il riso con le caramelle, ma nella

zona di Galatone e Aradeo, per esempio, si usa la pasta

accompagnata da monete. Possono però capitare anche

combinazioni diverse. In questi casi è divertente vedere i bambini

che si buttano a terra per raccogliere monete o caramelle e le

mamme che li sgridano perché si stanno sporcando il vestito

nuovo. I bambini, durante i matrimoni, sono i più divertenti, i più

spontanei…‖.

C‘è molta concorrenza in questo ambiente?

―Sì, c‘è concorrenza, come del resto in tutti i campi, ma il matrimonio è una bella

industria. La concorrenza si affronta cercando di proporre sempre un qualcosa in

più, di diverso, di originale, più competitivo a livello di costo e di qualità. Capita

di offrire oltre al servizio – ma non è il mio caso - le partecipazioni, i menu con

la foto… tutti elementi che alla fine non comportano un costo elevato per chi lo

realizza, però semplificano l‘organizzazione del matrimonio‖.

Hai la fortuna di lavorare con persone che vivono un momento molto felice.

Dimmi la verità, è sempre così come appare o hai visto novelli sposi litigare per

una posa?

―Capita, ma più che ad un litigio tra gli sposi mi è capitato di assistere a

battibecchi tra le due famiglie. Nel ristorante vengono divisi in due parti, la destra

per gli invitati della sposa e la sinistra per lo sposo, o viceversa: può capitare di

vedere scambi di occhiate o la pura indifferenza. Naturalmente stiamo parlando

di casi eccezionali, quando il matrimonio non è ben visto dalle famiglie‖.

Se dovessi dare un consiglio ad una coppia che sta per sposarsi, cosa diresti

riguardo al servizio fotografico?

―Di non scegliere in base al costo, ma di assecondare il proprio gusto,

determinante nella lavorazione del servizio. Anche perché è un prodotto che

rimarrà nel tempo: quindi consiglio di non fermarsi alle prime proposte da parte

dei fotografi, ma di informarsi e scegliere con calma e poi, naturalmente, di

sposarsi‖.

Page 144: Donne del Sud
Page 145: Donne del Sud

Bisogna innanzitutto ricordare che, se imprevisti e confusione possono essere accettati e, anzi, il più delle volte ben visti durante il ricevimento finale, per

la riuscita della cerimonia, in chiesa o in comune che sia, è importante organizzarsi molto tempo prima affinché tutto proceda per il verso giusto: per

andare sul sicuro sarebbe meglio affidarsi ai consigli del musicista ingaggiato o alla tradizione, che in certe occasioni rimane la miglior soluzione…non

scegliere il musicista all‘ultimo momento è fondamentale, sarebbe meglio prenotarne uno almeno cinque mesi prima delle nozze, per avere la possibilità di

concordare insieme a lui tutti i particolari necessari! Proprio per questo chiunque si scelga, è importante ricordarlo, non deve essere un dilettante, ma una

persona con una notevole esperienza nel settore.

Il discorso ― Se suonano i miei amici non professionisti non li pago‖!! può rivelarsi una pericolosa trappola: per non ricevere cattive sorprese, è

fondamentale informarsi dettagliatamente sul funzionamento della SIAE!

Un ingrediente considerato necessario per la riuscita di

un matrimonio, fondamentale per coinvolgere gli invitati

e farli sentire a proprio agio, sia durante la cerimonia, sia

durante il ricevimento è la musica. Dario Marti, musicista

da molti anni e chitarra creativa degli Avleddha e

Marilena Longo, cantante che spazia dalla musica

leggera a quella cubana, autrice del famoso Vivi del

Salento Showcase dei Sud Sound System, avvezzi ad

esibirsi spesso durante i matrimoni salentini,

sostengono che la musica è l‘anima di queste feste e che

un bravo musicista deve essere in grado di captare i

desideri degli invitati, attraversando diversi generi per

accontentare tutte le personalità presenti e per rendere

l‘atmosfera coinvolgente.

LA MUSICA

CON DARIO MARTI E MARILENA

LONGO

a cura di Daniela Varola

Page 146: Donne del Sud

Scegliere i CD o gli Mp3, inoltre, non è sempre la soluzione migliore perchè la filodiffusione

del locale potrebbe non essere buona, ed il cd non in grado di improvvisare, né tanto meno

di adeguarsi autonomamente al cambiare dell‘atmosfera e della situazione,

Durante la cerimonia ci si può ― affidare‖ a diverse tipologie di musicisti.

In chiesa, solitamente, ci si rivolge ad un professionista oppure ad un musicista messo a

disposizione direttamente dalla parrocchia, un parrocchiano o un sacerdote. In Comune,

invece, questa seconda opzione è più rara, ma non è detto che nei municipi meglio

organizzati non vi sia la stessa possibilità.

Le chiese più all‘avanguardia, inoltre, mettono a disposizione il coro parrocchiale, una

scelta sempre felice e di sicuro effetto, dato che chi ne fa parte, pur non essendo diplomato

al conservatorio, dimostra spesso di possedere una notevole esperienza nel campo.

E‘ importante anche cercare di adeguare la musica ai diversi momenti della cerimonia: un

sottofondo tranquillo in attesa dell‘arrivo della sposa; l‘ingresso, trionfale o dolce, a

seconda della personalità di entrambi gli sposi; lo scambio degli anelli, l‘offertorio e la

consacrazione caratterizzati nuovamente da un sottofondo più soft; la comunione,

moderatamente ―briosa‖. Infine l‘apoteosi, l‘uscita degli sposi sulle note dell‘immancabile

Marcia Nuziale di Felix Mendelssohn-Bartholdy.

In chiesa è sicuramente l‘organo lo strumento più adatto: solitamente di facile reperibilità,

non si avrà difficoltà a trovare un bravo suonatore d‘organo (sfatando il mito che basta

mettere un pianista all‘organo per ottenere il miglior risultato!). Una soluzione di sicuro

effetto è il violino, lo strumento musicale che più di tutti ha la capacità di commuovere chi

lo ascolta (ma attenzione, anche di far piangere!). Più raro, ma decisamente di grande

intensità, è l‘utilizzo dell‘arpa che, grazie al suo timbro delicato e soave, è particolarmente

adatta all‘occasione.

Per i più sofisticati, per quanti sognano un matrimonio in grande stile, il suggerimento è

quello di affidarsi alle combinazioni di archi e fiati: il duo (violino e violoncello), i trii (due

violini e un violoncello o violino, violoncello, flauto) o addirittura il quartetto (due violini,

una viola e un violoncello), una raffinatezza che colpisce non soltanto l‘udito, ma anche la

vista.

E se in chiesa l‘organo, il violino, l‘arpa etc. sono gli strumenti più in sintonia con la cerimonia religiosa, durante il ricevimento dipende dai gusti personali

degli sposi e dunque potrebbe esserci la tastiera elettronica con il sax, la chitarra con la voce e diverse altre combinazioni strumentali che dipendono,

appunto, da scelte individuali. Alcuni, ad esempio, preferiscono un‘atmosfera più leggera durante la prima parte della serata, per evitare che sonorità troppo

alte disturbino la convivialità della cena, magari proseguendo la festa ascoltando musica leggera e pop, e ballando con il rock. L‘importante è che la musica

ci sia perché, liberando le emozioni, rende gli invitati più liberi e disinvolti. Tutti i particolari dell‘organizzazione musicale sono quindi importanti per l‘effetto

finale, per stupire parenti ed amici, per far sì che il giorno che ancora da molte è considerato ― il più importante della vita‖ resti indimenticabile.

Page 147: Donne del Sud

Se vi piace dare un valore alle cose che vi circondano e desiderate rivedere un po‘ di voi

stessi, dei vostri gusti, della vostra personalità che possa parlare anche agli altri , non

solo direttamente attraverso la vostra persona ma anche per mezzo della vostra

abitazione, è necessario fare una ricerca accurata di materiali, forme, colori, sensazioni.

Bisognerebbe pensare ad una casa oltre al semplice valore pratico che le si può

attribuire. Per aprire la mente in tal senso, credo si dovrebbe immaginarla come il posto

dove accogliere le persone che più amate. Quindi questo articolo è dedicato a coloro

che abbracciano tale prospettiva e che magari cominciano adesso una nuova vita

assieme. Dopo la premessa fatta e per celebrare questa occasione, abbiamo scelto

diciamo un posto davvero unico nel suo genere, sia perchè presente sul territorio

nazionale con solo tre esclusivi punti vendita, uno a Milano, il secondo a Trento e l‘altro

a Lecce, mentre nel resto del mondo a Keerbergen in Belgio, a Parigi, New York e ad

Auckland in Nuova Zelanda. La società ha però sede fisica a Costamasnaga in provincia

di Lecco, ed è uno dei settori facenti parte del gruppo Limonta, colosso nato nel 1893,

tra le prime aziende mondiali esperte del settore tessile. Comprende sei divisioni:

Limonta Fabrics, Limon Interior, Limonta Domus, Limonta Wall, Limonta Contract e

infine proprio Society che è l‘area che si occupa della rifinitura e distribuzione dei

prodotti finiti. La nostra intervista ha avuto luogo per ovvie ragioni nella splendida

cornice di Palazzo Andretta, sito in via degli Ammirati, grazie alla gentile attenzione

offertaci dalla proprietaria del punto vendita, la signora Epifani, e suo figlio, che mi

hanno dato alcune delucidazioni su cosa Society sia e cosa la differenzia da uno dei

tanti rivenditori del settore arredamento. Prima di tutta ci tengono a precisare che la

base della filosofia di Society sta nella massima ―home dressing passion‖, alla lettera

―passione di vestire la casa‖.

L’ARREDAMENTO CON

SOCIETY

a cura di Maria Grazia Gallù

Page 148: Donne del Sud

Nessuno sarà mai uguale all‘altro assicurandone l‘unicità a colui che sceglie di fare questo investimento. Ovunque lino lavato e froissè, cotone tessuto con

filo super 110, nato per la camiceria. Voile di cotone ancora più impalpabile. Seta e seta – lino per dare la confortevole sensazione del lino e la lucentezza

glamourous della seta. Lana per coperte in lana cotta e mohair tinto in capo dai colori coordinati alle lenzuola, garza di lino per la freschezza del letto

d‘estate. Ramiè, tessuto giò impiegato nell‘antico Egitto per la sua preziosità e robustezza ed ora reso leggerissimo voilè. Un‘altra attenzione ci tende a

sottolineare la Signora Epifani, dedicata al tema ambientale, ambito nel quale la Limonta può rappresentare un riferimento per l'intero comparto. È recente la

riprova di un rinnovato impegno in questo campo, con l'ottenimento della certificazione Iso 14001 in materia di comportamenti ecologicamente corretti. Tanta

gente, anche molto famosa, sceglie di non rinunciare a questa prerogativa, e la prova sta nel fatto delle richieste d‘ordini, viste con i miei occhi, provenienti

da tutto il mondo, che permettono allo stesso punto vendita di tenere un‘accurata selezione fissa di affezionati che tengono a non rinunciare alla

compresenza di estremo gusto con estrema qualità.

Society difatti esalta la sensibilità per il bello per

mezzo di un imperativo che la stessa si è

imposta: la nobilitazione del tessile. Il punto

vendita presenta numerosissimi capi adatti

all‘arredamento di elevato standard dei materiali

impiegati che rendono possibile un versalità ed

uso del medesimo prodotto per svariate funzioni.

In generale potremmo dire che la linea distingue

e produce per sei ambienti diversi: bedroom,

living, kitchen, bathroom e accessori.

Facendo un giro nel negozio e soffermandosi

con sguardo attento su ciò che ci circonda

noteremo prima di tutto lo studio dei colori

impiegati, che tendono a rilassare l‘ occhio e

l‘animo grazie all‘ impiego di tinte pastello con

un forte richiamo alle tonalità provenzali, e

seducendo il tatto nello sfiorare ad esempio una

tovaglia o una coperta, sapientemente

posizionate nel punto vendita, perchè astuta è

anche l‘impostazione di tutto il negozio, studiata

per trasmettere una sensazione di raccoglimento

e calore al cliente. Nulla è lasciato al caso. Ogni

pezzo è un prodotto singolo .

Page 149: Donne del Sud

―Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone‖ diceva lo

scrittore statunitense John Steinbeck. Viaggiare è una, se non l‘attività a mio parere

più affascinante e arricchente in assoluto. Oggi giorno quasi tutti hanno voglia di

farlo. Le possibilità d‘itinerari sono infinite, in accordo coi nostri tempi vitali e

possibilità economiche. Se volessimo e potessimo, potremmo puntare il dito su una

mappa immaginaria scegliendo una meta, e in qualsiasi parte dell‘emisfero stessimo

indicando, siate sicuri che la potente macchina dell‘industria turistica arriverebbe,

mettendosi subito all‘erta nell‘organizzarvi il l'itinerario ―giusto per voi‖. Ma,

diciamocela tutta, il viaggio vero, però, resta quello che scopre nuovi sentieri e lascia

un segno indelebile dentro chi lo compie. E questo è privilegio per pochi. In tal

senso, ho fatto una piacevole chiacchierata con i proprietari dell‘agenzia Santamaria

Viaggi: Carlo Cinotti, che si occupa di biglietteria e viaggi, Elisabetta Perrone

direttore tecnico e consulente viaggi e Maria Stella Monittola addetta

all‘amministrazione. La conversazione si è svolta in un clima direi amichevole e

distensivo fra me, Elisabetta e Maria Stella.

L‘agenzia dall‘esterno ha un aspetto maestoso e signorile, e

quasi hai un po‘ di timore ad entrarci credendo di trovarti di

fronte ―snob del viaggio‖, ed invece sono persone davvero alla

mano, sempre sorridenti e che lavorano assiduamente (sono

aperti tutti i giorni anche il sabato e se la clientela lo esige

anche in orario di chiusura agenzia previo appuntamento).

Molto attenti all'aspetto umano di questo lavoro, non

abbandonano mai il viaggiatore, al di là del checkin o di un

imbarco a bordo di una nave da crociera, credo ciò dipenda

soprattutto da come la loro attività sia nata e da loro sia stata

incrementata nel corso degli anni.

Ad esempio Elisabetta ha un'esperienza ventennale nel settore

turistico, avendo lavorato per dieci anni a Milano in un

importante Tour Operator ed in una grossa agenzia specializzata

in bussiness travel, Carlo ha un‘esperienza trentennale nel

settore, mentre Maria Stella ha alle spalle un'esperienza

ventennale amministrativa . Le coincidenze li hanno portati a

incontrarsi e a lavorare come dipendenti presso la Santamaria

Viaggi (all'epoca agenzia del gruppo Semeraro) ed in seguito

alla decisione del gruppo Semeraro di vendere l'attività, l‘hanno

acquistata con il proposito di portare avanti l‘intera macchina,

non ribaltando il tutto alla radice, ma semplicemente fornendogli

un restyling e puntando su un ottimo rapporto qualità - prezzo,

cercando collaborazioni con grossi nomi del settore e

specializzandosi sull'organizzazione di viaggi di un certo livello.

Certamente è stata un scelta azzardata, scelta però premiata dai

clienti perchè, nonostante i tempi attuali di recessione, hanno

già prenotato per l‘anno prossimo.

La loro clientela è vasta, soprattutto facente parte della zona di

Lecce e provincia, ma anche proveniente da Bari e fuori dalla

Puglia. La loro migliore pubblicità è il passaparola dei clienti

entusiasti del viaggio effettuato.

IL VIAGGIO DI NOZZE CON SANTAMARIA VIAGGI

a cura di Maria Grazia Gallù

Page 150: Donne del Sud

Ultimamente stanno anche cercando di incentivare l‘uso di internet mediante offerte scovabili

e usufruibili unicamente tramite la loro pagina ( www.santamariatravel.com ) dove si possono

trovare proposte per tutti i gusti e per tutte le tasche. La Santamaria Viaggi da grande

attenzione agli sposi, perchè come dice Maria Stella, il viaggio che non si dimentica è quello

di nozze, poichè in seguito gli impegni famigliari potrebbero non permettere lunghi

spostamenti. Quindi sicuramente almeno per una volta nella vita e soprattutto in occasione di

un grande evento come quello del matrimonio non conviene attaccarsi al centesimo, ma

godersela appieno. La Santamaria viaggi invita gli sposi ad aprire la Lista nozze presso la sua

agenzia dove amici e parenti potranno versare la quota regalo (per chi risiede fuori Lecce

anche mezzo bonifico bancario ) che aiuterà gli sposi a realizzare "il viaggio dei propri sogni";

a questo proposito è stata predisposta un'apposita broscure dove verranno raccolti tutti i

messaggi augurali dedicati agli sposi, che verrà loro consegnata a ricordo di quanti hanno

partecipato al loro matrimonio. Le mete più ambite e gettonate dagli sposi vanno dalle

classiche isole tropicali: Caraibi, Polinesia, Mauritius, Maldive, Seichelles, paradisi ambientali

da vedere con la persona del cuore , al viaggio costruito su misura "tailor made".

In occasione di questa intervista, inaspettatamente l‘agenzia mi mette al

corrente che regalerà solo ai nostri lettori, che comunicheranno la fonte, dei

buoni sconto che partono da 100 euro a coppia per il corto raggio (Sharm,

Spagna, Tunisia etc.) e su tutte le crociere prenotate entro il 31 dicembre

2009, sconti che potrebbero arrivare fino ad un massimo di 300 euro a

coppia per il lungo raggio (Caraibi, Polinesia, Maldive etc.).

Inoltre, sul sito , si sta adibendo una sezione completamente dedicata alle

foto degli sposi dove chi lo vorrà potrà vedere pubblicate le foto più belle

del viaggio di nozze. Per ultimo mi sono tolta una curiosità: ho chiesto se

viaggiassero molto, visto che sicuramente per le mani avranno delle offerte

succulente. E contrariamente a tutte le mie aspettative m‘hanno detto che

quando tutti sono in partenza, loro son lì a lavorare sodo, mentre

compatibilmente agli impegni famigliari, viaggiano quando gli altri sono a

lavorare. Non è incredibile? Ed io che m‘immaginavo che metà dell‘anno

fossero a prendere il sole! Vi consiglio la Santamaria Viaggi, perchè ho

trovato in loro alta professionalità, cordialità e soprattutto offerte

vantaggiose.

Provare per credere!

Page 151: Donne del Sud

Realizzare un matrimonio da favola si può…

I costi della cerimonia nuziale, gli abiti per la sposa e per lo sposo, il

fotografo professionista, il viaggio di nozze, le bomboniere, gli inviti, i

mobili e l'arredamento della nuova casa: sono solo alcune delle spese cui

inevitabilmente gli sposi e le loro famiglie devono far fronte per celebrare

nella maniera giusta un evento così importante.

Un evento sicuramente felice, ma che comporta spesso una spesa

economica non indifferente e difficilmente affrontabile senza l‘aiuto di

genitori e parenti, ma non solo.

Per questo motivo Donne del Sud ha incontrato Gianluca Totaro, titolare

dell‘agenzia Globalfin di Lecce, affiliata Midas. A lui abbiamo chiesto che

tipo di soluzioni offre attualmente il mercato in riferimento ai finanziamenti

ideati per le giovani coppie che intendano sposarsi.

―Sono attualmente disponibili sul mercato soluzioni di prestito

esplicitamente ideate per finanziare tutte le spese associate al matrimonio,

comunemente note con le espressioni finanziamenti sposi o finanziamenti

matrimonio. – introduce il Sig. Totaro - Il ricorso ai finanziamenti per il

matrimonio permette agli sposi di pagare ratealmente le spese associabili

all'organizzazione ed alla preparazione della cerimonia nuziale e si rivela

spesso più conveniente rispetto all'accensione di tanti prestiti di minore

entità.‖

―Molte giovani coppie – continua il Sig. Totaro - si rivolgono a noi senza

avere un contratto a tempo indeterminato, cosa ormai molto comune, e il

nostro compito è quello di cercare una soluzione di finanziamento

più adatta tra i tantissimi prodotti che abbiamo in portfolio.‖

Per informazioni rivolgersi a:

Sig. Gianluca Totaro c/o Globalfin (affiliata Midas)

Piazzatta Verdi – 73100 – Lecce

0832/245480

[email protected]

Ma vediamo nello specifico di cosa si tratta: ―Esistono attualmente

prodotti legati ai contratti atipici, conosciuti come ―mutui lavoratori

atipici‖ o anche ―mutui giovani coppie‖: spesso la soluzione è quella

di affiancare alla firma di un giovane una seconda firma di un

garante, generalmente un genitore o un nonno, che abbia i requisiti

per contrarre un prestito (contratto a tempo indeterminato,

dipendente o autonomo). Alcuni di questi prodotti legati a contratti

atipici garantiscono anche, nell‘ipotesi di problemi economici, la

possibilità si sospendere il pagamento di 5/6 rate per una giusta

causa (perdita di lavoro) e di riprendere il pagamento appena

possibile.‖

Certamente il cambiamento del mercato del lavoro ha avuto un ruolo

fondamentale nella crescita dei prodotti relativi a questo tipo di

finanziamenti: ―Il problema più ricorrente è al primo posto, senza

dubbio, il lavoro: la mancanza di certezza di uno stipendio sicuro su

cui contare per il futuro della famiglia (lavoro precario o a tempo

determinato) mette i giovani in angoscia e quindi nella condizione di

non poter sognare per il futuro. L‘autonomia è legata alla certezza

del lavoro, sempre più precario. Naturalmente per una coppia che

intende sposarsi e acquistare casa questi problemi rappresentano

uno forte freno.‖

―Noi di Midas – conclude Gianluca Totaro - abbiamo a cuore questo

tipo di problemi e, potendo contare su numerose convenzioni con

molti istituti bancari di tutta Italia, garantiamo una consulenza a tutto

tondo sui prodotti offerti dalle banche. Studiamo insieme al cliente il

modo migliore per affrontare al meglio un passo importante come il

matrimonio e la nascita di una nuova famiglia. Essendo uno dei

momenti più belli e più importanti della vita si desidera, certamente,

renderlo indimenticabile.‖

IL DENARO

CON GLOBALFIN

a cura di Laura Caretto

Page 152: Donne del Sud

Mari com‘è stato iniziare questa professione ?

Sinceramente non facile, sia per quanto riguarda reperire le aziende che

sinceramente quando proponevo una collaborazione mi guardavano un po‘

titubanti, che per gli sposi abituati a organizzare il tutto in famiglia.

Quanto la pubblicità ti ha aiutato a crescere?

La migliore pubblicità si sa è sempre stato il passa parola, lavorare bene

per raccogliere buoni frutti.

In cosa consiste praticamente il servizio che tu offri? Il sevizio che offro è a

360 gradi. offriamo la soluzione a tutti i problemi con una gamma

infinita di servizi dalla scelta della Chiesa al viaggio di nozze, dal

Catering all'animazione, dagli addobbi floreali alle magnifiche auto,

senza trascurare alcun dettaglio e rendendo il ricordo delle nozze un

evento indelebile per gli sposi e i suoi invitati.

Quanto tempo occorre per organizzare l‘intero matrimonio?

Solo due incontri, perché comodamente seduti in ufficio possiamo

visionare ben quaranta strutture differenti e verificarne la disponibilità.

Tu presenzi ai matrimoni o ti limiti solo ad organizzare?

Ultimamente ho serie difficoltà a duplicarmi…sai ho delle collaboratrici

valide ed efficienti ma è ovvio che devo supervisionare tutto, sono io che in

realtà consiglio e seguo gli sposi.

Quanto conta è capire la personalità degli sposi?

E‘ essenziale, l‘intera cerimonia altro non è che l‘interpretazione di un

sogno e il riflesso della loro personalità.

Quanto costa affidarsi alla tua agenzia?

La nostra consulenza è completamente gratuita.

Un consigli ai futuri sposi?

Non rischiate brutte sorprese, il giorno del matrimonio è uno in tutta la vita,

almeno ci si augura. Affidatevi a chi è in grado di garantire

un‘organizzazione a dir poco impeccabile:

Memories fo life non costa nulla

L’ORGANIZZAZIONE CON

MARI CHIRIATTI

a cura di Tiziana Lezzi

Organizzare un matrimonio tutte da sole si rileva sin dall‘inizio

un‘ardua impresa, chi può aiutarci?

Mari Chiriatti, frizzante titolare della prima agenzia a Lecce per

l‘organizzazione di matrimoni ed eventi: Memories of Lite.

Per informazioni: Mari Chieriatti 339.7836774

e-mail: [email protected]

via Malta 3d Lecce

Page 153: Donne del Sud

Ingredienti per 4 persone:5 dozzine di ricci di mare,

mezzo chilo di spaghetti,

aglio,

olio extravergine di oliva,

prezzemolo

Preparazione:Aprirei ricci e serbarne le uova in un piattino,

mettere in una padella sei cucchiai di olio extra vergine di oliva con due spicchi

di aglio, che fare imbiondire in fuoco lento,

togliere gli spicchi imbionditi

mettere nella padella gli spaghetti cotti al dente

mescolare bene,

spegnere la fiamma,

aggiungere le uova dei ricci e, mescolando accuratamente,

servirete con abbondante prezzemolo tritato.

Page 154: Donne del Sud
Page 155: Donne del Sud

Quanti di noi non hanno un amico, il migliore che ci sia, a quattro

zampe? I nostri amici tutto pelo, infatti, ci amano in maniera

incondizionata ma non hanno grandi pretese: semplicemente

chiedono tanto, tanto amore. É difficile, o addirittura impossibile

resistere ai loro occhioni dolci e a quel musetto simpatico. É

sufficiente accarezzarli per provare immediatamente un‘irrefrenabile

voglia di strapazzarli di coccole. Purtroppo, però, l‘opinione pubblica

è confusa e lacerata fra l‘amore per i cani e la diffidenza nei loro

confronti dopo i tristi casi di cronaca dei bambini feriti dai rottweiler e

della povera turista tedesca sbranata da un branco di cani randagi a

Modica, in Sicilia. La domanda che ci si pone sempre è: perché?

Perché un cane, reputato appunto il migliore amico dell‘uomo, può

arrivare a diventare così tanto feroce e pericoloso?

Ha risposto alle nostre domande Chiara Miggiano, veterinaria presso

un ambulatorio di Otranto: in realtà una risposta vera e propria non

c‘è, bisognerebbe indagare e scoprire realmente cosa è successo in

quel momento intorno al cane. Ciò che di certo bisognerebbe evitare,

spiega ancora l'esperta, è l‘aggregazione di più cani, perché

trovandosi in branco si sentono più forti, ritornano alle origini, a

essere predatori, e un bambino che magari corre davanti a loro

diventa una preda. Ma perché ciò avviene anche nel caso di un

domestico? In tivù sentiamo spesso nominare i nomi di razze

pericolose, come il rottweiler o il pittbull, ma Chiara sostiene che

questo sia ormai un luogo comune: se a mordere è un chihuahua, non

fa certo notizia perché non uccide, però ci sono chihuahua molto più

aggressivi, come anche gli yorkshire. E purtroppo l‘immediata

conseguenza all'attacco di un cane è, ―come sappiamo, il suo

abbattimento, anche se quel cane è stato fino a due minuti prima

l‘animale più docile del mondo‖.

AMICI A QUATTRO ZAMPE:

TANTA GIOIA, MA ANCHE TANTA CURAa cura di Valentina

Sammarruco

Arriva il caldo tanto atteso, ma… occhio ai parassiti!

L‘estate ormai è alle porte e in proposito Chiara ci offre consigli molto utili

per aiutare i nostri amici a quattro zampe a difendersi dai loro più acerrimi

nemici: i parassiti esterni, ovvero pulci e zecche: ―Ma nel Salento abbiamo un

grave problema, perché questa zona è endemica per quanto riguarda la

leishmaniosi, per cui un ulteriore nemico è rappresentato dalla zanzara. E

dato che al momento, purtroppo, non esistono vaccini contro questa terribile

malattia, si consiglia di utilizzare i repellenti. In questo periodo, poi, prima

ancora dell‘estate è necessario usare maggiore attenzione per via delle

spighe di grano secche, i cosiddetti ―forasacchi‖, racconta ancora la

veterinaria: rappresentano un problema molto serio perché hanno

potenzialità migratorie, nel senso che si aprono dei tragitti all‘interno

dell‘animale, per via della forma, e i batteri presenti nel forasacco ledono i

tessuti fino a provocarne il decesso: ―Perciò si consiglia, dopo ogni

passeggiata in campagna o anche in un‘aiuola, di spazzolare per bene il

nostro cane e di controllarlo perfettamente tra le zampe, nelle orecchie, alla

base della coda o anche all‘apice della coda, se ha il pelo lungo.

Page 156: Donne del Sud

Perché li abbandoniamo?

Purtroppo la parola ―estate‖ è anche sinonimo di abbandono

degli animali: per strada, nella migliore delle ipotesi. Una

possibile soluzione potrebbe essere quella di insistere molto

sulle campagne di sterilizzazione e di agevolare

economicamente in proposito i proprietari, dato che una

cagnetta non sterilizzata potrebbe andare incontro a

gravidanze indesiderate: indesiderate non per lei, si intende.

Con la conseguenza dell‘abbandono dei cuccioli per strada o

addirittura nei bidoni dei rifiuti!

―Noi veterinari‖, sostiene Chiara, ―andiamo incontro a spese

notevoli, a differenza dei veterinari delle Asl, dal momento che

tutti i farmaci, i fili di sutura, i guanti sterili devono essere

acquistati regolarmente presso rivenditori‖. Spese vive, e

questo significa ovviamente che non si può far pagare al

proprietario una pratica di sterilizzazione 20 euro se se ne sono

spesi 70.

Per ridurre poi ulteriormente anche il fenomeno del

randagismo, oltre a contribuire alle spese delle sterilizzazioni, i

Comuni dovrebbero pensare a convenzioni con i liberi

professionisti, dato che i veterinari delle Asl non riescono

effettivamente a gestire le sterilizzazioni di tutte le cagnette

randagie. Un‘altra soluzione al problema dell‘abbandono

sarebbe quello di fornire più strutture, come le pensioni per gli

animali. Se il padrone di un cane intende andare in vacanza,

può avere il problema di dove collocare il cane: ma se ci

fossero pensioni ben organizzate, gestite da persone che

amano veramente gli animali, il proprietario starebbe

sicuramente più tranquillo. E si potrebbe pensare anche a

spiagge attrezzate in cui sia concesso l‘accesso ai cani,

strutture ovviamente sottoposte a controlli meticolosi.

Episodi poi molto frequenti, racconta ancora la veterinaria,

sono gli avvelenamenti: per fortuna Chiara, una volta, è riuscita

a salvare addirittura tre cani randagi nello stesso giorno.

Somministrazione di medicinali e tante coccole, e poi i tre

cuccioli sono usciti dal suo studio sulle loro zampe: un giorno

da ricordare, decisamente, per una persona che ama davvero

gli animali.

L‘ora dello snack

Gli animali in genere, e soprattutto i cani, adorano gustare i famosi snack, che però a

volte possono essere poco digeribili. E' ad esempio corretto abituarli fin da cuccioli a

gustare il sapore della frutta e degli ortaggi? Secondo Chiara, il cane o il gatto non ha

bisogno di snack, ma solo di un premio quando fa qualcosa di buono. Per esempio, se il

cucciolo fa la pipì casualmente dove noi vogliamo che la faccia, va premiato con un

croccantino un po‘ più appetitoso rispetto a quelli che si utilizzano per il pasto, tipo

l‘osso di pelle. Anche perché, mangiando già croccantini o scatolette, già si nutrono di

fibre e vitamine. E poi gli ossi: giusto dargliene uno ogni tanto, ―perché fa bene ai

denti‖? Pare proprio di no, e il discorso non riguarda solo le ossa di pollo, ma anche

quelle di vitello, ―perché il tessuto osseo non è digeribile, pian piano si compatta e può

creare un blocco intestinale, uccidendo addirittura l'animale‖.

Page 157: Donne del Sud
Page 158: Donne del Sud

Il nome "bocca di leone" deriva dalla articolare

forma del fiore, che ricorda una bocca,

sembrano labbra carnose, simbolo della

passione.

Ma è anche fiore del capriccio perchè nel

medioevo le ragazze si ornavano i capelli con

esso per rifiutare i corteggiatori indesiderati.

Per questo il suo significato è alla bocca di

leone è l'indifferenza ed il disinteresse.

Consigli per la coltivazione e la cura delle bocche di leone:

si possono coltivare in vaso o in giardino;

prediligono terreno soffice, umido e ben drenato;

amano il sole;

vanno innaffiati quando il terreno è asciutto;

dopo la semina vanno concimati.

Le bocche di leone o bocche di lupo sono fiori profumati e

molto colorati, sbocciano a giugno fino a fine autunno.

Page 159: Donne del Sud

Nasce un’importante collaborazione tra Donne del Sud e l’Azienda Asl.

L’importanza della conoscenza delle strutture del nostro territorio e i loro

servizi è essenziale. Come essenziale è la conoscenza dei nostri stessi

medici, sempre a disposizione per rispondere alle domande delle nostre

lettrici, per il prossimo numero con la dott.ssa Giausa, abbiamo

incontrato il dott. Della Bona, il dott. Scardia, il dott. Di Giorgio e il dott.

Licci, e trattato argomenti di loro competenza.

Siamo fermamente convinte che:

La BUONA SANITA’ è anche al Sud!

vuoi raccontare una tua esperienza?

ti occorre saperne di più su un servizio?

ti occorre un recapito telefonico, un indirizzo?

un chiarimento su un argomento in particolare?

invia a [email protected]

i medici Asl saranno lieti di risponderti

tramite Donne del Sud

Donne del Sud

ha istituito

il Premio all’Impegno

“Buona Sanità”

segnala chi secondo te si è distinto

con il suo operato, disponibilità e umanità

invia a [email protected]

Page 160: Donne del Sud

Anno II n° 4

del Reg. della Stampa di Lecce n°977 il 23-11-2007

www.donnedelsud.splinder.com

e-mail [email protected] cell. 320 3858016

sede via L. Sinisgalli 6 Lecce

Rivista Solidale

di Arte, Moda, Eventi, Attualità a cura

dell’Ass. di Volontariato “Donne del Sud”

Agosto - Settembre 2009

Presidente Marika Grasso

Editore Tiziana Lezzi

Direttore Responsabile Leda Cesari

Donne del Sud, un’idea, un desiderio, un progetto che si concretizza per dar voce, spazio e speranza a tutte le donne che

vorrebbero trasformare le proprie aspirazioni in realtà evitando che il loro essere artistico finisca nel cassetto dei sogni,

soprattutto a causa della nostra collocazione geografica, o che peggio ancora rimanga chiuso tra le strette mura

domestiche

Donne del Sud è dedita promuovere e sostenere progetti solidali come:

• Quel giocattolo perduto

• Il Centro accademico di Promozione e Formazione ModArte

• Moda Solidale

• Redazione Aperta

Donne del Sud , si sostiene grazie alla PUBBLICITA’ SOLIDALE

che non ha costi fissi ma oboli volontari

Paola Mangia

Cristiana Cota

Giulia Corvaglia

Fiammetta Perrone

Valentina Sammarruco

Fabiola De Mitri

Barbara Andreetti

Primula Meo

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Laura Caretto

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progettazione e

realizzazione

grafica e fotografica

Collaborano con Donne del Sud

S O S T I E N I C I !

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