Don Giuseppe Menegon, un intelletto brillante, nel regno delle malombre e delle lumiere

14
DON GIUSEPPE MENEGON, INTELLETTO BRILLANTE PARROCO NEL REGNO DELLE MALOMBRE E DELLE LUMIERE Le tre fiammelle, che adornano lo stemma comunale, immortalano un fenomeno che può essere spacciato per misterioso solo a dei poveri ed ignoranti analfabeti. Tali erano, senza dubbio, i nostri antenati nel 1754, quando si manifestò. Ricordano il grado eccezionale di putredine, la diffusa marcescenza di vari tipi di biomasse, come il corpo dei morti, poco e male interrati. Non capisco perché i miei compaesani non provino il mio stesso imbarazzo, per l’ostentazione di questa memoria nello stemma comunale, vedi pag. 13. (1) Vezzosamente rinominate “Fuochi fatuiLE LUMIERE DI LORIA (1) RAS GIUSEPPE Amico di mio padre, assistente sociale, autista e factotum, avvocato degli analfabeti, benefattore, cacciatore, cappellano militare, divulgatore scientifico, fascista, imprenditore agricolo, inventore, partigiano, peace keeper, ras, tiratore scelto. ah, prete. Le foto sono tratte dalle sue stesse memorie, che costituiscono la traccia che ho seguito per rileggere gli aspetti, per me più interessanti, della sua personalità. Questa è il frontespizio, del suo libro: “Ancora, ancora, ci racconti ancora…”, scritto nel 1977. Una figura poliedrica, ma può sbiadire rapidamente: urge “restaurarla” e preservarla per i posteri, con i colori originali. Benefattore di alcuni dei miei famigliari, io gli ho parlato, proprio a tu per tu, solo 2-3 volte, ma è un riferimento importante della mia vita. Intelligentissimo ed amante del confronto, mi chiedo come ha interpretato una devastante rivoluzione della dottrina della chiesa.

Transcript of Don Giuseppe Menegon, un intelletto brillante, nel regno delle malombre e delle lumiere

DON GIUSEPPE MENEGON, INTELLETTO BRILLANTE

PARROCO NEL REGNO DELLE MALOMBRE E DELLE LUMIERE Le tre fiammelle, che adornano lo stemma comunale, immortalano un fenomeno che può essere spacciato per misterioso solo a dei poveri ed ignoranti analfabeti. Tali erano, senza dubbio, i nostri antenati nel 1754, quando si manifestò. Ricordano il grado eccezionale di putredine, la diffusa marcescenza di vari tipi di biomasse, come il corpo dei morti, poco e male interrati. Non capisco perché i miei compaesani non provino il mio stesso imbarazzo, per l’ostentazione di questa memoria nello stemma comunale, vedi pag. 13. (1) Vezzosamente rinominate “Fuochi fatui”

LE LUMIERE DI LORIA (1)

RAS GIUSEPPE

Amico di mio padre, assistente sociale,

autista e factotum, avvocato degli analfabeti,

benefattore, cacciatore, cappellano militare,

divulgatore scientifico, fascista, imprenditore

agricolo, inventore, partigiano, peace keeper,

ras, tiratore scelto…. ah, prete.

Le foto sono tratte dalle sue stesse memorie, che costituiscono la traccia che ho seguito per rileggere gli aspetti, per me più interessanti, della sua personalità. Questa è il frontespizio, del suo libro: “Ancora, ancora, ci racconti ancora…”, scritto nel 1977.

Una figura poliedrica, ma può sbiadire rapidamente: urge “restaurarla” e preservarla per i posteri, con i colori originali. Benefattore di alcuni dei miei famigliari, io gli ho parlato, proprio a tu per tu, solo 2-3 volte, ma è un riferimento importante della mia vita. Intelligentissimo ed amante del confronto, mi chiedo come ha interpretato una devastante rivoluzione della dottrina della chiesa.

INDICE

TITOLO pagina

RISCOPRIRE, CAPIRE, RIPRISTINANDO IL CONTESTO 3

PRETE, AUTISTA E FACTOTUM DEL VESCOVO (1) 4

CACCIATORE APPASSIONATO TUTTA LA VITA 5

SOLDATO, APPREZZATO TIRATORE 6

IL FEELING CON I CAMERATI 7

L’IPRITE, CHE RIDERE, LA CHIAMIAMO IL “FLIT” 8

VECCHI, DONNE, BAMBINI, CRISTIANI, BRUCIATI VIVI NELLE CHIESE 9

PEACE KEEPER DURANTE LA RESISTENZA 10

FASCISTA O PARTIGIANO? 11

DON GIUSEPPE E L’ESECUZIONE DI MASACCIO 12

LORIA, LE LUMIERE LE RINOMINIAMO "FUOCHI FATUI" 13

NELL’UNIVERSO, NON SIAMO AL CENTRO DI NULLA (2) 14

(1) A pagina 4, cliccando sulla relativa icona, potete consultare argomenti, correlati alla vicenda di don Giuseppe.

(2)Mentre nelle altre pagine ho cercato la massima obiettività, per quanto questa sia possibile, in questa, sintetizzo il mio

soggettivo e discutibilissimo punto di vista, sui diversi approcci alla trascendenza.

Per me ha un nesso con l’argomento principale, aggiorna un mio confronto, ancora aperto, virtuale, interiore, con il prete.

RISCOPRIRE, CAPIRE, RIPRISTINANDO IL CONTESTO

UNO SCENARIO ULTRATERRENO POLVERIZZATO DALLA CULTURA LAICA

Cosa rimane della terrificante rappresentazione, nella quale abbiamo vissuto la nostra fanciullezza,

noi nati nell’immediato dopoguerra? Chiedetelo ad un bambino, oggi.

Cosa dice di purgatorio ed inferno, angeli e diavoli, dei neonati morti e reietti dalla terra consacrata,

perché non battezzati, delle indulgenze, tot “ave marie” per tot anni di sconto del purgatorio.

Ben più tragico e devastante il tracollo del magistero morale, andate a leggere nel dettaglio le

memorie del prete e confrontatele con l’etica laica odierna.

Le gerarchie cattoliche hanno guidato od inseguito faticosamente, questa epocale evoluzione?

RAS GIUSEPPE

Vestito da comandante militare etiope.

Nel 1977, Don Giuseppe ha 70 anni e

vuole essere ricordato come un

guerriero, dai bambini che ascoltano

incantati le sue avventure in guerra.

E’ un’immagine molto suggestiva, cioè

suggerisce più di un fiume di parole.

Si intravede meglio il don Giuseppe

narcisista, ma si misura anche il

terremoto culturale degli ultimi anni.

Oggi nessuno, tantomeno un prete, si

pavoneggerebbe come guerriero

senza scandalizzare chiunque. RAS GIUSEPPE

prima del restauro..

Quando Giuseppe Sarto diventa papa, dimostra una particolare sollecitudine per la sua terra natale e la esprime in diversi ambiti. Vuole che la sua comunità diventi uno specchio di zelo religioso. Ha un carattere forte e la sua innata determinazione è rinvigorita da una visione culturale che pone il principio di autorità tra i valori prioritari. Non ritiene affatto adeguata l’immagine di virtù che deve splendere, come fulgido modello, dalla sua terra natale. Pianifica un’energica e rapida riforma e l’affida ad un uomo che deve essere sicuramente estraneo ad ogni conventicola, totalmente sottoposto alla sua volontà, predisposto a tenerlo informato, senza riserve, anche delle minuzie, con la massima fedeltà e scrupolo. Giacinto Longhin, monaco, presenta, al massimo grado, tutti i requisiti desiderati. GIACINTO LONGHIN,

VESCOVO DI TREVISO

PRETE, AUTISTA E FACTOTUM DEL VESCOVO

DON GIUSEPPE NEL CERCHIO MAGICO DEL PAPA Il giovane prete è un provetto autista, una vera rarità per i tempi; sveglio, eclettico, è un assistente factotum perfetto; il suo ruolo comporta inevitabilmente anche una grande intimità con il vescovo. Il papa è morto, ma il suo cerchio magico è sempre vitale, anche oggi. In quell’ambiente, la vicinanza all’Austria, fervente cattolica, è fuori discussione. Se è netta la contrapposizione con Francia, Inghilterra ed Italia, “inquinate” da un crescente anticlericalismo, ancora più acuto è lo scontro con i cristiani serbo ortodossi del mondo slavo. Il giudice tedesco Kaiser amerà in don Giuseppe un testimone vivente di Pio X, con tutta l’ammirazione e la riconoscenza che il mondo germanico attribuisce a questo papa.

PIO X ED AUSTRIA

STORIA ED AMBIENTE STORIA LOCALE

MASACCIO ←Cliccare qui per argomenti correlati

CACCIATORE APPASSIONATO, TUTTA LA VITA

ECCO PERCHE’ BISOGNA CONTESTUALIZZARE Quando accennavo al tracollo del magistero morale, mi riferivo a temi ben più importanti, ma la passione per la caccia rappresenta, con particolare efficacia, la rivoluzione avvenuta nella coscienza comune. Il candido esibizionismo del nostro cacciatore, oggi scandalizzerebbe i benpensanti, ma è sbagliato giudicarlo con il nostro metro. Piuttosto, come vedremo, è opportuna una riflessione, più severa ed attenta, sull’occasionale tiratore scelto, in difesa della sua unità, attaccata dal nemico.

LA GUERRA IN ETIOPIA

UN ENTUSIASMANTE SAFARI

SOLDATO, APPREZZATO TIRATORE

Non andava mica all’attacco del nemico!

Il fucile era un mezzo di autodifesa quotidiano contro gli animali feroci,

ma anche, occasionalmente, contro il nemico.

L’unità ospedaliera in cui operava, venne assalita più volte.

IL FEELING CON I CAMERATI

Non nasconde la sua ammirazione per il gen. Vernè, delle camice nere,

che sovrintende anche alla sua unità ospedaliera.

A pag. 53 delle sue memorie, segnala qualche eccesso dei volontari

fascisti con cui conviveva, sottolinea rassegnato la sua impotenza.

L’IPRITE, CHE RIDERE, LA CHIAMIAMO “FLIT” Come efferati criminali di guerra, non dobbiamo prendere lezioni da nessuno, tantomeno dai nazisti. Abbiamo irrorato d’iprite, senza tante titubanze, le popolazione indifese, perfino le mandrie. Siamo stati molto più cauti con i nemici combattenti, più vicini fisicamente a noi. Sull’argomento potete trovare ogni minimo dettaglio, luogo dello scontro, data, tipo e quantità, nel libro “LA GUERRA D’ETIOPIA” di Angelo Del Boca, autorevole storico, specializzato su questa guerra.

Non mostra particolare turbamento per la sua partecipazione ad una guerra di rapina e sopraffazione sul più debole, nemmeno per l’impiego dell’iprite. Come gli altri, la chiama scherzosamente “flit”, il veleno per le mosche. Una volta un bombardiere precipita nella zona, i suoi colleghi “medici” posano fieri, per rimanere immortalati nella foto.

Mamma, c’ero anch’io!

VECCHI, DONNE, BAMBINI, CRISTIANI COPTI,

LI BRUCIAMO VIVI NELLE CHIESE

Don Giuseppe tiene il fazzoletto sul naso per la puzza dei cadaveri bruciati, vecchi inermi, donne, bambini, rifugiatisi nelle chiese, fiduciosi che, i civilissimi nemici italiani, rispetteranno almeno il comune luogo di culto. Racconta che questa nefandezza era opera degli alleati mussulmani, è probabile, ma è ancora più certo che il nostro comando non la impedì.

Gli “abissini” erano in maggioranza cristiani, non dovevano essere “convertiti”

PEACE KEEPER DURANTE LA RESISTENZA

NEMICO DEL POLIZIOTTO FASCISTA, PERRILLO Ex fascista convinto, ma prete intelligente, capisce prima di altri, che il sogno di Mussolini è definitivamente naufragato e contrasta, come può, l’accanimento dei perdenti, che può provocare solo lutti.

Naturalmente queste sono solo mie elocubrazioni. Di sicuro, dopo l’8 settembre, è visto, come il fumo negli occhi, dai fascisti locali. Perrillo, investigatore per la RSI a Bassano, caccia con successo le sue prede, per poi vedersele spesso sottrarre dall’intercessione di don Giuseppe su Kaiser. Il sacerdote rimane sempre fedele ai valori trasmessi da Giuseppe Sarto e ribaditi dal fascismo, alla lotta contro il comunismo e l’anticlericalismo. Loria, “plagiata” da lui, nelle prime elezioni del dopoguerra, si schierò compatta per la monarchia e la D.C. Due opzioni, le quali, congiunte, costituivano una dichiarazione inequivoca di fedeltà ai valori del passato regime.

PERRILLO

AMICO DEL GIUDICE TEDESCO, KAISER

Nelle sue memorie “1943….1945”, racconta i salvataggi operati, grazie all’amicizia con questo importante magistrato, a suo dire, frutto di un miracoloso feeling. Forse non mente, però può omettere quanto non ritiene opportuno esplicitare, ma è un sodalizio troppo istituzionalizzato, per fondarsi solo sui buoni sentimenti. Interviene, sempre, con successo, in molti arresti di partigiani, praticamente in tutta l’ampia zona , sotto la giurisdizione di Kaiser, a nord di Padova. Rappresentante dell’entourage del papa filo austriaco, a suo agio negli ambienti militari come ex cappellano, trova facilmente simpatia e feeling nei suoi contatti con le gerarchie naziste. Questa attitudine sarà preziosa per la sua attività di “peace keeper”.

KAISER

«I casi sono molti. C’è ‘Masaccio’, partigiano cattolico nato a Riese Pio X, che da fascista convinto scelse il fronte avverso su influsso di don Giuseppe Menegon, figura cardine della Resistenza veneta.” ( Aldo Cazzullo)

PARTIGIANO O FASCISTA?

Il tema della resistenza ha attratto la cupidigia editoriale di due tipi contrapposti di divulgatore. Prima Pansa, ex comunista, estremista dalla condanna facile, intollerante con i moderati. Il quale poi ha voltato gabbana ed ha continuato, con maggior fanatismo, denigrando la resistenza. Nelle guerre l’uomo rivela il peggio di sé, è molto facile e stupido cercarne le prove su entrambi i fronti. Topo di fogna, fiuta e si accanisce sulle peggiori schifezze, convinto di fare grande opera di verità. Il pubblico forse si stava stancando del truculento Pansa, c’era un mercato appetibile per Aldo Cazzullo. Questo affabile e suadente giovane, mellifluo come certi preti, ha attaccato una musica ben diversa, buonista, conformista, superficiale, “troppe note…” Un primo assaggio dei suoi libri mi ha lasciato vagamente disgustato, malfidente. E’ stata la promozione del suo “capolavoro” sulla resistenza, con la frase sopra riportata, a costringermi ad una maggiore attenzione sulla sua opera.

COLOSSALI SCEMENZE

Si sciacqua la bocca con il nome di Masaccio, non di un’oscura mezza figura, se è solo incompetente, l’errore non è comunque veniale. Clicchi qui chi non è della nostra zona. Definire don Giuseppe una “figura cardine della resistenza” è pura idiozia. Certo, hanno conferito anche a lui la tessera di partigiano, a chi mai l’hanno negata? Lui prende schiettamente e lucidamente le distanze dall’etichetta, ma riuscirebbe a capire, Aldo Cazzullo, il suo delicato e complesso ruolo di “peace keeper”? Etichetta Masaccio come “cattolico”, ignorando la sua formazione laica nell’università di Padova ed il rifiuto formale di far parte dei “democristiani”: io sono convinto che sia stato ucciso proprio per questo. Fascista convinto? Quanto la stragrande maggioranza degli italiani, anche eroi partigiani. Giovanissimo, si è cimentato nel ruolo di segretario del fascio e si è dimesso subito dopo.

Masaccio

DON GIUSEPPE E L’ESECUZIONE DI MASACCIO (1)

Masaccio è a Poggiana, affollata da un nugolo di fedelissimi, assapora l’ora del suo trionfo, anche personale. Aspetta l’ordine ufficiale del CLN, per entrare in Bassano, alla testa di tutte le truppe partigiane. Anche poco prima, don Giuseppe l’ha vivamente sconsigliato; il suo “peace keeper” non parla mai a vanvera. Quella sera gli trasmette un invito-dictat, attraverso un paesano di Loria, che insiste vivacemente perchè si occupi prima di uno gruppo di tedeschi, asserragliati nella casa dei Pioti. (2) Negli stessi momenti viene da Castelfranco il terzo avvertimento, anche questo implicito. Arriva Pasqualetto, porta un messaggio di Sartor, che lo invita a presentarsi subito ad un fantomatico, inverosimile, incontro con importanti generali tedeschi. Immagino Primo frastornato, come Palinuro, già addormentato nel sonno premonitore della morte: sceglie di occuparsi personalmente della resa dei tedeschi. E’ assurdo: può tranquillamente delegare qualcuno, tra la marea di fedelissimi, eccitati e smaniosi più che mai, di mettersi in mostra, in quell’ora fatidica. Questi ultimi cercano invano di dissuaderlo e gli urlano furenti che è una trappola. (1) E’ peace keeper grazie all’amicizia con i tedeschi, in quel momento la base del suo potere è azzerata. Secondo me prova lo stesso a continuare a calcare la scena da protagonista, ma sappiamo già che fascisti, trasformisti e traditori gli sono ostili, fallisce il suo ultimo salvataggio: il segreto se l’è portato nella tomba. (2) Quanto era pressante l’intervento sollecitato, quanto erano pericolosi i tedeschi asserragliati? Una ragazza dei Pioti mise a verbale che avevano dormito fino a tardi e stavano per andarsene. Pretendevano di requisire la sua bicicletta, lei si opponeva, il papà adirato con lei per la pericolosa lite. Nessuno di loro sparò, vennero condotti a Ramon e spogliati, di solito poi venivano lasciati ripartire. Altri commilitoni in transito li invitarono ad unirsi a loro, ma rifiutarono decisamente.

Masaccio clicca per altri collegamenti alla storia di

LORIA, LE LUMIERE LE RINOMINIAMO “FUOCHI FATUI”

Le lumiere nello stemma di Loria ricordano una vicenda del1754.

Ci furono numerosi casi di incendi, apparentemente spontanei, fienili e

altre suppellettili combustibili, ma anche fiammelle vaganti nella notte.

La spiegazione scientifica è prosaica; la conosce bene chi ha fatto il

servizio militare oppure ha visto i film di Pierino.

Ricordate il gioco dell’incendio della scoreggia?

Insomma la fermentazione delle sostanze organiche genera il famoso

biogas, metano non raffinato, facilmente combustibile.

IL CONTESTO

La differenza tra miseria e povertà la conosce bene chi l’ha vista da vicino, per esempio chi è nato

nell’immediato dopoguerra.

Molti di noi hanno vissuto in quei tempi una condizione di povertà anche estrema, ma senza

arrivare al degrado della miseria; la differenza è una questione di pulizia e dignità.

A Loria, nel 1754, molta gente viveva proprio nella miseria più squallida, per parlare schietto, nello

sporco e nel marciume, a cominciare da quello dei cadaveri, sotterrati a profondità insufficiente.

Questa è banalmente la causa di questi fuochi, come sapevano benissimo molti contemporanei

meno ignoranti, come il Larber, medico chirurgo di Crespano.

PERCHE’ ESIBIRE I FUOCHI FATUI NEL NOSTRO STEMMA?

Miseria ce n’era sicuramente tanta anche negli altri paesi, ma da noi di più!

Al punto da renderci famosi per l’entità del fenomeno. Le cronache narrano di fuochi attivati per

dolo, la miseria morale aggiunta a quella materiale...

Non bisogna rinnegare il proprio passato, ma ha senso ostentare le nostre magagne?

Come scegliere, per il profilo di Facebook, la gigantografia di una propria emorroide.

SIAMO UN PUNTO INVISIBILE, IN UN ANGOLO INSIGNIFICANTE

Nello spazio siamo sperduti, lontani 13,8 miliardi di anni luce dal big bang, forse non siamo soli.

Nel tempo, se poniamo pari a 1” i 2000 anni trascorsi dalla venuta di Cristo, ci ha dimenticati per

42’ (5 milioni di anni), prima di farsi vivo e ben 80 gg dopo aver creato l’universo.

Budda, più “solerte”, si è annunciato prima (1,25”) e Maometto più tardi (0,75”).

Qualsiasi visione antropocentrica non ha più alcun senso ed appare palesemente menzognera.

Cosa s’inventeranno gli specialisti del settore? L’uomo pretenderà sempre di essere rassicurato.

TEOLOGI

Controllano il mercato di minore livello culturale e differenziano molto l’offerta in base al target, dalla

superstizione più volgare all’ascetismo più raffinato.

Il loro racconto, come le favole per i bambini, ha la duplice funzione di rassicurare e moralizzare.

Le intenzioni spesso sono buone, le degenerazioni una costante, prendiamo il testo del “Credo”.

Certe parole mi paiono logorate, poco significanti oggi, forse erano interessanti duemila anni fa.

Allora, qualcuna di queste, che ora mi paiono astruse sottigliezze, fu causa di battaglie cruente.

METAFISICI

Gestiscono il mercato delle classi più colte, niente favole, la ricerca basata solo sulla ragione.

Socrate, “l’umile”, “Hoc unum scio, quod nescio”, ha raggiunto vertici di saggezza morale,

preziosissimi, anche oggi, per la nostra vita.

Aristotele, “il presuntuoso”, ha torturato milioni di studenti con le sue ardite investigazioni.

Forse sono solo stupido, non riesco a scorgere quali concreti vantaggi abbia prodotto per l’umanità.

SCIENZIATI

Devono certificare sperimentalmente quanto affermano, non possono mentire.

Hanno stravinto tutte le sfide con i teologi, nell’area del “non conosciuto”, ma “conoscibile”.

Ahimè, la scienza non ci può rassicurare, anzi aumenta il nostro smarrimento di fronte all’ignoto.

Ogni volta che allarga, un poco, l’orizzonte noto, scopre aree oscure ancora più ampie.