Don Orione · 2016. 2. 29. · Il secondo albero fu tagliato e trasformato in una piccola barca da...

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n. 10 - DICEMBRE 2012 RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA DonOrione oggi Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, CDM Bergamo Anno CVII - N. 10 editoriale UNA VITA SEMPRE VERDE obiettivo su… NUOVA EVANGELIZZAZIONE E MEDIA DIGITALI angolo giovani ENZO FERRARI: UNA VITA TRA LE “ROSSE”

Transcript of Don Orione · 2016. 2. 29. · Il secondo albero fu tagliato e trasformato in una piccola barca da...

  • La Congregazione di San Luigi Orione è presente in molti Paesi in via di sviluppo con attività missionariee di promozione umana per bambini, disabili, anziani, ammalati… Essa tiene “la porta aperta aqualunque specie di miseria morale o materiale”, come gli ha insegnato Don Orione.

    1) CON LA PREGHIERA: infatti è soltanto Dio che fa crescere e tutto è dono suo

    2) CON L’INVIO DI BUONE VOCAZIONI di aspiranti sacerdoti, fratelli, eremiti, suore…

    3) COL FAR CONOSCERE CASE E ISTITUZIONI della Piccola Opera a persone generose che possono aiutarla nelsuo vasto campo di bene.

    4) CON L’INVIO DI OFFERTE per le nostre CASE e le nostre MISSIONI, per far celebrare SANTE MESSE, per ilDON ORIONE OGGI tramite la Direzione generale: OPERA DON ORIONE - Via Etruria, 6 - 00183 Roma• Conto Corrente Postale n° 919019• Conto Corrente Bancario BANCA POPOLARE DI VICENZA AG 5 Roma - IBAN IT27 F057 2803 2056 7557 0774 043

    5) CON LEGARE PER TESTAMENTO alla nostra Congregazione beni di ogni genere. In questo caso la formula dausare correttamente è la seguente:“Istituisco mio erede (oppure: lego a) la Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione con sedein Roma, via Etruria, 6, per le proprie finalità istituzionali di assistenza, educazione ed istruzione… Data e firma”.

    COME PUOI AIUTARE LA CONGREGAZIONE DI SAN LUIGI ORIONE A FARE DEL BENE?

    n. 10 - DICEMBRE 2012

    R IV I STA MENS I L E D E L LA P I CCO LA O PERA D E L LA D I V I NA PROVV I D ENZA

    DonOrione oggiPoste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post.

    D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)Art. 1, comma 1, CDM Bergamo

    Anno CVII - N. 10

    editorialeUNA VITA SEMPRE VERDE

    obiettivo su…NUOVA EVANGELIZZAZIONEE MEDIA DIGITALI

    angolo giovaniENZO FERRARI:UNA VITA TRA LE “ROSSE”

  • Carissimi Lettori e Amici del “Don Orione oggi” Siamo a Natale e vengoa farvi gli auguri, assicurando la preghiera mia e della Congregazioneche ogni giorno prega “per i parenti, gli amici, i benefattori, gli exallievi e gli amici e quanti sono affidati alle nostre cure” chiedendo al Signore:“dona loro ogni bene e la vita eterna”.

    Come strenna natalizia, che significa dono di buon augurio, vi offro unariflessione. L’anno scorso vi invitavo a guardare l’asino e il bue del presepio.Quest’anno vi invito a fermarvi a contemplare l’albero di Natale.

    Curiamo bene la preparazione dell’albero e del presepio nelle nostrecase. Favoriscono il clima di religiosità e di intimità familiare del Natale, ricordo storico e celebra-zione sacramentale della nascita di Gesù. Benedetto XVI ha definito l’albero “significativo simbolodel Natale di Cristo, perché con i suoi rami sempreverdi richiama il perdurare della vita”.

    Pare che questa simbologia risalga a San Bonifacio quando, nel VII secolo, tagliò allaradice una grossa quercia presso cui doveva compiersi il rito sacrificale di un bambino.

    Con meraviglia di tutti, abbattuta la quercia, sul ciocco spuntò un abete. San Bonifaciospiegò al popolo che l’abete, sempreverde, era l’albero della vita e rappresentava Cristo.

    L’albero rappresenta bene la parabola della vita sempreverde di Gesù e diciascuno di noi.

    È di Paolo Coelho la simpatica storiella che vi racconto.

    In un bosco, in cima ad una collina, vivevano tre alberi. Un giorno inizia-rono a discutere dei loro desideri e delle loro speranze.

    Il primo albero disse: "Spero di diventare un giorno lo scrigno di un tesoro.Potrei essere riempito d'oro, d'argento e di gemme preziose. Potrei esseredecorato con intarsi finissimi ed essere ammirato da tutti".

    Il secondo albero disse: "Io spero di diventare una nave possente. Vorreiportare re e regine attraverso i mari fino agli angoli più reconditi del mondo.Vorrei che per la forza del mio scafo ognuno si sentisse al sicuro".

    Infine il terzo albero disse: "Io vorrei crescere fino a diventare l'alberopiù alto e più dritto di tutta la foresta. Tutta la gente mi vedrebbe sulla cimadella collina e ammirando i miei rami contemplerebbe i cieli e Dio vedendoquanto io Gli sia vicino. Sarei il più grande albero di tutti i tempi e tutti siricorderebbero di me".

    Trascorse qualche anno e ogni albero pregava che i suoi desiderisi avverassero. Alcuni taglialegna passarono un giorno vicino ai tre al-beri. Uno di questi si avvicinò al primo albero e disse: "Questo sembraun albero molto resistente, riuscirò sicuramente a venderne la legna adun falegname". E iniziò a tagliarlo. L'albero era felice perché sapeva cheil falegname lo avrebbe trasformato in uno scrigno prezioso.

    Giunto dal secondo albero un taglialegna disse: "Questo sembraun albero molto resistente, credo che riuscirò a venderlo ad un can-tiere navale”. Il secondo albero era felice perché sapeva che stavaper diventare una nave possente.

    Flavio Peloso 3

    editoriale

    DonOrione oggi

    È INVIATA IN OMAGGIO A BENEFATTORI,SIMPATIZZANTI E AMICI E A QUANTI

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    Marie Lidwine RazanakolonAurelio Fusi - Enza Falso

    Daniela Scherrer, Sche. Da.Giuseppe Vallauri - Patrizia Martinez

    Movimento Laicale Orionini

    n Spedito nel DICEMBRE 2012

    RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA DON ORIONE,ORGANO DEGLI AMICI, EX ALLIEVI, PICCOLE SUORE MISSIONARIE DELLA CARITÀ

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    192212

    www. d o n o r i o n e . o r g

    Sommario3editorialeUna vita sempre verde

    5dialogo con i lettoriEsperienze significativeRicordando un caro amicoe sacerdote

    6obiettivo su…Nuova evangelizzazionee media digitali50 anni di scuola media

    8dal mondo orioninoDa 20 anni nel paese delle aquileDai trattamenti ai sostegni:il progetto di vita per il disabileUn “nuovo stile di vita”per Instaurare Omnia in Christo

    12pagina della catechesiCredo la Chiesa

    14movimento laicale orioninoMLO: “Associazione pubblicadi fedeli laici”

    15DO SSIERMadonna Regina dell’Universo(Boston)

    19angolo giovani

    Enzo Ferrari:una vita tra le “rosse”Teatro sociale, iniziative con il Cave un aiuto alla Chirurgia Pediatrica

    22pagina missionaria“Sia benedetto il nome del Signore”I figli crescono e danno speranzaper il futuro

    25in breveNotizie flash dal mondo orionino

    28studi orioniniRicordando Don GiuseppeDe Luca, a 50 anni dalla morte

    30giovani semprePadre Giovanni Messina e i 100anni della chiesa delCorpus Domini

    31necrologio

    Uomini e Imprese

    DonOrione oggi dicembre 2012

    USOEvidenziato

  • DonOrione oggi dicembre 2012

    editoriale

    DonOrione oggi dicembre 2012

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    Carissimo Don Flavio, sono appenatornata dall'Albania.È stata un'esperienza molto significa-tiva per me. Soprattutto ho capitoquanto è importante l'evangelizzazione,questo è il nostro compito principaleche dobbiamo realizzare attraverso lacarità che il nostro fondatore ci ha in-segnato. Le nostre Chiese sono belle e

    si sente tantissimo la presenza di DonOrione. Mi sono sentita a casa e tuttala gente che ho incontrato, con sempli-cità mi ha arricchito tanto.La testimonianza di una suora che hapotuto celebrare i suoi voti dopo la ca-duta del regime è stata molto toccantesoprattutto quando ci ha esortato adaiutare tutti i giovani, aiutarli ad avere

    più fiducia nel mondo, e con la sua pa-catezza ha ringraziato l'Italia, sottoli-neando che è un bene che Essa esistenel mondo. Insomma è riuscita a co-municarmi la bellezza della speranzache non deve mai abbandonarci. An-cora di più ho capito quanto sia fonda-mentale la Parola di Dio trasmessa daisacerdoti a noi poveri laici.Don Bruno in una delle sue omelie haricordato come vent'anni fa Don Giu-seppe dall'Italia partiva con la suamacchina carica di tutto verso questopovero paese che era in condizioni di-sastrose; in tanti anni le cose sono cam-biate, ma la gente ha ancora tantobisogno del messaggio cristiano la-sciatoci da Cristo.

    Anna, Reggio Calabria

    Grazie carissima Anna di questa risonanzadi bene. È una cosa bella e preziosa esserecristiani, avere la compagnia di Gesù nellavita, entrare nel suo dinamismo di caritàverso i fratelli. Allora, sì, la vita è bella!

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    dialogo con i lettori

    Esperienze significative

    Rev. Direttore, nell’ultimo numerodel Don Orione oggi ho saputodella triste notizia della morte di DonAntonio Lanza, caro amico che inmolte occasioni mi è stato vicino.Sono stato uno dei primi iscritti al“San Filippo” nel 1936.Don Lanza, che non era ancora sacer-dote, era addetto alla segreteria stu-denti. Per tutto il tempo di questo suoincarico è stato sempre accanto a noistudenti, con la sua memoria prodi-giosa sapeva tutto di noi, conoscevale nostre famiglie, ci seguiva nei no-stri studi accogliendoci sempre con ilsuo immancabile sorriso.Successivamente è stato Preside del-l’istituto negli anni del mio insegna-

    mento, e anche in questo delicato in-carico si è dimostrato molto vicino anoi professori e agli studenti.

    L’ho rivisto poi alla Segreteria di Statoe quando era archivista della Congre-gazione, pronto sempre a soddisfarele richieste dei Superiori e degli stu-diosi. Ho conosciuto molti sacerdotidella Congregazione, li ho tutti sti-mati. Prego sempre per le loro anime,la loro memoria è sempre viva nelmio cuore.

    Giancarlo M., Napoli

    Grazie, carissimo signor Giancarlo, diquesto suo devoto e grato ricordo di unnostro confratello zelante e fedele a DonOrione. La Congregazione oggi viveanche di questi ricordi e della ricono-scenza di tante persone.

    Ricordando un caro amico e sacerdote

    Quando i taglialegna si avvicinarono al terzo albero, l'albero era spaventato perché sapeva che se fosse statotagliato i suoi sogni non si sarebbero mai avverati. Uno dei taglialegna disse: "Non ho ancora deciso cosa ne faròdel mio albero. Ma intanto lo taglierò". E subito lo tagliò.

    Quando il primo albero fu consegnato al falegname fu trasformato in una cassa per contenere mangime peranimali. Fu portato in una grotta e riempito di fieno. Ciò non era certamente quello per cui l'albero aveva pregato.

    Il secondo albero fu tagliato e trasformato in una piccola barca da pesca. I suoi sogni di diventare una navepossente e trasportare re e regine era terminato.

    Il terzo albero fu tagliato in larghe tavole e abbandonato nel buio.

    Gli anni passarono e gli alberi dimenticarono i loro sogni. Avvenne che un giorno, un uomo e una donnagiunsero alla grotta. La donna partorì e il neonato fu adagiato nella cassa per il mangime degli animali che

    era stata fatta con il primo albero. L'uomo aveva sperato di poter costruire una culla per il bambino, ma fula mangiatoia a divenirlo. L'albero avvertì l'importanza di questo evento e capì che aveva accolto il piùgrande tesoro di tutti i tempi.

    Anni dopo, alcuni uomini erano sulla barca da pesca che era stata realizzata con il secondo albero.Uno degli uomini era stanco e si era addormentato. Mentre si trovavano in mare, un violento temporale

    li sorprese e l'albero pensò che non sarebbe stato abbastanza robusto per proteggere i passeggeri.Gli uomini svegliarono l’uomo addormentato che, alzandosi in piedi, disse: "Pace". La tempesta si

    placò immediatamente. A questo punto il secondo albero capì di aver trasportato il Re dei Re nellasua barca.

    Alla fine, qualcuno arrivò e prese il terzo albero. Mentre veniva trasportato attraverso lestrade, la gente scherniva l'uomo che lo sosteneva. Quando si fermarono l'uomo fu inchiodatoall'albero e, innalzato in aria, lasciato morire in cima ad una collina. Quando giunse la dome-

    nica, l'albero capì che era stato abbastanza robusto da stare in cima ad un monte e, così, vicinoa Dio poiché Gesù era stato crocifisso sul suo legno.

    In questo racconto, la storia di ogni albero è assunta e valorizzata nella storia diGesù. Fuori di metafora, la nostra vita vale, non è “passione inutile”, perché il Figlio diDio, che venne ad abitare in mezzo a noi, l’ha salvata unendola a sé in un destino divita eterna.

    Auguri, cari bambini, ragazzi e giovani che frequentate scuole e cortili, chiese eoratori della Congregazione: coltivate sogni e speranze alte per il vostro futuro eaffidateli, con la preghiera, al Signore che vi ha voluto al mondo per qualcosa digrande, di bello, di eterno.

    Auguri, cari anziani e malati: noi non sappiamo ciò che Dio ci ha riservato,ma sappiamo che Egli sempre ci ama, come una padre e come una madre, e non

    cade foglia che Dio non voglia.

    Auguri, cari amici e benefattori: ogni albero della storiella ebbe ciò chevoleva ma non nel modo che aveva immaginato. Quando date un’ora ditempo, un’offerta, un sorriso, una preghiera, sappiate che serve perché“venga il Suo regno”.

    Auguri, cari confratelli e consorelle religiosi in cammino sui passi diDon Orione: avanti, con fiducia nella Divina Provvidenza anche quando levicende ci sorprendono; Dio ha sempre un piano e tutto concorre al bene

    di coloro che sonio amati dal Signore.

    Buon Natale a tutti! È la festa della Divina Provvidenza che vennead abitare in mezzo a no, festa della vita sempreverde, come l’albero

    che addobbiamo in casa.

    In alto i nostri cuori! Sappiamo che le vie di Dio non sempre sono lenostre vie, ma le Sue vie sono sempre le migliori. Ave Maria e avanti!

    Buon Natale!

    Il gruppo dei laici orionini italiani che hanno visitato la missionedi Elbasan-Albania nell’ottobre scorso

    Don Antonio Lanza

    Flavio Peloso

  • DonOrione oggi dicembre 2012

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    Atal proposito Mons. ClaudioMaria Celli, Presidente del Ponti-ficio Consiglio delle ComunicazioniSociali, ha sottolineato come la Chiesadebba confrontarsi con il contestodella comunicazione digitale: "Lanuova evangelizzazione ci chiede diessere attenti alla novità del contestoculturale nel quale siamo chiamati adannunciare la Buona Novella, maanche alla novità dei metodi da utiliz-zare. I Nuovi Media sono rilevanti perentrambi i compiti, poiché stannocambiando radicalmente la culturanella quale viviamo e offrono nuovipercorsi per condividere il messaggiodel Vangelo".“Le nuove tecnologie non hanno sem-plicemente cambiato il nostro mododi comunicare, ma hanno trasformatola comunicazione stessa – ha dichia-rato Mons. Celli. […] Questa nuovacultura sta cambiando la vita dellepersone e i loro modi di comunicare.Non possiamo semplicemente farequello che abbiamo sempre fatto, purcon le nuove tecnologie.[…]Dobbiamo riconoscere che oggil’arena digitale è una realtà nella vitadi molte persone, in modo più evi-dente nel mondo occidentale, ma increscita anche tra i giovani nel mondoin via di sviluppo. Non dobbiamoconsiderarlo uno spazio “virtuale”, inqualche modo meno importante delmondo “reale”. Se la Chiesa non èpresente in questo spazio, se la BuonaNovella non è proclamata anche “di-

    gitalmente”, corriamo il rischio di ab-bandonare molte persone, per le qualiquesto è il mondo in cui “vivono”:questo è il forum dove essi acquisi-scono notizie e informazioni, svilup-pano ed esprimono la loro opinione,si impegnano in un dibattito, dialo-gano e cercano risposte alle loro do-mande. La Chiesa è già una presenzanello spazio digitale, ma la prossimasfida è quella di cambiare il nostrostile comunicativo per rendere talepresenza efficace”.Mons. Celli si sofferma poi sulla que-stione del linguaggio:“spontaneo, interat-tivo e partecipativo”quello del forum digi-tale mentre troppo le-gato al testo scritto èquello utilizzato dallaChiesa, e si dichiaranon convinto che que-st’ultimo “possa par-lare ai più giovani,abituati a un linguag-gio differente, un lin-guaggio radicato nellaconvergenza di parolascritta, suono e immagini.[…] Nonpossiamo più a lungo presumere chela maggior parte delle persone, anchein paesi tradizionalmente cristiani,abbia familiarità con le nostre convin-zioni fondamentali. Non possiamo ri-durre o diluire i contenuti della nostrafede, ma siamo chiamati a trovarenuovi modi per esprimerla nella sua

    pienezza”. “Un’altra caratteristica deinuovi media – ha proseguito il porpo-rato - può essere una sfida particolareper l’impegno comunicativo dellaChiesa; i nuovi media, infatti, sono unmondo aperto, libero e “peer-to-peer”(paritario), non riconoscono o privile-giano automaticamente i contributi diautorità e istituzioni stabilite. In taleambito, l’autorevolezza non è un di-ritto, ma deve essere guadagnata.Questo significa che la gerarchia ec-clesiastica, come anche quella politicae sociale, deve trovare nuove forme

    per elaborare la propriacomunicazione, affinchéil suo contributo a que-sto forum riceva un’at-tenzione adeguata. Stiamo imparando a su-perare il modello delpulpito e dell’assembleache ascolta per il ri-spetto della nostra posi-zione. Siamo obbligati aesprimere noi stessi inmodo da coinvolgere econvincere gli altri che aloro volta condividono

    le nostre idee con i loro amici, “follo-wers” e partners di dialogo.In tale contesto il ruolo del laicato di-venta sempre più centrale. Occorrevalorizzare le “voci” dei molti cattolicipresenti nei blogs, affinché possanoevangelizzare, presentare l’insegna-mento della Chiesa e rispondere alledomande degli altri.

    SIAMO CHIAMATIA COMUNICARECON LA NOSTRATESTIMONIANZA,CONDIVIDENDONELLE NOSTRERELAZIONIPERSONALI LASPERANZA CHEABITA IN NOI

    Nuova evangelizzazionee media digitaliAl Sinodo che si è celebrato in Vaticano dal 7al 28 ottobre 2012, i Vescovi si sono raccolti per rifletteresul tema La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. Non potevano mancare,ovviamente, interventi su come la Chiesa possa e debba annunciare il Vangelo anche attraversoi nuovi mezzi di comunicazione sociale quali i social Network ed il mondo digitale.

    Acura di Paola Cruciani

    obiettivo su…

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    obiettivo su…

    Andrea Rega

    “Suona oggi l’ora della scuolamedia e del grande compito as-segnato a coloro che l’hanno voluta;la comprendano e sappiano utiliz-zarla bene a vantaggio dei giovani”.Queste le parole con le quali Ge-sualdo Nosengo, Fondatore e primopresidente dell’UCIIM, salutava l’im-minente varo della Legge 31 dicem-bre 1962, n. 1859 che istituiva lascuola media unica per tutti i prea-dolescenti italiani.Un traguardo epocaleper la storia della nostrascuola nel secondo dopo-guerra. Questa stagionedi riforma, di cui Nosengofu assoluto e coraggiosoprotagonista, sopportò tuttii travagli connessi alla vitademocratica nella sua rap-presentanza parlamentare.Infatti, la Legge n. 1859/62,rappresenta la prima riforma,seppur parziale, dell’ordina-mento scolastico che, in nettadiscontinuità con le esperienzedell’Italia liberale e fascista,passò attraverso l’iter parlamen-tare senza ricorrere a leggi dele-gate. Con questa legge verrà,inoltre, abrogato l’avviamentoprofessionale che pur assolvendol’onere del completamento del-l’istruzione primaria, attraversouna prima infarinatura professio-nale in svariati settori della produt-tività, non costituiva prerequisito perl’accesso alle superiori.Necessario, infatti, pensare prope-deuticamente ad una scuola mediaunitaria a carattere orientativo e de-cidersi a favore del pieno inseri-mento dell’istruzione professionaleall’interno dell’offerta formativadella secondaria superiore.Ciò significò, in altre parole, realiz-

    zare una scuola per tutti, rispondentealla crescente domanda formativadell’Italia degli anni ’60, che a unprimo periodo di cultura generale,scuola primaria, avvicendasse un se-condo periodo di sviluppo orienta-tivo, scuola media, capace di guidarel’adolescente verso la scelta significa-tiva della scuola supe-riore.

    Se la scuola italiana,nel periodo dell’Italia liberale e fasci-sta, aveva la sua principale finalitànegli interessi superiori della na-zione, con il ’62 si inaugurerà unanuova stagione capace di mettere alcentro del processo di insegnamento-apprendimento la persona umanadell’alunno.

    Le premesse generali ai programmidella Legge n. 1859/62, infatti, rece-piscono a pieno la speculazione teo-rica di quei pensatori cristiani che, dadiversi anni prima, avevano datovita all’esperienza del personalismopedagogico italiano.Da qui l’idea per la quale, malgradole talora inopportune rivendicazionidi don Milani, alla scuola, non soloalla media inferiore, spettasse ilcompito della promozione delle in-clinazioni dell’alunno. Una scuolache nel farsi strumento di inclu-sione democratica delle massepopolari, dismetteva i panni delduro selezionatore della classedirigente, per una liberalizza-zione dell’accesso al sapere. Dal ’62 fino agli anni ’80 lascuola media andò, ulterior-mente, migliorandosi.Con la svolta del ’77, attra-verso le leggi 348/77 e517/77, vennero aboliti gliesami di riparazione e ap-prontate importanti misuredi individualizzazionenella didattica.Un trend positivo che -passando attraverso le in-novazioni degli anni ’80(tempo prolungato, dop-pia lingua straniera,classi ad indirizzo mu-sicale) e la legge del-

    l’autonomia scolastica - sicaratterizzerà per una progressiva in-tensificazione del valore persona ar-rivando al suo apice nella stagioneriformistica del 2000, con le “Indica-zioni nazionali per i piani di studiopersonalizzati”, per poi, tristemente,smarrirsi, negli ultimissimi anni, inun vortice, caratterizzato anche dal-l’instabilità politica, di innovazioni econtro innovazioni.

    La scuola media unica ha ormai mezzo secolo di storia, istituita nel dicembre del ’62, contribuì asconfiggere la piaga della dispersione scolastica attraverso la democratizzazione dell’accesso al sapere.

    DonOrione oggi dicembre 2012

    50 anni di scuola media

    Nuova evangelizzazionee media digitali

  • “21-10-1992: Inizia oggi l’attivitàvera e propria dell’Opera DonOrione in Albania e precisamente in El-basan, cittadina a 50 km a Sud di Tirana.Siamo arrivati: Don Giuseppe De Gu-glielmo e Fratel Renato Ponassi accompa-gnati dal Provinciale Don AntoninoVillari e dal Chierico Mario Baglìo dome-nica 18 ottobre. I primi due giorni Lunedìe Martedì sono trascorsi per sistemare ilpiccolo prefabbricato in legno messo a di-sposizione dalla Caritas in attesa di un al-loggio più ampio e definitivo”.

    Queste sono le prime righe del diariodella missione albanese ricominciata20 anni fa. Missione “ricominciata”,perché i figli di Don Orione avevanogià trascorso un decennio (1936-1946)al di là dell’Adriatico.

    “Per l’Albania direi di accettare”

    Negli Scritti di Don Orione, la parola«Albania» appare la prima volta inuna lettera inviata a don Sterpi il 24luglio 1920: “Il Card. Marini, Prefettodella Congregazione per gli Orientali,propone una Missione in Albania”.Per la seconda citazione bisognaaspettare 15 anni. Sempre a donSterpi: “Per l’Albania direi di accettare”(11 maggio 1935).Il 27 aprile 1935 il Cardinal FumasoniBiondi e mons. Carlo Salotti di Propa-ganda Fide invitarono Don Orioneall’assistenza religiosa di alcunigruppi d’Italiani in Albania, unen-dovi insegnamento elementare edazione missionaria. Nel settembre1935 ci fu un primo viaggio esplora-tivo di Don Sante Gemelli. Nell’otto-bre del 1936 si cominciò a Shjiak(prima don Gemelli, poi don Spada);nel 1939 fu accettato l’orfanotrofiodel Sacro Cuore in Scutari (don LuigiLazzarin). Nel 1940: azienda agricolaa Bushati (Don Farinasso); casa diformazione a Scutari (don Alice);scuola professionale a Durazzo (DonBidone). In tutto circa 20 confratelli.

    Nell’ottobre 1940 don Sterpi, accom-pagnato da don Piccinini, visitò le co-munità in Albania; il 7 ottobre fuanche ad Elbasan. E da Elbasan ab-biamo ricominciato dopo circa 50anni!Poi si scatena l’inferno: Enver Hoxhava al potere il 20 ottobre 1944. Si co-minciano a chiudere gli asili, gli or-fanotrofi e le scuole tenute dallesuore e dai religiosi; il passo succes-sivo fu l’espulsione dei religiosi ita-liani. La sera del 20 gennaio 1946 –scrisse don Gemelli – “eravamo aDurazzo; con 9 dei nostri si trova-vano 96 religiosi italiani. Si rimase inattesa del piroscafo per 48 giorni, vi-gilati in un albergo”. In Albania sitornò nelle catacombe…

    Si ricomincia…

    Dopo la caduta del comunismo, si èpensato ad un eventuale ritorno nelPaese delle aquile. Dal 6 al 13 luglio1991 c’è stato un primo contatto conla visita di Don Giovanni De Meo(Provinciale) e Don Romolo Mariani.Dopo altri incontri, che hanno vistoimpegnato anche Don Angelo Mu-gnai, Consigliere generale, il Nunziomons. Dias, ci ha affidato il distrettodi Elbasan, nel centro dell’Albania.I «pionieri» dell’avventura, comedetto sopra, sono stati don GiuseppeDe Guglielmo e fratel  Renato Po-nassi: era appunto il 18 ottobre 1992.

    Dopo sei anni, il 21 giugno 1998, si èaperta la seconda comunità a Shi-roka, nella periferia di Scutari, alnord del Paese.

    “Falënderojmë Hyjin!”(Deo gratias!)

    Sabato 20 ottobre, nella chiesa di SanPio X, ad Elbasan, è stata celebratauna Santa Messa di ringraziamentoper questi 20 anni. Presenti tutti iconfratelli che operano in Albania,alcuni sacerdoti delle città vicine enumerose religiose. Al termine dellacelebrazione eucaristica hanno datouna breve testimonianza tre «vete-rani» della prima ora: Don GiuseppeDe Guglielmo, Suor Antonina e SuorRenata. “Venti anni non sono tanti,ma neppure pochi”, è stato detto du-rante l’omelia. Siamo stati invitati aguardare a questi venti anni con gliocchi della storia della salvezza, per be-nedire il Signore e per ringraziarequanti, soprattutto nei primi tempi,hanno lavorato in mezzo a tanti sa-crifici e a tanta povertà (materiale espirituale), ma soprattutto con tantagioia, generosità e comunione .Il ventennale è statosoprattutto un mo-mento di «forma-zione». La visita allezone pastorali delnord nei primi giorni(Shiroka, Muriqan,Obot, Oblikë, Bar-dhaj e Bardhanjor), ela visita alle comu-nità di Elbasan, nellaseconda parte delviaggio, sono stateoccasioni preziosenon solo per cono-scere l’attività che laCongregazione svolge in Albania,ma soprattutto per rinforzare il le-game con i confratelli che svolgonoun grande lavoro a nome dellaChiesa. Da ricordare in modo particolare al-cuni incontri molto significativi: il 14ottobre abbiamo visitato la comunitàdelle Clarisse, al centro di Scutari,

    ospitate in quello che era stato il fa-migerato carcere della Sigurimi(l’equivalente della Gestapo, per in-tenderci). Qui avvenivano i «processifarsa» a carico dei sacerdoti, succes-sivamente torturati e uccisi.Nelle piccole celle – che ospitavanoanche fino a 10 persone! – sono visi-bili ancora delle piccole croci e qual-che preghiera, testimonianza viva diuna fede forte, pronta al martirio.Un secondo incontro commovente è

    avvenuto con SuorGiuseppina Shestanidelle Stigmatine,nativa proprio diShiroka. Una storiacarica di soffe-renza e di umilia-zioni, in un voltotrasfigurato, se-gnato dalla bontà eda  tanta dolcezza.Stava studiando aFirenze, quando fuobbligata a rien-trare in Albania;voleva diventare

    suora, ma ha dovuto attendere 50anni per emettere i voti! Non una pa-rola di odio verso chi aveva proibitodi “pensare”, “rubato la coscienza”(questa l’umiliazione più grande, hadetto più volte), costruito sulla«paura». Dalla sua bocca, invece,l’esortazione: “Dobbiamo avere fidu-cia; dobbiamo voler bene ai giovani”.

    Maestra per circa 35 anni, ma soprat-tutto «maestra di speranza».Il 19 ottobre, nella cattedrale di Ti-rana, dedicata all’Apostolo Paolo, èstato inaugurato l’anno della fede.La data non è casuale, perché MadreTeresa di Calcutta è stata beatificata daGiovanni Paolo II il 19 ottobre 2003 ein Albania è festa nazionale civile (lafesta liturgica ricorre il 5 settembre,anniversario della morte). Tra i ban-chi dei concelebranti vi era un sacer-dote ottantenne, con capelli bianchicome la neve, occhi verdi, sguardosereno e profondo; si tratta di don Er-nest Troshani, che ha passato “solo”27 anni in prigione, ai lavori forzati,chiamati eufemisticamente “campidi rieducazione al lavoro”…Di questi 27 anni, ben 15 li ha tra-scorsi nelle miniere. Nonostante laveneranda età, è parroco a Trush,nella nostra zona pastorale di Scutari.Svolge anche il ministero di esorcista.Dopo la Messa abbiamo scambiatoqualche battuta: non una parola dirancore o di risentimento. È l’ultimotestimone di una barbarie disumana,che ha seminato terrore, paura emorte per circa cinquanta anni. Ma ilSignore continua a ripetere: “La sal-vezza appartiene al nostro Dio seduto sultrono e all’Agnello… Essi [quelli vestitidi bianco] sono coloro che sono passatiattraverso la grande tribolazione e hannolavato le loro vesti rendendole candide colsangue dell’Agnello” (Ap 7,10.14).

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    Achille Morabito

    DonOrione oggi dicembre 2012

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    COMMOVENTEL’INCONTRO CON SUORGIUSEPPINA SHESTANIDELLE STIGMATINE,UNA STORIA CARICADI SOFFERENZA E DIUMILIAZIONI, IN UNVOLTO TRASFIGURATO,SEGNATO DALLABONTÀ E DA TANTADOLCEZZA

    Da 20 anninel paesedelle aquileIn occasione del ventennaledella nostra presenza inAlbania, il Vicario generale,Don Achille Morabito, e il Vicarioprovinciale, don Bruno Fraulin,accompagnati da alcuni membridel MLO hanno visitato le duecomunità di Shiroka ed Elbasannei giorni 12-22 ottobre, e hannopartecipato ad alcuni momenticelebrativi.

  • DonOrione oggi dicembre 2012

    All’incontro, condotto dalla Madregenerale suor M. Mabel Spa-gnuolo e dalle sue consigliere, hannopreso parte le consigliere della Dele-gazione “Maria Regina della Pace”del Madagascar, quella della Vice De-legazione del Kenya “Madre dellaDivina Provvidenza”, le Suore invi-tate dalle missioni della Costa d’Avo-rio e dalle Filippine ed altre religiosedelle comunità del Kenya.Madre M. Mabel Spagnuolo haaperto l’incontro con un messaggiodi benvenuto nel quale ha sottoli-neato l’importanza del momentocome un segno ricco di fede nella Di-vina Provvidenza, nella speranza chesolo con lo Spirito Santo che accom-pagna ognuna di noi possiamo cam-minare, e soprattutto nella carità cheapre il cuore e proietta la presenza diDio dentro di noi. Le parole della

    Madre Generale ci hanno predispo-sto ad accogliere con semplicità e insintonia la formazione che abbiamoricevuto durante l’incontro; le sfidesono state presentate in modo chiaro,facendoci ben comprendere alcuniaspetti delle nostre realtà e deline-ando le prospettive da assumerecome consorelle e soprattutto comePSMC nel mondo odierno.“La preoccupazione - ha detto MadreM. Mabel nel suo messaggio - deveportare alla soluzione nei diversi am-biti della vita fraterna, della forma-zione, dell’economia, etc. ma tuttoquesto deve condurre a un vincolo dicarità cioè alla comunione, con losguardo rivolto al futuro verso unnuovo stile di vita”.Tutte le relazioni presentate dalleConsigliere generali nel corso dellegiornate di lavoro, erano in sintonia

    con le parole della Madre e sono stateaccolte da noi partecipanti con atten-zione e serenità, sebbene natural-mente non siano mancati momenti didiscussione rispetto ad alcuni temiche toccavano maggiormente in pro-fondità la nostra vita. I lavori neigruppi hanno permesso la condivi-sione e lo scambio tra tutte e ben or-ganizzate sono state anche leanimazioni liturgiche nelle diverselingue così come i momenti di svagoe di “relax” che seguivano spesso in-tense giornate di lavoro. Abbiamo vissuto questo incontro inun vero clima di famiglia, di frater-nità e soprattutto di rispetto. Tutto hacontribuito a farci sentire come i di-scepoli di Emmaus a cui ardeva ilcuore nel petto mentre il Signore con-versava con loro e gli spiegava leScritture… Rendiamo davvero graziealla Divina Provvidenza che ci hafatto vivere questi dieci giorni di il-luminazione, di riflessione, di scam-bio, di amicizia anche tra le nostremissioni: Kenya, Costa d’Avorio, Fi-lippine e Madagascar.Certo ogni missione è nata per volontàdi Dio, ma dobbiamo ringraziare inmodo particolare Madre M. Mabel chesi è resa testimone viva del nostro XICapitolo Generale, mostrandoci conchiarezza e diligenza la strada da per-correre per realizzare il nostro nuovostile di vita, affinché tutto sia per Instaurare omnia in Christo”. Un gra-zie particolare anche alle nostre Con-sigliere generali che ci sono statedavvero vicine e ci hanno mostratoquanto è bello e dolce essere una “mis-sionaria orionina” in questo nostrotempo a volte così frenetico... ci hannofatto sentire la “pietra preziosa” chec’è in noi e cioè il nostro carisma.La Madre ha poi concluso l’incontrocon una riflessione che ha rimandatoancora all’unico obiettivo, mettendoin chiaro la motivazione di questo in-contro e cioè che tutto deve essere in-sieme e in comunione verso questonuovo stile di vita; tenendo presentele fonti da cui siamo state fondate, isegni dei tempi e la nostra realtà diPSMC.

    DonOrione oggi dicembre 2012

    L’evento segna un passo importantedi un cammino di riconversionedella casa, condiviso fortemente congli Enti Locali (in particolare la Re-gione Friuli).Le coordinate di questa trasforma-zione sono un richiamo a mantenersialla testa dei tempi, affrontando concoraggio la fatica del cambiamento:da grande struttura a piccole unitàabitative, da una relazione assisten-ziale alla promozione di una vita diqualità per la persona disabile.Nell’intervento introduttivo il direttore, Don Sergio Zanatta, ha richia-mato i principi carismatici che infon-dono la nostra azione caritativa nellachiesa e nel territorio, in particolarela centralità della persona, ovverodel disabile inteso come “nostro pa-drone”. Dopo i rituali saluti delle au-torità presenti(Sin daco, Pre-sidente delC o n s o r z i odei Comuni,D i r e t t o r eGenerale

    dell’Azienda Sanitaria Locale), la ri-flessione ha preso il via con la rela-zione di Roberto Franchini, membrodell’equipe di gestione per l’area stra-tegica della Provincia Madre della Di-vina Provvidenza, che ha descritto ilparadigma “Qualità di Vita”, o permeglio dire “Vita di Qualità”, come ri-battezzato da don Flavio Peloso alconvegno di bioetica di giugno 2012,indicandone le conseguenze concrete,intese come cambiamento nel mododi costruire i progetti di vita.In seguito Lucio Cottini, docentedell’Università di Udine, ha illustratoil concetto di “autodeterminazione”della persona disabile, sia nei principiche nelle applicazioni metodologiche:una vera rivoluzione rispetto ai mo-delli istituzionali tradizionali!Serafino Corti, docente dell’Univer-sità Cattolica e Direttore della Fonda-zione Sospiro (importante centro perla disabilità della regione Lombardia)ha messo in luce il forte cambiamento

    che la sua organizzazione ha affron-tato in questi anni, sempre ispirandosialla Vita di Qualità della persona di-sabile. Il nostro partner istituzionale, poi,cioè la Regione Friuli, nella personadella dirigente Annalisa Faggionato,ha descritto le tendenze in atto nellepolitiche sociosanitarie (diversifica-zione dei servizi, centralità del pro-getto di vita, integrazione con ilterritorio) indicando nel Piccolo Cot-tolengo un luogo concreto dove incar-nare questi valori di riferimento,attraverso un progetto condiviso dicambiamento e di radicamento nellacomunità locale.Infine la coordinatrice di Santa Maria,Monica Bagolin, ha indicato le primeazioni di rinnovamento avviate nellanostra casa, e che, con prudenza maanche con coraggio, stanno dandocorpo alle linee appena descritte, nelnome dei nostri padroni.In generale, abbiamo vissuto un mo-mento forte e significativo, in gradonon solo di ravvivare l’identità profe-tica della nostra opera sul territoriofriulano, ma anche di donare signifi-cato al lavoro quotidiano, nel nome diSan Luigi Orione.

    Dai trattamenti ai sostegni:il progetto di vita per il disabile

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    dal mondo orionino

    Roberto Franchini11

    dal mondo orionino

    Marie Lidwine Razanakolon

    Un “nuovo stile di vita”per Instaurare Omniain ChristoIl Piccolo Cottolengo Don Orione di Santa Maria La Longa (UD)

    il 18 ottobre scorso ha celebrato un convegno, riguardante il delicatotema del progetto di vita nella presa in carico della persona disabile,alla luce della nostra identità di opere di carità orionine.

    Con entusiasmo, slancio missionario e spirito di famiglia abbiamopartecipato all’incontro di formazione per le missioni delle PiccoleSuore Missionarie della Carità che si è tenuto a Nairobi - Kenyadal 15 al 25 ottobre.

    A sinistra il saluto di apertura di Don Sergio Zanatta,sopra l’intervento del Prof. Lucio Cottini

    Il gruppo delle religiose che hanno partecipato all’incontro formativoin Kenya nell’ottobre scorso

  • immagini, di rappresentazioni e dianalogie per descrivere, anche solo inmodo parziale, il mistero della Chiesa.Essa, è stata paragonata all’ovile, alcampo di Dio, all’edificio di Dio, allaGerusalemme che sta in alto…Tra le immagini più usate vi è quelladel corpo che indica l’unione inscindi-bile della comunità credente con il suocapo: Cristo. È probabile che questametafora-allegoria abbia trovato il suoavvio dall’esperienza dell’Eucaristia,Corpo spezzato e distribuito ai fedelisotto il segno del pane.Infatti la prima testimonianza dellaChiesa descritta come Corpo di Cri-sto, si incontra a proposito del sacra-mento della cena: “Poiché c’è un solopane, noi, pur essendo molti, siamo uncorpo solo: tutti infatti partecipiamo del-l’unico pane” (1Cor 10, 17).Animati dallo stesso Spirito che èanche in Gesù e nutriti dallo stessopane che è il corpo reale, benché spi-rituale di Cristo, i cristiani formanoinsieme un solo corpo che è il Corpodel Signore. La Chiesa è descrittaanche come sacramento di Cristo, cioèsegno e strumento dell’intima unionecon Lui. Poiché la comunione tra gliuomini si radica nell’unione con Dio,la Chiesa è anche il sacramento del-l’unità del genere umano.Essa, infatti, raduna uomini “di ogninazione, razza, popolo e lingua” (Ap 7,9);nello stesso tempo, la Chiesa è “segnoe strumento” dell’unità del genereumano che deve ancora compiersi(cfr CCC, n. 775).

    Un’altra immagine è quella dellaChiesa come Tempio dello Spirito Santo,ossia il luogo nel quale agisce lo Spi-rito del Signore per fare di molti unsolo popolo. Infatti lo Spirito è comel’anima della Chiesa, il principio dellasua vita, dell’unitànella diversità edella ricchezza deisuoi doni e carismi.Un’altra immagineancora è quella dellaChiesa come sposa diCristo. Egli l’haamata e ha dato sestesso per lei.L’ha purificata con ilsuo sangue e hafatto di lei la madrefeconda di tutti ifigli di Dio.Il Concilio VaticanoII, dopo aver ripreso le molte imma-gini che la Scrittura e la Tradizione cihanno lasciato, imitando i Padri dellaChiesa, si è concentrato a descriverela Chiesa come popolo di Dio radu-nato nella carità. La comunione è lasua anima.

    Se la Chiesa è il popolo di Dio,che fine fanno il Papae i vescovi?

    Non dobbiamo vedere in antitesi ilpopolo dei fedeli e coloro che al suointerno esercitano un ruolo di servi-zio come il Magistero (Papa e ve-scovi), i teologi, i missionari…

    Dobbiamo ricordarci che l’elementofondamentale per appartenere allaChiesa è la fede che trova la sua sor-gente e la sua espressione nel batte-simo. In questo senso, tutti i fedeli,siano essi semplici battezzati o pa-

    stori, hanno la stessa di-gnità di figli di Dio. Dice il Concilio Vati-cano II che “i battezzativengono consacrati aformare una dimoraspirituale e un sacerdo-zio santo, per offrire,mediante tutte le operedel cristiano, spiritualisacrifici” (Lumen gen-tium, n. 10).La Chiesa, però, non èun corpo acefalo o di-sordinato; è, invece,ben compaginato sotto

    la guida dei pastori. Essi, non sono aldi sopra del popolo cristiano, maparte del popolo perché anch’essi sinutrono alla comune fede e agli stessisacramenti. I pastori, però, svolgonoun ruolo ben definito a servizio deifedeli, così come è avvenuto con i do-dici apostoli che vennero scelti perstare con Gesù e per predicare ilregno di Dio (cfr Mc 3,13-19).I vescovi, quindi, presiedono il greggedel Signore di cui sono pastori, qualimaestri di dottrina, sacerdoti delculto, ministri del governo dellaChiesa (cfr Lumen gentium, n. 20).Nelle sue lettere, Don Orione spessoraccomandava fedeltà, docilità e af-fetto verso i vescovi. Incoraggiava adavere questi atteggiamenti perché,vivendo in un periodo storico nelquale la gente, specie i poveri, si al-lontanavano dalla Chiesa, sapevabene che solo la testimonianza dellacarità avrebbe fermato quella emor-ragia; e diceva: “Il rispetto, l’obbe-dienza, l’amore ai vescovi che loSpirito Santo ha posto a reggere laChiesa di Dio, deve essere senza li-mite grande, senza limite devoto,senza limite filiale; ma, su tutti, dob-biamo rispetto, obbedienza, amoreinestinguibile per la vita e per lamorte… al Papa” (Lettere, II, p. 42).

    DonOrione oggi dicembre 2012

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    DonOrione oggi dicembre 2012

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    pagina della catechesipagina della catechesi

    Aurelio Fusi

    I discepoli “erano assidui nell’ascol-tare l’insegnamento degli apostolie nell’unione fraterna, nella frazionedel pane e nelle preghiere… Tutti co-loro che erano diventati credenti sta-

    vano insieme e tenevano ogni cosa incomune; chi aveva proprietà e so-stanze le vendeva e ne faceva parte atutti, secondo il bisogno di cia-scuno. Ogni giorno tutti insieme fre-

    quentavano il tempio e spezzavanoil pane a casa prendendo i pasti conletizia e semplicità di cuore, lodandoDio e godendo la simpatia di tutto ilpopolo” (At 2,42-48).

    La Chiesa è il Vaticano?

    Molte persone pensano che la Chiesasia la Città del Vaticano. In verità nonè così perché il Vaticano è semplice-mente lo stato del Papa dove egli, inmaniera libera e indipendente, senzapiù essere condizionato dalla politicaitaliana o europea come era untempo, può esercitare il ministeroricevuto da Gesù: pasci i miei agnelli.È uno stato recente, il più piccolo delmondo in termini sia di popolazione(994 abitanti) sia di estensione terri-toriale (0,44 km²), nato dopo i Pattilateranensi dell’11 febbraio 1929.Altri identificano la Chiesa col Papa,i vescovi e i preti; pensano, cioè, chesia una sorte di organizzazione cleri-cale che vuole imporre la sua filoso-fia e la sua morale, spesso in ampiadivergenza con la mentalità odierna,specie dei giovani. Non è così.La Chiesa è molto di più, è il popolodi Dio, come insegna il Concilio Va-ticano II (cfr Lumen gentium nn. 9-17);è la comunità di coloro che hannoascoltato l’annuncio del vangelo ehanno ricevuto il battesimo.Essa, quindi, non conosce confini nédi territori, né di razze e né di lingua,perché l’annuncio del vangelo è uni-versale. La Chiesa è Mistero perchènella sua realtà visibile è presente eoperante una realtà spirituale, di-vina, che si scorge unicamente congli occhi della fede.

    Tante immagini per descriverela Chiesa

    Siccome il linguaggio umano è inade-guato ad esprimere con chiarezza uncontenuto tanto profondo, è stato ne-cessario ricorrere ad una quantità di

    Credo la Chiesa

    LA CHIESA ÈMOLTO DI PIÙ,È IL POPOLO DI DIO;È LA COMUNITÀ DICOLORO CHEHANNO ASCOLTATOL’ANNUNCIO DELVANGELO E HANNORICEVUTO ILBATTESIMO

    Con l’ascensione di Gesù al cielo, la predicazione della buona novellanon si è spenta ma ha continuato attraverso l’opera della Chiesa.Questa, nata il giorno di Pentecoste, lungo i secoli della sua storiamillenaria, si è diffusa in tutto il mondo per portare il vangeload ogni popolo e cultura.

  • Erano presenti i due superiori gene-rali Don Flavio Peloso FDP e SuorMaria Mabel Spagnuolo PSMC, e laSig.ra Rita Orrù, responsabile gene-rale dell’Istituto Secolare Orionino.A completare la delegazione orioninaerano Don Eldo Musso e Don Silve-stro Sowizdrzal, consiglieri generaliFDP, Suor Maria Sylwia Zagorowska,vicaria generale PSMC, Antonella Si-monetta e Armanda Sano, rispettiva-mente vice-coordinatrice e segretariagenerale del MLO.Il Sig. Javier Rodriguez ha ringraziatoper il riconoscimento pontificio delMLO, perché finalmente il carisma diDon Orione può esprimersi in modocompleto e ufficiale anche con lacomponente laicale.I laici che sono sempre stati con DonOrione, oggi sono riconosciuti anchecome una parte strutturale del suo ca-risma, come “Associazione pubblicadi fedeli laici”.Don Orione ha sempre condiviso ilsuo carisma con i laici, sin dall’iniziodella sua attività. Essi sono stati i suoicollaboratori immancabili in quasitutte le iniziative pastorali da luisvolte. Il fatto non si spiega, se non sisuppone un autentico carisma che rie-sce a motivare i laici con una forzanon minore di quella che trae dietro algiovane Orione le schiere intere deichierici e delle suore. I laici, al lato diDon Orione, non hanno mai confusola loro identità, non si sono mai sentitidei “piccoli religiosi”. Sono sempre ri-masti con la chiara identità della lorovocazionale laicale.

    “È una data storica e di grande rilevanzaper tutta la famiglia orionina, che si va adaggiungere a quella del 20 novembre1954, approvazione pontificia definitivadei Figli della Divina Provvidenza, aquella del 6 marzo 1965, approvazione de-finitiva delle Piccole Suore Missionariedella Carità, a quella del 13 maggio 1997dell’approvazione dell’Istituto SecolareOrionino”- è quanto ha dichiarato DonFlavio Peloso. "Il riconoscimento giuri-dico del Movimento Laicale Orionino - haaggiunto il superiore generale - è statoemanato dalla Congregazione per la VitaConsacrata in quanto competente dell’ap-provazione di una “associazione pubblicadi fedeli laici” che abbia lo stesso carismae sia promosso da Congregazioni religioseprecedentemente approvate.Da sempre nella nostra Famiglia religiosa

    i laici sono stati al nostro fianco e il Mo-vimento Laicale Orionino è un frutto dellastagione post Vaticano II. Fu esattamente20 anni fa, nel 1992, che il nostro Capitologenerale chiese la costituzione e laorganizzazione del Movimento LaicaleOrionino. Simile richiesta fece anche ilCapitolo delle Piccole Suore Missionariedella Carità del 1993. Da qui iniziò uncammino congiunto delle due Congrega-zioni religiose orionine per la promozionedel Movimento Laicale Orionino".Oggi il Movimento Laicale Orioninoè presente in oltre 30 nazioni. Le re-sponsabilità che conseguono a questoriconoscimento richiederanno nuovoe più capillare impegno di tutti - reli-giosi e laici - per la crescita numericae qualitativa del MLO.C’è da ringraziare tutti quanti in que-sti ultimi 20 anni si sono impegnativeramente per avvicinare questo mo-mento che abbiamo vissuto oggi.Pensiamo a Don Roberto Simionato,Don Flavio Peloso, Don Vincenzo Ale-siani, Fr. Jorge D. Silanes, P. EldoMusso, Suor M. Ortensia Turati, SuorM. Irene Bizzotto, Suor M. MabelSpagnuolo, Suor M. Priscila, Suor M.Gabriella e l’attuale Suor Maria Berna-deth. Ringraziamo anche i primi re-sponsabili del MLO: Sig. GiovanniMarchi, Sig. Miguel Esser e Sig. JavierRodriguez Lopez e tutti quanti si sonosempre impegnati a livello territoriale.

    U . S . A .

    madonnareGinadeLL’universo

    i santuari mariani sono lecliniche dell’anima, ci hadetto il beato papaGiovanni XXiii.posta sui colli di boston,la “regina dell’universo”invita tutti i pellegrini allasua casa, dove Lei continuail suo compito di“instaurare omnia in Christo”

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    movimento laicale orionino

    a cura del Movimento Laicale Orionino

    MLO: “Associazionepubblica di fedeli laici”Il 20 novembre 2012 il card. Joâo Braz de Aviz, prefetto dellaCongregazione per la Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica,ha incontrato i massimi rappresentanti della Famiglia carismaticaorionina ed ha consegnato al Sig. Javier Rodriguez Mendez il Decretodi riconoscimento canonico del Movimento Laicale Orionino come"Associazione pubblica di fedeli laici".

    DonOrione oggi dicembre 2012

    11m a r i a n inon si può essere orionini senza essere

    boston

    Novembre 2012, Vaticano: Decreto Approvazione Pontificia MLO 029

    USOEvidenziato

    USOEvidenziato

  • 4Quando arrivarono i primi orionini a Boston e perchédecisero di stabilirsi proprio in questa città degli USA ?

    Era il 1934 quando il primo sacerdote orionino fu inviatoin America perché Don Orione voleva aprire un’opera dicarità negli Stati Uniti. La città di Jasper, nell’Indiana,ospitò la prima casa di Don Orione negli USA. In seguito, Don Phillip Ottavi ed altri sacerdoti arrivaronodall’Italia. Ci furono anche le prime vocazioni per i Figlidella Divina Provvidenza: due fratelli, Don Thad and DonHenry Sztuczko, divennero i primi sacerdoti orionini ame-ricani e dopo di loro ci fu Don Matthew di Buffalo (NY).Con lo sviluppo della Congregazione in America, neglianni ’40, i Superiori decisero di istituire un’opera di caritàanche Boston e Don Ottavi fu incaricato di cercare il luogopiù adatto per aprire la nuova opera. Gli orionini acquista-

    rono un ex convento con la benedizione del Card. RichardCushing che ben volentieri accolse i religiosi nell’Arcidio-cesi di Boston.I Superiori inviarono da Roma altri due sacerdoti DonRocco Crescenzi ed un altro giovane sacerdote, Don Gae-tano Piccinini, che con Don Ottavi iniziarono a lavorarenella nuova “Nursing Home Don Orione”.

    4Chi volle erigere un santuario alla Madonna e come maila statua della “Regina dell’Universo” è uguale alla Ma-donnina di Monte Mario in Roma?

    L’edificazione di un tempio alla Madonna fu da sempre ungrande desiderio sia dei religiosi orionini che del gruppoAmici di Don Orione. Due di loro, Biagio Farese e JohnVolpe (futuro Governatore del Massachusetts), nel 1953

    non si può essere orionini senza essere

    m a r i a n inon si può essere orionini senza essere

    m a r i a n i

    11 11madonna reGina deLL’universo madonna reGina deLL’universo

    madonna regina dell’universo

    4A cura di Enza Falso

    Intervista a Don Marcelo Boschi, Rettore del santuario Madonna Regina dell’Universo

    durante un viaggio a Roma, furono così ispirati dalla sta-tua della Salus Populi Romani di Monte Mario, che vollerochiedere a Minerbi se fosse disposto a farne un duplicatoper la “Don Orione Home” in East Boston,USA. Minerbiacconsentì ed anche il Card. Cushing diede la sua appro-vazione. Nel maggio 1954, fu lo stesso cardinale a presie-dere la cerimonia di intronizzazione della statua dellaMadonna alta 35 metri collocata in cima alla collina, e fusempre il card. Cushing a darle il nome di “Regina del-l’Universo”, manifestando anch’egli, in tale occasione, ildesiderio di costruire un santuario alla Madonna.La somiglianza della statua della Madonna Regina del-l'Universo con quella della Salus Populi Romani in Romanon si limita alla sola manifattura. Le due statue sono si-mili per la collocazione, entrambe si trovano su una col-lina da cui dominano l’una Boston, l’altra Roma edambedue nascono grazie alla collaborazione degli Amicidi Don Orione. La statua della Madonna è considerata, nelsuo genere, la più grande negli Stati e rimane un puntofocale innegabile del Santuario.

    4Il tempio mariano di Boston ha un legame particolarePaolo VI, a cui tra l’altro è dedicato il piazzale antistanteil santuario. Può spigarcene il motivo?

    In passato la realtà dei molti italiani immigrati in East Bo-ston attraeva l’attenzione dei Pastori del loro paese d’ori-gine. Giovanni Battista Montini, che fu Cardinale di

    Milano, aveva conosciuto personalmente Don Orione edapprezzato le sue opere di fede e carità. Il 6 giugno del1960 il Card. Montini, futuro Paolo VI, fece visita alla “DonOrione Home” di Boston e alla nascente costruzione delsantuario di cui benedisse la torre. Il card. Montini vide ilsantuario della Madonna come un monumento alla caritàdi Don Orione e dei suoi figli spirituali. Il Card. Cushingera orgoglioso di ciò che stava accadendo per il santuario.

    il primo sabato di maggio dell'anno mariano 1954La statua della Madonna arrivò quel giorno sulla collina di Boston, accompagnata da migliaia di personefino alla ‘Don Orione Home’, dove fu temporaneamente collocata. L’inaugurazione si svolse 16 luglio emigliaia di persone, provenienti da tutto lo Stato, si radunarono per partecipare alla cerimonia.Quell’anno furono oltre 300.000 i pellegrini, provenienti da diversi Stati degli USA, che fecero visita allaMadonna. Due anni dopo, il 26 luglio 1956 la cerimonia della posa della prima pietra avviava la costruzionedel Santuario; circa 20.000 pellegrini intervennero all’evento. Alla cerimonia, presieduta dal card. Cushing,era presente anche don Carlo Pensa, all’epoca Superiore generale dell’Opera. Il 7 ottobre 1977, durante lafesta della Madonna del Rosario, la statua della Madonna fu spostata dalla Casa per anziani alla torre delSantuario. E nel 1978 ci fu la dedicazione della Chiesa principale del Santuario. Tra le cose più preziose custodite nel santuario si elenca la reliquia della Santa Croce, donata dal card.Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI. il 7 luglio 1960.

    Boston 1956.Il Card. Cushingposa la primapietra delsantuario,con lui DonCarlo Pensa

  • Enzo Ferrari chiuse gli occhi nel1988, novantenne, in pieno agosto,alla vigilia della Festa dell’Assun-zione di Maria, nella “sua” Maranello.Aveva subìto da giovanissimo il fa-scino dei motori. Era nato a Modena,terra generosa, fertile di colture e san-guigna d’umori. A diciotto anni erasalito sul fronte della prima guerramondiale. Al rientro, ventenne, leprime corse su quattro ruote, laParma-Berceto, alle porte di casa, e laTarga Florio, gara nata in inizio di se-colo in Sicilia su iniziativa di un no-bile palermitano, Vincenzo Florio.A ventuno anni, il pilota modenesefece il salto di qualità con l’assunzioneall’Alfa Romeo a fianco di due mostrisacri dell’automobilismo dell’epoca,Antonio Ascari e Giordano Campari.Nel 1923, venticinquenne, Ferrarivisse una delle tappe decisive dellasua vita, l’incontro con i conti Paola edEnrico Baracca, genitori dell’assodell’aviazione Francesco Baracca, e ildono del simbolo del cavallino ram-pante, lo stesso che l’eroe dei cielidella prima guerra mondiale avevafatto dipingere sulla carlinga del pro-prio aereo. Dal 1929, anno della costi-tuzione della Scuderia Ferrari, quelsimbolo non verrà mai tolto sulle“vetture rosse” della casa di Mara-nello, anche quando, nel 1931, Enzo

    Ferrari abbandonerà l’attività di pi-lota per dedicarsi esclusivamente allaproduzione di vetture recanti il suonome.Sarà sempre vita complessa, quelladel costruttore modenese, prima nellelaceranti congiunture vissute nellestagioni del secondo conflitto mon-diale, poi nella difficile ripresa del-l’immediato dopoguerra e, più avanti,quando il confronto fra le proprie vet-ture da corsa e le superpotenze auto-mobilistiche internazionali divennepiù acceso. L’esordio nella Formula 1,la categoria più prestigiosa nel campodel motorismo agonistico su quattroruote, avvenne nel 1950.Da quella data, unica tra le case auto-mobilistiche, la Ferrari sarà l’unicascuderia sempre presente in tutte leedizioni del campionato mondiale diFormula 1. L’anno successivo, il 14 lu-glio, altra data storica per l’uomo diMaranello: guidata dall’argentinoJosé Froilán Gonzáles, sul circuito in-glese di Silverstone, una vettura Fer-rari marcò la prima affermazionenella massima categoria. Subito dopo,consecutivamente, nel 1952 e nel 1953,l’inizio di una lunga teoria di afferma-zioni con la conquista dei titoli mon-diali da parte di Alberto Ascari, figliodi Antonio. Nel 1956, il dramma familiare che

    avrebbe irrimediabilmente segnato lavita del costruttore modenese, accre-scendone l’isolamento e la naturaleruvidezza di carattere: la morte, ven-tiquattrenne, per distrofia muscolare,del figlio Dino. Col tempo, la scuderiadi Maranello e il marchio Ferrari di-verranno metafora dell’ingegno edella vitalità della provincia italiana edi un artigianato fattosi industria trale più competitive sul mercato auto-mobilistico mondiale, dall’Australiaalla Cina, dal Canada all’Argentina,dagli Stati Uniti alla Cina. In qualchecaso, specie nell’avanzare d’età, l’in-domabile costruttore modenese river-serà sui piloti l’affetto mancato per lascomparsa del figlio.Accadrà in particolare, entrambi rim-pianti, con l’italiano Lorenzo Bandini,schiantatosi nel 1967 sul circuito diMontecarlo, e con il canadese GillesVilleneuve, morto nel 1982 sul circuitobelga di Zolder. Al giorno d’oggi, a di-stanza di ventiquattro anni dalla suascomparsa, la figura di Enzo Ferrari,unita a quella delle sue “rosse”, restaun formidabile messaggio d’italianitànel mondo.

    DonOrione oggi dicembre 2012

    non si può essere orionini senza essere

    m a r i a n imadonna reGina deLL’universo

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    angolo giovani

    Augusto Frasca

    Pilota in gioventù, a partire dall’immediato secondo dopoguerramise mano a Maranello al grande progetto industriale che avrebbefatto delle vetture recanti il suo nome uno dei “miracoli” italianidel ventesimo secolo.

    Enzo Ferrari:una vita tra le “rosse”

    Uomini e Imprese11

    Nella foto grande: Alberto Ascari sulla Ferrarivincitrice nel 1952 del primo titolo mondiale.

    Sopra: Enzo Ferrari, il “grande vecchio” dellosport italiano, negli ultimi anni.

    Quello stesso giorno i due cardinali celebrarono la Messaai piedi della Madonna a cui parteciparono innumerevolifedeli. In memoria di quell’evento, i Figli della Divina Prov-videnza, riconobbero la vicinanza e l’amicizia verso il car-dinale a cui dedicarono la “Piazza dei pellegrini”antistante il santuario.

    4In passato, nei luoghi ove sorge il santuario, era consi-derevole la presenza degli immigrati italiani, molti deiquali conoscevano ed avevano dei legami con la Fami-glia orionina. Oggi rispetto al passato cosa è cambiato?

    Inizialmente, parliamo del secolo scorso, East Boston eraun quartiere italiano, popolato soprattutto da operai cheoccupavano quest’area della città. Il nome di Don Orioneiniziò ad essere conosciuto dalle nuove generazioni che vi-vevano nell’East Boston e nelle cittadine vicine.Oggi sono assai numerosi gli immigrati provenienti dal Cen-tro e dal Sud America, dall’Asia e dai Caraibi. Tra tutti i quar-tieri di Boston, East Boston ha la più alta percentuale di“nuovi immigrati” ed ospita la più grande comunità lati-noamericana della città. Tra il 1990 ed il 2010, il numero deiLatinoamericani (Latinos) residenti è aumentato di oltre10.000 unità su 40.000 residenti. Nel 2010 i Latinos popola-vano il 50% del quartiere rispetto al 17,6% del 1990.Più della metà degli abitanti di East Boston (55%) parla incasa una lingua diversa dall’inglese. Lo spagnolo è la primalingua parlata dal 37.3% dei residenti, mentre il 5,9% parlaitaliano, il 4,6% è di madrelingua portoghese (Portogallo eBrasile) ed il 2,3% parla vietnamita. Poco più della metà deiresidenti nel quartiere (56,4%) è nata in USA. Gli abitantidi East Boston sono emigrati da molti paesi tra cui El Salva-dor, Colombia, Brasile, Italia (2.6%), Vietnam, Messico, Gua-temala, Perù e Repubblica Dominicana.

    4Le nuove generazioni, così come le nuove comunitàetniche che fanno visita al santuario, conoscono anchesan Luigi Orione?

    Le nuove generazioni, tra cui gli ultimi immigrati italiani,conoscono i sacerdoti di Don Orione e la loro storia ma laloro americanizzazione è predominante. Loro hanno radiciitaliane ma non tradizioni italiane. I nuovi immigrati chepopolano il quartiere, anche in riferimento a quanto dettoprima, provengono per lo più da Paesi in cui l’Opera DonOrione non è presente. Se in passato i pellegrini che visi-tavano il santuario erano prevalentemente italiani, oggi èassai visibile l’influenza dei cambiamenti storico-culturalinel santuario stesso.Nel 2003, grazie alle iniziative dei Superiori Don RobertoSimionato e Don Luis Fiordaliso, si volle riorganizzare eriossigenare la nostra presenza negli Stati Uniti. Vedendoi cambiamenti storico-culturali che si stavano verificando,si volle scommettere su una nuova avventura e, prendendoesempio dalla pastorale di Don Orione, abbiamo cercatodi rispondere alle esigenze di queste persone che lascianoi loro paesi d’origine pieni di speranza, ma diventano inuovi poveri d’America. Nel 2004 l’Arcidiocesi di Boston haconcesso l’apertura del santuario per lavorare con la pa-storale etnica ed il primo passo è stato fatto con la comu-nità ispanica.Quindi rispondendo alla domanda se le nuove generazioniconoscono Don Orione, posso dire che durante gli ultiminove anni, gli ispanici provenienti da diversi paesi, hannoimparato a conoscere Don Orione sia frequentando ilsantuario e sia attraverso il lavoro fatto dai sacerdoti orio-nini. In seguito i laici hanno partecipato a numerosi viaggiin Italia, per approfondire la conoscenza del carisma diDon Orione nella sua terra d’origine; hanno visitato iCottolengo, le comunità delle PSMC ed apprezzando ifrutti del MLO. Inoltre alcuni nostri giovani hanno avutomodo di fare esperienze concrete nelle missioni delleFilippine e di partecipare ad alcuni eventi ecclesiale qualila GMG 2011 con altri gruppi di giovani orionini, dimo-strando di essere in costante sintonia con i bisogni dellaCongregazione, perseguendo progetti che coinvolgonol’intera comunità.

    Boston, 21 febbraio 1971.La visita di Aldo Moro alla comunitàorionina e alle opere di carità

    Boston 1960. Il Card. Montini saluta i fedelidavanti alla “Nursing Home Don Orione”

    Enzo Ferrari:una vita tra le “rosse”

  • On borderland we run...all’Oratorio Don Orione

    “On borderland we run...And still we runWe run and don’t look backI’ll be there, I’ll be thereTonight”.

    Cantano così gli U2 nella loro “A SortOf Homecoming” e le parole sem-brano confezionate apposta per i ra-gazzi della parrocchia del DonOrione di Pavia. “Borderland” è laterra di confine, con i suoi poliedrici

    significati, che vanno da quelli stret-tamente geografici a quelli di unamarginalità a cui spesso un’etichettati confina troppo superficialmente.Ma i giovani dell’Oratorio DonOrione, intelligentemente, rispon-dono “sul campo” e si rendono pro-tagonisti di iniziative socialiveramente meritorie, sotto la guidadi don Pietro Sacchi, vulcanico coa-diutore della parrocchia che ha bencompreso come redenzione facciaspesso rima con attenzione, qualchevolta anche con provocazione.Ecco che i suoi ragazzi, resi protago-nisti di progetti interessanti, si sono

    sentiti sia provocati nella loro sensi-bilità ed anche oggetto di attenzione.E hanno risposto “alla grande” con illoro “I’ll be there”.Uno dei progetti si chiama proprio“Borderlands” e vede i  ragazzi lavo-rare al fianco dei pazienti psichiatricidella comunità “Crescere Insieme” ,gestita dalla Cooperativa SocialeL’Alternativa, in un progetto di tea-tro sociale integrato, che cura conestrema abilità la psicologa AnnaMaria Morardo. Si lavora su duefronti: naturalmente uno è relativo aldisegno di maggior integrazionedegli ospiti di “Crescere Insieme”,ma l’altro riguarda i giovani volon-tari che si approcciano al progetto eche, impattando una realtà limite,imparano a mettersi in discussione apartire dal cuore. “Un’intuizione so-ciale che mi piace rientri nelle attività delnostro Oratorio - spiega don Pietro -dove mai si deve perdere di vista il cari-sma di Don Orione, che ci ha lasciato unpatrimonio educativo e caritativo sullostile del ‘parlare meno di Dio e viverlo dipiù’ ”. Se ci fermiamo alle parole igiovani si allontanano, perchè oggipiù che mai hanno bisogno di esempidi vita, di testimonianze belle e signi-ficative”. Il progetto prevede quin-dici incontri settimanali, ci si trovaogni martedì in palestra e il gruppoè composto da diciotto persone di cuisei amici di “Crescere insieme”. Oltread Anna Maria Morardo è presentenaturalmente don Pietro, ma anchelo psicologo Andrea Vanni e la psico-drammaturgista Lina Fortunato.“Mi piace pensare che questi mo-menti siano l’incontro tra giovani diperiferia e “vite di periferia” -con-clude don Pietro- tra storie di emar-ginazione e di recupero”.

    Daniela Scherrer

    Il Cav e la ChirurgiaPediatrica: due “amici”dei ragazzi

    Don Pietro ha alle spalle una forma-zione forte nel campo della carità edella solidarietà: quattro anni da ti-rocinante nel carcere di massima si-curezza a Velletri e tre anni inteologia alla Stazione Termini, tra isenza fissa dimora e a contatto contutte le varie forme di povertà.Una formazione che connota signifi-cativamente il suo sacerdozio, conun’impronta ben visibile sin dal 2008,quando è arrivato a Pavia. Oltretuttodon Pietro ha sperimentato “sulcampo” che i giovani sono forte-mente attratti dalle esperienze forti,dove la carità e l’aiuto si fanno inter-vento diretto e non solo preghiera.Oltre a Borderlands i ragazzi del-l’Oratorio partecipano ad altri dueprogetti interessanti.Il primo è in collaborazione con ilCav, che proprio nel territorio parroc-chiale ha una comunità dove abitanoquattro mamme con i loro figli, incammino verso il recupero di unapiena autonomia. Otto ragazzi hannostabilito un rapporto di sintonia conmamme e bimbi, sotto la guida dellapresidente del Cav di Pavia, MariaAssunta Zanetti, affiancata da PaolaFerrari e Ilaria Ludovico. Insiemepartecipano ad un laboratorio di de-corazione e soprattutto realizzano la-voretti con materiale riciclato perpartecipare a mercatini e raccoglierefondi per il Cav stesso.Proprio dai contatti con i bambiniospiti della struttura è nato il collega-mento con la Chirurgia Pediatrica delSan Matteo e la voglia dei ragazzi direndersi utili anche in quel contestoospedaliero dove le parole e i sorrisisono così necessari. Attraverso uncolloquio con una dottoressa, IlariaGruppi, la proposta di aiuto ha in-contrato la massima disponibilità delprimario Gloria Pelizzo, pioniera nelsuo ambito e conosciutissima perchèopera feti affetti da spina bifida,  e siè andati oltre le visite di cortesia per

    attuare un vero e proprio progetto.La richiesta è stata quella di decoraregli ambienti della chirurgia pedia-trica, attività che si sta portando atermine grazie anche all’impegno diSandra Mandaglio e Matteo Chin-damo, due decoratori che già ave-vano dato prova della loro abilità inOratorio. Il progetto prevede anchela partecipazione di un detenuto diTorre del Gallo incluso nel pro-gramma di giustizia riparativa.In più i ragazzi dell’Oratorio si alter-nano anche nel dare una mano per ilservizio a colazione tra le corsie.L’obiettivo è quello ora di estendereil progetto all’Oncoematologia, alquarto piano della Pediatria.

    Sche. Da.

    Il campo di servizioa Camaldoli

    Un’esperienza forte, significativa checonsenta ai ragazzi di incontrare ilmondo ai confini dell’emargina-zione, ma anche di sperimentare lavita di comunità con tutte le proble-matiche connesse allo “stare in-sieme”.

    È questo il filo conduttore del campodi servizio estivo per gli animatoridel Grest che, al termine delle cinquesettimane in Oratorio, don Pietropropone loro come tappa conclusivadi un cammino di formazione speci-fico. E si tratta di un campo estivoparticolare, al Villaggio della CaritàDon Orione di Camaldoli, sopra SanFruttuoso, sulle alture di Genova: lastruttura orionina accoglie i portatoridi disabilità fisica e psichica e constaanche di una sezione riservata ai ma-lati psichiatrici un tempo ricoveratinei manicomi. Un impatto non facileper la quindicina di animatori del-l’Oratorio, che però da tre anni portaavanti l’esperienza con un entusia-smo che traspare anche dalle loro te-stimonianze nel corso dell’intensocortometraggio recentemente realiz-zato e con il quale ora don Pietro hainiziato il suo giro nelle scuole perraccontare la bellezza e l’utilità diquesta esperienza di servizio. “L’in-contro con la diversità è anche incontrocon se stessi. Sottolinea infatti quell’ioche emerge in tutta la sua forza quandoesci dal contesto usuale che ti porta astare con i tuoi amici in Oratorio, con chiconosci e frequenti”.

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    Daniela Scherrer, Sche. Da.

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    angolo giovani

    Teatro sociale, iniziative con il Cav eun aiuto alla Chirurgia Pediatrica

    Raccontiamo tre esperienze in cui i giovani protagonisti diun cammino dove “si corre” pensando agli altri.

  • Viaggi in fuoristrada, polvere, voci di centinaia e centinaia di bambini, canti accompagnati da danzecoinvolgenti, preghiera, colloqui con i religiosi… questi sono i ricordi, i suoni e le parole che mi riman-gono nella mente dopo il recente viaggio in Madagascar, insieme al Superiore generale Don Flavio Peloso.

    È stata una trasferta che ci ha impe-gnati per una quindicina di giorni.Lo scopo principale era incontrare letre comunità religiose presenti inquella lontana e vivace nazione e vi-vere, con tanta gente amica, tre mo-menti di festa: l’ordinazione di tresacerdoti malgasci, la benedizione deldispensario di Miandrarivo e l’inau-gurazione della maison de charité diAntsofinondry.Il viaggio, come accennavo, è statolungo ed impegnativo perché, cometutti sanno, il Madagascar non è fuoridalla porta. Partiti da Roma, abbiamoraggiunto Parigi e, dalla capitale fran-cese, dopo un volo di nove ore, siamoatterrati ad Antananarivo.

    Erano le cinque del mattino e Don Lu-ciano Mariani – coordinatore dellamissione - già ci aspettava per portarciad Antsofinondry, nella periferia norddella capitale, dove i nostri confratellisi occupano di un grande distrettoparrocchiale con scuole e centinaia digiovani.

    L’ordinazione sacerdotale di Charlot, Rinja e Mamisoa

    È stato l’evento più importante. Il 14ottobre, alle 9.30, la processione di in-gresso è iniziata puntualmente, sno-dandosi in mezzo alla folla radunatasinel grande piazzale erboso, accantoalla chiesa parrocchiale.

    Il parroco, Don Sandro Mora, ha su-bito calcolato che le persone fossero  5o 6 mila. Cielo azzurro, limpido,  l’ariafresca, ma il sole scottava perché era-vamo a 1800 metri di altezza. La gente,sempre partecipe con canti e pre-ghiere, ha assistito devotamente allalunga cerimonia durata 4 ore.Dall’alto del rialzo su cui era collocatol’altare, lo sguardo si posava su quellospettacolo di gente convenuta da ogniparte per partecipare a quell’evento difede e di Chiesa.Particolarmente significativo il ritodella benedizione di addio e di augu-rio che genitori e famigliari hanno im-partito ai tre figli prima dell’iniziodella ordinazione sacerdotale.

    Terminata la Messa,quasi a voler prolun-gare la gioia della giàlunga cerimonia, cisono stati discorsi,doni e gesti simbolicida parte delle varierappresentanze pa-storali. Il Superioregenerale, al momentodel suo discorso, havoluto accanto a sétutti i Figli della DivinaProvvidenza, ai quali ha consegnato labandiera orionina, bianca e gialla conl’Instaurare omnia in Christo. Erano pre-senti anche le Piccole Suore Missiona-rie della Carità che sono in attesa dipoter aprire una comunità anche traquesta gente. Due volontari italiani –Luca e Silvana – hanno ricevuto i rin-graziamenti a nome dei tanti volontariche in patria o anche venendo in Ma-dagascar hanno contribuito alla vitadella missione.

    Il dispensario Don Orionedi Miandrarivo

    Un centro rurale di circa 3000 abitanti,a 27 km di distanza da Faratsiho, overisiede la comunità orionina che ha lacura del vasto Distretto pastorale.

    Miandrarivo è prati-camente isolato seimesi all’anno, du-rante la stagionedelle piogge, ed èdifficilmente rag-giungibile anchenegli altri mesi, acausa della man-canza di strade. L’at-tuale strada è pienadi buche, dislivelli,

    pietre e fango; è per-corsa normalmente solo dai buoi chetrascinano piccoli carretti carichi diprodotti agricoli. Tutti vanno e ven-gono a piedi. Terminata la Messa, allapresenza di un migliaio di persone po-vere e piene di speranza, il 15 ottobreè stato inaugurato il “segno della Di-vina Provvidenza” per questa gente: ilDispensario con alcuni servizi essen-ziali di medicina, maternità, ecografia,analisi mediche, dentista, farmacia e10 posti letto.Il Dispensario, titolato a San LuigiOrione, è stato costruito con l’aiuto de-terminante dell’Associazione “CuoreAmico” di Brescia, con la collabora-zione anche manuale di numerosi vo-lontari italiani e con la fede el’intraprendenza del nostro Don San-dro Mora, sostenuto dai Confratelli e

    dalla comunità cristiana. Non esisteun servizio di assistenza sanitaria intutta la vasta zona.

    La maison de charité

    Si tratta di una casa moderna e sobriache ospiterà in regime stabile di acco-glienza e riabilitazione, disabili dellaregione con varie patologie e un Di-spensario aperto alla gente, con me-dico e farmacia. Per la realizzazione diquesta Casa, dedicata a Padre Pio daPietrelcina, ha contribuito in modoconsistente l’Associazione “Una voceper Padre Pio”, rappresentata dal Pre-sidente Enzo Palumbo. Terminata lamessa, presieduta dall’arcivescovo diAntananarivo, mons. Odon e don Fla-vio hanno benedetto la bella struttura.“Il bene del Madagascar fa bene a tuttala Congregazione - ha scritto il Supe-riore generale di ritorno dal Madaga-scar - a causa di quella comunicazionemisteriosa e reale che circola nel nostropiccolo “corpo mistico” di Congrega-zione. Ai Confratelli va tutta la nostrastima, l’affetto e l’incoraggiamento”.Ovviamente, queste realizzazioni siaccompagnano a nuovi progetti diespansione. Monsignor Rosario SaroVella, salesiano di origine siciliana, ve-scovo di Ambanja, sta insistendo peravere una comunità nella sua Diocesi.Intervenendo al Sinodo in corso aRoma, ha detto che “il Madagascar è unpaese giovane, è una chiesa giovane. Co-nosciamo il peso dell’anziano nelle comu-nità patriarcali. È l’anziano che trasmettei valori, i costumi... L’anziano parla e dicel’ultima parola. Ma l’artefice del cambia-mento è il giovane! Noi - come Chiesa ecome vescovi - educhiamo ed insegniamo”.In Madagascar, la gioventù è davverostraripante per numero, per vitalità eper bisogni.La Congregazione, attualmente, hacirca 15.000 bambini e giovani nellescuole di Anatihazo, Antosofinondrye Faratsiho! E sono in buon numeroanche quelli in cammino con DonOrione: 9 sacerdoti, 9 religiosi in for-mazione, 3 novizi, 21 postulanti e unaquarantina di aspiranti. “Sia bene-detto il nome del Signore”.

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    pagina missionaria

    Aurelio Fusi

    DonOrione oggi dicembre 2012 DonOrione oggi dicembre 2012

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    pagina missionaria

    IL BENE DELMADAGASCAR FABENE A TUTTA LACONGREGAZIONE.AI CONFRATELLI VATUTTA LA NOSTRASTIMA, L’AFFETTO EL’INCORAGGIAMENTO”

    “Sia benedetto il nome del Signore”Una missione in espansione

    I tre neo sacerdoti durante la cerimonia di consacrazione

    I festeggiamenti dei fedeli intervenuti alla celebrazione dell’ordinazionesacerdotale dei tre nuovi sacerdoti

  • Il Mozambico è un paese grande duevolte l’Italia, con una popolazione dipoco superiore ai 20 milioni. Fu peroltre quattro secoli colonia portogheseed ha raggiunto l’indipendenza nel1975, accompagnata da 30 anni diguerra civile che ha disseminato dimine e di morti questo martoriatopaese. Dal 1992 è iniziata la nuova pa-gina di storia civile del Mozambico,tra molte difficoltà e tanta povertà.La Congregazione è arrivata in Mo-zambico il 21 marzo del 2003 con duemissionari dal Brasile sud - P. José Ge-raldo e P. Suvenir Miotelli. Si installa-rono a Bagamoyo, un quartierepoverissimo periferico della capitaleMaputo (1.400.000 abitanti).Qui hanno dato inizio a una nuovaparrocchia “San Giovanni Bosco” checonta oggi circa 6000 cristiani dei25.000 abitanti del bairro. La comunitàparrocchiale è suddivisa in 16 nucleidi famiglie ed è già ben strutturatanelle sue attività pastorali.

    A poco più di 3 km dalla parrocchia,nel comune di Zimpeto, sorge un pic-colo villaggio chiamato “Obra DomOrione” che accoglie bambini congravi disabilità fisiche e mentali.Ricordo che la convenzione con l’Ar-civescovo la firmai il 27 dicembre2007 e le attività iniziarono il 2 agosto2008, con la presenza di P. RomoloMariani, primo promotore e respon-sabile dell’attività.Il 10 novembre, ho benedetto i nuoviambienti del Centro di riabilitazione psi-comotoria che servirà sia i bambiniospitati nel villaggio e sia i molti bam-bini disabili del territorio. Il serviziodi quest’opera è stato ed è sostenutodalla preziosa collaborazione di vo-lontari italiani che hanno offertocuore, competenza e anche denaro.È stata una celebrazione semplicee commovente con tutti i bambini pre-senti. L’Obra Dom Orione di Zimpetosuscita meraviglia e simpatia nellacittà e costituisce un bel segno della

    Divina Provvidenza e della Chiesaverso i figli più svantaggiati.A 1 Km dal villaggio, la Congrega-zione possiede un ettaro di terrenoadibito a “machamba“ (orto). Dà ver-dure e prodotti preziosi per il bilanciodell’opera. I Confratelli attualmentepresenti sono 5: P. José Geraldo (supe-riore), P. Paulo Damin (parroco),P. Claudio Pamazi (responsabile del se-minario) recentemente giunto dalTogo, il chierico Edson Texeira, ordi-nato diacono il 4 novembre, e il chie-rico tirocinante Paulin Preka, albanese.Fin dall’inizio è stato costituito un pic-colo seminario. Attualmente sono 10i seminaristi che frequentano i 3 annidi studi propedeutici ai corsi univer-sitari di filosofia e teologia. Inoltre, aBonoua (Costa d’Avorio), ci sono 4novizi, mentre due chierici mozambi-cani stanno frequentando i corsi difilosofia a Ouagadougou.I figli crescono e danno speranza peril futuro. Tra le decisioni prese du-rante la visita canonica, c’è stata anchequella della costruzione della casa diformazione nell’area dell’Obra DomOrione di impeto.Durante la visita canonica abbiamoavuto modo di incontrare l’Arcive-scovo ed il Vescovo ausiliare di Ma-puto che hanno manifestato stima edisponibilità ad aiutare lo sviluppodella Congregazione. Il vescovo diXai Xai, Dom Lucio, attende gli Orio-nini nella sua Diocesi.Come Don Orione, pioniere in Brasile,scrisse che “o Brasil vai ter que cozinharcom lenha brasileira”, così oggi è neces-sario che “Moçambique cozinhe comlenha moçambicana”.

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    pagina missionaria

    Flavio Peloso

    N O T I Z I E F L A S HDAL MONDO ORIONINO

    in breve

    PadovaUANCHE DON ORIONE RA “I PIONIERI DELL'ECU-MENISMO SPIRITUALE”

    n Si è svolta il 22 novembre a Padovauna giornata di studio, concentrata suquattro “Pionieri dell'ecumenismo spi-rituale”: San Luigi Orione, San Leo-poldo Mandić, Beata Maria GabriellaSagheddu e San Giovanni Calabria.L'evento si è svolta al Santuario di SanLeopoldo Mandic, in occasione del 70°anniversario della morte del santo. Ha moderato l’incontro Prof. AngeloBorghino, cappuccino e preside delloStudio Teologico "Laurentianum" di Ve-nezia. Don Aurelio Fusi, postulatore ge-nerale della Piccola Opera della DivinaProvvidenza di Don Orione, è interve-nuto con il tema “Don Orione e il quo-tidiano ecumenismo della carità”,presentando ampiamente l’esempio diimpegno ecumenico di San LuigiOrione. La giornata si è conclusa conun intervento del Card. Walter Kasper.

    RomaINCONTRI DEL COORDINAMENTOTERRITORIALEMLO ITALIA CENTROE SUDn Sabato 3 novembre 2012, a Roma ea Borgonovo (PC), si sono svolti gliincontri del Coordinamento territorialeMLO – Italia Centro e Sud.

    RomaÈ intervenuto Don Giuseppe Soranicon delle note e una riflessione riguar-danti il documento relativo all’Annodella Fede. Successivamente Don Gio-vanni Carollo ha presentato le prioritàdel triennio, l'organizzazione delle areee il funzionamento dei segretariatidella nuova Provincia unita “Madredella Divina Provvidenza”.Antonella Simonetta e Don Eldo Mussohanno posto l’accento sull’importanzadel cammino del MLO nelle comunitàlocali, le nuove schede di formazione, eanche il lavoro da fare in relazione alRegolamento che accompagnerà ilnuovo Statuto.

    Borgonovo (PC)I Dirigenti territoriali MLO della Ex Pro-vincia San Benedetto, si sono riunitinella Sede degli Ex Allievi di e secondol’ordine del giorno hanno esaminato leattività già svolte come le Iniziative diformazione a livello locale e gli EserciziSpirituali nazionali; inoltre sono statedefinite le manifestazioni per il 2013quali le Giornate di Spiritualità zonali, ilPellegrinaggio Territoriale a Monte Pe-nice –Bobbio e gli Esercizi Spirituali del2013 a Montebello (PV).Don Gianni Castignoli, nel suo inter-vento, ha sensibilizzato i partecipantisul fatto di alcune realtà parrocchialiorionine dove stenta a decollare il Co-ordinamento Locale MLO.

    Studi orioniniDON ORIONE,IL SANTO CON IL DIABETEn LAPDI (Liga Argentina de Protección al Diabetico),la più antica associazione di diabetici in Argentina, haorganizzato in occasione della Giornata Mondiale delDiabete (14 novembre) un conferenza sul tema “DonOrione, il santo con il diabete”.Come relatore è stato invitato un religioso orioninoP. Facundo Mela, il quale ha presentato il tema su unaspetto quasi sconosciuto di Don Orione: il suo dia-bete, i sintomi, le cure e anche il senso di umore.Il contenuto della conferenza è frutto di una indaginestorico-medica (pubblicata su Messaggi di DonOrione, n. 135) realizzata da P. Facundo Mela e SourMaría Rosa Zbicajnik (una dottoressa, missionarianelle Filippine). Gli organizzatori hanno dichiaratoche questa indagine storico-medica è di grande aiutoper fare capire che il diabete non è un “castigo diDio”, perché in qualsiasi uno può manifestarsi ildiabete, anche nei santi! P. Facundo ha espresso la suasoddisfazione per “questa bell’opportunità in cui si èpotuto far capire il senso cristiano del dolore”.

    Dal 3 al 10 novembre il Superiore generale Don Flavio Peloso ed il Superiore provincialedel Brasile Sud Pe. Aparecido Da Silva, si sono recati in Mozambico per la visita canonica,un programma fitto di incontri e visite ha avuto lo scopo di dare impulso e indirizzo allosviluppo di questa presenza iniziata solo 9 anni fa.

    I figli cresconoe danno speranza per il futuro

    Il Superiore generale, Don Flavio Peloso, con la comunità religiosa di Maputo- Mozambico

  • ISO2a ASSEMBLEAGENERALE DI VERIFICAn L'Istituto Secolare Orionino dal 6 all'8 ottobre ha ce-lebrato a Claypole (Argentina) l'Assemblea generale diVerifica del triennio 2009/2012 e di programmazioneper il triennio 2012/2015.Il motto che ha accompagnato i lavori assembleari èstato "Per me il vivere è Cristo" il quale ha avuto, comeobiettivo centrale, l'Educarci a vivere con Cristo unavita nuova, a vivere la Sua vita, la Sua santità.È stato tempo privilegiato che, nell'ascolto, nel dialogoe nello scambio, ci ha arricchite spiritualmente e uma-namente, due aspetti peculiari perchè la vita dell'Isti-tuto possa rendere presente al mondo Cristo Gesù.Con la Responsabile generale Anna Rita Orrù hannopartecipato la vicaria generale Lina Gulino (Argentina),la Consigliera generale Blanca Laureiro (Uruguay), l'As-sistente spirituale Padre Eldo Musso; presenti, inoltrele Responsabili regionali del Brasile e dell'Argentinanonchè, i loro Assistenti spirituali. Sono state presenti anche le sorelle "delegate" e "l'in-caricata" del gruppo della Polonia.

    Cile25 ANNI DI PRESENZADELLE PSMC ADANTOFAGASTAn Le PSMC del Cile hanno festeggiatoi 25 anni della loro presenza evangeliz-zatrice ad Antofagasta, con due solenniCelebrazioni Eucaristiche. La prima si èsvolta il 29 settembre, nella Chiesa Cat-tedrale della città, alla presenza delleautorità civili ed ecclesiastiche, di nu-merose religiose e religiosi di diverseCongregazioni, amici e benefattori; laseconda si è tenuta il 13 ottobre pressola Cappella dell'opera. Entrambe le ce-lebrazioni sono state presiedute daMons. Pablo Lizama, Arcivescovo di An-tofagasta. Le PSMC sono arrivate inquesto luogo desertico a nord del Cileil 21 luglio del 1987, accompagnatedalla Superiora Provinciale di allorasuor Maria Ortensia Turati. Da quel mo-mento non è mai cessato l’impegno eil lavoro generoso di ogni suora che hacontribuito a fare dell’Hogar DonOrione un’”oasi d’amore” che accogliebambini, giovani disabili e anziani

    FDPGLI ESERCIZI DELTEMPO AUTUNNALEn A Fano (PU) e a Zduńska Wola in Po-lonia si sono svolti, lo scorso novembre,i corsi autunnali di esercizi spirituali, untempo di rinnovo spirituale, di sostadalle attività quotidiane e di riflessionesulla propria vita. Il primo si incontro siè svolto a Fano, guidato da Don Vin-cenzo Alesiani e impostato sul temadella sapienza del cuore, basandosi suiLibri sapienziali della Sacra Scrittura.Vi hanno partecipato 14 religiosi, pro-venienti principalmente dall’Italia edalla Romania. Il secondo corso si èsvolto a Zdunska Wola in Polonia, nellafamosa “Casa delle Missioni”, oggi ilCentro di Esercizi e di Spiritualità. Ilcorso è stato guidato da P. Józef GowelSCJ di Tarnów. P. Józef ha incentrato gliesercizi sul tema dell’Anno della Fede.Vi hanno partcipato 30 religiosi dellaProvincia polacca.

    MadridUN NUOVO SLANCIONELLA PASTORALEGIOVANILEVOCAZIONALEn A metà di novembre si è svolto a Ma-drid in Spagna un incontro della équipedi Pastorale Giovanile-Vocazionale.Erano presenti i religiosi e i giovani, rap-presentanti di tutte le Case orionine inSpagna (Madrid, Almonte, Valencia ePosada de Llanes). Il più importante trai temi trattati affrontati è stato quellodel rinnovamento della PastoraleGiovanile- Vocazionale nella Provinciaspagnola, poi si è anche parlato dell'in-contro della GMG a Rio de Janeiro 2013e il prossimo incontro del SegretariatoGenerale per l’area europea che sipensa di organizzare a Posada de Lla-nes in Spagna. Quest’ultimo si svolgeràin concomitanza con la beatificazionedei servi di Dio Ricardo Gil e AntonioArrué. Padre José commenta che al di làdelle magnifiche persone che si sonocoinvolte in questo risveglio della Pa-storale Giovanile-Vocazionale ci sono ibei cuori da cui sta nascendo tutto.

    ArgentinaUNA VISITA A RAFAEL CALZADAA DISTANZA DI TEMPO

    n Il 29 ottobre scorso Padre Facundo Mela si è recatoalla "Hogar San Javier" dei Padri Verbiti, presso il cuiCollegio Apostolico, alla fine degli anni ’30, studiavanoteologia alcuni chierici orionini, per intervistare alcunisacerdoti anziani che avevano studiato con i Religiosiorionini. P. Facundo ha incontrato Don Victor Heit SDVe Don Jose Gallinger SDV, che hanno ricordato moltidettagli di quel periodo e dei chierici orionini, dei qualihanno parlato con grande affetto e stima, ricordandolicome buoni compagni, con molto senso di semplicitàe di povertà. Inoltre, parlando con loro, P. Facundo haavuto saputo, con grande sorpresa, che entrambiavevano partecipato alla posa della prima pietra alCottolengo di Claypole nel 1935.Erano andati là con i Superiori, per cantare e "rispon-dere alle preghiere in latino". Avevano allora 13 o 14anni. E ricordavano Don Orione e il Presidente de laRepubblica Argentina - Agustin P. Justo.

    Sassello (SV)CONFERIMENTODI ONORIFICENZAPONTIFICIA ADON VALENTINOBARBIEROn La cerimonia si è svolta domenica 4novembre, durante la S. Messa domeni-cale nella Parrocchia della Maddalena diSassello. Il vescovo Mons. Pier GiorgioMicchiardi della Diocesi di Acqui Terme(AL) da cui dipende Sassello, ha conferitoa un religioso orionino – Don ValentinoBarbiero l’onorificenza ponti- ficia “ProEcclesia et Pontifice”. Si tratta di una ono-rificenza istituita da Papa Leone XIII nel1888 (modificata poi da Paolo VI), confe-rita a Laici e Laiche e ad Ec