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Dominanza, lateralizzazione e loro implicazioni: cos’è l’esame della lateralità? Cristina Pannucci Si sa, la natura è straordinaria tanto che tramite un sistema di codifica complesso come il codice genetico stabilisce addirittura quale parte del nostro cervello sarà più efficiente e sviluppata dell’altra; questa preferenza è detta dominanza emisferica cerebrale. La lateralizzazione è il processo con cui la dominanza emisferica cerebrale si esprime, a livello corporeo, determinando una maggior forza, maggior quantità di energia (tono), di una parte del corpo rispetto all’altra; è un processo innato che comincia a manifestarsi intorno ai tre-quattro anni e dovrebbe definirsi e stabilizzarsi intorno ai sei- sette anni. Conoscere la lateralità di una persona è importante perché può essere indice potenziale d’attesa di una abilità intellettiva più sviluppata rispetto ad altre o, viceversa, più carente rispetto ad altre. Un mancino, ad esempio, può avere più facilmente problemi nell’orientamento spaziale ma è altrettanto noto che può essere più facilmente dotato di grande creatività e senso estetico. La lateralizzazione si evidenzia per la mano, il piede, l’occhio, l’orecchio e l’emi-soma. La specializzazione, però, non è sempre così lineare come sembra, essere destrimani non implica una dominanza armonica di tutta la porzione destra del corpo ed esiste un fenomeno detto “lateralità crociata”, non armonica, non “pura”, che consiste appunto nell’avere diverse “lateralità” per diverse parti del corpo – ad esempio destrimane con dominanza a sinistra per l’occhio -. In una situazione come questa, per scrivere, la mano del soggetto punterà spontaneamente al margine sinistro del foglio, l’occhio, al contrario, mirerà automaticamente a quello di destra. Questo comporterà diverse problematiche – che possono risolversi spontaneamente nel corso dello sviluppo- introdotte dallo sforzo continuo di coordinare occhio e mano che hanno tendenze opposte, e saranno tanto più sentite quanto più il bambino è piccolo ed in fase di apprendimento. Per questo nella rieducazione della scrittura, al momento della valutazione diagnostica, si compie un esame approfondito della lateralità, soprattutto nelle tre componenti principali, occhio – mano – piede, che possono avere un ruolo nelle disfunzioni della prassia scrittoria. Di norma si compiono almeno tre prove, tra tutte quelle applicabili, per definire con certezza la dominanza di una parte sull’altra. Andiamo a vedere più da vicino quali sono le prove applicabili per le tre parti corporee e che tipo d’informazione possiamo trarne: 1) MANO - in ognuno di noi agiscono due tipi di energia; una detta energia di fondo, è innata, alla base del movimento spontaneo ed agisce fin dalla nascita in una certa direzione. L’altra, l’energia d’azione, è legata ai movimenti volontari e soggetta a pressioni sociali, proprio per questo può scostarsi dall’energia di fondo e manifestarsi come dominanza diversa da quella innata. Nell’esame della lateralità della mano bisogna individuare, innanzi tutto, qual è la mano d’uso (quella soggetta a pressioni sociali) e qual è quella abile (quella geneticamente determinata per l’azione ) ma, soprattutto, se le due coincidono o divergono. È importante valutare questa cosa per decidere quale mano educare o rieducare in maniera efficace ma anche per distinguere, quando ci troviamo di fronte ad una “mano d’uso” discordante da quella abile, se ci troviamo di fronte ad un caso di imitazione di una figura predominante, di nevrosi grafica come nel finto mancino o ad un caso di mancinismo contrariato. È importante poter distinguere i vari casi perché la disgrafia del soggetto che valutiamo potrebbe essere imputata alla non accettazione della mano abile piuttosto che alla carenza di abilità di base nel processo di letto – scrittura. Per determinare la lateralità della mano si eseguono prove pratiche come le seguenti: 1) stringere forte la mano del rieducatore, prima con una mano poi con l’altra. La più forte è quella dominante. 2) mimare un’azione; lavarsi i denti, pettinarsi, mangiare..

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Dominanza, lateralizzazione e loro implicazioni: cos’è l’esame della lateralità? Cristina Pannucci

Si sa, la natura è straordinaria tanto che tramite un sistema di codifica complesso come il codice

genetico stabilisce addirittura quale parte del nostro cervello sarà più efficiente e sviluppata

dell’altra; questa preferenza è detta dominanza emisferica cerebrale.

La lateralizzazione è il processo con cui la dominanza emisferica cerebrale si esprime, a livello

corporeo, determinando una maggior forza, maggior quantità di energia (tono), di una parte del

corpo rispetto all’altra; è un processo innato che comincia a manifestarsi intorno ai tre-quattro anni

e dovrebbe definirsi e stabilizzarsi intorno ai sei- sette anni.

Conoscere la lateralità di una persona è importante perché può essere indice potenziale d’attesa di una abilità intellettiva più sviluppata rispetto ad altre o, viceversa, più carente rispetto ad altre. Un mancino, ad esempio, può avere più facilmente problemi nell’orientamento spaziale ma è altrettanto noto che può essere più facilmente dotato di grande creatività e senso estetico. La lateralizzazione si evidenzia per la mano, il piede, l’occhio, l’orecchio e l’emi-soma. La

specializzazione, però, non è sempre così lineare come sembra, essere destrimani non implica una

dominanza armonica di tutta la porzione destra del corpo ed esiste un fenomeno detto “lateralità

crociata”, non armonica, non “pura”, che consiste appunto nell’avere diverse “lateralità” per diverse

parti del corpo – ad esempio destrimane con dominanza a sinistra per l’occhio -.

In una situazione come questa, per scrivere, la mano del soggetto punterà spontaneamente al

margine sinistro del foglio, l’occhio, al contrario, mirerà automaticamente a quello di destra. Questo

comporterà diverse problematiche – che possono risolversi spontaneamente nel corso dello

sviluppo- introdotte dallo sforzo continuo di coordinare occhio e mano che hanno tendenze

opposte, e saranno tanto più sentite quanto più il bambino è piccolo ed in fase di apprendimento.

Per questo nella rieducazione della scrittura, al momento della valutazione diagnostica, si compie

un esame approfondito della lateralità, soprattutto nelle tre componenti principali, occhio – mano

– piede, che possono avere un ruolo nelle disfunzioni della prassia scrittoria. Di norma si compiono

almeno tre prove, tra tutte quelle applicabili, per definire con certezza la dominanza di una parte

sull’altra. Andiamo a vedere più da vicino quali sono le prove applicabili per le tre parti corporee e

che tipo d’informazione possiamo trarne:

1) MANO - in ognuno di noi agiscono due tipi di energia; una detta energia di fondo, è innata, alla

base del movimento spontaneo ed agisce fin dalla nascita in una certa direzione. L’altra, l’energia

d’azione, è legata ai movimenti volontari e soggetta a pressioni sociali, proprio per questo può

scostarsi dall’energia di fondo e manifestarsi come dominanza diversa da quella innata.

Nell’esame della lateralità della mano bisogna individuare, innanzi tutto, qual è la mano d’uso

(quella soggetta a pressioni sociali) e qual è quella abile (quella geneticamente determinata per

l’azione ) ma, soprattutto, se le due coincidono o divergono. È importante valutare questa cosa

per decidere quale mano educare o rieducare in maniera efficace ma anche per distinguere,

quando ci troviamo di fronte ad una “mano d’uso” discordante da quella abile, se ci troviamo di

fronte ad un caso di imitazione di una figura predominante, di nevrosi grafica come nel finto

mancino o ad un caso di mancinismo contrariato. È importante poter distinguere i vari casi perché

la disgrafia del soggetto che valutiamo potrebbe essere imputata alla non accettazione della

mano abile piuttosto che alla carenza di abilità di base nel processo di letto – scrittura.

Per determinare la lateralità della mano si eseguono prove pratiche come le seguenti: 1) stringere forte la mano del rieducatore, prima con una mano poi con l’altra. La più forte è quella dominante. 2) mimare un’azione; lavarsi i denti, pettinarsi, mangiare..

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3) alzare la mano destra e poi indicare quella del rieducatore.

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2) PIEDE – questa parte non è, ovviamente, direttamente coinvolta nella prassia scrittoria ma

valutarne la dominanza serve a farsi un’idea generale del processo di lateralizzazione e del suo grado

di armonia. Per il piede possiamo servirci delle seguenti tre prove pratiche:

1) dare un calcio alla palla;

2) salire un gradino o salire su uno sgabello;

3) saltare su un piede solo. In ogni caso la scelta ricade sul piede più abile.

3) OCCHIO - la dominanza oculare, come quella della mano, va approfondita molto bene perché

spesso è coinvolta in disturbi dell’apprendimento. Una dominanza oculare a sinistra, ad esempio,

può essere alla base di problematiche affini a quelle dislessiche.

Infatti, un occhio sinistro dominante, in un mondo destrimane come il nostro, comporta per il

bambino problematiche aggiuntive perché, pur dovendo iniziare a leggere un testo da sinistra a

destra, il suo occhio punterà in maniera naturale e spontanea alla destra del foglio, costringendo il

bambino ad un ulteriore sforzo per ricondurre la mira a sinistra.

Questo introdurrà tutta una serie di inconvenienti quali la tendenza a saltare la prima riga dello

scritto, a leggere a salti una riga si ed una no, ad ignorare la prima lettera di una parola o la parola

intera, ad invertire le sillabe che la compongono (perché l’occhio legge prima la accade (sistema del

movimento oculare) di destra e poi quella di sinistra), etc. Stesso discorso può esser fatto per la

scrittura ma anche per quanto riguarda operazioni algebriche che richiedono di incolonnare in

maniera precisa i numeri per eseguire il calcolo, cosa che può rimaner difficile per un soggetto con

occhio sinistro dominante. Spesso queste problematiche si risolvono spontaneamente con la

crescita, vengono compensate, lasciando al bambino un normale percorso di sviluppo ed

apprendimento, è però importante conoscerle e riconoscerle per evitare al bambino un’inutile

trafila di esami ed accertamenti, ma anche per alleviare dubbi ed ansie dei genitori sui problemi che

il figlio incontra a scuola.

Detto questo vediamo quali prove possono essere compiute per la dominanza oculare:

1) guardare dal buco della serratura

2) usare un cartoncino arrotolato come cannocchiale e guardare l’orizzonte

3) guardare in un caleidoscopio

4) far finta di scattare una foto chiudendo l’occhio “che non serve”.

Conclusa questa serie di valutazioni potremmo trarre un bilancio definitivo di lateralizzazione

armonica (tutte le componenti sono dominanti a destra – destro puro - o a sinistra – mancino puro)

o di lateralizzazione crociata. Questo bilancio andrà tenuto in debita considerazione per una buona

valutazione del caso e per un intervento rieducativo mirato; sarà anche utile per intervenire in

maniera specifica sull’apprendimento in genere.

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Mancini o destrimani? Lo decide il midollo spinale. 22 febbraio 2017 Ricerca

La preferenza per l'uso della mano destra o sinistra non ha origine a livello della corteccia cerebrale,

ma nasce da una differenza nell'espressione genica di neuroni del midollo spinale in una fase dello

sviluppo fetale.

Essere mancini o destrimani è un tratto che non dipende dallo sviluppo cerebrale, ma da quello del

midollo spinale, o meglio ancora da fattori che modulano l'espressione dei geni dei neuroni del

midollo spinale. La scoperta è opera di ricercatori dell'Università di Bochum, in Germania, che

firmano un articolo pubblicato sulla rivista on line " eLife".

Fino a qualche anno fa si ipotizzava che la preferenza per la mano destra o per quella sinistra fosse

dovuta a differenze nei livelli di attività dei neuroni cerebrali, poiché i movimenti del braccio e della

mano destra sono controllati dalle aree motorie dell'emisfero cerebrale sinistro, mentre quelli della

mano sinistra sono controllati da aree motorie dell'emisfero destro.

Tuttavia, una preferenza per il movimento di una delle due mani è già osservabile nel feto fin dall'ottava settimana di gravidanza, e dalla tredicesima settimana il feto mostra una preferenza per succhiare il pollice destro o quello sinistro. In quella fase di sviluppo, però, la corteccia motoria non è ancora funzionalmente collegata al midollo spinale, che fa da tramite fra il cervello e le terminazioni nervose che arrivano ai muscoli degli arti. Un fatto che suggerisce un ruolo di primo piano del midollo spinale, quella parte del sistema nervoso centrale che si sviluppa all'interno della colonna vertebrale. Sebastian Ocklenburg e colleghi hanno controllato i livelli di espressione genica nei neuroni del

midollo spinale di cinque feti umani tra l'ottava e la dodicesima settimana di gravidanza,

scoprendo una differenza in quei segmenti del midollo che controllano i movimenti delle braccia

e delle gambe. Queste asimmetrie di espressione di geni rilevanti per lo sviluppo del sistema

nervoso centrale sono risultati legati a fenomeni epigenetici, ossia a cambiamenti che non

modificano le sequenze di DNA del genoma, ma che alterano l'espressione dei geni e quindi, i tratti

dell'organismo. I fattori che determinano questi cambiamenti sono spesso tramandati da una

generazione cellulare all'altra, ma non sono permanenti e possono essere cancellati o modificati da

vari stimoli, anche ambientali. In una fase di sviluppo successiva, quando midollo spinale e corteccia

motoria sono funzionalmente collegati, l'asimmetria di comportamento così stabilita può quindi

portare a un'asimmetria anche nella corteccia motoria. Questa asimmetria nasce dalla plasticità

neuronale del cervello, ossia dalla capacità di alcune aree di svilupparsi tanto più quanto più è usata

la funzione che esse controllano. Il precoce uso preferenziale di una mano porta dunque a una

dominanza anche delle aree cerebrali che, una volta maturato lo sviluppo fetale, la controllano. 16

settembre 2013

Mano destra o mano sinistra? Dipende dai geni

Il mancinismo è legato a polimorfismi in un ampio gruppo di geni, molti dei quali legati alla

definizione dell'asse destra-sinistra nell'embrione fin dalle sue prime fasi di sviluppo. Un altro dei

geni coinvolti partecipa invece allo sviluppo del corpo calloso, la struttura che collega gli emisferi

cerebrali e sembra essere più grande nei mancini.

Una rete di geni che determina il mancinismo di una persona - e più in generale l'asimmetria

anatomo-funzionale del corpo - è stata identificata da un gruppo di ricerca delle Università

britanniche di Oxford e St. Andrews, che illustra la scoperta in un articolo pubblicato sulla rivista

“PLoS Genetics”.

Lo studio - diretto dalla ricercatrice italiana Silvia Paracchini, attualmente presso l'Università di St.

Andrews – è stato condotto nel quadro di una più ampia ricerca volta a comprendere quali geni

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potrebbero avere un'influenza sulla spiccata lateralizzazione che caratterizza in modo unico la

nostra specie, al fine di ottenere un chiaro quadro delle sue cause e della sua evoluzione. I ricercatori

hanno condotto uno studio di associazione sull'intero genoma analizzando oltre sei milioni

polimorfismi a singolo nucleotide (SNP) relativi a un gruppo 3394 persone. Dall'analisi dei risultati

è apparso che non esiste un unico gene correlato al mancinismo, ma una molteplicità di geni. La

più forte associazione con il mancinismo riscontrata da Paracchini e colleghi è stata comunque

quella con una variante nel gene PCSK6, che è coinvolto nella determinazione delle differenze fra

destra e sinistra nell'embrione fin dalle prime fasi di sviluppo. Alcune alterazioni di questo gene,

sperimentate sul topo, determinano infatti un posizionamento anomalo degli organi interni,

portando per esempio allo sviluppo del cuore e dello stomaco a destra e del fegato a sinistra.

Il corpo calloso è evidenziato in verde. (© Roger Harris/Science Photo Library/Corbis)

Un'associazione significativa è peraltro apparsa anche con altri geni, molti dei quali finora non erano

stati correlati ai meccanismi di posizionamento corretto degli organi. Fra questi, vi sono in

particolare quattro geni che, come hanno dimostrato esperimenti sul topo, quando vengono

disattivati causano patologie legate alle disfunzioni ciliari delle cellule. Le ciglia sono strutture

allungate, filiformi, presenti sulla superficie di quasi tutte le cellule che hanno un ruolo importante

per la comunicazione delle informazioni dallo spazio esterno all'interno della cellula. Uno di questi

quattro geni, Gli3, partecipa a sua volta allo sviluppo del corpo calloso, il fascio di nervi che collega

i due emisferi cerebrali e che alcuni studi indicano essere più grande nei mancini. In ogni caso,

avvertono gli autori, questi risultati non spiegano completamente la significativa variazione nella

lateralizzazione della manualità che esiste negli esseri umani. Il mancinismo interessa infatti circa il

10 per cento della popolazione, in cui si può manifestare in modo più o meno marcato, e sul suo

sviluppo influiscono verosimilmente anche fattori ambientali e culturali. 16 febbraio 2012

Destra e sinistra: quando il corpo modella il pensiero

Da una nuova ricerca sperimentale è risultato che l’interazione con l’ambiente e le scelte che

operiamo sono fortemente influenzate dalla mano dominante: i mancini preferiscono oggetti e

persone che si presentano sul lato sinistro della loro visuale, mentre per i destrimani vale il contrario.

Ma con un handicap provvisorio o permanente la preferenza può mutare: cambiando l’interazione

fisica delle persone con l’ambiente si riesce a trasformare anche la loro mente(red) In che modo il

nostro corpo influenza il nostro pensiero? La domanda non è oziosa, se si considera che da molti

anni gli psicologi hanno dimostrato che la nostra mente è influenzata, in molte se non in tutte le sue

facoltà, da innumerevoli fattori interiori ed esterni. Molte ricerche sono state dedicate a verificare

in che modo le peculiarità della nostra costituzione fisica possano influenzare differenti aspetti della

vita, dal linguaggio alla capacità d’immaginazione, per arrivare anche a valori che consideriamo

frutto della nostra sfera più intima come l’onestà o l’integrità morale. Ora una nuova ricerca apparsa

sulla rivista “Current Directions in Psychological Science”, organo dell’Association for Psychological

Science, ha indagato sul modo in cui la nostra percezione degli oggetti nell’ambiente circostante e

le nostre decisioni possano essere influenzate dal semplice fatto di essere destrimani o mancini.

Grazie a una serie di esperimenti, gli studiosi hanno trovato che, in generale, le persone tendono a

preferire le cose che incontrano sul lato della loro mano dominante.

Quando si chiedeva ai volontari coinvolti nello studio quale di due prodotti avrebbero voluto

acquistare, quale di due candidati avrebbero voluto assumere o quale di due creature aliene

ritenevano più affidabili, i destrimani sceglievano di preferenza prodotti, persone e creature che

vedevano nella parte destra della pagina, mentre per i mancini era il contrario. Inoltre, questo tipo

di preferenze sono state riscontrate nei soggetti fin dall’età di cinque anni.

Ma perché la preferenza della mano è correlata a valutazioni così astratte? Secondo Daniel

Casasanto, of The New School for Social Research, “Le persone preferiscono

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gli oggetti che riescono più facilmente a percepire e con cui riescono meglio a interagire: i destrimani

interagiscono con l’ambiente più facilmente con la destra che con la sinistra, per cui sono portati ad

associare il ‘buono’ al lato destro e il ‘cattivo’ alla sinistra”.

Ma tale preferenza non è stabilita una volta per tutte. I destrimani che per esempio subiscono un

handicap fisico permanente alla mano destra trasferiscono l'associazione del buono alla sinistra. E

un fenomeno simile si osserva in laboratorio quando si impedisce ai soggetti di usare la mano

preferita.

“Dopo pochi minuti con la mano destra bloccata, questi soggetti iniziano a pensare come i mancini:

cambiando l’interazione fisica delle persone con l’ambiente si riesce a trasformare anche la loro

mente”, ha concluso Casasanto.

Cos’è la lateralità

La maggior parte degli “organi” del nostro corpo esiste in doppio esemplare (mani, piedi, emisferi

cerebrali, polmoni, etc..), l’uno a destra l’altro a sinistra.

La simmetria è quasi perfetta, anche se esistono alcune differenze sia sul piano morfologico che,

soprattutto, su quello funzionale.

Ad esempio non si usa la mano destra come la sinistra e lo stesso vale per l’occhio, la gamba, il piede, l’orecchio. Si preferisce, spesso, l’utilizzo di un arto rispetto all’altro. Questa differenziazione è un adattamento intelligente del corpo che permette di guadagnare tempo e dà la possibilità di compiere azioni complesse con ruoli ben ripartiti tra la parte destra e quella In questo articolo, definiremo i concetti base per comprendere il fenomeno, in un articolo successivo

proporremo dei semplici test da campo per trovare il proprio tipo laterale (con video).

Classificazione della lateralità

La lateralità non è soltanto morfologica, ma il fenomeno condiziona anche le percezioni cinestetiche

e le abilità motorie dell’individuo. Lehmann, ad esempio, distingue la lateralità in:

Morfologica;

Funzionale, le principali sono: manuale, podalica, di rotazione;

Sensoriale, visiva ed uditiva, olfattiva;

In realtà la distinzione dei 3 tipi non ha confini rigidi, dal momento che tutte concorrono nello

sviluppo dello schema corporeo.

Solo con riferimento a quella funzionale e considerando soltanto mano, piede e senso di rotazione,

esistono 8 tipologie di lateralità che si possono trovare negli atleti.

Lateralizzazione: È il processo attraverso cui si sviluppa la lateralità, è dovuto a fattori sia genetici

che ambientali.

È la capacità di individuare la destra e la sinistra sul corpo e di proiettare questi rapporti rispetto agli oggetti e allo spazio in generale. È un’acquisizione di coscienza legata alla maturazione del sistema nervoso, sviluppata attraverso la

differenziazione funzionale dei due emisferi cerebrali uno dei quali diviene dominante (prevalenza

dell’emisfero sinistro, del cervello, su quello destro nel destrimane e viceversa nel mancino). La

lateralizzazione inizia dagli arti superiori, per passare al tronco e raggiungere, infine, gli arti inferiori;

La lateralità riguarda la mano, l’occhio, l’orecchio, il piede, la gamba, le spalle ed il bacino dell’atleta.

La preferenza laterale, nonostante abbia una base innata, può essere, in certa misura, condizionata

dalle esperienze motorie e dall’allenamento proposto

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Dominanza

È un processo progressivo che coinvolge tutto un emi-corpo (lato destro o sinistro). Dalla dominanza

della mano si passa a quella dell’arto superiore per poi passare all’emi-tronco corrispondente ed

infine all’arto inferiore.

Si giunge quindi alla lateralità intesa come uso abituale di un occhio, una mano, un piede posti sullo

stesso lato del corpo.

Secondo Hunter, la direzionalità è riferita allo spazio esterno topografico (destra e sinistra), mentre

la lateralità è riferita alla spazio interno (destra e sinistra).

La lateralità e la direzionalità possono essere condizionate dall’ambiente. Ad esempio si rilevano comportamenti diversi nei cittadini di paesi con guida a destra o a sinistra. Anche l’allenatore, ad esempio quando predispone un circuito di esercizi, lo fa secondo la propria

“preferenza laterale e direzionale”, favorendo, a volte inconsapevolmente, gli atleti che presentano

un tipo simile al suo.

Per lo stesso motivo, in un contesto ambientale a preferenza destrimane, i mancini risultano possedere un grado di lateralizzazione più debole rispetto ai destri. Come e quando si sviluppa la lateralità?

attorno ai 10 mesi si sviluppa la lateralità

3-4 anni dominanza della mano

4-6 anni primi saltelli su una gamba

lateralità (tronco con torsione nei lanci)

6-8 anni doppia lateralità (attacco e appoggio)

10-12 anni controllo completo

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Schema Corporeo….. Schema motorio……..

Schemi Motori di Base, dinamici e posturali.

IL GIOCO

Partendo dalla corporeità come approccio alla conoscenza, i diversi ambienti del fare e dell’agire del

bambino devono attivarsi attraverso il gioco.

Il gioco espressivo e cognitivo, considerato come la più naturale e più produttiva occasione di

sviluppo e apprendimento gli permette di mettere in azione le sue capacità, di sviluppare la sua

autonomia, di integrarsi nella vita di gruppo. Il gioco è fonte di sviluppo, il gioco è immaginazione, il

gioco è relazione, il gioco è apprendimento.

L’attività ludica rappresenta una situazione ideale, naturale e non artificiosa per assolvere una

duplice funzione: la conoscenza del mondo esterno e la progressiva presa di coscienza di sé.

L’esercizio, il simbolo e la regola costituiscono gli elementi specifici delle varie attività ludiche; nel

gioco simbolico in particolare emerge la continua evoluzione dal polo dell’immaginazione a quello

delle regole. Il gioco, generatore di tensione, è una continua messa in crisi dell’equilibrio tra

immaginazione e realtà, tra interno ed esterno, tra percezione e significato che rende possibile il

raggiungimento di un nuovo equilibrio più elevato, che favorisce così il processo di apprendimento.

Come diceva Pablo Neruda “Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l’adulto che non gioca

ha perso per sempre il bambino che c’è dentro di sé”. Il giocare è una caratteristica indelebile della

specie umana, è il punto d’incontro fra individui di razza, ceto ed età diverse.

Attraverso il gioco traspare la natura umana con le sue paure, emozioni, conflitti quindi da non

sottovalutare la valenza pedagogica dell’attività ludica. Condizione essenziale per la realizzazione

del gioco sarà il rispetto delle regole e come affermava Benedetto Croce “La regola del gioco non

solo costituisce, di per sé, uno stimolante elemento di chiarezza e di sfida ma, nella regola, il gioco

è definito e protetto attraverso una limitazione dell’arbitrario variare delle azioni”.

Durante il gioco non si hanno certezze, tutto è volubile, ci si trova in un continuo processo di

adattamento. Il bambino quando gioca è immerso in una serie di atti imprevedibili che stimolano la

creatività, intesa come la capacità di combinare diversamente le informazioni che si posseggono,

realizzandone delle nuove mediante un’azione analoga. Egli si confronta con se stesso, con i

compagni e con il mondo che lo circonda, imparando a raggiungere e soddisfare i propri bisogni. Si

auto valuta e allo stesso tempo socializza e collabora con gli altri.

La sana competizione rappresenta uno stimolo a eseguire compiti motori alla massima velocità,

automatizzando il gesto tecnico con la medesima intensità della gara.

Nel gioco troviamo tutti gli obiettivi di una corretta programmazione: lo sviluppo degli schemi motori

e posturali, delle capacità senso-percettive nonché di quelle motorie. In esso tutti gli allievi sono

partecipi e protagonisti, alternandosi in ruoli d’attori e comprimari.

Purtroppo oggi viene a mancare a noi istruttori/allenatori il valido supporto della strada, quindi è

nostro compito ricreare tutte quelle situazioni giocose che permettono massima libertà

d’espressione del movimento.

I giochi all’interno di una seduta d’allenamento sono particolarmente indicati per il riscaldamento

sia fisico sia mentale e sono preparatori per le esercitazioni analitiche alle quali seguiranno situazioni

di gioco in cui la pressione di fattori esterni impone un’esecuzione corretta e rapida.

Troppo spesso si confonde il gioco con lo sport. La differenza è sostanziale se la pratica ludica si

esaurisce negli avvenimenti, la pratica sportiva esige il raggiungimento di certi obiettivi e il

conseguimento di certi risultati.

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Lo schema corporeo è l’immagine o rappresentazione tridimensionale che ognuno ha di se stesso.

In primo luogo è di notevole importanza cercare di creare nel bambino una "visione" del proprio

corpo e dei suoi segmenti, attraverso quella che viene definita la rappresentazione spaziale e la

presa di coscienza interiorizzazione) del proprio corpo.

Secondo Le Boulch, occorre insegnare al bambino i movimenti relativi al proprio corpo e "allenarlo

a sentire il proprio corpo per avere più avanti la totale disponibilità di questo".

Quindi bisogna proporre ai bambini il maggior numero di esercitazioni che facciano loro

comprendere tutte le possibilità Una buona esecuzione di un movimento dipende in gran parte dalla

conoscenza che il soggetto ha del proprio schema corporeo. Lo schema corporeo riveste

un’importanza fondamentale nella pratica delle discipline sportive, infatti ogni atleta ha la necessità

di avere l’esatta percezione dello schema di sé mentre si muove entro un dato spazio con un ritmo

stabilito.

La rappresentazione di un corpo umano compaia nei bambini a partire dai diciotto mesi circa ed

evolve gradualmente. Grazie ad essa l'esperienza mentale succede alla sperimentazione

sensomotoria e l'attività assimilatrice può proseguire ed epurarsi su un piano nuovo, distinto da

quello della percezione immediata e dall'azione propriamente detta D'altra parte è nota

l'importanza dell'attività motoria quale elemento essenziale per la capacità rappresentativa stessa

Il bambino diviene sempre più abile nell'identificare parti del corpo proprio e altrui e, gradualmente,

inizia ad acquisire anche la coscienza di sé comincia a prendere consapevolezza delle proprie

caratteristiche fisiche, di propri stati d' animo, di proprie abilità, e, mano mano tenterà anche di

dirigere il comportamento degli altri e di descrivere verbalmente i propri.

A un anno e mezzo circa, e almeno fino a due anni e mezzo, lo schema corporeo sembra esistere

nella mente in maniera molto frammentaria e comunque inespressa. A partire da questa età, invece,

si nota un primo importante avanzamento nelle prestazioni che fa pensare ad un corrispondente

progresso a livello dei contenuti cognitivi. Ma è soltanto intorno ai quattro anni e mezzo che si nota

un marcato scatto di qualità, sicuro indizio della formazione dello schema in questione e della

relativa capacità da parte del bambino di rendere palese questa sua conquista.

Esercitazioni

-riconoscimento delle diverse parti del corpo e del viso su di sé;

-richiesta di individuare le funzioni delle diverse parti del viso e del corpo;

-riconoscimento di un modello di corpo e di un modello di viso, nonché delle diverse parti dell'uno

e dell'altro;

-costruzione di un modello di corpo e poi di un modello di viso, a partire da un modello mancante di

volta in volta di una delle parti;

- coppie toccare le varie parti del corpo sul compagno al comando dell’insegnante

-Il bambino è seduto a terra con le gambe incrociate e gli occhi chiusi e deve indovinare, prima di

aprire gli occhi, la parte che l’insegnante o il compagno gli ha toccato.

-Il bambino deve toccarsi velocemente la parte del corpo che l’insegnante nomina

-A coppie legate, utilizzando l’immagine unica che deriva dalla sovrapposizione dei due corpi disposti

in fila o in riga, formare corpi di extraterresti con quattro braccia, due teste …..

-I bambini sono suddivisi in due gruppi ed un gruppo a turno, bendato, deve riconoscere ed

assumere la posizione assunta dall’altro gruppo

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IL MOVIMENTO CORPOREO

Il movimento corporeo è una delle manifestazioni dell’intera personalità, poiché chiama in causa,

contemporaneamente, strutture psicologiche ed organiche. Obiettivo dell’ed. fisica è il

comportamento motorio ossia la capacità di compiere movimenti o assumere posture. Il movimento

è strutturato in schemi motori di base e schemi posturali. Sono definiti di base in quanto compaiono

per primi nello sviluppo dell’individuo, rappresentando il presupposto per il successivo sviluppo

della motricità e diventare patrimonio originario dell’adulto. Il loro arricchimento è continuo e

duraturo.

Nello sviluppo degli schemi motori di base e posturali devono essere tenute debitamente conto le

varianti esecutive dei movimenti che possono essere:

. Varianti di tipo spaziali.

. Varianti di tipo temporale

. Varianti di tipo quantitativo

. Varianti di tipo qualitativo

Gli schemi motori di base sono dati dal camminare, lanciare, arrampicarsi ecc. e si collocano nelle

tre dimensioni dello spazio e nel tempo. Gli schemi posturali possono essere statici o staticodinamici

(se una parte del corpo resta ferma ed una si muove).

Tipici esempi sono flettere, piegare circondurre ecc. Entrambi (schemi motori e posturali) si

evolvono secondo stadi successivi.

Capacità motorie e fisiche sono presupposti funzionali presenti in ogni individuo, seppur in misura

differente, che gli consentono l’esecuzione di azioni motorie fisico-sportive. Queste capacità

possono essere sviluppate e migliorate tramite esercizi.

E’ d'obbligo motivare il perché dell'importanza degli schemi motori di base che un tempo non erano

obiettivo fondamentale dell'allenamento.

Gli allievi che si presentano ora in palestra sono cambiati rispetto a quelli di 20 o 30 anni fa: 30 anni

fa vi erano maggiori spazi in cui i bambini potessero giocare dopo la scuola, come cortili, strade poco

frequentate, parchetti, e "l'oratorio", mentre adesso la televisione e la "famosa" playstation sono i

compagni di gioco dei "figli del 2000".

Di conseguenza a ciò, i bambini di allora si presentavano al campo già in possesso di tutti gli schemi

motori di base, sviluppati all'oratorio oppure per la strada. Sapevano strisciare perché dovevano

recuperare i palloni sotto le macchine, arrampicarsi perché il pallone era finito oltre un cancello. Ora

non è più così: spesso l'unico momento in cui i bambini fanno attività fisica è quello che svolgono

presso le nostre palestre, non avendo avuto come i loro coetanei degli anni 70 quelle esperienze,

siamo noi istruttori che dobbiamo recuperarle durante del corso Quindi, dobbiamo tener presente

ciò nella strutturazione della seduta dall'allenamento!

Gli schemi motori di base sono le unità elementari di movimento che il bambino deve apprendere e

tramite le quali può appropriarsi di tutto il bagaglio motorio, fondamentale per la vita di relazione.

1- CAMMINARE

Successione di passi. Attraverso il camminare si acquisisce e migliora l'equilibrio nelle traslocazioni;

è inoltre il primo esercizio di coordinazione inter segmentaria su diversi piani. Per migliorare questo

schema motorio è opportuno, all'inizio, far camminare i bambini in gruppo liberamente per dare

loro il senso dello spazio, proponendo in seguito, sotto forma di gioco, tutte le possibili varianti sul

tema

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ESERCIZI PROPEDEUTICI

-Giochi del cammino : camminare liberamente avanti, indietro, di lato, a coppie, a tre, a quattro, a

passi lunghi, a passi corti, vicini, lontani, occupando il maggiore o minore spazio disponibile. -Tutte

le varietà di spostamento riproducendo le andature degli animali; cammina come cane, come un

elefante…

-Camminare secondo un percorso a linee spezzate, dirigendosi verso oggetti disposti in vario modo

nello spazio

-Camminare sugli avampiedi e sui talloni;

- Camminare a passi lunghi o corti (dentro cerchi distanziati in modo diverso tra loro).

-GIOCHI Uomo ombra coppie; un compagno segue da vicino ed imita tutti i movimenti dell'altro. -

Uno, due, tre stella: "Chi sta sotto" si volta verso un muro ad occhi chiusi, mentre i compagni si

dispongono in riga sul lato opposto dietro una linea di partenza. Il bambino "che sta sotto" ad alta

voce deve dire "Uno, due, tre stella:", mentre i compagni avanzano verso di lui con l'obiettivo di

toccare il muro. Terminato di dire la frase, "chi sta sotto" di scatto si volta verso i compagni per

verificare che questi siano fermi. Nel caso in cui vede un compagno in movimento, questo deve

tornare indietro sulla linea di partenza. Vince chi tocca per primo il muro senza farsi vedere la

bambino che è “sotto”

2- CORRERE

Successione di Balzi. È uno schema motorio che origina e migliora il camminare attraverso un

migliore controllo motorio. Attorno ai 5/6 anni la tecnica di corsa è poco armonica ed economica

(sbandamenti, piedi non controllati, passi non regolari). Alcuni bimbi tendono a galoppare. I bambini

ancora tendono a correre sempre al massimo o a riposarsi. Successivamente con il miglioramento

del camminare attraverso lo sviluppo delle capacità coordinative si ha una corsa + economica.

ESERCIZI PROPEDEUTICI

-Giochi del cammino : camminare liberamente avanti, indietro, di lato, a coppie, a tre, a quattro, a

passi lunghi, a passi corti, vicini, lontani, occupando il maggiore o minore spazio disponibile. -Gioco

dello slalom: correre liberamente seguendo slalom larghi o stretti tra oggetti disposti in maniera

casuale o intenzionale.

-Gioco del camionista. Correre liberamente a coppie, uno davanti ed uno dietro, con un cerchio

davanti come se fosse il volante di un camion.

-Gioco dei colori, i bambini sono divisi in due gruppi. L’insegnante nomina un colore e tutti corrono

a prendere più oggetti possibili di quel colore. Vince chi accumula più oggetti.

-Gioco delle guardie e dei ladri: i bambini sono divisi in due gruppi, uno rappresenta le guardie e

l’altro i ladri che devono scappare e non farsi prendere -Correre secondo la direzione: avanti,

indietro, laterale

-Corsa con cambi di direzione (zigzagare come un serpente)

-Correre calciando il sedere con i talloni

-Correre portando le ginocchia il più in alto possibile

-GIOCHI Scalpo Ogni bambino ha una casacca infilata nei pantaloni. Al via ognuno proverà a

strappare la casacca degli avversari.

-Strega ghiacciata Gli allievi corrono in ordine sparso in uno spazio delimitato. Al comando "strega

ghiacciata", tutti i bambini devono correre evitando di farsi toccare dalla strega; se succede, il

bambino toccato si ferma a gambe divaricate, e potrà ricominciare a correre, solo quando sarà

liberato da un compagno che gli striscerà sotto alle gambe. Variante: giocare con più streghe

contemporaneamente.

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-Sparviero Tutti gli allievi (X) sono in riga su una linea del campo, tranne lo sparviero che si trova presso la linea opposta. Al segnale dell'istruttore i giocatori (X) cercano di attraversare il campo senza farsi toccare dallo sparviero. I "toccati" danno la mano allo sparviero per formare una catena, le cui sole estremità hanno facoltà di presa. L'ultimo preso è il vincitore. Non è possibile uscire dal campo.

3- STRISCIARE

Lo strisciare è il primo modo di usato dal bambino per spostarsi sul terreno, prima di conquistare la

stazione eretta; utilizzare questa attività motoria di base significa rianalizzare un vissuto corporeo

del bambino.

ESERCIZI PROPEDEUTICI

-Strisciare nelle varie direzioni (avanti, indietro, lateralmente)

-Strisciare sul terreno, evitando di appoggiare le parti del corpo indicate dall'istruttore; stessa cosa

da supini o in appoggio su un fianco.

-Porre un'asticella su due appoggi alti circa 30 o 35 cm. da terra oppure utilizzare un ostacolo:

proporre al bambino di passare sotto senza fare cadere l'asticella

GIOCHI

-La strega e le fate Un bambino è la strega e deve cercare di toccare un suo compagno, il quale, se

toccato, diventerà a sua volta strega. I bambini per salvarsi devono raggiungere la tana passando

sotto un attrezzo (panca, materasso sopraelevato, ostacolo ecc..) strisciando sotto questo.

-Gatto e topo Gli allievi sono in cerchio con le gambe divaricate. Dentro il cerchio ci sono due

bambini, rispettivamente il gatto e il topo. Al via il topo deve scappare dal gatto e per salvarsi potrà

passare sotto le gambe dei compagni in cerchio, prendendo il suo posto. Quest'ultimo diventerà a

sua volta il topo. Il gatto si libera solo quando toccherà un topo: in questo caso c'è lo scambio

immediato di ruoli.

4- ROTOLARE

Rotolare è uno spostamento del corpo al suolo su assi e piani diversi rispetto alla stazione eretta. Il

rotolamento consiste in una rotazione del corpo o attorno all’asse trasversale che si sviluppa con

l'appoggio del dorso per punti successivi, o attorno all'asse longitudinale che si sviluppa con

l’appoggio del tronco dalla posizione supina o prona, per punti successivi dal capo al bacino.

Il rotolare è un'evoluzione dello strisciare ed è importante perché attraverso l’identificazione dei

confini del corpo umano si consente al bambino di acquisire un corretto schema corporeo. Inoltre

sviluppa la coordinazione dinamica generale, l'equilibrio, la percezione spaziale, l'orientamento e

migliora la mobilità della colonna vertebrale.

Rotolare rappresenta un ottimo mezzo per valutare e sviluppare le abilità dinamiche generali di

spostamento del corpo nello spazio, l’azione di rotolamento richiederà al bambino sia una precisa

presa di coscienza della posizione del corpo in situazioni insolite, sia una buona flessibilità della

colonna vertebrale. ESERCITAZIONI:

-Rotolare liberamente al suolo con il corpo aperto e disteso verso destra verso sinistra. Strisciare

liberamente su un materassino o su superfici diverse passando sotto ad un ostacolo. -A coppie

rotolare sotto le gambe divaricate del compagno

-A coppie farsi rotolare da un lato e dall’altro del compagno senza opposizione.

IL RULLO: formare dei gruppi; ogni gruppo si dispone in una parte libera dello spazio palestra.

Tutti i componenti di ogni gruppo, tranne uno, si sdraiano uno di fianco all'altro. Il bambino rimasto

si sdraia sopra i compagni, di traverso, con le braccia avanti. Al via, tutti i gruppi incominciano a

rotolare trasportando il compagno che sta sopra; quando il compagno sopra è arrivato alla fine del

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gruppo si sdraia velocemente vicino ai compagni e rotola assieme a loro, mentre l'ultimo si sdraia

sui compagni e si fa trasportare.

IL PONTE E IL SERPENTE: i bambini a coppie cantando la seguente filastrocca eseguono il gioco

trasformandosi alternativamente in serpente e ponte. “Sotto il ponte passava un serpente; sotto il

serpente passava un ponte”.

5- SALTARE

Movimento rapido di spinta degli arti inferiori verso l’alto (direzione verticale) ricercando la massima

elevazione.

Balzare: movimento rapido di spinta degli arti inferiori in avanti alto in direzione orizzontale.

Nel bambino si riscontra la difficoltà a staccarsi dal suolo, dovuta ad un’instabilità nella fase di volo.

Quindi tutte le attività rivolte all’apprendimento di questo schema motorio passano attraverso il

salto in basso che definisce nei bambini l’equilibrio durante la fase di volo, oltre che far superare

loro blocchi psicologici, sia della fase di volo sia dell’atterraggio. Le fasi di volo, inizialmente devono

essere brevi e assistite dall’istruttore.

Il salto è l’esercizio di coordinazione dinamica per eccellenza. Esso come la corsa e il cammino è un

gesto naturale che per essere eseguito necessita di un controllo notevole di tutto il corpo. Il

coordinare la spinta verticale con la successiva ricaduta al suolo necessita di una precisa

maturazione neuro-motoria che riguarda la postura, l’equilibrio il tono muscolare e l’agilità.

Saltare mette in gioco tutta la muscolatura degli arti inferiori e la cintura pelvica. Inoltre presuppone

e perfeziona la valutazione delle distanze delle traiettorie e delle altezze. Implica il controllo globale

e il coordinato degli spostamenti nel tempo e nello spazio di tutto il corpo.

ESERCIZI PROPEDEUTICI:

1- Salti in basso con tutte le possibili varianti: con caduta frontale, con torsione a destra o

sinistra, di 45°, 90°, 180° ecc.., con braccia come ali.

2- Grazie ad una funicella tenuta da due bambini, costruiamo un ostacolo di altezza variabile,

che gli allievi devono saltare. Tenendo la funicella più alta da un lato e meno dall'altro, si facilitano

i meno abili e si stimolano i più intraprendenti.

3- Con due funicelle costruiamo il fosso (salto in lungo), che deve essere superato dagli allievi

con un balzo.

4- Saltellare a piedi uniti a zigzag al di qua e al di là di una linea.

5- Salire con un piede dopo l'altro su una panca e scendere con un saltello (con materassino

alla base della panca) o a piedi uniti con l'aiuto dell'istruttore.

GIOCHI:

GIOCO DELLA CAVALLINA A COPPIE: bambini a coppie, tutti sulla stessa linea di partenza; al via gli

alunni devono scavalcare il compagno (che è in posizione “quadrupedica”); dopo il salto, l’allievo si

pone a sua volta in posizione “quadrupedica”, mentre il compagno lo salta.

Scambiandosi vicendevolmente il ruolo di cavallina, la coppia che arriva prima dalla parte opposta

vince.

IL GALLETTO: due bambini, uno di fronte all'altro in appoggio su un piede solo, con le braccia avanti

tese e le mani aperte, cercano di spingersi al di qua o al di là di una linea predeterminata.

Variare il piede di appoggio.

GIOCO DEGLI ANIMALI saltare imitando gli animali

GIOCO DEL BAMBINO INCANTATO saltare seguendo il ritmo della palla che si fa rimbalzare con una

mano.

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6- LANCIARE ED AFFERRARE (coordinazione oculo-manuale)

Lanciare: trasferimento di un movimento rapido di spinta o slancio degli arti ad un attrezzo in una

determinata direzione.

Afferrare: movimento con il quale si prende contatto l’attrezzo, controllandolo.

Il lanciare è la condotta motoria fondamentale in tutti i giochi di squadra oltre che, naturalmente, in

tutte le attività sportive di lancio. Negli sport di squadra è l’azione che porterà al passare (il cognitivo

del gioco), oltre che all’inizio del gioco vero e proprio (colpo sulla palla, palleggio, tiro in porta, a

canestro).

I gesti del lanciare e afferrare o ricevere richiedono una buona coordinazione oculo-manuale, un

buon livello di equilibrio e di controllo della postura. Essi sono movimenti importantissimi per

permettere al bambino di esercitare il senso dello spazio (valutazione delle traiettorie e della

velocità), il controllo percettivo delle dita della mano, per uno sviluppo globale della coordinazione.

Lanciare rappresenta un adattamento dello sforzo muscolare, notevole per gli arti superiori e di

mantenimento per gli arti inferiori e la cintura pelvica. Inoltre il lanciare richiede la rappresentazione

mentale dei gesti da compiere per giungere all’atto desiderato. L’afferrare rappresenta come il

lanciare, una situazione di adattamento dello sforzo e di coordinazione sensomotoria: il coordinare

le sensazioni visuali, tattili, percettive coordinando i tempi di reazione.

L’afferrare è una condotta motoria che richiede al bambino la capacità di leggere la traiettoria della

palla, di spostarsi adeguatamente e quindi di toccare, prendere possesso ed intercettare l’attrezzo

stesso.

Entrambe i gesti concorrono a migliorare il collegamento tra il campo visivo e la motricità fine delle

dita della mano, fattore indispensabile per l’acquisizione della scrittura.

ESERCIZI PROPEDEUTICI:

1- Lanci in tutte le direzioni, lasciando spazio alla fantasia dei bambini.

2- Lanci a una o due mani, dall’alto o dal basso. Lanci dal petto, dalla fronte, da dietro.

3- Palla tenuta a due mani: eseguire un forte palleggio a terra e una ripresa a due mani, con il

palmo delle mani in su (per effettuare un nuovo palleggio scivolare con le mani sopra la palla).

Come l'esercizio precedente ma dopo il alleggio cercare di prendere la palla di un compagno

prima che effettui un secondo rimbalzo.

4- Lancio la palla e valuto la traiettoria: una palla per allievo. Lancio la palla, batto le mani e la

riprendo al volo; lancio la palla, batto due volte le mani e la riprendo; lancio la palla, batto le mani

nel punto più alto della traiettoria e la riprendo; lancio la palla e batto le mani nel punto più basso

della traiettoria e la riprendo; lancio la palla e la afferrò sopra o sotto la testa.

GIOCHI:

-Lanciare la palla in tutti i modi possibili ed in tutte le direzioni e riprenderla prima che cada a terra.

-SCATOLA MAI VUOTA: scatola al centro piena di palloni, due bambini la svuotano e gli altri bambini

raccolgono i palloni e cercano di rimetterli dentro la scatola, -PALLA AVVELENATA: gli allievi si

suddividono in due squadre; una squadra forma un largo cerchio, l'altra squadra si pone al centro

del cerchio. Quelli all'esterno cercano di colpire con la palla i compagni che stanno all’interno. Chi è

colpito viene eliminato o concede un punto alla squadra avversaria.

-POSSESSO DI PALLA: due squadre cercano di mantenere il possesso della palla, passandosela. Viene

assegnato un punto alla squadra che riesce a fare 8-10 passaggi consecutivi. Gli allievi devono

rispettare lo spazio (non uscire dalle linee) e non commettere fallo sugli avversari.

Varianti:

1-Chi riceve la palla deve fermarsi.

2- Per fare punto tutti i compagni devono toccare la palla.

3- Non possono passare la palla al compagno da cui l’hanno ricevuta

4-Non posso tenere la palla più di 3 -5 secondi

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5- Assegnare un difensore ad ogni attaccante

7- ARRAMPICARSI

Come lo strisciare e il rotolare, l'arrampicarsi precede la conquista della stazione eretta. Nelle fasi

iniziali di apprendimento, il bambino deve essere assecondato nella sua esplorazione, ma assicurato

dalla costante presenza dell'istruttore. Per migliorare tale schema è bene utilizzare sedie, panche,

sgabelli, scale, spalliere. ESERCIZI PROPEDEUTICI

Tenersi attaccati a vari gradi della spalliera (materassi sotto)

Arrampicarsi su materassini e materassi ammucchiati, ridiscendere all'indietro. Arrampicarsi

sulle spalliere o sul quadro svedese.

GIOCHI

-Staffetta alla spalliera Allievi divisi in squadre a 10 metri dalla spalliera.I bimbi di ogni squadra si

trovano in fila e al via un bambino corre, si arrampica sul punto più alto, torna a terra passando tutti

i gradi della spalliera e di corsa si accoda dietro la propria squadra. Vince chi termina per prima. -Il

ragno e il serpente: Due bambini sono sulla spalliera: il primo è arrampicato al grado più alto della

spalliera, l'altro su quello più basso. I bambini si avvicinano per scambiarsi il posto (quello che scende

chiamato ragno, è in posizione di quadrupedia l'altro, il serpente, passa sotto); si ripete l'esercizio

tre volte e poi si cambia coppia. Vince la squadra che termina prima.

SCHEMI POSTURALI STATICO-DINAMICI

Sono tridimensionali e si identificano e si sviluppano solo nello spazio; i loro centri di coordinazione

sono nelle strutture nervose subcorticali del cervello.

Comprendono

-Flettere

-Piegare

-Addurre

-Abdurre

-Ruotare

-Slanciare

Gli schemi posturali statici dinamici, fanno parte, con gli schemi motori di base, delle unità basiche

del movimento. Costituiscono le forme fondamentali del movimento e sono chiamate “basiche”

perché appaiono per prime nello sviluppo del movimento e diventano patrimonio originario

dell’adulto. Il perfetto sviluppo e la combinazione dei due schemi portano alla comparsa e

all’esecuzione delle azioni motorie quotidiane.

Il loro arricchimento è continuo e duraturo.