Documento programmatico del pdci per le elezioni regionali 2014

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5,83 La Regione Emilia-Romagna che vogliamo documento programmatico del PdCI per le elezioni regionali 2014 1

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La Regione Emilia-Romagnache vogliamo

documento programmatico del PdCI

per le elezioni regionali 2014

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Premessa

Le elezioni anticipate per il rinnovo del Consiglio Regionaledell’Emilia-Romagna, previste per il prossimo mese di Novembre, costituisconouna scadenza di assoluto rilievo, una sorta di banco di prova per l’insieme delleforze politiche regionali, segnatamente per quelle che hanno dato vita in questianni all’esperienza di Governo Regionale guidata dal Presidente Vasco Errani.

Un’esperienza importante, largamente positiva, alla quale il Partito deiComunisti Italiani ha con convinzione ed impegno concorso.

L’obbiettivo che ci prefiggiamo è quello di contribuire a determinare lecondizioni per affermare un programma di governo della Regione in grado dirispondere alle molteplici questioni impostesi all’attenzione generale a seguitodei profondi cambiamenti che hanno interessato nel tempo l’Emilia-Romagna,inizialmente in relazione ai processi connessi alla globalizzazione, oggi, anche esoprattutto a seguito della grave crisi finanziaria ed economica che ha investitoed investe il Paese, con tutte le relative drammatiche ripercussioni sociali.

Le caratteristiche del sistema produttivo regionale, che tante volte in passatohanno consentito di reggere a fronte di ricorrenti crisi cicliche, si sonoevidenziate largamente insufficienti, inadeguate a fronte dell’attuale crisi disistema.

I dati quantitativi e qualitativi a disposizione sono emblematici degli effettiprodotti sul piano dell’occupazione, dei diritti e della sicurezza del lavoro, delreddito, e la condizione di debolezza economica, di povertà è andataestendendosi.

Ciò che si è determinato in questi anni è una trasformazione profondadell’assetto economico, produttivo, sociale conosciuto, il progressivoarretramento della realtà regionale.

L’Emilia-Romagna, oggi, risulta fortemente scossa e necessita di un cambio dipasso.

La politica regionale che pur con indubbi rilevanti risultati ha caratterizzato glianni scorsi non è più sufficiente.

Occorre proporsi una rinnovata azione riformista, espressione di un nuovoregionalismo quale quello imposto dai cambiamenti inerenti il riassettoistituzionale definito e/o in via di definizione, dalla stessa affermazione disistemi macro economici assai diversi da quelli affermatisi.

Rispondere alla crisi in atto, continuando a governarne l’impatto, come bentestimoniano le opportune scelte compiute in questi ultimi anni dalla Regione,anche attraverso il pieno coinvolgimento delle stesse Parti Sociali, èassolutamente necessario, ma non basta.

Così come non bastano le scelte operate ad oggi per uscirne.

Serve una nuova fase di programmazione, in un adeguato rapporto tracontinuità- discontinuità- innovazione, che rivaluti e potenzi l’azione delsoggetto pubblico, senza la quale il sistema territoriale regionale, la sua

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economia, rischiano di esporsi ulteriormente alle mere dinamiche di mercato edi attestarsi ad un Iivello qualitativamente e quantitativamente assai inferioreal presente.

Ciò rappresenta anche la necessaria risposta politica a chi, in questi anni,rifiutando tale scelta e mettendo in discussione la funzione dello Stato, nellesue diverse articolazioni, ha spinto Ia società e l’economia italiana verso ildeclino strutturale.

La stagione di programmazione alla quale occorre tendere va letta come unaesigenza strategica, che richiede risposte di lungo periodo, e non può chefondarsi su un’ampia partecipazione dei diversi soggetti istituzionali e socialiinteressati.

Ciò che serve è una programmazione regionale sempre più intrecciata con laprogrammazione territoriale, volta a dare sempre più corpo al “sistemaRegione”.

Il carattere democratico della costruzione dei processi decisionali cheattengono al sistema regionale deve essere sempre più un elemento distintivodell’azione di governo della Regione

Emilia-Romagna, ciò anche per arrestare Ia deriva populista e neoautoritariache ha investito da tempo anche il nostro Paese.

In questa direzione occorre pertanto rafforzare il ruolo e la funzione delleassemblee elettive, promuovere le sinergie tra i diversi livelli istituzionali,valorizzare il ruolo di rappresentanza dei soggetti associativi.

E’ in relazione a ciò che occorre affrontare la stessa questione delle risorse.

L’esito delle politiche finanziarie operate dai Governi che si sono succeduti inquesti anni alla guida del Paese è noto ed all’orizzonte non si prospettano, perdiverse ragioni, cambiamenti sostanziali.

I vincoli crescenti del patto di stabilità interno, la politica dei tagli lineari, hannofortemente inciso sulla capacità di spesa delle Autonomie Locali, imposto allaRegione interventi straordinari, ridotto fortemente i suoi margini di manovra.

Se a ciò si aggiunge la forte depressione dei redditi da lavoro (nelle sue diversearticolazioni) e da pensione, e la conseguente forte contrazione dei consumi, lacomplessiva negativa incidenza della crisi sul tessuto economico econseguentemente sulle relative entrate fiscali e tributarie, non vi è dubbio cheil quadro di riferimento è assai problematico.

Occorre pertanto grande attenzione sul piano della spesa, serve determinare lenecessarie priorità ed operare scelte coerenti.

Per quanto ci riguarda, relativamente al mandato 2014-2019, occorre proporsidi governare la crisi e I‘uscita dalla stessa nella direzione di un nuovo assettodel “sistema-regione”, improntato a politiche che affrontino adeguatamenteinnanzitutto la questione del modello di sviluppo e delle relative compatibilità, itemi del governo del territorio e della sua infrastrutturazione, della tutela edella valorizzazione del lavoro ( pubblico e privato), del sistema di welfare edella sua articolazione, della redistribuzione del reddito, dei diritti dicittadinanza, della partecipazione delle cittadine e dei cittadini, politiche voltead incentivare, qualificandola, la stessa domanda di beni e servizi.

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Non una “politica dei due tempi” quindi, ma scelte forti, politiche di spesapubblica e di investimento volte ai nodi strutturali del sistema economicoregionale, che individuino nella capacità di favorire la crescita ladiscriminante per l’accesso alle risorse.

Per i Comunisti Italiani è necessario quindi, relativamente alle questionirichiamate, mettere in campo precise proposte che, qualora condivise, sitraducano in programma di mandato da sottoporre al vaglio del corpoelettorale e divengano vincolanti per l’azione di governo.

In considerazione di ciò proponiamo quanto segue.

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Governare la crisi

Reiterare e sviluppare i contenuti del "patto regionaIe" a suo tempo intervenutotra Regione Emilia-Romagna e Parti Sociali, segnatamente per quanto riguardail finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, e confermare ilprotagonismo della stessa, anche nell’ambito della Conferenza Stato—Regioni,per una riforma strutturale degli ammortizzatori sociali in grado di garantire Iediverse articolazioni del mondo del lavoro, che ridefinendo casistiche, tempi epercentuali di copertura, consenta di raccordare adeguatamente periodi diIavoro e di non lavoro, di sostenere Ia disoccupazione.

Subordinare ogni forma di sostegno pubblico alla difesa dei livelli occupazionalied alla

salvaguardia dell’apparato produttivo, ponendo all’attenzione generale lastessa questione della revisione del consistente sistema di aiuti alle impresevigente nel Paese, che in gran parte risulta da ciò svincolato.

Si colloca in tale contesto la stessa questione del contrasto alla politica,largamente speculativa, della delocalizzazione degli apparati produttivi.

Al riguardo la Regione deve dotarsi di un quadro legislativo adeguato, cheimponga, ad esempio, vincoli di natura economica alle aziende che hannoavuto accesso a risorse pubbliche e che fanno tale scelta, nonché vincolirelativi alla destinazione d’uso delle aree industriali interessate.

Mettere a disposizione risorse per lavori di pubblica utilità, predisponendoprogetti in capo agli Enti Locali, definendo forme innovative a ciò funzionali.

ln questa chiave si pone Ia stessa questione del "reddito minimo garantito" edal riguardo la Regione Emilia-Romagna deve proporsi come punto diriferimento, anche definendo soluzioni concrete.

Consolidare le politiche in atto a sostegno dei soggetti colpiti dalla crisi, conparticolare riferimento alle famiglie, nell’accezione più ampia del termine,attraverso maggiori risorse da

riconoscere ai soggetti pubblici coinvolti e volte in particolare al sostegno dellefunzioni educative ed assistenziali, dell’affitto.

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Uscire dalla crisi

Come noto anche la nostra Regione è stata investita dal crescente processo difinanziarizzazione dell’economia.

Ciò ha portato tanti soggetti privati a non investire in competitività edinnovazione, sullo sviluppo della capacità produttiva, a disinteressarsi del“cosa produrre” in funzione di più facili guadagni che, molto spesso, si sonorivelati di corto respiro, e tanta parte dell’assetto produttivo della regioneconsolidatosi nel tempo è venuto meno.

Il rilancio della dimensione manifatturiera dell’Emilia-Romagna è cruciale, dallasua centralità nel sistema economico regionale passa la possibilità di ripresa.

Essa, infatti, come tanti dati a disposizione evidenziano, non può esseresostituita dalla mera terziarizzazione dell’economia, verso la quale, come noto,molti interessi si sono orientati nel tempo.

E’ pertanto necessario porsi la questione del rilancio delle attività produttivepuntando ad ancorare il sistema regionale alla qualità, all’innovazione, cheportano con sé il bisogno di servizi qualificati, evidenziano la centralità deicomparti legati alla scuola, alla conoscenza, alla formazione, alla ricerca,spingono in direzione della qualificazione dell’intero sistema.

A tale riguardo occorre che la Regione promuova sempre più e meglio, in unottica di sistema, la relazione tra l’insieme dei soggetti interessati.

L’Emilia-Romagna deve misurarsi sempre più con il tema di un diverso esostenibile sviluppo, di uno sviluppo qualitativo e non meramente quantitativo,fare di ciò, soprattutto nelle condizioni date, un elemento distintivo.

Serve un modello che consideri non solo la propensione all’export ma anche ladomanda interna e si proponga di sostenerla.

È parte di ciò, ad esempio, la ricerca di prodotti che nel loro intero ciclo di vitaevidenzino un sempre minore impatto ambientale, la scelta di sistemi dimovimentazione delle merci e di mobilità delle persone con ciò coerenti, unamaggiore responsabilità sociale, sia sul versante dell’offerta che delladomanda, nella progettazione e nell’uso dei cicli energetici.

In questa direzione ciò che serve, ad esempio, è dare vita a politiche disistematica riconversione ecologica dell’economia.

Serve dire no alla politica delle grandi opere, sovente inutili e dannose,sostenuta da settori economici e finanziari mossi da intenti speculativi,riconsiderare opere preventivate di dubbia utilità, ad esempio il People Movered il Passante Nord, in favore di interventi finalizzati al recupero ed alriequilibrio territoriale, alla sua cura e valorizzazione, che peraltro si dimostranoessere gli unici in grado di sostenere l’economia locale e dare risposte noncontingenti al problema occupazionale.

E’ necessario definire un piano per la messa in sicurezza di tutti gli edificipubblici e privati della Regione, dotandoli anche di impianti ad energiarinnovabile, porre al riguardo particolare attenzione alle realtà produttive

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( l’esito drammatico del sisma che ha recentemente colpito il nostro territoriodovrebbe costituire al riguardo un monito), vincolare a ciò il sostegno ai privati.Serve compiere un reale salto di qualità in direzione del trasporto delle mercisu ferro, e perché no su acqua, fare perno sull’intermodalità, proporsi dirispondere alle esigenze di spostamento delle persone facendo leva sultrasporto ferroviario metropolitano, potenziandolo e qualificandolo, conparticolare attenzione al pendolarismo.

L’uscita dalla crisi passa anche attraverso il rilancio ed il sostegnodell’agricoltura, di un sistema agricolo volto ad un basso impatto ambientale,ad esempio attraverso la drastica riduzione dell’uso dei fertilizzanti e deipesticidi, capace di fare leva sulla tutela della biodiversità, sull’eccellenza diprodotto.

Serve rafforzare il legame dell'attività agricola con il territorio, ridurredrasticamente le attività agricole intensive a favore di una agricolturamaggiormente compatibile con una logica di sostenibilità ambientale e volta almiglioramento della qualità delle produzioni.

E’ importante favorire lo sviluppo della pratica del "Kilometro zero", checonsente di migliorare il reddito agricolo senza penalizzare il consumo,sostenere l’agricoltura biologica.

ln un’ottica di salvaguardia e qualificazione del territorio va accentuato ilsostegno alla permanenza dei giovani nell’attività agricola nelle aree interne, inparticolare della montagna.

La realtà evidenzia che la qualità complessiva del territorio fa la differenza, lastessa filiera agroalimentare dimostra che essa finisce con l’essere un valoreaggiunto al prodotto vero e proprio e come tale interessante per i consumatori.

In coerenza con ciò, nel quadro del rilancio dell’economia regionale, cosìduramente provata, va posta grande attenzione allo sviluppo ed allaqualificazione dei sistemi turistici locali, che debbono sapersi misurare, ancheincentivandola, con la crescente richiesta di turismo responsabile, compatibile,in grado di valorizzare le eccellenze, le tante risorse presenti, di porsi fuoridalla logica dell’omologazione dell’offerta.

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Il governo e la qualificazione del territorio

Anche in Emilia-Romagna è necessario porre un limite all’uso del territorio edoccorre che l’azione amministrativa si orienti sempre più alla salvaguardia dellostesso, assumendo il concetto di suolo come bene finito, di bene pubblico.

Occorre ridurre drasticamente il consumo di territorio.

Ciò impone Ia necessità di una ridefinizione degli strumenti di pianificazione incapo ai diversi soggetti istituzionali, finalizzata a superare l'eccessivaframmentazione oggi presente in favore di un governo di area vasta delterritorio.

Ciò comporta la necessità di una pianificazione partecipata dalle istituzioniIocali, in rappresentanza delle collettività, che si proponga la pienasalvaguardia del territorio e del suo equilibrio ambientale e sociale, la lotta adogni possibile forma speculativa, anche attraverso il vincolo delle areedisponibili e l’uso di misure prescrittive non negoziabili, anche ripensandocriticamente ad alcune politiche di programmazione urbanistica e territorialeassunte.

In quest’ottica va posta una particolare attenzione alla salvaguardia delle zonemaggiormente fragili ed esposte a rischi di dissesto, quali la montagna, la costae Ia collina.

Serve limitare drasticamente le costruzioni ex-novo, impedirle nelle realtàambientalmente sensibili e non dotate delle necessarie infrastrutture per lamobilita collettiva, recuperare e qualificare il patrimonio edilizio esistente,anche in funzione del risparmio energetico, offrendo, per questa via, unaimportante prospettiva di sviluppo all’industria delle costruzioni.

E’ necessario giungere entro metà mandato alla chiusura di tutti gli inceneritoripresenti, operare affinché il sistema produttivo e distributivo assumal’obbiettivo della drastica riduzione dei rifiuti, incrementare considerevolmentela raccolta differenziata, anche attraverso la definizione di sempre più adeguatimeccanismi di incentivazione/disincentivazione.

Occorre ampliare, entro il mandato, di almeno tre punti percentuali Ie areeverdi protette, promuovere un piano straordinario di forestazione di pianura trala Via Emilia ed il Po. e una politica che ampli giardini, parchi pubblici, areepedonali, funzionali anche allo sviluppo degli spazi di socializzazione edaggregazione, rilanciando anche forme qualificate di autogestione.

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Tutela e valorizzazione del lavoro, ruolo del Pubblico

La condizione del lavoro, pubblico e privato, ha subito, anche inEmilia-Romagna, un pesante arretramento.

Le ragioni di ciò stanno nelle politiche che si sono affermate nel tempo nelPaese, riconducibili alla imperante cultura liberista, e che hanno prodotto unavera e propria controriforma in materia di governo del mercato del lavoro, nellacrisi in atto, soprattutto nella sua gestione.

Il lavoro, oggi, manca, e quando c’è è assai lontano dall’essere quel fattore direalizzazione dell’essere umano che la stessa Carta Costituzionale gli assegna.

Un nuovo modello di sviluppo per l’Emilia-Romagna, ancorato alla qualità,all’innovazione di prodotto e di processo, quale necessaria risposta per uscirein positivo dalla crisi, necessita di un approccio al tema lavoro radicalmentediverso.

E’ fondamentale rispondere alla crescente spinta alla deregolamentazione chesi registra nel Paese.

Occorre un progetto occupazionale che escluda ogni forma di lavoro nero,sommerso, non tutelato, insicuro, anche attraverso una profonda qualificazionedelle stesse forme di prevenzione, di controllo, di sanzione in capo alla PubblicaAmministrazione.

Per questo è necessario, ad esempio, proporsi di raddoppiare, entro il mandato,la capacità ispettiva in capo al sistema locale, a partire dalle AUSL, svilupparesempre più l’integrazione con Ie funzioni statali decentrate, anche attraverso losviluppo di accordi di programma per Ia costituzione di uffici provinciali a ciòdeputati, affermare un più incisivo sistema sanzionatorio.

Decisivo è qualificare ulteriormente il sistema degli appalti, della assegnazionedella gestione

di lavori, di servizi, della fornitura di merci, rifiutando la logica del massimoribasso, che impedisce la qualificazione del sistema ed ha portato interi settori,ad esempio quello del trasporto e della movimentazione delle merci, adassumere connotati che rimandano a situazioni ritenute superate da moltotempo.

Una rinnovata attenzione e disciplina delle procedure di appalto di opere eservizi si impone anche in considerazione della crescente infiltrazione dellacriminalità organizzata nel tessuto produttivo della nostra Regione, unfenomeno sul quale occorre elevare l’allarme sociale.

E’ necessario garantire in caso di appalto l’applicazione della clausola sociale(rispetto dei contratti di lavoro, delle norme relative alla salute e sicurezza neiluoghi di lavoro , etc.).

A tal fine si pone, in rapporto ai riferimenti comunitari e nazionali in materia, Iaquestione della definizione di una specifica disciplina legislativa regionale, chedeve proporsi di ridurre anche il ricorso al sub appalto promuovendo lariorganizzazione e la qualificazione del sistema d’impresa.

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La Regione deve proporsi come punto di riferimento a livello nazionale ancheassumendo l'obiettivo della lotta alla precarietà, promuovendo al riguardo unaazione volta a superare i vincoli che ad oggi si frappongono alla stabilizzazionedi tutti coloro che hanno un rapporto di lavoro con Ia Pubblica Amministrazione.

Valorizzare il lavoro pubblico è infatti necessario per garantire i cittadinirispetto alla qualità della Ioro vita ed aII’esercizio di tanti loro diritti, per losviluppo qualificato del sistema territoriale.

La scelta da fare è quindi quella di un soggetto pubblico che non si limita aqualificare il proprio ruolo di programmazione, di governo, di controllo in ordineai servizi, ma che in molti casi si propone di gestirli direttamente.

Nell’ottica di un nuovo modello di sviluppo regionale si sottolinea la stessaquestione del ruolo e della governance delle grandi aziende di serviziopubblico locale, che hanno nel tempo raggiunto forti economie di scala didimensione regionale o sovra regionale.

Il processo che ha portato le municipalizzate a divenire prima SPA e poipartecipate dai privati è noto, così come la spinta alla privatizzazione totaledelle stesse da parte di ampi settori della finanza, dell’economia, della politica,etc.

E’ un dato di fatto che tale processo ha reso il ruolo della componente pubblicalocale, ancorché formalmente maggioritaria, sempre più problematico, sempremeno incisivo, in molti casi si sono evidenziate crescenti inefficienze nei servizierogati, frustrato le aspettative dei cittadini, spesso indotte, circaripercussioni positive sui costi degli stessi.

Per quanto ci riguarda tali realtà devono perseguire la finalità di rispondere albisogno di gestione di beni comuni, che in quanto tali debbono essere di tutti,nell’interesse della collettività.

Non è quindi in discussione la questione di una ulteriore cessione di spazi alprivato, bensì la questione del come rispondere alla forte spinta che, anche sulterritorio regionale, si registra in direzione della ripubblicizzazione dei serviziessenziali, a partire dall’acqua, di un rilancio del senso di appartenenza allacomunità che, anche attraverso il ruolo svolto dalle aziende municipalizzate hain passato caratterizzato la nostra realtà.

E’ necessaria anche un‘azione volta al riequilibrio dell’assetto gestionalepubblico-privato esistente, con particolare riferimento all‘ambito dei servizi allapersona, e relativamente a quelli di carattere sanitario, socio-sanitario, sociale,si pone l’esigenza di determinare, entro il mandato, condizioni di equivalenzadella convenienza economica in capo agli Enti Locali ed alle AUSL tra Iagestione diretta e quella esternalizzata dei servizi accreditati, rompendo con lalogica imperante del risparmio, peraltro tutto da dimostrare, che finisce conl’essere scaricata sulle condizioni lavorative.

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Politiche educative, scolastiche, di welfare

E’ parte integrante della scelta di un nuovo modello di sviluppo regionale laqualificazione delle politiche educative, scolastiche, di welfare in aderenza aiprofondi cambiamenti che hanno investito, affermando nuovi bisogni, la realtàregionale e Ie diverse realtà territoriali.

Ciò implica un coerente ed organico intervento in ordine agli stessi dettatinormativi regionali definiti.

Nel merito, in particolare, si sottolinea l’esigenza di qualificare il sistemaeducativo e scolastico regionale, nelle sue diverse articolazioni, nel senso disviluppare la capacita di integrare Ia complessità, soprattutto sociale, oggipresente, e di determinare Ie condizioni affinché non si disperdano I'approccioorganico ed il progetto pedagogico affermatosi nel tempo sino a divenire, intanti casi, un punto di riferimento a livello nazionale.

Occorre garantire, attraverso un’adeguata programmazione, il superamentodelle liste di attesa al nido per l’infanzia ed il sistema-regione deve proporsi,entro il mandato, di orientare a ciò Ie necessarie risorse.

In tale ottica deve essere prevalente l’intervento diretto del soggetto pubblico.

È necessario garantire il diritto alla scuola per l’infanzia investendo su quellapubblica, azzerando, in coerenza con il Dettato Costituzionale, il finanziamentoa quella privata.

È necessario sostenere la lotta al disagio ed alla dispersione scolastica, noncasualmente in crescita anche nella nostra Regione, nonché Ia pienaintegrazione scolastica e formativa degli alunni disabili.

Sviluppare e qualificare le politiche giovanili, con particolare riferimento allatutela della salute, all’integrazione, alla socializzazione, alla partecipazioneconsapevole, promuovendo e sostenendo spazi e progetti a ciò funzionali,anche favorendo l’autogestione.

Sostenere le famiglie in difficoltà, promuovere e qualificare Ia lotta alla povertàed all‘esclusione sociale, questioni sempre più evidenti anche nella nostrarealtà territoriale.

In tale direzione è necessario, accanto a una forte azione volta a contrastarnee rimuoverne le cause, determinare risposte oltre la logica emergenziale,favorendo gli interventi degli Enti Locali anche attraverso sempre più miratiinterventi economici di sostegno.

Promuovere e favorire l’integrazione dei migranti attraverso politiche rivolteall’ambito scolastico, dei servizi, residenziale, della partecipazione e dellarappresentanza politico/amministrativa, sulla base di una logica interculturale.

Favorire la partecipazione alla vita pubblica degli anziani e l’invecchiamentoattivo mediante progetti atti a sostenerne I’azione.

Può costituire un’ utiIe risposta in tale direzione la realizzazione di forme di"impresa sociale" promosse e gestite da anziani in rapporto alla Pubblica

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Amministrazione per attività di pubblica utilità.

Consolidare il sostegno agli anziani ed alle loro famiglie nel lavoro di cura.

Si colloca in tale contesto Ia necessità della messa in rete delle assistentifamiliari o badanti, la cui funzione, ancorché da articolare in direzione di unapproccio sempre più personalizzato ai bisogni deII’anziano, va assunta comeineludibile nell'ambito del sistema dei servizi.

La loro formazione, I’ incrocio tra domanda ed offerta, Ia gestione del rapportodi lavoro, il tutora ggio costituiscono questioni che devono trovare, entro Iaprima parte del mandato, un più adeguato governo da parte del soggettopubblico, anche attraverso la valorizzazione di alcune esperienze territorialirealizzate e la rivisitazione del quadro normativo regionale vigente.

Serve sviluppare progetti assistenziali mirati per Ie persone disabili volti afavorirne la massima autonomia possibile nel diversi momenti di vita (casa,lavoro, tempo libero, ecc.) e I’utilizzo delle diverse opportunità offerte dalterritorio.

Occorre darsi come obiettivo di mandato l’abbattimento di tutte le barrierearchitettoniche ed il sostegno, sulla base di specifici e partecipati progetti, delladomotica.

Anche il nostro Sistema Sanitario Regionale evidenzia crescenti difficoltà aseguito delle ricadute delle politiche sanitarie e fiscali messe in atto nel tempodai diversi Governi succedutisi alla guida del Paese.

Le scelte compiute nel tempo dalla Regione per rispondere alla situazionedeterminatasi sono importanti, ma le difficoltà del sistema risultano evidenti enecessitano di un intervento ancor più incisivo, fortemente ancorato ai principidi universalità, solidarietà, equità del sistema.

Relativamente alle politiche sanitarie occorre proporsi di fare sempre piùsistema, richiamando a questa logica, nel rispetto delle peculiarità che gli sonoproprie, tutti i soggetti coinvolti, a partire dalle Università e dagli Istituti diRicerca e Cura a Carattere Scientifico.

Occorre valorizzare in misura sempre maggiore il ruolo delle ConferenzeTerritoriali Sociali e Sanitarie e del Distretto ed in tale ambito Ie funzioni incapo agli Enti Locali.

Occorre riaffermare la centralità del sistema pubblico e del suo operareattraverso i criteri di efficacia, di efficienza, di economicità, occorre unaadeguata lettura della domanda e la razionalizzazione dell’offerta diprestazioni che ne evidenzi l’appropriatezza e l’essenzialità.

La sanità pubblica va difesa, qualificata, sviluppata, e ciò è possibile oltre chenecessario.

Occorre porre particolare attenzione alla articolata realtà sanitaria che sicolloca a monte ed a valle di quella ospedaliera.

Parliamo delle cure erogate vicino ai luoghi di vita delle persone, identificabilinell’assistenza offerta dalla medicina generale e dalla pediatria di libera scelta,presso i consultori, nei servizi rivolti alle fasce deboli (anziani, disabili,adolescenti, famiglie multi problematiche, immigrati), nell’assistenzaspecialistica ambulatoriale ed in quella farmaceutica.

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I Piani vigenti sottolineano la centralità dei Nuclei di Cure Primarie quale unitàoperativa fondamentale dell'assistenza territoriale.

In relazione a ciò si impone una riflessione circa i limiti odierni degli stessi, siasul piano della articolazione territoriale che su quello delle caratteristicheoperative.

Le “Case della Salute” debbono rapidamente affermarsi nei diversi contestiterritoriali e strutturarsi adeguatamente al fine di garantire alla cittadinanza lerisposte attese.

Per noi, a partire da ciò, è possibile dare allo stesso Servizio di ContinuitàAssistenziale le necessarie risposte in direzione di una maggiore qualificazionee sviluppo .

Come sottolineato, i medici di medicina generale ed i pediatri di libera sceltahanno un ruolo cardine nel contesto delle cure primarie, dei NCP , ed èsicuramente necessario valorizzare l’apporto di tali figure.

E’ necessario un salto di qualità, se del caso prospettando un sistema diconvenzionamento più vincolante dell'attuale, con chiari e misurabili indicatoricirca le funzioni svolte, i risultati acquisiti.

Un altro tema che attiene alle cure primarie e che deve e può trovare una piùincisiva risposta nella programmazione futura è rappresentato dai Consultori.

Essi debbono tornare ad essere un punto di riferimento tra le realtà dipromozione e tutela della salute, della sessualità e della procreazioneresponsabile, per la promozione della molteplicità di azioni volte a fornire ilnecessario sostegno durante la gravidanza, la nascita, il puerperio.

E' indubbio il rischio che i Consultori siano “piegati” sempre più a logiche altre,ad esempio alla messa in discussione degli stessi contenuti della Legge 194 del1978 e successive integrazioni e/o modificazioni, ed è pertanto necessariotenere alta la guardia e fare del loro rilancio e della loro qualificazione unpunto rilevante della azione di governo regionale.

Un’ulteriore questione da affrontare con maggiore determinazione èrappresentata da quanto attiene al Dipartimento di Salute Mentale eDipendenze Patologiche.

Focalizziamo l’attenzione sui problemi di salute mentale, che costituiscono unaquota rilevante del carico di sofferenza e disabilità della popolazione generalein tutte le fasce di età.

Poniamo l’accento sul fatto che la salute mentale della popolazione è unconcetto ben più vasto della semplice assenza di malattia e la sua tutelaabbisogna di una molteplicità di soggetti, istituzionali e non, volti ad affermareun ampio sistema di relazioni ed una molteplicità di azioni a ciò funzionali.

Analizzando quanto affermatosi nel tempo è indubbio che molto è stato fatto,tuttavia la realtà ci consegna evidenti limiti, innanzitutto nella relazione tradimensione sanitaria e dimensione sociale, sia sul piano della prevenzione chesu quello del sostegno, della integrazione (sempre più famiglie lamentanol’essere lasciate sole).

Molto resta quindi da fare al riguardo ed a ciò debbono essere chiamati i diversilivelli preposti.

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Quanto sin qui schematicamente e non esaustivamente evidenziato attiene ingran parte alla dimensione sanitaria “pre ospedaliera”.

Come sottolineato la nostra attenzione è rivolta anche alla dimensionesanitaria“post ospedaliera” e rimarchiamo pertanto, in relazione all'area dellalungodegenza, la questione specifica delle dimissioni protette.

L’efficacia del servizio offerto passa attraverso la capacità di completare ilpercorso di cura, ma anche dalla capacità di saper valutare la complessità deibisogni socio-famigliari e di accompagnare il paziente verso la collocazione(struttura residenziale o domiciliare) più appropriata, con risposte flessibili epersonalizzate.

In relazione a ciò molte sono le segnalazioni di crescenti difficoltà in capo aipazienti, ai loro famigliari , spesso costretti a misurarsi in solitudine con lariduzione dei propri livelli di autonomia, a cercare direttamente soluzioni.

Occorre superare tale situazione, serve una rete certa ed articolata di strutturee servizi in grado di dare le necessarie risposte.

Il pesante attacco al quale è da tempo sottoposto il lavoro in sanità ( parte diquello più generale che ha investito il settore pubblico e quello privato nellesue diverse articolazioni) in particolare attraverso i limiti imposti al turnover, ilblocco del rinnovo contrattuale, il progressivo venire meno della sua tutela evalorizzazione, rappresenta una questione in ordine alla quale la Regione deveproporsi un’azione forte nei confronti del Governo, nella consapevolezza che daciò passa in larga parte la tenuta del proprio sistema sanitario.

Nei mesi scorsi più di un organo di stampa e/o di informazione ha dato conto diuna drastica diminuzione delle visite e degli esami diagnostici e di laboratorioerogati dalla sanità pubblica e/o privata convenzionata sull’intero territorionazionale ( oltre 7 milioni in meno nella sola Emilia-Romagna).

Essa è accompagnata da un calo della spesa farmaceutica, del numero diricoveri nelle strutture ospedaliere, degli assegni a favore degli anziani e deidisabili non autosufficienti, dalla difficoltà crescente delle famiglie a trovareuna risposta al bisogno, dall’essere le stesse sempre più lasciate sole adaffrontarlo.

Ciò è indice di quanto la crisi in atto, la sua gestione, incidano ancherelativamente al tema della tutela della salute, di quanto pesino in rapportoalla sanità le scelte operate nel tempo dai Governi, in particolare relativamentealla compartecipazione alla spesa da parte dell’utenza.

E’ sicuramente possibile affermare che essa è in tanti casi giunta alla sogliadella sostenibilità, sicuramente ad un livello tale di onerosità da spingere tanti,soprattutto tra le fasce più disagiate della popolazione, a rinunciare alleprestazioni, a fare prevenzione, a curarsi, ed è un fatto, questo, che finirà undomani con lo scaricare sul sistema i costi dell’inevitabile peggioramento delleloro condizioni, che sicuramente mina il concetto stesso di universalità delsistema.

Occorre al riguardo una azione forte della Regione Emilia-Romagna, anche neiconfronti del Governo.

Noi chiediamo che si rispetti il dettato costituzionale, diciamo basta allacompartecipazione alla spesa da parte dell’utenza, diciamo basta ad un

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sistema che finisce con il fare pagare due volte i cittadini per avere accessoalle prestazioni delle quali abbisognano.

E’ un dato di fatto che quote sempre più consistenti di utenza sono spinte, acausa di quanto loro richiesto per le prestazioni presso le strutture sanitariepubbliche e/o private accreditate, a rivolgersi alle strutture private, al mercato,che almeno, a fronte di un costo in tanti casi equivalente, è in grado digarantirle in tempi assai più celeri.

È evidente che tra la popolazione crescono l’insoddisfazione e l’insofferenza,l’idea di una maggiore efficienza del privato, e questo porta con sé rischirilevanti circa la percezione della centralità del servizio pubblico, la necessitàdella sua difesa.

Qui si colloca la questione delle liste di attesa, che costituiscono sempre più,per tanti, una sorta di cartina di tornasole del funzionamento del ServizioSanitario.

Occorre quindi agire con determinazione sul sistema, proporsi di abbattere leliste di attesa, ad esempio puntando, in accordo con le OrganizzazioniSindacali, alla massima utilizzazione degli impianti, affrontando in sedeinteristituzionale la stessa questione della disciplina legislativa dell’attivitàlibero professionale.

L’emergenza casa è sotto gli occhi di tutti.

Le scelte degli ultimi Governi si sono evidenziate assolutamente insufficienti, ingran parte orientate a favorire le mere dinamiche di mercato, quelle che siprospettano appaiono del tutto inadeguate a rispondervi.

Occorre rilanciare il ruolo del soggetto pubblico in materia, e la RegioneEmilia-Romagna deve proporsi di concretizzare, entro il mandato, un piano dirilancio dell’edilizia residenziale pubblica.

Serve anche che la stessa ed i Comuni determinino, attraverso gli ACER, unpiano straordinario di qualificazione e riqualificazione del patrimonio ediliziopubblico esistente, anche al fine di una migliore fruizione dello stesso da partedegli inquilini.

Occorre inoltre orientare, anche attraverso sostegni di carattere finanziario e/otributario, la scelta del mercato privato in direzione dell’affitto residenziale acanone calmierato e/o concordato.

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Conclusioni

Quanto pur schematicamente sottolineato costituisce, per i Comunisti Italiani, ilprogramma relativo al quinquennio 2014-2019 verso il quale orientare lepolitiche della Regione.

Le risorse a ciò funzionali, nella consapevolezza dell’incidenza del trendeconomico, stanno in una oltremodo oculata e selettiva gestione del bilancioregionale, nell’uso delle leve fiscali e tributarie in capo alla Regione ed alleAutonomie Locali al fine del loro incremento, se del caso nella lororiallocazione.

Al riguardo serve sviluppare ulteriormente la lotta alla evasione fiscale etributaria, ridefinire in parte l’articolazione delle imposte regionali ( ad esempiosuperando lo scarto esistente tra l’IRAP richiesta alla Cooperazione Sociale equella in capo alle ASP), riconsiderare il complesso dei sostegni garantiti aisoggetti privati,etc.

La Regione Emilia-Romagna può e deve proporsi di uscire dalla situazione dataattraverso quella politica che un tempo ne decretò il successo, le consentì diproporsi come una sorta di modello, ossia assumendo come proprio obbiettivola qualità dello sviluppo, i diritti, la partecipazione.

Per quanto ci riguarda in tale direzione ci sentiamo impegnati, ed è sulla basedelle convergenze programmatiche che verificheremo la possibilità di dare vitaad alleanze per il governo della stessa.

Bologna, Agosto 2014

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