Documenti sulla cerimonia di scoprimento della targa in ... · appellativi. Ed è per questo che...

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Archivio del sito http://www.trio-lescano.it/ Documenti sulla cerimonia di scoprimento della targa in onore del Trio Lescano e del M° Carlo Alberto Prato il 14 Ottobre 2016 a Torino, in via degli Artisti 26 A cura della Redazione del sito 17-18 Ottobre 2016

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Archivio del sito

http://www.trio-lescano.it/

Documenti sulla cerimonia di scoprimento della targa in onore

del Trio Lescano e del M° Carlo Alberto Prato il 14 Ottobre 2016 a Torino, in via degli Artisti 26

A cura della Redazione del sito 17-18 Ottobre 2016

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Intervento di Alessandro Rigacci

Prima di iniziare questo mio intervento tengo, in modo particolare, a ringraziare di vero cuore Angelo Zaniol e Virgilio Zanolla, rispettivamente curatore e collaboratore del sito Ricordando il Trio Lescano, i quali mi hanno offerto la possibilità di intervenire in questa cerimonia così importante. Mi è stato chiesto di introdurvi la figura delle Sorelle Lescano ma, più che narrarvi le loro vicissitudini artistiche e private, voglio farvi capire come mai sono entrate a far parte della storia della Canzone Italiana. La loro carriera, infatti, sebbene costellata da decine e decine di canzoni di successo, alcune ancora oggi molto conosciute ed oggetto di continue reinterpretazioni, da una copiosa discografia anche se non da record, non è stata molto diversa da quella di altri cantanti che hanno avuto la fortuna (o sfortuna, dipende dai punti di vista) di debuttare negli anni immediatamente antecedenti alla seconda guerra mondiale: numerose esibizioni radiofoniche accompagnate dalle orchestre più in voga, partecipazioni a riviste di varietà ed a lungometraggi, apparizioni alle prime trasmissioni di Radiovisione, incisioni discografiche a ritmo molto serrato. Tutto questo fino al 1943. Poi, con l’armistizio dell’8 settembre che getta l’Italia nel caos più completo, tutto s’interrompe. Chi perché richiamato sotto le armi, chi per paura dei continui bombardamenti, chi, come le nostre beniamine, per problemi con leggi razziali del ’38, tutti i cantanti in voga spariscono uno dietro l’altro. E purtroppo nell’Italia del dopoguerra, desiderosa di dimenticare i difficili anni del conflitto, non c’è più posto per loro. Tentano di reinventarsi ma senza raggiungere risultati soddisfacenti. Spostano, quindi la loro carriera in Sud America, dove i cantanti italiani sono apprezzatissimi e conoscono una seconda popolarità. Anche Aldo Donà, Alberto Rabagliati, Ernesto Bonino ed altri hanno avuto una parabola artistica molto simile. Eppure non è per questo che noi oggi siamo qui a celebrarle. Cos’è che ha reso il Trio Lescano così importante da farlo entrare, a buon diritto, nella storia della Canzone Italiana? Come mai Torino, che è stata la città che ha visto la loro nascita artistica, quest’oggi le omaggia, dedicando loro una

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3targa in questa sede così prestigiosa? Il motivo è molto semplice: il Trio vocale Sorelle Lescano è stato, in Italia, il primo trio canoro riconosciuto. Mi spiego meglio. Fino ai primi anni Trenta, in Italia, non esisteva la professione di cantante; c’erano i macchiettisti, le sciantose, gli artisti di varietà, gli chansonnier, i tenori, ma non i cantanti. Tale professione, infatti, era ricercata all’interno dell’orchestra: spesso era il batterista che intonava il motivo, altre volte un orchestrale vocalmente dotato. Il tutto, ovviamente, nel totale anonimato: era l’orchestra ad essere presentata, a prendersi oneri ed onori, a figurare in etichetta. Lo stesso dicasi per le formazioni vocali: raramente utilizzate, venivano formate occasionalmente, prendendo un po’ di musicisti qua e là (alcune volte era addirittura il direttore a cantare). Poi, quando Vittorio Belleli aveva finalmente aperto la strada a molti interpreti, ufficializzando la figura del cantante, in tanti avevano provato, seguendo gli esempi tedeschi ed americani, a formare un duo, un trio o quartetto canoro, tuttavia senza riuscire, ahimè, ad uscire dall’anonimato.

Le Lescano invece sì. Brave, affascinanti, intonate, vocalmente omogenee, con un accento straniero per niente attenuato ma assolutamente gradevole, che fu per molto tempo il loro marchio di fabbrica, seppero spazzar via quello stereotipo che voleva i “coretti” come solo accompagnamento di canzoncine allegre e spensierate: interpretarono, infatti, numerosi pezzi da soliste, veri e proprio gioielli di esecuzione (Tulipan, C’è un’orchestra sincopata, Non me ne importa niente, La gelosia non è più di moda, Valzer della fisarmonica), nonché brani più melodici e romantici ottenendo comunque successo (Come l’ombra, Bambina innamorata, Anna, Non dimenticar le mie parole, Tornerai). Per non parlare poi dei numerosi artisti dell’EIAR che si servirono del loro supporto che più d’una volta si rivelò essenziale per la buona riuscita del brano (basti pensare a Signorina Grandi Firme, Maramao perché sei morto?, Pippo non lo sa, Ma le gambe).

Con loro s’inaugurò ufficialmente il genere delle formazioni vocali fino ad allora sconosciute alla Canzone Italiana; genere che ha permesso poi ad altri gruppi di esibirsi ed ottenere successo in Italia o all’estero, come ad esempio il Quartetto Cetra, il Duo Fasano fino al recente Il Volo. Tutt ciò, ribadisco, è stato possibile solo grazie alle tre sorelle olandesi, amate quanto dai radioascoltatori tanto dal Regime e dalla stampa, che negli anni coniò per loro numerosi appellativi. Ed è per questo che oggi noi siamo qui ad omaggiarle. Perché senza di loro questo capitolo importante della Storia della Canzone Italiana non ci sarebbe stato, privando il nostro udito di tante belle voci perfettamente armonizzate fra loro. Grazie Trio Lescano, grazie per tutto ciò che ci avete regalato!

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4Intervento di Virgilio Zanolla

Parliamo del maestro Carlo Alberto Prato, il Pigmalione delle Lescano. Prato era nato nel 1909 a Susa; quand’era piccolo i suoi genitori si trasferirono a Torino, in una villetta sulle pendici del monte dei Cappuccini. Nel ’30 sposò una graziosa vicina di casa, Giuseppina Vernetti; la coppia ebbe un figlio, Alberto, che morì a tre mesi dalla nascita, dopo non ne vennero altri: a muovere l’affetto dei coniugi pensarono le tre nipoti di Giuseppina, Marisa, Renata e Lella.

Prato era un musicista completo: componeva, arrangiava, dirigeva l’orchestra, dirigeva il quartetto jazz che portava il suo nome, suonava il pianoforte, cantava. Aveva una bella voce da basso, e nel 1933 prese parte a un’edizione radiofonica dell’opera Guglielmo Ratcliff di Pietro Mascagni diretta dallo stesso autore, esibendosi in due ruoli. Aveva, insomma, una conoscenza della musica a 360°.

Era massone: aveva fondato la Reale Loggia degl’Illuminatì, e fu una figura di spicco della massoneria torinese negli anni Trenta e Quaranta; nel ’49, quando morì - a soli trentanove anni - ai suoi funerali prese parte una cospicua rappre-sentanza massonica.

Ed era fascista: non fanatico, ma credeva nel regime. Tanto che, quando nel ’35, dopo l’aggressione italiana all’Etiopia, la Società delle Nazioni comminò all’Italia le cosiddette (da Mussolini) «inique sanzioni», e Mussolini rispose con l’autarchia, con un collega Prato indirizzò una lettera al giornale “La Stampa”, il quale la pubblicò col titolo Niente musica esotica, dove in sostanza diceva: poi-ché le nazioni sanzioniste c’impediscono di commerciare con loro, ripaghiamole d’eguale moneta: bandiamo le loro musiche, non acquistiamole né eseguiamole più. Oggi, questa presa di posizione farà pensare a molti: “Prato predicava ma-le”. Forse predicava male, ma attenzione: in compenso razzolava benissimo. In-fatti, se mai c’è stato un autore sinceramente aperto, democratico e totalmente ri-cettivo nei confronti della musica d’altri paesi, e particolarmente di quella delle nazioni più evolute musicalmente (cioè Stati Uniti, Inghilterra e Francia, non a

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5caso le prime nazioni sanzioniste), ebbene, quello fu lui, che assorbiva ogni no-vità come una spugna; tutta la sua opera musicale è lì a dimostrarlo.

Nel ’43, quando, caduto il fascismo, i repubblichini subentrati nel nord Italia pretesero dai militari un giuramento di fedeltà alla Repubblica di Salò, Prato, che allora vestiva l’uniforme ed era uomo tutto d’un pezzo, rifiutò di fornirlo. Per questo motivo, con altri ‘renitenti’, tra cui mi piace ricordare cinque orchestrali dell’EIAR, venne arrestato, messo su un carro bestiame e deportato in Germania, dove dal settembre ’43 al maggio ’45 si fece venti mesi in campo di concentramento, prima a Limbourg, nell’Assia, eppoi a Mannheim.

Per comprendere il carattere di Prato, la sua capacità d’intuire le doti delle persone, e insieme per assaporare, politica a parte, la fragranza di quei tempi, ecco un paio di aneddoti. Sapete che Prato è stato uno straordinario scopritore di talenti: oltre al Trio Lescano, ricordo Nella Colombo, Ernesto Bonino. Bene, un giorno del 1941 lui si trovava in via Po, quando sul suo stesso marciapiede vede venirgli incontro due ragazze, senza dubbio gemelle, perché si somigliavano come gocce d’acqua; piccole di statura, ma molto graziose; non parlavano, camminavano soltanto. Folgorato, quando le ha ad un paio di metri chiede loro: - Altolà. Sapete cantare? - Le due s’arrestano sorprese; poi la prima dice: - Beh, cantare ci piace. A casa cantiamo spesso. - E l’altra: - Però nostro padre dice che quando cantiamo sembriamo due zanzare! - Prato non si smonta: si presenta, e propone loro un provino; le ragazze accettano, e lui le porta davanti a un pianoforte. Le ascolta, e dice: - No, non sembrate zanzare, perché avete voci di bel timbro. Ma con voi c’è molto da lavorare: siete disposte? - Loro rispondono subito sì, ed egli le prende sotto la sua ala protettrice, applicando il metodo d’insegnamento già usato con le Lescano: lezioni di canto quotidiane di otto-dodici ore, domenica inclusa. Dopo qualche mese di questa ‘cura’ le presenta all’EIAR; caso vuole quel giorno si trovi là la famosa trinità dei direttori d’orchestra, Barzizza, Angelini e Petralia, che lui invita all’ascolto. Le ragazze eseguono un pezzo portato al successo da Silvana Fioresi e dal Trio Lescano, Pippo non lo sa. La loro prova incanta tutti, sicché vengono subito accolte nella grande famiglia dell’EIAR. Si trattava di Dina e Delfina Fasano, componenti di quel che è stato il più grande duo vocale femminile della nostra musica leggera.

L’altro aneddoto me l’ha raccontato Angelina Boetto, una garbata signora novantatreenne figlia d’Annina Boetto, che servì le Lescano nell’appartamento in piazza Vittorio Veneto eppoi qui. Lei m’ha detto gli ospiti che accoglieva casa Lescano: Rabagliati, Bonino, Carboni, Pippo Barzizza, la Fioresi, la Bruni… Sa-livano a prendere il caffè con loro e con Prato, poi tutti assieme s’avviavano al-l’EIAR, a lavorare. Angelina, che è di Valperga Canavese, il paese dove inizial-mente, durante la guerra, si rifugiarono le Lescano e la loro madre, all’epoca era diciottenne; aveva un compaesano (nato a Pisa, ma da genitori valperghesi, e sempre vissuto là) che amava cantare e aveva una bella voce: e appena seppe che lei conosceva le Lescano e Prato la mise in croce per farsi ascoltare da lui.

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6Infine, un dopopranzo Angiolina lo porta da Prato: il maestro al solito

sedeva al pianoforte: era la sua ora ricreativa e insieme creativa. Viene ad aprire la signora Giuseppina: e vedendo Angiolina, le chiede se alle Lescano serva qualcosa. Lei gli presenta il ragazzo e, abbassando un po’ la voce, le dice che aveva una bella voce e avrebbe tanto voluto farsi udire da suo marito. Si sente la voce di Prato dal soggiorno: - Pina, fallo entrare. - Il ragazzo va da lui e si presenta: - Maestro, ho preparato un paio di canzoni… - Prato attacca il primo motivo e lui si mette a cantare. Alla fine del brano Prato lo guarda con espressione perplessa, ma non dice nulla; e attacca la seconda canzone: il ragazzo riprende a cantare. Alla fine, Prato si volge di nuovo a guardarlo perplesso, e scuote il capo. “Non gli sono piaciuto” pensa il ragazzo. E Prato: - Ma tu, sei proprio sicuro di voler cantare canzoni? - Ma maestro, - obietta quello - Rabagliati… Natalino Otto… - Ma quali Rabagliati e Natalino Otto? Dammi ascolto: tu hai una bella voce di timbro tenorile, ma devi educarla: cercati un bravo maestro di canto e dèdicati all’opera lirica. - Quel ragazzo gli diede retta: studiò con Aureliano Pertile e divenne un affermato tenore, che cantò diversi anni alla Scala di Milano, nove anni al Metropolitan di New York e in altri grandi teatri d’opera. Qualche anno fa il comune di Valperga Canavese gli ha intitolato il proprio teatro: il teatro si chiama Eugenio Fernandi. Quel gran volpone del maestro Prato aveva avuto ancora una volta vista lunga e orecchio fino.

Il M° Prato mentre istruisce le Sorelle Lescano.

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7Intervento di Angelo Zaniol

Sono particolarmente lieto e onorato di intervenire a questa bella cerimonia, finalizzata a rendere un giusto e doveroso omaggio ad artisti quali il Trio Lescano e il M° Carlo Prato, che sono stati tra i protagonisti di primissimo piano della nostra musica leggera degli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, o meglio di tutta la Storia della Canzone Italiana. Dirò di più. Proprio per la speciale valenza culturale e simbolica dell’evento che ci vede qui riuniti, mi sento – per una volta – assai emozionato, per cui chiedo venia in anticipo se qua e là le mie parole potranno apparire un po’ troppo influenzate da ciò che provo in questa circostanza.

Il fatto è che le Sorelle Lescano hanno significato molto nella mia personale vita affettiva. Sono nato infatti nel 1937 e da piccolo ho avuto il privilegio di ascoltarle spesso in diretta alla radio, perché mia madre, che le adorava, non perdeva una sola delle trasmissioni radiofoniche alle quali esse partecipavano. E siccome la mia buona genitrice era dotata di un ottimo orecchio musicale nonché di una voce gradevole e intonata, aveva imparato perfettamente e senza sforzo i maggiori successi del magico Trio, che poi mi cantava in ogni occasione, specialmente alla sera quando mi accompagnava a letto. Una delle canzoni lescaniane che essa amava di più era Cuore contro cuore del M° Prato, incantevole melodia che per me è stata a lungo la più dolce delle ninne nanne. Insomma, parafrasando il titolo di un celeberrimo film di Luigi Comencini, potrei dire che sono cresciuto a Pane, amore e Trio Lescano…

Di quegli anni lontani ho sempre conservato – e tuttora conservo – un ricordo vivo e struggente. È stato perciò del tutto naturale che, una volta lasciato l’insegnamento universitario per la meritata pensione, mi venisse l’idea di creare un sito il cui scopo fosse quello di rinverdire la memoria delle tre meravigliose Sorelle canterine, e anche di quegli altri artisti di vaglia che collaborarono in maniera determinante al loro strepitoso successo: intendo dire cantanti solisti – una quarantina – che incisero assieme a loro, direttori d’orchestra con relativi orchestrali, tutti uno più bravo dell’altro, compositori, autori di testi, editori, fotografi, disegnatori, registi cinematografici, ecc. ecc. Tale sito, denominato

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8Ricordando il Trio Lescano, è stato da me lanciato nel web nella primavera del 2008.

Gli inizi non sono stati facili, perché operavo da solo e inoltre il materiale sulle Lescano allora subito disponibile era assai scarso: una sessantina appena di incisioni discografiche, due dozzine o poco più di foto, alcune di modesta qualità, e una manciata di articoli apparsi in vari periodici, più il fascicolo monografico incluso nell’opera La Canzone Italiana dei Fratelli Fabbri Editori. Le notizie contenute in tutte queste fonti bibliografiche, però, richiedevano con ogni evidenza di essere sottoposte a un serio lavoro di verifica e di riscontri oggettivi, giacché apparivano spesso contraddittorie o poco credibili, come la storiella delle 1000 lire “al giorno” guadagnate dalle Olandesine nei loro anni d’oro, o quella del loro arresto a Genova per spionaggio alla fine del ’43, con successiva detenzione “dura” nel Carcere di Marassi. Quanto alla voce Trio Lescano che proponeva Wikipedia otto anni fa, essa era imprecisa, lacunosa e infarcita di assurdità, come l’affermazione che le Lescano cantavano ognuna su un’ottava diversa!

Per fortuna si è presto costituito attorno a me un folto gruppo di validi collaboratori, capitanati da Alessandro Rigacci, Paolo Piccardo, entrambi qui presenti, e Manuel Carrera, eccellente storico dell’Arte, oggi, con suo grande rammarico, assente giustificato: tutti volontari e tutti tanto appassionati quanto fortemente determinati a svolgere approfondite ricerche a tutto campo e ovunque fosse necessario, al solo scopo di accrescere sempre più le nostre conoscenze sulle Sorelle Lescano e il loro mondo: conoscenze che volevamo basate unica-mente su dei fatti accertati, e non già su chiacchiere e dicerie prive di fondamento. I risultati di questo esemplare lavoro di squadra non si sono fatti attendere e sono stati di gran lunga superiori alle più rosee aspettative iniziali. Mi sia concesso di evidenziare almeno tre settori nei quali tali successi risultano più che evidenti:

1) In vari archivi, sia pubblici che privati, abbiamo ritrovato un gran numero di documenti originali riguardanti le tre Sorelle e i loro familiari. È grazie ad essi che il nostro biografo Virgilio Zanolla, che ha parlato prima di me, ha potuto riscrivere, in pratica da cima a fondo, la vera storia di queste artiste, spazzando via una buona volta l’impressionante ammasso di inesattezze e falsità che su di loro si era accumulato negli anni, nella generale indifferenza degli “addetti ai lavori”, inclusi i più incensati.

2) Abbiamo per la prima volta compilato, soprattutto per merito del già citato Paolo Piccardo, ottimo musicista, un catalogo completo e rigoroso delle 345 incisioni realizzate dalle Lescano in appena sette anni di attività, ossia dagli inizi del ’36 alla fine del ’42. Grazie poi alla generosità di molti collezionisti (fra cui meritano una menzione speciale gli allora giornalisti della Rai Giambattista Taschini e Stefania Riccio) abbiamo a tutt’oggi recuperato più del 95% di tali incisioni, per cui attualmente ne mancano all’appello appena 10, tutte ovvia-

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9mente assai rare, più 6 di cui possediamo solo dei files in non buone condizioni di conservazione, e quindi – se possibile – da sostituire.

3) Abbiamo ritrovato centinaia di nuove immagini delle o con le Lescano, più un numero cospicuo di foto dei loro vari collaboratori. All’arricchimento della nostra Fototeca hanno contribuito in maniera sostanziale i tanti archivi privati che sono stati munificamente messi a nostra disposizione dai rispettivi proprietari. Fra questi spicca senz’altro quello di Carlo Prato, che abbiamo potuto scansionare per intero grazie alla squisita gentilezza della qui presente sig.ra Marisa Guglielmino Palmanova, nipote del Maestro. Tutto questo materiale iconografico è stato – ove necessario – accuratamente restaurato e quindi integralmente pubblicato nel sito, senza mai trascurare di esprimere la nostra più sentita gratitudine ai donatori, sia nella pagina delle Notizie o degli Aggiornamenti che in quella dei Ringraziamenti. Chi non avesse mai avuto occasione di visitare il sito Ricordando il Trio Lescano, è invitato ad aprire qualcuno dei link del suo Menu per rendersi subito conto della straordinaria vastità e ricchezza di contenuti che esso offre liberamente a tutti i visitatori. L’unica restrizione riguarda l’accesso al nostro archivio di spartiti, perché si tratta di materiali coperti da ferrei copyrights, che non possiamo né vogliamo violare. Ma, per concludere, qual è la situazione attuale? Non c’è da stupirsi se, dopo parecchi anni di instancabili ricerche a 360° ad opera di un piccolo, ma agguerrito, esercito di segugi (comprendente anche dei giovanissimi, come Francesco Nicola Di Pietro, Simone Calomino e il qui presente Roberto Berlini), risulti sempre più difficile imbattersi in materiali per noi del tutto nuovi: il barile, come si dice, è stato raschiato ben bene e sino in fondo! Nondimeno c’è sempre la possibilità che, per un inatteso colpo di fortuna, salti fuori dal nulla qualcosa di grosso, tale da lasciare tutti di stucco e senza parole. Un simile en plein ci è appunto capitato giusto un anno fa quando, grazie ai buoni uffici del giornalista salsese Gianluigi Saveri, abbiamo potuto acquisire un pacchetto di bellissime foto delle Nostre mai ammirate in precedenza e donate da Alessandra Lescano in persona alla signora che le faceva compagnia nei suoi ultimi anni di vita a Salsomaggiore Terme. E non è tutto! Se una buona stella si decidesse a darci una mano potremmo finalmente avere a disposizione alcuni importanti archivi, ai quali stiamo dando la caccia da tempo, finora purtroppo senza esito. Mi riferisco in particolare ad una valigetta contenente il piccolo (ma per noi preziosissimo!) archivio personale della primogenita delle Lescano, all’archivio, sicuramente imponente, di Alberto Rabagliati e a quelli di altri collaboratori importanti delle Nostre, come il chitarrista e compositore Cosimo Di Ceglie e il cantante Dino Di Luca, giusto per citarne almeno due. Insomma il nostro compito non è affatto ultimato, senza contare che abbiamo preso con tutti i lescanofili l’impegno solenne di fare un giorno piena

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10luce sull’ultimo mistero che ancora aleggia sulla biografia delle Olandesine: quello della sorte toccata a Giuditta, la secondogenita, di cui ancora non sappiamo con certezza né dove né quando sia passata a miglior vita. In verità non è per nulla una ricerca da poco, ma sono proprio le sfide difficili che, fin dall’inizio di questa nostra esaltante avventura, ci hanno contraddistinti e caricati di più.

Una delle foto delle Sorelle Lescano recuperate nel 2015.

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Servizio fotografico a cura di Sonia Sonda von Gübert, consorte di Angelo Zaniol

La vetrina del bar situato accanto al palazzo di via degli Artisti, 26.

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Il gazebo predisposto nel cortile interno del palazzo, con i due microfoni storici.

Angelo Zaniol intervistato da una tv privata prima dell’inizio della cerimonia.

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Da s. a d.: Serena Imbesi, Maria Bria, Virgilio Zanolla, Angelo Zaniol, Alessandro Rigacci e un rappresentante delle Forze Armate.

Intervento di Alessandro Rigacci.

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Intervento di Virgilio Zanolla.

Intervento di Angelo Zaniol.

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Intervento di Maria Bria.

Il momento dello scoprimento della targa.

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La targa collocata a sinistra del portone d’ingresso del palazzo.

I presenti, con in primo piano Maria Bria, ammirano la targa.

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I collaboratori del sito Ricordando il Trio Lescano presenti alla cerimonia di scoprimento della targa, con al centro Claudia Manavella; da s. a d.: Alessandro Rigacci, Paolo Piccardo, Virgilio Zanolla,

Paolo Benevelli, Roberto Berlini, Angelo Zaniol, Vito Vita e Freddy Colt.

da s. a d.: Angelo Zaniol, Paolo Piccardo e Roberto Berlini,

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Tutti hanno voluto festeggiare la mascotte della cerimonia, la 91enne Maria Bria: a s. Roberto Berlini e a d. Virgilio Zanolla.

Momenti di grande convivialità e affratellamento nel ricordo degli Artisti celebrati dalla targa.

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Da s. a d.: Gianna Montanari Bevilacqua, Angelo Zaniol, Alessandro Rigacci, il marito di Gianna e Roberto Berlini.

Qualche foto-ricordo della visita al bellissimo Museo della Radio e della Televisione, nel cuore di Torino.