Documenti Mussolini in fuga verso la Spagna del camerata ... · vedevo un gran carico di...

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patria indipendente l 26 settembre 2010 l 7 di Wladimiro Settimelli Documenti datata al settembre del 1944, ma è assai recente”. Il professor Cova osservava ancora che sotto i falsi no- mi spagnoli si celavano quelli di Benito Mussolini e Claretta Petacci i cui nomi erano indicati scritti a la- pis in alto e che avrebbero dovuto essere trascritti, più tardi, in inchiostro rosso al posto giusto. Insom- ma un trucco da far valere, forse, alla frontiera sviz- zera e poi a quella spagnola. Questo è quello che emerge dalla relazione Cova (che pubblichiamo inte- gralmente per il suo notevolissimo interesse storico e medico, anche se dal punto di vista scientifico non si discosta molto da quella del prof. Cattabeni) e non Q uando Benito Mussolini venne arrestato a Dongo dai partigiani della “52 a Brigata Gari- baldi”, alla testa di una colonna di auto con tutti i membri del governo della repubblichina di Sa- lò, stava dirigendosi verso la Svizzera, ma in realtà, molto probabilmente, la meta finale era la Spagna. La rivelazione è contenuta tra i documenti sulla autopsia del duce del fascismo condotta all’Istituto di Medici- na Legale dell’Università di Milano dai professori Caio Mario Cattabeni e Pier- luigi Cova il 30 aprile del 1945. È proprio il professor Cova che, nella relazione peri- tale, ai fogli numero X, XI e XII spiega di aver rinvenuto, nella tasca posteriore dei pan- taloni di Mussolini (indossava quelli della Milizia e mutande di lana lunghe) una busta gial- la con un foglio in carta inte- stata del consolato spagnolo di Milano. La lettera era datata 14 settembre 1944 e scritta a macchina in lingua spagnola. Spiegava che i titolari della missiva erano i coniugi Isabella y Alonso …. di nazionalità spa- gnola, profughi della guerra che chiedevano di rientrare in patria. In merito alla lettera, il professor Cova, nella sua rela- zione, osservava che “è troppo poco sgualcita per essere dello scorso anno e dunque è retro- Durante l’autopsia rinvenuti documenti inequivocabili Mussolini in fuga verso la Spagna del camerata Franco La famiglia Mussolini al completo. Siamo nel 1929. All’estrema destra Rachele Guidi, la moglie del duce del fascismo. Alcune carte in questo senso trovate addosso al duce dal prof. Pierluigi Cova Una lettera datata 14 settembre 1944 Il professor Caio Mario Cattabeni non ha mai scritto niente su quei documenti Un falso generale partigiano aveva poi fatto sparire tutto La ricostruzione della fucilazione a Giulino di Mezzegra.

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di Wladimiro Settimelli

Documenti

datata al settembre del 1944, ma è assai recente”. Ilprofessor Cova osservava ancora che sotto i falsi no-mi spagnoli si celavano quelli di Benito Mussolini eClaretta Petacci i cui nomi erano indicati scritti a la-pis in alto e che avrebbero dovuto essere trascritti,più tardi, in inchiostro rosso al posto giusto. Insom-ma un trucco da far valere, forse, alla frontiera sviz-zera e poi a quella spagnola. Questo è quello cheemerge dalla relazione Cova (che pubblichiamo inte-gralmente per il suo notevolissimo interesse storico emedico, anche se dal punto di vista scientifico non sidiscosta molto da quella del prof. Cattabeni) e non

Q uando Benito Mussolini venne arrestato aDongo dai partigiani della “52a Brigata Gari-baldi”, alla testa di una colonna di auto con

tutti i membri del governo della repubblichina di Sa-lò, stava dirigendosi verso la Svizzera, ma in realtà,molto probabilmente, la meta finale era la Spagna. Larivelazione è contenuta tra i documenti sulla autopsiadel duce del fascismo condotta all’Istituto di Medici-na Legale dell’Università di Milano dai professoriCaio Mario Cattabeni e Pier-luigi Cova il 30 aprile del1945. È proprio il professorCova che, nella relazione peri-tale, ai fogli numero X, XI eXII spiega di aver rinvenuto,nella tasca posteriore dei pan-taloni di Mussolini (indossavaquelli della Milizia e mutandedi lana lunghe) una busta gial-la con un foglio in carta inte-stata del consolato spagnolo diMilano. La lettera era datata14 settembre 1944 e scritta amacchina in lingua spagnola.Spiegava che i titolari dellamissiva erano i coniugi Isabellay Alonso …. di nazionalità spa-gnola, profughi della guerrache chiedevano di rientrare inpatria. In merito alla lettera, ilprofessor Cova, nella sua rela-zione, osservava che “è troppopoco sgualcita per essere delloscorso anno e dunque è retro-

Durante l’autopsia rinvenuti documenti inequivocabili

Mussolini in fuga verso la Spagnadel camerata Franco

La famiglia Mussolini al completo. Siamo nel 1929. All’estrema destra Rachele Guidi, la mogliedel duce del fascismo.

Alcune carte in questo senso trovate addosso al duce dal prof. Pierluigi Cova •Una lettera datata 14 settembre 1944 • Il professor Caio Mario Cattabeni nonha mai scritto niente su quei documenti • Un falso generale partigiano avevapoi fatto sparire tutto • La ricostruzione della fucilazione a Giulino di Mezzegra.

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di svolgere quel particolarissimo lavoro sul corpo diMussolini, avevo incontrato il professor Cattabeni. Alui avevo chiesto di venire a darmi una mano il gior-no successivo, quello dell’esame autoptico. Già pre-vedevo un gran carico di difficoltà, dato il caos diquei giorni bellissimi dopo la ritrovata libertà. Il mo-mento politico era difficilissimo per la fine della guer-ra, l’arrivo dei partigiani e degli alleati. Poi – avevadetto ancora il professor Cova – sapevo che il capodel fascismo era stato esposto, appeso per i piedi, nelPiazzale Loreto e che quindi il lavoro di noi peritisettori sarebbe stato più lungo e complicato. Certoche non ero d’accordo con quel che era accaduto, macapivo la rabbia e il dolore della gente, dopo anni dioppressione, di guerra, di bombardamenti. Natural-mente Cattabeni mi aveva detto di sì».Avevamo chiesto ancora al professor Cova se confer-mava la storia del documento spagnolo ritrovato neipantaloni di Mussolini e quale era la sua convinzione.Lui aveva risposto affermativamente aggiungendo:«Insomma è chiaro che Mussolini e la Petacci stava-no scappando verso la Spagna e non verso la Sviz-zera».La storia dei documenti trovati nei pantaloni di Mus-solini è comunque conosciuta solo da alcuni studiosi,ricercatori ed esperti, ma per il resto è rimasta miste-riosamente chiusa nei cassetti per anni e anni, senzache nessuno abbia mai aperto bocca. Insomma, l’opi-nione pubblica non è mai stata informata corretta-mente e con l’ampiezza dovuta che il duce del fasci-smo e Claretta Petacci, quando furono arrestati daipartigiani a Dongo, erano in fuga verso la Spagnafranchista e che la Svizzera doveva essere soltanto unpunto di passaggio. Poi cercheremo di capire perché.

È necessario, a questo punto,ripercorrere sommariamentegli ultimi giorni, le ultime oree gli ultimi minuti di vita delcapo del fascismo, per megliocapire la faccenda delle cartespagnole. Su quei giorni sono stati scrittimigliaia di articoli e decine dilibri. Uno dei più seri e docu-mentati è quello di AlessandroZanella dal titolo “L’ora diDongo”, editore Rusconi, dalquale attingeremo per tuttauna serie di notizie. Dunque, il fascismo sta per es-sere spazzato via e il crollo ditutte le strutture del regime èterribile e drammatico. Musso-lini parla per l’ultima volta alteatro Lirico di Milano e riesceancora ad entusiasmare i suoi.È il 16 dicembre del 1944.Mussolini, dopo il discorsotorna a Gargnano, sul lago diComo e vive in una specie di

siamo certo noi ad affermarlo. Un falso generale par-tigiano aveva poi fatto sparire la lettera per la fuga diMussolini e la Petacci in Spagna presentandosi alprof. Cova proprio durante l’autopsia. D’altra parte,i misteri sulla fuga di Mussolini e della Petacci, sonoancora tanti e le domande senza risposta non sonomai mancate.Eccone di nuovo alcune che sono state molto spessoposte da alcuni partigiani comaschi che ritengono iltesto di Cova la vera e autentica autopsia di Mussoli-ni: prima di tutto perché nel resoconto autoptico delprofessor Cattabeni la faccenda della lettera del Con-solato spagnolo per il duce e la Petacci, non vienemai citata? E soprattutto perché per discutere, pole-mizzare, scrivere servizi, inventare mille situazioni di-verse, realizzare film e mettere insieme ricostruzioniassurde o “verità” dell’ultim’ora, si è sempre parlatoe pubblicato integralmente solo il documento Catta-beni e mai quello Cova? Chi ha voluto mettere la sor-dina agli eventuali accordi stretti tra Mussolini e leautorità franchiste? Probabilmente lo stesso Francoche non ci teneva a far vedere agli alleati vincitori diessere, fino all’ultimo, l’unico protettore di Mussoli-ni in Europa.Era stato comunque il professor Cova e non Cattabe-ni, ad avere avuto l’incarico ufficiale dell’autopsia delcorpo del duce. Qualche anno fa (20 maggio 2002),lo stesso perito settore ci aveva raccontato, in unalunga intervista telefonica, come erano andate le co-se. «Io e il professor Cattabeni lavoravamo insiemeall’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Mi-lano che aveva sede in Piazzale Gorini. Nel mio lavo-ro ero conosciuto e stimato anche perché avevo giàeseguito centinaia di autopsie. Il giorno dell’incarico

Mussolini ormai vecchio e stanco nei giorni di Salò.

limbo. Laggiù, ogni villa, ogni palazzotto è sede diqualche comando fascista o di qualche ministero. Lecose vanno avanti tra vendette e rastrellamenti ferocidei fascisti e dei nazisti. Non lontano da Mussolini vi-ve Claretta Petacci. La moglie del duce, Rachele Gui-di, con i figli, vaga anche lei da una villa all’altra. Or-mai gli alleati avanzano ovunque e i partigiani hannogià liberato piccole e grandi città, e quando arrival’ordine insorgono. In molte zone sono già scesi dal-le montagne. Quel 25 aprile lo sciopero generale è inatto nel cuore di Milano e la città appare, per qualcheora, immobile, deserta, come sospesa. Poi gli operaiescono dalle grandi fabbriche con le armi in pugno ei partigiani dilagano. Ovunque, in città, gli scontrisono feroci. Per i “repubblichini” è il momento di“arrendersi o perire”. Insomma è la fine. Anche il ca-po del fascismo si è reso conto che tutti lo stanno ab-bandonando, nazisti compresi, e che l’idea di morirecombattendo nel celebre ridotto della Valtellina è so-lo una pia illusione. Quindi, anche per lui, nemmenola “bella morte” nell’ultima difesa. Le migliaia di fa-scisti che dovevano arrivare da tutta Italia, secondo lepromesse di Alessandro Pavolini, segretario del parti-to e comandante delle brigate nere, si sono invece di-leguate. Rimangono solo i fascisti più vecchi e i ra-gazzini volontari. Mussolini cerca ancora la via dellatrattativa e si presenta, come si sa, nella sede dell’Ar-civescovado di Milano dove incontra il cardinale Il-defonso Schuster e i membri del Comitato di Libera-zione Alta Italia che chiedono la resa incondizionatadi tutti i fascisti e dei tedeschi. Nella sede dell’Arcive-scovado sono presenti il cardinale, il suo segretario,Rodolfo Graziani, comandante dell’esercito di Salò,Mussolini, alcuni segretari federali e poi i capi antifa-scisti: Riccardo Lombardi, Raffaele Cadorna, Giusti-no Arpesani e Achille Marazza. Con un po’ di ritardoarriva anche Sandro Pertini. È in quella occasione cheil capo del fascismo viene a sapere che i tedeschi, datempo, avevano iniziato le trattative con gli alleati,offrendo anche il disarmo delle milizie fasciste. L’im-provvisata trattativa non arriva a niente e Mussolini ei suoi escono e raggiungono la prefettura piena di ar-mati fascisti e di gente che si sta preparando alla fuga.Ovunque è pieno di auto che vengono caricate di va-lige, bauli, borse. In una delle auto c’è anche Claret-ta Petacci. È il momento della partenza per Como ela colonna, con la macchina di Mussolini in testa, simette in moto. Nel corso del viaggio un furgoncinocarico di documenti importanti rimane bloccato perun guasto e sparirà. Per un po’ di tempo.Da questo momento in poi, i fatti e gli accadimentisono noti e conosciuti. Continuiamo, comunque, laloro esposizione, sempre in modo sommario.I partigiani hanno occupato Milano e ora chiudonotutte le strade della Valsassina, tagliano i cavi delle co-municazioni e istituiscono ovunque posti di blocco.Fascisti e nazisti continuano a ritirarsi verso il Nordin una confusione indescrivibile. Mussolini, nella pre-fettura di Como, dove la colonna di auto è appenaarrivata, scrive un’ultima e brevissima lettera alla mo-

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Claretta Petacci nella nuova casa di Monte Mario.

Una delle tante lettere scritte da Claretta Petacci a Mussolini.

glie Rachele chiedendo scusa per averla fatta soffriree ordina poi di non essere seguito perché la cosa sa-rebbe pericolosissima. Anche Rachele con due dei fi-gli è a Como e tenta di passare in Svizzera con lascorta e alcuni civili, ma viene respinta. Il 26 aprile alle 4,40 del mattino, dopo un quasiscontro armato con la scorta tedesca, che non volevafarlo partire, Mussolini si avvia verso Menaggio. Tut-ti lo seguono ancora una volta. Anche la macchinacon Marcello Petacci, fratello di Claretta e marito diZita Ritossa si infila nella colonna. Claretta è sedutadietro in silenzio. Dice soltanto di voler seguire il suo Ben (così lo chiama da sempre) anche in capo almondo. La partenza, ancora una volta, è avvenuta inun clima di totale disfatta, con liti furibonde tra mi-nistri, capi militari, brigatisti neri e federali di moltecittà italiane. Naturalmente sul dove andare e cosa fa-re. È proprio a Menaggio che Mussolini, stranamen-te, incontra anche Marcello Petacci. I due, nei “tem-pi belli”, non si sopportavano.Mussolini e alcuni ministri, ascoltano da “Radio Mi-lano libera” la presa di possesso del potere da partedel Comitato di Liberazione Nazionale. Siamo al 26aprile. Il messaggio letto alla radio parla chiaro: i fa-scisti che non si arrenderanno andranno incontro al-lo sterminio come nemici della Patria. È firmato daLuigi Longo, Emilio Sereni, Ferruccio Parri, Leo Va-

liani, Achille Marazza, GiustinoArpesani, Filippo Jacini, RodolfoMorandi e Sandro Pertini. Nellazona del Lago, intanto, sono già inpiena azione spie del regno delSud, gruppi di specialisti americanie inglesi che sono alla ricerca diMussolini e dei suoi ministri. Mol-ti di loro pensano che tutti si stia-no dirigendo in Alto Adige, versoMerano per poi passare in Ger-mania. A Menaggio e Grandola, comun-que, si forma di nuovo una colonnadi auto in partenza. Pare che i tede-schi, in alcune zone, abbiano otte-nuto un accordo con i locali Comi-tati di Liberazione perché le forzenaziste siano lasciate libere di transi-tare e andarsene. Intanto è arrivatoanche Pavolini con un gruppo deisuoi e un camion trasformato in au-toblinda. Tutti finiscono inglobati,non certo in base ad un piano pre-cedente, in una colonna di mezzitedeschi in fuga al comando del te-nente dell’aeronautica Willy Flam-minger. Sono soldati della “Flak”,la contraerea, e potentemente ar-mati.Gli uomini in fuga e i loro mezzi,stanno ora avviandosi verso Don-go. Il 24 aprile, sui monti presso

Dongo, nel corso di un rastrellamento fascista eranostati uccisi quattro partigiani. La popolazione avevaorganizzato un solenne funerale, ma i brigatisti neriavevano sparato in aria disperdendo la gente e impe-dendo l’addio ai morti. Nella zona, quindi, il clima èdi angoscia, di dolore e di rabbia. Nell’Alto Lario, daMusso in su, i partigiani sono attivissimi da tanti me-si. C’è in particolare il distaccamento “Puecher”, del-la 52a Brigata Garibaldi composto da partigianiespertissimi e coraggiosi. Lo comanda Pier Luigi Bel-lini delle Stelle, detto “Pedro”, un nobile fiorentinodi 25 anni, che ha al suo fianco un comunista di fer-ro, il commissario politico Michele Moretti, nome dibattaglia “Pietro” o “Gatti” e l’ex finanziere UrbanoLazzaro, “Bill”, vice di Moretti.Il 26 aprile sono tutti scesi dai monti del Berlingherasul lago, a Domaso, Gravedona e nei dintorni. Nelpomeriggio del 26, molti fascisti di quelle zone sonofuggiti o si sono arresi. Così anche il locale presidiotedesco.La colonna dei fascisti e dei nazisti in fuga, lunga or-mai più di un chilometro, parte da Menaggio all’alba.Ovviamente c’è anche Fritz Birzer che comanda lascorta nazista al duce. Pioviggina. Le auto, il camionautoblinda e i mezzi tedeschi, cominciano a correreal lato del lago, una strada stretta e piena di curvecon a sinistra la montagna e a destra l’acqua (è la fa-

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Il dittatore Francisco Franco.

mosa via Regina). A Musso c’è una prima sparatoriadi partigiani contro la colonna in movimento che siblocca. I fuggiaschi sono finiti in pieno in un posto di blocco partigiano. È chiaro che i combattenti del-la libertà avevano già saputo dei fuggitivi e che, pro-babilmente, Mussolini era a bordo di una delle autocivili.Quel che accade dopo è ben noto: iniziano lunghetrattative fra tedeschi e partigiani e, alla fine, si arrivaad un accordo. I partigiani sono pochi e male armati,ma riescono a convincere i tedeschi che i ponti dellazona sono minati e che gli uomini scesi dalla monta-gna, con i combattenti locali, sono in grado, armi inpugno, di fare a pezzi la colonna. Dunque i tedeschipotranno passare, i fascisti no. A questo punto gli uo-mini di Mussolini convincono il loro duce ad indos-sare un cappotto tedesco con relativo elmetto e poiad andare a sedersi su un camion in mezzo ai tedeschiveri. I partigiani, però, perquisiscono tutta la colonnaed è l’ex marinaio Giuseppe Negri che scopre Musso-lini travestito, lo riconosce e poi avverte i comandan-ti partigiani. Il duce del fascismo viene fatto scende-re. L’intero governo repubblichino e lo stesso Mus-solini, vengono trasferiti nel municipio di Dongo, inquella che viene pomposamente chiamata Sala d’Oro.La voce che i partigiani hanno arrestato il capo del fa-scismo corre in tutti i paesi e sulla piazza di Dongo,nel giro di poco più di un’ora, si raduna una gran fol-la. Nella Sala d’Oro ci sono i primi interrogatori e sistende un elenco di coloro che hanno avuto respon-sabilità gravissime nella tragedia italiana: saranno tut-ti fucilati, secondo quanto è già stato disposto dalComitato di Liberazione Nazionale. Dalle auto dellacolonna vengono scaricati bagagli, cassette, casse,contenitori di ogni genere e tipo. I fascisti si sonoportati dietro gioielli, oro in lingotti, assegni, unagrande quantità di dollari, sterline oro, franchi sviz-zeri, milioni in lire italiane, alcune damigiane di fedid’oro (quelle famose “donate alla Patria”) e persinole corone e il tesoro del Negus, lo sconfitto regnanted’Etiopia. Su tutta quella ricchezza, in parte scom-parsa, nascerà la famosa vicenda dell’oro di Dongoche vide mettere sotto accusa i partigiani comunistiin un periodo di duro attacco alla storia della Resi-stenza.Mussolini, a parte i bagagli personali, ha, invece, sol-tanto due grandi borse che non abbandona mai: so-no piene di documenti “per difendersi – spiega spes-

so – nel caso di un eventuale processo” degli alleati.Marcello Petacci e la moglie Zita Ritossa si sono fer-mati a Musso in una casa di contadini. Con loro, ov-viamente, c’è anche Claretta. Marcello, con tutti, sispaccia per un diplomatico spagnolo che torna in pa-tria. Sull’auto ha addirittura issato proprio una ban-dierina spagnola. “Pedro”, “Pietro” e “Bill”, sono trai loro partigiani e accompagnano personalmenteMussolini nel Comune di Dongo. Con le sue duegrandi borse, naturalmente.La Piazza di Dongo, davanti al Comune, è, come si èvisto, piena di gente, di bandiere, di armati, di perso-naggi strani, di carabinieri in divisa e finanzieri. Tra icomandanti partigiani c’è molta preoccupazione. In-fatti potrebbero arrivare dei fascisti travestiti da com-battenti della libertà, per liberare e portare via Mus-solini. Da Musso giunge, alle ore 16, la macchina coni Petacci: Marcello, la moglie e la stessa Claretta cheesibiscono a chi controlla, passaporti spagnoli conti-nuando a dichiarare di essere rappresentanti diploma-tici di ritorno a casa. Ma non vengono creduti e il co-mandante “Bill” (esperto di passaporti come Finan-ziere) dichiara tutti in arresto. A questo punto i par-tigiani decidono di trasferire Mussolini nella casermadella Finanza a Germasino. Intanto, tra i partigiani ei dirigenti politici del Cln, è già cominciato il dibatti-to se tenere Mussolini a Dongo o invece consegnarlo

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Ai nazisti dodici miliardi al mese per essere “protetti”Quanti soldi volevano i camerati tedeschi dalla Repubblica di Salò, per garantire la “sicurezza dello Stato”, perproteggere il territorio di competenza e per partecipare alle azioni antipartigiane? Dai dati forniti nel corso di alcuni processi, la cifra raggiungeva i dodici miliardi e mezzo di lire al mese: per l’epocauna cifra colossale. Negli ultimi tempi, quando era già chiaro che ormai la guerra era definitivamente persa, il ministro delle Finanze di Salò, Giampietro Domenico Pellegrini, non intendeva più pagare in anticipo ai tedeschi quella incredibile gabella. Aveva quindi spiegato al console germanico Wolff di non avere più soldi in cassa. Il rappre-sentante di Hitler aveva risposto di assaltare, se necessario, istituti bancari o aziende private.

Mussolini è ormai prigioniero dei partigiani. A due di loro e inparticolare al brigadiere Buffelli, della Finanza, rilasciò, su richie-sta, la seguente dichiarazione: «Sono stato fermato oggi dalla 52a

Brigata Garibaldi a Dongo. Il trattamento usatomi prima e dopol’arresto è stato corretto».

al Comando generale di Milano che è stato avvertitodella cattura. A quelle polemiche e alle successive de-cisioni sono presenti anche il “capitano Neri”, ossia ilragionier Luigi Canali e la staffetta “Gianna”, che sichiama Giuseppina Tuissi, conosciutissimi comecombattenti della libertà in tutta la zona. È nella ca-serma della Finanza che Mussolini domanda a “Pe-dro” “notizie della signora”, ossia della Petacci. “Pe-dro”, poco dopo, la incontra di persona a Dongo, inComune. Più tardi, ancora nel buio più completo, ipartigiani vanno a prelevare Mussolini dalla casermadella Finanza e lo trasferiscono a Bonzanigo. La Pe-tacci, arrivata da Dongo, viene fatta salire sull’auto diMussolini sotto una pioggia infernale. È proprio aBonzanigo che la coppia, con il gruppo dei partigia-ni di scorta (“Neri”, “Pietro”, “Gianna” e due altrigiovanissimi ragazzi: “Lino” e “Sandrino”) vieneportata, in alto sulla collina, in casa della famiglia De Maria, fidatissimi contadini antifascisti. La padro-na di casa, Lia, accende il fuoco nel camino e preparaqualcosa da mangiare. Poi il duce e Claretta vanno aletto.Siamo a sabato 28 aprile e da Milano arrivano a Don-go, il colonnello “Valerio”, ossia Walter Audisio chesi trovava a disposizione negli uffici del Comitato diLiberazione Nazionale insieme a Luigi Longo, MarioArgenton, rappresentante liberale, ufficiale superioreaddetto allo Stato maggiore del Generale Cadorna.Ci sono anche Pertini e altri comandanti partigianidella montagna e della città. “Valerio” è un tipo grin-toso e di poche parole. A lui era stato impartito l’or-dine, da Luigi Longo del Pci e comandante dei parti-giani garibaldini e dal generale Raffaele Cadorna, difarsi consegnare Mussolini e di fucilarlo sul posto.Con Audisio ci sono anche Aldo Lampredi (“Gui-do”) un uomo del Pci e una decina di partigiani del-l’Oltrepò Pavese, richiesti specificatamente dallo stes-so Audisio come scorta. Dopo discussioni, tensioniimprovvise, documenti mostrati e rimessi in tasca, èMoretti che, alla fine, dice che sarà lui ad accompa-

gnare Audisio in casa De Maria. Moretti è un comu-nista disciplinato e di grande carisma. È stato infor-mato da Audisio quali sono gli ordini e quindi obbe-disce.Si parte per la casa De Maria dove Mussolini e la Pe-tacci vengono prelevati. La coppia risale sull’auto delgiorno prima con i partigiani e dopo aver percorso apiedi un pezzo di strada strettissima e in discesa (viadel Riale), i due vengono fatti scendere dopo pochiminuti alle prime case di Giulino di Mezzegra, da-vanti al cancello di Villa Belmonte, di proprietà deldottor Naldo Bellini. Lui borbotta qualcosa, ma nonsi ribella. Pare proprio rassegnato. Dopo pochi minu-ti è la fine, la drammatica fine della tragedia italiana.Mussolini e la Petacci vengono abbattuti a colpi dimitra. Quello di Audisio, nei momenti di tensione edi nervosismo, si è inceppato ed è Moretti che inter-viene. Forse è lui che spara la raffica mortale. WalterAudisio racconterà poi di essersi fatto dare da “Pie-tro” il suo mitra francese. La Petacci non doveva mo-rire e nessuno voleva colpirla, ma è lei, con un atto diamore e di coraggio, a voler rimanere attaccata aMussolini come per proteggerlo.Audisio aveva detto qualcosa al capo del fascismo elui aveva risposto con un “colpite al cuore”. Davantia Mussolini e alla Petacci c’erano, dunque, nel mo-mento conclusivo del dramma, il colonnello Valerio omeglio Walter Audisio, Michele Moretti, “Pietro” eAldo Lampredi, “Guido”.Questa versione dei fatti venne pubblicata con gran-de rilievo da l’Unità nel 1996, dopo che i protagoni-

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Il cancello di Villa Belmonte davanti al quale furono fucilatiMussolini e Claretta Petacci.

Walter Audisio, “Valerio”, in divisa da colonnello partigiano. Audi-sio comandò il gruppo di tre partigiani che fucilarono il duce ob-bedendo agli ordini del Comitato di Liberazione Alta Italia. “Vale-rio” si assunse sempre, in prima persona, la responsabilità di aver“reso giustizia al popolo italiano”.

sti della fucilazione di Mussolini,su richiesta della direzione del Pci,avevano rimesso, negli anni ’70, iloro racconti ad Armando Cossut-ta, il dirigente che alle BottegheOscure si occupava degli archivicomunisti. Ovviamente, è impen-sabile che Audisio, Lampredi eMoretti, potessero in qualche mo-do raccontare menzogne al propriopartito.Intanto a Dongo, sulla Piazza delComune, proprio sul lungolago edavanti ad una gran folla, eranostati fucilati tutti i componenti delgoverno repubblichino, in unaspecie di crescendo angoscioso, trasangue e spari, ma psicologica-mente liberatorio. Con quell’attodi giustizia popolare si chiudevanocosì, venti anni di dittatura fascista,di orrori e di guerra. La fucilazionecollettiva venne ripresa da un ap-passionato cineamatore: il signorLuca Schenini.Quel che accadde dopo è tropponoto per essere raccontato ancorauna volta fin nei dettagli. I corpi diMussolini, della Petacci e dei mini-stri fascisti, vennero trasportati incamion fino a Milano. Poi sistemati per terra in Piaz-zale Loreto, come un terribile monito. Una specie dimonito per il futuro e come segno di totale cambia-mento e di ricerca per una nuova Patria. Proprio adue passi da dove, il 10 agosto del 1944, erano statifucilati quindici antifascisti su ordine dei nazisti. Nonavevano fatto niente di particolare, quei compagni.Erano solo degli oppositori attivi al regime di terrorefascista. Su quei poveri corpi, i fucilatori avevano in-fierito con grande crudeltà e oscenità. Lo stesso Mus-solini aveva scritto una lettera di protesta alla Brigatanera e alle ausiliarie fasciste che avevano eseguito ilmassacro, annunciando provvedimenti di punizione.Accadrà anche ai corpi dei gerarchi fascisti e in parti-colare a quelli di Benito Mussolini e di Claretta Pe-tacci. Quello di lui sarà preso a calci dalla folla infe-rocita e poi centrato da una serie di colpi di pistolasparati post-mortem. Poi ancora calci e botte, in unaspecie di follia collettiva. Una donna tutta vestita dinero, madre di due figli morti in guerra, si distingue-rà per le urla, il pianto, la rabbia. E così faranno unpaio di partigiani milanesi torturati dai fascisti, unsoldato prigioniero tornato a piedi dalla Grecia. E poiancora alcuni superstiti dei campi di sterminio. Inquelle ore, una folla immensa, si radunerà nel Piazza-le Loreto e il servizio d’ordine partigiano non riusci-rà mai a trattenerla come sarebbe stato necessario. Ivigili del fuoco useranno anche le pompe per tentaredi allontanare i più vicini. Poi prenderanno la deci-sione macabra e terribile di appendere quei corpi a

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In alto il documento rilasciato dal Comando di Liberazione AltaItalia a Walter Audisio in missione speciale. Sotto, il documento dilibera circolazione da esibire agli alleati rilasciato ad Audisio dalcapitano dei servizi segreti USA Daddario.

testa in giù, alla tettoia del distributore di benzina.Nessun ordine partigiano, o del Corpo Volontari del-la Libertà, era stato mai dato in questo senso. SandroPertini, quando verrà a sapere che cosa stava acca-dendo a Piazzale Loreto, parlerà di “macelleria mes-sicana” e della necessità di tirare subito giù quei cor-pi. L’ordine, poco dopo, verrà eseguito da altri parti-giani subito accorsi sul posto.Questi sono i fatti sugli ultimi giorni di Mussolini,della Petacci e della repubblichetta di Salo.E i rapporti con la Spagna? Ecco come li raccontaAlessandro Zanella nel suo “L’ora di Dongo”.

«Siamo al 25 aprile ed è Marcello Petacci che si trova,con la moglie e i figli, al Consolato Spagnolo di Mila-no. È lui che chiede al console Don Fernando Can-thal se è disposto ad una importante missione perconto di Mussolini. Il Console accetta e Petacci conCanthal, si precipitano di corsa in prefettura, dal du-ce. Si sente già sparare per le strade della città. AlConsole, Mussolini affida una lettera per l’ambascia-tore inglese Norton che si trova a Berna. In quella let-tera, il capo del fascismo offre agli inglesi la resa dellaRSI e chiede che il fascismo non sia completamentedistrutto per fare da argine, in futuro, al bolscevismo.Canthal parte subito per la Svizzera. Quando rientra èormai troppo tardi. Il console, su questa faccenda, ri-mette un dettagliato rapporto, datato 6 maggio 1945,al ministro degli esteri madrileno Lequerica. Abbiamofatto ricerche a Madrid, ma pare che le carte di queigiorni siano definitivamente sparite.C’è dell’altro: il 23 aprile, dalla Malpensa, era partitoun aereo per la Spagna (ancora la Spagna) con a bor-do Myriam Petacci, sorella di Claretta e il suo com-pagno, Leon Degrelle, capo dei rexisti e fascisti belgi,condannato a morte in patria, la moglie divorziata diAlfred Krupp e altri personaggi. Tutti, si è saputo do-po, avevano lettere credenziali per le autorità spagno-le e per lo stesso Franco: la firma sulle carte era quel-la di Mussolini.Ma se Mussolini avrebbe dovuto partire per la Spa-gna come mai la colonna in fuga con lo stesso duce etutti i ministri venne fermata mentre pareva avviarsiverso la Svizzera? Una spiegazione c’è anche se man-

cano conferme. Il duce, nelnovembre del 1944, attraversoil notaio Umberto Alberici,aveva venduto all’industrialedei profumi Gian RiccardoCella, il complesso tipografico-editoriale del suo giornale, “IlPopolo d’Italia”. Compresol’intero palazzo e la tipografiadella Same, in via Settala a Mi-lano. Tutto per 109 milioni,una cifra enorme per quei tem-pi. Il denaro, guarda caso, erastato accreditato su una bancasvizzera. Mussolini che forseimmaginava una eventuale fu-ga con la famiglia, l’amante equalche figlio o figlia segreta,di quei soldi, anche in Spagna,avrebbe avuto sicuramente ungran bisogno.

NOTA

La ricostruzione molto sommariadei fatti (ci vorrebbe ben altro spa-zio che quello di una rivista) nonsarebbe stata possibile senza la con-sultazione delle centinaia di articoli,

saggi e inchieste, pubblicati da l’Unità, Vie Nuove-Giorni; IlCalendario del Popolo, Il Corriere della Sera, La Stampa, IlMondo, Panorama, l’Espresso, Giorni, Il Tempo, Il Borghese,L’Europeo, Meridiano d’Italia, Il Messaggero, Ragionamentidi Storia, l’Avanti!, Il Giornale, Storia Contemporanea, Sto-ria Illustrata, La Domenica del Corriere, Epoca, I Grandienigmi -Tra Cronaca e Storia.I libri sulla fine di Mussolini e sui giorni di Dongo sono cen-tinaia, in Italia e all’estero. Ne citiamo solo alcuni: L’ora diDongo di Alessandro Zanella, In nome del popolo italiano diWalter Audisio, Diario di un antifascista di Mario Ferro, Gliultimi giorni di Mussolini nei documenti inglesi e francesi diAntonella Ercolani, Charles Poletti Governatore d’Italia a cu-ra di Lamberto Mercuri, Libro Bianco sulla vicenda Carteg-gio Mussolini a cura di Aldo Camnasio, Churchill Mussolini -Le carte segrete di Roberto Festorazzi, Ombre sul Lago diGiorgio Cavalleri, Dalle carte segrete del Duce di Peter Tomp-kins, Gianna e Neri: vita e morte di due partigiani comunistidi Franco Giannantoni, Dongo 28 aprile 1945 - La verità diGiusto Perretta, Il sacco d’Italia di Ricciotti Lazzero, Il cor-po del duce di Sergio Luzzatto, Il fascismo repubblicano di Pi-no Romualdi, 25 aprile. Liberazione di Pietro Scoppola, Vitae morte segreta di Mussolini di Franco Bandivi, La guerra sulconfine di Ricciotti Lazzero, La 52a Brigata Garibaldi “Lui-gi Clerici” attraverso i documenti a cura di Giusto Perretta,Gli ultimi cinque secondi di Mussolini di Giorgio Pisanò,L’Archivio segreto di Mussolini di Arrigo Petacco, Dongo -mezzo secolo di menzogne di Urbano Lazzaro, Mussolini-Churchill - Carteggio segreto di Fabio Andriola.Fondamentali gli incontri personali e le chiacchierate a ruotalibera con Armando Cossutta, Giusto Perretta, Ricciotti Laz-zero, Giorgio Cavalleri, Mario Ferro e Giorgio Pisanò.Un grazie per le consultazioni permesse, alla FondazioneIstituto Gramsci, all’Istituto Comasco per la Storia del Movi-mento di Liberazione e all’archivio de l’Unità.

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Il Comando della 52a Brigata Garibaldi ha rilasciato al partigiano Giuseppe Negri unadichiarazione nella quale si conferma che fu lo stesso Negri a scoprire Mussolini travestito datedesco su un camion di soldati nazisti in fuga.

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Conosciuta da alcuni storici ed esperti è rimasta per anni nei cassetti

Il testo integrale dell’autopsia semi-segretadel prof. Pierluigi CovaDa sempre si continua a parlare e discutere solo di quella del prof. Caio MarioCattabeni • Le rivelazioni sulla presunta fuga in Spagna ai fogli X, XI e XII deltesto • Le conclusioni: niente sifilide e nessun’altra malattia • Un uomo sano eresponsabile di tutto in prima persona.

La nota sulla perizia medico-legale del professor Pierluigi Cova portata a termine sul corpo diBenito Mussolini il 30 aprile 1945, all’interno della sede di Medicina Legale dell’Istituto NazionaleVittorio Emanuele III, a Milano, venne scritta a mano con una calligrafia bella e leggibile. Dopotanti anni, però, alcune parole sono state cancellate dal tempo, dalle piegature dei fogli, dallasparizione dell’inchiostratura e così via. Sono dunque diventate illeggibili o poco leggibili.Nel testo della perizia, dunque, soprattutto i termini medico-scientifici potranno risultare nonchiari o anche parzialmente o totalmente sbagliati. Stessa situazione anche per il resto deltesto che qui viene pubblicato integralmente per la prima volta. Ce ne scusiamo con i lettori egli specialisti.

Istituto Nazionale Vittorio Emanuele IIIIstituto di Radiologia della Regia UniversitàMilano, Piazzale P. Gorini, 20 - telefoni 292-176 - 292-177

I foglio - Tale descrizione consta di ventidue fogli di una solafacciata l’unoMilano 30 aprile 1945(Trenta aprile millenovecentoquarantacinque) – I della Liberazione

Stamane alle ore sette e trenta nella sala anatomica del civico obitorio e dell’Istituto di medicina Legaledella università situati nell’edificio d’angolo tra ViaMangiagalli e Via Ponzio che delimita la Piazza Go-rini si è proceduto all’autopsia di Benito Mussolini exDuce del fascismo giustiziato alle ore sedici e 10 delgiorno ventotto aprile in una località del Comasco vi-cino a Tremezzo, da patriotii al quarto giorno dellainsurrezione popolare scoppiata nel pomeriggio dimercoledì scorso giorno venticinque aprile – BenitoMussolini fu catturato il giorno stesso nel quale fueseguita la sentenza ed era accompagnato dalla suaamica Claretta Petacci e da molti altri esponenti delfascismo che con lui tentavano di raggiungere lafrontiera svizzera e che con lui furono giustiziati –

II foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benito ex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945I cadaveri dei varii giustiziati, furono tutti trucidatimediante raffiche di mitragliatrice, erano dapprinci-pio in numero di diciannove; nella notte tra il ven-totto e il ventinove aprile furono trasportati a Milanodove vennero esposti al pubblico sul Piazzale Loreto,

nell’angolo costituito dall’incontro tra Corso BuenosAires e Via Andrea Doria, nello stesso posto ove loscorso anno giacquero esposte al pubblico le salme diquindici patrioti fucilati per rappresaglia dalle BrigateNere fasciste: per questo, in loro ricordo il PiazzaleLoreto da due giorni viene denominato “Piazzale deiquindici martiri” – La folla, conosciuta di primo mat-tino la notizia della presenza delle salme delle perso-nalità fasciste, si riversa numerosissima in PiazzaleLoreto.

III foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benito ex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945Le salme giacciono scomposte sul selciato di una sta-zione di rifornimento di benzina che appunto è traCorso Buenos Aires e Via Andrea Doria: i visi sono inparte irriconoscibili per la polvere ed il fango che li ri-copre e i corpi, in parte denudati, sono sporchi delsangue che è colato dai numerosi fori praticati daiproiettili di mitraglia – Però quasi nessun cadavere èstato colpito in viso: quasi tutti presentano i fori deicolpi d’arma da fuoco sul petto – Verso le dieci dimattina i cadaveri di Mussolini, dell’amica PetacciClaretta, di Emilio Terruzzi, di Pavolini, di Gelarmini,di Barracu e di Starace, vengono per dileggio e schernoappesi con funi e per i piedi ad una travata della pen-silina della stazione di distribuzione della benzina e

IV foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benitoex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945rimangono penzolanti all’altezza di circa due metri fi-no alle ore tredici dello stesso giorno quando per in-

Documenti

tercessione del cardinale di Milano, S. E. IldefonsoSchuster, vengono di là tolti e con le altre salme, de-positati nell’obitorio civico di via Ponzio – La follanumerosa e tumultuante, accecata dall’odio, inebriatadalla gioia della scomparsa dei capi fascisti ha sostatotutta la mattina in piazzale Loreto davanti alle salme,ricoprendole di sputi, di insulti, di calci, dileggiando-le – Alcuni hanno voluto scaricare colpi di rivoltellacontro qualche cadavere e specie si sono accaniti con-tro la salma di Mussolini il cui viso e cranio, prima in-denni, sono stati poi da questi colpi lesi e sfigurati –Quelli che maggiormente s’accaniscono in questi

V foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benito ex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945atti indegni e disgustosi sono specialmente alcuni exdetenuti politici ed ex internati reduci dalle sofferen-ze e dalle torture delle carceri milanesi di San Vittoree dai campi di concentramento in Germania dai qua-li sono sfuggiti all’approssimarsi dell’invasione an-gloamericana – Sono presenti pure molti partigianiprovenienti dalle zone montuose delle Alpi e degliAppennini (Valsesia e Val d’Ossola: appennino emi-liano-romagnolo) – Una specie di servizio d’ordineper contenere la folla viene mantenuto da partigianicomunisti con fazzolettoni rossi al collo, che sbracatie dimessi nel vestito, armati ora con fucili, pistoloniora con fucili o pistole mitragliatrici si peritano di ap-pendere i cadaveri o

VI foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benitoex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945di colpirli con calci – Alle ore 10 quando già da qual-che ora giacevano i cadaveri, viene condotto al lorocospetto Achille Starace ex Segretario del Partito eposto contro il muro viene pure lui passato per le ar-mi e quindi appeso alla pensilina tra il vociare dellafolla esultante – Nella stessa mattinata alle ore dieci etrenta fanno la loro comparsa in piazza del Duomoprovenienti da Lodi tre autoblinde e quattro camio-nette americane, le prime che siano entrate in Milano– Alle ore dodici e trenta quando mi reco in PiazzaleLoreto giungono al cospetto delle salme tre soldatiamericani di una delle camionette, accompagnati dapartigiani: hanno una bandiera americana: i soldati sidispongono davanti

VII foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benitoex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945al viso di Benito Mussolini penzolante e con schernogli agitano la bandiera tra le risa della folla: foto-grafi americani ed italiani documentano le manifesta-zioni –Quando i cadaveri vengono tolti dalla sospensione,quello di Mussolini, sempre per dileggio è posto so-pra quello della amica Petacci e seguono nuove nu-merose riprese fotografiche degli americani tra il di-leggio della folla –Per tutto il pomeriggio del 29 aprile, giorno domeni-cale, la folla fa ressa ai cancelli dell’obitorio di Via

Ponzio per vedere le vittime: è una vera fiera! Gli im-properi che vengono indirizzati alle vittime sono in-numeri e spesso sconci “porco, purcuni, culatoni,purscel, vacca, animai, carogne, ecc” –Nel pomeriggio della domenica si decide privatamen-te di procedere al mattino dopo e cioè stamane al-l’autopsia di Benito Mussolini –

VIII foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benitoex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945Sono presenti: il Prof. Dottor Mario Cattabeni, dellamia età e cioè di anni 33, che esegue l’autopsia: èAiuto Universitario alla Cattedra di Medicina Legalequi a Milano; il Prof. Dottor Scolari, Direttore dell’I-stituto di Clinica Dermosifilopatica dell’Università diMilano; il Prof. D’Abundo, libero professionista,neurologo; un generale partigiano, medico, membrodel Comitato Nazionale di Liberazione e incaricatoora della Direzione della Sanità Militare; il necroforoed io – Durante la esecuzione dell’autopsia entranonella Sala Anatomica due partigiani reduci dai campidi concentramento: vogliono vedere da vicino il Du-ce per assicurarsi della sua morte e dettogli qualcheimproperio se ne vanno – Verso la fine dell’autopsia

IX foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benitoex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945entrano, curiosi, un medico, uscito in questi giornidalle carceri dove era detenuto politico e dove unasettimana fa venne torturato con la energia elettrica:gli si applicarono gli elettrodi ai testicoli; un laurean-do in medicina accompagnato da un suo amico sullaquarantina d’anni; il Dottor Pricolo Vittorio, Aiutochirurgo nel nostro Istituto del Cancro e un altro ne-croforo – Nessun altro individuo ha assistito all’Au-topsia e quindi altre descrizioni che possono esserefatte al di fuori degli individui sopra citati debbonoessere considerate false –Un giornalista che tenta di introdursi nella sala ana-tomica viene subito fatto uscire –

X foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benito ex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945Il cadavere di Benito Mussolini, indossante un paiodi pantaloni militari grigio-verdi della Milizia fascista,sporchi di fango e di sangue e lacerati, è rivestito diun paio di mutande di lana lunghe, crivellate da qual-che proiettile e insanguinate; calza degli stivali dicuoio con i legacci anteriori alla caviglia, aperti dietrodove vi è una chiusura “lampo” metallica – Gli stivalidi cuoio sono giallo scuri – Ai piedi dei calzini chiaridi cotone bianco –Nella tasca posteriore dei pantaloni si rinviene unabusta gialla intestata al “Fascio Repubblicano Socialedi Dongo” (paese del lago di Como) senza indirizzo,che contiene un foglio di carta da lettera intestato alConsolato Spagnolo di Milano: il foglio, non sdruci-to, porta la data del 14 settembre 1944 ed è scritto amacchina con caratteri scuri, in lingua spagnola: nelcomplesso sono circa quattro o cinque

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Il testo del rapporto di autopsia firmato dal professor Pierluigi Cova. Il medico legale (nel testo evidenziato) ad un certo punto racconta deidocumenti spagnoli trovati addosso a Mussolini. Poi spiega come sparirono le carte in questione.

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XI foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benitoex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945

righe: metà di una di queste porta scritti in matitacon i caratteri della calligrafia spagnola due nomi diconiugi “Isabella y Alonso” (segue il cognome chenon ricordo) – In calce alla lettera, all’angolo supe-riore destro su tre righe, è scritto con calligrafia mi-nuta, in matita

“a macchina in rossoin inchiostro rossopoi cancellare”.

Il testo della lettera non è ricordato ma il suo tenoreè questo: Si pregano le autorità spagnole di accoglie-re i Signori (i nomi sono sopracitati) profughi dellaguerra attuale e cittadini spagnoli che vogliono rien-trare in patria – Firmato è, con firma ben chiara, ilnome del Console Spagnolo a Milano – La letteraviene consegnata al generale medico partigiano per-ché la depositi alla sede del Comitato Nazionale cen-trale di Liberazione –

XII foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benitoex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945

Tra noi presenti nella Sala Anatomica ci si pone la so-luzione del problema riguardante la lettera ritrovata:è una lettera troppo poco sgualcita per essere delloscorso anno: indubbiamente è retrodatata al settem-bre del 1944 ma è assai recente e i nomi dei perso-naggi sopra indicati sono i falsi nomi sotto i quali do-

vevano celarsi Benito Mussolini e Claretta Petacci; inomi, scritti in matita, avrebbero dovuto a suo tem-po, secondo le indicazioni date in calce al foglio stes-so, essere ricalcati con inchiostro rosso (e in questocaso sul faxsimile della calligrafia spagnola) o trascrit-ti a macchina, sempre però con inchiostro rosso –Il cadavere di Mussolini viene spogliato degli abiti edegli stivali e lo si pesa: sono 67 chilogrammi –

XIII foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benitoex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945Il viso è notevolmente deformato dai colpi d’arma dafuoco sparatigli “post mortem” vi sono numerosi fo-ri da proiettili, senza alone emorragico (e quindi si-curamente postmortali) sulla regione zigomatica D el’osso mascellare risulta fratturato – Per questo si hala protrusione del bulbo oculare D; quello di Sin èinvece spappolato e fuoriesce parte del cristallino at-traverso un foro della cornea – Dalla regione nucale,attraverso numerosi fori di uscita dei proiettili, fannoernia i tessuti sottostanti e frammenti di osso occipi-tale frantumato – Il naso, alla radice è deformato peraltri colpi d’arma da fuoco, sempre però postmortali– Così pure dicasi per due fori cervicali, uno a destral’altro a sinistra della laringe i cui tragitti menano al-la colonna cervicale fratturata tanto che la testa godedi una estrema spostabilità –Per tutti questi colpi d’arma da fuoco la volta cranicaossea è stata frantumata e risulta quindi deformabilee cede alla pressione – l’encefalo non è però scoper-chiato –

Piazzale Loreto, 10 agosto 1944: la strage degli antifascisti.

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XIV foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benitoex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945Il capo di Mussolini è rasato – Il corpo, piuttosto adi-poso specie all’addome risulta piuttosto peloso e soloal torace vi sono peli grigi mentre sul resto della cutesono neri – La schiena è quasi glabra –Il torace appare notevolmente sviluppato, ampio ec-cezionalmente grosso mentre magre sono le braccia,con muscolatura normale o forse un poco ipotrofica,specie alla radice del braccio – Ambedue i deltoidi ebicipiti sono piuttosto ipotrofici – Alle mani, con di-ta corte e tozze nessun anello – nessun segno di ta-tuaggio sulla cute – Il pene lungo circa 10 centimetriè del calibro di circa 2 centimetri: i testicoli sonogrossi ognuno quanto una noce e duri – Sull’arto de-stro sia sulla faccia antero laterale della coscia che suquella della tibia, ampie cicatrici cutanee retraenti epallide, che in basso raggiungono la caviglia: sono isegni

XV foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benitoex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945delle ferite riportate nella guerra mondiale 1914-1918 – Sul torace nella metà sinistra si notano, nella metà su-periore, quasi sottoclaveari e più precisamente nel-l’ambito del piccolo pettorale quattro fori con aloneemorragico che puntano nel cavo toracico e che ven-gono riconosciuti come fori d’entrata che hanno illoro corrispettivo foro d’uscita sulla regione dorsale,sempre nella metà più alta –Sull’addome, in sede ipocondriaca Sin, ferita da ta-glio che si arresta ai piani muscolari e che sembra es-sere postmortale ed eseguita con la punta di unabaionetta – A livello della spina iliaca ant. superioredi destra, mediale a questa un foro d’entrata con fo-ro d’uscita dal lato gluteo: pure questa postmortale –Vi sono invece due fori premortali: sulla faccia poste-riore dell’arto sup. D: uno d’entrata a livello del IVsuperiore dell’avambraccio, l’altro d’uscita al IV infe-riore del braccio –

XVI foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benitoex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945Tutto ciò fa sospettare che Benito Mussolini abbiafatto un istintivo gesto di riparo col braccio che è sta-to colpito piegato: la fucilazione è avvenuta al petto enon alla schiena –Lo stato di conservazione del cadavere è buono – All’ano si notano delle estroflessioni emorroidarienon però molto marcate –In bocca mancano parecchi denti e tutti i superiori didestra –Si procede al taglio del cuoio capelluto che non pre-senta soffusioni ematiche: la teca cranica presentalembi ossei accavallati e frantumati tolti i quali appa-re l’encefalo ben conservato nei suoi emisferi cere-brali, spappolato nei suoi lobi cerebellari (ma per i

colpi postmortali) – La dura madre non aderiscemolto tenacemente –

XVII foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benitoex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945alla volta cranica dalla quale viene con discreta facili-tà staccata – Al di sotto di essa aracnoide e pia madreappaiono iperemiche molto probabilmente non perun processo infiammatorio (che non ne ha il caratte-ristico quadro) ma per l’ipostasi, dato che il cadavererimase appeso a testa in giù – L’aracnoide e la pia ma-dre si distaccano bene dalle circonvoluzioni cerebralisecondo il normale – Le circonvoluzioni cerebrali so-no bene sviluppate: non eccessivamente sviluppate!Il cervello in toto non risulta molto più grosso delnormale e potrà, a mio giudizio, pesare sui due chili etrecento grammi – Aperti i ventricoli cerebrali il re-perto della cavità e dei plessi coroidei risulta normale– La base encefalica è in parte (nella metà posteriore)spappolata: si riconoscono però alcuni vasi della basee più precisamente le arterie

XVIII foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benitoex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945cerebrale anteriore con la comunicante facente partedel poligono del Willis, nonché la cerebrale media oSilviana: macroscopicamente queste sembrano essereindenni – L’encefalo viene conservato in formalina e diquesto si prelevano dei pezzi per studio – Non si sonoquindi macroscopicamente rilevati dei segni che possa-no fare sospettare l’esistenza di una lues cerebrale –Aperto l’addome, si nota l’abbondante pannicoloadiposo che imbottisce e le pareti addominali e i pia-ni retro peritoneali nonché il mesentere – Fegato emilza sono nei limiti normali e cioè non debordanodall’arco costale: hanno superficie liscia: milza conpolpa normale – Fegato pure normale per aspetto econsistenza – Non vi è la benché minima aderenza trale anse intestinali o

XIX foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benitoex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945tra stomaco e duodeno e il fegato – La cistifellea è deltutto normale – Il cieco appare perforato da un col-po d’arma da fuoco postmortale: il cavo addominaleè totalmente asciutto – Stomaco e duodeno hannomassa normale: l’esame viene condotto con molta at-tenzione dato il sospetto dell’esistenza di un’ulceragastro-duodenale: di questa non si riconoscono nep-pure le eventuali tracce cicatriziali – L’intestino tenueviene passato ma non aperto – Si seziona per il lungoinvece il colon dato il dubbio di una colite amebica:ma il colon risulta del tutto normale – Parimenti nor-mali e in perfetto stato i reni ed il pancreas – Aperto il torace mediante asportazione dello sterno sinota un emotorace a sinistra dove sono raccolti circaun litro e 1/2 di sangue –

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XX foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benitoex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945Sia il polmone destro che il sinistro appaiono total-mente liberi, senza aderenza alcuna: non vi sono nep-pure i frequentissimi segni di una pleurocorticalite inesito –Scarsi i segni dell’antracosi – Si nota solo un modicis-simo grado di enfisema dei lobi superiori di ambeduei polmoni: il lobo superiore di sinistra in prossimitàdell’apice è attraversato da due tragitti corrisponden-ti alla strada segnata dal passaggio dei proiettili: manel complesso il polmone non è lacerato se non inprossimità dell’ilo polmonare (parte alta).Il cuore, piuttosto piccolo per la corporatura di Mus-solini, tende al cuore a goccia: non vi è ipertrofia mu-scolare: le valvole cardiache sono sane. All’aorta, su-bito al di sopra delle valvole areole non numerose (intutto otto o dieci di lipoidosi: non segni né di lues,né di ateromasia.

XXI foglio della descrizione dell’autopsia di Mussolini Benitoex Duce del fascismo eseguita oggi 30 aprile 1945L’aorta all’arco, all’altezza tra la anonima e la succla-via di sin presenta una doppia ampia lacerazione che

si continua attraverso un tra-gitto nel cavo pleurico di sini-stra – Si conclude che la pallot-tola che attraversò il toracemedialmente al polmone sin, aldi sopra dell’ilo (che in parterisulta lacerato) abbia incontra-to lacerandola l’aorta all’arco eche quindi ne sia seguito unemotorace a sinistra: la mortedeve essere stata rapidissima equesto fu l’unico colpo morta-le dato che gli altri tre furonocosì suddivisi: due all’apice dellobo superiore sin del polmo-ne; l’altro al braccio D –Terminata la sezione, tutti i vi-sceri ad eccezione dell’encefalovennero riposti nel cadavereche fu ricucito.

XXII foglio della descrizione del-l’autopsia di Mussolini Benito exDuce del fascismo eseguita oggi 30aprile 1945In mattinata stessa il cadaveredi Mussolini assieme a quellidegli altri giustiziati (in totale21) ai quali però non fu ese-guita la dissezione, fu traspor-tato senza cassa su di un ca-mion al Cimitero Maggiore diMusocco ove credo siano statiinumati in una fossa comune.Quanto sopra è stato scritto èstato coi miei occhi visto ed os-servato con competenza mia e

con la competenza degli altri presenti.L’autopsia ha avuto termine alle ore 8,30 essendouna magnifica giornata di sole ed essendo la giornatadi ingresso trionfale degli Americani in Milano: cioche è avvenuto oggi alle ore 16,30.In fede Dr Pierluigi Cova fu Felice nato a Milano il04/05/1911 assistente radiologo all’Università diMilano, all’Istituto del Cancro.

Su un ultimo foglio, non su carta intestata, scritto sempredalla stessa mano e firmato, si leggeA conclusione di quanto sopra, risulta che BenitoMussolini era individuo perfettamente sano, per nondire eccezionalmente sano e che su di lui non si ri-scontrarono i benché minimi segni di una infezioneluetica né di una ulcera gastroduodenale né di unacolite amebica: morbi questi che molti illustri clinicigli avrebbero riscontrato in vita (segue tra parentesiun elenco non chiaro di nomi).Per cui il corso della storia quale la volle segnareMussolini è opera di Mussolini stesso che agì senzanessuna attenuante di natura morbosa.

Pierluigi Cova

1945: Mussolini e la Petacci appesi al distributore di benzina di Piazzale Loreto.

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Carte, lettere, faldoni, documenti spariti, riproduzio-ni fatte con la macchina fotografica e persino una fac-cenda d’amore. Pare un romanzaccio da quattro sol-di e invece è una vicenda vera, legata direttamente al-la cattura e alla fucilazione di Mussolini. Si tratta del-la storia complicatissima del cosiddetto carteggioChurchill-Mussolini che gli storici e gli addetti ai la-vori (lo aveva fatto persino Renzo De Felice) cerca-no, dal 1945, in mezzo ad improvvise apparizioni esuccessive scomparse. Insomma, un carteggio semprein movimento come un’anguilla. Ci sono di mezzoanche alcuni falsari che “inventarono” lettere qualsia-si tra i due uomini politici per tentare di venderle.Ovviamente, finirono in galera.Raccontare la storia di quel carteggio, forse ora de-positato in una cassetta di sicurezza in Svizzera, o an-cora nascosto in una tomba di famiglia nei pressi diComo è, appunto, complicato, ma ne vale la pena.Anche se bisogna tener conto che i punti da chiarire,con riscontri precisi e inequivocabili sono, come alsolito, tantissimi. Ci sono stati racconti chiaramente falsi, depistanti ointeressati e ci sono di mezzo anche i servizi segretiinglesi che non hanno mai aperto bocca o preso po-sizione su questo famoso carteggio. E poi non sonomancate le prese di posizione di alcuni dei più fa-mosi storici inglesi che hanno sempre negato tutta lafaccenda. Esattamente come alcuni personaggi delPartito comunista comasco, partigiani o politici del-l’epoca, che hanno avuto lo stesso atteggiamento.Ancora nel febbraio del 2000 la nota rivista “Nuovastoria Contemporanea” scriveva ampiamente sul car-teggio Churchill-Mussolini con interviste e dichiara-zioni in contraddizione l’una con l’altra, per tentaredi far luce, senza riuscirci, su tutta la vicenda.Da buon vecchio giornalista d’inchiesta, mi sonooccupato a lungo e per lavoro, del famoso carteggioe ho avuto modo di recuperare materiali, lettere, te-stimonianze e ascoltare, dalla viva voce di chi avevavissuto direttamente i giorni bellissimi, ma dram-matici, della Liberazione, fatti e dettagli di un certo

valore anche se, come si dice, a pezzi e bocconi. Proprio lassù tra Dongo, Como, Bonzanigo, Doma-so e Giulino di Mezzegra, dove Mussolini, la Petaccie tutti i ministri del governo “repubblichino”, visserole loro ultime ore. E poi non è mancato un freneticoconsultar di carte e appunti. Nonostante tutto questoe a più di sessanta anni di distanza, devo ancora, nelraccontare certi fatti, usare il condizionale e citarepersone e personaggi con le iniziali dei nomi perchécosì “vuole la discrezione” (come mi è stato spiegatomille volte) per quanto riguarda le faccende mussoli-niane. D’altra parte, fra Dongo e Como, alcune per-sone che “sapevano” pare siano state anche liquidate(nell’immediato dopoguerra) senza troppi compli-menti. Lo dico e lo scrivo con l’amaro in bocca, madevo prenderne atto.Dunque, torniamo a quel 27 aprile del 1945, quan-do a Dongo viene fermata la colonna dei fascisti infuga e Mussolini finisce in mano ai partigiani della52a Brigata Garibaldi. Il duce del fascismo ha con sé una grossa borsa pienadi carte e dice al comandante Pier Bellini delle Stelle(Pedro): «Guardi che in quella borsa ci sono carteimportantissime per la storia d’Italia. Badate di nonperdere nulla». Un’altra borsa, sempre di Mussolini,viene sequestrata all’aiutante di campo Vito Casali-nuovo. Anche in quella ci sono carte importanti. Le due borse vengono consegnate a “Bill” e cioèUrbano Lazzaro, vicecommissario della 52a Brigatapartigiana. È lui, insieme al partigiano Antonio Scap-pin, un ex finanziere, e allo stesso “Pedro”che depo-sita le due borse nella filiale di Domaso della Cassa diRisparmio delle Province lombarde. Ogni cosa vienefatta in maniera limpida e alla presenza di testimoni.La borsa di Mussolini, avvolta in carta da pacchi, le-gata con una cordicella e il sigillo della banca, pesaKg 5,400. Quella presa a Casalinuovo ne pesa 4,800.In più c’è una busta con vari assegni per un milione esettecentomila lire e un’altra busta con 160 sterline. Viene redatto un verbale firmato da molte persone etutto finisce in cassaforte. C’è già chi ha dato una oc-

La sottrazione della borsa del duce, le riproduzioni e una storia d’amore

Il giallo della lunga ricerca del carteggiocon Winston ChurchillLa vendita del prezioso materiale al servizio segreto inglese • Il viaggio dellostatista inglese a Como • Il rapporto tra una funzionaria del PCI e il vicequestoreLuigi Carissimi Priori di Gonzaga • La scomparsa delle riproduzioni.

Documenti

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chiata all’interno delle borse e ha visto alcuni faldoniintestati alla corrispondenza con Hitler e a quella conChurchill. Inoltre, c’è un carteggio che contiene unrapporto dell’agente di PS Beneduce, scorta per annidel principe Umberto di Savoia, nel quale si raccontache lo stesso principe aveva tentato di avere rapportisessuali con lo stesso poliziotto. Tutto il materiale non rimane in banca a lungo per-ché il 2 maggio “Bill”, “Pedro” e Scappin tornanonegli uffici della Cassa di Risparmio, prelevano leborse e dicono a Scappin di prendere il tutto e na-sconderlo presso il sacerdote-partigiano di Gera Lariodon Franco Gusmaroli. I tre partigiani tornano dalsacerdote il 13 o il 14 maggio, si chiudono in unastanza ed esaminano i contenuti delle borse. Poi “Pe-dro” dice a Scappin di prendere tutto e portarlo alcomando generale del Corpo Volontari della Libertàa Milano. L’ordine viene eseguito, ma a quanto pare,Scappin, a Milano, incontra il commissario politicodella 52a Michele Moretti “Pietro”, il quale impone aScappin di riportare tutto a Como perché le cartedovevano essere consegnate al Comando piazza deicombattenti della Libertà. Scappin esegue, ma a

Como, quando arrivano le borse, ci si accorge che èsparita moltissima roba: dei 350 fogli delle carte del-la borsa di Mussolini sono arrivati, al comando, solo72 fogli.Molti di questi passaggi e di questi misteri sono am-piamente raccontati nei libri di due storici comaschi:Giorgio Cavalleri e Roberto Festorazzi. I loro librisono intitolati “Ombre sul Lago” e “Churchill e Mus-solini - Le carte segrete”. Sono stati frutto di una lun-ga ricerca. Risulta che altri partigiani hanno dato unarapida occhiata ai fascicoli e hanno intravisto quellointestato “Churchill-Mussolini” che dunque c’era.Il romanzaccio, come nei migliori gialli spionistici,continua in un groviglio quasi inestricabile. Ed èdifficile seguire i fatti e il loro contrario. Intanto aComo sono già a lavoro anche alcuni specialisti delservizio segreto inglese che sono alla disperata ricercadel fantomatico carteggio. Loro sapevano che esiste-va e forse avevano avuto l’incarico dallo stesso Chur-chill di recuperare quel materiale prezioso. Preziosoperché avrebbe suscitato un grandissimo clamore,nell’opinione pubblica mondiale, il sapere che Mus-solini e il primo ministro inglese si erano scritti findall’inizio della guerra (si conoscevano di persona eavevano avuto contatti fin dal 1927) e forse anchedopo. Tra l’altro Churchill, in quelle lettere avrebbefatto tutta una serie di incredibili promesse a Musso-lini se non fosse entrato in guerra accanto a Hitler. Sisarebbe impegnato a cedere la Corsica agli italiani,una parte della Tunisia, Nizza e la costa Dalmata.Nelle lettere, Churchill avrebbe anche assicurato chegli inglesi non sarebbero mai intervenuti in difesadell’Etiopia aggredita dai fascisti e così via. Inoltrel’Inghilterra, nell’immediato dopoguerra e con lasconfitta di Hitler, si sarebbe anche battuta perché gliitaliani conservassero alcune delle loro colonie. In-somma, tutte cose assolutamente non praticabili daparte degli inglesi che promettevano di cedere terri-tori che non erano neanche loro e sui quali non ave-vano assolutamente alcuna potestà.Faccende che, negli anni ’40, ’50 e ’60 avrebbero,probabilmente, creato un enorme scandalo interna-zionale, ma che oggi, al massimo, potrebbero trova-re spazio solo nei libri di storia.Ma riprendiamo a raccontare la storia che, allora,ebbe sviluppi clamorosi anche se nel più assolutosilenzio. Fornisco, sempre anche con l’aiuto di Cavalleri eFestorazzi, particolari e dettagli solo qui su “Patria”.Si tratta spesso di cose mai pubblicate prima. Il presunto carteggio (continuo a parlare di “presun-to” per correttezza) finisce in mano al segretario del-la Federazione comunista di Como Dante Gorreri,“Guglielmo”. È un personaggio controverso e non piace per nienteai compagni di base: dicono che è altero, spocchiosoe che decide sempre solo di testa sua il da farsi. Gor-reri decide subito di far fare una copia del carteggioche ha scorso con cura: ci sono 62 lettere di Musso-lini e quelle di Churchill, con allegata relativa tradu-

Una fotografia di Luigi Carissimi Priori, nell’uniforme di Balì GranCroce del Sovrano Ordine dei Cavalieri di Malta. La foto appartie-ne all’archivio di Roberto Festorazzi ed è stata pubblicata nel librodello stesso Festorazzi dal titolo: “Churchill-Mussolini: le cartesegrete - La straordinaria vicenda dell’uomo che ha salvato l’epi-stolario più scottante del Ventesimo secolo”, Datanews Editrice,1998).

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zione e altri materiali davvero inte-ressanti. Per la riproduzione (allora le foto-copiatrici non esistevano) arriva daMilano un incaricato dal partitoper quel lavoro. Si tratta del gior-nalista de l’Unità Ugo Arcuno, unesperto e appassionato fotografodilettante che si mette al lavoro esgobba per ore e ore. È un comu-nista di lungo corso, un avvocatonapoletano simpaticissimo. La so-rella mi racconterà che, negli annidello scelbismo, la casa del fratellovenne perquisita dalla polizia e chegli agenti avevano portato via mol-te carte.Arcuno ha fatto i negativi di queidocumenti e stampato tre o quat-tro copie per ogni foglio. Secondovoci non confermate gli originalisarebbero poi tornati a Gorreri. Ilsegretario locale del Pci, subitodopo, sarebbe entrato in contattocon gli agenti del servizio segretoinglese, al seguito di WinstonChurchill che, guarda caso, nelsettembre del 1945 era arrivato sulLago di Como. Per dipingere, ov-viamente. Lo vedono tutti i giorninei posti più incredibili, con tantodi cavalletto, pennelli e un grancappellaccio in testa. I giornali pubblicano le sue fo-tografie riprese nella zona. Abita a Villa Apraxin-Do-negani, di Moltrasio con la figlia Shara.Voci forse interessate o calunniose che circolano datempo nel Comasco affermano che Gorreri abbiavenduto ai servizi segreti inglesi (ovviamente perconto del partito) gli originali del carteggio Chur-chill-Mussolini per circa tre milioni di lire. Tanto ave-va una copia di tutto che teneva in cassaforte nella se-de della Federazione. Ma qualcosa nell’operazione –dicono sempre le voci che circolano nel Comasco –non deve essere piaciuto ai compagni del posto cheprotestano con il partito a Roma. E lo fanno con du-rezza e determinazione. Allora, dalla direzione delPci, viene mandata, per una inchiesta, una compagnain gambissima che controlla e ricontrolla tutto. È unaprofessoressa, M.A. che viene da Mantova. È unabella donna, franca e limpida, che conquista subito lafiducia di tutti. Anche di un personaggio rimasto,fino a questo momento, in ombra: l’ingegner LuigiCarissimi Priori di Gonzaga, noto nella Resistenzacome “Cappuccetto rosso”. A Como lo conosconotutti perché faceva parte dell’ORI, l’organizzazioneresistenziale fondata a Napoli da Raimondo Craveri elegatissima agli alleati. Carissimi Priori aveva ospitatoa casa sua la prima radio trasmittente che collegava iresistenti del Comasco con gli alleati in Svizzera. Erastato anche arrestato dai fascisti con la moglie e rin-

chiuso nel carcere di San Vittore a Milano. Nell’im-mediato dopoguerra si era legato al Pci che lo avevacandidato e fatto eleggere al Comune di Como. Po-co prima, però, aveva svolto la funzione di capo del-l’Ufficio politico della Questura di Como e, in quel-la veste, aveva anche indagato e ricostruito i momen-ti della fucilazione di Mussolini.È comunque lui il primo che lega subito con la com-pagna del Pci arrivata da Mantova. Lega forse troppoe ne nasce un brevissimo amore. Carissimi Priori eragià sposato.Ci mancava solo la storia d’amore in questo maledet-tissimo giallaccio del carteggio Churchill-Mussolini.Tutto sarebbe da ridere se, invece, le cose non fosseromaledettamente serie.Una notte, Carissimi Priori ottiene dalla compagnaA.M. le chiavi della Federazione comunista di Comoe quelle della cassaforte. Pare che “Cappuccetto rosso”sia entrato nella sede comunista – si racconta semprea Como e a Dongo – e abbia portato via la copia delcarteggio Churchill-Mussolini: una di quelle fotogra-fate da Arcuno. È vero, non è vero? Penso che sia tutto vero. Certo iprotagonisti dei fatti sono quasi tutti scomparsi. Daquel momento, la maledettissima copia del carteggiosparisce, sguscia via da una tomba di famiglia ad unacassetta di sicurezza in Svizzera e forse passa di manoin mano. È il libro di Giorgio Cavalleri (anzi ne ha

Una delle tante immagini di Churchill.

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scritti due) che si ripropone la faccenda a livello na-zionale, negli anni ’90, con polemiche, smentite,conferme e di nuovo scontri tra gli studiosi: c’è chicrede nel carteggio e chi ne nega l’esistenza. Rimaneil fatto che Carissimi Priori, subito dopo i fatti del-l’immediato dopoguerra, lascia l’Italia e si ritira avivere in Spagna per poi tornare.E il carteggio originale? Bruciato! Churchill, loavrebbe personalmente bruciato a Como (quandoera arrivato per il suo viaggio pittorico) nel caminodella villa Apraxin-Donegani. Ecco perché in Inghil-terra non avrebbero mai trovato quelle carte.Carissimi Priori, al suo rientro in Italia, rilasciò unaspecie di scritto a “futura memoria”, datato 30 giu-gno 1995 (Carissimi è scomparso qualche anno fa).In quel memoriale, spiegava tra l’altro: «I documentidel carteggio Churchill-Mussolini in ogni caso esiste-vano certamente. È da escludere assolutamente chese ne siano appropriati “Pedro” o “Bill”». E ancora,alla domanda se gli originali erano stati restituiti a

Churchill rispondeva: «Certo. Sono stati restituiti,ma non si sa in quale occasione. Il Partito comunistali ha riconsegnati, ma non da Como. Quello che hafatto Gorreri è di farsene una copia e una copia c’è».Poi ancora una domanda: Sono così importanti? Edecco la risposta: «Credo che potessero essere impor-tantissimi in quel momento, quando è stata trattata lapace…».E ancora altre domande finali: Lei ha avuto occasionedi vedere e di leggere le copie fotografiche dei docu-menti? E le risposte: «Sì, sì: io so cosa c’era scritto».Ritiene che fossero autentici? «Sì guardi… Le copieci sono tutte…». Carissimi Priori spiegò poi che nontirava fuori quello che sapeva, e che forse aveva, perevitare “casini”, giornalisti, autorità, televisione. Epoi, anche a distanza di tantissimi anni, aggiunse chenon voleva che la moglie venisse a sapere di quellasua storia con la funzionaria del Pci arrivata da Man-tova per conto delle Botteghe Oscure.

W.S.

E Dell’Utri trova persino i presunti diari di MussoliniUna stranissima estate per le vicende legate a Benito Mussolini. Tra mille polemiche, annunci un po’ misteriosi e strani,sono saltati fuori persino i presunti diari del duce del fascismo, mille volte falsificati in passato, messi in vendita e poiritirati tra arresti e processi. Tutto nell’immediato dopoguerra, quando la ricerca di quei diari si era fatta affannosa. InGermania, qualche anno fa, erano venuti alla luce anche i presunti diari di Hitler ed erano state investite somme enormida parte di una catena di giornali americano-tedeschi. Poi il bluff era esploso: si trattava di un falso clamoroso orga-nizzato da un serissimo giornalista tedesco pieno di debiti.I presunti diari di Mussolini, invece, sono sbucati all’improvviso nelle mani del senatore berlusconiano MarcelloDell’Utri, già noto alle cronache per una condanna a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazionemafiosa. È anche l’uomo che ha definito “eroe” lo stalliere di Berlusconi, Mangano, un personaggio che, invece,rappresentava i boss siciliani a Milano.Dell’Utri è un uomo che parla poco, pochissimo. Anche con i giudici. Lui si definisce studioso di testi antichi e possiede(dice sempre lui) incunaboli e libri antichi di grande valore. Ha raccontato di avere avuto i diari di Mussolini dai fami-liari di un partigiano ora scomparso. Insomma, la solita storia. La cosa sorprendente è che i presunti diari in questio-ne saranno ora pubblicati da Bompiani in ben cinque diversi volumi. La casa editrice ha fatto sapere di non essere ingrado di valutarne l’autenticità, ma di averne comunque deciso la pubblicazione. Tre anni fa, dell’Utri, aveva comin-ciato a parlare di quei diari, urlando ai quattro venti che “Mussolini non era affatto uno stupido e che da quelle agen-de risultava colto e bravo”. Poi aveva aggiunto che presto avrebbe portato le prove che i diari erano autentici. Ma que-ste benedette prove non sono mai arrivate: niente perizie calligrafiche, niente dichiarazioni ufficiali di storici ed esper-ti. Insomma nulla di nulla. Tra l’altro tutti hanno ricordato che quelli di Dell’Utri sono gli stessi presunti diari scopertinel 1994 dal “Sunday Telegraph” e che vennero già definiti falsi, mezzi veri, parzialmente falsi. Poi le agende o i qua-derni del 1994, tornarono nei cassetti bocciati da storici come Lucio Villari, Emilio Gentile, Silvio Bertoldi e Renzo DeFelice. Vittorio, Romano e Alessandra Mussolini parlarono addirittura di scritti “assolutamente falsi”.Marcello Dell’Utri continua a dire, invece, che sono veri. Vedremo. Chissà mai. È però venuto fuori che il senatore ber-lusconiano e fondatore di “Forza Italia”, ne ha letto alcuni brani al noto – diciamo così – “storico” Lele Mora, padrinodell’azzeccagarbugli Fabrizio Corona e patron di tante attricette da quattro soldi e veline. Lele Mora – dicono le cro-nache – sarebbe rimasto affascinato ed estasiato da quei presunti diari. A quanto pare tanto basta, oggi in Italia, perottenere che Bompiani stampi tutto in cinque volumi.Un’altra cosa: nei giorni scorsi Dell’Utri doveva, nell’ambito di una manifestazione letteraria a Como, leggere alcunibrani dei cosiddetti “diari”. Una ridicola e vergognosa provocazione, proprio nella città che vide gli ultimi giorni di vi-ta di Mussolini. Ci sono state proteste e contestazioni e il senatore del Pdl non ha potuto prendere la parola. Male. Tut-to sbagliato. Non si impedisce a nessuno di parlare. I partigiani si batterono eroicamente anche a Como e nei dintor-ni, perché tutti potessero dire la loro, anche se si trattava di “solenni” e pericolose sciocchezze. E poi diciamocelo:contestare il nulla non ha davvero avuto senso.