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Bollettino Salesiano ANNO 106. N.8 15 MAGGIO 1982 Fatti più che parole per i giovani in difficoltà Il Segretario Coordinatore nazionale ai Cooperatori d'Italia Figliuoli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con fatti e nella verità. 1 Giov 3,18 Carissimi sorelle e fratelli, tirare le somme di un Consiglio nazionale non è facile. Il nostro ultimo Consiglio è stato un tempo di incontro e di confronto arricchente e costruttivo, un bel momento di famiglia salesiana e di fede vissuta: eravamo nei giorni della V domenica di Quaresima. Il programma approvato per l'anno 1982-1983 ha risentito positivamente degli indirizzi dati all'Associazione dal precedente Congresso nazionale (esso viene riportato in altra pagina di questo Bollettino). Difatti il tema di studio oltre che formativo è fortemente operativo: si chiede ai Centri di analizzare, con l'aiuto di un sussidio, la realtà giovanile esistente nell'ambiente in cui operano, di individuare quelle che si è soliti chiamare le «Valdocco d'oggi», di verificare se e quali interventi furono fatti fino ad oggi, e passare poi a progettarne e attuarne alcuni, coinvolgendo l'intera comunità educativa (famiglia, scuola, parrocchia, oratorio, ecc.). Si vede chiaramente che, scegliendo questo tema, il C.N. ha voluto far fare all'Associazione un salto qualitativo; attuandolo il Cooperatore non sarà identificato solo dall'essere ma anche dal fare, dalla sua azione, dal suo... «Lavoro e temperanza» per la gioventù emarginata. Per questo i Consigli ispettoriali stimoleranno la base a esperimentare l'art. 10,6 del Nuovo Regolamento, tentando la realizzazione di «opere in proprio» (è il «concretamente noi» di cui si parlò tanto durante i lavori del Consiglio stesso). Il Consiglio ha impegnato anche ad una maggiore qualificazione nei vari settori di apostolato e ad una più incisiva sensibilizzazione missionaria. I momenti associativi importanti previsti dal programma sono noti: l'Incontro nazionale dei GG. CC. di fine ottobre e la preparazione e partecipazione al Congresso eucaristico nazionale a Milano, nel maggio 1983, per vivere con tutta la Chiesa italiana un intenso momento di crescita. L'anno sociale prossimo ci vedrà impegnati anche a realizzare un rapporto sempre più stretto con i nostri fratelli e sorelle Exallievi ed Exallieve, a tutti i livelli. Due aspetti molto concreti sono stati oggetto di riflessione: la necessità di partecipare come soci alle forti spese che l'Associazione deve sostenere ai vari livelli, e per questo si è approvata l'istituzione della «giornata di sensibilizzazione per l'autofinanziamento» per affrontare il problema e reperire i fondi occorrenti per le strutture associative. Inoltre, la necessità di costituire i noti «gruppi nuovi», fascia 30/50 anni: sono loro il nostro avvenire.

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Bollettino SalesianoANNO 106. N.8   15 MAGGIO 1982

Fatti più che parole per i giovani in difficoltàIl Segretario Coordinatore nazionale ai Cooperatori d'ItaliaFigliuoli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con fatti e nella verità. 1 Giov 3,18Carissimi sorelle e fratelli, tirare le somme di un Consiglio nazionale non è facile. Il nostro ultimo

Consiglio è stato un tempo di incontro e di confronto arricchente e costruttivo, un bel momento di famiglia salesiana e di fede vissuta: eravamo nei giorni della V domenica di Quaresima.

Il programma approvato per l'anno 1982-1983 ha risentito positivamente degli indirizzi dati all'Associazione dal precedente Congresso nazionale (esso viene riportato in altra pagina di questo Bollettino). Difatti il tema di studio oltre che formativo è fortemente operativo: si chiede ai Centri di analizzare, con l'aiuto di un sussidio, la realtà giovanile esistente nell'ambiente in cui operano, di individuare quelle che si è soliti chiamare le «Valdocco d'oggi», di verificare se e quali interventi furono fatti fino ad oggi, e passare poi a progettarne e attuarne alcuni, coinvolgendo l'intera comunità educativa (famiglia, scuola, parrocchia, oratorio, ecc.).

Si vede chiaramente che, scegliendo questo tema, il C.N. ha voluto far fare all'Associazione un salto qualitativo; attuandolo il Cooperatore non sarà identificato solo dall'essere ma anche dal fare, dalla sua azione, dal suo... «Lavoro e temperanza» per la gioventù emarginata.

Per questo i Consigli ispettoriali stimoleranno la base a esperimentare l'art. 10,6 del Nuovo Regolamento, tentando la realizzazione di «opere in proprio» (è il «concretamente noi» di cui si parlò tanto durante i lavori del Consiglio stesso).

Il Consiglio ha impegnato anche ad una maggiore qualificazione nei vari settori di apostolato e ad una più incisiva sensibilizzazione missionaria.

I momenti associativi importanti previsti dal programma sono noti: l'Incontro nazionale dei GG. CC. di fine ottobre e la preparazione e partecipazione al Congresso eucaristico nazionale a Milano, nel maggio 1983, per vivere con tutta la Chiesa italiana un intenso momento di crescita.

L'anno sociale prossimo ci vedrà impegnati anche a realizzare un rapporto sempre più stretto con i nostri fratelli e sorelle Exallievi ed Exallieve, a tutti i livelli.

Due aspetti molto concreti sono stati oggetto di riflessione: la necessità di partecipare come soci alle forti spese che l'Associazione deve sostenere ai vari livelli, e per questo si è approvata l'istituzione della «giornata di sensibilizzazione per l'autofinanziamento» per affrontare il problema e reperire i fondi occorrenti per le strutture associative.

Inoltre, la necessità di costituire i noti «gruppi nuovi», fascia 30/50 anni: sono loro il nostro avvenire.Nell'offrirvi, insieme a tutti i membri della Giunta esecutiva nazionale, il programma per il prossimo

anno sociale, vi chiedo fin d'ora volontà e impegno per attuarlo.La Vergine Ausiliatrice, che invocheremo insieme in occasione del Pellegrinaggio europeo della

Famiglia Salesiana a Torino nel prossimo settembre, ci ottenga luce e forza per essere degni figli di Don Bosco.

Ricordiamo sempre che il nostro tesoro, la nostra perla sono quei giovani che il Signore tanto amava, che il fondatore prediligeva; amiamoli anche noi ma veramente, quasi a compensare le tante delusioni che hanno ricevuto da questa nostra società.

Paolo SantoniRicordiamoDon Giuseppe Ferri sacerdote di Dio, salesiano per i giovani † il 24 aprile a Loreto

Fu delegato ispettoriale Cooperatori per circa venti anni, dando tutto se stesso per la formazione e la crescita dei Cooperatori e dei Centri.

Una ricca carica umana, una generosità unita a un sempre presente entusiasmo, una coerenza mai incrinata, un forte senso dell'amicizia e dell'accoglienza furono le doti umane che lo distinsero.

Ma in lui brillava maggiormente qualche cosa di più: la pienezza di Dio, il sacerdozio vissuto con gusto e gioia, una salesianità a tutta prova, un amore grande per noi Cooperatori dei quali si sentiva fratello e padre.

Per i delegati la forte testimonianza di Don Ferri sarà di esempio e stimolo a «credere» e a operare come seppe fare Lui.

Alla loro riflessione e come omaggio al caro Scomparso, offriamo un brano significativo tratto da una conferenza che Don Ferri tenne ai delegati ispettoriali d'Italia, il 13 giugno 1980: sembra il ritratto di Don Ferri stesso.

ALZATI DAVANTI A LOROAlzati davanti a chi ha i capelli bianchi, onora la persona del vecchio, e temi il tuo Dio. lo sono il

Signore. (Levitico, 19, 32)«Anch'io invecchio. Se dovessero cominciare le sofferenze fisiche e i dolori? Bisognerebbe accettarli, e

il portarmeli in pace sarebbe la migliore corona a quel poco di lavoro e di bene che ho cercato di fare in vita mia».

«...Rispetto sempre alle persone anziane; generosità, poi, nel porre gli anni della giovinezza e della maturità a perfetto servizio di Dio, se si vuole che, un giorno, anche per i giovani d'oggi sorrida una vecchiaia serena, fiduciosa, sorretta dai migliori ricordi del bene compiuto.

«L'esser entrato, ed ormai anche uscito, dal mio ottantesimo anno di età, non turba il mio spirito; anzi lo mantiene tranquillo e confidente... Raccontano che quando si diventa vecchi e stravecchi si ritorna un po' fanciulli! Se non si è tali, se non si possiede questa semplicità, è più difficile entrare nel Regno dei Cieli».

«Facciamo onore alla tradizione dei nostri vecchi... Occorre sempre circondare gli anziani di grande rispetto e di delicate premure. Essi posseggono un vero tesoro di doni e di aiuti con il quale il Signore li ha accompagnati durante il lungo cammino della loro esistenza, e che molto serviranno allorché verrà il momento di concludere il pellegrinaggio terreno».

«Per me il pensiero di avere ancora a casa i miei vecchi genitori e intorno a loro dei fratelli, delle sorelle, delle cognate, dei nipotini, tutte anime timorate di Dio e contente del loro stato, mi è continuo motivo di compiacenza e insieme di incoraggiamento a continuare nel mio ministero di bene e di pace».

- Occorrono «uomini spirituali», specializzati, capaci di illuminare e guidare la formazione umana, cristiana, salesiana, apostolica dei CC;

- Occorrono formatori adatti e competenti, capaci di proporre mete e stimolare a impegni forti; occorrono «guide» sicure;

- Occorrono Delegati che, facendo vivere Gesù in se stessi, diventino per i Cooperatori: buoni pastori, buoni samaritani, medici delle loro anime, guide e amici;

- Occorrono Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice «modelli» esperti (per esperienza diretta, e personale) della amicizia di Cristo sì da riprodurne i sentimenti, fino al dono di se stessi: «prendimi, mangiami, troverai Cristo dentro di me».

Insomma occorrono Delegati capaci di essere per i propri Cooperatori- «segno» della presenza di Dio accanto a loro,- «portatori» del suo amore per Loro,- testimoni» efficaci del Cristo che amano e della sua dottrina,- talmente entusiasti del proprio Signore da saperne contagiare coloro che sono loro affidati... come

faceva Don Bosco;

- talmente imbevuti di Don Bosco e di salesianità da salesianizzarli con la propria presenza.«La presenza dei vecchi in una casa è un gran segno della benedizione del Signore».(Pensieri di Papa Giovanni XXIII)CAPITOLO GENERALE XVII ISTITUTO FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICEMESSAGGIO AI COOPERATORI SALESIANICarissimi Cooperatori,al termine dei lavori del nostro Capitolo Generale XVII desideriamo esprimervi la nostra fraterna

gratitudine per la preghiera fervida e costante con la quale ci avete accompagnate in questi mesi. Continuate a pregare per noi - «di cuore» - come diceva Madre Mazzarello. Anche le FMA nella preghiera, ogni giorno, ricordano voi e il vostro impegno apostolico, nell'unica missione affidata alla Famiglia Salesiana e vi ringraziano cordialmente per ciò che già fate e per ciò che «siete».

Facciamo nostre le parole di San Paolo ai Tessalonicesi: «Noi ringraziamo continuamente Iddio per voi tutti, ricordandovi nelle nostre preghiere, memori dinanzi a Dio, Padre nostro, dell'attività della vostra fede, dei sacrifici della vostra carità e ferma speranza nel Signore nostro Gesù Cristo» (1 Tess 1, 2-3).

Tra gli argomenti trattati durante le assemblee capitolari, i Cooperatori salesiani hanno destato il nostro interesse ed hanno avuto una particolare attenzione, perché riteniamo indispensabile la loro presenza nella comunità ecclesiale e nelle stesse nostre Opere.

In un momento in cui le difficoltà della situazione mondiale, il fenomeno della mentalità laicista e della desacralizzazione pesano come una minaccia sulla fede delle comunità cristiane, si fanno più forti e gravi i motivi per rinvigorire la nostra speranza e la nostra ferma fiducia nel Signore e per sentirci incoraggiate ad intensificare maggiormente la nostra azione educativa tra la gioventù che si rivolge a noi desiderosa di certezze e di fede.

Per questo consideriamo di fondamentale importanza avere accanto a noi, laici che con noi possano dare una risposta sollecita ed operante agli appelli della Chiesa e dell'umanità, una risposta concreta, vissuta con stile salesiano, che si esprime con l'annuncio e la testimonianza della vita.

Da parte nostra crediamo necessario:- sensibilizzare le Comunità educanti alla «realtà Cooperatori», anche con testimonianze dirette;- far conoscere i valori della vocazione salesiana e l'identità del Cooperatore ai giovani e alle ragazze

dei nostri ambienti educativi, alle exallieve, ai nostri collaboratori laici;- creare il clima vocazionale perché i nostri ambienti favoriscano la maturazione graduale e

progressiva delle risposte alla chiamata divina anche in questo ramo della Famiglia Salesiana;- qualificare la nostra presenza tra i Cooperatori per poter meglio svolgere il nostro ruolo di animatrici

e formatrici alla vita cristiana e salesiana;- fare in modo che, dove è possibile, ogni Opera delle FMA abbia un Centro Cooperatori e questo sia

spiritualmente efficiente, operante e vivo;- coinvolgere nella nostra azione educativa i Cooperatori, specialmente i «giovani CC», offrendo loro la

possibilità di esperienze apostoliche salesiane;

- intensificare con i Cooperatori i rapporti di stima e di reciproca fiducia, di incoraggiamento e di sostegno, in spirito di fede e di collaborazione fraterna.

Siamo certe che voi, cari Cooperatori, chiamati a vivere la stessa grazia e vocazione fondamentale, nello stesso carisma, parteciperete con sempre maggior consapevolezza, coraggio e impegno alla nostra missione nella Chiesa, veri «cooperatori di Dio», animati dalla sua Parola accolta, custodita, vissuta in profonda unione con Lui.

La Vergine Ausiliatrice, Madre e ispiratrice della Famiglia Salesiana, ci aiuti a camminare con ottimismo e gioia, con carità dinamica, con infaticabile laboriosità per «incarnare» l'annuncio di salvezza e poterlo trasmettere a quel mondo «nuovo di vita e di speranza» che sono i giovani, ai quali il Signore Gesù e la sua Chiesa anche oggi ci mandano. Con grande fiducia.

Roma, 24 febbraio 1982Le CapitolariVI INFORMIAMO SUL XIX CONSIGLIO NAZIONALERoma, 27-28 marzo 1982Breve cronacaDue giorni interi di intenso lavoro presso la sede dell'Università Salesiana, allo scopo di definire il

programma per l'anno sociale 1982-83.Partecipazione numerica alta (rarissime le assenze, quasi tutte più che giustificate); dibattito vivo,

talvolta acceso e appassionato; clima di grande serenità.Le liturgie hanno dato tono e sostanza ai lavori; la presenza di superiori e salesiani qualificati era

garanzia di interessamento e cammino fiducioso: Don Mario Cogliandro, anche in rappresentanza di Don Raineri, Don Mario Prina, ispettore per il Lazio, Don Giuseppe Aubry; soprattutto apprezzata la visita e la parola di Madre Maria del Pilar Letón, nuova vicaria generale delle FMA, cui è affidato il compito di curare i rapporti con la famiglia salesiana; «compagno di viaggio» per tutti i lavori Walther Sudanese, presidente nazionale Exallievi di Don Bosco, che, oltre a portare il saluto caloroso dei fratelli che rappresentava, offrì il contributo della sua esperienza con il tono di serenità e fraternità che lo distingue.

I lavori cosìNominato il regolatore nella persona di Enzo Manno, il Segretario Coordinatore nazionale Santoni, dopo

il rituale saluto, fece una relazione sull'andamento dell'Associazione su cui i presenti intervennero numerosi.

La parte più importante del tempo e del lavoro fu dedicata alla elaborazione e approvazione del programma per l'anno sociale prossimo (viene riportato più avanti).

Altri punti toccati dall'assemblea: rapporto con gli Exallievi/e (significativa l'approvazione da parte del Consiglio di invitare in forma sistematica e sempre alle sue riunioni un rappresentante degli Exallievi), dimensione missionaria dell'Associazione e autofinanziamento, questo visto non solo come momento per reperire i necessari fondi, ma anche e soprattutto come occasione per una maturazione e di giusta autonomia.

L'ultimo atto del C.N. fu quello di eleggere tre membri per la Giunta esecutiva nazionale nelle persone di Di Tommaso Salvatore, Silvio Milia e Lello Nicastro. Il primo è stato anche designato a rappresentare il C.N. presso la Consulta Mondiale di cui pertanto è divenuto Membro effettivo.

I partecipantiAdamo Claudio e Lucia (Puglia-Basilicata); Andreasi Rita (Adriatica); Attanasio Lillina (Giunta es. naz.);

Bazzoli Don Gianni (Veneta S. Zeno); Borrello Salvatore (Calabria); Buttarelli Don Armando; Catalano Suor Grazia (Sicilia); Cerruti Quara Mauro (Veneta S. Marco); Conti Suor Maria (Emilia); Cogliandro Don Mario; Deidda Laura (Sardegna); Di Tommaso Salvatore; Faoro Don Tarcisio (Liguria); Foggia Imma (Campania); Foti Lella (Sicilia); Fuser Enrico (Veneta S. Marco); Gamberucci Marilena (Lazio); Giampaoletti Don Antonio (Adriatica); Grazietti Mira (Sardegna); La Barbera Caterina (Sicilia); Lai Cecilia (Sardegna); Macchioni Don Riccardo (Lazio); Mancini Elena (Toscana); Manno Enzo (Giunta es. naz.); Massaro Don Pasquale (Campania-Puglia-Lucania); Masotti Iolanda (Lazio); Milia Silvio (Sardegna); Monti Antonella (Puglia-Basilicata); Pistoia Sandro (Giunta es. naz.); Poletto Bruno (Veneta S. Zeno); Predieri Sandra (Centrale); Prina don Mario (Ispettore); Rampini Suor Maria; Rigori Luisa (Emilia); Roccasalva Don Giorgio (Sicilia); Suor Anna Ronchetti (Lazio); Santoni Paolo (Segr. Coord. Naz.); Savio Luigi (Centrale); Sarcheletti Luigi (Veneto S. Zeno); Scafati Domenico (V. Segret. Coord. Naz.); Sudanese Walther (Pres. Naz. Exallievi); Traverso Sergio (Liguria); Tresca Rossana (Adriatica); Turello Giovanni (Subalpina); Zappino Suor Angela (Centrale).

VERSO LE «VALDOCCO D'OGGI»E stato il primo importante appuntamento dell'Associazione, dopo il Congresso nazionale del dicembre

scorso, ed i temi, che vi sono stati appassionatamente dibattuti, non potevano non avere un preciso e puntuale riferimento d'obbligo nel dettato stesso delle conclusioni congressuali. «Fatti più che parole. La nostra risposta ai Dio: un più coraggioso servizio salesiano, con il cuore di Don Bosco, ai giovani in

difficoltà». Questo, l'indirizzo approvato dal Congresso e che illuminerà d'ora in poi il cammino triennale dell'Associazione e speriamo la vita di tutti i Cooperatori, chiamati ad attuarlo con più intensità di amore.

Don Raineri, nel suo atteso intervento, aveva raccomandato ai convenuti: «facciamo in modo che le conclusioni del Congresso non rimangano... conclusioni, ma siano veramente un inizio di un programma, l'inizio soprattutto dell'azione». Parole di una forza provocatrice paternamente incisiva che non sono rimaste inascoltate, ma che anzi bruciano l'anima - ora come quattro mesi fa - in un severo esame di coscienza che vuole e deve tradursi in un più coraggioso servizio salesiano ai giovani in difficoltà. Sì, occorre coraggio, quel coraggio che non mancò certo a Don Bosco, quel coraggio che è fede e che diventa sete inesauribile di servire la gioventù povera, abbandonata, pericolante.

Ecco perché il XIX Consiglio nazionale ha scelto, per il prossimo anno 1982-83 un tema di studio del tutto particolare, che mira a prendere coscienza, attraverso l'esame e lo studio diligente, della realtà giovanile nello stesso ambiente in cui vive ed opera il singolo Cooperatore salesiano, al fine di individuare quelle che Don Palmisano nella sua splendida e penetrante relazione, ha chiamato le «Valdocco d'oggi», ossia le «nuove povertà» nella società odierna: i giovani «senza famiglia», «senza parrocchia», «senza Chiesa».

Una volta individuati questi giovani, occorrerà prima verificare se sono stati tentati approcci appropriati e con quali accorgimenti metodologici per poi passare alla programmazione ed alla proposta di concreti interventi operativi che saranno più efficaci se si riuscirà a coinvolgere tutta la comunità educativa nelle sue articolate espressioni (famiglia, parrocchia, scuola, gruppi vari, oratorio). Sarà possibile in tal modo disegnare una mappa di concreti e coraggiosi interventi che non trascureranno nemmeno quelli a livello individuale.

Dp4P-Tutti gli strumenti di comprensione e di ricerca saranno utili, pur di raggiungere lo scopo che ci siamo

prefissi. La conoscenza della realtà giovanile è indispensabile al nostro specifico apostolato. «Vedere, giudicare, agire» ci insegnava il Santo Padre Giovanni XXIII: sarà questa la metodologia che dobbiamo applicare in ciascuno dei nostri ambienti.

Sui giovani non esistono dati statistici uniformi ed articolati per Comune. Nel migliore dei casi abbiamo un'analisi regionale, qualche volta a livello provinciale. Ciononostante sono convinto che la conoscenza dei dati disonibili sia di estrema utilità per il lavoro che ci acciangiamo a svolgere.

Su piano nazionale, sulla scorta dei dati pubblicati dall'Istituto centrale di statistica, apprendiamo che nel 1980 i giovani (dai 15 ai 19 anni) erano l'8%, pari a quasti 4 milioni e mezzo, dei quali 2.300.000 maschi e 2.200.000 femmine e che l'1,8% dei giovani dai 14 ai 19 anni erano già sposati. Nel 1977 risultavano assistiti negli istituti di ricovero, in età dai 14 ai 17 anni, 21.423 orfani e minori poveri o abbandonati, 330 ciechi, 1.132 sordomuti, 773 minorati fisici, 2.807 minorati psichici e 2.062 di altre categorie. Per ciò che riguarda il grado d'istruzione, dei giovani dai 14 ai 19 anni, nel 1980 il 15,5% aveva la licenza elementare o era senza titolo di studio, il 78,1% aveva la licenza di scuola media inferiore ed il 6,4% il diploma di scuola media superiore. Nel 1977 è risultato che 170.277 studenti avevano interrotto la frequenza nella scuola secondaria superiore e di questi, 94.000 al primo anno.

Sempre nel 1980 risultavano occupati 1.622.000 giovani dai 14 ai 19 anni (dei quali 168.000 in agricoltura, 820.000 nell'industria e 634.000 in altre attività) ed in cerca di occupazione 529.000 giovani della stessa età (di cui 20.000 disoccupati, 357.000 in cerca di prima occupazione e 152.000 in cerca di lavoro).

Nel mondo del crimine, per i giovani dai 14 ai 20 anni, nel 1977 sono risultate 13.878 condanne penali, delle quali 1.722 per delitti contro la vita, 3.427 per furto semplice, 3.804 per furto aggravato, 726 per rapina, estorsione e sequestro di persona e 388 per contrabbando.

Soltanto per i jukes-boxes nel 1979 sono stati spesi 7 miliardi e 307 milioni, dei quali 1.746 milioni in Lombardia, 826 milioni in Piemonte, 660 nel Veneto, 560 in Campania, 526 in Emilia-Romagna, 385 in Toscana e 349 nel Lazio.

Ancora nel 1980, per ciò che concerne il movimento migratorio, sono espatriati 5.691 giovani dai 14 ai 19 anni, dei quali 1.927 lavoratori e sono rimpatriati 5.979 giovani della stessa età.

Infine la Direzione generale antidroga del Ministero dell'interno ha accertato che nel 1980 sono stati denunciati: per traffico spaccio ed altri reati di droga 415 minori e 4.739 giovani dai 18 ai 25 anni; 277

minori e 2.003 dai 18 a 25 anni come assuntori non in possesso di droga. Nello stesso anno si sono verificati decessi legati alla droga per 9 minori e 144 giovani dai 18 ai 25 anni.

Come si può vedere, una realtà - sia pure per grandi linee - sconcertante e stimolante allo stesso tempo, che va attentamente meditata, approfondita e verificata localmente con tutto il nostro impegno di servitori della gioventù in difficoltà.

Salvatore Di Tommasodella Giunta Esecutiva NazionaleDALLA PARTE DEGLI ULTIMIScrivo questo articolo a quattro mesi dalla conclusione del Congresso Nazionale della nostra

Associazione e mi sembra utile riprendere alcune riflessioni anche se l'argomento corre il rischio di «stancare» il lettore.

Oggi più che mai gli uomini hanno bisogno di credere che la vita può e deve essere Amore e Progetto per una umanità migliore.

A questo impegno i cristiani sono chiamati per nome «per concorrere - come ha ricordato il Papa recentemente - con tutti gli uomini alla edificazione della società e del vero progresso dell'uomo».

Nessun assenteismo è giustificato per i cristiani; ognuno, al proprio posto, secondo il proprio stile e ambito di responsabilità, ha un suo compito. Non si possono scaricare su altri i problemi del nostro tempo né ci si può rifugiare nella comoda convinzione che spetta all'autorità risolverli. Il cristiano non può essere cieco di fronte alla dilagante povertà materiale e spirituale, non può adagiarsi nella tranquillità della propria condizione quando l'attuale situazione sociale impedisce a tanti uomini, donne e giovani di realizzarsi come persone. Guardare da cristiani questo nostro Paese oggi, non significa accettarlo come esso è, ma mettersi al suo servizio e non già alla sua conquista.

Solo un cristianesimo schietto, umile, piantato nella croce potrà essere segno di comunione, annunciatore della Buona Novella.

Don Bosco, a cui noi Cooperatori abbiamo aderito, ci ha indicato una strada precisa da cui non ci è lecito uscire, pena il tradimento di tutta la sua vita e opera:

«Mi darò di proposito alla cura dei fanciulli abbandonati, i più pericolanti e di preferenza quelli usciti dalle carceri, esposti ai pericoli di perversione; ... il mondo ci riceverà sempre con piacere fino a tanto che le nostre sollecitudini saranno dirette ai selvaggi, ai fanciulli più poveri, abbandonati, più pericolanti della società».

Quando abbiamo scelto di diventare Cooperatori forse non tutti ci siamo resi conto della enormità dell'impegno che ci assumevamo, ma oggi che la realtà storica ci pone violentemente accanto al giovane «pericolante» che era al centro del cuore di Don Bosco, non possiamo più ignorare il nostro compito, le nostre responsabilità né rispondere semplicemente: «Sono forse io il custode di mio fratello?».

Se Caino è segno e personificazione della violenza fratricida, l'impegno nostro è quello di costruire la fraternità.

Il dono portato davanti all'Altare non serve se nel nostro cuore è rimasto il seme di Caino.Se l'odio ha armato la mano di Caino contro suo fratello l'Amore può disarmare le troppe mani già

pronte alla distruzione di tanti fratelli. E l'Amore non può permettere che milioni di uomini stentino nell'indigenza e nella malattia, che milioni di giovani siano e si sentano abbandonati, soli, emarginati, sacrificati agli interessi di pochi.

Il nostro Cristo, ci ricordava Don Palmisano, alla relazione svolta al Congresso, sono i giovani delle Valdocco d'oggi, drogati, tossicodipendenti, ex carcerati, ragazze madri, emigrati, terremotati, apprendisti, borgatari, quei giovani che Don Bosco andò a cercare chiamandoli per nome.

Ma noi che ci dichiariamo (e non senza orgoglio) Cooperatori Salesiani, siamo in mezzo a questi giovani? Li cerchiamo con lo stesso zelo, coraggio e Amore di Don Bosco?

Le iniziative personali e locali non sono più sufficienti: tutta la Comunità dei Cooperatori, nel suo modo di essere e presentarsi al mondo, deve continuare la stessa opera di Don Bosco vissuto e stremato dalle preoccupazioni, bisogni ed attese dei giovani più poveri e più deboli.

I giovani hanno bisogno di noi, ci aspettano: non possiamo più trascurarli o ignorarli.Noi che avremmo dovuto essere i continuatori dell'opera di Don Bosco e, invece, di Lui troppe volte ne

abbiamo fatto uno scudo per un misticismo inoperoso, bisogna che tentiamo una conversione che ci faccia rinascere nello spirito e ci riporti nelle strade, nelle piazze, nelle borgate, gomito a gomito con i ragazzi più poveri e abbandonati. Questa è la condizione per essere Salesiani!

Se non ci presenteremo stanchi e con qualche cicatrice avuta lottando per il bene di questi giovani e giocando con loro, non basterà certo l'attestato di Cooperatori ad aprirci la Porta della Gioia!

Lillina Attanasiodella Giunta Esecutiva NazionaleLA FEDE NEL MISTERO DEL DOLOREUna testimonianzaLuigi Caputo, già allievo salesiano, e da tempo Cooperatore del Centro di Roma Via Marsala, da diversi

anni è stato colpito da emiplegia che lo tiene inchiodato alla carrozzella. Con essa si sposta da un vano all'altro della casa sita in Viale delle Milizie, 3.

Il sacrificio, la rinunzia sono veramente grande per lui che ha a suo attivo una carriera brillante (è generale d'aviazione a riposo), un passato sempre denso di attività e di impegni di alta responsabilità, e una presenza assidua nelle inziative a favore dei poveri.

Ora i contatti con la sua Associazione sono purtroppo assai limitati. Ma il legame spirituale è saldo come sempre.

Invitato a mettere su carta qualche pensiero sul valore del dolore cristianamente sopportato, egli dedica ai numerosi fratelli e sorelle Cooperatori e Cooperatrici infermi le considerazioni che seguono.

È proprio vero ciò che afferma il salmo 102 «Buono e pietoso è il Signore» «lento all'ira e grande nell'amore...». Non ci tratta secondo i nostri peccati «e non conserva per sempre il Suo sdegno! ». La grave emiplegia che mi ha lasciato miracolosamente integre le facoltà mentali, mi ha provvidenzialmente consentito di poter comprendere che non sono state le medicine e le terapie che mi hanno mantenuto in vita, ma la esplicita volontà di Dio, che per bocca di un pio sacerdote, mi ha fatto rilevare che questa «proroga temporanea» nella valle di lacrime doveva considerarsi come una grazia particolare concessami dal Giudice supremo per darmi la possibilità di riparare - con le sofferenze corporali e dello spirito - dei peccati più gravi di cui dovrò rispondere nel giudizio personale.

E con tale precisa convinzione teologica, ho accettato ed offro quotidianamente alla passione redentrice di Gesù Crocifisso e della Sua Vergine Madre Corredentrice, tutte le sofferenze e le afflizioni alle quali questa divina prova mi sottopone.

Questa malattia è servita, inoltre, a richiamare verso di me tanti amici e conoscenti che non avevo più rivisto da molti anni; ognuno di essi mi ha narrato, a cuore aperto, le proprie traversie personali e familiari, specie quelle più tristi, e questo mi ha fornito l'occasione opportuna per rivolgere ad ognuno di essi adeguate parole di cristiano conforto e di fraterna comprensione, quali ciascuno di essi poteva attendersi da chi - come me - si era trovato molto vicino alla soglia dell'Eternità.

In ogni caso, posso dire che non è stata meschina consolazione spirituale vederli talora sorridere a qualche battuta scherzosa durante il fraterno dialogo.

Fra queste brevi cronache del dolore, non posso tacere due notevoli circostanze di grazia che mi hanno confortato: 1) la recita giornaliera del S. Rosario in comune con mia moglie, e che prima si faceva ognuno per proprio conto, non sempre; 2) la serena accettazione evangelica dell'opera di misericordia della mia perenne assistenza morale e corporea che la mia devota ed affettuosa consorte - come dono di riparazione e di amore in unione alla divina passione redentrice di Gesù che si celebra in tutte le chiese; accettazione sacrificale di carità che tale assistenza comporta.

Infine, una considerazione sintetica sul mistero della morte e del dolore.

Malgrado la funebre atmosfera della cronaca nera in cui la giungla selvaggia delle antenne radio-televisive, agli ordini di satana e dei suoi degni baroni ci appestano - come un irrespirabile smog - tutte le ore del nostro tempo libero, noi credenti Cristiani, persistiamo a considerare la morte come un detestabile evento che riguarda sempre il prossimo, mentre per noi bastano le pillole, gli scongiuri più sofisticati e poi tanti, tanti quattrini!...

Ma l'amore di Dio Padre ha creato l'uomo per il Paradiso e il Creatore non sta col mitra spianato per cogliere in fallo i peccatori per destinarli alle pene atroci della Geenna per tutte l'eternità!

A che sarebbe valso, allora il tremendo olocausto della Croce? «Io non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva».

Ecco perché ogni tanto, a tempo debito e secondo la Sua giusta misericordia, Dio Padre - Amore infinito - che sempre ci perdona e ci purifica anche su questa terra perché vuole ricondurci al luogo delle nostre immortali speranze evangeliche, ci dà una paterna tiratina di orecchie per ricordarci che l'olocausto della Croce affrontato da Gesù per conservare a noi peccatori la dignità di Suoi figli, resi tali con la grazia del battesimo, riveste il valore di redenzione universitale per tutti coloro che avranno creduto in Lui per mezzo del Verbo ed avranno osservato con eroica fedeltà e coscienza tutti i Suoi divini comandamenti.

Luigi CaputoLa riflessione deve sempre portare ad un impegno concreto.Ne suggeriamo uno: l'attenzione amorosa ai Cooperatori in stato di vecchiaia o di infermità, non più

presenti per questo motivo agli incontri e alle attività dei nostri Centri. Un'indagine attenta ce ne farà scoprire più di uno. Allora visitarli con frequenza, informarli sulla vita associativa, accompagnarli, se le circostanze lo consentono, fuori casa per un po' di vita diversa dalla consueta: questi ed altri gesti diventano di autentico amore e lo spirito di famiglia che ci deve caratterizzare diventa concreto, cioè - «con fatti più che con parole».

COOPERATOREDIMMI CHI SEIJ. AubrySorella e fratello carissimo,per tre volte in questi ultimi mesi, le circostanze provvidenziali mi hanno portato a ricevere, a nome

del Rettor Maggiore, la promessa di nuovi fratelli e nuove sorelle per la loro entrata nella nostra famiglia. La prima volta erano dieci ragazzi e ragazze di una parrocchia salesiana, magnificamente preparati e affiatati, che sono riusciti a trasformare il giorno della promessa in una vera festa parrocchiale. Negli altri due casi, c'è stata una sola sorella ad entrare nella Famiglia, ma circondata da tante e tanti amici, e un solo fratello, che aveva accanto la giovane sposa, già Cooperatrice, e un fervente gruppo di Cooperatori findanzati o sposati. Insomma tre feste profondamente salesiane, che hanno rinnovato la gioia e l'entusiamo nel cuore di tutti i partecipanti.

Personalmente, quando partecipo a queste feste, e soprattutto mi capita (con mia maggiore gioia) di presiedere, faccio sempre al Signore una preghiera supplicante a favore di questi nuovi fratelli e sorelle, e chiedo una grazia: «Signore, fa' che io possa ritrovarli fedeli e ferventi fra dieci anni!».

Il giorno della festa è sempre bello. Ma quando sono spente le luci, tolte le ghirlande e i serti, portati via dal vento i canti allegri e le musiche commoventi, quando iniziano i giorni feriali, allora viene il tempo di vivere la Promessa fatta. E quanta umiltà, quanto realismo, quanto coraggio, quanta speranza segreta ci vuole!

Il giorno della Promessa s'interpone tra due altre realtà senza le quali la Promessa stessa non avrebbe senso; o piuttosto diventerebbe una solenne menzogna. Prima c'è la Promessa «cordiale», cioè questo desiderio ' sincero, profondo, forte di vivere l'impegno cristiano sul serio ispirandosi allo spirito e alla missione di Don Bosco; c'è là volontà a poco a poco maturata di far tacere le paure, le esitazioni, i continui «rimettere a domani», e di lanciarsi in un impegno chiaro e serio, compromettendosi con fratelli e sorelle davanti a tutti.

E dopo, cioè dopo la Promessa «cordiale» e la Promessa, «orale», viene la Promessa «vitale». «Cosa promessa, cosa dovuta», dice il proverbio. L'impegno pubblicamente assunto bisogna viverlo nel grigio di ogni giorno, nel succedersi monotono dei doveri «ordinari». Bisogna tenere occhi aperti e orecchie aperte

alle urgenze piccole o grandi dei fratelli. Bisogna collaborare all'interno del gruppo, del Centro, dell'Ispettoria.

Bisogna partecipare fedelmente alle attività, alle riunioni di preghiera e di riflessione... Allora viene la tentazione: «Troppo duro, troppo faticoso!», «Non c'è bisogno di tante cose per essere un buon cristiano!».

Eh! Siamo tutti esposti alla tentazione della vigliaccheria! La Promessa, bisogna rifarla ogni mattina, o almeno ad ogni comunione, o almeno ad ogni riunione di gruppo, o almeno ad ogni ritiro mensile. Se non metti legna nel fuoco, questo si spegne. Hai trovato di quale legna ha bisogno la tua fiamma del tuo amore salesiano per essere sempre viva e brillare?

CONVEGNO INTERISPETTORIALE GIOVANI COOPERATORIBrescia, 13-14 Febbraio 1982Nel numero di settembre '81 di COOPERATORES don Raineri ha scritto un articolo poi tradotto e

pubblicato in diversi Bollettini e Notiziari. Il titolo era: Due sfide ai Cooperatori: lavoratori ed exallievi.Tra i primissimi che hanno accettato la sfida sono stati i giovani Cooperatori del Nord Italia, e più

precisamente dell'Ispettoria Lombardo-emiliana. Avevano programmato da un anno, e hanno realizzato in questi giorni, un incontro che si è rivelato originale, attuale, gradito: le premesse per essere... fecondo.

Non un taglio storico - aveva precisato don Strappazzon - ma realistico, in prospettiva. Cosa fare SUBITO.

Ottantacinque partecipanti di 4 Ispettorie, quasti tutti giovani, di cui alcuni operai e sindacalisti. Tutto intonato sul mondo del lavoro, fin dalle prime battute: il canto «Se il Signore non costruisce la città», la lettura della Gaudium et Spes, 34: «...col lavoro gli uomini e le donne prolungano l'opera del Creatore e si rendono utili ai propri fratelli», la preghiera comunitaria.

È toccato a un Dehoniano, padre Erminio Crippa, esperto del settore, dare l'avvio con la riflessione «Presenza cristiana nel mondo del lavoro».

È partito dallo scandalo del secolo XIX - la frattura tra mondo del lavoro e Chiesa - dando le varie spiegazioni: quella dei rivoluzionari, la cattolico-sociale e la laica. Ha denunciato, con la forza oratoria che gli veniva dall'esperienza e, a volte, con realismo provocatorio, i peccati dei padrini, dei lavoratori e dei lavoratori cristiani. In concreto che fare?

1. Riconsiderare i valori del mondo operaio;2. godere della grande novità che vi sono «apostoli» i quali non sono «clero»;3. far diventare la santità cittadina del supermercato, della fabbrica, della professione;4.rendere attuali le Encicliche sociali (Rerum novarum, Laborem exercens);5. vivere una santità nuova: della tecnica, della competenza, della giustizia dell'impegno sociale, della

vita familiare.Anche la traccia per i gruppi di studio era graffiante. Ad esempio:- quali sono i peccati commessi dai cristiani alla nascita dell'industria e del movimento operaio?- come impostare un piano pastorale salesiano, che dia testimonianza agli operai?- come possono essere collegati il mondo che lavora a quello che soffre e che prega?- come sviluppare una corretta spiritualità del lavoro?Stile salesiano di presenza nell'ambiente di lavoro è stato il Il tema trattato da Don Ennio Ronchi,

insegnante nelle Scuole professionali di Milano. L'oratore ha iniziato con l'affermare che fa parte dell'identità del Cooperatore uno stile salesiano di presenza: «fare esperienza di Dio per avvicinare a Dio... Lui a casa nostra perché noi a casa Sua... tra noi e il mondo Don Bosco non ha costruito un muro».

Il centro della Relazione è stato «Il lavoro nell'esperienza di Don Bosco». Una mamma lavoratrice; lui pastore, contadino, studente lavoratore; lui prete nelle scuole professionali e agricole, con una passione che lo consumava per il troppo lavoro. Analizzando gli articoli del NR sul lavoro ha concluso che il C.S. vi è presente come persona qualificata, intrapendente, aggiornata, infaticabile.

(M.C. da «Cooperatores», febbraio 1982)MISSIONE DI TRELEW IN PATAGONIA LE MIE PREOCCUPAZIONI...Amore e fantasia per aiutare Trelew«Anche quest'anno, il 20 febbraio, organizzato dalla consigliera per le Missioni, si è svolto al S.

Giovanni Bosco di Messina, uno spettacolo teatrale. Erano presenti il delegato ispettoriale, Don Roccasalva e la signorina Foti del Consiglio Ispettoriale.

La signora Ignaziella Bianca Cusimano, autrice, regista ed interprete della commedia rappresentata e la sua compagnia hanno generosamente aderito all'invito. Il ricavato è per Trelew.

Tutto è riuscito molto bene, anche per l'interessamento della consigliera per le missioni signorina Santini Maria.

Abbiamo inviato la somma sul c/c postale. Le accludiamo una foto della commedia fatta in occasione di «El dia de Trelew».

«I Cooperatori di Cannara, affezionati all'Opera Missionaria di Trelew, anche attraverso Bernardino, hanno realizzato per la costruzione della nuova Chiesa la somma di L. 750.000.

La cifra è stata raccolta:- facendo una lotteria- sensibilizzando la popolazione scolastica- raccogliendo le offerte in parrocchiaTutto questo è stato fatto nella settimana di preparazione alla festa di S. Giovanni Bosco, proprio per

onorarlo meglio.Il 31 sera poi, hanno concluso, riflettendo sulla documentazione «Trelew» proiettata da Bernardino e

commentata dal reverendo Don Stella Sidney, direttore dell'Istituto salesiano di Perugia.La partecipazione a tutte le iniziative, ha testimoniato fortemente, l'amore di questa gente a Don

Bosco e alle sue opere, specialmente se Missionarie!Con affetto per tutta la famiglia salesiana».LE MIE PREOCUPAZIONERipetutamente in questi giorni, ho manifestato le mie preoccupazioni ed espresso i miei voti per una

pacifica soluzione del conflitto che oppone l'Argentina, alla Gran Bretagna per il possesso delle Isola Falkland o Malvinas...

Invito voi e tutti i cattolici del mondo, in particolare quelli che vivono nei due Paesi coinvolti nella vertenza, ad unirsi alla mia preghiera perché il Signore ispiri, ai governanti responsabili, decisione e coraggio nel cercare in quest'ora forse decisiva, le vie dell'intesa, con sapienza e magnanimità, al servizio del bene insostituibile della pace dei loro popoli e per la tranquillità del Continente americano.

(Giov. Paolo II, 25 aprile 1982)

Bollettino SalesianoANNO 106. N.13   15 SETTEMBRE 1982

DI NUOVO IN CAMMINOOttobre tempo di ripresa.

Certo non per tutti, perché molti sono rimasti impegnati nelle tipiche attività estive e per loro, forse, il vero riposo non è esistito. Comunque, di nuovo in marcia.

Il tema approvato del XIX Consiglio nazionale: FATTI PIÙ CHE PAROLE PER I GIOVANI IN DIFFICOLTÀ, impone di metterci subito all'opera seguendo questo itinerario: individuare, aiutati da un apposito sussidio-guida, quali nuove povertà giovanili esistono nelle zone di nostra appartenenza, siano esse piccoli centri o grandi città; una volta individuate alcune situazioni, gettarsi senza mezzi termini con coraggio, e, direi, con un pizzico di spregiudicatezza, nell'operosità viva per il recupero di tanta gioventù emarginata e sola.

Questa azione non può basarsi sul puro spontaneismo; bisogna programmare chiaramente l'intervento e la sua dinamica e portarlo poi avanti con costanza, speranza e con fiducia, anche a costo di rinunce e di sacrifici, con gli occhi si fissi al cielo ma con i piedi ben piantati in terra, come Don Bosco ci ha insegnato.

« FATTI PIÙ CHE PAROLE » dunque, con interventi concreti sia a livello di Cooperatori singoli che di Centro. Ma per fare ciò non aspettiamo che prima e sempre si muovano gli altri; se nessuno si muove facciamo noi il primo passo!

Io credo, cari fratelli Cooperatori, che proprio lo Spirito Santo abbia ispirato questo tema che è di studio e insieme di Nazionale ultimo, ispirando un indirizzo, da seguire per il prossimo triennio, di sapore veramente concreto e quindi squisitamente salesiano. D'altra parte la Parola di Dio era già da secoli risuonata attraverso la voce dell'apostolo Giovanni: « Figliuoli, non amiamo a parole, né con la lingua, ma con fatti e nella verità » (1 Giov. 3,18).

Auguri di fecondo salesiano lavoro.Paolo SANTONISegretario coord. naz.1eIL NUOVO DELEGATO NAZIONALE

DIREZIONE GENERALE OPERE DON BOSCOVIA DELLA PISANA, 111100163 ROMAIl Consigliere Regionale per le Ispettorie d'Italia e Medio OrienteRag. Paolo SANTONISegretario Coordinatore NazionaleCooperatori SalesianiROMACarissimo,facendo seguito a quanto concordato a voce per la mediazione dell'Ispettore di Roma, don Mario Prina,

Delegato della CISI per la Famiglia Salesiana, sono contento di comunicare che abbiamo provveduto alla nomina del nuovo Delegato Nazionale dei Cooperatori Salesiani d'Italia per i prossimi anni.

È don Luciano PANFILO, attualmente direttore a Brescia, e prima a Bologna, figlio di un Cooperatore convinto ed appassionato, e lui stesso studioso attento e pubblicista di cose salesiane.

La relativa freschezza della sua età, le doti umane e religiose che lo caratterizzano, la seria preparazione culturale, l'esperienza accumulata in questi anni in campi diversi di attività (Oratorio-Parrocchia, Centro di Formazione Professionale, Scuola e Convitto) e in Regioni diverse (Emilia, Lombardia) danno la convinzione che stiamo per fare un grande dono ai Cooperatori d'Italia.

Il suo servizio sarà primariamente nei confronti dei Salesiani, da animare e sensibilizzare all'idea della Famiglia Salesiana e in particolare alla scoperta e cura della vocazione del Cooperatore, nonché alla vivacità di proposta e di attività di gruppi locali, ben coordinati nelle Regioni e Ispettorie.

Sostituirà don Armando BUTTARELLI, che da tanti anni svolge questo ruolo con la capacità e passione che voi ben conoscete.

Toccherà a voi ricordare i meriti e rievocare date e iniziative che, per l'impulso di don Armando, hanno fatto la storia dell'Associazione in questi anni, e sarà per ringraziare il Signore con lui.

A me tocca il dovere di esprimere a don Buttarelli, con il grazie, la stima mia, degli Ispettori, dei Delegati, ispettoriali e locali, e di tutti i Salesiani d'Italia; e lo faccio di tutto cuore.

Don Armando ha creduto nella vocazione del Cooperatore: l'ha dimostrato la sua sofferenza del non essersi sempre e da tutti sentito assecondato e creduto, lo dimostra ora, nel momento del distacco, la preoccupazione non per sé, ma per l'Associazione e le sue attività. La comunicazione quindi della nomina di don Panfilo non poteva non essere occasione per esprimere riconoscenza a don Buttarelli.

Devo aggiungere che don Buttarelli rimarrà nel suo ufficio fino a fine ottobre e guiderà il Convegno Nazionale dei Giovani Cooperatori, previsto per quei giorni. Don Panfilo, pur pensando di poter essere a Roma da metà settembre, inizierà il suo mandato, che, secondo il Regolamento CISI è triennale, rinnovabile, il 1 ° di novembre, al termine dello stesso Convegno Nazionale.

Con il rinnovato grazie a don Armando e l'augurio a don Luciano, esprimo la certezza che il nuovo cammino sarà fecondo di bene.

Mi è cara l'occasione per esprimere saluto, augurio e stima a Lei, al Consiglio Nazionale e alla Giunta, anzi a tutti i Cooperatori d'Italia, per i quali invoco da Don Bosco una speciale benedizione. La Madonna aiuta.

Roma, 5 Agosto 1982festa della Madonna della nevedon Luigi BosoniBENVENUTO DON LUCIANOÈ stato nominato nuovo Delegato nazionale per i Cooperatori Salesiani d'Italia don Luciano Panfilo.Diamo a lui il benvenuto accogliendolo come un fratello tra i fratelli, autentico dono della

Congregazione alla nostra Associazione.Sia convinto sin da ora che avrà da noi tutta la nostra stima e collaborazione così come la demmo nel

passato a chi lo ha preceduto.A lui chiediamo di essere Don Bosco tra noi, di svolgere, con la generosità che ha dimostrato nei

precedenti impegni Salesiani, l'insostituibile ruolo di «animatore spirituale dei Cooperatori e responsabile soprattutto della loro formazione Salesiana e apostolica... testimone e garante dello spirito e della Missione salesiana» (NR 28).

DON ARMANDO, GRAZIE!Ci sentiamo in dovere di ringraziare don Armando Buttarelli per i tanti anni di servizio svolti in seno alla

nostra Associazione. A lui tutta la nostra riconoscenza.Grazie, don Armando, per l'impulso che hai dato a tante iniziative ed attività che hanno fatto storia

nell'Associazione in questi anni.Grazie, don Armando, per la fiducia riposta in noi, a volte fin troppa ingenua, per responsabilizzarci,

per farci maturare, per qualificarci come laici nella Famiglia Salesiana e nella Chiesa.Grazie, don Armando, come maestro di spirito, con la testimonianza ci hai insegnato ad amare Don

Bosco e i giovani, a vivere per loro, a credere in loro. Grazie, don Armando, perché hai sempre creduto e sempre crederai nella vocazione del Cooperatore, dimostrandolo in mille e mille occasioni. Ci auguriamo di non deluderti mai.

Paolo SantoniSegretario coord. nazionaleLasciando, per comprensibili motivi, l'incarico di delegato nazionale Cooperatori, sento il dovere di

inviare, anche attraverso questo Bollettino, un saluto affettuoso e grato a voi tutti, carissimi Cooperatori, che ho incontrato e conosciuto nel non breve periodo vissuto in Associazione.

A voi debbo se ho potuto fare un'esperienza di vita sacerdotale e salesiana veramente esaltante e piena di significato.

Grazie quindi per la testimonianza che mi avete dato, grazie per il grande amore che portate a Don Bosco e ai giovani, grazie perché amate molto la cara Associazione.

Il saluto non esprime cessazione di legami affettivi e spirituali né, d'ara in poi, disinteresse per i Cooperatori. Si cambia occupazione ma il cuore non cambia.

Qualche esortazione?- sentitevi e siate sempre più CC. di Dio con Don Bosco; - curate molto la vostra formazione;- vogliate molto bene al nuovo delegato don Luciano Panfilo: egli, che già si sente tutto vostro, vi sarà

fratello e padre.Termino inviando un particolare e memore saluto ai Cooperatori in situazione di malattia e di

vecchiaia, tanto meritevoli delle nostre attenzioni, ai Giovani Cooperatori e giovani sposi su cui poggia il domani dell'Associazione, ai generosi Cooperatori che operano a Trelew; infine a tutti i delegati e le delegate che hanno incoraggiato il mio lavoro e hanno saputo fraternamente comprenderne i limiti.

Un abbraccio di tutto cuore.don Armando ButtarelliIL RETTOR MAGGIORE INTERPELLA TUTTA LA FAMIGLIA SALESIANAJ. AUBRYSorella e fratello carissimi,della recente lettera del Rettor Maggiore intitolata: La Famiglia Salesiana, hai avuto occasione di

sentire parlare già più volte. Nel Bollettino Salesiano del l' giugno, hai potuto leggere una bella intervista a don Raineri, accompagnata da brani scelti della lettera stessa (pp. 9-14). E il Bollettino del 15 giugno, edizione Cooperatori, era quasi interamente dedicato all'argomento: presentazione dello stesso don Raineri, e citazione di tutta la parte « prospettiva » dei quattro obiettivi: « Avanti, insieme! ».

Se riprendo oggi l'argomento, è proprio per farti sentire che si tratta di un testo di capitale importanza, di cui non basta leggere qualche estratto: devi comprare il testo completo presso il Segretario del tuo Centro (fascicolo di 48 pagine), per poterlo leggere, studiare, meditare nelle sue parti più nuove.

Il Rettor Maggiore, con la sua autorità e la sua grazia di «successore di Don Bosco, padre e centro di unità della Famiglia Salesiana» (NR 13), sintetizza, ma anche fa progredire la riflessione di questi ultimi anni e propone degli obiettivi di azione comune che ci interpellano tutti, anche se la lettera è indirizzata in modo preciso ai Salesiani, animatori della Famiglia per volontà del Fondatore.

Per aiutarti a leggerla, voglio qui fartene la presentazione, mettendo in rilievo i brani che mi sembrano più stimolanti per i Cooperatori.

La lettera si può dividere in cinque parti.Prima parte, storico-teologica: dimensione ecclesiale di Don Bosco fondatore e della sua Famiglia (pp.

7-13).Il Rettor Maggiore inizia la sua riflessione invitandoci ad allargare il nostro sguardo: « situa » Don

Bosco e la sua Famiglia all'interno della Chiesa, proprio come realtà ecclesiali che non abbiamo il diritto né di rimpicciolire, né di appropriarci come « proprietà privata ». Don Bosco è stato suscitato da Dio per la Chiesa, come una delle espressioni caratteristiche della sua vita e santità. In conseguenza la sua Famiglia è anche un fatto ecclesiale, « realtà oggettiva da conoscere e da amare », destinata a crescere nel popolo di Dio.

Chi diventa Cooperatore entra non solo nell'Associazione, ma nell'immensa Famiglia Salesiana, e si trova chiamato e stimolato alla santità e all'apostolato della Chiesa.

Seconda parte, storica: Don Bosco costruttore di una «Famiglia spirituale» (pp. 13-19).

Dop Viganò ricorda sinteticamente le tappe della « costruzione » paziente della Famiglia Salesiana. Tutto ha avuto origine nel cuore di Don Bosco prete, nella sua intensa « carità pastorale », e nella prima esperienza dell'« Opera degli Oratori », portata avanti da un gruppo di svariati Cooperatori.

Poi si mettono a posto a poco a poco le strutture definitive; ed altri gruppi sorgono dopo Don Bosco.Tutta questa parte storica è interessantissima per i Cooperatori: li rimanda alle loro radici, li afferma

fondati prestissimo e personalmente da Don Bosco; e conclude: « I primi tre gruppi (SDB, FMA, CC.) non possono essere pensati storicamente come a sé stanti; sono nati e vissuti in mutuo e continuo interscambio di valori spirituali e apostolici... A tutti i gruppi « insieme » è affidata la preziosa eredità di Don Bosco ».

Terza parte, teologica: la carità pastorale del « da mihi animas» è l'energia unificatrice della Famiglia Salesiana (pp. 20-29).

Questa parte, la più originale, è da meditare. Il Rettor Maggiore si chiede: « Con quale forza Don Bosco ha fatto sorgere la sua Famiglia allo stesso tempo unita e articolata? » E risponde: « Con la forza divina del suo carisma di Fondatore ». Infatti Don Bosco è il «caposcuola» di una originale « esperienza di Spirito Santo », trasmessa a molti discepoli, ma sempre riuniti in una comunione e azione organica. L'energia vivificatrice e unificatrice del carisma di un fondatore è sempre un certo tipo di carità, che attraversa, assume e unifica le differenze di funzione e di situazione. In Don Bosco, è stato la « carità pastorale » del « da mihi animas », questa « passione travolgente di apostolato tra i giovani », che è innanzitutto un modo di essere, di relazionarsi con Dio Amore salvatore, e che poi si traduce in un operare. Da questo centro fluiscono gli altri tratti specifici della « comunione salesiana » (il testo ne ricorda cinque).

Siamo qui al livello più profondo del nostro essere « salesiani », al livello della Famiglia « carismatica »: nello Spirito che ha ispirato Don Bosco, noi tutti, chiamati a condividere oggi il suo destino, siamo uniti da « una specie di consanguineità e di parentela spirituale » che « diviene l'anima del (nostro) stile di vita, l'ottica della (nostra) attività e la fonte della mutua comunione » (p. X21).

Nell'armonia della Famiglia unita a questa profondità, ciascun gruppo condivide ed esprime tutto il carisma, ma a suo modo e mettendo in maggiore rilievo alcuni suoi elementi. Il Rettor Maggiore si compiace nel presentare i valori tipici di ogni gruppo, sottolineando nei Cooperatori « il realismo del senso della vita, la presenza attiva nella società e nella storia» (p. 28).

Ecco una riflessione di primissimo valore: situa il Cooperatore nel cuore stesso di Don Bosco, invitandolo a conoscere bene il Fondatore, per diventare capace di prolungare oggi, secondo la sua situazione laicale, l'energia della sua carità di buon pastore.

Quarta parte, di storia recente: il rilancio capitolare (pp. 29-35).A grandi tratti il Rettor Maggiore descrive il cammino percorso durante questi quindici ultimi anni per

rilanciare la Famiglia Salesiana, sottolineando il lavoro di approfondimento dei Capitoli Generali 20° e 21° dei Salesiani, ma anche l'adesione spontanea degli altri gruppi: tutto questo è segno di una « evidente assistenza del Signore » (p. 31), e « veramente alla Famiglia Salesiana non mancano lusinghiere promesse nel futuro » (p. 34).

Quinta parte, di prospettiva pratica: «Avanti, insieme!» (pp. 35-45). A questa lettera non potevano mancare gli orientamenti pratici. Il Rettor Maggiore li impernia sulle due realtà della missione (« Avanti ») e della comunione (« insieme »): « La nostra missione tra la gioventù bisognosa dei ceti popolari deve espandersi in iniziative, in presenze nuove, in inventiva apostolica ». La comunione nella Famiglia deve crescere in autenticità e in organicità... occorre « incrementare l'unione che Don Bosco aveva voluto » (p. 35).

Ecco i quattro obiettivi concreti da raggiungere insieme:1) Rinvigorire la conoscenza di Don Bosco, e conseguentemente la nostra carità pastorale, vitalmente

connessa con la sua Fonte, il Cristo vivo, e con i pastori della Chiesa locale.2) L'evangelizzazione educatrice della gioventù d'oggi, « enorme impresa per tutta la Famiglia » (p.

37). «Le (nostre) scelte operative devono sorgere anche oggi, come ieri a Valdocco, dalla lettura appassionata, concreta e pedagogica, dei bisogni dell'ora»: studiare insieme come rendere il vangelo « leggibile » e la fede desiderabile, come diventare capaci di una vera comunicazione con i giovani, attraverso strutture rinnovate... Mi sembra che tale programma corrisponda pienamente a quello scelto

dall'Associazione per il 1982-1983: « Fatti più che parole per i giovani in difficoltà, nelle Valdocco d'oggi ». Ma siamo invitati ad attuarlo « in famiglia ».

3) Privilegiare la formazione specifica di ogni gruppo (quindi continuare ad approfondire la nostra identità) e il coinvolgimento del laicato.

Don Viganò insiste sull'«accurato impegno di formazione del laicato » salesiano: Cooperatori, Exallievi, i loro sottogruppi, suscitatori per la loro parte di un « vasto movimento di Amici di Don Bosco ».

4) Una pastorale unitaria. « È urgente migliorare la mutua preoccupazione nella Famiglia Salesiana per le vocazioni specifiche di ognuno dei gruppi... In particolare la cura dei sottogruppi di Giovani Cooperatori e di Giovani Exallievi merita un'attenzione speciale» (pp. 40-41).

Rileggendo il Documento di Arevalo, dei Giovani Cooperatori (formazione, missione, clima) lo trovo in piena consonanza con queste prospettive di azione « insieme ».

Le ultime pagine sono dedicate a rilevare alcuni « problemi » sorti in questi ultimi anni, ma che riguardano soprattutto la Congregazione Salesiana (pp. 4145).

Sorella e fratello carissimo, ringrazia Dio per la tua vocazione salesiana! Cerca di vederla in tutta la sua profondità (si radica nel cuore stesso di Cristo buon pastore) e in tutta la sua ampiezza (ti inserisce in un'immensa Famiglia). Soprattutto cerca di viverla con una generosità appassionata. Per tutto ciò ti sarà grandemente utile la lettura attenta di questo Messaggio del padre della Famiglia Salesiana.

DOCUMENTI

La Santa Sede ha recentemente approvato le Costituzioni e i Regolamenti elaborati dal XVIII Capitolo Generale delle Figlie di M. Ausiliatrice. I Cooperatori gradiranno conoscere i testi che trattano della Famiglia Salesiana in genere e in particolare della loro Associazione.

dalle COSTITUZIONI3. II nostro Istituto è parte viva della Famiglia Salesiana, che attualizza nella storia, in diverse forme, lo

spirito e la missione di Don Bosco, esprimendone la novità perenne.Il Rettor Maggiore della Società di S. Francesco di Sales - come Successore di Don Bosco - ne è

l'animatore e il centro di unità.Nella Famiglia Salesiana noi condividiamo l'eredità spirituale del Fondatore ed offriamo, come è

avvenuto a Mornese, l'apporto originale della nostra vocazione.61. Ogni comunità collabori con la Chiesa particolare, con altri gruppi della Famiglia Salesiana, e con

gli Istituti religiosi presenti nella zona, per una testimonianza di comunione e per un'azione più efficace a servizio del Regno.

73. Ai giovani e ai collaboratori laici sensibili alla missione giovanile e popolare, sapremo pure proporre altre vocazioni nella Famiglia Salesiana.

126. La Vicaria generale cura i rapporti con gli altri gruppi della Famiglia Salesiana...dai REGOLAMENTI3. La nostra partecipazione alle diverse iniziative e le forme di collaborazione con altri gruppi della

Famiglia Salesiana siano studiate e stabilite dal Consiglio generale e dai Consigli ispettoriali.59. In ogni ambiente educativo sentiamo l'importanza della scelta dei collaboratori laici. Offriamo loro

la possibilità di una preparazione graduale, perché si rendano con noi corresponsabili delle programmazioni e delle mete educative secondo lo spirito del Sistema Preventivo.

67. Consapevoli che Don Bosco ha voluto i Cooperatori salesiani forze vive nella Chiesa, favoriremo l'incremento della loro associazione. Dove è possibile promuoveremo il costituirsi di «Centri Cooperatori » presso le nostre case. Faremo conoscere questa vocazione ai giovani, ai genitori e ai vari collaboratori.

INIZIATIVA «MONDO NUOVO» L'INCORAGGIAMENTO E LA BENEDIZIONE DEL S. PADRE

SEGRETERIA DI STATON. 92.113Dal Vaticano, 18 giugno 1982Reverendo Signore,con pensiero assai gentile Ella ed il Segretario dell'Associazione Cooperatori Salesiani hanno voluto

inviare al Sommo Pontefice, in segno di filiale devozione, gli opuscoli della collana « Mondo Nuovo », che il Centro Catechistico di Leumann, riprendendo una felice iniziativa di S. Giovanni Bosco, ha pubblicato in questi ultimi anni, al fine di portare agli uomini d'oggi la risposta che la Chiesa offre ai loro interrogativi.

Il Santo Padre, mentre ringrazia di cuore per l'attestato d'ossequio e per i sentimenti che l'hanno suggerito, desidera esprimere il proprio apprezzamento per tale moderna forma di apostolato e per l'efficace contributo che alla sua diffusione arrecano i membri di codesta Associazione.

Nell'invocare sull'intera famiglia dei Cooperatori e sul loro impegno di testimonianza cristiana l'abbondanza dei favori celesti, Sua Santità volentieri concede la implorata Benedizione Apostolica, pegno di costante affetto.

-Con sensi di distinta stima mi professodella Signoria VostraDev.moQuartiny, Sost.Reverendo SignoreSac. Armando BUTTARELLICooperatori SalesianiROMAIL VII CONVEGNO NAZIONALEGIOVANI CC. - 1982È l'ormai tradizionale incontro biennale del « ramo giovanile» dell'Associazione.L'impegno dei gruppi e di ognuno per la sua riuscita sarà il metro per misurare la sua crescita e la sua

maturazione. Vogliamo quindi mettercela proprio tutta e disporci fin da ora ad un'ampia collaborazione.Preghiera, studio, comunicazione: sono modi e mezzi che esprimono una volontà precisa: dimostrare «

a fatti più che a parole » che crediamo in quello che siamo e desideriamo esserlo veramente.Il Gruppo Centrale GG.CC., più volte riunitosi allo scopo, ha elaborato le seguenti indicazioni e le ha

presentate a suo tempo ai Consigli ispettoriali e ai gruppi GG. CC.TEMA: 1° - INCONTRO AI GIOVANI IN DIFFICOLTÀ CON IL CORAGGIO E LO ZELO DI DON Bosco.2° - Verifica delle « Conclusioni » dell'ultimo Convegno nazionale.PREPARAZIONE: studio dei sussidi:1) G. Bazzoli: «Con Don Bosco nel duemila - La Missione del Cooperatore giovane ».2) N. Palmisano: «La nostra risposta a Dio: educatori di giovani in difficoltà, con lo zelo e il coraggio di

Don Bosco ».3) Testo delle « Conclusioni » dell'ultimo Convegno nazionale, 1978, Rocca di Papa (vedere BS-CC

gennaio 1979).Pertanto occorre procurarsi questi sussidi, leggerli, rifletterci, anche in gruppo, prima del Convegno.

Stile: Tutti i partecipanti vengano predisposti a vivere tre giorni con un forte senso di amicizia e di servizio, creando un ambiente di genuina intensità spirituale, dove emergano il gusto della preghiera, il desiderio dell'ascolto vicendevole, la volontà di fare sul serio.

Partecipanti: soltanto Giovani Cooperatori e quanti sono prossimi ormai a divenirlo non oltre il 1983 (non quindi i semplici simpatizzanti). È gradita la presenza di giovani sposi.

È pregato di non iscriversi chi non rientra in queste categorie, e chi non può essere presente a tutti i lavori del Convegno.

Periodo: dalle ore 17 del venerdì 29 ottobre alle 14 del lunedì 1°novembre.Sede: Istituto Salesiano Teresa Gerini, Via Tiburtina, 994 - Roma - Telef. (06)412.90.67; (06) 412.91.41

(dalla stazione Termini autobus 163; fermata Istituto Gerini, zona Ponte Mammolo).Quota: comprensiva di vitto e alloggio, in camere a più posti, per i tre giorni interi, vitto completo,

spese organizzazione e ospitalità (è necessario assolutamente portare lenzuola, federa, asciugamani) L. 51.500.

Iscrizioni: presso l'ufficio ispettoriale che le trasmetterà al Gruppo Centrale entro il 5 ottobre con appositi moduli.

È possibile, desiderandolo, che alcuni partecipanti emettano la loro « promessa » durante il Convegno se già pronti. In tale caso si acceleri la richiesta del relativo attestato e se ne dia previa comunicazione.

LA NOSTRA MISSIONE DI TRELEW IN PATAGONIA• Domenica 17 ottobre si celebrerà la Giornata Missionaria Mondiale. I nostri Centri offriranno la loro

collaborazione nelle proprie parrocchie perché essa raggiunga gli effetti desiderati.Nel contempo la Giornata segni l'inizio della ripresa, dopo la parentesi estiva, per un maggiore

sostegno alla Missione che l'Associazione ha avviato a Trelew.• Questo numero del BS-CC offre una panoramica particolarmente ampia e varia, attraverso la

corrispondenza e le foto, sulla presenza dei Cooperatori italiani in Patagonia. Che lavoro svolgono, che tipo di comunità formano, quale giudizio ne danno i responsabili della pastorale? Da una lettura attenta di quanto segue sarà possibile avere una risposta adeguata ai vari quesiti.

• Ma la notizia più bella è questa: Marco Todeschi, cooperatore dell'ispettoria Veneta-Ovest, si sta preparando a partire per Trelew. Finito il corso preparatorio riceverà il Crocefisso il 3 ottobre prossimo, insieme ad altri missionari salesiani, nel santuario di Maria Ausiliatrice in Torino. Il suo esempio sia di stimolo ad altri cooperatori chiamati dal Signore a vivere la splendida avventura della missione. A Marco auguri affettuosi di ogni bene e ai suoi genitori un grosso grazie per il dono che ci hanno fatto.

1. LETTERE DA TRELEWTrelew, 14.5.1982Carissimi,eccomi a voi con una lettera che vuol farvi conoscere il nostro lavoro, le nostre attività in questi ultimi

giorni.Dopo il ritorno di Bruno tutto è continuato come sempre senza grosse novità, eccetto la settimana

scorsa quando abbiamo preparato la festa di San Domenico Savio, il tutto con una settimana di preparazione spirituale e una conoscenza storica del giovane santo. Con la proiezione della filmina a tutti i gruppi di catechismo, in totale più di 150 ragazzi, e un concorso di disegno abbiamo concluso la festa con la messa della domenica, la premiazione dei vincitori del concorso, e un regalo per tutti.

Con il mese di maggio si è incominciato il catechismo in preparazione alla cresima. È un gruppo di 14 ragazzi di cui io sono il catechista.

Dal primo di marzo ho dovuto incominciare a lavorare per avere uno stipendio. Lavoro come agente sanitario in un dispensario del Barrio Don Bosco. 2 una attività sociale e medica che mi occupa tutta la mattinata.

Nel pomeriggio mi dedico alle attività del Centro comunitario, mantenimento delle strutture, responsabile della cassa e delle varie spese e modifiche del Centro.

A continuazione vi mando un piccolo riassunto economico di questi mesi. Col Padre Renzo abbiamo visto e controllato le ultime entrate di assegni inviati da voi...

Le entrate, oltre agli assegni che ci inviate voi, sono il risultato del mercatino che periodicamente facciamo con gli indumenti usati a prezzi accessibili a tutti, qualche donazione, e quella dei calciobalilla dell'oratorio. Le uscite: oltre alle spese di mantenimento (luce, gas, acqua), spese di cancelleria per la catechesi e per la merenda che puntualmente ogni mese incidono sulla cassa; bisogna sommare certe spese straordinarie: l'auto è una buona uscita pensando che la benzina la dividiamo tra di noi, il saldo delle spese edilizie e idrauliche, poi abbiamo comperato due altoparlanti per completare un amplificatore mandatoci da Milano, il corrispondente di uno stipendio per Concetta.

In previsione abbiamo altre spese importanti: l'installazione del gas naturale con rispettive stufe in prossimità dell'inverno, poi in un salone, che attualmente è quasi inutilizzato, stiamo facendo le varie divisioni per poterlo utilizzare per varie attività.

Per coprire tutte queste spese pensiamo usare i soldi dell'ultimo invio. Poi con il tempo vedremo di attrezzare i vari locali. Per quanto riguarda lo sviluppo fotografico avremmo bisogno della carta da sviluppo per bianco e nero, per poter poi inviare nostre fotografie direttamente dallo studio fotografico « Nuestra Seíiora del Carmen ».

Poi dovreste mandarci anche del gesso colorato perché qui è impossibile trovarlo.Con questa disordinata relazione penso avervi dato un'idea della nostra situazione economica-

ambientale.A nome mio vi salutano anche Giuseppe, Rosa, Olimpia, Concetta, Maria del Carmen, padre Renzo,

padre Lucio e le suore. Ciao.OlivieroTrelew, 5.6.82Carissimi,come state? Spero bene. Noi qui abbastanza bene, malgrado il clima che abbiamo attorno non sia

molto rassicurante! Siamo comunque molto sereni, la serenità che viene dalla consapevolezza che è il Signore che ci ha chiamato e che ci ha voluti qui, che sia fatta allora la sua volontà qualunque essa sia.

Qui la vita scorre normale, il clima di guerra si sente solo perché l'organizzazione «Difesa Civile» ha preso alcune misure precauzionali specialmente per il nostro Barrio essendo il più vicino all'aeroporto militare (proprio di fronte al centro comunitario), quindi strategicamente il più in pericolo, allora tutte le sere abbiamo oscuramento per quanto riguarda l'illuminazione esterna, e a causa di ciò le attività svolte normalmente dopo le 19,30 hanno subito un forte abbassamento di partecipazione, però le altre procedono bene.

Da più di un mese e mezzo hanno incominciato le loro attività i due Laboratori «Mamma Margherita» di taglio e cucito e di maglieria; devo dire con abbastanza successo visto il buon numero di persone che vi partecipano e soprattutto l'interesse e la costanza. Avevamo un grande sogno «proibito» che purtroppo è rimasto tale; speravamo cioè che fosse il Rettor Maggiore ad inaugurarli, visto che ci aveva promesso che la prima volta che fosse venuto in Argentina sarebbe venuto senz'altro a trovarci...

Comunque, ritornando al nostro laboratorio «Mamma Margherita», avremmo pensato che sarebbe bello se qualche laboratorio «Mamma Margherita» veterano d'Italia volesse tenere a battesimo questo nostro «patagonico» appena nato e quindi « bisognoso » di tante cose!

Lana, cotone, filo, stoffa, aghi, uncinetti, ecc... non mettendo limiti alla provvidenza. Un risultato immediato di questo Laboratorio è che molte signore che lo frequentano, che hanno quindi approfondito un po' di più l'amicizia con noi Cooperatori, si sono già rese disponibili nel collaborare in qualche modo al Centro Comunitario, accrescendo così il numero delle persone che si sono riunite in commissione per appoggiare il Centro Comunitario. È molto bello questo clima che si sta creando a poco a poco, pensiamo non sia lontano il giorno in cui la gente del Barrio potrà gestire autonomamente il Centro Comunitario.

Altra piccola novità è che è sorto da poco un gruppo di « monaguillos » (cioè di chierichetti); sono ancora solo sei ma con tanta voglia di interessarsi a tutto quello che è la liturgia; si riuniscono tutte le domeniche per un'ora di riunione formativa, hanno già appreso i nomi dei paramenti e degli arredi sacri, il loro colore in relazione ai diversi periodi liturgici, il significato e il valore di questi periodi, il valore e la responsabilità che ha il chierichetto nell'assolvere al suo ruolo di aiutante del sacerdote durante la S. Messa. Dopo la riunione si occupano di preparare la « capilla », pulirla, adornarla, ordinarla per la messa vespertina domenicale. Ora ci stiamo preparando a vivere l'imminente festa patronale; quest'anno pensiamo assumeranno tutto un carattere particolare le celebrazioni alla « Virgen del Carmen, reina de la paz». Che la Vergine possa veramente intercedere per noi e donarci ancora la Pace.

Un affettuoso abbraccio.Maria ConcettaTrelew, 28.6.82Carissimo don Armando,rispondo contemporaneamente alle tue ultime due lettere. È da te che ho saputo della morte di don

Ferri, nessuno mi aveva scritto niente prima.Puoi immaginare il gran dolore che ho provato, ho sentito di aver perso qualcuno che mi conosceva

profondamente e che molte volte sapeva capirmi senza che io parlassi. Ho sempre considerato le sue lettere preziosi testamenti spirituali e più ancora adesso che lui non è più con me « fisicamente ».

Però, superato il primo momento di sconforto, ho chiesto e chiedo continuamente a lui e al Signore che mi aiutino a essere come don Ferri mi vedeva e come mi voleva.

Tu prega per me, specialmente adesso che sono rimasta « orfana » spiritualmente.Oliviero mi ha detto di avervi messo al corrente circa gli ultimi invii di danaro; continuerà a farlo anche

in seguito giacché attualmente si sta occupando lui della economia del Centro comunitario.Mando alcune delle fotografie più significative scattate in questi ultimi tempi; spero potranno essere

utili in qualche modo.Gli ultimi due avvenimenti importanti per quanto riguarda le nostre attività sono stati: la festa del papà

e quella del Papa. Per quanto riguarda la prima abbiamo preparato con i bambini del catechismo un bigliettino ognuno per il proprio papà, in più abbiamo invitato tutti i papà al Centro comunitario per vedere un film che precedentemente avevamo chiesto a Buenos Aires.

Circa la seconda festa quest'anno è stata vissuta con un entusiasmo particolare, sia per la delicata situazione che ha vissuto il paese e che è sfociata almeno momentaneamente nella tanto aspettata pace e sia per la recente visita del Papa. Abbiamo organizzato un concorso tutta questa settimana sulla vita e sul lavoro del Papa e in più ogni bambino ha scritto una letterina al loro carissimo «Juan Pablo II», che spediremo domani. Tutti sperano di ricevere una risposta. Chissà!...

Adesso stiamo organizzandoci per le annuali feste patronali, già qualcosa abbiamo deciso, però questa sera dopo cena ci riuniremo per programmare più esattamente le varie iniziative che vorremmo portare a termine. Posso anticipare solo che, dato che siamo nell'anno internazionale degli anziani, vorremmo riunire e far festa a quelli del nostro barrio, per il resto faremo sapere. La nostra vita comunitaria, se pur con qualche normale problema, posso dirti che è soddisfacente e questo non è solo il mio parere giacche quando discutiamo su questo punto sembriamo tutti più o meno d'accordo.

Sento che il nostro lavoro è continuamente benedetto dal Signore perché sono tante le cose che vanno prendendo sempre più colore; io stessa mi sento sempre più serena e tanti bui che avevo vanno sempre più schiarendosi e prendendo forma.

Aspettiamo con ansia l'arrivo di Marco. Mi dimenticavo di dirti a questo proposito, anche se lo scriveremo anche a lui, che approfitti di questi mesi che lo separano dalla partenza per approfondire alcune pratiche sportive, è qualcosa di utile e che qui un po' manca. Un buon studio della lingua e le idee più o meno chiare sulla realtà del barrio norte (anche se questo avverrà bene solo quando vivrà qui) è questa una maniera che gli permetterà di ambientarsi con più serenità e facilità a questo tipo di vita.

Bene, termino di scrivere sperando di ricevere presto una risposta. Saluti a tutti quelli che ho conosciuto, particolarmente a Lillina, ringrazio per tutto quello che fate per noi e prego affinché

l'Associazione possa camminare sempre più verso quella che era l'idea del carissimo Don Bosco sui Cooperatori Salesiani. Un abbraccio.

RosaTrelew, 18.7.82Carissimi amici Cooperatori,grazie per il vostro ricordo e per gli auguri di Buon onomastico che mi avete inviato. È stato un

pensiero veramente gentile ed affettuoso.Vi scrivo proprio il giorno in cui si compiono 3 anni dell'arrivo a Trelew di Oliviero e Giuseppe.

Guardando come è adesso il Centro Comunitario e tornando indietro col pensiero, subito nasce dal cuore la preghiera per ringraziare il Signore perché la differenza è grande e si incominciano a vedere i frutti.

Continuate con la vostra opera. C'è ancora tanto da fare.Vi unisco il programma delle varie attività organizzate per la Festa della Madonna del Carmine. I

bambini sono pieni d'entusiasmo e anche le famiglie si avvicinano piano piano al Centro Comunitario.Grazie a Dio, la vita di comunità continua a crescere e si possono superare bene le difficoltà. Oliviero

compie molto bene la sua funzione come Coordinatore del gruppo.Spero che fra poco si possa inviare una breve relazione sulle diverse attività programmate per la Festa

della Madonna del Carmine, che si stanno svolgendo molto bene con partecipazione di tanti bambini e anche di parecchi adulti.

Siamo entusiasti per l'arrivo di Marco. Speriamo che non trovi difficoltà. Gli abbiamo già scritto tutti noi per salutarlo.

Qui il lavoro procede bene dopo l'episodio delle isole « Malvinas », la vita purtroppo è carissima ed il numero delle famiglie bisognose è elevatissimo. Preghiamo il Signore perché tutto questo passi subito e si possa trovare una soluzione adeguata ai vari problemi della povera gente, specialmente per quelli che abitano il Barrio Norte.

Tanti cari saluti dai Salesiani, dalle Suore e dalla nostra piccola comunità. Saluti specialissimi anche da parte dei Cooperatori « trelewensi ».

Un grande abbraccio.Maria del CarmenCi sarebbe qualche Cooperatrice?...Trelew, 29.6.82 (quando matura il grano)...Molto bene i Giovani Cooperatori abilmente guidati da P. Renzo che costantemente anima, sostiene e

orienta. È il Salesiano ideale per questi giovani entusiasti e coraggiosi.Il Gruppo si va unendo sempre meglio e vive con maggior coscienza il suo sacerdozio laicale nella

Chiesa di Dio.Maria del Carmen ha assunto pienamente la direzione dell'orfanotrofio. Giuseppe è il catechista per

eccellenza. Oliviero il factotum e « el lider del Grupo ». Maria Concepcion l'artista nell'attività e nel sorriso. Olimpia dedicata a los canillitas e al loro paziente e difficile recupero. Rosa in costante dialogo con i ragazzi e la maga « con los ninos chiquitos ».

Una splendida famiglia ricca di spirito, di grazia e di promesse.Un abbraccio.Padre Lucio SabattiUn altro problema: le suore di M. Ausiliatrice aprirebbero una casa per ragazze difficili, ragazze-madri...Ci sarebbe qualche Cooperatrice assistente sociale, psicologa, psicopedagoga... maestra, per

collaborare con le suore in questa attività?

Sarebbe evidentemente assunta dal governo, rimunerata, con i benefici sociali... e potrebbe, finito il lavoro, riunirsi con la Comunità dei Cooperatori.

2 agosto 1982Un ricordo e una preghiera per tutti i Cooperatori Missionari.Qui a Trelew lavorano bene e con il cuore di Don Bosco. Ci sono tante cose belle che hanno fatto i

carissimi Cooperatori.« Un carinoso saludo a todos los Cooperadores Italianos ».Aspettiamo tutti quelli che vogliono lavorare!Unite nella preghiera.Un abrazo.Sr. Carmen E. Rivera

Bollettino SalesianoANNO 106. N.16   15 NOVEMBRE 1982

Saluto del nuovo delegatoCarissimi Cooperatori,1. VENGO VOLENTIERI TRA VOI!Voi avete sentito parlare del voto di obbedienza: è una cosa solenne ed estremamente impegnativa,

per la interpretazione della quale i teologi hanno scritto molti libri e fatto profonde riflessioni. Ma in poche parole vuol dire questo: uno si dichiara disponibile alle esigenze della Congregazione anche se... i « se » da opporre potrebbero essere tanti e tutti decisivi.

E allora quando don Bosoni mi ha scritto una lettera di quattro facciate per invitarmi ad assumere questo incarico per conto della Conferenza degli Ispettori Salesiani d'Italia, io mi sono dichiarato disponibile. Dopo tutto - ho pensato - a dichiararmi disponibile io mi sono sempre trovato bene, il Signore e la Madonna sono sempre stati obbligati a darmi una mano!

2. VENGO A CONTINUAREVengo a continuare le opere e le iniziative intraprese con tanta pazienza e con tanto coraggio da don

Armando Buttarelli al quale esprimo fin da ora la mia gratitudine per la accoglienza cordiale e fraterna che mi ha riservato.

Ecco alcuni campi della continuità:- Sensibilizzare soprattutto i Salesiani sul grande ruolo dei Cooperatori Salesiani nella F.S., come dono

di Dio alla Chiesa e alla Congregazione;- curare la vocazione del Cooperatore Salesiano: una persona che vive ed agisce nel suo ambiente con

lo stile e le preoccupazioni di Don Bosco;- dare una mano a far funzionare soprattutto a livello locale quegli organismi di partecipazione e di

decisione che sono stati creati in questi ultimi anni;- sostenere le iniziative dei GG. CC., in modo speciale la missione del Trelew; STRENNA DEL RETTOR

MAGGIORE PER IL 1983Promuoviamo la maturazione delle persone e delle comunità rinnovando ed intensificando con stile

salesiano l'esperienza formativa della direzione spirituale.

Don Egidio Viganò- curare la formazione di Gruppi Nuovi tra i Cooperatori;- appoggiare quelle attività editoriali come MONDO NUOVO che moderne Letture Cattoliche di Don

Bosco, sono un segno chiaro del nostro amore a lui.3. VENGO ANCHE A RINNOVARE?La Lettera sulla F.S. che il Rettor Maggiore ha indirizzato ai Salesiani, è per tutti noi un invito a

rinnovarci, a scrutare più vasti orizzonti, a percorrere nuovi sentieri. Potrà capitare che dopo tanto cercare, ci ritroviamo... nel 1841 a Torino, intenti a fare il catechismo ad un nuovo Bartolomeo Garelli, ad insegnare la devozione a Maria SS. con la recita di un'Ave Maria, a farci aiutare dal Teologo Borel, da Silvio Pellico, e da tanti altri che in silenzio e umiltà lavorano come educatori, insegnanti, catechisti, allenatori, negli oratori, nelle scuole, nei centri di formazione professionale, nelle polisportive giovanili salesiane, nelle opere assistenziali, nei quartieri, nelle famiglie, e che - già AMICI DI DON BOSCO - aspettano solo di essere CHIAMATI, cioè maggiormente inseriti nella Famiglia Salesiana.

Mentre auguro buon lavoro a tutti indistintamente Cooperatrici e Cooperatori, Delegate e Delegati, ai membri dei vari Consigli, rivolgo un particolare saluto ai membri della Giunta e dell'Ufficio che portano già da gran tempo il peso (e la gioia) di tutto il lavoro organizzativo, spesso duro e sacrificato, ma utile per tutta la Associazione.

CordialmenteDon Luciano PanfiloImportante documento della Congregazione per l'Educazione CattolicaL'EDUCATORE CATTOLICO: TESTIMONE DELLA FEDE NEL MONDO DELLA SCUOLAIl tema di studio per i Cooperatori è FATTI PIÙ CHE PAROLE PER I GIOVANI IN DIFFICOLTÀ.Crediamo di fare cosa gradita ai CC molti dei quali sono insegnanti, presentando alcuni brani del

documento «il laico cattolico testimone della fede nella scuola» perché una scuola ben fatta, centro di educazione all'impegno e alla ricerca seria della verità, ridiventi luogo privilegiato di prevenzione e di sostegno nei momenti di inevitabile difficoltà che i ragazzi incontrano nel periodo della loro formazione.

Identità del laico cattolico nella scuola« Sebbene i genitori siano i primi e principali educatori dei propri figli e il loro diritto-dovere in questo

ruolo è "originale e primario rispetto al dovere educativo degli altri", la scuola ha un valore e un'importanza basilare tra i mezzi di educazione che aiutano e completano l'esercizio di questo diritto e dovere dalla famiglia. (...).

A motivo dell'importanza della scuola tra i mezzi di educazione dell'uomo, compete allo stesso educando e, quando ne sia ancora incapace, ai suoi genitori - poiché ad essi spetta in primo luogo l'educazione dei propri figli - la scelta del sistema di educazione e di conseguenza del tipo di scuola che preferiscono. Appare chiaro così come sia inammissibile, in linea di principio, il monopolio della scuola da parte dello Stato, e come il pluralismo delle scuole renda possibile il rispetto dell'esercizio di un diritto fondamentale dell'uomo e della sua libetà...

Come vivere la propria identità«Ora, il laico cattolico svolge una missione evangelizzatrice nelle diverse scuole, non solo nella scuola

cattolica, nell'ambito concessogli dai contesti socio-politici esistenti nel mondo contemporaneo (...). L'analisi del concetto di laico cattolico come educatore, incentrata nel suo ruolo di insegnante, può illuminare tutti, secondo le proprie attività, e costituire un elemento di profonda riflessione personale (...). Il suo compito supera di gran lunga quello del semplice docente, però non lo esclude.

Rapporto con gli alunniNei rapporti con i suoi alunni credenti, l'educatore cattolico non può trascurare il tema della vocazione

personale dell'educando all'interno della Chiesa. Qui subentrano sia la scoperta e la cura delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, sia la chiamata a vivere un particolare impegno negli Istituti secolari o in movimenti cattolici di apostolato, compiti molte volte trascurati, sia l'aiuto al discernimento della chiamata al matrimonio o al celibato, anche consacrato, in seno alla vita laicale (...).

Rapporto con i genitori« Essendo la famiglia "la prima e fondamentale scuola di socialità", egli dovrà specialmente accettare

volentieri e suscitare i debiti contatti con i genitori degli alunni. Questi contatti sono per altro necessari perché l'impegno educativo della famiglia e della scuola si orienti congiuntamente negli aspetti concreti, per facilitare "il grave dovere dei genitori di impegnarsi a fondo in un rapporto cordiale e fattivo con gli insegnanti e dirigenti delle scuole", e soddisfare alla necessità di aiuto di molte famiglie per poter educare convenientemente i propri figli e compiere cosí la funzione "insostituibile e inalienabile" che spetta loro (...) ».

Scuole cattoliche«Il dinamismo storico che opera nella scuola contemporanea fa prevedere che, almeno per un periodo

di tempo abbastanza vicino, l'esistenza della scuola cattolica in alcuni Paesi di tradizione cattolica dipenderà fondamentalmente dai laici, come è dipeso e dipende, con gran frutto, in tante giovani Chiese».

Scuole con progetti educativi diversi« Nella nostra società pluralista e secolarizzata la presenza del laico cattolico è spesso l'unica presenza

della Chiesa nelle scuole (...). L'educatore laico cattolico dovrà impartire le sue materie da un'ottica di fede cristiana, in accordo con le possibilità di ogni materia e con le situazioni ambientali degli alunni e della scuola (...). Simile atteggiamento di coerenza con la propria fede va accompagnato nella scuola pluralista da un particolare rispetto verso le convinzioni e la fatica degli altri educatori, purché essi non conculchino i diritti umani dell'alunno. Detto rispetto deve aspirare a giungere a un dialogo costruttivo soprattutto con i fratelli cristiani separati e con tutti gli uomini di buona volontà. Cosí apparirà con maggior chiarezza che la fede cristiana appoggia in pratica la libertà religiosa e umana che difende e che si concreta logicamente nella società in un ampio pluralismo ».

Arevalo 9-12 luglio 1982SECONDO CONVEGNO EUROPEO DEI GIOVANI COOPERATORI CRONACAQualcuno, malizioso! potrebbe pensare ad una studiata coincidenza: Incontro Europeo Cooperatori e «

Mundial».No! II II convegno Europeo (il primo fu nel 1976 a Roma) si è tenuto ad AREVALO, nei pressi di Avila in

occasione del Centenario di Santa Teresa.Partecipanti circa 150 di cui una trentina dall'Italia.Il caldo fu veramente un ostacolo da superare, ma l'entusiasmo, il calore umano degli spagnoli, il loro

senso dell'accoglienza e nello stesso tempo il loro senso del dovere hanno permesso di lavorare con serietà ed impegno.

Presente don Giovanni Raineri, Consigliere Generale della F.S., don Mario Cogliandro Delegato Mondiale dei CCSS., il Signor Luigi Sarcheletti della Consulta Mondiale. Coordinatrice Maria Pia Onofri.

La relazione centrale del Convegno, tenuta da Enzo Manno, partendo da Don Bosco, dalla sua fantasia e intraprendenza, invitava a trovare sbocchi nuovi per la missione del cooperatore, sbocchi adatti al 2000 perché « non c'è più spazio vitale per vecchi schemi non ritraducibili oggi ». C'è quindi bisogno di risposte nuove, uomini nuovi, linguaggio nuovo, strutture nuove senza per questo rinnegare quanto è stato fatto nel passato o si sta facendo, ma c'è bisogno di analizzare quanto è stato fatto e si fa alla "luce della realtà giovanile che abbiamo davanti ora per vedere se la nostra missione risponde alle esigenze attuali oppure si è cristallizzata, è diventata routine.

Davanti alle prospettive che si aprono ai giovani cooperatori per il futuro sono emerse esigenze varie espresse dal lavoro dei gruppi di studio quali ad esempio una più approfondita formazione cristiana, salesiana e particolarmente una formazione specifica per la gioventù.

IL« DOCUMENTO» DI AREVALOI Giovani Cooperatori d'Europa, dopo aver riflettuto durante il loro secondo convegno Europeo, sul

tema della « Missione », in continuità con quello del Primo Convegno del 1976 sulla «evangelizzazione » hanno presentato il seguente documento finale. Esso non vuole essere una sintesi dei lavori, ma uno strumento di orientamento e di programmazione per il prossimo futuro.

1. FormazioneDall'analisi della realtà giovanile attuale si sente fortemente l'esigenza di una maggiore preparazione

sia spirituale che pastorale dei Cooperatori. La scelta di Giovane Cooperatore deve essere il punto di arrivo di un cammino di maturazione nella fede cristiana e nella vita salesiana, per cui si ritiene della massima importanza non bruciare le tappe per arrivare alla « promessa » di Cooperatori.

Urgente è anche l'esigenza di una preparazione specifica per affrontare i problemi dei giovani nei nuovi campi di missione che si sono aperti nel mondo per tutti i salesiani.

Questa preparazione è tempo che venga assunta dall'Associazione stessa con la partecipazione di Cooperatori qualificati che agiscono da protagonisti accanto ai fratelli e sorelle consacrati (cfr NRC art. 21) per attuare quella complementarietà di servizi, di interventi e di ministeri ecclesiali propri della Famiglia Salesiana.

2. MissioneDa una sempre più attenta e appassionata osservazione della situazione giovanile di oggi si è presa

più viva coscienza dell'ampiezza e originalità della missione del Cooperatore Giovane nel contesto della missione salesiana. L'insistenza sulla formazione non deve diminuire l'impegno per la missione, e non si debbono considerare superate le indicazioni del 10 Convegno europeo sulle aree di intervento (Centri giovanili, scuole, gioventù abbandonata, laicato missionario) e la caratteristica salesiana della formazione nell'azione, ma si avverte l'urgenza di creare forme nuove, mezzi nuovi, in consonanza con il coraggio di Don Bosco, per un servizio concreto anche in aree non ancora coperte.

3. Clima dl lavoroIl Cooperatore Giovane avverte come componente essenziale della sua formazione e della sua

missione un particolare clima:- salesiano, di famiglia, che si realizza in incontri più frequenti tra gli stessi Cooperatori anche a livello

europeo per uno scambio di esperienze che diventa un'offerta reciproca;- di fraternità e collaborazione all'interno della Famiglia Salesiana, per una realizzazione ottimale della

missione;- di fraterno servizio all'interno della Chiesa locale per realizzare la volontà di Don Bosco che vuole

l'Associazione dei Cooperatori al servizio del proprio Vescovo e parroco per l'edificazione della Chiesa, in comunione con la Congregazione e la Famiglia Salesiana (Reg. D. Bosco, V, 1. 2. 3.4; NRC, introduz.).

MESSAGGIO DEL RETTOR MAGGIORE DON VIGANÒal Giovani Cooperatori che si riunivano ad Arevalo è giunto il seguente messaggio dei Rettor Maggiore

(la preghiera - l'estasi dell'azione - il primato della carità).Un saluto molto affettuoso ai Cooperatori salesiani giovani che si riuniscono ad Arévalo in questo Il

Convegno europeo.Mi spiace di non essere presente, ma partecipo con la preghiera, con la simpatia, con l'interesse, con

la speranza.Voi scrivete sui vostri sussidi « Con D. Bosco nel 2000: la missione del Cooperatore giovane». È bello.

lo vorrei approfittare di questi pochi minuti di conversazione per lasciarvi un messaggio serio, esigente, importante, che penso si debba mettere alla radice di tutti i vostri lavori.

E questo messaggio lo deduco dal posto dove fate il Convegno. Lo fate in Spagna, a pochi km da Avila, nel IV centenario della morte di S. Teresa. Voi sapete che S. Teresa è nell'agiografia della Chiesa la portatrice del carisma della PREGHIERA; è la grande dottoressa nella Chiesa di questo tema. Ed è competente non per studi e per investigazioni, ma per esperienza e profondità di sapienza vissuta. Non è che al parlare di un messaggio desunto dalla esperienza di S. Teresa noi ci allontaniamo da D. Bosco. Al contrario! S. Teresa ci aiuta proprio a comprendere, a compenetrarci più profondamente e in sincerità su ciò che ha voluto D. Bosco da noi.

D. Bosco è stato definito «l'unione con Dio »; ossia, a chi si domandava « quando piegava D. Bosco» la risposta era «quando non pregava D. Bosco». Ossia, egli aveva un atteggiamento personale, interiore, del cuore, per cui tutto ciò che faceva procedeva da un atteggiamento di amicizia, di unione con Dio. Ebbene

S. Teresa - dottoressa della preghiera - nel suo libro «Autobiografia », cap. 8, definisce la preghiera in questa forma originale: «La preghiera mentale non è altro che un far pratica di amicizia, trovandosi spesso soli con chi si ama. Star molto con Colui che è così differente da noi».

Ecco, imparare ad avere internamente questo atteggiamento è il fondamento dello spirito salesiano e della perfezione della carità.

Noi poi abbiamo sentito D. Bosco parlarci tanto della attività, del lavoro, ispirandosi anche a S. Francesco di Sales che nella sua famosa opera sull'amore di Dio parla dell'ESTASI DELL'AZIONE. Ebbene, S. Teresa - che è la riformatrice di un Ordine di vita contemplativa - in un'altra delle sue opere famose « Il castello interiore », cap. 4, ci presenta un senso della perfezione nella preghiera che proprio coincide con questo di D. Bosco e di S. Francesco di Sales. Dice S. Teresa: « Se il cuore sta molto con Lui (con il Signore), si deve ricordare assai poco di se stesso ».

Ecco la prima condizione: un atteggiamento interiore - l'estasi - per cui ci si dimentica di se stessi. « Dimentichi di sé, dice S. Teresa, tutta la memoria occupata nel contentare Lui e nel cercare il modo di dimostrargli amore ».

E poi, nella parte più alta di questo castello interiore, nelle «Settime mansioni», « las séptimas moradas », dice: «A questo serve il matrimonio spirituale (ossia l'aspetto più alto della capacità di preghiera e di perfezione interiore): che nascano continuamente OPERE, OPERE ». E soggiunge: « Dobbiamo pregare per non godere, ma in vista di accumulare forze per servire ». E poi sottolinea una figura evangelica, molto nota, e sulla quale ha insistito anche D. Bosco parlando alle Figlie di Maria Ausiliatrice, quella di Marta e Maria. D. Bosco diceva alle Figlie di Maria Ausiliatrice: « Bisogna che facciate andare di pari passo Marta e Maria ».

Sentite ora cosa dice S. Teresa: « Credetemi (parla alle sue monache): Marta e Maria devono stare insieme e d'accordo per ospitare il Signore e averlo sempre con sé, non con un'ospitalità difettosa, che non si preoccupi di dargli da mangiare »; e sottolinea così l'importanza del lavoro di Marta, e che la buona monaca deve mettere insieme tutte e due. Ecco allora un secondo pensiero: l'estasi dell'azione, in cui - come diceva D. Bosco e prima ancora aveva detto S. Teresa - Marta e Maria stanno insieme.

E infine una terza osservazione su questa caratteristica della preghiera è che D. Bosco, parlando ai Cooperatori o dei Cooperatori, sottolineava fortemente il primato della CARITA. E voi avete sentito più di una volta questa espressione di D. Bosco: i Cooperatori devono distinguersi nella Chiesa dagli altri Terzi Ordini o Gruppi per questo. Non si distinguono o si qualificano per le pratiche di pietà ma per le pratiche di carità.

Ebbene, S. Teresa, nel libro della « Fondazioni » si fa questa domanda « Come si acquista questo amore che è l'anima della preghiera?» e risponde: «Facendo il proposito di agire e di patire secondo le opportunità ». « Lasciare di star soli con Lui - dice S. Teresa - godendo dei suoi regali, per dedicarsi a una di queste due cose: agire o patire, è fare al Signore un grande piacere ».

Vedete, cari giovani, come i Santi convergono nei punti fondamentali della crescita nella santità, nella capacità di testimoniare il Vangelo, nella capacità di servire il prossimo?

lo penso, per ciò che ha vissuto e ci ha insegnato S. Teresa, per ciò che ha vissuto e ci ha insegnato D. Bosco, che tra tutti i vantaggi che voi potrete trarre da questo Convegno bisogna che ce ne sia uno, particolarissimo, che stia alla radice di tutti: un pezzetto del carisma della preghiera che aveva S. Teresa. Chiedetelo a S. Teresa. Siete li, vicino al suo bel paese. Portate a casa vostra un po' di questo carisma, e tutto lo spirito salesiano si sentirà ringiovanire, rinvigorire, pieno di speranza e di capacità di lavoro.

Tanti auguri per il vostro-Convegno, e arrivederci!TESTIMONIANZEMi è un po' difficile scrivere quello che provo «dentro»: comunque voglio lo stesso provarci.Questo Convegno è stato veramente importante per me (ho potuto verificare come vivo la salesianità,

l'importanza di Don Bosco nella mia vita...) e sono contenta di aver potuto far ciò.L'Oratorio è sempre stato molto importante per me e posso dire di averlo frequentato da sempre. Ora

sono passata da oggetto a soggetto e attraverso quanto fatto in questi giorni ho capito che per aver presa sui giovani occorrono: gioia, coerenza con le proprie idee, disponibilità, forza per andare avanti anche

quando tutto sembra crollarti addosso, costante studio e preparazione e una fede alimentata sempre dalla preghiera e dalla meditazione del Vangelo.

Da tutto questo posso concludere non è stato un viaggio inutile quello di Arevalo.Chiara, milaneseÈ la prima esperienza al di là dei Consigli Nazionali che ho avuto al possibilità di vivere. Non poteva

che essere una costruttiva ed edificante esperienza di vita salesiana. Del resto non poteva essere diversamente dal momento che essa è stata organizzata e vissuta nel nome del Signore.

Spero tanto che quanto detto possa almeno in minima parte attuarsi.Bisogna, secondo me, ritornare un po' alle origini oratoriane di Don Bosco che rimangono ancora le «

Valdocco oggi ».Ho notato però troppa elasticità negli orari e appuntamenti della giornata; infine inviterei per il futuro

di proporre spazi di meditazione anche personale. Grazie di tutto.Ortensio« Questo convegno europeo è stato per me una ricarica e una valida esperienza; mi ha permesso di

conoscere la realtà dei Giovani Cooperatori d'Europa.Desidero sottolineare che noi partecipanti pur essendo tanto diversi per tradizioni, per istituzioni

sociali, politiche, ecc... siamo riusciti a creare una perfetta sincronia tra di noi perché uniti in Cristo e al nostro super Don Bosco!

Antonella - NapoliCredo che al di là dei problemi tecnicolinguistici questo 2° Convegno europeo abbia segnato una svolta

importante nella vita della nostra Associazione che si affaccia al 2000, soprattutto attraverso la volontà di assumere una ben specifica personalità giuridica assumendo in proprio le responsabilità derivanti.

Forse unico aspetto un po' carente è stato il poco tempo per lo scambio di esperienze e di come funzionano e portano avanti le varie iniziative, privilegiandone qualcuna e con quali criteri di scelta... i vari gruppi europei.

Claudio - Albarè (VR)VITA DELLA ASSOCIAZIONE Nuove promesse • «Intendo affidare a Maria SS. i compiti educativi a cui

devo attendere come mamma, come animatrice e come insegnante, ispirandomi nell'agire al pensiero pedagogico e alla vita di Don Bosco, in comunione con la Famiglia Salesiana! « Entrando - mia moglie e io - nella Famiglia Salesiana intendiamo iniziare un cammino per una via sulla quale speriamo di essere presto superati dai nostri figli». Così si sono espressi due dei 13 Cooperatori Salesiani che dopo circa un anno di incontri per chiarire che cosa vuol dire essere Cooperatori Salesiani hanno chiesto di farne parte il 28 marzo scorso durante la Celebrazione Eucaristica. La Promessa è stata pronunciata all'unanimità dai nuovi Cooperatori Salesiani che sono stati festeggiati da tutta la F.S.

• A Pietraperzia (CT) 30 giovani Cooperatori e un buon gruppo di giovani aspiranti, durante la celebrazione della Eucaristia, hanno ricevuto il Nuovo Regolamento, impegnandosi ad approfondirlo e a osservarlo.

Questo fatto è inserito nel lavoro programmato per tutto l'anno. Le attività sono molteplici; esse comprendono laboratorio Mamma Margherita, incontri formativi, raccolte per Trelew, pellegrinaggi e la lettura assidua del Bollettino Salesiano.

• Guidati da don Giovanni Picca docente alla Pontificia Università Salesiana una trentina di Giovani Cooperatori dell'Ispettoria Salesiana del Veneto occidentale hanno realizzato il loro corso di Esercizi Spirituali a Enego (VI) sull'altopiano di Asiago nei giorni 30 aprile / 1-2 maggio 1982.

II tema che ha fatto da perno è stata la comunità vista in Atti degli Apostoli. Tre giornate intense di riflessione, di preghiera, di esperienza comunitaria. In questo clima Barbara Rava - insegnante - ha fatto la sua promessa di Cooperatrice accolta nell'Associazione anche dall'abbraccio di Marco Todeschi din partenza per Trelew.

• Domenica 31 gennaio: doppia festa per le case salesiane di Alessandria! La Famiglia si è ingrandita e il cuore di Don Bosco ha trovato spazio in altri cuori che vogliono, come lui, vivere la gioia e la speranza, con e per i giovani. Altri cuori... quelli dei nuovi Cooperatori tra cui Sua Ecc.za Mons. Vescovo, il quale ha ricevuto I'«attestato» di Cooperatore dalle mani dell'Ispettore don Piero Scalabrino, a nome del Rettor Maggiore.

Davanti al Vescovo, pastore e guida della Chiesa che Don Bosco ci ha insegnato ad amare e a servire, e davanti alla numerosissima popolazione raccolta festosamente nella Cattedrale per l'occasione, i venti nuovi Cooperatori hanno letto la loro «promessa». Formulata in modo personale, aderente alla situazione di ognuno, tanto salesianamente viva, tale lettura, è stata un momento di intensa commozione.

Intensa commozione, certo, ma soprattutto tappa di cammino già iniziato, di una «risposta» preparata con serietà ed entusiasmo in un periodo di studio personale e collettivo, di preghiera e di ascolto.

Noi ci siamo sentiti «testimoni» della volontà di questi nuovi Cooperatori di far rivivere la bontà di Don Bosco, oggi.

E ci sentiamo ricchi del loro entusiasmo, delle loro speranze, del loro impegno. Per questo, a Don Bosco, al nostro Vescovo, ai nostri Cooperatori di oggi, di cuore diciamo... grazie!!!

« Il Rettor Maggiore attesta che S.E. Mons. Emanuele Catarinicchia, vescovo della diocesi di Cefalù, fa parte dell'Associazione dei Cooperatori Salesiani ». - Eccellenza - ha chiesto l'Ispettore Montanti al « nuovo cooperatore» - come è nata la sua vocazione a Cooperatore Salesiano?

- Cosa significa per Sua Eccellenza essere cooperatore?Il Vescovo è molto lieto di rispondere:«La mia vocazione culminante è stata quella di Vescovo. Come Padre e Pastore della Diocesi mi

appartengono, anzi io stesso sono custode e promotore di tutti i vari carismi della Chiesa. Ma... ma...Sono stato educato da ragazzo nell'Ass. Cattolica "Don Bosco", nella matrice di Partinico, in diocesi di

Monreale.Ogni anno i ragazzi impazzivano per Don Bosco.Poi dopo da adulto fui sistemato, per tutto il tempo della mia permanenza in Seminario, nella

"Camerata Don Bosco". Poi... ancora Don Bosco nella parrocchia del Carmine, a Monreale, dove Mons. Emanuele Romano (attualmente vescovo della diocesi di Trapani, Cooperatore Salesiano dal 1949) seguiva, curava e coltivava i Cooperatosi Salesiani.

Dopo la mia ordinazione episcopale, ecco ancora Don Bosco: il mio figlio primogenito: m'ordinazione sacerdotale di Aldo Ballistreri, SDB. E qui a Catalvuturo, l'incontro con la comunità FMA...

Ecco dunque perché il desiderio e la scelta di diventare Cooperatore Salesiano: per affetto, simpatia, ammirazione, amore, stima a D. Bosco e alla Famiglia Salesiana».

Al Colle Don Bosco si sono riuniti per il secondo ritiro primaverile a raggio ispettoriale i Cooperatori dell'Ispettoria Centrale. Durante la Santa Messa nel tardo Pomeriggio, nel santuario accanto alla Casetta di Don Bosco, ci fu la promessa di una Cooperatrice dell'Unione di Ivrea.

Una piccola storia... esemplare!Da qualche anno un bel gruppo di amici si stringe attorno a Don Bosco per merito delle sue carissime

Figlie di Maria Ausiliatrice.A Livorno, Istituto S. Spirito, c'è un bel Centro di vita salesiana. Animatrice la Delegata Ispettoriale Sr.

Vera Carrai. Con molta delicatezza ed entusiasmo sono stati riuniti parecchi genitori dei bambini che frequentano l'asilo. Questi genitori sono stati invitati a collaborare perché la vita dell'asilo fosse sempre più bella ed efficiente. Si davano da fare, si sentivano responsabilizzati. Un po' alla volta si son sentiti proprio a casa loro. Ci restavano male quando erano lontani o non potevano in qualche modo partecipare alla vita della casa salesiana.

A loro è stata fatta conoscere la grande missione di Don Bosco che spaziava oltre l'asilo in tutto il mondo, è stato parlato del suo carisma...

Hanno fatto insieme festicciole, gite, hanno preparato simpatiche giornate per i piccoli, hanno imparato a conoscere la stampa salesiana, il metodo di Don Bosco; hanno fatto mezze giornate di ritiro spirituale, incontri di preghiera. Hanno partecipato a convegni a Pisa. La Delegata Sr. Vera ha desiderato farli incontrare col Delegato Ispettoriale don Baldan. Ci sono stati vari incontri a Livorno e a Pisa. Si è creata con loro una bella amicizia. L'anno scorso hanno voluto fare addirittura una giornata piena di studio e di ritiro spirituale nel Centro Salesiano del Cep col Delegato don Baldan.

E infine veniva davvero matura, opportuna la proposta: Perché non diventare completamente salesiani? La figura del cooperatore ha appassionato tutti. Conversazioni, dialoghi, lettura e commento del nuovo regolamento.

Quasi tutti parteciparono al Convegno sulla Famiglia Salesiana tenuto a Pisa e presieduto da Don Raineri: una giornata di entusiasmo e di familiarità salesiana. Nel pomeriggio Don Raineri lo vollero tutto per loro e nella Biblioteca ci fu una lunga conversazione. E una grande commozione, quando nella bella chiesa, dopo l'Omelia, Don Giovanni Raineri ricevette la promessa dei cooperatori del Centro del CEP di Pisa. Promessa che per l'occasione fu rinnovata da molti dei presenti.

GG. CC.LAzio - Cittareale '82Anche quest'anno noi Giovani Cooperatori Salesiani del Lazio abbiamo organizzato a Cittareale (RI), dal

17 al 29 luglio, la colonia per ragazzi poveri, dai 9 ai 13 anni. Il nostro scopo è stato quello di far vivere a questi ragazzi, che erano 29 e provenivano da varie borgate di Roma e di Civitavecchia e, tutti maschi, molti dei quali con situazioni familiari particolarmente difficili, una esperienza di vita serena e spensierata, a contatto con la natura, nel clima di famiglia tutto salesiano, ricco di gioia e di affetto. L'«équipe» di questa colonia era composta da don Riccardo Macchioni, organizzatore e animatore spirituale, da noi giovani assistenti, dalle signore che si occupavano della cucina e da Suor Michelina Giannantoni. Noi assistenti ci siamo divisi i ragazzi formando quattro squadre, ognuna delle quali guidata da un ragazzo e una ragazza. Attraverso il lavoro di squadra e lo stare insieme nel gruppo per costruire una piccola comunità operante nella grande comunità della colonia, ci siamo preoccupati di far comprendere ai ragazzi l'importanza innanzitutto dei valori umani e dell'amicizia nel suo significato di rispetto per l'altro, di aiuto reciproco per una piena maturità umana, perché sono soprattutto gli altri che ci fanno «crescere». I valori umani sono stati la base per un discorso su Dio Padre che ci ama infinitamente e che ci vuole veri uomini e fratelli tra di noi. Particolarmente sentite sono state le Messe comunitarie, una delle quali celebrata in alta montagna, in un magnifico scenario naturale; anche il tempo della mattina dedicato alla catechesi, per la quale ha collaborato Suor Michelina, e le preghiere recitate insieme sono stati momenti incisivi e utili per la formazione spirituale dei ragazzi.

Siamo stati contenti di stare insieme a loro, di vederli mangiare, giocare a pallone (la loro grande passione), passeggiare a contatto con una natura tanto generosa, divertirsi da protagonisti in una serata tutta «sceneggiata» da loro. Quando i ragazzi sono partiti, è rimasto vivo in tutti il desiderio di rivedersi, di continuare un'amicizia «costruita» in 12 giorni indimenticabili.

Noi giovani ringraziamo Dio di averci voluti suoi Cooperatori per questi ragazzi bisognosi: siamo stati uniti in Don Bosco e vogliamo restare uniti anche durante l'anno per fare in modo che la colonia non sia una «parentesi», ma un punto di partenza per un impegno continuo.

GG. CC. Verona - La strada '82I Giovani Cooperatori dell'Ispettoria S. Zeno (VR) e in modo particolare quelli del Centro di Albaré

hanno portato a termine da settembre a giugno il Corso per Animatori del tempo libero. Complessivamente 10 giornate di studio (figura dell'Animatore -Sistema preventivo - Tecniche di Animazione - Tema Estate 82) che hanno portato il gruppo all'entusiasmo di una V esperienza. Quest'anno il tema è stato LA STRADA - La dimensione missionaria della Cresima e la riscoperta della STRADA quale luogo di incontro, di comunicazione, di scambio culturale e commerciale...

Il servizio che i Giovani Cooperatori hanno svolto era direttamente collegato ad una richiesta dei Comuni di Garda e Costermano e a numerose parrocchie del Veronese e di Rovigo città (quartiere Commenda).

Laboratorio Mamma MargheritaLa Sicilia sempre in movimentoDal 2 al 25 aprile si è tenuto a Villa San Cataldo di Bagheria l'incontro ispettoriale dei laboratori

Mamma Margherita, con due interessantissime relazioni, la prima «Il lavoro santificato nella tradizione

salesiana» con particolare e attuale riferimento alla «Laborem exercens» tenuta da Nino Barraco, l'altra dalla professoressa Barbera sulla natura, gli scopi, il funzionamento, i rapporti con l'associazione dei CC di un laboratorio Mamma Margherita, e come si deve adegua alle esigenze di oggi.

A conclusione dell'incontro è stata celebrata la Messa in un clima di raccoglimento e di intima unione dei partecipanti. All'omelia don Giorgio ha ricordato che solo Gesù porta la pace, l'unità, la gioia e nei Laboratori ci sarà questo clima solo se Cristo sarà lì presente. Così lavorando si sarà cooperatori di Dio per la salvezza dei giovani e dei poveri.

Non poteva mancare l'offertorio straordinario per Trelew.Ognuno aveva nel cuore tante idee nuove e il desiderio di continuare più intensamente il proprio

lavoro. Alla partenza i partecipanti si sono scambiati un «arrivederci e buon lavoro!».Ci scrivono da Genova, corso Sardegna:Siamo andati a curiosare all'ultimo piano dell'istituto dove lavorano tutti i giovedì delle intraprendenti

signore: è il Laboratorio «Mamma Margherita». Così come Don Bosco voleva, lavorano e pregano instancabilmente. Il clima è gioioso e sereno in una perfetta armonia reciproca. I loro lavori sono sempre in partenza per qualche luogo lontano: ad esempio, ora è in partenza per la Polonia uno splendido maglioncino per bimbo, mentre una cassa di indumenti preparati da loro aspetta di essere spedita alla nostra missione di Trelew, in Patagonia.

A voi, «nuove Mamme Margherita» vogliamo dire grazie per quello che fate, per la testimonianza che date in sempliticà ed umiltà; vi definite anziane, ma non lo siete! il vostro spirito à giovane e noi non possiamo che cercare di imparare da voi.

La Tre Giorni del consiglio ispettoriale del LazioIl consiglio ispettoriale del Lazio ha voluto fare, a chiusura dell'anno di lavoro, una nuova esperienza:

ha deciso cioè un incontro particolare di tre giorni, esattamente il 2-3-4 luglio, nella casa salesiana dell'Aquila.

Sono stati invitati anche i Segretari Coordinatori dei singoli Centri che, compatibilmente con le proprie esigenze, hanno aderito all'invito.

Il tempo trascorso insieme ha permesso una maggiore conoscenza reciproca in un clima ricco di fraternità e simpatia e la presenza dei responsabili dei centri ha reso il lavoro veramente utile e proficuo: ha fatto conoscere con esattezza la situazione di vari centri, le attività svolte durante l'anno e soprattutto le loro difficoltà.

Si è passati poi alla programmazione dell'anno a venire: molte le idee e le proposte che dovranno trovare conferma il 4 ottobre, data stabilita per un incontro a Roma del consiglio ispettoriale del Lazio con i Coordinatori e Delegati dei Centri.

Questa intrapresa ci sembra la via giusta per un lavoro che deve svolgersi in stretta collaborazione e nello scambio continuo di esperienze, così da permettere una maggiore partecipazione e l'interesse di tutti alle idee nuove e originali di ognuno.

Sentiamo tutti l'esigenza di riscoprire la gioia di appartenere ad una Associazione che deve avere tutte le caratteristiche di una famiglia: dove si vive insieme e dividendo gioie e difficoltà, si cresce anche insieme.

Poiché l'esperienza fatta all'Aquila è stata molto positiva, si è già pensato di ripeterla l'anno prossimo portando però i giorni ad una settimana completa da passare a Fontanazzo insieme alle nostre famiglie, dividendo il tempo tra il lavoro e il piacere di essere insieme.

(I.M.)In breve• Neigiorni 1-3 ottobre si è svolto a Marina di Massa presso la colonia Don Bosco la scuola per Delegati

e Delegate della Ispettoria Ligure-Toscana. Vi hanno preso parte 8 delegati della Toscana e due della Liguria e i Delegati Ispettoriali don Baldan e don Favaro. I Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice fanno tutto questo per dare nuovo impulso all'associazione.

• Si è svolto nel mese di aprile il Congresso Regionale dei Cooperatori della Liguria. Seguendo il tema dettato dal Consiglio Nazionale per il 1982-1983 il Delegato Nazionale don Buttarelli nella relazione introduttiva ha voluto mettere in evidenza la formazione innovatrice ed entusiasmante di San Giovanni Bosco in favore dei giovani «in difficoltà».

Erano presenti alla riunione tenuta nel Centro di Via Sardegna molti dei dirigenti della nostra associazione. Si è fatto anche un consuntivo delle attività svolte nel corso dell'anno: piene di significato le due visite, una ai bambini ospiti della « Piccola Casa della Divina Provvidenza» (visita che si ripete mensilmente da parte dei nostri GG. CC.), l'altra alle suore dei conventi di clausura: abbiamo detto un «grazie» per la loro generosa opera di preghiera e di amore totale a Cristo.

• È morto don G. BAttista Biancotti, dopo un mese di sofferta malattia. Era delegato Cooperatori presso la Parrocchia salesiana di Castelnuovo Don Bosco alla quale diede ogni energia.

Da sessant'anni salesiano, da oltre cinquanta sacerdote di Cristo. Fratello e padre di innumerevoli giovani ebbe l'ansia della salvezza delle anime, il desiderio della santità propria e altrui.

Pellegrinaggio MarianoI Cooperatori Sardi il 15 e 16 maggio si sono recati in pellegrinaggio al Santuario della Madonna del

Latte Dolce. Essi hanno voluto riscoprire il senso del loro essere Cooperatori Salesiani, pregando la Madonna e vivendo alcune ore di gioia e fraternità.

Il 22 maggio 192 - sabato, la Famiglia Salesiana del Veneto occidentale si è incontrata al santuario di Monteberico (Vicenza) per celebrare i venticinquesimi e cinquantesimi di professione religiosa, e di ordinazione sacerdotale e per innalzare a Maria una preghiera per le vocazioni.

Riuscitissima la festa sia nel momento della preghiera, sia nel momento della fraternità.La partecipazione numerosissima (quasi un migliaio di Cooperatori e Amici di Don Bosco) ha suscitato

entusiasmo e ha consolidato e rinnovato la devozione mariana in tutti i gruppi.La catechesi popolare al Rebaudengo-TorinoCi sono molti modi di fare catechesi.I Cooperatori del Rebaudengo (Torino-Centrale) hanno scelto, fra gli altri, anche questo : il Presepio in

occasione del Natale e il Calvario in occasione della Quaresima.Le raffigurazione immaginose non sono solo ricordo emotivo, ma «insegnamento», invito alla

riflessione, alla «conversione».Così la raffigurazione del Calvario diventa meditazione sull'amore infinito di Dio per l'uomo rileggendo

le drammatiche espressioni di Gesù in Croce, stimolo alle proprie responsabilità nella vita, speranza e fiducia nella misericordia di Dio.

E il Presepio interpreta, quest'anno, le parole di Gesù « lasciate che i bimbi vengano a me». Segni di questo spazio ai bambini sono i fiori freschi sparsi sull'umido terreno di bosco, i germogli vivi di grano, le statuette di bimbi sparse lungo la bianca stradina che porta alla Grotta, le foto dei bambini nati e battezzati nell'anno. E in mezzo Gesù vestito da re (la foto è stata scattata nel giorno dell'Epifania, quando Gesù è riconosciuto come tale dai sapienti dell'Oriente) che domina sulle «rovine» (così le ha definite un bimbo di 5a elementale) e porta la speranza di un mondo migliore.

Chi viene a vedere queste plastiche rappresentazioni non può restare indifferente: tutto l'insieme lo costringe a pensare, a meditare, a verificare la propria vita. Chissà, anche a operare un po' di conversione. È un'idea che i Cooperatori del Rebaudengo hanno trovato efficace.

• Come ogni anno, domenica 30 maggio, è stata aperta la mostra del laboratorio missionario di Borgofranco di Ivrea. Dopo la Santa Messa e il consueto ape ritito c'è stata l'apertura della mostra. Gli articoli consistevano in vari capi di corredo: biancheria ricamata, confezioni di lana e parecchi oggetti provenienti dalle missioni.

Un grazie alle solerti zelatrici.Una breve relazione delle attività dei Cooperatori Salesiani nell'anno 1981-1982

Nel nostro Centro di Padova quest'anno sociale si sono avverate alcune novità che possiamo chiamare tutte consolanti.

Col mese di settembre, com'è ormai consuetudine, ha aperto i suoi battenti il Laboratorio «Mamma Margherita», e le buone signore, messesi con grande entusiasmo e solerzia, sono riuscite a superare notevolmente la quantità di vestiario (nuovo o messo a nuovo) degli altri anni: quest'anno partirono per Torino, Centro Missionario, oltre 17 quintali di vestiti.

Tutti si sono dati da fare anche per realizzare danaro liquido con un'industria o con un'altra; e aggiungendo qualche offerta, anche generosa, siamo riusciti a spedire direttamente a Roma, con indicate le destinazioni - India, Africa, Brasile, Etiopia, Mossoró (Brasile) e Trelew (che è la Missione dei Giovani Cooperatori) - circa due milioni.

È impossibile tener conto o presentare in cifre quello che fanno altri Cooperatori, a cominciare da quelli che si interessano a preparare al matrimonio le giovani coppie, o a seguire le molteplici mansioni richieste da due chiese e a servire alle esigenze richieste da sette sacerdoti nel campo della biancheria.

Le novità vere e proprie sono: a) rinnovamento del Consiglio del Centro, elezione del nuovo segretario coordinatore nella persona del sig. Guido Doni al posto del sig. Agatino Bonsignore, scaduto per cessazione del suo mandato; b) entrata di nuovi Cooperatori tra le nostre file; c) e il modesto tentativo, che, speriamo valido, di costituire il Gruppo dei Giovani Cooperatori.

Siamo stati presenti anche alla mostravendita ispettoriale, tenuta a Verona, come ogni anno. E per concludere affermiamo di essere sempre stati fedeli alle Conferenze mensili; alle due annuali e alla celebrazione solenne della Festa di Maria SS. Ausiliatrice, coronata con la Festa della Famiglia Salesiana locale. Siamo stati presenti, e numerosi, anche alla Festa della Famiglia Salesiana ispettoriale, tenuta a Vicenza.

Guido DoniLA SCELTA MARIANA DI DON BOSCO• Giovanni mio... Quando sei venuto al mondo, ti ho consacrato alla beata Vergine: quando hai

cominciati i tuoi studi ti ho raccomandato la divozione a questa nostra Madre: ora ti raccomando di essere tutto suo: ama i compagni divoti di Maria; e se diverrai sacerdote, raccomanda e propaga mai sempre la divozione di Maria.

• La Madonna vuole che noi la onoriamo sotto il titolo di Auxilium Christianorum: i tempi corrono così tristi che abbiamò proprio bisogno che la Vergine Santissima ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana.

• Una esperienza di diciotto secoli ci fa vedere in modo luminosissimo che Maria ha continuato dal cielo e con il più gran successo la missione di Madre della Chiesa ed Ausiliatrice dei cristiani che aveva incominciato sulla terra.

• Questa è la mia casa, da qui si diffonderà la mia gloria: la basilica vivente siamo noi!INVITO A MARIAQuale contributo di studio per coloro che non poterono essere presenti diamo qui di seguito la traccia

della conversazione tenuta da don Gianni Sangalli, Rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice e Direttore del Centro Mariano Salesiano. Pellegrinaggio: specchio e figura della vita: cammino di fede. «Il tuo volto Signore io cerco».

Il traguardo definitivo è il Padre e l'unica via che a Lui conduce è il Cristo (Gv. 14,4). « Egli si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo ed è nato dalla Vergine Maria».

È per grazia di Cristo e nel mistero di Cristo che noi incontriamo Maria, la quale diventa a sua volta la via più sicura per rendere più completo e perseverante il nostro rapporto con Cristo. «Se vogliamo essere di Cristo, dobbiamo essere mariani » (Paolo VI).

Vogliamo riflettere su:1. La missione di Maria: nella vita della Chiesa; nella vita di ciascuno di noi; nella vita della Famiglia

Salesiana.2. I nostri doveri verso di Lei.

1.1 La missione di Maria nella vita della Chiesa.Essa occupa nella Chiesa, dopo Cristo, il posto più alto e il più vicino a noi, (LG. 54) perché cooperò in

modo tutto speciale all'opera del Salvatore... per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo fu per noi Madre, nell'ordine della grazia (cf. LC. 61).

1.2 La missione di Maria nella vita di ciascuno di noi- un dono di Cristo: Giovanni, Luigi, Carla: «Ecco tua Madre»;- una madre sempre presente ed attiva che genera ed educa nuovi figli per portarli alla statura del suo

primogenito. « Dio ci ha predestinati a riprodurre l'immagine del Figlio suo, affinché Cristo sia il primogenito di una moltitudine di fratelli» Rom. 8;

- con il suo esempio: «Siate miei imitatori, come io lo sono in Cristo» (I Cor. 4,16). « Fu la prima e la più perfetta seguace di Cristo» (MC. 35);

- con la sua intercessione: «Assunta in cielo... continua ad ottenerci le grazie della salute eterna... E invocata nella Chiesa con i titoli di Avvocata, Ausiliatrice» (LC. 62).

1.3 La missione di Maria nella vita della Famiglia Salesiana: - In Don Bosco: «Maria fu sempre la mia guida».

- Alle origini, la «parola di Dio», «gli ordini del Signore» giungevano a .Don Bosco quasi esclusivamente attraverso Maria.

- «Di tutto siamo debitori a Maria» (D. Bosco). - Madre, ispiratrice e guida: ieri e oggi.- Che cosa ne è derivato per Don Bosco: che cosa ne deriva per noi.2. I nostri doveri verso la Beata Vergine Maria.- Quello che abbiamo ereditato, dobbiamo trasmettere.- Il cammino che vogliamo insegnare agli altri, dobbiamo prima percorrerlo noi. Pietà mariana:

«inserita nell'alveo dell'unico culto cristiano, è elemento qualificante della genuina pietà della Chiesa» (MC. introd.).

«Nel rilancio di una genuina animazione salesiana, dobbiamo riattualizzare in profondità dottrinale e in attualità pastorale, la dimensione mariana del nostro carisma» (Rettor Maggiore: CG 21 589).

2.1 La situazione: Svolta culturale - Necessità di revisione e purificazione.2.2 La meta: Riprodurre in noi l'immagine di Cristo, nostro fratello, con uno stile di vita ispirato a Maria

« prima e più perfetta seguace di Cristo» (MC 35).Le tappe: Conoscenza - Devozione - Animazione.2.3.1 Conoscenza: È indispensabile una seria catechesi mariana.«Più che mettere al primo posto delle pratiche cultuali si tratta di un atteggiamento dello spirito, di

sinnovare la mentalità» (rettor Maggiore CG21, 488).- Linee portanti di una catechesi mariana: a) Madre di Cristo e Madre della Chiesa. Come Cristo, risorta,

viva e presente, continua ad operare nella storia; b) modello e aiuto. L'Ausiliatrice: Madre che aiuta. Segno di vittoria.

Come l'hanno presentata: Don Bosco - il Concilio - Paolo VI - Giovanni Paolo Il - il Rettor Maggiore: Maria rinnova la Famiglia Salesiana.

2.3.2 Devozione: estensione del significato del termine devozione.Da una giusta catechesi a una vera devozione: cfr. LG. 67 - MC. le 7 regole.1. Culto: è valido quando porta alla crescita: nell'amore verso il Padre; nella fede-devozione verso

Cristo; nella docilità allo Spirito Santo; è valito quando dalla Bibbia trae l'espirazione per la preghiera, e si esprime di preferenza attraverso le forme suggerite dalla liturgia o con essa armonizzate.

2. Imitazione: Vera devozione vuole imitazione. Maria è il modello della esistenza cristiana. Costantemente associata a Cristo, dalla Incarnazione al Calvario, ci invita a camminare con lei a fianco del suo Gesù. Imitare Maria non è sentimento, è conquista di ogni giorno.

3. Affidamento a Maria: «Consacrarsi a Maria, significa farsi aiutare da Lei ad offrire noi stessi e l'umanità intera a Colui che è Santo, infinitamente Santo» (Giovanni Paolo li a Fatima, 13-5-1982) - Cfr. La formula suggerita da D. Bosco: «Atto con cui si prende per Madre Maria SS.».

2.3.3 Animazione Mariana: Un dovere di figli. L'animazione, attraverso la catechesi e le varie forme di devozione, deve essere primariamente diretta a presentare Maria in modo che venga scelta come modello di vita.

Si elencano alcune espressioni di culto o attività mariane, da assumere con spirito creativo:Le feste mariane dell'anno liturgico - La memoria del 24 del mese (Cerchio mariano della Famiglia Sai.

Cfr. 8 dic.) - S. Maria in Sabato - Gli impegni del Rosario (Gruppi RA-RO) e dell'Angelus - L'Associazione Devoti di Maria Ausiliatrice (ADMA)

- Le Comunità ecclesiali mariane (CEM) - I pellegrinaggi come ritiri spirituali: Santuari locali e alla Basilica - La preparazione alla Consacrazione e i Ritiri di perseveranza - La Novena e la benedizione di Maria Ausiliatrice - Gli incontri di preghiera e di sudio mariani - la Rivista «Maria Ausiliatrice» - I concorsi mariani:

Canzoni - Foto - Posters - Recitals - ecc.La nostra missione di Trelew in PatagoniaIL LAVORO A TRELEWTrelew, 9.IX.1982Carissimi amici Cooperatori,con un po' di ritardo, ecco un riassunto delle principali attività del nostro Centro Comunitario nel

periodo giugno-settembre.Domenica 20 giugno abbiamo celebrato la Festa del Papà con la S. Messa dedicata specialmente alle

famiglie e, dopo, la distribuzione di piccoli omaggi ai genitori.I bambini avevano preparato dei bei cartoncini augurali per i loro papà.Sabato 26 giugno abbiamo organizzato giochi e un'esposizione di cartelloni sulla vita del Papa e il suo

viaggio in Argentina.Domenica 27 giugno con altri ragazzini del Centro Comunitario « Don Bosco » e « Cristo Obrero », i

bambini e alcuni giovani del nostro Centro hanno partecipato al Récital preparato in occasione della Festa del Papà alla Parrocchia.

È stato un vero successo perché i canti e l'interpretazione, le luci e la decorazione della scena preparati da Oliverio, Olimpia e P. Renzo sono proprio ben riusciti con titpico clima di festa salesiana.

Venerdì 16 luglio con la S. Messa alle ore 18,30 abbiamo dato l'inizio alla Festa della Madonna del Carmine, Patrona del nostro Centro Comunitario. Come tutti gli anni abbiamo celebrato la festa della Madonna approfittando del periodo delle vacanze invernali che va dal 19 settembre al 2 agosto.

Tutti i giorni si facevano giochi tra diverse squadre che rappresentavano quelle del « Mondiale di calcio ».

Alle ore 17, come al solito, si faceva il momento di preghiera e, dopo, la merenda.Più tardi la Santa Messa e il Novenario riunivano un bel numero di giovani e adulti.Il mattino, dalle 10 alle 12, diversi gruppi di bambini sotto la guida di Rosa, Olimpia, M. Concetta, Luis,

Giuseppe e Oliverio preparavano piccoli lavori da esporre l'ultimo giorno della festa e, anche, diverse barzellette, danze e un « Récital » da presentare nel « Fogón ».

Sabato 17 alle ore 18,30, invece della Messa, c'è stato il Rosario missionario. Domenica 18 abbiamo riunito un bel numero di persone che hanno partecipato a una « Tombola familiare ». Ogni famiglia

occupava un tavolino e tutti i posti erano occupati. Veramente è stata una bellissima esperienza, soprattutto per l'entusiasmo e il clima di famiglia in allegria e serenità.

Giovedì 19, Durante la S. Messa sono stati celebrati parecchi Battesimi di bambini che si preparano alla Prima Comunione.

Sabato 24 alle ore 12,30 come ormai è quasi diventata tradizione nel Centro Comunitario, circa 130 persone hanno partecipato al « Locro » (pietanza caratteristica).

Alle ore 20 c'è stato il « Fogón » con la partecipazione di tante famiglie e giovani, anche del Centro Comunitario Don Bosco.

Domenica 25, alle ore 17 c'è stata la processione con l'immagine della Madonna per le strade del Barrio e, dopo, la S. Messa.

Alle ore 18,30 si è fatta la premiazione dei vincitori nei giochi del « Mundialito » e l'esposizione e vendita dei lavori realizzati dai bambini durante il Novenario così pure dei lavori fatti nel Laboratorio « Mamma Margherita » di taglio e cucito e maglieria sotto la guida di Olimpia e Maria Concetta...

Un'interessante esperienza è stata la « Pesca » allestita da M. Concetta per la prima volta al Centro Comunitario. Ha attirato l'interesse di piccoli e grandi.

Ogni anno le feste patronali sono il tempo propizio per dar forma a tante iniziative e per riunire bambini, giovani, ed adulti con un programma denso di attività, al cui svolgimento aiuta la valida collaborazione delle persone del Barrio che piano, piano, s'inseriscono nella diverse attività offrendoci aiuto e collaborazione. Per preparare il « locro » e la merenda ci hanno aiutato le signore della Commissione del Centro Comunitario che, come iniziativa nell'« Anno Internazionale degli anziani », sono andate pure a visitare i vecchietti del Barrio per portare loro un saluto e un augurio.

I ragazzi del Gruppo giovanile, poi, durante il periodo di preparazione alla festa della Madonna del Carmine hanno preparato un piccolo dono per ogni vecchietto e, domenica 25 luglio, con le signore della Commissione e uno dei Cooperatori sono andati a visitarli.

Finita la celebrazione delle feste patronali, è incominciata la preparazione alla festa del Bambino...

Domenica 1 agosto fu la grande celebrazione con più di 700 bambini. La festa è incominciata alle ore 14,30 con giochi fino alle ore 17 quando abbiamo partecipato tutti alla S. Messa. Dopo si è distribuita la merenda: cioccolata e biscotti.

Finalmente, Olimpia e Marianne (una ragazza del Gruppo giovanile) mascherate da pagliacci hanno conquistato gli applausi di tutti i presenti.

In occasione della festa della nascita di Don Bosco e della Madonna Assunta in Cielo, abbiamo preparato con il Gruppo di Cooperatori di Trelew la rinnovazione della Promessa di Cooperatori e la consegna dell'Attestato ai nuovi Cooperatori. Sabato 14 abbiamo presentato alla radio locale un programma di 15 minuti sulla vocazione e la missione del Cooperatore Salesiano.

Domenica 15 agosto durante la S. Messa (la Messa della gioventù) nella parrocchia, abbiamo rinnovato la Promessa e quattro nuovi Cooperatori hanno fatto la Promessa per la prima volta, tra essi una ragazza del Barrio: Marianne, e un ragazzo di Gaiman, un paesino vicino a Trelew.

Ci eravamo preparati con un ritiro e celebrazione penitenziale, sabato pomeriggio, oltre alla preparazione specifica nelle riunioni che si tenevano ogni 15 giorni.

Lunedì 16 agosto abbiamo celebrato la festa della Famiglia Salesiana con la S. Messa e una conferenza. Avevamo programmato anche una cena con le suore e i sacerdoti salesiani ma l'abbiamo rimandata ad un'altra data perché proprio quel giorno si celebravano i funerali della mamma della suora direttrice del « Collegio Maria Ausiliatrice ».

In questi giorni stiamo preparandoci alla « Colletta + x -» (màs por menos, cioè: quelli che hanno più per quelli che hanno meno).

È un'iniziativa dell'Episcopato Argentino che si compie ogni anno la seconda domenica di settembre. Quest'anno, però, i Vescovi vi hanno aggiunto una richiesta speciale: fare il venerdì 10 settembre una

giornata di sacrificio e digiuno come testimonianza della buona volontà e la decisione di tutti gli argentini di collaborare alla pace e riconciliazione nazionale. Il ricavato di questa giornata verrà offerto per la colletta « Màs por menos ».

Con i ragazzi del gruppo giovanile abbiamo organizzato mezz'ora di preghiera e la S. Messa durante la quale si farà all'Offertorio la consegna di una busta con il ricavato per la colletta venerdì 10 alle ore 18.

Inoltre, domenica 12 settembre, nel Centro Comunitario faremo una festa per gli anziani.I ragazzi del gruppo giovanile dal mese di luglio hanno continuato ad interessarsi dei vecchietti. Sono

andati a trovarli e gli hanno portato legna e commestibili. Poi, con diverse iniziative (torneo di ping-pong, vendita di porzioni di torta e un torneo di biliardino) hanno riunito i soldi necessari per offrire agli anziani un té e un piccolo spettacolo di canzoni e danze. Dopo la festa, i vecchietti parteciperanno con noi alla Messa.

Tutti i mesi facciamo riunioni con i genitori dei bambini che si preparano alla Prima Comunione e con i diversi gruppi della catechesi organizziamo incontri... Nel mese di dicembre avremo le Prime Comunioni e le Cresime.

Con il gruppo giovanile abbiamo incominciato lo studio del documento dei vescovi argentini sulla riconciliazione nazionale.

Tutti i venerdì i giovani del nostro Centro Comunitario insieme con gli altri giovani della parrocchia si riuniscono per approfondire alcuni argomenti sui sacramenti sotto la guida di P. Renzo.

Vediamo con allegria che a poco a poco si incominciano a cogliere i primi frutti.I nostri giovani incominciano ad aprirsi a nuove esperienze ed iniziative, sono più disponibili e più

disposti ad aiutare.Con pazienza e tenacia il Signore farà maturare i frutti.Anche il gruppo di Cooperatori procede bene.Siamo adesso 17 Cooperatori con promessa ma ci sono già parecchi aspiranti alla promessa.Ora, da noi sta per finire l'inverno e con l'arrivo della primavera potremmo organizzare anche

passeggiate, gite e divertenti giochi all'aperto. Quest'anno l'inverno è stato molto rigido e piovigginoso. Qui, poi, quando piove certe strade diventano intransitabili, allagate e c'è fango dappertutto. Per fortuna, questi problemi sono già quasi finiti.

Vi salutiamo con tantissimo affetto anche da parte dei bambini, i giovani e gli adulti del nostro Centro Comunitario.

Saremo sempre uniti con la preghiera.Maria del Carmen - Maria ConcettaOliviero - Luis - Olimpia - Rosa - GiuseppeMARCO TODESCHI PARTEIl 3 ottobre nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino don Luigi Bosoni, Consigliere Regionale per

l'Italia e il Medio oriente, ha consegnato il Crocifisso ai Missionari partenti. Come altri Cooperatori Missionari, ha ricevuto il crocifisso anche Marco Todeschi, che raggiungerà gli altri Cooperatori nella Missione di Trelew.

Mentre auguriamo Buon Lavoro! a Marco, che partirà verso la fine di novembre, ringraziamo i Cooperatori dell'Ispettoria Veneta San Zeno che hanno offerto la somma di L. 1.350.000 per la partecipazione di Marco al corso di preparazione per missionari laici, tenutosi a Verona al CEIAL.

Bollettino Salesiano

ANNO 106. N.18   15 DICEMBRE 1982

CAMBIO DELLA GUARDIANella magnifica cornice del VII Convegno nazionale dei giovani cooperatori in una commovente liturgia

alla presenza di don Luigi Bosoni consigliere regionale per l'Italia ed il Medio Oriente è avvenuto il cambio della guardia come delegato nazionale della nostra associazione tra don Armando Buttarelli al quale va tutto il nostro grazie e don Luciano Panfilo al quale va il nostro benvenuto e i migliori auguri di buon lavoro.

Questo cambio non poteva avvenire che durante lo svolgimento di un Convegno Nazionale dei giovani cooperatori proprio perché i giovani sono proiettati verso il futuro come la nostra associazione con nuovi progetti, nuove idee, nuova lena e nuova speranza.

Ricordiamo con gioia i discorsi a caldo e del tutto improvvisati di don Armando e di don Luciano, debbono essere per noi gli anelli di congiunzione di un discorso che prosegue in una realtà associativa postconciliare.

Paolo SantoniSegretario coordinatoreLA CRONACANotizie generaliDire tutto quello che è successo in questo VII Convegno Nazionale dei GG. CC., che si è tenuto presso

l'istituto Salesiana « Gerini » di Roma dal 29 ottobre al 1 ° novembre, è impossibile, ma è anche molto difficile eliminare qualcosa per non dover scrivere un intero volume. lo ci provo, ma spero che nessuno me ne voglia se sarò costretto a trascurare diverse cose importanti come quelle riferite.

Indubbiamente è stato uno degli Incontri per GG. CC. più vivi e partecipati.Anzitutto i convegnisti, che hanno dimostrato un generale progresso nella preparazione sia personale

che specifica sul tema del Convegno. Poi gli ospiti, tutti entusiasti di stare con noi, a cominciare dal Rettor Maggiore.

Infine i relatori, don Nicola Palmisano SDB e Giuseppe Ceci Coop., impegnati a fondo a far compiere, anche al di fuori delle relazioni, un ulteriore passo qualificante al ramo giovanile dell'Associazione.

Eravamo circa 170 convegnisti, con alcuni delegati e delegate che hanno voluto vivere con noi queste intensissime giornate di lavoro e di riflessione.

Gli ospitiInoltre sono rimasti con noi per tutto il convegno, don Mario Cogliandro, Delegato Generale

dell'Associazione CC., Suor Michelina Secco, neo Coordinatrice Generale dei Centri CC. presso le FMA, don Armando Buttarelli, Delegato Nazionale uscente, e, mimetizzato in qualche angolo della sala sino alla sua investitura ufficiale, don Luciano Panfilo, neo delegato Nazionale.

Costante anche la presenza, sin dalla fase di preparazione, del Segretario Coordinatore Nazionale CC. Paolo Santoni.

Ci hanno, invece, prestato la loro attenzione per un periodo più limitato: anzitutto don Luigi Bosoni, Regionale per l'Italia e il Medio Oriente, che ha presieduto la concelebrazione in cui ha annunciato il cambio di guardia del Delegato Nazionale (è stato un momento di vera emozione) e durante la quale c'è stato l'offertorio straordinario pro-Trelew; don Giovanni Raineri, Consigliere Generale per la Famiglia Salesiana, che durante una viva e intensa Concelebrazione ha consegnato il Crocifisso a Marco Todeschi, prossimo partente per Trelew, e ha ricevuto la promessa di 7 nuovi GG. CC.; il Card. Agnelo Rossi, Presidente della Sacra Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli che ci ha invitato ad allargare lo sguardo ai confini del mondo; Don Mario Prina, Ispettore Salesiano per il Lazio e rappresentante della CISI presso i Delegati dei Cooperatori; Don Joseph Aubry, che non manca mai di dare la sua collaborazione ai CC; Maria Pia Onofri, incaricata dei GG. CC. presso la Consulta Mondiale CC.

I momenti dell'incontro

L'ospite più atteso è stato il Rettor Maggiore che ci ha fatto letteralmente partecipare al suo lungo viaggio intorno al mondo, prima di darci la « Buonanotte» in stile salesiano chiedendo ripetutamente che gli fossero accordati i tre tradizionali minuti.

Momenti spirituali forti dell'incontro, oltre le concelebrazioni, sono stati il momento mariano della prima sera e la veglia penitenziale della seconda sera, preparati, con grande competenza e capacità di coinvolgimento da don Gianfranco Venturi.

Un intenso lavoro si è svolto nei vari gruppi di riflessione-proposta, questa volta specializzati per settore, che hanno dato un lusinghiero risultato, non solo nei documenti redatti, ma soprattutto nello scambio di esperienze e di suggerimenti, anche perché sono state inserite delle persone che, per la loro specifica esperienza, hanno dato un notevolissimo apporto ai singoli gruppi.

Un ottimo lavoro è stato svolto anche dal regolatore Lello Nicastro, e dal moderatore Beppe Savio, entrambi veramente all'altezza della situazione. A conclusione di tutto non posso non ritornare su uno degli avvenimenti che hanno caratterizzato questo incontro, l'avvicendamento dei Delegati. Don Armando, dopo 14 anni lascia il suo posto a don Luciano. In tutti questi anni ha guidato l'Associazione nel suo rinnovamento post-conciliare. Non ha certo potuto far tutto, perché c'era e c'è ancora molto da fare, ma certamente ha fatto ottime cose e con molto cuore (le sue parole nel Convegno ce lo hanno dimostrato, ammesso che ce ne fosse bisogno). Gli auguriamo un lavoro altrettanto buono nel nuovo incarico, e il medesimo augurio rivolgiamo a don Luciano che ha ormai preso le redini della situazione con molta abilità.

Alcune riflessioniIn queste prime ed informali note sul convegno vorrei fare alcune considerazioni personali, visto che

ho vissuto questa esperienza intensamente sia prima sia durante sia dopo il suo svolgimento.Anzitutto direi che si è fatto un ulteriore passo avanti. Su 170 partecipanti, una piccola percentuale

solamente ha dimostrato di non avere ancora assimilato interiormente il messaggio salesiano, e non è poco considerando che nei precedenti convegni questa è stata una delle lacune più sottolineate.

Sappiamo pure che non tutta la realtà dei GG. CC. era presente all'incontro. Moltissimi assenti lavorano molto bene nei centri e la loro partecipazione è stata impedita solo da situazioni contingenti. Ma è pur vero che diversi presenti ai convegni precedenti si sono allontanati dall'Associazione (e ciò non può non provocare amarezza, anche perché la causa potrebbe ricercarsi spesso nella nostra mancata testimonianza): forse perché non avevano approfondito a sufficienza la loro vocazione.

Ora, le prospettive sono più ottimistiche, anche se c'è ancora tanto da fare. La maggiore formazione spirituale (ed è frutto di maturità il fatto che spesso essa è stata ritenuta comunque insufficiente), il maggiore anelito a confrontarsi con Don Bosco, la sottolineatura costante della necessità di una vita sacramentale e di preghiera più intensa, il richiamo ripetuto alla povertà evangelica, non possono non essere frutto di un impegno di preparazione più serio sia da parte dei GG. CC. che dei delegati e delegate.

La nota di pessimismo che sembrava aleggiare in sala dopo l'intervento di don Armando sulla stesura delle conclusioni è stata una sferzata per scendere sempre più nel concreto delle azioni e degli atteggiamenti.

È necessario vedere questo e altri interventi alla luce del «confronto»: confronto col passato (si è fatto un passo avanti, indubbiamente); confronto con Don Bosco e il Vangelo (c'è tantissimo da fare, e per farlo c'è bisogno di tanto coraggio e di tanto aiuto di Dio, che ne è la principale fonte).

Quindi, tanto per usare una frase un po' abusata ma che rende bene l'idea, «su le maniche» e immergiamoci nel mondo con i suoi problemi.

Per quanto faremo avremo sempre tanto più da fare, ma il non potere o saper far tutto non deve essere motivo di scoraggiamento: è Lui che fa, che converte, che aiuta mediante noi, e sa quanto può chiederci perché sa quanto ci ha dato: diamo tutto e al resto penserà Lui.

Enzo MannoResponsabile Settore GiovaniCONCLUSIONI DEL VII CONVEGNO NAZIONALE DEI GIOVANI COOPERATORI1. I GG. CC. d'Italia riuniti a convegno dal 29 ottobre al 1° novembre 1982 per verificare il loro incontro

con i « giovani in difficoltà » si impegnano a riscoprire la carica innovatrice dell'esperienza del Fondatore e

ad educarsi - per viverlo - al « coraggio e allo zelo » di Don Bosco, rendendosi attenti e docili allo Spirito Santo che ha ispirato Don Bosco.

2. II Convegno prende atto che il ramo giovanile dei CS vive un momento di poca incisività negli interventi personali o di gruppo a favore dei ragazzi in difficoltà. Fra le cause di questa situazione individua:

- una formazione non sufficiente- un adeguamento alla vita borghese della odierna società. Pertanto ogni gruppo o ogni centro di GG.

CC. è invitato a predisporre un itinerario che guidi la formazione del Cooperatore e a fare una verifica del proprio tenore di vita perché ci si metta sulla linea della povertà evangelica.

3. Mentre si impegnano ad animare e creare strutture che sostengano i giovani in difficoltà, ribadiscono la necessità degli interventi personali.

4. Si individuano come strate gie d'intervento, insieme alle realtà già vissute, quali presenze nuove del Cooperatore:

- volontariato- servizio civile- cooperative- utilizzazione del linguaggio mass-mediale.5. Per realizzare più efficacemente la presenza pastorale si viva una settimana di preghiera per tutti i

giovani in difficoltà delle « Valdocco d'oggi » (1-7 dicembre) che prepari a vivere il «Cerchio mariano» dell'8 dicembre.

LE RELAZIONIAl convegno abbiamo preso l'impegno di pubblicare le relazioni di don Palmisano e di Giuseppe Ceci.

Riteniamo opportuno anticipare un consistente estratto per dare già da ora un valido strumento di riflessione e di ricerca.

Quest'anno la relazione al VII Convegno dei GG. CC. è stata divisa in due parti: la prima trattata da don Palmisano affronta il tema dei coraggio di Don Bosco, la seconda, trattata da Giuseppe Ceci, offre degli spunti su come tradurre in pratica, oggi, il coraggio che ha caratterizzato l'opera di Don Bosco.

Don Palmisano per mettere in risalto il coraggio che ebbe Don Bosco nell'iniziare la sua opera, presenta la realtà in cui si trovò e cioè una città, Torino, che .sta sviluppandosi vorticosamente.. A Torino « c'è un prete ogni cento abitanti. Tanti. Troppi. Alcuni di essi conducono una vita ben lontana dalla missione sacerdotale, motivati come sono dal denaro e dal mettersi in una classe riverita; altri vivono il loro servizio pastorale normale nelle 16 parrocchie della Torino di allora; qualche rara eccezione, come il Cottolengo, tenta vie nuove di apostolato buttandosi tra i malati e i vecchi, ma si fa la nomea di squilibrato che ha dimenticato la sua dignità di prete» .

In questa città Don Bosco si guarda attorno: ragazzi occupano strade, piazze, prati; figli di famiglie disagiate, di genitori spesso disoccupati, giocano a soldi, lavorano brutalmente nei cantieri e nelle officine, spesso sono senza mestiere e senza speranza di averne, vivono di espedienti pur di sopravvivere, pronti al peggio. La parte vicina a Porta Palazzo brulicava di merciai, ambulanti, di venditori di zolfanelli, di lustrascarpe, di spazzacamini, di mozzi di stalla, di spacciatori di foglietti, di fasservizi ai negozianti sul mercato, tutti poveri fanciulli che vivacchiavano alla giornata sul loro magro negozio ..

E fa la sua coraggiosa scelta: "Don Bosco ama tutti i giovani, ma non tutti ugualmente: fare parti uguali fra persone disuguali non è giusto. Don Bosco ha delle preferenze, ha i « suoi. giovani. Sono quelli che hanno poco o niente: i .poveri.; quelli che non hanno nessuno: gli .abbandonati.; quelli che rischiano il carcere o altre esperienze traumatiche (droga...): i .pericolanti.. Da queste scelte di campo scaturisce il progetto educativo e il programma operativo concreto di Don Bosco, un progetto che tiene conto delle esigenze sociologiche, psicologiche e cristiane del giovane.

Don Bosco non conosceva questa terminologia, ma andando per la città e guardandosi attorno concluse che quei ragazzi avevano bisogno di « sanità, sapienza, santità ., di « allegria, studio, pietà ., di «

ragione, religione, amorevolezza., slogans semplici ma incisivi e densi di significato: raccoglierli intorno a sé e dar loro pane e casa, mestiere e istruzione, amore, gioia, Vangelo» .

Coraggio ci vuole nel realizzare questo progetto perché « c'è un ordine stabilito da smuovere, c'è un potere da mettere in crisi. Ci vuole fortezza per liberarsi dalle prigioni senza sbarre attraverso cui il potere imbriglia tutti nella sua rete di conformismo. L'amarezza però non prevalse mai sul suo coraggio e sulla sua speranza » .

Il coraggio è anche alla base del suo sistema educativo: Il coraggio di amare e di amare con amore realistico, personalizzato e appassionato. L'amore si incaricherà di escludere ogni paura e di suscitare ogni audacia.

Di questo coraggio di amare, da questo cuore grande discendono come corollari il coraggio della presenza preveniente e fattiva tra i giovani e nel loro mondo, il coraggio delle porte aperte a tutti senza selezione, il coraggio della mitezza e della dolcezza, il coraggio del dialogo e del protagonismo giovanile: tutti elementi fondamentali del sistema preventivo di Don Bosco.

Ma da dove prende Don Bosco questo coraggio? Ecco il punto fondamentale con il quale don Palmisano conclude:. Ma c'è un Altro collegato con noi e che ci fa addirittura suoi Cooperatori.. «lo sono con te.. Ed è specialmente il suo aiuto che esclude il timore, infonde speranza e suscita coraggio: Dio. .Non aver paura.. E Don Bosco dice: "Dio salverà sempre la sua Chiesa, e la Madonna, che visibilmente protegge il mondo contemporaneo, saprà far sorgere dei redentori".

E molto probabilmente quando Don Bosco fonda i Cooperatori, pensava a dei redentori. Che cosa vuol dire oggi per noi Cooperatori essere dei redentori? A questa domanda dà una risposta Giuseppe Ceci.

Dopo una panoramica sulla realtà giovanile odierna, ci invita a riflettere su cosa Don Bosco direbbe ai suoi Cooperatori se oggi fosse in mezzo a noi: "Sicuramente Don Bosco in questa situazione così difficile, ci richiamerebbe ad un impegno missionario, ad uscire verso « quelli di fuori », quei giovani, cioè, che non vengono in chiesa, non frequentano oratori, associazioni e movimenti cattolici.

I Giovani Cooperatori nella situazione odierna non possono chiudersi, nelle strutture tradizionali di pastorale giovanile che pure ritengo valide né tantomeno nei loro Centri, fare «ghetto» isolandosi dai giovani emarginati nei loro Centri, e dalla realtà ormai comunemente nota dei «nuovi poveri»".

I suggerimenti di cosa fare praticamente, sono molti e riguardano:1. L'Impegno per la pace"Partendo dal Magistero dei Papi e dal pensiero di Don Bosco che in più occasioni considerò la guerra

«cosa d'orrore e veramente contraria alla carità » (MB VI,373) siamo chiamati ad assumerci una precisa responsabilità per informare, coinvolgere e mobilitare i credenti in collaborazione con tutti i sinceri operatori di pace per una politica di disarmo simultaneo e progressivo e perché si ponga fine all'iniquo commercio delle armi, specie nel terzo mondo, che non di armi ha bisogno, ma di pane. E questo a partire dall'Italia ".

2. La lotta contro la fame"Quindici milioni di bambini che ogni anno muoiono per fame o per inedia; 60 milioni di morti annuali

per mancanza di alimenti (quanti ne morirono complessivamente nei cinque anni dell'ultima guerra mondiale) mettono con le spalle al muro i paesi sviluppati. Eppure basterebbe destinare una piccola parte di ciò che si spende annualmente per gli armamenti per evitare quello che 50 Premi Nobel hanno definito « olocausto senza precedenti che supera tutto l'orrore degli stermini di questo secolo » ".

3. La presenza nella città"Con il coraggio e lo zelo di Don Bosco iniziare in ogni ambito istituzionale della nostra città (SCUOLA,

USL, LAVORO POLITICO - SINDACALE) il cammino con umiltà e semplicità puntando alla condivisione dei bisogni che esistono.

Non sentirci quindi una « parte » nella città contro altre, ma sentirsi parte attiva e viva della città.a) Il volontariato

Esercizio di amore che si prolunga nel tempo, fino a che dura il bisogno, il volontariato si caratterizza per la gratuità, la libertà, la continuità. 1) SERVIZIO

CIVILE ALTERNATIVO A QUELLO MILITARE; 2) FAMIGLIE DI COOPERATORI APERTE AI BISOGNI DEL TERRITORIO; 3) PARTECIPAZIONE NELLA CHIESA LOCALE AL LAVORO DELLA «CARITAS» ITALIANA, mi sembrano alcuni campi dove si richiede una presenza della nostra Associazione.

b) Le cooperativeSarà poi opportuno riconsiderare la tradizione feconda delle opere sociali cattoliche quali LE

COOPERATIVE che non vanno perseguite allo scopo di costituire un « ghetto » cattolico, ma per creare un antidoto alla, disgregazione e alla divisione di questa società.

c) i mezzi di comunicazione socialeNella situazione odierna infine una presenza importante se non decisiva «si impone» alla nostra

Associazione nel campo aperto dei MEZZI DI COMUNICAZIONE SOCIALE.L'epoca dell'immagine e della stampa ha dimensioni popolari non può lasciarci indifferenti. Don Bosco

ha sempre insistito e spinto il suo impegno nel settore della stampa perché lo riteneva altamente educativo. Oggi chissà, sarebbe certamente un instancabile animatore di TV e radio libere.

Giuseppe Ceci conclude il suo intervento rinnovando l'invito a tutti i GG. CC. ad essere testimoni dei Vangelo in una vera identità cristiana e salesiana. A parlare più con i fatti e con le parole.

VITA DELL'ASSOCIAZIONE PROMESSEIda e Roberto RINALDINI attorniati dai figli Cecilia e Giovanni e dagli amici del Gruppo Nuovo di Roma

hanno fatto la loro promessa sabato 6 novembre in una delle cappelle dell'UPS. Ida: «Sono stata coinvolta a poco a poco dal clima di salesianità che ho respirato in questi anni per cui ora mi voglio inserire sempre più anche con l'impegno esplicito nella F.S.».

Roberto: «Sono andato a scuola dalla materna alle Superiori dalle FMA, dai Salesiani, sono nipote di un salesiano, ho sempre frequentato i Salesiani, lavoro nella parrocchia salesiana. Mai nessuno mi aveva invitato a farmi Cooperatore. C'è voluta mia moglie!»

Come riferiamo in cronaca, la nostra Associazione è stata arricchita nei giorni del Convegno di 7 nuove Cooperatrici alle quali vanno la nostra simpatia e il nostro augurio di camminare avanti! insieme!

IL RICORDO DEI NOSTRI DEFUNTIIl 13 novembre abbiamo ricordato nella celebrazione dell'Eucarestia i cooperatori defunti perché

possano ricevere il premio alle loro fatiche.Non è senza commozione che abbiamo rinvenuto tra le carte il biglietto, riportato qui a fianco, della

Cooperatrice Arrigoni Rina Brambilla di Voghera morta nel 1965.Il Signore l'abbia nella sua gloria!SENSIBILIZZAZIONE MISSIONARIA A NOVI LIGUREUna interessante iniziativa di sensibilizzazione realizzata da alcuni cooperatori e cooperatrici a Novi

Ligure: poiché da noi Trelew è per molti ancora del tutto sconosciuto ci siamo impegnati a visitare le case delle FMA della zona con le diapositive della nostra missione, per sensibilizzare in primo luogo le comunità FMA, presentando un esempio concreto di « cosa fanno i cooperatori ». È un mezzo, anche, per animare le delegate locali CC. a credere che non facciamo soltanto delle parole.

COOPERATORE, DIMMI CHI SEIJ. AubrySorella e fratello carissimi,l'estate scorsa ho avuto la fortuna di predicare gli Esercizi Spirituali a una trentina di Giovani

Cooperatori, in qualche parte d'Italia. Meravigliosa esperienza salesiana di fraternità, di raccoglimento e di gioia insieme, di scambio di esperienze spirituali, di comunione profonda attorno allo stesso Signore che ci faceva sentire la sua Presenza, ci parlava, ci provocava a seguirlo sempre meglio!... Ogni Cooperatore dovrebbe iscrivere sul suo programma di vacanze, come impegno prioritario imperativo e fuori discussione

o esitazione, la partecipazione a un turno di Esercizi, « giorni di vacanza con il Signore », talmente sono grandi e preziosi per tutto l'anno seguente i benefici di tale esperienza.

Qualche mese dopo, tra altre lettere di partecipanti, ne ho ricevuto una che (senza mancare, spero, alla dovuta discrezione) vorrei citarvi in parte, proprio perché fa vedere come il lavoro spirituale degli Esercizi può prolungarsi a livello non solo personale, ma di gruppo:

«...Ancora ora riesco a trovare nell'incontro col CristoEucarestia il "Compagno di viaggio" che guida e sorregge i miei passi. Ritorno spesso col pensiero a quei giorni e mi ricarico solo ricordando i momenti di intensa comunione con Dio vissuti li.

«Abbiamo iniziato da poco, con il gruppo, gli incontri settimanali, e ci siamo riproposti di continuare a meditare su quanto Lei ci ha indicato durante gli Esercizi. Così a turno ognuno di noi rileggerà e commenterà le sue conferenze e cercheremo di trarne ancora insegnamenti e spunti per un esame di coscienza personale e di gruppo. Inoltre, ci siamo riproposti di aprire un po' di più la Bibbia grazie alla lettura comunitaria e al commento del parroco, che ci aiuterà a capire meglio quel meraviglioso messaggio d'amore. Infine, una volta al mese, abbiamo programmato un incontro prettamente spirituale: una liturgia eucaristica, un rosario meditato, una adorazione, una liturgia penitenziale o della Parola, ecc. per ricaricarci e fare il punto su quanto vissuto durante il mese. Così ci auguriamo di poter crescere nell'amicizia, di fortificarci nella fede, di imparare ad amare con un cuore nuovo.

A livello pratico, ognuno di noi si occupa di qualche cosa: F. guida il gruppo dei ministranti, C. e G. sono animatori ADS, R. si occupa della biblioteca parrocchiale, altri sono catechisti, io continuo l'animazione liturgica... ».

Vi confido adesso ciò che ho trovato più bello in questa lettera: la testimonianza di vita profonda di un gruppo di Giovani Cooperatori. Dio sa quanto Don Bosco insisteva sul fatto che « l'unione fa la forza »! Questi fratelli e sorelle l'hanno capito. Prego perché perseverino durante tutto l'anno, facendo fronte alle possibili difficoltà, alla sempre minacciante tentazione dell'individualismo. La vita salesiana apostolica va vissuta fraternamente, ogni membro appoggiandosi sugli altri e offrendo agli altri il proprio appoggio, tutti facendo amicizia. Credetemi: questo è un segreto di efficacia e di gioia.

In FAMIGLIAIL COMITATO DI DON ARMANDO« Cooperatori, siate quello che siete! », diceva Paolo VI. « Il Cooperatore è un vero salesiano nel

mondo». « Diceva don Ricceri: non vivete allo stato "gassoso", ma rimboccatevi le maniche».Con questi richiami don Armando ci ha salutato domenica 7 novembre al termine di una riuscitissima

manifestazione di stima e di affetto che gli hanno tributato i Cooperatori del Lazio e gli amici che hanno lavorato con lui a Frascati, a Gaeta, al Sacro Cuore, e per 14 anni a livello nazionale, organizzatori impareggiabili Pistoia e Scafati.

Guardandolo di profilo nello snodarsi dei numeri della festa, era percettibile sul suo volto, oltre ai sentimenti di gioia e di soddisfazione, un piccolo velo di tristezza.

Tutti sentirono vero ed applaudirono quando don Ricceri, sopraggiunto per uno squisito atto di omaggio, applicando alcune espressioni di Don Bosco, disse: « Don Armando, sono contento di te! ».

E lui: « Io mi congedo, ma sia ben chiaro che continuerò ad amare l'Associazione, a inviarle nuovi cooperatori, a volervi bene! ».

E di questo siamo sicuri perché don Armando la Associazione l'ha tirata su piano piano, con fatica e ce la dà adulta da mandare avanti.

Grazie, don Armando!IL SALUTO DI SUOR RAMPINIIl nostro recente Capitolo ha dato una nuova struttura al Consiglio Generale FMA, stabilendo che la

Madre Vicaria « cura i rapporti con gli altri gruppi della Famiglia Salesiana » e quindi anche con quello dei Cooperatori Salesiani. Le exallieve restano invece unite al Dicastero della Pastorale Giovanile in vista della necessaria continuità educativa, specialmente per le giovani.

È una ristrutturazione che ora richiede la presenza di una FMA collaboratrice della Madre Vicaria, Madre Maria del Pilar, per i rapporti con i cooperatori e le loro Delegate. La scelta non avrebbe potuto essere migliore: Sr. Michelina Secco, ricca di esperienza, di saggezza, di preparazione in tutti i sensi è la Coordinatrice delle Delegate Cooperatori.

Mentre ringrazio di vero cuore ogni cara sorella Delegata che in questi anni mi è stata valida collaboratrice ed ha benevolmente accettato la mia presenza sebbene con molti limiti, il mio grazie è anche per i cari Cooperatori e Cooperatrici tra i quali ho lavorato con molta fraternità e gioia. Sr. Michelina è un dono veramente prezioso per l'associazione, è un dono che conferma la stima e la fiducia che l'Istituto FMA ha verso i Cooperatori salesiani. Sono certa che in Sr. Michelina Cooperatori e Delegate troveranno il saggio consiglio, la fraterna animazione, l'esempio vivo di una fedeltà e di una dedizione veramente salesiana. Ringrazio anch'io, con voi, il Signore per la sua promettente presenza nell'associazione.

Rivolgo un particolare ringraziamento ai Delegati Cooperatori che hanno fraternamente lavorato accanto a noi e che ci hanno sostenute, aiutate, illuminate con molta cordialità. Ancora un doveroso pensiero di gratitudine è per la cara Madre Letizia che in questi anni ha dato il meglio di sé lavorando intensamente, con gioia e semplicità, per animare ogni iniziativa dei Cooperatori.

Mentre insieme a voi auguro a Madre Pilar e a Sr. Michelina di poter trovare una risposta adeguata alla loro dedizione, assicuro la mia preghiera quotidiana perché i Cooperatori siano un annuncio vivo, lieto e luminoso dell'amore di Dio in ogni ambiente in cui vivono. La loro vita in profonda e continua comunione con il Signore Gesù arricchisca la Chiesa, soprattutto i giovani, di speranza, di pace, di bontà e di gioia. Assicuro che anche tra le exallieve cercherò di contribuire allo sviluppo dell'associazione Cooperatori, così ricca di promesse. Rimaniamo « UNO » nella preghiera, uniti per la forza dello Spirito e nel nome di Maria:

Sentitemi con immutato affetto, simpatia e cordialità (Suor Maria Rampini).AVVICENDAMENTOIn Sicilia nell'Ispettoria Madre Morano lascia l'incarico di delegata Suor Grazia Catalano che viene

sostituita da Suor Maria Zambuto. A Suor Grazia il grazie dell'Associazione per il bene operato e a Suor Maria l'augurio di un fecondo lavoro fatto nello spirito di Mornese e con il coraggio e lo zelo di Don Bosco.

MINISTRI STRAORDINARI DELL'EUCARESTIAA Lecce la Signorina Chiara MUMOLO, il Signor Giuseppe MARAZIA, Carlo ROCCO, la Signorina

SANTORO sono diventati Ministri straordinari dell'Eucarestia.A loro le nostre congratulazioni e l'augurio di un impegno ecclesiale sempre più aperto e generoso.EDUCAZIONE MORALE OGGICONVEGNO DI AGGIORNAMENTO PEDAGOGICO-PASTORALERoma, 2-4 gennaio 1983« E in pericolo, di fatto, il futuro del mondo a meno che non vengano suscitati uomini più saggi»

(Gaudium et Spes, n. 15)La Congregazione Salesiana per mezzo dell'UPS, offre ai membri della F. S. un'occasione per

approfondire tematiche educative e pastorali. 1 Cooperatori - molti dei quali come insegnanti ed operatori pubblici - sono a contatto con la evoluzione continua delle ideologie e degli atteggiamenti, troveranno nell'iniziativa la possibilità di un confronto, di una verifica, di un arricchimento.

Il Convegno, che avrà luogo nella sede romana dell'Università Salesiana, sarà strutturato secondo un triplice momento metodologico:

1. Un primo momento, di conoscenza e analisi della situazione, pur nella sua brevità, cercherà di prendere coscienza dello stato attuale della realtà morale, con particolare riferimento al mondo dei giovani e alla prassi concreta dell'educazione morale. Sarà un tentativo di saggiare la « salute morale » della nostra società in generale e dei giovani in particolare, con lo sforzo di capirne i condizionamenti e le prospettive.

2. Un secondo momento, di approfondimento, tenterà un approccio multidisciplinare al problema, secondo una quadruplice prospettiva affidata ad altrettante relazioni: la considerazione di base della teoria generale dell'educazione (« L'educazione morale nel cuore dell'impegno pedagogico»); il punto di vista

della psicologia («Crescita e maturità morale »); la prospettiva teologico-c ristiana (« Fede cristiana e agire morale»); e la problematica connessa con le istituzioni educative (« Famiglia, scuola e gruppo come luoghi di educazione morale»).

3. In terzo luogo, il Convegno vorrebbe tentare un breve confronto con la realtà pedagogica concreta e concludersi con l'indicazione di proposte operative in ordine a una adeguata educazione morale oggi e ad una crescita di vigore morale nella nostra società (relazioni conclusive).

IL MESSAGGIO DI TRELEWDurante lo svolgimento del VII Convegno Nazionale dei GG. CC. ci è giunto da Trelew il messaggio dei

nostri amici.Li ringraziamo per le parole fresche che ci hanno rivolto e ci impegnamo a realizzare nelle « Valdocco

d'oggi la nostra vocazione di GG. CC.Carissimi, Trelew 21-10-1982cogliamo l'occasione di questo Convegno nazionale, per inviare a voi il nostro saluto, e nello stesso

tempo potervi manifestare il nostro desiderio di essere in comunione con voi. Condividiamo le inquietudini che hanno stimolato il tema di questo convegno.

Consideriamo vitale e urgente per la nostra associazione una verifica sulla nostra identità di cooperatori alla luce di quello che fu il pensiero di Don Bosco su di noi.

Riteniamo che i tempi siano già maturi perché il laico possa assumere il ruolo insostituibile che il Concilio Vaticano II gli ha riconosciuto nella Chiesa. Come salesiani ci rendiamo conto della sfida che il mondo giovanile ci fa, alla quale si può dare una risposta solo ritornando al cammino indicato da Don Bosco, fatto di coraggio e amore autentico per i giovani, che spinge a rischiare e raggiungere mete «azzardate».

Noi non vogliamo fare grandi discorsi perché crediamo che se ne sono già fatti abbastanza. Non vogliamo neanche parlare della nostra esperienza missionaria, perché troppe volte si sono battute le mani, si è detto: « ma guarda che ragazzi coraggiosi! » e tutto lì, come se rischiare fosse solo per mezzi eroi e non per gente normale. Come cooperatori dobbiamo avere un cambio totale di mentalità.

Dobbiamo prendere coscienza che il mondo giovanile ha delle aspettative su di noi.Lo stile salesiano implica una presenza viva tra i giovani. Non possiamo permetterci il lusso di

pianificare e aspettare che siano gli altri ad agire. Non si può essere salesiani a tavolino come diceva Don Bosco « bisogna trovarsi sempre là dove c'è un male da impedire o un bene da promuovere».

Noi qui a Trelew ci troviamo di fronte a problemi di ragazzi con insufficienza educativa, analfabeti, sfruttati nel lavoro, dediti all'alcool o alla prostituzione, problemi economici e familiari gravissimi che spiegano in parte l'esistenza dei problemi sopra citati.

Noi stiamo vivendo il nostro essere cooperatori qui a Trelew solo perché abbiamo sentito e risposto ad una chiamata missionaria particolare che il Signore ci ha fatto, però, quante realtà come questa sono esistenti in Italia? E quanti cooperatori hanno preso coscienza che come salesiani debbono dare una risposta attiva? Quanti sono quelli capaci di rischiare come Don Bosco? E perché Don Bosco sapeva rischiare? Perché si abbandonava totalmente nelle mani del Signore sentendosi umile strumento attraverso il quale Cristo poteva arrivare ai giovani.

Noi forse abbiamo perduto questa dimensione, abbiamo lasciato un po' da parte lo Spirito Santo per quanto siamo diventati paurosi ed apatici. Siamo comunque convinti che lo Spirito Santo continua ugualmente a lavorare per cui oggi sentiamo questa esigenza di rinnovarci, ed ogni rinnovamento è possibile solo ritornando al Vangelo fonte da cui nascono tutte le vocazioni e un ritorno allo spirito originale del nostro Fondatore e quindi ritorno amoroso ai giovani. Siamo convinti inoltre di un'altra cosa molto importante della quale ci ha fatto prendere coscienza l'esperienza che stiamo realizzando e cioè che come cooperatori potremmo promuovere l'apostolato efficace e rispondente alla complessa necessità dei giovani di oggi solo se riusciamo a lavorare in comunione con la Famiglia salesiana, perché giustamente come diceva Don Bosco « tre cordicelle insieme sono più forti che una ».

Noi crediamo che la Famiglia salesiana unita sia veramente una forza viva e con questa affermazione che per noi ha anche il sapore di un augurio ci accingiamo a chiudere il nostro messaggio. Abbiamo voluto condividere con voi alcune nostre inquietudini e speranze, siamo certi che in queste dense giornate di

lavoro lo Spirito Santo ha lavorato fra di voi suscitando nuovi impegni a favore di progetti da realizzare o già esistenti come appunto Trelew, un progetto la cui realizzazione sta tracciando un cammino nuovo ed in molte parti del mondo si guarda con simpatia ed interesse a questo nuovo modello di comunità di laici.

Ringraziamo il Signore per questo convegno. Vi esortiamo a stare in comunione con noi specialmente nell'imminente occasione del « Dia de Trelew » : pregando il Signore perché mandi operai in questa immensa messe che è la Patagonia.

Adesso rivolgiamo un saluto a Marco che in questa occasione riceverà il crocefisso e gli diciamo: ti stiamo vicini, ti stiamo aspettando ringraziando il Signore per il prezioso dono che fa questa comunità e lo preghiamo perché ti aiuti in questo difficile cammino.

Vi salutiamo, facciamo tantissimi auguri a don Luciano. Tantissime grazie a don Armando che ha fatto molto per Trelew.

Ciao. Hasta luego!Luis, Rosa, Giuseppe, Maria del Carmen, Olimpia, Concetta, Oliviero Al messaggio dei GG.CC. di Trelew

abbiamo risposto durante il convegno sottoscrivendo con parole e auguri propri il saluto della incaricata del gruppo centrale per le missioni:

Roma, 1/11/1982 VII Convegno nazionale GG. CC.Carissimi,ci è giunto il vostro messaggio e ve ne ringraziamo calorosamente.Vi anticipo già da adesso che sono state messe in cantiere varie iniziative di sensibilizzazione

missionaria, di cui però vi parlerò dettagliatamente e con più calma in una prossima lettera.Lascio per ora spazio ai vari messaggi dei partecipanti al convegno e vi auguro un buon lavoro

cristiano e salesiano!Manuela Nenciniincaricata del gruppo centrale per la Missione di TrelewCOME È STATO CELEBRATOEL DIA DE TRELEWOggi, 9 novembre 1982, alle ore 17, noi Cooperatori del Centro di Via Alvino, Napoli-Vomero, ci siamo

incontrati per celebrare EL DIA DE TRELEW, per ricordare la partenza dei primi giovani cooperatori per quella missione. La celebrazione è iniziata con un incontro di preghiera, preparato e guidato dagli aspiranti GG. CC. È stato articolato in tre momenti: il primo di ascolto della parola di Dio, perché ognuno potesse riflettere sull'invito che Dio fa a ciascuno e la missione che ci affida per la realizzazione del suo regno; il secondo di impetrazione per tutti coloro che lavorano in prima linea, in terra di missione e perché nascano nuove vocazioni missionarie; il terzo di ringraziamento per tutti i doni che Dio elargisce gratuitamente a tutti attraverso i pastori e i missionari.

Terminata la preghiera la consigliera ispettoriale Imma Foggia ha introdotto con parole semplici ma ricche di entusiasmo e di convinzioni le diapositive di Trelew.

Commossi e più consapevoli del nostro impegno missionario come cristiani ed ancor più come figli di Don Bosco, ci siamo lasciati dopo aver fatto la nostra libera offerta. È stata raccolta la somma di L. 100.000.

ASPIRANTI MISSIONARIATTENZIONE!Coloro che desiderassero spendere qualche anno nelle missioni salesiane e non, e fossero maestri

delle Scuole elementari di Stato possono richiedere una aspettativa non retribuita di due anni, prorogabile per altri 6 mesi a giudizio del direttore dell'ufficio, in base alla legge n. 2687, art. unico 2-12-1928. In forza di questa legge si può conservare il posto di lavoro con i diritti ad esso legati durante il periodo del proprio servizio missionario.

Per comodità dei lettori e degli interessati pubblichiamo la legge in questione:Legge 2-12-1928Concessione di un periodo di aspettativa per il periodo di due anni a maestri elementari che intendano

dedicarsi alle missioni cattoliche.Articolo unico: Può essere concessa l'aspettativa per il periodo di due anni agli insegnanti elementari,

che, volendo consacrarsi alle missioni cattoliche, presentino domanda per ottenere l'aspettativa stessa al Provveditore agli studi, ai Sindaci, al Governatore di Roma tramite del superiore dell'istituto e collegio al quale essi siano stati ammessi o intendano iscriversi. L'aspettativa di cui al comma precedente è equiparata, a tutti gli effetti, a quella concessa per motivi di famiglia.