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n. 2 - FEBBRAIO 2013 RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA DonOrione oggi Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, CDM Bergamo Anno CVIII - N. 2 www.donorione.org obiettivo su… “LA VITA, VINCE ANCHE LA CRISI” dal mondo orionino VIVERE IN “MISSIONE PERMANENTE” dossier: conoscere la Santa Sede SEGRETERIA DI STATO, LA DIPLOMAZIA VATICANA La storia della Chiesa è una storia di martiri…

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n. 2 - FEBBRAIO 2013

R I V I S TA M E N S I L E D E L L A P I C C O L A O P E R A D E L L A D I V I N A P R O V V I D E N Z A

DonOrione oggiPoste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post.

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)Art. 1, comma 1, CDM Bergamo

Anno CVIII - N. 2

w w w. d o n o r i o n e . o r g

obiettivo su…“LA VITA,VINCE ANCHE LA CRISI”

dal mondo orioninoVIVERE IN“MISSIONE PERMANENTE”

dossier: conoscere la Santa SedeSEGRETERIA DI STATO,LA DIPLOMAZIA VATICANA

La storia della Chiesa è unastoria di martiri…

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DonOrione oggi

In copertina:Nel 2011 la notte di capodanno un’esplosione

avanti alla Chiesa dei Santi di Alessandria d’Egittoprovoca 21 morti e otto feriti.

È un attentato alla comunità cristiana copta.Simbolo della strage è il viso di Gesù insanguinato.

È INVIATA IN OMAGGIO A BENEFATTORI,SIMPATIZZANTI E AMICI E A QUANTI

NE FACCIANO RICHIESTA, A NOME DI TUTTII NOSTRI POVERI E ASSISTITI

n DIREZIONE E AMMINISTRAZIONEVia Etruria, 6 - 00183 Roma

Tel.: 06 7726781-Fax: 06 772678279E-mail: [email protected]

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dal Tribunale di Roma n° 13152 del 5/1/1970.Nostro CCP è 919019 intestato a:

OPERA DON ORIONEVia Etruria, 6 - 00183 Roma

n DIRETTORE RESPONSABILEFlavio Peloso

n REDAZIONEGiampiero Congiu - Angela Ciaccari

Alessandro Lembo - Gianluca Scarnicci

n SEGRETERIA DI REDAZIONEEnza Falso

n PROGETTAZIONE IMPIANTI STAMPAEditrice VELAR - Gorle (BG) - www.velar.it

n FOTOGRAFIEArchivio Opera Don Orione

n HANNO COLLABORATO:Flavio Peloso - M. Chiara Pilota - Giuseppe Pallotta

Roberto Luciano - M. Rosanna SanchezEnza Falso - Achille Morabito - Augusto Frasca

Silvestro Sowizdrzal - Luigi Piotto - Enrica ed IlariaAntonio Lanza - Pierino Stefani

n Spedito nel FEBBRAIO 2013

RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA DON ORIONE,ORGANO DEGLI AMICI, EX ALLIEVI, PICCOLE SUORE MISSIONARIE DELLA CARITÀ

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www. d o n o r i o n e . o r g

Sommario

3editorialeLa storia della chiesa è una storiadi martiri. E continua oggi

5dialogo con i lettoriDon Orione, un amico in casa…

6obiettivo su…Un Natale diverso

“La vita, vince anche la crisi”

8dal mondo orioninoRadici orionine in Africa

Testimoni di Speranza

Cile: primo CongressoMissionario per ragazzi e giovani

“Tutti in missione percondividere la fede”

12il Vangelo, ledomande della genteL’evangelo nel NuovoTestamento

14santi di famigliaI Martiri spagnoli orioninipresto sugli altari

15DO SSIER- CONOSCERE LA SANTA SEDESegreteria di Stato, a serviziodel Papa e del mondo

19angolo giovani

Carlo Airoldi, 1.338 chilometridi corsa, da Milano ad Atene

Il fenomeno di Taizé

22pagina missionariaUn sogno lungo 20 anni

Sotto il cielo africano diBoumbouaka

25in breveNotizie flash dal mondo orionino

28studi orioniniDon Orione e il SenatoreErnesto Schiaparelli

30giovani sempreDon Pietro Stefani ricordaDon Giuseppe Zambarbieri

Uomini e Imprese

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La storia della Chiesa può anche es-sere descritta come una storia dei

martiri. Da Santo Stefano ai MartiriInnocenti del tempo di Erode, fino aiMartiri del 20° secolo, tra i quali anchei nostri Don Francesco Drzewiecki, PadreRiccardo Gil e il giovane postulante An-tonio Arrué. E la storia del martirionon è finita. Nell’euforia del “secolodel progresso”, va ricordato che il 20°secolo “ha prodotto il doppio delle vittimecristiane, rispetto a quanti sono stati uc-cisi nei diciannove secoli precedenti”(Mi-chel Hrynchyshyn, presidente della“Commissione per i nuovi martiri”).E ciò continua nel terzo millennio. Ilmartirio è una realtà di massa e di po-polo. Abbraccia decine di migliaia dicristiani, cattolici, ortodossi e evange-lici. Nel mondo, anche oggi, molti cri-stiani e intere popolazioni soffronopersecuzioni o vengono uccisi per laloro fede in Gesù Cristo.Quanto questa affermazione sia veraviene documentato dal Centro di stati-

stica religiosa, fondato da David Barret,negli Stati Uniti. Secondo questo cen-tro, si stima che anche nel 2012, sianostati uccisi per la loro fede 105.000cristiani. Le proporzioni, dunque,sono spaventose.Qualche notizia filtra nella comunica-zione internazionale. Ma è un feno-meno fondamentalmente nascosto eimbarazzante. Organismi e autoritànazionali e internazionali non lo assu-mono in tutta la sua drammaticità enon prendono posizione adeguata,come avviene per altri diritti umani edelitti contro l’umanità.

Papa Benedetto XVI leva la suavoce con insistenza

Lo ha fatto anche nel momento in cuigli è stata data la massima visibilitàmondiale, nella  Benedizione Urbi etOrbi del giorno di Natale, ricordando“la popolazione siriana”, alcuni stati delNord Africa e poi il Mali, “la Nigeria,

dove efferati attentati terroristici conti-nuano a mietere vittime, in particolare trai Cristiani” e il “Kenya, dove sanguinosiattentati hanno colpito la popolazione ci-vile e i luoghi di culto”.Naturalmente quando si parla dei105.000 cristiani uccisi nell’anno nonsi deve intendere che siano tutti mar-tiri nel senso teologico del termine.Tuttavia, all’interno di questo nu-mero, sono molte le persone che con-sapevolmente hanno offerto la lorovita per la Chiesa e spesso hanno pre-gato anche per i loro persecutori e aquesti offrendo il perdono.

Ci sono Paesi, dove è pericolosoperfino andare a Messa

Per il fatto di professare la fede cri-stiana e di recarsi in chiesa, in Nigeria,in Kenya, in Siria e in altri paesi signi-fica rischiare la vita…Da mesi, puntualmente, al lunedì,giunge la notizia di una nuova strage

Flavio Peloso 3

editoriale

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DonOrione oggi febbraio 2013

Nel 2012, sono stati uccisi per la loro fede 105.000 cristiani. E poi c’è la strage degli innocenti nel seno materno.

La storia della chiesa è una storiadi martiri. E continua oggi

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editoriale

DonOrione oggi febbraio 2013

4 Flavio Peloso

di cristiani durante la messa domeni-cale. Massimo Introvigne, responsa-bile dall’Osservatorio della libertà reli-giosa in Italia, intervistato da Radio Va-ticana, ha osservato che “Le aree di ri-schio sono molte, se ne possono identi-ficare sostanzialmente tre principali:

1) i Paesi dove è forte la presenza delfondamentalismo islamico, la Nige-ria, la Somalia, il Mali, il Pakistan ecerte regioni dell’Egitto;

2) i Paesi dove esistono ancora regimi to-talitari di stampo comunista, in testa atutti la Corea del Nord;

3) e i Paesi dove ci sono nazionalismi et-nici, che identificano l’identità nazio-nale con una particolare religione, cosìche i cristiani sarebbero dei traditoridella Nazione, penso alle violenze nellostato dell’Orissa, in India. Certamente,in molti di questi Paesi andare a Messao anche andare al catechismo - in Nige-ria c’è stata anche una strage di bam-bini che andavano a catechismo - èdiventato di per se stesso pericoloso”.

L’origine e le cause dell’odioverso i cristiani nel mondo

Che giunge fino a dare la morte, sonodiverse e diversamente prevalenti nei

vari Paesi. A volte, spiega Introvigne,“derivano da alcune specifiche ideologie:l’ideologia del fondamentalismo islamicoradicale, le versioni più aggressive deglietno-nazionalismi e, naturalmente, quan -to ancora sopravvive della vecchia ideolo-gia comunista”. Inoltre, “ci sono feno-meni di intolleranza, che è un fatto cultu-rale, o di discriminazione attraverso mi-sure legislative ingiuste, che si verificanoanche nei nostri Paesi, anche in Occi-dente, come il Santo Padre ha ricordatoancora nel messaggio per la GiornataMondiale della Pace 2013”.“Purtroppo, anche in Paesi di antica tra-dizione cristiana - si legge nel Messag-gio del Papa - si stanno moltiplicando gliepisodi di intolleranza religiosa, specie neiconfronti del cristianesimo e di coloro chesemplicemente indossano i segni identi-tari della propria religione”.Va ricordato che Papa Benedetto XVI,nel discorso degli auguri di Natalealla Curia Romana, ha parlato dei pe-ricoli e della dittatura culturale eser-citata da ideologie dominanti.Le lobby di potere che si sentono mi-nacciate dalla voce dei cristiani edalla voce della Chiesa mettono inatto campagne di intolleranza e di di-scriminazione. Nel discorso, il Papafaceva riferimento esplicito alla ideo-

logia del Gender e alle nuove ideolo-gie, sempre più imposte anche perlegge, su sessualità e famiglia. E af-fermava: “Nella lotta per la famiglia èin gioco l’uomo stesso. E si rende evi-dente che là dove Dio viene negato, sidissolve anche la dignità dell’uomo. Chidifende Dio, difende l’uomo”. E chi di-fende l’uomo… difende Dio.

E che dire poi dei bimbi uccisinella loro prima crescita,fin dal seno materno,con l’aborto? Sono martiri?Certamente sono uccisi

Per noi cristiani, l’uccisione di unavita è sempre qualcosa che riguardaDio, fonte della vita.Il ministro della Salute, Renato Bal-duzzi, nella sua relazione dell’otto-bre 2012 sull’applicazione della Leg-ge 194, ha informato che “rispetto al1982, l’anno in cui si è registrato il piùalto ricorso con circa 234.801 casi, gliaborti sono dimezzati”.Inoltre, ci sono da registrare le mortidate con la pillola Ru486. Anche se“il valore italiano è tra i più bassi diquelli osservati nei Paesi industrializ-zati“, si tratta sempre di uccisione dicirca 120.000 piccoli innocenti.

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Spett.le Direzione, ho ricevuto la Vs.lettera e Vi confermo di voler conti-nuare a ricevere la Vs. interesse rivistamensile "Don Orione oggi". Invio lemie offerte alla "sede storica" di Tor-tona, essendo Molino dei Torti vicinoa Tortona. Insieme a Pontecurone(paese natale di Don Orione) e a Ca-stelnuovo Scrivia (paese natale dimamma Carolina), Molino dei Torti èstato molto frequentato dal nostro

Santo, dove si incontrava con

l'allora parroco Don Milanese, uno deiSuoi primi sostenitori e benefattori.Tutte le suddette località sono a pochichilometri l'una dall'altra.Colgo l'occasione per ringraziare tuttii collaboratori della rivista, che ci per-mettono di continuare a vivere lo spi-rito orionino. Per me è sempre unagrande gioia leggere pagine che, auto-maticamente, mi riportano ai raccontiascoltati da mia nonna e che per for-tuna continuano ancora nelle parole dimia mamma (novantenne).

Entrambe hanno conosciuto personal-mente il Santo.Per noi Don Orione è, e continua ad es-sere, il Prete della raccolta delle pi-gnatte rotte (per realizzare la grandestatua della Madonna della Guardiadel santuario di Tortona), dei quaresi-mali chiari ed appassionati che tenevadal pulpito della chiesa parrocchiale diCastelnuovo Scrivia , non c'erano mi-crofoni allora, ma la Sua voce arrivavaa tutti, grandi e piccoli. Buon Lavoro eBuon Anno 2013.

Emilia

Gentile redazione della rivistaDON ORIONE OGGI, con riferi-mento alla V/s richiesta sono qui aconfermare il mio alto gradimentodella rivista in oggetto, anche per-ché mi rimanda a ricordi della miaadolescenza e giovinezza trascorsanelle istituzioni volute da S. LuigiOrione e splendidamente direttedai suoi figli.

Cosmo

Gentile Redazione, ormai da tan-tissimi anni ricevo la vostra rivistache, in molti momenti, è stata perme oggetto di riflessione. Vi con-fermo pertanto il mio interesse a ri-ceverla ancora allo stesso indirizzofinché me ne vorrete beneficiare.RingraziandoVi cordialmente Visaluto.

Iginio

Grazie per quanto sa offrire ilDon Orione Oggi anche perché inqualità di ex allievo considero laFamiglia Orionina anche la miaFamiglia.

Valerio

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dialogo con i lettori

Don Orione, un amico in casa…Carissimi lettori e lettrici, volevamo ringraziare quanti di voi, dallo scorso dicembread oggi, hanno manifestato il loro affetto verso il DON ORIONE OGGI, confermandodi voler ancora ricevere il “bollettino” della famiglia orionina.Non pochi, infatti, sono stati i messaggi di ringraziamento e di incoraggiamento giuntipresso la nostra Redazione. In questa pagina ne pubblichiamo solo alcuni...

DonOrione oggi febbraio 2013

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Posso assicurare di aver visto che inostri militari sono molto ben

visti, comunicano simpatia e vici-nanza alle popolazioni e questo è ilriscontro che ho potuto toccare conmano nei pochi incontri che ho avutocon rappresentanti delle autorità lo-cali e mussulmane.È ovvio che siamo in un permanenteclima di guerra e le misure di sicu-rezza sono oltremodo severe.Mi è parso di capire che questi nostrimilitari conservano un senso reli-gioso. Sono stati non pochi quelli chemi hanno chiesto di confessarli eanche questa è stata un’esperienzapastorale assai utile per capire i lorostati d’animo.A Balahboluc il Tenente Colonnelloche guida la base dove ci sono120/150 militari, mi ha commossoper la sua serenità e la sua fede. Que-sta base militare è la più avanzata,esposta al rischio della prima linea.Una base che richiama la povertà diBetlemme e dove ho respirato lo spi-rito di famiglia e di grande intensitàfraterna che mi ha richiamato i tempidella Moffa quando certo non ave-vamo le comodità di oggi ma ci sen-

tivamo molto vicini gli uni agli altri.Il comandante di questa base, è unuomo di fede e con una semplicitàche mi ha commosso, mi ha mostratonella tenda che funge da luogo permeeting, momenti di preghiera e disvago, una piccola statua della Ma-donna con una coronadel rosario al collo.“Quando usciamo per lemissioni – mi ha detto –prendiamo la corona connoi. È un sostegno che cida sicurezza. Quandotorniamo la rimettiamosul collo della Madonna“- e aggiunge - “perché siricarichi“.Lo stesso clima l’hovissuto a Farah dove ilnumero dei militari èmolto superiore (circa900) e i rischi e le dif-ficoltà non mancano.La gran parte dellaforza militare è composta dal 9° Reg-gimento Alpini de L’Aquila, per cuiè stato per me come una visita pasto-rale tra persone che, pur non essendoaquilane, fanno parte integrante

della nostra Comunità Diocesana.Nel breve spazio di una settimana hoavuto modo anche di visitare anchele altre basi di Scindand; la base diCamp Stone e celebrarvi la Messa inun clima di grande devozione.Mi sarà difficile dimenticare quel “Tuscendi dalle stelle” che spontanea-mente i militari hanno intonato e checantavano a squarciagola quasi a ri-cordare emozioni antiche e semprevive. Mi è stato chiesto poi di cele-brare in inglese per i Marines Ameri-cani. Due giorni dopo un loroMaggiore è venuto a ringraziarminella base di Herat raccontandomil’emozione che avevano provato e fa-cendomi dono di due loro “Grest”.Questa esperienza che avrebbe do-vuto, almeno nelle mie intenzioni, in-teressare solo il contingente italiano,si è invece allargata alle altre forze diNazionalità diverse in particolareanche la Spagna e l’Albania. Simpa-tici i rapporti con gli albanesi e moltofraterni sono stati quelli che ho po-tuto legare con i Comandanti e i mi-litari spagnoli per i quali ho celebratole Messa il 26 sera nella base militaredi Herat.Non sarebbe completo questo miobreve excursus se non sottolineassi ilruolo importante dei tre cappellanimilitari con i quali ho avuto modo di

trascorrere questasettimana. Il 28 dicembre sonoripartito assieme aun centinaio di mi-litari che rientra-vano in Italia su unC130 e con un Bo-eing dell’aeronau-tica militare. DaAbudabi ho rag-giunto Pratica diMare. Erano le 5.40del mattino. Un al-pino che avevo in-contrato a Farah misi è avvicinato e miha lasciato un bi-

glietto. Poche semplici parole ma cheraccontano grandi sentimenti: “Gra-zie Vescovo, perché sei stato con noi, seistato uno di noi. Non abbandonarci eprega per noi. Buon anno“.

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obiettivo su…

Giovanni D’Ercole

“QUANDO USCIAMOPER LE MISSIONIPRENDIAMO LACORONA CON NOI.È UN SOSTEGNO CHECI DA SICUREZZA.QUANDO TORNIAMOLA RIMETTIAMO SULCOLLO DELLAMADONNA PERCHÉSI RICARICHI"

Un Natale diversoMissione natalizia tra i militari in Afghanistan diMons. Giovanni D’Ercole vescovo orionino a L’Aquila.

La messa celebrata da Mons. D’Ercole nella base italiana di Balahboluc in Afghanistan

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Il Consiglio episcopale perma-nente della CEI predispone perla Giornata della Vita, nellaprima domenica di febbraio,un breve messaggio che illustraun aspetto particolare deltema Vita.

Quest’anno lo spunto viene offertodalla testimonianza di una fami-

glia davanti a Papa Benedetto XVI, inoccasione dell’incontro mondialedelle famiglie (Milano 1-3 giugno2012), dove si pone in evidenza ladifficoltà a vivere serenamente ilquotidiano, che risulta difficile e in-certo a causa della crisi economica edella mancanza del lavoro, con unconseguente affievolimento della

speranza, della fiducia nelfuturo e del desiderio

di aprirsi

alla vita, a “fare famiglia”, a generarenuova vita e a trasmetterla all’in-terno della coppia e della famiglia.In questo clima, risuonano le paroledel Papa, che riconferma” il valorefondamentale della vita, la necessità di ri-scoprire e tutelare le primarie relazionitra le persone, in particolare quelle fami-liari, che hanno nella dinamica del donoil loro carattere peculiare e insostituibileper la crescita della persona e lo sviluppodella società”.Solo nella logica deldono, del “farsiprossimo”, dellagratuità si pro-muove una culturadella vita acco-gliente e solidale.La vita è un donomeraviglioso, tra-volgente ed avvol-gente, che semprechiede una rispo-sta, un “grembo” incui prendere dimora, una carezza chenutre, una famiglia in cui nascere.Senza un atto di fiducia “rimaniamonel grembo”; senza un atto di fiducianella vita senza aggettivi, la vita cosìcome accadrà, si rimane soli, sempreal punto di partenza.Senza la fede e la fiducia nella Prov-videnza che non farà mancare mainiente ai suoi figli, che ama e nutre gliuccelli del cielo e i gigli del campo,non si dà speranza alla vita e vita alla

speranza di tante famiglie che at-tendono d’essere“sorprese” da unafecondità che vaoltre ogni calcolo,

e che a volte, pur-t roppocadononel tra-

gico in-ganno del“ m o l l a r et u t t o ” ,dell’abban-

dono, del-l’aborto.

Qualche anno fa ho conosciuto unafamiglia che nella semplicità e nel-l’abbandono in Dio è diventata testi-monianza visibile del “farsi pros-simo”, superando i problemi econo-mici, offrendo tutto di se stessi, anchenelle situazioni più estreme.Genitori di 6 figli, grazie anche al so-stegno di altre coppie, questa fami-glia si è aperta all’accoglienza,attraverso l’adozione di quattro bam-

bini, di cui due ge-melli provenienti dalPiccolo Cottolengodi Tortona, un ma-schietto ed una bim-ba, sopravvissuta adun aborto praticatoalla 24esima setti-mana. Il papà rac-conta: ”Si trattava diuna bimba, alla qualei medici avevano ri-scontrato una gravemalformazione al cer-

vello, tale da comprometterne irri-mediabilmente l’esistenza.La sua mamma, alla drammatica no-tizia, fu colta da depressione ed i me-dici le consigliarono di abortire.Fu così, che un tristissimo giorno,quella bimba fu abortita e finì nelsacchetto della spazzatura che conte-neva tutti i bambini, che come lei inquel giorno erano stati abortiti. MaDio aveva un disegno straordinariosu di lei. La bimba, pur in quellostato di abbandono e di rifiuto, eraforte e tenace e raccolse tutte le sueforze, dimenandosi e muovendosinel sacco dei rifiuti, fino ad attirare lacompassione di uno degli infermieri,che mosso a pietà, invece di chiudereil sacco, come di solito si fa, la presee la portò nel reparto dei prematuri.Cominciò così per lei un calvario traintubazioni, flebo, ossigeno, inter-venti. La battaglia durò tre mesi fin-chè arrivò nella nostra famiglia comeun dono di Dio, ad “alto rischio”!Oggi, la nostra piccola, contraria-mente ad ogni previsione, è unabimba sana, vispa e gioiosa.”Stupenda la vita! E ancora una voltala vita vince… qualsiasi crisi!

“La vita,vinceanche lacrisi”

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obiettivo su…

M. Chiara Pilota

LA VITA È UN DONOMERAVIGLIOSO,TRAVOLGENTE EDAVVOLGENTE, CHESEMPRE CHIEDE UNARISPOSTA, UN“GREMBO” IN CUIPRENDERE DIMORA

DonOrione oggi febbraio 2013

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Eccellenza lei è il primo vescovo afri-cano della grande famiglia religiosaorionina: che effetto le fa? È unagrande responsabilità?Questa nomina per me è stata motivodi grande sorpresa, infatti, non è cosacomune vedere dei religiosi africaniessere chiamati a ricoprire il ruolo divescovo. Allo stesso modo, però,provo grande gioia e orgoglio nell’es-sere il primo vescovo africano di tuttala Famiglia religiosa orionina, ciò a di-mostrazione che l’opera del DonOrione si è ben radicata in Africa e inparticolare in Costa D’Avorio. Sonoconvinto che possiamo aiutare ilpaese nella sua crescita cristiana gra-zie al carisma orionino.

Qual è a figura dei suoi confratelliche gli rimane più cara?Senza dubbio quella di Don AngeloMugnai indimenticato missionariodella prima ora in Costa D’Avorio epadre ideale di tanti sacerdoti ivoriani

della Congregazione.Il suo era un esempio vissuto in primapersona di dedizione agli altri e allapropria famiglia religiosa. È stato unesempio fondamentale nel mio cam-mino da religioso e oggi da Vescovo.

A proposito di Grand Bassam, cosapuò dirci di questa diocesi? Qualisono le principali problematiche chequesta deve affrontare ogni giorno?Credo sia opportuno parlare di GrandBassam dando una panoramica suquali sono i numeri di questa zona.Su una superficie 8.354 kmq si con-centra una popolazione di 1.475.000abitanti, tra le cui filetroviamo circa 400-500cristiani. I preti in totalesono 122, mentre le par-rocchie sono 45, distri-buite in manieradifforme su un vasto ter-ritorio e ad ognunafanno capo una gran nu-mero di villaggi, con unmassimo di 18 villaggiper un’unica parrocchia.Io come vescovo devospostarmi continua-mente durante tuttol’anno per visite pasto-rali e cresime.Di fatto sono più volte che sono pre-sente sul territorio vicino alle persone,che quelle in cui mi trovo chiuso nellestanze del mio ufficio.

Il resto della popolazione a qualecredo religioso appartiene?Di solito la tradizione popolare suoledire che in Costa d’Avorio la popola-zione è divisa in un 50% di cristiani,un 50% di mussulmani e il 100% dianimisti. La realtà è che la maggio-ranza è composta d’animisti.I cristiani però crescono e ora rappre-sentano il 35-40%, tra il quale circa25% è cattolico. Per fortuna qui la con-

vivenza tra le varie religioni è pacifica.Per gli ivoriani, ma in generale pertutti gli africani, cosa ha più colpitodel carisma orionino?Quello che gli africani consideranomaggiormente del Don Orione è la ca-pacità di focalizzare la sua attenzionesui bisogni dei più poveri, fino alpunto di considerarsi come un tut-t’uno con loro nel nome della caritàcristiana.

Gli orionini e la disabilità in Africa.Come l’hanno affrontata?Nel passato in Africa i disabili eranoconsiderati come esseri maledetti

dagli spiriti e spe-cialmente i bam-bini con gravidisabilità eranochiamati bambiniserpenti ed eranouccisi in qualchemodo. Come nelleFilippine, anchequi in Africa, ilDon Orione haportato la sua at-tenzione per ilmondo dei disabiliaprendo le porte auna vera e propria

rivoluzione culturale finalizzata a di-vulgare nelle menti delle madri l’ac-cettazione dei loro figli disabili espronarle a prendersi cura di loro.

Fuori dall’ambiente religioso, comeha influenzato il carisma orionino ilmondo laico africano?Se dovessi considerare il carisma orio-nino come un albero, potremmo direche i laici appartengono al ramo del-l’azione. Ci hanno aiutato a diffon-dere la carità nei confronti dei piùpoveri, ma anche dei disabili di tuttoil Grand Bassam, anche se facendo an-cora fatica a capire il carisma orionino. Continua…

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dal mondo orionino

A cura di Giuseppe Pallotta SpecialeCOSTA D’AVORIO1

Mons. Raimond Ahoua

NEL PASSATO INAFRICA I DISABILIERANO CONSIDERATICOME ESSERI MALE-DETTI DAGLI SPIRITIE SPECIALMENTE IBAMBINI CON GRAVIDISABILITÀ ERANOCHIAMATI BAMBINISERPENTI…

Radici orionine in AfricaIntervista a Mons. Raimond Ahoua, vescovo orionino di Grand Bassam in Costa D’Avorio.

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Tema centrale era la Speranza.Il primo giorno Don Brendan

Leahy, professore di teologia siste-matica a Dublino, ha tenuto una re-lazione dando una chiave di letturadei 50 messaggi dei pontefici per leGiornate Mondiali di preghiera perle vocazioni. Ha cosìconcluso:«Inutile negare che i lettoridei messaggi sentiranno lapreoccupazione dei Papi.C’è bisogno urgente di vo-cazioni al presbiterato ealla vita consacrata. L’in-vito è una chiamata al-l’azione che è rivolta atutta la Chiesa. Nel 2005 Giovanni PaoloII ha concluso dicendo che i giovani hannobisogno di Cristo ma anche Lui ha avutobisogno di loro. I messaggi rivolgono unaparola personale di speranza a tutti i con-sacrati: offrire la loro testimonianza perso-nale affinché le nostre storie di vocazionesiano segno per tanti. “È bello sapere cheGesù ti cerca, fissa il tuo sguardo…. e diceseguimi” (Benedetto XVI)».Il tema del secondo giorno è stato“ministri di speranza”. Sono state ri-proposte alcune figure bibliche comeGedeone, Mosè, Geremia e Maria diNazareth che hanno vissuto un “pel-legrinaggio di fede” prima di poterdiventare servitori della speranza.Successivamente è stata presentata lafigura del Card. François XavierNguyên Van Thauân, straordinariotestimone che dall’esperienza dellapersecuzione e del carcere vissutocon fede ha insegnato che “speraresi può. Sempre. In qualunque circo-stanza. A qualunque costo”.Nel pomeriggio ci si è messi inascolto di alcuni persone la cui testi-monianza è stata proposta attraversoi video realizzati negli ultimi anni dalServizio per la Pastorale Vocazionale.Un vescovo, un sindaco, una giovane

down consacrata, il regista dei fil-mati, ci hanno aiutato a comprenderemeglio come Dio prenda l’iniziativae “sconvolga” la vita di chi si lasciaraggiungere dal suo amore.La relazione conclusiva di Mons.Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti –

Vasto, ha fatto riflet-tere come la Chiesa ètutta vocazionale.«I giovani cristianiche hanno a che farecon interrogativi vo-cazionali devono es-sere guidati da genteche sia testimone.La vocazione esige

tutta la vita dell’uomo. La speranza ètenuta viva dalla preghiera. È corri-spondenza dell’opera di Dio nella tuavita. Il testimone della vocazione ètestimone di speranza. Abbiamo bi-sogno di una Chiesa fatta di donne

e uomini speranzosi che siano “pri-gionieri di una speranza” che vincala morte e doni senso alla vita.La speranza è qualcosa che viene anoi, è il volto di qualcuno che ci parlae si rivolge a noi».Mons. Forte ha concluso sottoline-ando come la pastorale giovanile e lapastorale vocazionale siano tra diloro strettamente collegate: bisognasuscitare in ogni giovane la certezzache il senso vero della vita si com-prende solo accogliendo il Signoreche è la speranza che non delude, ilfine che orienta i passi del nostrocammino.La messa conclusiva, presieduta daMons. Francesco Lambiasi, vescovodi Rimini, è stata l’occasione per dareil mandato a tutti i partecipanti, enon solo, di diventare testimoni diquella Speranza che, sola, rende bellae gioiosa l’esistenza di ciascuno!

Seguendo lo slogan che ha dato il titolo al Convegno Nazionale Vocazionale, sarà celebratail prossimo 21 Aprile 2013 la 50° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

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dal mondo orionino

Roberto Luciano

Testimoni di SperanzaDal 3 al 5 gennaio alla Domus Pacis di Roma si è svolto il Convegno Nazionale Vocazionale con il tema“Progetta con Dio… Abita il FUTURO – Le Vocazioni segno della Speranza fondata sulla Fede”.

“È BELLO SAPERECHE GESÙ TI CERCA,FISSA IL TUOSGUARDO….E DICE SEGUIMI”

BENEDETTO XVI

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L’evento si è svolto pressoil Collegio “Mater

Dei” di Santiago, allapresenza della Supe-riora provinciale dellePSMC, sr M. MilenaLinco, di sr M. RosannaSachez, incaricata delleMissioni, con la collabo-razione dell’Equipe Mis-sionaria e delle suorerappresentantidi tutte le co-munità della Provincia “N.S. delCarmen”.Questo primo Congresso Missiona-rio per ragazzi ha radunato i giovanidi tutte le età: dai bambini dell’asilo,

fino ai ragazzi delle scuolemedie, provenienti da

tutte le opere educativedella Congregazionedelle PSMC. Con iltema “Tutti in mis-sione” il Congresso èstato un evento che ha

riempito i cuori di ungrande spirito di gioia,

fraternità, unione, servizio,amore, valori fondamentali

per vivere questo bellissimo tempo“missionario”. Come Piccole Suore Missonarie dellaCarità abbiamo voluto trasmetterel’idea che essere “missionare” vuol

dire lasciarsi condurre da Dio, perciòquesto incontro è stato un Suo regalo,una fortuna, un privilegio per tutticoloro che vi hanno partecipato. É nato in noi il desiderio di trasmet-tere a quanti sono intervenuti, l’ideache ogni opera della Congregazionepossa vivere in “missione perma-nente”, idea che è stata proposta at-traverso diverse dinamiche, in treluoghi e momenti diversi a secondadell’età dei partecipanti, i qualihanno formato delle comunità con inomi di: Carità, Verità e Amore. La dinamica del lavoro ha consentitodi dare una risposta alle sfide presen-tate, secondo l’esperienza di ognipartecipante.Ogni piccola comunità è stata gui-data dagli animatori che aiutavano eincoraggiavano il gruppo nel com-pletare il lavoro proposto. I momenti più significativi di questabellissima esperienza sono stati sicu-ramente la Celebrazione Eucaristicadi apertura, partecipata e animata datutti i giovani, le dinamiche, i giochipresentati a cui tutti hanno parteci-pato con grande entusismo e creati-vità, il laboratorio ed in particolare ilmomento dedicato all’Adorazione ealla Santa Messa di chiusura, durantela quale sono stati consegnati i segnidell’invio missionario.È stato un evento vissuto in vero spi-rito orionino, tutto è andato per ilmeglio e con grande gioia e soddisfa-zione possiamo dire che gli obiettiviche ci eravamo proposte sono statiraggiunti, i giovani hanno vissutoun’esperienza “missionaria” pro-fonda che speriamo porteranno alungo nei loro cuori.

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dal mondo orioninoM. Rosanna SanchezResponsabile dell’Equipe Missionaria Provincia “N.S. del Carmen” - Cile (PSMC)

Sulla scia del Convegno Missionario orioninno che si è svolto a Roma nel novembre del 2011, è statorealizzato in Cile, a distanza di un anno, il Primo Congresso Missionario per ragazzi e giovani.

Cile: primo Congresso Missionarioper ragazzi e giovani

Alcune delle ragazze che hanno partecipato all'incontro in Cile

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dal mondo orionino

Enza Falso

“Tutti in missioneper condividere la fede”Annunciato il tema missionario dell’anno 2013

L’anno 2013, da poco iniziato, portatante novità e stimoli di impegno.

È l’Anno della FEDE per tutta laChiesa, come ha proposto il Papa Be-nedetto XVI.Per la nostra Famiglia Orionina, ini-zierà l’Anno Missionario, perché ri-corrono 100 anni dalla partenza deiprimi orionini per il Brasile: 17 di-cembre 1913. Come ogni anno, il Co-ordinamento missionario centrale hastabilito il tema missionario del-

l’Anno 2013:  Tutti in missione percondividere la fede.Come hanno scritto nella loro letteracongiunta i consiglieri generali P.João Batista de Freitas FDP e SuorMaria Noemi Guzzi PSMC, “Il temaha lo scopo di richiamare l’attenzione sul-l’importanza dell’universalità della mis-sione che deve essere considerata al di làdi ogni confine,  vale a dire, la Chiesamissionaria è quella che è ovunque è ne-cessario”.

È consuetudine che la data dellaGiornata Missionaria Orionina siadiversa nelle varie nazioni, come sta-bilito dai Superiori provinciali.La Famiglia Orionina ha un grandenumero di missionari nel mondo, inluoghi di frontiera e di povertà: “biso-gna anche pensare alle risorse economichecon la nostra offerta. Dio è stato generosocon noi. Come condividere o restituire aDio  ciò che Egli ci ha dato?”, scrivonoi due Consiglieri generali.

I religiosi, gli operatori, i volontari e gli ospiti del

Piccolo Cottolengo Don Orione di Maputo in Mozambico

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DonOrione oggi febbraio 2013

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Il Vangelo, le domande della gente

Achille Morabito

Lo scorso mese ci eravamolasciati con un interrogativo

relativo al termine“evangelo” (euanghélion)

del Nuovo Testamento.

L’evangelo nel Nuovo Testamento

Il profeta Isaia,Michelangelo,Cappella Sistina

Prima di rispondere,credo sia importante

fare una brevissima ri-flessione sulla presenzadei termini «vangelo»ed «evangelizzare» nellaBibbia ebraica e grecadell’Antico Testamento,dove il sostantivo «van-gelo» (besorah) “ha sol-tanto valore profano. Manca qualsiasivalore religioso del termine”.

Diversa invece è la si-tuazione del verbo(«evangelizzare»).Esso assume a volte va-lore religioso, e l’uso,specie nel Deutero-Isaia(Box occhiello) ha ac-quistato una rilevanzafondamentale nel pre-parare il terreno al con-

cetto neotestamentario. È a partire daquesti contesti messianici (oltre i testi

già segnalati del Secondo Isaia, ricor-diamo i Salmi 68[67],12; 96 [95,2] e ilprofeta Nahum 2,1) che va compresoil significato di «evangelizzare» nelNuovo Testamento.Quando Gesù risponderà agli inviatidel Battista (Mt 11,4-5 = Lc 7,22), equando predicherà nella sinagoga diNazaret (Lc 4,16-21), attribuirà a sestesso la missione di grazia annun-ciata dagli oracoli di Is 26,19; 29,18-19; 35,5-6; 61,1.

Deutero-Isaia«Deutero-Isaia» o «Se-condo Isaia»: vienecosì chiamato l’autoreanonimo della secondaparte del libro di Isaia(capitoli 40-55).

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Ma in che cosa consiste que-sta «Buona Novella»?

Ricordiamo che per il Deutero-Isaiala buona notiziaper antonomasia èl ’ instaurazionestorica del regnodi Dio. Pertanto laBuona Novella diGesù è l’avventodel regno di Dionella sua persona:le guarigioni e gliesorcismi dimo-strano che il regnodi Dio è presentenella storia (vediLc 7,22 e Mt 12,28),ma esso esige con-versione (“Penti-tevi, perché il regnodei cieli è vicino”[Mt 4,17]). Pertanto, questo«regno di Dio» èGesù stesso, chefa irruzione nellastoria e porta la salvezza definitiva.È questo il grande «Vangelo» cheGesù annuncia agli uomini e che si

identifica con lui medesimo: il Van-gelo è bensì una proclamazione, maè soprattutto una «persona»!. Ecco al-lora che con la presenza di Gesù nellastoria si verifica un fatto del tutto

nuovo: “Gesù non ap-pare semplicementenelle vesti del messag-gero della Buona No-vella, ma anche comel’oggetto del messag-gio stesso”. Ne consegue che iltermine «vangelo»può indicare tanto ilvangelo che Cristo hapredicato (cioè la pre-dicazione di Gesù),quanto il vangelo suGesù (cioè la predica-zione apostolica suGesù). Un esempio:Marco comincia con“Inizio del vangelo diGesù Cristo”.L’espressione grecaIesoû Christoû può es-sere intesa sia come

genitivo oggettivo (indicherebbequindi la predicazione cristiana [cfr.Mc 8,35; 10,29; 13,10; 14,9]), sia come

genitivo soggettivo (in questo caso in-dicherebbe la predicazione di Gesùstesso [cfr. Mc 1,14-15]).

In sintesi

In sintesi: il termine «vangelo» fu im-piegato molto presto nella tradizionecristiana; basta ricordare l’epistolariopaolino, cui appartengono 59 delle 76ricorrenze di euanghélion nel NT.In Paolo in tutti i casi si tratta dell’an-nuncio orale della salvezza di Dio of-ferta agli uomini in Gesù Cristo”.In Marco, cui dobbiamo l’introdu-zione del termine «vangelo» nellatradizione sinottica, il vangelo è piùun evento che un messaggio: è la gio-iosa proclamazione dell’evento dellasalvezza. Questo evento abbracciatutta l’esistenza di Cristo.Perciò, nella concezione del vangelo,Marco si distingue da Paolo, che siconcentra sulla passione e resurre-zione di Cristo. Infatti per Marco,tutta l’esistenza di Gesù, dal batte-simo alla resurrezione, è un vangelo.Da ricordare, comunque, che nei si-nottici la parola «vangelo» indica lapredicazione orale, mai la redazionescritta!

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Il Vangelo, le domande della gentesanti di famiglia

Flavio Peloso

Vangelo di Gesù Cristo“Molti esegeti danno un signi-ficato oggettivo al genitivo«vangelo di Gesù Cristo», cioèla Buona Novella riguardanteGesù. Tuttavia, ci sembra le-gittimo riconoscergli, insiemea Marxen e a molti altri, un si-gnificato soggettivo e ogget-tivo allo stesso tempo: Cristoproclama e si proclama; è allostesso momento vangelo edevangelista, messaggero emessaggio” (Latourelle, 121).Per il significato che «van-gelo» ha negli altri passi diMarco, vedi Aguirre, 117-118.In Mc 8,35 «vangelo» è sino-nimo di Gesù e del suo mes-saggio per il quale bisognaperdere la propria vita.

Qualche numero sui termini «evangelo» ed «evangelizzare»

Nell’Antico Testamento il termine «evangelo» appare nel “Testo Masoretico” soltanto 6 volte e con due significati:1) «lieto messaggio»; 2) «ricompensa per il lieto messaggio.Ne “I Settanta” (la più antica traduzione del testo ebraico e aramaico dell’AT) il termine «evangelo» è tradottouna volta col plurale e negli altri 5 casi col singolare.Più numerose invece sono le ricorrenze del verbo «evangelizzare»: nel Testo Masoretico appare 21 volte col si-gnificato di «annunciare notizie liete»; ne “I Settanta” viene tradotto per lo più con significati diversi: a) annunciodi vittoria sui nemici; b) annuncio cultico delle vittorie operate da JHWH; c) proclamazione della futura salvezzache Dio opererà in favore di Sion.

Nel Nuovo Testamento il sostantivo «evangelo» ricorre nei 12 volte nei Vangeli; in Atti solo 2 volte; nell’epistolariopaolino ricorre ben 59 volte, mentre 1 sola volta ricorre nella I Lettera di Pietro e in Apocalisse.Il verbo «evangelizzare» ricorre nei Vangeli 11 volte; 15 in Atti; nell’epistolario paolino è presente 23 volte; 2 voltein Ebrei e in Apocalisse mentre 3 volte nella I Lettera di Pietro.Infine il sostantivo «evangelista» ricorre solo 3 volte (At 21,8; Ef 4,11; 2 Tm 4,5). Una curiosità: Nel II secolo “il titolo di evangelista, che un tempo indicava un missionario itinerante non apostolo,senza però che questo senso originario divenisse usuale, viene applicato agli autori dei libri dei vangeli” (Wi-kenhauser, 244).

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Lo scorso dicembre 2012, il SantoPadre Benedetto XVI ha ricevuto

in Udienza Sua Eminenza Reveren-dissima il Card. Angelo Amato, Pre-fetto della Congregazione delle Causedei Santi. Nel corso dell’Udienza ilSommo Pontefice ha autorizzato lapromulgazioni di vari Decreti riguar-danti le cause di canonizzazione.Tra di essi vi è il Decreto che riconosce“il martirio dei Servi di Dio RicardoGil Barcelón, Sacerdote, e AntonioArrué Peiró, Postulante, della Congre-gazione della Piccola Opera della Di-vina Provvidenza; uccisi, in odio allaFede, a Valenza (Spagna) nel 1936”.Questo apre ufficialmente il camminoverso la solenne celebrazione dellaBeatificazione che è data per certa al

27 ottobre prossimo, a Tarragona, inSpagna. Avevo incontrato il 17 dicem-bre il Card. Angelo Amato e mi avevaassicurato che era imminente la pro-mulgazione delDecreto riguar-dante i due Mar-tiri orionini.Con mia sorpre-sa e gioia, mi hachiesto informa-zioni anche dellacausa di Don Ga-spare Goggi. È giunto così aconclusione il lun-go iter iniziato a Valencia (Spagna) an-cora nel 1962 e che ebbe per promotoridella raccolta di notizie e di informa-

zioni i nostri Don Lorenzo Nicola eDon Amerigo Bianchi.Negli anni ’70 le cause dei Martirispagnoli furono momentaneamente

sospese da Paolo VI “per mo-tivi di opportunità pastorale”in relazione al clima politico inSpagna.La nostra Causa poté essere ri-presa e ristudiata storicamentenel 1994, per iniziativa di DonIgnazio Terzi.Toccò a me poi, come postula-tore, consegnare gli atti allaCongregazione per le Causedei Santi in Vaticano, il 28 giu-

gno 1999, ed elaborare la Positio rias-suntiva di tutta la documentazione,il 14 giugno 2000.Da questa data si è atteso fino al 28settembre 2010 perché la Positio fossestudiata dal Congresso Teologicodella Congregazione vaticana cheespresse il voto pienamente afferma-tivo in favore del martirio.Successivamente, uguale giudizio diautentico martirio è stato dato daparte della Congregazione dei Car-dinali e dei Vescovi, il 29 ottobre2012.Il postulatore, Don Aurelio Fusi, è incontatto con gli altri postulatori dicause di Martiri spagnoli e con laConferenza Episcopale Spagnola chesta programmando la celebrazionedella Beatificazione a Tarragona, il27 ottobre 2013.Ci rallegriamo che altri due nostriConfratelli, cresciuti alla scuola disantità di Don Orione, siano giuntiagli onori degli altari. Per noi è unappello alla santità e al martirio –Dio non voglia del sangue – madell’abnegazione e del sacrificiodello zelo per il Signore e della caritàper le anime.

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santi di famiglia

Flavio Peloso

Il 20 dicembre, è stato promulgato il Decreto che riconosce come "autentico martirio in odio alla fede"la morte dei Servi di Dio Ricardo Gil Barcelón, Sacerdote, e Antonio Arrué Peiró, Postulante.

I Martiri spagnoli orioninipresto sugli altari

Ricardo Gil Barcelón Antonio Arrué Peiró

NELL’ ANNO DELLA FEDE QUESTO EVENTO SIA PER NOI UN APPELLO ALLA SANTITÀ E AL MARTIRIO

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N. 2

Apresiederla è un Cardinale che, nello svolgi-mento dell’attività a cui il Papa lo hachiamato, diventa il massimo esponente

dell'attività politica e diplomatica della SantaSede. La Segreteria di Stato è il dicastero dellaCuria Romana che più da vicino coadiuva ilPontefice nella Chiesa cattolica e si articola indue sezioni: Affari Generali e Relazioni con gliStati, nonché nell’Ufficio del Protocollo.La sua origine storica risale al XV secondocon la Costituzione Apostolica Non debetreprehensibile.

Era il 31 dicembre 1487.L’incarico è oggi affidato al CardinaleTarcisio Bertone. Benedetto XVI lo hanominato il 15 settembre 2006.Il suo predecessore è stato il Cardi-nale Angelo Sodano, oggi Decano delCollegio cardinalizio, che ha guidatoil dicastero per oltre 15 anni.

SANTA SEDE:SEGRETERIA DI STATO

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CONOSCERELA SANTA SEDE

LA STORIAIstituita il 31 dicembre 1487 con la Costitu-

zione Apostolica Non debet reprehensibile,era composta inizialmente da 24 SegretariApostolici, di cui uno, chiamato Secretarius

domesticus, ebbe posto preminente. Leone Xsuccessivamente stabilì un altro ufficio, quellodel Secretarius intimus, in aiuto al Cardinaleche assunse la direzione degli affari di Stato eper la corrispondenza in lingua volgare, prin-cipalmente coi Nunzi Apostolici. Il Secretarius

intimus, detto anche Secretarius Papae o maior, fu per lungotempo quasi sempre un Prelato, non di rado insignito della di-

gnità vescovile. Soltanto dall’inizio del pontificato di Inno-cenzo X all’alto ufficio fu chiamato un personaggio giàrivestito della porpora e non appartenente alla sua parentela.

Il 19 luglio 1814, Pio VII diede origine alla Sacra Congrega-zione degli Affari Ecclesiastici Straordinari, ampliando la Con-gregazione Super negotiis ecclesiasticis regni Galliarum,istituita da Pio VI nel 1793. San Pio X, con la Costituzione

Apostolica Sapienti Consilio del 29 giugno 1908,divise poi la Sacra Congregazione degli AffariEcclesiastici Straordinari nella forma fissata dalCodex Iuris Canonici del 1917 e stabilì i compitiassegnati a ciascuna delle tre sezioni: la primadelle quali si interessava essenzialmente degli af-fari straordinari, mentre la seconda attendeva agliaffari ordinari e la terza, che fino allora aveva co-stituito un organismo autonomo (Cancelleria deiBrevi Apostolici), aveva il compito di curare lapreparazione e la spedizione dei Brevi pontifici.

Paolo VI, con la Costituzione Apostolica Regimini EcclesiaeUniversae del 15 agosto 1967, in attuazione della volontàespressa dai Vescovi nel Concilio Vaticano II, riformò la CuriaRomana e diede un nuovo volto alla Segreteria di Stato sop-primendo la Cancelleria dei Brevi Apostolici, già terza sezione,e trasformando l’antica prima sezione, la Sacra Congregazionedegli Affari Ecclesiastici Straordinari, in un organismo distintodalla Segreteria di Stato anche se a essa strettamente legato,che assunse il nome di Consiglio per gli Affari Pubblici dellaChiesa.

N. 2

SI TRATTA DI UNO DEGLI ORGANISMI PIÙ IMPORTANTI DELLA SANTA SEDE.LA SEGRETERIA DI STATO HA UN RUOLO FONDAMENTALE NELLO SCACCHIERE

INTERNAZIONALE, RAPPRESENTANDO LA STRUTTURA CHE PIÙ DA VICINO COLLABORACON IL PAPA NELLA GUIDA DELLA CHIESA CATTOLICA.

UNA SORTA DI MINISTERO DEGLI ESTERI VATICANO CHE TROVA LE SUE RADICI NEI SECOLI.

A cura di MASSIMILIANO NICCOLI

Cardinal TARCISIO BERTONESegretario di Stato Vaticano

SEGRETERIA DI STATO, A SERVIZIO DEL PAPA E DEL MONDO

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CONOSCERELA SANTA SEDE

N. 2

Giovanni Paolo II, in data 28 giugno 1988, promulgò la Costi-tuzione Apostolica Pastor Bonus con la quale, riformando laCuria Romana, divise la Segreteria di Stato in due Sezioni: laSezione degli Affari Generali e la Sezione dei Rapporti con gliStati. In tal modo, vennero assicurate, da un lato, l'unicità e,dall'altro, la differenziata specificità del servizio che la Segre-teria di Stato è chiamata ad offrire al Papa. La Segreteria diStato è presieduta da un Cardinale che assume il titolo di Se-gretario di Stato. Primo collaboratore del Papa nel governodella Chiesa universale, il Cardinale Segretario di Stato può es-sere considerato il massimo esponente dell'attività diplomaticae politica della Santa Sede, rappresentando, in particolari cir-costanze, la persona stessa del Sommo Pontefice. Il 15 settem-bre 2006, l’incarico è stato affidato dal Papa al CardinaleTarcisio Bertone che subentrò così al Cardinale Angelo So-dano, oggi Decano del Collegio cardinalizio.

L’ATTUALE COMPOSIZIONE. LA PRIMA SEZIONELa Segreteria di Stato si divide in due Sezioni. La prima èquella degli Affari Generali cui spetta, in conformità degli ar-ticoli 41-44 della Pastor Bonus, di attendere al disbrigo dellequestioni riguardanti il servizio quotidiano del Sommo Ponte-fice sia nella sollecitudine per la Chiesa universale sia nei rap-porti con i Dicasteri della Curia Romana. Cura la redazione deidocumenti che il Santo Padre le affida. Adempie agli atti ri-guardanti le nomine della Curia Romana e custodisce il sigillodi piombo e l’anello del Pescatore. Espleta infine tutto ciò cheriguarda le Ambasciate presso la Santa Sede, vigila sugli organidi comunicazione ufficiali del Vaticano e cura la pubblicazionedegli Acta Apostolicae Sedis e dell’Annuario Pontificio.La prima Sezione è diretta da un Arcivescovo, il Sostituto pergli Affari Generali, coadiuvato da un Prelato, l'Assessore pergli Affari Generali. Al momento, l’incarico è ricoperto da mon-signor Giovanni Angelo Becciu.

I COMPITI DELLA SECONDA SEZIONELa seconda Sezione è invece quella che cura i Rapporti con gliStati. Ha come compito, in base agli articoli 45-47 della PastorBonus, di attendere alle questioni che devono essere trattatecon i Governi civili. Cura, fra l’altro, le relazioni diplomatichedella Santa Sede con gli Stati, ivi compresa la stipulazione diConcordati o accordi similari, e con gli Organismi e le confe-renze internazionali. Ad essa compete inoltre, in stretta colla-borazione con la Congregazione per i Vescovi, la nomina deiVescovi nei Paesi che hanno stretto con la Santa Sede trattati oaccordi di diritto internazionale. Questa Sezione, che trova lasua origine nella Congregazione Super negotiis ecclesiasticisregni Galliarum, istituita da Pio VI il 28 maggio 1793, è direttada un Arcivescovo, il Segretario per i Rapporti con gli Stati,coadiuvato da un Prelato, dal Sottosegretario per i Rapporticon gli Stati, ed assistito da Cardinali e Vescovi. Al momento,l’incarico è ricoperto monsignor Dominique Mamberti.

IL RUOLO DELL’UFFICIO PROTOCOLLOLa struttura si completa con l’ufficio del Protocollo.Esso, oltre ad occuparsi dei rapporti con il Corpo diplomatico,è incaricato delle procedure relative al placet per i nuovi am-basciatori, dell’accoglienza al loro arrivo in Roma, delleprime visite protocollari al Sostituto per gli Affari Generaliper la consegna delle copie delle lettere credenziali e alSegretario per i Rapporti con gli Stati della comunica-zione ufficiale dell’udienza solenne per la presentazionedelle lettere credenziali al Pontefice e di tutte le altre for-malità di rito che riguardano gli altri funzionari diploma-tici accreditati presso la Santa Sede.L’ufficio si occupa, inoltre, delle richieste di visite alSanto Padre, dell’invio di Missioni pontificie tempora-nee o di Inviati speciali.

Città del Vaticano, 11 maggio 2012. Il Presidente Giorgio Napolitano con il Santo PadreBenedetto XVI in occasione del concerto per il settimo anniversario di Pontificato

Relazioni bilateralidella Santa SedeLa Sezione dei Rapporti con gli Stati o Seconda Sezionedella Segreteria di Stato ha come compito proprio di at-tendere alle questioni che devono essere trattate con igoverni civili.La Santa Sede intrattiene relazioni diplomatiche con 179Stati, con l’Unione Europea ed il Sovrano Ordine Militaredi Malta.Relazioni di natura speciale sono intrattenute con l’O.L.P. (Organizzazione per la Liberazione della Palestina).La Santa Sede partecipa, inoltre, a circa 33 differenti Or-ganizzazioni e Organismi Intergovernativi e ProgrammiInternazionali quali ad esempio ONU, FAO, UNESCO, CE,OSCE UNEP, ecc.Da parte sua, lo Stato della Città del Vaticano partecipaa 7 organizzazioni internazionali intergovernative qualiUPU, IGC/CIG ecc.

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UCONOSCERELA SANTA SEDE

N. 2

Un’importante iniziativa politicache coinvolse Don Orionenegli anni Venti fu dedicata alla

Questione Romana e alla Conciliazione.«È un grande dolore per noi cattolici e ita-liani – scriveva Don Orione -, che questabenedetta questione della libertà dellaSanta Sede non venga finalmente risolta.Bisogna che la Santa Sede sia libera, e taleappaia agli occhi del mondo cristiano, inmodo evidente e indiscutibile».Le trattative con varie persone si trascina-vano, inconcludenti, da molti anni.Don Orione ruppe gli indugi e si inserì in un gruppo di studioper la soluzione con Padre Genocchi, Padre Semeria, Don Mi-

nozzi, l’on. Fulvio Milani. Scrisse perso-nalmente a Mussolini, su incarico delCard. Gasparri, una lettera, il 22 settembre1926, per invitarlo a sbloccare la situa-zione: «Lo faccia, Eccellenza, e avràscritto una delle pagine più belle della sto-ria». Don Orione fu contento dei Patti La-teranensi ratificati nel 1929, ma nonesultò più di tanto. «La Conciliazione sidoveva fare – spiegò egli stesso – ma nonin questo modo».I punti deboli della Conciliazione, se-condo Don Orione, riguardavano il tema

della territorialità e quello della salvaguardia dell’autonomiadell’educazione religiosa nelle scuole e nelle associazioni.

Al Capo del Governo Italiano Roma Tortona, il 22 Settembre 1926

Eccellenza, È da tempo che non mi posso liberare da un pensiero; e più prego, più mi torna, sì che mi sembra la voce del dovere. Sono sacerdote, umile figlio della chiesa, disciplinato e obbediente ai Vescovi e al Papa senza reticenze. E sento di essere italiano e cittadino non vile. Scrivo sentendo di non volere, di non cercare altro che il bene delle anime, della religione e della mia Patria. Perdoni quindi, Eccellenza, la libertà. Iddio le ha messo in mano un potere che, forse, nessuno ebbe l’uguale in Italia. E vostra Eccellenza ha fatto molto. Il cielo la conservi a compiere la provvidenziale missione che Le ha dato.Penso che v. Eccellenza, se vuole, può, col divino aiuto, finire l’amaro e funesto dissidio che è tra la chiesa e lo Stato. E umilmente la prego, e come sacerdote e come italiano. Trovi una base ragionevole, e proponga una soluzione. Spetta al Governo italiano stendere nobilmente la mano al vinto. Il santo Padre, che ama di sviscerato amore la nostra, la sua stessa Patria, assicurata la piena e manifesta libertàe indipendenza della S. Sede, sarà certo ben lieto che gli si offra di potere addivenire ad un componimento. E quale forza, quali vantaggi ritrarrebbe l’Italia da una conciliazione! Lo faccia, Eccellenza, e la seguiranno tutte le benedizioni di Dio e le benedizioni e il plauso del mondo cristiano e civile. E avrà scritto una delle pagine più belle della storia.

Con profondo ossequio di Vostra Eccellenza dev.mo servitoreSac. Luigi Orione

I RAPPORTI TRA LA SANTA SEDE E LO STATO ITALIANO

DON ORIONE, LA QUESTIONE ROMANAE LA CONCILIAZIONE

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Origgio è la località che dà la na-scita ad uno dei personaggi più

singolari nella storia dello sport ita-liano. Atene è il luogo in cui il podi-sta riceverà prima il massimo deglionori e subito dopo la più lacerantedelle delusioni.Il lombardo ha la corsa nel sangue,corsa lunga, soprattutto, poiché le suecaratteristiche fisiche, gambe corte epeso in abbondanza, non gli consen-tono altro. Ma quando le distanzemozzano il respiro agli avversari,quando i muscoli nella generalità dei

podisti si riempiono d’acido, l’uomodi Origgio corre con il vento inpoppa. Succede nel 1894, quando traluglio e dicembre si afferma primanella Lecco-Milano, realizzando poi ilprimato mondiale sui 25 chilometrisu pista. Succede ancora nel 1895,quando la vittoria nelle dodici tappedella Milano-Barcellona gli apre leporte alla notorietà internazionale.Ma Carlo Airoldi lega il suo nome so-prattutto all’impresa messa in atto nel1896. L’Italia, salvo Giuseppe Riva-bella, specialista di tiro a segno resi-dente da 15 anni nella capitale greca,è praticamente assente dai Giochi diAtene. La maratona, la gara più at-tesa, è in programma il 10 aprile. Il 28febbraio, Airoldi decide: raggiungeràla Grecia a piedi. Parte da Milano conqualche lira in tasca, un libretto di ri-conoscimento, vari indumenti, tracui (scarpe alla polacca, calze e cal-zoncini corti, una giacca, un berrettoblu e bianco alla marinara, un col-tello), qualche ricambio.La fatica è molta, l’itinerario acciden-tato, gli imprevisti all’ordine delgiorno e della notte. L’uomo deve di-fendersi da attacchi di lupi in unbosco della Iugoslavia, cammina per1.338 chilometri, compie via marel’ultimo tratto verso Patrasso, giungea piedi ad Atene il 31 marzo.Quando il podista giunge nella capi-tale greca la sua impresa è sullabocca di tutti. Incuriosito, il principeereditario vuole conoscere l’atleta ita-liano, gli apre le porte del palazzoreale, gli chiede dettagli della sua af-fascinante avventura e della sua atti-vità sportiva. Incautamente, nella suaingenua esuberanza, Carlo Airoldiparla, parla troppo, rivelando i pic-coli guadagni realizzati nel corsodella carriera agonistica. Il dettagliobuca le mura del palazzo reale,giunge alle orecchie dei dirigenti del

Comitato olimpico internazionale:Airoldi è un professionista, e la par-tecipazione olimpica, legata alla reto-rica del dilettantismo all’epocaimperante, gli viene negata. È unpeccato, una medaglia sarebbe stataalla sua portata, così come il temporealizzato dal vincitore della mara-tona, il greco Spiridon Louis.Il podista si consolerà vincendo nu-merose gare in Italia, in Francia, inSvizzera, cercando successi e guada-gni anche in sud America. Torneràinfine in Italia, dove morirà, nel 1929,a Milano. L’impresa del podista lom-bardo avrà una curiosa appendice,quando Bruno Bonomelli, bresciano,giornalista e storico di sport, vorrà ri-percorrere negli anni Sessanta l’itine-rario di Airoldi, partendo da Milano,in direzione di Trieste e poi di Ra-gusa, sulla sua Mercedes, in compa-gnia della moglie Rosetta. L’impresariuscirà, e il giornalista ne farà reso-conto affascinante. Ma a metà stradadovrà fare a meno della compagna:esausta per le difficoltà e le lungag-gini del viaggio, la signora Bonomellifarà rientro a Brescia. In treno.

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angolo giovani

Augusto FrascaUomini e Imprese

Carlo Airoldi, 1.338 chilometridi corsa, da Milano ad AteneIl racconto su Carlo Airoldi hainizio ad Origgio il 21 settembre1869 e si chiude in pratica adAtene, nel 1896, alla vigilia dellapartenza nella prima maratonadei Giochi olimpici moderni.

Carlo Airoldi in una immagine di fine Ottocento

Spiridon Louis, pastore di Maroussi, vincitore dellamaratona ai primi Giochi olimpici moderni

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Sorprende il fatto che decine di mi-gliaia di ragazze e ragazzi siano

venuti a Roma da tutta Europa, no-nostante la crisi.Ci sono decine di testi che parlanodello spirito ecumenico di DonOrione, nei quali il Fondatore dellaPiccola Opera della Divina Provvi-denza parla di “un solo ovile e un soloPastore” in prospettiva di un’unionecon i “fratelli separati”. Don Orionechiedeva ai suoi figli spirituali i sacri-fici e le preghiere per arrivare “allaprimitiva unità della Chiesa”.In questa luce non meraviglia che lasegreteria operativa dell’incontro or-ganizzato dalla Comunità ecumenicadi Taizé sia stata ospitata dalla Par-rocchia orionina di Ognissanti nelquartiere Appio, che ha rappresen-tato per Frère Marek Durski ed altriFratelli di Taizé la base operativa

dove poter incontrare tutte le Parroc-chie della Città ed organizzare l’in-contro e l’accoglienza.Colpisce molto il fatto che l’incontroabbia proposto “solo” temi e conte-nuti fondamentali, ma in effetti acreare l’atmosfera sono stati i giovanicon la loro sensibi-lità ed i loro ta-lenti. I giovaninon avevanomolte pretesee contavano suun qualsiasi alloggioche li ospitasse. I Fratellidi Taizé hanno chiesto ospitalità intutti i luoghi possibili.Si prevedevano 35.000 partecipanti,ma ne sono arrivati 40.000.Quello che conta è lo spirito di frater-nità tra persone, per creare la comu-nione nella ricerca di ciò che unisce.

Fr. Alois ha detto: “Nessuno deve preoc-cuparsi di non poter accogliere nell’abbon-danza: semplicità e necessità d’improv-visazione ridestano la comunione, inveceche impedirla”. Con questi gesti i Fra-telli di Taizé un’altra volta mostrato ilvero volto di Dio. Dio è colui che

vuole bene a tutti, che in-vita ciascuno a lasciare ipropri interessi da parte,per intravedere i bisogni

degli altri e aiutarli per-ché si trovino a proprioagio.

Il tema dell’incontro è stato incentratosulla vita interiore e sulla solidarietànella famiglia umana. I giovani chevenuti da tutta Europa e da altri con-tinenti, hanno voluto e cercato dicamminare su sentieri di fiducia: fi-ducia tra le persone, tra i cristiani, tra

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angolo giovani

Silvestro Sowizdrzal

Il fenomeno di TaizéLa comunità di Taizé, in collaborazione con il Vicariato di Roma, ha organizzato nella capitaledal 28 dicembre 2012 al 2 gennaio 2013, un incontro europeo di giovani. Questa è stata una nuovatappa del “pellegrinaggio di fiducia sulla terra“ cominciato da frère Roger 35 anni fa.

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angolo giovani

i popoli e fiducia in Dio. Hanno nelcuore un desiderio di pace, di appro-fondimento della fede, di impegnosociale per il bene di tutti.I Fratelli di Taizé non sono molti, mahanno grande esperienza di convi-venza tra le diverse confessioni ospi-tando a Taizé centinaia di migliaia digiovani durante l’anno, per cui sannoche l’umanità può essere felice solose ha alla base una fede coerente inun Dio che ama nel quotidiano e nonsolo a parole. A questi incontri sonosensibili in modo speciale le giovanigenerazioni. Percepiscono chiara-mente dov’è l’ambiente che valorizzadando spazio a ciascuno, per stare in-sieme e sentirsi felici, perché amatidal Signore.In un mondo in cui preoccupano iconflitti causati dall’egoismo deipochi che fanno pesare il loro poteresui deboli e tendono a prevalere suglialtri per dominarli, facendo molte in-giustizie, le migliaia di giovani checondividono la spiritualità di fra-terna accoglienza indicano al mondoche il cammino della felicità non vaper vie di esclusione, ma di invito edintegrazione di ciascuno.

L’Europa da alcuni anni sta vivendoun periodo di confusione, si avvertesempre più la difficoltà nel trovareuna sintesi vitale per il mondo dioggi. La società europea e la cosid-detta mentalità occidentale stannovivendo un profondo smarrimentoche pone serie domande sulla loroidentità. Mai come oggi si è avutacosì chiara la coscienza della dignitàdell’uomo, del suo valore e il sensodi giustizia. Ma nel cercare e dare lerisposte concrete, spesso prendono ilsopravvento le nostre incoerenze chesi esprimono con una diffusa insuffi-cienza e non sono in grado di gestirela vita sociale.

Tutti crediamo che Dio vuole bene aogni persona, ma ci sono nel mondomolti che usano il suo nome perescludere gli altri; tutti siamo inna-morati della bellezza del sorrisodegli innocenti, ma d’altra parte li sa-

crifichiamo sull’altare della cosid-detta “libertà umana”.Abbiamo una grande nostalgia del-l’infanzia, del calore familiare, dellamamma che capisce tutto e aspetta,sempre pronta, a stringerci al suocuore, ma ai bimbi che vengono dopolo vogliamo negare del tutto o pen-siamo di offrire un surrogato di com-portamenti delle persone che liabbracceranno, perché avranno talecapriccio. Poi, troppo spesso succedeche questo abbraccio viola anche l’in-timità affettiva del piccolo.Forse sarebbe meglio, anziché inve-stire nelle armi, promuovere la pace,

invece di scervellarsi nell’inventare inuovi “droni” militari e altri ordignipiù sofisticati, usare meglio il genioumano per il dialogo con le varie so-cietà. I percorsi sono molti e c’è tantoda fare in questo senso.Forse i migliaia di giovani che neigiorni scorsi si sono ritrovati a Romaper partecipare al “pellegrinaggio difiducia sulla terra” sapranno ispirarequalcuno con più genialità a dare unbuon contributo per rendere la no-stra società più felice…I fratelli e i giovani di Taizé propon-gono un passo pur piccolo, ma si-curo!

“È la quarta volta che tenete un Incontro europeo a Roma.In questa occasione, vorrei ripetere le parole che il miopredecessore Giovanni Paolo II aveva detto ai giovani duranteil vostro terzo Incontro a Roma: «Il Papa si sente profondamenteimpegnato con voi in questo pellegrinaggio di fiducia sulla terra…Anch’io sono chiamato ad essere un pellegrino di fiduciain nome di Cristo» (30 dicembre 1987)”.

Dal discorso del Santo Padre Benedetto XVIai giovani in occasione del 35° incontro europeo

Taizé è una comunità cristiana ecumenica fondata nel 1944 da un prete svizzero, FrèreRoger. Lo spirito che ha sempre animato il fondatore della comunità di Taizé, ucciso dauna squilibrata il 16 Agosto 2005, è stato quello della condivisione e della comunione,innanzitutto fra le varie confessioni cristiane: proprio l’ecumenismo è la caratteristicaprincipale di questa comunità, ciò che la rende diversa da tutte le altre comunità cristiane.Nel minuscolo paesino di Taizé, dove ha sede la comunità, per tutto l’anno migliaia digiovani da tutto il mondo si ritrovano per meditare e pregare: infatti l’altra caratteristicapeculiare di questa comunità è il forte legame con i giovani, interlocutori privilegiati dellalogica ecumenica, che dà molto più peso agli elementi di unione che non a quelli di divi-sione. È ovvio quindi che una visione simile sia più vicina a noi giovani, specie europei.

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22Luigi Piotto

Si era verso la fine di agosto 1992.Il Direttore provinciale di allora, il

compianto Don Belisario Lazzarin,non mi lascia nemmeno il tempo dipensarci, riflettere, informarmi…Riesco solo a replicare: « Ma cosa civado a fare in Madagascar? Sto’ così benequi a Chirignago». «Proprio per questoho pensato a te » mi risponde pronta-mente, «andrai a fare quello che stai fa-cendo qui, a prenderti cura di ragazzi egiovani disabili che in Madagascar ce nesono, eccome, specialmente nelle cam-pagne, anche se non si vedono troppo per-chè li tengono in casa, quasi nascosti,senza alcuna cura particolare, senza is-truzione…».

Poi mi parla del suo progetto a favoredei disabili in Madagascar, creare unastruttura che li possa accogliere e cu-rare dal punto di vista medico-igie-nico-alimentare, offrire un minimo diistruzione di base e soprattutto aiu-tarli a diventare sempre più autosuf-ficienti imparando qualche lavorettosemplice adatto a loro. Si, proprioquello che stavo facendo da sei anniall’Istituto Don Orione di Chirignago.Non potevo dire di no. E il 12 ottobre1992, assieme a mio fratello don Tar-cisio, l’arrivo in Madagascar con nelcuore un sogno da realizzare. Desti-nazione Antsofinondry a 10 chilome-

tri dalla Capitale Antananarivo, doveda pochi anni la Congregazione diDon Orione ha aperto un piccolo se-minario e presta la cura pastorale delDistretto parroc-chiale della zonacomprendente 16parrocchie sparsesu un raggio di 25-30 km.

Ma è proprio veroche «l’uomo pro-pone, e Dio dispone».Infatti dopo i primimesi per imparareun po’ di malgas-cio, sono stato no-minato parroco del nostro Distrettoparrocchiale. «Provvisoriamente» miassicurò il Provinciale. Un «provviso-riamente» durato… 15 anni! E così ilprogetto per i disabili rimase chiusonel cassetto dei sogni, preso com’erotra mille impegni ed attività: cate-chesi, formazione, Messe, Battesimi,Matrimoni, Sacramenti, incontri coni consigli pastorali e gruppi parroc-chiali, visite alle famiglie, le attivitàsociali, gli ammalati, i poveri e il tuttosempre moltiplicato per 16, quante leComunità cattoliche componenti ilDistretto.E inoltre l’impegno per dotare ogni

singola parrocchia della propriascuola. Con l’aiuto di tanti amici econ le «Adozioni a distanza», le 4scuole elementari già esistenti sono

aumentate dianno in anno di-ventando 16, cuisi sono poi ag-giunte 6 scuolemedie e un liceo.Per un totale dipiù di 4.000alunni che pos-sono anche usu-fruire delle mensescolastiche apertein tutte le scuole.

Nel frattempo con gli amici di Chiri-gnago abbiamo incominciato a met-tere nero su bianco, disegnando unabella e ampia casa per l’accoglienzadei disabili, preparando un preven-tivo di spesa, cominciando a cercarechi poteva darci una mano alla suarealizzazione. Poi improvvisa la crisifinanziaria che colpisce l’Italia e l’Eu-ropa e porta alcuni amici, che già ave-vano promesso il loro sostegno, achiederci di avere pazienza e spettaretempi migliori. Tre anni fa di ritornoin Italia per problemi di salute checon gli anni incominciano a farsi sen-tire, quando ormai pensavo di fer-

Un sogno lungo 20 anni«Preparati, che a metà ottobre vieni con me in Madagascar».

Il Centro polifunzionale diAntsofinondry in Madagascar

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DOPO I PRIMI MESISONO STATO NOMINATOPARROCO DEL NOSTRO DI-STRETTO PARROCCHIALE.«PROVVISORIAMENTE»MI ASSICURÒ IL PROVIN-CIALE. UN «PROVVISO-RIAMENTE» DURATO…15 ANNI!

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marmi, anche perchè quel sognosembrava destinato a rimanere tale,improvvisamente il Superiore gene-rale Don Flavio Peloso mi fa sapereche l’Associazione Una voce per PadrePio era pronta a finanziare tuttal’opera, ma si doveva procedere allaposa della prima pietra entro sei-nove mesi. Non potevo tirarmi indie-tro proprio ora, perchè certi sogninon ritornano due volte. Ho chiestoalla mia schiena bisognosa di curemediche di tener duro ancora perqualche anno.Per la posa della prima pietra eranopiù di 600 i giovani e adulti arrivatida tutto il Distretto, muniti divanghe, badili e cariole, per scavarele fondamenta della nuova casa.

E finalmente il 20 ottobre scorso,l’inaugurazione della Maison de CharitéPadre Pio, alla presenza dell’Arcives-covo della Capitale, Mgr Odon MarieArsène Razanakolona, del Superiore

generale, dei responsabili dell’Associa-zione Una Voce per Padre Pio, delle au-torità civili, religiose e militari esoprattutto di tanti amici italiani e mal-gasci felici di veder realizzato quelsogno iniziato20 anni fa: intutto 18 stanzesu una superficedi circa 1.400 m2

con ampi spaziverdi e un giar-dino centraleche si apre sullacappella e illungo porticato.

La struttura sipresenta comeun centro puli-funzionale chepotrà offrire variservizi: ambulatorio e dispensario,cure dentistiche, stanze per la rieduca-zione e riabilitazione, servizi e docce,

aule scolastiche, laboratori per attivitàmanuali, cucina e refettorio, direzione,stanze per insegnati e volontari. E cosìoltre ad accogliere ragazzi e giovani di-sabili cui offrire varie possibilità di svi-

luppo psico-fisico,il Centro saràaperto anche aquanti all’intornohanno bisogno dicure mediche oriabilitative, genteche voglia fare l’es-perienza del vo-lontariato, gruppiche volessero usu-fruire dei varispazi interni ed es-terni per incontri,formazione, ritirispirituali ecc.

Abbiamo attrezzato adeguatamente ivari locali, perchè a metà gennaio sisono aperte le porte per accoglierequelli che Don Orione chiamava «i no-stri padroni». Sono già una quarantinai ragazzi e giovani disabili che fre-quenteranno quotidianamente le varieattività del Centro, mentre un’altratrentina, specialmente bambini sotto isette anni, saranno curati dal punto divista medico e riabilitativo con incon-tri settimanali seguiti direttamente damedico e fisioterapista.Potrebbero essere di più, ma permolti il grosso problema sono la di-stanza e la povertà. Ci sarebbe biso-gno di un mezzo di trasporto, comeun pulmino, che possa andare a pren-dere e poi riportare i più lontani.Inoltre è difficile chiedere una qual-che retta mensile a famiglie povereche fanno già fatica a assicurarsi ilpasto quotidiano.Si potrebbe pensare a speciali ado-zioni a distanza per questi ragazzi bi-sognosi di tutto. «Siete voi la bancadella Divina Provvidenza » diceva DonOrione ai benefattori dei «suoi pa-droni». L’esperienza dell’amore diGesù ci spinga a condividere i fruttidi tale amore a chi ne ha più bisogno.

SONO GIÀ UNA QUARAN-TINA I RAGAZZI E GIOVANIDISABILI CHE FREQUENTE-RANNO QUOTIDIANA-MENTE LE VARIEATTIVITÀ DEL CENTRO,MENTRE UN’ALTRATRENTINA, SPECIALMENTEBAMBINI SOTTO I SETTEANNI, SARANNO CURATIDAL PUNTO DI VISTAMEDICO E RIABILITATIVO

Antsofinondry ,20 ottobre 2012. Mons. Odon Marie Arsène Razanakolonabenedice la Maison de Charité Padre Pio con lui Don Luigi Piotto

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4 settembre - 4 dicembre 2012:3 mesi trascorsi a Boumbouaka(Togo) tra i bambini del VillaggioPadre Pio nel Centro Don Orione.

Spinte da diverse e personali moti-vazioni, ci siamo messe in viaggio

e siamo partite preparando un baga-glio pesante perché colmo di sogni,desideri, attese e anche non pochepaure. Le nostre precedenti espe-rienze in terra d’Africa, che per noi ri-mane il posto più bello dove ascoltareil proprio cuore, e l’esperienza lavo-rativa maturata al Centro Don Orionedi Seregno, ci hanno aiutato nella re-lazione con i bambini disabili delCentro, anche se ciò di cui hanno bi-sogno non richiede professionalitàma amore e attenzione che ciascunodi noi sa e può dare. Un’esperienzaunica e impossibile da far compren-dere fino in fondo a chi non l’ha vis-suta da protagonista.Come si può spiegare che quandochiudiamo gli occhi rivediamo quelledistese immense di verde, terra rossa,dove lo sguardo si perde e il nostrocuore ritrova quella pace data da quelsilenzio che tutto avvolge? Sotto quel

bellissimo cielo africano, dove tuttotrascorre tranquillamente, dove nonc’è stanchezza di esistere, doveognuno si può sentire a casa quei tremesi sono strascorsi tranquillamente,riempiti da tanti bellissimi sorrisi,gioiose grida, giochi e tanto, anzi tan-tissimo da fare. Sono state settimane intense dove iltempo a volte sembrava non trascor-rere mai ed è stata proprio questa labellezza, dove i giorni non erano fattida istanti che scorrono e che non po-trai più riprendere, ma da un im-menso album di ricordi che potraisempre sfogliare e ogni volta che loguarderai potrai sempre ricordare leemozioni vissute.È meraviglioso ridere, parlare, gio-care, pregare, insegnare, cantare, im-boccare, lavare, vestire, assistere,spingere carrozzine, accogliere tra leproprie braccia, dividere intere gior-nate, serate, notti e albe con questipiccoli amici. Tutti e quarantacinquetra bambini e adolescenti, ognunocon la propria piccola splendida luce,che riempie di gioia chiunque li in-contri e fa sciogliere anche i cuori piùduri, ci hanno dato molto e in cambionon ci hanno chiesto nulla di più di

essere ciò che siamo, senza pretese,desiderando in cambio solo ciò chepotevamo dare: una semplice ca-rezza, un abbraccio, un bacio, unascolto.Bambini anche loro capricciosi comei nostri, che vogliono a tutti i costiaiutarti e si stupiscono davanti aduna lavatrice in funzione, che vo-gliono abbracciarti, una caramella, unbiscotto ma che poi si accontentanodi poco; che mai si rifiutano di aiutareil loro piccolo amico nel bisognoanche accompagnandolo ai servizi,imboccandolo o semplicemente chie-dendo perché il loro amico non stabene, che cosa ha e che cosa possonofare per aiutarlo; che con te hannotrascorso intere giornate a controllarePrince che scappa e vuole sempre esolo mangiare affiancandolo nel suoscorrazzare per il Centro onde evitareche si faccia del male e chiedendoti,con il loro sguardo intenso perché tu,bianco che hai tutto, sei a volte piùtriste di loro.Ragazzini e ragazzine che ti si affe-zionano e che ti chiedono di restareperché hanno bisogno di qualcunoche li ascolti e che sia imparziale neldare loro un consiglio, anche sehanno le loro “mamme” – dipendentidel Centro - che li accudiscono con at-tenzione e cura, e le suore che perloro si danno da fare in tutto, o glistessi loro amici sacerdoti, i semina-risti che sì, hanno il loro ruolo istitu-zionale, ma sono anche Padri,Fratelli, Confidenti.E quando è il momento di partire nonsi può non pensare al giorno in cui siritornerà qui e dare questa speranzaai bambini che con te sono “arrab-biati” perché torni a casa in Italia,come se fosse il posto più bello dovevivere. E nell’attesa, le fotografie, imimi dei bambini aiuteranno a nonfare affievolire il ricordo di questoCentro dove lo spirito di Don Orioneè forte e percepibile ovunque.E la nostra parola “magica” per nondimenticarli resta TAGU!

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Enrica ed Ilaria

I saluti dei bambini della missione di Boumbouaka e di Enrica.

Sotto il cielo africano di Boumbouaka

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N O T I Z I E F L A S HDAL MONDO ORIONINO

in b reve

TorinoINCONTRI FORMATIVIPER IL MLO

Costa D’AvorioTRE NUOVI DIACONI NELLA VICE-PROVINCIA“NOTRE DAME D’AFRIQUE”

Domenica 23 dicembre 2012 Mons. Raymond AHOUA, vescovo orionino di Grand Bassam ha ordinatonel Santuario “Notre Dame de la Guarde” a Bonoua cinque nuovi Diaconi, tre orionini e due stimmatini.I nuovi diaconi sono: Germain Djarba, Adolphe Mafamba e Jules Atabre. La celebrazione ha radunatomolti Religiosi della Famiglia Orionina che ormai in Africa sta diventando grande. Presenti anche i fami-liari dei religiosi stimmatini e una grande folla di amici, parenti e fedeli delle parrocchie di stage diaconaledei festeggiati. Mons. Raymond, prendendo spunto delle letture della IV Domenica d’Avvento, ha ac-cennato al concetto di servizio. “I Diaconi - diceva Mons. Raymond - sono chiamati a un doppio servizio:il servizio della Parola e il servizio dei fratelli, sull’esempio della Madonna che dopo aver detto “Eccomila serva del Signore”, si è offerta a servire sua cugina Elisabetta che era incinta da 6 mesi”.“L’essenziale di ogni vocazione cristiana - ha aggiunto Mons. Raymond - è il dono di sé”.

Nell’ambito degli incontri formatividel MLO si è svolto il 15 dicembre 2012nella Parrocchia “S. Famiglia di Naza-ret”, l’incontro dedicato al tema dellapromozione vocazionale. Il Consiglieregenerale Don Silvestro Sowizdrzal, in-vitato dal Coordinamento torinese delMLO, ha presentato il tema della pro-mozione vocazionale toccando diversiaspetti del tema. Il primo punto trat-tato è stato quello della sensibilizza-zione dell’ambiente per far capire chela vocazione consiste non tanto nellerinunce fatte per lo stato di vita consa-crata o per il sacerdozio, quanto nellarisposta al dono dello Spirito Santo of-ferto per il bene della Chiesa.Il Consigliere ha illustrato come questotema riguarda tutti i fedeli: i laici, i sa-cerdoti e i consacrati. Nel terzo puntoDon Silvestro ha spigato che i cristianihanno il compito di accogliere questodono dello Spirito Santo e di crearecondizioni che favoriscano il discerni-mento, la scelta e l’accompagnamentodella crescita della vocazione.L’incontro, a cui hanno partecipato 35persone, si è concluso con la propostadi fare un progetto pastorale che coin-volgerà tutti i componenti della Parroc-chia nella preghiera e nell’impegnoper le vocazioni.

GenovaNATALE DIDON ORIONE ALPICCOLO COTTOLENGO

Continuando una tradizione di DonOrione, anche nel 2012 Don Flavio Pe-loso ha celebrato il Natale con lagrande famiglia del Piccolo CottolengoGenovese.23 dicembre 2012. Don Orione era so-lito celebrare il Natale con Ospiti, Con-fratelli, Suore e Amici del PiccoloCottolengo Genovese. Anche lo scorsoanno è stato celebrato questo impor-tante appuntamento.

Reggio CalabriaFESTA MULTIETNICADELLA BEFANA

Così come si definiva Don Orione "misento come un carbone acceso", anchenoi a Reggio Calabria siamo carboni ac-cesi. È un susseguirsi di iniziative bene-fiche nel nome del nostro Fondatore.Infatti il 6 gennaio abbiamo organizzatola befana multietnica per i bambini po-veri della parrocchia e della città.Una festa aperta a tutte le religioni e po-poli quella che, nella tradizionale ricor-renza della Befana ha accolto unaottantina di bambini accompagnati daipropri genitori, per un messaggio uni-versale all'insegna dei valori della fratel-lanza, solidarietà ed integrazione frapersone di Nazionalità diversa. Con que-sto spirito il MLO ha organizzatol'evento con la partecipazione di diverseAssociazioni. La comunità del DonOrione di R. Calabria, ha vinto, inoltre, ilconcorso cittadino dedicato ai presepiparrocchiali dal tema "La Capanna nelPresepe".

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Il documento nella versione tipicaitaliana, promulgata dal Superiore ge-nerale Don Flavio Peloso, è uscita in oc-casione della Solennità della BeataMaria Vergine “Madre della DivinaProvvidenza”.“Le Costituzioni sono lo specchio in cuipossiamo riconoscere e curare i tratti delnostro volto di religiosi orionini – hascritto nella presentazione di questanuova edizione Don Flavio Peloso, –perché manifestano autorevolmente lavolontà di Dio al quale vogliamo corri-spondere con fedeltà. Esse esprimono lavolontà della Chiesa che, con la sua au-torità, ci affida questa regola sicura divita. Esse ci trasmettono lo spirito e la pe-dagogia di Don Orione per vivere il cari-sma di speciale amore al Papa, allaChiesa e alle Anime, mediante la carità”.La nuova versione delle Costituzionicomprende alcune modifiche rispettoall’edizione precedente del 1988 che, asua volta, integrava nel testo del 1982alcune direttive del nuovo Codice diDiritto Canonico (1983).

MessicoIL PICCOLO COTTOLENGO HA UNA NUOVA VISIBILITÀ WEB

Sono state le Feste di Natale a dare l’occasione al “Pequeño Cottolengo” messicano di Amecamecadi lanciare il suo sito WEB: www.cottolengoamecameca.org. Il sito è molto semplice ed essenzialenella sua struttura, facile da navigare. Con pochi clic il visistatore riesce a trovare tutte le informazionipiù importanti sulla struttura e sulle sue attività. Il Piccolo Cottolengo messicano è gestito dai religiosiorionini proveniente dall’Argentina. Attualmente risiede ad Amecameca P. Mario Ramón Zacarias, P.Andrés Américo Ruiz e il Ch. Abel Isidro Olmedo Riveros. Gli orionini sono presenti in Messico anchea Nezahualcoyotl, dove lavora P. Eduardo Daniel Pasteris, P. Ricardo Paredes Espinoza, Fratel JoséRamón Almiron Barrientos e il Ch. Fernando Javier Guevara.

Curia GeneraleNUOVA EDIZIONEDELLE COSTITUZIONIE NORME DELLACONGREGAZIONE

UcrainaLA VISITA DEL CONSIGLIERE PROVINCIALEALLA COMUNITÀ DI L’VIV

Nei giorni 6-11 gennaio don Aurelio Fusi, consigliere della Provincia “Madre della Divina Provvidenza”(Italia), incaricato per l’ “Area missioni”, ha visitato la nostra comunità di L’viv (Leopoli). Sono stati anzi-tutto giorni di festa, qui si celebravano infatti le festività natalizie 2013, e di serena fraternità. Don Aurelioha così condiviso con i confratelli, i giovani aspiranti, i due amici disabili e la comunità parrocchiale imomenti salienti del Natale in rito orientale partecipando alle iniziative liturgiche e non programmateper l’occasione. C’è stato anche il tempo per esaminare il progetto comunitario.Una particolare attenzione è stata rivolta alle proposte riguardanti il consolidamento e l’espansione(soprattutto ad Est) dell’ “Opera Don Orione” in Ucraina e al piano di pastorale vocazionale. Don Aurelioha visitato anche il cantiere dove proseguono i lavori di costruzione del monastero (Santi Pietro e An-drea) e della casa-famiglia per giovani disabili (Cafarnao). Le giornate di permanenza in Ucraina sisono concluse con l’escursione al monastero studita di Univ.

Istituto Secolare OrioninoINCONTRO DI FORMAZIONE PERMANENTE

Si è svolto dal 3 al 5 gennaio 2013 l’incontro di di formazione permanente per le Consacrate italiane. Giovedì 3 gennaio sono stati Don Eldo Mussoe Don Enrico Casolari, rispettivamente assistenti spirituale generale e regionale dell’ISO, ad offrire temi di formazione e di attualità. Il venerdì 4gennaio lo hanno trascorso interamente nella Curia generale. Don Flavio Peloso ha tenuto loro una conferenza con indicazioni di vita secolare nelcontesto dell’Anno della fede e del recente Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione. Dopo il pranzo si sono riunite in gruppi, verso sera la Messa e lacelebrazione dei Vespri assieme alla comunità della Curia. L’Istituto Secolare Orionino è la componente laicale e secolare (“nel mondo e con i mezzidel mondo”) della vita consacrata della Famiglia Orionina. Sono organizzati in Gruppi locali (non vivono in comunità) e Gruppi regionali (Italia,Brasile, Argentina, Polonia...) e hanno il loro Consiglio generale con la Responsabile generale, attualmente Rita Orrù. Hanno come assistente spiritualegenerale P. Eldo Musso e per l’Italia Don Enrico Casolari.

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dicembre 2012DonOrione oggi

Borgonovo (PC)FESTA DELL'EPIFANIA CON BENEFICENZA

Nella serata di sabato 5 gennaio 2013 si è celebrata a Borgonovo (PC), la ventiduesima edizionedella Festa della Befana, come da sempre, a scopo benefico. Quest’anno la beneficenza è stata de-stinata principalmente alla Chiesa Parrocchiale di Rivara gravemente danneggiata dal terremotodello scorso aprile. Il paese di Rivara, si trova nel modenese, poco lontano da Finale Emilia dove ungruppo di Ex Allievi di quella zona, sta operando per la ricostruzione degli edifici colpiti dal sisma.I laici Ex allievi di Borgonovo, proprio durante la serata della festa hanno consegnato al Presidentedegli Ex Allievi di Finale, una buona somma di denaro da utilizzare per la ricostruzione della Chiesadi Rivara. Questa particolare iniziativa ha dato un valore aggiunto alla bella manifestazione borgo-novese della befana ed è stata molto apprezzata dalle trecento persone presenti all’evento.

Regno UnitoLE VISITE DELSUPERIORE DELEGATOALLE CASE

Fr. Malcolm Dyer, Superiore delegatodella Delegazione Missionaria Motherof the Church, nel dicembre scorso havisitato le Case del Regno Unito.La visita è cominciata in Irlanda. A Du-blino, Fr. Malcolm ha potuto parteci-pare al “Rosary Rally”, cioè alla festadell’Immacolata con una processione,durante la quale si recita il Rosario, ac-compagnato dai canti e le successivepreghiere in silenzio. La celebrazione siè conclusa con un’adorazione e la be-nedizione di Gesù presente nel Santis-simo Sacramento. Alla fine, i Religiosi diDon Orione, animati da Fr. John CarmelPerrotta, hanno offerto a tutti un’agapefraterna con una minestra calda.Il Delegato si è poi recato a Londra,dove si è svolto il “General Meeting”dei Religiosi membri della Charity“Sons of Divine Providence”, che haavuto lo scopo di prendere decisioni inmerito al futuro delle Case della Dele-gazione nel Regno Unito.

BrasileORDINATO SACERDOTELAÉRCIO SOARESDOS SANTOS

Il diacono Laércio è stato ordinatosacerdote il 21 dicembre nella sua cittàdi origine, Espinosa (MG, Brasile). Il gio-vane Religioso è da alcuni anni missio-nario in India, attualmente lavora aWarangal. L’ultimo periodo, lo ha tra-scorso in preparazione dell’ordina-zione, con un corso di esercizi pressol‘Eremo di Sant’Alberto di Butrio (Italia)e in Curia Generale. Per l’evento del-l’ordinazione è andato in Brasile il Dia-cono indiano Sethon Chandran.La gioia dei familiari si è unita a quellae degli amici e dei parrocchiani. Dopoun breve soggiorno in Brasile, Don La-ércio tornerà in India.

PSMCINAUGURATO L’UFFICIOMISSIONARIO ORIONINO

Il 30 dicembre 2012 la Superiora generale MadreM. Mabel Spagnuolo ha inaugurato, con la Benedi-zione impartita da Don Sylwester Sowizdrzał (FDP),alla presenza delle suore della comunità della Casagenerale e della Casa provinciale “Mater Dei”, l’UfficioMissionario Orionino per i Progetti e lo Sviluppo, dicui sarà Responsabile sr M. Bronislawa Smoter. L’Uf-ficio si occuperà dei progetti provenienti dalle varieProvince dell’Istituto e dalle missioni.

RomaL’INCONTRO NATALIZIOCON I GIOVANI DELLECASE DI FORMAZIONE

Come da tradizione, i Chierici del-l’Istituto Teologico di Monte Mario coni loro Formatori il 20 dicembre si sonorecati Curia generale per fare gli au-guri al Superiore generale e ai Religiosidella Casa . Ogni volta che ci si incontraper scambiare gli auguri, si osserva chela Comunità diventa sempre più inter-nazionale, mostrando sempre di piùl’universalità della Chiesa.È stato proprio questo l’aspetto che hasottolineato il Superiore generale, pre-siedendo la Novena del Natale. DonFlavio Peloso ha evidenziato che è lagrazia del Signore Gesù nato in mezzonoi che continua ad essere presentenella Chiesa e sulla terra, dando comeuno dei frutti proprio l’unità. L’unani-mità forma un’anima sola di tante di-versità. Alla fine della sua omelia DonFlavio ha invitato tutti a diffonde que-sta unione, come uno dei frutti dellapresenza di Gesù.

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DonOrione oggi febbraio 2013

28Antonio Lanza

Il 17 febbraio 1928, ottantacinque anni or sono, moriva il Senatore Ernesto Schiaparelli.Pubblichiamo uno scritto del compianto Don Antonio Lanza, archivista e studioso,sui rapporti tra il Senatore e San Luigi Orione.

Don Orione e il SenatoreErnesto Schiaparelli

Nel maggio 1921 Don Orione accet-tava la proposta di inviare suoi re-

ligiosi in Terrasanta, col patto chesarebbe stata loro affidata “una veraCasa o Chiesa della Congregazione od unamissione transgiordanica”.Il patriarca latino di Gerusalemme,mons. Luigi Barlas-sina li aveva invecesubito inviati in unalocalità presso Giaffa,a vigilare i lavoratoridi un’azienda agri-cola, gestita da fidu-ciari del Patriarcato.Dopo tre anni di inu-tili richieste perchéfosse loro assegnatoun compito, non di“vigilanza”, ma di re-sponsabilità diretta,Don Orione stavaper rinunciare, consuo grande dolore,all’impegno dellaCongregazione inTerrasanta, quando, all’inizio del1925, gli giungeva l’invito “ad assu-mere la custodia e la conduttura di certiterreni presso il Lago di Tiberiade” confi-nanti “con i resti dell’antica Cafarnao”.L’offerta era doppiamente provviden-ziale: assicurava la permanenza inTerrasanta e permetteva di passare adun’attività con maggiori prospettivedi apostolato e in buona armonia colPatriarca, che approvò pienamente ilpassaggio alla nuova località.L’invito partiva dall’eminente egitto-logo prof. Ernesto Schiaparelli, sena-tore del Regno, direttore del Museoegizio di Torino e presidente di ItalicaGens, un’associazione che si prendeva

cura - e tuttora se ne prende - dellemissioni italiane specialmente nelmedio ed estremo Oriente.Oltre all’attività in Palestina, offrivaanche la direzione di un Orfanotrofiocon Colonia agricola a Rodi. DonOrione accettò con entusiasmo la du-

plice offerta, iniziandocol Senatore una corri-spondenza che pro-trasse fino alla di luimorte (17 febbraio1928). Si tratta di oltreuna trentina di lettere,dalle quali balza comedato interessante nontanto i problemi ri-guardanti la ricercadel personale e la suainstallazione nelle duenuove istituzioni - che,in realtà, occupanouno spazio preponde-rante negli scritti,quanto la profondaamicizia che si in-

staurò tra “l’Onor.le Sig.r Senatore” -un cattolico liberale, cui si era aggrap-pato come a tavola di salvezza ancheil “duchino” Tommaso GallaratiScotti dopo la condanna del “Rinno-vamento”- e l’ “umile servitore in GesùCristo” Don Orione, che non ha ti-more di manifestare ad un laicoi suoi sentimenti più intimi.Già nella quarta lettera gli con-fida, con espressioni di profondaumiltà: “Si avvicinano i giorni chericordano la Passione e la Morte diNostro Signore, ed io quest’anno nonci sono preparato. La mia anima èarida e vuota. Preghi per me. Confor-tiamoci a fare del bene, del bene a tutti,

e amiamoci nel Signore. Domani saremocol Signore!”.La richiesta di preghiere ricorre inquasi tutte le lettere e, essendo il Se-natore già settantenne e di malfermasalute, vengono aggiunti confortantirichiami alla ricompensa finale: “LaSignoria Vostra sarà vicino alla Madonnadi Oropa, mi pare (era di OcchieppoInferiore, presso Biella); ebbene, La vo-glia qualche volta pregare anche per me.La ricordo nella Messa. E avanti! Poiverrà il Paradiso che pagherà tutto, e là ciriposeremo”.

“BENE, DI TUTTOSIA LODATO EBENEDETTO ILSIGNORE! CHEVALGONO MAI ‘STEPICCOLE COSÈ, SENESSUNO CI PUÒIMPEDIRE DIAMARE E SERVIREDIO? E SE, ANZI,TUTTO CI PORTAAD AMARLO ESERVIRLO DI PIÙ?”

studi orionini

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Non è taciuta qualche difficoltà conl’Autorità ecclesiastica, ma la conclu-sione è sempre in tutta serenità: “Bene,di tutto sia lodato e benedetto il Signore!Che valgono mai ‘ste piccole cose’, se nes-suno ci può impedire di amare e servireDio? e se, anzi, tutto ci porta ad amarlo eservirlo di più?”.Parimenti mostra di non condividereche ad esaminare il Bonaiuti, sospet-tato di modernismo, sia stato depu-tato un Rettore di Università: “Ella miaccenna pure al Bonaiuti. Anch’io ne ri-masi molto addolorato, e prego per lui...Forse non era P. Gemelli la persona piùindicata... Non è tanto la cultura che ot-tiene e apre l’animo: un uomo di cuore ciandava, e che alla cultura e al cuore avesseunito umiltà di spirito... Non è il sillogi-smo che fa, ma la carità di Gesù Cristo ela grazia del Signore sopra tutto. Quantine ha ricondotti a Dio San Francesco diSales! Oh sì preghiamo e confidiamo!...E la Signoria Vostra preghi anche per me,che mi sento tanto lontano da quello chedovrei e, mentre passo per buon prete,chissà agli occhi di Dio come sono, se iostesso mi vedo ripieno di tante miserie”.Il Senatore ricambiò con pari affetto estima le confidenze dell’amico. Contò

su di lui per il disbrigo di pratiche edimpegni, sicuro di trovare un devotoesecutore.Largo di generose offerte nei tre anniche poté godere della sua frequenta-

zione, non lo dimenticò nelle ultimesue volontà: nell’elenco dei beneficiaridi legati, lasciati per testamento, nondimenticò di inserirvi il nome del“molto Rev.do Don Orione”.

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studi orionini

Un’immagine del Museo Egizio di Torino

Fine anni venti del secolo scorso: una delle spedizioni del Prof Schiaparelli in Egitto

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giovani sempre

Pierino Stefani

Ecco il primo episodio. Tortonamaggio 1934, tutta la comunità re-

ligiosa era riunita per la cena nelgrande refettorio dell’Istituto Paterno.Ad un certo momento entra nella salaun giovane che sale sul piccolo palcoriservato ai superiori. Colloquia conDon Orione qualche minuto ed esce,e subito noi chierici ci siamo alzati inpiedi per riverirlo. Don Orione, co-m’era suo modo di fare quando vo-leva il silenzio, batteva con il coltelloun bicchiere e domandava a noi tutti:“chi di voi conosce quel giovane? Per-ché vi siete alzati in piedi anchequando è uscito?” Nessuno risponde.Don Orione insiste: “Chi lo conosce?Perché vi siete alzati in piedi?” DonOrione riprende la parola e dice: “Vidico io chi è quel giovane! Quando vitrovate davanti ad una persona puradi cuore, con mente pura e riso puro,vi assicuro che bisogna alzarsi e rive-

rirlo come avete fatto voi quando èentrato ed uscito… Tenetelo daconto!” Eravamo tutti scossie stupiti di quelle pa-role e mai avrei im-maginato nella miavita religiosa, cheavrei vissuto insiemecon lui.Nel 1935 Don Ster-pi, vicario generaledi Don Orione, cheera in America, michiamò e disse: “Seidestinato a Novi Li-gure e là farai il tuotirocinio di regola”.A Novi incontrai su-bito il Direttore del-l’Istituto, Don Gae-tano Piccinini, il quale mi diede saggiconsigli. Mi accompagnò subito in re-

fettorio e mi invitò a sedere vicino adun giovane. Ebbi un sussulto ed ero

un po’ confuso, il gio-vane presentatomiera il giovane con“mente pura e risopuro”, che Don O-rione mi aveva fattoconoscere a Tortona.Lo stare con lui miriempiva di gioia. Il giovane Zambar-bieri da anni era alSan Giorgio. Avevafrequentato il liceo aNovi ed era iscritto al-l’Università Cattolica.In Collegio seguiva igiovani dell’AzioneCattolica, la Congre-gazione Mariana, e i

poveri – che erano i suoi prediletti - sipresentavano il sabato in grande nu-

Ricorrendo il XXV della morte di Don Giuseppe Zambarbieri, avvenuta il 15 gennaio 1988, mi è gradito ricordare episodi conosciuti a molti e che illumineranno la vita di Don Zambarbieri

Don Pietro Stefaniricorda Don Giuseppe Zambarbieri

QUANDO VI TROVATEDAVANTI AD UNAPERSONA PURA DICUORE, CON MENTEPURA E RISO PURO,VI ASSICURO CHEBISOGNA ALZARSI ERIVERIRLO COMEAVETE FATTO VOIQUANDO È ENTRATOED USCITO…

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giovani sempre

DonOrione oggi febbraio 2013

A Pecorara (PC) ricordato il 25° della morte di Don Giuseppe ZambarbieriPecorara è un paesino sulle colline dell'Appennino piacentino. Qui nacque Don Giuseppe Zambarbieri il 26 no-vembre 1914 e, nella parrocchia del suo battesimo, è stato ricordato il 20 gennaio scorso nel 25° anniversario dellasua morte avvenuta a Roma il 15 gennaio 1988. Sotto una nevicata intensa si sono ritrovati a Pecorara il Superioregenerale, Don Flavio Peloso, Don Eldo Musso e Don Gianni Castignoli, il Dott. Felice Salis, presidente del Ex Al-lievi, assieme agli altri membri del Consiglio centrale dell'Associazione tanto amata e sostenuta da Don PinoZambarbieri. Nell'omelia della Santa Messa, Don Flavio ha sottolineato alcuni aspetti della personalità di DonGiuseppe Zambarbieri: la sua premura amorosa verso le persone, la sua sapienza nel vedere e nel fare le cosedal punto di vista di Dio, la sua capacità di attivare la collaborazione per scopi di bene. "La genealogia orioninapassa, con trasmissione assai fedele, attraverso Don Giuseppe Zambarbieri – ha detto don Flavio a conclusione del-l’omelia - non solo perché ne fu il terzo successore ma perché di Don Orione fu una immagine vivente e ne trasmise ilcarisma in modo trasparente ed entusiasta".

mero. Aveva in biblioteca come unpiccolo ufficio e lì riceveva con tantotanto amore i ragazzi interni edesterni al collegio. Per i giovani soste-neva tanta fatica e li riceveva anche disera. Mi ripeteva spesso: “ricordatiquanto diceva Don Orione, i giovanisono di chi sa prenderli sopra di sé eamarli con cuore”. Vedi, mi disse un giorno, la farinadeve essere macinata più volte per di-venire il pane della tavola. Gesù volleessere pane spezzato per essere man-giato da tutti. Io sono figlio di mu-gnaio, conosco bene queste cose(trasalii e dissi: “ma anch’io sono fi-glio di mugnaio e mi permetto di direche conosco bene questo lavoro”). Al-lora ridendo Zambarbieri continuò:“Io voglio dare tutto a tutti. Salire l’al-tare per essere pane spezzato e viverecosì l’Eucarestia. Portare a Gesù i pic-coli e i poveri e non risparmiarmimai”. Quanto commoveva il vederlodavanti al Tabernacolo! Cominciava a girare la voce nel Col-legio la voce che Don Zambarbieri sa-rebbe entrato nella Congregazione diDon Orione. Stava per avverarsi unaprofezia. Una volta Don Orione eraandato a Pecorara, paese natale didon Zambarbieri. La mamma agitatanon aveva nulla da offrire a DonOrione. Don Orione le disse: “Si-gnora, Lei mi darà un giorno i suoi trefigli, stia serena” e così è stato. Il fra-tello maggiore divenne vescovo, DonGiuseppe divenne Superiore Gene-rale della Congregazione e l’ultimoAlberto arrivò più tardi sacerdote.

Don Giuseppe Zambarbieri fu consa-crato sacerdote nel 1941 a Natale.Quando stava per diventare sacer-dote, alcuni dei suoi ex compagni discuola, da me conosciuti, esprime-vano qualche perplessità sulla sua or-dinazione, forse perché pensavanoche avrebbero perso un compagno eun fratello. I più maliziosi lo crede-vano un “capo” chevolesse fare di tuttoper emergere. In re-altà Don Zambar-bieri emergeva sututti gli altri per lasua statura morale.Dai chierici più gio-vani e dai ragazzi discuola veniva consi-derato un vero Pa-dre spirituale che liaiutava nelle diffi-coltà quotidiane.Nel 1938, Don Orio-ne era in visita nel nostro Istituto diAlessandria e improvvisamente ebbeun violento attacco di angina pectoris.Fu ricoverato all’ospedale e vi rimaseuna settimana. La radio e i giornalidettero subito la notizia del ricoverodi Don Orione e la gravità del caso.Immediatamente dopo la notizia delricovero una grande fila di persone siera formata davanti all’ospedale diAlessandria per avere notizie sul ma-lato. Durante il ricovero, durato unasettimana, Don Orione volle al suofianco Don Zambarbieri come segre-tario, perché godeva la fiducia delfondatore, tanto che Don Orione lo

nominò suo segretario ufficiale. DonOrione volle poi Don Zambarbiericon lui a Tortona, la sua camera di-ventò anche lo studio di Don Zambar-bieri, che fu così il vero segretarioparticolare. Il 12 marzo del 1940 DonOrione morì e Don Zambarbieri con-tinuò e portò a termine il lavoro ini-ziato da Don Orione.

Divenne segretario an-che dei successori diDon Orione fino aquando fu nominatolui stesso Superiore ge-nerale.Col passare degli annianche Don Zambar-bieri divenne stancoper la vita faticosa tra-scorsa. Quando il suomandato di Superio-re generale terminò,abitò al “Paterno” diTortona. Infine, si ritirò

in una stanzetta del Centro DonOrione di Monte Mario, a Roma, econtinuò a scrivere lettere di confortoa tutti senza dimenticare nessuno.La sua morte quasi improvvisa av-venne il 15 gennaio 1988, alla clinica“Columbus” di Roma. La notiziadella morte si propagò rapidamente esi sono viste le folle quasi come al fu-nerale di Don Orione. Lo piansi comeun fratello e nel pianto mi pareva disentire la sua voce che mi diceva:”Inletizia con Maria!”.

Don Pierino Stefani

Roma, 1 gennaio 2013

MI RIPETEVASPESSO: “RICORDATIQUANTO DICEVADON ORIONE,I GIOVANI SONO DICHI SA PRENDERLISOPRA DI SÉ EAMARLI CON CUORE”

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L

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