DISPAR ET UNUM 1904-2004 i cento anni del villino basileProgetto grafico materiale a stampa e...

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DISPAR ET UNUM 1904-2004 i cento anni del villino basile CONVEGNO Palermo Grand Hôtel Villa Igiea, 16-17 dicembre 2004 Villa Malfitano, 18 dicembre 2004 MOSTRA Palermo Villino Florio, 17 dicembre 2004 – 16 gennaio 2005

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  • DISPAR ET UNUM1904-2004

    i cento anni del villino basile

    CONVEGNOPalermo

    Grand Hôtel Villa Igiea, 16-17 dicembre 2004Villa Malfitano, 18 dicembre 2004

    MOSTRAPalermo

    Villino Florio, 17 dicembre 2004 – 16 gennaio 2005

  • Comitato organizzatore del convegnoNicola Giuliano Leone, Eliana Mauro, Ettore Sessa

    Ideazione e direzione scientifica della mostraNicola Giuliano Leone, Eliana Mauro, Ettore Sessa

    Ordinamento della mostraEliana Mauro (coordinamento), Ettore Sessa (coordinamento),Nuccia Donato (sezione Ernesto Basile, architetture, 1899-1907; sezione Ernesto Basile, Villino Basile; sezione Ernesto Ba-sile, arredi Ducrot), Gaetano Rubbino (sezione Ernesto Basile,disegni, 1899-1907; sezione Ernesto Basile, Villino Basile), Giu-si Lo Tennero e Eleonora Marrone (sezione Ernesto Basile, bi-blioteca, 1899-1907), Valentina Martorana Tusa (sezione Erne-sto Basile, mobili e arredi, 1899-1907)

    Assistenza all’allestimentoElisa Bono, Giuseppe Borzellieri, Marcello Calà, EleonoraCammarata, Salvatore Cimilluca, Sara Cimilluca, Chiara Conti-no, Gino Daidone, Vincenzo Di Natale, Iole Gini, Carla Longo,Massimiliano Marafon Pecoraro, Manuela Milone, AntoninoDaniele Panzarella, Angela Persico, Giovanni Pitarresi, AnnaRusso, Concita Siciliano, Roberto Speziale

    Prestatori delle opere esposteDisegni, fotografie, volumi e riviste:Dotazione Basile, Presidenza della Facoltà di Architettura, Uni-versità degli Studi di Palermo; Archivio Famiglia Basile, Paler-mo; Archivio Storico del Comune di PalermoMobili:Ernesto Basile, Francesco Saverio Brancato, Piero e GiulianaCaldarera, Vincenzo Castellucci, Umberto Di Cristina, Dipar-timento di Progetto e Costruzione Edilizia dell’Univerità de-gli Studi di Palermo, Grand Hôtel Villa Igiea di Palermo,Giuseppe e Benedetta Lanza, Nunzio Marsiglia, Eleonora Or-lando, Leila Orlando, Vincenzo e Silvana Paladino, Antonio

    Pecoraro, Raffaele Savarese, Annie Titi, Livia Titi, GiulianaTiti Basile

    Referenze fotograficheArchivio Ducrot, Presidenza della Facoltà di Architettura, Uni-versità degli Studi di Palermo; Archivio Famiglia Basile, Paler-mo; Dotazione Basile, Presidenza della Facoltà di Architettura,Università degli Studi di Palermo; Salvio Alessi, Palermo; Giu-seppe Cappellani, Palermo; Melo Minnella, Palermo; Publifoto,Palermo; Pubbli Photo, Palermo; Giuseppe Schiavinotto, Ro-ma; Ettore Sessa, Palermo; Andrea Vasari, Roma

    Coordinamento campagna fotograficaManuela Milone

    Segreteria organizzativaAntonella Amorelli, Luisa La Colla, Valentina Martorana Tusa,Eliana Mauro

    Segreteria amministrativaMaria Valeria Arizzi, Sergio Scaccianoce

    Progetto grafico materiale a stampa e pannelli fotograficiNOON s.r.l., Palermo

    Consulenza tecnica per i materiali ligneiPaolo Scarpitti, Istituto Centrale per il Restauro del Ministerodei Beni Culturali

    Assistenza tecnicaServizitalia, Palermo

    TrasportiAngelo Sorrentino, Palermo

    Realizzazione strutture espositivePaolo Scarpitti, Roma; Attilio Lodetti e figli, Palermo; TecnicaLegno s.n.c., Villabate (Pa)

    Ringraziamenti

    Natalia Alliata, Ernesto Basile, Elisa Brai, Maria Enza Carollo, Francesco De Santis, Giuseppina Favara, Sergio Gelardi, GiuseppeGini, Giuseppina Giordano, Antonino Lumia, Lorenzo Maggio, Girolamo Mattarella, Ignazio Pennacchio, Giovan Battista Pizzuto,Aldo Scimè, Antonella Sorce, Emanuela Tortorici, Annie Titi, Livia Titi, Giuliana Titi Basile, Angela Vella, Maurizio Viviani.Un particolare ringraziamento alla dott.ssa Adele Mormino, Soprintendente Regionale per i Beni Culturali ed Ambientali di Palermo.Si ringrazia, inoltre, il personale di custodia del Villino Florio (Ettore Di Giovanni, Simone Mortillaro, Giusto Passero, Michele Rus-so, Giovanni Severino, Agostino Speciale).

    La manifestazione è stata finanziata dall’Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione della Regione Sici-liana. Realizzazione e organizzazione della mostra e del convegno sono stati curati dalla Dotazione Basile dell’Università degli Studidi Palermo, in collaborazione con l’Archivio Famiglia Basile. Alla realizzazione del convegno ha collaborato la Fondazione “Giusep-pe Whitaker” di Palermo. Alla manifestazione ha partecipato il Dottorato di Ricerca in Storia dell’Architettura e Conservazione deiBeni Architettonici dell’Università degli Studi di Palermo.

  • © GRAFILL S.r.l.Via Principe di Palagonia, 87/91 – 90145 PalermoTelefono 091/6823069 – Fax 091/6823313 Internet http://www.grafill.it – E-Mail [email protected]

    © Regione Siciliana – Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione

    © Università degli Studi di Palermo – Presidenza della Facoltà di Architettura, Dotazione Basile

    Eliana Mauro, Ettore SessaDISPAR ET UNUM. 1904-2004 I CENTO ANNI DEL VILLINO BASILE

    ISBN 10 88-8207-223-1ISBN 13 88-8207-223-0EAN 9 788882 072230

    Tracce di Palermo, 9Prima edizione, luglio 2006

    Tutti i diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica e di riproduzione sono riservati. Nessuna parte di questapubblicazione può essere riprodotta in alcuna forma, compresi i microfilm e le copie fotostatiche, né memorizzatatramite alcun mezzo, senza il permesso scritto dell’Editore. Ogni riproduzione non autorizzata sarà perseguita anorma di legge. Nomi e marchi citati sono generalmente depositati o registrati dalle rispettive case produttrici.

    Dispar et Unum : 1904-2004. I cento anni del villino Basile / a cura di Eliana Mauroe Ettore Sessa. – Palermo : Grafill, 2006(Tracce di Palermo ; 9)ISBN 88-8207-223-11. Basile, Ernesto – Palermo – Villino Basile – Congressi – 20042. Congressi – Palermo – 2004I. Mauro, Eliana . II. Sessa, Ettore 728.809458231 CDD-21 SBN Pal0204757

    CIP – Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace”

    Regione SicilianaAssessorato dei Beni Culturali

    ed Ambientali e della Pubblica Istruzione

    Università degli Studi di PalermoFacoltà di Architettura

  • PRESENTAZIONI

    Nicola LeanzaAssessore dei Beni Culturali e Ambientali e della Pubblica Istruzione della Regione Siciliana ........................ p. 11Antonino LumiaDirigente Generale del Dipartimento dei Beni Culturali e Ambientalie dell’Educazione Permanente della Regione Siciliana ................................................................................. ˝ 12Nicola Giuliano LeonePreside della Facoltà di Architettura, Università degli Studi di Palermo ........................................................ ˝ 13Francesco Saverio BrancatoPresidente del Polo Didattico di Agrigento, Università degli Studi di Palermo............................................... ˝ 15Pasquale CulottaDirettore del Dipartimento di Storia e Progetto nell’Architettura, Università degli Studi di Palermo............... ˝ 16Rossana BossagliaFacoltà di Lettere, Università degli Studi di Pavia ....................................................................................... ˝ 17

    ATTI DEL CONVEGNOa cura di Ettore Sessa

    Introduzione di Ettore Sessa.................................................................................................................. ˝ 21

    Sezione ILa casa-studio di Ernesto Basile: villino Basile, 1903-1904

    Nicola Giuliano Leone, Introduzione ................................................................................................... ˝ 27Ettore Sessa, Il villino Basile: la casa-studio come manifesto della “qualità” ........................................ ˝ 29Francesco Amendolagine, Ruggero Ragonese, Nastri leggeri fra impalpabili fiori di ferro battuto .... ˝ 61Eleonora Marrone, I disegni di progetto del villino Basile ................................................................... ˝ 68Giovanni Fatta, Il balcone d’angolo del villino Basile........................................................................... ˝ 72Anna Cottone, Decorazione e rinnovamento del linguaggio nei rivestimenti ceramici di Ernesto Basile ............................................................................................ ˝ 79Antonella Mazzamuto, Il quartiere Villafranca a Palermo: tipologia edilizia e morfologia urbana ...... ˝ 85Massimiliano Marafon Pecoraro, “Unitari ambienti raffinati e di gusto”: gli arredi di casa Basile ..... ˝ 94

    Sommario

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  • Natalia Alliata, Gianniantonio Domina, I disegni floreali di Ernesto Basile ....................................... p. 102Marco Pozzetto, Questioni connesse al Liberty normanno visto come baronian style ........................ ˝ 112

    Sezione IICase di architetti e di artisti in Europa e in America

    Giuliana Ricci, Introduzione .................................................................................................................. ˝ 121Ezio Godoli, La casa-atelier nell’interpretazione di alcuni protagonisti dell’Art Nouveau in Belgio.................................................................................. ˝ 123Gennaro Postiglione, Mackintosh: dimora propria vs dimore per la committenza ............................... ˝ 131Antonello Alici, Hvitträsk. La casa-studio di Gesellius, Lindgren e Saarinen (1901-1903) ................. ˝ 138Antonietta Iolanda Lima, Progettare e vivere l’arte: case Olbrich e Behrens a Darmstadt .................. ˝ 149Rosario De Simone, Esperimenti privati: Le Corbusier, avanguardia e architetture domestiche .......... ˝ 161Aurelio Antonio Belfiore, La casa-studio di Frank Lloyd Wright ad Oak Park ................................... ˝ 171Gino Anzivino, La casa-studio di Aino e Alvar Aalto a Munkkiniemi, Helsinki (1935-1936) ............ ˝ 180

    Sezione IIICase di architetti e di artisti in Italia

    Gianluigi Ciotta, Introduzione............................................................................................................... ˝ 193Diana Barillari, “Res familiares” per l’architetto: casa D’Aronco a Udine ............................................ ˝ 197Anna Maria Damigella, Case d’artista nella Roma Liberty. Il quartiere di Villa Patrizi ...................... ˝ 205Milva Giacomelli, La casa-atelier e lo studio di Silvio Gambini: due stazioni di un percorso artistico dal tardo liberty al futurismo ........................................................ ˝ 215Eliana Mauro, La casa di Basile a Santa Flavia ..................................................................................... ˝ 222Giusi Lo Tennero, Torino 1893-1903: verso un’ “arte nuova”. La casa-studio di Davide Calandra e la casa da pigione di Pietro Fenoglio ........................................... ˝ 235Nuccia Donato, Una variabile dell’idea di mediterraneità: la casa di Vincenzo Alagna a Palermo ..... ˝ 243Elisabetta Pagello, Idea e prassi in Francesco Fichera sul tema della casa d’abitazione ....................... ˝ 251Rosangela Antonella Spina, “Da me per me”. Le residenze di città e di campagna di Francesco Fichera ...................................................................... ˝ 256Gaetano Rubbino, La dimora e l’officina: case di artisti e di architetti a Palermo dal villino Ugo alla casa-studio di Salvatore Caronia Roberti................................................................ ˝ 263Paola Barbera, La casa di Antonio Zanca a Palermo: dal progetto al cantiere (1924-1928) ................. ˝ 272

    Sezione IVPalermo fra il 1899 e il 1907: le ragioni della nascita della città modernista

    Eliana Mauro, Introduzione................................................................................................................... ˝ 279Rosario Lentini, Palermo primo Novecento: la modernizzazione difficile............................................. ˝ 281Maria Teresa Marsala, Piani di ampliamento e lottizzazioni private dell’Ottocento per una lettura urbana dell’architettura ................................................................................................. ˝ 287Liliana Gargagliano, La città come “merce”. Palermo tra il XIX e il XX secolo .................................. ˝ 300

    DISPAR ET UNUM. 1904-2004 i cento anni del villino basile

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  • Umberto Di Cristina, Ernesto Basile e i suoi epigoni nell’architettura del decennio tra fine Ottocento e inizio Novecento ............................................................................... p. 307Eliana Calandra, Fonti per la storia della città ...................................................................................... ˝ 313Anna Maria Ruta, Ernesto Basile e i suoi amici artisti .......................................................................... ˝ 321Nunzio Marsiglia, Disegnare nel proprio tempo.................................................................................... ˝ 328Antonella Purpura, Una cornice tra due secoli: “la civica galleria d’arte moderna E. Restivo” ........................................................................................ ˝ 335Valentina Martorana Tusa, Verso una modernità mediterranea: i progetti di Ernesto Basile fra il 1903 e il 1904 .................................................................................... ˝ 342Manuela Milone, La rappresentazione dell’idea nei disegni di progetto di Ernesto Basile ................... ˝ 349Iole Gini, Lo Stand Florio di Ernesto Basile per l’Esposizione del Sempione del 1906 ........................ ˝ 352Elisa Bono, La Promotrice di Belle Arti e la prima Esposizione Agricola Regionale Siciliana. Verso un modernismo mediterraneo....................................................................................................... ˝ 356Luisa La Colla, L’editoria a Palermo all’inizio del XX secolo ............................................................... ˝ 361Antonino Daniele Panzarella, Ernesto Basile e le esposizioni internazionali di Torino 1902 e Venezia 1903 ....................................................................................... ˝ 370Angela Persico, La villa Monroy: l’ipotesi dell’ingegnere Antonio Monroy ......................................... ˝ 375Chiara Contino, Il villino Fassini di Ernesto Basile .............................................................................. ˝ 378Patrizia Miceli, Alle origini della mediterraneità nel modernismo di Ernesto Basile. La “casetta” del pittore Rocco Lentini nella città balneare di Mondello................................................ ˝ 383

    Appendice

    Cronaca di Palermo dal 1899 al 1907 a cura di Carla Longo............................................................... ˝ 388

    CATALOGO DELLA MOSTRAa cura di Eliana Mauro

    Introduzione di Eliana Mauro ............................................................................................................... ˝ 405

    Sezione ILa casa-studio di Ernesto Basile

    Introduzione a cura di Nuccia Donato.................................................................................................. ˝ 409Villino Basile, Palermo, 1903-1904 ....................................................................................................... ˝ 410Disegni di progetto ................................................................................................................................ ˝ 410Documentazione fotografica storica ..................................................................................................... ˝ 416Repertorio fotografico ........................................................................................................................... ˝ 418Mobili esposti......................................................................................................................................... ˝ 427Studi e disegni dal vero ......................................................................................................................... ˝ 428Progetto di frazionamento..................................................................................................................... ˝ 429Rilievo..................................................................................................................................................... ˝ 430

    Sommario

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  • Sezione IILa biblioteca di Ernesto Basile dal 1899 al 1907

    Introduzione a cura di Giusi Lo Tennero ............................................................................................. p. 431Volumi .................................................................................................................................................... ˝ 432

    Introduzione a cura di Eleonora Marrone ............................................................................................ ˝ 435Periodici ................................................................................................................................................. ˝ 436

    Sezione IIIOpere di Ernesto Basile

    Progetti e realizzazioni di architetture e di arredi dal 1899 al 1907

    Introduzione a cura di Nuccia Donato.................................................................................................. ˝ 439Progetti e realizzazioni di architetture e di arredi dal 1899 al 1907.................................................... ˝ 439

    Sezione IVOpere di Ernesto Basile

    La rappresentazione dell’idea progettuale nei disegni di architetture e di arredi dal 1899 al 1907

    Introduzione a cura di Gaetano Rubbino ............................................................................................. ˝ 459La rappresentazione dell’idea progettuale nei disegni di architetture e di arredi dal 1899 al 1907.. ˝ 460

    Sezione VOpere di Ernesto Basile

    Mobili e arredi dal 1899 al 1907

    Introduzione a cura di Valentina Martorana Tusa ................................................................................ ˝ 473Mobili e arredi ...................................................................................................................................... ˝ 474Mobili esposti......................................................................................................................................... ˝ 481

    Sezione VIErnesto Basile, architetto (1857-1932)

    Ritratti

    Introduzione a cura di Ettore Sessa....................................................................................................... ˝ 486Ritratti .................................................................................................................................................... ˝ 489

    Sezione VIIDispar et Unum. 1904-2004. I cento anni del villino Basile

    Mostra al villino Florio, Palermo .......................................................................................................... ˝ 493

    Programma del Convegno..................................................................................................................... ˝ 499

    DISPAR ET UNUM. 1904-2004 i cento anni del villino basile

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  • ATTI DEL CONVEGNOa cura di

    ETTORE SESSA

    CATALOGO DELLA MOSTRAa cura di

    ELIANA MAURO

    DISPAR ET UNUM.1904-2004 i cento anni del villino basile

  • La celebrazione del centenario della casa progettata per sé e per la propria famiglia da Ernesto Basile, uno deimaggiori protagonisti dell’architettura italiana del periodo Liberty, contiene in nuce molteplici occasioni. Oltre adessere un doveroso omaggio al progettista e a costituire un approfondimento dello studio sul villino Basile, casaesemplare in quel momento, come poche in Europa, per la modernità di concezione e per la qualità formale, ha an-che offerto l’occasione di confrontare la realtà siciliana con analoghe architetture realizzate in Italia e in altre real-tà europee.

    All’attività di Basile poi, alla qualità e perfezione esecutiva delle sue architetture, e a quella dei suoi numero-si allievi ingegneri e architetti la città di Palermo deve l’elegante volto borghese di inizio secolo, la sua definizionedi “piccola capitale dell’Art Nuoveau” e la configurazione di una sua moderna riconoscibilità.

    Da questa esperienza artistica accreditata fin dal suo nascere come completa ed originale (della quale fa partel’ormai famoso connubio Basile-Ducrot della fase pionieristica della produzione industriale del mobile) e nota inambito europeo, è derivata, nel tempo, una riconoscibilità culturale che in Sicilia vanta esempi come quello di Ca-nicattini Bagni, dove dalla realizzazione delle case di una classe di emigranti rientrata in patria è scaturito uno de-gli episodi più interessanti di diffusione capillare di repertori floreali, ma al tempo stesso di alta qualità esecutivae formale. O, ancora, il caso di Caltagirone dove la municipalità guidata da Luigi Sturzo promuove con un allievodi Basile, Saverio Fragapane, l’attuazione di una delle esperienze più corali della cultura modernista.

    Ma i riflessi dell’azione culturale innescati da Basile si registrano potenti in gran parte della Sicilia: a Catania,ricettivo osservatorio delle più avanzate tendenze europee da mediare con gli impulsi basiliani; a Trapani e nel ter-ritorio agrigentino, dove allievi ed epigoni interpretano le aspirazioni della locale committenza più aggiornata de-siderosa di abitare nella ‘direzione estetica’ indicata da Basile; a Messina, la cui epopea della ricostruzione post si-smica avviene inizialmente anche sull’esempio della scuola di Basile, o comunque nel segno di quella cultura for-male modernista (o più comunemente Liberty) della quale Basile era interprete, con spirito internazionalista e re-gionalista al tempo stesso, e della quale aveva offerto, con il villino Basile, una delle variabili mediterranee di mag-giore pregnanza.

    La casa-studio di Basile in via Siracusa voleva essere, infatti, una vera e propria opera manifesto del ‘nuovo spi-rito’ di un’epoca di profondo rinnovamento della società; il suo valore tutt’oggi percepibile, sta proprio in quellasublimazione della normalità intesa, allora, come condizione esistenziale dell’individuo moderno pienamente par-tecipe di quel progresso civile auspicato dalla migliore cultura sociale della Belle Époque.

    NICOLA LEANZAAssessore dei Beni Culturali

    ed Ambientali e della Pubblica Istruzionedella Regione Siciliana

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  • La casa-studio di Ernesto Basile a Palermo, della quale si celebra con questo volume il centenario, è una dellearchitetture italiane di inizio Novecento più conosciute e più accreditate dalla critica internazionale dell’epoca edalla attuale storiografia, sia specialistica che divulgativa, ed è considerata valida espressione del Liberty siciliano.

    Oggi proprietà dell’Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione della Regione Si-ciliana, l’edificio è una delle poche architetture di Basile che si siano ben conservate. Perfettamente leggibile nel-l’aspetto esterno e nell’organizzazione interna, la casa-studio mostra ancora la spazialità originaria degli ambientidi cui si compone (la stanza da pranzo, lo studio, la biblioteca, ecc.). Celebrandone il centenario con un convegnoe una mostra, si è voluto rendere dovuto omaggio al suo progettista che, insieme al padre Giovan Battista Filippo,rappresenta la Sicilia con alcune delle architetture italiane più interessanti e di livello europeo.

    La casa di Ernesto Basile rientra nella tipologia dell’autocommittenza artistica e si accompagna alle case deipiù importanti architetti europei sapientemente illustrate nei diversi contributi e che inquadrano l’opera di Basilenel più generale e vasto movimento del rinnovamento dell’architettura contemporanea.

    Nel multiforme panorama del nuovo stato italiano, che andava riformandosi dal punto di vista giuridico, econo-mico, culturale, le forze attive del paese si propongono di pervenire a uno “stile nazionale”. Giovan Battista FilippoBasile rappresenta per il periodo il pensiero più avanzato nella pratica architettonica dell’eclettismo della secondametà del secolo in Sicilia; a questa sua modernità culturale, si attesta la comprensione del mondo e del bagaglio cul-turale di Ernesto Basile e dell’intera classe professionale palermitana di quegli anni che, pur seguendo varie tenden-ze e originando formulazioni autonome, è capace di realizzazioni permeate di significato e di coerenza linguistica.

    La fama di una «sveltezza prodigiosa» nella risoluzione dei problemi architettonici che segue Ernesto Basileper tutta la sua vita, insieme alla “vastità” della sua attività professionale e alla sua riconosciuta statura di «capo-scuola» e di «Maestro» confluiscono nel giudizio complessivo di un operare teso al rinnovamento dell’architettura,a partire dalle «grandi orme del genio paterno» ma con una scelta cosciente di autonomia linguistica.

    La critica architettonica degli anni Trenta esalta di Ernesto Basile la cura del particolare, la sensibilità esteticaper il dettaglio, la rara capacità di sintesi e la versatilità nel ricondurre, come afferma Plinio Marconi nel 1939, «ilmolteplice all’unitario, il complesso al semplice» come dimostra anche la sua casa in via Siracusa.

    La manifestazione di questo centenario ha anche consentito di aprire al pubblico per la prima volta il villinodi Vincenzo Florio, opera dello stesso architetto, “pietra miliare della nuova tendenza” commissionato da Ignazioe Franca Florio, e che ha ospitato la mostra sulla casa-studio e sulle architetture liberty e gli arredi progettati da Er-nesto Basile fra il 1899 e 1907.

    I risultati ottenuti da questa iniziativa e le adesioni da tutte le sedi culturali nazionali confermano il nostro con-vincimento che dalla capacità di promuovere, divulgare e rendere comprensibile a tutti il proprio patrimonio cultura-le deriva l’avanzamento di un paese verso la sua maturità e verso la coscienza sociale della propria storia culturale.

    ANTONINO LUMIADirigente Generale Dipartimento Regionale

    dei Beni Culturali ed Ambientali e dell’Educazione Permanente

    della Regione Siciliana

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  • Questa importante occasione di approfondimento desidera onorare il centenario della costruzione del VillinoBasile voluto, progettato e fatto costruire da Ernesto Basile, come sua casa, nel 1904.

    È una casa d’autore fatta per la famiglia dell’autore stesso ed è abbastanza raro che questo si compia. Per que-sto si può pensare che la sua costruzione racchiuda attenzioni che possono essere considerate segreti di un mestie-re. Sono sicuramente segreti intesi come manifestazioni complessive del modo di vivere il proprio impegno per l’ar-te dell’architettura, quindi possono anche riguardare imponderabili dimensioni che legano l’autore al modo di sen-tire la propria opera. Per questo può essere essenziale ripercorrerne le tracce. Di questo e dell’importanza stilisticae culturale dell’opera tratteranno approfonditamente i colleghi che della storia dell’architettura hanno fatto ragio-ne dei loro studi. Il mio contributo, tra le aperture alle trattazioni che seguiranno, vuole invece riassumere sinteti-camente due argomenti. Una prima questione riguarda l’interesse e la continuità espressa dalla Facoltà di Archi-tettura di Palermo per gli studi su Ernesto Basile e sul padre Giovan Battista Filippo. Un secondo argomento ri-guarda necessariamente l’opportunità di costruire in futuro un insieme di azioni che possano ben rappresentare larealtà dell’architettura dei Basile a Palermo. Tutto ciò perchè si ritiene che sia necessario porre all’attenzione delmondo, che pensa e che decide, la necessità di attivare un giusto ed equilibrato rapporto tra patrimonio culturale ecapacità di espressione e di racconto, quindi di comunicazione e diffusione materiale della cultura racchiusa nelleprincipali opere architettoniche del territorio siciliano.

    La Facoltà di Architettura di Palermo è particolarmente legata alle figure e alle opere di Giovan Battista Filippoe del figlio Ernesto Basile. Non si tratta solo di una linea ideale bensì di un insieme di ragioni culturali, storiche emateriali, che conducono a pensare che vi sia, fatte salve le differenti vicissitudini delle epoche attraversate, una con-tinuità tra la Regia Scuola di Applicazione per Ingegneri ed Architetti, di cui i due Basile sono stati illustri professo-ri, e la nascita e lo sviluppo della Facoltà di Architettura di Palermo. È un gruppo di allievi di Ernesto Basile che, nelluglio 1944, si fa carico di avviare la fondazione della Facoltà. Ne diventerà preside un allievo di Ernesto Basile, Sal-vatore Caronia Roberti, quasi contemporaneamente alla assunzione della guida dell’Istituto Universitario di Archi-tettura di Venezia da parte di Giuseppe Samonà, anch’egli allievo di Basile ed emigrato prima a Messina e poi a Na-poli per vicissitudini accademiche. Altri docenti, come Guido Di Stefano, Edoardo Caracciolo, Paolino Di Stefano,rappresenteranno una continuità di valori su cui ancora occorre lavorare per comprendere e interpretare.

    Oggi la Facoltà di Architettura di Palermo, grazie ad una donazione della famiglia Basile avvenuta nella pri-ma metà degli anni ’50, ha un imponente archivio dei progetti e delle pubblicazioni di Giovan Battista Filippo edi Ernesto Basile raccolte nella “Dotazione Basile”. Queste opere sono state restaurate grazie ad un contributo eco-nomico della Provincia di Palermo (1998) e un ciclo di eventi ne ha pubblicizzato l’evento. Tra questi è giusto ri-cordare la grande mostra curata da Eliana Mauro ed Ettore Sessa, sviluppata al Loggiato San Bartolomeo a Paler-mo (30 Aprile – 30 Maggio 2000) e la mostra sul “Palazzo dell’Aula dei Deputati a Montecitorio” tenutasi a Ro-ma (13-30 Ottobre 2000) nella sala della Regina Margherita nella stessa sede della Camera dei Deputati.

    Il lavoro sviluppato negli anni ha visto anche in passato molti docenti della Facoltà quali attivi studiosi delleopere dei due Basile. Significativi contributi sono venuti infatti sull’opera di Giovan Battista Basile da Gianni Pir-rone e da Antonello Samonà. In particolare la “Dotazione Basile”, dopo un primo difficile avvio a cui parteciparo-no con la loro direzione Gianni Pirrone e Rosalia La Franca, ha visto un’importante sistemazione che si è svilup-pata contestualmente e dopo il restauro iniziato nel 1998 di cui va dato merito ad Eliana Mauro e ad Ettore Sessa(che ne è l’attuale Responsabile scientifico). La possibilità di trasferire il patrimonio della “Dotazione Basile” nel-la nuova sede della Facoltà, in Viale delle Scienze, dovrebbe consentire di migliorare la natura di laboratorio, quin-di di luogo di studio, della Dotazione e permettere una mirata apertura ad un pubblico di studiosi.

    Gli eredi Basile infatti e a ragione (in particolare Ernesto Basile, Giuliana e Livia Titi Basile), tengono moltoe legittimamente affinché questo patrimonio diventi occasione comune di valorizzazione della realtà storica dell’ar-chitettura e dell’importantissimo ruolo che hanno esercitato i due Basile nella cultura architettonica nazionale.

    In questo spirito l’iniziativa di un convegno centratamente intorno al tema del Villino Basile a cento anni dal-la sua costruzione vuole raccogliere l’intento di concentrare uno sforzo analitico su di un’opera di grande significa-to per la cultura del Liberty in Italia.

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  • Il lavoro che ha accompagnato l’evento e che si deve alla capacità di studio e di ricostruzione di Eliana Mauroe di Ettore Sessa (con la collaborazione di un nutrito gruppo di collaboratori: Nuccia Donato, Gaetano Rubbino,Giusi Lo Tennero, Eleonora Marrone Basile, Valentina Martorana Tusa, Manuela Milone e altri) si configura co-me una vera e propria ricerca. Oltre al convegno infatti l’evento ha visto la costruzione di una mostra che ha comecentro principale proprio l’ideale ricostruzione degli interni del Villino Basile. La mostra è stata allestita in un al-tro edificio di Ernesto Basile che è il Villino Florio. Una vera ricerca ha consentito di rintracciare anche buona par-te degli arredi del Villino Basile, grazie alla collaborazione di Livia Titi Basile e alla generosità della famiglia, delComune di Palermo e di molte famiglie palermitane (Di Cristina, Orlando, Paladino, Pecoraro, Castellucci, Lan-za e altri) che hanno raccolto questo patrimonio che le distrazioni del tempo hanno disperso.

    Oltre alla misura dei contributi di studiosi attenti al disvelamento delle espressioni architettoniche e degli og-getti del mondo Liberty, appare evidente che l’occasione mette sotto attenzione una tematica significativa e utileper la nostra cultura e la nostra società. La domanda spontanea è: cosa si vuole fare di questo patrimonio? In altripaesi, anche meno ricchi del nostro per patrimonio culturale e per risorse economiche, si ha differente cura dei be-ni storici e culturali racchiusi nelle opere architettoniche. Ciò comporta organizzazione e porta economie.

    A Praga si può visitare casa Muller di Adolf Loos, non più di 15 per volta e c’è la fila. A Bear Run (Pennsyl-vania) si può visitare casa Kaufmann, più nota come “casa sulla cascata”, di Frank Lloyd Wright, anche qui in nu-mero limitato e anche qui c’è la fila. Il Villino Basile per qualità e periodo è opera di altissimo significato e per giun-ta è un edificio di proprietà regionale, proprio intestato all’Assessorato Regionale dei Beni Culturali ed Ambienta-li e della Pubblica Istruzione. Un’azione di ricomposizione del patrimonio degli arredi e un’adeguata apertura alpubblico potrebbe definire un percorso virtuoso verso la costruzione di un “Museo Basile” a cui la Facoltà di Archi-tettura potrebbe contribuire con i suoi studi e le sue ricerche.

    L’occasione del convegno e della mostra sul Villino Basile vuole avviare questo percorso e costituisce un invitoed un impegno comune tra le istituzioni che fanno ricerca, come la Facoltà di Architettura, e le istituzioni del go-verno regionale, come l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione.

    L’iniziativa è infatti comunemente voluta dalla Facoltà e dall’Assessorato nella certezza che una nuova sensi-bilità per gli argomenti dell’architettura potrà trovare terreno per un lavoro comune.

    La Sicilia ha avuto stagioni rilevanti nella costruzione della sua identità positiva. Tra queste sicuramente la sta-gione dei Florio, in cui operò Ernesto Basile, è una tra le più importanti e concrete, da un lato perché si è svilup-pata in epoca recente confrontabile con le origini della nostra contemporaneità e dall’altro perché è significativa-mente utile non solo per capire la Sicilia, ma anche per dimostrare il grande contributo della sua storia alla costru-zione di una identità nazionale già attivamente all’indomani della fondazione dello Stato Italiano.

    NICOLA GIULIANO LEONEPreside della Facoltà di Architettura,

    Università degli Studi di Palermo

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  • Con grande piacere ho accettato l’invito del Comitato organizzatore di questo Convegno “DISPAR ET UNUM”sui cento anni del Villino Basile e quindi, oltre a portare i saluti del Polo Didattico di Agrigento che ho l’onore didirigere, ringrazio il Preside Nicola Giuliano Leone ed i giovani colleghi Ettore Sessa ed Eliana Mauro che cono-scendo bene i rapporti che da oltre mezzo secolo ‘intrattengo’ con i ‘Basile’, cose e persone, mi hanno invitato. Di-cendo ‘cose’ mi riferisco ai disegni restaurati durante la mia presidenza ed alle grandi tavole didattiche che GiovanBattista Filippo Basile adoperava come sussidi didattici per le sue lezioni e che ho sottratto alla distruzione, causa-ta dalla rottura di una tubazione di scarico proprio sopra di esse, nel magazzino dove si trovavano accatastate. Di-cendo ‘persone’ mi riferisco all’essere stato allievo del professore Roberto, figlio di Ernesto, ed in buoni rapporticon figli e nipoti; e poiché oggi è qui presente buona parte di questi familiari, propongo un ringraziamento per ladonazione del corpus di disegni, libri, foto, alla Facoltà di Architettura.

    Nei due interessanti cataloghi, curati da Ettore Sessa ed Eliana Mauro, relativi alle mostre sui settant’anni diArchitettura (I disegni restaurati della Dotazione Basile 1859-1929) prima mostra, presentata a Palermo nel 2000nei locali del restaurato Loggiato di San Bartolomeo, e dopo nel catalogo della seconda mostra, presentata a Romanella Sala della Regina a Montecitorio nell’ottobre dello stesso anno, scrivevo che talune coincidenze si erano ve-rificate e, posso dire adesso, continuano a verificarsi tra i ‘Grandi Basile’ e i miei interessi culturali. Forse ciò è nor-male a tutti i viventi che vanno avanti negli anni (espressione meno crudele del dire che invecchiano), ma io le in-terpreto come segni del destino: ho iniziato la mia vita universitaria, oltre mezzo secolo addietro, vedendo arriva-re in Facoltà di Architettura tutto il materiale della Dotazione, l’ho visto restaurare sotto la mia gestione (1997-2000) grazie al munifico intervento della Provincia Regionale di Palermo, ed adesso nella fase di conclusione diquesta lunga carriera posso annunciare una ulteriore coincidenza; ho trovato, sgomberando un magazzino dove sitrovavano vecchi arredi della Facoltà, ben cinque disegni originali di Ernesto Basile che rappresentano: 1. Studiodi una mattonella per numero civico, dis. 20x20 cm, col. n. 61 a matita; 2. Studio di fregio su foglio da lucido, mi-sura circa cm 34x43 china a punta di penna; 3. Studio per la pianta del Palazzo del Parlamento (piano nobile), Ro-ma, Aprile 1889, disegno a china su carta millimetrata, misura circa cm 36x48,5 con colorazione a matita bleu; 4.Studio di altre piante con una “legenda” che può interpretarsi: Sede per (?tribune?) / Re e corpo diplomatico / Pub-blico / Stanze / Riservate, disegno a china su carta millimetrata (a punta di penna e colorazione bleu a matita) mi-sura circa cm 36x48,5; 5. Studio dei prospetti (uno schizzo di pianta e 5 schizzi di prospetto), china a punta di pen-na e colorazione bleu a matita su carta millimetrata, misura circa cm 36x48,5.

    Questo ritrovamento di pochi giorni addietro, che ovviamente appartiene alla Dotazione, e che oggi, inaspet-tatamente per gli organizzatori del Convegno, viene reso pubblico, accresce la documentazione del corpus dei di-segni conosciuti, non è l’ultimo, cronologicamente parlando, dei miei ‘congeniti interessi’ verso questi Architet-ti che tanto lustro hanno dato all’Italia ed all’Architettura, perché ho il piacere di annunciare che da docente ePresidente del Polo Didattico Agrigentino, che adesso conta ben dodici Corsi di Laurea, ho voluto assegnare esto seguendo con grande entusiasmo una Tesi di Laurea su “I Basile e la loro scuola nel territorio di Agrigento”.Sarà questo uno degli ultimi miei contributi alla conoscenza dei due ‘Grandi uomini’ che seppero operare, inse-gnare e creare una scuola. Se tutto ciò per lungo tempo è rimasto quasi in oblio, a me sembra altrettanto dove-roso continuare con iniziative, come questo Convegno, a mantenere quel giusto ‘risveglio’ che, iniziato pochi an-ni addietro, non deve attenuarsi.

    FRANCESCO SAVERIO BRANCATOPresidente del Polo Didattico di Agrigento

    Università degli Studi di Palermo

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  • La sapiente organizzazione scientifica per ricordare i cento anni del Villino Basile dà occasione di rendere no-ta la Ricerca sull’architettura liberty nel suo essenziale percorso ‘del moderno’, che è fondamento della organizza-zione armonica della forma dello spazio abitato dall’uomo. Lo sguardo, che si allarga senza ostacoli sull’orizzontedi un periodo fecondo della Società europea, mostra chiare le intenzioni scientifiche della Mostra e delle quattro se-zioni del Convegno.

    Da un lato gli occhi sull’architettura del Villino Basile e dall’altro l’attenzione sulla vastità e profondità del ‘pe-riodo’ storico per rendere evidente a tutti la necessaria quanto ineludibile riflessione sulla diversità progettuali del-le due direzioni divergenti del tempo: il passato e il futuro.

    Attraverso le diverse e puntuali letture dei ‘documenti’ della Dotazione Basile, che da anni ci aiuta a fare Et-tore Sessa, il presente non ha il solo compito di registrare la magnifica unitarietà di armonia e di bellezza della ce-lebrata epoca del Liberty o degli anni sino al momento storico della dissoluzione dell’ equilibrio culturale fra civil-tà contadina, artigianale e urbana, ma piuttosto orientarci a dare organizzazione armonica ai progetti della contem-poraneità.

    Cioè ristabilire quella cultura sensibile, diffusa e profondamente radicata nelle esperienze di ogni lavoro uma-no, che emerge in filigrana dal Villino Basile, progressivamente resa minima da un insieme di fattori, che apparediventano sempre più invasivi, determinanti dalla più recente politica delle economie della globalizzazione.

    Oggi, l’antico, ma altresì moderno, indirizzo unitario di armonia e di bellezza lo si trova relegato in nicchiesparse, spesso separate, del sapere e dell’arte di quei pochi, che lasciano accesi i fuochi delle forme poetiche sotto lospesso deposito delle brutture, delle devastazioni ambientali, dalla banalità delle comunicazioni, delle quantità sen-za identità nel consumo degli spazi della quotidianità.

    In questo nostro presente quale compito, allora, le descrizioni, le riproduzioni, le letture, i documenti delle for-me ‘attorno’ al Villino Basile?

    Ed anche, interrogativo più ampio che investe il fare nella quotidianità, dove e come, oggi, siamo in grado diprogettare lo spazio armonico caratterizzato dalla permanenza della bellezza, dell’ordine, dell’unitarietà, che è sta-to della casa, dei mobili, degli oggetti, del vestiario, etc., nell’insieme o nei minimi dettagli della piccola o dellagrande città europea; dove nei nostri progetti sono ancora e assieme opera d’arte la lampada e le ferramenta di unacassa, il palazzo e la casa della città diffusa, il manifesto di uno spettacolo teatrale e la piazza di una città o di unpiccolo paese?

    Seguendo la pista tracciata sul Villino Basile delle risposte possiamo darle. Abbiamo da seguire con scrupolosorigore il metodo di una progettazione integrata di saperi per fornire adeguata soluzione alla sua realizzazione. Inogni occasione (dal cucchiaio alla città) si deve trovare e dar prova di bellezza,di ordine, di unitarietà nella varietàdelle cose che esistono, tra e con il tutto che già da forma allo spazio abitato.

    Tale difficile impresa impegna sia la responsabilità dell’autore del progetto e sia quella di tutti gli altri opera-tori ( tecnici, specialisti, maestranze, fornitori, esecutori, etc) a conseguire nell’intero processo di elaborazione e diesecuzione dell’opera un’unica visione sensibile alla bellezza

    Il Dipartimento di Storia e Progetto nell’architettura, in questa prospettiva, segue e sostiene ogni intendimen-to scientifico e culturale che promuove l’avvicinamento tra futuro e passato perché in questo spazio si trova l’ar-monia per il presente della ricerca.

    PASQUALE CULOTTADirettore del Dipartimento

    di Storia e Progetto nell’ArchitetturaUniversità degli Studi di Palermo

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  • Proveniente da una famiglia colta, figlio dell’architetto che aveva progettato il Teatro Massimo di Palermo,quindi avviato alla pratica architettonica in un contesto di alta dignità, Ernesto Basile rappresenta la tipicità sici-liana e insieme la tensione moderna delle scelte iconografiche e stilistiche in tutto quello che ha prodotto, specie apartire dall’ultimo decennio dell’Ottocento.

    Costituisce uno dei simboli più caratterizzati e significativi del Liberty italiano con il chiosco Ribaudo in piaz-za Politeama, il villino Florio, ma soprattutto con l’Hôtel Villa Igiea, giustamente menzionato tutte le volte che sisottolinea l’importanza e l’originalità del nuovo stile.

    Infatti il cosiddetto Modernismo – per intenderci, l’Art Nouveau e affini – è uno stile nuovo non solo nella de-corazione, morbida e fluttuante, ma nella peculiarità di presentarsi con una fisionomia inedita senza tuttavia can-cellare le matrici storiche e locali. Per spiegar meglio: egli rappresenta la formula dell’Art Nouveau com’è vissutain Sicilia, dove le fulgenti novità, ben riconoscibili come tali, si nutrono tuttavia della tradizione arabo-normanna;allo stesso modo in cui, nei paesi nordici d’Europa vi avvertiamo l’impronta gotica, e così via.

    Nei miei studi sul Liberty Ernesto Basile ha avuto fin dagli inizi una collocazione di rilievo; a partire dalla miaprima pubblicazione sull’argomento (Il Liberty in Italia, Il Saggiatore, 1968). Non menziono qui gli importantiscritti che sull’architetto sono via via usciti ad opera di noti studiosi suoi conterranei, giacchè intendo ricordare nontanto la qualità e l’importanza dell’attività generale del maestro, quanto la sua specifica fisionomia modernista.

    ROSSANA BOSSAGLIAFacoltà di Lettere

    Università degli Studi di Pavia

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  • ATTI DEL CONVEGNOa cura di

    ETTORE SESSA

    DISPAR ET UNUM.1904-2004 i cento anni del villino basile

  • Nel 1904, al momento del suo completamento, la casa realizzata da Ernesto Basile come dimora per la pro-pria famiglia e come studio professionale risultò un’architettura d’eccezione, apertamente eterodossa, nella ra-refatta atmosfera, ancora di tono suburbano, dell’elegante ma monocorde ‘quartiere Villafranca’ dell’espansio-ne settentrionale di Palermo.

    Era l’affermazione di quell’idea di modernità che diverse componenti, in realtà più in ambito economico eintellettuale o anche scientifico che non artistico, avocavano con discontinuo successo per la città da poco me-no di un ventennio; ma relativamente al panorama architettonico questa sindrome, di matrice meliorista, avevaconosciuto poche, anche se significative, espressioni di transizione, con le quali principalmente lo stesso Basileaveva traghettato, verso il “sentimento del nuovo”, la formidabile stagione della cultura del progetto dell’eclet-tismo siciliano e aveva avviato il graduale distacco dalle locali remore e permanenze storiciste dando vita, di fat-to, a partire dal 1898 al primo coerente ciclo di architetture liberty d’Italia.

    Il rebus del motto “DISPAR ET UNUM ” nel pannello ceramico del portale della sua casa al civico n. 15 di viaSiracusa introduce, con sottintesi intenti ermetici, all’arcana levità dell’androne, alle serene e calde atmosferedegli ambienti della casa, all’umanizzante tenore spartano dello studio professionale e al fascino primordiale dellussureggiante ‘giardino segreto’.

    Con le sue bianche facciate (incernierate dal balcone d’angolo e dal piantale con corona in ferro battuto)su un basamento continuo in mattoni rossi, che in soluzione unica cingeva anche il giardino ed esaltava l’emer-gere delle nitide stereometrie della fabbrica, e con la radicale rinuncia alla seduzione dei formulari architetto-nici, rimossi per una ritmica alternanza di fregi policromi ceramici e di campi e membrature coesi, il villino Ba-sile prendeva le distanze dai compromessi imitativi, dalle metafore e manipolazioni del patrimonio storico del-l’architettura e, infine, dallo stesso slancio di formulazione di nuovi codici stilistici.

    A questo apparire singolare nella garbata scena urbana Belle Époque palermitana, irriducibilmente forma-listica, corrispondeva una razionale logica distributiva nel segno di un moderno comfort non dimentico, comeper tutto l’ordinamento della fabbrica, di una civiltà abitativa mediterranea intesa come potenziale patrimonioculturale declinabile al “sentire” e alle esigenze della nuova epoca, senza fughe nella tradizione o concessioniad un facile gusto vernacolare, ma anche senza artificiosi e decontestualizzati innesti forzati di modi e formepresi in prestito.

    Basile con la sua casa-studio, senza piglio dottrinario ed esente da radicalismi programmatici e dimostrati-vi, affermava un’idea di pacata modernità conforme al suo rifuggire clamori ed eccessi. Un atteggiamento chesi direbbe riproporre, con sorprendenti similitudini, modalità e contenuti di un precedente ‘caso siciliano’ ec-cellente di dimora d’architetto, quello dovuto a Giovan Battista Vaccarini, altro grande protagonista palermita-no dell’architettura siciliana, che nel 1736, in pieno clima tardobarocco, aveva realizzato a Catania, nel quartie-re della Civita, la propria casa con una eterodossa soluzione di euritmici prospetti ad angolo, connotati da unasilente facies regolistica.

    Con il villino Basile, di colpo, la nascente tendenza modernista palermitana, in particolare, e di riflesso lacultura architettonica italiana, più in generale, sembrarono accorciare le distanze con le più mature espressioni

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    Introduzione

  • del modernismo internazionale. Ma se quest’ultimo, nella sua più consueta accezione Art Nouveau, a quella da-ta era quasi pervenuto al suo ultimo stadio propositivo, oramai pronto tanto per approdare ad altre forme del-la cultura del ‘progetto moderno’ quanto per arenarsi nella tendenza all’ibridismo o in quella dei formalismi dimaniera, va detto che il fenomeno dell’auto committenza non era, in fin dei conti, particolarmente diffuso. Equesto nonostante l’esempio della Red House, realizzata nel 1859 nel Kent da Philip Webb con il concorso diun proprietario d’eccezione come William Morris (autore degli arredi).

    Proprio la casa e la stessa ‘azione’ artistica e teorica di Morris avevano avviato quella riforma della culturadell’abitare che era stata uno dei principali inneschi, e in seguito il motore, della volontà di generale “riorga-nizzazione del visibile” che sostanzia le pulsioni estetico-ideologiche dei più motivati protagonisti dell’ArtNouveau nelle sue varie filiazioni nazionali o regionali. Non è, tuttavia, cospicuo il novero di case-studio o didimore di esponenti di primo piano della cultura architettonica e artistica del decennio precedente alla ideazio-ne del villino Basile. Fra gli esempi più significativi, anteriori al 1904, hanno particolare rilevanza: in Belgio lavilla Bloemenwerf del 1895 a Uccle di Henry Van de Velde (1863-1957) e la palazzina del 1898 in rue Améri-caine a Bruxelles di Victor Horta (1861-1947); in Spagna la riforma della propria casa, nel 1897 (e negli anniseguenti), ad Argentona di Josep Puig i Cadafalch (1867-1934); in Inghilterra la villa del 1900 a Chorley Woodnello Hertfordshire di Charles Francis Annesley Voysey (1857-1941) e la villa di Rossdhu Drive del 1900-1902a Helensburgh di Alexander Nispet Paterson (1862-1947); in Germania le due villette del 1901 nella colonia diartisti della Mathildenhöhe a Darmstadt rispettivamente di Peter Behrens (1864-1940) e di Joseph Maria Ol-brich (1867-1908); in Finlandia il complesso di tre residenze e studio del 1901-1903 a Kirkkonummi di Her-man Gesellius (1874-1916), di Armas Lindgren (1874-1929) e di Eliel Saarinen (1873-1950).

    Un precedente di tutto rispetto, presumibilmente ben conosciuto e preso in considerazione con interessenel decennio a cavallo tra i due secoli, è in Austria la prima villa-atelier del 1886-1888 di Otto Wagner (1841-1918) in Hüttelbergstrasse a Vienna; diversamente, la casa-studio di Frank Lloyd Wright nel sobborgo di OakPark presso Chicago, dopo l’ampliamento e la riforma del 1895 del nucleo originario del 1889, anche in virtùdella sua programmatica eccezionalità non dovette, in quella fase storica, avere particolare eco sulla formazio-ne della cultura modernista europea.

    Se, a fronte della quantità esigua, si può ben dire che le dimore degli architetti e degli artisti del periodomodernista anteriore al 1903-1904 costituiscono un nucleo significativo della cultura del progetto di quegli an-ni, con sensibili ricadute sulla produzione architettonica in genere, per quanto riguarda l’Italia risultano pocacosa i precedenti al villino Basile nell’ambito del tema dell’auto committenza.

    Fra i pochi esempi di questo settore la casa Fenoglio a Torino, realizzata nel 1902 da Pietro Fenoglio confrancesizzante piglio Art Nouveau (non dimentico, però, delle preziosità del Settecento piemontese) in un lot-to angolare fra via Principi d’Acaia e corso Francia (attribuendo grande rilevanza alla soluzione d’angolo, co-me poi avverrà per il villino Basile ma con modalità di segno opposto), è quasi un caso isolato nel contesto del-le poche, quanto convenzionali, dimore per pittori e scultori che, invece, vengono costruite o solamente pro-gettate in Italia a partire dalla tarda età umbertina. In prevalenza gli architetti e gli ingegneri attivi in Italia neltardo periodo eclettico e nella prima fase del Liberty, a differenza degli artisti coevi (fra i tanti ricordiamo JoséVillegas, Davide Calandra ed Ettore Ximenes), sembrano non assegnare alla propria dimora un ruolo signifi-cante in termini di autopromozione; ma essi si direbbero anche scevri dalla volontà di cogliere nel tema dell’au-to committenza l’opportunità di poter fornire nuove risposte alla cultura del progetto e di conseguire nuovestrumentazioni formali.

    Eppure, proprio in Sicilia, lo stesso Ernesto Basile, ancor giovanissimo e sotto la guida dell’autorevole pa-dre Giovan Battista Filippo, nel 1878 aveva dato forma ad un discreto ma innovativo prototipo di architetturadalla rigorosa ed espressiva configurazione sperimentale, ancorché eclettica, realizzando quella residenza sta-gionale di famiglia ai margini del centro di Santa Flavia (presso Palermo) che, in vista della suggestiva costa do-minata dall’antica Solunto, sarebbe divenuta il luogo deputato di gioiosi e festosi rituali vacanzieri familiari, as-solvendo anche al ruolo di atelier estivo.

    ATTI DEL CONVEGNO. sezione i ‒ la casa-studio di ernesto basile: villino basile, 1903-1904

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  • Dunque non è forse solo un problema anagrafico quello che riduce al minimo, in Italia, gli esempi signifi-cativi di case-studio o di dimore di progettisti del primo periodo Liberty; con le dovute eccezioni, e come giànel tardo periodo eclettico, graverà sulla cultura architettonica italiana l’equivoca riduzione della ‘ricerca delnuovo’ al solo problema del rinnovamento decorativo.

    Va anche detto che Basile e Fenoglio, come del resto Raimondo D’Aronco (che nasce e muore negli stessianni di Basile, ma che nella prima stagione del modernismo italiano risiede prevalentemente a Istanbul), sonofra i pochi del modernismo italiano a poter vantare già nei primi anni del Novecento una solida carriera pro-fessionale alle spalle e, quindi, a disporre tanto di una consumata cultura progettuale quanto di mezzi econo-mici idonei.

    Dopo il 1904 per circa un trentennio, un po’ in tutta Europa, si verifica un considerevole incremento delnovero delle auto committenze; un fenomeno che inizialmente riguarda ancora prevalentemente il modernismo,anche inteso in un’accezione più ampia di quelle esperienze di mera matrice Art Nouveau (quindi comprensi-va, in un secondo tempo, degli sconfinamenti Déco e protorazionalisti) e che poi si estende al manifestarsi diuna moderna classicità metaforica e, di contro, all’affermarsi di un funzionalismo empirico, prima ancora diquello concettuale od estetico-ideologico. Dalle case-studio concepite ancora nel solco della cultura moderni-sta o da essa derivate, dunque, il testimone passerà a quegli esempi portatori di un’idea della casa del progetti-sta come distillato di un più complesso e problematico movimento di “riorganizzazione” dell’ambiente dell’in-dividuo o come opera-manifesto di un’etica della qualità oggettiva. Appartengono a questa seconda ondata benpiù lunga e più articolata, ma talvolta passibile anche di sconfinamenti compromissori oppure di dimostrativioltranzismi rigoristi, esempi fra loro estremamente diversificati, rispetto alla precedente ‘unitarietà nel molte-plice’ tipica della “internazionale” del modernismo. Di quest’ultima, persino nel ricomporsi sotto uno stessoimpalcato estetico delle dicotomiche differenziazioni formali, costituiscono ancora espressioni emblematiche inScozia la casa del 1906 della Florentine Terrace a Glasgow di Charles Rennie Mackintosh (1868-1928), in Ger-mania la residenza del 1906-1909 in Potsdamer Chaussee a Berlino di Hermann Muthesius (1861-1827), inFrancia la palazzina con studio del 1909-1912 in avenue Mozart a Parigi di Hector Guimard (1867-942) ed inAustria la seconda villa del 1912-1913 in Hüttelbergstrasse a Vienna di Otto Wagner. Ma già si attestano ad unadiversa concezione dei modi dell’abitare (meno edonistici e più domestici, pur se programmaticamente comu-nicativi della cultura di appartenenza e non esenti dal rilancio di consolidate formule della tradizione colta) siala villa di Violenweg ad Hague, in Olanda, del 1914 di Hendrik Petrus Berlage (1856-1934) sia, in Spagna, lapalazzina con studio in Carrer Provença a Barcellona del 1917-1919 di Josep Puig i Cadafalch. Esse testimonia-no anche un mutato orientamento nella permeabilità alle sollecitazioni delle proprie tradizioni abitative, rivis-sute ora senza le alchimie stilistiche delle manipolazioni moderniste e, tuttavia, senza ugualmente indulgere informalismi revivalistici o vernacolari ma guardando al proprio patrimonio di cultura storica, materiale o ‘alta’che fosse, con disincantato possibilismo umanizzante.

    Agli estremi di questo orientamento, nella mutata realtà del periodo fra le due guerre, si collocano in Sviz-zera la ‘calvinista’ domesticità montana della grande casa del 1924 di Max Haefeli (1869-1941) in Ebelstrassea Doldertal presso Zurigo e in Inghilterra, dieci anni dopo, la decantata aulicità rurale, ai limiti del neoecletti-smo, della villa di Leslie Grahame Thomson (1896-1974) a West Linton. Ma l’idea di una estetica della moder-nità comunicativa della casa del progettista, non sempre suscettibile di connotazioni seducenti ma in ogni ca-so distante sia dai toni rassicuranti di modelli consolidati (secondo i vari immaginari collettivi) sia dai cerebra-lismi (tutto sommato esclusivisti) della nuova oggettività più intransigente, prenderà ancora forma negli anniVenti e negli anni Trenta nell’ambito di un ampio ventaglio di tendenze tuttavia affini. Ne costituiscono espres-sioni esemplificative: in Germania la villa del 1926 di Bruno Taut (1880-1938) in Wiesenstrasse a Dahlewitz ela villa del 1929-1930 di Erich Mendelsohn (1887-1953) a Rupenhorn presso Berlino; in Francia la casa del1926-1927 di Robert Mallet-Stevens (1886-1945) in rue Mallet-Stevens a Parigi; in Belgio la casa-studio in ave-nue Albert I a Tervuren del 1927 di Henry Van de Velde; in Francia la villa al Chemin du Calvaire di Megèvedel 1928-1929 di Henry-Jacques Le Même (1897-1997) e l’appartamento di Auguste Perret (1874-1954) nel

    ETTORE SESSA – Introduzione

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  • condomino costruito dall’impresa Perret in rue Raynouard a Parigi nel 1929-1932; in Finlandia la villa-studiodel 1935 di Alvar Aalto (1898-1976) e della moglie Aino Marsio (1899-1949) a Munkkiniemi (Helsinki); in Da-nimarca la casa-studio del 1936 di Mogens Lassen (1901-1987) a Klampenborg; in Irlanda la casa del 1937-1939 di Michael Scott (1905-1989) a Sandycove presso Dublino. E in fin dei conti nel 1931-1933 lo stesso LeCorbusier (1887-1965), pur senza derogare al suo impalcato etico, nella sua casa-atelier di rue Nungesser etColi a Parigi conferma, con alquante sapienti ‘infrazioni’ ad un fin troppo prevedibile rigorismo, che nel temadella dimora del progettista si possono celare inaspettate variabili; una sorta di ‘porto franco’, quindi, tale dainnescare, non di rado, processi di revisione dei propri ‘sistemi’ o, più semplicemente, di quel reticolo fattua-le della “poetica” individuale che, talvolta, volge ad una inconsapevole condizione di cattività intellettuale del-lo stesso progettista.

    Nonostante i buoni auspici e l’entusiasmo di quei progettisti ideatori delle proprie dimore, questo settorein genere, per quanto attiene alla conservazione di manufatti esemplari, non è certamente uno dei più fortuna-ti del patrimonio architettonico d’età contemporanea. Solo raramente le case proprie dei progettisti, dopo lamorte degli stessi oppure in seguito alla mutazione della destinazione abitativa, hanno conservato l’assetto pri-mitivo o, pur con qualche variazione, sono divenute sedi museali o di fondazioni, spesso legate alla conserva-zione e allo studio dei materiali documentari dell’attività dei loro autori e del relativo ambiente culturale (cosìè stato per le case di Aalto, di Asplund, di Figini, di Gesellius con Lindgren e con Saarinen, di Gray, di Horta,di Le Corbusier, di Perret, di Taut, di Thomson, di Wagner). Ma prevalentemente queste dimore e case-studiodi progettisti o di artisti sono state private di quegli arredi originari che ne connotavano la completezza e coe-renza progettuale; il più delle volte sono state alterate, più o meno pesantemente o irreparabilmente (come, adesempio, le case di Fischli, Haefeli, Lassen, Mallet-Stevens, Muthesius), o peggio ancora distrutte (fra le innu-merevoli perdite ricordiamo quelle delle dimore di Berlage, Gropius, Mackintosh, Puig i Cadafalch); infine al-cune, stravolte, dirute o danneggiate da eventi traumatici, sono state restaurate o addirittura ricostruite e nonsempre in maniera accettabile o scientificamente corretta (è il caso, fra gli altri, delle dimore di Behrens e di Ol-brich a Darmstadt).

    A cento anni dalla sua costruzione il villino Basile è uno degli esempi superstiti di questa rarefatta, quantoincisiva, costellazione di case-studio, o semplicemente di dimore, di quegli esponenti della ‘moderna’ culturadel progetto d’occidente che, fra eclettismo, storicismo, modernismo, déco, protorazionalismo e razionalismo,fecero della cultura dell’abitare il fulcro delle proprie ricerche verso una “nuova architettura” e, non ultimo,verso una nuova società.

    Privata degli arredi mobili originari (ma non di alcuni fra gli eleganti “apparecchi di illuminazione”) e ditutto quel prezioso giardino, con piante esotiche oltre che cipressi ed aiuole fiorite, recintato dal muretto in con-tinuità con la fascia basamentale della fabbrica, la casa della famiglia di Ernesto Basile è stata però miracolosa-mente sottratta allo scempio del quartiere di via Villafranca. Divenuta patrimonio del demanio della RegioneSiciliana, in carico all’Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione (affidata alla So-printendenza di Palermo), la “casa bianca” di Basile è stata salvata da quell’irrefrenabile primo processo di so-stituzione edilizia post bellico che, già sul finire degli anni Quaranta, andava inoculando impietose e destabiliz-zanti logiche speculative.

    Oramai isolato testimone di quella civiltà alta dell’abitare che costituiva nota distintiva della società bor-ghese palermitana di inizio secolo, il villino Basile è fra i pochi reperti rimasti pressoché integri a documenta-re una città che per un limitato arco temporale all’interno dell’età contemporanea assurse al rango di perife-rico fulcro culturale, idoneo a proporre modi comportamentali e nuove, ma mai eversive, ‘formule’ artistichee architettoniche.

    La casa-studio di Ernesto Basile, infine, per almeno un quarto di secolo dalla sua costruzione aveva svoltoil ruolo di luogo significante, unitamente alle sedi dei circoli intellettuali e scientifici e ad alcuni “salotti colti”,delle vicende artistiche e culturali di una città sempre più proiettata dalla fine del primo decennio del secoloXX in una dimensione privatistica foriera, unitamente alla decadenza economica e all’isolamento e indeboli-

    ATTI DEL CONVEGNO. sezione i ‒ la casa-studio di ernesto basile: villino basile, 1903-1904

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  • mento della sua classe egemone, dell’ineluttabile declassamento provinciale innescatosi negli anni successivi alprimo conflitto mondiale.

    In quell’ambiente luminoso ed elegantemente spartano dello studio dove Ernesto Basile progetta per qua-si ventotto anni e dove vi lavorarono anche i figli Roberto e Giovan Battista Filippo, al piano rialzato dell’alainterna del villino di via Siracusa, o nel vasto ambiente dell’archivio sottostante, criptico e introverso (come par-te della sua personalità), si sono avvicendati protagonisti e comprimari della scena artistica e architettonica edel mondo intellettuale siciliano dei primi decenni del Novecento. Certamente lo studio o i salotti del villinoBasile erano frequentati da personaggi come l’architetto Francesco Paolo Rivas, lo storico dell’arte Vincenzo Pi-tini, l’industriale Vittorio Ducrot, il matematico Giovan Battista Guccia, il demopsicologo Giuseppe Pitrè,l’editore Remo Sandron, il medico Vincenzo Cervello, il giurista Francesco Empedocle Restivo, il filosofo Giu-seppe Amato Pojero, per non parlare degli imprenditori edili più qualificati (i vari Albanese, Caronia, Pace, Ru-telli, Utveggio) e soprattutto dell’interminabile novero dei committenti dell’alta società siciliana, con molti deiquali aveva instaurato rapporti di amicizia. E non è detto che nella ‘casa bianca’ di via Siracusa non si sia reca-to anche Giovanni Gentile che, nei suoi primi anni di titolarità della cattedra palermitana di Storia della Filo-sofia, teneva conferenze presso quella Biblioteca Filosofica, diretta da Amato Pojero, frequentata anche da Ba-sile. È certo che nel suo studio si recavano abitualmente i suoi assistenti più autorevoli quali Ernesto Armò (perlungo tempo suo braccio destro anche se formatosi a Torino alla scuola di Alessandro Antonelli), Enrico Ca-landra, Giuseppe Capitò, Francesco Fichera e Antonino Lo Bianco, per scambiare pareri e per collaborazioni;ma anche gli altri suoi colleghi docenti della Regia Scuola di Applicazione per Ingegneri, su molti dei quali eser-citava un’indiscutibile influenza. In quegli ambienti di via Siracusa si riunivano, talvolta, gli scultori e i pittoridel cenacolo palermitano fra i quali Gaetano Geraci, Antonio Ugo, Mario Rutelli, Francesco Lojacono, EttoreDe Maria Bergler, Rocco Lentini, Onofrio Tomaselli, Salvatore Gregorietti, Giuseppe Enea, con alcuni dei qua-li svolgeva anche incarichi professionali; molti di questi artisti erano suoi colleghi del Regio Istituto di Belle Ar-ti, poi Accademia di Belle Arti, che per quasi tre decenni fu sotto la sua direzione. Nello studio di Basile si re-cavano anche i suoi allievi, sia della Scuola di Applicazione per Ingegneri sia dell’Accademia: relativamente aiprimi si è certi della presenza di Camillo Autore, Salvatore Benfratello, Salvatore Caronia Roberti, Giovan Bat-tista Santangelo, tutti laureatisi dopo la realizzazione della ‘casa bianca’ e in diversi periodi suoi assistenti alladidattica o collaboratori di studio negli anni della sua avanzata maturità modernista, e forse anche di SaverioFragapane di Caltagirone e di Francesco La Grassa di Trapani, le cui affinità con il linguaggio del maestro la-sciano ipotizzare una frequentazione più ravvicinata di quella meramente accademica; relativamente ai secondiè certa, fra i tanti, la frequentazione dello scultore Archimede Campini, mentre sono solo ipotizzabili quelle deipittori Giovanni Varvaro, Vittorio Corona e Pippo Rizzo, che a distanza di pochi anni dalla conclusione deglistudi presso l’Accademia avrebbero dato vita alla migliore esperienza futurista dell’Italia meridionale. Ma lostudio di via Siracusa potrebbe essere stato occasionalmente meta anche di Renato Guttuso ancor giovane, ilcui padre Gioacchino, nella natia Bagheria (nelle cui vicinanze è Santa Flavia), frequentava Onofrio Tomaselli,docente dell’Accademia negli anni della direzione di Basile (e già suo collaboratore per i lavori di decorazionedel Teatro Massimo); Guttuso, legato (inizialmente da esterno al mondo artistico) ad alcuni fra i più dotati li-cenziati dell’Accademia di Belle Arti, nel telegramma di condoglianze avrebbe citato Basile come “veneratomaestro”, lasciando un indizio su probabili rapporti di conoscenza diretta. Lo stesso si può dire, forse, di Giu-seppe Samonà, anche in considerazione di prevedibili frequentazioni familiari; tanto più che lo stesso Samonà,pur avendo sempre riconosciuto ufficialmente Enrico Calandra come suo maestro (e questo soprattutto per ilperiodo di assistentato svolto a Messina), sul finire degli anni Settanta ebbe modo di rivalutare la sua esperien-za in seno a quella “Scuola di Basile” che già Gustavo Giovannoni nel 1932, in occasione del discorso comme-morativo in onore di Basile, aveva avuto modo apprezzare.

    È certamente singolare il fatto che, a meno dei confusi ricordi di alcuni suoi allievi oggi tutti scomparsi (efra i quali va menzionato con le sue affettuose rievocazioni Giuseppe Spatrisano) e del toccante racconto di Ca-ronia Roberti (che nella monografia del 1935 su Basile tramanda il suo primo accesso, intorno al 1907, allo stu-

    ETTORE SESSA – Introduzione

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  • dio di via Siracusa e, poi, nel 1932 l’ultima visita al “maestro” oramai chino sul foglio di carta, ma ancora irri-ducibilmente intento a tracciare le ultime forme), non siano rimaste altro che labili testimonianze dei tanti an-ni di intense relazioni sociali e culturali consumate all’interno delle bianche facciate del villino Basile.

    Nel celebrare i cento anni di questa fabbrica, fra le più significative dell’architettura italiana d’età contem-poranea, ci si propone di ripercorrerne la storia e di indagarne i meccanismi formativi e le sue varie componen-ti (non ultimo l’immediato ambito urbano) per valutarne la presenza nella storia cittadina coeva oltre che assi-curarne la collocazione nei contesti italiano e internazionale di appartenenza.

    ETTORE SESSA

    ATTI DEL CONVEGNO. sezione i ‒ la casa-studio di ernesto basile: villino basile, 1903-1904

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    Introduzione

    L’importanza e la qualità delle architetture di Ernesto Basile, nel panorama della cultura architettonica delLiberty italiano, sono note e sicuramente le giornate di studio dedicate alla lettura delle sue opere e in partico-lare della sua casa, detta villino Basile, potranno essere occasione di confronto non solo per consolidare taleconsapevolezza, ma anche ed essenzialmente per aggiungere elementi di nuova conoscenza ad una materia distudio in permanente evoluzione come l’interpretazione di un periodo di transizione rappresentato dal passag-gio dalla cultura dell’Ottocento al Modernismo e alle avanguardie dei primi del Novecento.

    Credo che in queste giornate, ripercorrendo proprio un’opera di Ernesto Basile in cui Basile stesso è com-mittente, si potrà scoprire se il dialogo tra la ricerca di rocambolesche metafore storico formali, proprie del Li-berty, potranno consolidarsi in forme di autonoma espressione figurativa e costituire precedente di vantaggioper influenzare la cultura che si evolverà nel XX secolo.

    La domanda che la lettura dell’opera pone, anche ad un profano di storia, come me è in fondo molto sem-plice. Personalmente penso che il Liberty sia la massima espressione che si compie come evoluzione dell’eclet-tismo dell’Ottocento, un eclettismo che nel montaggio estremo di tutti gli stili e nel guadagnare dalle arti figu-rative il massimo della maestria delle espressioni possibili declina un’Arte Nuova che incontra i materiali del-l’epoca moderna, dal ferro al vetro, al cemento armato, e li trasforma con rigogliosa indifferenza declinandolicon i materiali del passato, gli stucchi, la ceramica, la pietra, l’alabastro, ecc. Necessariamente questa arte puòinciampare nelle consuetudini dell’artigianato o legarsi a reminiscenze e impasti suggestivamente storicistici opuò, come per alcuni grandi architetti tra cui sicuramente Ernesto Basile, introdurre elementi nuovi e persona-li che preludono all’epoca che segue lasciando intravedere spiragli che altre generazioni svilupperanno.

    Non c’è niente di più apparentato con la storia o, meglio, che ha approfittato di furti dei differenti stiliche epoche diverse hanno prodotto di quanto non sappia fare il Liberty. Mentre l’eclettismo nelle sue diffe-renti forme copia, quindi ruba male da differenti epoche e stili, il Liberty mette a profitto il furto, rielaborale forme, ne inventa di altre trasformandole, comunque dialoga con la storia e sente fortemente il debito con-tratto con essa.

    Se Giovan Battista Filippo vive appieno il ‘sentire’ neoclassico, comunque non eclettico, l’importanza di Er-nesto Basile sembra essere invece quella di avere rivisitato tutta la storia delle architetture e con particolare for-za quelle declinate da vicende importanti presenti in Sicilia, per inventare una nuova realtà di espressive formearchitettoniche, cercando attraverso di esse un aggiornamento delle ragioni di universalità comunicativa. Si trat-ta innanzi tutto di architetture ancora legate a terra e che terminano necessariamente con un coronamento. Ilvillino Basile sembra trasferire questi principi in un’assoluta e perentoria assunzione di responsabilità. La puli-zia dei fronti sull’angolo della strada, pur se sottolineata dal sistema del balcone d’angolo, sembra richiamaread una cultura della linearità che ha il sapore della cultura delle migliori architetture viennesi della stessa epo-ca. Basamento e cornici superiori sembrano più richiamare quell’attrazione per la linea di Otto Wagner, sotto-lineata già da Giuseppe Samonà, che un indugiare su stile e decori propri dei decorativismi artigianali dell’epo-

    Sezione I

    La casa-studio di Ernesto Basile:villino Basile, 1903-1904

  • ATTI DEL CONVEGNO. sezione i ‒ la casa-studio di ernesto basile: villino basile, 1903-1904

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    ca. Ogni elemento assume la giusta coerenza e sicuramente sarà premessa per le evoluzioni moderniste più tar-de, sino alle avanguardie che aprirono le nuove ragioni figurative del secolo XX.

    In questo contesto e con questi complessi problemi da affrontare, i lavori di questa prima sezione appaio-no molto articolati e sicuramente possono essere prefigurati in tre grandi filoni di ricerca.

    Un primo filone è quello più direttamente legato alla interpretazione dell’opera architettonica sin anche neisuoi più reconditi dettagli. Di questi fanno parte illustri studiosi come Francesco Amendolagine, Giovanni Fat-ta, Ettore Sessa e giovani studiosi come Massimiliano Marafon Pecoraro.

    Un secondo filone interessa il contesto, nella doppia accezione culturale e fisica, in cui sorge il villino Basi-le e vi appartengono Antonella Mazzamuto, Anna Cottone e altri. Un ultimo filone integra i primi due perchétende ad indagare sugli strumenti della rappresentazione investigando proprio il linguaggio dei disegni di Basi-le, anche al fine di servirsi di essi come strumenti per ritornare a rivisitare i valori dell’opera costruita. Esso èrappresentato, tra altri, da Eleonora Marrone Basile.

    I contributi dei singoli studiosi consentiranno sicuramente di penetrare le ragioni di questa opera partico-larmente importante di Ernesto Basile per cercare quindi di comprendere se il suo contributo vada annovera-to non solo tra i grandi della storia dell’architettura del Liberty, ma anche tra i prefiguratori di una istanza dimodernità che attraverserà molte delle attese del nuovo secolo XX che andava nascendo.

    NICOLA GIULIANO LEONE

  • “DISPAR ET UNUM” è il motto al quale si affida Er-nesto Basile per suscitare attenzione in chi si accingea varcare la soglia della sua bianca dimora palermita-na, progettata a partire dal mese di giugno del 1903 eportata a compimento sul finire del 19041.

    Anche se verosimilmente devono essere stati inpochi, fin dall’inizio, a interrogarsi con determina-zione e con successo sul significato intrinseco di que-sto messaggio, riportato con eleganti caratteri nelportale dell’ingresso principale del villino Basile, i ri-chiami ad un sostrato culturale latino scevro di auli-cità, anche se alquanto ermetico, e la ricercata faciesmediterranea della fabbrica riuscirono ad assicurarea questa casa-studio, opera manifesto della maturitàmodernista del suo progettista2, una garbata aura didomestica sacralità.

    Fin dai primi schizzi la soluzione tipologica risultaabbastanza chiara; Basile non opera, come tutti gli al-tri progettisti di case unifamiliari del quartiere Villa-franca, un mero adattamento della tipologia del villinoisolato al vincolo della costruzione con almeno un pro-spetto sul perimetro. Elude il modello, tipico della Bel-le Époque, di residenza suburbana situata al centro dellotto e, quindi, con un giardino circostante, necessaria-mente di risulta nel caso di appezzamenti di terrenonon molto estesi. Sperimentando, diversamente, un si-stema distributivo e uno schema planimetrico risultan-ti sia dalla reinterpretazione, alla luce della tradizione‘domestica’ isolana, delle nuove istanze di comfort edella nuova logica formale della cultura dell’abitaredel periodo modernista, sia da una riflessione sui mo-di residenziali suburbani colti palermitani del periododella Restaurazione (soprattutto sul genere delle dimo-re della contrada dell’Olivuzza, fra le quali si distin-guevano fabbriche come le due case del duca di Serra-difalco o come quelle dei Butera e dei Wirz), Basile siassicura anche un’estensione unitaria della superficieinedificata, tale da permettere un disegno compiutodell’impianto viario del giardino, nonostante la dimen-sione relativamente contenuta del lotto.

    Realizzata in un’area di forma rettangolare delquartiere Villafranca3, con uno dei due lati maggiorisulla via omonima, l’altro a confine con la proprietàBonanno4 e con i due lati minori sulle vie Siracusa eGirgenti (poi Agrigento), la casa di Basile costituì perpoco più di quattro decenni un punto di riferimentocittadino fino a quando il progressivo stravolgimentodel suo intorno, ad opera della speculazione ediliziadel secondo dopoguerra, non ne ha mortificato il rap-porto con l’immediato contesto.

    Le incombenti masse della convenzionale ediliziacondominiale del periodo della ricostruzione hanno,

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    Il villino Basile:la casa-studio come manifesto della “qualità”

    ETTORE SESSA

    E. Basile, villino Basile, via Siracusa, Palermo (1903-1904), ve-duta del prospetto sulla via Villafranca (da S. Caronia Roberti,Ernesto Basile e cinquant’anni di architettura in Sicilia, Ciuni,Palermo 1935, p. 53).

  • tra l’altro, annullato il previsto contrasto del ‘fonda-le’ del cielo (che a Palermo per gran parte dell’annoè di un azzurro intenso) con i prospetti bianchi, conil ritmato profilo dell’attico e con la contrappuntisti-ca composizione volumetrica (basata sulla sequenzanetta, ma non drammatica, di emergenze e abbatti-menti di allineamenti orizzontali)5.

    Oramai costretta nella nuova realtà di isolati adalta densità, la dimora di Basile, ridotta alla sola fab-brica (essendo stata privata del suo giardino, la cuiarea viene edificata negli anni Quaranta) è divenutaun reperto decontestualizzato di quella composta ci-viltà dell’abitare della borghesia medio-alta palermi-tana della Belle Époque che, pure, era assurta a notadistintiva (celebrata, all’epoca, dalle cronache e dairesoconti dei visitatori stranieri) dei quartieri sorti ailati del primo tronco del viale della Libertà. Sul suoasse rettilineo, tracciato come boulevard alberato a trecorsie nel 1848 (per volontà del liberale GovernoProvvisorio antiborbonico6), il Piano Regolatore diRisanamento e di Ampliamento della Città di Palermo,redatto da Felice Giarrusso fra il 1885 e il 1886, ave-va previsto una lottizzazione con un’ariosa, quantoelementare, trama viaria di tipo ippodameo; tuttavia,a meno dei lotti sul versante orientale della strada (giàin gran parte costruiti), solamente a partire dal quar-to anno dall’inizio dello smantellamento del comples-so dei padiglioni dell’Esposizione Nazionale del1891-927 si avvierà quel considerevole processo edi-ficatorio che, in poco meno di due decenni, assegne-rà una precisa fisionomia architettonica ai quartieridell’espansione settentrionale della città. Vi opere-ranno stimati e capaci impresari edili quali GaetanoCaltagirone, Paolo Carrara, Andrea e Salvatore Cir-rincione, Salvatore Di Pisa, Salvatore Farruggia, An-tonio e Francesco Li Vigni, Vincenzo Lo Porto, An-tonio e Giuseppe Messina, Salvatore Milia, Salvatoreed Emanuele Rutelli, Michele Utveggio (più volteesecutore dei progetti di Basile, come del resto i Ru-telli, alla cui impresa è affidato il cantiere della casa divia Siracusa), che realizzano palazzi da pigione, pa-lazzine, ville e villini per proprio conto o per commit-tenti facoltosi. Le loro fabbriche vengono edificate suprogetti redatti talvolta dai propri tecnici di fiducia,raramente da artisti (fra cui quello del pittore Salva-tore Gregorietti con la palazzina di famiglia in via Ni-colò Garzilli è l’esempio più considerevole); nella

    maggior parte dei casi si avvalgono di professionistidi buon mestiere, ma fin troppo possibilisti quanto ascelte culturali. Molti di questi coniugano sicuri stile-mi e composti impaginati eclettici con circoscritti econvenzionali repertori decorativi liberty, senza maiperò scadere nel cattivo gusto di certo floreale del-l’edilizia corrente italiana della prima decade del se-colo XX; fra loro si distinguono Filippo Cusano, Sal-vatore Gambino, Giuseppe Gulì, Roberto Iràso, e,soprattutto, Salvatore Li Volsi Palmigiano. Analoga-mente contribuiscono ad assegnare un volto decoro-so alla prima espansione settentrionale della cittàquei professionisti tradizionalisti, sdegnosamente im-permeabili alle pur caute innovazioni formali dell’Ar-te Nuova palermitana e garanti di un consueto buongusto (anche se innegabilmente monocorde) comeArturo Arioti, Francesco Paolo Palazzotto, GiovanBattista Palazzotto, Giuseppe Patricolo, Carlo Pinta-cuda, Giuseppe Salemi Pace.

    Tuttavia nei quartieri sorti lungo l’asse del vialedella Libertà si registrano anche dignitosi contributidi progettisti accostatisi con disinvolta padronanzaal Liberty, ma solo in occasione di specifici incarichi(o per l’edificio con la propria residenza), come Vin-cenzo Alagna, Salvatore Mazzarella, Giovanni Tam-burello e Francesco Viola. In questo contesto Erne-sto Armò, allora assistente presso la cattedra di Ar-chitettura Tecnica di Basile e suo fiancheggiatore neltentativo di costituire un ‘movimento’ modernista si-ciliano8, è uno dei più attivi artefici della nuova edi-lizia residenziale unifamiliare palermitana del vialedella Libertà (e successivamente della via Notarbar-tolo), particolarmente apprezzato dalla borghesiadelle professioni e del commercio, oltre che dalla fa-scia media di armatori e operatori economici, cui siaggiungono solo poche famiglie dell’aristocrazia,nessuna dell’alta borghesia. Risulta, invece, quasi deltutto assente in quest’area della città la compaginedegli ‘allievi integrali’ di Basile che, fino all’inizio de-gli anni Venti, professano esclusivamente l’orienta-mento modernista (senza troppe concessioni al neoe-clettismo); né il corposo modernismo di maniera dal-la facies classicheggiante del tardo edificio condomi-niale di via Messina di Giovan Battista Santangelopuò definirsi un segnale incisivo in tal senso. La pre-senza contenuta di architetture liberty in questi iso-lati è controbilanciata da una considerevole diffusio-

    ATTI DEL CONVEGNO. sezione i ‒ la casa-studio di ernesto basile: villino basile, 1903-1904

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  • ne di repertori floreali per le decorazioni pittorichedegli interni (alle quali lavorano schiere di decorato-ri sulla scia dei pittori del cenacolo di Basile, qualiGiuseppe Enea, Rocco Lentini e Salvatore Grego-rietti) e per i ferri battuti (settore dominato a Paler-mo da Salvatore Martorella); verosimilmente lo scar-to temporale nel registrare il “nuovo gusto” da partedei costruttori o dei proprietari di appartamenti e dicase unifamiliari, oltre ad una iniziale prudenza cul-turale e strumentale, deve aver generato questa dif-formità stilistica fra i repertori decorativi esterni del-le fabbriche e le rifiniture metalliche e degli interni,con le ultime due categorie già partecipi del mutatoclima artistico cittadino, in quanto solitamente so-pravvenute a cantiere ultimato.

    Va anche detto che, tranne che per alcuni casi co-me Antonio Lo Bianco e Giuseppe Capitò, gli allieviconsapevolmente formatisi con Basile al suo orienta-mento modernista incominciano ad incidere sullascena urbana solamente a partire dall’inizio del se-condo lustro del XX secolo9, quando oramai era ab-bastanza avviato il processo di edificazione degli iso-lati tracciati sull’area che, tra il 1888 e il 1892, era sta-ta occupata prima dall’immenso cantiere e poi dalgrande complesso dei padiglioni dell’EsposizioneNazionale. Anche Basile è coinvolto solo episodica-mente nella costruzione del quartiere Villafranca (co-me pure del rimanente sistema urbano del viale dellaLibertà), nonostante la notevole fama cittadina con-seguita nell’ultimo decennio del XIX secolo. Ma, nel-la convinzione generale, essendo associata agli am-bienti altolocati della più facoltosa imprenditoria edell’aristocrazia di antica data, la sua attività proget-tuale era considerata, verosimilmente, di livello supe-riore e pertanto (come era già avvenuto con il padree con Giuseppe Damiani Almeyda) ritenuta non con-ciliabile con una produzione di edilizia corrente10;sia che si trattasse di quella residenziale unifamiliare(palazzine e villini) per il ceto borghese medio e me-dio-alto sia che, interessando il fenomeno dei palazzida pigione o comunque pluripiano, riguardasse ope-razioni edilizie strettamente connesse alle nuove logi-che immobiliari della tarda età umbertina.

    Eppure l’influenza di Basile finirà per aleggiare,ma solo dopo il primo lustro del secolo, su buonaparte dei repertori formali (spesso però ridotti ad unelenco di stilemi) delle costruzioni realizzate negli

    isolati retrostanti a quelli sul viale della Libertà; que-sto vuoi per il successo della sua formula modernistae per la sincera adesione culturale di professionistiformatisi al suo insegnamento e di artigiani emuli op-pure a lui vicini per comuni esperienze di cantiere(come gli stuccatori Li Vigni), vuoi per puro calcolodi quei progettisti e costruttori consapevoli della pre-senza di Basile nella Commissione Edilizia.

    Proprio in questo quadrante urbano, che avreb-be sempre ritenuto il suo quartiere, Basile consumaalcune significative esperienze: la sua prima vera af-fermazione professionale palermitana con la proget-tazione e realizzazione dei padiglioni dell’Esposizio-ne Nazionale (per i quali coopta Ernesto Armò nellostaff di collaboratori alla direzione dei lavori, dando

    ETTORE SESSA – Il villino Basile: la casa-studio come manifesto della “qualità”

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    Ernesto Basile a quarant’anni (Archivio Famiglia Basile, Palermo).

  • così inizio ad un felice rapporto di amicizia e di col-laborazione didattica); due sortite, fra le poche di tut-ta la sua considerevole attività, nel settore dell’ediliziada pigione con i due prestigiosi palazzi di via XX Set-tembre (del 1899 e del 1901) per conto dell’impren-ditore Michele Utveggio; infine la realizzazione fra il1903 e il 1904 della sua casa in via Siracusa. Semprein questo quartiere, appena rientrato da Roma, avevapreso in affitto un vasto appartamento di un’elegantepalazzina nel primo tronco dell’attuale via principe diVillafranca (già via Spaccaforno) al n. 40, prospettan-te sulla vasta area che su suoi disegni e sotto la sua in-flessibile direzione, veniva temporaneamente occupa-ta dalle notevoli volumetrie della Galleria delle Mac-chine e del Padiglione d’Ingresso (con la monumen-tale Sala delle Feste e con la Torre Panoramica) del-l’Esposizione Nazionale. Non molto lontano da que-sta prima residenza palermitana avrebbe costruito lasua ‘casa bianca’. Ma ancor prima, nel 1881, appenalaureatosi, aveva progettato una palazzina di due pia-ni per tutta la sua famiglia in un lotto prospettante sulversante orientale del primo tra