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    Franco Giorgio Freda***

    La disintegrazione del Sistema

    i p o g r a f i c h e

    O r o p a g a n d a

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    I . ANALISI

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    Pag.5I. Analisi

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    inevitabile che in questo mondo di sfruttatori e di sfruttati non sia possibile

    alcuna grandezza che per ultima istanza non abbia il fatto economico.Vengono bens contrapposte due specie di uomini, di ani, di morali, manon occorre avere mo to acume per accorgersi c e unica a sorgente c e ealimenta. Cos anche da un medesimo tipo di progresso che i protagonistidella lotta economica traggono la loro giusticazione. Essi si incontranonella pretesa fondamentale di essere ognuno il vero autore della prosperitsociale per cui ognuno convinto di poter minare le posizioni dellavversarioquando riesce a contestargli ogni diritto di presentarsi come tale.

    La ragione fondamentale che ci ha indotto a convocare questoCongresso determinata dal profondo convincimento mio e vostro - che il momento presente imponga allanostra organizzazione lesigenza di serrare i ranghi attorno ai motivicentrali della nostra idea della vita e del mondo. Lesigenza, in primoluogo, di riconoscere quali siano realmente i piani di riferimento, i cnonida cui derivare la nostra presenza politica di scorgere la direzioneideale da assumere. In secondo luogo o, meglio, conseguentementee simultaneamente , lesigenza di articolare in uno schieramentoelastico, agile, senza complessi, senza inibizioni - in una parola:spregiudicato -la nostra vocazione, la nostra volont di lotta politica. Noi ci troviamo al punto in cui la necessit di rappresentare gli erroritrascorsi, di comprendere i motivi fondamentali che hanno potuto

    permetterli, si incrocia col dovere di affondare le nostre radici - nostre,cio di uomini che si dedicano alla politica senza riserve mentali, senzaequivoci intendimenti, senza alibi minuscole-borghesi: con lanima, vorreiquasi dire, disincantata e impersonale di chi compie il proprio dovere perchesso deve essere compiuto al centro della nostra dottrina politica e dirimanere a essa aderenti negli elementi essenziali, senza esitazioni. Unalucida adesione allessenziale che deve permettere, o, piuttosto, tonicare

    la nostra capacit di rimanere elastici e agili in quel che funzionale estrumentale. Credo, infatti, di non affermare nulla di nuovo, sostenendoche quanto pi intensamente noi siamo radicati nel centro, tanto pi

    I . A n a i s i

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    agevolmente possiamo muoverci sui punti della lontana circonferenza,senza distanziarci - per ci che vale, per lessenziale dal centro.Ho detto prima: serrare i ranghi, per dar vita a una organizzazione

    politica elastica. Ora voglio aggiungere: serrare i ranghiper possedere una organizzazione politica in grado di dareun colpo dala a uomini destinati alla conquista del potere.Noi abbiamo sinora camminato. Non dobbiamo temere le conseguenze diunautocritica quando essa sia libera e dignitosa e, perci, diremo: siamoregrediti! Siamo rimasti passivamente uniti agli altri, agli schemi politicidegli altri, ai falsi problemi degli altri, alla clame ideologica degli altri:

    abbiamo riconosciute come nostre le nalit che erano, quanto meno,equivoche degli altri. Il comportamento di tutti - prima dei capi, poi,di conseguenza, del loro seguito - stato, nella migliore delle ipotesi, quellodegli ingenui, nella peggiore, quello degli ottusi.

    Il nostro discorso politico, agli inizi, si imperniava sullEuropa, enoi credevamo che lEuropa fosse veramente un mito e rappresentasseuna autentica idea-forza: mentre solo molto tardi ci siamo persuasiche questa parola rietteva una semplice denizione geograca,cui nemmeno era lecito attribuire una capacit propagandisticaoriginale, in unepoca in cui anche le copisterie, le lavanderie, letavole calde e gli hotels delle stazioni termali si chiamano Europa!!Noi parlavamo di concezione politica europea da contrapporre alle varieconcezioni nazionalistiche patriottarde, ma non ci siamo accorti (o nonabbiamo voluto accorgerci?) che questo poteva valere solo nei confrontidella destra nazionalistica minuscolo-borghese -sopra tutto quella nostrana

    e che, perci, tutto si esauriva nei termini di una polemica qualunquistica(anchessa superata, ormai, dal momento che gli stessi ragazzotti neofascistigua scono:Europa Fascismo Rivoluzione!!).Abbiamo parlato in terminidi civilt europea, senza scalre neanche la supercie di questa espressionee senza vericare, calandoci nel fondo del problema, se esista, in realt,una omogenea civilt europea, e quali ne siano gli autentici coefcientidi signicato alla luce di una situazione storica mondiale per cui il

    guerrigliero latino-americano aderisce alla nostra visione del mondo moltopi dello spagnolo infeudato ai preti e agli U.S.A.; per cui il popolo guerrierodel Nord-Vietnam, col suo stile sobrio, spartano, eroico di vita, molto pi

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    Pag.7I. Analisi

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    afne alla nostra gura dellesistenza che il budello italiota o franzoso otedesco-occidentale; per cui il terrorista palestinese pi vicino alle nostrevendette dellinglese (europeo? ma io ne dubito!) giudeo o giudaizzato.

    Noi abbiamo propugnata legemonia europea, rivolgendoci a unEuropache era stata ormai americanizzata o sovietizzata, senza considerare chequesta Europa era diventata serva degli U.S.A. o dellU.R.S.S. perchi popoli e le nazioni europee avevano assorbite successivamente,ma non conseguentemente, alla scontta militare - le esportazioniideologiche degli U.S.A. e dellU.R.S.S. Senza considerare che il collassoculturale-politico-economico era intervenuto proprio perch era cessata

    quella tensione, era franato quel supporto che aveva suscitato in alcunipopoli, in alcuni uomini europei, in certe epoche storiche (e soltantoin alcuni e solo in determinate epoche storiche!) quella dimensionesuperiore di civilt che noi pretendevamo di attribuire tout court allEuropa.

    giunto il momento di terminare di baloccarci col fantoccioEuropa o di fare i gargarismi colla sua espressione vocale.Con lEuropa illuministica noi non abbiamo nulla a che fare. Con lEuropademocratica e giacobina noi non abbiamo nulla a che vedere. Con lEuropamercantilistica, con lEuropa del colonialismo plutocratico: nulla da spartire.Con lEuropa giudea o giudaizzata noi abbiamo solo vendette da fare.

    ppure, allorch si parla in termini di civilt europea, si consideratutto questo: non ditemi che si parla anche di questo: si parla,purtroppo, solo di questo! O, forse, noi volevamo mirare ad altro?Comunque, se si voleva mirare ad altro, noi di questaltro, nora, nonabbiamo mai realmente, compiutamente parlato. E io sono sicuro che

    se avessimo veramente considerato e posseduto questaltro, noi nonavremmo a questo contenuto fornito un contenente, o, meglio, unetichetta,o, meglio ancora, una immagine di marca rappresentata dalla parolaEuropa.

    Sono aforate tali e tante componenti spurie, da respingere, da sotterrare; sonointervenuti tanti oso dire: troppi fattori, che hanno adulterato e corrotto questoliquido europeo sino a renderlo liquame, perch esso possa ancora subire positivamente un

    processo di decantazione. LEuropa e una vecchia baldracca che ha puttaneggiato in tutti ibordelli e che ha contratto tutte le infezioni ideologiche da quelle delle rivolte medievali deiComuni a quelle delle monarchie nazionali antimperiali; dallilluminismo al giacobinismo,

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    alla massoneria, al giudaismo, al sionismo, al liberalismo, al marxismo. Una baldracca, ilcui ventre ha concepito e generato la rivoluzione borghese e la rivolta proletaria; la cuianima e stata posseduta dalla violenza dei mercanti e dalla ribellione degli schiavi. E

    noi, a questo punto, vorremmo redimerla, sussurrandole parole magiche: dicendole, peresempio, che essa deve concedersi esclusivamente agli europei... da Brest a Bucarest??!!Noi abbiamo alzata la bandiera dellEuropa senza comprendere

    che questa non poteva rappresentare per noi alcun signicato valido eomogeneo: senza osservare quanti fossero i li e i lacci da cui era compostoil suo tessuto stracciato e quanto stereo esso nascondeva!

    Abbiamo preferito, insomma, nascondere la nostra incapacit

    di voler scegliere ci che per noi vi era di autentico e vero, e disaper respingere quanto vi era di spurio e di equivoco in seno allatradizione (cio, in questo caso, alla storia) europea, illudendoci dico mare ta e vuoto co r corso a a ormu a, a a paro a Europa.Senza considerare, come prima elicevo, che esiste oggi una Europa de-mocratica-borghese o democratica-socialista; cos come ieri esistevauna Europa fascista e nazionalsocialista e una Europa democratica; coscome laltro ieri esisteva una Europa giacobina e una Europa contro-rivoluzionaria. Senza considerare che molti, anche i tecnocrati del M.E.C.,vagheggiano una loro Europa: una Europa fondata sulla sinistra gerarchlache imporrebbe alla base della piramide lo sfruttamento razionale dellavoro italiano e, al vertice, 1 investimento del capitale internazionale.

    Invece di adottare questa formula equivoca (che doveva servire solo adistinguerci da coloro che sostenevano altre formule - quelle nazionalistiche- altrettanto equivoche), era necessario dire in nome di quali principi,

    attorno a quale idea del mondo, secondo quale direzione di efcacia, imigliori tra gli uomini europei dovevano vincolarsi in una o r g a n i c aun i t po l i t i ca supernaz iona le . E a ques ta d iversa rea l t avremmo potuto ancora dare il nome di Europa se la vecchia Europa- lEuropa dei secoli bui (per capovolgere il signicato di una nota frasedi un vecchio buffone), lEuropa dei comuni antimperiali, lEuropa dellachiesa romana, lEuropa protestantica, del mercantilismo, dellilluminismo,

    del democratismo borghese e proletario, lEuropa massonica e giudaica ,questo spettro mostruoso non si fosse parato dinanzi a quegli uomini di bendiversa razza.

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    Mi sono soffermato su questo punto, perch esso segnala il caratterepi evidente dei nostri errori, e perch il motivo dellEuro-pa ha costituito,negli anni di attivit politica della nostra organizzazione, il punto focale

    in cui conuivano le nostre prospettive politiche. Ritengo quindi inutilesoffermarmi a considerare specicamente gli altri elementi del nostrocosiddetto programma, dal momento che anchessi sono le conseguenze, supiani distinti, di quegli equivoci gi accennati.

    Ora, dopo aver riconosciuto la nostra miopia e i nostri errori, occorreprocedere, prima di vericare la direzione da assumere, ad analizzare lasituazione attuale e i criteri operativi che gli altri seguono. Continuo a

    dire gli altri - e non i nostri avversari o i nostri nemici - proprio perchvoglio insistere e chiarire sino alle estreme rappresentazioni che i vocabolipossono rendere o le immagini evocare, come tra noi e gli altri vi sia (e videbba essere) molto pi di una semplice differenza di mentalit, di modo diagire, di ideologia politica.E nanima diversa, una razza diversa quellache consente alle nostre azioni il loro signicato tipico e vi attribuisce la

    sionomia propria, irreducibile ai termini e alle gure comuni alle varieideologie politiche della nostra epoca.

    La considerazione da cui noi prendiamo le mosse questa: noioggi viviamo nel mondo degli altri, circondati dagli altri, da questi degnirappresentanti dellepoca borghese, sotto il dominio della pi squallida eavvilente delle dittature: quella borghese, quella dei mercanti. Tutto quelche ci circonda borghese: societ politica, economia, cultura, famiglia,comportamenti sociali, manifestazioni religiose.

    Nelle democrazie occidentali lo spettacolo che ci si para dinanzi

    vincolato da una rivoltante coerenza ai cnoni pi ortodossi dellaconcezione di vita borghese. In queste democrazie, lorganizzazione delpotere serve a mantenere mmutato, attraverso p var strument oppress ve repressivi, il rapporto egemonico di una classe quella dei borghesi,e, particolarmente, di una parte di essa, quella costituitasi in oligarchiaplutocratica sul popolo. Il supporto esclusivamente classista su cui esse sifondano non permette realt e valori diversi da quelli economici: la dittatura

    borghese, emersa vittoriosa secondo un processo di potenziamento e diintensicazione egemonica dalla rivoluzione francese*, conserva da circaduecento anni inalterato lunico vincolo che leghi il borghese a un uomo:

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    vincolo che da padrone a servo, da sfruttatore a sfruttato. Nonostantetutte le edulcorazioni assistenziali, previdenziali, paternalistiche in genere,questa la vera realt del sistema borghese.

    la medesima realt che gi nel 1849 Marx tracciava magistralmentenel anifesto del partito comunista:

    Lattuale potere politico dello Stato moderno non e se non unagiunta amministrativa degli affari comuni di tutta la classe borghese ...]Dovunque e giunta al dominio essa ha distrutto senza piet tutti queilegami multicolori, che nel regime feudale avvincevano gli uomini ai loronaturali superiori, e non ha lasciato tra uomo e uomo altri vincoli allinfuori

    del nudo interesse e dello spietato pagamento in contanti [...} Ha risoltola dignit personale in un semplice valore di scambio; e alle molte e varielibert bene acquisite e consacrate in documenti, essa ha sostituito la sola eunica libert del commercio, di dura e spietata coscienza.

    Se la societ** borghese concede ai dominati un miglioramento dellecondizioni di vita vegetativa (qui includendo anche quelle comprese nelregno del mentale!), non che i presupposti esclusivamente egoistico-economicistici su cui la societ borghese si fonda siano venuti a mancare.Si suole giustamente dire che il diavolo tanto pi pericoloso quantopi divenuto rispettabile! E, infatti, il maggior benessere dovuto, perconseguenza, al fatto che, nello svolgimento storico della societ borghese,le tendenze allegemonia politica da parte del borghese, consolidatesi inun effettivo prepotere politico, hanno semplicemente assunto modalitdi forza diverse dalle precedenti, ma, come le precedenti, esse esprimonocoerenti manifestazioni di una medesima e identica realt: serrata in schemi,

    appunto, di tensione produttivistico-con-sumistica.Il capitalista, cio, comprende che, aumentando il salario al lavoratore,

    questi acquister il frigorifero o lautomobile prodotta dal capitalista;

    * ovvio che tale punto di riferimento storico risponde soltanto alla esigenza funzionale di rappre-sentare in termini storicamente relativi un fenomeno generale, le cui origini superano, pertanto, il suomomento di manifestazione.

    ** Riteniamo pi opportuno usare il termine societ, nel suo signicato naturalistico o mercantilistico,per destinare, invece, il termine Stato a signicare realt diverse e superiori a quelle costituite dalla ricercae dal soddisfacimento di bisogni economici.

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    questi si rende conto che, stordendo chi lavora con lossessione di bisognisempre nuovi - e, perci, non reali ma illusori, articiali - e costringendoloa preoccuparsi per acquisirli, egli potr intossicare completamente di lavoro

    il lavoratore. Questultimo, allora, mite e buono, tranquillo come un bove(un bove che, periodicamente, potr muggire per rivendicazioni salariali:al quale, talvolta, sar anche consentita lillusione di comportarsi come unlibero toro e verr concesso di danneggiare la stalla!), non svolger alcuntentativo per sostituire la propria egemonia a quella del borghese.

    Lo Stato, quindi, nelle democrazie rappresentative borghesi, illuogo politico solo del borghese: la sua unica reale destinazione e funzione

    determinata dalleconomia borghese, consiste nella difesa delleconomiaborghese, nella sublimazione delleconomia borghese. Aiutata dai mezzi dipenetrazione che le applicazioni tecniche della scienza borghese le offrono,la borghesia, dopo aver ridotto luomo al livello di lavoratore, riuscita acompletare il processo di identicazione tra il momento individuale equello sociale e a riempire di s ogni dominio. Il mercante ha imposto atutti le proprie inclinazioni, le proprie aspirazioni: diverse, estranee vocazioni(non diremmo superiori, ma solo diverse!) non posseggono margine alcunonello spazio politico che del borghese, che appartiene soltanto a chi borghese.

    Larte stessa, nonostante la ipocrita giusticazione (o dignifcazione?)in schemi di autonomia che i borghesi si preoccupano di attribuirle, rigorosamente funzionalizzata per il diletto (o, meglio, per le masturbazioniintellettuali) dei borghesi. La libera scienza non altro che ricerca volta alprogresso del sistema borghese, cio al potenziamento delle strutture della

    societ borghese: ovvero, efciente tecnologia asservita alle conquiste diquestu t ma.

    La giustizia medesima non altro che la cristallizzazione nei codicidelle idee dominanti in seno alla societ borghese, delle idee della classeprepotente, che la borghese. Qualsiasi distonia, qualsiasi disfunzionedel sistema viene da essa attribuita al sabotaggio operato dai nemici delsistema, dai pochi per cui lordine ou cour on lidolo da adorare, per cui

    le sublimazioni legalitarie signicano solo profonde e avvilenti ingiustizie.Qualora, inne, tutti questi coefcienti di equilibrio non bastino, lasociet borghese pone in funzione la sua massima e risolutiva valvola di

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    sicurezza, lo sport, fenomeno massicato di transfert, di deviazione, diesaurimento delle energie superstiti verso un obiettivo, comunque destato,quasi demoniaco.

    Daltronde, se leconomia il destino dei borghesi, essa rimane, allostesso modo, il destino dei diseredati, cio degli sfruttati (o, se si vuole, deiproletari).

    Non in nome di una diversa realt, o di un diverso feticcio, chei proletari muovono allassalto del refettorio borghese. E la coscienzarabbiosa di non voler pi servire ai borghesi, di non voler pi concimare lefortune di costoro, che suscita la rivolta proletaria.

    Se i borghesi recitano il leit-motiv delleguaglianza, come concettogiuridico-culturale-sentimentale, i proletari non si appagano della buonaintenzione, ma esigono che la formula, divenendo modulo di azioneconcreta, elimini la distinzione tra chi ha e chi non ha, o tra chi possiededi pi e chi possiede di meno. Il presupposto, tuttavia, economicisticoe quantitativo, rimane! E sempre in nome della realt economica, sempre sotto leffetto del mistico delirio delleconomia, che il proletariotende a imporre una sua articolazione di rapporti economici, unasua organizzazione della giustizia, un suo modo di concepire diconseguenza la produzione artistica, i rapporti tra i cittadini etc.

    Lapparente antitesi tra le democrazie borghesi e quelle socialiste*s sc og e come muro g acc o ronte a questo caratteredominante produttivistico-consumistico.

    II primato che nelle democrazie borghesi viene esercitato da chi ha ilpotere economico e, perci, ha il potere politico (chi possiede, comanda),

    nelle democrazie socialiste costituito da chi tiene il potere politico e,perci, ha a disposizione - come distorto privilegio della funzione dicomando politico - quegli stessi mezzi di produzione che, nel camposedicente opposto, formano il patrimonio dei borghesi.

    Da una parte, i detentori del capitale, i quali posseggono in nome

    * Noi consideriamo, qui, i modelli europei di democrazia socialista, perch, per i paesi asiatici,africani e latino-americani, altri elementi devono introdursi, con efcacia assorbente, per spiegare il

    processo politico in atto.

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    Pag.13I. Analisi

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    della libert, della giustizia, dellordine il potere politico e mirano aconservarlo, cio ad accrescerlo per accrescere il loro capitale; dallaltraparte, gli unici detentori del capitale, i quali, servendosi di diverse immagini

    di marca, reclamizzano il medesimo prodotto. La regola economicistica delprocesso abnorme produzione-consumo quindi presente in entrambi*.

    Non questo il luogo di analizzare - sia pur brevemente - le connessionimper a st c e tra ta s stem , a cu og ca necessar a pone, per appunto, asoluzione dassalto imperialistico come unico e fatale veicolo di protezionedellorganizzazione capitalistica.

    Non bisogna quindi meravigliarsi se, come nella societ borghese,

    anche nella societ socialista i ruoli di potere si qualichino e si esprimanoesclusivamente in termini di ricchezza; n potrebbe essere altrimenti quandosi attribuisca allo Stato soltanto la funzione di ordinatore di ricchezza(daltronde, quali Stati diversi da loro stessi potrebbero fondare i borghesie i proletari?); quando sia funzione dello Stato eccitare alla ricchezza, aimpadronirsi della ricchezza, e proporre esclusivamente la soddisfazione deibisogni sici dellesistenza vegetativa (comprendendo, si ripete, nel terminesici anche quelle complicazioni irrequiete che il borghese si compiace diqualicare come bisogni spirituali).

    In entrambi i modelli, perci, il fenomeno identico ammette solo dellealterne sbavature di immagine. Tensione che oppone borghesi a proletari,da una parte; tensione che oppone i burocrati (i funzionari tecnocrati) aigovernati, dallaltra.

    Da una parte, la propriet privata che non viene compresa nello Stato(che, cio, non si limita a rappresentare uno dei possibili coefcienti della

    sua organizzazione), ma lo Stato stesso per cui lo Stato propriet deiproprietari; dallaltra, la propriet di Stato che si risolve nella propriet dichi amministra lo Stato - per cui lo Stato e lastratta eguaglianza si risolvonoin una prevaricazione burocratica e tecnocratica.

    A questo punto, sarebbe ridicolo contrapporre a tale analisi il sottile

    * La nuova classe dei tecnocrati che pare stia aforando paurosamente dalla societ sovietica,muovendo alla conquista della direzione politica dei paesi socialisti, non ha nulla da invidiare nelleintenzioni agli stregoni dellindustria borghese del libero occidente.

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    distinguo secondo cui a una identit sul piano dei risultati fra le due formeorganizzative quella borghese e quella socialista non corrisponderebbeuna sostanziale identit sul piano dei principi. Per cui, mentre il rapporto

    sfruttatore-sfruttato sarebbe la conseguenza tipica e normale, derivantenaturalmente dalle premesse del sistema capitalistico borghese, lo sfruttamentodel governato da parte del governante nel sistema capitalistico socialista sarebbea qua cars come una s unz one a norme e una egeneraz one non

    riconducibile allessenza stessa del sistema! La verit, invece, che lessenzanei due fenomeni la medesima perch il principio lo stesso: leconomia il destino delluomo, lunica realt elementare naturale delluomo,

    lunica sua dimensione esistenziale. E questa primordiale realt, avente nelproprio centro limmagine ossessiva del tubo digerente (un tubo con dueaperture: una per ngo are e a tra per evacuare, a tre eventua aperture nonservendo che ad abbellire o a facilitare la buona digestione e a stimolaresecrezioni gastriche, quando ve ne sia necessit) ammette, tuttavia, duediverse interpretazioni di voracit: luna, secondo cui tutti i tubi digerentisono uguali*; laltra, secondo cui non tutti i budelli sono eguali, ma alcunigrossi e altri pi ristretti (e per questo opportuno che la giustizia, lordineecc. ecc. veglino afnch non si provochi una pericolosa e sovversivadilatazione)**.

    * In tal caso lorientamento verso il principio della societ delleguale benessere per tutti: lamandria degli eguali.

    ** Ovviamente, in questa ipotesi, lobiettivo sar rappresentato dalla societ del benessere

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    I I . LA FISIONOMIA DEL

    VERO STATO

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    I I . L a i s i o n o m i a e v e r o s t a t o

    n giorno g i operai vivranno come, oggi, i org esi, ma sopra i oro,

    i povera e pi semplice, la casta superiore. Essa possieder la potenza.

    Esiste ancora, tuttavia, chi non si lascia possedere dalle seduzionidelleconomia e rimane fermo nella convinzione che compitoprincipale dello Stato non sia quello di garantire lacquistoo la conservazione del frigorifero, della lavatrice o di maggiori feriesettimanali. Costui ritiene che ne delluomo non sia quello di mantenersi,

    vegetando e soddisfatto, nelle migliori condizioni siche di esistenza - mache vi sia dellaltro; che sia, anzi, proprio questaltro a dare signicato estile allesistenza, e che, proprio in virt di questaltro valga la pena disproletarizzarsi e di sborghesizzarsi, esaurendo lambito di condizionamentodeterminato dallesistenza di bisogni sici alla parte e alle regioni menoimportanti dello spazio umano.

    E a questa razza di uomini veramente liberi - a questi asceti, nel

    signicato classico dellespressione, della politica cui noi proponiamo ildialogo intorno al vero Stato e alla funzione delluomo giusto e libero nelloStato: con lintendimento non di presentare unentit vaga e sentimentale,ma di orientare verso la intuizione sottile del mito anzi del mistero dello Stato.

    Noi non ricercheremo lo Stato movendo da unindagine empirica delleistituzioni statuali oggi esistenti; tenteremo di cogliere non lo Stato comerealizzazione storica lo Stato hic et nunc, in una visuale fenomenologica ma vorremmo comprenderlo come realt assoluta: come valore, ciocome verit che valga pr aeternitate. Una realt che non ha, considerata ins, necessit di manifestazione, di supporto storico (lo Stato esistente), peressere valida. In altre parole, noi vogliamo riconoscere l essenza dello Stato,superando le mediazioni costituite dal fenomeno storico dellesistenza degliStati: anzi, alla luce di quellessenza e dellidea di Stato che essa illumina,giudicare se questi fenomeni (gli Stati storici) siano applicazioni in ordine o

    meno rispetto a quel cnone.Le indicazioni che seguiranno, non saranno derivate dalla nostra

    personale ideologia (ammesso che noi ne possediamo una), convinti come

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    Pag.18 La isintegrazione el Sistema

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    siamo della rigorosa verit secondo cui

    unidea non pu essere nuova, oich la verit non un prodotto dello spinto

    umano, ossia esiste indipendentemente da noi e noi abbiamo solo da conoscerla.-

    Riprendendo ci cui abbiamo sopra accennato, il nostro mito delloStato non vale come utopia, quando per utopia si intenda, in effetti, ci chenon possa realizzarsi ed esistere perch frutto di una concezione cerebralee intellettualistica.

    Il mito dello Stato il mito di un ordine politico che, senza attuarsi

    compiutamente in alcun tempo e spazio particolare, eternamente edeternamente si ripropone come vero*.I principi del vero Stato, investendo il dominio del dover esse-

    re, rivestono un signicato eminentemente normativo e, come ta-li, non sono vericat dal riconoscimento o pregiudicati dal riutooperato da chi agisce nel mondo storico. Essi si riconnettono auno spaz o metapo t co e metastor co e, perc , r mangono auto-nomi dalle gure esistenti sul piano politico empirico: sono invecequeste gure che, per non divenire astratte, ma per essere formedi qualcosa di reale, devono risultare in funzione di tali principi.

    II signicato del vero Stato dipende dalla tensione animatriceche esso, allorch rappresenta un reale centro di potenza e non unasoprastruttura inerte, ispira nel microcosmo individuale. Il veroStato non si propone come ne autentico la ricchezza economica eil benessere di tutti i cittadini o di un solo gruppo sociale, ma ci

    che gli antichi Elleni lucidamente denivano in termini di feli-c t - eudaimona -, di armonia dei vari componenti il corpo del-lo Stato. Felicit nel signicato di completezza, di integrazionetra gli elementi umani e di partecipazione di questi agli elementi

    Esso assume il medesimo signicato che si ritrova negli insegnamenti della Politeia platonica: Esiste

    ssato nei deli un modello per chiunque voglia osservarlo e, osservatolo, adeguarvisi. Che esso, tuttaviaesista in qualche luogo o abbia mai a esistere, ci privo di importanza: perch questo is solo Stato nella

    politica di cui egli possa considerarsi pane.

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    Pag.19II. La fsionomia el vero stato

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    super-umani e divini della realt.Nel vero Stato deve essere garantita lunit organica del corpo sociale,

    unit che non deve affatto intendersi come intrusione dello Stato in un

    preteso dominio di interessi privati dellindividuo, ma costituzione di unclima di elevata tensione ideale; in cui ognuno sia e rimanga al proprioposto, svolgendo con coerenza e fedelt e libert le proprie inclinazioni.Non ammissibile, quindi, in tale Stato, che alcuno commetta prevaricazionio arbitri e leda ci che fa capo ad altri: ma deve sussistere da parte dei suoimembri la serena e cosciente volont di seguire unesistenza conforme allapropria natura.

    Ovviamente, quando si attribuisca allo Stato (o meglio, quando siriconosca nello Stato) la funzione di propiziare quel clima che solo rendepossibile il regime di vita ordinata, non si vuol ridurre lo Stato a veicolodi una attivit suscitatrice di virt - nel senso moderno e moralistico deltermine , considerandolo un fattore destinato semplicemente ad agire infunzione dellanima delluomo. Il vero Stato deve, invece, intendersi comeuna realt a contatto della quale tutto ci che si propone, soggettivamentee condizionatamente, come morale individuale, diviene oggettivo eassolutamente valido, restaurando norme etiche sciolte da quei caratteri divirt che attualmente vengono riferiti alla morale.

    Il vero Stato non frutto di una ideologia o di una concezione politicaindividuale, ma la responsabile attuazione in termini di regime politico diun principio impersonale, di una norma che potremmo denire a priori,facente capo com stato giustamente ritenuto - a quel diritto naturaledelle genti eroiche, in cui il signicato di na ura on si esaurisce allelemento

    sico, funzionale, ma acquista valore di termine normativo, simbolo diogni condizione normale e integrata di esistenza. Cnone che rappresentalabito interiore, la forma assoluta di uno stile di vita compiuto nellafedelt a ci che si realmente.

    Il vero Stato non si degrada a mera struttura di diritto positivo, masignica essenza e funzione superiore: lo spirito dello Stato, il centrodello Stato costituito da una potenza che trascende il piano di quel che

    immediatamente terreno e semplicemente umano.Il vero Stato vale come principio ordinatore di una riconquista cheluomo deve operare: la riconquista del super-mondo, il ristabilimento

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    Pag.20 La isintegrazione el Sistema

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    della sua dimensione eroica. Perci, lo Stato vero rappresenta il necessarioe emento me az one c e provoca re ntegrars e n v uo ne arealt divina: solo per suo tramite che lindividuo realizza il superamento

    della propria esistenza singola, elevandosi a una realt che, in quanto da luiautonoma, lo trascende.Non si dica che tale immagine del regime politico, svolta coe-rentemente

    e nalisticamente, pu ricevere laccusa di usurpare qualit e dimensionireligiose, obbligando luomo che avverte tale tensione al divino - adeviare dalla sua direzione propria -quale sarebbe, secondo laccusa, quellareligiosa , per subordinarlo a quella laica, contrassegnata dallo Stato (il

    quale Stato, perci, reggerebbe un surrogato di compiti che legittimamentenon gli spetterebbero).La risposta allaccusa emerge in maniera chiara dagli stessi termini

    distorti in cui questa viene impostata: essa infatti rinvia a una frattura quasiontologica - che noi dobbiamo riutare decisamente tra il cosiddettodominio laico dello Stato e lastratto piano dello spirituale, reso autonomodal primo. Una frattura per cui le qualit divine, intrinseche alla condizioneumana, si ridurrebbero a vaghe entit morali, naufragando nellequivocodel mondo della coscienza, mentre gli elementi umani, sciolti da questepotenzialit divine, diverrebbero soltanto profani e laici.

    Nessuno iato, invece, deve esistere tra lordine dei valori e il pianodel vero Stato*, poich, se si rende luno avulso dallaltro, si spezza unarealt organicamente unitaria: si perviene soltanto al risultato scomposto diinteriorizzare emotivamente e moralisticamente, in una pretesa coscienzaumana, i valori, sottraendo allordine politico quei caratteri che soli possono

    degnamente qualicarlo e legittimarlo.Nel vero Stato non si pu obiettivamente porre in termini di priorit

    lindividuo rispetto allo Stato o considerare, allopposto, la prevalenzadi questo su quello, perch la realt del vero Stato non separata dallarealt dellindividuo da alcuna differenza di struttura (pi che di due realtsi dovrebbe parlare di due coefcienti di ununica realt, di due aspetti delmedesimo fenomeno, senza soluzione di continuit sostanziale). Sussiste tra

    loro solo una differenza funzionale di possibilit, di intensit, dal momentoche lo Stato rappresenta il necessario centro di tensione a che il cittadinodivenga felice.

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    Pag.21II. La fsionomia el vero stato

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    Daltronde, nel vero Stato non vi sono pi individui, ma uomini-membri dello Stato; uomini animati da unetica super-personale di vita,esseri differenziati a ciascuno dei quali compete un diverso rango, una

    distinta responsabilit, un diverso dovere, un differente grado di libertsecondo organiche articolazioni. Questi uomini vengono assunti comeoggetto dellopera dello Stato e la loro perfezione il ne cui lordinedello Stato destinato. Solo ci qualica lesistenza delluomo nello Stato;solo ci, analogamente, costituisce la legittimazione dello Stato che devecoltivare, suscitare, sorreggere le disposizioni di coloro che in esso sono inse-r t .

    Solamente nel vero Stato, quindi, gli uomini partecipano al destino delloStato e acquistano della sua potenza, che forza nonumana. Risentono delsuo signicato, che signicato extra-naturale; si sostanziano della suarealt, che realt sopra-elevata. Ripetiamo: il vero Stato che determina ladirezione da seguire e ordina i momenti attraverso cui luomo giunge alloscopo autentico, che consiste nella sua partecipazione al divino.

    il vero Stato, inoltre, che propone a ciascun uomo il riconoscimentodella propria irriducibile funzione, del proprio luogo, della propria natura,linserimento nei giusti rapporti di superiorit e inferiorit: in una parola,il iconoscimento della propria libert. E questa non la libert negativa che simanifesta nellesteriore, la libert volta allutile e al particulare, cio la solalibert che si possa attualmente concepire e che, risolvendosi in terminiindifferenziati ed egualitari, si agita secondo confusi ritmi di ribellione. Ma libert qualitativa e differenziata, tipica della persona cui tale valore inerisce.Libert che non dipende, come stato detto, dalla circostanza astratta ed

    elementare di essere semplicemente uomo, ma che viene misurata dallastatura, a a concreta gn t c ascuno. C e potere rea zzare especiche possibilit e di perseguire la propria particolare perfezione entroil quadro politico dello Stato. Libert, inne, che signica disciplina interioree rispetto del proprio piano qualitativamente gerarchico.

    Vorremmo, dopo queste indicazioni, concludere, e, per conclu-dere, riaffermare che la idea di Stato, questo processo che tende a

    penetrare nel mistero dello Stato, non si pu svolgere secondo unasucessione semplicemente logica la quale solo nella mente umanatrova radice ed estinzione, ma tramite il consapevole riferimento a

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    Pag.22 La isintegrazione el Sistema

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    valori metasici, inerenti allessenza dellidea di Stato, al nucleo di esso chenon appartiene al dominio delle cose soggette ai vincoli del divenire.

    Riaffermare che la realt di ci che sacro e divino e la sacralit

    di ci che struttura politica reale devono costituire il fondamentodel vero Stato: poich se uno Stato, se un regime politico non vie-ne legittimato dal fatto di possedere una validit spirituale, dalproporsi nalit spirituali, esso non rappresenter nulla di organi-co e di centrale: non sar che inerte agglomerato materialistico esociale, risultante dallirrigidimento proprio di tutti gli organismisenza forza vitale.

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    I I I . NECESSITA DI UNA

    METODOLOGIA OPERA

    I VA

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    Pag.25III. Necessit i una meto ologia operativa

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    I I I . N e c e s s i t i u n a m e t o o o g i a

    o p e r a t i v a

    Classe non che una categoria borghese: nel tentativo di far concepirein funzione di classe le istanze rivoluzionarie operaie, si indica unespe iente i cui i org ese si e servito per cercare i riportare ne suomon o e ne qua ro e a societ g i esponenti i una umanit nuova,in un regime di transazioni, d compromessi e di contrattazioni.

    ra, dopo aver tracciato - riprendendola nelle sue lineeelementari la sionomia del vero Stato, dobbiamoconsiderare quale opera politica si imponga a noi per

    testimoniare attivamente la nostra adesione allimmagine del vero Stato.Non nemmeno in parte accettabile lipotesi di chi, coltivando solorazionalmente questimmagine (il modello ssato nei deli, direbbe Piatone),sostiene la necessit di rimanere distaccati a guardare il collasso delle forme

    associative (che, pi efcacemente, potrebbero denirsi formule) con cuilattuale realt politica si esprime. Per costoro, effettivamente, il mito delloStato diventa utopia - vagheggiata intellettualisticamente : per costoro, ildistacco rappresenta veramente lalibi destinato a nascondere lincertezza, ncapac t e a paura.

    Per gli sterili apologeti del discorso sullo Stato, infatti, ogni operare intermini politici determinerebbe quasi un abbassamento di piano, una discesaa compromesso...: ess non anno a cuna idea, a, a p , un conce o delloStato, ben celato tra le loro pieghe mentali. Non consideriamoli, quindi,questi adoratori delle astrazioni e della logica dellinevitabile, questi assertoridelle testimonianze concettuali! Per noi, essere fedeli alla nostra idea delmondo e quindi dello Stato signica conformarsi a essa, non lasciareintentato nulla al ne di realizzarla storicamente: non certo manifestare delladevozione ideologica e appagarsi di questa coerenza mentale.

    E allora, svolgendo questa premessa, dobbiamo affermare che la

    condizione non sufciente ma, comunque, necessaria per porregli elementi di fondazione del vero Stato, la EVERSIONE di tuttoci che oggi esiste come sistema politico.

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    Pag.26 La isintegrazione el Sistema

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    Occorre, infatti, propiziare e accelerare i tempi di questa distruzione,esasperare lopera di rottura del presente equilibrio e dellattuale fase diassestamento politico. Vigilare afnch gli eventuali veicoli, le potenziali

    forze che debbono determinare il collasso dei centri nervosi del sistemaborghese, non vengano assorbiti o integrati in una delle tante possibilit dicristallizzazione che il mondo borghese offre.

    Inevitabilmente, quindi, dobbiamo trasferire le nostre considerazionidal piano del riconoscimento dei principi al piano operativo: dal piano dic c e valido al piano di ci che risulta efcace, al ne di adeguare lasquallida realt (che pi opportunamente dovrebbe qualicarsi irrealt)

    del periodo storico che noi stiamo vivendo alla realt autentica.Il cnone da seguire (lo ripetiamo qui) deve essere questo: rigida saldezzanellessenziale e massima elasticit sul piano funzionale.

    Abbiamo pi sopra indicato quel che secondo noi deve ritenersiessenziale. Abbiamo gi considerato la necessit di scoprire un pianodi dottrina cui saldamente attenerci e uno stile di comportamentoche dobbiamo attivare. Abbiamo gi sostenuto la regola secondo cuila nostra opera politica deve essenzialmente svolgersi ed articolarsinella ricerca di uomini dalle tendenze, dalle vocazioni, dal carattereafne al nostro: gente che abbia la nostra medesima idea di Stato.Ora noi, a questo schieramento di uomini che non possiamo crea-re, ma dobbiamo solo riconoscere e tonicare i quali hanno sceltodi lottare nel mondo delle democrazie borghesi, a questa gente cheriuta come estranea al proprio temperamento una equivoca funzio-ne di devozione intellettuale - noi, a questa gente dobbiamo pro-

    porre un obiettivo di lotta risolutivo: la distruzione del mondo bor-ghese. Ovvero, dobbiamo convincerli che il male rappresentato dallasociet borghese inguaribile: che nessuna terapia possibile, chenemmeno una operazione chirurgica riesce ormai efcace; che oc-corre accelerare lemorragia e sotterrare il cadavere. Noi dobbiamopersua er come non s possa e care nu a n tanto c e r man-gano anche solo le macerie; come il presupposto fondamentale per

    edicare il vero Stato sia labbattimento pure delle forme residuali edelle strutture superstiti dei sistemi borghesi.V saranno, certamente, pauros e g ngenu e g ncapac , co oro c e

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    Pag.27III. Necessit i una meto ologia operativa

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    chiederanno garanzie sul dopo, sul controllo delle reazioni successive allascomparsa dei sistemi borghesi. Coloro che, temendo il cosiddetto saltonel buio (e ritenendosi, evidentemente, in possesso della luce luminosa),

    credono possibile usare la colla per riattaccare e tirare avanti comunque sia,con laiuto di generici correttivi.

    A costoro noi dobbiamo rispondere che fuori di luogo proporre orail discorso del dopo. Il discorso del dopo si presenta come reale nei limiti incui si possa prevedere un metodo rigoroso per il dopo, senza lasciarsi sedurreda soluzioni messianiche. E il discorso sul metodo del dopo deve essereimpostato solo su riferimenti alle situazioni effettuali che sorgeranno, cio

    su concrete ipotesi storiche. Chi sia persuaso e si tratta di convinzionetanto ottusa quanto viscerale! che la distruzione della societ borgheseimplichi di necessit la fondazione dello Stato (oppure di forme associativediverse da esso) proletario, pu meritarsi soltanto il riconoscimento chespetta ag ot e a super c a . Quest s ren e, senza aver cosc enzaesserlo, veicolo delle forze che oggi pretendono di perpetuare lequilibrioborghese; senza voler comprendere, appunto, come lequilibrio egemonicoborghese abbia solo duecento anni di vita e come chiari sintomi stianodimostrando che esso entrato in una fase crepuscolare e sta esaurendo lapropria efcacia di durata.

    Comunque, non a costoro, ma ad altri compagni di strada che noirivolgiamo la nostra attenzione: a coloro che hanno perfettamente intuitoche borghesia e proletariato sono entrambi le risultanti - o meglio lescorie - dellunico processo avviatosi con la decomposizione dello Statoorganico; che entrambi rappresentano facce della stessa medaglia; che

    entrambi costituiscono realt interdipendenti. Essi hanno perci trattola conseguenza che proletariato e borghesia sono termini necessari, lunonei confronti dellaltro, del rapporto entro cui viene serrato lequilibrio diquesta societ. Che nessuno dei due termini potr sopravvivere dissociatodallaltro. Che la questione sociale sorta allorch la borghesia divenutaclasse nel senso proprio del termine ha costituito la propria dittatura.Che il mondo antico e le organizzazioni statuali che in quello ebbero vita,

    conobbero il ricco e il povero: ma a entrambi veniva riconosciuta dignitdi uomini; mentre le societ e i tempi moderni conoscono esclusivamentesfruttatori e sfruttati: ma a entrambi viene imposta la schiavit del denaro.

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    E pesante ripetersi, ma se la ripetizione pu convenire a nalitesplicative, ripetiamolo: borghesia e proletariato sono elementi in tegrativiluno dellaltro; luna fa appello allaltro; solo una differenza di ordine

    quantitativo separa luna dallaltro. E noi, se da un lato riutiamo di distillarei sudori di chi lavora per sublimarli in seguito e produrne vapori di incenso,non vogliamo nemmeno sostenere ed esaltare le ghiandole che questi sudorisecernono.

    Le soluzioni che noi riteniamo di proporre riguardo al metodo daadottare verranno sintetizzate nella parte successiva. Esse si limitano volutamente a individuare gli elementi dellorganizzazione dello Stato, a

    considerare, cio, la realt dello Stato in uno dei suoi momenti: quello dellaregolamentazione dei rapporti elementari di vita tra i cittadini.Tra gli orientamenti che seguiranno e le precedenti indicazioni,

    rappresentative di ci che abbiamo denito la realt del vero Stato, permaneuna organica coerenza, anche se pu riuscire paradossale il fatto che si vogliaadottare una struttura comunistica e, contemporaneamente, si sostenga lavalidit dello Stato organico e dellordine gerarchico. E profondamente vero,invece, che gerarchia non vale affatto come oligarchia; che Stato organiconon vuol signicare libert per i borghesi e sfruttamento per i proletari;che, per coloro che abbiano ben compreso, lordine non si identica conlequilibrio consumistico che il sistema borghese offre. soprattutto veroche gli ultimi duecento anni di dittatura borghese hanno fatto comprenderecome il desiderio di ricchezza materiale, limpulso allegemonia fondatasulla ricchezza dei beni, siano stati i fattori determinanti delle insopportabiliaberrazioni, delle alienanti situazioni, delle avvilenti diminuzioni subite dagli

    uom n ne nostr u t m temp .Noi in precedenza abbiamo dichiarato che intendiamo proporre degli

    orientamenti che valgano a denire le strutture dello Stato in uno dei suoimomenti o scopi: quello che mira ad armonizzare i rapporti economici trai suoi membri e a ordinare la sfera della loro socialit (rapporti giuridici,educativi, ecc.). Daltronde, il fatto che noi vogliamo tener presente un obiettivoche non certo il primario tra quelli propri dello Stato, ma he si giustica solo

    per il suo carattere strumentale rispetto ai ni dominanti* proprio questo fatto

    Che abbiamo indicato nella parte dedicata al vero Stato.

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    Pag.29III. Necessit i una meto ologia operativa

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    dimostra linsostenibilit sia dellaccusa di confusione ideologica, sia delrimprovero di accettare le premesse egualitarie e collet-tivistiche tipichedelle democrazie socialiste. Oppure, veramente necessario spiegare che

    lassumere criteri comunistici nel dominio dei beni materiali non signicaaffatto accogliere le premesse del socialismo marxista?Le ricchezze materiali tutte le ricchezze materiali devono venire

    assolutamente subordinate allo Stato perch esse servono allo Stato nel suomomento organizzativo; perch, dovendo il vero Stato essere svincolato datali preoccupazioni, necessario situarlo in uno spazio reso libero da quelleprevaricazioni che la detenzione delle ricchezze nelle mani di un gruppo

    oligarchico di potere economico determina inevitabilmente.

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    IV. L ORGANIZZAZIONE

    DELLO STATO POPOL AR E

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    Pag.32 La isintegrazione el Sistema

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    I V. L o r g a n i z z a z i o n e e o s t a t o p o p o a r e

    Limpanante non che una nuova classe venga al potere, ma che una nuovaumanit, allo stesso livello di tutte le altre gure della storia riempia secondoun signicato tipico lo spazio della potenza. Per questo, abbiamo riutato dive ere ne operaio esponente i una nuova c asse, i una nuova societ ei una nuova economia. operaio o e nu a, o e qua cosa i pi i tutto ci:

    il rappresentante di una determinata gura la quale agisce secondo proprieeggi, segue una propria vocazione, partecipa a una pecu iare i ert ...O la vita delloperaio sar autonoma, espressione diretta del suo essere e,erci, sovranit, ovvero non sar altro che lo sforzo per assicurarsi una parte

    nel campo dei vecchi diritti e degli insulsi piaceri di una epoca esaurita.

    P

    er la organizzazione dello Stato popolare sar necessaria laeliminazione della propriet privata in tutte le sue espressioni,con le uniche eccezioni rappresentate dai beni di consumo

    n v ua .La propriet dovr essere soltanto pubblica e i singoli beni farannoparte del patrimonio dello Stato.

    Nel dominio della produzione industriale, alla estinzione delle singoleimprese private seguir il sorgere di concentrazioni aziendali, differenziatesia a livello territoriale, sia in ordine agli obiettivi di produzione.

    In ciascuna azienda industriale funzioner il COMITATO DI

    GESTIONE, formato da tutti i lavoratori dellazienda. Il Comitato digestione aziendale nominer periodicamente il COMMISSARIO DIAZIENDA, con funzioni (doveri-poteri) di coordinamento di tutta lattivitdellazienda.

    Il Commissario di azienda sar responsabile del proprio operato neiconfronti del Comitato di gestione e dellOrganismo regionale (Praesidiumregionale).

    Nellambito della produzione agricola, alla dissoluzione delle piccolee grandi propriet private attualmente esistenti, seguir la costituzioneorganica di COMPRENSORI AGRICOLI, differenziati territorialmente

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    Pag.33IV. Lorganizzazione ello stato popolare

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    secondo le esigenze di produzione.I lavoratori della terra costituiranno il COMITATO DI GESTIONE

    DEL COMPRENSORIO. Tale organismo esprimer il COMMISSARIO

    DEL COMPRENSORIO, con funzioni analoghe al Commissario diAzienda.

    Nel campo lasciato libero da quella che viene attualmente denitaattivit di commercio verranno costituiti EMPORI DI CONSUMO,articolati territorialmente in modo da risultare un collegamento tra ogniunit industriale e agricola e gli assegnatari di beni di consumo.

    Il funzionamento di questo organismo sar reso possibile

    dallapplicazione di criteri analoghi a quelli indicati per il governo dellaziendaindustriale e del comprensorio agricolo.Le unit operative rappresentate da aziende industriali, com-prensori

    agricoli ed empori di consumo, articolate in unit territoriali organiche,convergeranno a livello di ciascuna regione nel PRAESIDIUMREGIONALE, organismo che dovr coordinare le varie attivit e garantirelequilibrio funzionale dellunit regionale.

    A livello nazionale, funzioner il PRAESIDIUM POLITICO DISTATO, i cui membri saranno scelti dai vari Praesidium regionali.

    Periodicamente, il Praesidium politico di Stato sceglier il REGGENTEDELLO STATO. Questi svolger le proprie funzioni coordinando lattivitdei COMMISSARI DI STATO (preposti allindustria; agricoltura; consumo;affari nanziari; educazione popolare; affari esteri; giustizia popolare; miliziapopolare).

    I Commissari di Stato, scelti dal Reggente dello Stato tra coloro che

    verranno indicati dal Praesidium di Stato, avranno compiti di vigilanza edi collaborazione con i Commissari di azienda, comprensorio ed emporiodi ogni unit territoriale minore e coi membri di ciascun Praesidiumreg ona e.

    La politica economica dello Stato popolare sar guidata da criteriessenzialmente opposti a quelli vigenti nelle presenti economie di tipocapitalistico (di mercato). Lattuale rapporto produzione-consumo

    (in cui il carattere espansionistico e patologico della produzionesuscita ed esaspera il consumo) risulter essenzialmente capovolto, colriconoscimento del ruolo preminente della PROGRAMMAZIONE DEI

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    Pag.34 La isintegrazione el Sistema

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    CONSUMI rispetto alla produzione.Il medesimo rapporto reso opportunamente pi elastico e

    funzionale riguardo allobiettivo da raggiungere varr come riferimento

    per lattivazione degli scambi con lesteroAFFARI FINANZIARI. Il pluralismo degli istituti bancari - attualmente

    v gente ne e econom e t po cap ta st co sar e m nato.Verr costituita la BANCA DI STATO sotto la direzione del

    Commissario di Stato per gli affari nanziari - col compito di garantirelequilibrio funzionale delleconomia dello Stato popolare in ogni settoredella produzione, del consumo e degli scambi con lestero. ( evidente

    come la funzione esercitata dalla Banca di Stato non assuma alcun caratterecreditizio).La Banca di Stato emetter la moneta dello Stato, il cui potere

    dacquisto sar garantito esclusivamente dalla ricchezza economica delloStato popolare.

    EDUCAZIONE POPOLARE. necessario premettere che essa deveriutare nel modo pi assoluto i caratteri umanistici-classisti-scien-tisti da cui infettata leducazione in vigore nei paesi ove domina la classeborghese.

    Lattuale struttura scolastica italiana verr abbattuta senza riserve edesclusioni. Saranno aboliti i titoli accademici.

    La regola costante e rigida cui dovr conformarsi lo Stato popolare inquesto campo di attivit pu riassumersi nella formula seguente: scuola =avviamento al lavoro. Eliminate le sovrastrutture umanistiche e le sublimazioniscientiste, la scuola sar rigorosamente funzionalizzata, s che la formazione

    scolastica venga subordinata alle esigenze dellequilibrio economicopopolare.

    Nello Stato popolare non sar riconosciuto alcuno spazio alla culturaintellettualistica astratta di tipo borghese. La scuola dovr, quindi, assumereuna struttura differenziata ed elastica, in modo da reagire in manieramme ata e a eguata ag mpu s r convers one c e o Stato popo areindurr in essa.

    Terminato il corso di studi unitario e comune a tutti, al singolo studentenon verr concesso di scegliere secondo criteri arbitrati ed egoistici il tipo di studi che gli aggrada. Sar, invece, lo Stato popolare a determinare,

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    Pag.35IV. Lorganizzazione ello stato popolare

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    in relazione allequilibrio economico dello Stato, quali discipline e nozionioperative dovranno essere apprese dallo studente-membro dello Statopopolare.

    Solo in misura ridotta, la famiglia verr incaricata dallo Stato popolare diadempiere a compiti educativi verso i giovani membri dello Stato popolare.

    Lorganizzazione di CASE PER LA GIOVENT per i giovani dagliotto a ventann , comp ementar a e un t operat ve econom c e terr tor a(aziende industriali, comprensori, empori), e il funzionamento di istitutiafni per i membri dello Stato popolare inferiori agli otto anni, si rivelerannodeterminanti per raggiungere tale obiettivo.

    Le nascite dei giovani membri dello Stato popolare risulterannorigorosamente programmate in relazione allequilibrio sociale dello Statopopolare.

    GIUSTIZIA POPOLARE. Labolizione della propriet privataprovocher la scomparsa delle forme di regolamentazione dei rapportiindividuali riassunte in ci che i borghesi deniscono diritto privato.

    Lamministrazione della giustizia riportata concretamente alla suafunzione di fatto di ordine amministrativo si diriger esclusivamente allapunizione dei crimini commessi contro lordinamento popolare dello Stato,in ogni sua manifestazione (crimini commessi contro la propriet pubblica;contro la costituzione popolare dello Stato; contro lequilibrio dei rapportiindividuali).

    Lattuale struttura e composizione della magistratura sar radicalmenteabolita. La giustizia criminale verr esercitata IN UNICO GRADO DIGIURISDIZIONE - da un GIUDICE POPOLARE designato - per ogni

    unit territoriale minore dal Praesidium regionale tra coloro che sarannoscelti dai Commissari di azienda, comprensori ed empori, in seguito aindicazione dei relativi Comitati di gestione.

    Il giudice popolare verr coadiuvato da un giureconsulto, nominato dalCommissario di Stato per la giustizia popolare, esperto in questioni di dirittocriminale, e sar responsabile delle sue funzioni verso i Comitati di gestionee il Praesidium regionale. Sar fatto obbligo a ciascun membro dello Stato

    popolare di segnalare al Praesidium regionale i casi e le circostanze in cui unGIUDICE POPOLARE abbia commesso crimini nella amministrazionedella giustizia criminale.

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    Pag.36 La isintegrazione el Sistema

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    In circostanze eccezionali sar concesso lappello al Reggentedello Stato. Nessun atto anche se non espressamente previsto che si riveli effettualmente lesivo dellordinamento popolare dello Stato e,

    quindi, criminoso, rimarr impunito.Le pene consisteranno nei lavori forzati; per i crimini pi gravi contro

    lordinamento popolare dello Stato e la propriet pubblica sar contemplatala pena di morte.

    Alla responsabilit dei vari Comitati di gestione e dei singoli Commissaridazienda strettamente inerente il dovere di vigilanza e di prevenzione,afnch gli appartenenti alla loro unit economica non commettano crimini.

    Saranno, perci, initte sanzioni proporzionate a tutti gli altri appartenentidel gruppo di cui un membro abbia commesso crimini contro lo Statopopolare.

    Tale principio operativo discende coerentemente dalla strutturamedesima dello Stato popolare, che non riconosce alcuna realtautonoma al singolo, ma soltanto ai corpi o unit economiche in cui egli costituzionalmente inserito.

    AFFARI ESTERI. La denunzia del Patto Atlantico e della suaorganizzazione militare cos come la recisione dei vincoli che leganoattua mente Ita a a e strutture neocap ta st c e supernaz ona M.E.C,etc.), dovr provocare lattivo inserimento dello Stato popolare nellareadegli Stati che riutano di ancorarsi alla politica dei blocchi imperialistici dipo enza.

    Lo Stato popo are str nger a eanza con g Stat rea mente ant cap ta ste favorir con decisione, a livello internazionale, i movimenti di lotta contro

    i sistemi capitalistici (democrazie occidentali e socialiste).MILIZIA POPOLARE. Al posto dei vari organi al servizio del

    sistema borghese (polizia, carabinieri, esercito, etc.), verr costituita laMILIZIA POPOLARE, esclusivamente composta di elementi volontari,rigorosamente selezionati per i vari compiti.

    Alla milizia popolare saranno attribuiti sia compiti di vigilanza eprevenzione - allinterno - contro il risorgere di tendenzialit borghesi; sia,

    allesterno, funzioni di difesa dello Stato popolare e di collaborazione con imovimenti di lotta anticapitalistica.Ciascuna unit territoriale della milizia popolare sar retta da un

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    Pag.37IV. Lorganizzazione ello stato popolare

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    Commissario della milizia, nominato dal Praesidium regionale e responsabile,nei confronti del Comitato della milizia (composto da tutti i miliziani della unitterritoriale) e del Praesidium regionale, dell adempimento delle proprie funzioni.

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    V. AUSPI CI

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    Pag.40 La isintegrazione el Sistema

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    V. A u s p i c i

    II peggior male dellItalia ancora il borghese: borghese-prete, borghese-contadino, borghese-operaio, borghese-signore, borghese-intellettuale: quasisegatura, sostanza senza forma, nella quale non esiste pi n un alto n un basso.

    ra, che il nostro discorso volge al termine, opportunoaggiungere che esso non solo destinato agli uomini del

    ostro seguito, della nostra organizzazione, ma ancherivolto ad altri: sia a coloro che si oppongono al sistema attuale, dopo avermilitato nelle organizzazioni borghesi della destra neofascista, sia a coloroche lo respingono dopo aver militato nelle formazioni (le qualichiamoanche in questo caso borghesi) della sinistra antifascista.

    Esso rivolto, tra i primi, sopra tutto a quegli amici che, pur avendooperato le nostre medesime scelte dottrinarie secondo i principi del vero

    Stato , e pur essendo a noi conformi nel ricollegarsi a una afne ideadelluomo, rimangono inerti e delusi in seguito alla loro trascorsa miliziapolitica e sconcertati di fronte alle nostre scelte operative.

    Anche a costoro noi dovremo ripetere che nessun contrasto separa lenostre premesse dottrinarie dai nostri orientamenti pratici: poich diversenon sono tanto e so uz on c e s prospettano na st camente, quantodistinti i piani che si utilizzano e gli angoli di visuale da cui ci si rivolge.

    Anche a costoro noi dovremo affermare che i principi non sono delleastrazioni concettuali che denunciano la loro vera natura di alibi volti acelare limpotenza: essi devono valere, invece, come paradigmi per un agireche trovi concreta realizzazione nel quadro di una determinata situazionestorica. Ladesione al principio lo ripetiamo non si compie con laformulazione concettuale di esso, con la sua chiaricazione razionale o, ingenere, con degli elaborati mentali! Aderire al principio signica esercitareun impulso a tra-durlo in pratica: prima, nel dominio esistenziale di ciascuno

    nellambito, cio, del comportamento , successivamente (si do-vrebbe sostenere: contemporaneamente), come tentativo compiutodi attuarlo nel dominio dello Stato. E ci che trasforma una qual-

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    siasi organizzazione sociale (fatto, questo, meramente naturale,perch lesistenza di pi individui postula intrinsecamente unorga-nizzazione, per elementare che essa sia) in Stato prescindendo

    dalle astrazioni di signicato giuridico del termine - ropriolincentrarsi di una comunit, di gruppi di uomini, in unidea, inun principio, in una visione totale della vita animata da quel prin-cipio.

    A questo punto una convinzione acquista per noi sempre mag-giore chiarezza: cio, che nessuna vera tensione a tradurre nellarealt i principi del vero Stato potr mai sorgere - e qualora essa

    sorgesse, potrebbe solo rivelarsi un aborto , sino a che permanga-no vitali le strutture portanti dei sistemi borghesi, no a che per-mangano forti gli elementi anche residuali e intatta la sostanza co-stitutiva (ovvero il substrato economico) della societ borghese.Deve essere isterilito (ambiente da cui il borghese trae vita: eccoil motivo di un ordinamento economico comunistico!

    Non si opponga che questo problema, il problema dei modi didistruzione del sistema borghese, sia soltanto una questione contingente e,comunque, risolubile in uno spazio di tempo pi o meno lungo. Anche noisiamo convinti che la societ borghese non sia n eterna n immortale: ma appunto questa sicurezza che ci incita ad accelerare i tempi di caduta e a nonrimanere immobili ed estranei allo svolgersi di tale fenomeno.

    Perch, a proposito della pretesa necessit del distacco e dellapolita,alcune nostre esperienze ci costringono a rilevare come si riettano duesignicati opposti nel comportamento di coloro che rimangono distaccati di

    fronte agli avvenimenti: c il modo di essere, del superiore distacco di chi haveramente raggiunto alcune linee di vetta (di chi ha in effetti individuatolincognita e risolto la propria equazione esistenziale), e c latteggiamentodi coloro che vogliono semplicemente apparire tali e manifestano linferioredistacco proprio agli insensibili o agli ottusi.

    Rinunciare, quindi, alla lotta, sostenendo che il suo effetto apparescontato o comunque non tocca lessenziale, quando la scelta caduta

    proprio su questo campo di verica, signica solo esprimere un sosma,invocando lalibi di chi costituzionalmente trascinato alla rinuncia o silascia possedere dalle delusioni.

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    Daltronde, chi pu considerare cosa dappoco la lotta al sistemaborghese? Esso compone attualmente un mondo che, in quanto tale, offrespazio e libert a tutti: anche, e soprattutto, a coloro che sono i suoi

    oppositori dialettici! Paradossalmente, sino a che esisteranno semplicementegli oppositori o i contestatori del sistema borghese, questo brucer edigerir tutti.

    Non compito nostro, infatti, limitarsi ad arrecare danni o semplicidistruzioni al sistema, ma provocarne la isintegrazione. l sistema lo sipu paragonare ad uno di quegli organismi unicellu-lari dalla strutturaelementare che, se spezzati, si ricompongono, se mutilati, si riformano: noi

    dobbiamo mirare allunico organo sensibile e sottile, quello da cui dipendetutta la massa gelatinosa, il nucleo nei cui confronti agire come possonoagire degli antibiotici.

    Ora proprio questo, la distruzione del sistema, il nostro compitostorico immediato: questo signica testimoniare attivamente i principidel vero Stato nella nostra tipica situazione storica. Questo ha valore pernoi di coerente adesione agli elementi fondamentali della nostra idea delmondo: e io sono sicuro che se riusciremo ad assolvere questo compito la disintegrazione del sistema borghese , noi avremo realizzato molto,noi avremo contribuito a sviluppare quel processo obiettivo di decantazionestorica che a noi si impone.

    Noi siamo dei fanatici, dei fanatici che mirano a essere semprepi lucidi*. Ed proprio del fanatico assumere una idea del mondo e,riconosciutala, viverla, tendere a essa tutto subordinando a tale obiettivoe tutto r tenen o va o purc s r ve e cace per ragg unger o.

    Altra, diversa, prospettiva al di fuori di questa non esiste. Potrebbe soloapparire, con caratteri ambigui ed equivoci, a chi ama baloccarsi con speranzemessianiche, a chi sia affetto da buoni sentimenti. E non saremo certo noia convincere questi ciechi a vedere o a indurre questi sordi ad ascoltare:essi, dal canto loro, proprio perch ciechi e sordi, sono privi di tali capacitnaturali e noi, dal canto nostro, se avessimo disposizioni taumaturgiche,

    chi ci possa rimproverare che il fanatismo signica cecit, noi opponiamo come non sia affattocasuale la derivazione etimologica del termine: da fanum-tempio.

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    avremmo anche le possibilit - pi risolutive e, forse, pi edicanti - dicostruire degli automi e muovere con costoro alla conquista del potere.

    Il convenire, infatti, su determinati omogenei e chiari orientamenti,

    lassumere conformi punti di riferimento, non dipende lo ripetiamoancora una volta da ipotesi dialettiche, ma deriva da afnit a priori, dadisposizioni, oseremmo dire, trascendentali, da vocazioni che sono superiorial dominio semplicemente mentale e razionale questultimo, al pi, se in ordine, potendo e solo opacamente) ri etterle. Si tratta di scoprirle,queste scelte di destino, di individuarle, di decantarle quando esistano, nondi crearle o di fabbricarle quando manchino.

    Lappello rivolto a quegli uomini che, secondo gli schemi parlamentari,compongono le frange alla strema destra del sistema, pu dirsi chiuso.Noi, tuttavia, vogliamo rivolgerci a coloro che riutano radicalmente il sistema,

    situandosi oltre la inistra di questo, sicuri che anche con loro potr essere realizzata unaleale unit di azione nella lotta contro la societ borghese.

    E vero che per costoro, che non accolgono affatto premessemetasiche, che non perseguono affatto il mito del vero Stato, per costoro,il segnare direzioni super-umane, metapolitiche e metastori-che e levocareuna realt superiore ravvisando in questa tutti i caratteri di verit, indicherla presenza di una sublimazione se non, addirittura, di una affezioneschizofrenica.

    Ma anche - e soprattutto - vero che, prescindendo dalle fontidi derivazione dottrinale superumane, metapolitiche, metastori-che, per noi; esclusivamente umane, storiche, sociali, per costoro, o ett vo c e orma comp to po t co e an ma ag re ne or-

    dine storico temporale risulta per entrambi il medesimo: istrugge-re i sistema org ese. Che identica rimane lesigenza di organizzarela vita dello Stato al di fuori della dialettica economica borghese;che in eguali termini di necessit si pone laspirazione a schiantarele strutture classiste su cui la borghesia poggia il proprio pre-pote-re; che il medesimo desiderio di lotta spinge e mobilita entrambi areintegrare luomo reso libero dai vincoli alienanti che la dittatu-

    ra borghese gli ha imposto - nelle libert e dignit che gli compe-ono.Entrambi vogliamo realizzare ci che deve essere realizzato: arri-

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    vare sino a a oce. Se per noi giungere alla foce signica aver compiuto solouna parte del viaggio, mentre per costoro segna il termine del viaggio (olapertura di direzioni diverse), ci non toglie che il viaggio lungo il ume

    debba essere per entrambi compiuto e che le correnti debbano essere daentrambi superate.

    Ci assume per gli uni e per gli altri i caratteri di una identica certezza,che a entrambi impone lesigenza di una leale strategia di lotta comune:senza confusione di ranghi e di ruoli, ma nella considerazione della propriaidentit*.

    per questo, per stroncare linfezione borghese, che gli uni e gli altri

    devono unicarsi intorno al medesimo obiettivo di lotta, ed entrambi devonoformare un unico fronte operativo, superando con decisione realistica tuttele forme di dogmatismo intellettualistico e rompendo seccamente con tuttele manifestazioni di compiacimento pseudorivoluzionario. Esse, infatti,consentono ai virus della societ borghese di isterilire in maniera denitivala volont di lotta delle forze rivoluzionarie anticapitalistiche, avvilendone leenergie in dispute dialettiche e astratte.

    Occorre, inne, che le forze impegnate nella otta unitaria al sistema perla eversione del sistema deniscano i propri veri obiettivi in modo radicale.Abbandonando tattiche soffocate da vincoli le-galitari o da illusioniriformistiche: senza alcuna colpevole esitazione dinanzi allimpiegodi tutti quei mezzi drastici e risolutivi che risultano conformi agli ostacoli daabbattere e sono richiesti dalla grandiosit del ne.

    Di questo, infatti, occorre essere persuasi: che, in un soldato politico,la purezza giustica ogni durezza, il disinteresse ogni astuzia, mentre il

    carattere impersonale impresso alla lotta dissolve ogni preoccupazionemoralistica.

    Quest ultima si riveler non diminuita, ma esaltata da una coerente unit operativa.

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    T i p o g r a f i c h e O r o p a g a n d a

    rodotto in proprio 2002