Dirigenti Scolastici - FLC CGIL Lombardia · scolastico e gli Organi collegiali della scuola Andrea...
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Dirigenti Scolastici NOTIZIARIO NAZIONALE 080 - 2017 - 18 Novembre 2017
REDAZIONE: Raffaele Ciuffreda - Coordinamento Nazionale STRUTTURA COMPARTO DIRIGENTI SCOLASTICI FLC
DIRIGENTI SCOLASTICI SPECIALE CONVEGNO ANNUALE
RICONOSCERE E VALORIZZARE IL RUOLO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI
01. Riconoscere e valorizzare il ruolo dei dirigenti scolastici
02. “Dirigente scolastico oggi: un profilo da riconoscere e valorizzare” Prima giornata Prima sessione : RELAZIONE R.
FANFARILLO
03. “Profilo/Profili del dirigente scolastico : RELAZIONE F.
DE ANNA
04. “Un profilo da ridefinire? Gli elementi irrinunciabili per
la sua definizione”. RELAZIONE A. ARMONE
05. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: il dirigente scolastico e gli Organi collegiali della scuola Andrea
Giacobbe
06. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: Il rapporto del DS con le famiglie degli alunni - Patrizia Colella
07. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: Il rapporto
del dirigente scolastico con l’Amministrazione centrale e
periferica Nunzia Del Vento
08. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: il Rapporto
del dirigente scolastico con gli Enti locali - Antonella Isopi
09. Il versante della contrattazione FRANCESCO SINOPOLI
10. “Il dirigente scolastico nel nuovo Regolamento di contabilità” Gianni Carlini
11. “La leadership educativa del dirigente scolastico: una
dimensione da valorizzare” Giovanni Moretti
12. “Il profilo del dirigente scolastico e il rinnovo del
CCNL” Mario Ricciardi
ALLEGATI
Vai all’intervento di Sergio Sorella
Leggi la relazione introduttiva di Roberta Fanfarillo
Vai alle slide di Franco De Anna
Vai alle slide di Anna Armone
Adrea Giacobbe relazione il rapporto tra il Dirigente scolastico e gli organi
collegiali della scuola
Adrea Giacobbe il rapporto tra il Dirigente scolastico e gli organi collegiali della
scuola compendio normativo
Adrea Giacobbe il rapporto tra il Dirigente scolastico e gli organi collegiali della
scuola slide
Patrizia Colella Il rapporto del DS con le famiglie degli alunni relazione
Patrizia Colella Il rapporto del DS con le famiglie degli alunni slide
Nunzia Del Vento Il rapporto del dirigente scolastico con l’Amministrazione
centrale e periferica RELAZIONE
Nunzia Del Vento Il rapporto del dirigente scolastico con l’Amministrazione
centrale e periferica SLIDE
Nunzia Del Vento Il rapporto del dirigente scolastico con l’Amministrazione
centrale e periferica SLIDE SULLE VACCINAZIONI
Antonella Isopi Rapporto del dirigente scolastico con gli Enti locali relazione
Antonella Isopi Rapporto del dirigente scolastico con gli Enti locali slide
“Il dirigente scolastico nel nuovo Regolamento di contabilità” - Gianni Carlini
“La leadership educativa del dirigente scolastico: una dimensione da
valorizzare” - Giovanni Moretti
“Il profilo del dirigente scolastico e il rinnovo del CCNL” Mario Ricciardi
*****
DIRIGENTI SCOLASTICI
01. Riconoscere e valorizzare il ruolo dei dirigenti scolastici
Resoconto dei lavori del convegno
nazionale del 26 e 27 ottobre a Firenze
Prima giornata Prima sessione
Sergio Sorella, Presidente
nazionale di Proteo Fare Sapere
Antonino Titone centro nazionale
FLC
Firenze ha ospitato il 26 e 27 ottobre 2017 l’annuale Convegno nazionale dei dirigenti
scolastici organizzato dalla FLC CGIL in collaborazione con l’associazione professionale
Proteo Fare Sapere. Il tema di quest’anno è stato “Dirigente scolastico oggi: un profilo da riconoscere e valorizzare”.
Il convegno è stato un’occasione di discussione e di confronto su questo tema che è tornato di
attualità alla vigilia di un importante rinnovo contrattuale. Nel confronto appena avviato con
l’ARAN, dovrà essere affrontato il tema delle insostenibili responsabilità che oggi gravano sui
dirigenti scolastici e dovrà essere rivendicato il riconoscimento della pari dignità retributiva
con gli altri dirigenti pubblici.
Quest’anno il tema è particolarmente stimolante “Dirigente scolastico oggi: un profilo da
riconoscere e valorizzare”. Un tema che è tornato di attualità alla vigilia di un importante
rinnovo contrattuale nel quale dovrà essere affrontato il tema delle insostenibili responsabilità
che oggi gravano sui dirigenti scolastici e dovrà essere rivendicato il riconoscimento della pari
dignità retributiva con gli altri dirigenti pubblici.
Secondo noi il profilo del dirigente scolastico resta quello declinato dall’articolo 25 del DLgs
165/01 e dagli articoli 1 e 2 del CCNL dell’Area V:
un dirigente fortemente ancorato alla specificità della comunità scolastica, con
autonomi poteri di direzione, coordinamento e valorizzazione delle risorse umane,
che ne fanno una figura unica nella pubblica amministrazione e rendono ancora più
ingiusta l’attuale differenza retributiva tra i dirigenti scolastici e il resto dei dirigenti
pubblici.
I lavori della mattinata sono stati presieduti da Sergio Sorella, Presidente nazionale di Proteo
Fare Sapere, che ha fatto un intervento sulle proposte riguardanti il profilo del dirigente
scolastico. Ha ricordato che nei giorni scorsi il governo ha trasmesso all’ARAN l’atto d’indirizzo
con il quale si è aperta formalmente la fase del rinnovo contrattuale.
In questi giorni si rincorrono voci di aumenti salariali per i dirigenti scolastici per avvicinarli alle
retribuzioni dei dirigenti pubblici. Qualcuno malignamente ha parlato di scambio: si chiede ai
dirigenti una fedeltà alla linea a fronte di benefici economici. Il recupero salariale dopo anni di
vacanza contrattuale e la valorizzazione delle professionalità dovranno trovare una giusta
sintesi nel rinnovo contrattuale. Ha sottolineato che bisogna approfondire il profilo del dirigente
scolastico e che sia utile ridefinirlo in base ad un’idea di scuola che noi abbiamo.
La scuola inclusiva, collegiale, che non lascia nessuno indietro, richiamata nei principi della
nostra carta costituzionale, con lo stato che deve rimuovere le cause che non consentono la
realizzazione degli individui. Ha ricordato l’interessante Convegno del 20 ottobre scorso,
organizzato come Proteo Fare Sapere, con l’Università Roma Tre: La passione educativa di
Gramsci ad ottanta anni dalla sua scomparsa Una sintesi di grande rilievo sul valore
dell’istruzione e della scuola come luogo d’incontro e di confronto. Per Gramsci la scuola ha
una duplice funzione: quella di formare gli studenti per orientarli verso il progresso tecnico e
verso l’innovazione, insiti nella società moderna, ma, soprattutto, quella di formare dei cittadini
consapevoli, capaci di utilizzare l’esercizio della critica. Potremmo dire che in Gramsci la
conoscenza rende gli individui cittadini a pieno titolo.
È necessario orientare la nostra azione quotidiana per una ridefinizione di ruoli e funzioni per
una scuola che vogliamo: pubblica e di qualità. La scuola rischia di essere il tramite di valori
che spesso rappresentano la certificazione delle diseguaglianze sociali. Del resto la legge
107/15 delinea, per il dirigente scolastico, un ruolo allineato alle idee neo liberiste attraverso la
competizione tra scuole, la chiamata diretta, il bonus, la rincorsa ad un’alternanza scuola
lavoro spesso priva di attenzione alla didattica.
Per non parlare dello svuotamento della contrattazione integrativa, della mortificazione della
collegialità e del sistema di reclutamento; c’è una scarsa considerazione del profilo quando si
impongono tante reggenze ed il concorso per reclutare nuovi dirigenti, sempre annunciato
come prossimo, resta al palo. È necessario approfondire il profilo professionale del dirigente
scolastico e ribaltare il paradigma dell’amministrazione che lo vorrebbe esecutore dei dettati
imposti dall’alto, piuttosto che leader di una comunità educante.
Proteo Fare Sapere, ha trent’anni di vita. L’Associazione si è consolidata come struttura di
livello nazionale, ramificata (forse come nessun’altra associazione), ricca di esperienze
professionali e organizzative, animate da una comune idea di scuola, con un sindacato di
riferimento – la FLC – che offre un ampio bacino di potenziali adesioni.
Le diverse incursioni normative sulla scuola impongono una riflessione sul ruolo stesso
dell’associazionismo professionale e sulla sua capacità di rappresentare una risorsa per i
professionisti della scuola. Per questo si terrà, in occasione del trentennale, una conferenza
programmatica il 12 ed il 13 dicembre 2017 a Bologna, alla quale i dirigenti scolastici sono
invitati, dal titolo “Noi…nel mondo che cambia”; proprio per riprendere una discussione sul
profilo culturale che, in questo scenario, la nostra associazione deve avere. Conclude con
l’augurio di buon lavoro a tutti i partecipanti al Convegno.
Ha preso quindi la parola Antonino Titone che, nella sua funzione di organizzatore del
Convegno, ha esposto le idee guida sulle quali è stata costruita la due giorni di Firenze,
illustrandone le ragioni, i temi ed il programma.
Titone ha voluto evidenziare che l’alto numero di partecipanti al Convegno conferma quanto
sia centrale per i dirigenti scolastici il tema del riconoscimento e della valorizzazione del loro
ruolo.
Ha ribadito che il profilo del dirigente scolastico anche dopo la legge 107/15 sia quello
declinato dall’articolo 25 del DLgs 165/01 e dagli articoli 1 e 2 del CCNL dell’Area V della
dirigenza scolastica dell’11 aprile 2006: un dirigente scolastico con autonomi poteri di
direzione, con responsabilità ben precise, capace di far crescere e valorizzare le risorse umane,
di far crescere la comunità educante della quale è a capo, di saper cogliere i suggerimenti, di
mettere in relazione i soggetti. Un dirigente che non esercita il potere di dirigere come
comando (una strada sbagliata ed inefficace) ma che attua la distribuzione delle responsabilità.
Ha ricordato come la dirigenza scolastica, diminuita sensibilmente di numero, lavori di più e
venga retribuita di meno: all’aumento dei carichi di lavoro, delle responsabilità e delle
incombenze estranee alla scuola è corrisposta una diminuzione della retribuzione e quindi del
valore riconosciuto alla professione del dirigente scolastico; inoltre è sottoposta all’invadenza
dell’Amministrazione centrale e periferica e a quella degli Enti locali che scaricano sui DS e
sulle scuole autonome carichi di lavoro che nulla hanno a che fare con il servizio istruzione e
formazione. A ciò si aggiunga una valutazione che non tiene conto della sua specificità, che
non si basa sulle visite in situazione e sul protagonismo dei DS.
Bisogna valorizzare la dirigenza scolastica nella sua specificità e riconoscerne la dovuta
equiparazione economica; il riconoscimento di funzioni e retribuzione deve derivare da quello
che già oggi fanno i DS e non dall’aggiunta di altre funzioni amministrative. La specificità
professionale del DS rende la sua funzione del tutto diversa da quella del resto della dirigenza
pubblica, ne aumenta il valore e rende ancora più ingiusta la differenza retributiva oggi
esistente. I DS devono essere posti nelle condizioni di affrontare serenamente la complessità
del loro lavoro, non devono essere sottoposti a ulteriori pressioni da parte
dell’Amministrazione, a molestie ed ingerenze nel loro lavoro e devono avere una retribuzione
adeguata e corrispondente a quella degli altri dirigenti pubblici. In vista del rinnovo del CCNL
stanno arrivando i primi timidi segnali nella direzione della perequazione economica.
Ha invitato i partecipanti al convegno a seguire con attenzione tutto il percorso perché c’è un
filo che lega gli argomenti che saranno trattati nei due giorni: a cominciare dalla relazione di
Roberta Fanfarillo che offrirà molti spunti per riflessioni e interventi; per proseguire con la
puntuale analisi di un esperto quale Franco De Anna sui vari profili che caratterizzano il DS,
con l’analisi critica di Anna Armone sugli elementi irrinunciabili per la definizione del profilo,
con le interessanti analisi e riflessioni dei gruppi regionali dei dirigenti scolastici che hanno
approfondito il tema delle relazioni del DS: con gli Organi Collegiali, con le famiglie degli
alunni, con gli Enti Locali, con l’Amministrazione, con le riflessioni di Gianni Carlini sul ruolo
del DS nel nuovo Regolamento di contabilità, con l’analisi di Giovanni Moretti sulla
valorizzazione della leadership educativa del DS e con le proposte di Mario Ricciardi sul
profilo del DS da collocare nel rinnovo del CCNL per finire con le conclusioni di Francesco
Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL.
Titone ha voluto ribadire che nei convegni annuali FLC CGIL non si è soliti invitare chi ci dà
ragione; si apprezzano i punti di vista diversi e critici che aiutano a chiarire meglio le questioni.
Per questo ringrazia tutti i relatori che offriranno, ciascuno dal proprio punto di vista, un valido
contributo di idee al dibattito. La finalità è di offrire un’occasione di discussione e di confronto
per il pieno riconoscimento e la valorizzazione del profilo del dirigente scolastico.
Ha illustrato, infine, i materiali inseriti nella cartella dei partecipanti ed ha augurato buon
convegno a tutti.
ALLEGATI
Vai all’intervento di Sergio Sorella
TORNA ALL’INDICE
*****
02. “Dirigente scolastico oggi: un profilo da riconoscere e valorizzare” Prima giornata Prima sessione : RELAZIONE R. FANFARILLO
Prima giornata Prima sessione
RELAZIONE DI ROBERTA FANFARILLO
COORDINATRICE NAZIONALE STRUTTURA
DI COMPARTO DS FLC
La relazione di apertura di Roberta Fanfarillo, neo coordinatrice nazionale dei dirigenti
scolastici della FLC CGIL, ha posto subito l’accento sul titolo del convegno.
Ha richiamato le caratteristiche del profilo del dirigente scolastico delineate dall’articolo 25 del
DLgs 165/01 e riprese dall’articolo 1 del CCNL dell’area V 2006/2009, sottolineando che si
tratta di un profilo complesso, articolato e multiforme, un unicum nel panorama della pubblica
amministrazione, che non è comprimibile in un ordinamento gerarchico in cui diventi
“terminale” dell’amministrazione, per esercitare una funzione di orientamento e controllo sul
personale della scuola.
La relazione si sofferma su tutte le cause che, a 18 anni dalla sua istituzione, hanno impedito
alla dirigenza scolastica di ottenere il pieno riconoscimento del suo ruolo e ribadisce che
proprio nella mancata attuazione dell’autonomia e nelle continue incursioni legislative che in
questi anni sono state fatte e continuano ad essere fatte sul profilo del dirigente scolastico
vada ricercato il motivo dell’attuale disagio dei dirigenti, costretti a fare i conti con continue
incursioni legislative sulle loro prerogative di datori di lavoro e titolari della contrattazione, con
la gestione caotica degli organici, con leggi finanziarie che hanno imposto limitazioni e divieti
alla sostituzione del personale, con l’impossibilità di utilizzare l’organico dell’autonomia per le
finalità previste dalla legge, con le pressioni di famiglie, enti locali, amministrazione,
costantemente schiacciati nella dimensione amministrativa e burocratica della loro professione,
continuamente impegnati nella mera gestione dell’immediato e dell’imprevisto. In questi anni
c’è stato anche chi, erroneamente, ha ritenuto che le cause del disagio dei dirigenti scolastici
dovessero invece essere cercate altrove, nei presunti lacci e lacciuoli che imbrigliano il
dirigente scolastico al rispetto dell’autonomia degli organi collegiali, della libertà di
insegnamento, delle regole contrattuali e ha ritenuto che, eliminando questi vincoli e curvando
in senso autoritario la leadership del dirigente scolastico, si potesse garantire un governo
efficace delle istituzioni scolastiche. Niente di più sbagliato.
La FLC CGIL, che rivendica invece il ruolo del dirigente scolastico come leader della comunità
scolastica, un’organizzazione complessa che va gestita democraticamente e con efficienza, da
sempre ritiene che tale ruolo non sia assolutamente sminuito, anzi sia esaltato
dall’organizzazione della comunità scolastica, basata su un modello partecipativo, fondato sulla
valorizzazione della negoziazione e sulla partecipazione alle scelte organizzative.
Si tratta di due visioni alternative, radicalmente accentuatesi dalla legge 107/15 in poi, che
sono del tutto inconciliabili e rendono oggi impossibile per la FLC CGIL l’unità con quelle
organizzazioni sindacali rappresentative della dirigenza scolastica che hanno salutato quella
legge come un possibile riscatto dalla condizione di presunta subalternità della dirigenza
scolastica e dalla condizione di disagio vissuta in questi anni dalla categoria.
La legge 107/15 ha in realtà proposto una curvatura in senso autoritario degli equilibri
all’interno delle istituzioni scolastiche, attribuendo al dirigente scolastico prerogative e compiti
impropri, estranei al suo ruolo di leader della comunità scolastica autonoma. L’idea che la
chiamata diretta e l’attribuzione del bonus ai docenti ritenuti meritevoli, insieme alle limitazioni
poste alla contrattazione dalle modifiche apportate al DLgs 165/01 dal decreto Brunetta,
avrebbero potuto migliorare la gestione delle istituzioni scolastiche e il lavoro del dirigente
scolastico, determinando un innalzamento della qualità del servizio di istruzione, si è rivelata
sbagliata e improduttiva eppure ha esercitato su molti dirigenti scolastici una sorta di
“fascinazione” in quanto ai nuovi compiti dei dirigenti scolastici è stata erroneamente attribuita
la possibilità di risolvere alcune delle criticità oggi presenti nella gestione delle istituzioni
scolastiche.
Ben diversa è invece la strada da intraprendere per migliorare la qualità del servizio di
istruzione e passa attraverso la valorizzazione economica del ruolo docente, l’innovazione
metodologica e didattica garantita a tutti attraverso una formazione strutturale permanente e
obbligatoria, organici adeguati alle esigenze formative espresse dal POF, supporto
amministrativo e tecnico adeguato, qualificato ed economicamente valorizzato, servizi ausiliari
sufficienti, adeguati nel numero e nelle mansioni alle necessità di funzionamento dell’istituzione
scolastica. Passa attraverso un’attenzione “amichevole” da parte del MIUR e delle sue
articolazioni periferiche ai problemi delle scuole e dei dirigenti, e non invece attraverso
atteggiamenti da “controparte” e funzionari sempre pronti a chiedere conto, pretendere
soluzioni e spiegazioni per le lamentele ricevute da questo o quel genitore, anche per futili
motivi.
In assenza di tali condizioni, il lavoro dei dirigenti scolastici sarà sempre più difficile, il livello di
frustrazione sempre più elevato e di ostacolo alla piena realizzazione dei loro compiti di
direzione, coordinamento e valorizzazione delle risorse umane. Di fronte alla complessità e alle
difficoltà di gestione delle istituzioni scolastiche il problema non è quindi quello di rivedere “al
ribasso” i compiti del dirigente scolastico, quanto piuttosto quello di sottrarre alla dirigenza
scolastica e alle scuole una serie di funzioni improprie e responsabilità non connesse
direttamente con l’erogazione del servizio di istruzione che appesantiscono la gestione
amministrativa, distolgono il dirigente scolastico dalla sua funzione, lo espongono a un
confronto impari con altre amministrazioni, senza alcun supporto da parte dell’amministrazione
scolastica che tenta, come abbiamo visto, di relegarlo in una condizione di subalternità. Nella
relazione si sostiene che il quarto rinnovo contrattuale dall’istituzione della dirigenza scolastica,
che si apre dopo ben 7 anni di blocco con la riproposizione della questione della perequazione
retributiva alle altre dirigenze pubbliche, deve diventare anche l’occasione per attualizzare la
parte normativa rafforzando i contorni del profilo del dirigente scolastico, tema sul quale il
Convegno dei dirigenti scolastici della FLC CGIL si confronta.
Rispetto a questo tema, nella relazione si ribadisce che la FLC porterà al tavolo delle trattative
la necessità che si CHIARISCA nel contratto l’ambito di esercizio delle prerogative e delle
responsabilità dirigenziali dentro e fuori la scuola, nel rapporto con il collegio dei docenti, con il
consiglio di istituto e con tutte le professionalità presenti nella scuola, nella sfera contrattuale,
nel confronto con le famiglie, gli enti locali e l’amministrazione centrale e periferica.
Questi, in particolare, i temi relativi alla parte normativa che saranno portati al confronto
contrattuale:
o Riconferma del ruolo del dirigente scolastico di promozione e coordinamento dell’attività
finalizzata a garantire il diritto all’apprendimento delle alunne e degli alunni, delle
studentesse e degli studenti
o Forte discontinuità non solo con la forzatura in senso autoritario data dalla legge 107/15
alle funzioni del dirigente scolastico ma anche con il ruolo di subalternità
all’amministrazione che tale forzatura ha provocato, costringendo il dirigente scolastico ad
assumere compiti impropri e in palese contrasto con il sistema di regole ed equilibri vigenti
nel sistema scolastico.
o Pieno recupero del valore della contrattazione sul rapporto di lavoro, sull’affidamento degli
incarichi dirigenziali, validi su tutto il territorio nazionale e sottratti alla possibile ingerenza
e arbitrarietà dei direttori generali degli USR, sulla mobilità regionale e interregionale, sull’
l’attribuzione degli incarichi aggiuntivi, comprese le reggenze, sugli incarichi obbligatori e
sui limiti dell’onnicomprensività, anche al fine di definirne i compensi; sulla valutazione e
sulla formazione, che deve tornare a prevedere risorse per l’autoformazione e per il
rimborso delle spese sostenute.
o Ridefinizione delle responsabilità in materia di sicurezza, anche in coordinamento con le
proposte di legge in parlamento
o Rafforzamento degli organismi di tutela in tema di responsabilità disciplinare
o Ruolo e prerogative del dirigente nel rapporto con il collegio dei docenti e con gli altri
organi collegiali della scuola
Rispetto alla questione dell’equiparazione retributiva dei dirigenti scolastici al resto della
dirigenza pubblica, nella relazione si ribadisce che questa resta una priorità per la FLC CGIL,
anche perché l’inserimento della dirigenza scolastica nell’area della dirigenza di istruzione e
ricerca rende indifferibile l’armonizzazione delle posizioni retributive di tutti i dirigenti che ne
fanno parte. La reazione si conclude perciò con l’auspicio che all’interno della legge finanziaria
vengano reperite le risorse necessarie a valorizzare tutte le professionalità del mondo della
scuola, come richiesto a gran voce dalla FLC CGIL e dalle altre organizzazioni sindacali, e
vengano definite per i dirigenti scolastici risorse tali da non mortificare le legittime aspettative
della categoria a uno stipendio dignitoso e adeguato alle molteplici responsabilità che il lavoro
del dirigente scolastico comporta.
ALLEGATI
Leggi la relazione introduttiva di Roberta Fanfarillo
TORNA ALL’INDICE
*****
03. “Profilo/Profili del dirigente scolastico : RELAZIONE F. DE ANNA
Prima giornata Prima sessione
RELAZIONE DI F. DE ANNA
La mattinata è proseguita con la relazione di Franco De Anna sul tema “Profilo/Profili del
dirigente scolastico”.
Ha esordito affermando che la definizione di un profilo costituisce il fondamento di qualunque
politica del personale in una organizzazione, in particolare per posizioni professionali di
dirigenza ai diversi livelli, per selezionare e assumere il personale corrispondente, per
governare il mercato del lavoro interno all’organizzazione e per valutare.
Il profilo di ruolo secondo la pubblica amministrazione è un incrocio tra l’aquila e il cavallo: dai
contenuti dei bandi di concorso si richiede grande capacità di visione strategica, di infaticabile
dettaglio operativo e di enciclopedismo giuridico! Quello del dirigente scolastico è un profilo
plurale, nel quale convergono tanti profili e caratteristiche diverse; si va dal costruttore di
comunità, il parroco, al pedagogo, al generale.
Da una ricerca sul campo emerge anche la caratteristica dell’equilibrista! Non è un profilo
esauribile dal punto di vista amministrativistico. Oltre a quello normativo sono stati proposti
vari idealtipi del DS: non ha solo il compito di costruire una comunità; nemmeno la funzione
del Team leader, per quanto necessaria, basta a definirne il profilo.
Il DS è molto di più, non fosse altro per il numero alto dei suoi dipendenti. Ha affermato che la
massima espressione del potere è saper distribuire il potere. Le metafore colgono alcuni aspetti
ma non tutti. Il profilo di ruolo è ciò che un’organizzazione si aspetta da un dirigente. Il
problema di fondo per tutto il settore pubblico è: “a quale organizzazione ci si riferisce?” Il
ruolo del DS consiste nel definire ciò che una organizzazione si attende da lui, perché il bisogno
di un’organizzazione non è lo stesso del dirigente.
Le scuole sono diverse tra loro, con caratteristiche comuni e i DS devono avere caratteristiche
adatte a quella particolare sagomatura, fatta di specifiche generali ma anche di caratteristiche
singole. Lo specifico profilo di ruolo del DS emerge dalla combinazione di costanti, variabili,
legami forti (manuale operativo) e legami deboli (cultura organizzativa) L’autonomia è
strumento funzionale ma anche condizione della sussidiarietà; sono due visioni fondate su
presupposti diversi, due diversi sguardi. La nostra scuola è fondata sul primato dell’offerta:
pensare che il Consiglio d’istituto continui ad essere l’interprete della domanda sociale verso la
scuola è errato: con un’affluenza limitata al massimo è interprete della domanda corporativa.
Ci sono diverse forme organizzative: a parametri fissi, variabili, a legami forti (tipo macchina
con organigramma) e legami deboli (gli insiemi di linguaggi, speranze che un gruppo mette in
comune); un DS deve avere un insieme di entrambi, deboli e forti. Quel che regge
un’organizzazione sono le latenze, le cose nascoste non quel che appare. Il requisito per
assumere un dirigente da parte di un’impresa consiste nella domanda “chi sei?”; nella pubblica
amministrazione è “di quale organizzazione?”
Il DS è responsabile finale di una strategia pubblica a titolarità concorrente:
dirige un’organizzazione nella quale il lavoro è a basso livello di ordinabilità;
dirige un’organizzazione a matrice mista e con legami deboli;
dirige un’organizzazione ad alta intensità personale e basso tasso di gerarchia;
dirige un’organizzazione ad altissima permeabilità sociale, sulla quale, un po’ come per
la nazionale di calcio, tutti sanno come dovrebbe funzionare;
è un dirigente fortemente orientato al prodotto e al risultato;
dirige un’organizzazione che produce servizi alla persona e ai suoi diritti;
dirige un’organizzazione in cui il lavoro ha un elevato contenuto deontologico.
Da esperienze sul campo risulta che oltre il 90% dei conflitti ha origine in “patologie
relazionali” interne all’organizzazione. La sensibilità normativa (indispensabile) è perciò
caratteristica secondaria rispetto alla “capacità clinica” che anticipa e governa il conflitto. Un
bravo dirigente scolastico che organizza bene non fa niente tutto il giorno tranne che parlare
con le persone (non c’è bisogno di avere un problema per varcare la soglia dell’ufficio di
presidenza). Ne viene fuori un profilo di ruolo meticcio, con le caratteristiche della leadership e
del management, orientato alle relazioni e agli obiettivi, amicale, capobranco carismatico,
conformista adattivi, inerte conservativo, faber.
Alcuni aforismi:
il manager “sa fare le cose”, il leader “sa cosa va fatto”;
il controllo della rotta appartiene al manager, indicare la rotta appartiene al leader;
la leadership “ha sempre a che fare con il potere”: i modi con cui si gestisce il potere
caratterizzano le miserie e le qualità della leadership.
Leader si nasce o si diventa? Ci sono teorie innatiste, situazionali, trasformazionali. Forse
leader si diventa imparando, ma non è sicuro quale tipo di leader si impara ad essere.
È seguito un breve dibattito. Una DS toscana ha detto che non sempre si sente rappresentata
dalla FLC CGIL e ha chiesto che il sindacato trovi le risposte per la sicurezza e l’uscita in
autonomia degli alunni; una DS di Carrara ha richiesto formazione specifica per i collaboratori
del DS e ha affermato che l’assegnazione dei docenti alle classi non deve riguardare la
contrattazione d’istituto ma la deve decidere il DS; una DS delle Marche ha posto il problema
dell’uscita autonoma degli alunni da scuola.
Gianni Carlini è intervenuto al dibattito per sottolineare che le rappresentanze delle scuole
autonome sono state di fatto rappresentanze dei DS non delle scuole, hanno rappresentato i
problemi dei DS. E così per la vigilanza e il pasto domestico si chiede alla FLC la difesa dei DS,
ma il problema sicurezza, vigilanza non è solo dei DS. Ha aggiunto che in contrattazione si
definiscono i criteri per l’assegnazione dei docenti alle classi e che un eventuale corpo
intermedio da definire contrattualmente riguarda la comunità dei lavoratori non solo il DS. Una
DS del Lazio ha evidenziato che la visione della scuola da parte della FLC è diversa da quella
dell’ANP: è giusto che nella scuola ci sia condivisione, comunità, contrattazione dei criteri, ed è
apprezzabile che la FLC abbia smontato parte della legge 107/15: il DS non è nemico dei
docenti e viceversa.
ALLEGATI
Vai alle slide di Franco De Anna
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*****
04. “Un profilo da ridefinire? Gli elementi irrinunciabili per la sua definizione”. RELAZIONE A. ARMONE
Prima giornata Seconda sessione
RELAZIONE DI ANNA ARMONE
I lavori del pomeriggio si sono aperti con la relazione di Anna Armone, Funzionario della
Presidenza del Consiglio dei Ministri esperta di diritto amministrativo, sul tema “Un profilo da
ridefinire? Gli elementi irrinunciabili per la sua definizione”.
Ha ricordato che la funzione dirigenziale nell’istituzione scolastica attiene ad una visione
istituzionale risalente alla legge Bassanini del 1999. Una scuola dotata di autonomia funzionale
aveva, secondo il legislatore, bisogno di un apparato amministrativo governato da una
funzione dirigenziale. Peccato che l’apparato consisteva e consiste tutt’ora in un modello
gerarchico funzionale, vede una sola figura incardinata stabilmente a supporto della funzione
dirigenziale, il direttore dei servizi generali e amministrativi.
La legge quadro Bassanini, però, prevedeva uno sviluppo organizzativo dell’istituzione
scolastica che avrebbe portato alla definizione di nuove figure professionali, nonché ulteriori
interventi normativi, tra i quali il riordino degli organi collegiali.
Comunque, il disegno originario della dirigenza scolastica si inseriva in un sistema
ordinamentale e istituzionale complesso ma sorretto da una logica chiara: il rafforzamento
delle autonomie a Costituzione invariata. Le vicende della Legge 59 sono note. La sua
implementazione è stata superata e in parte inglobata dalla successiva legge costituzionale n.
3 del 2001 che ha ulteriormente spinto le autonomie verso un modello federalista. La figura
dirigenziale scolastica sembrava scivolare nella scia di un federalismo che avrebbe visto i
territori esercitare in pieno la funzione amministrativa e organizzativa relativamente alla
materia dell’istruzione. Si parlò anche di organici del personale scolastico determinati a livello
nazionale ma gestiti dalle regioni. Per governare la transizione, si iniziò a lavorare ad un
accordo in Conferenza unificata Stato – Regioni ed enti locali per determinare i moduli
procedimentali. Nessuna versione dell’accordo è uscita dal cassetto del MIUR fino a perdere
rilievo a seguito dell’affievolimento attuativo del federalismo stesso.
Ad oggi il disegno federalista è rimasto inattuato, ma le spinte autonomistiche verso
un’autonomia rinforzata cominciano a farsi sentire (e non è chiaro se tutte chiedono
competenze sull’istruzione). E la dirigenza scolastica ha aspettato invano di capire se il suo
referente primario sarebbe stata la regione o ancora il MIUR. Ci ha pensato la legge 107/15
che ha ridisegnato la filiera decisionale del sistema di istruzione (forse confidando sull’esito –
negativo- referendario), ed evidenziando una forma di neocentralismo coerente con la riforma
costituzionale non andata in porto. E a questo punto, i dirigenti garanti del “buon andamento”
su quale territorio combattono? Combattono sul fronte del caso concreto, non codificato,
casuale, determinato dall’ultima norma fiscale, contrattuale, sulla sicurezza, senza supporto
alcuno.
Questo strano campo d’azione dirigenziale ha origine dal d.lgs. 29/1993 che ha incluso le
istituzioni scolastiche tra le amministrazioni pubbliche. Da allora, fino ad oggi con il DLgs
165/01, questa collocazione ha fatto ricadere sulle istituzioni scolastiche tutta la normativa
generale diretta alle pubbliche amministrazioni, gravando la funzione dirigenziale di continui
adempimenti. Analogamente a tutti i dirigenti pubblici nel dirigente scolastico individuiamo il
momento dell’autonomo esercizio di poteri tali da «incidere sulle sorti di una struttura
organizzativa». Inoltre, in questa figura si realizza quel peculiare mix per cui il dirigente che
abbiamo di fronte è, al contempo, «datore di lavoro degli altri lavoratori e prestatore di
lavoro».
Il nucleo originario normativo da assumere come elemento giuridico-formale di riferimento è
costituito da quell’insieme di regole che compiono una vera e propria operazione finium
regundorum tra i poteri che, nel funzionamento di una organizzazione pubblica, spettano agli
organi di governo, titolari di una struttura amministrativa sulla base di una legittimazione
politica, e le funzioni che, per converso, competono ai dirigenti.
Lo schema normativo disarticola il momento decisionale, sotteso al governo di una struttura
pubblica, in due segmenti:
il vertice politico «esercita le funzioni di indirizzo, definendo gli obiettivi e i programmi
da attuare, e verificando la rispondenza dei risultati dell’attività amministrativa e della
gestione agli indirizzi impartiti».
«Ai dirigenti spetta, accanto all’adozione degli atti e provvedimenti amministrativi,
compresi tutti gli atti che impegnano l’amministrazione verso l’esterno, la gestione
finanziaria, tecnica e amministrativa mediante autonomi poteri di spesa, di
organizzazione delle risorse umane, strumentali e di controllo».
Questo modello si adatta meglio ad un’«amministrazione di servizi» o «di erogazione»
piuttosto che ad un’«amministrazione di funzioni», in cui, presumibilmente, è proprio la
componente pubblicistica, ossia l’adozione di atti e provvedimenti amministrativi, a prevalere
nell’attività di lavoro dei suoi dirigenti.
Il sistema organizzativo dell’istituzione scolastica risponde al principio dell’amministrazione di
servizi, ma non presenta le caratteristiche descritte per tali amministrazioni. La ripartizione
netta delle funzioni, politica di indirizzo da una parte e di gestione dall’altra non è riconoscibile
all’interno della scuola.
La filiera programmatoria del MIUR colloca la dirigenza scolastica all’incrocio di un duplice
flusso decisionale:
uno verticale, diretto, tra il MIUR e le singole scuole, realizzato attraverso la fissazione
degli obiettivi prioritari, la regolazione degli istituti e il flusso di erogazione delle risorse;
l’altro, sempre verticale, ma collocato sul territorio regionale, che vede il direttore
dell’USR in veste di soggetto di supremazia gerarchico funzionale nei confronti del
dirigente scolastico.
La funzione di indirizzo, così come prevista dall’art. 4, ultimo comma del DLgs 165/01 si
rinviene solo al centro di governo. Alla base dell’erogazione del servizio, la scuola, troviamo un
consiglio di istituto che esercita in modo residuale le funzioni di indirizzo, ma non determina
l’azione dirigenziale, né determina autonomamente l’utilizzo delle risorse finanziarie. Il
programma annuale viene certamente deliberato dal consiglio, ma sostanzialmente e
coerentemente viene costruito dal dirigente scolastico sulla base e a valle del processo di
definizione dell’offerta formativa.
D’altro canto, il dirigente è impegnato sul territorio nella gestione delle relazioni con l’ente
territoriale e locale di riferimento, i quali, seppure ancorati esclusivamente alle funzioni
amministrative previste dal DLgs 112/98, rimangono gli interlocutori necessari per la qualità
dei servizi assegnati, per competenza, agli stessi.
All’interno della scuola la fornitura del servizio scolastico è garantita dall’esercizio del potere
organizzativo e gestionale del dirigente, nel rispetto delle competenze degli organi collegiali, in
particolare del collegio che conserva, nonostante la legge 107/15, le attribuzioni di cui
all’articolo 7 del DLgs 297/94.
Si è soffermata sulla coerenza che manca nel sistema ordina mentale.
Nella premessa abbiamo delineato il disegno del sistema decisionale in ambito pubblico
rapportato al sistema decisionale scolastico. Qualunque sistema deve rispondere alla verifica e
alla valutazione in termini di policy, intesa come capacità di programmazione, organizzazione
ed erogazione dei servizi.
Un sistema scolastico finalizzato alla verifica e valutazione della Policy deve prevedere:
o Il disegno della catena del potere sequenziale chiaro nella definizione degli spazi
e modalità decisionali
o La dirigenza con attribuzioni coerenti con la normativa primaria o con una norma
speciale che ne disciplina le funzioni
o Il nucleo operativo con sistema di riconoscimento di stato giuridico chiaro (spazi
di libertà professionale o piena regolazione normativa), al fine di creare i
presupposti per l’esercizio dell’azione dirigenziale.
Dall’individuazione delle caratteristiche specifiche di questo modello, può derivare una
dirigenza scolastica caratterizzata da poteri più o meno forti, corrispondenti, più o meno, al
quadro dei poteri descritto, per i dirigenti pubblici, dagli articoli 4, 5 e 17 del DLgs 165/01. Una
dirigenza scolastica caratterizzata da “poteri forti” dovrebbe poggiare sul potere decisionale
pieno del dirigente nelle materie della micro organizzazione dell’ufficio e della gestione di tutto
il personale. In questo caso il ruolo degli organi collegiali dovrebbe essere essenzialmente
consultivo.
Una dirigenza con poteri “condizionati”, dovrebbe poggiare sulla ripartizione dei poteri
decisionali per materia (come in parte è ancora oggi). In particolare, il collegio dovrebbe
conservare il potere decisionale in materia didattica e di organizzazione della didattica. Si
manterrebbe di fatto, un modello partecipato della scuola con responsabilità, però, da chiarire
nei limiti e nell’attribuzione di potere. Questo modello andrebbe supportato da strumenti
responsabilizzanti sul piano sostanziale e formale, poiché si è dimostrato insufficiente il
modello decisionale collegiale fondato sull’irresponsabilità del soggetto unitario.
Trasversalmente alle due ipotesi di sviluppo del profilo dirigenziale nella scuola va definita la
questione della catena gerarchica gestionale, cioè la previsione di un supporto stabile all’azione
dirigenziale e non fondato esclusivamente sul potere di delega. Tale modalità limita la
possibilità organizzativa e gestionale del dirigente, poiché la delega costituisce uno strumento
gestionale che non può essere esclusivo ma integrativo di una struttura organizzativa.
Ovviamente tale possibilità deve essere legata alla previsione di uno sviluppo di carriera dei
docenti nell’ambito di un provvedimento normativo. Lo sviluppo di carriera dei docenti
potrebbe basarsi su una diversificazione interna, l’una gestionale e l’altra tecnica.
Entrambi i modelli di sviluppo del profilo dirigenziale dovrebbero essere sorretti da un sistema
amministrativo facilitatore della funzione.
La stessa legge 124/2015 ha previsto l’ulteriore semplificazione del sistema degli
approvvigionamenti di beni e servizi attraverso le centrali uniche di committenza.
Il ricorso alle centrali uniche di committenza sgraverebbe l’azione dirigenziale dall’attività
contrattuale, lasciando allo stesso il momento decisionale e discrezionale dell’avvio
procedimentale.
A sostegno della ridefinizione del profilo dirigenziale occorrerebbe anche un modello territoriale
di rappresentatività delle istituzioni scolastiche attraverso lo sviluppo dell’istituto delle reti di
ambito verso reti istituzionali, con piena rappresentatività giuridica. Nonostante le affermazioni
contenute nei documenti applicativi della legge 107/15 richiamino la rappresentatività delle reti
di ambito, queste sono soltanto degli accordi e solo la scuola capofila esercita il potere di
rappresentanza.
Un sistema di reti di ambito soggettivizzate potrebbe supportare l’azione dirigenziale in modo
più efficace, con possibilità di concordare un riassetto delle relazioni con il territorio e con
l’amministrazione. Insomma un vero e proprio relais, un po’ come pensava Cassese nel 1990.
Solo che i Provveditorati sono spariti nella funzione originaria, ma rimangono tutti interi sui
territori.
Parlare di nuovo profilo dirigenziale nella scuola senza ampliare lo sguardo all’intero sistema
organizzativo sarebbe un’operazione assolutamente parziale e inefficace che richiederebbe
continui aggiustamenti e la ricerca di spazi interpretativi per giustificare le nuove attribuzioni.
ALLEGATI
Vai alle slide di Anna Armone
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05. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: il dirigente scolastico e gli Organi collegiali della scuola Andrea Giacobbe
Prima giornata Seconda sessione
il dirigente scolastico e gli Organi collegiali
della scuola - Andrea Giacobbe
Si è passati alle analisi approfondite elaborate da parte di 4 gruppi regionali delle strutture di
comparto dei dirigenti scolastici della FLC CGIL che hanno affrontato il tema dei rapporti del DS
con gli Organi collegiali, con l’Amministrazione, con le famiglie degli alunni e con gli Enti Locali.
Ha cominciato Andrea Giacobbe che a nome del gruppo dei DS della Liguria ha esposto le
analisi sul rapporto tra il dirigente scolastico e gli Organi collegiali della scuola.
Ha ricordato che la discussione all’interno del gruppo è stata guidata da una riflessione sulle
cosiddette “scelte di fondo”, veri assi portanti di tutta la discussione.
Tre quelle individuate:
1) Collegialità come valore
2) Rispetto specifici poteri e aree di competenza tra organo monocratico e organi collegiali
3) Riferimento costante all’articolo 25 del DLgs 165/01 ed in particolare al mandato di
assicurare la gestione unitaria dell’Istituzione.
Sul primo punto, dalla discussione è emerso la collegialità come valore è scelta “politica” e di
appartenenza, ma è anche il modo più proficuo e competente per gestire organizzazioni
complesse a legami deboli come le scuole attuali. Il tema della collegialità come valore si
intreccia immediatamente con quello del rispetto delle corrispettive aree di competenza tra gli
organi della scuola autonoma. Il comando, l’atto di imperio, la gestione freddamente
manageriale, poco o mal si adatta alla gestione di rapporti con figure professionali dotate di
forte autonomia. La scelta di rispettare, e chiedere il rispetto, delle rispettive aree di
competenza, oltre ad essere quella giusta è anche l’unica che si rivela la più proficua e la meno
conflittuale. l’accento sulla gestione unitaria, prevista dall’articolo 25 del DLgs 165/01, mai
abrogato. Una collegialità “vera” può difficilmente esplicitarsi in Collegi che sfiorano i duecento
membri. Nel caso di un Istituto omnicomprensivo genovese, si è addirittura parlato di Collegio
unitario come “collegio di rete”, tali e tante sono le specificità dei singoli collegi di area.
Fondamentale il ruolo dei coordinatori di questi sottogruppi, che vanno formati o comunque
dotati di deleghe ben precise e situate.
La discussione sull’uso del MOF per riconoscere l’impegno aggiuntivo di chi ha l’incarico di
coordinare Dipartimenti e/o commissioni, ha spostato l’accento sui rapporti con un altro organo
collegiale, il Comitato per la valutazione dei docenti.
Alta si è levata la voce della richiesta del superamento dell’istituto del c.d. “bonus premiale”,
istituto giudicato divisivo e fonte di lavoro aggiuntivo per il dirigente scolastico. Nella
discussione sullo stato dei rapporti con gli OO.CC. è poi emersa con forza la consapevolezza
del fatto che la legge 107/15 ha spostato il peso “politico” della realizzazione dell’autonomia,
prima distribuito tra il dirigente scolastico e gli organi collegiali, quasi interamente sulle spalle
dei dirigenti scolastici.
Gli Organi collegiali, ed in particolare il Collegio, sono de facto relegati ad una funzione tecnica,
anche se al Consiglio di Istituto rimane un potere di veto difficilmente esercitabile. Questo
mette pesantemente in discussione i rapporti tra l’organo monocratico e l’organo collegiale,
che oscillano tra equiordinazione e gerarchia, generando latenze che possono sfociare in
conflitti dagli esiti imprevedibili, anche tra organi collegiali.
La discussione si è spostata naturalmente sull’atto di indirizzo, controversa novità introdotta
dalla legge 107/15. Proprio l’aver dato al dirigente scolastico potere di indirizzo rispetto ad un
organo collegiale che lui stesso presiede ha costruito la cornice perfetta di un potenziale
conflitto. Per disinnescarlo i DS liguri di area FLC hanno condiviso pienamente l’elaborazione
dell’atto con il Collegio, alcuni anche con il Consiglio di Istituto.
Sul rapporto con il Consiglio di Istituto i DS liguri hanno condiviso la necessità di una riforma di
questo Organo ormai in chiara difficoltà di mandato e rappresentatività della comunità
scolastica allargata a personale ATA, famiglie e/o studenti: oggi può approvare o non
approvare il PTOF, nella prassi quotidiana è spesso in difficoltà nell’esprimere una reale
autonomia sia dalle scelte dirigenziali sia da spinte particolaristiche presenti al suo interno.
Tanti sarebbero gli argomenti da approfondire, quali i rapporti con i Consigli di
classe/interclasse/intersezione alla luce delle scelte valoriali di fondo, e quelli con il Consiglio di
Istituto nel potenziale conflitto con i suoi poteri in materia di approvazione di Programma
annuale. Per quest’ultimo, si è deciso di soprassedere in vista dell’approvazione del nuovo
Regolamento di contabilità.
Per i primi, valgono le considerazioni generali già espresse in materia di rapporto con il
Collegio, con la consapevolezza che presiedere i Consigli di classe/interclasse/intersezione o
farli presiedere da docenti dotati di delega esplicita e situata, sia ancora la scelta prevalente
nei dirigenti presenti al gruppo di lavoro, coerentemente con l’affermato valore della volontà di
garantire, appunto, una gestione unitaria dell’Istituzione.
ALLEGATI
Adrea Giacobbe relazione il rapporto tra il Dirigente scolastico e gli organi
collegiali della scuola
Adrea Giacobbe il rapporto tra il Dirigente scolastico e gli organi collegiali della
scuola compendio normativo
Adrea Giacobbe il rapporto tra il Dirigente scolastico e gli organi collegiali della
scuola slide
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06. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: Il rapporto del DS con le
famiglie degli alunni - Patrizia Colella
Prima giornata Seconda sessione
Il rapporto del DS con le famiglie degli
alunni - Patrizia Colella
È seguito l’intervento di Patrizia Colella che ha esposto le analisi prodotte dal gruppo dei
dirigenti scolastici pugliesi sul tema Il rapporto del DS con le famiglie degli alunni.
Il gruppo di lavoro è partito dalla consapevolezza della gran quantità di tempo ed energie che il
D.S. impiega nella promozione e gestione del rapporto scuola-famiglia.
Sono tanti gli aspetti, tante le sfaccettature, tante le contingenze nell’ambito di queste
dinamiche da assorbire gran parte delle energie del DS.
ALLEGATI
Patrizia Colella Il rapporto del DS con le famiglie degli alunni relazione
Patrizia Colella Il rapporto del DS con le famiglie degli alunni slide
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07. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: Il rapporto del dirigente scolastico con l’Amministrazione centrale e periferica Nunzia Del
Vento
Prima giornata Seconda sessione
Il rapporto del dirigente scolastico con
l’Amministrazione centrale e periferica - Nunzia Del Vento
Altro contributo lo ha portato Nunzia Del Vento dirigente scolastica del Piemonte che ha
esposto il lavoro svolto dal gruppo dei dirigenti scolastici piemontesi sul tema Il rapporto del
dirigente scolastico con l’Amministrazione centrale e periferica.
ALLEGATI
Nunzia Del Vento Il rapporto del dirigente scolastico con l’Amministrazione
centrale e periferica RELAZIONE
Nunzia Del Vento Il rapporto del dirigente scolastico con l’Amministrazione
centrale e periferica SLIDE
Nunzia Del Vento Il rapporto del dirigente scolastico con l’Amministrazione
centrale e periferica SLIDE SULLE VACCINAZIONI
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08. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: il Rapporto del dirigente
scolastico con gli Enti locali - Antonella Isopi
Prima giornata Seconda sessione
il Rapporto del dirigente scolastico con gli
Enti locali - Antonella Isopi
Ha concluso le testimonianze dal territorio, in rappresentanza del gruppo regionale dei dirigenti
scolastici del Lazio, Antonella Isopi che ha affrontato il tema del Rapporto del dirigente
scolastico con gli Enti locali
ALLEGATI
Antonella Isopi Rapporto del dirigente scolastico con gli Enti locali relazione
Antonella Isopi Rapporto del dirigente scolastico con gli Enti locali slide
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09. Il versante della contrattazione FRANCESCO SINOPOLI
SECONDA giornata Terza sessione
Francesco Sinopoli Segretario generale
della FLC CGIL
Il programma della seconda giornata del convegno nazionale dei dirigenti scolastici della FLC
CGIL si è aperto con l’intervento del Segretario generale della FLC CGIL Francesco Sinopoli
che a causa di una convocazione al MIUR ha dovuto anticipare il suo intervento previsto alla
conclusione della giornata.
Sinopoli ha esordito affermando che gli ultimi mesi hanno visto la FLC CGIL protagonista sul
versante della contrattazione, alla quale ci eravamo disabituati.
Il confronto col MIUR ha portato a risultati prima insperati perché veniamo da 10 anni senza
rinnovo del CCNL. Su 25 anni da quando esiste il CCNL per 10 anni non abbiamo avuto
contrattazione: non è un fatto ordinario! Verificheremo gli effetti delle modifiche apportate al
DLgs 165/01. Quando si andrà al tavolo dovremo dimostrare che il nostro impegno ha pagato.
Siamo in una fase di difficile transizione: sappiamo da dove veniamo e dove vogliamo andare,
verso una scuola caratterizzata da cittadinanza democratica, che sia argine alle differenze
esistenti nel Paese, che prepari al lavoro ma non come previsto dall’alternanza scuola lavoro
della legge 107/2015.
Bisogna recuperare oltre 10 anni di politiche devastanti sulla scuola: questa sarà l’azione per i
prossimi anni. Oggi siamo di fronte ad un appuntamento fondamentale: l’apertura dei tavoli
contrattuali. L’atto di indirizzo non dice molto, indica i margini per negoziare; la legge di
stabilità 2018 sembra confermare le risorse previste dall’Accordo del 30 novembre 2016,
compreso il bonus di 80 euro, ma il mondo della scuola non si può accontentare di questo.
Si sta cercando di utilizzare contro la FLC CGIL l’avvio dell’equiparazione retributiva dei
dirigenti scolastici; l’equiparazione retributiva dei DS al resto della dirigenza pubblica resta una
priorità per la FLC CGIL anche perché l’inserimento della dirigenza scolastica nell’area della
dirigenza del Comparto Istruzione e Ricerca rende indifferibile l’armonizzazione delle posizioni
retributive di tutti i Dirigenti che ne fanno parte.
La stampa ed i media stanno usando i possibili aumenti per i Dirigenti scolastici come clava per
far confliggere i DS ed il restante personale della scuola ”ai DS sostanziosi aumenti, ai
professori miseri 80 euro!”, per far esplodere la categoria nel rinnovo contrattuale e per
mettere in difficoltà la FLC CGIL.
Bisogna aspettare le tabelle: allora avremo le cifre vere contenute in esse e vedremo vere
risorse e tempi di erogazione. L’equiparazione retributiva dei DS è stato un obiettivo prioritario
della FLC CGIL da quando è nata la dirigenza scolastica e siamo contenti che finalmente si avvii
l’equiparazione alle altre dirigenze pubbliche, per non mortificare le legittime aspettative della
categoria a uno stipendio dignitoso e adeguato alle molteplici responsabilità che il lavoro del
DS comporta.
Chiederemo però risorse straordinarie per tutto il personale della scuola, apriremo una
vertenza su ciò che la scuola deve avere. Nella legge finanziaria devono essere reperite le
risorse necessarie a valorizzare tutte le professionalità del mondo della scuola. Nelle prossime
settimane saranno messe in campo iniziative di mobilitazione a cominciare da quella decisa
unitariamente per il 18 novembre in 100 capoluoghi di provincia, chiederemo un fondo
straordinario per la scuola. Se non avremo risposte positive, metteremo in atto altre forme di
mobilitazione.
Abbiamo bisogno del vostro lavoro, del vostro impegno per difendere l’idea di scuola e di
dirigenza scolastica, di una comunità autogovernata e della leadership educativa, l’idea di
scuola dell’autonomia garantita dalla Costituzione. La scuola si fa con tutto il personale, ma
soprattutto con i docenti; i dirigenti appartenenti alla FLC CGIL sono diversi da quelli dell’ANP e
diversa è la loro idea di scuola.
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10. “Il dirigente scolastico nel nuovo Regolamento di contabilità” Gianni Carlini
SECONDA giornata Terza sessione
“Il dirigente scolastico nel nuovo
Regolamento di contabilità” - Gianni
Carlini
È seguita la relazione di Gianni Carlini sul tema “Il dirigente scolastico nel nuovo
Regolamento di contabilità”.
Ha informato che il Decreto Interministeriale di imminente pubblicazione entrerà in vigore
nell’anno finanziario successivo (2019). Ci sarà tempo per discutere sul nuovo Regolamento,
sulla necessaria formazione sull’argomento sulle novità in esso contenute e soprattutto per
predisporre gli strumenti operativi idonei. Ci sarà da rivedere infatti tutta la modulistica. Su un
documento così importante le Organizzazioni Sindacali sono state solamente informate
nell’incontro del 5 ottobre scorso.
Il CSPI ha espresso un parere positivo ma fortemente condizionato; è molto debole però la
possibilità di modifica del testo: quando il testo si scrive “di concerto” diventa immodificabile.
L’aspetto più critico è il bilancio di cassa: il nuovo sarà bilancio di cassa e
contemporaneamente di competenza. Non condivisibile resta anche il ruolo previsto per i
Revisori dei conti. Uno dei rilievi sollevati dal CSPI riguarda la responsabilità nella
manutenzione degli edifici scolastici.
Nell’incontro del 5 ottobre la FLC ha presentato una serie di osservazioni e proposte tendenti a
correggere il ruolo dei Revisori rispetto alla contrattazione d’istituto. Il testo, risultato
del concerto col MEF, non semplifica il lavoro: più che verso la semplificazione, la loro esigenza
è di andare verso l’armonizzazione dei sistemi contabili.
Problematica la parte che riguarda il rapporto con gli Enti Locali per la manutenzione degli
edifici scolastici.
Il Regolamento prevede che la manutenzione possa essere affidata alle scuole se da esse
richiesto: le scuole anticiperanno i soldi necessari che poi saranno restituite dagli Enti locali. Si
crea così un contesto di responsabilità a carico dei DS delle scuole. Anche per la concessione a
terzi di locali dell’edificio scolastico e per l’apertura delle scuole durante il periodo estivo è
previsto che le scuole si relazioneranno in maniera virtuosa con l’Ente Locale: due soggetti
possono autorizzare l’uso!
Problematica anche la parte che riguarda il rapporto tra DS e DSGA.
Varie norme contenute nel Regolamento chiariscono e definiscono il ruolo del DSGA:
egli “predispone” la scheda finanziaria per ogni destinazione di spesa mentre
nell’attuale Regolamento “redige”;
il Programma Annuale è predisposto dal DS “con la collaborazione del DSGA nella parte
finanziaria”. lo devono fare insieme? Attualmente il DSGA è servente. Se non sono
d’accordo, chi decide? L’attività di verifica sarà su una apposita relazione predisposta
dal DS e dal DSGA.
Nell’attività gestionale il DSGA imputa le spese su indicazione del DS, mentre
attualmente l’imputazione è fatta dal DS.
L’accertamento delle entrate è compito esclusivo del DSGA. L’impegno di spese è
assunto dal DS ma l’imputazione di esse è del DSGA.
Per il fondo delle minute spese il DSGA può individuare chi lo sostituisce, ma è il DS che
individua chi sostituisce il DSGA.
È positiva la valorizzazione del DSGA, chiude la polemica sulla doppia dirigenza nella scuola;
ma si apre il rischio di rivendicazioni corporative e salariali e soprattutto che possano diventare
elementi di conflitto tra DS e DSGA.
ALLEGATI
“Il dirigente scolastico nel nuovo Regolamento di contabilità” - Gianni Carlini
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11. “La leadership educativa del dirigente scolastico: una dimensione da valorizzare” Giovanni Moretti
SECONDA giornata Terza sessione
“La leadership educativa del
dirigente scolastico: una
dimensione da valorizzare” -
Giovanni Moretti
È seguita la relazione di Giovanni Moretti sul tema “La leadership educativa del dirigente
scolastico: una dimensione da valorizzare”
L’esercizio della leadership educativa, soprattutto con le dimensioni attuali delle istituzioni
scolastiche, è un elemento irrinunciabile del profilo del Ds. Dagli esiti delle ricerche svolte in
differenti contesti socioculturali emerge che il clima d’istituto, la qualità delle sue relazioni
interne dipende in primo luogo dai comportamenti manifesti del DS.
L’esercizio della leadership educativa del DS influenza direttamente ed indirettamente gli
apprendimenti sia dei docenti sia degli alunni. I DS che hanno un maggiore impatto
sull’apprendimento pongono al centro delle azioni della scuola l’apprendimento; motivano la
cooperazione e valorizzano l’impegno dei docenti; prestano attenzione all’organizzazione degli
spazi, dei tempi, delle risorse e a tutte le precondizioni che qualificano l’azione educativa;
dedicano attenzione al clima di scuola e alla qualità delle relazioni.
Impegno del DS deve essere pertanto quello di promuovere la leadership educativa diffusa o
distribuita, orientata a coinvolgere tutti gli attori, a responsabilizzare tutti i soggetti nella
direzione della realizzazione di una comunità di pratica, una comunità professionale e di
apprendimento. Anche il DS è un leader in apprendimento. La leadership educativa si realizza
nell’apprendimento insieme alla comunità: è un colloquio costante con la comunità dei docenti.
È necessario individuare e rendere visibili gli elementi che concorrono a definire sia l’esercizio
della leadership educativa sia il suo impegno nella promozione della leadership educativa.
L’articolo 25 del DLgs 165/01 e gli articoli 1 e 2 del CCNL dell’Area V sono solidi punti di
partenza. Bisognerà dare visibilità nel rinnovo del CCNL alla dimensione educativa della
leadership.
La legge 107/15 costituisce una sfida che definisce spazi aumentati di esercizio della leadership
educatva e suggerisce la definizione dei compiti e delle funzioni (profilo) del DS: sistema
integrato 0-6 anni con la realizzazione dei poli per l’infanzia e Sezioni Primavera; l’alternanza
scuola lavoro che richiede un’organizzazione della scuola diversa da quella attuale, rigida e
tradizionale.
Spazi aumentati per l’esercizio della leadership educativa sono costituiti dall’autovalutazione
delle istituzioni scolastiche, dalla valutazione esterna, dalle azioni di miglioramento e dalla
rendicontazione sociale delle istituzioni scolastiche.
È necessario sviluppare la cultura della valutazione, della documentazione, la cultura del dato.
I curricula devono essere centrati sullo sviluppo delle competenze; ma per questo è necessari
investire soldi così come per le infrastrutture educative.
ALLEGATI
“La leadership educativa del dirigente scolastico: una dimensione da
valorizzare” - Giovanni Moretti
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12. “Il profilo del dirigente scolastico e il rinnovo del CCNL” Mario
Ricciardi
SECONDA giornata Terza sessione
“Il profilo del dirigente scolastico e
il rinnovo del CCNL” Mario
Ricciardi
Ultima relazione della seconda giornata del Convegno è stata quella di Mario Ricciardi sul
tema “Il profilo del dirigente scolastico e il rinnovo del CCNL”
Inizia la sua relazione dall’articolo 21 della legge 59/97 e sottolinea che la dirigenza scolastica
è nata dalla volontà di spostare dal MIUR alle scuole il luogo della gestione e delle decisioni.
Ne viene fuori un profilo che fa del dirigente scolastico nello stesso tempo un leader educativo
ed un responsabile organizzativo, una figura atipica e molto complessa.
Dopo aver richiamato l’articolo 25 del DLgs 165/01 e gli articoli 1 e 2 del CCNL dell’Area V della
dirigenza scolastica dell’11 aprile 2006, e le considerazioni di Piero Romei sulla scuola come
organizzazione, evidenzia ancora una volta la complessità e l’eterogeneità di compiti e funzioni
che gravano sul dirigente scolastico.
Il progetto di autonomia sembra dire “arrangiatevi”; sono poi arrivati i tagli del Ministro Moratti
e della Gelmini. La legge 107/15 ha alcuni aspetti positivi ma contiene una visione della scuola
che non c’è nemmeno nelle aziende, caricando di responsabilità un vertice. Il problema vero è
che tutti o quasi i Ministri che si sono succeduti al MIUR hanno avuto la “sindrome di Giovanni
Gentile” la pretesa di voler riformare senza avere un disegno organico.
In questo i DS non sono stati protagonisti ma vittime.
Abbiamo assistito nello stesso tempo a 10 anni di vuoto nella Contrattazione; la contrattazione
può tanto ma non tutto, abbiamo assistito a sequenze di accordi e di interventi normativi.
Il DLgs 165/01 prevede la possibilità di deroga dei Contratti dalle leggi; poi rovesciata da
Brunetta. La sentenza della Corte Costituzionale del 2015 ha imposto il rinnovo del CCNL. Il
recente Decreto Madia DLgs 75/17 ha ristabilito la derogabilità ma poi l’articolo 40 esclude
dalla contrattazione alcune materie.
Nella prossima stagione contrattuale bisognerà restituire al DS gli spazi necessari e creare la
possibilità di relazioni tra i rappresentanti dei DS e il MIUR soprattutto nelle materie degli
incarichi dirigenziali, nelle relazioni sindacali, nella valutazione. Su quest’ultimo aspetto la
legge 107/15 ignora completamente il CCNL vigente: vengono fuori la centralità del RAV per la
valutazione dei DS, le criticità delle linee guida per la valutazione, i documenti elaborati dalle
Direzioni Regionali.
Assistiamo alla solitudine decisionale dei Direttori regionali, al loro potere invasivo, ad un
sistema di valutazione non affidabile perché non si basa sulla terzietà dei valutatori né sulla
loro competenza e soprattutto non sulla trasparenza.
Sulle norme disciplinari poi si son fatti pasticci: il codice di comportamento del 2013 fa
confusione tra responsabilità disciplinare e responsabilità per i risultati.
La retribuzione dei DS non può che essere equiparata a quella delle altre dirigenze pubbliche:
attualmente le retribuzioni più alte riguardano quei dirigenti vicini al potere centrale.
Dalle Marche una dirigente informa che il Direttore regionale ha imposto la rotazione
per i DS dopo 3 incarichi nella stessa scuola.
Dalla Puglia un DS evidenzia la fatica sua e della sua scuola per consentire a 1.400
alunni di realizzare l’alternanza scuola lavoro senza alcun modello organizzativo
disponibile.
Dal Lazio una DS afferma che il dirigente scolastico non deve saper fare mille mestieri
diversi, l’amministrazione deve investire sulla sua formazione; inoltre l’alternanza
scuola lavoro deve rientrare nella formazione non nell’occupabilità e che devono essere
nettamente distinte le competenze della scuola e delle aziende.
Sempre dal Lazio un’altra DS riferisce che sognava di fare il leader per il cambiamento
mentre il DS deve avere tantissime competenze ma non ha gli strumenti pratici e non
dispone nemmeno a livello regionale di un ufficio legale che possa essere di supporto.
Dalle Marche una DS apprezza il ruolo del DS come leader educativo, costruttore di
ambienti di apprendimento, ma sono altre le direzioni verso cui è spinto con una serie
di incombenze e funzioni.
Nelle risposte il professor Moretti sottolinea che la leadership educativa richiede tempi
lunghi; per l’alternanza scuola lavoro sono necessarie le infrastrutture e questa attività non
va confusa con l’occupabilità; il DS stabilisce legami col territorio, col contesto: non si può
decidere che dopo tot anni debba andare via. È necessario che il CCNL sciolga i nodi.
Conclusioni
La coordinatrice nazionale dei DS Roberta Fanfarillo dopo aver ringraziato tutti i presenti per
l’attenta ed attiva partecipazione, ribadisce che bisogna liberare il DS da tutti gli oneri
impropri. La FLC CGIL ha pieno titolo a rappresentare i DS ne battaglie salariali e di
rivendicazione del ruolo.
I risultati del Convegno vanno oltre alle aspettative della vigilia grazie al contributo degli
esperti, dei gruppi regionali di lavoro dei DS, all’attenta partecipazione dei convegnisti che
sono riusciti a lasciare le proprie scuole per due giorni. Saranno ripresi i lavori per il rinnovo
contrattuale che potrà sciogliere alcuni nodi. Ha apprezzato l’intervento del segretario generale
Francesco Sinopoli che ha evidenziato la campagna da parte della stampa e dei media che
mette in contrapposizione gli aumenti previsti per i dirigenti scolastici con quelli del personale
della scuola. Al bar dello sport ognuno è tecnico della Nazionale; al Sindacato spetterà il
compito di spiegarlo ai lavoratori della scuola.
Ha dato quindi appuntamento a tutti al convegno del prossimo anno.
ALLEGATI
“Il profilo del dirigente scolastico e il rinnovo del CCNL” Mario Ricciardi
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