Dirigenti Scolastici - FLC CGIL Lombardia · scolastico e gli Organi collegiali della scuola Andrea...

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Dirigenti Scolastici NOTIZIARIO NAZIONALE 080 - 2017 - 18 Novembre 2017 REDAZIONE: Raffaele Ciuffreda - Coordinamento Nazionale STRUTTURA COMPARTO DIRIGENTI SCOLASTICI FLC DIRIGENTI SCOLASTICI SPECIALE CONVEGNO ANNUALE RICONOSCERE E VALORIZZARE IL RUOLO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI 01. Riconoscere e valorizzare il ruolo dei dirigenti scolastici 02. “Dirigente scolastico oggi: un profilo da riconoscere e valorizzare” Prima giornata Prima sessione : RELAZIONE R. FANFARILLO 03. “Profilo/Profili del dirigente scolastico : RELAZIONE F. DE ANNA 04. “Un profilo da ridefinire? Gli elementi irrinunciabili per la sua definizione”. RELAZIONE A. ARMONE 05. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: il dirigente scolastico e gli Organi collegiali della scuola Andrea Giacobbe 06. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: Il rapporto del DS con le famiglie degli alunni - Patrizia Colella 07. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: Il rapporto del dirigente scolastico con l’Amministrazione centrale e periferica Nunzia Del Vento 08. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: il Rapporto del dirigente scolastico con gli Enti locali - Antonella Isopi 09. Il versante della contrattazione FRANCESCO SINOPOLI 10. “Il dirigente scolastico nel nuovo Regolamento di contabilità” Gianni Carlini 11. “La leadership educativa del dirigente scolastico: una dimensione da valorizzare” Giovanni Moretti 12. “Il profilo del dirigente scolastico e il rinnovo del CCNL” Mario Ricciardi

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Dirigenti Scolastici NOTIZIARIO NAZIONALE 080 - 2017 - 18 Novembre 2017

REDAZIONE: Raffaele Ciuffreda - Coordinamento Nazionale STRUTTURA COMPARTO DIRIGENTI SCOLASTICI FLC

DIRIGENTI SCOLASTICI SPECIALE CONVEGNO ANNUALE

RICONOSCERE E VALORIZZARE IL RUOLO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI

01. Riconoscere e valorizzare il ruolo dei dirigenti scolastici

02. “Dirigente scolastico oggi: un profilo da riconoscere e valorizzare” Prima giornata Prima sessione : RELAZIONE R.

FANFARILLO

03. “Profilo/Profili del dirigente scolastico : RELAZIONE F.

DE ANNA

04. “Un profilo da ridefinire? Gli elementi irrinunciabili per

la sua definizione”. RELAZIONE A. ARMONE

05. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: il dirigente scolastico e gli Organi collegiali della scuola Andrea

Giacobbe

06. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: Il rapporto del DS con le famiglie degli alunni - Patrizia Colella

07. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: Il rapporto

del dirigente scolastico con l’Amministrazione centrale e

periferica Nunzia Del Vento

08. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: il Rapporto

del dirigente scolastico con gli Enti locali - Antonella Isopi

09. Il versante della contrattazione FRANCESCO SINOPOLI

10. “Il dirigente scolastico nel nuovo Regolamento di contabilità” Gianni Carlini

11. “La leadership educativa del dirigente scolastico: una

dimensione da valorizzare” Giovanni Moretti

12. “Il profilo del dirigente scolastico e il rinnovo del

CCNL” Mario Ricciardi

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ALLEGATI

Vai all’intervento di Sergio Sorella

Leggi la relazione introduttiva di Roberta Fanfarillo

Vai alle slide di Franco De Anna

Vai alle slide di Anna Armone

Adrea Giacobbe relazione il rapporto tra il Dirigente scolastico e gli organi

collegiali della scuola

Adrea Giacobbe il rapporto tra il Dirigente scolastico e gli organi collegiali della

scuola compendio normativo

Adrea Giacobbe il rapporto tra il Dirigente scolastico e gli organi collegiali della

scuola slide

Patrizia Colella Il rapporto del DS con le famiglie degli alunni relazione

Patrizia Colella Il rapporto del DS con le famiglie degli alunni slide

Nunzia Del Vento Il rapporto del dirigente scolastico con l’Amministrazione

centrale e periferica RELAZIONE

Nunzia Del Vento Il rapporto del dirigente scolastico con l’Amministrazione

centrale e periferica SLIDE

Nunzia Del Vento Il rapporto del dirigente scolastico con l’Amministrazione

centrale e periferica SLIDE SULLE VACCINAZIONI

Antonella Isopi Rapporto del dirigente scolastico con gli Enti locali relazione

Antonella Isopi Rapporto del dirigente scolastico con gli Enti locali slide

“Il dirigente scolastico nel nuovo Regolamento di contabilità” - Gianni Carlini

“La leadership educativa del dirigente scolastico: una dimensione da

valorizzare” - Giovanni Moretti

“Il profilo del dirigente scolastico e il rinnovo del CCNL” Mario Ricciardi

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DIRIGENTI SCOLASTICI

01. Riconoscere e valorizzare il ruolo dei dirigenti scolastici

Resoconto dei lavori del convegno

nazionale del 26 e 27 ottobre a Firenze

Prima giornata Prima sessione

Sergio Sorella, Presidente

nazionale di Proteo Fare Sapere

Antonino Titone centro nazionale

FLC

Firenze ha ospitato il 26 e 27 ottobre 2017 l’annuale Convegno nazionale dei dirigenti

scolastici organizzato dalla FLC CGIL in collaborazione con l’associazione professionale

Proteo Fare Sapere. Il tema di quest’anno è stato “Dirigente scolastico oggi: un profilo da riconoscere e valorizzare”.

Il convegno è stato un’occasione di discussione e di confronto su questo tema che è tornato di

attualità alla vigilia di un importante rinnovo contrattuale. Nel confronto appena avviato con

l’ARAN, dovrà essere affrontato il tema delle insostenibili responsabilità che oggi gravano sui

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dirigenti scolastici e dovrà essere rivendicato il riconoscimento della pari dignità retributiva

con gli altri dirigenti pubblici.

Quest’anno il tema è particolarmente stimolante “Dirigente scolastico oggi: un profilo da

riconoscere e valorizzare”. Un tema che è tornato di attualità alla vigilia di un importante

rinnovo contrattuale nel quale dovrà essere affrontato il tema delle insostenibili responsabilità

che oggi gravano sui dirigenti scolastici e dovrà essere rivendicato il riconoscimento della pari

dignità retributiva con gli altri dirigenti pubblici.

Secondo noi il profilo del dirigente scolastico resta quello declinato dall’articolo 25 del DLgs

165/01 e dagli articoli 1 e 2 del CCNL dell’Area V:

un dirigente fortemente ancorato alla specificità della comunità scolastica, con

autonomi poteri di direzione, coordinamento e valorizzazione delle risorse umane,

che ne fanno una figura unica nella pubblica amministrazione e rendono ancora più

ingiusta l’attuale differenza retributiva tra i dirigenti scolastici e il resto dei dirigenti

pubblici.

I lavori della mattinata sono stati presieduti da Sergio Sorella, Presidente nazionale di Proteo

Fare Sapere, che ha fatto un intervento sulle proposte riguardanti il profilo del dirigente

scolastico. Ha ricordato che nei giorni scorsi il governo ha trasmesso all’ARAN l’atto d’indirizzo

con il quale si è aperta formalmente la fase del rinnovo contrattuale.

In questi giorni si rincorrono voci di aumenti salariali per i dirigenti scolastici per avvicinarli alle

retribuzioni dei dirigenti pubblici. Qualcuno malignamente ha parlato di scambio: si chiede ai

dirigenti una fedeltà alla linea a fronte di benefici economici. Il recupero salariale dopo anni di

vacanza contrattuale e la valorizzazione delle professionalità dovranno trovare una giusta

sintesi nel rinnovo contrattuale. Ha sottolineato che bisogna approfondire il profilo del dirigente

scolastico e che sia utile ridefinirlo in base ad un’idea di scuola che noi abbiamo.

La scuola inclusiva, collegiale, che non lascia nessuno indietro, richiamata nei principi della

nostra carta costituzionale, con lo stato che deve rimuovere le cause che non consentono la

realizzazione degli individui. Ha ricordato l’interessante Convegno del 20 ottobre scorso,

organizzato come Proteo Fare Sapere, con l’Università Roma Tre: La passione educativa di

Gramsci ad ottanta anni dalla sua scomparsa Una sintesi di grande rilievo sul valore

dell’istruzione e della scuola come luogo d’incontro e di confronto. Per Gramsci la scuola ha

una duplice funzione: quella di formare gli studenti per orientarli verso il progresso tecnico e

verso l’innovazione, insiti nella società moderna, ma, soprattutto, quella di formare dei cittadini

consapevoli, capaci di utilizzare l’esercizio della critica. Potremmo dire che in Gramsci la

conoscenza rende gli individui cittadini a pieno titolo.

È necessario orientare la nostra azione quotidiana per una ridefinizione di ruoli e funzioni per

una scuola che vogliamo: pubblica e di qualità. La scuola rischia di essere il tramite di valori

che spesso rappresentano la certificazione delle diseguaglianze sociali. Del resto la legge

107/15 delinea, per il dirigente scolastico, un ruolo allineato alle idee neo liberiste attraverso la

competizione tra scuole, la chiamata diretta, il bonus, la rincorsa ad un’alternanza scuola

lavoro spesso priva di attenzione alla didattica.

Per non parlare dello svuotamento della contrattazione integrativa, della mortificazione della

collegialità e del sistema di reclutamento; c’è una scarsa considerazione del profilo quando si

impongono tante reggenze ed il concorso per reclutare nuovi dirigenti, sempre annunciato

come prossimo, resta al palo. È necessario approfondire il profilo professionale del dirigente

scolastico e ribaltare il paradigma dell’amministrazione che lo vorrebbe esecutore dei dettati

imposti dall’alto, piuttosto che leader di una comunità educante.

Proteo Fare Sapere, ha trent’anni di vita. L’Associazione si è consolidata come struttura di

livello nazionale, ramificata (forse come nessun’altra associazione), ricca di esperienze

professionali e organizzative, animate da una comune idea di scuola, con un sindacato di

riferimento – la FLC – che offre un ampio bacino di potenziali adesioni.

Le diverse incursioni normative sulla scuola impongono una riflessione sul ruolo stesso

dell’associazionismo professionale e sulla sua capacità di rappresentare una risorsa per i

professionisti della scuola. Per questo si terrà, in occasione del trentennale, una conferenza

programmatica il 12 ed il 13 dicembre 2017 a Bologna, alla quale i dirigenti scolastici sono

invitati, dal titolo “Noi…nel mondo che cambia”; proprio per riprendere una discussione sul

profilo culturale che, in questo scenario, la nostra associazione deve avere. Conclude con

l’augurio di buon lavoro a tutti i partecipanti al Convegno.

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Ha preso quindi la parola Antonino Titone che, nella sua funzione di organizzatore del

Convegno, ha esposto le idee guida sulle quali è stata costruita la due giorni di Firenze,

illustrandone le ragioni, i temi ed il programma.

Titone ha voluto evidenziare che l’alto numero di partecipanti al Convegno conferma quanto

sia centrale per i dirigenti scolastici il tema del riconoscimento e della valorizzazione del loro

ruolo.

Ha ribadito che il profilo del dirigente scolastico anche dopo la legge 107/15 sia quello

declinato dall’articolo 25 del DLgs 165/01 e dagli articoli 1 e 2 del CCNL dell’Area V della

dirigenza scolastica dell’11 aprile 2006: un dirigente scolastico con autonomi poteri di

direzione, con responsabilità ben precise, capace di far crescere e valorizzare le risorse umane,

di far crescere la comunità educante della quale è a capo, di saper cogliere i suggerimenti, di

mettere in relazione i soggetti. Un dirigente che non esercita il potere di dirigere come

comando (una strada sbagliata ed inefficace) ma che attua la distribuzione delle responsabilità.

Ha ricordato come la dirigenza scolastica, diminuita sensibilmente di numero, lavori di più e

venga retribuita di meno: all’aumento dei carichi di lavoro, delle responsabilità e delle

incombenze estranee alla scuola è corrisposta una diminuzione della retribuzione e quindi del

valore riconosciuto alla professione del dirigente scolastico; inoltre è sottoposta all’invadenza

dell’Amministrazione centrale e periferica e a quella degli Enti locali che scaricano sui DS e

sulle scuole autonome carichi di lavoro che nulla hanno a che fare con il servizio istruzione e

formazione. A ciò si aggiunga una valutazione che non tiene conto della sua specificità, che

non si basa sulle visite in situazione e sul protagonismo dei DS.

Bisogna valorizzare la dirigenza scolastica nella sua specificità e riconoscerne la dovuta

equiparazione economica; il riconoscimento di funzioni e retribuzione deve derivare da quello

che già oggi fanno i DS e non dall’aggiunta di altre funzioni amministrative. La specificità

professionale del DS rende la sua funzione del tutto diversa da quella del resto della dirigenza

pubblica, ne aumenta il valore e rende ancora più ingiusta la differenza retributiva oggi

esistente. I DS devono essere posti nelle condizioni di affrontare serenamente la complessità

del loro lavoro, non devono essere sottoposti a ulteriori pressioni da parte

dell’Amministrazione, a molestie ed ingerenze nel loro lavoro e devono avere una retribuzione

adeguata e corrispondente a quella degli altri dirigenti pubblici. In vista del rinnovo del CCNL

stanno arrivando i primi timidi segnali nella direzione della perequazione economica.

Ha invitato i partecipanti al convegno a seguire con attenzione tutto il percorso perché c’è un

filo che lega gli argomenti che saranno trattati nei due giorni: a cominciare dalla relazione di

Roberta Fanfarillo che offrirà molti spunti per riflessioni e interventi; per proseguire con la

puntuale analisi di un esperto quale Franco De Anna sui vari profili che caratterizzano il DS,

con l’analisi critica di Anna Armone sugli elementi irrinunciabili per la definizione del profilo,

con le interessanti analisi e riflessioni dei gruppi regionali dei dirigenti scolastici che hanno

approfondito il tema delle relazioni del DS: con gli Organi Collegiali, con le famiglie degli

alunni, con gli Enti Locali, con l’Amministrazione, con le riflessioni di Gianni Carlini sul ruolo

del DS nel nuovo Regolamento di contabilità, con l’analisi di Giovanni Moretti sulla

valorizzazione della leadership educativa del DS e con le proposte di Mario Ricciardi sul

profilo del DS da collocare nel rinnovo del CCNL per finire con le conclusioni di Francesco

Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL.

Titone ha voluto ribadire che nei convegni annuali FLC CGIL non si è soliti invitare chi ci dà

ragione; si apprezzano i punti di vista diversi e critici che aiutano a chiarire meglio le questioni.

Per questo ringrazia tutti i relatori che offriranno, ciascuno dal proprio punto di vista, un valido

contributo di idee al dibattito. La finalità è di offrire un’occasione di discussione e di confronto

per il pieno riconoscimento e la valorizzazione del profilo del dirigente scolastico.

Ha illustrato, infine, i materiali inseriti nella cartella dei partecipanti ed ha augurato buon

convegno a tutti.

ALLEGATI

Vai all’intervento di Sergio Sorella

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02. “Dirigente scolastico oggi: un profilo da riconoscere e valorizzare” Prima giornata Prima sessione : RELAZIONE R. FANFARILLO

Prima giornata Prima sessione

RELAZIONE DI ROBERTA FANFARILLO

COORDINATRICE NAZIONALE STRUTTURA

DI COMPARTO DS FLC

La relazione di apertura di Roberta Fanfarillo, neo coordinatrice nazionale dei dirigenti

scolastici della FLC CGIL, ha posto subito l’accento sul titolo del convegno.

Ha richiamato le caratteristiche del profilo del dirigente scolastico delineate dall’articolo 25 del

DLgs 165/01 e riprese dall’articolo 1 del CCNL dell’area V 2006/2009, sottolineando che si

tratta di un profilo complesso, articolato e multiforme, un unicum nel panorama della pubblica

amministrazione, che non è comprimibile in un ordinamento gerarchico in cui diventi

“terminale” dell’amministrazione, per esercitare una funzione di orientamento e controllo sul

personale della scuola.

La relazione si sofferma su tutte le cause che, a 18 anni dalla sua istituzione, hanno impedito

alla dirigenza scolastica di ottenere il pieno riconoscimento del suo ruolo e ribadisce che

proprio nella mancata attuazione dell’autonomia e nelle continue incursioni legislative che in

questi anni sono state fatte e continuano ad essere fatte sul profilo del dirigente scolastico

vada ricercato il motivo dell’attuale disagio dei dirigenti, costretti a fare i conti con continue

incursioni legislative sulle loro prerogative di datori di lavoro e titolari della contrattazione, con

la gestione caotica degli organici, con leggi finanziarie che hanno imposto limitazioni e divieti

alla sostituzione del personale, con l’impossibilità di utilizzare l’organico dell’autonomia per le

finalità previste dalla legge, con le pressioni di famiglie, enti locali, amministrazione,

costantemente schiacciati nella dimensione amministrativa e burocratica della loro professione,

continuamente impegnati nella mera gestione dell’immediato e dell’imprevisto. In questi anni

c’è stato anche chi, erroneamente, ha ritenuto che le cause del disagio dei dirigenti scolastici

dovessero invece essere cercate altrove, nei presunti lacci e lacciuoli che imbrigliano il

dirigente scolastico al rispetto dell’autonomia degli organi collegiali, della libertà di

insegnamento, delle regole contrattuali e ha ritenuto che, eliminando questi vincoli e curvando

in senso autoritario la leadership del dirigente scolastico, si potesse garantire un governo

efficace delle istituzioni scolastiche. Niente di più sbagliato.

La FLC CGIL, che rivendica invece il ruolo del dirigente scolastico come leader della comunità

scolastica, un’organizzazione complessa che va gestita democraticamente e con efficienza, da

sempre ritiene che tale ruolo non sia assolutamente sminuito, anzi sia esaltato

dall’organizzazione della comunità scolastica, basata su un modello partecipativo, fondato sulla

valorizzazione della negoziazione e sulla partecipazione alle scelte organizzative.

Si tratta di due visioni alternative, radicalmente accentuatesi dalla legge 107/15 in poi, che

sono del tutto inconciliabili e rendono oggi impossibile per la FLC CGIL l’unità con quelle

organizzazioni sindacali rappresentative della dirigenza scolastica che hanno salutato quella

legge come un possibile riscatto dalla condizione di presunta subalternità della dirigenza

scolastica e dalla condizione di disagio vissuta in questi anni dalla categoria.

La legge 107/15 ha in realtà proposto una curvatura in senso autoritario degli equilibri

all’interno delle istituzioni scolastiche, attribuendo al dirigente scolastico prerogative e compiti

impropri, estranei al suo ruolo di leader della comunità scolastica autonoma. L’idea che la

chiamata diretta e l’attribuzione del bonus ai docenti ritenuti meritevoli, insieme alle limitazioni

poste alla contrattazione dalle modifiche apportate al DLgs 165/01 dal decreto Brunetta,

avrebbero potuto migliorare la gestione delle istituzioni scolastiche e il lavoro del dirigente

scolastico, determinando un innalzamento della qualità del servizio di istruzione, si è rivelata

sbagliata e improduttiva eppure ha esercitato su molti dirigenti scolastici una sorta di

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“fascinazione” in quanto ai nuovi compiti dei dirigenti scolastici è stata erroneamente attribuita

la possibilità di risolvere alcune delle criticità oggi presenti nella gestione delle istituzioni

scolastiche.

Ben diversa è invece la strada da intraprendere per migliorare la qualità del servizio di

istruzione e passa attraverso la valorizzazione economica del ruolo docente, l’innovazione

metodologica e didattica garantita a tutti attraverso una formazione strutturale permanente e

obbligatoria, organici adeguati alle esigenze formative espresse dal POF, supporto

amministrativo e tecnico adeguato, qualificato ed economicamente valorizzato, servizi ausiliari

sufficienti, adeguati nel numero e nelle mansioni alle necessità di funzionamento dell’istituzione

scolastica. Passa attraverso un’attenzione “amichevole” da parte del MIUR e delle sue

articolazioni periferiche ai problemi delle scuole e dei dirigenti, e non invece attraverso

atteggiamenti da “controparte” e funzionari sempre pronti a chiedere conto, pretendere

soluzioni e spiegazioni per le lamentele ricevute da questo o quel genitore, anche per futili

motivi.

In assenza di tali condizioni, il lavoro dei dirigenti scolastici sarà sempre più difficile, il livello di

frustrazione sempre più elevato e di ostacolo alla piena realizzazione dei loro compiti di

direzione, coordinamento e valorizzazione delle risorse umane. Di fronte alla complessità e alle

difficoltà di gestione delle istituzioni scolastiche il problema non è quindi quello di rivedere “al

ribasso” i compiti del dirigente scolastico, quanto piuttosto quello di sottrarre alla dirigenza

scolastica e alle scuole una serie di funzioni improprie e responsabilità non connesse

direttamente con l’erogazione del servizio di istruzione che appesantiscono la gestione

amministrativa, distolgono il dirigente scolastico dalla sua funzione, lo espongono a un

confronto impari con altre amministrazioni, senza alcun supporto da parte dell’amministrazione

scolastica che tenta, come abbiamo visto, di relegarlo in una condizione di subalternità. Nella

relazione si sostiene che il quarto rinnovo contrattuale dall’istituzione della dirigenza scolastica,

che si apre dopo ben 7 anni di blocco con la riproposizione della questione della perequazione

retributiva alle altre dirigenze pubbliche, deve diventare anche l’occasione per attualizzare la

parte normativa rafforzando i contorni del profilo del dirigente scolastico, tema sul quale il

Convegno dei dirigenti scolastici della FLC CGIL si confronta.

Rispetto a questo tema, nella relazione si ribadisce che la FLC porterà al tavolo delle trattative

la necessità che si CHIARISCA nel contratto l’ambito di esercizio delle prerogative e delle

responsabilità dirigenziali dentro e fuori la scuola, nel rapporto con il collegio dei docenti, con il

consiglio di istituto e con tutte le professionalità presenti nella scuola, nella sfera contrattuale,

nel confronto con le famiglie, gli enti locali e l’amministrazione centrale e periferica.

Questi, in particolare, i temi relativi alla parte normativa che saranno portati al confronto

contrattuale:

o Riconferma del ruolo del dirigente scolastico di promozione e coordinamento dell’attività

finalizzata a garantire il diritto all’apprendimento delle alunne e degli alunni, delle

studentesse e degli studenti

o Forte discontinuità non solo con la forzatura in senso autoritario data dalla legge 107/15

alle funzioni del dirigente scolastico ma anche con il ruolo di subalternità

all’amministrazione che tale forzatura ha provocato, costringendo il dirigente scolastico ad

assumere compiti impropri e in palese contrasto con il sistema di regole ed equilibri vigenti

nel sistema scolastico.

o Pieno recupero del valore della contrattazione sul rapporto di lavoro, sull’affidamento degli

incarichi dirigenziali, validi su tutto il territorio nazionale e sottratti alla possibile ingerenza

e arbitrarietà dei direttori generali degli USR, sulla mobilità regionale e interregionale, sull’

l’attribuzione degli incarichi aggiuntivi, comprese le reggenze, sugli incarichi obbligatori e

sui limiti dell’onnicomprensività, anche al fine di definirne i compensi; sulla valutazione e

sulla formazione, che deve tornare a prevedere risorse per l’autoformazione e per il

rimborso delle spese sostenute.

o Ridefinizione delle responsabilità in materia di sicurezza, anche in coordinamento con le

proposte di legge in parlamento

o Rafforzamento degli organismi di tutela in tema di responsabilità disciplinare

o Ruolo e prerogative del dirigente nel rapporto con il collegio dei docenti e con gli altri

organi collegiali della scuola

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Rispetto alla questione dell’equiparazione retributiva dei dirigenti scolastici al resto della

dirigenza pubblica, nella relazione si ribadisce che questa resta una priorità per la FLC CGIL,

anche perché l’inserimento della dirigenza scolastica nell’area della dirigenza di istruzione e

ricerca rende indifferibile l’armonizzazione delle posizioni retributive di tutti i dirigenti che ne

fanno parte. La reazione si conclude perciò con l’auspicio che all’interno della legge finanziaria

vengano reperite le risorse necessarie a valorizzare tutte le professionalità del mondo della

scuola, come richiesto a gran voce dalla FLC CGIL e dalle altre organizzazioni sindacali, e

vengano definite per i dirigenti scolastici risorse tali da non mortificare le legittime aspettative

della categoria a uno stipendio dignitoso e adeguato alle molteplici responsabilità che il lavoro

del dirigente scolastico comporta.

ALLEGATI

Leggi la relazione introduttiva di Roberta Fanfarillo

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03. “Profilo/Profili del dirigente scolastico : RELAZIONE F. DE ANNA

Prima giornata Prima sessione

RELAZIONE DI F. DE ANNA

La mattinata è proseguita con la relazione di Franco De Anna sul tema “Profilo/Profili del

dirigente scolastico”.

Ha esordito affermando che la definizione di un profilo costituisce il fondamento di qualunque

politica del personale in una organizzazione, in particolare per posizioni professionali di

dirigenza ai diversi livelli, per selezionare e assumere il personale corrispondente, per

governare il mercato del lavoro interno all’organizzazione e per valutare.

Il profilo di ruolo secondo la pubblica amministrazione è un incrocio tra l’aquila e il cavallo: dai

contenuti dei bandi di concorso si richiede grande capacità di visione strategica, di infaticabile

dettaglio operativo e di enciclopedismo giuridico! Quello del dirigente scolastico è un profilo

plurale, nel quale convergono tanti profili e caratteristiche diverse; si va dal costruttore di

comunità, il parroco, al pedagogo, al generale.

Da una ricerca sul campo emerge anche la caratteristica dell’equilibrista! Non è un profilo

esauribile dal punto di vista amministrativistico. Oltre a quello normativo sono stati proposti

vari idealtipi del DS: non ha solo il compito di costruire una comunità; nemmeno la funzione

del Team leader, per quanto necessaria, basta a definirne il profilo.

Il DS è molto di più, non fosse altro per il numero alto dei suoi dipendenti. Ha affermato che la

massima espressione del potere è saper distribuire il potere. Le metafore colgono alcuni aspetti

ma non tutti. Il profilo di ruolo è ciò che un’organizzazione si aspetta da un dirigente. Il

problema di fondo per tutto il settore pubblico è: “a quale organizzazione ci si riferisce?” Il

ruolo del DS consiste nel definire ciò che una organizzazione si attende da lui, perché il bisogno

di un’organizzazione non è lo stesso del dirigente.

Le scuole sono diverse tra loro, con caratteristiche comuni e i DS devono avere caratteristiche

adatte a quella particolare sagomatura, fatta di specifiche generali ma anche di caratteristiche

singole. Lo specifico profilo di ruolo del DS emerge dalla combinazione di costanti, variabili,

legami forti (manuale operativo) e legami deboli (cultura organizzativa) L’autonomia è

strumento funzionale ma anche condizione della sussidiarietà; sono due visioni fondate su

presupposti diversi, due diversi sguardi. La nostra scuola è fondata sul primato dell’offerta:

pensare che il Consiglio d’istituto continui ad essere l’interprete della domanda sociale verso la

scuola è errato: con un’affluenza limitata al massimo è interprete della domanda corporativa.

Ci sono diverse forme organizzative: a parametri fissi, variabili, a legami forti (tipo macchina

con organigramma) e legami deboli (gli insiemi di linguaggi, speranze che un gruppo mette in

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comune); un DS deve avere un insieme di entrambi, deboli e forti. Quel che regge

un’organizzazione sono le latenze, le cose nascoste non quel che appare. Il requisito per

assumere un dirigente da parte di un’impresa consiste nella domanda “chi sei?”; nella pubblica

amministrazione è “di quale organizzazione?”

Il DS è responsabile finale di una strategia pubblica a titolarità concorrente:

dirige un’organizzazione nella quale il lavoro è a basso livello di ordinabilità;

dirige un’organizzazione a matrice mista e con legami deboli;

dirige un’organizzazione ad alta intensità personale e basso tasso di gerarchia;

dirige un’organizzazione ad altissima permeabilità sociale, sulla quale, un po’ come per

la nazionale di calcio, tutti sanno come dovrebbe funzionare;

è un dirigente fortemente orientato al prodotto e al risultato;

dirige un’organizzazione che produce servizi alla persona e ai suoi diritti;

dirige un’organizzazione in cui il lavoro ha un elevato contenuto deontologico.

Da esperienze sul campo risulta che oltre il 90% dei conflitti ha origine in “patologie

relazionali” interne all’organizzazione. La sensibilità normativa (indispensabile) è perciò

caratteristica secondaria rispetto alla “capacità clinica” che anticipa e governa il conflitto. Un

bravo dirigente scolastico che organizza bene non fa niente tutto il giorno tranne che parlare

con le persone (non c’è bisogno di avere un problema per varcare la soglia dell’ufficio di

presidenza). Ne viene fuori un profilo di ruolo meticcio, con le caratteristiche della leadership e

del management, orientato alle relazioni e agli obiettivi, amicale, capobranco carismatico,

conformista adattivi, inerte conservativo, faber.

Alcuni aforismi:

il manager “sa fare le cose”, il leader “sa cosa va fatto”;

il controllo della rotta appartiene al manager, indicare la rotta appartiene al leader;

la leadership “ha sempre a che fare con il potere”: i modi con cui si gestisce il potere

caratterizzano le miserie e le qualità della leadership.

Leader si nasce o si diventa? Ci sono teorie innatiste, situazionali, trasformazionali. Forse

leader si diventa imparando, ma non è sicuro quale tipo di leader si impara ad essere.

È seguito un breve dibattito. Una DS toscana ha detto che non sempre si sente rappresentata

dalla FLC CGIL e ha chiesto che il sindacato trovi le risposte per la sicurezza e l’uscita in

autonomia degli alunni; una DS di Carrara ha richiesto formazione specifica per i collaboratori

del DS e ha affermato che l’assegnazione dei docenti alle classi non deve riguardare la

contrattazione d’istituto ma la deve decidere il DS; una DS delle Marche ha posto il problema

dell’uscita autonoma degli alunni da scuola.

Gianni Carlini è intervenuto al dibattito per sottolineare che le rappresentanze delle scuole

autonome sono state di fatto rappresentanze dei DS non delle scuole, hanno rappresentato i

problemi dei DS. E così per la vigilanza e il pasto domestico si chiede alla FLC la difesa dei DS,

ma il problema sicurezza, vigilanza non è solo dei DS. Ha aggiunto che in contrattazione si

definiscono i criteri per l’assegnazione dei docenti alle classi e che un eventuale corpo

intermedio da definire contrattualmente riguarda la comunità dei lavoratori non solo il DS. Una

DS del Lazio ha evidenziato che la visione della scuola da parte della FLC è diversa da quella

dell’ANP: è giusto che nella scuola ci sia condivisione, comunità, contrattazione dei criteri, ed è

apprezzabile che la FLC abbia smontato parte della legge 107/15: il DS non è nemico dei

docenti e viceversa.

ALLEGATI

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04. “Un profilo da ridefinire? Gli elementi irrinunciabili per la sua definizione”. RELAZIONE A. ARMONE

Prima giornata Seconda sessione

RELAZIONE DI ANNA ARMONE

I lavori del pomeriggio si sono aperti con la relazione di Anna Armone, Funzionario della

Presidenza del Consiglio dei Ministri esperta di diritto amministrativo, sul tema “Un profilo da

ridefinire? Gli elementi irrinunciabili per la sua definizione”.

Ha ricordato che la funzione dirigenziale nell’istituzione scolastica attiene ad una visione

istituzionale risalente alla legge Bassanini del 1999. Una scuola dotata di autonomia funzionale

aveva, secondo il legislatore, bisogno di un apparato amministrativo governato da una

funzione dirigenziale. Peccato che l’apparato consisteva e consiste tutt’ora in un modello

gerarchico funzionale, vede una sola figura incardinata stabilmente a supporto della funzione

dirigenziale, il direttore dei servizi generali e amministrativi.

La legge quadro Bassanini, però, prevedeva uno sviluppo organizzativo dell’istituzione

scolastica che avrebbe portato alla definizione di nuove figure professionali, nonché ulteriori

interventi normativi, tra i quali il riordino degli organi collegiali.

Comunque, il disegno originario della dirigenza scolastica si inseriva in un sistema

ordinamentale e istituzionale complesso ma sorretto da una logica chiara: il rafforzamento

delle autonomie a Costituzione invariata. Le vicende della Legge 59 sono note. La sua

implementazione è stata superata e in parte inglobata dalla successiva legge costituzionale n.

3 del 2001 che ha ulteriormente spinto le autonomie verso un modello federalista. La figura

dirigenziale scolastica sembrava scivolare nella scia di un federalismo che avrebbe visto i

territori esercitare in pieno la funzione amministrativa e organizzativa relativamente alla

materia dell’istruzione. Si parlò anche di organici del personale scolastico determinati a livello

nazionale ma gestiti dalle regioni. Per governare la transizione, si iniziò a lavorare ad un

accordo in Conferenza unificata Stato – Regioni ed enti locali per determinare i moduli

procedimentali. Nessuna versione dell’accordo è uscita dal cassetto del MIUR fino a perdere

rilievo a seguito dell’affievolimento attuativo del federalismo stesso.

Ad oggi il disegno federalista è rimasto inattuato, ma le spinte autonomistiche verso

un’autonomia rinforzata cominciano a farsi sentire (e non è chiaro se tutte chiedono

competenze sull’istruzione). E la dirigenza scolastica ha aspettato invano di capire se il suo

referente primario sarebbe stata la regione o ancora il MIUR. Ci ha pensato la legge 107/15

che ha ridisegnato la filiera decisionale del sistema di istruzione (forse confidando sull’esito –

negativo- referendario), ed evidenziando una forma di neocentralismo coerente con la riforma

costituzionale non andata in porto. E a questo punto, i dirigenti garanti del “buon andamento”

su quale territorio combattono? Combattono sul fronte del caso concreto, non codificato,

casuale, determinato dall’ultima norma fiscale, contrattuale, sulla sicurezza, senza supporto

alcuno.

Questo strano campo d’azione dirigenziale ha origine dal d.lgs. 29/1993 che ha incluso le

istituzioni scolastiche tra le amministrazioni pubbliche. Da allora, fino ad oggi con il DLgs

165/01, questa collocazione ha fatto ricadere sulle istituzioni scolastiche tutta la normativa

generale diretta alle pubbliche amministrazioni, gravando la funzione dirigenziale di continui

adempimenti. Analogamente a tutti i dirigenti pubblici nel dirigente scolastico individuiamo il

momento dell’autonomo esercizio di poteri tali da «incidere sulle sorti di una struttura

organizzativa». Inoltre, in questa figura si realizza quel peculiare mix per cui il dirigente che

abbiamo di fronte è, al contempo, «datore di lavoro degli altri lavoratori e prestatore di

lavoro».

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Il nucleo originario normativo da assumere come elemento giuridico-formale di riferimento è

costituito da quell’insieme di regole che compiono una vera e propria operazione finium

regundorum tra i poteri che, nel funzionamento di una organizzazione pubblica, spettano agli

organi di governo, titolari di una struttura amministrativa sulla base di una legittimazione

politica, e le funzioni che, per converso, competono ai dirigenti.

Lo schema normativo disarticola il momento decisionale, sotteso al governo di una struttura

pubblica, in due segmenti:

il vertice politico «esercita le funzioni di indirizzo, definendo gli obiettivi e i programmi

da attuare, e verificando la rispondenza dei risultati dell’attività amministrativa e della

gestione agli indirizzi impartiti».

«Ai dirigenti spetta, accanto all’adozione degli atti e provvedimenti amministrativi,

compresi tutti gli atti che impegnano l’amministrazione verso l’esterno, la gestione

finanziaria, tecnica e amministrativa mediante autonomi poteri di spesa, di

organizzazione delle risorse umane, strumentali e di controllo».

Questo modello si adatta meglio ad un’«amministrazione di servizi» o «di erogazione»

piuttosto che ad un’«amministrazione di funzioni», in cui, presumibilmente, è proprio la

componente pubblicistica, ossia l’adozione di atti e provvedimenti amministrativi, a prevalere

nell’attività di lavoro dei suoi dirigenti.

Il sistema organizzativo dell’istituzione scolastica risponde al principio dell’amministrazione di

servizi, ma non presenta le caratteristiche descritte per tali amministrazioni. La ripartizione

netta delle funzioni, politica di indirizzo da una parte e di gestione dall’altra non è riconoscibile

all’interno della scuola.

La filiera programmatoria del MIUR colloca la dirigenza scolastica all’incrocio di un duplice

flusso decisionale:

uno verticale, diretto, tra il MIUR e le singole scuole, realizzato attraverso la fissazione

degli obiettivi prioritari, la regolazione degli istituti e il flusso di erogazione delle risorse;

l’altro, sempre verticale, ma collocato sul territorio regionale, che vede il direttore

dell’USR in veste di soggetto di supremazia gerarchico funzionale nei confronti del

dirigente scolastico.

La funzione di indirizzo, così come prevista dall’art. 4, ultimo comma del DLgs 165/01 si

rinviene solo al centro di governo. Alla base dell’erogazione del servizio, la scuola, troviamo un

consiglio di istituto che esercita in modo residuale le funzioni di indirizzo, ma non determina

l’azione dirigenziale, né determina autonomamente l’utilizzo delle risorse finanziarie. Il

programma annuale viene certamente deliberato dal consiglio, ma sostanzialmente e

coerentemente viene costruito dal dirigente scolastico sulla base e a valle del processo di

definizione dell’offerta formativa.

D’altro canto, il dirigente è impegnato sul territorio nella gestione delle relazioni con l’ente

territoriale e locale di riferimento, i quali, seppure ancorati esclusivamente alle funzioni

amministrative previste dal DLgs 112/98, rimangono gli interlocutori necessari per la qualità

dei servizi assegnati, per competenza, agli stessi.

All’interno della scuola la fornitura del servizio scolastico è garantita dall’esercizio del potere

organizzativo e gestionale del dirigente, nel rispetto delle competenze degli organi collegiali, in

particolare del collegio che conserva, nonostante la legge 107/15, le attribuzioni di cui

all’articolo 7 del DLgs 297/94.

Si è soffermata sulla coerenza che manca nel sistema ordina mentale.

Nella premessa abbiamo delineato il disegno del sistema decisionale in ambito pubblico

rapportato al sistema decisionale scolastico. Qualunque sistema deve rispondere alla verifica e

alla valutazione in termini di policy, intesa come capacità di programmazione, organizzazione

ed erogazione dei servizi.

Un sistema scolastico finalizzato alla verifica e valutazione della Policy deve prevedere:

o Il disegno della catena del potere sequenziale chiaro nella definizione degli spazi

e modalità decisionali

o La dirigenza con attribuzioni coerenti con la normativa primaria o con una norma

speciale che ne disciplina le funzioni

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o Il nucleo operativo con sistema di riconoscimento di stato giuridico chiaro (spazi

di libertà professionale o piena regolazione normativa), al fine di creare i

presupposti per l’esercizio dell’azione dirigenziale.

Dall’individuazione delle caratteristiche specifiche di questo modello, può derivare una

dirigenza scolastica caratterizzata da poteri più o meno forti, corrispondenti, più o meno, al

quadro dei poteri descritto, per i dirigenti pubblici, dagli articoli 4, 5 e 17 del DLgs 165/01. Una

dirigenza scolastica caratterizzata da “poteri forti” dovrebbe poggiare sul potere decisionale

pieno del dirigente nelle materie della micro organizzazione dell’ufficio e della gestione di tutto

il personale. In questo caso il ruolo degli organi collegiali dovrebbe essere essenzialmente

consultivo.

Una dirigenza con poteri “condizionati”, dovrebbe poggiare sulla ripartizione dei poteri

decisionali per materia (come in parte è ancora oggi). In particolare, il collegio dovrebbe

conservare il potere decisionale in materia didattica e di organizzazione della didattica. Si

manterrebbe di fatto, un modello partecipato della scuola con responsabilità, però, da chiarire

nei limiti e nell’attribuzione di potere. Questo modello andrebbe supportato da strumenti

responsabilizzanti sul piano sostanziale e formale, poiché si è dimostrato insufficiente il

modello decisionale collegiale fondato sull’irresponsabilità del soggetto unitario.

Trasversalmente alle due ipotesi di sviluppo del profilo dirigenziale nella scuola va definita la

questione della catena gerarchica gestionale, cioè la previsione di un supporto stabile all’azione

dirigenziale e non fondato esclusivamente sul potere di delega. Tale modalità limita la

possibilità organizzativa e gestionale del dirigente, poiché la delega costituisce uno strumento

gestionale che non può essere esclusivo ma integrativo di una struttura organizzativa.

Ovviamente tale possibilità deve essere legata alla previsione di uno sviluppo di carriera dei

docenti nell’ambito di un provvedimento normativo. Lo sviluppo di carriera dei docenti

potrebbe basarsi su una diversificazione interna, l’una gestionale e l’altra tecnica.

Entrambi i modelli di sviluppo del profilo dirigenziale dovrebbero essere sorretti da un sistema

amministrativo facilitatore della funzione.

La stessa legge 124/2015 ha previsto l’ulteriore semplificazione del sistema degli

approvvigionamenti di beni e servizi attraverso le centrali uniche di committenza.

Il ricorso alle centrali uniche di committenza sgraverebbe l’azione dirigenziale dall’attività

contrattuale, lasciando allo stesso il momento decisionale e discrezionale dell’avvio

procedimentale.

A sostegno della ridefinizione del profilo dirigenziale occorrerebbe anche un modello territoriale

di rappresentatività delle istituzioni scolastiche attraverso lo sviluppo dell’istituto delle reti di

ambito verso reti istituzionali, con piena rappresentatività giuridica. Nonostante le affermazioni

contenute nei documenti applicativi della legge 107/15 richiamino la rappresentatività delle reti

di ambito, queste sono soltanto degli accordi e solo la scuola capofila esercita il potere di

rappresentanza.

Un sistema di reti di ambito soggettivizzate potrebbe supportare l’azione dirigenziale in modo

più efficace, con possibilità di concordare un riassetto delle relazioni con il territorio e con

l’amministrazione. Insomma un vero e proprio relais, un po’ come pensava Cassese nel 1990.

Solo che i Provveditorati sono spariti nella funzione originaria, ma rimangono tutti interi sui

territori.

Parlare di nuovo profilo dirigenziale nella scuola senza ampliare lo sguardo all’intero sistema

organizzativo sarebbe un’operazione assolutamente parziale e inefficace che richiederebbe

continui aggiustamenti e la ricerca di spazi interpretativi per giustificare le nuove attribuzioni.

ALLEGATI

Vai alle slide di Anna Armone

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05. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: il dirigente scolastico e gli Organi collegiali della scuola Andrea Giacobbe

Prima giornata Seconda sessione

il dirigente scolastico e gli Organi collegiali

della scuola - Andrea Giacobbe

Si è passati alle analisi approfondite elaborate da parte di 4 gruppi regionali delle strutture di

comparto dei dirigenti scolastici della FLC CGIL che hanno affrontato il tema dei rapporti del DS

con gli Organi collegiali, con l’Amministrazione, con le famiglie degli alunni e con gli Enti Locali.

Ha cominciato Andrea Giacobbe che a nome del gruppo dei DS della Liguria ha esposto le

analisi sul rapporto tra il dirigente scolastico e gli Organi collegiali della scuola.

Ha ricordato che la discussione all’interno del gruppo è stata guidata da una riflessione sulle

cosiddette “scelte di fondo”, veri assi portanti di tutta la discussione.

Tre quelle individuate:

1) Collegialità come valore

2) Rispetto specifici poteri e aree di competenza tra organo monocratico e organi collegiali

3) Riferimento costante all’articolo 25 del DLgs 165/01 ed in particolare al mandato di

assicurare la gestione unitaria dell’Istituzione.

Sul primo punto, dalla discussione è emerso la collegialità come valore è scelta “politica” e di

appartenenza, ma è anche il modo più proficuo e competente per gestire organizzazioni

complesse a legami deboli come le scuole attuali. Il tema della collegialità come valore si

intreccia immediatamente con quello del rispetto delle corrispettive aree di competenza tra gli

organi della scuola autonoma. Il comando, l’atto di imperio, la gestione freddamente

manageriale, poco o mal si adatta alla gestione di rapporti con figure professionali dotate di

forte autonomia. La scelta di rispettare, e chiedere il rispetto, delle rispettive aree di

competenza, oltre ad essere quella giusta è anche l’unica che si rivela la più proficua e la meno

conflittuale. l’accento sulla gestione unitaria, prevista dall’articolo 25 del DLgs 165/01, mai

abrogato. Una collegialità “vera” può difficilmente esplicitarsi in Collegi che sfiorano i duecento

membri. Nel caso di un Istituto omnicomprensivo genovese, si è addirittura parlato di Collegio

unitario come “collegio di rete”, tali e tante sono le specificità dei singoli collegi di area.

Fondamentale il ruolo dei coordinatori di questi sottogruppi, che vanno formati o comunque

dotati di deleghe ben precise e situate.

La discussione sull’uso del MOF per riconoscere l’impegno aggiuntivo di chi ha l’incarico di

coordinare Dipartimenti e/o commissioni, ha spostato l’accento sui rapporti con un altro organo

collegiale, il Comitato per la valutazione dei docenti.

Alta si è levata la voce della richiesta del superamento dell’istituto del c.d. “bonus premiale”,

istituto giudicato divisivo e fonte di lavoro aggiuntivo per il dirigente scolastico. Nella

discussione sullo stato dei rapporti con gli OO.CC. è poi emersa con forza la consapevolezza

del fatto che la legge 107/15 ha spostato il peso “politico” della realizzazione dell’autonomia,

prima distribuito tra il dirigente scolastico e gli organi collegiali, quasi interamente sulle spalle

dei dirigenti scolastici.

Gli Organi collegiali, ed in particolare il Collegio, sono de facto relegati ad una funzione tecnica,

anche se al Consiglio di Istituto rimane un potere di veto difficilmente esercitabile. Questo

mette pesantemente in discussione i rapporti tra l’organo monocratico e l’organo collegiale,

che oscillano tra equiordinazione e gerarchia, generando latenze che possono sfociare in

conflitti dagli esiti imprevedibili, anche tra organi collegiali.

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La discussione si è spostata naturalmente sull’atto di indirizzo, controversa novità introdotta

dalla legge 107/15. Proprio l’aver dato al dirigente scolastico potere di indirizzo rispetto ad un

organo collegiale che lui stesso presiede ha costruito la cornice perfetta di un potenziale

conflitto. Per disinnescarlo i DS liguri di area FLC hanno condiviso pienamente l’elaborazione

dell’atto con il Collegio, alcuni anche con il Consiglio di Istituto.

Sul rapporto con il Consiglio di Istituto i DS liguri hanno condiviso la necessità di una riforma di

questo Organo ormai in chiara difficoltà di mandato e rappresentatività della comunità

scolastica allargata a personale ATA, famiglie e/o studenti: oggi può approvare o non

approvare il PTOF, nella prassi quotidiana è spesso in difficoltà nell’esprimere una reale

autonomia sia dalle scelte dirigenziali sia da spinte particolaristiche presenti al suo interno.

Tanti sarebbero gli argomenti da approfondire, quali i rapporti con i Consigli di

classe/interclasse/intersezione alla luce delle scelte valoriali di fondo, e quelli con il Consiglio di

Istituto nel potenziale conflitto con i suoi poteri in materia di approvazione di Programma

annuale. Per quest’ultimo, si è deciso di soprassedere in vista dell’approvazione del nuovo

Regolamento di contabilità.

Per i primi, valgono le considerazioni generali già espresse in materia di rapporto con il

Collegio, con la consapevolezza che presiedere i Consigli di classe/interclasse/intersezione o

farli presiedere da docenti dotati di delega esplicita e situata, sia ancora la scelta prevalente

nei dirigenti presenti al gruppo di lavoro, coerentemente con l’affermato valore della volontà di

garantire, appunto, una gestione unitaria dell’Istituzione.

ALLEGATI

Adrea Giacobbe relazione il rapporto tra il Dirigente scolastico e gli organi

collegiali della scuola

Adrea Giacobbe il rapporto tra il Dirigente scolastico e gli organi collegiali della

scuola compendio normativo

Adrea Giacobbe il rapporto tra il Dirigente scolastico e gli organi collegiali della

scuola slide

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06. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: Il rapporto del DS con le

famiglie degli alunni - Patrizia Colella

Prima giornata Seconda sessione

Il rapporto del DS con le famiglie degli

alunni - Patrizia Colella

È seguito l’intervento di Patrizia Colella che ha esposto le analisi prodotte dal gruppo dei

dirigenti scolastici pugliesi sul tema Il rapporto del DS con le famiglie degli alunni.

Il gruppo di lavoro è partito dalla consapevolezza della gran quantità di tempo ed energie che il

D.S. impiega nella promozione e gestione del rapporto scuola-famiglia.

Sono tanti gli aspetti, tante le sfaccettature, tante le contingenze nell’ambito di queste

dinamiche da assorbire gran parte delle energie del DS.

ALLEGATI

Patrizia Colella Il rapporto del DS con le famiglie degli alunni relazione

Patrizia Colella Il rapporto del DS con le famiglie degli alunni slide

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07. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: Il rapporto del dirigente scolastico con l’Amministrazione centrale e periferica Nunzia Del

Vento

Prima giornata Seconda sessione

Il rapporto del dirigente scolastico con

l’Amministrazione centrale e periferica - Nunzia Del Vento

Altro contributo lo ha portato Nunzia Del Vento dirigente scolastica del Piemonte che ha

esposto il lavoro svolto dal gruppo dei dirigenti scolastici piemontesi sul tema Il rapporto del

dirigente scolastico con l’Amministrazione centrale e periferica.

ALLEGATI

Nunzia Del Vento Il rapporto del dirigente scolastico con l’Amministrazione

centrale e periferica RELAZIONE

Nunzia Del Vento Il rapporto del dirigente scolastico con l’Amministrazione

centrale e periferica SLIDE

Nunzia Del Vento Il rapporto del dirigente scolastico con l’Amministrazione

centrale e periferica SLIDE SULLE VACCINAZIONI

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08. LE 4 TEMATICHE DEI GRUPPI DI LAVORO: il Rapporto del dirigente

scolastico con gli Enti locali - Antonella Isopi

Prima giornata Seconda sessione

il Rapporto del dirigente scolastico con gli

Enti locali - Antonella Isopi

Ha concluso le testimonianze dal territorio, in rappresentanza del gruppo regionale dei dirigenti

scolastici del Lazio, Antonella Isopi che ha affrontato il tema del Rapporto del dirigente

scolastico con gli Enti locali

ALLEGATI

Antonella Isopi Rapporto del dirigente scolastico con gli Enti locali relazione

Antonella Isopi Rapporto del dirigente scolastico con gli Enti locali slide

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09. Il versante della contrattazione FRANCESCO SINOPOLI

SECONDA giornata Terza sessione

Francesco Sinopoli Segretario generale

della FLC CGIL

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Il programma della seconda giornata del convegno nazionale dei dirigenti scolastici della FLC

CGIL si è aperto con l’intervento del Segretario generale della FLC CGIL Francesco Sinopoli

che a causa di una convocazione al MIUR ha dovuto anticipare il suo intervento previsto alla

conclusione della giornata.

Sinopoli ha esordito affermando che gli ultimi mesi hanno visto la FLC CGIL protagonista sul

versante della contrattazione, alla quale ci eravamo disabituati.

Il confronto col MIUR ha portato a risultati prima insperati perché veniamo da 10 anni senza

rinnovo del CCNL. Su 25 anni da quando esiste il CCNL per 10 anni non abbiamo avuto

contrattazione: non è un fatto ordinario! Verificheremo gli effetti delle modifiche apportate al

DLgs 165/01. Quando si andrà al tavolo dovremo dimostrare che il nostro impegno ha pagato.

Siamo in una fase di difficile transizione: sappiamo da dove veniamo e dove vogliamo andare,

verso una scuola caratterizzata da cittadinanza democratica, che sia argine alle differenze

esistenti nel Paese, che prepari al lavoro ma non come previsto dall’alternanza scuola lavoro

della legge 107/2015.

Bisogna recuperare oltre 10 anni di politiche devastanti sulla scuola: questa sarà l’azione per i

prossimi anni. Oggi siamo di fronte ad un appuntamento fondamentale: l’apertura dei tavoli

contrattuali. L’atto di indirizzo non dice molto, indica i margini per negoziare; la legge di

stabilità 2018 sembra confermare le risorse previste dall’Accordo del 30 novembre 2016,

compreso il bonus di 80 euro, ma il mondo della scuola non si può accontentare di questo.

Si sta cercando di utilizzare contro la FLC CGIL l’avvio dell’equiparazione retributiva dei

dirigenti scolastici; l’equiparazione retributiva dei DS al resto della dirigenza pubblica resta una

priorità per la FLC CGIL anche perché l’inserimento della dirigenza scolastica nell’area della

dirigenza del Comparto Istruzione e Ricerca rende indifferibile l’armonizzazione delle posizioni

retributive di tutti i Dirigenti che ne fanno parte.

La stampa ed i media stanno usando i possibili aumenti per i Dirigenti scolastici come clava per

far confliggere i DS ed il restante personale della scuola ”ai DS sostanziosi aumenti, ai

professori miseri 80 euro!”, per far esplodere la categoria nel rinnovo contrattuale e per

mettere in difficoltà la FLC CGIL.

Bisogna aspettare le tabelle: allora avremo le cifre vere contenute in esse e vedremo vere

risorse e tempi di erogazione. L’equiparazione retributiva dei DS è stato un obiettivo prioritario

della FLC CGIL da quando è nata la dirigenza scolastica e siamo contenti che finalmente si avvii

l’equiparazione alle altre dirigenze pubbliche, per non mortificare le legittime aspettative della

categoria a uno stipendio dignitoso e adeguato alle molteplici responsabilità che il lavoro del

DS comporta.

Chiederemo però risorse straordinarie per tutto il personale della scuola, apriremo una

vertenza su ciò che la scuola deve avere. Nella legge finanziaria devono essere reperite le

risorse necessarie a valorizzare tutte le professionalità del mondo della scuola. Nelle prossime

settimane saranno messe in campo iniziative di mobilitazione a cominciare da quella decisa

unitariamente per il 18 novembre in 100 capoluoghi di provincia, chiederemo un fondo

straordinario per la scuola. Se non avremo risposte positive, metteremo in atto altre forme di

mobilitazione.

Abbiamo bisogno del vostro lavoro, del vostro impegno per difendere l’idea di scuola e di

dirigenza scolastica, di una comunità autogovernata e della leadership educativa, l’idea di

scuola dell’autonomia garantita dalla Costituzione. La scuola si fa con tutto il personale, ma

soprattutto con i docenti; i dirigenti appartenenti alla FLC CGIL sono diversi da quelli dell’ANP e

diversa è la loro idea di scuola.

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10. “Il dirigente scolastico nel nuovo Regolamento di contabilità” Gianni Carlini

SECONDA giornata Terza sessione

“Il dirigente scolastico nel nuovo

Regolamento di contabilità” - Gianni

Carlini

È seguita la relazione di Gianni Carlini sul tema “Il dirigente scolastico nel nuovo

Regolamento di contabilità”.

Ha informato che il Decreto Interministeriale di imminente pubblicazione entrerà in vigore

nell’anno finanziario successivo (2019). Ci sarà tempo per discutere sul nuovo Regolamento,

sulla necessaria formazione sull’argomento sulle novità in esso contenute e soprattutto per

predisporre gli strumenti operativi idonei. Ci sarà da rivedere infatti tutta la modulistica. Su un

documento così importante le Organizzazioni Sindacali sono state solamente informate

nell’incontro del 5 ottobre scorso.

Il CSPI ha espresso un parere positivo ma fortemente condizionato; è molto debole però la

possibilità di modifica del testo: quando il testo si scrive “di concerto” diventa immodificabile.

L’aspetto più critico è il bilancio di cassa: il nuovo sarà bilancio di cassa e

contemporaneamente di competenza. Non condivisibile resta anche il ruolo previsto per i

Revisori dei conti. Uno dei rilievi sollevati dal CSPI riguarda la responsabilità nella

manutenzione degli edifici scolastici.

Nell’incontro del 5 ottobre la FLC ha presentato una serie di osservazioni e proposte tendenti a

correggere il ruolo dei Revisori rispetto alla contrattazione d’istituto. Il testo, risultato

del concerto col MEF, non semplifica il lavoro: più che verso la semplificazione, la loro esigenza

è di andare verso l’armonizzazione dei sistemi contabili.

Problematica la parte che riguarda il rapporto con gli Enti Locali per la manutenzione degli

edifici scolastici.

Il Regolamento prevede che la manutenzione possa essere affidata alle scuole se da esse

richiesto: le scuole anticiperanno i soldi necessari che poi saranno restituite dagli Enti locali. Si

crea così un contesto di responsabilità a carico dei DS delle scuole. Anche per la concessione a

terzi di locali dell’edificio scolastico e per l’apertura delle scuole durante il periodo estivo è

previsto che le scuole si relazioneranno in maniera virtuosa con l’Ente Locale: due soggetti

possono autorizzare l’uso!

Problematica anche la parte che riguarda il rapporto tra DS e DSGA.

Varie norme contenute nel Regolamento chiariscono e definiscono il ruolo del DSGA:

egli “predispone” la scheda finanziaria per ogni destinazione di spesa mentre

nell’attuale Regolamento “redige”;

il Programma Annuale è predisposto dal DS “con la collaborazione del DSGA nella parte

finanziaria”. lo devono fare insieme? Attualmente il DSGA è servente. Se non sono

d’accordo, chi decide? L’attività di verifica sarà su una apposita relazione predisposta

dal DS e dal DSGA.

Nell’attività gestionale il DSGA imputa le spese su indicazione del DS, mentre

attualmente l’imputazione è fatta dal DS.

L’accertamento delle entrate è compito esclusivo del DSGA. L’impegno di spese è

assunto dal DS ma l’imputazione di esse è del DSGA.

Per il fondo delle minute spese il DSGA può individuare chi lo sostituisce, ma è il DS che

individua chi sostituisce il DSGA.

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È positiva la valorizzazione del DSGA, chiude la polemica sulla doppia dirigenza nella scuola;

ma si apre il rischio di rivendicazioni corporative e salariali e soprattutto che possano diventare

elementi di conflitto tra DS e DSGA.

ALLEGATI

“Il dirigente scolastico nel nuovo Regolamento di contabilità” - Gianni Carlini

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11. “La leadership educativa del dirigente scolastico: una dimensione da valorizzare” Giovanni Moretti

SECONDA giornata Terza sessione

“La leadership educativa del

dirigente scolastico: una

dimensione da valorizzare” -

Giovanni Moretti

È seguita la relazione di Giovanni Moretti sul tema “La leadership educativa del dirigente

scolastico: una dimensione da valorizzare”

L’esercizio della leadership educativa, soprattutto con le dimensioni attuali delle istituzioni

scolastiche, è un elemento irrinunciabile del profilo del Ds. Dagli esiti delle ricerche svolte in

differenti contesti socioculturali emerge che il clima d’istituto, la qualità delle sue relazioni

interne dipende in primo luogo dai comportamenti manifesti del DS.

L’esercizio della leadership educativa del DS influenza direttamente ed indirettamente gli

apprendimenti sia dei docenti sia degli alunni. I DS che hanno un maggiore impatto

sull’apprendimento pongono al centro delle azioni della scuola l’apprendimento; motivano la

cooperazione e valorizzano l’impegno dei docenti; prestano attenzione all’organizzazione degli

spazi, dei tempi, delle risorse e a tutte le precondizioni che qualificano l’azione educativa;

dedicano attenzione al clima di scuola e alla qualità delle relazioni.

Impegno del DS deve essere pertanto quello di promuovere la leadership educativa diffusa o

distribuita, orientata a coinvolgere tutti gli attori, a responsabilizzare tutti i soggetti nella

direzione della realizzazione di una comunità di pratica, una comunità professionale e di

apprendimento. Anche il DS è un leader in apprendimento. La leadership educativa si realizza

nell’apprendimento insieme alla comunità: è un colloquio costante con la comunità dei docenti.

È necessario individuare e rendere visibili gli elementi che concorrono a definire sia l’esercizio

della leadership educativa sia il suo impegno nella promozione della leadership educativa.

L’articolo 25 del DLgs 165/01 e gli articoli 1 e 2 del CCNL dell’Area V sono solidi punti di

partenza. Bisognerà dare visibilità nel rinnovo del CCNL alla dimensione educativa della

leadership.

La legge 107/15 costituisce una sfida che definisce spazi aumentati di esercizio della leadership

educatva e suggerisce la definizione dei compiti e delle funzioni (profilo) del DS: sistema

integrato 0-6 anni con la realizzazione dei poli per l’infanzia e Sezioni Primavera; l’alternanza

scuola lavoro che richiede un’organizzazione della scuola diversa da quella attuale, rigida e

tradizionale.

Spazi aumentati per l’esercizio della leadership educativa sono costituiti dall’autovalutazione

delle istituzioni scolastiche, dalla valutazione esterna, dalle azioni di miglioramento e dalla

rendicontazione sociale delle istituzioni scolastiche.

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È necessario sviluppare la cultura della valutazione, della documentazione, la cultura del dato.

I curricula devono essere centrati sullo sviluppo delle competenze; ma per questo è necessari

investire soldi così come per le infrastrutture educative.

ALLEGATI

“La leadership educativa del dirigente scolastico: una dimensione da

valorizzare” - Giovanni Moretti

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12. “Il profilo del dirigente scolastico e il rinnovo del CCNL” Mario

Ricciardi

SECONDA giornata Terza sessione

“Il profilo del dirigente scolastico e

il rinnovo del CCNL” Mario

Ricciardi

Ultima relazione della seconda giornata del Convegno è stata quella di Mario Ricciardi sul

tema “Il profilo del dirigente scolastico e il rinnovo del CCNL”

Inizia la sua relazione dall’articolo 21 della legge 59/97 e sottolinea che la dirigenza scolastica

è nata dalla volontà di spostare dal MIUR alle scuole il luogo della gestione e delle decisioni.

Ne viene fuori un profilo che fa del dirigente scolastico nello stesso tempo un leader educativo

ed un responsabile organizzativo, una figura atipica e molto complessa.

Dopo aver richiamato l’articolo 25 del DLgs 165/01 e gli articoli 1 e 2 del CCNL dell’Area V della

dirigenza scolastica dell’11 aprile 2006, e le considerazioni di Piero Romei sulla scuola come

organizzazione, evidenzia ancora una volta la complessità e l’eterogeneità di compiti e funzioni

che gravano sul dirigente scolastico.

Il progetto di autonomia sembra dire “arrangiatevi”; sono poi arrivati i tagli del Ministro Moratti

e della Gelmini. La legge 107/15 ha alcuni aspetti positivi ma contiene una visione della scuola

che non c’è nemmeno nelle aziende, caricando di responsabilità un vertice. Il problema vero è

che tutti o quasi i Ministri che si sono succeduti al MIUR hanno avuto la “sindrome di Giovanni

Gentile” la pretesa di voler riformare senza avere un disegno organico.

In questo i DS non sono stati protagonisti ma vittime.

Abbiamo assistito nello stesso tempo a 10 anni di vuoto nella Contrattazione; la contrattazione

può tanto ma non tutto, abbiamo assistito a sequenze di accordi e di interventi normativi.

Il DLgs 165/01 prevede la possibilità di deroga dei Contratti dalle leggi; poi rovesciata da

Brunetta. La sentenza della Corte Costituzionale del 2015 ha imposto il rinnovo del CCNL. Il

recente Decreto Madia DLgs 75/17 ha ristabilito la derogabilità ma poi l’articolo 40 esclude

dalla contrattazione alcune materie.

Nella prossima stagione contrattuale bisognerà restituire al DS gli spazi necessari e creare la

possibilità di relazioni tra i rappresentanti dei DS e il MIUR soprattutto nelle materie degli

incarichi dirigenziali, nelle relazioni sindacali, nella valutazione. Su quest’ultimo aspetto la

legge 107/15 ignora completamente il CCNL vigente: vengono fuori la centralità del RAV per la

valutazione dei DS, le criticità delle linee guida per la valutazione, i documenti elaborati dalle

Direzioni Regionali.

Assistiamo alla solitudine decisionale dei Direttori regionali, al loro potere invasivo, ad un

sistema di valutazione non affidabile perché non si basa sulla terzietà dei valutatori né sulla

loro competenza e soprattutto non sulla trasparenza.

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Sulle norme disciplinari poi si son fatti pasticci: il codice di comportamento del 2013 fa

confusione tra responsabilità disciplinare e responsabilità per i risultati.

La retribuzione dei DS non può che essere equiparata a quella delle altre dirigenze pubbliche:

attualmente le retribuzioni più alte riguardano quei dirigenti vicini al potere centrale.

Dalle Marche una dirigente informa che il Direttore regionale ha imposto la rotazione

per i DS dopo 3 incarichi nella stessa scuola.

Dalla Puglia un DS evidenzia la fatica sua e della sua scuola per consentire a 1.400

alunni di realizzare l’alternanza scuola lavoro senza alcun modello organizzativo

disponibile.

Dal Lazio una DS afferma che il dirigente scolastico non deve saper fare mille mestieri

diversi, l’amministrazione deve investire sulla sua formazione; inoltre l’alternanza

scuola lavoro deve rientrare nella formazione non nell’occupabilità e che devono essere

nettamente distinte le competenze della scuola e delle aziende.

Sempre dal Lazio un’altra DS riferisce che sognava di fare il leader per il cambiamento

mentre il DS deve avere tantissime competenze ma non ha gli strumenti pratici e non

dispone nemmeno a livello regionale di un ufficio legale che possa essere di supporto.

Dalle Marche una DS apprezza il ruolo del DS come leader educativo, costruttore di

ambienti di apprendimento, ma sono altre le direzioni verso cui è spinto con una serie

di incombenze e funzioni.

Nelle risposte il professor Moretti sottolinea che la leadership educativa richiede tempi

lunghi; per l’alternanza scuola lavoro sono necessarie le infrastrutture e questa attività non

va confusa con l’occupabilità; il DS stabilisce legami col territorio, col contesto: non si può

decidere che dopo tot anni debba andare via. È necessario che il CCNL sciolga i nodi.

Conclusioni

La coordinatrice nazionale dei DS Roberta Fanfarillo dopo aver ringraziato tutti i presenti per

l’attenta ed attiva partecipazione, ribadisce che bisogna liberare il DS da tutti gli oneri

impropri. La FLC CGIL ha pieno titolo a rappresentare i DS ne battaglie salariali e di

rivendicazione del ruolo.

I risultati del Convegno vanno oltre alle aspettative della vigilia grazie al contributo degli

esperti, dei gruppi regionali di lavoro dei DS, all’attenta partecipazione dei convegnisti che

sono riusciti a lasciare le proprie scuole per due giorni. Saranno ripresi i lavori per il rinnovo

contrattuale che potrà sciogliere alcuni nodi. Ha apprezzato l’intervento del segretario generale

Francesco Sinopoli che ha evidenziato la campagna da parte della stampa e dei media che

mette in contrapposizione gli aumenti previsti per i dirigenti scolastici con quelli del personale

della scuola. Al bar dello sport ognuno è tecnico della Nazionale; al Sindacato spetterà il

compito di spiegarlo ai lavoratori della scuola.

Ha dato quindi appuntamento a tutti al convegno del prossimo anno.

ALLEGATI

“Il profilo del dirigente scolastico e il rinnovo del CCNL” Mario Ricciardi

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