Dirichlet L-Series

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TORINO FACOLTA’ DI SCIENZE M.F.N. Corso di Laurea in Matematica Funzioni L di Dirichlet e alcune generalizzazioni Candidato: Francesco Giordano Relatore: Prof.ssa Lea Terracini Sessione di aprile 2012 Anno Accademico 2010-2011

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TORINO

FACOLTA’ DI SCIENZE M.F.N.

Corso di Laurea in Matematica

Funzioni L di Dirichlet e alcunegeneralizzazioni

Candidato:

Francesco Giordano

Relatore:

Prof.ssa Lea Terracini

Sessione di aprile 2012Anno Accademico 2010-2011

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ii

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Introduzione e ringraziamenti

In questa tesi si introduce in modo elementare l’argomento delle funzioni Ldi Dirichlet, strumenti di fondamentale importanza nella Teoria Analiticadei Numeri e in generale nella matematica.

Il loro studio e strettamente correlato e generalizza la celebre funzioneZeta di Riemann

ζ(s) =+∞∑n=1

1

ns

Per introdurre l’argomento e stato necessario studiare prima le fonda-mentali proprieta delle funzioni aritmetiche e infine introdurre il concettodi carattere di Dirichlet

L’attenzione si e poi focalizzata sulle funzioni aritmetiche periodiche,di cui i caratteri sono un caso particolare.

Sotto determinate ipotesi strutturali, i caratteri di Dirichlet risultanoessere generatori di tutte le funzioni aritmetiche periodiche, pertanto a que-st’ultime e soprattutto alle rispettive serie di Dirichlet si possono estenderemolti risultati concernenti le funzioni L.

Desidero ringraziare i miei genitori per il sostegno e la pazienza durantequesti anni, mia sorella per avermi supportato durante i momenti difficilie infine la Prof.ssa Lea Terracini per avermi guidato con professionalita egentilezza nella stesura della relazione.

iii

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iv INTRODUZIONE E RINGRAZIAMENTI

No discovery of mine has made, or is likely to make, directlyor indirectly, for good or ill, the least difference to the

amenity of the world.G. H. Hardy

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Notazioni usate

• (m,n) = MCD(m,n)

• m,n = mcm(m,n)

• N := 1, 2, . . .

• χ, χq Carattere di Dirichlet, modulo q se necessario evidenziarlo

• ψ, ψm Carattere primitivo di Dirichlet, modulo m se necessario evi-denziarlo

• Um = Z∗m Gruppo moltiplicativo degli invertibili di Zm

• C∗ = C \ 0 Gruppo moltiplicativo di C.

• f q Funzione aritmetica periodica, di periodo q, se necessario eviden-ziarlo.

• pk Funzione aritmetica polinomio, di grado k, se necessario eviden-ziarlo.

v

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vi NOTAZIONI USATE

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Indice

Introduzione e ringraziamenti iii

Notazioni usate v

1 Funzioni aritmetiche 1

1.1 Funzioni aritmetiche classiche . . . . . . . . . . . . . 2

1.2 Funzioni aritmetiche periodiche . . . . . . . . . . . . 5

1.3 Funzioni aritmetiche moltiplicative e convoluzione . . 6

1.4 Funzioni polinomio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

2 L’anello di Dirichlet 9

2.1 Proprieta dell’anello di Dirichlet . . . . . . . . . . . . 10

2.2 Sottospazi e generatori . . . . . . . . . . . . . . . . . 14

3 I caratteri di Dirichlet 17

3.1 Caratteri primitivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24

4 Serie di Dirichlet e Identita di Eulero 27

4.1 Funzioni L di Dirichlet . . . . . . . . . . . . . . . . . 30

5 Caratteri come generatori di S 31

vii

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viii INDICE

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Capitolo 1

Funzioni aritmetiche

Di qui in seguito a ogni numero naturale n e associata la sua fattorizzazionestandard

n =k∏i=1

peii (1.1)

Si dice funzione aritmetica una funzione f : N→ C.Una funzione aritmetica si dice moltiplicativa se

f(mn) = f(m)f(n) per ogni m,n ∈ N tali che (m,n) = 1 (1.2)

completamente moltiplicativa se

f(mn) = f(m)f(n) per ogni m,n ∈ N (1.3)

additiva se

f(mn) = f(m) + f(n) per ogni m,n ∈ N tali che (m,n) = 1 (1.4)

completamente additiva se

f(mn) = f(m)f(n) per ogni m,n ∈ N (1.5)

Data la (1.1) si deduce immediatamente che e sufficiente defini-re una funzione moltiplicativa/additiva (completamente moltiplicati-va/completamente additiva) sulle potenze di numeri primi (sui numeriprimi) per estenderla a tutto l’insieme N. Inoltre per ogni funzione molti-plicativa/completamente moltiplicativa (additiva/completamente additiva)risulta f(1) = 1 (f(1) = 0).

1

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2 CAPITOLO 1. FUNZIONI ARITMETICHE

1.1 Funzioni aritmetiche classiche

Elenchiamo nel classico alcune funzioni aritmetiche di rilevante importanza.

• La funzione 0(·)0(n) := 0 (1.6)

costantemente uguale a 0 per ogni n ∈ N.

• La funzione 1(·)1(n) := 1 (1.7)

costantemente uguale a 1 per ogni n ∈ N e completamente mol-tiplicativa.

• La funzione identita I(·)

I(n) := n (1.8)

e completamente moltiplicativa.

• La funzione potenza α-esima Iα(·)

Iα(n) := nα (1.9)

e completamente moltiplicativa.

• La funzione e(·)

e(n) :=

1 se n = 10 altrimenti

(1.10)

e completamente moltiplicativa.

• La funzione di Mobius µ(·) definita da

µ(n) :=

1 se n = 1(−1)k se n = p1 · · · pk con pi distinti0 altrimenti

(1.11)

µ(n) e moltiplicativa.

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1.1. FUNZIONI ARITMETICHE CLASSICHE 3

• La funzione di Eulero ϕ(·) definita da

ϕ(n) := # a ∈ N : 1 ≤ a ≤ n, (a, n) = 1 (1.12)

che conta i numeri minori di n e primi con esso, e moltiplicativa. Valela formula

ϕ(n) =k∏i=1

pei−1i (pi − 1) = n

k∏i=1

(1− 1

pi

)(1.13)

• La funzione dei divisori τ(·) definita da

τ(n) := #d ∈ N : d|n =∑d|n

1 (1.14)

che conta i divisori di n e moltiplicativa. Vale la formula

τ(n) =k∏i=1

(ei + 1) (1.15)

• La funzione della somma dei divisori σ(·) definita da

σ(n) :=∑d|n

d (1.16)

e moltiplicativa. Vale la formula

σ(n) =k∏i=1

pei+1i − 1

pi − 1(1.17)

• La funzione di Mangoldt Λ(·) definita da

Λ(n) :=

log p se n = pm con m ≥ 10 altrimenti

(1.18)

non e moltiplicativa.

• La funzione dei fattori primi ω(·) definita da (ricordando la (1.1))

ω(n) :=

0 se n = 1k altrimenti

(1.19)

conta i fattori primi distinti di un numero n ed e additiva.

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4 CAPITOLO 1. FUNZIONI ARITMETICHE

• La funzione dei fattori primi Ω(·) definita da (ricordando la (1.1))

Ω(n) :=

0 se n = 1∑ei altrimenti

(1.20)

conta i fattori primi di un numero n ed e completamente additiva.

• La funzione di Liouville λ(·) definita da

λ(n) := (−1)Ω(n) (1.21)

e completamente moltiplicativa.

• La funzione s-esima dei divisori τs(·), (s ∈ N) definita da

τs(n) :=∑

d1···ds=n

1 (1.22)

conta il numero di decomposizioni di n come prodotto di s fattoripositivi. Per ogni s, τs e moltiplicativa e in particolare si ha τ1 ≡ 1 eτ2 ≡ τ .Vale la formula

τs(n) =k∏i=1

(ei + s− 1

ei

)(1.23)

• La funzione somma delle α-esime potenze dei divisori σα(n),(α ∈ R) definita da

σα(n) :=∑d|n

dα (1.24)

Per ogni α, σα e moltiplicativa e in particolare si ha σ0 ≡ τ e σ1 ≡ σ.Vale la formula

σα(n) =k∏i=1

pα(ei+1)i − 1

pi − 1(1.25)

• La funzione che assegna a ogni intero n ∈ N il minimo comunemultiplo degli interi da 1 a n

dn := 1, 2, . . . , n (1.26)

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1.2. FUNZIONI ARITMETICHE PERIODICHE 5

1.2 Funzioni aritmetiche periodiche

Sia f una funzione aritmetica, q ∈ N. Se

f(n) = f(m) ⇐⇒ n ≡ m (mod q)

allora f si dice funzione aritmetica periodica e q e un suo periodo.Si noti che f(n + q) = f(n) per ogni n ∈ N e che se q=1 allora f e

costante.

Si dice periodo minimo di f e si indica con per(f) il piu’ piccolo interopositivo che sia un periodo di f .

Si nota immediatamente che se q e un periodo di f allora per(f) | q.Nel seguito quando diremo che f ha periodo q indicheremo che

per(f) | q

.Denoteremo con S l’insieme delle funzioni aritmetiche periodiche e con

Sq l’insieme di quelle con periodo q.Se f ∈ Sq per indicarla potremo usare la notazione

(f(1), . . . , f(q))

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6 CAPITOLO 1. FUNZIONI ARITMETICHE

1.3 Funzioni aritmetiche moltiplicative e con-

voluzione

Teorema 1. Se f(·) e una funzione moltiplicativa, allora anche

g(n) :=∑d|n

f(d) (1.27)

e moltiplicativa.

Dimostrazione. Osserviamo che se (m,n) = 1 allora per ogni d|mn esistonounici d1, d2 tali che d1d2 = d, d1|m, d2|n e (d1, d2) = 1. Pertanto

g(mn) =∑

d1d2|mn

f(d1d2) =∑d1|m

d2|n

f(d1)f(d2) =∑d1|m

f(d1)∑d2|n

f(d2) = g(m)g(n)

Teorema 2. ∑d|n

µ(d) = 0, per ogni n > 1 (1.28)

Dimostrazione. Poiche µ(·) e moltiplicativa, anche ∆(n) :=∑µ(d) e mol-

tiplicativa. Possiamo allora provare l’asserto solo sulle potenze dei primi.Risulta (e > 0)

∆(pe) = µ(1) + µ(p) +

=0︷ ︸︸ ︷· · ·+ pe = 1− 1 = 0

Teorema 3 (Formula di convoluzione di Mobius:). Se g(·) e definita comenella (1.27) allora

f(n) =∑d|n

µ(d)g(n

d) (1.29)

Dimostrazione.∑d|n

µ(d)g(n

d) =

∑d|n

µ(d)∑c|nd

f(n

cd) =

∑cd|n

µ(d)f(n

cd)

Definendo il nuovo indice k := cd, riscriviamo

∑k|n

f(n

k)

6=0 sse k=1︷ ︸︸ ︷∑d|k

µ(d) = f(n)

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1.4. FUNZIONI POLINOMIO 7

Teorema 4. Se g(·) e definita come nella (1.27) ed e moltiplicativa, alloraanche f(·) e moltiplicativa.

Dimostrazione. Dalla (1.29) si ha, per (m,n) = 1, procedendo analoga-mente alla dimostrazione del Teorema 1

f(mn) =∑

d1d2|mn

µ(d1d2)g(mn

d1d2

) =∑d1|m

d2|n

µ(d1)g(m

d1

)µ(d2)g(n

d2

) =

=∑d1|m

µ(d1)g(m

d1

)∑d2|n

µ(d2)g(n

d2

) = f(m)f(n)

1.4 Funzioni polinomio

p ∈ A si dice polinomio se p(n) = 0 per ogni n ∈ N tranne un numerofinito.

Si noti che le funzioni aritmetiche e e 0, elementi neutri rispettivamentedella somma e del prodotto di convoluzione in /A, sono polinomi.

Si dice grado di p 6= 0 il piu’ grande δ ∈ N tale che p(δ) 6= 0 Indicheremocon pk una successione aritmetica polinomio di grado k.

Denotiamo con P l’insieme dei polinomi e con Pak l’insieme dei poli-nomi di grado al massimo k (i.e. pk(n) = 0 se n > k).

Si haP =

⋃k≥1

Pk

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8 CAPITOLO 1. FUNZIONI ARITMETICHE

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Capitolo 2

L’anello di Dirichlet

Indichiamo con A l’insieme delle funzioni aritmetiche. Definiamo l’opera-zione di somma:

(f + g)(n) := f(n) + g(n) (2.1)

e l’importante prodotto di Dirichlet (o convoluzione):

(f ∗ g)(n) :=∑d|n

f(d)g(n

d) (2.2)

Quest’ultimo puo essere iterato nel modo seguente:

(f1 · · · fr)(n) :=∑

d1···dr=n

f1(d1) . . . fr(dr) (2.3)

Possiamo quindi considerare le potenze alla Dirichlet, denotandole con

fk∗ =

kvolte︷ ︸︸ ︷f ∗ · · · ∗ f (2.4)

fk∗(n) :=∑

d1···dk=n

f(d1) · · · f(dk) (2.5)

e grazie a questa notazione si deduce immediatamente che * e un’ope-razione commutativa e associativa.

Inoltre il prodotto alla Dirichlet si distribuisce sulla somma.Infine e immediato osservare che le funzioni 0(n) e e(n) (definita dal-

la (1.10)) fungono da elemento neutro rispettivamente della somma e delprodotto.A risulta quindi un anello commutativo con identita e prende il nomedi Anello di Dirichlet.

Se introduciamo l’operazione di prodotto per scalare:

(λf)(n) := λf(n) (2.6)

con λ ∈ C, A diviene uno spazio vettoriale su C.

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10 CAPITOLO 2. L’ANELLO DI DIRICHLET

2.1 Proprieta dell’anello di Dirichlet

Possiamo definire una valutazione per A con f 6= 0 :

||f || = minn ∈ N : f(n) 6= 0 (2.7)

e ponendo ||0|| =∞.La notazione, || · || non e una norma, ma e facile dimostrare che lo e

|| · ||∗ := 1||·|| .

La valutazione e moltiplicativa rispetto al prodotto di Dirichlet.

Proprieta 1.||f ∗ g|| = ||f || ||g|| ∀f, g ∈ A

Dimostrazione. Se f = 0 oppure g = 0 la proprieta e ovvia. Altrimenti

(f ∗ g)(n) =∑hk=n

f(h)g(k) =∑hk=n

h≥||f ||

k≥||g||

f(h)g(k)

Pertanto (f ∗ g)(n) = 0 se n < ||f || ||g|| e (f ∗ g)(n) = f(||f ||)g(||g||) 6= 0se n = ||f || ||g||.

Dalla proprieta 1 segue che A e un dominio d’integrita, infatti

f ∗ g = 0 =⇒ ||f || ||g|| =∞ =⇒ f = 0 ∨ g = 0

Indichiamo con U il gruppo delle unita di A (con l’operazione di pro-dotto di convoluzione).

Proprieta 2.f ∈ U ⇐⇒ ||f || = 1

Dimostrazione. Se f ∈ U esiste f−1 ∈ U tale che f ∗ f−1 = e pertanto||f || ||f−1|| = 1. Poiche la valutazione e a valori interi positivi, risulta||f || = 1.

Se invece ||f || = 1 (cioe f(1) 6= 0), definiamo per ricorrenza

f−1(n) :=

1

f(1)se n = 1

− 1

f(1)

∑d|n, d>1

f(d)f−1(n

d) se n > 1

(2.8)

Page 19: Dirichlet L-Series

2.1. PROPRIETA DELL’ANELLO DI DIRICHLET 11

In tal modo (f ∗ f−1)(1) = 1 e

(f ∗ f−1)(n) =∑d|n

f(d)f−1(n

d) = f(1)f−1(n) +

∑d|n,d>1

f(d)f−1(n

d) =

= f(1)f−1(n)− f(1)f−1(n) = 0

La (2.8) permette di calcolare operativamente l’inversa di una funzionearitmetica data.

Denotiamo con M l’insieme delle funzioni moltiplicative e ricordandoche se f ∈M allora f(1) = 1 possiamo ovviamente concludere cheM⊆ U .Ma vale anche l’inclusione come sottogruppo.

Teorema 5.

M≤ U

Dimostrazione. Dobbiamo dimostrare che f, g ∈ M, allora f ∗ g ∈ M ef−1 ∈M.

Per il primo asserto procediamo similmente alla dimostrazione dei Teo-remi 1 e 4.

Per (m,n) = 1 risulta

(f ∗ g)(mn) =∑

d1d2|mn

f(d1d2)g(mn

d1d2

) =∑d1|m

d2|n

f(d1)g(m

d1

)f(d2)g(n

d2

) =

=∑d1|m

f(d1)g(m

d1

)∑d2|n

f(d2)g(n

d2

) = (f ∗ g)(m)(f ∗ g)(n)

Per la seconda affermazione si puo ragionare per induzione. Dalla 2.8 siha che f−1(1) = 1, pertanto f−1(mn) = f−1(m)f−1(n) se m = 1 ∨ n = 1.Supponiamo ora che f−1(ab) = f−1(a) ∗ f−1(b) per ogni a, b ∈ N con(a, b) = 1 e ab < mn con (m,n) = 1 e m,n > 1. Sempre dalla 2.8otteniamo

f−1(mn) =

−∑

1<d1d2|mn

f(d1d2)f−1(mn

d1d2

) = −∑

1<d1d2|mn

f(d1)f(d2)f−1(m

d1

)f−1(n

d2

) =

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12 CAPITOLO 2. L’ANELLO DI DIRICHLET

= −∑

1<d1|m

1<d2|n

f(d1)f(d2)f−1(m

d1

)f−1(n

d2

)+

−∑

1<d1|m

f(d1)f−1(m

d1

)f−1(n)−∑

1<d2|n

f(d2)f−1(n

d2

)f−1(m) =

= −

− ∑1<d1|m

f(d1)f−1(m

d1

)

− ∑1<d2|n

f(d2)f−1(n

d2

)

+

+f−1(m)f−1(n) + f−1(n)f−1(m) =

= −f−1(m)f−1(n) + 2f−1(m)f−1(n) = f−1(m)f−1(n)

Teorema 6. Se f ∈ M, allora risulta f−1 = µf se e solo se f e comple-tamente moltiplicativa.

Dimostrazione. Se f e completamente moltiplicativa, per la 1.28

(µf ∗ f)(n) =∑d|n

µ(d)f(d)f(n

d) =

=∑d|n

µ(d)f(n) = f(n)∑d |n

µ(d) = e(n)

Viceversa se f−1 = µf dobbiamo dimostrare che f e completamente mol-tiplicativa sui primi (i.e. f(pα) = f(p)α ).

0 = (µf ∗ f)(pα) =α∑k=0

µ(pk)f(pk)f(pα−k) = f(pα)− f(p)f(pα−1)

cosicche f(pα) = f(p)f(pα−1) e la tesi segue per induzione su α.

Si noti che se f, g sono completamente moltiplicative, in generale f−1, f∗g non sono completamente moltiplicative.

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2.1. PROPRIETA DELL’ANELLO DI DIRICHLET 13

Grazie alle notazioni introdotte possiamo intendere i teoremi del Capi-tolo 1 come casi particolari di alcuni prodotti di convoluzione.

Valgono le seguenti formule:

1 ∗ µ = e (2.9)

cioe µ = 1−1∗

1 ∗ 1 = τ (2.10)

cioe 12∗ = τE in generale vale

s︷ ︸︸ ︷1 ∗ · · · ∗ 1 = τs (2.11)

cioe 1s∗ = τs

ϕ ∗ 1 = I (2.12)

e pertanto ϕ = I ∗ µ

Infine si haI ∗ 1 = σ (2.13)

e in generale

Iα ∗ 1 = σα (2.14)

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14 CAPITOLO 2. L’ANELLO DI DIRICHLET

2.2 Sottospazi e generatori

La (2.6) ci consente di vedere A come spazio vettoriale.E’ chiaro che A ha dimensione infinita, ma non e banale determinare

una base (la cui esistenza e garantita dal Lemma di Zorn, si veda ad esempio[5])

Ricordiamo che S e l’insieme delle funzioni aritmetiche periodiche e Sql’insieme di quelle con periodo q.

Teorema 7. L’insieme S delle funzioni aritmetiche periodiche e sottospa-zio vettoriale di A.

Dimostrazione. Sia f ∈ S di periodo q.

i) Per ogni λ ∈ C, λf(n) := λ · f(n) e periodica di periodo q.

ii) g di periodo q′. per ogni m,n ∈ N tali che m ≡ n (mod q, q′) risulta

m ≡ n

(mod q)(mod q′)

pertanto (f + g)(n) = f(n) + g(n) = f(m) + g(m) = (f + g)(m), cioe(f + g) ∈ S.

Corollario 1.per(f q + gq

′) | q, q′ (2.15)

Corollario 2. L’insieme Sq delle funzioni periodiche di periodo q e sotto-spazio vettoriale di S

Possiamo facilmente osservare che Sq ha dimensione q e che una suabase, che chiameremo canonica, e Bq = sii, i = 1, . . . , q

si(n) :=

1 se n ≡ i (mod q)0 altrimenti

i = 1, . . . q

Dimostrazione. Segue facilmente dall’isomorfismo

Cq ∼= Sq

(a1, . . . , aq) 7→ (a1, . . . , aq)

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2.2. SOTTOSPAZI E GENERATORI 15

Dall’isomorfismo con Cq segue che Sq e uno spazio hermitiano con formahermitiana:

f · g =∑

n = 1qf(n)g(n) (2.16)

PoicheS =

⋃q≥1

Sq

un sistema di generatori di S e dato da

BS :=⋃q≥1

Bq = si,qi,q i = 1, . . . , q, q ≥ 1

si,q(n) :=

1 se n ≡ i (mod q)0 altrimenti

i = 1, . . . q (2.17)

BS non e una base, infatti i suoi elementi non sono linearmente indi-pendenti. Ad esempio

s2,3 = s2,6 + s5,6

Teorema 8. P e sottoanello di A.

Dimostrazione. E’ chiaro che se pk, ph ∈ P , (k ≥ h) allora

i)(pk − ph)(n) = 0

se n > k, ovvero (pk − ph) ∈ P

ii)

(pk ∗ ph)(n) =∑d|n

pk(d)ph(n/d) =∑d|n

n/h≤d≤k

pk(d)q(n/d) = 0

se n > kh perche l’ultima somma e vuota, ovvero(pk ∗ ph) ∈ P .

iii)e ∈ P

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16 CAPITOLO 2. L’ANELLO DI DIRICHLET

Teorema 9. Pk e P sono sottospazi vettoriali di A

Dimostrazione. Siano pk, pk ∈ Pk ⊆ P e ph ∈ Ph ⊆ P , (k ≥ h).

i) E’ chiaro che per ogni λ ∈ C, λpk(n) = 0 se n > k, ovvero λpk ∈ Pk ⊆P

ii)(pk + pk)(n) = 0

(pk + ph)(n) = 0

se n > k, ovvero (pk + pk) ∈ Pk, (pk + ph), ∈ P .

E’ evidente che Pk e isomorfo a Ck (cosı come Sk) e che P e isomorfoallo spazio vettoriale libero su C.

La base canonica di P e formata dagli infiniti

ei(n) =

1 se n = i0 altrimenti

(2.18)

E la base canonica di Pk e formata dai k,

ei(n) =

1 se n = i0 altrimenti

i = 1, . . . , k (2.19)

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Capitolo 3

I caratteri di Dirichlet

Definizione 1. Sia G un gruppo abeliano, si dice carattere di G unomomorfismo

χ : G→ C∗

dove C∗ := C \ 0 e il gruppo moltiplicativo di C

Ci interessa particolarmente il caso in cui G = Uq = Z∗q e il gruppomoltiplicativo delle classi di resto invertibili modulo q.

In questo caso possiamo estendere la definizione di χ prima a Zq po-nendo per ogni a ∈ Zq \ Uq

χ(a) = 0 (3.1)

e infine a N ponendoχ(n) = χ(n) (3.2)

cosiccheχ : N→ C∗

e una funzione aritmeticaχ prende il nome di carattere di Dirichlet modulo q, sia come

omomorfismo fra Uq e C∗ (e talvolta da Zq ∈ C∗) sia come funzionearitmetica.

Nel seguito, se non diversamente indicato, intenderemo i χ come fun-zioni aritmetiche.

17

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18 CAPITOLO 3. I CARATTERI DI DIRICHLET

Teorema 10. Sia χ un carattere di Dirichlet modulo q.

1. χ(n) = 0 se (q, n) > 1

2. χ(n) = χ(m) se n ≡ m (mod q)

3. χ(n+ q) = χ(n) per ogni n ∈ N

4. χ(mn) = χ(m)χ(n) per ogni m,n ∈ N

5. χ(1) = 1

6. χ(n−1∗) = χ(n)−1 dove n−1∗ e inteso come inverso modulo q, se esiste.

7. χ(nk) = χ(n)k

8. χ(n)ϕ(q) = 1 se (n, q) = 1

9. ‖χ(n)‖ = 1 per ogni n ∈ N.

10. χ(n) = χ(n)−1

Dimostrazione.La 1) e diretta conseguenza della definizione, cosı come la 2) e la 3), le qualievidenziano che i caratteri di Dirichlet modulo q sono funzioni aritmeticheperiodiche di periodo q.

La 4) Segue ricordando che χ e estensione di un omomorfismo in Uq eche f(n) = 0 se (n, q) > 1 Siano allora m,n ∈ N. Allora

χ(mn) = χ(mn) = χ(mn) = χ(m)χ(n) = χ(m)χ(n)

ovvero χ e completamente moltiplicativa.la 5), 6) e la 7) diventano ovvie non appena si osservi che

i) χ(1) = χ(1)

ii) χ(n−1∗) = χ(n−1∗) = χ(n−1)

iii) χ(nk) = χ(nk) = χ(nk)

La 8) si dimostra osservando che poiche Uq ha ordine ϕ(q), per ogni(n, q) = 1 risulta

χ(n)ϕ(q) = χ(nϕ(q)) = χ(nϕ(q)) = χ(nϕ(q)) = χ(1) = 1

cioe χ mappa gli interi coprimi con q sulle radici ϕ(q)-esime dell’unita.La 9) discende dalla 8) e dalla moltiplicativita della norma in CLa 10) segue dalla 9) e dal fatto che χ(n)χ(n) = ‖χ(n)‖2

Page 27: Dirichlet L-Series

19

χ e pertanto una funzione aritmetica periodica, di periodo q, comple-tamente moltiplicativa.

Denotiamo con Kq l’insieme dei caratteri di Dirichlet modulo q, e defi-niamo un’operazione fra χ,Ω ∈ Kq:

χ · Ω(n) := χ(n)Ω(n) (3.3)

Teorema 11. Sia q ∈ N. L’insieme dei caratteri di Dirichlet Kq, dotatodel prodotto definito dalla (3.3) e un gruppo abeliano isomorfo a Uq

Dimostrazione. Dimostriamo innanzitutto che dati due caratteri, il loroprodotto e ancora un carattere.

Dati χ,Θ ∈ Kq, χ ·Θ deve essere un’estensione di un omomorfismo daUq a C Per ogni a, b ∈ Uq

χ ·Θ(ab) = χ(ab)Θ(ab) = χ(a)χ(b)Θ(a)Θ(b) = χ ·Θ(a)χ ·Θ(b)

E l’asserto segue dalla costruzione di χ come funzione aritmetica.Inoltre il prodotto eredita l’associativita e la commutativita da CLa funzione

χ0(n) :=

1 se (n, q) = 10 altrimenti

(3.4)

e un carattere, detto principale e funge da elemento neutro.Infatti e estensione dell’omomorfismo banale:

χ0 : Uq → C : a 7→ 1

e per ogni χ ∈ Kq

χ · χ0(n) = χ(n)χ0(n) = χ(n)

Dato χ ∈ Kq, la funzione

χ(n) := χ(n) = χ(n)−1 (3.5)

e ancora un carattere e funge da elemento inverso.E’ infatti estensione dell’omomorfismo:

χ : Uq → C : a 7→ χ(a)−1

Per dimostrare l’ultima affermazione, partiamo prima dal caso in cui Uqsia ciclico (ovvero q = 2, 4, pα, 2pα; p dispari). In questo caso, sia g ∈ Uq taleche che Uq =< g >. E’ evidente che il carattere, essendo un omomorfismo,e completamente determinato dal valore assegnato a χ(g) che deve esserescelto fra le ϕ(q) diverse radici ϕ(q)-esime dell’unita. Abbiamo quindiinnanzitutto che Kq e finito di ordine ϕ(q)

Page 28: Dirichlet L-Series

20 CAPITOLO 3. I CARATTERI DI DIRICHLET

A questo punto basta osservare che il carattere definito da

Γ(g) = e2πiϕ(q)

Risulta

Γk(g) = e2kπiϕ(q)

pertanto Γ genera Kq che quindi e ciclico e isomorfo a Uq.Nel caso generale, ci basta pensare che Uq e abeliano per ogni q ∈ N, e

ricordare che ogni gruppo abeliano e prodotto diretto di gruppi ciclici.

Uq = C1 × . . . CrCon Ci ciclico di ordine hi e generato da gi, per i = 1, . . . , r.

Inoltre h1 · · ·hr = |Uq| = ϕ(q).Allora ogni a ∈ Uq si scrive in mod unico come

a = gx11 . . . gxrr (3.6)

con 1 ≤ x1 ≤ hi Segue allora che

χ(a) = χ(g1)x1 . . . χ(gr)xr (3.7)

Cioe il carattere e determinato dai valori assegnati ai χ(gi) Di nuovo si hache χ(gi) deve essere una radice hi-esima dell’unita per ogni i = 1, . . . , r ele possibili h1 · · ·hr = ϕ(q) determinano tutti e i soli caratteri di Dirichletmodulo q.

Infine, i caratteri Γi tali che

Γi(gj) =

e

2πihi se j = i

1 se j 6= i(3.8)

generano r gruppi ciclici di ordine hi isomorfi ai Ci che generano Kq. Seguequindi

Kq ' Uq

Vale inoltre la seguente proprieta

Teorema 12. Se q > 2, per ogni a ∈ Uq, a 6= 1, esiste χ ∈ Kq tale che

χ(a) 6= 1

Page 29: Dirichlet L-Series

21

Dimostrazione. Ricordando che valgono sempre la (3.6) e la (3.7) e suf-ficiente osservare che poiche a 6= 1, per almeno uno degli gi deve esserexi 6= 1, diciamo i = 1 senza perdita di generalita.

Allora e sufficiente notare che per Γ1 come definita nella (3.8) vale

Γ1(a) = e2x1πh1 6= 1

Valgono quindi i seguenti risultati:

Teorema 13 (Formule di ortogonalita). Sia q ≥ 1, a ∈ Uq, χ ∈ Kq.

∑a∈Uq

χ(a) =

ϕ(q) se χ = χ0

0 altrimenti(3.9)

∑χ∈Kq

χ(a) =

ϕ(q) se a = 10 altrimenti

(3.10)

Dimostrazione. Occupiamoci prima della (3.9).Se χ = χ0 e ovvia. Altrimenti, deve esistere b ∈ Uq tale che χ(b) 6= 1.

Poiche per ogni a ∈ Um esiste un unico a′ tale che a′ = ab, posto S =∑a χ(a) otteniamo:

χ(b)S = χ(b)∑a∈Uq

χ(a) =∑a∈Uq

χ(ab) =∑a′∈Uq

χ(a′) = S

E per la scelta di b, dev’essere S = 0La (3.10) si dimostra analogamente (in effetti dipende dall’isomorfismo

tra Uq e Kq): se a = 1 e ovvia, altrimenti, per il teorema 12, esiste Θ ∈ Kq

tale che Θ(a) 6= 1 e per ogni χ ∈ Kq esiste un unico χ′ tale che χ′ = χ ·Θ.Pertanto, chiamato S ′ =

∑χ χ(a), risulta

Θ(a)S ′ = Θ(a)∑χ∈Kq

χ(a) =∑χ∈Kq

Θ · χ(a) =∑χ′∈Uq

χ′(a′) = S ′

E, ancora, per la scelta di Θ, deve essere S ′ = 0

Poiche χ e una funzione periodica di periodo q, ricordando la formahermitiana su Sq definita dalla (2.16) otteniamo

Page 30: Dirichlet L-Series

22 CAPITOLO 3. I CARATTERI DI DIRICHLET

χ ·Θ =

ϕ(q) se χ = Θ0 altrimenti

(3.11)

Dimostrazione. Osserviamo che se χ ∈ Kq e (n, q) = 1 allora χ(n) = 0.Allora, dalla (3.9)

χ·Θ =

q∑n=1

χ(n)Θ(n) =

q∑n=1

χ(n)Θ(n) =

q∑n=1

χΘ(n) =

ϕ(q) se χΘ = χ0

0 altrimenti

E la tesi segue notando che condizione nella prima riga e equivalente aχ = Θ.

Anche in questo caso, grazie all’isomorfismo tra Uq e Kq otteniamoanche la seguente formula, per ogni χ ∈ Kq, per ogni m,n ∈ N, (m, q) = 1∑

χ∈Kq

χ(n)χ(m) =

ϕ(q) se n ≡ m (mod q)0 altrimenti

(3.12)

Dimostrazione. Se (n, q) = 0 la somma e vuota e m e n non possono esserenella stessa classe di resto (mod q), pertanto la formula e provata.

Altrimenti, osserviamo che poiche (m, q) = 1, risulta

0 6= χ(m) = χ(m)−1 = χ(m−1∗)

Dove m−1∗ ∈ N e un intero coprimo con 1 inverso di m (mod q). Os-serviamo che (nm−1∗, q) = 1 cioe esiste a ∈ Uq tale che nm−1∗ ∈ a (i.e.χ(nm−1∗) = χ(a)). Pertanto:∑

χ∈Kq

χ(n)χ(m−1∗) =∑χ∈Kq

χ(nm−1∗) =∑χ∈Kq

χ(a)

E la tesi segue dalla (3.10) osservando che la condizione a = 1 eequivalente a n ≡ m (mod q).

Page 31: Dirichlet L-Series

23

Vale infine il seguente

Teorema 14. Sia q ≥ 1 e f una funzione aritmetica non identicamentenulla

1. completamente moltiplicativa

2. periodica di periodo q

3. tale che f(n) = 0 se (n, q) = 1

Allora f ∈ Kq

Dimostrazione. Per ogni a ∈ N tale che (a, q) = 1 e per ogni χ ∈ Kq si ha

f · χ =

q∑n=1

f(an)χ(an) = f(a)χ(a)

q∑n=1

f(n)χ(n) = f(a)χ(a)f · χ

Allora f(a) = χ(a) per ogni a ∈ N a meno che f ·χ = 0 per ogni χ ∈ Kq,nel qual caso

0 =∑χ∈Kq

χ(a)f · χ =∑χ∈Kq

(χ(a)

q∑n=1

f(n)χ(n)

)=

=

q∑n=1

f(n)∑χ∈Kq

χ(a)χ(n)

= f(a)ϕ(q)

osservando che per la (3.12) l’ultima sommatoria e nulla quando n 6≡ a(mod q)

Ma allora sarebbe f(a) = 0 per ogni a ∈ N tale che (a, q) = 1, cioesarebbe identicamente nulla, contro l’ipotesi iniziale.

Pertanto f(a) = χ(a) per ogni a ∈ N, cioe f ∈ Kq

Page 32: Dirichlet L-Series

24 CAPITOLO 3. I CARATTERI DI DIRICHLET

3.1 Caratteri primitivi

Siano d, q ∈ N tali che che d | qAbbiamo bisogno inizialmente del seguente

Lemma 1. Sia md una classe invertibile modulo d. Allora esiste m′ ∈ Ntale che m′ ∈ md e m′d e una classe invertibile modulo q

Allora mq e una classe invertibile modulo q

Dimostrazione. Vogliamo dimostrare che per ogni classe invertibile in Zdesiste una classe invertibile in Zq che sia suo sottoinsieme.

Sia m ∈ N tale che (m, d) = 1. Consideriamo (m + λd, q) per λ =1, . . . , d′ dove d′ = q/d

Se c | (m + λd, q) per qualche λ, allora c e coprimo con d, altrimentirisulterebbe (m, d) > 1 contro l’ipotesi.

Allora c | r, dove r e il piu’ grande fattore di q coprimo con dInoltre r ≤ d′, pertanto sia λ sia m+ λd coprono tutte le classi di resto

modulo r, e deve esistere λ0 tale che (m+ λ0d, r) = 1.Pertanto risulta (m+ λ0, q) = 1

Dato un carattere χd ∈ Kd, possiamo costruire un carattere modulo qponendo

χq(n) :=

χd(n) se (n, q) = 10 altrimenti

(3.13)

In questo caso si dice che χd induce χq e si scrive

χd | χq (3.14)

Si noti che, assegnato χd come omomorfismo

χd : Ud → C∗

allora χq come funzione aritmetica puo essere definita in modo equivalentealla (3.13) estendendo secondo la (3.2) l’omomorfismo

χq : Uq → C∗

tale cheχq := χd Ψ

q,d (3.15)

doveΨ

q,d : Uq → Ud (3.16)

e la restrizione a Uq dell’epimorfismo canonico

Page 33: Dirichlet L-Series

3.1. CARATTERI PRIMITIVI 25

Ψq,d : Zq → Zd aq 7→ ad (3.17)

Il lemma (1) ci assicura che anche ψ′ e epimorfismo ma, in generale

(n, d) = 1 6=⇒ (n, q) = 1 (3.18)

cioe χd e χq sono funzioni aritmetiche distinte e coincidono se e solo sed e q hanno gli stessi fattori primi cioe se

p | q ⇐⇒ p | d (3.19)

Ed in questo case vale l’implicazione (3.18)Si osservi infine, che la (3.14) e giustificata dal fatto che risulta

χq = χd · χq0 (3.20)

Se d < q si dice che χq e non primitivo, mentre un carattere che nonsia indotto da nessun altro carattere si dice primitivo.

Osserviamo che per ogni q ∈ N

χ10 | χ

q0

Indicheremo di qui in poi con Dprq l’insieme dei caratteri primitivi chegenerano caratteri modulo q. Useremo invece la notazione Dpr per indicare’insieme di tutti i caratteri primitivi.

Si noti che Dprq contiene quindi tutti e i soli caratteri primitivi modulod per ogni divisore d di q

Il piu piccolo intero m tale che esiste un carattere modulo m che induceil carattere primitivo χq si dice conduttore di χq

Definizione 2. Si dice che d e pseudo-periodo di una f ∈ Sq se per ognin ∈ N tale che (n, q) = 1 risulta f(n+ d) = f(n)

Teorema 15. Sia χq un carattere e m il suo conduttore.Allora esiste un unico carattere primitivo modulo m, ψm che induce χq.Inoltre m = 1 se e solo se χq = χq0

Dimostrazione. E’ evidente che m e uno pseudo-periodo di χq.Dalla dimostrazione del lemma (1) si ha che e possibile determinare

costruttivamente il carattere primitivo ψf imponendo per ogni (n,m) = 1

ψm(n) = χq(n+ λ0f) (3.21)

per un opportuno λ0 tale che (n+ λ0m, q) = 1, e quindi ψm e determinatounivocamente.

La seconda affermazione si dimostra quindi osservano che χ10 si estende

a tutti e i soli caratteri principali modulo qualunque q ∈ N

Page 34: Dirichlet L-Series

26 CAPITOLO 3. I CARATTERI DI DIRICHLET

Teorema 16. Chiamiamo ρ la funzione aritmetica che associa a n il nu-mero dei suoi caratteri primitivi. Allora

ρ(n) =∑d|n

µ(d)ϕ(n

d) =

∏ei=1

(pi − 2)∏ei>1

pei−2i (pi − 2)2 (3.22)

Dimostrazione. Ogni carattere modulo n e estensione di uno e un solocarattere primitivo modulo un qualche divisore d di n.

Inoltre, per ogni divisore d di n, ogni carattere primitivo modulo d siestende a un carattere modulo n.

Pertanto

ϕ(n) =∑d|n

ρ(d)

E la prima parte della (3.22) segue per inversione (ovvero ϕ = ρ ∗ 1 epertanto ρ = ϕ ∗ µ)

Inoltre ρ e moltiplicativa, quindi ρ(1) = 1 e applicando la formula suiprimi e sulle potenze dei primi si ottiene

ρ(p) = p− 2

ρ(pα) = pα−1(p− 1)− pα−2(p− 1) = pα−2(p− 1)2

per α > 2.L’ultimo membro della (3.22) segue per moltiplicativita

Corollario 3. Esistono caratteri primitivi modulo n se e solo se n e disparioppure multiplo di 4.

Inoltre per ogni p primo tutti i caratteri modulo p tranne quello princi-pale sono primitivi

Page 35: Dirichlet L-Series

Capitolo 4

Serie di Dirichlet e Identita diEulero

Definiamo serie di Dirichlet la scrittura formale

+∞∑n=1

anns

(4.1)

dove (an) ∈ A.E’ chiaro che esiste una corrispondenza 1− 1 fra le funzioni aritmetiche

e le serie di Dirichlet.Inoltre queste generalizzano la serie Zeta di Riemann

+∞∑n=1

1

ns(4.2)

Chiamiamo D l’insieme delle serie di Dirichlet formali.La somma in D e data da

+∞∑n=1

anns

++∞∑n=1

bnns

:=+∞∑n=1

an + bnns

(4.3)

e il prodotto

+∞∑n=1

anns

+∞∑n=1

bnns

:=+∞∑n=1

∑dd′=n

adbd′

ns(4.4)

27

Page 36: Dirichlet L-Series

28 CAPITOLO 4. SERIE DI DIRICHLET E IDENTITA DI EULERO

Esso e un anello isomorfo a A

Teorema 17.

A ' D f ↔+∞∑n=1

f(n)

ns(4.5)

Dimostrazione. E’ immediato verificare le proprieta di omomorfismo per lasomma

Per quanto riguarda il prodotto si noti che

+∞∑n=1

f(n)

ns

+∞∑n=1

g(n)

ns=

+∞∑n=1

1

ns

∑dd′=n

f(d)g(d′) =+∞∑n=1

(f ∗ g)(n)

ns

Infine

e(·) 7→ 1

Possiamo ricavare alcune interessanti identita:

ζ(s) =+∞∑n=1

1(n)

ns(4.6)

ζ(s− 1) =+∞∑n=1

I(n)

ns(4.7)

e in generale

ζ(s− α) =+∞∑n=1

Iα(n)

ns(4.8)

1

ζ(s)=

+∞∑n=1

µ(n)

ns(4.9)

ζ(s− 1)

ζ(s)=

+∞∑n=1

ϕ(n)

ns(4.10)

ζ(s)k =+∞∑n=1

τk(n)

ns(4.11)

ζ(s)ζ(s− α) =+∞∑n=1

σα(n)

ns(4.12)

Page 37: Dirichlet L-Series

29

Le serie di Dirichlet rivestono importanza in Teoria dei Numeri quandosono interpretate come funzioni

F : C→ C : s 7→+∞∑n=1

f(n)

ns(4.13)

In generale se f(n) ∈ O(nk) allora F converge assolutamente per Re(s) >1+k ma per le serie definite dai caratteri di Dirichlet possiamo dire qualcosadi piu.

Ci servira innanzitutto l’importante

Teorema 18 (Identita di Eulero). Sia f ∈ A completamente moltiplicativa.Allora

F (s) =+∞∑n=1

f(n)

ns=

∏p∈P

(1− f(p)

ps

)−1

(4.14)

nel suo insieme di convergenza.

Dimostrazione. Grazie alla fattorizzazione unica in N e alla completa mol-tiplicativita di f e alla convergenza assoluta di F , possiamo scrivere

+∞∑n=1

f(n)

ns=∏p∈P

(1+f(p)

ps+. . .

f(p)k

pks+. . . ) =

∏p∈P

+∞∑i=1

(f(p)

ps

)i=∏p∈P

1

1− f(p)p−s

Page 38: Dirichlet L-Series

30 CAPITOLO 4. SERIE DI DIRICHLET E IDENTITA DI EULERO

4.1 Funzioni L di Dirichlet

Si chiamano funzioni L le serie di Dirichlet associate a caratteri.

Lχ(s) :=+∞∑n=1

χ(n)

ns(4.15)

Se ψm | χq, allora, dall’identita di Eulero si ottiene

Lχ(s) = Lψ(s)∏p|q

(1− ψ(p)

ps

)Ovvero le due funzioni differiscono per un fattore polinomiale, pertanto

si ha che il comportamento di una funzione Lχ e fortemente collegata aquello della Lψ.

Inoltre, se ψ e un carattere primitivo, Lψ soddisfa la seguente equazionefunzionale, che permette di estendere meromorficamente L in tutto il pianocomplesso.

La riportiamo senza dimostrazione:

Lψ(s) =τ(ψ)

iaq1/2

q

)s−1/2 Γ(1−s+a2

)

Γ( s+a2

)Lψ(1− s) (4.16)

dove

a =

0 se ψ(m− 1) = 11 se ψ(m− 1) = −1

(4.17)

e Γ e la funzione Gamma di Eulero

Γ(z) =

∫ +∞

0

tz−1 e−t dt (4.18)

Nel prossimo capitolo vedremo come possiamo legare i caratteri primi-tivi alle funzioni aritmetiche periodiche.

Page 39: Dirichlet L-Series

Capitolo 5

Caratteri come generatori di S

Sia q > 1. Siano d | q, d′ = qd

(i.e. dd′ = q).

Sia χd′

un carattere modulo d′. Definiamo

χd′:=

χd

′(nd) se d | n

0 altrimenti(5.1)

Osserviamo che χd′ ∈ Sq

Teorema 19.

i) Esistono q funzioni del tipo χd′

ii) Esse formano una base ortogonale di Sq con prodotto scalare

χ1 · χ2 :=1

ϕ(q)

q∑n=1

χ1(n)χ2(n) (5.2)

Dimostrazione.

i) Segue dal fatto che per ogni d′ | q esistono ϕ(d′) caratteri modulo d′∑d′|n

ϕ(d′) = q

e da ogni χ si ottiene una χ

ii) Siano χd′

e Ωe′ due caratteri modulo d′ = qd

e e′ = qe.

χ · Ω =1

ϕ(q)

q∑n=1

= χ(n)Ω(n) =1

ϕ(q)

∑d,e|n≤q

χ(n

d)Ω(

n

e)

31

Page 40: Dirichlet L-Series

32 CAPITOLO 5. CARATTERI COME GENERATORI DI S

Poniamo h = (d, e) d = hd1, e = he1, (d1, e1) = 1

Introduciamo poi l’indice k := nd,e

Otteniamo quindi nd

= ke1, ne

= kd1. Pertanto

χ · Ω =1

ϕ(q)

q/d,e∑k=1

χ(ke1)Ω(kd1) =1

ϕ(q)χ(e1)Ω(d1)

q/d,e∑k=1

χ(k)Ω(k) =

Ora osserviamo che q = dd′ = ee′ = hd1d′ = he1e

′, ovvero d1d′ = e1e

′.

Risulta quindi e1 | d′ e d1 | e′ e pertanto χd′(e1)Ω

e′

(d1) = 0 a meno ched1 = e1 = 1.

Ma in questo caso d = e (i.e. d′ = e′, qd,e = q

d= d′) e otteniamo

χ · Ω =1

ϕ(q)

d′∑k=1

χd′(k)Ω

d′

(k) = χ · Ω =

1 se χ = Ω0 altrimenti

Pertanto risulta

Sq =

q⊕i=1

χi =⊕ψ∈Dprq

Vψ,q Vψ,q =< χd′ ; ψ | χd′ , d′ | q > (5.3)

Vedremo ora cosa succede se invece che come spazio vettoriale andiamoa considerare Sq come modulo sui polinomi.

Dimostriamo innanzitutto che tale struttura sussiste.

Teorema 20. S e P-modulo

Dimostrazione. Ricordiamo che P e sottoanello di A e S e un gruppo abe-liano. Dimostreremo che P ∗ S = S, cioe che per ogni p ∈ P e ognif ∈ S,

p ∗ f ∈ S (5.4)

In virtu della natura di P e S e come spazi vettoriali, e sufficiente dimostrarela (5.4) per i generatori.

Ricordando le (2.17) e la (2.18), otteniamo che per ogni i, j, q ∈ N, j ≤ q

ei ∗ sj,q = sji,qi (5.5)

infatti

Page 41: Dirichlet L-Series

33

ei ∗ sj,q(n) =∑d|n

ei(d)sj,q(n

d) =

1 se i | n e n

i≡ j (mod q)

0 altrimenti=

=

1 se n ≡ ji (mod qi)0 altrimenti

= sji,qi(n)

Quindi osserviamo che se

Pk 3 pk = x1e1 + · · ·+ xkek

eSq 3 f q = y1s1,q + · · ·+ yqsq,q

con xj, yi ∈ C risulta

pk∗f q =

(k∑i=1

xiei

)(q∑j=1

yjsj,q

)=

∑1≤i≤k

1≤j≤q

xiyj(ei∗sj,q) =∑

1≤i≤k

1≤j≤q

xiyjsji,qi

(5.6)

Teorema 21. Il prodotto (di convoluzione) di un polinomio di grado k conuna funzione periodica di periodo q ha periodo qdk

Dimostrazione. Osserviamo che l’ultimo membro della (5.6)e una sommadi funzioni aritmetiche periodiche di periodo q, 2q, . . . , kq. Pertanto per ilcorollario (2.15) e ricordando la definizione (1.26)

per(pk ∗ f q) | q, 2q, . . . , kq = q1, 2, . . . , k = qdk (5.7)

Teorema 22. Dpr genera S

Dimostrazione.Sia q ≥ 1, d′ | q e d = q/d

Consideriamo le serie di Dirichlet associate a una delle funzioni χd′

definite secondo la (5.1) e al carattere primitivo ψm ∈ Dprq che induce χd′.

Page 42: Dirichlet L-Series

34 CAPITOLO 5. CARATTERI COME GENERATORI DI S

Si noti innanzitutto che m | d′ e pertanto m | q. Definiamo anchem′ := d′/m e q′ := q/m Risulta

Lχ(s) =+∞∑n=1

χ(n)

ns=

+∞∑k=1

χ(kd)

(kd)s=

1

ds

+∞∑k=1

χ(k)

ks=Lχ(s)

ds(5.8)

Pertanto:

Lχ(s)

Lψ(s)=

Lχ(s)

dsLψ(s)=

1

ds

∏p-m

(1− ψ(p)

ps

)∏p-d′

(1− ψ(p)

ps

) =1

ds

∏p|m′

(1− ψ(p)

ps

)=

1

ds

∑c|m′

µ(c)ψ(c)

cs

(5.9)Pertanto, ponendo k = cd,

Lχ(s) = Lψ(s)∑c|m′

µ(c)ψ(c)

(cd)s= Lψ(s)

∑d≤k|q′

µ(k/d)ψ(k/d)

ks= Lψ(s)Pψ

q′,d(s)

(5.10)dove Pψ

q′,d(s) e un polinomio di Dirichlet di grado al piu q′, con terminin-esimi nulli se n < d o n - q′ e con termine d-esimo uguale a 1 (= µ(1)ψ(1)).

Consideriamo quindi

Pq′,d =< ed; d | q′ > (5.11)

sottospazio vettoriale di Pq′ , formato dai polinomi tali che p(n) = 0 se n - q.Pertanto risulta

χd′= ψm ∗ pψq′,d (5.12)

e in generale, dalla (5.3)

Vψ,q = < ψm ∗ pψq′,d; d | q′ > (5.13)

dove pψq′,d e il corrispondente di Pψq′,d(s) nell’isomorfismo canonico tra A e

D.Ovviamente risulta:

i)pψq′,d ∈ Pq′,d

per ogni d | q.

ii)pψq′,d(n) = 0

se n < d o n - q′.

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35

iii)

pψq′,d(d) = 1

.

Osservando che

dim(Pq′,d) = τ(q′) =: τ ′

E grazie all’isomorfismo con Cτ ′ possiamo immaginare gli elementi di Pq′,dcome τ ′-uple ordinate (si intende di aver ordinato la base in ordine crescentedegli indici).

Allora la matrice

A := (pψq′,d)d|q′

(dove i pψq′,d sono vettori colonna) e τ ′ × τ ′ triangolare inferiore

A =

1 0 · · · 0

· 1 · ...... · . . . 0· · · · · 1

(5.14)

Poiche det(A) = 1, gli pψq′,d sono linearmente indipendenti e risultaquindi

< pψq′,d; d | q′ >= Pq′,d (5.15)

e pertanto

Vψ,q = ψ ∗ Pq′,d (5.16)

quindi,

Sq =⊕ψ∈Dprq

ψm ∗ Pq′,d (5.17)

e infine

S =< Dpr > (5.18)

come P-modulo.

Vediamo di seguito ulteriori osservazioni su questo risultato e un diversoapproccio alle dimostrazioni dei due teoremi con l’obiettivo di mantenerela notazione delle funzioni aritmetiche

Page 44: Dirichlet L-Series

36 CAPITOLO 5. CARATTERI COME GENERATORI DI S

Lemma 2. Sia f ∈ A, ek definito come nella (2.18). Allora

(f ∗ ek)(n) =∑d|n

ek(d)f(n

d) =

f(n

k) se k | n

0 altrimenti

inoltre se fh ∈ Sh allorafh ∗ ek ∈ Shk

Infine, se ph ∈ Ph alloraph ∗ ek ∈ Pkh

Pertanto possiamo riscrivere la (5.1) come

χd′= χd

′ ∗ ed (5.19)

che ha periodo dd′ = qSi noti che per k > 1, ek non e moltiplicativa, e cosı non e in generale

la χ.

Lemma 3. Sia f ∈ A completamente moltiplicativa. Allora, per ognig, h ∈ A

f · (g ∗ h) = f · g ∗ f · h (5.20)

Dimostrazione.

f · (g ∗h)(n) = f(n)∑d|n

g(d)h(n

d) =

∑d|n

f(d)f(n

d)g(d)h(

n

d) = f · g ∗ f ·h(n)

Pertanto posso usare il teorema 22 usando solo funzioni aritmetiche enotazioni e proprieta dell’anello di Dirichlet.

Dimostrazione. Sia q > 1, d′ | q. Sia χd′

definita dalla (5.1) o dalla (5.19)e ψm il carattere primitivo che induce χd

Allora, ricordando il teorema 6, l’equazione (3.20), il lemma 3 e che ψm

e completamente moltiplicativa, otteniamo

χd′ ∗ (ψm)−1 = χd

′ ∗ ed ∗ µψm = χd′

0 ψm ∗ ed ∗ µψm = ψm(χd

0 ∗ µ) ∗ ed

Per studiare l’ultimo membro osserviamo che che χd′

0 ∗µ e moltiplicativaperche lo sono i due fattori, pertanto (χd

′0 ∗ µ)(1) = 1 e

(χd′

0 ∗ µ)(p) =

−1 se p | d′0 altrimenti

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37

(χd′

0 ∗ µ)(pα) = 0

se α > 1.Pertanto χd

′0 ∗ µ e non nulla solo per un numero finito di interi, ovvero

e un polinomio. Il prodotto · per ψm lascia non nulli solo i valori chesono coprimi con m, cioe gli squarefree composti da primi divisibili perm′ = d′/m e quindi ψm · (χd′0 ∗ µ) e ancora un polinomio di grado al piu m′

e moltiplicato (in convoluzione) con ed, diventa un polinomio di grado alpiu’ m′d = d′d/m = q/d =: q′.

Corollario 4. Data f ∈ S, la serie di Dirichlet associata

F (s) =+∞∑n=1

f(n)

ns

ammette un prolungamento meromorfo in C

Dimostrazione. utilizzando la (4.16) e la (5.18) otteniamo :

F (s) =∑ψ∈Dpr

Lψ(s)Pψ(s) =∑ψ∈Dpr

τ(ψ)

iaq1/2

q

)s−1/2 Γ(1−s+a2

)

Γ( s+a2

)Lψ(1− s)Pψ(s)

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38 CAPITOLO 5. CARATTERI COME GENERATORI DI S

Page 47: Dirichlet L-Series

Bibliografia

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[4] Alberto Perelli Fondamenti di Teoria Analitica dei Numeriwww.dima.unige.it/ perelli

[5] Mimmo Arezzo Ogni spazio vettoriale ha basehttp://www.dima.unige.it/ arezzo

[6] Jobin Lavasani Algebraic Number Theory - Lecture 11http://www.maths.bris.ac.uk/ malab

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