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76 Direction Reportec - Anno XIII n.76 marzo 2015 mensile ICT SECURITY Dalla sicurezza alla resilienza per le infrastrutture critiche COMMUNICATION Videocomunica nel Cloud con Circuit di Unify NETWORKING Allied Telesis presenta la serie x930 focus on CLOUD STORAGE con approfondimenti dedicati a DATACORE - FUJITSU - IBM - iNEBULA - NETAPP OVERLAND STORAGE - RETELIT

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76Direction Reportec - Anno XIII n.76 marzo 2015 mensile

ICT SECURITY Dalla sicurezza alla resilienza

per le infrastrutture critiche

COMMUNICATION Videocomunica nel Cloud con

Circuit di Unify

NETWORKINGAllied Telesis presenta

la serie x930

focus on

cloud storagecon approfondimenti dedicati a

DATACORE - FUJITSU - IBM - iNEBULA - NETAPP OVERLAND STORAGE - RETELIT

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È il tempo dei servizi 4

Coud storage 5

Il Cloud Storage: dal Public al private Cloud 6

Storage sicuro e nel Cloud con iNebula Safe 12

Storage ad alte prestazioni e per le PMI da Fujitsu 14

Storage flessibile IBM on premise o su cloud 16

Cloud e SDS con DataCore 18

Overland protegge i dati in azienda e nel Cloud 20

Cloud e Object Storage negli sviluppi di NetApp 22

Fibra, Cloud Storage e servizi nei piani di sviluppo di Retelit 24

Dalla sicurezza alla resilienza per le infrastrutture critiche 26

Videocomunica nel Cloud con Circuit di Unify 28

Allied Telesis presenta la serie x930 29

Ben venga Cryptolocker se risveglia le coscienze 30

networking

ict securitycommunication

l’opinione

l’opinione

Direction Reportec - anno XIII - numero 76 mensile marzo 2015 Direttore responsabile: Riccardo FlorioIn redazione: Giuseppe Saccardi, Gaetano Di Blasio, Paola Saccardi. Grafica: Aimone Bolliger Immagini da: Dreamstime.com Redazione: via Marco Aurelio, 8 - 20127 Milano Tel 0236580441 - fax 0236580444 www.reportec.it - [email protected]: A.G. Printing Srl, via Milano 3/5 - 20068 Peschiera Borromeo (MI) Editore: Reportec Srl, via Gian Galeazzo 2, 20136 Milano Presidente del C.d.A.: Giuseppe Saccardi Iscrizione al tribunale di Milano n° 212 del 31 marzo 2003 Diffusione (cartaceo ed elettronico) 12.000 copie Tutti i diritti sono riservati; Tutti i marchi sono registrati e di proprietà delle relative società.

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ÈÈ il tempo dei serviziContinua a svilupparsi l'offerta di servizi da parte delle aziende che operano nel segmento dell'ICT. In generale, quello a cui si assiste è il passaggio graduale ma costante degli interessi dalla produzione di beni materiali (server, storage, centralini, firewall, switch e così via) alla produzione di beni immateriali o logici (servizi, supporto, software, cloud e così via). Il motivo è facilmente individuabile e risiede nella continua compressione dei ricavi e dei margini derivanti dalla vendita del solo hardware.A risentirne maggiormente sono stati per primi i produttori di hardware, a sfavore dei quali hanno giocato sia la virtualizzazione dell'IT, che ha ridotto in termini quantitativi il venduto, sia i processi di standardizzazione e migrazione verso il cloud e, ultimo arrivato, il Software Defined nelle sue varie declinazioni. Quest'ultimo processo, in particolare, impone che per essere "à la page" si rendano disponibili soluzioni standardizzate e gestibili in modalità aperta. Così facendo, però, si apre la strada a chi invece di produrre l'hardware, che offre bassi margini, si concentra sul software, che richiede sì forza lavoro professionale, ma che ha costi industriali minori perché non si devono ordinare componenti, sviluppare progetti che richiedono tempo, fare previsioni di lungo termine sul venduto e così via. Si ha, in sostanza, un fenomeno simile a quello avvenuto nel mondo finanziario quando il valore si è spostato dai prodotti materiali ai prodotti finanziari.In ogni caso, positivo o negativo che sia il fenomeno, intraprendere la strada dei servizi appare obbligato o quasi.. Ma quello dei servizi è un settore ampio e in un momento in cui il problema non è la volontà di cambiare l'infrastruttura IT o migrare al cloud ma dove trovare i quattrini per farlo, si sta estendendo anche ad aspetti finanziari. In pratica, crescono i produttori che oltre alle tecnologia mettono in campo anche i finanziamenti affinché il cliente possa intraprendere un percorso evolutivo in grado di far diventare più reattiva l'azienda e di conseguenza remunerare il produttore.Quello del finanziamento dell'investimento in IT è in pratica un servizio ulteriore che si aggiunge agli altri servizi immateriali che stanno crescendo sul mercato, anche se naturalmente minaccia di creare delle distorsioni perché potrebbe portare un'azienda a non dotarsi della tecnologia migliore ma di una magari meno innovativa per la quale riceve un finanziamento per l'acquisto. Se oltre al finanziamento si ha però il meglio, o quasi, di quello che c'è sul mercato diventa una strada senza dubbio molto interessante per svecchiare la tecnologia, migliorare i processi di business e guadagnare in competitività. R

di Giuseppe Saccardi

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Internet of Things, mobile app, digital marketing e social media contribuiscono tutti

a far crescere enormemente i dati prodotti quotidianamente nelle imprese, le quali

devono, evidentemente, trovare “spazio” per immagazzinarli, mantenendone la fruibilità

finché una parte di essi dovrà essere archiviata.Riuscire in quest’opera non basta, se

contemporaneamente non sono tenuti a bada i costi e, ovviamente, garantita la necessaria sicurezza in termini di integrità, riservatezza,

autenticità e disponibilità.La soddisfazione di queste esigenze è alla base

del crescente successo che sta registrando l’offerta di Cloud Storage.

Quest’ultima si sta sviluppando in due direzioni: quella pubblica e quella privata.

La prima area si è affermata da tempo, anche se con una connotazione soprattutto rivolta

al mondo consumer, cioè caratterizzata da contratti standard, SLA predefiniti e

relativamente poca flessibilità. Peraltro sono in crescita le proposte professionali, anche offerte

direttamente dai produttori di hardware.Il cloud storage privato, invece, si divide in tre tipologie: le architetture virtualizzate on

premise, le soluzioni più avanzate di Software Defined Storage e quelle di taglio più basso,

dette di Personal Cloud.

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IL CLOUD STORAGE: DAL PUbLIC AL PRIvATE CLOUDSoluzioni flessibili per memorizzare la gran mole di dati prodotta ogni giorno a costi accessibili, senza trascurare disponibilità e sicurezza di Giuseppe Saccardi

Il Cloud Storage è un argomento sempre più al centro dell’inte-resse da parte delle aziende e di

conseguenza dei produttori di so-luzioni storage. Il motivo è sempli-ce: la crescita quasi esponenziale dei dati da memorizzare da qual-che parte, cercando di farlo ai costi più bassi possibili senza per questo creare problemi alle applicazioni business, alla sicurezza, alla loro disponibilità. In pratica, quello che potrebbe sembrare un bel rebus.La criticità, in termini di volumi, deriva poi da aspetti strettamente connessi alle applicazioni o indi-pendenti dalla propria volontà.Per esempio il fenomeno dell’Inter-net delle cose (Internet of Things: IoT) lascia già presagire un impat-to notevole in termini di volume di dati da memorizzare per chi gesti-rà le reti di “oggetti” o per chi ne uti-lizzerà la mole di dati generati per analizzarli e trarne informazioni funzionali al proprio business.Questo è però ancora un aspetto che è connesso alle applicazioni e in qualche misura prevedibile. Ma se si pensa invece all’evolu-zione della comunicazione mobile multimediale, si ha un esempio di fenomeno indipendente che da un momento all’altro, nel giro di un cambio di generazione di disposi-tivi mobili o di standard di codifica e velocità trasmissiva di una rete

mobile, può portare anche a incre-mentare di un ordine di grandezza il volume di dati da memorizzare a seguito di un audio o videocon-ferenza che passa da una bassa a una in alta definizione. L’applica-zione è la medesima, l’utilizzatore del servizio è il medesimo, il tempo e le informazioni che ci si scam-bia sono le medesime ma cambia enormemente il numero di byte generati.L’aumento del volume dei dati, di cui prevedibilmente solo una par-te minoritaria è di uso corrente mentre il restante finisce in breve tempo nell’archivio, ha implicato la definizione di nuove architetture per affrontare il problema, sia sotto il piano della gestione dei volumi che sotto il piano dei costi.In ogni caso quando si parla di cloud storage ci si riferisce sostan-zialmente a due grosse aree: quel-la pubblica e quella privata.

Lo storage come servizio pubblicoLa prima area si riferisce alle aziende che erogano servizi di sto-rage mettendo a disposizione dei clienti i loro data center e le loro infrastrutture. In alcuni casi si trat-ta di una semplice evoluzione da precedenti offerte di co-location o di gestione in outsourcing. Una recente evoluzione ha visto affian-

carsi ai classici operatori del setto-re, specializzati nel fornire servizi e che magari sono arrivato al cloud partendo da servizi di pura connet-tività e di telefonia, anche aziende produttrici di dispositivi hardware.È questo il caso dei produttori di apparati server e di storage che disponendo dei data center ne-cessari per svolgere le loro attività hanno deciso di utilizzarli anche per erogare servizi cloud ed en-trare in un campo che si prospetta essere molto appetibile in un mo-mento in cui i margini sull’hardwa-re stanno decrescendo, decrescita che si prospetta possa risultare ancor più marcata con il diffonder-si di architetture software defined, che si basano proprio sul concetto di poter disporre di uno strato har-dware a basso costo e che proprio in quanto tale finisce con l’erodere e comprimere i margini di un pro-duttore.

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IL CLOUD STORAGE: DAL PUbLIC AL PRIvATE CLOUD

Nel campo dei servizi storage esi-stono però consistenti differenze, anche se meno ampie di quanto erano all’inizio del fenomeno.Un fattore critico si è per esempio rilevato essere la localizzazione fi-sica dei Data Center.Per esempio, i primi servizi che sono stati erogati da una nota società americana erano basati su data center situati negli USA e soggetti alle relative leggi federali. In termine di protezione dei dati e della loro riservatezza un utente europeo veniva a essere meno ga-rantito per quanto riguardava pro-prio la riservatezza. Inoltre si sono verificate nel passato perdite e tra-fugamenti di dati che hanno por-tato molte aziende interessate allo storage sul cloud a procrastinare gli investimenti o una migrazione dell’IT aziendale in tal senso e a porsi in uno stato di attesa di tempi migliori, in cui le tecnologie di sicu-

rezza dello storage e le normative in proposito fossero più chiare.Una tale situazione ha lasciato lo spazio e l’opportunità ai produtto-ri di apparati ,perlomeno quelli di maggiore dimensione, per entrare in gioco e attivare propri servizi in Italia e in Europa basandoli su Data Center locali, soggetti quindi alle normative italiane ed europee che sono molto più stringenti e garan-tisti in tema di privacy. La vicinanza all’utente e alle sue sedi permette anche di far leva sui minori co-sti trasmissivi e di poter fornire ai clienti soluzioni di connettività convenenti che, quando si parla di storage e di esigenze di backup e restore con finestre il più possibile strette, è un aspetto di rilievo.Alla data sono numerosi in Italia sia i fornitori classici di servizi, e cioè di aziende che si sono dotate in proprio di un data center per for-nire servizi storage o che agiscono come broker rivendendo un servi-zio arricchito comperando spazio storage da operatori mondiali di livello e categoria superiore.Parimenti, seppur meno numerosi perché relativo ai big dell’informa-tica, sono disponibili anche offerte da parte di produttori che dispon-gono di Data Center a livello nazio-nale, in Germania o in Inghilterra, tutte nazioni soggette alle norma-tive comunitarie.A quest’area di fornitori di servizio, pur variegata, si rivolgono quelle aziende utilizzatrici che necessi-tano di storage tipicamente sia su base continuativa che on demand.

L’offerta di tal tipo si sta differen-ziando perché ogni fornitore cerca naturalmente di caratterizzarsi al meglio delle sue possibilità per ri-tagliarsi la propria fetta di mercato. Quello che si osserva è un’offerta che spazia dalla semplice proposi-zione di storage sino ad architetture IT più complesse che comprendo-no anche server e connettività, op-pure un servizio architettato sotto forma di cloud ibrido, con uno sto-rage che comprende sia capacità e relativi dispositivi situati presso il data center del fornitore che presso l’utente, in modo da poter meglio rispondere a esigenze di velocità. In altri casi il servizio arriva sino a livello applicativo, come laddove i dati devono essere elaborati a fini statistici e rientrano in quella gros-sa area dei big data, che richiedono non solo elevata capacità storage ma anche una elevata capacità elaborativa e hardware specifico, per esempio basato su flash e l’in-memory computing.

Lo storage per il cloud privatoPiù semplice e meno variegata è l’area dello storage per il cloud privato. Ma non per questo meno soggetta del cloud pubblico a una forte evoluzione architetturale e tecnologica.In questo caso la differenziazione a cui si assiste per lo storage segue tre strade.La prima è quella della virtualizza-zione, con soluzioni che permet-tono di mettere a fattor comune

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lo storage aziendale distribuito sui vari dispositivi (storage server, e così via) e trasformarlo in un pool di risorse che può essere fruito in modo usuale o sotto forma di Pri-vate Cloud.La seconda strada è quella che persegue l’evoluzione in chiave sofwtare defined. È una strada che viene intrapresa in primis dalle aziende di media-alta dimensio-ne che decidono di far evolvere in tal senso il proprio data center e le sue principali componenti e cioè lo storage, i server e la rete.L’obiettivo generale da parte dell’utilizzatore, anche se poi la pratica porta a scelte più restrit-tive, è quello di disaccoppiare lo strato software di gestione dello storage da quello fisico di traspor-to e memorizzazione dei dati. È in sostanza un ritorno sui generis al pluridecennale modello OSI, dove una infrastruttura ICT era suddivisa in sette livelli che comunicavano tramite API specifiche e dove ogni livello richiedeva al sottostante un servizio di una certa tipologia e caratteristiche. Con che hardwa-re il servizio foss erogato al livello richiedente la cosa interessava poco. Importante era che fossero esaudite le funzionalità richieste.Naturalmente quando si parla di strato software e di strato hardware la cosa si complica se a livello har-dware ci si propone come obietti-vo quello di poter usare hardware di produttori, caratteristiche (disco, flash, nastro, eccetera) generazioni differenti. Per poterlo fare si deve

disporre di un denominatore co-mune per quanto concerne la ge-stione dell’insieme, la sua fruizione come cloud e la sua inserzione se necessario in un contesto cloud più ampio, e cioè un cloud ibrido che permetta di far leva sui bene-fici dell’una e dell’altra architettura e servizi.Naturalmente la cosa più semplice è dotarsi di una infrastruttura SDS predisposta per erogare servizi in un contesto cloud privato del sin-golo fornitore. Si perde in grado di apertura ma si beneficia dell’one stop shopping e di un centro di as-sistenza unificata.Un poco più critico è quando si pass al cloud ibrido, perchè qui la situazione è profondamente diver-sa in quanto non necessariamente il fornitore pubblico ha adottato la medesima architettura e software di gestione dell’azienda privata.Alcune aziende produttrici al fine di superare il problema del dover movimentare i dati da un ambiente strettamente privato a uno pubbli-co e viceversa, o abilitare un facile recupero dei dati dal servizio pub-blico nel caso si decidesse di cam-biare operatore, hanno sviluppato software e sistemi operativi ad hoc omogenei per cloud pubblici, privati o ibridi. Peraltro, il fatto di aver forni-to l’hardware e il sistema operativo e di gestione a un operatore cloud ha finito in alcuni casi per costituire una consistente leva commerciale perché viene evidenziato come sia più facile in tal caso realizzare un cloud ibrido.

La terza strada consiste nel do-it-yourself, facilitata peraltro dal fatto che cresce il numero di fornitori di apparati storage che sviluppano architetture semplificate che co-prono le esigenze medio basse. Sono i cosiddetti Personal Cloud, che permettono di far fronte alle esigenze di piccole sedi o uffici pe-riferici e che vanno incontro anche all’esigenza di permettere a basso costo di salvare i dati, metterli in comune, garantirne la sopravvi-venza tramite tecniche RAID e abi-litarne l’accesso sia da locale che da remoto.

I punti chiave del cloud storageMa, volendoli riassumere per sem-plicità, quali sono i punti salienti che costituiscono il valore aggiunto del Cloud Storage? Fondamental-mente sono di quattro tipologie:• Si ha la possibilità di accedere

allo storage in modo innovativo tramite servizi fruibili su Web.

• Si può fruire dello storage con un elevato grado di astrazione e

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disaccoppiamento tra la sua lo-cazione fisica e logica. Ciò rende possibile, da parte del fornitore, provvedere a un rapido reindiriz-zamento delle richieste di storage verso sedi fisiche dove sia dispo-nibile lo storage richiesto con le caratteristiche necessarie o al contempo distribuire le richieste su più sistemi fisici potenzial-mente distribuiti world wide.

• Si ha la possibilità di una ge-stione semplificata e di tempi di provisioning fortemente contenuti rispetto a un approccio tradizio-nale. È facilitata anche la struttu-razione in livelli dei servizi richie-sti. Ciò è valido sia che si tratti di un Cloud Provider che del dipar-timento IT preposto a supportate le attività delle diverse divisioni aziendali, dalla progettazione alla produzione, dal marketing all’analisi strategica, che possono avere esigenze focalizzate in al-cuni periodi dell’anno o del mese.

• Vi è la possibilità di condivide-re, organizzare e gestire i dati in modo più semplice rispetto a

soluzioni tradizionali, ricorrendo a piattaforme più aperte e più fa-cilmente espandibili.

Ricorrere al Cloud Storage, in de-finitiva, permette di disporre di un IT virtualizzato, più dinamico e versatile e, di conseguenza, di tra-sferire questa caratteristica anche sulle applicazioni business. Attivare nuove applicazioni, nuovi processi di business, anche se inizialmente non si è certi del successo presso il pubblico, diventa meno rischioso e quanto si paga in infrastruttura storage nel Cloud può essere pro-porzionato alla effettiva risposta da parte del mercato.

Il rovescio della medagliaNaturalmente tutte le medaglie hanno il loro rovescio e anche il cloud non è la panacea universale a tutti i problemi dell’IT, così come non tutte le applicazioni business e i bilanci aziendali possono trova-re sollievo certo e garantito da una evoluzione verso il cloud storage.Come si è verificato per tutte le ar-chitetture, le soluzioni e i prodotti resi sino a ora disponibili per lo sto-rage, anche il cloud non è esente da aspetti che vanno considerati attentamente e correlati alle pro-prie esigenze di business e di set-tore in cui si opera.L’aspetto forse di maggior impor-tanza, pur se organizzazioni come la SNIA stanno attivamente ope-rando in tal senso, è che ancora non esiste uno standard del tutto definito per il Cloud Storage e le

modalità di accesso ai servizi che eroga. Ne può derivare una certa rigidità nel caso si debba effettua-re il passaggio di una applicazione business da un fornitore di servizi Cloud a un altro. Peraltro questo non vale solo per lo storage ma per tutti i servizi che lo costituiscono.Un secondo aspetto da considera-re è che non tutti i fornitori di Cloud Storage dispongono di soluzioni in grado di far potenzialmente fronte a tutte le esigenze che si posso-no presentare per le applicazioni aziendali.Ciò potrebbe portare a identificare e rendere appetibile un soluzio-ne mista, in cui viene abbinato un approccio basato su un “Enterpri-se Cloud Storage” con un “Public Cloud Storage”. E in effetti quella del cloud ibrido è una strada che sempre più aziende stanno intra-prendendo.Per esempio, potrebbe non risul-tare possibile rispondere a tutte le funzionalità di una applicazione che richieda capacità relazionali dal database, oppure potrebbe non essere possibile distribuire i dati su più data base ed effettuare il lock dei medesimi o permettere l’ac-cesso multiplo, oppure potrebbe risultare difficile garantire tempi di risposta predefiniti nel loro valore massimo e così via.Un terzo fattore di criticità e aspet-to da esplorare con il fornitore del servizio è quello, pur nel contesto di una virtualizzazione e distribu-zione territoriale, della collocazione materiale dei dati, in quali siti, con

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che caratteristiche SLA, di disaster recovery o di sicurezza.In sostanza, si tratta di verificare se lo storage che si utilizza in modo virtuale e i dati che vi finiscono con il risiedere portino a non rispetta-re quanto previsto da normative nazionali o di settori per quanto riguarda la compliance, cosa pe-raltro che può presentare della complessità alla luce di norma-tive che hanno il cattivo vezzo di cambiare con una certa rapidità o subire aggiustamenti in corsa anche significativi (per esempio la SOX, PCI, Basilea 2, eccetera, per rimanere sul piano internazionale, oppure le norme sulla conserva-zione sostitutiva dei documenti per quanto concerne l’ambiente nazio-nale).Sono, in particolare, le normative che prevedono uno stretto control-lo sui dati e sui siti di loro alloca-zione che possono risultare difficili da soddisfare in un ambito Cloud Storage.

Storage on demand e standardIl forte interesse per la fruizione di storage on demand ha spinto le società produttrici e chi offre servizi storage in ambito cloud a costituire gruppi che, all’interno di organismi già esistenti, si occupassero di de-finire metodi e standard comuni per poter fruire in modo aperto di capacità di storage.In assenza di queste standardiz-zazioni si assisterebbe al prolife-rare di soluzioni non interoperabili,

sostanzialmente proprietarie e in quanto tali, se di possibile accetta-zione da parte del grande pubblico, di problematico utilizzo da parte delle aziende e da enti pubblici, che sono propense, o addirittura obbligate, ad adottare sistemi e soluzioni aperte perché meno co-stose e dove la possibilità di trovare personale esperto è meno proble-matica.Un grosso lavoro di standardiz-zazione, come già evidenziato, lo conduce SNIA, che ha il compi-to all’interno dell’associazione di produttori di apparati storage di definire linguaggi e interfacce che garantiscano l’interoperabilità e la trasparenza nei confronti delle ap-plicazione di utente.In questo scenario, con il termine DaaS (Data storage as a Service) ci si riferisce alla fornitura su richie-sta di capacità di storage sotto for-ma di storage virtuale.Parlare di offerta DaaS fa però su-bito emergere il problema di come questa offerta possa supportare l’accesso da parte di applicazioni client che risiedono in ambienti le-gacy. Perché ciò possa realizzarsi deve essere sostanzialmente di-sponibile il supporto di due diverse tipologie di protocolli di rete, iSCSI per lo storage a blocchi e CIFS/NFS oppure WebDAV per ambienti file system.

Cloud storage a misura del businessOsservate nel loro insieme le offer-te di Cloud Storage si differenziano

sensibilmente, sia che si tratti di soluzioni di Enterprise Cloud sia di Public Cloud. In ogni caso ci sono degli aspetti comuni che possono essere considerati quando si deve decidere come procedere e verso quale soluzione indirizzare la pro-pria scelta.

criteri di tariffazione del servizioUna delle principali, se non la principale in assoluto, motivazio-ne per adottare una soluzione di loud storage è quella dei costi, di spostare il piano economico dal Capex all’Opex e il desiderio di pa-gare esclusivamente a consumo le risorse fruite. Valutare questo costo è quindi l’elemento primario e ciò implica il chiarire due diverse tipo-logie di costi da sopportare, quello dello storage in sé e quello della banda trasmissiva necessaria per accedervi in funzione delle esigen-

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ze delle applicazioni, del volume di dati che si devono trattare, del tempo in cui questi dati devono es-sere disponibili e così via. Ma è nei dettagli che di solito si nasconde il diavolo.Spesso a un costo iniziale possono finire con l’aggiungersi costi na-scosti, come quelli di connessione, di richiesta o rilascio delle risor-se, oppure costi di manutenzione inattesi o difficili da quantificare inizialmente o sottostimati e altri ancora. Proprio perché si desidera evolvere verso una tariffazione al consumo le modalità di tariffa-zione è auspicabile, per esempio, che siano il più semplice, lineari e chiare possibile e che implichino bollette mensili che siano del tutto o quasi prevedibili a budget.

FlessibilitàLa flessibilità, oltre a una tariffazio-ne a consumo, è probabilmente il

secondo degli elementi che ren-dono attraente il Cloud Storage. La flessibilità si declina in due diversi aspetti, la scalabilità e cioè la pos-sibilità di disporre della capacità storage necessaria, e l’elasticità, ovverossia la possibilità di ottenerla e rilasciarla in base alle esigenze.Quello che si desidera in definitiva, sia a livello di CIO che di business manager e di chi autorizza i bud-get di spesa aziendali, è di essere finalmente liberati dai problemi di budget per l’hardware, le espansio-ni, la gestione degli ordini, le parti di scorta, la formazione, e così via.

PrestazioniL’aspetto prestazioni può in mol-ti casi essere critico, ma più per quanto concerne le limitazioni di banda che per l’ammontare di sto-rage che può essere reso disponi-bile.Se l’applicazione di backup e di disaster recovery necessita di una capacità di banda di 100 Mbit per poter essere attuata nel tempo previsto dalle procedure e dalle normative, una soluzione in cui la banda massima possa arrivare a 10 Mbit al secondo è chiaramente inutilizzabile. Viceversa, può essere accettabile per il backup e inaccettabile per la gestione dei dati in produzione. Assume quindi importanza valu-tare la consistenza della effettiva e contrattualizzabile disponibilità di banda a fronte delle esigenze applicative e corrispondenze nor-mative.

IntegrabilitàUn altro anche se non ultimo aspetto da considerare é la com-plessità o meno dell’integrazione con l’IT aziendale e le applicazioni business. In genere, questo implica una verifica accurata delle inter-facce software e delle API disponi-bili, se siano proprietarie o meno, e che complessità presentano nel loro uso. Trattandosi poi di storage deve esistere la corrispondenza con il proprio ambiente applicativo e ciò richiede che si verifichi, se tale è il proprio caso, la disponibilità di ac-cessi tramite http, NFS, CIFS ecce-tera.Esiste poi un aspetto di carattere generale che esula dalle esigen-ze applicative, mentre corrisponde a quelle normative alle quali deve far fronte non solo il CIO, ma anche il management aziendale, che ne risponde civilmente o penalmente. Si tratta dell’allocazione dei dati. Il punto è che di solito un fornitore di servizi di Cloud storage non ga-rantisce che i dati risiedano in un determinato punto fisico.In generale, per molte applica-zioni ciò non è richiesto, ma (oltre quanto previsto dalle leggi) se, per esempio si utilizza il Cloud stora-ge come ambiente per il disaster recovery assume importanza co-noscere la distanza tra le sedi in cui i dati sono duplicati, le carat-teristiche dello storage fisico o la disponibilità di sistemi di alimen-tazione elettrica alternativi del sito, per limitarsi a punti essenziali. R

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STORAGE SICURO E NEL CLOUD CON iNebula SAfEProteggere i dati è possibile e alla portata di tutte le SMb con la soluzione di cloud ibrido ideata da iNebula. Assicura backup e ripristino in locale e da remoto e l’accesso in mobilità ai dati di Giuseppe Saccardi

iNebula è una società che fa par-te del Gruppo ITway, una multi-nazionale che opera nel settore

dell’IT da 15 anni, con oltre 280 di-pendenti in 6 Paesi europei.Alla base della costituzione di iNe-bula vi è stata la volontà di sfruttare la competenza tecnologica svilup-pata negli anni dal gruppo cui ap-partiene. L’esperienza accumulata ha permesso di organizzare ed erogare corsi di formazione e di certificazione per conto di vendor di primissimo piano, per cui l’azienda ha in pratica assunto lo status non solo di formatore tecnologico ma anche di “Certification Authority”.I riconoscimenti e le qualifiche ottenute costituiscono un asset molto importante, ma non l’unico che caratterizza l’azienda. A esso se ne aggiungono altri, ha illustrato Stefano Della Valle, vice president di iNebula. Un secondo asset è la profonda focalizzazione nel mon-do della sicurezza, con oltre 120 specialisti e certificazioni di alto livello sulle tecnologie proposte, come per esempio quelle di part-ner tecnologici di primo piano quali Cisco, VMware e Check Point.

Servizi cloud per lo Small Medium BusinessMa nel concreto in cosa si è tra-dotta la vision di iNebula e quale

è il suo ideale target di mercato?«Abbiamo iniziato fornendo il servizio di collaborazione e vide-oconferenza iNebula Vidio, che è allo stesso tempo basato su tec-nologie estremamente consoli-date e assolutamente innovativo per quanto concerne la modalità esclusiva di fruizione, che per un servizio di entry level è addirittura gratuita. Poi abbiamo via via ag-giunto altri servizi nel cloud», ha evidenziato Della Valle.In essenza, iNebula Vidio è un ser-vizio WebRTC di videoconferenza in cloud che presenta il beneficio e

la semplicità di essere “clientless” e cioè non richiedere l’installa-zione di software sul dispositivo dell’utente e che, inoltre, è com-pletamente accessibile via web in cloud. Un utente può collegarsi in videoconferenza o seguire webinar su desktop, tablet, smartphone e sale conferenze attrezzate.Un più recente servizio, che come quello di videoconferenza presen-ta caratteri fortemente originali, è iNebula Safe , un servizio di Cloud Backup che iNebula ha svilup-pato al fine di garantire anche a una media azienda la protezione dei dati aziendali tramite cloud, il loro backup e la possibilità di un veloce restore. In pratica, la so-luzione coniuga le funzionalità di data protection evoluto con quelle di business continuity e disaster recovery e permette di disporre di una soluzione per la salvaguar-dia dei dati con un’architettura distribuita nel Cloud tipicamente esclusiva delle grandi aziende.Quello del cloud backup e dei re-lativi servizi è un segmento in cui già operano svariate aziende e operatori. Tipicamente però preve-de che l’user salvi periodicamente i propri dati nel Cloud in un data center di cui non sempre si cono-sce la locazione. Uno dei maggiori problemi a cui si può però andare incontro con le tipiche soluzioni di questo tipo sono i tempi necessari sia per il backup sia per il restore, soprattutto quando viene utiliz-zata una normale connessione Adsl di qualche megabit. In questo

Stefano Della Valle, vice president iNebula

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STORAGE SICURO E NEL CLOUD CON iNebula SAfE

caso, con il crescere esponenziale dei dati strutturati ma soprattutto non strutturati (video, documenti digitalizzati, eccetera) i tempo di backup e restore dei dati, che ora-mai anche in una media azienda arrivano a superare facilmente i terabyte, diventano proibitivi e possono richiedere ore o addirit-tura giorni. È a queste criticità in termini di sicurezza, efficienza e reale disponibilità del dato che iNebula si è proposta di rispondere con la soluzione iNebula Safe.

Un cloud ibrido di classe enterpriseiNebula Safe è nella sua architettura e fun-zionalità un servizio cloud ibrido che preve-de due componenti di base.La prima componen-te è costituita da un dispositivo storage al-locato presso l’azien-da che è dato in comodato d’uso ma rimane di proprietà di iNebu-la, che quindi ne ha la completa responsabilità per la gestione, la manutenzione, l’aggiornamento del software e la garanzia della corrispondenza delle sue carat-teristiche tecniche alle esigenze del cliente. Una volta che è stato messo in produzione e connes-so alla rete locale, sul dispositivo viene seguito periodicamente il backup dei dati aziendali. A parti-re da questo dispositivo il restore è quindi effettuabile in locale e

praticamente istantaneo, eviden-zia Della Valle. Di notte e quindi in un momento di scarsa operativi-tà e quando la connessione Adsl è generalmente poco utilizzata, il servizio provvede ad allineare automaticamente i dati residen-ti sullo storage locale con quelli conservati nel cloud.I benefici di una tale architettura di cloud ibrido sono molto consi-stenti, ha illustrato Della Valle.Un primo beneficio consiste nel poter realizzare anche una decina di backup locali nel corso della giornata e avere un unico alline-amento durante la notte.

Un secondo beneficio del dispor-re anche di uno storage locale e di una sua immagine nel cloud è che, se il dispositivo si dovesse guastare, entro 48 ore ne viene fornito uno sostitutivo già allineato per quanto concerne i dati, dispo-sitivo che così può essere imme-diatamente connesso alla rete e posto in produzione.iNebula svolge anche tramite il suo servizio una funzione di su-pervisione da remoto del fun-zionamento del sistema nel suo complesso. Nel caso si rilevi che

il volume dei dati da salvare, la velocità della linea e i tempi di backup accettabili non risultano tra loro congrui, iNebula avvisa il cliente e gli invia un disco usb. Il cliente può quindi collegare allo storage in locale il disco ricevuto, copiarvi l’elevato volume di dati e inviarlo a iNebula, che provvede ad allineare lo storage locale con la sua immagine nel cloud.

Dati disponibili ovunque con tablet, notebook e smartphoneLa protezione dei dati è indispen-sabile, ma altrettanto indispen-sabile per il business, osserva

Della Valle, è il poterne liberamente dispor-re ovunque ci si trovi. Anche in questo caso iNebula si è proposta di rispondere adegua-tamente con il servizio cloud alle crescenti esigenze di mobilità.In pratica, per l’utente

mobile, il servizio viene visto come una sorta di grande “drop box” aziendale.Tramite esso è possibile accedere ai propri file, scaricare un Excel, scambiare documenti con clienti e collaboratori, il tutto in un am-biente sicuro e protetto. Funzio-nalmente il tutto per l’utilizzatore avviene in modo trasparente e congruo con il suo usuale modo di procedere e la navigazione tra i file avviene all’interno dell’imma-gine del suo disco C: virtuale nel cloud. R

I servizi cloud di iNebula

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STORAGE AD ALTE PRESTAzIONI E PER LE PMI DA FujItsufujitsu ha reso disponibile il sistema storage Eternus DX200f, che abbina prestazioni flash a costi sostenibili e garantisce il 100% di operatività. Rilasciate anche soluzioni pensate per le PMI di Giuseppe Saccardi

Eternus JX40

Continua l’impegno di Fujitsu nello sviluppo di soluzioni storage volte ad ampliare

la sua gamma di soluzioni desti-nate a proteggere le aziende dai rischi di perdite di dati causate da disastri, senza per questo costrin-gerle ad aggiungere complessità alle rispettive infrastrutture ICT, e al contempo porre le basi per un Hybrid Cloud dinamico e flessibile L’impegno più recente si è concre-tizzato nel suo nuovo prodotto all flash DX200F della sua linea Eter-nus di dispositivi storage. Elevate le prestazioni che caratterizzano il prodotto.Anche nel caso delle applicazioni dai requisiti prestazionali più spin-ti, ha illustrato la società, il nuovo DX200F permette di disporre dei benefici derivanti dalle performan-ce che evidenzia essere tra le più alte presenti sul mercato a un co-sto accessibile. Inoltre, la soluzione storage ingloba funzionalità di fai-lover trasparente che consentono alle aziende di continuare a essere operative, in modalità manuale o automatica, in caso di interruzioni dei servizi programmate o impre-viste.Lo sviluppo del nuovo prodotto de-riva dalla considerazione di Fujitsu

che quando si tratta di dati mis-sion-critical che devono rimanere costantemente disponibili senza interruzioni, una configurazione a prova di disastro è una condizio-ne sine qua non per mantenere, per esempio, i siti di vendita online operativi, i database transazionali accessibili e le macchine virtuali funzionanti.

Minor complessità e Disaster Recovery automaticoPer quanto conceren l’equipaggia-mento l’All-flash Array è un siste-ma preconfigurato equipaggiato con un numero variabile da 5 a 24 SSD (Solid State Disk) per una ca-pacità totale massima di 38,4 TB.Gli SSD possono incrementare la velocità, osserva Fujitsu, anche di un paio di ordini di grandezza, su-perando di molto gli hard disk in particolare per quanto concerne la latenza dei dati, aspetto che può costituire un serio problema per le applicazioni business più esigenti.

«Il sistema Fujitsu Storage Eternus DX200F è la scelta perfetta per le applicazioni che richiedono presta-zioni elevate per garantire i tempi di risposta più rapidi e la soddi-sfazione degli utenti. A differenza dei costosissimi All-flash Array basati su architetture di sistema proprietarie con componenti flash realizzati appositamente, il nostro DX200F fa leva sull’architettura ad alte prestazioni della famiglia storage Eternus DX RAID e sulla convenienza economica degli SSD standard. Come già comprovato da benchmark standard, questa com-binazione si traduce nella più alta accelerazione applicativa del set-tore a livelli di costo decisamente più bassi», ha osservato Bernhard Brandwitte, Vice President Global Storage Business di Fujitsu.Un altro aspetto sottolineato da Fujitsu è il fatto che laddove molti sistemi all-flash forniscono pre-stazioni limitate in termini di alta disponibilità e disaster recovery, il DX200F supporta la sincronizza-zione dei dati tra due unità. Sfrut-tando la funzione Storage Cluster è possibile infatti configurare un meccanismo di failover trasparen-te che combina le performance tipiche dei prodotti all-flash con una ridondanza completa in caso di disastro, per un risultato che at-tualmente non trova altri riscontri sul mercato.Il failover verso il sistema soprav-vissuto o verso il sito secondario avviene automaticamente in caso

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STORAGE AD ALTE PRESTAzIONI E PER LE PMI DA fUJITSU

Eternus DX200F

di disastro in modo trasparente verso gli host e l’applicazione, e senza bisogno di interventi da par-te degli amministratori di sistema.Tutti gli accessi applicativi vengono mantenuti in tempo reale, mentre tutti i sistemi presenti nell’ambien-te ad alta disponibilità possono continuare a funzionare produtti-vamente nel corso delle normali operazioni standard. La soluzione supporta anche il failover manua-le, utile in caso di interruzioni pro-grammate, test dei piani di disaster recovery e aggiornamenti senza disservizi.

Storage per le PMI ad alta efficienza e prestazioniFujitsu ha reso disponibile anche Eternus JX40 S2, un nuovo sotto-sistema storage ad alte prestazioni pensato per le esigenze delle PMI e delle sedi aziendali distaccate nonché per ottimizzare su base end-to-end i sistemi ICT. L’appa-rato è un’estensione che l’azienda ritiene anche ideale per qualsiasi server.In contemporanea al nuovo storage Fujitsu ha infatti annunciato anche i nuovi Server Primergy RX2560 M1 e TX2560 M1, che si caratterizzano, ha illustrato, per alti livelli di per-formance, espandibilità e disponi-bilità con un fattore di forma sia in formato rack (RX) che tower (TX).L’introduzione sul mercato dei nuovi apparati storage deriva dalla considerazione dell’azienda che i volumi di dati da gestire continua-no a crescere e i requisiti di ca-

pacità finiscono spesso con il su-perare la capacità storage interna che i server sono in grado di fornire. Quello che ne deriva è che molte aziende necessitano di un’esten-sione che sia allo stesso tempo pratica ed efficace della capacità storage, cosa che però se attuata in modo non adeguato può causa-re un rallentamento in termini di velocità e prestazioni.A questo problema si è propoposta di rispondere proprio con il rilascio del JX40 S2, che permette di am-pliare la capacità storage fino a 173 Terabyte suddivisi su un massimo di quattro chassis. In pratica, la ca-pacità di storage già di per sé ele-vate del server TX/RX2560 M1 può essere aumentata di tre volte.A livello di prestazioni, la veloci-tà operativa è ottenuta mediante l’adozione di interfacce SAS da 12 Gbit/s per un massimo di 96 hard disk o SSD (Solid State Disk) SAS da 2,5”.È poi disponibile un meccanismo di basilare di protezione dati con ri-dondanza integrata, cosa che, nota Fujitsu, rende il sistema Eternus JX40 S2 il complemento ideale per i server della sua famiglia Primergy.

Prestazioni assicurate dai processori Intel XeonPer quanto concerne le prestazioni, con i server Primergy RX/TX2560 M1 le aziende possono disporre delle prestazioni di fino a due proces-sori Intel Xeon E5 v3 in combina-zione con un massimo di 1536 GB di memoria DDR4. La scalabilità è invece assicurata da fino a 10 slot di espansione e fino a 32 hard disk da 2,5”.Per quel che riguarda, invece, la ga-ranzia di funzionamento sia delle versioni rack sia tower del server questa è ottenuta tramite l’ado-zione di alimentatori e ventole ri-dondanti e di una serie di svariati controller RAID.In sostanza, evidenzia Fujitsu, sono caratteristiche che rendono i ser-ver ideali per le applicazioni che richiedono grande potenza di cal-colo come la virtualizzazione dello storage e le strategie di backup-to-disk, ma anche per ambienti Micro-soft Exchange.A questo si aggiunge la ServerView Suite, che fornisce un supporto in-tegrato per gli amministratori du-rante le procedure di installazione, deployment e gestione di server e storage. R

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STORAGE fLESSIbILE Ibm ON PREMISE O SU CLOUDIbM pone ottimizzazione e management al centro delle nuove infrastrutture storage basate su uno strato software che unifica con flessibilità l’hardware esistente, dagli x86 ai sistemi a nastro di Gaetano Di Blasio

Jamie Thomas, General Manager, Storage and Software Defined Systems di IBM

Con Jamie M. Thomas, Ge-neral Manager, Storage and Software Defined Systems

di IBM, abbiamo fatto il punto sul-le strategie presenti e future, dopo l’annuncio di un investimento da un miliardo di dollari in cinque anni solo per lo sviluppo di tecnologie in ambito Software Defined Storage.

Lo scenario più “challenging” è forse quello dei big Data, alla cui crescita contribuiscono diverse sorgenti, Internet of Things, social media, mobile app. Come affrontare questo contesto?

Gli analytics sono l’elemento che accomuna tutti i Big Data, perché alla fine devi trarre valore da ognu-na di queste sorgenti. Tutti cercano un modo per ottenere business insight dai dati. È un’opportunità e riguarda nel profondo imprese di ogni settore economico. Ho parlato con aziende diverse, per esem-pio compagnie di assicurazioni, che mi hanno detto “non siamo

un’azienda di assicurazioni ma un’azienda di indicizzazione dati” e ha senso, perché il loro business dipende dai dati.Questo sta accadendo molto velo-cemente e le imprese si rendono conto che, per riuscire a utilizzare questo tipo di dati da un punto di vista economico, devono dotarsi di infrastrutture molto differenti da quelle che già hanno e, allo stesso tempo, devono avere un punto di vista completamente nuovo sul data lifecycle management, molto più sofisticato. Perché devono tro-vare un nuovo break even in ter-mini di capacità e spazio nel data center per gestire queste enormi quantità di dati e sorgenti diverse.Abbiamo osservato questi cam-biamenti, in particolare nell’ultimo anno, e siamo giunti alla con-clusione che occorrevano nuovi sviluppi e approcci nello storage per portarlo a nuovi livelli e, per questo, abbiamo investito sugli elementi strategici del Software Defined Storage e della tecnolo-gia flash. Il primo permetterà di fornire ai clienti maggiore agilità e nuovi strumenti per la gestione economica dello storage. Mentre riteniamo che la tecnologia flash sarà il formato hardware domi-nante in futuro, soprattutto per la sua abilità nel supportare più effi-cacemente questa nuova onda di applicazioni.

In febbraio avete annunciato IbM Spectrum Storage, che sembra andare ben oltre prodotti e tecnologie proponendo una nuova visione. Qual è il percorso evolutivo, considerato che il vostro piano prevede un investimento da un miliardo di dollari in cinque anni?

È oltre un decennio che investiamo nei Big Data, in buona parte, per esempio, per il progetto Watson. Sono questi investimenti che per-mettono a IBM di sviluppare le fun-zionalità che sono e saranno inse-rite nelle nuove tecnologie storage. Non sono cose che puoi creare in qualche settimana e tale esperien-za rappresenta senz’altro un punto di forza per IBM.Se guardiamo all’evoluzione del-le esigenze avvenuta nell’ultimo anno, si comprende che, per avere un’infrastruttura efficace, hai bi-sogno di un efficace sistema per la gestione dell’ambiente storage. Inoltre, c’è un’altra evoluzione sul fronte infrastruttura, che è basata su software. È evidente che il de-livery dello storage via software è molto più efficiente e flessibile. Questo strato software possiamo sia fornirlo installato in un’applian-ce sia all’interno del nostro am-biente cloud su Softlayer. Questo ci permette di offrire caratteristi-che simili on premise e in cloud e supportare al meglio i clienti nella scelta di un’architettura o un’altra e, in particolare, nell’implemen-tazione di un’infrastruttura cloud ibrida.Tra le evoluzioni annunciate lo scorso anno e ora portate a ter-

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STORAGE fLESSIbILE Ibm ON PREMISE O SU CLOUD

mine, c’è Spectrum Scale, proprio uno di quei prodotti su cui abbiamo investito per il progetto Watson, per costruirne il livello storage. Con-tinueremo a impegnarci per svi-luppare questo e gli altri prodotti per incrementare le tecnologie e i protocolli o quant’altro, in modo da supportare tutte le peculiarità dei diversi ambienti di storage.Abbiamo raccolto tutta la nostra offerta software in un’unica fami-glia e ci siamo focalizzati su due aspetti fondamentali: storage ma-nagement e storage optimization.Quest’ultimo è probabilmente quello su cui sono concentrate le maggiori attenzioni degli utenti, sia di chi impiega le appliance sia di chi usa Softlayer. La principale novità in quest’ambito è IBM Spec-trum Accelerate, che deriva dal software già compreso nella nostra appliance XIV, leader di mercato, caratterizzata da semplicità d’uso ed elevate prestazioni. In sintesi, con Accelerate è possibile pren-dere il software di XIV e installarlo nel proprio sistema di commodity storage. Questo significa valorizza-re l’hardware di cui le imprese già dispongono, compresi sistemi Intel vari, cambiando completamente il modello di acquisizione e il ciclo di vita dello storage.A partire da settembre, questo pro-dotto è stata testata in ambienti reali con successo. Per esempio ho visitato un’azienda nel Regno Uni-to dove mi hanno spiegato quanto abbiano apprezzato la rapidità con cui sono stati in grado di utilizzare la soluzione e completare il primo deployment in 30 minuti. Provate a

compararlo con il processo di ac-quisizione tradizionale.Un altro caso pubblico è quello della cinese State Grid, la più gran-de azienda energetica del mondo. Un caso particolarmente significa-tivo per le dimensioni dell’impresa e dell’installato esistente. Sono ri-usciti a sfruttare la flessibilità del software e scalare in maniera di-versa ed efficiente attraverso que-sta enorme capacità hardware. Si tratta di milioni di dollari che le imprese possono rimettere in produzione in maniera efficiente, rivoluzionando il lifecycle dell’in-stallato.

A proposito di ottimizzazione dei processi, le nuove tecnologie storage, la virtualizzazione e il Software Defined Storage possono portare vantaggi sul fronte del disaster recovery e dell’archiviazione. Avete proposte specifiche in quest’ambito?

Una delle offerte sul fronte del management è proprio Spectrum Archive. Per questo abbiamo scritto un’interfaccia software che con-sente ai clienti di interfacciare l’in-frastruttura in maniera molto più efficace del passato con i propri sistemi storage basati su nastro. Questo è importante anche negli ambienti Big Data, dove i volumi da salvare sono enormi e ciò sta risvegliando l’interesse verso i na-stri. Il problema con questi ultimi, però, è che sono difficili da usare, ma questa nuova automazione li rende accessibili e utilizzabili. Di fatto diventa molto facile gestire questi media come una parte criti-ca del data management lifecycle.Molti nostri clienti hanno comin-ciato a sfruttare con successo queste soluzioni, quasi tutte rila-

sciate lo scorso anno e ora, con Accelerate, tutte disponibili. Anche per questo abbiamo unificato l’of-ferta, che in parte era all’interno del Software Group di IBM.

Cosa state preparando per il futuro dello storage, in particolare, sul fronte delle tecnologie flash?

Ci sono certamente molti investi-menti che daranno origine a evo-luzioni sul fronte dei sistemi flash. Per cominciare i nostri più recenti rilasci portano nuovi form factor che possono essere utilizzati per gestire dati legacy e contempora-neamente forniscono grandi mi-glioramenti in termini di consumi energetici e, più in generale, in una prospettiva di costo totale di pos-sesso (TCO).Stiamo poi investendo nella pros-sima generazione di soluzioni a supporto del cloud ibrido con un nuovo cloud gateway che lega in maniera molto efficiente le infra-strutture legacy con le compo-nenti su Softlayer, per consentire ai clienti di utilizzare quest’ultimo più efficacemente. Stiamo anche lavorando per estendere il sup-porto a altri cloud per limitare le restrizioni. Per quanto, ovviamente, siamo maggiormente concentrati sui nostri asset, quale Softlayer è, siamo anche il principale sosteni-tore economico del progetto Open-Stack. Tutti i nostri prodotti storage sono integrati in OpenStack, come le appliance e c’è chi li sta gesten-do con OpenStack, come alcuni service provider nostri clienti. Più in generale, però, OpenStack è un fronte su cui opera il nostro Cloud Group. Inoltre, su Spectrum Scale stiamo integrando Swift e già dal-lo scorso anno forniamo supporto object. R

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CLOUD E SDS CON datacoreDataCore SANsymphony-v10 permette di realizzare infrastrutture virtuali aperte e pone le basi per un cloud ibrido di Giuseppe Saccardi

George Teixeira CEO di DataCore

DataCore Software opera nel campo dello storage definito dal software. Il suo software

DataCore SANsymphony-V10 per la virtualizzazione si propone di per-mettere alle organizzazioni IT di gestire e scalare in modo traspa-rente le architetture per lo stora-ge dei dati, nonché di poterlo fare, proprio tramite la virtualizzazione, anche in ambienti multivendor e con tecnologie storage di diverse generazioni, in modo da abilitare un passgagio progressivo al private o all’Hybrid Cloud.Si tratta di base di un tecnologia software adattativa e capace di au-to-apprendere e ripararsi che nella strategia DataCore elimina del tut-to o fortemente riduce le difficoltà connesse ai processi manuali e supporta il reparto IT, grazie alla sua architettura agnostica rispet-to all’hardware, nel rendere reali

le potenzialità espresse dai nuovi data center definiti dal software e abi-litati al Cloud.Peraltro, evidenzia la società, la so-luzione SANsym-phony-V10 non solo permette di realizzare infra-strutture virtuali utilizzando diver-se piattaforme di

base quali server, storage, eccetera anche di fornitori e generazioni di prodotto diverse, ma allo stesso tempo di incrementare l’affidabilità complessiva e la disponibilità dei dati mediante una gestione in pool dinamico delle risorse.Rende possibile, infatti, evidenzia George Teixeira, CEO di DataCore, risolvere il problema connesso alla gestione di “isole di dati”, all’utilizzo di hardware di base economico e all’integrazione della tecnologia Flash in abbinamento a macchine basate sui convenzionali dischi o di generazioni precedenti.In sostanza, permette di muoversi in un’ottica altamente virtualiz-zata e aperta, invece di rimanere vincolati all’interno del complesso processo di convergenza che le aziende stanno mettendo in prati-ca al fine di perseguire l’obiettivo di un data center realmente definito dal software,

Un connubio SAN virtuali e Software DefinedCome in precedenza accennato, l’attuale approccio frammentato nell’acquisto dello storage non ap-pare più in grado di tenere il pas-so con la forte crescita dei dati e con la parimenti forte esigenza di flessibilità. SANsymphony-V10 è stato sviluppato, evidenzia George Teixeira, CEO di DataCore, proprio con l’obiettivo di superare questo

ostacolo ma anche di costituire un punto miliare nella virtualizzazione delle risorse aziendali.In sintesi, la soluzione consente a un’azienda di realizzare una SAN virtuale scalabile costruita utiliz-zando i server economici (che ma-gari si pensava di dismettere) e il loro storage senza dover affrontare i problemi connessi alla messa in esercizio e soprattutto con i costi generalmente elevati delle tradi-zionali reti di storage. Ma questo non è tutto, osserva Teixeira.La funzione Virtual SAN di DataCore SANsymphony-V10 consente alle organizzazioni anche di virtualiz-zare lo storage dei server basati su Flash o dischi fissi, e inoltre di integrare nel processo di virtua-lizzazione dello storage le batte-rie di storage esterno esistenti. In sostanza, dal punto di vista della disponibilità dei dati, la tecnologia software e virtualizzata sviluppata da DataCore consente di perse-guire l’obiettivo di una disponibilità continua dei dati, oltre che evitare di affrontare i costi per la realizza-zione di una SAN tradizionale.Dati in-field rilevati presso casi concreti di suo utilizzo, evidenzia DataCore, indicano in sino al 75% la percentuale di riduzione dei costi, con un contemporaneo aumento delle prestazioni delle applicazioni virtualizzate di sino a un ordine di grandezza.

L’architettura di SANsymphony-V10SANsymphony-V10 è un prodotto

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CLOUD E SDS CON DATACORE

Le funzioni di SANsimphony

software per la virtua-lizzazione dello storage giunto alla sua decima generazione che com-prende funzionalità di Virtual SAN e che si è candidato per aprire la strada verso nuove ti-pologie di utilizzo, che nel settore vengono riferite anche come ser-ver-SAN o per l’adozione di sistemi convergenti.Come in precedenza evidenziato, una volta che il software è stato installato su server X86 standard, fornisce un set di servizi comuni di storage trasversale a tutti i dispo-sitivi storage disponibili e permette di gestire in pool la capacità sto-rage dei diversi dispositivi di rete. I dati vengono poi automaticamente replicati tra i diversi nodi al fine di non avere un singolo punto di gua-sto.La “Virtual SAN” che si viene a co-stituire è in grado di funzionare con tutti i principali hypervisor (come per esempio VMware vSphere o Microsoft Hyper-V) e su qualunque server o VM standard. In sostanza, se si ragiona in termini di Opex, la DataCore Virtual SAN permette di eliminare i problemi, i costi e le complessità aggiuntive legate alla gestione e al funzionamento di in-frastrutture SAN esterne.Un altro punto saliente è la scala-bilità. A partire da due nodi Virtual SAN scala fino a oltre 50 milioni di IOPS e supporta sino a 64 petabyte di capienza su cluster di sino a 64 server, con oltre 100 milioni di IOPS.

In pratica, per chi vuole evolvere da un’architettura convenzionale a una alta-mente virtualizzata, Data-Core Virtual SAN crea pool di storage condivisi ad alte prestazioni e a eleva-

ta disponibilità utilizzando i dischi e lo storage flash installati nei server applicativi.Tramite DataCore Virtual SAN, dal punto di vista infrastrutturale, i re-sponsabili IT possono gestire, vir-tualizzare e sfruttare i dischi e lo storage basato su flash dei server, oltre che virtualizzare le batterie di storage esterno presenti nei diver-si dipartimenti, data center e uffici remoti, con un uptime, evidenzia Teixeira , prossimo al 100%.

Virtual SAN in campo nella PAUn esempio concreto di utilizzo di SANsymphony-V10 lo fornisce quanto realizzato dal Comune di Bologna, che ha circa 3500 postazioni informati-che. L’infrastruttura IT è composta da due Server Farm posizio-nate nelle due sedi principali.In un tale e comples-so scenario si erano nel tempo eviden-ziate tre esigenze specifiche: garanzia della BC, aumento della potenza, conte-nimento della spesa.

Un’indagine ha escluso l’adozione della classica soluzione di poten-ziamento dell’hardware a favore del SDS. Le motivazioni hanno riguardato l’aspetto economico, infatti l’adozione del SDS avrebbe eliminato l’esigenza di dotarsi di ulteriore hardware, oltre a garanti-re una maggiore flessibilità in fase di crescita e senza imporre vincoli rispetto all’acquisto di hardware di uno specifico produttore.Successivamente è stata eseguita un’approfondita verifica mirata ai livelli funzionali offerti. Questa fase di valutazione ha portato alla scel-ta di DataCore SANsymphony-V10, che si è rivelata essere la piattafor-ma che offriva maggiori garanzie in base ai requisiti espressi.Alla data il Comune ha virtualiz-zato, con DataCore, storage IBM, NetApp, Nexsan, dischi flash HGST con 4 livelli di Tier distribuiti sui due nodi metropolitani. R

Il package SANsymphony

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overlaNd PROTEGGE I DATI IN AzIENDA E NEL CLOUDLe piattaforme di Overland Storage virtualizzano lo storage e proteggono i dati nel cloud e in ambienti vMware di Giuseppe Saccardi

Il tema della salvaguardia, del backup e della conservazione del dato è al centro degli svilup-

pi di Overland Storage, azienda di statura internazionale che è pre-sente in Italia tramite la sua par-tecipata Tandberg Data. Overland ha sviluppato una nutrita serie di prodotti hardware, software, siste-ma operativo e dispositivi storage SAN, NAS e Tape per la conservazio-ne sicura del dato sia a breve che a lungo termine.I prodotti a portfolio sono soluzioni volte nel complesso ad abilitare la gestione unificata e la protezione dei dati nel loro intero ciclo di vita e, in particolare, i sistemi disco sono dotati di tecnologie RAID molto evo-lute atte a garantire la disponibilità, il recupero e la ricostruzione di un disco in caso di failure di sistema anche particolarmente pesanti.La mission di Overland, congiun-tamente a Tandberg Data, una sua consociata interamente control-lata, è dichiaratamente quella di semplificare e ottimizzare sotto il piano dei costi la gestione e l’ar-chiviazione di dati e informazioni, siano esse conservate e trattate localmente che distribuite su scala geografica.La presenza sul mercato di Over-land Storage si è poi ulteriormen-te espansa tramite la fusione con Sphere 3D. Obiettivo primario di questa operazione è stato quello

di accelerare lo sviluppo e l’inte-grazione di tecnologie di nuova e prossima generazione nell’ambito della virtualizzazione e del cloud, abbinandole a una proposizione di soluzioni di storage scalabile.In Italia le soluzioni storage, per il backup, l’archiviazione e la con-servazione nel lungo periodo sono disponibili attraverso il canale di-stributivo Sphere3D (www.sphere3d.com), Overland Storage (www.over-landstorage.com) e Tandberg Data (www.tandbergdata.com) e anche tramite una rete di rivenditori a va-lore aggiunto e system integrator.

Salvaguardare i dati in ambito enterprise e cloudPer quanto concerne la protezione dei dati nel loro ciclo di vita Over-land Storage ha reso disponibile RAINcloud OS, un sistema opera-tivo di classe enterprise dedicato alle soluzioni di storage della serie SnapScale, basate su architettura cluster scalabili orizzontalmente a

livello geografico e ottimizzate per ambienti enterprise cloud e distri-buiti.La più recente versione di RAIN-cloud OS costituisce, ha evidenzia-to la società, un’evoluzione del sof-tware per SnapScale e comprende servizi per la realizzazione di una infrastruttura storage definita dal software in grado di eseguire au-tomaticamente e in modo intelli-gente operazioni di gestione e pro-tezione dei dati senza la necessità di intervento manuale. Permette anche di eseguire autonomamente il provisioning, il bilanciamento e la correzione dei problemi.Tra i servizi che Overland Storage evidenzia come particolarmente interessanti ai fini della sicurezza e dell’operatività si annoverano:• Windows-only Tree: migliora la funzionalità di Permission Han-dling and Authentication, permet-tendo agli utenti Windows e UNIX/Mac di condividere i documenti in ambienti misti.

• Lightweight Directory Access Pro-tocol (LDAP): consente agli ammi-nistratori di impostare i permessi e definire gli accessi alle cartelle utilizzando il “name lookup” da e verso gli Unique User Identifier (UID).

• Monitoraggio storico delle pre-stazioni: consente agli ammini-stratori di ottenere report riferiti a specifici periodi per ottimizzare il trasferimento dati e minimizzare i colli di bottiglia della rete.

• Creazione di cloud privati e prote-zione dei dati: consente di creare

La soluzione storage SnapScale per cloud privati

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overlaNd PROTEGGE I DATI IN AzIENDA E NEL CLOUD

un cloud privato senza doversi preoccupare di problemi di si-curezza e spese legati a servizi cloud di terze parti.

Non ultimo, gli strumenti per ge-stire i dati in mobilità compresi in RAINcloud OS consentono di im-plementare cloud privati per condi-videre e sincronizzare i dati e per-metterne l’accesso anche quando si è fuori ufficio.

La sicurezza passa per la virtualizzazioneUn altro elemento importante per incrementare la sicurezza è la virtualizzazione, che permette di gestire centralmente dati e dispo-sitivi. La proposta Sphere3d, socie-tà proprietaria dei brand Overland Storage e Tandberg Data, in questo campo si basa sulle piattaforme VDI di V3, società controllata, che permettono di realizzare un’infra-struttura distribuita di virtual de-sktop come parte di un’architettura iperconvergente.Le appliance sono disponibili in 3 modelli: V50, V100 e V200, in grado rispettivamente di supportare sino a 50, 100 e 200 user concorrenti ma con una scalabilità di sino a 10.000 desktop. Le appliance sono già pronte per essere inserite in un ambiente VMware.I pool di appliance V3 sono gesti-ti centralmente tramite il Desktop Cloud Orchestrator, un software di management user friendly che permette di creare, eliminare, abili-tare, disabilitare e realizzare ilprovisioning dei desktop virtuali.

Proteggere i dati con Snap-Server XSD Particolarmente nutrita è nel por-tfolio Overland Storage la gamma di soluzioni dotate di funzioni di protezione dei dati di classe en-terprise. Lo SnapServer XSD 40, di recente rilascio, presenta per esempio, oltre a una gestione di questo livello, robuste funzionalità di protezione dati pur in un fattore di forma in formato desktop. Sup-porta accessi sia a livello file che a blocchi ed è una multipiattaforma compatibile con sistemi Windows, Linux, UNIX e Macintosh.Per quanto concerne la disponibi-lità dei dati, in particolare, include nel software funzionalità aggiun-tive di protezione dei dati come le SnapShot ad alte prestazioni, il backup diretto su RDX, Bit-Torrent Sync e opzional-mente la replica remota.Il dispositivo di storage SAN e NAS equipaggia il software Guar-dianOS 7.6 e, come accennato, è di-sponibile in versione desktop con dimensioni molto contenute.Il suo campo di utilizzo, suggeri-sce Overland Storage, spazia dagli ambienti con server virtualizzati e Microsoft Exchange, fino a archi-tetture di backup e consolidamen-to dello storage.Per quanto concerne la fruizione dei dati in ambienti distribuiti è integrato con il prodotto software

di condivisione file BitTorrent Sync. Tramite il software i dati salvati sullo SnapServer XSD 40 possono essere consultati da qualsiasi luo-go, cosa che rende possibile rea-lizzare la collaborazione tra uffici distribuiti o remoti.Il sistema operativo GuardianOS 7.6, sviluppato da Overland Storage, si fa anche carico di fornire robusti criteri di protezione e salvaguardia dei dati, in modo da rendere sicura la disponibilità delle informazioni business. Secondo dati di targa, permette di disporre di illimitati volumi protetti mediante il Dyna-micRAID, del supporto del backup con RDX rimovibile, integrazione con la sicurezza aziendale e una condivisione ottimizzata dei file tra

piattaforme diverse.Non meno importante ai fini ope-rativi e di ottimizzazione degli in-vestimenti è la funzione di self-provisioning degli storage pool, che permette a multipli volumi NAS e iSCSI LUN di condividere le stesse risorse e di protezioni dei dati, cosa che ha il beneficio ag-giuntivo di semplificare l’ammini-strazione. R

V3 con montaggio a rack per ambienti VMware

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CLOUD E ObJECT STORAGE NEGLI SvILUPPI DI NetaPPSteelStore Amazon Machine Image, StorageGRID Webscale e Cloud aprono la strada al Software Defined Data Center di Giuseppe Saccardi

Il tema della protezione di dati e di come garantirne disponi-bilità e sicurezza è sempre più

all’attenzione di CIO e manager. Sino a qualche anno fa, pone in evidenza Roberto Patano, diretto-re tecnico di NetApp, la protezione dei dati era generalmente intesa come disaster recovery, oppure sul come realizzare il backup, ma altro non c’era. Ora la realtà è mutata. Da una parte vi è il diffondersi del concetto di Software Defined Data Center (SDDC) , dall’altra si diffonde sempre più il cloud e in particolare il cloud ibrido.SDDC e cloud, singolarmente o congiuntamente, forniscono nuove e differenti modalità prima impen-sabili nell’affrontare il tema della protezione dei dati, mo-dalità che sono fruibili in modo flessibile in funzio-ne di quello che è l’obiet-tivo finale che un utente vuole perseguire in termi-ni di performance, di disponibilità del dato e di costi da sostenere. La varietà di soluzioni ora praticabili permette, nel concreto, di affron-tare adeguatamente le diverse tipologie di problematiche che si possono presentare. Una prima problematica, osserva Patano, è connessa al tema della protezione del dato.«Normalmente quando si parla di protezione delle informazioni e ci

si muove in un ambiente com-plesso caratterizzato da una gros-sa varietà e quantità di dati in piena crescita, e che lo sarà sempre più con l’evoluzione dell’Internet delle cose, uno dei maggiori problemi da affrontare consiste nel come effettuare velocemente il backup. Poter recuperare le informazioni è importante ma è importante anche poterlo fare senza che ciò vada a impattare in modo negativo con l’operatività e i processi dell’azien-da», mette in guardia Patano.In sostanza, uno dei problemi che gli IT manager hanno dovuto af-frontare è consistito nel capire come scaricare velocemente le informazioni per tornare veloce-mente operativi perché in aziende

di grosse dimensioni il backup può richiedere anche decine di ore. In questo ambito ci sono diverse op-zioni. Si può affrontare il problema in modo classico, con dischi veloci o flash, ma per un backup online è uno spreco. Un’alternativa consiste nell’utilizzare appliance ideate per questo, dotate di bocchettoni molto grandi verso l’esterno a cui connet-

tere lo storage per ridirigervi tutti i flussi di backup.«La cosa interessante di una tale appliance, come SteelStore di Ne-tApp, è che può essere inserita nel contesto aziendale senza creare problemi perchè si interfaccia ver-so tutti i software di backup come se fosse un volume CIFS o NFS e di fatto non si è costretti a cambia-re nessuno dei processi di backup ma semplicemente ridirigerne i flussi da una risorsa a un’altra, in modo anche progressivo, ma otte-nendo benefici immediati perché diventa possibile realizzare backup più frequenti o con finestre molto strette», evidenzia Patano.Patano non nasconde che quanto spiegato rimane comunque un ap-proccio che è pur sempre classico. Quello che, invece, ritiene innova-tivo è quanto offerto dal cloud. La domanda di base da porsi è infatti:

perché tenersi tutti i dati in casa? Perché non fruire del meglio delle due alternative e cioè disporre di un ba-ckup veloce all’interno

del data center per i dati utilizzati frequentemente e usare invece ri-sorse disponibili nel cloud per i dati meno acceduti, o da archiviare? Si tratta in sostanza di compiere un doppio passo in termini di efficien-za: adottare una soluzione che ve-locizzi il backup interno e allo stes-so tempo permetta di essere pronti per integrare lo storage del cloud nel momento in cui lo si dovesse decidere.

SteelStore

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CLOUD E ObJECT STORAGE NEGLI SvILUPPI DI NETAPP

Architettura StorageGRID Webscale

Appliance virtuali per velocizzare il backup nel CloudNell’ottica del Cloud e della virtua-lizzazione, ovverossia la possibilità di fruire di risorse a consumo, Ne-tApp ha fatto però un altro passo avanti, e lo ha fatto con Amazon. In sostanza, se sino a oggi la sua appliance SteelStore presentava la struttura classica di un dispositivo hardware dotato di suoi dischi e di canali di connessione ad altis-sima velocità, ora è un dispositivo disponibile anche come software. In base ad accordi il device virtuale è disponibile all’interno degli Amazon Web Ser-vice come SteelStore Amazon Machine Ima-ge. Dal punto di vista pratico e funzionale è la medesima applian-ce fisica che è possibile comperare e installare all’interno del proprio data center.«SteelStore Amazon Machine Image rappre-senta un ulteriore pas-so avanti della strategia di NetApp volta a fornire alle aziende una crescente flessi-bilità, senza obbligarle a scegliere tra cloud pubblico, privato o ibrido ma mettendo a loro disposizione una soluzione flessibile sul piano dei costi, perché si tratta di una ap-pliance virtuale il cui servizio può essere acquistato a ore. e inoltre si tratta di una soluzione di ba-ckup che è nativa cloud», osserva

Patano. Gli scenari che si aprono sono molti. Operativamente, Ste-elStore, nella sua incarnazione hardware, da una parte riceve i dati dal software di backup e dall’altro li esporta all’esterno via S3 (Ama-zon Simple Storage service) e in tal senso è aperto al cloud. Con la sua incarnazione software si fa però un passo in avanti perché diventa pos-sibile sia fruire dei servizi di storage di Amazon mediante Cloud Ontap che dei servizi di backup tramite la SteelStore Amazon Machine Image. Un esempio rende meglio l’idea di cosa sia possibile fare nel caso si

verifichi un disastro.«Immaginiamo di avere nel data center una appliance SteelStore che viene utilizzata per realizzare il backup. Il backup viene fatto in locale e poi tramite il protocollo S3 i dati del backup vengono movi-mentati e salvati nel Cloud. A que-sto punto un evento catastrofico mette fuori servizio il Data Center.

In una situazione convenzionale il danno è molto consistente e ripar-tire può anche esser impossibile, perlomeno in tempi stretti. Inve-ce con il cloud e le soluzioni Ne-tApp diventa possibile ricorrere ad Amazon, dove già risiedono i dati di backup, acquistare per il tempo necessario una appliance Steel-Store virtuale, effettuare il recovery dei propri dati da S3 a SteelStore, comprare Cloud Ontap e dei server virtualizzati. A questo punto si è ri-creato rapidamente il proprio Data Center ed è possibile ripartire», ha spiegato Patano.

Un discorso analogo vale naturalmente anche per esigenze meno critiche, come per esempio la ne-cessità di effettuare test su dati di produzione.Le possibilità nella movi-mentazione dei dati e la loro migrazione tra am-biente locale, SteelStore, e cloud pubblici che si aprono sono però ancora maggiori, osserva Patano, per esempio quelle con-nesse alle soluzioni per lo storage a oggetti Sto-

rageGRID Webscale, un software di NetApp progettato per supportare cloud ibridi e ambienti always-on.Come software gira su server vir-tualizzati sia con storage E-Series di NetApp che array di terze parti e include un engine che determina dove mettere o spostare fisica-mente i dati in base alle policy e ai requisiti di business. R

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fIbRA, CLOUD STORAGE E SERvIzI NEI PIANI DI SvILUPPO DI retelItServizi di trasporto e di Internet, “cloud” in bundle con connettività vPN, servizi a valore aggiunto e gestione centralizzata della sicurezza alla base della forte crescita prevista da Retelit di Giuseppe Saccardi

Dario Pardi, Presidente del Gruppo Retelit

Retelit ha approvato un nutrito piano Industriale 2015-2019 focalizzato sulla valorizza-

zione delle aree di presidio sto-rico del Gruppo: consolidamento e sviluppo del mercato dei servizi di telecomunicazioni con i circa 8.000 chilometri di fibra ottica, 9 reti metropolitane e 18 data cen-ter; sviluppo di attività a maggiore potenzialità quali la connettività e VAS per il mercato Corporate e PA, espansione del data center e del cloud. Il piano di sviluppo della presenza in Italia e worldwide di Retelit prevede, inoltre, la continuità della partecipazione nel consorzio per la costruzione del cavo sot-tomarino AAE-1, che tramite fibra ottica collegherà le principali aree economiche mondiali.«Le comprovate capacità ed espe-rienze nel settore da parte dei nuo-vi componenti del Board, unite a un mandato stabile e di medio perio-do, ci permettono di concentrarci con efficacia sul Business, facen-do leva sugli ottimi fondamentali di Retelit e sulle sue potenzialità. Siamo convinti che questo piano industriale rappresenti la base per una nuova storia di successo per Retelit», ha commentato Dario Par-di, Presidente del Gruppo Retelit.

Vediamo in sintesi i driver strategici del piano di Retelit, che corrispon-dono alle esigenze espresse dal mondo industriale.Nell’ambito dei servizi di connetti-vità per il mercato Corporate e la PA, Retelit prevede una crescita del fatturato grazie ai servizi di traspor-to e di Internet, ai servizi di “cloud” in bundle con connettività VPN, e ai servizi a valore aggiunto (VAS). Inol-tre il piano si focalizza sulla ge-stione della sicurezza, in modalità centralizzata o attraverso firewall remoti, nell’intera filiera (gestione dei documenti come servizio, crit-tografia del Cloud), e Unified Com-munications.Il piano prevede anche il consoli-damento dei servizi data center e lo sviluppo dei servizi in cloud, di-

rettamente e in collaborazione con Partner. In particolare, la focalizza-zione riguarderà i servizi di Mana-ged Services e Cloud IaaS services, inclusi consulenza e servizi pro-fessionali.Sulla base delle linee strategiche di sviluppo il Gruppo Retelit preve-de di raggiungere nel 2019 un fat-turato consolidato pari a circa €70 milioni, con un CAGR di circa 14%, e un EBITDA pari a circa €25 milioni.Un elemento chiave nell’erogazio-ne dei servizi e nel raggiungimen-to degli obiettivi che l’azienda si è prefissata di ottenere è costituito dal sistema AAE-1 che, grazie a 25 mila chilometri di cavo sottomari-no in fibra ottica, collegherà tutti i principali Paesi del Sud Est Asiati-co, l’India, l’Africa e l’Europa attra-verso il Medio Oriente connettendo paesi che rappresentano oltre il 40% della popolazione mondia-le. Il ruolo di Retelit all’interno del consorzio AAE-1 è anche quello di soggetto di riferimento per l’atter-raggio del sistema in Italia, che ci si aspetta garantisca alla società di acquisire nuovi “carrier” e clienti internazionali.Le proiezioni positive in termini di mercato e risultati economici sono sostanziate anche dal fatto che si prevede che il mercato wholesale dei servizi di telecomunicazioni agli operatori nazionali e internazionali, ICT, Media e Difesa risulterà soste-nuto da una crescita continua dei ricavi legati ai servizi di trasporto, di connettività e delle infrastruttura per il “Fiber to the Cabinet”. R

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In oltre 280 pagine analizza gli economics e le strategie alla base

dell’adozione del Cloud come strumento per rendere l’IT più efficace, razionale

e meno costoso, nonché gli aspetti connessi ai nuovi paradigmi dell’IT e del

cloud. Tra questi l’Hybrid Cloud, i Big data e il Software Defined Data Center.

Completa l’opera l’esame della strategia e della proposizione di

primarie aziende dell’IT internazionale che hanno fatto del Cloud uno degli

elementi portanti del proprio portfolio di soluzioni e servizi.

Giuseppe SaccardiGaetano Di Blasio - Riccardo Florio

Clou

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Cloud Computinge IT as a ServiceHybrid Cloud, Big Data, Software Defined Data Center e Servizi per un’azienda agile e competitiva

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Il Cloud è un nuovo modo di fruire dell’IT ormai ampiamente accettato. Il crescente successo che gli è stato decretato è peraltro favorito dall’attuale situazione economica, che rende propensi a spostare gli investimenti verso il core business e a dosare le spese in IT in modo che corrispondano a misurabili risultati economici.Pur in un quadro generale di sua crescita nuovi paradigmi sono apparsi. La tendenza principale è rappresentata da un Cloud di tipo ibrido, che abilita la coesistenza dei benefici di una componente privata con quelli di una pubblica. Una seconda è rappresentata dai Big Data, campo nel quale il Cloud permette di disporre della capacità elaborativa e di storage senza dover investire massiccia-mente in infrastrutture. Contemporaneamente si è assistito all’apparire di un nuovo paradigma, quello del Software Defined, percepito come passo ulteriore della virtualizzazione dei Data Center di nuova generazione alla base di ambienti Cloud. Sono tutti aspetti del Cloud che vengono esaminati in questa nuova ed aggiornata edizione del volume, che dopo una parte di analisi generale dei concetti e degli economics ne considera le componenti, dall’IaaS al SaaS, nonché le strategie e le soluzioni di primari operatori del settore.Giuseppe Saccardi è autore e coautore di numerosi libri, rapporti, studi e survey nel settore dell’ICT. Ha

lavorato in società di primo piano nel campo dell’informatica e delle telecomunicazioni nazionali e inter-nazionali, maturando una trentennale esperienza nel settore. È laureato in Fisica ed è iscritto all’ordine dei giornalisti della Lombardia. È cofondatore e President di Reportec.Gaetano Di Blasio ha lavorato presso alcune delle principali riviste specializzate nell’ICT. Giornalista pro-fessionista, è iscritto all’ordine dei giornalisti della Lombardia ed è coautore di rapporti, studi e survey nel settore dell’ICT. Laureato in Ingegneria, è cofondatore e Vice President di Reportec.Riccardo Florio ha collaborato con le principali case editrici specializzate nell’ICT. È coautore di rapporti, studi e Survey nel settore dell’ICT. È laureato in Fisica ed è iscritto all’ordine dei giornalisti della Lombardia. È cofondatore e Vice President di Reportec

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Giuseppe Saccardi - Gaetano Di Blasio - Riccardo Florio

StoRA

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Lo storage costituisce uno degli elementi centrali dell’Informatica aziendale, è dove risiedono

le applicazioni e i dati che permettono il funzionamento di un’azienda e per questo le

evoluzioni in atto che lo coinvolgono sono numerose. L’evoluzione verso uno storage basato

su IP e Internet, l’interesse per una sua fruizione come servizio sia sotto forma di Cloud

pubblico o privato in modo da ridurre gli investimenti e i costi di gestione, la crescita dei dati

non strutturati, le esigenze connesse ai big data per una corretta pianificazione del business,

sono tematiche apparse negli ultimi tempi che vanno tutte attentamente considerate

quando si deve decidere quale tecnologia adottare e a chi rivolgersi per disporre di servizi

o piattaforme adeguate e atte a rispondere alle proprie specificità aziendali. Quelli citati,

oltre ad altri, sono tutti aspetti salienti esaminati nel presente volume. Completa il volume

l’esame della proposizione di un ampio e significativo numero di aziende che nello storage e

nei servizi correlati hanno assunto un ruolo di primo piano

Giuseppe Saccardi

è autore e coautore

di numerosi libri nel

settore dell’ICT. Ha

lavorato in società

di primo piano nel

campo dell’informa-

tica e delle telecomunicazioni, ma-

turando una trentennale esperienza

nel settore. È laureato in Fisica ed è

iscritto all’ordine dei giornalisti della

Lombardia. È cofondatore e President

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Gaetano Di Blasio

ha lavorato presso

alcune delle princi-

pali riviste specializ-

zate nell’ICT. Giorna-

lista professionista, è

iscritto all’ordine dei

giornalisti della Lombardia ed è coau-

tore di rapporti, studi e Survey nel set-

tore dell’ICT. Laureato in Ingegneria, è

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tec, dove ricopre la carica di direttore

responsabile della testata “Solutions”.

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re dell’ICT. È laureato in Fisica ed è

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Lombardia. È cofondatore e Vice Pre-

sident di Reportec, dove ricopre la

carica di direttore responsabile della

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StoRAGeLo storage nell’era del Cloud

e per rispondere alla sfida dei Big Data

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Sicurezza e protezione dei daticyber security, object Storage, biometria, difesa globale e intelligence per un business always-on

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I dati e le informazioni sono un asset sempre più centrale nella dinamica di business aziendale. Una violazione alla loro sicurezza, in termini di riservatezza, integrità e disponibilità, provoca danni economici potenzialmente devastanti. Proteggere i dati e, al contempo, mitigare il rischio d’impresa sono obiettivi basilari per un imprenditore o un consiglio d’amministrazione. Conseguire tali obiettivi implica valutare quanto investire in sicurezza, confrontando l’investimento con il risparmio atteso dall’impedire un incidente di sicurezza.L’evoluzione delle minacce, la disposizione di tecnologie innovative, l’offerta di servizi ad hoc, nonché la trasformazione dell’IT aziendale verso un concetto più allargato di “digital technology”, sono tutti elementi da considerare per definire una strategia aziendale per la protezione dei dati e dell’impresa stessaSe, del resto, implementare misure per la protezione del dato è previsto dalle normative italiane e internazionali, risulta altresì un elemento imprescindibile in uno scenario globale dove la rincorsa di una maggiore competitività, include la capacità di sfruttare le opportunità di Internet e delle nuove tecnologie, dalla mobility al cloud, dai big data al machine to machine. Ancor di più oggi, nel nuovo mondo “digital” dove non si vendono più prodotti ma esperienze.

Con la collaborazione di: BT, CBT, DataCore, Fujitsu, HP Security Products, IBM Security, Kaspersky, NetApp, Tandberg Data, Trend Micro, VeeamGiuseppe Saccardi è autore e coautore di numerosi libri, rapporti, studi e survey nel settore dell’ICT. Ha lavorato in società di primo piano nel campo dell’informatica e delle telecomunicazioni nazionali e internazionali, maturando una trentennale esperienza nel settore. È laureato in Fisica ed è iscritto all’ordine dei giornalisti della Lombardia. È cofondatore e President di Reportec.Gaetano Di Blasio ha lavorato presso alcune delle principali riviste specializzate nell’ICT. Giornalista professionista, è iscritto all’ordine dei giornalisti della Lombardia ed è coautore di rapporti, studi e survey nel settore dell’ICT. Laureato in Ingegneria, è cofondatore e Vice President di Reportec.Riccardo Florio ha collaborato con le principali case editrici specializzate nell’ICT. È coautore di rapporti, studi e Survey nel settore dell’ICT. È laureato in Fisica ed è iscritto all’ordine dei giornalisti della Lombardia. È cofondatore e Vice President di Reportec

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Dalla sicurezza alla resilienza per le infrastrutture criticheUn evento organizzato da Intel Security con la collaborazione della Scuola Internazionale Etica & Sicurezza e il patrocinio di Expo, mette l’accento sulle problematiche indotte dalla crescente minaccia di cybercrime, cyberwar e cyberterrorism

di Gaetano Di Blasio

L’avventuriero italiano Alex Bellini (che gli ascol-tatori di Caterpillar, programma di Rai Radio 2 ricorderanno, tra l’altro, per la traversata a remi

dell’oceano Atlantico) ha avuto l’onore e onere di av-valorare la tesi espressa dagli esperti di Intel Security, secondo i quali la protezione delle infrastrutture cri-tiche deve basarsi su un’architettura resiliente oltre che sulle soluzioni di sicurezza informatica.Paola Guardafossi, della Scuola Etica & Sicurezza dell’Aquila, ha aperto il convegno puntando i riflettori sull’Expo, durante il quale circa 20 milioni di perso-ne attese e un numero molto superiore di dispositivi avranno bisogno di connettività sicura e continua. Senza contare che Internet non è l’unica struttura a rischio, considerando la logistica, il fabbisogno ener-getico e tutto quanto sarà movimentato per l’esposi-zione universale a Milano.Patricia Murphy di Intel Security ha illustrato le solu-zioni integrate per la sicurezza a costituire un’archi-tettura di prossima generazione che comprende la protezione dei nuovi paradigmi orientati al Software Defined Data Center, mentre Alberto Carlo Anfossi, fondatore della Scuola Etica & Sicurezza ha coordi-nato i lavori.Prima dell’intervento di Bellini, Raj Samani, CTO EMEA di Intel Security, ha spiegato come un sistema di sicu-rezza debba essere caratterizzato da due elementi: il primo rappresentato dagli automatismi delle soluzio-ni, necessari a garantire sia l’enforcement delle secu-rity policy sia la rapidità della reazione, e il secondo consistente nella capacità di risposta agli incidenti.Purtroppo, non solo in Italia, si tende a sentirsi tran-quilli quando si garantisce la compliance alle nor-mative. Eppure, come evidenzia Samani, Target (la catena retail Usa protagonista di uno dei principali attacchi informatici) era conforme prima, durante e

dopo il furto degli oltre cento milioni di dati relativi alle carte di pagamento dei clienti.

resilienza e antifragilitàDato per assodato che la sicurezza totale non esiste, la strategia corretta prevede di ridurre il più possibile il rischio che un attacco vada a buon fine e di impo-stare una strategia di risposta agli incidenti che per-metta di contenere al massimo i danni. Per Samani, dunque, bisogna abbandonare il vecchio approccio reattivo e adottare sistemi di “automatic response”. Cioè proprio il concetto di resilienza: che consiste nella capacità, posseduta da un sistema, di tornare allo stato di partenza dopo un evento che lo coin-volge.Bellini afferma che, per sopravvivere nelle avventu-re estreme in cui si cimenta, l’importante è appunto rispondere immediatamente agli eventi che avven-gono. Addirittura l’avventuriero ha formulato un suo peculiare concetto: l’antifragilità. Al contrario di un oggetto fragile che si frantuma se urtato, antifragile è ciò o chi si irrobustisce quando sottoposto a stress. Speriamo che Bellini riesca a sviluppare questa capa-cità al massimo, perché potrebbe essergli utile nella sua prossima avventura: sopravvivere su un iceberg per circa un anno o poco più, cioè finché questo si scioglierà. Qui dovrà essere appunto pronto a pre-vedere e a reagire ai cambiamenti, primo fra tutti il momento o i momenti in cui l’iceberg si capovolgerà.Banalizzando il concetto di Bellini: “quello che non ti ammazza ti fortifica”. Ma, trasposto nell’ambito della sicurezza, il concetto è interessante, perché sottoli-nea l’importanza della security intelligence, dell’in-formation sharing e, appunto, degli automatismi.Solo raccogliendo il maggior numero di dati da tut-te le fonti possibili per analizzarli e metterli a fattor comune, sarà possibile fornire alle soluzioni di sicu-rezza quell’intelligenza che permette di intervenire in maniera automatica, eliminando i falsi positivi.

Raj Samani,CTO EMEA di Intel Security

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Dalla sicurezza alla resilienza per le infrastrutture critiche ict security

un monDo interconnessoTornando più specificatamente al tema delle infra-strutture critiche, uno dei problemi evidenziati da Samani riguarda l’interconnessione che caratterizza le nuove infrastrutture: «Non è più possibile separa-re il mondo consumer da quello delle imprese», sot-tolinea l’esperto britannico, riportando un esempio emblematico: l’installazione di iTunes su un impianto industriale a opera di un dipendente.Si parla molto di Internet of Thing, ma l’emergenza delle infrastrutture critiche non riguarda solo il ma-chine to machine, perché Internet è il supporto per la digital trasformation che ha trasformato relazioni umane e modalità di lavoro.Oltre Internet, infrastrutture da proteggere ce ne sono a decine: ogni settore economico ha la propria e per ciascuna è complicato, ancorché necessario, riuscire a definire e valutare i rischi.Uno dei problemi è che ciascuna infrastruttura ha una propria rete caratteristica, ma, oggi, è più faci-le accedere ai diversi network, perché ormai sono tutti connessi a Internet. Si pensi ancora una volta a Target: i POS sono stati progettati per funzionare su una rete proprietaria isolata, invece sono accessibili. Assurdo! Samani affer-ma che ci sono almeno un milione di sistemi che controllano struttu-re critiche raggiungibili pubblicamente da Inter-net. Considerando che tutto l’occorrente per l’acking è acquistabile online, non servono più grandi competenze per commettere un’azione di cybercrime o, peggio, un atto di cyberterrori-smo.

La prima domanda da porsi è: devo prevedere la connessione a Internet? «Certo – afferma Samani –, c’è il caso in cui occorre valutare, per esempio il costo di mandare una persona su una piattaforma petrolifera rispetto a un intervento da remoto, ma quest’ultimo deve essere sicuro, altrimenti è chiaro che la trasferta in elicottero costerà sempre di più».La seconda, fondamentale, domanda riguarda l’im-patto di un incidente alla sicurezza.La risposta, secondo Samani, è l’automatic respon-se, garantita da un monitoraggio continuo e dall’im-plementazione di soluzioni per la correlazione. In particolare, la end to end validation, che consente di verificare comportamenti o contesti anomali: per esempio, un utente che si collega da un IP corrispon-dente all’Italia e poco dopo si riconnette da un IP statunitense dimostra che c’è stato un furto di cre-denziali.Altri accorgimenti andrebbero adottati più frequen-temente, come l’autenticazione a tre fattori.Samani, infine, molto attivo all’interno della Cloud Security Alliance, lancia un monito sul cloud, che è cresciuto prima che si imponesse la sicurezza al suo interno: «Il cloud non è pronto per le infrastruttu-

re critiche, anche se ci sono casi tecnologica-mente interessanti. Il problema è che manca la trasparenza neces-saria e le certificazioni sono ancora statiche, mentre ci vorrebbe un monitoraggio proatti-vo». R

Intel Security Critical Infrastructure ProtectionIntel Security e Wind River hanno sviluppato un’innovativa soluzione per la protezione delle infrastrutture critiche, sia già esistenti sia di nuova realizzazione.Chiamata Intel Security Critical Infrastructure Protection (CIP), la soluzione è stata testata, sul fronte delle reti elettriche presso la Texas Tech University, nell’ambito del progetto smart grid Discovery Across Texas, sovvenzionato dal Dipartimento dell’Ener-gia statunitense.Secondo quanto comunicato dai responsabili dei produttori, Intel Security CIP opera separando le funzioni per la gestione della sicurezza relativa alla piattaforma da quella delle applicazioni operative, in modo da proteggere, monitorare e gestire in modo effi-cace il livello operativo.Punto di forza della soluzione sarebbe l’impatto nullo o quasi sui processi di business e sul software applicativo, per i quali non sono necessarie modifiche, stando a quanto riportato e, per questo, la soluzione di presenta adatta a essere implementata per diverse strutture vecchie e nuove.

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communication

ViDeocomunica nel clouD con circuit Di unifyCircuit è una soluzione di UCC basata sul SaaS e permette di cooperare tramite dispositivi fissi e mobili, in voce e video

di Giuseppe Saccardi

Annunciata l’anno scorso, è ora disponibile Cir-cuit, la nuova piattaforma per la Unified Com-munication e Collaboration sviluppata da Unify

e basata sul concetto di “as a Service”.La nuova piattaforma software è di fatto una soluzio-ne di UCC che, ha spiegato Riccardo Ardemagni, am-ministratore delegato della società, mette la persona al centro, persona a cui fornisce gli strumenti per nuove forme di collaborazione, interna ed esterna all’azienda, con l’obiettivo principale di accrescerne la produttività e migliorarne l’integrazione vita-lavoro. Di base, Circuit è una soluzione che riunisce applica-zioni fondamentali per la comunicazione in un’unica interfaccia, incluse le funzioni voce, video, condivi-sione schermo, chat e documenti. Aspetto saliente dell’approccio adottato da Unify nel suo sviluppo è stato ideato per lavorare nello stesso modo in cui la-vora la mente dell’utilizzatore, archiviando e gesten-do le informazioni attraverso associazioni di idee e conversazioni. In pratica, libera gli utenti dalla fru-strazione di dover cambiare continuamente app, per-mettendo di concentrarsi sulla connessione, il lavoro e la collaborazione.

«Abbiamo pensato in primo luogo alle per-sone, al loro benessere sul luogo di lavoro, e a come la tecnologia possa contribuire alla loro valorizzazione, connessione e produtti-vità. In breve, abbiamo dato il via a un nuovo modo di lavorare, capace di generare valore per gli utenti e per le aziende», ha affermato Riccardo Ardemagni, amministratore delega-to di Unify Italia.Elemento chiave del prodotto, che è sta-to progettato in collaborazione con frog, un’azienda specializzata in strategia e design di prodotto, è che permette di collaborare e gestire conversazioni tramite virtualmente

qualsiasi canale di comunicazione o dispositivo e di passare facilmente da uno all’atro a secondo di dove ci si trova o quale sia ritenuto il dispositivo più pro-duttivo in uno specifico momento.La soluzione è stata studiata anche per risultare con-geniale all’uso che dei dispositivi mobili fanno i Mil-lennials, e cioè quella fascia di più giovani dipendenti sulle cui capacità di innovazione puntano le aziende.«Con tutte le diverse app tra cui le persone devono passare e che è necessario saper gestire, la tecno-logia è diventata un fattore di distrazione. Con Cir-cuit un’ampia gamma di applicazioni importanti per il business sono riunite in un’unica piattaforma, e le persone hanno così a disposizione un’esperienza di lavoro che imita la vita reale, più naturale, collabora-tiva e fluida», ha osservato Ardemagni.

archiViare Voce e DatiCircuit è un piattaforma che sarà in continua evolu-zione. Ad esempio, già in aprile si arricchirà con la possibilità tra gli utenti di condividere file tramite una cartella box direttamente dall’interno di una conver-sazione, come già avviene con i documenti locali. Vi sarà anche la possibilità da parte di utenti esterni di accedere a una conversazioni come ospiti e di condi-videre in tempo reale voce, video e schermo.Sarà anche possibile registrare l’audio di una sessione in modo da poterlo archiviare assieme ai documenti trattati. E, non ultimo, l’utilizzo delle funzionalità di Circuit saranno disponibili anche per utenti Android così come già avviene per dispositivi iOS.Il prezzo del servizio è, come accennato, di tipo As a Service e prevede una tariffa per utente su base mensile. Per gli ospiti esterni non è prevista nessuna tariffazione. E per le aziende che volessero provare il servizio Circuit, Unify ha previsto la possibilità di un trial gratuito di 60 giorni. R

Riccardo Ardemagni, amministratore delegato di Unify

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networking

allieD telesis presenta la serie x930

Nuovi switch di distribuzione ad alte prestazioni con funzionalità

di Unified Management

ampliano la nota gamma di switch

xSeries

di Gaetano Di Blasio

Allied Telesis, fornitore globale di soluzioni si-cure Ethernet/IP e specialista nello sviluppo di reti IP Triple Play, ha ampliato la propria gam-

ma di dispositivi xSeries, con la nuova linea di switch x930 ad alte prestazioni.Composta da cinque modelli, la nuova serie x930 for-nisce la flessibilità e le prestazioni adatte alle esigen-ze di aggregazione e distribuzione delle applicazioni core, grazie alla varietà di configurazioni di porte che supportano anche uplink 10 Gigabit e la potenza di Allied Telesis Virtual Chassis Stacking (VCStack).I nuovi dispositivi supportano Allied Telesis Manage-ment Framework (AMF), la tecnologia esclusiva svi-luppata dalla multinazionale di origine giapponese per consentire alle aziende di ridurre i costi operativi e aiutare gli amministratori IT a moderare i carichi di lavoro quotidiani.In particolare, automatizzando molte delle comuni attività amministrative, quali la modifica delle confi-gurazioni, l’aggiornamento del firmware, l’estensione della rete o la sostituzione di unità danneggiate, AMF permette di utilizzare un’interfaccia di gestione unifi-cata e zero-touch per l’installazione e il recovery dei dispositivi.Inoltre, secondo quanto evidenziato dai responsabili del produttore, la serie x930 di Allied Telesis consente di unificare, su una singola piattaforma, la gestione delle reti cablate e wireless, riducendone la comples-sità e ottimizzandone l’amministrazione. Il Wireless Manager di Allied Telesis può essere un’applicazio-ne integrata all’interno della Serie x930, per ridurre ulteriormente i costi e migliorare i livelli di servizio di tutta l’infrastruttura wireless. Quando il Wireless Manager è gestito in sinergia con AMF, i benefici di un’interfaccia di gestione unificata si estendono a tutta la rete cablata e wireless, semplificando l’am-ministrazione e la manutenzione della rete wireless.I dispositivi x930 sono stati progettati quali switch di distribuzione particolarmente idonei per le medie e grandi aziende come università, ospedali ed enti della Pubblica Amministrazione, in quanto fornisco-

no un’elevata flessibilità delle configurazioni unita ai benefici della tecnologia VCStack di Allied Telesis.A detta dei responsabili di Allied, con l’intelligenza di AMF e il supporto del Wireless Manager, inoltre, la serie x930 è uno switch di core ideale per le azien-de di piccole e medie dimensioni, proprio perché in grado di ridurre i costi operativi, attraverso l’auto-mazione della rete e la capacità di integrare le reti cablate e wireless in un’unica piattaforma.Tra le caratteristiche dichiarate figurano resilienza, affidabilità e flessibilità:• 160G di stacking links e stackable fino a 8 unità, per

un backbone resiliente ad alta velocità, ideale per le applicazioni campus distribuite o scenari dual-core di disaster recovery.

• Doppio alimentatore hotswappable che garantisce una facile manutenzione e servizio non-stop, ma anche opzioni PoE+, per consentire di adeguare l’alimentazione alle esigenze concrete del cliente.

• Il modello AT-x930-24GSTX ha 24 porte combo in rame e 24 porte combo in fibra, per le applicazioni in cui è essenziale la flessibilità delle connessioni in fibra e rame

• La serie X930 è una piattaforma a prova di futuro poiché SDN-ready e con software aggiornabile per supportare 40G Ethernet

Secondo Seiichiro Sato, Allied Telesis director of Global Product Marketing: «La serie x930 rap-presenterà un vantaggio per gli amministratori di rete grazie alla sua combinazione di flessibilità, funzionalità avanzate e elevate prestazioni. Si tratta di uno switch facile da implementare e utilizzare e, con AMF e Wireless Manager, semplificherà la ge-stione di tutta la rete, riducendo i costi d’esercizio dell’intera azienda». R

Lo stackable switch x930 di Allied Telesis

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BBen venga Cryptolocker se risveglia le coscienze

Viene sviluppato un malware nuovo ogni 6 secondi! È evidente che la guerra al cybercrime va combattuta su tutti i fronti, ma soprattutto con nuove armi e, mai come questa volta, deve essere chiaro il vecchio adagio: "l'unione fa la forza".Ancora una volta ci troviamo a caldeggiare un'attività di security information sharing. Solo aumentando i dati da fornire alle piattaforme di threat-intelligence è possibile accrescere le capacità di prevenzione e risposta agli attacchi.Non tutte le imprese sono in grado di comprendere i rischi che corrono. L'eco molto alta di episodi eclatanti contribuiscono a sensibilizzare i manager più attenti, ma, trattandosi perlopiù di incidenti che avvengono all'estero, non sempre le riflessioni indotte portano a misure protettive.In Italia solo gli operatori telefonici sono obbligati a rivelare gli attacchi e solo se questi comportano il furto di dati personali dei clienti. Di fatto, pressoché nessuno denuncia i reati informatici di cui è vittima ma, peggio ancora, sono in tanti a non accorgersene. Non ci sono "panni da lavare in casa", ma solo piattaforme di condivisione riservate, che non significa rendere necessariamente pubblici i propri problemi, ma permettere a sé e agli altri di aumentare la propria protezione.Dal punto di vista tecnologico, le minacce, come accennato crescono. In particolare, i "ransomware", codici che bloccano i dispositivi (compresi quelli mobili) ed esigono il pagamento di un riscatto per consentire lo sblocco, sono inclusi nello speciale sulla mobile security. Un indegno ricatto, che, questo sì, spaventa gli utenti, compresi i manager e sta scuotendo le coscienze. Una reazione importante per sensibilizzare le imprese alle sicurezza, anche perché i cybercriminali stanno concentrando gli sforzi sui sistemi operativi dei dispositivi mobili, sviluppando per essi sempre più potenti malware.I rischi maggiori li corrono le aziende medie e piccole, che hanno meno risorse e che, spesso, si credono poco appetibili. Purtroppo molti sono attacchi di massa, che non fanno distinzioni. Inoltre, tutti hanno qualcosa di valore, se non dati, certamente capacità elaborativa, che ai criminali informatici non basta mai. R

di Gaetano Di Blasio

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È disponibile il nuovo librosicurezza e protezione dei dati

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Giuseppe Saccardi - Gaetano Di Blasio - Riccardo Florio

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Lo storage costituisce uno degli elementi centrali dell’Informatica aziendale, è dove risiedono

le applicazioni e i dati che permettono il funzionamento di un’azienda e per questo le

evoluzioni in atto che lo coinvolgono sono numerose. L’evoluzione verso uno storage basato

su IP e Internet, l’interesse per una sua fruizione come servizio sia sotto forma di Cloud

pubblico o privato in modo da ridurre gli investimenti e i costi di gestione, la crescita dei dati

non strutturati, le esigenze connesse ai big data per una corretta pianificazione del business,

sono tematiche apparse negli ultimi tempi che vanno tutte attentamente considerate

quando si deve decidere quale tecnologia adottare e a chi rivolgersi per disporre di servizi

o piattaforme adeguate e atte a rispondere alle proprie specificità aziendali. Quelli citati,

oltre ad altri, sono tutti aspetti salienti esaminati nel presente volume. Completa il volume

l’esame della proposizione di un ampio e significativo numero di aziende che nello storage e

nei servizi correlati hanno assunto un ruolo di primo piano

Giuseppe Saccardi

è autore e coautore

di numerosi libri nel

settore dell’ICT. Ha

lavorato in società

di primo piano nel

campo dell’informa-

tica e delle telecomunicazioni, ma-

turando una trentennale esperienza

nel settore. È laureato in Fisica ed è

iscritto all’ordine dei giornalisti della

Lombardia. È cofondatore e President

di Reportec.

Gaetano Di Blasio

ha lavorato presso

alcune delle princi-

pali riviste specializ-

zate nell’ICT. Giorna-

lista professionista, è

iscritto all’ordine dei

giornalisti della Lombardia ed è coau-

tore di rapporti, studi e Survey nel set-

tore dell’ICT. Laureato in Ingegneria, è

cofondatore e Vice President di Repor-

tec, dove ricopre la carica di direttore

responsabile della testata “Solutions”.

Riccardo Florio ha

collaborato con le

principali case edi-

trici specializzate

nell’ICT. È coautore

di rapporti, studi e

Survey nel setto-

re dell’ICT. È laureato in Fisica ed è

iscritto all’ordine dei giornalisti della

Lombardia. È cofondatore e Vice Pre-

sident di Reportec, dove ricopre la

carica di direttore responsabile della

testata “Direction”.

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13

StoRAGeLo storage nell’era del Cloud

e per rispondere alla sfida dei Big Data

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Sicurezza e protezione dei daticyber security, object Storage, biometria, difesa globale e intelligence per un business always-on

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Sicur

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i dati

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I dati e le informazioni sono un asset sempre più centrale nella dinamica di business aziendale. Una violazione alla loro sicurezza, in termini di riservatezza, integrità e disponibilità, provoca danni economici potenzialmente devastanti. Proteggere i dati e, al contempo, mitigare il rischio d’impresa sono obiettivi basilari per un imprenditore o un consiglio d’amministrazione. Conseguire tali obiettivi implica valutare quanto investire in sicurezza, confrontando l’investimento con il risparmio atteso dall’impedire un incidente di sicurezza.L’evoluzione delle minacce, la disposizione di tecnologie innovative, l’offerta di servizi ad hoc, nonché la trasformazione dell’IT aziendale verso un concetto più allargato di “digital technology”, sono tutti elementi da considerare per definire una strategia aziendale per la protezione dei dati e dell’impresa stessaSe, del resto, implementare misure per la protezione del dato è previsto dalle normative italiane e internazionali, risulta altresì un elemento imprescindibile in uno scenario globale dove la rincorsa di una maggiore competitività, include la capacità di sfruttare le opportunità di Internet e delle nuove tecnologie, dalla mobility al cloud, dai big data al machine to machine. Ancor di più oggi, nel nuovo mondo “digital” dove non si vendono più prodotti ma esperienze.

Con la collaborazione di: BT, CBT, DataCore, Fujitsu, HP Security Products, IBM Security, Kaspersky, NetApp, Tandberg Data, Trend Micro, VeeamGiuseppe Saccardi è autore e coautore di numerosi libri, rapporti, studi e survey nel settore dell’ICT. Ha lavorato in società di primo piano nel campo dell’informatica e delle telecomunicazioni nazionali e internazionali, maturando una trentennale esperienza nel settore. È laureato in Fisica ed è iscritto all’ordine dei giornalisti della Lombardia. È cofondatore e President di Reportec.Gaetano Di Blasio ha lavorato presso alcune delle principali riviste specializzate nell’ICT. Giornalista professionista, è iscritto all’ordine dei giornalisti della Lombardia ed è coautore di rapporti, studi e survey nel settore dell’ICT. Laureato in Ingegneria, è cofondatore e Vice President di Reportec.Riccardo Florio ha collaborato con le principali case editrici specializzate nell’ICT. È coautore di rapporti, studi e Survey nel settore dell’ICT. È laureato in Fisica ed è iscritto all’ordine dei giornalisti della Lombardia. È cofondatore e Vice President di Reportec

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In oltre 250 pagine il punto sulla situazione della cybersecurity e sulle dinamiche

aziendali nella protezione del dato e della continuità del business.

Una tematica sempre più vitale per le imprese, le quali devono mettere in conto

che saranno attaccate. ormai esistono sistemi automatici e pressioni da parte dei cybercriminali, tali per cui nessuno può sentirsi al sicuro: chi non è ancora stato attaccato lo sarà e, se non subirà

danni gravi, sarà solo perché chi l’ha assalito cercava qualcos’altro.

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Giuseppe SaccardiGaetano Di Blasio - Riccardo Florio

Clou

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e IT

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Cloud Computinge IT as a Service

Hybrid Cloud, Big Data, Software Defined Data Center

e Servizi per un’azienda agile e competitiva

edizi

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Il Cloud è un nuovo modo di fruire dell’IT ormai ampiamente accettato. Il crescente successo che

gli è stato decretato è peraltro favorito dall’attuale situazione economica, che rende propensi a

spostare gli investimenti verso il core business e a dosare le spese in IT in modo che corrispondano

a misurabili risultati economici.

Pur in un quadro generale di sua crescita nuovi paradigmi sono apparsi. La tendenza principale è

rappresentata da un Cloud di tipo ibrido, che abilita la coesistenza dei benefici di una componente

privata con quelli di una pubblica. Una seconda è rappresentata dai Big Data, campo nel quale il

Cloud permette di disporre della capacità elaborativa e di storage senza dover investire massiccia-

mente in infrastrutture. Contemporaneamente si è assistito all’apparire di un nuovo paradigma,

quello del Software Defined, percepito come passo ulteriore della virtualizzazione dei Data Center

di nuova generazione alla base di ambienti Cloud.

Sono tutti aspetti del Cloud che vengono esaminati in questa nuova ed aggiornata edizione del

volume, che dopo una parte di analisi generale dei concetti e degli economics ne considera le

componenti, dall’IaaS al SaaS, nonché le strategie e le soluzioni di primari operatori del settore.

Giuseppe Saccardi è autore e coautore di numerosi libri, rapporti, studi e survey nel settore dell’ICT. Ha

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nazionali, maturando una trentennale esperienza nel settore. È laureato in Fisica ed è iscritto all’ordine dei

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Sono disponibili anche CloUD CompUTIng e IT aS a ServICeSTorage

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edizione 2015

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L’infrastruttura IT delle aziende deve essere adeguata alle priorità del business, garantire risultati sostenibili e consentire una continua innovazione.

Grazie alle soluzioni Business-Centric Computing è possibile allineare la capacità di calcolo alle esigenze aziendali e rendere l’elaborazione e l’analisi dei dati più veloce e più efficiente che mai.

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