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65 Direction Reportec - Anno XII n.65 febbraio 2014 mensile Con approfondimenti dedicati a: SELTA IBM DIMENSION DATA CISCO AVAYA MICROSOFT VIDYO REPORT UNIFIED COMMUNICATION e SOCIAL COLLABORATION

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Mensile ICT per i CIO e i Business Manager

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65Direction Reportec - Anno XII n.65 febbraio 2014 mensile

Con approfondimenti dedicati a:SELTA • IBM • DIMENSION DATA

CISCO • AVAYA • MICROSOFT • VIDYO

REPORTUNIFIED COMMUNICATIONe SOCIAL COLLABORATION

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l’indi

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Unified Communication e Social Collaboration 4Enterprise Collaboration per la competitività 5Social Business: una chiave per il successo 6Collaborare utilizzando modelli social 8La Unified Communication diventa un servizio 10L’impatto del BYOD sulla comunicazione aziendale 13L’efficacia della videocomunicazione 16Il Social Business di IBM trasforma l’azienda ponendo al centro le persone 18Un nuovo modo di collaborare in team con Cisco 24Yammer: l’Enterprise Social Network di Microsoft 25Piattaforme Selta per una UCC di nuova generazione, aperta a mobility e cloud 26SAMubycom per la “Ubiquity Communication” 27Il video software di Vidyo per avere qualità HD in tutte le condizioni 32Aura, la piattaforma Avaya per la comunicazione e la collaborazione 33Dimension Data disegna la strada per un approccio strategico alla UCC 34

Pc client: 1 su 2 è un Tablet 35

Verso un mondo IT definito dal software 36

HP Threat Central: cresce la collaborazione per la sicurezza 37Trend Micro rende sicuri I dispositivi mobili 37

La stampa inkjet di Epson all’attacco dei dispositivi a sublimazione 38AEI adotta il grande formato di Ricoh 38HP stampa dove e quando serve 39

NetSure: alimentazione DC per le reti del futuro 40Wireless al top con il router Netgear R7000 40Cisco estende l’ApIC alle reti di accesso e WAN 41

La condivisione della sicurezza 42

Da DataCore un Virtual Desktop Server per le PMI 43Lo storage di IBM lo paghi solo quando lo usi 43

I CIO prendono le distanze dal “green screen” 44Autodesk MAPPA IN 3D il Teatro Lirico DI MILANO 44

Il cloud cresce, ma con cautela 45

Datalogic automatizza la gestione del Gruppo Gabrielli 46

networking

cloudmobility

softwareserver&storage

mercati

printing&imagingict security

REPORT

l’opinione

l’opinione

Direction Reportec - anno XII - numero 65 mensile febbraio 2014 Direttore responsabile: Riccardo FlorioIn redazione: Giuseppe Saccardi, Gaetano Di Blasio, Paola Saccardi. Grafica: Aimone Bolliger Immagini da: Dreamstime.com Redazione: via Marco Aurelio, 8 - 20127 Milano Tel 0236580441 - fax 0236580444 www.reportec.it - [email protected]: A.G. Printing Srl, via Milano 3/5 - 20068 Peschiera Borromeo (MI) Editore: Reportec Srl, via Gian Galeazzo 2, 20136 Milano Presidente del C.d.A.: Giuseppe Saccardi Iscrizione al tribunale di Milano n° 212 del 31 marzo 2003 Diffusione (cartaceo ed elettronico) 12.000 copie Tutti i diritti sono riservati; Tutti i marchi sono registrati e di proprietà delle relative società.

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UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION REPORT

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UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION REPORTREPORT

Nuovi modelli per comunicare e collaborare che mutuano tecnologie dal mondo consumer, della mobility e dei social pubblici. Una rivoluzione ancora in fase iniziale, che rinnova il modo di lavorare abbattendo confini geografici, culturali, temporali e tecnologici modificando i paradigmi del successo. Perché in un modello di business sempre più basato sulla conoscenza, comunicare e collaborare significa innovare e conseguire così un vantaggio competitivo.

di Riccardo Florio, Giuseppe Saccardi, Gaetano Di Blasio

UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATIONUNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION

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dotato di competenze trasversali insieme al quale far crescere nuove idee e sviluppare business.Inoltre, in un contesto in cui cre-sce a ritmo vertiginoso il volume dei dati, la maggior parte dei quali non è strutturata né gestita, molte delle ricerche anche di routine ef-fettuate dai dipendenti non vanno a buon fine.Le capacità richieste per una colla-borazione aziendale efficace possono quindi essere ricondotte a due macro tipologie: quelle che consentono i collegamenti con la giusta esperien-za e quelle che permettono di acce-dere alle corrette informazioni.Rispetto al primo punto è importan-te per i dipendenti poter essere in grado di connettersi con i giusti esperti, che potrebbero risiedere a migliaia di chilometri di distanza così come nell’ufficio accanto. Predisporre le condizioni per far avvenire questo tipo di contatto è una delle principali sfide che si

trovano ad affrontare at-tualmente le piattaforma

di enterprise colla-boration attraver-so la definizione di nuovi criteri di ricerca (ba-sati appunto sulle competen-ze o sulle aree di interesse), nuovi indica-tori, l’utiliz-zo di strumenti di analytics e di

nuovi strumenti di

La collaborazione

accelera l’innovazione perché promuove,

attraverso l’intera organizzazione e in tempo

reale, la consapevolezza sulle nuove opportunità di sviluppo,

guidando l’espansione delle idee e la loro

adozione

Una serie di trend tecnologici sta creando le condizioni per un ra-

pido cambiamento. Il cloud compu-ting promette capacità di storage e potenza di elaborazione quasi in-finite, l’immenso numero di dispo-sitivi digitali guida un’esplosione di dati, la capacità di estrarre in-formazioni a valore dai Big Data sta aiutando le organizzazioni a diven-tare più agili e reattive mentre il social computing consente di inte-grare la nostra vita sociale in modo profondo e senza soluzione di con-tinuità all’interno di ogni aspetto della nostra vita digitale.In questo scenario caratterizzato da una crescente specializzazione del lavoro basata sulla conoscen-za, le piattaforme di enterprise so-cial network si stanno rapidamente affermando come uno degli strumen-ti più interessanti per realizzare condizioni idonee a massimizzare il coinvolgimento e la collaborazione tra i dipendenti favorendo la com-petitività. La collaborazione, infatti, accele-ra l’innovazione (vero motore del vantaggio competitivo) perché pro-muove attraverso l’intera organiz-zazione e in tempo reale la con-sapevolezza sulle nuove opportunità di sviluppo, guidando l’espansione delle idee e la loro adozione. Tutto ciò si traduce in una riduzione dei tempi di sperimentazione, ideazione e progettazione che diventa tanto

Enterprise Collaboration per la competitivitàSfruttare le competenze presenti in azienda, trovare facilmente le giuste informazioni, condividere ed espandere le idee e comunicare in libertà abbattendo confini di spazio e tempo utilizzando i modelli “social”

più fondamentale quanto più è globa-lizzato il business di un’azienda.

Le sfide dell’enterprise collaborationL’enterprise collaboration si sta progressivamente affermando anche grazie a una serie di trend tecnolo-gico quali la diminuzione dei costi di comunicazione, la crescente ado-zione delle tecnologie Web 2.0 (dai blog ai wiki) e l’utilizzo diffuso dei social network. Le organizza-zioni devono però ancora affrontare molte sfide impegnative per rende-re la collaborazione aziendale una proposta a valore aggiunto; prima fra tutte, soprattutto nel nostro Paese, la diffusa mancanza di una reale cultura cooperativa.L’attività aziendale si confronta ogni giorno con occasioni perse di innovare e guidare la produt-tività per la mancanza di expertise anche quan-do, paradossalmente, le competenze ne-cessarie esistono all’interno della medesima impresa. Spesso, infatti, i team interni si organizzano at-torno a modelli e prodotti conso-lidati e manca la possibilità di tro-vare l’interlocutore

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aggregazione e condivisione delle informazioni e delle esperienze.Predisporre i collegamenti con le informazioni corrette significa es-sere in grado di scambiare idee e prendere decisioni insieme, indi-pendentemente dalla distanza fisi-ca, con la possibilità di co-creare documenti, co-progettare prodotti e co-gestire progetti in tempo reale, consentendo un’efficiente raccolta, aggregazione e fornitura di infor-mazioni a tutti gli interessati in base ai loro ruoli e responsabilità, con la disponibilità di report det-tagliati tanto flessibili da gene-rare quanto facili da interpretare. In questo processo anche la capacità di interagire con le informazioni provenienti dall’esterno, comprese quelle dei social network, può for-nire un importante contributo.

Parlare di social business signifi-ca concepire un’organizzazione che

integri abilità social nelle attività ordinarie quali marketing, vendite, ricerca, servizio clienti, collabo-razione e comunicazione tra i dipen-denti e verso fornitori e partner.Il social business è quasi una filosofia lavorativa, prima che una metodologia operativa, e le sue strategie trovano applicabilità in qualunque settore economico, dal manifatturiero all’ICT, dal banking al retail, come pure non esistono limiti agli ambiti funzionali in cui è possibile applicare strategie social: dal marketing alla comuni-cazione, dalle risorse umane alle vendite e alla gestione. A monte di questa versatilità è d’uopo osservare che la transizione di un’organiz-zazione verso un model-lo di business di tipo social non è semplice poiché richiede di intervenire pesante-mente sull’organiz-zazione aziendale. La scommessa è che in futuro la defi-nizione e la divi-sione dei ruoli non somiglieranno più a quelle attuali, ma l’attenzione si spo-sterà sulla condivi-sione di capacità e di conoscenze.

Social Business: una chiave per il successoAprire mente e business ridefinendo le modalità lavorative. Per i manager è sempre più urgente passare a un modello organizzativo che integri abilità social nelle attività quotidiane

Attualmente sono soprattutto le gran-di imprese (oltre 10mila dipendenti) ad abbracciare le strategie social. L’uso del social è più avanzato nel customer care, ma le metriche del so-cial business sono però ancora a uno stadio iniziale, anche se sono desti-nate in futuro a focalizzarsi sempre più sugli aspetti operativi. Per la misurazione delle performance i pa-rametri più utilizzati attualmente sono consapevolezza, soddisfazione del cliente e share-of-voice e solo a seguire compaiono lead generation e sviluppo di vendite e nuovi prodotti.

Mantenere anche un approccio criticoSebbene analisti e operatori del set-tore siano tutti concordi nell’af-

fermare che il social business aumenta la collaborazione

e accresce la produtti-vità alcune convinzio-ni vanno analizzate in modo critico per evitare di creare false aspettative e, non a caso, gli Stati Uniti sono portatori anche di esempi di casi d’insuccesso e di punti di vista contrastanti.Per esempio, è bene considerare che non tutte le tipologie di azien-

de sono in grado di

La transizione verso

un modello di business di tipo social richiede di

intervenire pesantemente sull’organizzazione aziendale. La scommessa è che in futuro

la definizione e la divisione dei ruoli si sposterà sulla condivisione di capacità

e conoscenze

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ottenere lo stesso livello di bene-fici dall’utilizzo dei social net-work. La natura di un’azienda, non solo del suo business, è un eredità che non sempre costituisce un far-dello contro l’innovazione e che può tuttavia ridurre la possibilità di successo di progetti social per la modalità con cui avviene la condi-visione di informazioni e il modo in cui è dispersa la forza lavoro: banalmente, se tutti i collaboratori si trovano nello stesso ambito geo-grafico è probabile che le informa-zioni vengano scambiate verbalmente piuttosto che online.Sono invece più facilmente definibi-li gli ambiti di insuccesso legati a

si trasformi in uno strumento social irrilevante per il business.Uno dei temi attualmente più dibat-tuti riguarda l’utilizzo per fina-lità business delle tecnologie di social networking pubbliche come Facebook e Twitter e di strumenti video come Skype e Google+ Hangouts. L’idea dei sostenitori è di sfrut-tare questi strumenti inserendoli all’interno dei processi di busi-ness, avvantaggiandosi della fami-liarità dei dipendenti con questi strumenti per rendere più social il lavoro e i processi e non, in-vece, necessariamente, i dipenden-ti. In molti stanno però prendendo le distanza dall’idea di replicare un modello del genere per il busi-ness aziendale e spesso i dirigenti aziendali si rifiutano di promuove-re questo tipo di progetti social.

errori di approccio: tipicamente nei casi in cui un’azienda non è dispo-sta a condividere le conoscenze tra i collaboratori, il social business sarà un fallimento. Peraltro, diver-si esempi mostrano che la diffusione in azienda del social business non è necessariamente “virale” e cioè non basta l’inserimento di una piat-taforma in azienda per trasformare i dipendenti in utenti collaborati-vi e produttivi. Serve, invece, una strategia ben precisa guidata dalla direzione aziendale che permetta di sfruttare al meglio la piattaforma tecnologica per evitare che anche dopo un iniziale periodo di entu-siasmo il suo utilizzo diminuisca o

Il social business cambia con la dimensione aziendaleUno studio di Ipsos evidenzia come le piccole e medie imprese utilizzino gli strumenti social in modo sostanzialmente differente dalle grandi aziendeIl social business cresce in azienda, ma con dinamiche diverse a seconda della dimensione azien-dale. Lo testimonia uno studio commissionato da Microsoft alla società di ricerca Ipsos e condotto su un campione di quasi 10mila utilizzatori appartenenti a PMI e grandi aziende in 32 paesi diver-si. Le piccole e medie imprese, oltre a utilizzare soluzioni come intranet e messaggistica istantanea, sono più propense a impiegare molteplici strumenti social esterni per scopi professionali. Nelle grandi aziende, invece, è più probabile che vengano adottati meno strumenti di collaborazione. Secondo l’indagine, grandi e piccole imprese utilizzano le tecnologie social in modo diverso. Tra le piccole, hanno successo servizi di cloud storage, social network esterni, piattaforme di blogging, mentre le grandi prediligono strumenti interni, come le intranet, i team site e le videoconferenze. Sono però le piccole a impiegare i social business software per svolgere un maggior numero di attività, a partire dalla comunicazione, sia tra colleghi sia con i clienti e i fornitori.Nelle grandi organizzazioni, invece, si ricorre al social soprattutto per comunicare all’interno, cercando, per esempio, un esperto o qualcuno che possa fornire una specifica informazione.La ricerca evidenzia che ci sono ancora ostacoli all’adozione; in particolare, la sicurezza è un fat-tore di resistenza all’adozione del social per il 71% degli utenti finali nelle grandi aziende e il 60% di quelli delle PMI, mentre nelle PMI tale sensazione è più ridotta (36%). Altri fattori, che portano a frenare o comunque a imporre regole nell’utilizzo di strumenti di social business, sono preoc-cupazioni legate all’immagine aziendale (27% nelle grandi, 21% nelle PMI) o alla perdita di dati (25% grandi contro il 22% nelle PMI). È interessante osservare che gli strumenti social sono additati anche come elementi che possono portare a un calo della produttività (58% nelle grandi aziende e 59% nelle PMI).

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UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION REPORTCollaborare utilizzando modelli socialEstrarre il meglio dai public social network e tradurlo in un modello adatto al business-to-business. Una scelta che spesso parte dal livello corporate e che consente all’IT di ridurre costi e tempi, migliorando sicurezza e gestione

I nuovi strumenti di collaborazio-ne aziendale puntano a sfruttare i principi mutuati dai public social network nella collaboration busi-ness-to-business. Dai social network i produttori di soluzioni cercano di prendere il meglio, soprattutto in termini di interfaccia utente, di facilità e di una familiarità d’uso mutuata dall’esperienza dei dipen-denti nella loro vita quotidiana.I potenziali vantaggi a disposizio-ne sono innumerevoli se corretta-mente sfruttati.Le tecnologie di social collabora-tion possono rendere più facile iden-tificare le competenze delle persone e le loro conoscenze, migliorare la qualità della conoscenza attraver-so “crowdsourcing” e l’inserimento di commenti e assistenza provenienti da nuove fonti, aiutare le perso-ne a lavorare insieme portando anche partner e fornitori all’interno del-le discussioni e accelerare le rela-zioni con i clienti attraverso una comunicazione in tempo reale.Tutto ciò superando i confini orga-nizzativi, fisici, culturali, gene-razionali e geografici e aggirando i colli di bottiglia di comunicazione legati all’utilizzo di differenti dispositivi.A livello di adozione va poi osserva-to come la forza trainante che guida l’implementazione di molti progetti di social collaboration non sia soli-tamente o comunque non in modo preva-

Un esempio in ambito bancario: la social collaboration di UbisUnicredit Business Integrated Solutions ha riorganizzato le funzioni, accelerando i processi decisionali, anche grazie a strumenti di social businessI tempi decisionali che ci si poteva (forse) permettere in passato, non sono compatibili con la dinamicità dei mercati. Non c’è più spazio per percorsi tortuosi, dalle funzioni aziendali all’IT e ritorno, al fine di realizzare ed erogare nuovi servizi. Lo sostiene Paolo Cederle, CEO di Ubis (Unicredit Business Integrated Solutions), la struttura che ha unificato 13 compagnie del Gruppo Unicredit, per fornire a quest’ultimo servizi nell’ambito dell’Information and Commu-nication Technology (ICT), del back office e del middle office, del Real Estate, della sicurezza e dell’approvvigionamento. Cederle ha impostato l’organizzazione con un approccio molto snello, in modo che ci sia un unico punto di contatto che rappresenta tutta la catena, per esempio: «Nell’ambito IT, non c’è più il responsabile dell’applicativo mutuo, ma un responsabile del “mu-tuo” che ha una visione su ciò che afferisce a ogni processo dei mutui».È una rivoluzione culturale, ammette Cederle, perché non si è responsabili di un sistema o un processo dell’IT, ma di un prodotto dell’azienda. Queste figure non gestiscono solo persone dell’IT, ma anche delle operation, per esempio.I benefici sono stati immediati, racconta Cederle. «Solo unire IT e back office ci ha portato un 30-35% di efficienza in più», assicura il manager, ma allarga le braccia, affermando di non aver ancora capito a fondo il perché.Indubbiamente un vantaggio è che le figure di business si trovano a interloquire con responsabili del loro stesso livello, poiché hanno il controllo di tutta la filiera.Alla nuova impostazione organizzativa fa seguito anche un riassetto degli strumenti interni di comunicazione e collaborazione. In particolare, sta avendo un discreto successo l’introduzione di un social network interno, dove, oltre alle classiche community sono state aggiunte diverse iniziative specifiche per aumentare il coinvolgimento, per esempio con “roadshow” online, piuttosto che degli strumenti chiamati “I have an idea” o il duale “I need an idea”, ai quali si aggiungerà anche “I share an idea”.Al momento gli impiegati attivi su questi strumenti sono circa il 40%, mentre sono molti di più che “leggono”, anche a causa della lingua: Ubis è internazionale, come la casa madre, del resto, ma non dappertutto l’inglese è fluido.

lente legata ai reparti IT.Più spesso, in linea con le best practice suggerite dai principa-li analisti, la spinta giunge dal lato corporate, con dirigenti che cercano di migliorare l’efficienza

aziendale, di brainstorming colla-borativo e lavoro di gruppo.È interessante notare come le anali-si di mercato e i sondaggi indichino anche che, in modo crescente, la do-manda di social collaboration è gui-data da utenti e da iniziative user-driven, dimostrando che le esigenze dei dipendenti stanno cominciando ad acquisire peso nelle decisioni stra-

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tegiche e nel-la visione di business del-le aziende.Si tratta an-che di una di-mostrazione del fatto che i lavora-tori cominciano a percepi-re alcuni vantaggi per la loro atti-vità lavorativa nell’utilizzo delle tecnologie di social collaboration come mezzo per condividere conoscen-ze, lavorare insieme, collegarsi e accelerare l’apprendimento.Condividere la conoscenza, per chi lavora in una grande azienda, si-gnifica trovare ciò che gli serve e che troppo spesso è rinchiuso nella mente, nelle cartelle, nelle e-mail o nelle liste di distribuzione pri-vate, condivise da poche persone e, in ogni caso, all’interno di silos di informazioni separati tra loro.La social collaboration contribuisce ad abbattere questi silos e a condi-videre questa conoscenza nascosta, fornendo una piattaforma aperta e un ambiente che favorisce l’inte-razione tra le persone e, inoltre, permettendo alle persone di rima-nere costantemente aggiornate sulle informazioni che gli interessano.Tecnologie di social collaboration possono anche accelerare notevol-mente la formazione dei dipenden-ti attraverso strumenti come micro-blog, wiki e condivisione di video che possono efficacemente supplire a lezioni e conferenze per aiutare i dipendenti a familiarizzare ra-pidamente su argomenti che devono

attraverso differenti dispositivi, semplificando anche le operazioni di controllo sull’utilizzo dei dati.La social collaboration permette anche di ottenere una visione unica a livello enterprise del persona-le riunendo le informazioni basate sull’identità provenienti da molte fonti diverse, di fornire un miglio-re supporto IT attraverso funziona-lità di condivisione dello schermo e di Instant messaging e di consen-tire che i dipendenti possano creare e caricare materiali di formazione direttamente senza il coinvolgimen-to di personale IT.Inoltre, grazie all’utilizzo di piattaforme social, le organizza-zioni IT hanno la possibilità di proteggere i dati critici potendoli collocare in un repository conforme alle policy aziendali, di semplifi-care le attività di discovery per ragioni legali e di ridurre i costi operativi IT grazie all’uso di stru-menti comuni.

poter padroneg-giare nel loro lavoro.L’adozione di strumenti social

si dimostra an-che particolarmente

idonea per attivare, integrare e collegare rapi-

damente la forza lavoro a seguito di un’acquisizione o di una fusione.

I vantaggi per l’ITLa social collaboration offre anche interessanti vantaggi per le orga-nizzazioni IT in termini organizza-tivi, gestionali, di riduzione del carico di lavoro e di sicurezza.L’aumento della condivisione e la comunicazione si realizzano, in-fatti, all’interno di un ambiente IT affidabile, attraverso un unico punto di accesso e un profilo comune che assicura che le stesse infor-mazioni siano disponibili in modo sicuro anche quando vi si accede

La forza trainante che

guida l’implementazione di molti progetti di social collaboration non

è legata ai reparti IT ma giunge invece dal lato corporate

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UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION REPORTLa Unified Communication diventa un servizioUn nuovo modello di comunicare che consente di trasformare Opex in Capex, accessibile con differenti modalità di implementazione

La Unified Communication (UC) è un tema complesso e articolato

in cui le funzionalità sono andate a incrementarsi nel tempo stratifi-candosi su infrastrutture e modelli prevalentemente non omogenei.Questa evoluzione si riflette nelle modalità con cui le aziende stanno predisponendo lo sviluppo e la cre-scita al proprio interno di stru-menti e tecnologie orientati alla Unified Communication.Le opzioni e i modelli di deploy-ment sono differenti, ma una prima fondamentale distinzione è tra le situazioni in cui la UC è gestita internamente (on-premises) e quel-le dove è affidata a un fornitore di servizi ovvero affrontata in mo-dalità hosted. Entrambe le opzioni presentano, a loro volta, differen-ti modalità di implementazione così come vantaggi e inconvenienti che si devono confrontare con gli spe-cifici processi e la tipologia di business delle aziende.

Dall’UC on-premises all’hosted UCAttualmente, il modello prevalente per il delivery della UC resta an-cora quello di una gestione inter-na on-premises. Le aziende fanno fatica ad abbandonare la propria infrastruttura che, nel corso degli anni, si è comun-que predisposta per ospitare strumenti di base di comuni-cazione, dall’Instant

Molte aziende italiane, pur mantenendo

un approccio di UC premises-based, hanno scelto di affidare la gestione in outsourcing per coniugare l’esigenza di mantenere il pieno controllo sull’infrastruttura senza

doversi accollare l’onere della sua gestione e manutenzione

messaging alla voce su IP, e su cui hanno impostato processi radi-cati e abitudini d’uso consolidate dall’utilizzo. Ma, soprattutto, è il tema dell’affidabilità che spes-so preoccupa le aziende che hanno la consapevolezza di come la comunica-zione rappresenti un processo criti-co per l’azienda. Non da ultimo pesa l’aspetto della sicurezza, soprat-tutto all’interno di specifici set-tori come quello finanziario/banca-rio o della Sanità, caratterizzati da policy per la memorizzazione e il trasferimento delle informazioni molto rigide.Va poi osservato che molte azien-de italiane, pur mantenendo un ap-proccio di UC premises-based, hanno scelto di affidare la gestione in outsourcing per coniugare l’esigen-za di mantenere il pieno controllo sull’infrastruttura senza doversi accollare l’onere della sua gestio-ne e manutenzione.Soprattutto in ambito enterprise si sta assistendo a un’evoluzione da modelli di unified communica-tion di tipo on-premises verso op-zioni hosted o cloud-based sotto la

spinta soprattutto delle opportuni-tà di riduzione del TCO che offre il modello hosted, sia in relazione ai costi capitale (CAPEX) sia operati-vi (OPEX). Le opportunità di risparmio con un modello hosted appaiono maggiori a livello enterprise poiché, più gran-de è l’organizzazione, tanto mag-giori sono i costi operativi per il mantenimento dell’infrastruttura, l’installazione, la gestione degli spazi, il consumo energetico e così via, a cui vanno sommati i fisiolo-gici costi di aggiornamento tecno-logico complessivo ogni 5-6 anni.Peraltro, quando gli elementi in-frastrutturali necessari per forni-re le funzioni di UC risiedono nel data center del fornitore di servizi e l’accesso avviene attraverso una connessione IP pubblica o privata, le componenti hardware tipicamente associate all’infrastruttura di co-municazione on-premises scompaiono dall’onere della gestione del net-work manager.Le soluzioni UC hosted permettono anche di controllare meglio i costi e non richiedono contratti di manu-tenzione e di servizio per hardware e software come quelle on-premises.

Unified Communication as a Service

I possibili vantaggi as-sociati ai modelli ICT orientati al servi-zio portano a parla-re di Unified Commu-nication as a Service

(UCaaS) a indicare un

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modello di distribuzione in cui le applicazioni e i servizi di comuni-cazione e collaborazione sono affi-dati in outsourcing a un provider di terze parti e rilasciati su una rete IP.Le funzionalità disponibili in mo-dalità UCaaS sono molteplici e in-cludono, per esempio, messaggistica aziendale, presenza, riunioni onli-ne, telefonia e video conferenza.All’UCaaS vengono tradizionalmente riconosciuti i seguenti vantaggi:• Migliore disaster recovery, per il fatto che gli utenti possono avere accesso a strumenti di co-municazione sia quando si trova-no all’interno della sede fisica dell’azienda sia quando lavorano all’esterno.

• Un più rapido deployment dei ser-vizi, rispetto ai tempi che carat-terizzano le soluzioni on-premi-ses che possono richiedere mesi e persino anni per il rilascio.

• Capacità di rispondere alle nuove sfide del BYOD poiché le soluzioni UC on-premises sono tipicamente ottimizzate per essere utilizzate tramite desktop e sono legate a specifici sistemi operativi, ren-dendo l’interoperabilità diffi-coltosa. Inoltre, possono richie-dere client VPN o altri software che potrebbero impedire l’utiliz-zo di tablet o smartphone.

• Riduzione dei costi e del rischio nelle fasi di migrazione e ag-giornamento. Con l’UCaaS il di-partimento IT ha la possibilità di attivare nuove funzionalità imme-diatamente, lasciando intatto il

sente all’amministratore di in-tervenire una volta sola per ef-fettuare le modifiche sui sistemi di tutta l’azienda.

A livello enterprise, nonostante la disponibilità di servizi di comuni-

sistema di comunicazione preesi-stente, per capire l’impatto del deployment prima di rilasciare una nuova soluzione.

• Gestione centralizzata di tutte le attività amministrative che con-

UC e cloud: una diversa prospettivaSe in passato le strategie di UC si sono indirizzate a unificare gli strumenti di comunicazione in un unico formato utilizzabile, oggi, invece, ci si orienta verso un’unificazione degli strumenti di comunicazione in cui la cooperazione tra i lavoratori si realizza intorno a un set di strumenti o di piattaforme UC. In altre parole, la piattaforma UC è diventata essenzialmente una sorta di sistema per la gestione del flusso di lavoro.In questo contesto il cloud UC punta a unificare applicazioni e comunicazioni in modo che i lavoratori possano condividere le informazioni mentre stanno comunicando. Si tratta di un cambiamento di orientamento per l’UC perché significa che, invece di combinare funzionalità UC in un unico client, si punta a un approccio di funzionalità modulari integrate o integrabili con le applicazioni. Da parte loro, i vendor stanno affrontando questo cambiamento privilegiano un approccio incentrato sull’applicazione oppure sui processi. Alcuni vendor perseguono cioè l’idea di favorire la creazione di applicazioni che integrano la comunicazione e la gestione dei dati all’interno della stessa “vista” nel cloud; altri vendor UC hanno focalizzato, invece, la loro attenzione più sui processi di collaborazione e su come trasformare quei processi in un workflow automatizzato.In sintesi è possibile distinguere tre diversi modelli per i servizi cloud orientati alla UC.• Cloud communication. È la categoria di servizi di comunicazione cloud come Skype che sono

stati progettati come servizi in hosting in cui l’unica componente locale è un client software che deve essere installato su ogni dispositivo. Questi servizi offrono agli utenti una notevole flessibilità nel supportare dispositivi intelligenti dai desktop agli smartphone, ma sono limitati nel modo in cui possono integrarsi con gli attuali sistemi e dispositivi voce.

• UC as a Service. Un modello cloud creato partendo da software UC tradizionali che vengono trasportati nel cloud. È, per esempio, il caso di Microsoft Lync, passato da un modello tradizio-nale basato su server a un modello cloud (Lync Online). Quasi tutti i prodotti UC server-based possono essere convertiti in UCaaS semplicemente trovando un provider di Infrastructure as a Service o di Platform as a Service provider in grado di ospitare la piattaforma su cui il prodotto viene eseguito.

• Distributed UC. In questo modello gli elementi UCaaS sono combinati con i servizi cloud di comunicazione per creare una strategia di UC che può essere: completamente hosted, hosted in modo ibrido (in-house e nel cloud) oppure totalmente in-house. È possibile, per esempio, cre-are un modello di UC distribuito combinando servizi VoIP con email e IM di diversi fornitori, utilizzando l’integrazione a livello di API evitando di restare bloccati su un servizio cloud di comunicazione proprietario.

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UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION REPORT

cazione unificata in hosting resi disponibili da provider di primo li-vello, resiste un certo scetticismo all’UCaaS probabilmente a causa di esperienze negative sperimentate in precedenza. Molte aziende, soprat-tutto le piccole imprese o quel-le con personale IT limitato, po-trebbero invece trovare nell’UCaaS una risposta per evitare le spese in capitale e operative associate all’implementazione di una soluzio-ne di Unified Communication per con-to proprio.

Gli ostacoli da superare per l’UCaaSProbabilmente il più grande proble-ma specifico associato a una scelta UCaaS è il fatto di doversi inserire in un contesto aziendale che prevede già una serie di soluzioni di comu-nicazione, più o meno integrate con i processi aziendali.I sistemi di comunicazione hanno spesso elevati costi nascosti, per esempio, legati agli apparecchi te-lefonici e se una strategia UCaaS non risulta compatibile con le appa-recchiature esistenti, il costo ag-giuntivo di installazione di nuovi dispositivi è in grado di cancellare anni di risparmi.Sostituire il software utilizzato per la comunicazione può avere un forte impatto sul modo di opera-re e comunicare e porta facilmente all’esigenza di dotarsi di nuove ti-pologie di apparati di comunicazione con conseguenti costi per l’azienda. Per esempio, per un’azienda di lo-gistica con migliaia di dipendenti, prevedere la sostituzione dei ter-

aspetti di interoperabilità tra le funzionalità di comunicazione dell’azienda e quelle dei propri fornitori e partner.

UCaaS hosted e multi-tenant All’interno dell’approccio UCaaS va anche effettuata la distinzione tra modelli single-tenant e multi-tenant. Nel primo caso il provider crea un’immagine software persona-lizzata per ogni azienda cliente, che consente la personalizzazione e che può essere integrata con appli-cazioni on-premises. Questo approc-cio offre un ambiente segregato in cui a ogni impresa è assegnata una propria capacità di networking de-dicato e infrastrutture fisiche per far girare le proprie applicazioni UC. Di fatto, le imprese spostano la loro infrastruttura UC esistente in un centro dati esterno dedicato, gestito dal provider, con un modello di erogazione in forma di servizio.In un ambiente UC multi-tenant le aziende hanno a disposizione un’unica piattaforma software e condividono le risorse di rete e

minali personali dei propri addetti ha un costo non trascurabile.Nelle situazioni in cui fusioni o acquisizioni modificano in modo consistente le dimensioni di un’or-ganizzazione è solitamente prevedi-bile la sostituzione massiccia dei dispositivi personali per esigenze di omogeneità. Queste situazioni sono quelle che consentono di af-frontare un’eventuale scelta UCaaS in modo più oggettivo e meno condi-zionato dai costi.Il tema dell’interoperabilità all’in-terno dei processi aziendali o con le applicazioni è un altro ostacolo da superare nel passaggio all’UCaaS. In molti casi, le applicazioni azienda-li esistenti utilizzano interfacce per programmi applicativi (API UC) per effettuare chiamate e collegare i dispositivi di comunicazione in base a una specifica numerazione presente nel database aziendale. Queste API potrebbero non essere supportate con alcuni servizi UCaaS e, anche quando fossero supportate, potrebbero cau-sare problemi di prestazionali.Vanno poi esaminati anche gli

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anche le istanze di applicazioni UC con altri clienti all’interno del data center del provider. Questo modello di erogazione dei servizi è in genere più conveniente rispetto all’hosted UC, dimostran-dosi un’opzione auspicabile per le PMI. Tuttavia lascia poco spazio per personalizzare le applicazio-ni e, in generale, può sottoporre a un maggiore rischio di interruzione del servizio.Per questo motivo un’azienda che sta prendendo in considerazione la scelta di un servizio UC multi-tenant deve stabilire quale grado di affidabilità è possibile riporre nel provider individuato. Vi sono poi alcuni settori come quello fi-nanziario e la Sanità le cui poli-tiche rigorose impediscono l’uso di ambienti condivisi e che devono ob-bligatoriamente optare per ambienti host in cui i loro dati sono fisica-mente separati su infrastrutture de-dicate. In ogni caso, multi-tenant o single-tenant, resta essenziale che il servizio sottostante sia indi-stinguibile per l’utente finale.

L’impatto del BYOD sulla comunicazione aziendaleDalla telefonia fissa, al VoIP, alla comunicazione in mobilità sfruttando ogni tipo di dispositivo portatile: un’evoluzione guidata dalla “user experience” dell’utente che richiede di essere gestita

Sono alcuni anni che il fenome-no della “consumerizzazione” sta

cambiando i processi lavorativi aziendali. In passato, le aziende disponevano di tecnologie informa-tiche che non erano accessibili al consumatore. Proprio nella telefonia è iniziato un progressivo sviluppo che ha invertito completamente il rapporto tra innovazione e accesso alla stessa e adesso è nel mondo con-sumer che si trova il contenuto più innovativo a livello tecnologico.Mentre in azienda prendeva piede l’IP Telephony, costretta però a rincorrere le funzionalità già di-sponibili nel mondo analogico, con-temporaneamente esplodeva il mer-cato dei cellulari, portando a una rapida crescita dell’offerta di di-spositivi e servizi.Parallelamente si è assistito allo sviluppo, in azienda, di soluzioni fortemente concentrate sulla ridu-zione dei costi della telefonia fis-sa, per poi, con relativa lentezza, procedere verso la Unified Communi-cation e le applicazioni legate alla presence. Nel frattempo la consumer electronics,supportata da volumi di vendita im-portanti, ha puntato sull’evoluzio-ne della telefonia mobile e, ben presto, i cellulari sono diventati uno strumento sempre più versati-le, tanto che oggi gli smartphone vedono la telefonata solo come ter-za o quarta applicazione preceduta da gaming, chat/instant messaging e

ascolto di musica.Mentre le chiamate sono in calo l’uso degli smartphone per accede-re ai social network si presenta in ascesa. Peraltro, il successo dei social network ha portato a uno sviluppo di soluzioni nuove anche in ambi-to aziendale, aggiungendo al tema della Unified Communication quello della Social Collaboration.Il processo evolutivo non è anco-ra terminato e vede sempre più una convergenza tra tecnologie consumer e business, in nome della produtti-vità e, soprattutto della user ex-perience.

L’imperativo della user experienceL’innovazione in ambito consumer è stata fortemente favorita dalla lo-gica cloud, implicita nei servizi Web. I social network sono facili da utilizzare perché la complessità rimane gestita nel back end dell’in-terfaccia Web. Analogamente, le App sugli smartphone sono supportate dai servizi in cloud del service provider.È evidente che, in un tale scena-rio, l’efficienza del back end non riguarda il consumatore, se non per la rapidità di risposta. In pra-tica, l’unico aspetto percepito dall’utente è la propria “experien-ce”, influenzata da diversi fatto-ri a cominciare dalla semplicità dell’interfaccia.Le esperienze che gli utenti hanno

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menti a lui già familiari gli per-metteva di svolgere i propri compiti più rapidamente sia perché ne rica-vava anche maggiore soddisfazione.

Una scelta che richiede gestioneBen presto le aziende si sono trova-te a risolvere un dilemma: concedere o meno il permesso a portare i di-spositivi personali in azienda.Nella realtà il fenomeno sembra inarrestabile e, pertanto, è op-portuno riuscire a governarlo. Non mancano gli strumenti e il fiorire di sistemi per il Mobile Device Ma-nagement ne è la prova, ma occorre soprattutto stabilire una politica aziendale.La questione è innanzitutto legale: occorre che ogni impresa stabilisca delle regole e le sottoponga al di-pendente, che dovrà accettarle. Per esempio, il dipendente potrebbe es-sere costretto a sottoscrivere un abbonamento che comprenda la pos-sibilità di wipeout (cioè la can-cellazione dei dati a distanza, in caso di furto o smarrimento), op-pure deve mantenere aggiornati gli eventuali sistemi di protezione in-stallati sul dispositivo, piuttosto che tenere comportamenti adeguati, come evitare di effettuare il “jail bracking” (lo sblocco operativo che consente di accedere ad app store e siti non ufficiali).Ci sono poi diverse questioni ope-rative che devono essere valutate: per esempio, chi fornisce supporto all’utente in caso di guasto? Mol-tiplicandosi il tipo di dispositivi mobili presenti in azienda, infatti,

gati di grande dimensione o, anco-ra, che mandasse comunicazioni la-vorative tramite il proprio account Facebook.Si può facilmente intuire il rischio alla sicurezza delle informazioni aziendali conseguenti a un tale com-portamento. Così come venisse meno il controllo delle operazioni e dei processi da parte dei superiori e dell’azienda stessa.Per contro, il dipendente accresceva notevolmente la propria produttivi-tà, sia perché l’utilizzo di stru-

imparato ad apprezzare nella sfera personale, hanno cominciato a scon-trarsi con quelle sperimentate nel contesto lavorativo. Ben presto, per ovviare al senso di frustrazio-ne, gli individui hanno cominciato a impiegare per lavoro i propri di-spositivi, rifiutando quelli messi loro a disposizione dall’azienda.Si è così verificato che qualche di-pendente lasciasse nel cassetto il cellulare aziendale e usasse solo il proprio iPhone, oppure che aprisse un account Gmail per spedire alle-

La sfida dell’interoperabilitàLa crescita dei dispositivi mobili, dunque, ha posto innanzitutto un problema di sicurezza e autenticità delle comunicazioni, che tutti i produttori di soluzioni per l’UCC devono affrontare.Si tratta, però, di una questione tutto sommato antica, complicata dal fatto che, come spiegato, i “telefonini” di oggi sono in realtà computer.Addirittura negli smartphone di prossima generazione si calcola ci sarà più potenza computazio-nale di quanta ce ne fosse nei mainframe degli anni ‘60.Una complicazione non da poco, se si pensa a tutte le nuove funzionalità che i sistemi UCC for-niscono, a partire da quelle legate alla presence. La sfida è dover rendere interoperabili apparati eterogenei per sistema operativo e produttore.Un’interoperabilità che, come impone la necessità di garantire un’elevata user experience, il più possibile “unificata” anch’essa, significa anche riuscire a trasferire funzioni (tipicamente una chiamata o una videochiamata) da un dispositivo a un altro: da un IP phone fisso a un tablet; da uno smartphone a uno schermo smart TV.Il tutto senza discontinuità (seamless, come si dice con dizione inglese) e trasparentemente per l’utilizzatore.Il che non è banale, perché non si tratta più semplicemente di “switchare” la telefonata dalla rete wireless dell’operatore telefonico sul Wi-Fi aziendale per sfruttarne il servizio VoIP. Il collega-mento avviene, infatti, con un “centralino” intelligente, che permette di connettere anche tutte le funzionalità legate alla presence, consentendo di estendere la “call” in modalità conference a tutti i potenziali interessati (per esempio i membri di un team), per continuare la discussione con loro, verificandone prima la disponibilità.Scenari che si complicano ulteriormente quando a dover essere “digeriti” sono dispositivi mobili non aziendali, ma appartenenti ai clienti.È il caso, per esempio, in cui è necessario supportare connessioni al call center da mobile, come può essere per chi ha iniziato a navigare su un sito con lo smartphone e voglia informazioni aggiuntive, prima di concludere un acquisto.

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aumenta il costo del-le chiamate all’help desk di assistenza, laddove si dovrà magari scalare di livello.Logiche e stra-tegie possono essere diverse e devono combinarsi con le esigenze dei dipendenti, che po-trebbero gradire qualche “attenzione”, ma comunque preferire di avere un unico dispo-sitivo e mantenere la privacy per tutto quello che ritengono uso per-sonale e che pretendono sia comple-tamente libero e non controllato.Per contro, l’azienda deve garan-tirsi anche dal punto di vista della sicurezza. Non solo il dispositi-vo mobile diventa un anello debole nel sistema dell’ICT Security, ma è anzi il punto di ingresso alle reti aziendali attualmente privilegiato dagli hacker.Solo recentemente sono stati resi disponibili sistemi di protezione per i dispositivi mobili e la chiu-sura di alcuni sistemi operativi li rende ancora relativamente poco ef-ficaci.Ma il forte rischio riguarda il com-portamento degli utenti che hanno con lo smartphone la stessa confi-denza che si ha con il telecomando di casa. Il backup in cloud dei dati personali che alcuni sistemi forni-scono, tranquillizza dal rischio di perdere le foto o la rubrica, ren-dendo sempre più imprudenti.

assolutamente “stealth”, cioè si-lenziosi e “invisibili”. In taluni casi operano solo durante i periodi di attività. In altri, si “limita-no” a mandare SMS a numeri premium, rubando pochi euro alla settimana; normalmente mai più di 10 euro al mese, perché la somma sottratta non sia notata nel consumo complessivo.Per l’azienda il rischio è rappre-sentato dalla possibilità di rubare, attraverso il dispositivo mobile non protetto, credenziali elettroniche, con le quali attuare il passaggio successivo di un attacco.

Per la verità, sono sempre di più quelli che dichiarano di non poter “vivere” senza lo smartpho-ne o il tablet, ma non si preoccupa-no del fatto che un hacker possa averne il control-

lo. L’Italia risulta al quarto posto nel

mondo per download di App contenenti malware. Que-

sti codici maligni, perlopiù, sono

Sono sempre di più

quelli che dichiarano di non poter vivere senza lo

smartphone o il tablet, ma non si preoccupano del fatto che

un hacker possa averne il controllo

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UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION REPORTL’efficacia della videocomunicazioneDalla videoconferenza, allo streaming, alla videosorveglianza cresce e si diversifica il modo di utilizzare il video

Negli ultimi anni si sono fatti passi avanti enormi per quanto

concerne la qualità della trasmis-sione sulle reti dati di nuova gene-razione e sempre più spesso si par-la di soluzioni che operano in alta definizione, con elevate qualità di parlato e con la capacità di adat-tarsi automaticamente al tipo di di-spositivo usato.Questo scenario tecnologico ha si-curamente favorito la videocomuni-cazione in tutte le sue forme, da quella di tipo interpersonale tra due o più utenti (videoconferenza) a quella finalizzata a obiettivi

siasi altra tipologia di descrizio-ne.Le nuove tecnologie di videocomuni-cazione, ad alta qualità e a costi tutto sommato contenuti, rendono in definitiva possibile lo sviluppo di processi aziendali fortemente in-novativi che possono contribuire a snellire i processi esistenti e a ottimizzare i costi, migliorando i rapporti interpersonali di business e la relazione con i clienti.L’obiettivo da parte del manage-ment di tutte le aziende è quello si di comunicare meglio, ma anche di farlo spendendo meno. Di certo, con la persistenza di una situazione economica viene spontaneo ricerca-re nuovi strumenti di comunicazione che permettano di risparmiare tempo e denaro, o di raggiungere i propri clienti con strumenti innovativi che sfruttino le capacità intrinse-che di Internet, delle reti di nuova generazione e il social networking. Due gli aspetti che in un tale sce-nario meritano di essere conside-rati, il primo è relativo ai nuovi servizi che è possibile decidere di adottare in funzione delle proprie specifiche esigenze e il secondo quello dei costi operativi.Tra i nuovi servizi che possono con-tribuire a migliorare le relazioni di business verso clienti e partner commerciali vi sono, anche se non in ordine di importanza, limitandosi ai principali: la videocomunicazione, il lavoro collaborativo, la business TV, l’e-learning, il video strea-ming, il contact center multimedia-le, l’integrazione di UC e CRM. Al-

Le piattaforme di video streamingSi sta allargando l’offerta di mercato di piattaforme di video streaming che abilitano l’erogazione di servizi sia a clienti che per uso aziendale anche configurabili in modalità sia Live sia On Demand. Con un servizio di Streaming Live vi è la possibilità di fruire o fornire una trasmissione video in diretta come avviene nel tradizionale broadcasting, con i dati che sono compressi per allegge-rire il carico sulla rete e velocizzare la comunicazione verso l’utente. Lo streaming On Demand abilita invece la pubblicazione di contenuti audio e video su pagine Web e la riproduzione attra-verso i principali player multimediali. Va anche osservato che si tratta di servizi che sfruttano le potenzialità di codificatori di ultima generazione ad alto rendimento che danno la possibilità di produrre diversi “bit rate” per ogni video e, nelle soluzioni più evolute, di adattare audio e immagini al dispositivo player dell’utente, con la selezione automatica della qualità migliore, una cosa questa che si sposa bene con il concetto di BYOD. Il cliente, in sostanza , è lasciato libero di usare il dispositivo personale che meglio crede ed è il servizio che, riconosciutolo, adegua automaticamente modalità di trasmissione, compressione e visualizzazione.Notevoli i passi avanti che sono stati fatti in questa direzione. Ora sono disponibili soluzioni e ser-vizi che supportano piattaforme mobili tra le più diffuse quali Apple iOS, Android, Windows Mo-bile e le tv di nuova generazione IPTV, oltre ad essere compatibili con sistemi operativi Windows, Mac e Linux. Nei casi più evoluti sono poi supportati anche i formati video e audio che permetto-no la condivisione di video sui principali social network, come Facebook, Twitter o Google.

formativi con soluzioni broadcast o streaming, fino alla videosorve-glianza.Alla classica comunicazione si sono andate aggiungendo, come accen-nato, anche servizi più complessi in cui la comunicazione si rivolge alla massa di potenziali clienti di un’azienda, utilizzando generalmen-te reti IP o Internet. Il successo di YouTube è un esempio di come il video sia sempre più gradito dagli utenti e questo perché il contenu-to informativo che spesso offre una sola immagine può essere più elevato e di immediata comprensione di qual-

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far fronte alla esigenza applica-tiva più critica tra quelle che ne fruiscono. R

cuni di quelli citati sono, per così dire, sulla piazza da tempo, altri sono di più recente formulazione. L’altra faccia della medaglia quan-do si cerca di migliorare l’effi-cienza globale dell’azienda, e cioè la bottom line del conto economico, consiste nel ridurre i costi ope-rativi.Se ci si limita alla parte di ICT la diminuzione dei costi operativi può essere ottenuta intervenendo in modo puntuale realizzando un’unica infrastruttura da gestire e manu-

tenere e facendo si che tutti i servizi IT e di comunicazione, da e verso l’azienda, condividano gli inve-stimenti sull’infra-struttura di comunica-zione. Corollario di una infrastruttura siffatta è che l’infrastruttura deve ave-re delle caratteristiche di flessi-bilità, adeguamento, semplicità di gestione e capability nell’eroga-zione di nuovi servizi in grado di

Le nuove tecnologie di

videocomunicazione rendono possibile lo sviluppo di processi aziendali fortemente

innovativi che possono contribuire a snellire i processi esistenti e a

ottimizzare i costi

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REPORT UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION REPORTIl Social Business di IBM trasformal’azienda ponendo al centro le personeIl vendor propone un modello di enterprise social network che sfrutta la piattaforma Connections come backbone di integrazione degli strumenti di business, per aumentare la produttività personale e l’efficienza

Mano a mano che l’interconnetti-vità si espande oltre la comuni-

cazione tra computer e dispositivi intelligenti verso i modelli del Web 2.0 e dei social network il piano della relazione tra le persone si avvicina sempre più a quello della tecnologia. Non a caso le aziende sono alla ricerca di nuove opportu-nità per integrare le funzionalità di social collaboration all’interno di strategie, attività e processi, utilizzando strumenti di collabora-zione con clienti, partner o dipen-denti.IBM sostiene che nei pros-simi cinque anni il 57% delle aziende verosimil-mente consentirà ai propri dipendenti di utilizzare strumenti collaborativi e social network per soddi-sfare i clienti, favorire l’innovazione e migliorare i risultati di business.A questa esigenza il vendor risponde con una strategia e un’offerta, in costan-

te amplia-

mento, di strumenti e competenze che puntano a valorizzare la social collaboration negli ambienti di bu-siness, integrando blog, wiki, se-gnalibri, tagging, attività, commu-nity, file condivisi, team-room con strumenti di content management, Enterprise Instant Messaging, me-eting online, chat audio e video, e-mail e calendario, distribuiti in locale o in cloud.Attraverso una strategia coerente e un’ampia gamma di tecnologie spe-cifiche, IBM mette a disposizione

delle aziende i tasselli per rea-lizzare un business collaborativo che pone al centro le persone e che si avvale di strumenti di comunica-zione unificata per metterle nella condizione di esprimere il loro po-tenziale, a prescindere dal ruolo, dalla posizione organizzativa e del punto della catena del valore in cui si trovino a operare. Introdurre in azienda una strategia di comunicazione e collaborazione integrata, che abiliti la transizio-ne da un ambiente caratterizzato da un insieme di processi di collabora-zione scollegati a un contesto in cui i principali processi sono integrati attraverso ambienti di collaborazio-ne, significa attuare una profonda

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trasformazio-ne del business che richiede un insieme di com-petenze su pro-cessi aziendali, tecnologie di collaborazione, sistemi hardware e soluzioni software. IBM, forte della sua esperienza sul campo, si propone come il partner di riferimento per realizzare questo percorso di trasformazione tecnolo-gica e culturale che va affronta-to con un approccio strategico che coinvolga l’organizzazione nel suo complesso. Il valore di una solida esperienza nel Social BusinessL’esperienza IBM nel Social Business nasce, innanzitutto, all’interno di IBM stessa: un’implementazione tra le più ampie a livello globale, con i suoi oltre 400mila dipendenti di-stribuiti in tutto il mondo.La piattaforma IBM Connections, in-fatti, prima ancora di diventare un prodotto commerciale è stata svi-luppata per rispondere in modo nuo-vo alle esigenze di comunicazione e collaborazione di una delle più grandi aziende del mondo: IBM.Questo ha permesso a IBM di coglie-re il meglio dall’esistente traendo spunto dai modelli social di larga diffusione e di poter mettere a pun-to il software in condizioni reali. Al momento del rilascio, nel 2007, IBM Connections era uno dei primi prodotti di social software a livello

enterprise in un mercato nascente. Da allora, la piattaforma social di IBM è cresciuta e può ora essere utilizzata per incorporare funzio-nalità social in qualsiasi processo aziendale. IBM WebSphere Portal rap-presenta il contenitore di elezione per attività social specifiche per ruoli e processi, mentre i servi-zi IBM Content Manager e IBM File-Net sposano procedure tradizionali di gestione dei contenuti aziendali con la condivisione di contenuti at-traverso canali social. Anche le tecnologie IBM di messag-gistica unificata, di analisi e di gestione dell’esperienza Web sono state integrate nella piattaforma social di IBM. Con la recente acqui-sizione di Kenexa e delle sue solu-zioni di Human Capital Management, IBM ha aggiunto nel paniere di of-ferta anche funzionalità di talent management in modalità social.Peraltro, più del 60 per cento delle aziende Fortune 100 hanno acquisi-to licenze relative alle soluzioni IBM Social Business e i consulenti IBM collaborano quotidianamente con organizzazioni di tutti i settori e aree geografiche per aiutarle a sfruttare le opportunità del Social Business.

I workshop IBM Social Business Agen-da e Smarter Workforce Integration Services sono solo due esempi di linee guida culturali, di processo e tecnologie strettamente intercon-nesse che IBM è in grado di offrire ai propri clienti.Questo know-how relativo al Social Business ha inoltre caratterizzato la progettazione del relativo sof-tware IBM e dei servizi basati su cloud, così come la loro implemen-tazione e utilizzo, sia all’interno dell’azienda sia nelle organizza-zioni dei clienti. Gran parte della piattaforma social di IBM è acces-sibile su dispositivi mobili come tablet e smartphone e le funzionali-tà social IBM sono disponibili come applicazioni native su una gamma di sistemi operativi mobili molto am-pia. Le soluzioni IBM Social Business e i servizi in cloud hanno ottenuto una serie di riconoscimenti dalle società di analisi più influenti:• IDC ha collocato IBM al primo po-sto nella Worldwide Enterprise So-cial Software Market Share negli ultimi quattro studi rilasciati relativi agli anni 2009-2012.

• Gartner ha definito IBM “Visiona-ria”, nella sua più recente valu-tazione della categoria Enterpri-se Content Management.

• Forrester Research ha classifica-to IBM tra i Leader nel suo ulti-mo Forrester Wave per piattafor-me social a livello enterprise e nella sua analoga valutazione dei fornitori di servizi di collabo-razione basati su cloud.

L’adozione di modelli social in ambito aziendale consente di visualizzare e agire rapidamente in base al contesto

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IBM e il Social BusinessIl Social Business di IBM predispone le condizioni per spostare l’atten-zione da documenti, progetti e altri strumenti similari verso un approc-cio che pone al centro le persone attraverso:• Reti integrate a livello globale di dipendenti, partner e clienti che consentono la collaborazione, favoriscono l’agilità, abilitano l’esplorazione di competenze, pub-blicazioni e reti di colleghi per avviare rapidamente un’azione o ri-spondere a un bisogno di business.

• Collaborazione sociale e in tem-po reale di team remoti per mi-gliorare i processi decisionali e scoprire competenze o esperienze pertinenti che favoriscano la ri-soluzione dei problemi.

• Mobilità che consente agli uten-ti di utilizzare il dispositivo più adatto alle loro esigenze e di mantenersi in contatto in qualsia-si momento e ovunque si trovino.

• Integrazione per portare le fun-zionalità di collaborazione so-ciale nelle applicazioni che le persone utilizzano nel lavoro, per una condivisione delle infor-mazioni all’interno del contesto dei processi di business.

IBM ritiene che il Social Business rappresenti un’opportunità di tra-sformazione per le organizzazioni capace di alimentare una reale cre-azione di valore che può avvenire in modo progressivo e consono alle specificità aziendali e ai bisogni delle diverse “line of business”. Per questo motivo l’offerta IBM pre-

vede differenti modelli complementari di Social Business ognuno dei quali è riferibile a una serie ripetibile di azioni capaci di produrre valore. Alcuni dei “case use” di Social Bu-siness identificati da IBM con cui le organizzazioni possono ottenere

rapidamente risultati di business sono riportati nello schema seguen-te. Questi modelli sono applicabili singolarmente o congiuntamente ad altri e, per ognuno di essi, IBM mette a disposizione soluzioni, servizi e consulenza.

Modelli di Social Business e modalità con cui possono produrre valore (Fonte: IBM)

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IBM Collaboration SolutionsIBM Collaboration Solutions è la deno-minazione che caratterizza la famiglia di soluzioni IBM per la comunicazione unificata e la social collaboration, che ha sostituito il brand Lotus.I principali componenti di questa offerta sono:• IBM Connections, la piattaforma integrata di enterprise social network che consente di integrare le funzionalità social nei pro-cessi di business.

• IBM Sametime, l’insieme di servi-zi di comunicazione unificata in tempo reale e di collaborazione, che include messaggistica istan-tanea enterprise, meeting online, telefonia e videoconferenza.

• IBM Notes e Domino, le soluzioni software riuniscono messaggisti-ca, social collaboration e appli-cazioni di business in un dashbo-ard unificato.

IBM ConnectionsQuesta piattaforma prevede possibi-lità di utilizzo self-service. Una volta che l’IT ha stabilito le re-gole di governance sia di un’infra-struttura interna sia di un servi-zio in cloud, l’utente ha il totale controllo come avviene sui diffusi social network, sgravan-do nel contempo l’IT da una serie di compiti. È l’utente che si crea le proprie aree di lavoro, blog, wiki, aree di condi-visione e così via. IBM Connections è la piat-taforma di enterprise so-

cial networ-king che può rappresenta- re il “workplace” all’interno del quale far convergere tutti gli strumen-ti di business oppure da integrare all’interno della intranet azienda-le per abilitare funzionalità di so-cial collaboration.IBM ha deciso di caratterizzare con questo brand la denominazione di tutti i suoi prodotti per la comuni-cazione unificata e la collaborazio-ne in chiave social senza, tuttavia, che questo implichi un requisito ar-chitetturale. Per esempio, è possi-bile implementare in azienda una so-luzione di video collaboration come IBM Sametime (che pure appartiene alla famiglia IBM Connections) an-che in modalità standalone. Questa piattaforma è implementabile in mo-dalità on premises, ibrida o cloud e non forza l’utente verso l’adozione di uno specifico modello di utiliz-zo, di comportamento, di sicurezza o di governance. È stata pensata per poter essere plasmata in modo da ri-spondere alle diverse esigenze e ai differenti livelli di adozione di strumenti social di un’azienda.

IBM Connec-tions met-

te a disposizione un’ampia gamma di fun-

zionalità per aiutare le organizza-zioni a collaborare in tempo reale. La home page di IBM Connections of-fre agli utenti un singolo punto di accesso per interagire, attraverso un’interfaccia social, con i conte-nuti di qualsiasi altra soluzione a fianco dei contenuti della propria azienda. I dipendenti aziendali sono in grado, in tal modo, di esplorare i dati strutturati e non (come feed di Twitter, post su Facebook, dati meteorologici, video, file di log, applicazioni SAP), possono firmare documenti elettronicamente, accede-re all’e-mail aziendale, all’agenda e rispondere alle esigenze di busi-ness quotidiane. Per esempio, un dipendente grazie a IBM Connections potrebbe condi-videre un documento con i colle-ghi, approvare una transazione da un sistema SAP, intervenire sulla base di una notifica richiesta in un processo di business, come una ri-chiesta di risarcimento assicurati-vo, e condividere contenuti, quali aggiornamenti di stato e file. L’e-mail e il calendario integrati in un contesto social consentono di accedere ai servizi di messaggistica di IBM Domino e Microsoft Exchange. Connections integra funzionalità di business analytics e di monitorag-gio in tempo reale dei dati generati da persone, dispositivi e sensori e offre la possibilità di integrare motori di analisi specifici.

IBM Connections

Il brand Connections caratterizza i prodotti

di comunicazione e collaborazione social senza implicare un requisito architetturale

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Queste funzionali-tà possono esse-re applicate alle attività di social business per acqui-sire informazioni più approfondite sui trend che caratterizzano il mer-cato, per prendere decisioni miglio-ri, consolidare le relazioni con i clienti, individuare persone e ri-sorse necessarie e mantenere elevato il contributo e il valore offerto da clienti, partner e dipendenti.Per esempio, i professionisti della funzione di marketing possono acce-dere in tempo reale ai dati che evi-denziano modelli di comportamento dei consumatori correlati a diversi trend, in modo da adattare rapida-mente le campagne. Inoltre posso-no creare automaticamente un social network di esperti di diverse aree geografiche e mercati per risponde-re in modo veloce a specifiche ri-chieste o a nuove tendenze.Alle funzionalità di sicurezza in-trinseca è possibile affiancare al-tri modelli di Identity e Access Management preesistenti in azienda (anche per le implementazioni in mo-dalità cloud).I dati di IBM Connections sono ac-cessibili dai dispositivi mobile e si avvalgono di App native gratui-te, per predisporre un’infrastrut-tura adatta a supportare strategie BYOD (Bring-Your-Own-Device). Gli ambienti mobile supportati includo-no Apple iOS, Android, Blackberry OS, Nokia (solo micro-browser) e RIM Playbook (solo micro-browser).

L’integrazione con i software IBM e le applicazioni di terze partiLa piattaforma di enterprise social network di IBM può essere ulterior-mente estesa attraverso l’integra-zione con altri software IBM (per esempio Sametime, Notes Social Edi-

tion, Customer Experience Suite, Em-ployee Experience Suite) oppure col-legata a sistemi di Enterprise Content Management, inclusi IBM FileNet Content Manager e IBM Content Manager.IBM Connections può essere utiliz-zata anche per collaborare nei pro-cessi di sviluppo software grazie all’integrazione con IBM Rational Team Concert ed è poi possibile ag-giungere la sicurezza ai controlli di gestione dei criteri in tempo re-ale con Vantage per IBM Connections.L’integrazione con le applicazioni di terze parti include quelle del mondo Microsoft come SharePoint, Windows Explorer, Outlook e Office.

IBM SametimeIBM Sametime è una piattaforma di comunicazione e collaborazione uni-ficata integrabile all’interno del-la piattaforma IBM Connections, in grado di fornire alle aziende gli strumenti per individuare, collega-re e comunicare in modo rapido con le persone all’interno e all’ester-no dell’organizzazione.IBM Sametime si integra con i File e i Profili di IBM Connections e for-nisce un servizio di registrazione dal lato server, controllo remoto del desktop, supporto per notifiche in modalità push e integrazione con le funzioni di calendario di IBM Notes e Microsoft Outlook. Questa soluzione prevede una serie di caratteristiche orientate a garantire sicurezza, sca-labilità (da poche decine di utenti a centinaia di migliaia), affidabilità e integrazione applicativa.IBM Sametime integra le comuni-cazioni social in tempo reale nell’ambiente di business, offrendo un’esperienza utente unificata con funzioni che includono:

Le versioni di IBM ConnectionsOltre alla versione base, IBM Connections è disponibile anche nella Connections Content Edition, una soluzione integrata che associa la scalabilità del social networking alla gestione dei contenuti aziendali e alle funzionalità di compliance e controllo. IBM Connections Content Edition riunisce i software di social business (IBM Connections, IBM Lotus Quickr Connectors) e di Enterprise Content Management (IBM FileNet Content Manager) abilitando la modifica, la gestione e la protezione dei contenuti direttamente dalla piattaforma social. In altre parole, IBM Connections Content Edition consente di creare e condividere i contenuti che vengono archiviati in un repository IBM FileNet Content e di utilizzare IBM Lotus Quickr Connectors per l’accesso. Il supporto di IBM Connections Communities consente di visualizza-re, accedere e gestire i contenuti aziendali e i metadati associati.IBM Connections Hypervisor Edition è un’altra versione disponibile, che combina Red Hat En-terprise Linux, IBM WebSphere Application Server, il database IBM DB2 database e IBM Con-nections in un pattern preconfigurato per l’implementazione immediata su IBM PureSystems. Questa soluzione automatizza, di fatto, l’installazione e la configurazione di IBM Connections e abilita una sua rapida introduzione all’interno di ambienti server virtualizzati caratterizzati dalla presenza di hypervisor. Disponibile anche una versione denominata IBM Connections Suite che riunisce IBM Connections, IBM Connections Content Manager e IBM Sametime.

IBM Connections consente di trovare la rete preferita direttamente dalla barra laterale di Microsoft Outlook

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• messaggistica istanta-nea per le conversazioni private e messaggistica di gruppo, con la possi-bilità di raggruppare più messaggi online attivi in contemporanea per massi-mizzare lo spazio dispo-nibile sullo schermo;

• un sistema di presenza a livello enterprise con in-dicatori dello stato di presenza online, dislocazione geografica e collaborazione all’interno di com-munity per collegarsi rapidamente con la persona in possesso delle informazioni richieste;

• riunioni online che offrono condi-visione di schermo, applicazioni, documenti, video e audio in alta definizione;

• supporto su smartphone o tablet per la collaborazione e le comunica-zioni social in tempo reale, con indicatori delle presenze online in ambiente Apple iOS, Google Android, RIM BlackBerry, Nokia Symbian e Mi-crosoft Windows Mobile;

• integrazione di voce e video di alta qualità per videoconferenze multi-punto, con il supporto dei codec standard di settore, di Voice over Internet Protocol (VoIP) e di Session Initiation Protocol (SIP);

• gestione della qualità del servi-zio per la collaborazione multime-diale (tramite Sametime Bandwidth Manager), preservando la larghez-za di banda necessaria alle appli-cazioni mission-critical.

IBM Sametime prevede un accesso Web, semplificandone l’integrazione nel-le applicazioni aziendali e nei siti Web. Per esempio, un’azienda può in-cludere funzionalità di presenza, Instant Messaging, click-to-call e

click-to-meet sul proprio sito Web in modo che i propri clienti possano iniziare una conversazione o sotto-porre domande all’azienda semplice-mente con un click durante la navi-gazione. È compatibile con i sistemi di telefonia tramite plug-in di terze parti o attraverso un collegamento SIP con sistemi telefonici o di au-dio/video conferenza utilizzando un softphone nativo che permette di rag-giungere collaboratori anche tramite la composizione di un numero telefo-nico su rete PSTN o un indirizzo SIP.

IBM Notes e DominoIBM Notes è il client desktop per il Social Business che mette a disposi-zione informazioni, applicazioni e contatti; IBM Domino è una piatta-forma avanzata per l’hosting delle

applicazioni di Social Busi-ness che garantisce scalabili-tà e sicurezza.IBM Notes e Domino sono solu-zioni integrabili all’interno della piattaforma IBM Connec-tions e, insieme, realizzano

una soluzione pensata per aumentare la produttività e migliorare il pro-cesso decisionale.Mettono a disposizione funzioni di messaggistica e collaborazione abi-litate per i social media, create su standard aperti, per consentire agli utenti di intervenire in qualsiasi processo del flusso di lavoro diret-tamente all’interno di una casella di posta, sia che si acceda all’e-mail da un browser o da un desktop, sia che si condividano video o file. Le funzionalità di social collabo-ration di IBM Notes e Domino preve-dono, per esempio, l’integrazione di un contenitore di applicazioni social (basato sullo standard OpenSocial) sviluppate sia da IBM sia da terze parti e inserite nel contesto e nella user interface di IBM Connections. R

La finestra di chat di IBM Sametime

IBM in ItaliaDa sempre protagonista nel mercato dell’information technology, IBM ha conti-nuamente rafforzato il suo impegno nello sviluppo delle tecnologie più avanzate: è da ventuno anni la società con il maggior numero di brevetti negli Stati Uniti e detiene primati in ogni area tecnologica, dai microprocessori ai supercomputer, dai server al software per lo sviluppo e la gestione di complesse infrastrutture informatiche. Nella sua storia di innovazione può annoverare la creazione e diffusione dei più importanti sistemi di elabora-zione, dal Mainframe al supercomputer Blue Gene all’ultimo sistema di cognitive computing denominato Watson. Presente in Italia dal 1927, IBM ha operato nel corso dei decenni al fianco di aziende e istituzioni del Paese contribuendo a innovarne le infrastrutture, i processi e la cultura industriale. La socie-tà, che ha sede a Segrate, opera con filiali e centri di supporto tecnico su tutto il territorio nazio-nale e si avvale della collaborazione di una rete di oltre 2mila Business Partner, con competenze specifiche nei diversi segmenti di mercato e un focus particolare sulle piccole e medie imprese.

WWW

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UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION REPORTUn nuovo modo di collaborare in team con CiscoNuove soluzioni per la telepresence, puntando su software e cloud per incrementare le possibilità d’integrazione e personalizzazione

Cisco ha rinnovato buona parte della gamma, dopo la svolta del-

lo scorso anno con le funzionalità combinate con l’intelligenza della rete per ottimizzare la comunica-zione video tra aziende. Il rinno-vo parte anche dalla considerazione che oltre il 93% delle sale riunioni non sono attrezzate con monitor di alta qualità, secondo dati riporta-ti da Cisco stessa.Tra le novità annunciate, Cisco Te-lePresence MX200 è presentato come ideale per le più piccole sale riu-nioni, grazie alla facilità di in-stallazione e al prezzo accessibile nonostante garantisca risoluzione HD. Per esigenze più elevate, Cisco ha introdotto TelePresence MX700 e Cisco TelePresence MX800, per le stanze più grandi, sempre con ri-soluzione HD e, in più, il supporto per H.265, che dimezza il consumo di banda, secondo quanto riportato dai tecnici del produttore.Infine, una soluzione per creare al momento “spazi” di riunione a un

prezzo inferiore a quello di un pc. Si tratta di Cisco TelePresence SX10 Quick Set, per il quale basterebbero uno schermo per trasformalo in una piattaforma video HD in 10 minuti, come sostengono in Cisco.Per migliorare l’experience, Cisco ha anche annunciato una nuova offerta in termini di videocamere, da cui di-pende, di fatto, massima parte della qualità video. In particolare, Cisco TelePresence Precision 60 fornisce risoluzione 1080p60, con capacità di adattamento a diverse condizioni di luminosità ambientale e ampio rag-gio di zoom. Inoltre, il sistema dual camera riconosce la posizione di chi sta parlando, seguendone i movimenti, per esempio dal tavolo a una lava-gna, oppure spostandosi e zoomando da uno speaker a un altro. L’obiettivo è quello di ottenere una conversazione più naturale.Una novità importante è rappresentata da Cisco TelePresence SX80, le cui caratteristiche consentono ai partner di Cisco di equipaggiare con funzio-

nalità di videocomunicazione qualsia-si spazio. A SX80 è possibile abbinare una varietà di telecamere, compresi i nuovi modelli su descritti, e colle-gare fino a 3 schermi. Anche questa soluzione supporta lo standard H.265.

La prossimità intelligentePer quanto sia di qualità ed eviti i disagi del viaggio, la comunicazione in video non è “meglio dell’essere lì”, a meno che non aggiunga un ele-mento di innovazione. Per questo in Cisco sono costantemente impegnati a ricerca nuove funzionalità L’ul-tima, ancora in beta, è l’Intelli-gent Proximity, che sarà integrata nei nuovi sistemi. Tale tecnologia riesce a individuare i dispositi-vi mobili, tablet e smartphone pre-senti in prossimità della riunione e permette all’utente di accedere alla sessione collaborativa.In altre parole, è immediato condi-videre informazioni e file attraver-so questi dispositivi, aggiungendo un elemento di collaborazione alla videocomunicazione, senza complica-zioni tecniche di sorta. Per esem-pio, una presentazione può essere salvata in locale e scorsa per veri-ficare qualche dato, senza chiedere al relatore di tornare indietro. R

Un’installazione Cisco TelePresence SX10 Quick Set

Una sala attrezzata con Cisco TelePresence MX700

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Yammer: l’enterprise social network di Microsoft

L’acquisizione di Yammer nel Giugno 2012 ha ampliato l’of-

ferta di Microsoft, che ha definiti-vamente deciso di appoggiare su que-sta piattaforma la propria visione strategica per il Social Enterpri-se, un trend emergente anche in Ita-lia, che punta a portare all’interno dell’ambiente professionale le mo-dalità d’interazione che i dipen-denti sono abituati a usare nella loro vita privata. Un percorso che in Italia sembra favorito proprio dagli “information worker” che, in base a un recente Survey globale commissionato da Microsoft a Ipsos (su circa 10mila iWorker in 32 Pae-si) per il 50% dichiarano che l’uti-lizzo degli strumenti social ha mi-gliorato la loro produttività sul posto di lavoro. Yammer è un social network privato che connette persone, conversazioni e dati, che permette di condivide-re informazioni provenienti da di-verse applicazioni aziendali e di organizzare progetti attraverso lo scambio di messaggi visibili solo all’interno dell’organizzazione aziendale. Il tutto all’interno di un’esperienza social integrata.Grazie a un App mobile per Win-dows, Windows Phone iPhone/iPad e Android, l’interazione può avvenire in modo semplice e immediato anche attraverso dispositivi mobili, per restare aggiornati in tempo reale sui temi e contribuire ai progetti sempre e ovunque ci trovi.Attraverso un plug-in è, inoltre, possibile rendere social i dati di-stribuiti tra diverse applicazio-

ni business, facendoli confluire su Yammer; la Yammer App Directory permette, invece, di trovare appli-cazioni aziendali utili e di connet-terle alla piattaforma.Questa soluzione conta già oltre 8 milioni di utenti in tutto il mondo e Microsoft sta raffinando la road-map che porterà alla sua integra-zione all’interno della piattaforma cloud Microsoft Office 365.Già ora l’integrazione prevede al-cune funzionalità quali il Newsfe-ed per SharePoint Online e Office 365, l’App di Yammer disponibile sull’Office Store, l’interoperabi-lità con l’e-mail, le funzionalità ottimizzate di messaggistica e co-municazione esterna e la funzione di ricerca integrata con SharePoint.L’utilizzo di Yammer parte dalla creazione di un profilo. Una volta registrati è possibile creare Gruppi pubblici o privati all’interno dei quali lavorare in team, condividere documenti e rimanere informati su un argomento. La gestione dei messaggi avviene attraverso un Inbox da dove visualizzare, assegnare priorità e gestire le con-versazioni a cui si è parte-cipato o in cui si è stati citati. Il Feed prevede una suddivisione delle visualizzazione delle conversazioni tra Top (le più impor-tanti per l’utente in

base agli elementi sottoscritti), All e Following (ovvero sottoscrit-te in modo attivo). Grazie alla fun-zione Segui si possono visualizzare i messaggi altrui nel proprio feed e seguire le persone e gli argomenti d’interesse. La funzione Rispondi abilita l’interazione mentre l’im-mancabile funzione Like permette di evidenziare i contenuti che riscuo-tono maggiore consenso.Tra le funzionalità va citata anche Enterprise Graph, una mappatura dei processi in atto in azienda che aiu-ta a trovare le informazioni utili e a collaborare. L’implementazione della piattaforma social enterprise di Microsoft può essere realizzata molto semplice-mente affidandosi all’infrastruttu-ra cloud di Yammer, mentre le impo-stazioni di sicurezza permettono di configurare la gestione delle ses-sioni, delle restrizioni IP e delle policy per le password del network con la possibilità di monitorare pa-role chiave e inviare “alert” auto-matici tramite e-mail. R

Una soluzione business, pensata per creare gruppi di lavoro, condividere documenti e partecipare a conversazioni virtuali con cui il vendor punta a semplificare la comunicazione e migliorare le decisioni strategiche

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UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION REPORTPiattaforme Selta per una UCC di nuova generazione, aperta a mobility e cloud

Un’infrastruttura di comunica-zione basata sui concetti della

UCC e nella sua recente evoluzione centrata sull’enterprise cloud, ol-tre che sulla crescente mobilità, permette di adeguare applicazioni, benefici e relativi costi aziendali alle reali necessità e quindi ren-dere ottimali il time to market e i processi di business senza per questo essere obbligati a sostene-re elevati investimenti iniziali in conto capitale (Capex). Il ricorso a soluzioni tecnologiche

e strumenti adeguati in abbinamento a una politica centrata sul cliente costituiscono in tal senso un valido e potente abilitatore e permettono, evidenzia la visione di Selta, di comunicare e collaborare in modo più rapido, efficace e a basso costo e di facilitare il raggiungimento de-gli obiettivi di business.I benefici della UCC consistono però non solo nella possibile forte ra-zionalizzazione dei processi di bu-siness e nella maggior facilità di comunicazione, ma anche nel fatto

che attraverso la UCC viene abi-litata la collaborazione, uno dei fattori che maggiormente permet-te di incrementare la produttività aziendale. Il cloud è in tal senso un forte facilitatore per la colla-borazione indipendentemente da dove ci si trovi o dal dispositivo uti-lizzato e con costi prevedibili. Il risultato è una strategia volta a coniugare le nuove soluzioni di UCC con il cloud e i processi di front-office e di back-office, il tutto con la garanzia di disporre rapida-mente di personale specializzato in grado di risolvere tempestivamente eventuali necessità . Fondamentale nella strategia per la UCC di nuova generazione e basata su cloud di Selta è poi la flessibilità del dispositivo di utente, che spa-zia dal telefono fisso al client, quest’ultimo sia su pc che su smar-tphone e tablet.

Tecnologia tutta italiana e integrazione con l’ITSelta ha concretizzato la sua vi-sion per la UCC con SAMubycom e con Virtual SAMubycom, che ne rappre-senta l’evoluzione per il cloud e la UCC as a Service, ed è utilizzabi-le in ambienti pubblici o privati. È una piattaforma di UCC, server-based, basata su standard aperti, ideata e sviluppata per rispondere alle esigenze specifiche di aziende di grandi dimensioni e corporation ma che, essendo modulare e scalabi-le, può essere adottata dalla PMI, sia in singole sedi che in ambien-ti distribuiti. Si tratta di solu-

In un mercato globale iper competitivo e con la necessità di time to market rapidi, la proposta del vendor promuove l’ottimizzazione dei processi di front-office e back-office la riduzione di costi e l’adozione di tecnologie innovative

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zioni IP native, multimediali e di mes-saggistica u n i f i c a t a che abili-tano una forte interazione e col-laborazione del personale e con clienti e partner, e che sono integrate con gli ambienti applica-tivi più diffusi. Adottano archi-tetture server basate su standard di mercato al fine di abilitare un’in-terazione efficiente e di disporre delle informazioni di cui si neces-sita, indipendentemente dal tipo di terminale e dalla rete disponibile. L’architettura aperta di SAMubycom consente l’integrazione con siste-mi di tipo gestionale quali ERP e CRM, oltre che con le tipiche appli-cazioni di ufficio come Microsoft Office, per citare le più diffuse. Attraverso la suite di system ma-nagement é possibile effettuare il provisioning locale e remoto, onli-ne e offline.

Ampia gamma di servizi: dalla videoconferenza alla mobilityCaratterizzante le soluzio-ni di UCC di Selta è l’adozione di ar-chitetture aper-

te server-based a standard industria-le e che adottano i p r o t o c o l -

li IP e SIP in modo nativo,

nonché un’ampia dotazio-ne di software per la gestione di servizi di fonia, videoconferenza, chat, personal telephony e perso-nal mobility, contact center mana-gement multimediale. Gli standard permettono, tramite API, persona-lizzazioni legate alle esigenze di diversi mercati e mettono a disposi-zione applicazioni per settori qua-li l’hospitality, le utilities, i trasporti, la difesa e la sicurezza. Elemento saliente dell’architettura di SAMubycom è poi l’ampia dotazione di servizi. L’utente può ricevere e inviare mail, fax, sms, ascoltare voice mail, partecipare a sessio-ni video, verificare la presenza di altri user, aprire una sessione di instant messaging condividendo do-cumenti tipici d’ufficio, ricevere notifiche sul telefono mobile o fis-so oppure direttamente su personal

computer nella propria mailbox. I servizi sono poi fruibili da

qualsiasi tipo di di-spositivo.

SAMubycom per la “Ubiquity Communication” SAMubycom è una piattaforma di “Ubi-quity Communication” che risponde alle necessità di aziende con una topologia territoriale basata su sedi singole o di realtà costitui-te da uffici e impianti produttivi distribuiti, che stanno valutando come ottimizzare i processi azien-dali e ridurre i costi, anche at-traverso il mondo cloud. I servizi forniti rispondono alle esigenze di diverse classi di utenti, da quel-li “tradizionali” a quelli evoluti, rendendoli raggiungibili attraverso i vari tipi di comunicazione e le varie tipologie di telefoni o altri dispositivi di comunicazione.

Un approccio virtuale pensato per il cloud enterpriseLa piattaforma prevede risorse di tipo client-server distribuite ma con una gestione centralizzata del-le comunicazioni, dei servizi e delle applicazioni. Il modello, in sostanza, è quello della cloud com-munication, con il ruolo centrale che viene svolto dal software SAMub-ycom Communication Manager che può essere utilizzato su server fisici proprietari e non, oppure su Vir-tual Machine a secondo dell’infra-struttura e dei servizi da erogare. SAMubycom provvede a gestire tut-ti gli utenti (client) e i server di comunicazione interconnessi tra loro e svolge principalmente le fun-zionalità di:• Proxy SIP: gestisce l’accesso ai servizi, implementa le politiche

Le soluzioni Selta abilitano la

comunicazione ubiqua e con una gamma molto ampia di dispositivi fissi e

client mobili

SAMubycom integra un’ampia gamma di servizi di UCC

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di call routing, la perso-nal mobility, la convergen-za fisso-mobile.

• Register Server: autentica i client che accedono al pro-prio account SIP.

• Presence Server: comunica infor-mazioni sulla presenza dei client in rete.

• Voice Mail e Conference Server: gestisce i messaggi vocali e le conferenze via Internet.

La scalabilità è ulteriormente enfa-tizzata da altre funzionalità ser-ver comprese in SAMubycom e dedicate ad applicazioni specifiche:• IVR Server: ospita l’applicazione Contact Center Management IPvalue.

• Fax Server / SMS Server: gestisce l’invio e la ricezione di Fax e SMS integrandosi con il sistema di mail aziendale

• LDAP Server: è dedicato alla ge-stione dei contatti e si integra, ad esempio, al server MS Outlook poi-ché si basa sullo stesso protocollo

• Management Server: ospita le ap-plicazioni di management, provi-sioning e allarmistica che opera-no a livello di intera rete.

Per avere la garanzia di continui-tà di servizio nelle sedi remote è possibile installare localmente dei media gateway per gestire la comuni-cazione con reti telefoniche e reti IP esterne. In particolare, il prodotto Selta Me-dia Gateway provvede all’interfaccia-mento con la rete pubblica ISDN/PSTN mentre il prodotto Selta IP Media Ga-teway provvede all’interfacciamento con le reti IP esterne, tipicamente

basate su ENUM, H.323 o Skype. La connettività verso le linee urba-ne è garantita da moduli predisposti all’interfacciamento verso l’ester-no. La sopravvivenza delle comuni-cazioni è garantita dalla registra-zione dei telefoni SIP nel gateway periferico (oltre che nel server centrale). I diversi modelli della piattaforma coprono esigenze molto ampie sia in termini di equipaggia-mento e utenti supportati, di archi-tettura geografica e di modalità di integrazione nell’ambiente di uti-lizzo, che può essere sia di tipo fisico che virtuale, mono o multi-tenant come è sovente richiesto in ambienti cloud qualora si desideri-no erogare servizi divisionali o a clienti.

SAMubycom per il mondo Enterprise e per le PMILa soluzione SAMubycom è una piatta-forma hardware e software di tipo “re-ady-to-use” concepita sulla base dei paradigmi della UCC e con l’obiettivo primario di abilitare una piattaforma scalabile e modulare utilizzabile sia in ambienti Enterprise che di piccole e medie imprese. Per il mondo Enter-prise e Corporate è disponibile inve-ce la modalità HPC (High Performance Cluster) tramite la quale il siste-ma SAMubycom diviene il centro (sede master) di una rete interamente IP

in grado di centralizzare, mediante il protocollo SIP, tutti i servizi telefonici della periferia fino a co-prire un’utenza totale di 10.000 interni IP.

Le sedi remote possono essere compo-ste unicamente da telefoni IP della famiglia Selta NETfon Bluelight op-pure, nel caso sia necessario mante-nere i collegamenti TDM locali, pos-sono essere controllate dal centro tramite media gateway Selta (sedi slave). In uno scenario esteso come questo la presenza di un media ga-teway nelle sedi slave garantisce la continuità delle comunicazioni a tutti gli utenti della sede anche in caso di perdita della connessione verso il server centralizzato. Va osservato che il tutto avviene in modo automatico e trasparente per gli utenti. Nel complesso SAMuby-com dispone di più di un livello di “fault-tolerance” e, in particola-re, della ridondanza del server (an-che geografica) con hot-swap, del media gateway per il collegamento con linee urbane TDM e VoIP locali, e del backup su linee urbane.

Architettura multi-dominio e multi-zonaSistemi centralizzati di grandi di-mensioni richiedono la possibilità di configurare aree logiche distinte in modo da semplificare la gestio-ne e l’accesso ai servizi. A questa esigenza la piattaforma SAMubycom risponde tramite il concetto di do-minio. In sostanza, permette di ri-solvere il problema costituito dal

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fatto che se le architetture centralizzate hanno il vantag-gio di concentrare la gestione del piano di numerazione in un unico punto, a questo si con-trappone, però, lo svantaggio di costringere l’intera rete in un unico piano di numerazione che non ammette la presenza di uno stesso numero di telefono per identificare gli interni. La piattaforma SAMuby-com supera questa limitazione e per-mette di suddividere il sistema in maniera logica creando dei sottoin-siemi denominati domini, con possi-bilità di assegnare, all’interno di questi sottoinsiemi, lo stesso nume-ro di telefono agli utenti. Il domi-nio si caratterizza in termini di: piano di numerazione indipendente; utenti SIP che appartengono al do-minio; linee urbane; numeri vietati e numeri brevi di dominio; prefisso per le chiamate interdominio.La possibilità di realizzare domini indipendenti è peraltro un elemen-to indispensabile e propedeutico al fine di implementare ambienti cloud multi-tenant che devono poter riu-tilizzare la medesima numerazione.Oltre al concetto di dominio, in SA-Mubycom c’è anche quello di zona. Sistemi distribuiti su rete IP ri-chiedono la possibilità di gestire le comunicazioni in funzione del-la banda disponibile tra sedi, per cui la piattaforma SAMubycom intro-duce il concetto di zona. La zona è un’area definita da un range di indirizzi IP, alla quale viene as-sociata una banda disponibile e i codec utilizzabili per le comuni-

cazioni. Le chiamate da e verso una zona utilizzano i codec definiti. Non sono consentite chiamate da e verso una zona quando la banda vie-ne esaurita. Ad esempio, nel caso di un’architettura VoIP con server centralizzati e numerose sedi peri-feriche con telefoni SIP distribu-iti, le sedi principali dispongono di media gateway locali (per la ge-stione di linee urbane tradizionali e la continuità operativa) mentre le sedi secondarie utilizzano i gate-way delle sedi principali.

SAMubycom ClientSAMubycom Client è un applicativo che consente all’utente delle so-luzioni Selta SAMubycom e SAMuby-com Virtual Instance di rimanere in contatto con i collaboratori e con il mondo esterno utilizzando il proprio device fisso e mobile. Il Client affronta i diversi aspetti inerenti la UCC: Unified Messaging: il software con-sente di avere in un unico appli-cativo tutte le informazioni sui

propri contatti e di generare, a partire dalle proprie rubriche per-sonali o aziendali, email, sms, fax, instant messaging, oltre alle chiamate telefoniche su dispositi-vi fissi e mobili. SAMubycom Client consente anche di utilizzare reti fisse e mobili per rendersi repe-ribili in qualsiasi istante lo si desideri grazie alla possibilità di cambiare le proprie regole di rag-giungibilità in modo flessibile con un’intuitiva interfaccia web.Presence: è possibile segnalare la propria disponibilità e conoscere lo stato di presenza dei colleghi, nonché scegliere il più idoneo alla situazione operativa tra i diversi mezzi di comunicazione disponibili. È anche possibile suddividere i propri contatti in gruppi omogenei (ufficio, competenza, appartenenza, ecc.), in modo da poter effettuare una chiamata diretta con un solo “clic” del mouse.Rubriche: i contatti sono disponi-

Il client comprende funzionalità SIP, presence, rubriche, IM, audio gateway, UC, videochiamata, collaboration

Comunicazione aperta e multi deviceGli utenti di SAMubycom possono comunicare fra loro attraverso diverse modalità e strumenti. La comunicazione multimediale distribuita velocizza i contatti, rende gli utenti sempre raggiun-gibili, permette di utilizzare appliance differenti, semplifica la condivisione e la collaborazione, unifica le reti con la convergenza tra il mondo fisso e quello mobile. La raggiungibilità sempre e ovunque è realizzabile usufruendo del servizio di convergenza fisso-mobile: l’utente è sempre contattabile su un singolo numero, sia all’interno dell’azienda (grazie alla copertura Wi-Fi) che all’esterno (grazie alla copertura GSM/GPRS).

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bili sia attraverso il pannello ru-brica attivabile da tasto che trami-te il pannello presenza. I contatti possono essere importati dalla ru-brica personale di MS Outlook o dal-la rubrica aziendale (LDAP). Possono essere creati e gestiti abbinando a ciascuno un’immagine con ulteriori informazioni per raggrupparli co-modamente o per visualizzarli nel pannello presenza.Gestione del client: come gli al-tri applicativi di Selta, anche SA-Mubycom Client è stato ideato con l’obiettivo di consentire un’in-stallazione rapida ed intuitiva, e con manuali e guide on-line. Gli aggiornamenti del software sono automatici. L’utilizzo e la gestio-ne avvengono tramite un’intuitiva interfaccia, che in una sola fine-stra presenta le informazioni de-finite dall’utente e i pulsanti di accesso alle funzioni del sistema.Videocomunicazione: il client in-corpora una funzione per attivare

una comunicazione video tra utenti. Per favorire il networking più ampio possibile, le sessioni di videochia-mata punto-punto con altri disposi-tivi come il telefono IP NETfon 1000 adottano lo standard video H.263. Collaboration: nel corso di una normale chiamata telefonica o una conferenza è possibile iniziare una sessione di collaboration per in-teragire con gli interlocutori an-che attraverso la condivisione del desktop, di documenti o di appli-cazioni. Il Client è utilizzabile anche per sessioni di training e manutenzione da remoto. Particolar-mente nutrite sono le prestazioni in ambito UC, che comprendono:• Unico numero di telefono.• Presenza unificata: all’arrivo della call tutti i device (telefo-no, client fisso e mobile) possono squillare simultaneamente (numero unico e ufficio mobile ) e l’utente può scegliere da quale rispondere.

• Controllo CTI tra telefono IP e

client su pc: è una funzionalità per gli utenti che utilizzano il telefono fisso pilotato dal pc. Per una chiamata in arrivo si apre il pop-up di chiamata su client UCC su pc e si risponde da telefono fisso. Per la chiamata in uscita si utiliz-za direttamente il client UCC su pc.

• Rubrica unificata (LDAP).• Convergenza fisso-mobile e call-back: è una funzionalità che permet-te al virtual PBX di richiamare gli utenti addebitando il costo della chiamata alle linee aziendali, in modo trasparente per l’utente.

• Ufficio mobile e servizi PBX su smartphone.

Nel cloud con Virtual SAMubycomSAMubycon dispone in modo nativo delle caratteristiche tipiche di una soluzione per ambienti Cloud. Va premesso che la soluzione di UCC è fruibile in due principali ambiti aziendali:

Un Client disponibile in tre diverse postazioniSAMubycom Client è una soluzione di comunicazione unificata evoluta che Selta rende disponibile in tre diverse versioni ed equipaggiamenti:• Postazione basic: è la postazione entry level ed è costituita da termi-

nali IP Selta NETfon (o SIP standard). Dispone di Web Access per Rubriche e Click2dial, deviazioni di chiamata, regole di raggiungibilità (Personal Mobility).

• Postazione standard: è una postazione che comprende tutte le funzio-ni previste per la postazione basic, a cui aggiunge un Client UCC per Pc che consente il controllo CTI del telefono, la possibilità di effettuare chiamate direttamente da Client (anche senza telefono IP connesso) e di Chat.

• Postazione plus: è la postazione top di gamma per utenti che neces-sitano di un client molto versatile. Alle funzionalità della postazione standard aggiunge un Client UC per smartphone Android e iOS.

Client postazione standard

La postazione Client Plus comprende un client UCC per sistema operativo Android e iOS

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• Carrier: SAMubycom è disponibile in versione Virtual PBX Multi In-stance e Multi Tenant e può essere ospitato nei data center dei gran-di carrier nazionali per erogare servizi di UCC in modalità cloud (SaaS). Nell’ambito carrier,dal 2013 Selta è partner ufficiale di Telecom Italia con la soluzione virtual PBX SAMubycom nell’offerta Nuvola IT comunicazione integrata.

• Enterprise: SAMubycom amplia le possibilità di comunicazione del-le grandi aziende distribuite sul territorio grazie alla virtualiz-zazione e alla soluzione HPC con il Communication Manager su ser-ver e la parte Media Gateway ge-stita con i gateway Selta.

In particolare, la versione SAMuby-com Virtual Instance è stata ideata da Selta proprio per realizzare ambienti cloud. In pratica consiste nella pos-sibilità di virtualizzare SAMubycom in modo da creare una piattaforma multi-tenant in grado di garantire servizi di Unified Communication e Collabora-tion in uno scenario di hosting in cui:

• Ogni cliente è servito da un Vir-tual PBX dedicato, con una con-figurazione ritagliata sulle pro-prie effettive esigenze.

• La funzionalità multi-tenant è ot-tenuta attraverso la replica di istanze IP-PBX SAMubycom.

• Un server esterno di storage ga-rantisce la ridondanza a caldo in caso di guasto grazie a funzionali-tà NAS/NFS, Fibre Channel e iSCSI.

L’infrastruttura di virtualizzazio-ne è composta da: uno o più server host (server multicore), uno o più media gateway, un server di storage esterno, un server per la gestione dell’infrastruttura. Per quanto concerne gli ambienti operativi e server, l’applicazio-ne Virtual SAMubycom è utilizzabile sull’infrastruttura di virtualizza-zione VMware vSphere ESXi Hypervisor o Red Hat Enterprise Virtualization per cui è stata certificata. Inol-tre, per progetti specifici, Selta è disponibile a certificare la so-luzione Virtual SAMubycom su altre piattaforme di virtualizzazione.

SAMubycom Virtual Instance per Carrier/ISPSAMubycom può essere virtualizzato per creare una piattaforma multi-te-nant in grado di garantire servizi di UCC in uno scenario di hosting. Per un utilizzo nell’ambito di of-ferte di Cloud Pubblico la soluzione SAMubycom Virtual Instance è pensa-ta come una soluzione di Virtual PBX multi-istanza, in cui per ogni sin-golo cliente viene creata una spe-cifica istanza Virtual IP-PBX (due nel caso di soluzione ridondata). Il cuore di SAMubycom Virtual Instance è costituito dall’insieme di più ser-ver ospitati presso data center del carrier/service provider all’interno del quale sono attive le istanze di altri clienti. R

Le soluzioni Selta per la Unified Communication e Collaboration in ambienti cloud pubblici e privati

La società Selta è un’azienda italiana focalizzata sui mercati TLC e ICT, dell’automazione e con-trollo, in particolare nel settore dell’energia, smart grid e smart cities, oltre che nel settore della sicurezza informatica. Ha proprie attività di R&S, a cui dedica consistenti investimenti annuali, una propria organiz-zazione logistico-produttiva e strutture per affrontare mercati diversificati sia a livello nazionale che internazionale. Selta opera in tre comparti: piattaforme di comunica-zione IP per la UCC; soluzioni virtualizzate di comunicazione per il cloud pubblico e privato; soluzioni per le Next Generation Access Networks per le reti di accesso degli operatori. Le soluzioni Selta trovano utilizzo nelle reti dei carrier e service provider, nelle

reti aziendali di ogni dimen-sione e tipologia, nelle PA e nelle Utilities.

WWW

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REPORT UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION

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UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION REPORTIl video software di Vidyo per avere qualità HD in tutte le condizioniIl produttore espande l’offerta e consolida la presenza come piattaforma di riferimento per una videocomunicazione in ambito business, Web, social e gaming

Vidyo prosegue nell’espansione della propria offerta, al fine di

rispondere alle diverse esigenze di videocomunicazione, in crescita in Italia con tassi superiori a quelli di Regno Unito e Germania.I risultati danno ragione a una strategia incentrata sulle peculia-rità tecnologiche che consentono di realizzare la telepresenza a costi accessibili a imprese di ogni di-mensione.Tra le novità annunciate i nuovi si-stemi di telepresence HD230 per sale attrezzate con due schermi e HD40, per piccole sale attivabili in pochi minuti su un normale monitor e con una piccola Web cam ad alta defini-zione. Annunciato anche l’incremen-to del numero di pc supportati nelle conference: fino a 8 e 16.Inoltre, come evidenzia Paolo Visintini, Sales Manager Italy & Spain di Vi-dyo, l’azienda ha introdotto un SDK (Software Deve-lopment Kit) per l’integrazione con le piattaforme Lync di Microsoft e Sametime di IBM Lotus. Del resto, grazie alle API (Appli-cation Programming Interface) i partner di Vidyo sono in grado di sviluppare soluzioni personalizza-te, in particolare è nuova la possi-bilità d’integrare il sistema Vidyo

con soluzioni di call center.Prosegue poi la

partnership con

Google, favorita proprio dalla versatilità e “leggerezza” di una piattaforma basata su software e implementabile anche su macchine virtuali. In particolare, oltre a essere la piattaforma supportata da Google per il Web RTC con l’in-tenzione di farne lo standard per l’Internet Tv, Vidyo è utilizzata per gli hangouts di Google, compresa la recente offerta H2O (Hangouts to Others), permettendo di collegare a questo tipo di conferenze anche si-stemi legacy H.323, come ci rivela Fabio Tessera, vice presidente re-sponsabile delle vendite per la re-gione Semea. Sempre con Google l’ac-cordo per la video chat Rounds che porta Vidyo a sbarcare sulle coste del social, dopo l’approdo sul ga-ming attraverso la partnership con Nintendo per la Wii U.Diversi gli ambiti di applicazio-ne anche sul fronte delle imprese, presso le quali la videoconferenza è in forte crescita. Tessera prefe-risce però ricordare i casi relativi alla telemedicina o al supporto di azioni umanitarie, come per Concern Worldwide o Action Aid. R

Architettura della piattaformaLa piattaforma di comunicazione e collabora-zione di Vidyo è basata su software, più pre-cisamente sull’Adaptive Video Layering, che ottimizza dinamicamente i video per qualsiasi terminale, utilizzando una tecnologia di com-pressione basata sul protocollo H.264 Scalable Video Coding (SVC) e l’IP di Vidyo.L’Adaptive Video Layering permette di eliminare l’MCU e fornisce elevata error resiliency, bassa latenza e rate matching tali da permettere una notevole qualità video, sulle reti Internet, LTE, 3G e 4G. La versatilità della piattaforma Vidyo consente facile integrazione con i didpositivi hardware di ultima generazione. Inoltre, Vidyo sin dal 2005 è sensibile all’interoperabilità in video-conferencing H.264 SVC e SIP in seno a vari organismi di standardizzazione.

Qui a fianco: Vidyo HD 40

Video Room HD 230 di Vidyo

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REPORT UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION REPORT

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Aura, la piattaforma Avaya per la comunicazione e la collaborazione

La vision di Avaya per la UC de-riva dalla considerazione che le

imprese sono alle prese con un’or-ganizzazione del lavoro sempre più mobile e con team sempre più distri-buiti. Il portfolio di Avaya per i sistemi di comunicazione aziendale, peraltro molto ampio, consente in tal senso evoluzioni anche graduali verso ambienti IP e SIP, convergenti e collaborativi. Le soluzioni sof-tware per la collaborazione azien-dale si basano sostanzialmente sul-la piattaforma Avaya Aura. Avaya Aura è un’evoluzione naturale della piattaforma per le comunica-zioni IP basata su standard aperti, affidabile ed espandibile di Avaya. Aura raccoglie funzionalità conso-lidate, tra cui il Communication Manager, e abilita la rete alla ge-stione delle sessioni SIP.Tramite una architettura per le comunicazioni unificate, Aura ha l’obiettivo di semplificare la ge-stione di reti complesse, ridurre i costi di infrastruttura e permette-re ai dipendenti di comunicare da qualunque luogo grazie a funziona-lità vocali, video, di messaggisti-ca unificata, opzioni per il con-trollo delle presenze, applicazioni Web, client mobili e strumenti per le conferenze multimediali. A livel-lo funzionale, Avaya Aura fornisce i servizi di comunicazione core neces-sari per distribuire le soluzioni di unified communication e contact cen-ter a tutti gli endpoint connessi, indipendentemente dall’infrastrut-tura sulla quale risiedono.Le tre versioni disponibili del pro-

dotto, Branch, Standard ed Enter-prise Edition, sono basate su li-cenze per utente. È poi possibile anche acquistare singoli compo-nenti hardware e software per ampliare il numero di utenti o per incrementare il grado di ridondanza.Core della soluzione è il Communication Manager, un software per telefonia IP basato su standard aperti, espandi-bile e modula-re. Fornisce opzioni cen-tralizzate per il controllo delle chiamate e suppor-ta un’ampia gamma di server, gateway e dispositivi analogici, digitali e IP. Comprende funzionalità integra-te avanzate tra cui applicazioni per la mobilità, funzionalità per i call center, le conferenze e servizi di emergenza. Suo corollario è il Com-munication Manager Branch (CMB), un set di funzionalità pensate per le aziende e gli enti pubblici con fi-liali distribuite, come catene com-merciali, banche, assicurazioni, uf-fici pubblici, ospedali e scuole. Le funzionalità di CM e di CMB sono sta-te pensate al fine di semplificare la collaborazione e la mobilità tra le filiali, consentire di centralizzare la gestione delle applicazioni e di

utilizzare il protocollo SIP a tut-ti i livelli aziendali. Il software abilita una gestione delle chiamate voce e video in una rete distribuita di media gateway e con un’ampia gamma di dispositivi di comunicazione ana-logici, digitali e IP.I servizi di Presence di Avaya Aura sono in grado di raccogliere e di-stribuire informazioni estese di presence non solo da sorgenti Avaya ma anche da altri sistemi, consen-tendo agli utenti dell’intera rete di raggiungere le persone che desi-derano, utilizzando i vari canali di comunicazione a disposizione.Già utilizzati ampiamente per l’in-stant messaging, i servizi di Pre-sence hanno, osserva Avaya, la potenzialità di consentire il rag-giungimento di nuovi livelli di pro-duttività degli utenti e del servi-zio clienti, rendendo le risorse più facilmente disponibili per clien-ti e collaboratori. I servizi di Presence sono integrati con altre applicazioni basate sulla Presen-ce, quali Microsoft Office Commu-nication Server, IBM Lotus Sameti-me, e applicazioni di terze parti che utilizzano gli standard aperti SIP/SIMPLE e XMPP. Questo consente di avere informazioni di Presence consistenti e di poter utilizzare un’ampia gamma di applicazioni di comunicazione aziendale. R

Evoluzione naturale della piattaforma per le comunicazioni IP basata su standard aperti, raccoglie funzionalità consolidate, tra cui il Communication Manager, ed abilita la rete alla gestione delle sessioni SIP

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REPORT UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION

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Dimension Data disegna la strada per un approccio strategico alla UCC

Quello della collaborazione è un concetto molto trasversale per-

ché il modo di incontrarsi, di ri-unirsi, di comunicare, di condivi-dere informazioni è strettamente legato alla cultura, alle abitudi-ni e all’organizzazione aziendale: fattori, questi, legati più alle persone che non alla tecnologia. Per questi motivi uno dei problemi nei progetti UCC consiste nel superare le resistenze organizzative e, in assenza di una strategia complessi-va, si concretizza il rischio di un possibile fallimento delle inizia-tive intraprese.Dimension Data promuove una visio-ne strategica dell’UCC che parte dall’azienda, dalle sue caratteri-stiche e dalle sue necessità in base al presupposto che, per disegnare una strategia, è necessario capire come l’azienda opera per definire obiettivi chiari e ge-nerali.Per supportare in questo disegno i CIO, i consulenti di Dimension Data ana-lizzano la predispo-

sizione all’innovazione in area co-municazione valutando:• aspetti operativi: lo stato attua-le di tecnologia, competenze, uti-lizzo degli strumenti, modello di costi IT, informazioni e metriche;

• aspetti strategici: esistenza di una architettura IT di riferimen-to, necessità di integrazione con i processi di business, potenzia-le valore per l’azienda, profila-zione degli utenti e analisi della user experience.

Si tratta di un’analisi che considera lo stato attuale e lo sviluppo futu-ro senza guardare alla sola tecnolo-gia, puntando a evidenziare in modo chiaro gli obiettivi raggiungibili e il valore che possono portare, anche tramite modelli di valutazione del ritorno sull’investimento.Il modello secondo cui Dimension Data supporta i propri clienti nel-la definizione di una strategia UCC permette la creazione di un piano per il raggiungimento di un obiet-tivo generale in armonia con le spe-cificità dell’azienda.Un ulteriore passo promosso da Di-

mension Data nella realiz-

zazione di un progetto UCC è la sud-divisione degli utenti in gruppi con caratteristiche e requisiti simili. Una volta definiti i profili, è la volta dell’identificazione dei casi

di utilizzo, ovvero delle situazioni tipiche in cui ogni profilo d’utenza si può trovare nell’uso della tec-nologia. Gli esercizi sui profili e sui casi d’utilizzo permettono di identificare molto chiaramente i re-ali requisiti dell’organizzazione e di assegnarvi le opportune priorità.Dimension Data si propone come part-ner in queste analisi preparatorie adottando metodologie di classifi-cazione degli utenti e analisi del-la “user experience” per meglio in-dividuare i casi di utilizzo e i potenziali ostacoli all’implementa-zione di nuove soluzioni.Peraltro, le soluzioni UCC sono spesso sulla linea di confine fra i servizi accessori e i servizi strategici e molte aziende italiane scelgono di delegare a una gestio-ne esterna di tecnologia “on premi-ses” tutto ciò che non è strettamen-te correlato all’attività primaria dell’azienda.Dimension Data, oltre alle garanzie tecniche e di qualità del servizio, rivendica la propria capacità di saper fornire ai CIO un contribu-to consulenziale e, attraverso una gamma di servizi di comunicazio-ne gestiti, consente di gestire le tecnologie UCC in modo integrato, indipendentemente dal fornitore o dall’ubicazione. A tutto ciò af-fianca assistenza e gestione ope-rativa per tutto il ciclo di vita in ambienti di telefonia IP Cisco, infrastrutture di visual communi-cation multi-vendor e soluzioni di messaggistica unificate su base Mi-crosoft. R

Il system integrator globale mette a disposizione la propria esperienza e competenza tecnologica e consulenziale per proporre modelli di implementazione strategica della UCC ritagliati sulle specifiche esigenze aziendali

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PC CLIENT: 1 SU 2 È UN TABLET

mercati

Sirmi ha diffuso i dati

sull’andamento del mercato pc

client relativi al quarto trimestre 2013 e all’intero

anno. Muore il netbook e

il tablet ruba spazio al notebook

di Riccardo Florio

Sirmi ha pubblicato il periodico resoconto sull’analisi dei dati relativi all’andamento del mercato italiano dei pc client nel quarto trime-

stre e sull’intero 2013.Per quanto riguarda l’intero anno 2013, il mercato dei Client vale circa 2,86 miliardi di euro e diminuisce in fatturato dell’1,1% rispetto all’anno precedente a fronte di un incremento nel numero di unità conse-gnate in crescita di circa il 10%, segno di uno sposta-mento verso il basso del costo medio per dispositivo venduto.

Nel 2013 il numero totale di unità consegnate è stato di 3.744.200 corrispondete a circa il 50% del mercato. Una crescita con evidenti ripercussioni sul mercato dei notebook che diminuisce in fatturato del 7,2% nel quarto trimestre 2013 e del 19,7% su scala annuale. Scompare definitivamente il mercato dei netbook: nell’ultimo trimestre del 2013 la società di analisi italiana ha indentificato solo 100 unità consegnate sull’intero territorio nazionale.

L’ultimo trimestre 2013 ha confermato la continua crescita di tablet, con un +13,3% rispetto allo stesso trimestre 2012 per fatturato e +26,6% in termini di unità consegnate, trainata soprattutto dai dispositivi di fascia più professionale.L’ultimo trimestre dell’anno scorso segna anche una ripresa per pc workstation e thin client, sebbene il confronto a livello annuale sia in diminuzione, che rappresentano tuttavia categorie poco rilevanti ri-spetto al contesto complessivo del mercato pc client.Le prime stime Sirmi sul 2014 intravedono uno

spiraglio di ripresa sotto la spinta di Tablet e Ul-trabook, con previsioni di crescita annuale del comparto pc client del 7,5% circa in termini di fatturato e del 14% in termini di unità conse-gnate di cui il 60% circa costituita da tablet. R

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l’opi

nion

edi Giuseppe Saccardi

VVerso un mondo IT definito dal software

Quello del "software defined" è un trend che sta interessando in modo travolgente tutti i settori e ora si parla anche di sicurezza definita dal software o di UC definita dal software. Non esiste virtualmente settore dell'IT in cui non ci si possa aspettare che architetture e prodotti non siano presentabili sotto questo nuovo paradigma dell'IT. Peraltro la distribuzione di applicazioni e di sistemi di elaborazione e la possibilità di selezionare le risorse (ad esempio la tipologia di storage o di server) in base alle esigenze applicative è un processo che era già in atto da tempo.Se poi si vuole andare ancora più indietro nel tempo, il modello OSI (Open System Interconnection) è stato il primo tentativo (inizialmente combattuto dai produttori) di definire su scala mondiale un modo di relazionare le risorse ICT definito dal software in cui, mediante API, ogni layer del modello generale richiedeva i servizi (in termine di tipologia di apparati fisici o moduli software) al livello sottostante in funzione delle esigenze delle applicazioni. Pur ristretto al mondo delle reti costituiva già (anche se allora non lo si sapeva) un approccio del tipo "software defined".In sostanza, quello in via di diffusione è un concetto che è sotto gli occhi di tutti da decenni e che è andato evolvendo nel tempo adattandosi alle esigenze economiche ed elaborative del mondo produttivo e dei servizi. La sua incarnazione massima è ora il software defined data center (che racchiude server, storage, rete, sicurezza e management), ma questo solo perché la velocità delle moderne reti di comunicazione, fisse e mobili, ha permesso di tornare a focalizzare su di esso tutta una serie di funzioni (di sicurezza, di elaborazione, di distribuzione delle applicazioni, di virtualizzazione) che erano state in precedenza distribuite in un'ottica client-server. Quale sia il punto di arrivo di una tale evoluzione è difficile da stabilire al momento, ma è prevedibile che sul carro del software defined a breve saliranno anche i pochi che ancora non l'hanno fatto, fosse solo per le opportunità di marketing connesse. Una cosa è però certa. Un software è bello (soprattutto se funziona) ma su qualche macchina fisica, posizionata da qualche parte nel mondo, deve pur basarsi per potersi trasformare in qualcosa di realmente utile. R

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ict security

TREND MICRO RENDE SICURI I DISPOSITIVI MOBILISi amplia la gamma d’offerta del produttore giapponese per la protezione in mobilità

HP THREAT CENTRAL: CRESCE LA COLLABORAZIONE PER LA SICUREZZA

La piattaforma collaborativa

d’informazioni sulla sicurezza

viene potenziata con HP Threat

Central Partner Network

Tutti i report di vendor e analisti confermano che lo scenario delle minacce è in costante peggiora-

mento. Ponemon nel suo “Cost of Cyber Crime Study 2013”, per esempio, stima in 46 miliardi di dollari la spesa per la sicurezza a livello globale, con un incre-mento del 20% nel numero di violazioni e del 30% del costo di ognuna di queste.Uno dei meccanismi capaci di contribuire a con-trobattere questo crescente livello di minaccia è lo scambio d’informazioni per condividere esperienze e misure di contrasto. Sulla base di questo presuppo-sto HP Enterprise Security Products in collaborazione con gli HP Labs ha sviluppato nel 2013 HP Threat Central, una piattaforma collaborativa d’informazio-ni sulla sicurezza che permette di condividere all’in-terno di una comunità dati e analisi sulle minacce fornendo intelligence in tempo reale su hacker, vet-tori degli attacchi e metodi e motivazioni all’origine delle attuali minacce.

Questa piattaforma viene ora potenziata con l’intro-duzione della HP Threat Central Partner Network, un sistema di collaborazione tra imprese impegnate nella sicurezza che sta alla base dell’importanza della collaboration a livello di industry per combattere gli attacchi. HP sta collaborando inizialmente con partner quali Arbor Networks, Blue Coat Systems, InQuest, Threat-GRID, Trend Micro e Wapack Labs allo scopo di produrre informazioni strategiche sulla sicurezza per fornire indicatori pratici alla comunità HP Threat Central.HP Security Research e HP Enter-prise Security Services forniranno dati alla piattaforma HP Threat Cen-tral in aggiunta alle informazioni condivise tra i membri della comunità e i partner. R

Trend Micro ha presentato nuove soluzioni per la sicurezza delle piattaforme mobili pensate per

migliorare la difesa contro minacce sempre più evo-lute e sofisticate.Le novità includono Safe Mobile WorkForce, una soluzione software che consente di disporre di un accesso sicuro da dispositivo mobile ai dati corpora-te e Trend Micro Mobile Security, una piattaforma di

sicurezza per la protezione dei dati sui dispositivi Android, iOS e Amazon Kindle che rende più sicura la navigazione Web, favorisce la gestione della privacy in Facebook, e fornisce protezione in caso di perdita del dispositivo mobile.Rilasciata anche la App denominata Mobile App Reputation in grado di identifi-care i malware e di assegnare un livello di reputazione delle applicazioni mobile. Grazie alla partnership con BlackBerry, Trend Micro identifica e blocca le app An-droid alterate prima che siano vendute nel BlackBerry World store.«Le minacce ai dispositivi mobile continuano a crescere sia per intensità che so-fisticazione – ha commentato Eva Chen, CEO e co-fondatore di Trend Micro -. Nel 2014 i dispositivi mobili diventeranno il vettore di punta per gli attacchi cyber criminali e il numero di minacce Android è destinato a superare i 3 milioni. Dal momento che le applicazioni cloud-based e le policy BYOD diventeranno sempre più comuni, i dati sensibili degli impiegati e delle aziende sono a rischio. Le nostre soluzioni mantengono le informazioni sicure senza contrastare la mobile expe-rience». R

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printing&imaging

AEI ADOTTA IL GRANDE FORMATO DI RICOHCon Ricoh MP CW2200SP la società di progettazione è ora in grado di gestire interamente il flusso di lavoro, dalla stampa all’archiviazione dei progetti

LA STAMPA INKJET DI EPSON ALL’ATTACCO DEI DISPOSITIVI A SUBLIMAZIONE

Alle esigenze di stampa fotografica Epson indirizza SureLab D700, stampante compatta a sei colori

adatta a supporti con finitura lucida, patinata e opaca per lavori di stampa misti a elevata qualità.SureLab D700 si indirizza a laboratori di stampe fo-tografiche, negozi, fotografi di eventi, minilab e co-pisterie supportando stampe con larghezza variabile da 10 a 21 cm e lunghezza da 8,9 fino a 100 cm e una velocità di stampa di 360 fogli/ora (formato 15x10 cm con qualità di stampa standard).SureLab D700 integra una tecnologia inkjet svilup-pata da Epson che si avvale della testina di stampa Epson Micro Piezo in combinazione con inchiostri Epson UltraChrome D6-S per fornire una risoluzione massima di 1440x720 dpi. Questa stampante si pro-pone in competizione con i modelli di stampanti a

sublimazione puntando sulla versatilità di opzio-ni di stampa a fronte di un ridotto costo per stampa e basse richieste di manutenzione. «SureLab D700 rappresenta la mossa successiva di Epson all’introduzione di SureLab D3000 per la pro-duzione di grandi volumi di stampe fotografiche - ha commentato Renato Sangalli, Business manager Pro-Graphics di Epson Italia - . Questa soluzione compatta può essere utilizzata per lavori a bassa e media tira-tura o presso i chioschi di stampa. Non solo: essendo portatile, è adatta anche per l’uso sul posto durante un evento oppure durante i corsi di fotografia, senza alcun compromesso per quanto riguarda la qualità di stampa e la flessibilità dei supporti».La disponibilità è prevista da maggio 2014. R

Annunciata SureLab D700, stampante fotografica professionale di dimensioni compatte per stampa ad alta qualità su una pluralità di formati e supporti

AEI progetti è una società di progettazione con oltre 20 anni di esperienza nell’ambito dell’ingegneria strutturale e delle costruzioni (Geotecnica, Inge-

gneria Ambientale, Architettura, Retail Design). Tra i progetti più importanti rea-lizzati da AEI vanno annoverati la cantina vinicola Antinori di Bargino a Firenze, il Polo Pediatrico A. Meyer di Firenze, il Centro Direzionale di Careggi a Firenze, la Cittadella dell’arte della ceramica a Li Ling in Cina e la Facoltà di Architettura di Tripoli in Libia.La società aveva la necessità di sostituire un plotter che non era più in grado di soddisfare le esigenze dell’azienda e si è rivolta a Ricoh. Un apposito team di professionisti l’ha supportata con una fase di analisi per individuare la so-luzione che le consentisse di migliorare la gestione di tutto il flusso di lavoro e di offrire ai clienti applicazioni innovative.La scelta finale è caduta sul nuovo plot-

ter multifunzione a colori Ricoh MP CW2200SP in grado di coniugare i vantaggi della multifunzionalità (stampa, copia, scansione, archiviazione digitale) con la compattezza grazie allo scanner a colori integrato e agli ingombri ridotti.Nella scelta sono state valutate molte caratteristiche tra cui gli inchiostri Liquid Gel Ricoh (idrorepellenti e a essicazione immediata, aspetti importanti per le applicazioni outdoor), il Postscript Level3 di serie per la gestione diretta dei file PDF in stampa e le teste di stampa permanenti. «Ricoh MP CW2200SP è l’ideale per chi come noi lavora costantemente in ambienti di progettazione CAD - ha dichiarato Stefano Valentini, socio ammini-stratore e Direttore tecnico di AEI -. Grazie a questa

soluzione siamo in grado di gestire con efficien-za il flusso di lavoro Grande Formato per

quanto riguarda sia le attività di stam-pa, copia e scansione sia per quanto

concerne l’archiviazione digitale dei documenti di progetto». R

Il plotter multifunzione a colori Ricoh MP CW2200SP

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printing&imaging

HP STAMPA DOVE E QUANDO SERVE

In HP, promuovendo la strategia aziendale del nuo-vo modo di fruire dell’IT, guidato da cloud e mobile, cui l’offerta HP risponde a 360 gradi, hanno molti-

plicato gli sforzi per migliorare l’esperienza d’utilizzo di stampanti e multifunzione e per fornire soluzioni che indirizzino specifiche esigenze aziendali.A tal riguardo, va sottolineato l’impegno sul fronte delle stampanti equipaggiate con le soluzioni NFC (Near-Field Communications), che risolvono senz’al-tro un problema a chi vuole stampare da un disposi-tivo mobile. Secondo studi riportati dai responsabili di HP, entro il 2015 il 50% degli utilizzatori di smart-phone e il 58% degli utilizzatori di tablet useranno la stampa da dispositivi mobile.In effetti, la stampante o la multifunzione è visibile attraverso la rete Wi-Fi, ma quando ci si trova a un piano diverso dal proprio o in una filiale remota, è dif-ficile sapere qual è la stampante che si trova proprio di fronte a noi, tra tutte quelle che vengono rilevate dal nostro dispositivo. Senza bisogno di scaricare app, basta poggiare il dispositivo sull’apposita area “NFC”, inserita sulle nuove stampan-ti HP, e automaticamente viene stampato l’ultimo documento selezionato. Ma ancora più interessante è la possibilità di aggiungere un dispositi-vo NFC alle vecchie stam-panti HP (basta che abbiano la porta USB: costa 39 dollari (prezzo suggerito da HP) e abilita la stessa soluzione prima descritta.Della funzionalità NFC touch-to-print è dota-ta anche l’ultima ar-

Risolvono problemi

business le soluzioni per la

stampa wireless diretta e sicura

su base NFC (Near-Field

Communications). La novità HP

Color LaserJet Pro MFP M476

di Gaetano Di Blasio

rivata nella famiglia di dispositivi multifunzione: la HP Color LaserJet Pro MFP M476, che presenta anche altre soluzioni protette per la stampa mobile. I tecnici di HP sono infatti all’opera per estendere l’of-ferta di funzionalità per la stampa wireless diretta, HP ePrint e HP AirPrint. Inoltre, HP Color LaserJet Pro MFP M476 è dotata di certificazione Mopria (la prima a conseguirla, sosten-gono in HP), che attesta l’allineamento con gli stan-dard globali per la stampa wireless semplificata da smartphone, tablet e altri dispositivi mobile.A queste, si aggiungono anche soluzioni per la pro-duttività e l’automazione del flusso di lavoro, come l’accesso, direttamente dal dispositivo, ad applica-zioni cloud, tra cui DropBox e Google Drive. Queste applicazioni integrate, unite alla scansione fronte-retro in una sola passata, consentono agli utenti di aumentare l’efficienza negli ambienti ibridi cartacei/digitali, spiegano in HP. «Oggi la clientela aziendale si aspetta di poter stam-pare in sicurezza da qualunque luogo o device» spie-

ga Brian Schmitz, Director of Fu-ture Product Marketing LaserJet

and Enterprise Solutions di HP, che continua: «Siamo

impiegnati a fornire soluzioni di stampa mobile semplici e pro-tette, capaci di aiutare i clienti a risolvere le sfide della mobilità,

sia in ufficio sia in mo-vimento. Con l’introdu-zione di queste nuove offerte per la mobilità di livello enterprise HP aiu-ta le piccole e medie im-prese a potenziare come non mai la produttività e il workflow». R

La stampante multifunzione HP Color LaserJet

Pro MFP M476

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networking

WIRELESS AL TOP CON IL ROUTER NETGEAR R7000Le prestazioni di nuova generazione Gigabit 802.11ac ottimizzano streaming e mobilità

NETSURE: ALIMENTAZIONE DC PER LE RETI DEL FUTUROEmerson Network Power presenta una piattaforma basata su NetSure 5100, progettato per migliorare l’affidabilità e ridurre i costi operativi dei sistemi per l’alimentazione elettrica continua nei siti di rete core e di accesso

Emerson Network Power, divisione di Emerson spe-cializzata nell’ottimizzazione delle infrastrutture

per i data center, ivi compresa l’affidabilità e l’effi-cienza operativa per le reti di telecomunicazioni, ha presentato la nuova generazione della piattaforma di alimentazione DC NetSure, con sistemi e componenti progettati per ridurre i costi e migliorare l’affidabilità nei siti di rete core e di accesso.Stando a quanto spiegato dai responsabili della società, la nuova piattaforma NetSure supporta le architetture di rete attualmente in evoluzione e le tecnologie nuove ed emergenti che costituiranno la colonna portante delle reti di domani. Comprenderà sistemi di alimentazione DC, raddrizzatori, con-vertitori e componenti associati che saranno resi disponibili nel corso del 2014.Tutti i sistemi sono stati dichiaratamente progettati in modo da supportare varie tipologie di implemen-tazione e ambienti e adattarsi al cambiamento delle esigenze delle reti, delle apparecchiature e delle con-dizioni.Il primo modulo della nuova piattaforma, un raddriz-zatore eSure a elevata efficienza da 2000 W, è in re-

altà già stato lanciato a metà 2013 ed è disponibile a livello internazionale per l’utilizzo nei sistemi NetSure di alimentazione DC di nuova generazione.Il NetSure 5100, primo sistema di alimentazione DC della nuova piattaforma è già disponibile nella re-gione EMEA e sistemi analoghi saranno introdotti a breve nel resto del mondo.Pensato specificamente per applicazioni di accesso per le telecomunicazioni, NetSure 5100 presenta den-sità energetiche elevate, riducendo la dimensione e l’ingombro rispetto al sistema precedente, ottimiz-zando lo spazio. Comprende da 3 a 12 raddrizzatori eSure, che forniscono (dati dichiarati) un’efficienza del sistema del 96% e consentono un notevole risparmio energetico anche a bassi carichi in modalità ECO.I tecnici di Emerson Network Power spiegano che NetSure 5100 è dotato di una unità di controllo stan-dard o di una alternativa avanzata con capacità su-periori di gestione del carico. Attraverso interfaccia Web, con accesso da molteplici gateway, sono dispo-nibili il monitoraggio remoto e l’upgrade del software, per una rapidità d’implementazione, aggiornamento e manutenzione. R

Netgear ha presentato il router Wi-Fi dual-band 802.11ac Nighthawk R7000, un apparato che combina un processore dual core da 1GHz con una porta USB

3.0 SuperSpeed e il Beamforming+ di NETGEAR, una tecnologia sviluppata con l’obiettivo di incrementare velocità, affidabilità e portata della copertura wireless.La elevata velocità della connessione Wi-Fi lo rende ideale, osserva la società, per quelle attività molto esigenti in termini di banda come il video streaming e per supportare il crescente numero di dispositivi Wi-Fi mobili.Per esempio, lo streaming wireless HD può esse-re sfruttato al meglio grazie alle funzionalità di Nighthawk come QoS del downstreaming, Beamfor-ming+. Con Beamforming+, è possibile indirizzare i

segnali Wi-Fi verso telefoni, tablet e laptop al fine di favorire un utilizzo ottimale che consente download veloci, telefonate via Internet più chiare, visione inin-terrotta di video HD.Nighthawk è dotato di una porta USB 3.0 SuperSpeed che, sostiene Netgear, è 10 volte più veloce della por-ta USB 2.0. È possibile accedere e trasferire veloce-

mente in tutta la rete i contenuti presenti in un dispositivo di storage collegato alla porta USB 3.0, rendendolo un dispositivo ideale per

lo streaming di video su schermi DLNA.È anche possibile proteggere i contenuti utiliz-

zando NETGEAR ReadySHARE Vault, un software gratuito per il backup automatico su un disco ri-

gido USB collegato a Nighthawk. R

Il router Wi-Fi dual-band Nighthawk R7000 di Netgear

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CISCO ESTENDE L’APIC ALLE RETI DI ACCESSO E WAN

networking

Con il rilascio di Application

Policy Infrastructure

Controller Enterprise

Module il produttore

unifica l’automazione

e la gestione di rete lungo il data

center e la rete enterprisedi Riccardo Florio

Nel giugno 2013 Cisco ha annunciato la sua “vi-sion” per l’Application Centric Infrastructure (ACI), un modello di infrastruttura fondata su

alcuni capisaldi quali: il disaccoppiamento delle appli-cazioni e delle policy dall’infrastruttura IP, la capacità di definire e applicare profili legati al comportamen-to delle applicazioni sulla rete, l’integrazione tra gli elementi fisici e virtuali dell’infrastruttura con la pos-sibilità di avere su di essi una visibilità di tipo end-to-end, apertura a tutti i livelli e una scalabilità che non penalizzi la sicurezza.Per fungere da elemento unificante di automazione e gestione del fabric ACI Cisco ha sviluppato l’applian-ce Application Policy Infrastructure Controller (APIC). L’esigenza di fornire applicazioni altamente perfor-manti ai data center, così come alle reti WAN e LAN alimentata da sviluppi tecnologici quali l’Internet of Everything ha portato ora Cisco alla decisione di am-pliare la soluzione Application Centric Infrastructure (ACI) introducendo Cisco Application Policy Infra-structure Controller (APIC) Enterprise Module. Si tratta di un controller software che rappresenta un componente chiave della Cisco ONE Enterprise Net-works Architecture. Questo controller supporta l’in-frastruttura di rete esistente fornendo un’interfaccia per l’impostazione delle policy e i servizi di provisio-ning attraverso una rete composta da switch Cisco Catalyst, di router Cisco Integrated Services Router (ISR) e Cisco Aggregation Services Router (ASR).Questo modulo traduce direttamente policy aziendali in regole a livello di dispositivo di rete, automatizzando operazioni di di-stribuzione, di controllo della complian-ce e l’applicazione delle policy di rete. Per farlo utilizza un approccio aperto e programmabile alla sicurezza di rete,

funzionalità di gestione del cambiamento basate su ACL, di ottimizzazione del percorso a livello WAN e di Quality of Service (QoS).Di fatto, questa soluzione estende la portata di ACI dal data center, fino alle reti WAN e di accesso offren-do funzionalità SDN (Software Defined Networking). APIC Enterprise Module permette di vedere la rete come unica entità, invece che di intervenire su singo-li elementi e dispositivi, e consente di automatizzare le configurazioni di rete e delle policy gestendo, nel contempo, le applicazioni nelle reti WAN e di accesso e la Quality of Service lungo tutta la rete. Questo modulo è composto da tre elementi: un database delle informazioni di rete, un’infrastruttura per le policy e una per l’automazione. Cisco APIC è adatto per le diverse tipologie di in-frastrutture grazie al supporto per una serie di API incluse OpenFlow, Cisco onePK e Command Line In-terface. Supporta, inoltre, sia i nuovi dispositivi SDN sia i dispositivi di rete Cisco meno recenti e prevede funzioni per automatizzare il rilevamento e la mitiga-zione delle minacce.Cisco APIC Enterprise Module sarà disponibile alla fine della prima metà del 2014 e senza costo aggiun-tivo per i clienti Cisco SMARTnet. R

Cisco APIC Enterprise Module rappresenta il motore per impostare in modo centralizzato la

sicurezza e le policy a livello enterprise

WWW

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l’opi

nion

edi Gaetano Di Blasio

LLa condivisione della sicurezza

L'Unione Europea ha varato un piano per la Cyber Security. Merito soprattutto di Edward Snowden, la "gola profonda" le cui rivelazioni sulle attività di spionaggio della NSA (National Security Agency) statunitense, hanno fortemente sensibilizzato i politici europei, come ha ammesso Luigi Rebuffi, presidente di EOS (European Organization for Security), citando stralci dell'intervento tenuto recentemente dal commissario europeo del DG-Connect e vice presidente della Commissione Europea Nellie Kroes per motivare la necessità di una politica e di una piattaforma europea sulla sicurezza informatica.Rebuffi è co-chair del Working Group 3 per la Ricerca e Innovazione nel Secure ICT della Piattaforma europea su Network e Information Security (NIS), insieme a Fabio Martinelli, Primo Ricercatore presso l’Istituto di Informatica e Telematica del CNR di Pisa. Soprattutto quest'ultimo ha messo in evidenza l'importanza del piano avviato e la relativa "pragmaticità" impostata, cercando di legare i lavori a risultati e deadline.Rebuffi è stato più critico nell'evidenziare alcuni punti dolenti, a cominciare da come regolare lo scambio di informazioni sugli attacchi e gli incidenti di sicurezza tra organizzazioni, sia pubbliche sia private. Il rischio, secondo Rebuffi, è adottare la logica statunitense, basata sullo scambio volontario, mentre sarebbe opportuno un obbligo previsto per legge. Purtroppo un primo provvedimento ha invece rimosso l'obbligo per alcuni provider di servizi (telco operator ma anche aziende come Google) di fornire tali informazioni.Su queste pagine non possiamo fare altro che sottolineare ancora una volta quanto alto sia il rischio e quanto sia importante una condivisione delle informazioni per attuare una protezione efficace.Purtroppo, l'enorme programma per la piattaforma NIS sarà per la maggior parte inutile: intanto è difficile che i governi riescano a mettere da parte i criteri di sovranità, per arrivare a unificare realmente gli sforzi sulla cyber security.L'impegno a coinvolgere le imprese è forse l'aspetto più interessante, non solo per il lavoro di sensibilizzazione che il WG2 deve svolgere: crescendo quest'ultima potrebbero trovare "casa" i progetti di ricerca che il WG3 può finanziare. La cattiva notizia è che saranno soldi buttati, se, come sottolinea Rebuffi, non saranno accelerati i processi amministrativi, che, mediamente in UE, richiedono due anni per far partire un progetto. Poi ne servono altri due per i risultati. In 4 anni il mondo cyber cambia. R

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server&storage

LO STORAGE DI IBM LO PAGHI SOLO QUANDO LO USIUn nuovo modello commerciale che prevede l’addebito solo al raggiungimento di una soglia

di utilizzo prefissata. A quel punto, per un dollaro, IBM aggiunge un altro sistema storage

DA DATACORE UN VIRTUAL DESKTOP SERVER PER LE PMI

La nuova versione siglata 2.1 di VDS permette di realizzare soluzioni desktop virtuale che forniscono un’esperienza utente analoga a quella dell’uso di un pc

DataCore Software ha annunciato la disponibilità del software VDS 2.1, sviluppato con l’obiettivo

di semplificare e rendere economicamente con-veniente l’adozione di desktop virtuali in grado di mantenersi costantemente in modalità “stateful” (o persistente). Questo tipo di soluzione mette a dispo-sizione desktop virtuali che offrono un’esperienza utente simile a quella di chi si trova a lavorare diret-tamente su un pc desktop o portatile. Infatti, all’uten-te viene assegnata una macchina virtuale privata per la navigazione, il download e l’utilizzo delle proprie applicazioni; spegnendo e riaccendendo la macchina virtuale, questa mantiene il suo stato, ovvero si ripre-senta esattamente come era stata lasciata, in modo analogo a quanto avviene quando si apre e si chiude

un portatile. In pratica funziona come il proprio de-sktop, solo che è virtuale.Rispetto alla precedente release, la versione 2.1 sup-porta le piattaforme Windows Server 2012 e Server 2012 R2, comprende un’offerta entry-level aggiornata per 25 desktop virtuali con protezione dei server VDI Hot Standby integrata e include numerosi migliora-menti per aumentare la semplicità d’uso della piatta-forma server software per desktop virtuali.Supporta anche l’accesso tramite Single Sign-On (SSO) e Active Directory oltre a comprendere nuove procedure guidate, modelli e strumenti per aumenta-re il livello di integrazione con Microsoft VDI e i suoi servizi di erogazione e di desktop remoto.“DataCore rende finalmente fattibile e conveniente per le piccole e medie imprese l’adozione di una pic-cola infrastruttura di desktop virtuali capace di sca-lare senza compromessi sulle prestazioni”, ha com-mentato Christian Hagen, Vice President di DataCore EMEA. I prezzi delle licenze software partono da circa 2500 Euro. R

Un nuovo programma e nuovi prezzi per le soluzioni storage di IBM. Per venire incontro alle esigenze di organizzazioni sempre più soverchiate dai volumi di

dati in costante aumento, il produttore ha predisposto il programma IBM Advan-ced System Placement per abilitare pagamenti di tipo “pay-as-you-go” sui sistemi storage IBM XIV.

Alle aziende viene addebitato solo il costo di una fra-zione del prezzo all’installazione e il saldo completo viene addebitato al raggiungimento di una soglia di capacità predeterminata.Contestualmente al raggiungimento di questa situa-zione IBM consegna al proprio cliente un secondo sistema al prezzo simbolico di un dollaro, e il ciclo riparte sul nuovo sistema.Grazie al supporto di IBM Global Financing è possibile anche ottenere una versione in locazione del pro-gramma Advanced System Placement, modulando i canoni del leasing in funzione dell’utilizzo sia del pri-mo sistema che dei successivi.IBM prevede di espandere questo programma entro la metà del 2014 anche su altri prodotti della gamma IBM System Storage e IBM Business Partners. R

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software

AUTODESK MAPPA IN 3D IL TEATRO LIRICO DI MILANOAl via un progetto di ristrutturazione che ha previsto la mappatura digitale dello storico edificio

I CIO PRENDONO LE DISTANZE DAL “GREEN SCREEN”

Una ricerca di Vanson Bourne commissionata da Micro Focus evidenzia che il 93% delle aziende utilizza ancora applicazioni a schermo verde

Green screen è la definizione che in ambito IT vie-ne data ai terminali di tipo 3270 che accedono al

Sistema Operativo centrale. Si tratta di un’interfaccia di vecchia generazione a un colore, utilizzata per ac-cedere ai sistemi mainframe da un gran numero di aziende in tutto il mondo. Una ricerca di Vanson Bou-rne e commissionata da Micro Focus rivela che il 93% delle aziende utilizza ancora applicazioni di questo tipo ma che il 54% dei CIO ritiene che esse abbiano un impatto negativo sulla produttività aziendale.L’89% dei 590 CIO e responsabili IT intervistati in nove Paesi nel mondo ha rivelato che gli utenti sono insoddisfatti delle applicazioni green screen, perché li fanno sentire annoiati, frustrati, ambivalenti o limitati nell’utilizzo. Su questa percezione concordano anche i responsabili IT: il 53% di loro ha affermato che le ap-plicazioni green screen non rendono un buon servi-zio all’azienda. I principali ostacoli a un’evoluzione sono, a detta degli intervistati:• Scarse competenze: il 24% dei CIO ha dichiarato di

non essere sufficientemente esperto per modifica-re in-house le applicazioni. Il 45% ha inoltre avuto difficoltà nel trovare e assumere sviluppatori esper-ti sulle applicazioni green screen.

• Ruolo dell’IT: il 72% degli intervistati ritiene che il personale non IT percepisca la modernizzazione delle applicazioni legacy non particolarmente col-legata all’innovazione aziendale.

• Barriere tecnologiche: oltre la metà dei CIO (56%) pensa che sarebbe tecnologicamente difficile ag-giornare l’interfaccia green screen e migliorare la percezione degli utenti .

• Costi e rischi: il 43% dei responsabili IT ritiene trop-po costoso effettuare un upgrade e oltre un terzo di loro (34%) pensa che il rischio sarebbe eccessivo.

• Il 98% degli intervistati ha dichiarato che la pro-duttività sarebbe positivamente influenzata dall’in-serimento di nuove funzionalità come, per esempio, poter accedere tramite mobile alle applicazioni green screen.

«La nostra soluzione Rumba permette di evolve-re le applicazioni esistenti, conservando il buono del green screen, contenendo sensibilmente i costi e garantendo un time to market invidiabile, a tut-to vantaggio dell’azienda nel suo complesso», ha dichiarato Giuseppe Gigante, Regional marketing manager Micro Focus, commentando i risultati della ricerca. R

È stato illustrato alla presenza del Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, il progetto di riqualificazione del Teatro Lirico di Milano (che sarà intitolato a Giorgio Gaber) che passa anche attraverso le nuove tecnologie IT. Prima di indire qualsiasi bando per il restauro del teatro il Comune ha infatti deciso di avviare un’attività di indagine co-noscitiva per valutare lo reali condizioni del teatro. Questa attività ha visto l’utilizzo delle tecnologie di Autodesk. Posizionando un laser scanner al centro del teatro in 4 giorni il team tecnico dell’azienda specializzata in software di progettazione ha effettuato una mappatura dell’intero stabile, incluse le parti più nascoste e anguste. Grazie all’utilizzo di questa tecnica sono stati rile-vati circa dieci miliardi di punti che, con un metodo tradizionale, sarebbero invece stati circa 1500. I dati raccolti sono stati combinati in un sistema di rendering in tempo reale, creando una rappresen-

tazione digitale in 3D reale del teatro con un elevato livello di dettaglio. Per la realizzazione sono stati uti-lizzati i software Autodesk Recap e Autodesk Revit, contenuti all’interno di Autodesk Building Design Suite, che consentono di realizzare modelli 3D intelligenti da scansioni laser, da foto e da altre tipologie di reality capture. «Saniamo una ferita nel cuore di Milano - ha dichiarato l’assessore ai Lavori pubblici del Comune di

Milano Carmela Rozza - con un progetto tutto milanese realizzato dai professionisti del Comune. Dopo 14 anni di abbandono e degrado, in cui rischiavamo di perdere il Teatro Lirico, l’Amministrazione ha trovato le risorse e presentato un progetto per il suo restauro». R

Giuseppe Gigante, marketing manager

di Micro Focus

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cloud

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IL CLOUD CRESCE, MA CON CAUTELA

Le aziende italiane dimostrano di conoscere il tema cloud computing, anche se per il momento sono solo una minoranza quelle che hanno già

pianificato un budget di spesa per la transizione ver-so questo modello IT. Lo scenario emerge da un son-daggio online condotto da HP su oltre un centinaio di imprese italiane di medie dimensioni, appartenenti soprattutto a settori come il mondo commerciale e della moda e distribuite in dodici regioni.Elaborando le risposte a una serie di domande, la ri-cerca mette a fuoco il livello di nozioni e conoscenze tecniche possedute dalle varie organizzazioni sulle caratteristiche del cloud e sui passi da attuare per avvicinarsi ad esso. Il quadro risultante è nel com-plesso positivo: circa il 70% delle infrastrutture cloud italiane si posizionano come cloud maturi e pronti ad accogliere e rilanciare il business aziendale.Veniamo però al punto saliente, quello degli investi-menti. Qui il discorso cambia. Attraverso le risposte ad altre domande specifiche, il sondaggio di HP for-nisce un’indicazione anche sulla predisposizione a dedicare risorse economiche allo sviluppo della nuvola, chiedendo alle varie organizzazioni se è già stato predisposto un budget per la transizione dell’in-frastruttura IT aziendale verso ambienti cloud. Ebbene, solo per il 9,3% dei partecipanti la risposta è affermativa, mentre per il 32,7% la risposta è «no». Riguardo all’orizzonte temporale di spesa stabilito per la transizione verso il cloud computing, il 39,2% lo fissa oltre un anno, motivando la risposta con il fatto che l’impresa in questione si trova anco-ra in fase di riflessione. Poiché il budget si fissa generalmente di anno in anno non stupisce la poca differenza tra il 32% di no e il 39% di chi lo fissa oltre l’anno.

Un’indagine di HP mette a fuoco lo scenario delle imprese in Italia. Molte le nuvole pronte, ma ponderati e in chiave di cloud ibrido gli investimenti previsti

di Giuseppe Saccardi

Claudio Barbuiocloud country director di HP in Italia

Infine, il commitment dei dirigenti aziendali sul tema cloud viene giudicato medio dalla più alta percentua-le di rispondenti (23,4%). L’interesse c’è, ma manca il tempo da dedicare alla nuvola. Per un altro 11,2%, l’interesse ci sarebbe, ma mancano completamente il budget e le competenze per gestire la transizione verso il cloud. In occasione della presentazione dell’indagine. Clau-dio Barbuio, cloud country director di HP in Italia, ha confermato il forte impegno di HP nel cloud e la poli-tica di rafforzamento del suo portfolio volto a fornire alle aziende soluzioni che abilitino la possibilità di creare cloud ibridi agili, semplici da gestire e sicuri. Spesso le applicazioni continuano a essere presen-ti in più ambienti, fattore che rende la distribuzione ibrida più un obbligo che una scelta. Le indagini di settore, riporta HP, indicano che il 40% delle aziende afferma di utilizzare un ambiente ibrido e che entro il 2016 il 75% degli executive IT prevede di optare per l’implementazione del modello di cloud ibrido.In proposito, HP ha da poco rilasciato le soluzioni HP CloudSystem di ultima generazione che includo-no la piattaforma HP Hybrid Cloud Management, una soluzione di gestione volta a permettere alle aziende e ai service provider di offrire servizi cloud sicuri nel cloud privato, pubblico e negli ambienti IT tradizio-

nali. Come previsto da una tipica soluzio-ne di cloud ibrido, HP CloudSystem fa leva su molteplici piattafor-me di cloud pubblico, comprese Microsoft Windows Azure e le piattaforme di Arsys (un computing provi-der cloud-based euro-peo) e SFR (azienda di te lecomunicaz ion i francese). R

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mobility

DATALOGIC AUTOMATIZZA LA GESTIONE DEL GRUPPO GABRIELLIL’azienda italiana operante nel settore dell’acciaio ha utilizzato, nel nuovo stabilimento di produzione di Cittadella, le soluzioni Falcon X3 che automatizzano l’acquisizione dei dati, collegandosi in modalità Wi-Fi al software gestionale che sovrintende i processi che riguardano gli ordini dei clienti, la produzione e il magazzino

Gruppo Gabrielli è un’azienda le cui origini risal-gono al 1954 con la costituzione della società Angelo Gabrielli e che, attualmente, riunisce

una serie di aziende che operano nella trasforma-zione e commercializzazione di prodotti siderurgici all’interno di numerosi stabilimenti situati nel nord Italia, occupando circa 1200 dipendenti.Una delle società del gruppo, la Gabrielli S.p.A., che lavora e commercializza lamiere derivate da coils a caldo o laminate singolarmente e prodotti lunghi si-derurgici, ha aperto un nuovo impianto di produzione a Cittadella, in Provincia di Padova, per migliorare la produzione e la qualità dei prodotti.Per la gestione del magazzino l’azienda ha deciso di dotarsi di un sistema di identificazione automatica che prevede l’utilizzo dei mobile computer Falcon X3 di Datalogic. Attraverso più di 40 terminali portatili Falcon X3 in ambiente Windows CE 6.0, gli operatori sono in gra-do di interagire, collegandosi in modalità Wi-Fi, con il software gestionale che sovrintende i processi che riguardano gli ordini dei clienti, la produzione e il ma-gazzino.I terminali Datalogic sono usati all’arrivo del mate-riale per associarlo correttamente alla posizione di magazzino tramite il codice a barre che identifica in modo univoco ogni bobina di laminati di acciaio.Quando un coil deve essere portato in produzione, l’ope-ratore dotato di terminale

portatile Datalogic acquisisce il codice a barre e as-socia automaticamente il numero di coil all’ordine cliente. In caso di anomalie o incompatibilità tra l’or-dine del cliente e il coil prelevato, il terminale avvisa l’operatore in tempo reale dell’errore sul display del dispositivo mobile. I Falcon X3 sono anche usati per l’evasione degli or-dini per la lettura dei codici a barre delle etichette Odette presenti sui prodotti finiti che devono essere spediti: in automatico viene prodotto un buono di prelievo, che verrà usato anche dallo spedizioniere per caricare il camion e da Gabrielli per stampare le bolle di spedizione. I terminali portatili Falcon X3 di Datalogic sono adat-ti per essere utilizzati in un ambiente critico come quello siderurgico essendo in grado di resistere a ca-dute multiple e a urti accidentali. Sono dotati di tec-nologia brevettata Green Spot che permette di avere un feedback immediato di corretta lettura dei codici a barre, grazie alla proiezione di uno spot verde di-rettamente sul codice, e consentono di avere sia la visualizzazione dell’ambiente Microsoft, sia l’emula-zione dell’ambiente AS400.L’implementazione di questo sistema per la raccolta automatica dei dati ha consentito a Gabrielli S.p.A.

di migliorare la gestione del materiale, raddoppiando (da 25 a 50mila tonnellate) la capacità di movi-mentazione a parità di risorse. Inol-

tre, le operazioni di inventario sono state rese più veloci e precise con-

sentendo agli operatori di conoscere esattamente e in tempo reale quanto

materiale è realmente disponibile a magazzino e dove si trova all’interno

dello stabilimento.«L’azienda ha ottenuto impianti più perfor-

manti e migliorato l’attività degli operatori – ha dichiarato il responsabile dei sistemi informativi del

Gruppo Gabrielli -. Il processo di tracciabilità è stato, inoltre, ottimizzato, permettendo al Gruppo di fornire una maggiore garanzia di qualità ai propri clienti». R

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Giuseppe Saccardi - Gaetano Di Blasio - Riccardo Florio

StoRA

Ge

Lo storage costituisce uno degli elementi centrali dell’Informatica aziendale, è dove risiedono le applicazioni e i dati che permettono il funzionamento di un’azienda e per questo le evoluzioni in atto che lo coinvolgono sono numerose. L’evoluzione verso uno storage basato su IP e Internet, l’interesse per una sua fruizione come servizio sia sotto forma di Cloud pubblico o privato in modo da ridurre gli investimenti e i costi di gestione, la crescita dei dati non strutturati, le esigenze connesse ai big data per una corretta pianificazione del business, sono tematiche apparse negli ultimi tempi che vanno tutte attentamente considerate quando si deve decidere quale tecnologia adottare e a chi rivolgersi per disporre di servizi o piattaforme adeguate e atte a rispondere alle proprie specificità aziendali. Quelli citati, oltre ad altri, sono tutti aspetti salienti esaminati nel presente volume. Completa il volume l’esame della proposizione di un ampio e significativo numero di aziende che nello storage e nei servizi correlati hanno assunto un ruolo di primo piano

Giuseppe Saccardi è autore e coautore di numerosi libri nel settore dell’ICT. Ha lavorato in società di primo piano nel campo dell’informa-tica e delle telecomunicazioni, ma-turando una trentennale esperienza nel settore. È laureato in Fisica ed è iscritto all’ordine dei giornalisti della Lombardia. È cofondatore e President di Reportec.

Gaetano Di Blasio ha lavorato presso alcune delle princi-pali riviste specializ-zate nell’ICT. Giorna-lista professionista, è iscritto all’ordine dei giornalisti della Lombardia ed è coau-tore di rapporti, studi e Survey nel set-tore dell’ICT. Laureato in Ingegneria, è cofondatore e Vice President di Repor-tec, dove ricopre la carica di direttore responsabile della testata “Solutions”.

Riccardo Florio ha collaborato con le principali case edi-trici specializzate nell’ICT. È coautore di rapporti, studi e Survey nel setto-re dell’ICT. È laureato in Fisica ed è iscritto all’ordine dei giornalisti della Lombardia. È cofondatore e Vice Pre-sident di Reportec, dove ricopre la carica di direttore responsabile della testata “Direction”.

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