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Carburatori, cavalli, carrozzerie... ...cose, case, chi, come

Spa concessionaria per le province di Mantova e Brescia, in via Mantova, a Desenzano. 030.9912622 pagina 5

I componenti della Famiglia Trentotto (come ilettori di Dipende già sanno, NdR) sono attual-mente tre giovani fotografi: Francesco diLoreto, Paolo Mazzo e Mimo Visconti. Essilavorano nell’ambito dell’architettura, degliinterni e dello Still-Life, eppure le fotografiedella loro ultima ricerca si accostano adoggetti ed immagini di uso comune -o permeglio dire- di percezione comune. Al giornod’oggi questa distinzione è d’obbligo, ed ègravitando attorno all’attività fotograficacommerciale-pubblicitaria, come la FamigliaTrentotto, che ci si rende conto dell’abissaledifferenza tra “uso comune” e “percezionecomune”: cioè, tra l’effettiva funzione di unoggetto e la comune memoria collettiva.Essi sembrano coglierne la dissonanza ecollocandosi in una dimensione tutt’altro checomune, rappresentane un’immagine profon-damente soggettiva, anche se provenientedalla realtà comune che ci circonda. La lororicerca si basa sì, sull’effettiva memoriacollettiva di un marchio, di un’insegna o diun oggetto, ma l’obiettivo della loro macchi-na fotografica sembra respirare, sembraperdere i connotati meccanici trasformandosiin un occhio vivo, specchio di un’intimaprofondità umana, capace di fissare sullapellicola la concentrazione di un’immanenza.L’immagine, leggermente sfuocata, gravitasempre attorno ad un punto, messo a fuoco,fulcro dell’immagine stessa;è da qui chefissando le opere della Famiglia Trentotto, siha la sensazione di “un’occhiata” più o menolunga....uno sguardo casuale, quel momentoin cui si posano gli occhi su qualcosa, oppu-re, altro estremo, di un’osserva-zione vigile e attenta, cioè quei momenti incui si esplora con uno sguardo fisso un og-getto che, come dice.....”viene lasciato solo aparlare di sè a chi lo sta osservando”. Inqualsiasi circostanza nelle loro immagini sisente la presenza di una mente concentrata, ladomanda è: su cosa? Sul protagonista dellosguardo -l’oggetto e quindi l’immagine stes-sa- o tutt’altro?In alcune contingenze l’occhio e il pensieronon sono dipendenti ma ciò che più conta èche potrebbero esserlo in qualsiasi momento,anche durante il sonno..... In queste parolec’è forse la soluzione, le fotografie dellaFamiglia Trentotto? Percezioni visive acquisi-te con la vista ma condizionate da untormento mentale, da una lievitazione cere-brale che le pone in contrapposizione con ilsignificato del marchio effigiato o dell’imma-gine stessa. Andrea Galante

Vi ricordiamo che la mostra di Mimo Visonti eFamiglia Trentotto è tuttora in corso presso ilMuseo Ken Damy di fotografia contemporanea aMilano, in via Pastrengo, 12.

ANCORA SU:FAMIGLIA TRENTOTTOFOTOGRAFI

E’ NATOISOCLUB !

Correva il mese disettembre dell’anno1993 quando dueamici con la passione del restauro a due ruotedecisero di fondare un club di motocicletted’epoca. Fin qui niente di strano, direte voi, cene sono gia tanti! Il Mario e il Nicky però (i dueamici sono di Milano, si capisce?), volevanofar “rinascere” una motocicletta che fosse statail simbolo della loro “voglia di moto” giovanile,una moto cioè, che per i ragazzi degli anni ’50fosse stata un piccolo-grande sogno. Un solonome emerse dal serbatoio della loro memoria:ISOTHERMOS.Chi, tra i pimpanti cinquantenni d’oggi, nonricorda il mitico ISOSCOOTER o la leggenda-ria ISO 200? E la ISOMOTO 125?Ecco dunque l’ISOCLUB: documentazionevaria, libretti di manutenzione, notizie storichesui vari modelli, pezzi di ricambio originali,restauratori e meccanici esperti, consigli per ilfai-da-te e i rischi del faccia-lei, chiacchiere epettegolezzi sono a disposizione di tutti coloroche sognavano, possiedono o vorrebberoconoscere una motocicletta ISOTHERMOS. Ilcollaudo del club è stato fatto a Novegro il 27-28 novembre 1993, ma l’inaugurazione ufficialesi terrà in occasione della “Mostra scambiodell’auto, moto e ciclo d’epoca” che si svol-gerà al Parco Esposizioni di Novegro (MI) il 5e 6 marzo prossimi. Il traguardo è ambizioso:una moto come scusa, un club come alibi percoinvolgere i veri appassionati, i semplici cu-riosi, i nostalgici, i motociclisti duri, i tenericiclisti, i maratoneti tradizionali, gli automobili-sti incalliti, le cavallerizze snob, i pony-express,i pattinatori in erba, le sciatrici a rotelle, gliaviatori ad acqua, le paracadutiste in bustina.....

ISOCLUBMario Gerli & Nicky GallettaVia Lodovico il Moro 5720143 MilanoTel. (02) 89121886-6883760Fax (02) 69007837

MOSTRE IN CORSO

FERRARA-Castello Estense Piazza Castello Tel 0532-299111“SPINA. STORIA DI UNA CITTA’TRAGRECI ED ETRUSCHI”fino al 5/5/1994

MANTOVA-Fruttiere di Palazzo Te "AKSEL WALDEMAR JOHANNESSEN" PRIMA ANTOLOGICA EUROPEAmarzo-giugno

MILANO-Palazzo Reale Piazza del Duomo,12 Tel 02-86461394 “I GOTI IN EUROPA” Dal 30/11 al 24/4/94

VENEZIA-Palazzo Ducale “ARTE ISLAMICA IN ITALIA” Fino al 1/5/94-Museo Correr “PIETRO LONGHI” Fino mal 4/4/94 ore 10-18 -Chiesadi S.Bartolomeo “TINTORETTO: sacre rappresentazioni nelle chiese di Venezia” fino al 1/5/94 ore 10-19

GALLERIE A BRESCIA

-Museo Ken Damy, Loggia delle Mercanzie c.tto S.Agata,22 (Tel.030.50295)-Palazzo Martinengo, Piazza del Foro, 6-Galleria Minini, Via Apollonio, 68-Civiltà Bresciana,-Galleria Cavellini, Via Gramsci,13-Galleria Allegrini, Via Bandiera 17b-Galleria L’Aura, Via Laura Cereto (Tel.030-3770449) Aperto giovedì venerdì sabato dalle 17 alle 19.30. E anche su appuntamento.-Galleria dell’incisione, Via Bezzecca, 6-Galleria Paolo Majorana, Via Tresanda, 8 (Tel.030.3770029)-Artisti Bresciani, Vicolo delle Stelle, 4 (Tel.030.45222) "Tre artisti francesi": Berelier, Carron e Garel, fino al 9 marzo. Dalle 15.30 alle 19.30, e la domenica anche dalle 10 alle 12. Chiuso il lunedì.-Atelier degli Artisti, Via Battaglie, 36/b (Tel.030.3753027) Antonio de Martino, recenti opere pittori che. Fino al 10 marzo.-Arte e Spiritualità, Via Monti,9 (Tel.030.3753002) Da giovedì a domenica è aperta dalle 16 alle 19. Su appuntamento gli altri giorni.-Bistrò, Piazza Loggia 11-Galleria Alberto Valerio, Contrada S.Giovanni,31-Galleria Ciferri, Via Trieste 33 a/b-Galleria Colantonio, Via Orientale,18-Galleria De Clemente, Piazza Paolo VI,16 (Tel.030.2400666) Aperto dalle 16.30 alle 19.30 e chiuso il martedì.-Galleria Moretto, Vicolo Moretto,15 (Tel.030.3756103)-Galleria Schreiber, Angolo Via Gramsci,8 (Tel.030.293079) Mino Maccari. Fino al 16 marzo. Aperto tutti i giorni feriali dalle 16.30 alle 19.30.-Galleria Sintesi, Via Sabotino, 9-Il Pitocchetto, Via Marsala, 15 (Tel.030.44060)-Multimedia, Via Calzavellia, 20-Piccola UCAI, Via Battaglie, 47/c-Prospettive Grafiche, Via Trieste, 43-Bar Plurimediale Zarathustra, Via Zara, 125 Aperto dalle 19.00 alle 2.00 e chiuso il martedì

Un altro squarcio dal reame della pagina precedente

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Dall'altra parte del pianeta Da questa sponda del Lago

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AMICO DI MATITA

Trentamila "strisce". Sufficientimettendole in fila a percorrere unsingolarissimo giro d'Italia. Le hadisegnate, ideate, colorate FrancoOneta, cremonese d'origine (com-paesano di Cabrini daCasalbuttano) ma Desenzanesed'adozione ormai da più divent'anni.

Lui, cartoonist dalla penna sapida è natocon la matita da disegno in mano. "Hoincominciato a 15 anni. Ideai "Trottolo" unpersonaggio per i ragazzi. Inviai alcunidisegni all'editore Giorleo di Milano. Sì,quello che pubblicava la "Pantera bion-da". Un giorno arrivò da Milano unalunga, lussuosa automobile. Era l'editorein persona. Mi regalò mille lire, mi pubbli-cò alcune storie di Trottolo, cagnolinogiocherellone.", racconta Oneta. "Così, nel1948 entrai nel regno dei disegnatori diprofessione." Ed il suo è stato un camminolunghissimo. Prima la scuola di disegno,d'arte, poi l'apprendistato nell'atelier di unpittore. Nel frattempo continuavano i con-TECNA è un service completo,

in grado di offrirvi:Fotocopie B&N e colore A3-A4Ingrandimenti e riduzioniTrattamento testi e creazione didepliants, cartelloni, volantini, logo,biglietti invito, carte intestate,carte da lettera, biglietti augurali,menù, tessere...Copie eliografichePlottaggiScansioniArchiviazione elettronicaRilegaturaPlastificazioni

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Circolo culturalePier Paolo Pasolinie Cgil scuola del Gardail 9 marzo 1994, ore 20.30presso la Sala Brunellidel Comune di Desenzanoorganizzano un incontro su:La Lega dal federalismoa "Forza Italia"intervengono:Stefano Allievi(Università di Lovanio e di Trento):Le parole della Lega;Roberto Biorcio(Università di Milano):Un profilo sociale e culturale deimilitanti di Lega Nord.

tatti con gli editori. Pubblicò sul Messaggero,poi per La Scuola Editrice una riduzione de "Iragazzi della via Pal". Negli anni sessantaarriva la parentesi più importante: l'accordocon un editore francese che pubblica"Zembla", il Tarzan d'Oltralpe. Oneta abita aComo e finisce per disegnare fumetti per iFrancesi. Per ben 16 anni, fino all'80, si dedi-ca al Tarzan Francese, ma senza trascurare ilVittorioso. Poi ecco l'approdo al Giornalinonel '78. Disegna Sherlock Holmes (con testi diToni Pagot), gli Snorky (del belga Couvin),Foofur il cane azzurro. Da tre anni i fumetti diOneta sono quelli dei personaggi famosissimidi Hanna e Barbera: gli Antenati, i Pronipoti,l'Orso Yoghi e Bubu.Se il fumetto è diventato motivo di grandeimpegno professionale, Oneta non ha maitralasciato di coltivare quella sua vena umori-stica di vignettista che gli ha procurato premi ericonoscimenti in tutta Italia, al Salone del-l'Umorismo di Bordighera come a Siena, Asti,Terni, Vercelli, Laveno... Vignette, giochi,illustrazioni compaiono regolarmente sullaSettimana Enigmistica e sul Piccolo Missiona-rio (Piemme) dove pubblica una creazionetutta sua: Olivo lo sportivo. Ora Franco Onetasi accinge a tuffarsi in un'avventura importantema ancora... top secret.I lettori di Dipende saranno i primi a esserneinformati... Ennio Moruzzi

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Saperne di più per leggere meglio E leggere meglio per saperne di più

Storie della SerenissimaE’ uscito “Il doge è sordo”di G. A. Cibotto

Nella quarta georgica Virgilio si domanda seil lavoro delle api di Cecrope, primo re diAtene, sia paragonabile a quello dei ciclopi.“Si parva licet componere magnis”, dun-que, anch’io “cultor di pochi libri vivo”,come Foscolo. L’ingravescente età affiocala vista e riduce l'orizzonte. Tuttavia alcuniautori continuano ad essermi familiari.Tra icontemporanei italici si annovera, assai caro,Gian Antonio Cibotto, ispirato cantore diquella terra veneta “che nel cor mi sta” findalla prima infanzia. “La Vaca Mora” e “Lacoda del parroco” mi sono note quanto lemanzoniane cime a chi è cresciuto tra esse,ma ad un’altra opera del mite conte diLendinara va la mia predilizione. Si tratta di“Stramalora” (più che malora, appunto,come osservò un notturno filosofo lungo ilcanale della Giudecca), nelle cui pagine dilucida disperazione è descritta una vicendainobliabile. Ero di picchetto nella casermaalpina di Venzone, allorchè giunse la notiziadella strage del Vajont. Cibotto ha descrittoinfatti, cose, persone di quei giorni orrendicon lo stile scabro ed essenziale del narrato-re di vaglia. Poche righe bastano a rilevare laforza evocatrice di quel racconto:“L’occhiosi perde sgomento su un paesaggio lunare,dove ogni traccia d’uomo è stata cancella-ta. Lungo la striscia che segna il perimetroentro il quale si è avventata l’acqua delladiga, mischiati al fango, ai detriti, ai rotta-mi, ai mattoni delle case sbriciolate, allemasserizie distrutte, affiorano decine dicadaveri.... Tutti nudi, senza un filo divestito o uno straccio di camicia, quasi asignificare che all’altro mondo non si puòportare nulla”. Sono trascorsi trent’anni enessuna immagine si è cancellata. Adesso,nella collana “Gli specchi” di Marsilio appa-re “Il doge è sordo”. Purtroppo “l’alternaonnipotenza delle umane sorti” ha volutoche il libro vedesse la luce nello stesso mese-sacro al culto dei defunti- in cui il sole si èspento per la “mater dulcissima” dell’auto-re. Nel nuovo volume sono raccolti articolisu “fatti, località, opere d’arte ed uomini”del Veneto, ove tuttora, e doverosamente, simanifesta rimpianto per l’antica Repubblica.Dalle pagine si effonde una sapienzaumanistica che sgorga limpida al pari dellafonte orazionae mai si intorbida nello sfog-gio erudito.Frequenti sono i richiami ai poeti, che espri-mono dolente consapevolezza della nostracondizione esistenziale e donano “consola-zione a chi si trova in difficoltà”. E se, perun errore di stampa, nella citazione di unafolgorante riflessione di Ungaretti (la morte/si sconta/ vivendo) la vita si sostituisce allasua fine, ciò non allevia la pena di andare perun mondo nel quale, secondo Leopardi,alligna “una lega di birbanti contro gliuomini da bene, e di vili contro i generosi”.

Tra i personaggi che compongono l’affrescoveneto, mirabilmente collocato nella dimensio-ne metafisica delle ricordanze, mi limito a citareil misconosciuto Giacomo Noventa, ilprofetico Pier Paolo Pasolini, lo sventuratoGino Rossi, il gentile Vasco Pratolini. Di tuttil’analisi benevolmente acuta di Cibotto coglietratti indelebili. Tra gli episodi più significativisegnalo quello, soffuso d’afflato francescano,sulla rondine trovata per strada: “stava moren-do rovesciata sul dorso, scossa da un tremitodi ali evocante corde di violino impazzite.Sono sceso trafelato e l’ho raccolta delicata-mente nel palmo della mano, mentre gli occhimiei si inumidivano. Poi, non appena divenu-ta rigida, l’ho sepolta lungo la spondaerbosa del canale, che in quel tratto sembra-va essersi liberato dalla camicia di forza delcemento voluto da tecnici sui quali è megliosorvolare. Al termine, prima di risalire inmacchina per tornare alle mie sudate carte edai libri, vizio impunito, m’è venuto di fissare ilcielo, d’un azzurro terso, acceso verso labassa da una colonna di nuvole dorate inmovimento”. Mi parrebbe riduttivo ogni com-mento a questo epicedio di catulliana intensità.Altro non dico, ritenendo che non si debbaabusare del tentativo (sostanzialmente vacuo)di interpretare l’intuizione artistica. Ma racco-mando la lettura di un libro che, a miosommesso avviso, accresce la richezza dellospirito: l’unica davvero importante. Qundo hofinito l’ultima pagina, era notte fonda. Dallafinestra vedevo il lago, illuminato da faci lonta-ne. Per un istante m’è parso che la Serenissimavigilasse ancora le sponde benacensi, com’eraaccaduto per secoli fino a quel giorno del 1797in cui si consumò -al dire del fuggitivo JacopoOrtis- “il sacrificio della patria nostra”.Sono grato a Cibotto, gentiluomo e poeta, chemi consente di sognare ancora. Intanto, comeannota Cardarelli, séguita a trascorrere “ilmiglior tempo della nostra vita/ e lungamenteci dice addio”.

Mario Arduino

EVENTI (edieci...equindici...)INTORNO al LAGO

MARTEDI’ 1 MARZO-Desenzano del Garda UNIVERSITA’ del GARDA Palazzo Todeschini ore 15.00 “L’ARTE CONTEMPORANEA” a cura del Prof. Semenzato

MERCOLEDI' 2-9-16-23-30-Desenzano del Garda UNIVERSITA’ del GARDA Palazzo Todeschini ore 15.00 “PERCORSO NEL POETICO"

GIOVEDI’ 3 MARZO-Desenzano del Garda UNIVERSITA’ del GARDA Palazzo Todeschini ore 15.00 “PREVENZIONE SANITARIA” in collaborazione con la Croce Rossa

SABATO 5 MARZO-Desenzano del Garda Galleria Civica di Palazzo Todeschini "IL PAESAGGIO DEL GARDA" Evoluzione di un mito Inaugurazione ore 17.00 Orari: lunedì-giovedì: 10-13 16-20 venerdì, sabato, domenica: 10-13 16-22 -Desenzano del Garda Cineforum al Teatro Paolo VI ore 21.00 “LA STORIA DI QIU JU” di Z. Yimou

LUNEDI' 7-14-21-28-Desenzano del Garda UNIVERSITA’ del GARDA Palazzo Todeschini ore 15.00 “INCONTRI CON LA MUSICA: IL MONDO DEL MELODRAMMA" a cura del Prof. Enrico Raggi

DOMENICA 6 MARZO-Desenzano del Garda Auditorium ore 17.00“SERATA OPERETTA”-Castiglione delle Stiviere (MN) Teatro Sociale ore 21.00“COME LE FOGLIE" commedia sritta da G.Giacosa interprete principale Sergio Fantoni Regia di Cristina Pezzoli

SABATO 19 MARZO-Desenzano del Garda Cineforum al Teatro Paolo VI ore 21.00 “UN'ESTRANEA TRA NOI” di S. Lumet-Castiglione delle Stiviere (MN) Teatro Sociale ore 21.00“IL GIOCO DELL'AMORE E DEL CASO" commedia di Marivaux Interpreti principali: M.Ariis, S. Bergamasco, M.Malinverno Regia di Massimo Castri

DOMENICA 20 MARZO-Desenzano del Garda Auditorium A.Celesti ore 17.00 “CONCERTO DEL PIANISTA LUCA SALTINI"

Sede e Direzione Generale: Padenghe sul Garda 030.9907861Filiale di Lugana di Sirmione 030.9904846

Talvolta piccolo è grande.

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Turisti a casa propria? No Alpitour ?

siamo ancor oggi visitare.In ogni caso, visto che edifici simili per splen-dore e dimensioni sono presenti solo tra ledimore romane imperiali (come, ad esempio,la “Villa Jovis” dell’imperatore Tiberio a Ca-pri), chiunque fosse il committente di questoedificio doveva certamente essere una personadi ceto sociale molto elevato.La prima rappresentazione dettagliata dei restidella villa ci è pervenuta sotto forma di unrilievo, abbastanza accurato anche se nonprivo di inesattezze, fatto eseguire da Napole-one nel 1801.In seguito, estesi scavi furono effettuati sottola direzione del conte veronese GiovanniGirolamo Orti Manara, il quale, pur interpre-tando erroneamente l’edificio come dellegrandi terme, curò la stesura di una planimetriamolto precisa e particolareggiata del comples-so e pubblicò, nel 1856, un testo che restatuttora fondamentale.I primi interventi di restauro da parte dellaSoprintendenza competente furono eseguitinel 1939-40, mentre negli anni successivivennero iniziati lavori di scavo che riportaro-no in luce vaste zone, alcune delle quali giàindagate nell’Ottocento. Nel 1948 venne effet-tuata l’acquisizione pubblica di tutta l’area,permettendo la tutela del monumento insiemeall’ambiente naturale in cui è immerso.In questi ultimi anni gli scavi, che stanno inte-ressando soprattutto il settore meridionaledella villa, sono stati inseriti in un programmamolto articolato, che comprende il restauro ela manutenzione delle strutture e l’analisi com-plessiva dei materiali archeologici rinvenutidurante le vecchie e le nuove indagini, al finedi poter giungere ad un’attendibile propostaricostruttiva dell’intero edificio.La villa presenta una pianta di forma rettango-lare (m 167,5 di lunghezza e m 105 dilarghezza), con avancorpi sui due lati brevi,per un’area complessiva di più di due ettari edè disposta in modo tale che tre lati siano rivoltiverso il lago ed uno solo alla terraferma.Il banco roccioso su cui è fondato l’edificiodegrada verso il lago e questa conformazionenaturale determinò la necessità, per ottenereun piano uniforme su cui erigere la costruzio-ne, di effettuare in alcune zone imponentilavori di sbancamento nella roccia e, in altre,di creare grandiose sostruzioni in muratura.Nonostante questi notevoli interventi nei con-fronti della realtà preesistente, però, chi haprogettato l’edificio è riuscito ad inserirloperfettamente nell’ambiente naturale, realizzan-do una fusione armoniosa tra elementi delpaesaggio ed opera dell’uomo.Ma al di là del grande fascino che l’ambienteesercita, si deve constatare una reale difficoltàche oggi il visitatore incontra nella compren

SIRMIONELe Grotte di Catullo

All’estremità settentrionale della penisola diSirmione, in una delle posizioni più panora-miche del basso lago di Garda e tra gli ulividi quello che da alcuni anni è un vasto parcoarcheologico, sorgono i resti della villa roma-na chiamata da secoli “Grotte di Catullo”:l’esempio più grandioso di edificio privatosignorile, di quell’epoca, per tutta l’Italiasettentrionale.La denominazione “grotte”, anzi più precisa-mente “caverne”, risale alla fine del XVsecolo, a quando cioè il cronista venezianoMarin Sanudo il Giovane, nel suo Itinerarioper la Terra ferma veneta (1483), così descri-ve Sirmione:”Visto, mìa (da Peschiera)SERMIUM, patria de Catulo veronese,cantator di versi heroici (...) et qui è le suo’caverne, dove stava”.Durante il Rinascimento, infatti, il termine“grotte” o “caverne” veniva usato per indica-re strutture interrate ricoperte da vegetazioneo da crolli, entro le quali si riusciva a pene-trare con difficoltà, come all’interno di cavitànaturali.E proprio un simile aspetto dovevano avere,per i visitatori che vi si avvicinavanoproveniendo dal lago, gli ampi ambientisotterranei coperti da alte volte parzialmenteaffioranti dal terreno e dalla fitta vegetazione.Essi corrispondono alle sostruzioni del com-plesso edificato ed in antico il loro internospesso non era visibile nè accessibile.A partire dall’Umanesimo e dalla riscopertadella poesia catulliana, la tradizione ha identi-ficato questo grande edificio con la villa difamiglia del poeta.Che Catullo (nato intorno all’84 a.C. edappartenente ad una ricca famiglia veronese)avesse una residenza a Sirmione èindubitabilee ce ne offrono testimonianza i versi del suoCarme XXXI, ma che essa sorgesse proprioin qui sulla punta della penisola non è per ilmomento dimostrabile con sicurezza.Recenti studi storici, però, basandosi suricerche proposografiche e sul riesame dialcune fonti letterarie ed epigrafiche, sembre-rebbero comunque dar credito all’ipotesidella presenza nell’area in questione di traccedella famiglia aristocratica dei Valerii Catulli,tracce che, almeno per quanto riguarda legenerazioni del poeta e dei suoi genitori,potrebbero forse però essere associate aduna villa più antica (I sec a.C.), i resti dellaquale sono stati rinvenuti al di sotto della piùimponente e vasta costruzione (inizi del Isecolo d.C., con rifacimenti successivi edabbandono nel IV secolo) le cui rovine pos-

"P" come Presente"C" come Cronaca

Se vivete in una città -nel senso estensivo deltermine- di poco meno di trentamila abitanti incui la Giunta Comunale -il che significaSindaco ed Assessori e Consiglieri- si èdimessa da pochi giorni, questo comunicato faper voi. Se poi questa città fosse casualmenteun luogo -diciamo così- a "vocazione turisti-ca", cioè uno di quei posti che basano (volentio nolenti) una percentuale della loro economiasuperiore al sessantacinque per centosull'afflusso di visitatori più o meno perma-nenti e meno o più internazionali in determina-ti periodi dell'anno, facciamo conto: l'estate, adesempio, allora dovete proprio leggerlo.Sappiate dunque, cari futuri elettori, che leelezioni politiche del 27 e 28 marzo prossimiventuri non potranno coincidere con quellecomunali. Sappiate anche che verrà nellavostra città un Commissario il cui compitoistituzionale (salvo una disponibilità personaleche siamo in molti ad auspicarci) saràesclusivamente quello di far sì che tutto ciòche è stato approvato dalla Giunta prima dellasua dimissione venga attuato, e che continuisoltanto la ordinaria amministrazione dei benipubblici. Per cui, niente progetti nuovi,programmazioni estive, o che altro. Senzaorgani competenti, non si fa. Ma a quando leelezioni? Facciamo innanzitutto un breveelenco di dati. Dal momento della comunica-zione dell'avvenuto scioglimento della Giunta,passano in media 40 giorni prima che vengaemesso l'apposito Decreto di Scioglimento daparte del Presidente della Repubblica, attonecessario ai fini della regolarizzazione delfatto. Diciamo "in media" perchè con leelezioni politiche di mezzo i tempi potrebberoanche allungarsi. O anche accorciarsi, chissà.In ogni caso, l'indizione delle elezioni comunalideve avvenire almeno 45 giorni prima delladata prevista per il voto; voto che -con ilsistema del ballottaggio- deve dunqueprevedere una seconda sessione a distanza didue settimane dalla prima consultazione, e chenon può in ogni caso legalmente protrarsi oltreil giorno 20 del mese di giugno. Tenete contoanche del fatto che il 12 dello stesso mesesaremo chiamati alle urne per le ElezioniEuropee, e che -a parte il piacevole incontro diAmici e Conoscenti nelle Aule Scolasticheadibite al Voto- ogni consultazione comportaun costo. Per il Comune, lo Stato, la ComunitàEuropea, in termini di fondi; per noi poverielettori in termini di tempi. Vedrete che frabreve non mancheranno le proposte, più omeno ironiche, per una sorta di "sessionepermanente", in cui ogni domenica si va avotare. Un po' come la messa. Si potrebbevotare per i motivi più strani, per lerivendicazioni più nascoste. E uno dice: manon potremmo farlo telefonicamente? Sì,magari con un bel 144 che ingrassi ancora dipiù le casse della SIP. Se il voto fossetelefonico, indovinate a chi farebbero pagare labolletta? E allora un altro dice: perchè, lespese elettorali, chi le paga?E' vero, è vero: un contribuente ha sempre unposto in prima fila. E allora? Allora: niente.Volevamo soltanto rendervi edotti dellapossibilità di dover vivere nel limbo delcommissariamento fino al prossimo ottobre.Poi magari, data anche la lunga frequentazione,scopriremo che il nostro Commissario sarebbebello averlo per Sindaco. Chi può dirlo? Per ilmomento aspettiamo, ma anzichè rigirarci ipollici, con le altre dita delle mani incrociate,fra i pollici e le dita e le mani rigiriamo lepagine di un giornale di provincia che hariscosso i suoi successi anche nelle grandicittà, e che, ormai libero da bramosie disuccesso, può dire: alla riscossa!!!Nel nome dell'arte, della cultura, dellospettacolo.E se questo finalino vi sembra troppoparrocchiale, andate a leggere in prima paginail nome del vostro giornale.

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Ehi ! Ehi ! Ehi ! Forse è davvero meglio !!

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sione e nell’interpretazione delle strutture:infatti la villa era disposta su tre livelli, nonuniformemente presenti su tutta l’area occupa-ta dall’edificio, creati secondo le diversequote. Questi piani si sono conservati in variomodo, cosicchè camminando si attraversano iresti di molti degli ambienti senza comprende-re con immediatezza il passaggio da un pianoall’altro.Il piano nobile, dove si trovavano gli ambientidi abitazione del proprietario e della sua fami-glia, risulta il più danneggiato (la villa è stataper secoli una cava di materiali da costruzio-ne), mentre le meglio conservate sono lesostruzioni, che vengono così ad assumereuna rilevanza che in origine nonavevano.Anche le murature, in scaglie di pietrarosa locale ora visibili, erano in origine rivestiteda intonaco.I nomi convenzionali degli ambienti derivanoin alcuni casi da tradizioni locali consolidatesi(“il bagno”, “le botteghe”, “la grotta del caval-lo”), in altri da appellativi dati nel corso deivecchi scavi, corrispondenti a volte alla sup-posta destinazione dei vani (“lungo corridoio”,“piscina”), talora invece suggeriti dalle impres-sioni che avevano suscitato per la lorosuggestività (“trifora del paradiso”, “aula deigiganti”).La visita avviene oggi lungo percorsi diversida quelli antichi, con una visione prevalentedall’esterno verso l’interno, a causa dellascomparsa di tutte le strutture residenziali veree proprie.Nell’epoca del suo splendore, invece, la villadoveva vivere dal suo interno verso l’esterno,godendone da tutti i lati dell’edificio, aperticon ampie terrazze e vedute panoramiche sullago.

Catullo, carme XXXICon quanta gioia e felicità ti rivedoSirmione, gioiello delle penisole e delle isole,fra tutte quelle che Nettuno accoglienei chiari laghi e nei vasti mari!A stento credo di aver lasciato la Tiniae le terre bitiniee di rivederti fuori da ogni pericolo.Cosa c’è di più feliceche esser lontano dagli affanni,quando lo spirito ripone la stanchezzae torniamo, sfiniti dalla straniera fatica,alla nostra casae riposiamo nel letto desiderato?Di tanti affanni questa è l’unica ricompensaSalve, o bella Sirmione, gioisci del tuo signoree gioite voi, o Lidie onde del lago:risuonate grida di risa nella mia casa.

Nella penisola di Sirmione altri resti, scopertinel secolo scorso o più recentemente, sonoriferibili a ville di età romana. Di esse posse-diamo notizie imprecise e nessunatestimonianza, ad eccezione che per l’edificiorinvenuto nel 1959 in via Vittorio Emanuele(oggi piazzetta Mosaici), purtroppo distruttoal momento della scoperta. Doveva trattarsidi un’abitazione di notevole importanza,come si può desumere dalla presenza didiversi ambienti con pavimentazioni a mosai-co ( conservati presso il castello scaligero) edal rinvenimento di numerosi frammenti diintonaci affrescati e di stucchi, tutti di note-vole livello artistico.Le “Grotte di Catullo” non erano quindil’unica villa esistente nella penisola durante ilperiodo romano ed è possibile immaginareche fra la zona attualmente chiamataColombare ed il centro storico dell’abitatomoderno esistessero altri edifici residenzialiubicati in mezzo alla vegetazione di viti eulivi.In alcune località della penisola vi sono restidi antichi approdi; non si hanno invece provedello sfruttamento in età romana della sor-gente termale, usata a scopo terapeutico dallafine dell’800. Brunella Portulano

Orario di visita alle Grotte di Catullo:marzo: 9.00-17.00aprile, maggio, giugno, settembre: 9.00-18.45luglio-agosto: 9.00-19.45Chiusura i lunedì non festivi.

Ricostruzione ipotetica disegnata da S.Gibson(da: T.P.WISEMAN, "Le Grotte di Catullo. Una villa romana e i suoi proprietari", Brescia,1990)

Spa concessionaria per le province di Mantova e Brescia, in via Mantova, a Desenzano. 030.9912622

Sottosopra

Caro lettore non ho proprio nulla dadirti, come tanti altri; ma almeno te lodico francamente. Però volevo fartinotare quanto sei stato attratto da unoche non ti voleva dire niente ed haipreferito me ad altri personaggi pieni dicontenuti.Mi vengono in mente parole Grillesche aproposito della pubblicità ma sono cosegià dette. Guardiamo la realtà da unpunto di vista differente da quellousuale, forse è molto meglio di quelloche......?

Vincenzo Scontrino Melillo

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L’ Arte Fiera di Bologna, edizio-ne 1994, si è aperta al pubblicocome di consueto per quattrogiorni, dal 28 al 31 gennaio. Que-st’anno, l’organizzazione haristabilito con logistica determina-zione il concetto di pout-pourrì;alla base di questo pensiero, che amio avviso solo nell’ edizione del’93 è venuto meno per non si saquale errore, l’opinione di volereattribuire “costi quel che costi”un valore merceologico e concet-tuale innanzitutto ai mercantipresenti ed alle opere esposte,non ultimo a tutti gli artisti tra iquali ritroviamo con abbondanzadi scelta volpi, lupi, animali dapascolo e d’aia, pavoni e gallineincluse.

Non è mia abitudine offendere, i concettiespressi vogliono puntualizzare degli aspettidell’arte contemporanea che troppo spessovengono tralasciati o peggio mistificati.Affrontiamone qualcuno; qual è il significa-to di allestire una fiera oggi ? La peculiaritàdi coagulare in centinaia di stands mercantied artisti non è più un modello di compren-sione globale dell’avvenimento artistico. Seper avvenimento consideriamo la creazionedell’opera d’arte e non la sua esclusivaperformance espositiva, quale criterio dilettura è utilizzabile dal fruitore? La contrad-dizione è insita proprio nel volere delimitarelo spazio stand per garantire al gallerista lasovranità assoluta (peraltro dovuta visti icosti per metro quadro) per ricreare lospazio di galleria d’arte, con tutti i difetti evizi che questo comporta. La diffidenza el’imbarazzo si percepiscono in molte mi-gliaia di persone, e non solo fra i nonaddetti; tutto questo dovuto alla stantìaequazione opera-mercante-collezionista.Eppure, se si prova ad indagare in tale dire-zione si può scoprire alquanto facilmentecome tutto il sistema si avvalga di pressionilobbistiche, di alleanze torbide aventi comefine una presunta trasparenza sul mercato.

E’ quanto mai buffo che proprio il presidentedell’Associazione Italiana Mercanti d’Arte,Dott. Cannaviello, durante un convegno(Siena, maggio’93) differenzi due tipi di colle-zionismo: “...quello privato di tipo specula-tivo, che ha causato sul mercato deviazionidi ordine economico, da uno più vero e senti-to, quello nato dalla cultura, dalla passione,dall’intuito e dalla creatività che oggi vastimolato e allargato...”. Dunque chi comprai quadri è la stessa persona che disturba ilmercato, il mecenate nè é l’unico garante. Sesolo per un momento esautoriamo i mercantidal loro ruolo e prendiamo coscienza di comequeste persone allestiscono e presentano leopere d’arte, possiamo intuire che la respon-sabilità di quello che si identifica comeinquinamento e ambiguità del mercato dell’arteavviene proprio a causa del “comportamentoculturale” al quale i mercanti stessi fanno riferi-mento per ovvie ragioni di sopravvivenzaeconomica. A conclusione di questo primoparagrafo cito -e non commento- il titolo delconvegno che si è svolto proprio in Arte Fierail 28 gennaio all’interno della Sala Convegni -pad. 33 - “Il polso dell’arte contemporaneaesaminato da direttori di musei, critici, rappre-sentanti dei Beni Culturali”-"La seduzione delladifferenza alla ricerca dell’“altro”", che com-prendeva l’esposizione di pezzi unici emultipli di diciotto artisti contemporanei pro-venienti da Grecia, Romania, e Turchia.Inquietante la presentazione di questa manife-stazione che testualmente dice : “...Viaggionella storia di alcune delle più straordinarieforme di civiltà di ogni tempo. Attraverso lalettura di “quelle differenze” è più facilecomprendere il piano di normalizzazione(fortunatamente fallito) della cultura domi-nante...”. A coordinare il dibattito la scrittricee critico d’arte Lucrezia De Domizio Durini;qualcosa da dire ce l’avrei sull’intervento diCoriolan Babeti (direttore dell’ Istituto Cultu-rale Romeno a Venezia) il quale, prima disvolgere l’attuale ruolo di ambasciatore dellacultura romena, nasconde la sua precedenteprofessione nel suo paese natale che è stata dicensore nel dipartimento di cultura di stato,quello stato dove la democrazia veniva rigoro-samente gestita dal dittatore Ceausescu !Nel minestrone c’è posto ovviamente ancheper un pò di mondanità; questa volta la ressa èstata assicurata con la mostra (pad.33 -balconata del piano ammezzato) dal titolo“Omaggio a Federico Fellini” inaugurata daMaddalena Fellini e Marcello Mastroianni.La fiera, nella sua grandezza inutile ed assor-dante, comunque il tutto di buon livelloqualitativo, diventa un giardino delle meravigliemancate; antropologi dell’arte si mescolanocon esperti di salotti, segretarie avvenenti esgambate interpongono il loro gentile sapere a

MA LA FIEREZZAE' LONTANA...

"Arte è quella parte della cena non commestibile" Grammy Wilde

Peschiera del Garda30 Gennaio 1994

E’ da poco terminata l’edizioneserale del telegiornale regionaledel veneto; la notizia che quiriporto, anche se ovviamenteall’atto di essere pubblicatarisulterà un pò stagionata, ètalmente banale da divenire omeglio apparire come squallidacronaca locale, cosa che peraltroè, ma aggiungo che essa rimaneun incisivo simbolo di una pover-tà intellettuale che appartiemeaihmè a così tante persone che sidefiniscono il volto nuovo dellapolitica italiana.La vicenda ha per protagonista labiblioteca comunale di Peschieradel Garda nella quale, comeunico mensile specializzato infumetti,si avvale di un abbona-mento allo storico periodico“Linus“. La testata che sicura-mente non ha una redazionerivoluzionaria, piuttosto di sini-stra con sufficiente senso critico eironico, è sensibile a tutti queifatti di malcostume della nostrapolitica. La dialettica utilizzatadunque non è solamente affidataa belle tavole a fumetti, macontiene degli articoli e delleanalisi letterarie di fatti e misfattidi gran parte dei nostri uominipolitici. Tra di essi appare ovvia-mente anche l’uomo duro dellaLega On. Bossi. Ma al responsabi-le Sig. Montresor la cosa nondeve far piacere e, come si addicea un partito che nulla ha daspartire con la vecchianomenclatura, sospende l’abbo-namento (ufficialmente permancanza di fondi) e ritira inumeri di Linus dalla bibliotecastessa.Credo di poterVi risparmiare icommenti in merito alla vicenda,affidandomi al giusto senso diironia che tutti noi lettori ecollaboratori di questa testatapossiamo avere, non per questosmettendo di indicare proprio ilpericolo maggiore che questeazioni provocano; una deliberatae sistematica azione di strategiadella tensione che mira all’impo-verimento della cultura, quellacultura che non risiede solo nellamente dei grandi accademicibensì nella quotidiana curiositànostra e dei nostri bambini e dipersone che nel dialogo utilizzanoil verbo per comprendersi, spie-garsi e confrontarsi, senzal’arroganza della verità o dellaragione che invece pare sovrasta-re e occludere i miseri pensieri dimeschine personalità del nostropotere politico.

Lettera firmata

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difesa del loro direttore, artisti navigati dichia-rano il loro totale disinteresse nei confrontidell’arte contemporanea, altri in pellegrinaggiodai loro “amici” galleristi nella speranza di unposto a tavola, agenti editoriali in lotta gli unicontro gli altri per strappare convenzioni pub-blicitarie sempre più convenienti, romanticiinnamorati che passeggiano non capendoesattamente dove e perchè, scale mobili,ascensori, self-service e pizza al taglio.Di fatto mai come quest’anno ho avuto pro-poste per un biglietto invito; evidentementequello che fino a qualche anno fa era un ogget-to del desiderio per la crisi generale ha subitouna svalutazione e i partecipanti, pur di nontradire i loro stessi dubbi, regalano e distribui-scono i biglietti per una visita gratuita alla loroarte contemporanea.

L’arte denota, e nell’ambito di queste manife-stazioni viene sottolineato, la precarietà el’inquietudine di questi giorni, che peraltro nongiudico negativi nè superflui. Positivo è ri-scontrare che malgrado l’instabilità politica,economica, intellettuale -e mentale- di moltigruppi dirigenti la forza e la tenacia che risie-dono nell’attività creativa di un artista possonodeterminare delle riflessioni e un sempre nuo-vo dibattito. Se consideriamo l’ipotesi chel’assoluto non esiste, liberandoci da tutti queiprincipi assiomatici che tutt’ora distolgono ilfare artistico da quello che è il suo nucleovitale, che risiede proprio nel dubbio, nelladiscussione e nella verifica sperimentale, pos-siamo sia riqualificare l’operare di molti artistisia quello che ci porta ad essere fruitori diun’opera d’arte. Sviluppare una “coscienzaepidermica” credo possa essere un primodeterminante passo per un giudizio critico, cherimane inevitabile quando ci si confronta conun oggetto artistico. Ma questo è un altroargomento. E mi auguro di poterlo dibatteretramite le pagine di DIPENDE con tante, altrepersone.

Helene Curtis

"Mi contraffaccio? Ebbene sì, mi contraffaccio: sono empio, contengo latitudini" Confusio

ARABESQUE

Consonanze diverse di sei danzatori: questo il titolo dello spettacolo chel’Associazione Culturale “Dance Education Arabesque” di Brescia orga-nizza al Teatro Bertol di Sant’Eufemia sabato 5 marzo alle ore 21, edomenica 6 marzo alle ore 15.Convivono in scena danza classica e danza contemporanea che, per laprima volta su un palcoscenico bresciano, cercano di superare il distaccostorico-artistico che da sempre le contraddistingue. Partecipa straordina-riamente alla rappresentazione il Maestro rumeno Ioan Bosic, etoile del“Ballet Theatre de Nancy” il quale, in coppia con Stefania Negroni, danzaun primo passo a due tratto dal “Don Chisciotte”, ed un secondo passo adue da “Giselle”, affiancato da Michela Busi; coreografie di MariusPetipa. E’ inoltre protagonista unico del “Gopak”, danza folkloristicarussa, tratto da Tarasbulba.A rappresentare la danza contemporanea ammiriamo due pezzi, entrambiaffidati alle coreografie di Giulia Gussago, che interpreta, insieme a Cristi-na Spinelli e Kati Punzo, “Up”. Certamente gli appassionati potrannoricordarne la sua versione ridotta proposta l’estate scorsa sulla spiaggiadel Bar del Porto di Rivoltella del Garda. Nuovamente sulla scena, GiuliaGussago e Kati Punzo danzano il delizioso illecito matematico “2=1”, checonclude la sezione contemporanea. I sei danzatori si alternano in scenailluminati dalle luci esperta di Umberto Ottaviani. Spettacolo di soli profes-sionisti dunque, che supera il limite del saggio e che vede il Maestro IoanBosioc trasmettere prestigio e conoscenza alle danzatrici bresciane. Bosiocè infatti approdato all’Arabesque in veste di insegnante classico per profes-sionisti, dando lustro alla scuola e gettando le basi per la nascita di unanuova compagnia tersicorea bresciana, ora alla ricerca di spazi in cuiesibirsi, al fine di far apprezzare il proprio lavoro anche al di fuori delterritorio locale.

Kati Punzo e Giulia Gussago in "2=1"

“Sariputra, il grande discepolo di Buddha Shakyamuni, stava seduto in profonda concentrazione sulla riva di un lago. Sulla superficie dell’acqua, molti pesci saltavano e si rituffavano. Sariputra combiò luogo e si mise in un angolo più nascosto. Ma il canto degli uccelli disturbava la suaconcentrazione. I pensieri affluivano, le illusioni salivano...Gli ucceli ed i pesci lo infastidivano, così decise di ucciderli e mangiarseli. Ma fece una terribile indigestione che lo fece ammalare. Questo aneddoto è un fatto della giovinezza di Sariputra. E’ inutile cercare di scappare dalrumore dell’acqua o dal canto degli uccelli. Il fastidio viene dal nostro spirito.”

“Le bol e le bâton”, 120 contes Zen racontés par Maître Taisen Deshimaru, pubblicato in edizione tascabile nella collana “Spiritualités vivantes”, Éditions Albin Michel, Paris, 1986, traduzione di FKRC

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INSOLITAMENTE FEMMINE

Negli Stati Uniti, le donne-senatrici hanno delle tariffe ridotte per le loro cure dibellezza. A Desenzano del Garda, per ottenere lo stesso sconto basta cheandiate a farvi acconciare da Venere, e non importa affatto che diventiatesenatrici. A meno che non coltiviate brame di potere. Che talvolta è più poten-te se nascosto. Quando il sultano d’Egitto morì, nel corso dell’assedio de IlCairo da parte dei Crociati, sua moglie, Shajar-al-Durr, tenne la sua mortesegreta. Dicendo che egli era malato, la moglie dava gli ordini in sua vece econcepì la strategia di tagliare le strade di rifornimento ai Crociati. Gli Egizianivinsero la battaglia e catturarono il re Luigi IX, nel 1250. Eccellente Shajar, mapovero Luigi, che per i suoi rifornimenti non poteva ancora utilizzare il numeroverde dell'Enoteca dai Lavo, strada non tagliabile e comodissima...Beh, lastoria ci racconta anche di chi ha nascosto addirittura se stesso: il colonnelloAmelio Robles, eroe della rivoluzione messicana del 1910, ebbe una carrieramilitare brillante che durò 60 anni, Minato da una malattia grave, fu ricoveratoall’ospedale. Fu solamente in questo frangente che i medici scoprirono che ilcolonnello Robles era una donna. Amelia Robles era entrata nell’esercitorivoluzionario quando aveva già avuta una bimba e aveva perseguito una car-riera militare fiorente, evitando in tutti quegli anni di subire un qualsiasi esamemedico. Da fonti non ufficiali pare che il suo unico vero rimpianto fosse dinon aver mai ricevuto in dono gioielli; forse non le (gli?) avevano detto che daOro e Argento avrebbe potuto sia la sua baffuta identità che la sua muliebritàcelata. Non avete idea di quanti oggetti esistano per un regalo "unisex". Fatevifurbi. Come Safieh. Che cosa significa? Ecco: Valide Nur Banu, vedova delsultano turco Selim Le Sot, trascorse gli ultimi anni della sua vita cercando diallontanare suo figlio, il sultano Mourad III, dalla sua favorita, Safieh Baffo. Lasua tattica consisteva nel far recapitare a suo figlio, ogni venerdì, una nuova“scelta” di concubine. Mentre suo marito si occupava così del suo vastoharem, Safieh comandava l’esercito e la flotta ottomana. Ella fu abbastanzaabile nello sventare le manovre della suocera e alla morte di Mourad III, nel1595, fece sedere sul trono il figlio che aveva avuto da lui, Mohammad III, inbarba e sotto il naso dei 300 altri figli di Mourad. Che, da "esercito" qualeerano, non poterono far altro che rimpinguare la flotta comprando barche subarche. Narrano le leggende che prima di ogni altro luogo visitarono laNautica Moretti, a Sirmione. Poi pare si trasferirono in una piccola città delCanada, dovele loro discendenze vissero giorni felici e maschilisti fino allametà degli anni cinquanta. Poi avvenne l'inevitabile. Per diversi anni la munici-palità della piccola città di Tweed, nell’Ontario, Canada, fu costituita solo dadonne. E’ l’unico caso conosciuto nell’America del Nord. Nel 1967, moltiuomini si presentarono alle elezioni sulla sola base del loro sesso. Uno solo fueletto, mettendo comunque fine all’egemonia femminile della municipalità. Enon era -se vi può tranquillizzare- un discendente dei figli di Mourad III. Eraun onesto pasticcere che aveva scelto la politica. E durò poco. Cacciato perincompetenza, disse: "Se lo avessi saputo avrei continuato a fare il mio mestie-re, anzichè immischiarmi in queste faccende da donnicciuole!" Evidentementenon conosceva l'esempio di Brillat-Savarin, di Pellegrino Artusi, della Pastic-ceria Sanremo di Desenzano! La politica migliore è quella della qualità deiservizi. E le pizzette della Sanremo sono veramente imbattibili. Uno dei pochiargomenti in grado di alleare uomini e donne.Anche se le donne sovente hanno combattuto a fianco degli uomini, la sola edautentica armata d'amazzoni era quella delle donne combattenti del Reame delDahomey (oggi Benin). Costituite in esercito regolare dal re Agadja all'iniziodel 18° secolo, poi trasformate in un battaglione d'assalto dal re Gezo unsecolo più tardi, le amazzoni furono schiacciate dalle truppe francesi nel 1892.Ma nel corso di quasi due secoli, le donne-combattenti del Dahomey furonotemute dai reami vicini. L'armata comprendeva circa 2500 donne -tutte mogliufficiali del re- armate fino ai denti di archi e frecce, di pugnali, di tromboni edi altre armi da fuoco. La strategia principale di questa armata era la sorpresa.Sebbene fossero molto efficaci, le donne-combattenti non uccidevano che incaso di necessità assoluta. Tipo: quel bel guerriero dallo sguardo tenebrosoche ti sta fronteggiando non ha con sè un bel mazzo di rose rosse per convin-certi delle sue buone intenzioni? Nessuna pietà. Vuol dire che non era passatoda Bonardi prima di partire per la battaglia. E questo, quando si a che farecon le amazzoni, è imperdonabile! Vorrei azzardare che le femmine in generale-in molte specie animali- possiedono una aggressività decisamente più svilup-pata dei maschi. E a volte usata anche a fin di bene! Ad esempio, non

via Roma, 1 Colombare di Sirmione030.919187

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Sirmione030.919088 /9905291fax 030.9904014

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molestate MAI ad una femmina di gatto la sua prole. Una gatta i cui piccolierano inseguiti da un grosso orso mise quest'ultimo in fuga e lo inseguì fino ache l'orso si rifugiò in un albero. Meno male che aveva appena preso quellesuper scarpe da jogging da Modena Sport! Ci sarebbe poi da notare che leapi sono ancora peggio per quanto concerne il rapporto coi maschi. Le so-cietà di api sono tutte esclusivamente femminili e il ruolo del maschio non èridotto che allo stretto indispensabile. La prima ape regina che si schiudeuccide subito tutte le sue sorelle; in seguito essa si accoppia con molti fuchinel corso d'una serie di voli nuziali, accumulando centinaia di milioni dispermatozoi, che saranno sufficienti per fecondare le centinaia di migliaia diuova che la regina porterà nel corso della sua esistenza e che daranno tutti,salvo qualche eccezione, delle api operaie. E quando andate -come al solito-al Mezzocolle Biologico a fare la spesa, e allungate la mano verso un golosovasetto color ambra, sappiate che il lavoro di tutta una vita di un'ape nonserve a produrre che qualche grammo di miele. La produzione di un chilo-grammo di miele necessita la raccolta di nettare da più di quattro milioni difiori. Ma siceramente non credo che le api siano coscienti di questo rapportodi quantità. Nè si sentano particolarmente vittime di qualche discriminazione.La discriminazione l'hanno inventata gli uomini. Esaminando più di 200 fiabedei fratelli Grimm, si constata una grandissima dicotomia tra i caratteri ma-schili e femminili. In queste fiabe ci sono 16 madri (o matrigne) malvagiecontro 3 padri (o patrigni) malvagi. Ci sono, ancora, 23 streghe cattive esolamente 2 cattivi stregoni. 13 ragazze uccidono gli uomini che le amanomentre solo 1 uomo fa del male a sua moglie. Oggidì sono quasi meglio ivideogames. A proposito, avete visto le ultime novità su CD, da Megabyte?Realismo impressionante. E se avete sul vostro PC anche una buona schedaaudio, il viaggio si fa galattico. Ma sì, svecchiamo il linguaggio! E' un modoun po' ridicolo ma tutto sommato accettabile per far finta di volersi manteneregiovani. Segreto numero uno: bando all'avarizia. Hetty Green morì nel 1915,all'età di ottant'anni, strozzandosi con una cucchiaiata di minestra che mangia-va fredda per risparmiare sul carbone. La storia di questa vecchia americanasarebbe banale se alla sua morte non avesse lasciato più di cento milioni didollari. Anche se dubito fortemente che il suo patrimonio fosse stato accumu-lato grazie alla minestra fredda. Talvolta si può essere avari anche disentimenti. Durante la guerra rivoluzionaria che portò all'indipendenza degliStati Uniti, la madre di George Washington non perdeva un'occasione percalunniare suo figlio, pure molto buono con lei. Fra l'altro, la donna si lamen-tava sempre in pubblico che il figlio la lasciava morire di fame. La ragione diquesto comportamento era dovuta al fatto che la vecchia signora era unaferoce partigiana dell'Inghilterra, che suo figlio stava combattendo. Sentimen-to della patria o sentimento della famiglia? Pessimo argomento, vero? Noigiovani genitori -perchè forse non ve l'ho detto, ma sono un giovane genitore-non abbiamo dubbi, e apposta facciamo figli. Mica per la patria, intendo.Perchè i limiti, dato che ci sono, tanto vale fissarseli da soli. Esigenze profes-sionali escluse. Il contratto che legava l'attrice americana Joan Crawford allaMetro Goldwyn Mayer, nel 1930, specificava l'ora alla quale l'attrice dovevacoricarsi, tutte le sere. Pare che alla diva questo pesasse un po'. Se addor-mentandosi avesse avuto davanti agli occhi -anzichè quelle schifezzehollywoodiane- una vetrata decorata dal Ricky Brocchetti, forse le sarebbepesato un po' meno...chissà. Si sa, le donne sono un po'...così...comedire...femminili, ecco. Talvolta vittime della loro produttività. La scrittricesudafricana Mary Faulkner (1903-1973) ha scritto esattamente 904 romanzisotto 6 diversi pseudonimi. Ed in certi casi naturalmente più dotate. Le donneposseggono un migliore udito degli uomini, sopportano meglio le luci vivide evedono anche meglio nella penombra. Nei bambini, i maschietti che balbetta-no sono quattro volte più numerosi delle femmine. Gli uomini, però, leggono più facilmente i caratteri piccoli. Pare. E-per finire- in questa strana epoca di tolleranze di comodo, pare anche che avolte ci sia chi si dimentica dei precedenti storici. Tanto per non far nomi econtinuare a parlare di donne, godetevi questa notizia, tratta -come tutte lealtre- dal: "Dizionario dell'insolito", di Andrè Gaspard, pubblicato in Italia daArmenia Editore di Milano nel 1988, nella traduzione di Patrizia Michelini.Alcuni bordelli dell'antica Babilonia si trovavano nei templi stessi e le prostitu-te di questi bordelli erano considerate come "intermediarie" tra i clientiadoratori e la divinità patrona del tempio. Questo sistema fu, più tardi, ripresodalla Chiesa cattolica. All'inizio del 16° secolo esisteva, ad Avignone, unbordello religioso dove le ragazze dividevano il loro tempo tra le preghiere ela soddisfazione dei clienti. Solo i cristiani avevano il diritto di entrarvi.

via Carducci, 19 Desenzano030.9912242

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DESENZANO

030.9144896

dal Personal Computer alla Personal Workstation030.9911767 030.3770200

Piazza Malvezzi, Desenzano Corso Magenta 32/B, Brescia

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"Non sempre far la pipì in piedi è un vantaggio" Ludwig Bobbitt

Desenzano del Gardavicolo Signori030.9141955chiuso il mercoledìmusica dal vivo ogni venerdì

RICONCILIAZIONE

Come sei tranquilla, ora. L'avevo promesso. Basta con le scenate. Pro-messo. Niente più liti furibonde. Accarezzo il tuo viso finalmente sereno.Sfioro la tua fronte distesa, bacio le labbra socchiuse. Adesso però è me-glio che vada a lavarmi le mani. Quel piccolo foro in mezzo agli occhisanguina ancora. Annalisa Bruni

"La Festa del Papà è un Pacco" Joseph Tischler

UOMINI DURI

Complice del misfatto un “Monumento Vespasiano”....La storiella è cor-ta ma gustosa e riguarda una amicizia spezzata. Luigi e Mario: due amicifin dall’asilo. Mario ha fatto strada ed è diventato avvocato. Avendo unaquestione da risolvere, Luigi si reca allo studio dell’amico e, concluso ilcolloquio, dice di preparare pure la parcella. Succede che, proprio inquella famosa “Piazza Garibaldi”, si incontrano i due amici da uno stessobisogno impellente. Proprio dietro la pesa pubblica si trova un comodo“Monumento Vespasiano” a quattro posti e il momento è propizio perimbastire un conversazione. Luigi lascia passare qualche giorno e poi sireca dall’avvocato Mario con la buona intenzione di saldare la parcellama, aperto il foglio, rimane sorpreso da quella fila di numeri e da queltotale. Alla meraviglia di Luigi, Mario risponde così: “Ma come non tiricordi di quel giorno all’orinatoio in Piazza Garibaldi dove tu mi hai par-lato di quella famosa questione? Io ti ho risposto con la mia saggezza diavvocato. Non lo vuoi riconoscere?” Luigi paga ma, da allora, non appe-na intravvede l’amico Mario sia pure da lontano, leva dalla tasca unabbondante fazzoletto e se lo piazza sulla bocca impedendo l’uscita diuna sia pur minima parola.

Italia Rui

Astrologia Cinese1994 - L’ANNO DEL CANE

Paradossalmente, l’anno delCane porterà felicità e dissensinello stesso tempo. Gli auspicidomestici porteranno armonianella vita familiare, patriottismo efedeltà alla causa.D’altra parte, la sua rigidavolitività e l’inflessibile senso digiustizia porteranno a graviscontri, e la parte più deboleavrà la meglio. E’ un anno in cuile questioni controverse verran-no prese in considerazione esaranno introdotti cambiamentianticonvenzionali ma efficaci.L’influenza generosa del Canepropugnerà l’eguaglianza e lalibertà.E’ un anno in cui si abbandone-rà il materialismo, e ci sarà piùriflessione e si riesaminerannovalori e virtù.La decisione e l’intensità delCane causeranno scontri, rivoltee ribellioni d’ogni genere, maalla fine sarà il suo buon sensoad appianare le cose. L’altruismofarà sentire più generosi delsolito. Sarà un anno in cui ilcinico Cane continuerà a gettarepreoccupazioni nuove nellenostre menti, ma sarà propriol’occhio attento del Cane adaiutarci a mantenere la calma.L’anno del Cane presterà onestàalle nostre intenzioni e ci faràagire in buona fede. Nientedovrebbe preoccuparci, se non cidiscosteremo dalla retta via.

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"Ogni tanto bere caffè mi rilassa" Jim Self

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ANIMALE UOMO,PER PIACERE,NON TI ESTINGUERE!

Avete sentito cosa si dice a Londra?Voci di corridoio sussurrano che nelgiro di mezzo secolo il maschio po-trebbe diventare inutile, almeno sot-to il profilo biologico-riproduttivo.Ahimè, le femmine diventerebberoautosufficienti nella riproduzione,allevamento ed educazione dei figlie assumeranno il controllo del mon-do!Il sondaggio si è svolto quattro setti-mane fa in Inghilterra e l'allarmismosi è già diffuso in Italia (tra i LatinLover).Tre quarti delle donne inglesi nonhanno nessuna voglia di ragionare"al plurale", ritengono di essere piùfelici e rilassate quando non hannoun uomo tra i piedi, stanno bene dasole e possono fare a meno del ses-so.L'insolita ed inquietante teoria(specchio di una sconvolgente realtàsociale) è stata analizzata dal mensi-le NEW WOMAN MAGAZINE difebbraio. Si prevede che, in tempirelativamente lunghi, le donne pos-sano e soprattutto desiderino prov-vedere da sole alla vita, alla nascitadi figli (femmine), relegando l'uomoad oggetto (ma non oggetto sessua-le).Alcuni scienziati britannici sosten-gono la tesi già avanzata alcuni annifa negli Stati Uniti dalla studiosaSally Miler Gearhard. Secondo que-sto filone di pensiero si preannunciaun mondo di femmine che rinuncia-no a rapporti sessuali "faticosi esuperflui" e diventano madri artifi-ciali.Un universo tutto al femminile?

Uomini ridotti ad una funzionedecorativa?Può essere un'idea, forse, per le"fredde" e "controllate" donneinglesi, ma non per noi.Forse le inglesi del sondaggio nonconoscono i nostri fratelli, uomini,padri, mariti.Come potrebbero pensare di farnea meno?

Caterina Musciarelli

Intanto in Italia -chissà come mai?- nasce unnuovo concorso di spettacolo e bellezzamaschile. Si chiama Top Man d'Italia ed è -sidice- un'ottima occasione per cercare il suc-cesso nel campo "artistico", nella moda, nelcinema e nella televisione. L'iniziativa è rivol-ta a tutti gli uomini che si riconosconoattitudini di show-man, animatore, ballerino,o che amino sfilare e siano fotogenici. Unacerta vena, un sorriso accattivante e -whynot?- muscoli e cuore sono gli ingredientibase per partecipare al concorso. Gli aspi-ranti "top man", e chi volesse saperne di più,possono rivolgersi alla segreteria della mani-festazione, che è presso Agorà Servizi diBrescia, allo 0337.339809.Oplà, guarda caso è proprio l'otto marzo,casualmente martedì e un po' meno casual-mente Festa delle Donne (ma và?) che ilconcorso di cui sopra verrà presentato alSesto Senso Club. E dove, sennò? L'appun-tamento è fissato per le ore 23.00. Se voleteammirare stando comodamente seduti viconsigliamo di dare un colpo di telefono allo030.9142684 per prenotare.Se invece le sfilate che preferite sono quelledi tono e tipo muliebre, l'appuntamento sisposta a domenica 13 marzo. Et voilà, ten-denze dell'abbigliamento donna per laprossima primavera e la un po' meno prossi-ma estate, a cura della stilista Mariella Saianidello studio Estro di Brescia.

Qualcuno non ama il tono ironico con cuitrattiamo anche le cose serie. E qualcun altronon ama il tono serio con cui trattiamo anchele cose ironiche. Riassumeremo il tutto di-cendo che qualcuno non ama. Peccato perlui.

la Redaxione

SCROSCIA LA NOTIZIA

Anzichè fare un giornale solocon gli annunci,che è fin trop-po facile, perchè tantol'ottanta per cento sono co-piati da altri giornali, e poi nonli legge nessuno, abbiamodeciso di cominciare con unannuncio aolo; poi si vedrà.Diamo così il via ad una nuo-va rubrica:AFFERRA L'AFFARE.Per questo mese trattasi di:casa nel centro storico diPadenghe, di 200 mq., piùcortile privato di 40 mq.,sistemata su due piani piùmansarda, abitabile subitoe proposta a 190.000.000di lire, con trattativa priva-ta.Telefonate allo 030.9907584,e fateci sapere in redazionecom'è andata.

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Lingue e linguaggi e lettere Menti e mentine e mentori

Timbro postale di Desenzano del Garda, 14 Febbraio 1994

Innanzitutto complimenti per la rivista e l’associazione, quasi non credevo ai miei occhi, leggereinformazioni e cultura con divertimento e qui sul Lago pure, un miracolo!Mi piacerebbe conoscervi, imparare e contribuire alla causa

“OH QUANTO SERVE!” il dubbio degli artisti, scrivevate in prima pagina nel n°8, ecco, daqueste parole vorrei dirne delle mie. A chi si appassiona di arte, che la faccia o meno non sfuggeche alla gente non gliene frega quasi niente, da quando c’è Sgarbi poi, c’è il cinema, la televisio-ne, andare per mostre è più che altro esibizione di cultura.Oddio, non voglio dire che sentirsi un’élite incompresa ci fa sentire importanti e diversi, i tempisono cambiati e certe alte attività dello spirito sono alla portata di molti (che però non se nerendono conto). Comunque ciò che preme a me e a tutti i contemplativi è che se la tecnologiache ha spodestato l’arte tende solo a trasformare la realtà e non a esprimere la soggettività, checosa ne resta dell’uomo? Domanda da 1 milione di Dollari, prometto qualcosa (d’arte) a chi midà una risposta ottimista.Ciao a Dipende Moreno Miele

Caro Moreno,innanzitutto trovo che la tua domanda da 1 milione di Dollari sia tutt’altro checontemplativa. Permettimi di proseguire come se il tuo ed il mio fossero un discorso unico,anche se inizierò confutando...anzi, no. No: ampliando il senso della tua affermazione secon-do cui la tecnologia ha spodestato l’arte. E da dove, poi? Non dobbiamo confondere l’artecon gli strumenti dell’arte. I quali fra l’altro, da tempo, non sono più soltanto il carboncino eil pennello. L’arte si è, in questi ultimi, vorticosi e disordinati quindici anni, impossessatadella tecnologia, dei suoi prodotti come del suo credo, al punto di diventare esperienza dimassa, memoria collettiva, assimilata anche se non capita, interiorizzata anche se non spie-gata. E’stata in grado di muoversi a suo piacimento -e proprio grazie alla tecnologia- frapassati indicibili e futuri percorribili, di spingersi oltre le poche dimensioni della geometriaeuclidea e contemporaneamente ritrarsi dietro i graffiti rupestri di Altamira. Il problema nonè l’arte, sono gli artisti. Che cosa resta dell’uomo? Ogni rivoluzione ha le sue vittime, dicevaqualcuno qualche tempo fa. E noi siamo le generazioni che devono a tutti i costi vincere que-sta battaglia, la battaglia del possibile contro il reale. Solo così di nuovo uscirà da noil’uomo. Continuerà, anzi, ad uscire quest’uomo che non riconosciamo più talvolta nei nostristessi gesti. Preferirei dire questo essere, e sovrapposto -non contrapposto- all’avere. Il compitodell’arte è da sempre chiaro e stampato a lettere di fuoco nei cuori dei pochi irriducibili checontinuano a praticarla; è incomprensibile se comunicato e inconoscibile se non sperimentatodirettamente. La tecnologia, a modo suo, cioè in modo limitato e settoriale (proprio per le sueinesauribili capacità di riprodurre se stessa all’infinito e libera da qualsiasi legame con ilcontenuto), continuerà a fungere talvolta da amplificatore, talvolta da scatola, altrove dacommutatore, e non bisogna assolutamente chiederle più di questo. Non è compito della tec-nologia l’esprimere la soggettività. Tuttavia, il mio modo di muovere il “mouse” o il“joystick” è assolutamente mio, e la linea che traccio con esso sullo schermo del monitor nonha meno spessore di quella traccia di grafite lasciata dalla matita che ho appena appoggiatosul foglio di carta. Dunque l’essere che tu cerchi è qui, e ora. Tu sei parte di quell’uomo, eognuno di noi ne porta in grembo il germe, il seme. E questo è l’ultimo angolino di ottimismoche un mondo distratto come quello che ci vive addosso può concederci.

“Qui è il tempo del dicibile, qui la sua patria.Parla e confessa. Sempre piùvengon meno le cose, quelle da viversi, perchèciò che le butta per sostituirle è un fare alla cieca.Un fare sotto croste che docilmente saltano appena chel’interno lavorío dà fuori e si pone altri limiti.Tra i magli resisteil nostro cuore, come resistela lingua tra i dentiche resta tuttavia, tutto malgrado, per lodare.”

(R.M.Rilke, dall’Ottava Elegia, scritta a Muzot nel febbraio del 1922,in “Elegie Duinesi”, traduzione italiana di Enrico e Igea De Portu, Einaudi, Torino 1987)

Fabio KoRyu Calabrò

AMNESTYINTERNATIONAL

Da più di un anno operante nellazona del Garda, il gruppo informazione BsB di AmnestyInternational di sforza nel 1994di ampliare le sue attività eraccogliere nuovi soci.Dopo la significativa presenza aiconcerti di ONDE ROCKdell'agosto '93 a ToscolanoMaderno e alla Mostra MercatoSOTTO L'ALBERO diMontichiari nel dicembre scorso, lo stand del gruppo si è sposta-to a Lonato, a gennaio per laceleberrima fiera (dove gliamici di BsB avevano promes-so uno spazio a Dipende, chepubblica sempre i loro comu-nicati, e invece chi li ha piùsentiti?, NdR).Ma oltre a vendere gadgets e araccogliere firme nelle variemanifestazioni, il gruppo BsBmira a coinvolgere più diretta-mente i cittadini. Nel prossimomese di maggio si terrà unincontro pubblico, rivolto a tutti,a Desenzano. Analoghe iniziati-ve sono in progettazione aSolferino e Castiglione.Un settore molto importante perl'attività di Amnesty è quellodelle scuole. I giovani si dimo-strano, infatti, spesso sensibili alproblema dei diritti umani. il 10febbraio scorso il gruppo è statopresente all'assemblea d'istitutodel Liceo Bagatta, tenutasi alCinema Alberti, proponendo lavisione del film suidesaparecidos argentini "LANOTTE DELLE MATITESPEZZATE", cui è seguito uninteressante dibattito. Incontriper le scuole, ai primi di marzo,si svolgeranno pure presso lescuole (ma no?) medie diRemedello e Visano.Chi desiderasse informazionimaggiori su Amnesty e sulgruppo BsB è invitato alleriunioni che si tengono a Lonatopresso la Biblioteca Comunaleogni quindici giorni, il lunedì alleore 21. La prossima riunione èfissata per il 7 marzo. Oppurepuò telefonare a:Alessia, 030.9131203Gabriele 030.9110971

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"Il dialetto è la lingua di qualcun altro" Perdezio Mari

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BIANCA DORATODUE POESIE INEDITE

Vorrei poter affermare che questepoesie -nella loro traduzione in ita-liano- provengono da una qualchelingua remota: le rochere e e los-ciandor (le rupi e lo splendore) inquesti versi, potrebbero essere diqualche versante andino, caucasico,o dell’Himalaia. Questa neve po-trebbe essere stata cantata in una diquelle lingue che si amano vedertradotte da prestigiosi poeti per ele-ganti case editrici.Purtroppo non è così. Bianca Doratoè di Torino e i luoghi e le parole chesi conoscono attraverso le sue poe-sie sono quelli delle vallatepiemontesi; la sua lingua è fatta diparole che essa ha raccolto in tantianni, nelle sue camminate, e inne-stato sul suo torinese nativo. Questepoesie devono affrontare la diffiden-za di molti verso il dialetto, ma c’è iltesto in italiano, che è quello cheognuno -quando ignora la lingua diorigine della poesia- ha la possibili-tà di leggere.Ma anche, per fortuna non è così: lapoesia nella lingua originale è qui,sul foglio e ognuno, che sia statocatturato dal testo tradotto, può ten-tarne la lettura. Si possono compiereescursioni -in letture successive- daldialetto all’italiano, cercando le pa-role che ci sono sconosciute; sipotranno scoprire alcune affinitàcon il nostro dialetto, con l’italiano,col francese, e sentire questo bati ‘dpieuva (battere di pioggia) -”ciocà”,potremmo dire noi- nel suo ritmooriginale. L’ëspecc, del titolo nonsarà così diverso dal nostro “specc”,dallo specchio, e chissà che la nostra

lettura non operi quella traduzioneche occorre per sfatare vecchi luo-ghi comuni, vecchie iconografieche vogliono lo specchio, sempre, ariflettere le grazie femminili. PerBianca Dorato il suo sguardo didonna è un altro: si chiama bèich eè capace di far sorgere, con la po-tenza del desiderio ant l’ëspecctop (nello specchio buio) non la suapropria immagine, ma il luogo“bramato” che -come catturatodalla memoria della retina- dal ri-flesso la guarda. Franca Grisoni

Bianca Dorato ha pubblicato treraccolte di poesie.Tzantelèina,Centro studi piemontesi, 1984Passagi,Boetti & C. Editori, 1990Drere‘ d lus,edizioni "ël Peilo, Mondovì", 1990

Ant l’ëspecc

Un bati ‘d pieuva sij védere ‘n senté che as cheurb ëd fiòca,rochere che as mudo an fiòcaal daleugn anté mè cheur.

E i ston belessì, sarà,e ‘l muraje as dreubo ‘d fiòca,s-ciandor ëd fiòca anfìniache ‘nco gnun a l’ha pistà.

Un bati ‘d pieuva sij véderma mi fòra i vardo pa -mè bèich mach ant l’ëspecc topa vëdme j’euj sbalucà.

E ‘nt j’euj mach la tra duvertacandia e genica, për mi -ël leu ‘d mia mira, susnà,e che a ciama mia pianà.

Nello specchio

Un battere di pioggia sui vetried un sentiero che si copre di neve,rupi che si mutano in nevenella lontananza dove dimora il mio cuore.

Ed io sto qui, rinchiusa,ed i muri si aprono di neve,splendore di neve infinitache nessuno ha ancora calpestato.

Un battere di pioggia sui vetrima al di fuori io non guardo -il mio sguardo è soltanto nello specchio buioa vedere i miei occhi abbacinati.

E negli occhi soltanto l’aperta distesacandida e pura, per me -il luogo della mia meta, bramato,e che invoca la mia impronta.

Un leu

Ma ‘n leu ‘nté avèj pas, a j’é?Là ‘nté j’àidres a son fiared’otonn, miraco; ‘nté l’erbad’or a speta che la fiòcacontra la tèra a la crasa.Tan àuta a vnirà, tan àutaa stërmé j’abut ij seugn -dossa e gava e candia, a tutséch e a tut dolor meizin-a.O mach n’anvilupa ‘nté stéspers ëd j’ës-cianch ëd la prima,anté cudì ‘nt l’invernadala gòi, la mal, e l’anvìa.

Un luogo

Ma un luogo dove aver pace, esiste?Là dove i mirtilli sono fiammad’autunno, forse; dove l’erbad’oro attende che la nevela schiacci contro la terra.Così alta verrà, così altaa nascondere i germogli ed i sogni -dolce e soffice e candida, un farmacoper ogni arsura ed ogni dolore.O soltanto un viluppo deve ristarebramosi degli strazi della primavera,dove serbare il tempo invernalela gioia, il dolore, il desiderio.

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"It's not time to make a change, just relax, take it easy..." Cat Stevens

Caro direttore,sono una milanese di elevata cultura che pensa ai soldi, non sono belloccia ma non sono neancheuna bruttona. Ho avuto le mie esperienze amorose basate sul sentimento che mi hanno insegnatoparecchio dopo avermi bastonato di più e lasciato con un nulla di fatto. Ho deciso che se misposerò, sarà solo per denaro e convenienza. Ho sviluppato quindi una strategia d’attacco chevaluti tutte le possibilità offerte dal mercato (quello dei mariti) e che permetta di promuovere ilprodotto-me (la sottoscritta) in modo adeguato e mirato. Il successo di tale avanzata operazionecommerciale, perchè di questo si tratta, è garantito. Il matrimonio sicuro con un uomo ricco eserio non è più un’utopia. Le donne che come me hanno scelto “l’unione conveniente”, potrannoadattare alla loro personalità ed esigenze di vita le tecniche di base di questa rivoluzionaria teoriache andrò ad illustrarvi or ora.Un breve cenno storico sarà utile per tutte coloro che, scottate da esperienze logoranti e infrut-tuose, si mostrano ancora scettiche, se non addirittura diffidenti. L’elaborazione di base è tuttaitaliana, in quanto solo nella cultura latina si possono recuperare e utilizzare con profitto conce-zioni arcaiche che da sempre penalizzano la condizione femminile. Per la stessa ragione, è moltodifficile esportarla oltreoceano e proporla alle donne statunitensi, ormai troppo invasate dalleteorie femministe sulla parità dei sessi e sulla divisione dei compiti all’interno della coppia.l’esempio concreto è la concezione della “casalinga” mantenuta dall’uomo il quale, per default,opera all’esterno del nucleo familiare. La contrapposizione della donna che cucina, stira e lavaall’uomo che viaggia, incontra e fa carriera è una roccia della cultura latina che va sgretolandosisempre più. Questa idea e molte altre sono recuperate e ridisegnate a “misura di donna” dallateoria “Ferrero”.Il nome deriva dai famosi cioccolatini “Ferrero Rocher”: mangiati in quantità industriali da donnedepresse e non informate del fatto che Mr. Ferrero ha due bei figliocci in età da moglie: due predeingenuamente vaganti e ottimamente valutate dalla borsa valori del mercato-mariti.Ovviamente ognuna di noi ha la sua tipologia d’uomo; per brevità vi illustrerò soltanto la mia, cheforse poi andrà bene per molte.Innanzitutto parliamo del suo capitale disponibile.La dimensione e la qualità della ricchezza richiesta è presto definita: superattico a Milano zonacentro, baita di lusso a Madonna di Campiglio o Cortina d’Ampezzo e un centinaio di metri qua-drati a scelta tra Santa Margherita Ligure, Portofino o Montecarlo. E’ sottointeso che debbanoessere compresi tutti i relativi servizi di mantenimento immobiliare (colf e personale di servizio), iguardaroba appropriati (i vestiti adatti per ogni località ed occasione mondana), i mezzi di tra-sporto (un’elegante Mercedes 500 SEC piuttosto che una confortevole BMW 850), e via diseguito. Il futuro marito dunque, dovrà essere in grado di farmi fare la vita di una vera signora pertutti i miei anni a venire, che mi auguro numerosi ed interessanti.Per cui, direi che un imprenditore calzaturifero del varesotto, un titolare di una società di import-export nelle vicinanze di Pavia, un proprietario terriero con caseifici nel lodigiano o un industrialedel tondino in provincia di Brescia, possano offrire delle ottime garanzie.Quando dico che lo voglio ricco, non significa però che sia disposta a sopportare ignoranza,bozzaggine e pedanteria. Una giusta dose di cultura è necessaria per far sì che lui comprenda eapprezzi le mie velleità intellettuali tipo: collaborazioni gratuite con riviste d’arte e attualità, raccol-te di fondi a favore di qualche gruppo in difficoltà, organizzazione di spettacoli per beneficienzaand so on (eccetera in inglese).Io mi propongo come moglie modello, adatta per tutte le occasioni di rappresentanza, che nonsfigura mai, sa stare al suo posto, sa condurre diligentemente la casa e la famiglia, non litiga conla suocera, coordina, interagisce e, dal secondo piano di questo fantastico rapporto di coppia,sostiene il marito nelle situazioni difficili. Nei ritagli di tempo, dunque, deve permettermi di colti-vare la mia mente ed il mio spirito.Individuato il soggetto, non rimane che da studiarne le caratteristiche, le esigenze, i desideri, lefobie, le “precedenti”, le eventuali “attuali” (la concorrenza non deve intimorire), la famiglia, gliusi ed i costumi. Il passo successivo consiste nell’elaborare un “business plan” in cui il prodotto(io, voi, noi) troverà la sua “nicchia di mercato” all’interno della “realtà del soggetto analizzato”.Infatti, la vita di ogni individuo, in particolare di un uomo, può essere suddivisa in tante parti o“zone” collegate e interagenti tra loro: il lavoro, il divertimento, gli amici, il sesso, l’hobby, lafamiglia d’origine, il matrimonio, ecc. Noi ci proponiamo come un prodotto collocabile in unasottozona del matrimonio: l’area “moglie”. Le aree “figli” e “amante” sono anch’esse dellesottozone che per il momento non ci riguardano, anche se sono contemplate come sviluppi dellateoria Ferrero.Lo studio attento e mirato del soggetto, l’adeguamento ad esso ed alle sue esigenze, la pressione

INDIPENDENTEMENTE è unaAssociazione Culturale Multimediale,senza fine di lucro e Legalmente Registra-ta. Esiste un Conto Corrente Postaletramite il quale è possibile sostenere edinteragire con le varie iniziative Culturalipromosse periodicamente, dato e nonconcesso che qualcuno ci aiuti a trovareun luogo in cui renderle operative:Rassegne Musicali, Mostre, Corsi eConcorsi, attività per bambini e soprat-tutto DIPENDE, Giornale di Cultura,Spettacolo e informazione.. da Desenzanoin poi....Sul retro del bollettino postale specificatele iniziative che volete sostenere...e sareteaggiornati su programmi, costi, sviluppi ebilancio del progetto specifico. Perqualsiasi informazione chiamateci:Tel 030/9120901Segreteria e Fax 030/9912121

Spedite a:INDIPENDENTEMENTECasella Postale 19025015 Desenzano d/GC/C 12107256

Dipende...èfinanziato da pochi, irriducibili SPONSOR,dai crescenti SOCI dell’ associazione(pacche sulle spalle e TANTO lavoro“agràtis”) e da chiunque voglia parteciparea questo progetto facendo un versamentoPostale all’Associazione CulturaleMultimedialeINDIPENDENTEMENTE

Dipende...Puoi trovarlo nelle EDICOLE diDESENZANO, LONATO SIRMIONE,PADENGHE, PESCHIERA, sui Battellidella NAVIGARDA oppure presso inostri SPONSORS; od anche nei LOCALIfurbi, o dagli amici intelligenti; natural-mente GRATIS!!!Sarà distribuito anche durante gliEVENTI che accompagnano l’uscita diDIPENDE.Se proprio non lo trovate scriveteci allaC.P. 190 di Desenzano.Ma se volete riceverlo puntualmente acasa vostra, iscrivetevi allaAssociazione Culturale MultimedialeINDIPENDENTEMENTE( £.20.000 sul Conto Corrente Postale12107256).Dipende è uno dei molteplici serviziofferti. Se vi piacciamo proprio e voletegarantire la sopravvivenza delle nostresvariate iniziative mandateci purecinquanta -o più- mila Lire:sarete SOCI SOSTENITORI!Il che comporterà presto particolariagevolazioni -tipo "pacca-sulla-spalla"-all'interno delle manifestazioni organizza-te dall'associazione, e oltretutto puòaiutare a farvi sentire più leggeri, in direttaproporzione al versamento effettuato.

ABBONATEVI!meglio abbonatiche abbomorti

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"Han spento già la luce, son rimasto solo io...." Giulio Rapetti (Mogol)

psicologica facente leva su concezioni ataviche -la Moglie, i Figli, la Famiglia (tutto maiusco-lo)- rimesse a punto da un brillante make-up fisicointellettuale, non può che portarci adoccupare la nicchia moglie, sbaragliando tutti i prodotti concorrenti.Non si spaventino le scorfane da nobel, anche per loro c’è speranza: basta applicare intelligen-temente le regole della teoria Ferrero. Tutte le donne con un minimo di senso degli affari hannoin sè le capacità per diventare delle vere signore, partecipare a molti coktails, alzarsi alle undicidel mattino e dimenticare che cos’è un ferro da stiro.Teoria Ferrero: il rocher al gusto di moglie ripieno di mariti.Caro direttore, spero di veder pubblicata la mia lettera e spero anche di ricevere informazionicirca il suo conto in banca. Con interesse, Mara Giani

Cara redazione di Dipende,così tutta al femminile e moderna, aiutami tu !! Non capisco più il mondo, o meglio le donne ecosì mi rivolgo a voi per un aiuto, un consiglio o forse solo per avere qualcuno che ascolti la mialagna infinita. Ho paura delle donne, ebbene sì, lo confesso. Da qualche giorno nel mio angolocottura da single inveterato si trovano solo posate e forbici di plastica. E che è, mi direte, vai incampagna a fare un picnic in mezzo alle formiche? Naa, macchè! Sono affetto da “sindrome diLorena”, un mio incubo ricorrente (il mio psicologo dice che è un tipico sintomo distressfitoautosomatocronicoedipicoindotto, cosa che giuro non è una malattia tropicale) è che lamia conquista di turno una notte, quatta quatta, zac, (ahia!!!) mi bobbitta per bene tutto il mio bendi Dio. E all’immenso dolore fisico e morale si aggiungerebbe la disperazione per il fatto che quia Desenzano mica ci sono quei geni di chirurghi americani che al caro e sfortunato John WayneBobbitt l’hanno riattacato tanto bene da farglielo funzionare pure meglio (a detta sua). Sfigatocome sono io, minimo minimo o non lo ritrovano o lo rimettono all’incontrario. L’altro giorno, inufficio, ho avvicinato una mia collega taanto carina e, posandole una mano sulla spalla, le hosussurato lieve lieve:”Milly, tesoro, non è che stasera verresti a cena con me?”. Lei si è voltata discatto sbruffando tanto da farle rialzare i leggeri baffetti che le ricoprono il suo dolce viso, e:”Ehno, caro Giangi, non ci siamo proprio, tu non sei pc!”. E io, papale papale:”No, infatti non votocomunista”. E la Milly, incazzatissima:”Sceemo, tu non sei politically correct -mi dice- e se non lasmetti ti denuncio per molestie sessuali sul posto di lavoro!”. Figurati te, caro dipende, io dicorretto conosco solo il caffè, e nient’altro. Per fortuna il mio amico americano mi ha benevol-mente spiegato che il politically correct va tanto di moda ultimamente negli Stati Uniti e in base adesso è categoricamente proibitissimo offendere o discriminare le minoranze o i gruppi socialideboli (ma io, santo cielo, sono certo che quel feldmaresciallo della Milly non rientra in nessunadi queste categorie). Anzi, mi ha spiegato il mio amico, pensa che c’è un college americano nelquale il rettore pretende che gli studenti firmino un contrattino pre-amplesso attestante il consensodella donna per evitare denunce di violenza carnale. Speriamo che questa pratica non si diffondaanche qui in Europa, altrimenti arriverà il momento in cui busserai alla porta del vicino non perchiedere sale o zucchero, ma per pregarlo di prestarti la sua macchina da scrivere dato che la tuasi è cattivissimamente inceppata. L’altra sera sono andato in discoteca a cuccare, e ho cuccatobene perchè ho conosciuto quella gran gnocca (pardon, ragazza) della Angelica. Mamma, chefisico, che occhi, che parlantina. Purtroppo il sogno si è presto infranto. Le ho incautamentechiesto cosa volesse fare da grande, e lei mi ha risposto:”Guarda che grande lo sono già (beh, sì,era 1,80), comunque voglio arruolarmi nell’esercito”. “Ah sì, per fare l’infermiera”, ho aggiuntoio speranzoso.”Ma sei fuori, no, per combattere in prima linea, perchè la parità vuol dire poterfare tutto ciò che fanno gli uomini!”. Ciapa a te. Allora ho cambiato argomento:”Di bambini nevuoi?”. E l’Angelica, tale solo di nome ma non di fatto:”Ma sei matto, da giovane voglio soldi ecarriera, quando avrò 60 anni andrò da Antinori e mi farò fecondare artificialmente, così sarònonna e mamma tutto d’un colpo!”. Aiuto, sono scappato come un fulmine, la vedevo già colmitra in mano e con la pansa a sessanta. Insomma, cara redazione di Dipende, sono veramentedisperato, e mi rivolgo a voi perchè in vista dell’8 marzo mi aiutiate a trovare una Donna comedico io. Niente di speciale eh, intendiamoci, ora ve la descrivo: età fra i venti e i trenta,automunita, impiegata o operaia, vergine, che porti le gonne e che voglia tanti bambini, tutti esubito. Grazie. Con speranza, il vostro Giangi, ‘ 64.

P.S. Se mi aiuterete vi manderò una camionata di mimose, sempre che non siate allergiche.....

January 27, 1988

MEMORANDUM

Sexual harassment ofstudents will not betolerated by theMathematicsDepartment.TA’s should be aware thatstudents (correctly)perceive them as being ina position of power overthem. Further, manystudents are ratheryoung. This makes itdifficult for some studentsto deal with unwantedpersonal attention. It iscompletely despicable totake advantage of suchstudents. Moreover, itviolates the rules ofCornell University andthe laws of the UnitedStates of America.

In more detail:-You WILL NOT put yourhands on students.-You WILL NOT makegratuitous personalremarks.-You WILL NOT askstudents in your class fordates.-It is nice to be friendlybut you WILL NOT impo-se yourself on students.

Failure to observe theabove could lead to anabrupt severance of yourassociation with CornellUniversity.

Keith Dennis Michael Morley Thomas Rishel

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"E tu scrivimi, scrivimi, se ti viene la voglia..." Francesco De Gregori

DONNITUDINI

Siamo alla soglia del duemila e le donne,da un po’ di anni a questa parte, hannofatto passi da gigante. Oggi nessuno simeraviglia se un’azienda è guidata da unmanager donna, oppure un trattato di me-dicina è scritto da una dottoressa; maall’inizio del 1900 pochi avrebbero scom-messo che il sesso debole potesse inserirsinel mondo del lavoro agli stessi livellidell’uomo. Finalmente la donna può intra-prendere una carriera liberandosi dal ruolodi madre o di compagna che è stata sem-pre obbligata a svolgere. Magari proprioper quell’uomo che, rientrando a casastando ed insofferente per la giornatacciain ufficio, si ricorda del mazzetto di mimo-sa ma non si accorge che quel giorno perla moglie è identico agli altri. La sua vitatrascorre aspettandolo e dipendendo intutto e per tutto da lui.Certo molti pregiudizi sono stati sfatati mala tanto acclamata parità è stata conquista-ta? E, per la donna, quanto è difficile farcoincidere gli impegni di lavoro con lafamiglia? E’ pur vero che i maschi italiani,in un recente sondaggio, ammettono dieseguire lavori domestici per aiutare lapropria compagna, sempre più occupatafuori casa; in vetta alla classifica dellefaccende preferite dagli uomini c’è “fare laspesa” seguito da “cucinare” e “lavare ipiatti”, ultimo degli impegni “pulire lacasa”. Dal sondaggio risulta però che innessuna mansione il maschio si impegnaper più tempo della donna: segno che ilcarico della casa resta compito femminile.Questo fa pensare che la parità dei sessi èun traguardo ancora lontano da raggiunge-re e forse l’8 marzo è una festività creataappositamente dall’uomo per farsi perdo-nare qualche distrazione.Com’è d’obbligo, in questo mese, si sonoevidenziati i problemi della donna in carrie-ra e della casalinga. Banalità e frasi fattenon sono mancate. Comunque prima diterminare l’articolo utilizzo quel po’ diinchiostro per descrivere un’altra realtà. Unlavoro che nessun bambino sognerebbe di“fare da grande” ma che altri, per necessi-tà, sono costretti a fare: il lava vetri. Sìproprio lui quello che ogni mattina incon-triamo al semaforo e, magari, per avere lacoscienza a posto gli diamo qualche mone-ta.Terminare con questa frase non ha certo lapresunzione di risolvere i diversi problemicon cui conviviamo ma per lo meno ciricorda che le discriminazioni di cui parlaresono ancora tante. Giuliana Savio

(...)“Nil non permittit mulier sibi, turpe putat nil,cum virides gemmas collo circumdedit et cumauribus extentis magnos commisit elenchos;intolerabilius nihil est quam femina dives.Interea foeda aspectu ridendaque multopane tumet facies aut pinguia Poppaeanaspirat, et hinc miseri viscantur labra mariti:ad moechum lota veniunt cute. Quando viderivult formonsa domi? Moechis foliata parantur,his emitur quidquid graciles huc mittitis Indi.Tandem aperit vultum et tectoria prima reponit,incipit agnosci, atque illo lacte foveturpropter quod secum comites educit asellasexul Hyperboreum si dimittatur ad axem.Sed quae mutatis inducitur atque foveturtot medicaminibus coctaeque siliginis offasaccipit et madidae, facies dicetur an ulcus?(...)Iuvenalis, Satura VI

COMMENTO AFFIANCATO

Due conti in tasca al lavavetri, che se è pur vero che lo faper necessità, di certo ha fatto di codesta necessità quasivirtù: ad un semaforo cittadino in zona mediamente traffica-ta transitano circa quindicimila automobili al giorno. Nellospazio di otto ore lavorative, più o meno diecimila. Se diqueste diecimila il nostro povero lavavetri riesce a soddi-sfarne anche soltanto duecento (vale a dire il due per cento,supponendo che il novanta per cento degli automobilisti lomandi a quel paese ed il restante otto per cento divolenterosi samaritani parta prima di potersi far lavare ilparabrezza), e dai rispettivi guidatori riceve cinquecento lire-perchè TUTTI gli danno almeno cinquecento lire-, altermine della giornata incassa lire centomila, esenti da tasse,con una tariffa oraria di lire 12.500, che è pur sempre unterzo della tariffa oraria di un idraulico -onesto-, ma èesattamente il doppio della retribuzione netta di un giovanelaureato assunto con contratto di formazione. Che si debbafar sognare qualcos’altro ai nostri bambini?

DONNEZZE

La donna ha conquistato il suo posto, assoluta-mente paritetico rispetto all’uomo, quando nondi palese superiorità, molto prima delle varie“civilizzazioni” che ne hanno limitato, etichetta-to, circoscritto l’evidente presenza. Sono ilpotere politico e quello religioso che l’hannorelegata in un ambito che le sta stretto da mi-gliaia di anni, e da cui senza mai smettere hacercato di evadere, ma non per fuggire: perfarsi riconoscere pubblicamente un peso all’in-terno della società che è quello che -proprio inquanto moglie e madre oltre che figlia e sorella-porta tuttora sulle spalle, tutt’altro che deboli.Liberarsi dal ruolo di madre non è possibileneppure non facendo figli. E’il femminile che èin gioco, non la femmina. E’la profonda diver-sità dell’”altro” che società solo in superficiemaschili hanno cercato di confinare nell’angu-sto spazio di una casa, che è in ogni casodonna, e comunque regno. Ma non fermiamocia questo, andiamo oltre. Qualcuno di voi hapresente quando nel “Simposio” viene tracciatala storia dell’androgino? A partire da quellaseparazione primigenia donne e uomini esisto-no, e -a quanto pare- resistono. E i maschi“collaborano”. Ma cosa c’è di meglio per gliuomini d’oggi se non il “fare la spesa”, moder-no surrogato della caccia per il cibo, e cosa dipiù primitivo del “cucinare”, sostitutivo dellapadronanza del fuoco? Così come “lavare ipiatti” equivale al pulire gli attrezzi della caccia.E non ci stupisca il fatto che il maschio impe-gni meno tempo della donna in tutto ciò: è ladonna che è padrona del tempo, da sempre. Epossiamo stare tranquille anche sulla “nostrafesta”: se anche l’otto marzo lo avesse inventa-to l’uomo, le donne se lo sono ripreso.

Fernanda Richtig Magoni

DIARIO

Al grido “meglio pollo che lesso”-storia semi-autobiografica- eccoci giuntia “solo le api hanno capito il vero sensodella vita....forse!”Perchè sono qui, perchè sono cosìconvinta che la mia vita sia indissolubil-mente legata a te oltre e nonostantetutto? Perchè riesci a farmi calpestareorgoglio, convinzioni, sicurezza....e nonostante tutto mi sembra ancoragiusto? Il problema, il nesso o forse soloil significato di tutto ciò è probabilmenteuno solo....Titolo: Nonostante tutto.....(....) Lo stomaco si contorce, la testascoppia, il corpo suda sempre più, i nervisi tendono, la pelle vibra e trema, terribilipensieri oscurano il cervello ed io non soreagire.Accendo la luce, giro gli occhi e cercoun riferimento, un punto fermo. Tuttovaga e sfugge al mio sguardo, solo lapenna, fra le dita, impone un movimentologico che potrebbe servire ad interrom-pere il flusso mortale che mi dilania.Non c’è via di scampo, non c’è appiglioda alcun lato e mi sento scivolareannebbiata da immagini e voci ostili checontinuano a lacerarmi.(....) E’ così triste non riuscire più aparlare, a comunicare con te ....era lacosa più bella, ci siamo sempre capiti,sentiti...ora non si riesce più: se tu diciuna frase qualsiasi io, comunque sia, lointerpreto come una presa di posizione ecosì mi sembra che stia facendo tu.L’accaduto, ma soprattutto il modo digestirlo, mi hanno dilaniata. Adessovorrei morire perchè è morta la speran-za in uno scambio superiore, è morta lafiducia e la sicurezza nel mio mezzo:sono nuda, vuota, sola e tutto è dimezza-to; ho perso il mio mezzo passato, nonvedo il mio mezzo futuro ed il mio mezzopresente è un cumulo di angosce.E poi ti telefono e tutto è come prima,tutto scorre liscio e sorridendo come erae come sembra. Perchè non possochiedermi come sarà?.............

Donna

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Sponsor(s) storici Serie rara

pagina 21Spa concessionaria per le province di Mantova e Brescia, in via Mantova, a Desenzano.030.9912622

8, Place Matteotti, Desenzano, Italie0039.30.9142266

Due belle vetrine che mettonoin mostra alta classe. Un grandetavolo pieno di riviste di viaggi.Un piccolo ufficio tappezzatodi frammenti della memoria,trascritti su tanti foglietti.E' proprio vero, come ama direGenunzio Giunchi, che ciò chesi vende non è tanto la merce,quanto piuttosto il gesto che laporge. Ed in questo rapporto dieffimeri, in questo delicatoequilibrio che l'atmosfera delsuo negozio tende a preservaresta tutta la naturale inclinazio-ne di Belle Epoque per lo stile.Uno stile che non si può con-fondere e che rimanda diretta-mente alla necessità dell'ele-ganza. In fondo, anche quellanon è altro che un gesto.

Le terme “Belle Epoque”désigne plus unstyle qu’une époque. C’est un style dansl’habillement, fait d’élégance, d’équilibreet de beauté;chaque chapeau à plumes estune véritable création. C’est un style dansle choix des sujets:des femmes éléganteschez elles, à la promenade, au bal, semaquillant, s’habillant, seules ou avec leursamants. C’ést un style dans laraprésentation: flamboyante oudésenchantée, traitant de la vie quotidienneou de la vie mondaine. C’est un style dansles images, même quand il est cruel par lajustesse de l’observation. Ce style, que l’ontrouve dans chaque aspect de l’exécution,est immédiatament reconnaissable etdépasse le simple charme de la nostalgie.

"Spesso i nomi celano storie" B. Iograph

Attilio Rizzetti desenzanese, pittore.

Attilio Rizzetti è un personaggio desenzanese, venuto a mancare recentemente, di cui hanno già parlato i cronistiper la sua versatilità nel disegno. Quello che noi desenzanesi, non attenti alle critiche letterarie ed artistiche, dob-biamo conoscere di lui, è la sua biografia così come mi è stata dettata dalla nipote Giovanna Rizzetti.Rizzetti è nato a Desenzano l’11 marzo 1920. Figlio di un ferroviere, secondo di 4 fratelli (2 maschi, 2 femmine)resta sin da bambino orfano di padre e come tale viene assistito dall’Opera di Previdenza delle FF.SS. Frequentaa Brescia il Corso elementare e post elementare e nel 1935 entra nel Collegio per orfani di ferrovieri di Porto S.Giorgio. Nella scuola industriale di Fermo, in quel tempo una delle migliori d’Italia, emerge subito la sua dote dieccezionale disegnatore. Qui non terminerà il corso di studi di 4 anni perchè sin dal terzo anno verrà richiestodall’OM di Brescia quale primo disegnatore tecnico meccanico. Va ricordato che durante la sua permanenza aPorto S. Giorgio-Fermo, oltre che allo studio, si dedicò ad attività pittoriche ed anche in Collegio, ogni particolaredella vita di comunità che implicava manifestazioni comunitarie, veniva da lui rappresentato su teloni enormi. Nellagiovinezza, durante la campagna in Africa, rappresentava con disegni e scenografie apprezzatissime, gli eventibellici che maaggiormente colpivano l’opinione pubblica. Nella città di Fermo si può vedere ancora il pilonedell’alza-bandiera con un simbolo da lui ideato. Arruolato nell’ Aviazione, ideò il simbolo “scarabeo” che fu poistampigliato sugli aerei di guerra. Fu pure presente nella disastrosa Campagna di Russia con un compito moltodelicato e preciso: preparare mappe, carte geografiche, non disdegnando, nei momenti di apparente tranquillità, diinvitare i soldati al buonumore con copiose caricature e scenari da utilizzare in occasione di festività religiose-natalizie. Il suo impegno professionale, finita la guerra, lo profuse continuamente alla OM quale disegnatoretecnico-meccanico preoccupandosi della progettazione di migliorie di parti di motori di autocarri che gli procura-rono molte soddisfazioni.Quando nel 1973 andò in pensione si dedicò ai suoi hobby preferiti: disegni, caricature e dipinti a olio.Sono di questo periodo le raffigurazioni caricaturali di personaggi desenzanesi che tutti ricordiamo: Frino; Bianca;Beccalossi; Benedetti; l'ingegner Grigolli. Ma la Fiat-OM aveva ancora bisogno di Rizzetti e pertanto lo richiamòinviandolo in Corea quale consulente tecnico. Dopo attenti studi riuscì a trovare il modo per migliorare i tempi dilavorazione ed i costi del lavoro.Con il definitivo risiedere a Desenzano trova spazio per tante attività: non ultima quella della bicicletta e dellaCorale di S. Giuseppe Lavoratore. Ideò ancora un tipo di imbarcazione, il “Malin” che fu il precursore del"catamara-no". Si dedica all’arte litografica “al torchio” ottenendone grandi soddisfazioni e risultati.Si dedica ancora alla compilazione di preziose pergamene -curandosi del tutto- e allestisce una mostra personale(l’unica) sottoponendo al giudizio e all’ammirazione di tutti ben 60 quadri. I Padri Rogazionisti, gli “Amici delporto Vecchio”, le Compagnie teatrali conoscono la sua generosa disponibilità. La recente ricostruzione di unaimmagine di S. Luigi Gonzaga segna l’intelligente operosità artistica di Attilio Rizzetti. L’opera in oggetto trovasinella Chiesa di Castiglione delle Stiviere. Dario Pienazza

TIMIDEZZAdi Alter Ago

Se non ti ho ancora chiesto di uscirenon è per timidezza(anche se è vero, sono timido);è che non trovo le parole giuste.Tu mi piaci, sai e non vorrei rovinaretutto.

Scusa, che ne diresti di uscire?Sai, la mia fidanzata è molto gelosae se ti trova qui, nuda,succede un casino.

LO SPIGOLO DELLA GASTRONOMIA

Dopo febbraio, mese solitamente festaiolo eforiero di giornate più lunghe e tiepide, maquest'anno talmente sottozero e così avocazione casalinga da invitare agli incontricon gli amici al calduccio e al coperto, èpiacevole gustare insieme un piatto che benpuò considerarsi “unico” per i vari ingredien-ti e le calorie che lo compongono.

Gnoccolata “Lina”

Ingredienti per la sfoglia:patate da gnocchi Kg. 1farina bianca etti 3uovo intero 1salePer il ripieno:carne tritata etti 3prosciutto crudo etti 1grana grattugiato 1 manciatamezza provoletta affumicata tagliata a dadini.

Procedimento.Lessate, sbucciate e passate le patate(lasciate riposare per qualche ora). Impastareil passato con la farina, aggiungere il sale,l’uovo e con un matterello stendere l’impastosopra un telo sottile infarinato in modo daottenere una sfoglia piuttosto rettangolarealta pochi millimetri. Sulla sfoglia cospargereil sugo (alla bolognese) di carne, moltoristretto, il prosciutto tagliato a pezzetti, ilgrana e la provoletta affumicata. Avvolgere iltelo in modo da ottenere un polpettone, poilegare questo (con spago da cucina) alle dueestremità e anche attorno al rotolo affinchècuocendo si mantenga in forma.Immergetelo in una casseruola ovale conacqua bollente salata e cuocerlo per circa 1ora. Scolarlo, levare il tessuto, affetare ilrotolo; sistemare le fette in una pirofilacondendo le stesse con burro fuso e parmi-giano o con sugo di arrosto.Facoltativamente (specie se il piatto vienepreparato per tempo) porre la pirofila in fornogià caldo (250°) per 5 minuti. Servire subito.

Adriana Dolce

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WESTERN WITHOUTSPAGHETTI

[Throughout this essay, and any others onthe same topic, I use “America” and“American” to refer to the geographicaland political entity known as the UnitedStates. I do this mainly for stylistic reasons,because of the connotations and imageswhich the words have taken on (as can beseen in expressions such as “the Americandream”, “lo zio d’America”, etc.) thatmake them highly desirable when treating asubject involving the mythology of theUnited States.]

The French critic Andre Bazin dubbed it “lecinema americain par excellence”, PeterFonda (son of Henry, whose characterizationshelped create the prototypical Western hero)called it “the Greek Drama of America”, and agood deal many less flattering things have beensaid about it since the first moving pictures ofthe American West appeared 96 years ago.Whether you side with the lionizers or thedetractors of the genre, or don’t care enoughto take sides, the importance of the Western toAmerican culture is undeniable. And, althoughthe younger Fonda’s statement is what aWesterner might justly call “high-falutin” (i.e.pretentious), it can certainly be said that, forbetter and for worse, the Western has shapedthe way Americans see themselves probably asmuch, if not more, than Americans haveshaped the Western. (This is true, I believe,for Americans generally—including those whoare not white males and who together form themajority of the population but have not wieldedthe country’s power or manufactured itspropaganda and myths).It was not by chance that Ronald Reagan, whocame from Hollywood, assumed the guise of acowboy during his (alas) successful presidentialcampaign and during the course of his(inexplicably) popular presidency. Noopportunity was missed to show him on ahorse or wearing a cowboy hat (or both) on hisCalifornian ranch. When he was shot, hewalked into the hospital and elicited the criticalcomment that he was behaving like JohnWayne (whose name is virtually synonymouswith cowboy and whose Western image forgeda conception of American masculinity). On asimilar plane, that most well known ofcowboys, the Marlboro man, came into beingwhen Philip Morris wanted to market filtered(and hence less “masculine”) cigarettes to themale market. If a cowboy smoked them theywere inherently masculine. (Incidentally,Reagan was no more a cowboy than he was anintellectual and even had very scarce Westernmovie credits but, as the newspaperman said inThe Man Who Shot Liberty Valance, “whenthe legend becomes fact, print the legend.”)As if to prove the persistent power of theWestern on the American psyche, Reagan’spresidency interestingly coincided with a periodof virtual disappearance for the Western.Despite (or perhaps, perversely, because of)its popularity, Americans never gave theWestern the respect that was accorded to it inEurope—it was always treated as the scanty

Angolino anglofono Amatriciana americana

West, never totally dead, has in recent times beenin the throes of a passionate rekindling. City folksaround the country, even in cosmopolitan, high-brow New York, can’t seem to get enough ofWestern clothing, paraphernalia, Tex-Mex food,country music and the like. A demographicmovement from California to the “more Western”(culturally, if not geographically) “skipped over”states like Idaho has been sufficiently marked tocall attention to itself. Even the buffalo and theprairie are coming back. Hollywood, quick to sniffa buck, but apparently caught by surprise by thiscomeback, has made up for lost time. Shortlyafter the triumph of Unforgiven, over a dozenWesterns were already in production.The interesting question, I suppose, is why thisreturn to the Western movie (and to other thingsWestern) now? Two (at least partial) answersoccur to me. The first is that growing disappoint-ment with sophisticated city life, moral ambiguity,corruption and the like, exacerbated by therecession (which for many who came of age in the80’s was the first hint that the consumerist orgywas not going to be everlasting), has made peoplelong for a context in which you knew who the“good guys” were, you could count on the cavalryshowing up in time to save you, the local ministerwasn’t molesting your child, the hookers all hadhearts of gold and not AIDS and a crack habit, thesheriff wasn’t on a mob payroll (and if he was itwasn’t for long), and, finally, where if things got sobad they couldn’t be fixed, you always hadanother shot at happiness by heading West. Thehero of Dance With Wolves leaves the carnage ofthe Civil War and an army staffed by the insaneand by sadists, to go to the frontier and eventuallyheads even further West metaphorically bybecoming an Indian.The second answer is that within its strict conven-tions and its circumscribed set of images, theWestern has both inherited (for example, theprimally powerful chivalric image of the mountedhero, the elemental scriptural image of thewilderness as garden and as jungle) and createdthe tools for great metaphorical story telling andthis is a legacy that will keep artists coming back toit again and again. The Western always has thesame basic totemic features: desert or mountains,cowboys, Indians, cavalry officers, sheriffs,gunfighters, gamblers, prostitutes, school teachers,wives, saloons, tepees, forts, churches, horses,fistfights and gunfights. But, because of their veryspareness, they can be made to speak volumes.In My Darling Clementine, a fledgling agricul-tural community celebrates its fresh, hopeful andidealistic existence by holding a dance on thefoundations of its new church. In High Noon thetownspeople use their church to hide in and givevent to their hypocrisy. In McCabe and Mrs.Miller, the church has been built and abandonedunused and houses a man with a gun.Those churches speak volumes.Eastwood’s Unforgiven, by far the artisticallysuperior of the two films which have begun thenew cycle of Westerns, exploits the Western’sunique storytelling potential. Its spare, minimaliststory takes the archetypal inhabitants of a Westerntown, a sheriff, prostitutes, hired gunmen, and aflamboyant gunfighter and spins a gothic tale aboutthe unredeemed violence of one man’s nature and,perhaps, by extension, of the American nature.

Elizabeth Rolando

cultural offering of a country rich in resources andpoor in the “high-brow” culture which necessarilycame from Europe. Americans were always alittle embarrassed about the Western as a culturaloffering. Nevertheless, for over 40 years (fromthe 20’s through the 60’s) the Western was bigbox-office business and Hollywood, never havingbeen embarrassed about making a buck, madeWesterns by the thousands. The British FilmInstitute Companion to the Western estimatesthat, to date, over 7,000 Western movies andseveral thousand episodes of Western televisionseries have been made in the United States alone.(To the U.S. production must be added severalhundred Western movies made in other countries,mainly Italy and Germany, which merit separatetreatment.)Most of this gargantuan production has beendeservedly forgotten (without however failing toimprint its propaganda messages on threegenerations) but, in the 40’s, 50’s and 60’s, wheneveryone was making Westerns and everyonewas starring in them, many fine films were made.John Ford’s My Darling Clementine and TheSearchers, Fred Zinnemann’s High Noon,George Stevens’s Shane, Anthony Mann’s TheNaked Spur, Nicholas Ray’s The Lusty Men,John Huston’s The Misfits, and Sam Peckinpah’sRide the High Country are a few of the titleswhich immediately come to mind.Historically, the American frontier (which wasdefined as land which had a population of fewerthan two people per square mile) was announcedofficially closed in 1890 but in the Western, thefrontier closed when, during and after the VietnamWar, America (one might say at long last) lost itsinnocence. The Westerns of the 60’s and 70’sare full of nostalgia. Many of them take place inthe autumn or winter and are permeated by amelancholy atmosphere (these are the Westernsof the “winter of our discontent”). The cowboysand gunfighters are older and tired (Ride theHigh Country, Will Penny, Monte Walsh) andfind that they have become anachronisms (Lonelyare the Brave, The Wild Bunch, Wild Rovers,The Shootist, Tom Horn). The frontier is goneand everywhere there is barbed wire (and thecommercial interests behind it) blocking thehero’s way and a way of life he doesn’tunderstand and isn’t fit to live. Not surprisingly,perhaps, these films led into a period of virtualdisappearance for the Western—the 1980’s, theReagan years, when there were virtually nocowboys on the screen, but one in the WhiteHouse.

Accepted wisdom has it that Michael Cimino’sponderous and interminable, if lyrical, Heaven’sGate (released in 1980) killed the Western withits disaster at the box-office. Kevin Costner’sshallow and interminable, if beautifullyphotographed and well-meaning, Dances WithWolves (which before release had been dubbed“Kevin’s Gate” in Hollywood) is commonlycredited, together with the very fine Unforgiven,with its recent resurrection. This facile analysis isboth too damning to Cimino and too flattering toCostner and Eastwood. In actuality, it is muchmore likely that Cimino’s film merely delivered thecoup de grace to a genre which (at leasttemporarily) had played itself out and thatCostner and Eastwood’s films appeared at theright time.The American romance of the West and with the

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"Sono una Donna, non sono una Santa" canta Rosanna Fratello

ARTISTI DELLE FESTE ANCHEIN PRIMAVERA

(sperando che la primavera arrividavvero...)

LA POESIA CHE HA VINTO ILCONCORSO

Per ringraziare gli ignoti sottrattori del testooriginale della poesia vincintrice il concorso"Artisti delle Feste", perchè così facendo cihanno dato spazio e tempo per pubblicarla inversione "anastatica", aggiungiamo a benficio ditutti gli appassionati di cultura femminile qual-che nota sulla figura oggetto e soggetto dellapoesia di Laura Viola."Santa Lucia vive, nella devozione, con unosdoppiamento: è, per la Chiesa, la martiresiracusana che si offrì al più alto sacrificio nelnome del Signore; è nell'immaginario popola-re, la protettrice della vista e l'amica deibambini. Nell'area lombardo-veneta il secon-do aspetto assunse ben presto una valenzaimmaginaria ben superiore del primo. Per-ché? Perché la Santa siciliana dimostranumerose affinità con le fate celtiche e con laBefana. La parentela è strettissima: s'alimentadi coincidenze per nulla casuali, di materialemitico-genetico evidentemente comune. Anzi,potremmo dire che Santa Lucia, nella suaspecializzazione di portatrice di doni, è ilnome nordico assunto dalla Befana." E sevolete saperne di più, vi invitiamo a consultare ilvolume: "La vera storia di Santa Lucia e delleombre di Natale", che è stato dato in premioagli undici vincitori della rassegna di cui sopra.Laura ha ricevuto il libro "Aladdin", tanto pernon fare troppe differenze fra miti...

DA VIOLA A VIOLETTE

............. un giorno di Marzo

Ho ritrovato le violette che tu,un giorno lontanomi hai coltonel prato.

Odorano appenadi terra bagnatae di bosco.

Odorano di primaveradi un tenero cielosul tramontodi una sera...

In ginocchio,le spalle chinate,la nucaun poco ricciuta,con tenero gesto d'amoretu le coglievi per me.

Vorrei riavere l'incantodi quel pratoe di quel cielo,questa sera, con me.

Rialzati piano,ridammi quei fiorichiusi ancor odorosi,nella conca delle tuemani,e lasciache io ne beva

il profumoe l'amore.

Pinuccia Pienazza

Per la prossima festa di Dipende(vedi n°8) :

a) Versailles, nel parco magari;b) Venezia, a casa di Goldoni;

c) Villa Fiordaliso, con scarpette di cristallo;d) Vladivostock, con quelli della Lega;

e) Villa Brunati forse è meglio per tutti;f) Vaticano, quale?

g) Villa Poma, in pigiama;h) Valencia, con quelli della notte;

Ti voglio bene e ti saluto

Itala Rui

Il giorno 8 febbraio presso il Cinema Alberti diDesenzano, il Gruppo Progetto Giovanidell’Istituto Professionale Servizi Commercialie Turistici ha rappresentato una divertentissi-ma parodia dei Promessi Sposi. Oltre aglistudenti anche alcuni insegnanti hanno avuto illoro momento di gloria sul palcoscenico.Attenzione: il messaggio è comunque attuale, lapeste del ‘600 è stata interpretata dal virusdell’AIDS che ricorda il vecchio untore. Belli icostumi e le scenografie, ottima colonnasonora. Un ringraziamento particolare alregista alunno Gabriele Meloni.

Alunni:Arturo Mason -Lucia-Luca Iannacone -Renzo-Marco Arici -Fra Cristoforo-Consuelo Girardi -Agnese-Mereck Jednozowski -Don Rodrigo-Michela Fattori -Gertrude-Paola Maffizzoli -Gertrude da piccola-Valentina Facchetti -serva monaca-Anna PeriniMara Zanetti -la gente al fondoLorena CallàStefania Luscia -Caterina: monaca spia-Andrea Salin -Egidio-Lorenzo Di Ciccio -Don Abbondio-Alessandra Baracca -Perpetua-Rita Marega -bravo-Alberto Bonazz -bravo-Adriana Leali -Bertoldina-Cristian Mastroiacovo -Ferrer-Silvia Mor -narratore-Monia Zanardelli -Miss Aids-

Professori:Mimmo Vizzone -L’Innominato-Massimo Piazza -Avv.Azzeccagarbugli-Marina Tagliani -serva del Cardinale-Mariuccia -Greta-Caterina Merici -Madre Geltrude-

Scene: Paola CavagniniCostumi: Loredana PagheraPrima ballerina: Daniela FreraCorpo di ballo: Serena Tagliani, Raffaella GarattiAssistente di studio: Daniela RocchiCoreografia: Paola FicheraAiuto regista: Corinne SaottiRegia: Gabriele MeloniUn particolare ringraziamento ai professori ( Loda,Pilotto, Avanzini, Zarantonello, Guainazzi ),alla Presidenza, al Consiglio d’Istituto, al Personale diSegreteria, all’A.T.A. e a tutti i docenti.

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A Villa Brunati, che si trova a Rivoltella, che è subito dopo Desenzano venendo da Padenghee immediatamente prima venendo da Sirmione, sta per accadere qualcosa...

Dipende

UN SALOTTO D'ARTE A VILLA BRUNATIOrganizzato dall' associazione culturale multimediale INDIPENDENTEMENTEc o n i l p a t r o c i n i o d i :A s s e s s o r a t o a l l a C u l t u r a C i t t à d i D e s e n z a n oC o m u n i t à d e l G a r d a

da Venerdì 1 Aprile a Venerdì 8 Aprile

G i a m p a o l o K ö h l e rT A U R Id i p i n t i

F a b i o K o R y u C a l a b r òS E N S I D I P O L P As u o n i

LE PERFORMANCES DAL VIVO VERRANNOANNUNCIATE CON ALMENO 24 ORE DI ANTICIPO

Nell'ambito del progetto il cui marchio presentiamo in anteprimaassoluta qui a fianco, inauguriamo una settimana , che coincideanche con il primo compleanno di "Dipende" (ebbene sì, fin qui cisiamo arrivati) dedicata a due artisti che -conosciutisi di recente-hanno subito scoperto una forte sintonia reciproca. Un po' come èsuccesso a molti di voi leggendo il nostro giornale. Adesso il nostrosforzo è far sì che il tutto assuma una forma stabile. Il Comune diDesenzano ci offre lo spazio ed una serie di servizi. La Comunità delGarda diffonderà la notizia a livello interregionale. Stiamo cercandosponsors e collaboratori. C'è bisogno di un servizio continuativo diaccoglienza negli orari di apertura, più precisamente dalle 16.00 alle20.00 e dalle 21.00 alle 24.00. Dall'ufficio stampa alle puliziequotidiane, tutto è improntato al volontariato. Vorremmo offrirviserate di musica e poesia, chiacchiere e spuntini. Tutto dipende dalgrado di coinvolgimento che questa proposta sarà in grado disuscitare. L'ingresso alla mostra sarà gratuito nelle ore pomeridiane,mentre stiamo fissando un equo biglietto di ingresso allemanifestazioni serali (a parte la serata inaugurale, su invito), perriuscire almeno a coprire le spese di SIAE e organizzazione. Se tuttova bene, avremo a disposizione lo spazio anche nella primasettimana di maggio, che dedicheremo ai tessuti e alla moda. Esempre cercando di interessare vista, udito, tatto, gusto, mente edolfatto in questo percorso tortuoso ma affascinante.Dite un pò, cari amici di Dipende: da quanto tempo sognavate unposto dove trovarsi a parlare con amici ed ospiti più o meno illustri,di arte, cultura, spettacolo?Il luogo fisico, almeno per una settimana, c'è.Sta a noi tutti farlo vivere.